- editoriale
4G: UNA CITTÀ DI GIOVANI CHE PARLA A SÉ STESSA Come dalle redazioni dei nostri licei stiamo creando un’unica, grande comunità
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percorsi che seguiamo sono imprevedibili, talvolta. Quello che mi ha portato ad essere la direttrice di 1993, il giornalino scolastico del Liceo Falcone, e a scrivere questo articolo per parlarvi della bellissima collaborazione che tra poco vi presenterò, lo è stato altrettanto. 1993 ha seguito una strada atipica rispetto agli altri giornalini scolastici della bergamasca, inclusi quelli dei Licei Sarpi, Mascheroni e Lussana, che vantano già una solida esperienza, più o meno lunga. Quando io ne ho sentito parlare per la prima volta, l’anno scorso, 1993 era un progetto nato nel 2017 che, dopo un brusco freno, stava tentando di ricominciare. E lo stava facendo talmente da zero che, alla terza riunione della Redazione, prendemmo parte in quattro. Ricordo distintamente la consapevolezza che il percorso che ci attendeva per farci conoscere e apprezzare dagli studenti sarebbe stato tutto in salita, e il grande, grandissimo entusiasmo per la nuova sfida che si prospettava. In questo modo è iniziata la
mia avventura nella Redazione, che si è arricchita di volti nuovi, con ambiziosi progetti. Sviluppare 1993 dal suo stato embrionale ha richiesto fatica e sacrifici, ha portato anche qualche delusione, ma tante soddisfazioni. La più grande all’inizio di ottobre, quando sono stata nominata direttrice, e ho iniziato a domandarmi se le sfide che mi trovavo a dover affrontare fossero le stesse che si vivevano negli altri licei. Ho così contattato Arianna, direttrice di Quinto Piano: lei ha organizzato un incontro cui hanno preso parte anche Costanza, direttrice di Cassandra, e Lisa, di The Mask. Quello che doveva essere un caffè è sfociato in una chiacchierata di due ore e mezzo in cui, per la prima volta da quando ero alla guida di 1993, parlando con loro che dirigevano redazioni di cinquanta, cento persone – numeri impressionanti per me -, mi sono sentita inesperta, perché poco sapevo della Bergamo oltre al Falcone. Dalla vergogna di conoscere così poco della mia città e di non sapere come si facesse
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anno 1 - numero 1
- editoriale davvero un giornale, ma soprattutto dalla potente amicizia stretta con Arianna, Lisa e Costanza, che sono onorata di avere come compagne, è nata l’idea di 4G, in cui “g” sta sia per giornalini sia per girls’ power, perché quello di cui quattro giovani e intraprendenti ragazze sono capaci vi accorgerete presto! Questa collaborazione ha l’obiettivo di avvicinare idealmente le nostre comunità scolastiche, di cui i quattro giornalini sono portavoce, per creare una rete di scambio in cui l’informazione circoli liberamente tra gli studenti e non solo: in
questi mesi angoscianti per tutta la nostra comunità abbiamo pensato di creare un’edizione speciale di 4G, quella che vi accingete a leggere, affinchè possa rafforzare la coesione di cui abbiamo bisogno per fronteggiare questo momento difficile e si riveli un abbraccio virtuale alla nostra città che, anche se ferita, non smette di lottare. E siccome un buon giornale, come diceva Arthur Miller, è “una nazione che parla a sé stessa”, quattro giornali insieme chissà a che cosa possono arrivare… Angelica Capelli, 1993
GUIDA ALLA COPERTINA DI 4G Il nostro logo è stato disegnato dalla direttrice di Quinto Piano, in collaborazione con le altre direttrici, che hanno scelto di rappresentare 4G attraverso il celeberrimo simbolo della banda di connessione Wi-Fi che, oltre all’ovvio richiamo del nome della collaborazione, vuole simboleggiare anche l’immediatezza con cui speriamo questo progetto vi arrivi: veloce come una fibra ottica. La copertina è invece un’idea di Alessia Faustini, di Cassandra: in questo periodo in cui il Coronavirus non solo ha inglobato il nostro mondo, ma si è preso addirittura tutti i pianeti della galassia, il miglior modo con cui gli extraterrestri possono tenersi informati sui recenti avvenimenti è sicuramente quello di addentrarsi nella lettura di 4G - sempre con le dovute precauzioni, naturalmente!
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- indice Zaki e la sua libertà
pag 6
Pacchi bomba in Italia
pag 8
Intervista a Julia Szewczyk
pag 10
Voce dalla trincea
pag 14
Gli americani in Europa
pag 16
Natura alla riscossa
pag 18
Mamma, oggi sto a scuola da casa
pag 20
Si può essere femministe senza arrabbiarsi?
pag 26
La cultura resiste
pag 28
Verso le prossime elezioni presidenziali americane
pag 30
Covid-19: un virus che (forse) sconvolgerà il mondo
pag 32
Girando il mappamondo
pag 36
Lettera all’Italia
pag 40
Restiamo umani
pag 42
Lamentele e Noia
pag 44
Positivi sì, ma non al coronavirus
pag 46
Stampa libera
pag 48
Sondaggio
pag 50
Arianna Camera, Quinto Piano Camilla Locatelli, Quinto Piano Lisa Pesenti, The Mask Tais Baggi, 1993
Sarah Akdad, Quinto Piano Angelica Capelli, 1993
attualità
Bianca Tombini, Quinto Piano Sara Belem, 1993
Marcella Decapitani, Quinto Piano Federico Reduzzi, 1993
Jacopo Valtulina, Quinto Piano
Paola Preziosa, Silvia Lombardi, Elisa Ruggeri e Annalucia Gelmini, Cassandra Dario Negretti, Quinto Piano Zoe Mazzucconi, Cassandra Costanza Rossi, Cassandra
cultura
Elisa Ferrari, Cassandra
Christian Dolci, Cassandra Lisa Pesenti, The Mask
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anno 1 - numero 1
- indice Scuola di sopravvivenza
pag 54
Serie tv anti-quarantena
pag 57
60 anni da “La Dolce Vita�
pag 58
Film anti-quarantena
pag 60
Canta che ti passa!
pag 62
Serie tv da quarantena
pag 63
4GVision Song Contest
pag 68
Facciamoci il favore di leggere
pag 70
Come fare per sconfiggere la noia?
pag 72
Tiriamo su il morale!
pag 73
10 buone ragioni per essere italiano (sport edition)
pag 74
8 spunti per far passare il tempo
pag 76
Coronasport
pag 77
Ricette anti-quarantena
pag 80
Sopravvivenza in quarantena
pag 84
Tutto esaurito
pag 86
Elisa Leidi e Angelica Capelli, 1993 Chiara Togni, Antonio Agazzi e Caterina Scordo, The Mask
cultura
Mariarita Singh, 1993
Tommaso Perico, Chiara Togni, Sofia Negretti e Caterina Scordo, The Mask Letizia Panseri, Quinto Piano Irene Pavone, The Mask e Valentina Sforzini, Cassandra Leonardo Gambirasio, Martina Musci e Riccardo Dentella, Cassandra e Bartoleni, Quinto Piano Elisa Leidi, 1993
Sofia Negretti, The Mask
Alice Filisetti, Virginia Fauda e Tommaso Perico, The Mask Matilde Zeduri, The Mask
svago
Redazione di 1993
Alessandro Cecchinelli, Matteo Sangalli e Samuele Sapio, Cassandra Alessia Faustini e Christian Dolci, Cassandra Sofia Negretti, Andrea Cenati e Tommaso Perico, The Mask Claudia Provesi, Giulio Tuzi e Samantha Scandolera, The Mask Renato Parigi, Quinto Piano
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- attualità
ZAKI E LA SUA LIBERTÀ Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
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’articolo 21 della Costituzione italiana cita così, e ciò significa che ognuno è libero di esprimersi come meglio vuole. Abituati a poter articolare ogni sorta di discorso esprimendo tutto quello che desideriamo, ovviamente nei limiti della moralità, ci sembra assurdo come in molti altri Stati vicini a noi tutto ciò non sia possibile. Tutto quello che possiamo fare per rendere le leggi di questi Paesi tali e quali alle nostre è esprimere la nostra opinione, stringere la mano a Zaki e non smettere mai di combattere con la forza della parola. È stato definito “libero pensatore” Patrick George Zaki, il ventisettenne che da inizio febbraio si ritrova rinchiuso nel carcere de Il Cairo, accusato di aver diffuso false notizie, incitato alla protesta, istigato alla violenza e ai crimini terroristici. Il ricercatore presso la ONG egiziana Egyptian Initiative for Personal Rights ad agosto si era trasferito a Bologna per
frequentare un corso di laurea magistrale, il master Gemma, ovvero un percorso internazionale basato sugli studi di genere e delle donne. Sei mesi dopo, con il desiderio di riabbracciare la sua famiglia, aveva deciso di ritornare per qualche giorno a Mansoura, sua città natale, a circa centotrenta chilometri dalla capitale, ma tra le mura che l’avevano visto crescere non tornerà mai. Dopo essere atterrato in aeroporto e stato fermato dalla polizia egiziana, viene infatti arrestato forzatamente e scompare per ventiquattro ore. Viene poi condotto senza un’apparente motivazione il giorno seguente nella metropoli. Secondo quanto riportato dagli avvocati, il ragazzo sarebbe stato interrogato con l’ausilio di minacce, percosse e torture d’ogni genere dalle forze dell’ordine per acquisire informazioni circa il suo ruolo da attivista. Patrick era un bersaglio da colpire. Un giovane intrapren-
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- attualità
dente che raccoglieva dati ed informazioni sui diritti umani in Egitto e le diffondeva all’esterno per svelare gli scandali del suo Paese non era il benvenuto in un mondo dove la lotta per la libertà è repressa con la forza e dove anche Giulio Regeni tre anni fa perse la vita per gli stessi “crimini”. Dall’Italia è partito però un boato consolatorio, un insieme di mille voci che all’unisono gridano per la liberazione di Zaki sui social e tra le pagine dei gior-
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nali. La politica italiana, appoggiata con forza dall’Unione Europea, dal Canada e dagli Stati Uniti, si è attivata per poterlo riavere tra i banchi dell’università di Bologna. Gli studenti desiderano che si faccia di più, che il caso Zaki diventi mediatico, partendo dall’Italia e raggiungendo il resto del mondo, con la speranza che atti come questi non si ripetano più in un futuro che per ora resta incerto. Arianna Camera, Quinto Piano
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- attualità
PACCHI BOMBA IN ITALIA Una questione non ancora risolta
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elle ultime settimane in Italia, già piegata dall’emergenza Coronavirus, stanno circolando dei pacchi contenenti ordigni esplosivi, che scoppiano quando si cerca di aprirli. I pacchi spediti fino ad ora sono undici: sette nella zona di Roma, uno nella provincia di Rieti, due nel Viterbese e l’ultimo in Lombardia, a Cologno Monzese. Al momento il bilancio è di quattro donne rimaste ferite; la più grave è una cinquantenne di Fabrica di
Roma, in provincia di Viterbo, che ha riportato ustioni ad entrambe le mani e ad un braccio. Gli altri sette pacchi bomba sono stati intercettati dalle forze dell’ordine, oppure consegnati dai destinatari stessi che hanno maturato sospetti al riguardo, e quindi disinnescati dagli artificieri prima che potessero esplodere. Le undici buste, che all’esterno appaiono tutte uguali, sono quelle tipiche delle spedizioni postali ed è sempre assente il timbro posta-
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anno 1 - numero 1
- attualità le; il nome del mittente è scritto a macchina, e si tratta generalmente di una persona conosciuta dal destinatario. Il contenuto di ogni busta è un piccolo e semplice ordigno artigianale: una scatoletta di legno con all’interno una batteria per l’innesco e una certa quantità di polvere esplosiva. Viene naturale pensare che dietro a tutte le buste si celi una stessa mano, ma riguardo all’identità del responsabile - o dei responsabili per ora ci sono solo ipotesi. Gli investigatori stanno seguendo due diverse piste. La prima è quella secondo cui a mandare i pacchi bomba sarebbe un gruppo anarchico; questa ipotesi è rafforzata dal fatto che una busta era indirizzata ad un ex militante di CasaPound condannato in primo grado per stupro, un’altra all’avvocato che aveva assistito Erich Priebke, agente della Gestapo e capitano delle SS nella Seconda guerra mondiale, un’altra ancora ad un ex agente della polizia penitenziaria. Tuttavia ci sono altrettanti motivi che porterebbero a scarta-
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re questa pista: per esempio, l’innesco dell’esplosivo è collegato all’apertura della scatoletta e non all’apertura della busta, come invece avviene generalmente nelle spedizioni anarchiche; inoltre nessuno ha ancora rivendicato la responsabilità degli attentati, cosa che è inusuale per una pista sovversiva. L’altra pista vedrebbe protagonista un individuo che, per motivi sconosciuti, spedisce buste esplosive, forse emulando Unabomber, il famoso terrorista americano che per quasi venti anni inviò pacchi bomba in tutta America. In ogni caso persiste il timore che altre buste possano essere recapitate a nuove vittime. Sembra che la loro funzione non sia quella di uccidere, bensì di ferire; ma finché non se ne capirà lo scopo - sempre che ve ne sia uno - ed il legame tra le vittime, sarà estremamente difficile individuare il colpevole e quindi fermare gli attentati. Camilla Locatelli, Quinto Piano
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- attualità
INTERVISTA A JULIA SZEWCZYK L’unica mascherioniana che era in Cina per l’anno all’estero
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nnanzitutto sottolineo, per tutti coloro che si sono preoccupati leggendo il titolo, che Julia “era” in Cina, mentre ora è tornata ormai da quasi due mesi e sta bene; inoltre lei si trovava ad Hong Kong, quindi relativamente lontana da Wuhan, la città da dove sembrerebbe essere partito tutto. Ma ora... iniziamo con le domande! Lisa: Per prima cosa ti chiederei di descrivere l’evoluzione della situazione in Cina, partendo da quando è iniziata e arrivando fino all’ultimo periodo, parlando anche di come hanno agito i cinesi e confrontando il loro comportamento con quello di noi italiani. Julia: Ovviamente là è iniziato tutto prima; infatti, già a metà dicembre le persone hanno cominciato a parlare di questo nuovo virus, senza essere inizialmente troppo preoccupati, pur essendo già coscienti che si trattava di una situazione potenzialmente pericolosa. Alcuni miei compagni di classe hanno iniziato subito a indossare la mascherina, ma non mi sono particolarmente stupita perché nella loro cultura è una cosa comune utilizzare questo dispositivo di protezione anche quando si ha un semplice raffreddore, per evitare di contagiare altre persone; dobbiamo infatti tenere conto di quanto la popolazione là sia concentrata in una superficie abbastanza ridotta. Poi a gennaio ci sono stati i primi casi proprio ad Hong Kong: erano solo cinquese non ricordo male, ma le persone hanno iniziato subito a prenderla seriamente e la preoccupazione è aumentata, soprattutto a causa dell’esperienza che la città aveva già vissuto nel 2003 con la Sars, perché in quel caso il boom si era verificato proprio quando il virus aveva raggiunto Hong Kong. A proposito di meccanismi di protezione e prevenzione nei confronti dei virus, è proprio grazie alla già vissuta esperienza con la Sars che i cittadini là ne conoscono tantissimi. Ad esempio, per evitare il contagio tramite i tasti degli ascensori, presenti in ciascuno degli innumerevoli grattacieli della città, invece che semplicemente disinfettarli, rischiando di non riuscire a pulire con efficacia le parti più difficili da raggiungere, loro plastificano i tasti e cambiano
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molto spesso la pellicola applicata. Anche i miei professori, soprattutto la professoressa di biologia, ci davano molti suggerimenti, tipo utilizzare una penna per premere appunto i tasti dell’ascensore. Proseguendo, a metà gennaio i casi erano solo dieci, ma il governo ha iniziato comunque a limitare le entrate e le uscite attraverso i confini, soprattutto in vista del capodanno cinese durante il quale, per tradizione, tutti si spostano e raggiungono famiglia o amici per festeggiare; tra l’altro, la maggior parte degli spostamenti avvengono proprio tra il resto anno 1 - numero 1
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- attualità della Cina e Hong Kong! Per farti capire, indicativamente il numero di persone che attraversavano la frontiera è passato da 300 mila a 700. Lisa: Mi stai dicendo che, di fatto, loro, avendo già sperimentato una situazione molto simile nel 2003, si sono trovati più pronti e capaci nel debellare questa minaccia e ristabilire un equilibrio, quindi hanno per questo agito molto più velocemente di noi? Julia: Esatto, erano già preparati. Ad esempio, una grande differenza tra loro e noi è che là c’erano già innumerevoli palestre attrezzate nel 2003, e gli ospedali possedevano già un grande numero di respiratori e dispositivi medici indispensabili per curare i pazienti con problemi respiratori. Intorno al 20 gennaio, quando sarebbero dovute iniziare le vacanze per il capodanno cinese, il governo ha deciso di prolungarle fino al 16 febbraio. Poi verso la fine di gennaio è iniziata la quarantena vera e propria, perché hanno chiuso tutti i negozi, tranne quelli che vendevano beni indispensabili, e hanno chiuso le scuole fino al 20 aprile; è successo proprio come da noi, solo che là è cominciato tutto prima e con soli dieci casi. Mi permetto di fare un commento abbastanza serio per far capire anche la mentalità diversa che hanno rispetto a noi: io non ho mai sentito un ragazzo cinese dire “Ah, ma tanto siamo giovani” o altri commenti simili; anzi, tutti hanno spontaneamente iniziato a indossare la mascherina e ogni volta che uscivo la mia famiglia ospitante mi invitava sempre a metterla. Poi anche là è successo che le mascherine sono terminate, e spesso per strada c’erano code interminabili di persone che aspettavano di averne una, quindi da questo punto di vista la nostra situazione è simile alla loro. Quando sono partita io, il 4 febbraio, c’è stata la prima vittima. Prima di partire mi hanno fatto tutti i controlli necessari, ma quando sono atterrata in aeroporto qui in Italia, nessuno mi ha controllata. Solo successivamente, una volta arrivata a casa, l’ASL mi ha contattato e ho fatto 14 giorni di quarantena, nonostante non fossi positiva. Lisa: In conclusione, le principali differenze sono stati i tempi di reazione e la conoscenza pregressa di ottimi metodi di prevenzione, ma alla fine il comportamento messo in atto è stato pressoché lo stesso.
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anno 1 - numero 1
- attualità Julia: Esattamente. Ovviamente anche là c’è stata la preoccupazione, la corsa ai supermercati per fare scorte, ma la loro mentalità e la loro cultura hanno permesso grande serietà, grande rispetto delle regole e delle norme per il bene comune. Per esempio, non mi è mai capitata una catena con fake news come quelle diffuse qui in Italia, anzi là giravano tanti messaggi con indicazioni reali su come praticare protezione e prevenzione. Lisa: Come ultima domanda, c’è qualcosa che ti ha particolarmente impressionata mentre eri là? Julia: In effetti mi ricordo che l’ultima sera sono andata a mangiare in un ristorante con la mia famiglia e, prima di farci entrare, ci hanno misurato la febbre e ci hanno fatto disinfettare le mani. Aggiungo una cosa che invece ha impressionato me: la grande discriminazione nei confronti della popolazione cinese che noi italiani abbiamo messo in atto quando ancora non eravamo stati toccati dal virus, scherzando e facendo battute del tipo “Finalmente non sarà più tutto made in China”, perché alla fine è arrivato anche da noi, visto che nessuno è immune, e perché è stato da parte nostra un atteggiamento irrispettoso e molto maleducato. Ricordatevi che il karma fa sempre tornare i conti! Lisa Pesenti, The Mask
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- attualità
VOCE DALLA TRINCEA Intervista a Angelo Giupponi, referente lombardo dell’AREU
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l 19 marzo 2020 l’Italia è diventata la nazione con il più alto numero di decessi per Coronavirus nel mondo: un dato allarmante, che fa riflettere sull’iniziale indifferenza di molti cittadini italiani di fronte alla pandemia. Parte di tale indifferenza è stata decisamente determinata dall’ignoranza in tema e, ad oggi, come lo dovrebbe essere già stata dal principio, essa è inaccettabile. Ecco perché la redazione di 1993 ha deciso di rivolgersi al dottor Angelo Giupponi, responsabile dell’Articolazione Aziendale Territoriale di Bergamo dell’AREU e referente dell’AREU per tutta la regione Lombardia del servizio di soccorso, al fine di sensibilizzare ulteriormente i suoi lettori riguardo all’argomento. 1993: In particolare, qual è il ruolo che ricopre all’interno dell’ospedale di Bergamo? Giupponi: Sono il responsabile dell’Articolazione Aziendale Territoriale di Bergamo (quella che una volta si chiamava 118) dell’AREU, l’Azienda Regionale Emergenza Urgenza. Inoltre, sono il referente dell’AREU per tutta la regione Lombardia del servizio di soccorso. 1993: Che comportamenti consiglia a noi studenti per essere d’aiuto in questo momento? Giupponi: Il comportamento che viene consigliato è quello dettato dal Ministero della Sanità, quindi: • evitate al massimo i contatti sociali, non state vicini ad altre persone. Utilizzate il Web, non incontratevi, non state vicini: il virus si trasmette in questo modo; • cercate di informarsi, poiché ciò che sta accadendo è un fatto estremamente grave; • state in casa... (e studiate); • abbiate cura della vostra igiene, soprattutto di quella delle mani; • starnutite e tossite proteggendovi con un fazzoletto o con la piega del gomito; • proteggete le vie aeree quando parlate con altri; • parlate sempre a distanza.
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anno 1 - numero 1
- attualità 1993: Quali sono i sintomi inequivocabili del Covid-19? Giupponi: Non ci sono sintomi inequivocabili. I possibili, ma non sempre presenti, sono febbre, tosse, nausea, vomito. A seguire, sono possibili sintomi anche l’anosmia, cioè la mancanza di olfatto; la disgenesia, la mancanza del gusto: mangiando o bevendo non si sente il sapore di ciò che si ingerisce. Anche i dolori da influenza, ovvero ossei e muscolari, o dolori toracici possono essere sintomi. Insomma, sono tantissimi. Ciò che li accomuna è la loro lunga durata: per cui, se si avverte un sintomo solo per alcune ore, molto probabilmente non è associato all’infezione da Coronavirus. 1993: Saprebbe dirci perchè Bergamo è stata colpita così duramente? Giupponi: Perché Bergamo sia stata colpita così duramente non si sa con certezza. Molto probabilmente è avvenuto a causa di qualche portatore asintomatico che, non avendo sintomi, si è comportato come se la malattia non esistesse; ha continuato quindi ad avere contatti sociali e, pertanto, ha permesso che il virus si diffondesse. Infatti, non tutte le persone che contraggono il virus hanno della sintomatologia: anzi, sono molto pochi coloro che la manifestano. Esempio lampante è il comune di Vo’, dove il 50-75% dei casi sono asintomatici.Di sicuro il problema iniziale si è presentato nella zona di Alzano Lombardo con alcuni pazienti che, entrando e uscendo dall’ospedale, dato che allora non si conosceva ancora la malattia e non si comprendeva la causa dei loro malori, hanno ulteriormente diffuso il Covid-19. Considerando che i primi sintomi della malattia si presentano dopo cinque giorni dalla contrazione, la persona infetta, inconsapevole di esserlo, diffonde il virus. In aggiunta, le zone di Alzano Lombardo, Nembro e Albino sono sede di importanti aziende che lavorano con tutta l’Italia e tutto il mondo e, di conseguenza, questo contatto diretto ha contribuito alla diffusione così marcata nella nostra provincia e, in modo particolare, nella Valle Seriana. 1993: Può confermare che il virus non colpisce solo gli anziani duramente? Giupponi: No, non si tratta solo di anziani; infatti, anche i giovani possono essere colpiti, anche se in numero percentualmente minore rispetto alle persone di media età o di età avanzata. Comunque, anche tra i giovani si manifestano casi gravi; dei colleghi di un ospedale non appartenente alla nostra provincia mi hanno riferito di due fratelli giovani ricoverati in rianimazione. Quindi non abbiate l’illusione che questo problema riguardi solo i vostri genitori o i vostri nonni: riguarda anche voi, per cui dovete prestare molta attenzione e rispettare tutte le regole che vengono dettate! Tais Baggi, 1993 anno 1 - numero 1
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GLI AMERICANI IN EUROPA La verità nascosta dietro alla bufala degli untori
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el pieno della pandemia, mentre il contagio sembra non fermarsi e con esso i decessi, circa ventimila soldati americani stanno sbarcando sulle coste europee, muniti di armi personali e di carri armati, ma non di mascherine. È stato proprio questo a scatenare le teorie cospirazioniste, che vedevano gli americani come possibili untori pronti a gonfiare i numeri dell’epidemia. C’è anche chi, alla vista dei blindati che sfilavano per alcune città europee, ha pensato che non temessero il virus perché già provvisti di vaccino. Così, favorito dalla perpetua connessione di questi giorni di quarantena, Internet si è riempito di notizie false, che ci hanno impedito di capire cosa stesse realmente accadendo. La crescente tensione creatasi tra gli Stati Uniti e la Russia, soprattutto nelle regioni del Baltico, ha indotto gli USA a programmare delle esercitazioni militari che preparassero l’Europa ad affrontare un eventuale scontro tra le due potenze. Questo programma prende il
nome di Defender Europe 20 e vuole mettere alla prova la mobilità militare europea, quasi totalmente trascurata a favore di quella civile. Lettonia, Lituania, Estonia e Polonia sono i Paesi principalmente interessati da questo programma: qui, infatti, la Russia sta perpetrando una subdola propaganda e un’informazione mirata indirizzate alle minoranze russe, e ha persino schierato 18 mila soldati. L’esercitazione doveva coinvolgere diciannove Stati, di cui diciassette appartenenti alla NATO e due paesi partner, Georgia e Finlandia. L’Italia, però, ha rinunciato a parteciparvi a causa della diffusione del COVID-19. Con la dichiarazione dello stato di pandemia, gli USA sono stati costretti a minimizzare il numero di soldati: essa verrà svolta con i circa 6.000 uomini già sbarcati in Europa in data 16/03. Ciò che ha fatto discutere maggiormente, però, sono state le somme stanziate: l’UE, infatti, ha destinato all’operazione 30 miliardi di euro che secondo molti, nella situazione di estrema precarietà delle industrie e dei servizi causa-
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- attualità ta dal coronavirus, avrebbe dovuto essere indirizzata alle piccole e alle medie imprese, evitando il collasso della nostra economia. Le opinioni a riguardo sono molte, ma ciò che è certo è che dobbiamo leggere e contrastare le bufale con l’informazione da fonti attendibili.
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Gli americani sono sbarcati in Europa con scopi certamente discutibili, ma sicuramente non per incrementare un contagio che, in realtà, cresce a dismisura senza bisogno di alcun aiuto. Sarah Akdad, Quinto Piano
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NATURA ALLA RISCOSSA Come lepri, delfini, anatre e daini si stanno riprendendo le nostre città deserte
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n questi giorni, in cui notiziari e telegiornali sono grigi come il cielo della Lombardia e come il nostro umore, l’unico argomento di cui si discute fino allo sfinimento è il temuto Covid-19, e non potrebbe – né dovrebbe tantomeno – essere altrimenti, vista l’emergenza che è in atto e vista la paura che il contagio possa avere colpito padri, vicini, fratelli, che aleggia su tutti noi. Ma se è vero che questo subdolo virus incombe, minaccia reale, sulle nostre vite, e che in così poco tempo è stato in grado di immobilizzare e ridurre allo stremo la nostra frenetica società, è altresì innegabile che ci abbia offerto uno spettacolo che non avremmo mai pensato: la Natura si è ripresa gli spazi che le avevamo sottratto soffocandoli nel cemento delle nostre città.
Sono di pochi giorni fa queste foto scattate in zona Via Stephenson, a Milano: decine di silvilaghi, una piccola specie di lepri nota anche come “conigli dalla coda bianca”, scorrazzavano libere per i parchi, libere dal traffico e dalla congestione delle zone urbane della città, che normalmente impediscono a questi piccoli roditori di aggirarsi liberamente per il verde cittadino. Sono immagini bellissime, che ci parlano di una natura che non si arrende al silenzio surreale di queste settimane.
Un caso particolare invece è quello di Piazza di Spagna, quando negli scorsi giorni, ai piedi della Trinità dei Monti, è ricomparsa una coppia di oche, ad un anno esatto dal loro primo avvistamen-
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- attualità to. Ma se, lo scorso anno, erano state allontanate dalle associazioni animaliste, questa volta nulla ha impedito loro di sguazzare allegramente nella fontana della Barcaccia. E non abbiamo dubbi sul fatto che lo storico monumento, uno dei simboli di Roma, preferisca ospitare questi simpatici volatili invece di turisti ubriachi che in passato si sono divertiti a vandalizzarla.
Oppure ancora nel porto di Cagliari, presso il molo, sono ricomparsi i delfini. Questa non è una novità, perché non è raro avvistare questi splendidi animali, simbolo di bontà e purezza, nelle acque della città sarda, ma è quantomai insolito che i delfini si spingano così in
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prossimità del molo, da permettere alle poche persone ancora in circolazione di fotografarli in maniera ravvicinata. Anche chi passeggiava la scorsa settimana sul molo di Trieste ha potuto godere dello stesso bellissimo spettacolo. Nelle acque un tempo torbide della trafficata Venezia, invece, nei canali dove si attraccavano i vaporetti, gli uccelli fanno il nido in libertà, in uno dei punti più caotici della città galleggiante. Un invito a non mollare, quello della Natura, che cela in sé un grande augurio: torneremo presto a camminare, liberi, per le bellezze del nostro mondo. E forse avremo imparato ad amare un po’ di più il nostro pianeta. Angelica Capelli, 1993
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MAMMA, OGGI STO A SCUOLA DA CASA La didattica ai tempi del coronavirus
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e scuole sono chiuse dal 23 febbraio, e ancora non è chiaro se, entro la fine di quest’anno scolastico, ci sarà modo di tornarci; tuttavia non si deve pensare che studentesse e studenti abbiano perso l’opportunità di imparare. È stata infatti sollecitata dal Ministero dell’Istruzione la disposizione di misure di didattica a distanza, secondo la Nota del 17 marzo 2020, al fine di “perseguire il compito sociale e formativo di “fare scuola” e fare “comunità” per combattere il rischio di isolamento e demotivazione dello studente”, e di «non interrompere il percorso di apprendimento, continuando a dare corpo e vita al principio costituzionale del diritto all’istruzione». Sempre secondo la Nota ministeriale, per didattica a distanza si intende la costruzione ragionata e guidata del sapere, attraverso un’interazione tra docenti e alunni, per mezzo di un collegamento diretto o indiretto, immediato o differito, videoconferenze, videolezioni, chat di gruppo. Per quanto riguarda la scuola secondaria di II grado inoltre, la Nota evidenzia la necessità di raccordo tra le proposte didattiche dei diversi docenti del Consiglio di Classe, per evitare un peso eccessivo dell’impegno online; e che il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti dovranno essere abbandonati, perché privi di elementi che possano sollecitare l’apprendimento. Tema cruciale della nuova didattica, estremamente interessante nella vita scolastica di uno studente, è quello della valutazione. Dalla Nota: «Se è vero che deve realizzarsi attività didattica a distanza, perché diversamente verrebbe meno la ragione sociale della scuola stessa, come costituzionalmente prevista, è altrettanto necessario che si proceda ad attività di valutazione costanti, secondo i principi di tempestività e trasparenza che debbono informare qualsiasi attività di valutazione. Si tratta di affermare il dovere alla valutazione da parte del docente, come competenza propria del profilo professionale, e il diritto alla valutazione dello studente, come elemento indispensabile di verifica dell’attività svolta, di restituzione, di chiarimento, di individuazione delle eventuali lacune, all’interno dei criteri stabiliti da ogni autonomia scolastica, ma assicurando la necessaria flessibilità. Le forme, le metodologie e gli strumenti per procedere alla valutazione in iti-
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- attualità nere degli apprendimenti, propedeutica alla valutazione finale, rientrano nella competenza di ciascun insegnante». Quinto Piano ha creato un questionario, sotto forma di modulo Google, indirizzato a tutte le studentesse e a tutti gli studenti di Lussana, Mascheroni, Falcone e Sarpi, riguardo la didattica virtuale nella loro esperienza. L’obiettivo era quello di verificare se la scuola italiana (in particolare i licei) fosse pronta per il nuovo tipo di didattica, come descritta nella Nota ministeriale. Sono state raccolte 1600 risposte, di seguito l’analisi di queste.
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- attualità La modalità di didattica virtuale più frequente è la lezione in streaming (93%), spesso integrata con la condivisione di materiali su piattaforme online (Drive, Classroom, Dropbox ecc..) o per mail istituzionale; il che sottende ciò che è richiesto dalla Nota del Ministero.
In generale, si evince una soddisfazione di circa l’88 % rispetto a come i docenti hanno reagito alla modalità.
Anche per quanto riguarda l’attitudine dei singoli studenti nei confronti dellla nuova didattica, in maggioranza si sono saputi adattare. È possibile che sia dovuto alla capacità di flessibilità che caratterizza generalmente i giovani e alla dimestichezza nell’utilizzo delle nuove tecnologie.
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Rispetto al livello di attenzione e concentrazione nelle aule virtuali, cresce invece la percentuale di intervistati/e che si considera non particolarmente stimolato durante le lezioni in streaming e facilmente distraibile. Per quanto riguarda il livello di ansia scolastica (lo stress a cui sono sottoposti gran parte degli studenti e delle studentesse dei licei italiani): il 37% dichiara essere invariato; il 48% dichiara essere drasticamente diminuito;il 10% dichiara essere aumentato; il restante 5% dichiara essere diminuito in alcune materie e aumentato in altre, o essere aumentato o diminuito parzialmente. Per quanto concerne il tempo dedicato dedicato allo studio, invece: il 46% dichiara essere rimasto lo stesso; il 38% dichiara essere ridotto; il 16% dichiara essere aumentato. Riguardo alle valutazioni nella nuova didattica, in disaccordo con quanto espresso nella Nota ministeriale: il 58% considera impossibile il raccoglimento di valutazioni oneste; Il 36% lo considera possibile; il 6% restante crede invece che lo studente abbia un ruolo primario in questo senso: dipende infatti dall’onestà dei singoli al momento delle interrogazioni/test.
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La maggioranza è mediamente soddisfatta dalla nuova didattica, e piÚ della metà degli intervistati (54%) sostiene che la scuola italiana, nonostante sia evidente che non vanti una didattica progressista in tempi normali, abbia reagito velocemente alla situazione, e sia pronta per un approccio virtuale.
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- attualità Riguardo all’ultimo grafico, da cui emerge sorprendentemente che non tutti gli studenti intervistati sono concordi nella “promozione politica” a giugno, è bene riportare un passaggio della nota ministeriale, nel quale sembra che sia garantita (con la nuova modalità di didattica) una validità sostanziale dell’anno scolastico: «Il principio che guida e sostiene l’attività delle autonomie scolastiche resta comunque, per quanto a ciascuna di esse sia possibile, di dare validità sostanziale, non meramente formale, all’anno scolastico. Perché in questo essenziale elemento consiste il “fare scuola”: insegnare e apprendere, insieme». Secondo questa lettura illuminata della didattica, è evidente che il problema della promozione non si pone per adesso; si dovranno aspettare nuove direttive, o sarà a discrezione dei Consigli di Classe, che dovranno tener conto dell’eccezionalità della situazione, e del fatto che la didattica virtuale non è comunque in grado di garantire una validità formale all’anno scolastico. Nello spazio lasciato agli intervistati alla fine del questionario, è stato chiesto loro di esprimere liberamente un’opinione riguardo la didattica virtuale nella loro esperienza. È chiaro che direttive che lasciano molta libertà ai docenti, all’insegna delle “competenze proprie del profilo professionale” di questi, portano ad esperienze molto soggettive degli studenti: il modo in cui ognuno sta vivendo questa fase di scuola alternativa dipende infatti da quanto e come i singoli insegnanti hanno deciso di lavorare. Purtroppo si tratta dello stesso principio che regola la didattica normale italiana: il metodo di lavoro dei propri insegnanti è incisivo rispetto al modo in cui si riesce a vivere la scuola. Dunque le esperienze sono da considerarsi positive o negative a seconda di quanto la didattica virtuale sia concepita come un altro tipo di didattica, che richiede un approccio diverso, e non una didattica che rimane invariata rispetto alla normalità, con l’unico difetto di essere mediata da uno schermo. In conclusione, ciò che dovrebbe essere insito nella mentalità di docenti e di dirigenti, al di là di ogni ricerca innovativa, è il fatto che in questo periodo il livello di concentrazione e di serenità di un adolescente è ridimensionato, e la nuova didattica dovrebbe tener conto, nei limiti della possibilità, delle condizioni psicologiche che sono probabilmente più fragili rispetto al solito. Bianca Tombini, Quinto Piano
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SI PUÒ ESSERE FEMMINISTE SENZA ARRABBIARSI? Ecco perchè il tempo dell’indignazione al femminile non è ancora trascorso
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rima di rispondere a questa domanda, vorrei iniziare con una breve premessa. Il femminismo è un movimento multiforme, che si articola in differenti correnti in base al luogo e al periodo storico in cui vivono le donne che lo sostengono, e il cui scopo è la liberazione della donna dal suo stato di oppressione causato dalla società patriarcale. Le femministe sono sempre state vittime di scherno: a quanti/e di voi, pensando a una femminista, viene in mente l’immagine di una donna brutta, poco curata, perennemente arrabbiata, che odia gli uomini e che magari è anche lesbica? Questo è uno dei metodi usati dal sistema patriarcale per screditare il femminismo, ovvero far sì che altre donne non si uniscano al movimento per paura di assomigliare all’immagine precedentemente descritta, e perdere quindi l’approvazione degli uomini. Lo scopo di questo articolo non è però quello di spiegarvi che invece le femministe non sono brutte, che non sono arrabbiate, che non odiano gli uomini o che non sono tutte lesbiche. Il mio obiettivo è, al contrario, quello di ribadire il loro diritto, o meglio il nostro, a essere brutte, pelose, a odiare gli uomini, ad amare altre donne e soprattutto ad arrabbiarci. Ritornando quindi alla domanda iniziale, ossia
se si possa essere femministe senza arrabbiarsi, la risposta è NO. Perché non dovremmo essere arrabbiate? Ragazze, anche voi che leggete, come fate a non essere arrabbiate? Perché io, invece, sono arrabbiata. E molto. Come posso non esserlo quando il mio lavoro, il mio studio, il mio impegno non sono riconosciuti quanto quelli di un uomo? Come posso non essere arrabbiata, quando tutto in questo mondo è fatto a sua misura? Come posso non essere arrabbiata, quando le mie sorelle sprecano denaro, fatica e salute mentale per adeguarsi a standard di bellezza imposti da una società patriarcale e capitalistica che si arricchisce alimentando le nostre insicurezze? Come posso non essere arrabbiata, quando ancora oggi per molte donne è difficile o impossibile poter decidere di abortire? Perché non dovrei arrabbiarmi, mentre ogni giorno ci sono donne che vengono abusate, stuprate o uccise da uomini? Perché non dovrei arrabbiarmi, se moltissime mie sorelle nel mondo sono vittime della prostituzione e della pornografia? Perché non dovrei arrabbiarmi, mentre le mie sorelle lesbiche e bisessuali sono ancora vittime di persecuzioni e abusi? Perché non dovrei arrabbiarmi, men-
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tre in alcuni Paesi del mondo alle bambine vengono ancora praticate la mutilazione dei genitali e l’infibulazione? E non dovrei forse essere arrabbiata per tutto ciò che le nostre antenate hanno subìto in passato, come la caccia alle streghe, l’atroce pratica dei piedi fasciati in Cina o l’uccisione delle bambine? Tanti altri sono i motivi della nostra rabbia, che non deve affatto essere vista come negativa. È lei che ci spinge ad andare avanti nella nostra lotta contro il sistema, a non farci prendere dallo sconforto dovuto alla consapevolezza che la strada per il cambiamento è ancora lunga. La rabbia degli oppressi non è mai negativa: nasce dalla consapevolezza della loro oppressione e dal desiderio di eliminarla. Da cosa pensate fossero animati i popoli colonizzati che richiedevano indipendenza, gli afroamericani che
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volevano liberarsi dalla schiavitù e ottenere diritti, la comunità LGBT, la classe operaia sfruttata e tutte le donne e gli uomini che hanno lottato per abbattere un sistema che li opprimeva, se non da rabbia? In conclusione, voglio ribadire ancora una volta che quello di arrabbiarsi è un diritto sacrosanto di tutte le femministe; anzi, oserei dire un dovere, perché il femminismo deve essere un movimento scomodo per il sistema, non deve essere accomodante. E alle femministe che mi stanno leggendo dico: non lasciate che nessuno vi dica il contrario, non permettete a nessuno di dirvi di calmarvi, di essere più gentili, più moderate nei termini o nelle opinioni, perché con noi ben pochi lo sono stati. Sara Belem, 1993
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LA CULTURA RESISTE Con il Coronavirus chiudono musei, cinema, scavi archeologici e tanti altri luoghi culturali; la cultura sembra fermarsi. Ma è proprio così?
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ono giorni lenti, ricchi di un’attesa che sembra interminabile, di preoccupazione e di deprivazione. Il coronavirus, con il suo dilagare improvviso, ci ha rubato momenti e ci ha portato via da luoghi significativi dove eravamo soliti passare il tempo libero, coltivando le nostre passioni. La pandemia li ha temporaneamente rimossi dal quotidiano, lasciando una noia a tratti opprimente. Sto parlando dei cinema, dei teatri, dei musei e delle biblioteche:, tutti luoghi di cultura tanto cari a noi italiani,
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che, soprattutto nel caso dei primi due, oltre ad essere per definizione punti di incontro e di convivialità, sono anche i luoghi primari in cui vengono ancora studiate e approfondite le materie umanistiche, che al giorno d’oggi non rivestono più la stessa importanza che avevano in passato. Queste vengono considerate spesso un’’aggiunta, una facoltativa estensione non indispensabile del sapere: celebre è l’infelice uscita “Con la cultura non si mangia” dell’ex ministro Tremonti, concetto ribadito anche dall’ex presidente
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- attualità americano Barack Obama. Tuttavia, l’Italia, Paese ricco di storia, gode di un significativo potere di seduzione culturale nel mondo con la sua abbondanza di musei, teatri, scavi, etc. Non è un caso che sia una delle mete turistiche per eccellenza. Fortunatamente, grazie a strumenti all’avanguardia, in qualche modo si riesce a sopperire a questa mancanza culturale: numerosi musei, pinacoteche e anche le stesse biblioteche offrono siti Internet per l’accesso ai loro contenuti. Per esempio, la galleria degli Uffizi a Firenze permette di vedere immagini ad alta definizione dei capolavori delle mostre virtuali, da Botticelli a Cimabue, mentre la Pinacoteca Brera di Milano lascia ammirare i capolavori della storia dell’arte mondiale che custodisce, grazie a una campagna di digitalizzazione in altissima definizione. Invece, per quanto riguarda il cinema e l’intrattenimento televisivo, oltre alla celebre iniziativa della
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Cineteca di Milano, possiamo contare su piattaforme quali RaiPlay, Mediaset Play e altri noti siti, che hanno ampliato le proprie offerte e messo a disposizione gratuitamente film e documentari. Così, nonostante tutto, abbiamo ancora la possibilità di accedere alla cultura, anche se non dal vivo. Certo, è diversa la prospettiva per chi la cultura la diffonde, nonché per le aziende, i cinema, i ristoranti, i bar e i negozi che sono stati costretti a chiudere per evitare la diffusione del contagio e che dovranno stringere i denti per riemergere da questa terribile situazione. In questo momento però è nostro obbligo tenere duro e rispettare le direttive del Governo, augurandoci che il nostro comportamento ci riporti alla normalità il prima possibile. Marcella Decapitani, Quinto Piano
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VERSO LE PROSSIME ELEZIONI PRESIDENZIALI AMERICANE Il punto della situazione in attesa di capire chi siederà alla Casa Bianca da gennaio 2021
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l 2020 rappresenta un anno di estrema importanza per il popolo americano. Durante questi dodici mesi, infatti, è chiamato a decidere chi sarà il suo prossimo Presidente. La data delle elezioni è fissata, ogni quattro anni, al primo martedì dopo il primo lunedì di novembre, che quest’anno cade il 3 novembre. Le elezioni presidenziali si possono dividere in due fasi: le elezioni primarie e le elezioni del Presidente. La prima fase delle elezioni presidenziali consiste nell’elezione dei candidati alle cariche di Presidente e di Vice Presidente e avviene nelle Convenzioni Nazionali (National Conventions) dei due maggiori partiti, quello democratico (che ha come simbolo un asino) e quello repubblicano (conosciuto con il simbolo dell’elefante). La modalità di svolgimento delle ele-
zioni primarie è diversa da partito a partito e presenta anche alcune variazioni da Stato a Stato dell’Unione; il candidato alla presidenza può anche non passare attraverso le elezioni primarie (in genere viene ricandidato il presidente uscente se è al primo mandato). Il giorno in cui la maggior parte degli Stati è chiamata a votare per le primarie è chiamato Supermartedì (Super Tuesday), che quest’anno si è svolto il 3 marzo. I dati pervenuti dopo la votazione delle primarie permettono di delineare un quadro generale, nel quale, quest’anno Donald Trump (con 1.339 delegati) sembrerebbe prevalere tra i Repubblicani, mentre tra i Democratici sarebbero due i candidati che si stanno contendendo la corsa alla Casa Bianca: Joe Biden (con 1.217 delegati) e Bernie Sanders (con 914 delegati). Dopo questa fase di scontro all’interno dei partiti, ve ne è una seconda, quella che poi porterà all’elezione del Presidente e del Vice Presidente. Questa seconda fase prevede innanzitutto l’elezione dei cosiddetti Elettori Pre-
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- attualità sidenziali o Grandi Elettori (Great Electors) all’interno di ogni singolo Stato e in numero pari ai senatori (Senato) e ai deputati (Camera) che spettano a quel medesimo Stato. Sono costoro che, formando il Collegio Elettorale (Electoral College), voteranno a scrutinio segreto il Presidente ed il Vice Presidente. Quindi il sistema elettorale americano, a differenza del nostro, è un sistema indiretto, in quanto i cittadini non votano direttamente per il candidato, ma eleg-
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gono i Grandi Elettori che, a loro volta, sono legati alla lista di un candidato presidenziale.In conclusione, analizzando tutti i dati, si può prevedere che sarà una corsa verso la Casa Bianca tra Donald Trump e Joe Biden, ma non si può ancora affermare con certezza, se non ipotizzando, chi sarà colui che giurerà il 20 gennaio 2021 come nuovo - o rinnovato - Presidente degli Stati Uniti d’America. Federico Reduzzi, 1993
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COVID-19: UN VIRUS CHE (FORSE) SCONVOLGERÀ IL MONDO Dalla Cina agli USA l’epidemia sta scatenando malcontento e critiche per come viene gestito il problema. Alcune potrebbero portare a cambiamenti inaspettati
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o sempre trovato interessante un appunto che non tutti i libri di storia riportano: dopo la fine della prima peste europea, intorno al 1370, la ricchezza media della popolazione aumentò, vi era più spazio per le coltivazioni e una generale voglia di “ripartire” incentivò la produttività. Il secolo successivo sarebbe stato quello dell’uscita dal Medioevo, dell’Umanesimo, della scoperta dell’America e di un nuovo splendore artistico. Non che io voglia paragonare il Coronavirus ad un flagello che uccise metà della popolazione (non siate superstiziosi), ma l’esempio è chiaro: è impossibile attraversare “indenni” una tragedia del genere. Essa porta con sé una serie di interrogativi. Siamo portati a chiederci se il nostro sistema sanitario sia efficiente, se sia in grado di affrontare un’altra emergenza simile a questa o peggiore, se il comportamento adoperato è quello giusto. Tutte queste domande sfociano facilmente nella politica e nell’economia. Si prospetta, quindi, alla fine di questa epidemia,
una fase di cambiamento o quantomeno di grandi propositi. Già dai primi focolai cinesi molti analisti si sono soffermati sulle difficoltà che il sistema sanitario-politico (come ogni organo statale cinese, anche la sanità è intrisa di politica) ha avuto ad “accettare” la malattia. I medici che per primi hanno denunciato il diffondersi di un’“epidemia sconosciuta” sono stati presto silenziati e screditati. Il motivo principale di questo negazionismo è la scala gerarchica su cui si basa la Cina: nessun sottoposto vuole dare una brutta notizia al suo superiore. Dichiarare un’epidemia significa chiudere una città, investire in sanità, bloccare i commerci e diminuire la fiducia degli investitori esterni. Nessun buon cittadino cinese avrebbe voluto prendersi questa responsabilità. Una volta dichiarato lo stato di emergenza, le critiche sul ritardo dell’azione sanitaria hanno iniziato a piovere più aspre che mai nel grande Oriente. Il fermento politico è aumentato tanto da creare preoccupazione nelle autorità
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governative, cosa rara in una semi-dittatura come quella cinese. Le difficoltà di aggregazione e la compassione generale per la difficile situazione, però, hanno soppresso le critiche in favore di un momentaneo patriottismo. Ma quando l’emergenza sarà finita, la nazione tutta dovrà affrontare le questioni che il virus ha sollevato, e vi è una reale possibilità che venga messa in discussione la struttura stessa dello Stato. Non è solo la Cina, però, a doversi porre degli interrogativi che vanno oltre la gestione sanitaria. L’Unione Europea, come già diverse volte, si è dimostrata incapace di agire a livello comunitario. Se sulle ultime problematiche economiche era sopravvissuto un clima di anno 1 - numero 1
dialogo, la paura del contagio ha portato a un isolamento del tutto irrazionale tra Stati. All’Italia in più occasioni sono stati rifiutati aiuti economici e pratici (si parla in questo caso dei singoli Paesi, la Commissione Europea, a tratti alterni, si è dimostrata disponibile alle esigenze italiane). Ma soprattutto è stato speso troppo poco tempo per stendere una tattica comune contro la diffusione del virus: ognuno si è preoccupato solo di se stesso, spesso causando la propagazione, più che il controllo, del contagio. Per l’ennesima volta, dunque, la struttura stessa dell’Unione sembra avere difficoltà a stare in piedi. La situazione è ancora più preoccupante, però, se si considera che
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le spinte isolazioniste sono arrivate anche nei Paesi che più di tutti sostengono l’UE, come Francia e Germania. Il quadro più critico, infine, sembra essere quello degli Stati Uniti. Il virus, anche prima di un effettivo contagio, aveva scatenato diverse polemiche. La discussione è stata aperta con alcune dichiarazioni del CDC (centro per la prevenzione e il controllo della malattie), che denunciava l’incapacità del sistema sanitario statunitense nell’affrontare il problema. I posti letto sono insufficienti, l’alto costo delle cure e i mancati aiuti statali per chi è in malattia porteranno la popolazione a non curarsi, au-
mentando la diffusione del virus. Il dibattito politico è continuato sulla scia delle presidenziali. I due candidati democratici, Joe Biden e Bernie Sanders, hanno discusso a lungo sulle “possibili soluzioni” al Coronavirus. Come dimostrano i dati statistici, gli americani hanno preferito l’opinione più conservatrice di Biden, il quale rifiuta l’idea della “costruzione di una sanità pubblica” proposta da Sanders. Se i due candidati per la corsa alla presidenza saranno Biden e Trump, le previsioni del CDC potrebbero avverarsi con conseguenze drammatiche. La pandemia globale, quindi, influirà non solo (come già fa) sulle
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- attualità nostre vite private, ma darà un forte scossone alle concezioni politiche ed economiche in cui viviamo. Vedere come il nostro sistema (e anche quello degli altri Stati) reagirà a questa situazione di stress, potrebbe determinare importanti svolte geopolitiche. La chiusura delle banche, il sovraccarico degli ospedali, l’indebitamento degli Stati e il diffuso malcontento sono solo alcune delle spie che potrebbero far scattare una vera e propria “rivoluzione”. Il punto di partenza, come sostengono molti economisti (su tutti Stiglitz e Zizek), è una definitiva concezione del mondo come comunità unica e globalizzata e questo comporta l’abbandono delle idee nazionaliste e individualiste.
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Come disse Einstein: “Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo promuovendo il rispetto per la creazione”. Il grande scienziato non parlava solo di economia, ma anche di ambiente. Mentre spuntano innumerevoli ricerche che collegano la diffusione del virus all’inquinamento dell’aria nelle città, una buona notizia si fa strada tra le cattive: le emissioni di CO2 diminuiscono. Certo è che, se i cambiamenti descritti sopra saranno affrontati con la stessa velocità della crisi climatica, i risultati saranno lenti, forse invisibili. Jacopo Valtulina, Quinto Piano
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- attualità
GIRANDO IL MAPPAMONDO Il mondo oltre la pandemia
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ran Il 3 gennaio 2020 morì il generale iraniano Soleimani, colpito da un raid per ordine del presidente americano, e venne dichiarato che la situazione non sarebbe
sfociata in una guerra. La notte tra il 7 e l’8 gennaio l’Iran colpì almeno due basi militari irachene dove vi erano soldati statunitensi. Il 10 gennaio gli Stati Uniti inflissero sanzioni all’Iran per colpire il settore tessile, minerario, manifatturiero, delle costruzioni e dell’acciaio, accusandolo di essere il principale sponsor di terrorismo al mondo. Il 21 febbraio in Iran si tennero le elezioni parlamentari il cui esito fu la vittoria dei conservatori, che puntano ad un parlamento di guerra. Il 26 febbraio a Vienna ci fu un tentativo di intesa sul nucleare senza gli USA. Il 12 marzo ci fu un attacco organizzato dai Pasdaran, ossia “il Corpo dei Guardiani della rivoluzione islamica”, a nord di Baghdad, in Iraq, che colpì due militari statunitensi e uno britannico. Nonostante la pandemia che vede l’Iran al terzo posto per numero di contagi, il presidente Donald Trump ha annunciato che la difficile situazione in cui si trova non lo salverà dalle sanzioni sta-
tunitensi, senza curarsi delle sollecitazioni di altri Stati. In tutta risposta, il presidente il 17 marzo impose ulteriori sanzioni a tre iraniani legati al programma nucleare. Adesso è tutto in mano agli Stati Uniti, che dovranno decidere se bloccare o autorizzare il prestito da cinque miliardi di dollari chiesto da Teheran. Si potrebbe pensare che, almeno in questa situazione di difficile pandemia che non conosce confini, si possano sospendere le tensioni internazionali, invece ognuno pensa per sé, dando un’ulteriore dimostrazione che i conflitti prevalgono sulle necessità.
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iria Gli attriti tra Stati Uniti e Iran non si notano solo sullo scenario iracheno: per la propensione espansionistica verso il Mediterraneo, possiamo notare che le due potenze sono attori più o meno attivi anche sullo scenario siriano. Prestando attenzione a quelle che sono state le manovre dell’ultimo mese, ci concentriamo in modo particolare sullo scenario di Idlib. La regione circostante la cittadina si trova infatti sotto l’influenza turca, pertanto é in opposizione al regime di Assad, sostenuto dalla Russia e dai Pasdaran iraniani. Intorno al 17 febbraio
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- attualità una coalizione di lealisti, fedeli al governo di Assad, ha oltrepassato i confini stabiliti dall’accordo di Sochi tra Erdoğan e Putin, prendendosi un tratto dell’autostrada Aleppo-Damasco. Gli ottomani tra il 19 e il 20 febbraio hanno risposto con razzi diretti contro la base russa di Khmeimim, intercettati, da cui partirono raid aerei, seguiti da bombardamenti turchi sui monti, che portano alla conquista di postazioni sull’autostrada M4. Nella notte tra il 27 e il 28 febbraio trentatré militari turchi vengono uccisi dall’ufficiosa aeronautica siriana. Gli Stati Uniti esprimono vicinanza, ma non mandano i Patriots per la difesa aerea, già richiesti in occasione dell’attacco del 20 febbraio. La risposta turca non si fa attendere: si convoca un Consiglio di Sicurezza, Internet scompare, si riprende in mano la questione migranti e ci si rivolge all’Unione Europea. Alla Turchia serve un appoggio militare: sul posto i mezzi sono scarsi, specie se paragonati alle risorse avversarie. Le tattiche sono antiche: gli ottomani vogliono sfiancare l’avversario, i cosacchi vogliono farla finita il prima possibile. Le strategie politiche sono più sottili: la Turchia vuole confinare l’Iran e far sì che la Russia faccia da arbitro nella partita; la Russia, soddisfatta di avere alleata una pecora nera della NATO, tende tuttavia a contenere le mire del rais, facendo da spalla ai Pasdaran. Nei primi giorni del mese la Turchia entra in guerra a tutti gli effetti con l’operazione Scudo di Primavera. La prima dimostrazione di forza è il decollo degli F-16, impossibile sen-
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za un sottaciuto benestare di Washington; seguono poi la riconquista del territorio a sud di Idlib, tolto agli iraniani, e l’attacco con droni che costringono Pasdaran ed Hezbollah ad un intervento diretto. L’aeronautica turca abbatte, dopo la chiusura dello spazio aereo, due aerei siriani, di fattura russa. Erdoğan ha successo su tutti i fronti: a Idlib sono morti dei turchi, dei martiri per una patria futura, militare, agendo in rotta con la Russia e, senza un sostanziale aiuto degli alleati NATO, ma fedele a tal schieramento, ha attirato l’attenzione del desiato arbitro nell’aspra contesa, arrivando quindi al tavolo delle trattative il 5 marzo, ed è riuscito a porsi come il difensore dei musulmani sunniti, presenti in modo particolare in Anatolia, acquistando popolarità nel mondo islamico, specie nell’universo pakistano.
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ussia e Turchia Il 5 marzo si è tenuto un incontro nella città di Mosca tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdoğan, nel quale è
stato deciso di iniziare una tregua nella regione siriana di Idlib. Russia e Turchia hanno infatti intenzione di evitare ulteriori violenze dopo le tensioni dell’ultima settimana. Inoltre, l’accordo prevede anche la creazione di un “corridoio di sicurezza” lungo l’autostrada M4 e una “zona cuscinetto” con lo scopo di separare i soldati turchi da quelli siriani. In Siria, tuttavia, Russia e Turchia sono rivali, dato che i russi sono schierati dalla parte del regime di Bashar al Assad, mentre i turchi combattono a favore dei ribelli,
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- attualità ai quali, dopo ben nove anni di guerra civile, è rimasto soltanto il territorio di Idlib. Nonostante nel 2018 sia già stato firmato l’accordo di Soči tra i due Stati, questo non ha portato alcun risultato, poiché la Russia accusava la Turchia di non aver disarmato i gruppi jihadisti attivi nella regione, come previsto dal patto, mentre il presidente siriano Bashar al Assad voleva riprendere il controllo delle autostrade M4 e M5; ciò aveva causato una gravissima crisi umanitaria che, secondo le Nazioni Unite, avrebbe portato circa 900 mila persone, tra cui moltissimi bambini, a scappare, nel cuore dell’inverno siriano, da un’offensiva guidata dall’esercito di Bashar al Assad appoggiato dalla Russia. I civili cercarono di sfuggire da bombardamenti aerei e da altre violenze, ma l’unica possibilità di salvezza era la frontiera turca, chiusa. Di conseguenza, queste persone rimanevano in accampamenti di fortuna, sperando di ricevere aiuto. Ma spesso, in queste situazioni, nessuno vuole intervenire, dimenticandosi di ciò che è davvero importante: salvare delle vite umane oppure occuparsi esclusivamente delle proprie necessità? Fino ad ora, la nuova tregua sta durando e si spera che la situazione si possa risolvere nel migliore dei modi, prendendo come punto di riferimento il passato.
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ruxelles La nostra destinazione finale è Bruxelles, specchio della diplomazia moderna, sede di alcuni organi dell’Unione Europea e teatro di molti accordi. Il 9 marzo 2020 scorso il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha incontrato i
vertici UE a Bruxelles per discutere delle crisi dei migranti al confine con la Grecia. Durante le scorse settimane i giornali e i media hanno diffuso, dal confine fra Turchia e Grecia, notizie e immagini di migliaia di migranti siriani mentre tentavano di
entrare nel territorio greco per richiedere una qualche forma di protezione sociale. Il continuo flusso ha preoccupato il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, il quale, il 1° marzo, ha sospeso l’esame delle richieste di protezione dei migranti arrivati dalla Turchia, mentre altri suoi colleghi hanno parlato della necessità di rafforzare i confini con essa. Adesso vi chiederete, perché proprio adesso? Qui entra in scena la cosiddetta “rotta balcanica”, ovvero la “strada” che nel 2015 fu percorsa da un milione di richiedenti asilo, a partire dalla Turchia per poi arrivare nell’Europa Orientale: i principali Paesi orientali dell’Unione Europea per contrastare l’emergenza, nel 2016 chiusero le frontiere ai migranti, che provenivano principalmente dalla Siria (a causa della guerra civile cominciata nel 2011) e dal Medio Oriente. Le istituzioni europee stipularono un accordo ricco di controversie con il governo turco per impedire nuove partenze e nuovi flussi migratori: l’UE si impegnava a versare 6 miliardi di euro alla Turchia entro il 2019 affinché il Paese potesse gestire l’enorme numero di profughi provenienti dalla Siria e altri migranti sul suo territorio; la Turchia, invece, si sarebbe dovuta impegnare nel sorvegliare nel miglior modo possibile la propria frontiera con la Grecia. Oggi si stima che i profughi e i migranti in Turchia siano 3,6 milioni: essi non sono
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- attualità ben visti dall’opinione pubblica e subiscono spesso molestie sia verbali sia fisiche, un episodio da citare per la sua assurdità è sicuramente quello di Wael al-Saud, un bambino siriano di nove anni, che domenica 6 ottobre 2019 è stato trovato morto; Wael si è suicidato a causa dei continui insulti xenofobi che gli venivano rivolti dai compagni di classe. Sembra inverosimile e fuori dal mondo, invece è accaduto per davvero, e Wael al-Saud non potrà più sorridere, il disprezzo e l’odio diffusi dal governo hanno contribuito a fargli compiere tale azione. Ritornando agli eventi degli ultimi mesi, il 27 febbraio Erdoğan ha appunto riaperto i confini. Sostanzialmente egli sta utilizzando i profughi come “ostaggio politico” per soddisfare gli interessi del governo: per ottenere un aiuto in Siria, per chiedere ancora più aiuti economici all’Unione Europea, Erdoğan crede infatti che i 6 miliardi stiano arrivando troppo lentamente, o ancora per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica turca dalla problematica situazione a Idlib, appoggiandosi ad un sentimento, alquanto xenofobo, anti-rifugiati sempre più diffuso tra la popolazione turca. Parte dei rifugiati che hanno cercato di attraversare la frontiera nelle ultime settimane sono sbarcati sull’isola di Lesbo, dove la situazione è molto tesa:, infatti alcuni abitanti hanno tentato di impedire lo sbarco di molti migranti e alcuni hanno addirittura dato fuoco ad una struttura dell’ONU. Il governo greco, inoltre, ha rifiutato di aprire confini o esaminare le richieste di asilo, bloccando la vita di migliaia di persone. I soldati e i poliziotti gre-
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ci stanno proteggendo i confini in maniera violenta, lanciano gas lacrimogeni e proiettili vari, i quali rischiano di colpire anche i bambini presenti. I diritti dei migranti sono stati sospesi, molti Paesi dell’Unione Europea stanno mostrando solidarietà verso la Grecia e la Bulgaria, mentre Erdoğan, appunto, il 9 marzo si è recato a Bruxelles da Charles Michel, presidente del Consiglio UE, e da Ursula von Der Leyen, presidentessa della Commissione Europea, per discutere dei vari provvedimenti da adottare riguardo la situazione dei rifugiati. Si è deciso che i patti rimarranno gli stessi ed è un’urgenza fermare il flusso migratorio diretto in Grecia. Vorrei spostare la vostra attenzione sulle corse dei rifugiati verso una vita migliore, l’escursione termica la notte, il tetto mancante sopra la testa, la loro condizione di ostaggi. Sono persone, proprio come noi. Chissà perché molti governi lo stanno dimenticando.
Paola Preziosa, Silvia Lombardi, Elisa Ruggeri e Annalucia Gelmini, Cassandra
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LETTERA ALL’ITALIA 159 anni di storia : non ci siamo fatti mancare niente
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ara Italia, qualche giorno fa, il 17 marzo, era il tuo compleanno: compivi 159 anni. Io sono ancora giovane, ma nella mia vita non avevo mai visto un tuo compleanno passato così in sordina, come se nessuno si fosse accorto di te, per via della preoccupante situazione dell’ultimo periodo. Il tuo compleanno, però, è molto simile ai compleanni di altre persone che lo fanno in questo periodo, perché né te né loro avete potuto festeggiarlo in un modo tradizionale, come avreste fatto in altri momenti. Anche se non sei il più anziano degli Stati, di esperienze ne hai fatte, sia belle che brutte, ma sappiamo entrambi che ti hanno resa più forte, perché ciò che non uccide ti fortifica. Da quando sei nata, ne abbiamo superate tante: abbiamo superato disastri ambientali, abbiamo superato il regime fascista, gli anni di piombo, le stragi della mafia, il terrorismo islamico e molto altro, diventando sempre più uniti e legati a te, che sei il nostro Paese, la nostra patria. Noi italiani dobbiamo ringraziarti per quello che ci hai dato e che ci stai dando nella tua esistenza, forse perché non ci fermiamo nemmeno un minuto a pensarci su, o forse perché non ci guardiamo intorno per ammirare tutta la bellezza che ci circonda. Noi studenti (non in questo momento) la mattina usciamo, andiamo a scuola, magari ci lamentiamo pure perché preferiremmo restare a casa nella nostra zona di comfort e non ci rendiamo conto di come il nostro meraviglioso Paese ci permetta di poter ampliare le nostre conoscenze e di ottenere un titolo di studio. Probabilmente, molti si staranno chiedendo a cosa servono questo cose, ma la ragione è molto semplice: un titolo di studio e delle competenze ci servono per poter svolgere il lavoro dei nostri sogni e per capire il mondo che ci circonda, il suo funzionamento e le sue dinamiche. Ciò grazie anche alle regole che ci hai dato - la carta costituzionale repubblicana che prevede il diritto all’istruzione. Oltre a questo, c’è un’altra cosa che noi italiani diamo per scontata: la nostra libertà e le nostre possibilità. Noi italiani diamo per scontate le cose che abbiamo, i nostri diritti fondamentali, garantiti dalla Costituzione, e un organo a cui fare riferimento in caso di contenziosi; diamo per scontato il nostro diritto di voto, che a volte esercitiamo senza riflettere, senza ricordare che ci sono persone che hanno lottato per garantircelo; critichiamo il nostro sistema sanitario, anche se, ora più che mai, stiamo capendo che si sta dimostrando fondamentale per tutte quelle persone che non hanno la possibilità di pagarsi delle cure mediche. Tu, però, non hai solamente questi pregi, ma sai anche stupirci in modo incredibile, mostrandoci il tuo paesaggio con delle caratteristiche uniche e mozzafiato. Ci credereste se vi dicessi che uno stato che ricopre lo 0,5% della superficie terrestre ha più siti culturali riconosciuti dall’Unesco di qualsiasi altra nazione? Che le principali invenzioni provengono da italiani? Ci credereste se vi dicessi che qualsiasi regione italiana ha più specie vegetali di ogni altro paese del resto dell’Europa? E se vi dicessi
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- attualità che abbiamo 1200 vitigni, quando il secondo paese al mondo ad averne di più è la Francia con “solo” 222? Ho detto solo di una parte delle cose che tu possiedi, tu che hai dei paesaggi unici e inimitabili; perché tu ci permetti di vedere delle cose incredibili, ci permetti di passare in poco tempo dalle montagne strepitose a dei mari limpidi e mozzafiato, senza dimenticare tutta la cultura di cui sei custode, talmente vicina a noi, da farcela sembrare una cosa normale, e non qualcosa di straordinario che solo poche persone hanno il privilegio di poter vedere così spesso. Una cosa che rende fieri te e tutti gli italiani è sicuramente il Made in Italy: la produzione di articoli di vestiario riconosciuta in tutto il mondo, del Parmigiano, della pasta e dell’auto. Io sono ancora giovane, e non ho vissuto né il boom economico né l’entrata nell’Unione Europea, né le vittorie ai mondiali di calcio del 1982 e del 2006, ma so che questa terribile crisi sanitaria che ha fatto dimenticare alle persone del tuo compleanno ha prodotto un effetto positivo, di cui tu sarai felicissima; infatti ora, nonostante tutto quello che sta succedendo, siamo più uniti di prima e stiamo combattendo insieme, cittadini del Nord e del Sud, sostenendoci a vicenda, per superare al più presto questo momento: un’occasione di solidarietà come questa non si vedeva da anni. Ora siamo chiamati a reagire tutti insieme alla situazione attuale, così potremo presto tornare ad ammirare tutte le tue bellezze, solo dopo, però, aver sconfitto questo nemico invisibile: il mondo ci sta guardando e daremo il meglio di noi stessi perché siamo italiani, e quando siamo sotto pressione, diamo il meglio di noi. Italia, ti renderemo fiera di noi, Grazie, grazie di tutto, e buon compleanno. Dario Negretti, Quinto Piano
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- attualità
RESTIAMO UMANI E se capitasse a noi?
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uarda che muoiono solo gli anziani o quelli con altre malattie”, “Tanto ormai era vecchio”, “A ottant’anni uno la propria vita l’ha già vissuta”, “È soltanto una questione di natura”. Queste frasi si dovrebbero commentare da sole, ma forse non è così, perché si trovano sulla bocca di tanti, di troppi. È vero. Il Coronavirus non è la peste bubbonica e non uccide tutti indistintamente: nella maggior parte dei casi attua una sorta di “selezione” ai danni del più debole, come succede, del resto, in moltissime altre situazioni, che siano così gravi o meno. Ma non è questo il punto. Il problema di queste frasi non sta nella loro veridicità e nemmeno nel Coronavirus in sé, ma nell’indifferenza e nella totale mancanza di sensibilità o di compassione verso il prossimo. Oggi la nostra vita si sta prendendo una pausa… non possiamo uscire, non possiamo vederci, non possiamo toccarci, non possiamo sen-
tire l’effettiva presenza di chi amiamo, se non attraverso uno schermo e un microfono, ma questo non deve impedirci di conservare la nostra umanità, che, invece, sembra ci stia scivolando di mano, neanche troppo lentamente. Tanti di noi probabilmente hanno dei parenti anziani, dei nonni o dei prozii… ci comporteremmo così se qualcuno di loro fosse in terapia intensiva? Diremmo che è una questione di natura o di “selezione”? Riterremmo giusto sostenere che una persona, solo per la sua età, ha meno diritto di vivere rispetto a un’altra? Voglio sperare di no, voglio sperare che queste frasi siano state pronunciate solo per non scatenare il panico, eppure mi chiedo cosa possano aver pensato queste persone, sentendo che per molti la loro vita non valeva niente. Spesso facciamo fatica a immaginarci in momenti di sofferenza, perché ognuno di noi tende a pensare che le difficoltà arriveranno sempre dopo o
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che toccheranno sempre prima agli altri; ma non è detto che sia così. Proviamo, per un attimo, uno solo, a immedesimarci, a metterci nei panni degli altri; proviamo a far finta di essere anziani o giovani con la fibrosi cistica, proviamo ad avere paura, non perché allarmisti o ansiosi, ma per chi ne ha davvero, e a ragione. Questi, che per molti non sono altro che i primi a morire, innanzitutto sono peranno 1 - numero 1
sone, con dei sogni, dei ricordi, delle famiglie… con delle vite e con tutto il diritto di vivere tali vite. È inutile essere superficiali, perché in un caso o nell’altro non ci porterà da nessuna parte; cerchiamo invece di essere umani, proprio perché, in quanto esseri umani, è esattamente ciò che dobbiamo fare. Zoe Mazzucconi, Cassandra
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LAMENTELE E NOIA
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orse in questo momento ci sono giornali più specializzati di 4G per parlare della situazione sanitaria che il nostro Paese sta vivendo. Quello che possiamo fare noi, giornalisti studenteschi in erba, è parlare della nostra quotidianità, condividendo le nostre esperienze e i nostri pensieri, anche e soprattutto, in un momento come questo. Ricordo abbastanza bene la sera in cui siamo tornati dalla gita di quinta in Grecia e tutto ha iniziato a fermarsi: nell’arco di due giorni le scuole erano chiuse e tutti gli studenti
bergamaschi a casa, contenti di saltare le verifiche che erano state programmate di lì a due settimane. Oggi, più di un mese dopo, anche i ragazzi che di solito dichiarano di odiare la scuola, stanno iniziando a fare marcia indietro e apprezzare l’idea di tornare sui banchi. Il distanziamento sociale e i divieti di uscita non sono sicuramente qualcosa che appartiene alla natura degli italiani, soprattutto dei ragazzi: ci fanno sentire soli, malinconici e anche incapaci di aiutare gli altri. Una cosa che però non riesco
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- attualità molto a concepire sono le continue lamentele di ragazzi annoiati sui social, mentre in ospedale c’è gente che rischia la vita ogni giorno. Forse è vero, come dice mio fratello, che stare chiusi in casa sta diventando qualcosa di molto simile a un manicomio a gestione familiare; però noi siamo dei privilegiati. Siamo dei privilegiati perché non siamo in ospedale, soli e pieni di incertezze, e non stiamo nemmeno facendo doppi turni per aiutare migliaia di persone a guarire, quindi non c’è proprio niente di cui ci possiamo lamentare. Le cose negative che ci possono succedere in questo periodo non sono di sicuro un’ora in più di videolezione il lunedì o un’interrogazione di troppo che è stata fissata settimana prossima. Non voglio fare la moralista, ma non ci è stato chiesto di andare in guerra, ci è stato raccomandato di stare in casa. In una provincia colpita come la nostra avete davvero il coraggio di lamentarvi perché oggi pomeriggio vi state annoiando senza poter uscire con i vostri amici? Sicuramente stiamo vivendo una situazione innaturale e stare a casa può diventare monotono, come una sorta di cocktail amarognolo di malinconia, di malumore e di tempo che non passa mai. La noia che stiamo vivendo un giorno
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sì e l’altro pure è collegata anche alla nostra attenzione, e diminuisce quando si trova qualcosa per cui valga la pena di stare attenti. Per non annoiarci non dobbiamo ricorrere a gratificazioni istantanee (come controllare le notifiche di Instagram per la decima volta in un’ora o aprire per l’ennesima volta il frigorifero), perché non funzionano (servono solo a svuotare il frigo in un pomeriggio). Cerchiamo di lavorare invece sulla nostra capacità di prestare attenzione. A cosa? Alla nostra famiglia rinchiusa in casa con noi, a un compagno che sta vivendo un brutto momento, a un ricordo felice di gennaio e, perché no?, anche a noi stessi, cosa che magari non faremmo in un periodo scolastico stressante come quello tra aprile e maggio. Ci è stato dato del tempo libero in più, allontanandoci dagli altri e dai nostri impegni, e potremmo investirlo in noi stessi a piccoli passi, acquisendo nuove conoscenze utili per il nostro futuro: ce ne sono molti esempi in rete e anche qui tra le pagine di 4G. Non lasciate che questi giorni passino senza lasciarvi niente oltre al dispiacere e alla noia, coltivateli costantemente per il futuro. Costanza Rossi, Cassandra
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POSITIVI SÌ, MA NON AL CORONAVIRUS Uniti a un metro di distanza
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oco tempo fa mio padre mi ha raccontato che il mio prozio, affetto da Coronavirus, era stato di recente trasferito in un’altra struttura e si era trovato in una stanza singola. Non avendo nulla per passare il tempo, aveva deciso di chiedere la possibilità di avere una televisione in camera, ma alla risposta della mancata disponibilità di questa, si era offerto di comprarne una e poi regalarla alla struttura. Quando il responsabile si è recato allo store e ha spiegato la storia nascosta dietro al televisore, il proprietario del negozio ha deciso di regalare un
televisore per ogni stanza singola della struttura. Insomma, ne saranno stati fatti molti di questi gesti durante un periodo così difficile, ma sentendone uno non ho potuto fare a meno di pensare quanto sia bello l’essere umano. Con così tanti pregi, così tanti difetti e così tante possibilità. Quando qualcuno fa qualcosa di bello per qualcun altro, scatena inconsapevolmente una catena di gentilezza. Quando qualcuno fa una buona azione, siamo automaticamente spinti a ricambiare.
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Insomma, il mondo è complicato. Noi siamo complicati. Ma siamo anche così semplici. Così semplici che quando ci raccontano che vogliono comprare con i propri soldi un televisore per un ospedale, gli regaliamo tutto lo store. Così semplici che quando qualcuno si mette a ridere è quasi impossibile resistere dall’ unirci a lui. Così semplici che quando ci fanno un regalo diventiamo incredibilmente gentili con gli altri. Così semplici che quando qualcuno ci dá fiducia, noi la ricambiamo, quando qualcuno ci aiuta, noi aiutiamo, quando
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qualcuno ci sorride, noi sorridiamo. Quando ci abbracciano, abbracciamo. E quando facciamo felici gli altri, ci sentiamo felici anche noi. Insomma, oltre alle malattie, siamo contagiosi anche per quanto riguarda le belle cose. Quindi in questo periodo (e sforzandoci un po’ anche nel resto della nostra vita), oltre a contagiarci di Coronavirus, contagiamoci anche di gentilezza e di risate!! Elisa Ferrari, Cassandra
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STAMPA LIBERA Un diritto da coltivare
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gni giorno le notizie viaggiano in rete a velocità praticamente istantanea, sempre a portata di mano e facilmente consultabili. Nonostante ciò, il report del Consiglio d’Europa sulla condizione dei giornalisti e sulla libertà di stampa non mostra una situazione rosea. Infatti, nel resoconto del Consiglio del 3 gennaio 2020, George Foulkes riporta che, in tutta Europa, dal 2017 si è registrata una tendenza allarmante, che comprende attacchi alla stampa da parte di leader politici, intimidazioni impunite e forti rischi per i cronisti investigativi. In particolare, rilevanti sono i casi di Russia, Malta, Azerbaijan e Turchia, in cui la libertà di stampa è fortemente minata e limitata; tuttavia anche l’Italia è stata recentemente interessata da eventi di questo genere. Oltre a menzionare i giornalisti costretti a vivere sotto scorta, minacciati dalle organizzazioni mafiose, il resoconto notifica
anche atti di intimidazione, anche violenta, da parte di gruppi neofascisti e di estrema destra, come nel caso di Federico Marconi e Paolo Marchetti, attaccati da membri di Forza Nuova e Alleanza Nazionale. Anche i ministri, soprattutto tra giugno 2018 e agosto 2019, hanno mostrato una certa avversione verso i giornalisti: si ricordino le minacce di Salvini di ritirare la scorta a Saviano e gli insulti di Di Maio agli “sciacalli”, interessati da un consistente taglio dei fondi destinati all’editoria (esemplare il caso di Radio radicale) e un deciso invito, rivolto alle aziende statali, a non acquistare spazi pubblicitari sui giornali. A questa situazione si aggiunge un generale stato di insicurezza dei giornalisti, spesso costretti a lavorare come freelance e soggetti a forti pressioni da parte degli editori stessi, che aumentano i rischi cui i cronisti vanno incontro, spesso senza assicurazioni o preparazione,
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per soddisfare queste richieste. È facile notare come una reale libertà di stampa sia difficile da conquistare pienamente. Malgrado la quantità e la rapidità di diffusione delle informazioni, infatti, anche oggi esistono margini di miglioramento, vista la tendenza dell’ultimo periodo. La stampa e i media in generale sono infatti degli strumenti potentissimi e fondamentali per
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la democrazia, il cui elemento costitutivo è il confronto. Esso può essere messo in atto, però, solo con la consapevolezza di ciò che accade, che può essere raggiunta unicamente con l’informazione, nel modo meno univoco possibile: mettere a tacere le voci diverse dei giornalisti impedisce tutto ciò. Christian Dolci, Cassandra
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SONDAGGIO: il giornalino scolastico
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utti gli studenti leggono il giornalino scolastico? Se sì, cosa ne pensano i nostri lettori? Hanno magari qualche buon consiglio da darci? Queste sono solo alcune delle possibili e innumerevoli domande che i redattori, ma soprattutto noi direttori, continuiamo a chiederci. Ebbene, oggi siamo finalmente qui per rispondere! Nelle ultime settimane noi di 4G abbiamo fatto girare tra i nostri quattro istituti un sondaggio abbastanza rapido, ma allo stesso tempo molto efficiente per riuscire a raccogliere dati, al fine di formulare un indice di gradimento sui nostri giornalini. Ovviamente, non tutti gli studenti hanno compilato il questionario, quindi i numeri di cui parleremo sono approssimativi, ma sufficienti per farci un’idea generale. Prima di parlare dei dati effettivi, mi vorrei congratulare con gli studenti del Lussana per aver risposto in ben 339, “classifi-
candosi” quindi come i più partecipativi, seguiti, abbastanza lontano, dai mascheroniani con 220 risposte (ndr. mi rivolgo alla mia patria, il Mascheroni: “Ragazzi, potevate fare molto meglio!”), poi abbiamo il Sarpi con 155 responsi e in ultima posizione, per una differenza di solo sei risposte, il Falcone con 149 responsi. Ma ora… bando alle ciance, ciancio alle bande, iniziamo dalla domanda “spartiacque”, forse la più temuta da noi direttori: quanti alunni leggono il nostro giornalino? Fortunatamente il responso raccolto testimonia che ben il 93,5 % degli studenti che hanno risposto, lo consulta. Nella domanda successiva vi chiedevamo di inserire il nome del giornalino corrispondente all’istituto da voi frequentato e abbiamo scoperto che i lussaniani, i mascheroniani e i sarpini sono ferrati con i nomi, mentre i falconiani hanno dimostrato qualche perplessità a ri-
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- cultura guardo… Scherzi a parte, forse il problema è che ricordarsi una data può risultare più complicato, perciò siete in parte scusati. Un altro dato rassicurante è sapere che ben il 92,6 %, ossia quasi tutti, hanno scoperto il giornalino scolastico in prima, mentre il 3,8% in seconda e il 3,2 % in terza. Per quanto riguarda invece, quanti tra i lettori aspettano assiduamente l’uscita dei vari numeri, abbiamo riscontrato una percentuale medio-bassa del 43 % perché meno della metà rimane sempre in attesa e viceversa una buona percentuale pari al 21 % lo aspetta solo qualche volta, arrivando poi a ben un 9% di persone che non lo aspetta mai. Infine, vi abbiamo chiesto quale utilizzo fate del nostro giornalino e abbiamo scoperto che il 33 % di voi lo legge e quasi a pari merito, il 31% lo sfoglia soltanto, ma in realtà in questa domanda era possibile digitare più di una risposta, perciò questo vuol dire che molti lo leggono e lo sfogliano allo stesso tempo, il che è davvero positivo!
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Non finisce qua, perché vi abbiamo lasciato anche uno spazio dove eravate liberi di esprimere pensieri, suggerimenti e consigli. Ne ho selezionati alcuni tra gli innumerevoli che abbiamo ricevuto, cercando di sceglierne qualcuno di apprezzamento, qualche altro divertente e anche alcuni commenti negativi. Premetto che ho scelto di mostrarvi anche alcune dimostrazioni di odio ricevute perchè da un lato voglio farvi riflettere sull’abissale differenza tra una critica costruttiva e un’offesa e dall’altro voglio anche farvi fare due risate; personalmente trovo infatti che davanti a insulti infondati come i seguenti la cosa migliore da fare sia prenderli con simpatia! Ora vi lascio finalmente alla lettura di alcuni commenti. Passo e chiudo! N.B. La redazione declina ogni responsabilità per quanto riguarda possibili errori presenti nei commenti, in quanto sono stati volutamente mantenuti invariati rispetto a come sono stati scritti dai commentatori stessi.
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Non saprei... i ragazzi che si occupano del giornalino fanno un ottimo lavoro! - Falcone Nessuno! Al Sarpi carta riciclata super approvata! - Sarpi Tutto perfetto come la direttrice! - Lussana La direttrice è una grande leader e sa cosa significa caricarsi di una responsabilità grande! - Mascheroni
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Plz fate i sudoku facili, io pampino poco itelliggente… Lussana Usare carta riciclata - Sarpi - Ndr. La utilizzano già in realtà, quindi...
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Fa schifo abolitelo. Le battute non fanno ridere, il fumetto fa piangere da tanto è fatto da schifo, gli argomenti trattati non sono interessanti. - Mascheroni Che sondaggio è? Fate domande più interessanti e non del tipo: “Ah ma quindi esiste il giornalino a scuola”. Perché viviamo sulla terra e non su Marte! - Lussana Smettetela di fare tutte quelle copie cartacee, è uno spreco. Se lo mandate già via mail a tutta la scuola a cosa vi serve poi sprecare tutta quella carta? Tanto una sfogliata e poi si perde nelle classi, chiuso in qualche cassetto. - Falcone
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Promuoverlo di più perché gli articoli sono ben fatti e interessanti quindi merita di essere letto da tutti! - Falcone Vorrei un giornalino che fosse un po’ più giornalino di “cronaca scolastica”, ossia di quello che accade all’interno della scuola, piuttosto che uno che colleziona articoli di analisi di quello che accade nel mondo o di opere d’arte ecc... se ne parla già su tutti i giornali “veri”! - Lussana Mi piacerebbe che ci fossero più argomenti inerenti proprio agli studenti, per il resto è molto bello! - Mascheroni Bellissimo! Forse dovrebbero esserci più numeri, poiché lo trovo veramente interessante! - Sarpi
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COMMENTO A SE’: Non avrebbe più senso far uscire ogni numero a metà del mese stesso? Secondo me bisognerebbe avere pronti gli articoli alla fine del mese precedente, così si possono tranquillamente mandare in stampa per fare in modo che escano in giorni compresi tra il 15 e il 20. In questo modo anche se ci fossero problemi con la stampa non si arriverebbe addirittura a sforare i 3 mesi come quest’anno. Nonostante ciò, fate sempre un bel lavoro, complimenti a tutti! - Mascheroni - Ndr. Per chiunque abbia scritto questo commento: “Per caso hai mai provato a gestire una redazione? Perchè fidati che non è così semplice…” Lisa Pesenti, The Mask
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SCUOLA DI SOPRAVVIVENZA 10 film you must watch to survive quarantena
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cco dieci film che sarebbe un peccato non vedere, magari per la prima ed emozionante volta, in questo periodo:
La dolce vita, di Federico Fellini Il 3 febbraio si è celebrato l’anniversario dell’uscita di questo film struggente, che racconta la storia di Marcello Rubini, un giornalista in cerca di scoop nella Roma degli anni ‘60, ma che in realtà persegue il successo letterario. È immerso nella più falsa agiatezza, tra piaceri tanto grandi quanto insignificanti, tra i quali sente di sprofondare. Il diritto di opporsi, di D. D. Cretton Un giovane e promettente avvocato, Bryan Stevenson, preferisce a una luminosa carriera i bassifondi del Braccio della Morte. Quando prende le difese di Walter MacMillan, ennesimo volto nero accusato di un crimine che non ha commesso, scopre che le ingiustizie uccidono più della sedia elettrica e che, nel sistema giudiziario americano, non c’è spazio alcuno per la pietà che i detenuti reclamano – Just Mercy. Giustizia e pietà, umanità che, innocente fino a prova contraria, viene difesa da un avvocato nero che sa bene quale peso abbia il colore della pelle; in un film che scava in profondità, maestoso esempio di cinema civile. Il marchese del grillo, di Mario Monicelli Il Marchese del Grillo è una figura rispettabile nella Roma di fine ‘800. Meno meritevole è il suo comportamento. Dispettoso e senza vergogna, Alberto Sordi interpreta un personaggio del tutto comico. La comicità amplifica l’opinabilità dell’atteggiamento del Marchese, anche se, per un paio di ore, ci si può solo serenamente rassegnare allo straordinario ego del protagonista.
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- cultura Braveheart, di Mel Gibson Nella Scozia del XIII secolo i sogni d’amore di William Wallace sono sconvolti dal brutale omicidio della moglie per mano degli inglesi. La sua vendetta crea una ribellione che agita le tranquille brughiere dei paesaggi mozzafiato scozzesi, e della quale Wallace prenderà eroicamente il comando, in una battaglia che porterà alle guerre per l’indipendenza della Scozia. Tra realtà e fantasia, Braveheart è un capolavoro di ampie sceneggiature, fotografie da Oscar e una colonna sonora che fa vibrare le corde dell’anima. Non è mai troppo tardi, di Sam Reiner Due anziani in fin di vita scrivono una lista delle cose che non hanno mai avuto l’opportunità di fare. Fuggono dall’ospedale, cominciano un’avventura straordinaria, in cui le gioie che si vivono sono uno schiaffo al destino già scritto. La lista si accorcia, in 97 minuti che fanno pensare e spesso ridere. L’interpretazione dei due notevoli attori è di grande impatto, all’altezza del significato della meravigliosa storia. The Truman show, di Peter Weir Nella vita di Truman nulla è reale, nemmeno la sua nascita: la sua esistenza è infatti controllata dalla troupe di un reality televisivo. Ciò potrebbe sembrare comico, ma vedere questo film vi darà la sensazione di essere inscatolati, di correre senza fine su un tapis roulant. Good Will Hunting, di Gus Van Sant Nella mente di Will non c’è solo una straordinaria capacità logica e di calcolo, ma anche una problematica avversione ad affrontare la realtà ed i cambiamenti della vita. L’unica persona che riconosce la battaglia che il giovane sta compiendo, fra una bevuta con gli amici e una rissa per strada, è il suo psicologo. Così Will conoscerà la sua vittoria, rimanendo per molti un genio incompreso e per altri un eroe silenzioso.
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- cultura Invictus, di Clint Eastwood Nel Sudafrica del post-apartheid si intrecciano le due struggenti storie di rivalsa del neoeletto Presidente Mandela, sul cui governo incombe ancora l’ombra della disuguaglianza sociale, e degli Springboks, la nazionale di rugby a lungo simbolo dell’orgoglio afrikaner ora tramontato. Guidati dal loro capitano, François Pienaar, cercheranno di rilanciare la loro carriera in una corsa al mondiale del 1995 che li vedrà combattere contro avversari forti quanto i pregiudizi. Gli anni più belli, di Gabriele Muccino Tre compagni di vita: Giulio, Riccardo e Paolo. Una promessa, di volersi bene per sempre e per sempre condividere le cose che li fanno stare bene. Sullo sfondo il crollo del Muro di Berlino, Mani Pulite, l’11 settembre. Muccino firma il ritratto di una generazione che, sballottolata dalle avversità dei cambiamenti, fatica per emergere, che si perde e si ritrova, come i suoi protagonisti. Un imperdibile film che abbraccia la vita nelle sue ambizioni, nei sogni interrotti, nella fatica dei compromessi, nel coraggio e nella vergogna, senza tuttavia smettere mai di gridare all’amore e al “bene che sappiamo darci”. Apollo 13, di James Horner La storia vera di tre astronauti – James Lovell, Fred Haise, Jack Swigert - che il desiderio di camminare sulla Luna fa finire alla deriva nello spazio, intrappolati nel modulo lunare, ad ammirare il satellite a pochi chilometri di distanza. Tratto dal libro Lost In Moon, del comandante Jim Lovell, il film racconta dei tre giorBill Paxton, Kevin Bacon e Tom Hanks nell’iconica scena “Houston abbiamo un problema” ni che, nel 1970, tennero tutto il mondo con il fiato sospeso, e del lavoro impareggiabile della NASA. Riproduzione fedele al millesimo degli eventi, è uno dei mille migliori film di sempre. Houston, we have a problem: se non avete visto Apollo 13, rimediate subito. Da guardare e riguardare, sempre con la pelle d’oca.
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SERIE TV ANTI-QUARANTENA Tutti pronti per maratone fantastiche?
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osì come per i film, oggi ci troviamo a consigliarvi anche diverse serie TV per passare al meglio il vostro tempo libero. Qui troverete serie di diverso genere che potete trovare su diverse piattaforme streaming: Netflix, Prime Video e molto altro. MAD MEN Andata in onda dal 2007 al 2015 per un totale di 92 episodi, divisi in sette stagioni, racconta di un gruppo di pubblicitari, guidati da Don Draper, direttore creativo, nella New York degli anni ‘60. Carriera e vita privata si interpongono nella vita di questi personaggi, ripercorrendo, inoltre, gli eventi più importanti di quello storico decennio. LE REGOLE DEL DELITTO PERFETTO Disponibile anche su Sky, narra le vicende di Annalise Keating, brillante avvocato di successo e docente di diritto penale che si ritrova ad affrontare un piano omicida con l’aiuto di cinque studenti, scelti per assisterla nei casi giudiziari. Intrigante e ricca di colpi di scena, se amate i thriller i drammi giudiziari questa potrebbe essere la serie che fa al caso vostro. SWARD ART ONLINE È un anime, ovvero un cartone animato giapponese che parla di Kirito, un adolescente amante dei videogiochi, che rimane intrappolato in una realtà virtuale insieme a migliaia di altri giocatori. Chi muore nel gioco muore anche nella realtà. Come sopravvivere? Combattere. Chiara Togni, Antonio Agazzi e Caterina Scordo, The Mask anno 1 - numero 1
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60 ANNI DA “LA DOLCE VITA” Come il capolavoro del maestro Fellini ha cambiato e continua a cambiare la storia del cinema mondiale.
“Scoprendo una magnifica dentatura, la bellissima Sylvia dà un morso al tipico piatto italiano (la pizza). È vero che nei suoi vivaci colori e nel suo profumo sembra riassumere la gioia di vivere del nostro Paese”. Marcello Mastroianni e Anita Eckberg in una scena del film
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on queste parole Federico Fellini, all’interno del suo capolavoro cinematografico La Dolce Vita, ha descritto il suo amato Bel Paese, utilizzando come metafora i colori che caratterizzano il nostro piatto più conosciuto nel mondo. Si tratta di un vero e proprio inno all’Italia, così profondamente legata alle proprie tradizioni e al proprio modo di essere: legame che tutt’oggi contraddistingue noi italiani - anche se quella sceneggiata ne La Dolce Vita è una terra completamente diversa da come ci appare oggi, nonostante siano passati solo sessant’anni- da sempre passionali, vibranti di vita. Precisamente il 5 febbraio 1960, al Cinema Capitol di Milano, veniva proiettato per la prima volta sul grande schermo questo film, che in seguito si sarebbe rivelato un vero e proprio emblema che il nostro Paese avrebbe esportato nel mondo, tanto che oltreoceano si è conservata fino ai giorni nostri l’immagine dell’Italia trascinante e nostalgica, così come è stata presentata da Fellini negli anni Sessanta. Pellicola di immediato successo, nel suo anniversario non si può fare a meno di elencare i premi che questo capolavoro ha ottenuto nel corso del tempo. Oltre alle innumerevoli nominations, gli sono stati conferiti una Palma d’Oro, un David di Donatello per la regia, il Nastro Argento come miglior scenografia e miglior soggetto, un Oscar per i costumi, il New York Film Critics Circle Award come miglior film in lingua straniera e il Satellite Award come miglior DVD classico, oltre al Nastro Argento ottenuto da Marcello Mastroianni per il miglior attore protagonista. Anche se sicuramente con un pizzico di nostalgia per la spensieratezza che si respirava in quegli anni sul set, in occasione di questa triste evenienza prenderne visione potrebbe rivelarsi un ottimo passatempo, oltre che un vero balsamo per lo spirito, perché le interpretazioni della meravigliosa Anita Ekberg nel ruolo di Sylvia e di Marcello Mastroianni nel ruolo di Marcello Rubini sono in
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- cultura grado di riportare in vita lo spirito della bella Italia come nessuno dopo di loro è riuscito a fare, specie in questi tempi difficili in cui abbiamo bisogno di aggrapparci tenacemente all’amore per la nostra terra: solo La Dolce Vita è in grado di far rivivere la Roma degli anni d’oro, la città eterna in cui nulla è impossibile. Così gli spettatori si ritrovano catapultati nei suggestivi scorci di una capitale frenetica e coinvolgente, con Piazza del Popolo, sovrastata dall’obelisco flaminio, che costituisce uno dei luoghi centrali della vicenda; possono ammirare dall’alto, in tutta la sua magnificenza, Piazza San Pietro, nella famosa scena in cui il protagonista a bordo di un elicottero trasporta una statua da collocare all’interno del Vaticano. Altre scene, altre magiche riprese: Marcello, poco prima di recarsi a Cinecittà per un servizio fotografico, in quanto giornalista, incontra un vecchio amico, l’intellettuale Enrico Steiner, nelle vicinanze della bellissima Basilica di San Giovanni Bosco; in un altro momento invita suo padre, da poco arrivato nella capitale, in un bar di una Via Veneto gremita di persone, nel cuore del centro storico di Roma, che da Piazza Barberini conduce a Porta Pinciana. Scatto di via Vittorio Veneto La scena più celebre ha senza dubbio luogo nei pressi della Fontana di Trevi, nella quale Sylvia, la divina Anita Eckberg, danza, immersa nelle acque del monumento e nella notte silenziosa che avvolge le strade di una Roma tanto vicina nello spazio eppure lontana nel tempo, estremamente cambiata: infatti immaginarsi di passeggiare per le strade vuote e danzare immersi nella Fontana di Trevi oggigiorno sarebbe impensabile, surreale, anche se, impossibile negarlo, chiunque vorrebbe poterlo fare. La Roma de La Dolce Vita non è la città da cartolina, una fotografia panoramica che ingrigisce sulla pellicola. La vediamo nei suoi luoghi più caratteristici, pieni di vita. Con tutto il fascino del cinema in bianco e nero, ci immergiamo anche noi nel panorama dell’epoca, nella vita di una città che si è conservata nel suo splendore, indelebile, in chiunque abbia potuto amare l’Italia grazie a questo film. Mariarita Singh, 1993
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- cultura
FILM ANTI-QUARANTENA Non divorare i popcorn, divora questi film
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inema chiusi, scuole chiuse, tempo per uscire ma siamo chiusi in casa: che cosa fare? Fortunatamente esistono Sky, Netflix, Prime Video, Infinity e altre piattaforme a cui siamo abbonati dove possiamo guardare diversi film per trascorrere il tempo e per staccare dopo lo studio. Di seguito trovate nostri consigli su alcuni film da vedere per trascorrere il tempo e su quale piattaforma trovarli. RACCONTAMI DI UN GIORNO PERFETTO Film molto coinvolgente e perfetto per gli appassionati di storie d’’amore. DIVERGENT Dall’omonimo capolavoro letterario un film d’azione che ti suscita forti emozioni. COLAZIONE DA TIFFANY Simpatica commedia romantica degli anni ‘60 ambientata a New York City. GO-KART Film che tratta di sport, amicizie e nuovi amori nel periodo adolescenziale. DONNIE DARKO Un thriller di fantascienza che vi lascerà a bocca aperta e vi farà dubitare di ciò che per noi è più ovvio del quotidiano.
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RAGAZZE A BEVERLY HILLS
Un grande classico adatto a coloro che vogliono sentirsi un po’ snob e intrappolati nella vita di una ricca adolescente che perderà la testa per il proprio fratellastro.
LA SAGA DI SPIDERMAN Alla quale Sky aveva dedicato fino poco tempo fa un canale speciale. Ma non preoccupatevi se non siete riusciti a vederli, Sky ha pensato anche a questo, li ha resi disponibili alla visione nella sua ampia gallery di film. AUGURI PER LA TUA MORTE Un horror divertente con alcuni momenti di tensione (per chi vuole c’è anche il sequel). LA SAGA DI MISSION IMPOSSIBLE Travolgente film d’azione americano che parla dell’agente dell’IMF Ethan Hunt (interpretato da Tom Cruise). LA SAGA DI HARRY POTTER Della quale è attualmente in onda la maratona con due film a settimana (al lunedì e al martedì alle 21.20).
Tommaso Perico, Chiara Togni, Sofia Negretti e Caterina Scordo, The Mask
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CANTA CHE TI PASSA! Quando la musica può salvare.
“
Canta che ti passa!” recita un famoso detto italiano, un proverbio che ora più che mai va preso alla lettera; il Bel Paese si trova a dover affrontare un momento difficile e doloroso per tutti: per le autorità che devono capire come tutelare al meglio la nazione, per il personale sanitario, composto da veri e propri “eroi in mascherina”; un momento critico che costringe le persone a non avere più contatti per poterne avere in futuro, un momento in cui ci si sente più che mai soli e isolati o semplicemente annoiati dalla monotonia di intere giornate trascorse a fissare le stesse quattro mura. C’è allora chi si inventa cuoco, chi si improvvisa pittore, chi si dà alle serie TV e chi legge quel libro rimasto per anni sullo scaffale; chi prova comunque a fare esercizio fisico e chi invece spera solo di poter rimandare la prova costume; tuttavia, nonostante tutti gli stratagemmi, ora più che mai è fondamentale sentirsi parte di una comunità, sentirsi parte di qualcosa di più grande, di qualcosa che possa dare speranza, che possa alimentare il sogno di un ritorno alla normalità. E così la musica è venuta in aiuto ancora una volta, e artisti e musicisti di tutta Italia si sono sbizzarriti nell’usare la tecnologia per far arrivare una nota rassicurante a quanti più possibile: dalla band bergamasca dei Pinguini Tattici Nucleari che, con dirette so-
cial, ha sostituito provvisoriamente il tour rimandato causa virus, al gruppo comico-musicale degli Oblivion che dal canale YouTube ha cercato di divertire con lezioni di mimo da casa, passando per la celebre coppia dei “Ferragnez” che ha organizzato veri e propri concerti domestici in collaborazione con artisti del calibro di Bocelli. In uno scenario tanto tetro quanto surreale, i vecchi classici della musica nostrana non potevano che essere il pezzo forte della partita, e così se ci si affaccia sul balcone alle diciotto sarà possibile assistere ad un fenomeno tanto raro quanto coinvolgente: dalle terrazze, dalle finestre e dai cortili c’è chi suona, chi balla, chi semplicemente assiste; c’è chi canta fiero l’inno nazionale e chi preferisce un repertorio classico che ripercorre la storia della canzone italiana, e ancora si può notare chi cerca di migliorare l’umore dei vicini con pezzi comici e chi invece si lancia con brani inediti e moderni. Così si vede emergere lo spirito italiano in tutto il suo splendore, dimostrando che il popolo del Bel Paese è in grado di essere unito non solo davanti allo schermo quando tifa per i campioni in maglia azzurra, bensì è capace di far sentire accolto chi è solo, di unire chi è lontano, di dar speranza a chi forse non ne ha più.
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Letizia Panseri, Quinto Piano
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SERIE TV DA QUARANTENA Consigli per tutti
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n questo periodo di quarantena ormai, oltre a studiare, non si ha più nulla da fare. Ma non preoccupatevi, siamo qui apposta per darvi una mano nell’accurata scelta di una serie TV da guardare per occupare il vostro tempo. PEAKY BLINDERS Genere: drammatico, azione Stagioni: 5 (in corso) Episodi: 30 Durata: 55-65 minuti Voto: 9/10 Fonti: Netflix ITA, Telegram Trama: Ci troviamo a Birmingham, nell’Inghilterra post Prima guerra mondiale, e i fratelli Shelby, Tommy e Arthur sono appena tornati dal conflitto pronti a conquistare e ad espandere il loro dominio sul mondo della criminalità locale con le scommesse e il mercato nero. Tommy è il vero capo della famiglia e ha in mano un carico molto importante che lo porterà ad affrontare parecchie sfide e delusioni. Imparerà purtroppo che la fiducia è un’arma a doppio taglio: riuscirà a gestire il tutto? A perdonare queste persone? Ma soprattutto a fare “carriera”? GIRLBOSS
Genere: comico, autobiografia Stagioni: 1 Episodi: 13 Durata: 24-29 minuti Voto: 7/10 Fonti: Netflix ITA
Trama: Siamo negli Stati Uniti e Sophia, la nostra protagonista, dopo essere andata via da una casa dove nessuno credeva in lei, sta pian piano imparando le difficoltà nel vivere da sola. Appassionata di vestiti vintage, decide di vendere i propri capi su Ebay,e grazie a questo incontrerà molte persone, che vorranno anche interferire nella sua vita. Riuscirà nel suo intento avendo successo? Come supererà tutti gli ostacoli?
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- cultura SHERLOCK Genere: poliziesco, giallo, sentimentale, drammatico Stagioni: 4 Episodi: 12+1 speciale Durata: 90 minuti Voto: 10/10 Fonti: Netflix ITA, Telegram Trama: Ci troviamo nell’odierna Londra, quando al dottor John Watson, appena tornato da una missione in Afghanistan, viene proposto un appartamento al 221B Baker Street con un coinquilino bizzarro di nome Sherlock Holmes. Inutile dire che, come saprete, diventano subito amici e, tutti e due sempre più legati, si trovano davanti a molti misteri da risolvere. FAIRY TAIL
Genere: anime, fantasy, drammatico e sentimentale Episodi: 328, ci sono anche 2 OVA, 2 film e Fairy Tail Zero Durata: 24 minuti Voto: 10/10 Fonti: Netflix ITA (non completa), Anime Unity, Telegram
Trama: Ci troviamo in un altro mondo immaginario di nome Earthland, nel continente di Ishgar, nel Regno di Fiore, nella piccola cittadina di Magnolia. In questa città c’è la sede di una delle Gilde, cioè associazioni di maghi, più famose ed esuberanti del mondo. Se ci spostiamo di qualche città, vediamo Lily Heartphilia, una maga appena fuggita da casa, incontrare un ragazzo di nome Natsu Dragneel e il suo piccolo gatto parlante di nome Happy. In poco tempo diventano amici, tanto da portare Lucy ad entrare in Fairy Tail, una grande famiglia che protegge sempre i propri membri considerati dal Master della Gilda, Makarov, come dei figli. Ovviamente incontrano altre persone e tutta la storia si basa proprio sulle loro avventure e sulle missioni che dovranno affrontare. Ma ricordatevi che la loro forte amicizia li salverà sempre, da tutti i nemici e da tutte le Gilde oscure che li ostacoleranno.
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- cultura ORANGE Genere: anime, drammatico, sentimentale, fantascientifico Stagioni: 1 Episodi: 13, c’è anche un film Durata: 24 minuti Voto: 9/10 Fonti: Telegram Trama: È primavera in Giappone quando Naho Takamiya riceve una lettera da una persona, che dice di essere lei tra dieci anni, in cui la prega di salvare,mettendo in atto i consigli che le darà ogni giorno, un ragazzo di nome Kakeru Naruse, il quale, come già sa, ha fatto breccia nel suo cuore.Le chiede disperatamente di salvarlo dalla morte perché, a distanza di anni, lei e i suoi amici hanno molti rimpianti. Naho sarà capace di evitare la tragedia? E soprattutto crederà a questa lettera? BIG MOUTH
scene esplicite
Genere: comico Stagioni: 3 Episodi: 10 Durata episodi: 25 min Fonti: Netflix ITA, Telegram Voto: 7/10
Trama: Big Mouth è un cartone animato comico. Si può quasi definire una panoramica sul cambiamento adolescenziale, visto dal punto di vista dei ragazzi e delle ragazze. L’adolescenza è interpretata dal cosiddetto “mostro degli ormoni”, ma i protagonisti sono altri: Nick, che disperatamente aspetta la pubertà e il suo cambiamento, che sembra non arrivare mai; il suo migliore amico Andrew che invece sembra non riuscire ad accettare i lati negativi della pubertà che lo hanno travolto; e infine Jess, l’unica ragazza del trio, che sembra quasi trovare dei lati positivi nella pubertà HILL HOUSE Genere: horror Stagioni: 1 Episodi: 10 Durata: 1 ora circa Fonti: Netflix ITA Voto: 9.5/10 Trama: La serie racconta la storia di un gruppo di fratelli che, da bambini, hanno trascorso un’estate in quella che sarebbe diventata la casa infestata più famosa del paese. Da adulti, costretti a stare di nuovo insieme, la famiglia deve finalmente affrontare i fantasmi del passato, alcuni dei quali sono ancora in agguato nelle loro menti, mentre altri potrebbero essersi nascosti nell’ombra. anno 1 - numero 1
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- cultura FRIENDS
Genere: commedia romantica Stagioni: 10 Episodi: 26 (decima stagione 16) Durata episodi: 30 min Fonti: Netflix ITA Voto: 9/10
Trama: Friends è una serie famosissima, ambientata nella New York degli anni ‘90, che in questo periodo di quarantena consiglio a tutti. La vicenda inizia quando Rachel scappa dal suo matrimonio e chiede aiuto a Monica. Rachel viene accolta nell’appartamento di Monica e si unisce al suo gruppo di amici: Joey, attore italoamericano dal futuro incerto, Chandler, di cui nessuno ha mai capito il lavoro, Phoebe, una massaggiatrice e musicista e Ross, paleontologo e fratello di Monica. La loro inseparabile amicizia andrà incontro a più vicende comiche ma anche romantiche, che avranno sempre un lieto fine. THE SOCIETY Genere: thriller Stagioni: 1 (in corso) Episodi: 10 Durata episodi: 1 ora circa Fonti: Netflix ITA Voto: 10/10 Trama: The Society ha una trama che si può in parte ricollegare al momento di quarantena che stiamo vivendo. Infatti un gruppo di ragazzi si ritrova catapultato misteriosamente in una copia identica della loro città, in cui però gli adulti e il resto del mondo sono spariti, senza lasciare traccia. Da qui i ragazzi iniziano a riorganizzarsi tentando di ricreare una società stabile e giusta... con qualche imprevisto.
I AM NOT OK WITH THIS
Genere: commedia drammatica Stagioni: 1 (in corso) Episodi: 7 Durata: 20 min Fonti: Netflix ITA Voto: 8/10
Trama: Syd è una normale adolescente che, come gli altri, sta andando in contro a più esperienze come la prima volta, il fastidio appiccicoso della famiglia e una migliore amica innamorata del suo acerrimo nemico. D’un tratto la ragazza realizza di avere dei poteri, i quali sembrano presentarsi ogni volta che le sue emozioni la travolgono.
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- cultura ÉLITE (BONUS) Genere: dramma Stagioni: 3 (in corso) Episodi: 8 episodi Durata episodi: 50 min Fonti: Netflix ITA, Telegram Voto: 9.5/10 Trama: Tutto inizia quando la scuola pubblica di una cittadina spagnola crolla, lasciando più ragazzi senza una struttura dove andare a studiare. Tre di loro verranno selezionati e mandati in una scuola dove si trova l’élite della città. Tra relazioni d’amore e d’odio si aggiunge anche un omicidio che farà uscire allo scoperto i lati negativi della vita dei ragazzi più ricchi del paese. THE VAMPIRE DIARIES (BONUS)
Genere: sentimentale, drammatico soprannaturale e fantasy Stagioni: 8 Episodi: 171, ci sono poi “The Originals” e “Legacies” Durata: 40 minuti Fonti: Infinity Voto: 10/10
Trama: Consiglio a tutti voi questa serie, che, ad essere sincera, è la mia preferita; infatti non riesco neanche a darle un voto. Lo ammetto, è molto lunga: quindi quando potete prendervi quei minuti di pausa, datele una chance, perché la merita. Entrerete in un mondo diverso, fatto a misura per gli amanti del soprannaturale e dell’amore. Ci troviamo a Mystic Falls, una piccola cittadina in Virginia che pullula di creature soprannaturali e oggetti magici, solo che nessuno se ne accorge. Elena Gilbert, ragazza che ha appena perso i genitori in un incidente stradale, insieme al fratello Jeremy vive con la zia Jenna. Quando torna a scuola comincia subito a conoscere un nuovo ragazzo, Stefan Salvatore. Il suo essere così misterioso e gentile la intriga. Subito dopo entra in scena un personaggio molto importante: Damon Salvatore, fratello di Stefan. Sono uno l’opposto dell’altra, grazie soprattutto al loro passato difficile, ma nascondono un segreto: sono dei vampiri. Proprio questo segreto tesserà la trama di tutte le stagioni, con creature e nemici sempre in agguato, ma ovviamente tenendo conto di tutti gli amori che si svilupperanno nella storia. I fratelli Salvatore sono pronti a tutto e a tutti, ma lo sarà anche Elena? Come reagirà quando scoprirà il loro segreto?
Irene Pavone, The Mask Valentina Sforzini, Cassandra anno 1 - numero 1
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- cultura
4GVISION SONG CONTEST il festival della musica studentesca
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iao belli, benvenuti nella prima edizione del 4GVision Song Contest! Sì ok, il nome non è il massimo, ma il contenuto è tanta roba: ve lo assicuriamo. Questo contest è l’evoluzione, se così possiamo definirla, del Sarpivision Song Contest, una rubrica nata circa un anno fa dalla mente di un sarpino cheèancheconsultinoemillealtrecosechenonricordo e che ha riscosso molto successo fin da subito. Vi abbiamo chiesto, attraverso i profili social di entrambi i licei, di scriverci quali sono le canzoni più ascoltate dai sarpini e dai lussaniani durante la quarantena. Ecco qui i risultati. Ebbene sì, dopo aver dominato l’ultimo SarpiVision, i Pinguini Tattici Nucleari si aggiudicano la vittoria anche del primo 4GVision di sempre grazie a “Bergamo”. Al secondo posto troviamo invece i Canova con il brano del 2016 “Vita Sociale”, ora più che mai attuale. Infine sull’ultimo gradino del podio troviamo gli FSK con “ANSIA NO”. Dopo le soddisfazioni e le gioie di inizio 2020, regalate da un’Atalanta in formato europeo e dal successo sanremese dei Pinguini Tattici Nucleari, Bergamo è ora in ginocchio, ferita, mentre le immagini del cupo convoglio di via Borgo Palazzo fanno il giro del mondo. La nostra città continua ad essere tristemente protagonista di questo 2020 e perciò la colonna sonora perfetta per questa quarantena non può che essere “Bergamo”, il brano dedicato proprio dai Pinguini Tattici Nucleari alla nostra città. La canzone, uscita nella ristampa dell’album “Fuori dall’Hype” del 7 febbraio, con le sue sonorità dolci e melodiose accompagna al meglio questo strano periodo. “Bergamo” però non è la canzone che canti a squarciagola sul balcone insieme al vicinato, è quella canzone che ascolti in silenzio, mentre ti culla nei ricordi di una quotidianità che sembra ormai lontana. Al secondo posto troviamo “Vita sociale” dei Canova, il singolo che li ha fatti conoscere ai più, perfettamente confezionato per diventare una hit, grazie sia al ritmo, incalzante e orecchiabile, sia al testo. Tema della
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- cultura canzone è la tanto amata vita sociale di cui ormai sentiamo la mancanza. Trovo che questa canzone abbia una grandissima forza intrinseca. Se provate ad ascoltarla senza prestare molta attenzione al testo, la musica sembra spronarvi a trovare coraggio e ad andare avanti, lasciandovi alle spalle ogni difficoltà. Quando meno ve lo aspettate ecco arrivare il bridge con un sontuoso assolo di synth che vi dà la carica finale prima dell’ultimo ritornello. Una canzone perfetta per la quarantena: con il testo ci invita a riflettere e con la musica ci spinge a dare il massimo, anche in un momento di difficoltà. Sull’ultimo gradino del podio - con grande entusiasmo dei lussaniani - “ANSIA NO”, hit iconica del trio trap FSK SATELLITE. I temi centrali del testo sono la dipendenza da cocaina e la conseguente impossibilità di resistere al consumo della sostanza. Interessante è notare che il termine cocaina, in realtà, non sia mai citato nel brano: i riferimenti ad essa sono palesi nelle due metafore, “Polo Nord” e “bianca”, urlate allo sfinimento da Taxi B. Che dire, vi invitiamo caldamente a trovare rimedi all’ansia delle videolezioni su Meet differenti dal consumo smodato di droghe. È per il vostro bene: l’unica “bianca” ammessa in quarantena è lo zucchero a velo per decorare le torte. Ci si becca al Polo Nord. Bene belli, continuate ad ascoltare musica e soprattutto partecipate ai prossimi 4GVision Song Contest! Stay Tuned. Martina Musci, Riccardo Dentella e Leonardo Gambirasio, Cassandra Sara Bartoleni, Quinto Piano
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FACCIAMOCI IL FAVORE DI LEGGERE - QUARANTENA MOOD Sei libri e sei mondi diversi in cui viaggiare anche restando a casa
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alorizzare il tempo è un favore che ci facciamo, nel rispetto della situazione che viviamo. Tuttavia, esso sembra esserci nemico: quante volte ripetiamo espressioni come “non so che fare” o “mancano ancora dodici ore prima di andare a letto”. In questi giorni queste parole potrebbero sembrare un po’ egoistiche, specie in una situazione così difficile, in cui lamentarsi di avere troppo tempo mi sembra assurdo. Scrivere qualcosa che contenesse dei consigli riguardo a cosa leggere in questi giorni, perciò, non mi è sembrato banale; al contrario, ho pensato a quanto possa essere necessario valorizzare, nel nostro piccolo, il tempo, rendercelo amico, impiegarlo in qualcosa di più utile ed intelligente – invece di sottovalutarlo - mentre c’è chi, tutto il suo tempo, lo impiega per noi. Ecco sei storie che penso, e spero, vi aiutino a trascorrere il tempo con la mente fuori casa, ma non fuori dal Mondo: Jack Frusciante è uscito dal gruppo, di Enrico Brizzi È da tempo che Alex sente il bisogno di urlare, insofferente alle regole, al benessere, alla banalità della sua esistenza. L’occasione sembra essere finalmente quella giusta, quando si innamora di Adelaide. Insieme capiranno, però, quale sia il prezzo della libertà e quanto costi davvero conoscere davvero sé stessi. L’imprevedibile viaggio di Harold Fry, di Rachel Joyce L’anziano Harold decide di mettersi in cammino attraverso l’Inghilterra per salvare la sua vecchia amica Queene. Per portare a termine la sua tanto derisa opera, mille chilometri di cammino e di incontri, diventerà l’emblema della libertà, dell’incoscienza più tenera, quasi invidiabile. Novecento, di Alessandro Baricco Nato e vissuto su un transatlantico, Novecento si rifiuta di scendere sulla terraferma. Egli però trova il modo per conoscere il mondo fuori dai finestrini: attraverso i clienti della nave conosce i profumi della terra e ne apprezza le albe. Il suono del suo pianoforte, poi, è il sottofondo di ogni viaggio. Ma l’ultima traversata, l’ultima suonata, però, Novecento la compirà da solo, pur di non abbandonare la piccola realtà che è tutto il suo mondo. Da questo romanzo si è ispirato il regista Giuseppe Tornatore, per La Leggenda del Pianista sull’Oceano.
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- cultura Il vagabondo delle stelle, di Jack London Un originalissimo romanzo della letteratura statunitense, in cui è narrata la storia di un particolare detenuto nel carcere di San Quentin, Darrell Standing, a fine ‘800. Il detenuto compie viaggi fuori dalle barriere della cella, che lo limitano fisicamente, vivendo le esperienze di innumerevoli personaggi, nelle più svariate epoche. Un libro che, come disse l’autore stesso, contiene una serie di racconti diversi, così come un uomo è capace di vivere innumerevoli vite allo scadere della propria. Le notti bianche, di Fedor Dostoevskij Un giovane ragazzo che vive totalmente isolato dal mondo passeggia per San Pietroburgo, nella magia inquieta delle notti bianche. In una di queste sere conosce una ragazza, a cui esternerà per la prima volta il suo sentimento di esclusione sociale, mentre lei gli parlerà della propria vita privata. Proprio quando per il giovane sognatore il prospetto di una nuova vita sta per realizzarsi, tutto scivolerà alle posizioni di partenza. Ti regalo le stelle, di Jojo Moyes 1937: tra le impervie montagne del selvaggio Kentucky, cinque giovani donne che amano i libri e la libertà danno vita ad una biblioteca itinerante. Tra di loro, la spregiudicata Margery O’Hare, uno spirito libero e fiero che non ha mai chiesto nulla a nessuno per sopravvivere, nemmeno all’uomo che ama, e la timida Alice Van Cleve, giovane inglese che per amore ha lasciato tutto senza trovare niente. Sotto l’immenso cielo della loro terra, sfideranno gli stereotipi degli uomini e la brutalità della vita, cambiando le loro vite per sempre. Un libro che è un’autentica dichiarazione d’amore per la lettura e la vita, un inno all’amicizia e alla solidarietà femminile, la storia che non si dimentica di cinque donne straordinarie. Per chi amasse leggere, ma non fosse particolarmente interessato a scomparire dentro vecchi tomi da biblioteca, propongo una serie di interessanti riviste che, visto il periodo straordinario che stiamo vivendo, sono accessibili gratuitamente: si tratta delle riviste del gruppo Mondadori Focus, Focus Junior, Donna Moderna, Casa Facile, Tv Sorrisi e Canzoni, Chi e Grazia, che regalano gratuitamente tre pubblicazioni, accessibili tramite il download delle medesime applicazioni. Elisa Leidi, 1993 anno 1 - numero 1
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COSA FARE PER SCONFIGGERE LA NOIA?
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metodi per ammazzare la quarantena
hi non ne può più di stare in quarantena? Penso un po’ tutti! Quindi per incoraggiarvi a stare a casa vi proponiamo di seguito una lista di simpatiche attività da fare rigorosamente a casa.
• Leggere dei libri • Portarsi avanti con lo studio • Cucinare (vi abbiamo proposto delle ricette) • Fare del workout (è pieno di app con esercizi da fare a casa) • Guardare dei film o delle serie TV (ve ne abbiamo proposte alcune) • Imparare i trend di tik tok • Prendersi cura di se stessi (fare una maschera per il viso, etc.) • Giocare a carte • Passare del tempo con la famiglia • Imparare il lettering • Imparare una nuova lingua • Provare a creare dei video simpatici • Fare dei collage • Disegnare • Scrivere qualcosa • Giocare con dei giochi da tavolo • Fare dei puzzle • Scoprire nuova musica • Riordinare la stanza • Fare shopping online • Pulire casa • Rispolverare ricordi d’infanzia • Chiamare gli amici • Riguardare delle vecchie prestazioni sportive (ve ne abbiamo proposte alcune)
Queste ovviamente sono solo delle nostre idee per incoraggiarvi a fare qualcosa di divertente senza bisogno di uscire, ma ci sono molte altre possibilità per sconfiggere la noia, sta a voi trovarle! Sofia Negretti, The Mask
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- svago
TIRIAMO SU IL MORALE! Dramma al circo. Per paura del coronavirus, si rifiuta di stringere la mano al collega. Morto trapezista. L’altro ieri ero alle poste, quando sono entrati due tipi con mascherine che hanno fatto qualche colpo di tosse. Panico generale. Poi uno dei due ha detto: “Questa è una rapina!”. E ci siamo tranquillizzati tutti. Dal dottore: “A prima vista lei mi sembra asintomatico. È stato tamponato?” “Sì, al semaforo” Acronimo di VIRUS : Vinceremo Insieme Restando Uniti Sempre. Un poliziotto vede un ladro rapinare una banca. “Ehi, non puoi uscire di casa!” “Ma ho l’autocertificazione” “Ah scusa, continua pure”.
C’è qualcosa di sottilmente ironico nel fatto che mentre si polemizzava sulle malattie portate dallo sporco povero, dal gretto migrante, dal barcone affollato, il coronavirus viaggiava in aereo in business class. Ho bisogno di un suggerimento. Per le vacanze di Pasqua mi consigliate: Divano Marittima, Cucina d’Ampezzo o Forte dei Bagni? Cosa ti rende felice? 2019: Nutella biscuits 2020: amuchina Italiani tutti chiusi in casa... i ladri chiedono il sussidio di disoccupazione. Durante la quarantena sto imparando molte cose. Oggi per esempio, ho scoperto che si può aprire il frigo anche quaranta volte in un’ora!
Coronavirus: la metro è sicura, i tempi di attesa superano quelli di incubazione. Ecco un giapponese che, rispettando la quarantena, è riuscito a non infettarsi dal coronavirus. Il suo nome è: Ristai Akasa. Mi sono alzato dal letto e coricato sul divano. Spero che tutta questa ginnastica di prima mattina non mi faccia male.
Alice Filisetti, Virginia Fauda e Tommaso Perico, The Mask
Io non ho il COVID-19. Io ho il CAG-8! anno 1 - numero 1
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10 BUONE RAGIONI PER ESSERE ITALIANO (SPORT EDITION) Alcune delle più grandi prestazioni sportive da parte di italiani da guardare e riguardare all’infinito
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uanto è difficile vivere in una situazione del genere senza nemmeno poterci godere le imprese dei nostri eroi sportivi?! Vi proponiamo noi la soluzione: un tuffo nel passato alla scoperta di alcune delle più grandi competizioni che hanno visto protagonisti dei nostri connazionali. Pallavolo: è passato meno di un anno dall’impresa delle ragazze della nazionale italiana, che hanno giocato un mondiale impeccabile fino alla semifinale. In quell’occasione purtroppo il gruppo serbo ha avuto la meglio sulle nostre ragazze, ma il match datato 9 settembre 2019 è stata una partita spettacolare. Nella stessa disciplina è giusto ricordare un’altra semifinale, questa volta maschile, alle Olimpiadi di Rio 2016. In quell’occasione i ragazzi di coach Blegnini si sono imposti sulla nazionale statunitense in una partita al cardiopalma conclusa al tiebreak. Pallanuoto: impossibile non citare il più recente successo del Settebello, la nazionale italiana di pallanuoto maschile, che lo scorso 27 luglio si è messa al collo la medaglia d’oro ai mondiali in Corea del Sud. Tuffi: indimenticabile il bronzo conquistato della nostra Tania Cagnotto dai 3 metri alle olimpiadi di Rio 2016. Nuoto: come non citare l’incredibile Federica Pellegrini con il suo successo più recente, quello ai mondiali 2019 che l’hanno vista sul gradino più alto del podio nella disciplina dei 200 m stile libero!
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anno 1 - numero 1
- svago Salto in alto: appartiene a Gianmarco Tamberi la medaglia d’oro ai mondiali indoor di atletica leggera, svoltisi a Portland nel 2016. Salto in lungo: ai giochi paralimpici 2016 la nostra concittadina originaria di Alzano Lombardo, Martina Caironi, si è distinta egregiamente, conquistando la medaglia d’argento nel salto in lungo. Tennis: mica tutti i giorni capita che due connazionali arrivino a giocare una finale del grande Slam; è successo nel 2015, quando a giocarsi il titolo agli US Open c’erano Roberta Vinci e Flavia Pennetta, partita conclusa con la vittoria di quest’ultima con il punteggio di 7-64, 6-2. Sci alpino e snowboard: per quanto riguarda le discipline invernali non possiamo certo lamentarci, con la nostra Sofia Goggia, residente a Bergamo, campionessa olimpica in carica in discesa libera di sci alpino; Michela Moioli, anche lei di Bergamo, vincitrice di snowboard cross alle stesse Olimpiadi della Goggia e vincitrice quest’anno della Coppa del Mondo. Quest’ultimo titolo conquistato nello sci da un’altra italiana, Federica Brignone che, proprio con la stagione che si è appena conclusa, è diventata la prima atleta azzurra della storia a raggiungere tale obiettivo (della sua stagione consiglio caldamente di riguardarsi il gigante di Sestriere, località in cui vinse anche sua madre nell’83). Biathlon: ci ha riempiti d’orgoglio ed emozione vedere i mondiali disputati dalla nostra Dorothea Wierer a casa sua, ad Anterselva, questo inverno (per poi concludere la stagione vincendo la Coppa del Mondo.) Due settimane di gare spettacolari dalle quali la pupilla azzurra è uscita con al collo due ori e due argenti. Calcio: non potevamo non chiudere questa lista con il sogno di tutti noi bergamaschi: l’Atalanta. Non mi sento di consigliarvi una partita particolare della Dea da rivedere, a voi la scelta! Matilde Zeduri, The Mask anno 1 - numero 1
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8 SPUNTI PER FAR PASSARE IL TEMPO 1. Appropriatevi della cucina e mettetevi ai fornelli con i video di chef Barbieri, che potete reperire facilmente su Youtube: vi permetteranno di imparare nuove, semplici e sfiziose ricette. 2. Imparate a risolvere il cubo di Rubik! I rompicapo (disponibili anche in versione digitale) sono un ottimo passatempo. 3. Che ne dite di un po’ di allenamento? Lo sappiamo, il divano è DAVVERO comodo, ma almeno una mezzoretta di movimento è importante ed è un ottimo modo per far passare questi interminabili giorni. Per questo, oltre agli innumerevoli video su Youtube, ci viene in soccorso la fantastica app di Nike Training: comoda e super fornita di allenamenti adatti anche alla cameretta. 4. Se l’allenamento aerobico non fa per voi e preferireste invece evitare uno sforzo fisico troppo intenso, pur muovendovi, vi consigliamo di provare con lo yoga! Noi di 1993 abbiamo testato una bellissima applicazione, Down Dog, che propone ottimi esercizi anche per i principianti, il tutto accompagnato dalle melodie più rilassanti. Da provare! 5. Approfittate delle nostre guide su film e libri, scegliete un classico del cinema oppure uno dei grandi romanzi che vi abbiamo consigliato, trovatevi un posticino comodo (all’aperto se disponete di un piccolo giardino o di un terrazzino) e rilassatevi! 6. Un consiglio prettamente femminile: se anche voi non trovate mai il tempo per dedicarvi ad una manicure completa, ora avete la possibilità di cogliere l’occasione al volo. Suggeriamo i colori brillanti, per una bella iniezione di positività! 7. Avete voglia di fare una bella chiacchierata con 8 amici contemporaneamente? Con HouseParty, l’applicazione del momento, potrete creare vere e proprie “stanze” digitali. HouseParty mette anche a vostra disposizione dei mini-giochi, come Trivia o Indovina il Disegno, che vi permettono di passare il tempo in compagnia. 8. In alternativa a quanto suggerito finora, potreste dedicarvi ad uno degli hobby più rilassanti in assoluto e, riscoprendo il vostro talento nascosto, mettervi a fare puzzle! Dai grandi mappamondi da 5000 pezzi, ai quadretti della nostra infanzia, di Hello Kitty o Spiderman, per chi non ha la pazienza di mettere insieme più di 15 pezzi! La redazione di 1993
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CORONASPORT L’amore Lo sport ai tempi del coronavirus
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n principio fu la Serie A. Un mese fa, il 22 febbraio, arrivava la notizia del rinvio di quattro partite del massimo campionato italiano di calcio. Si è alzato un polverone, poi placatosi davanti al crescere dell’emergenza: del resto si sa, ad un italiano puoi togliere tutto, ma non ci provare a toccargli il calcio. Da lì in avanti, il mondo dello sport è stato falcidiato da un susseguirsi di cancellazioni e di rinvii. Lo sport professionistico si è doverosamente fermato, stretto intorno alla popolazione colpita dal COVID-19. Per una volta, il buon senso ha prevalso sulla logica economica (non senza numerose polemiche, almeno in Italia). Forse la situazione poteva essere gestita in modo più razionale, ma tant’è. Esempio della poca organizzazione con cui si è affrontato il problema sono gli USA. In America è stato evitato fortunatamente il disastro, dato che il Super Bowl si è concluso ben prima della diffusione del virus, ma i provvedimenti sportivi sono incoerenti: i playoff di NCAA (basket universitario) sono stati cancellati mentre quelli di NBA solo rinviati. Va detto che, in caso contrario, si sarebbe assistito al suicidio di LeBron James, che finalmente arrivava alla fase finale con una squadra non composta da scappati di casa. Sempre il basket americano ha mostrato quanto il virus sia stato sottovalutato: durante un’intervista, il giocatore deanno 1 - numero 1
gli Utah Jazz, Rudy Gobert, ha risposto ad una domanda sul coronavirus toccando con le mani tutti i microfoni presenti in sala stampa: tre giorni dopo è risultato positivo al tampone.
Ricordiamoci che il giocatore è francese, come francesi erano coloro che volevano “puffare il virus”; in questi casi ai posteri l’ardua sentenza. Anche i danni economici subiti dal mondo sportivo, compreso ciò che vi orbita attorno (tv, sponsor, marketing…) sono notevoli, ma ad essi si penserà dopo, a bocce ferme. Intanto, anche le Olimpiadi tremano. Mancano 4 mesi alla cerimonia di apertura dei Giochi, mai stati così
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- svago in bilico. Nell’antichità venivano fermate le guerre per dare spazio alle competizioni, e dall’istituzione delle Olimpiadi moderne in poi erano state soppresse solo a causa dei due conflitti mondiali. Ora, però, la guerra è contro un nemico subdolo, invisibile: l’uomo, abituato ad avere il pieno controllo sul mondo, si sta dimostrando fragile. Può tentare di arginare e curare il contagio, non interromperlo di punto in bianco con un trattato. Le Olimpiadi in questo caso potrebbero anche svolgere al meglio la loro funzione unificatrice, rafforzando il sentimento di fratellanza fra gli uomini e le nazioni. Non ci sono però le condizioni, e la soluzione migliore, che consentirebbe agli atleti di potersi allenare ed arrivare pronti all’appuntamento che vale una carriera, è quella di posticipare i Giochi al 2021.
Dietro al mondo d’élite degli sportivi professionisti ci sono milioni di ragazzi che praticano sport a livello giovanile, amatori o persone che vogliono muoversi semplicemente per rimanere in forma. Per loro, il divieto di uscire di casa per praticare attività fisica è pressoché totale. Pochi sono i fortunati che dispongono di un giardino, i calciatori più appassiona-
ti deliziano i famigliari-spettatori con dribbling ubriacanti e tiri fenomenali, per poi subire la dura contestazione del capo ultras (la madre) dopo aver raso al suolo ogni mobilio. Non condividiamo fino in fondo né queste restrizioni né la demonizzazione messa in atto nei giorni scorsi nei confronti dei runner, additati quasi come degli untori. Fino a prova contraria, un po’ di attività all’aperto - da soli e rispettando le distanze - non può che giovare al corpo e alla mente. In una situazione così critica, però, è giusto rispettare le ordinanze e fermarsi: ci sono tanti modi per rimanere in forma anche restando a casa propria.
Abbiamo quindi sviluppato per voi una scheda di allenamento bella tosta: a settembre 2022, quando tornerete a scuola, spiccherete tra la folla per prestanza fisica e testosterone. Ogni sessione di training che si rispetti è preceduta dal riscaldamento, che scioglie i muscoli e prepara la mente. Recatevi dunque dal pater familias e comunicategli che non ve ne frega assolutamente un cazzo di cosa ha mangiato a pranzo, o di cosa ha fatto il suo capo nel fine settimana. A questo punto restate immobili mentre egli, offeso a morte, vi riempie di bot-
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anno 1 - numero 1
- svago te. I più audaci potranno inalberare un sorrisetto provocatorio, che susciterà un “Brutto animale, dovevo usare il preservativo quella sera!” e aumenterà il ritmo di percussione. Ora che vi siete scaldati - o meglio, ora che vostro padre vi ha scaldati, - potete iniziare. Per sviluppare la parte superiore del corpo vi consigliamo di imbracciare il Mocio Vileda e dare una bella pulita a tutta la casa. Infatti, il ripetitivo movimento di sfregatura potenzia braccia, dorsali e pettorali e affina la coordinazione oculo-manuale. Tuttavia, se siete dei lavativi e la vostra casa è un albergo, ricordiamo che anche una partita a scopa può aiutare a tonificare i bicipiti. Tutto dipende dall’energia con cui si calano le carte. Le gambe sono difficili da allenare in dieci metri quadri di stanza: è per questo motivo che l’unica soluzione possibile è approfittare della pisciatina serale del cane e organizzare i duecento piani più strani della vostra carriera di atleta. Dico più strani perché le uniche forme di vita sotto casa saranno il barboncino della mamma (che comunque caga come un rot-
tweiler), un tabagista settantenne e il suo meticcio con più trèmiti che pelo. Ripetete questa scheda in maniera costante e ben presto vi accorgerete che: il pavimento non aveva quegli aloni quando puliva Consuelo, scopa è un gioco pericoloso per l’integrità familiare e il vecchio tabagista non è portato per lo sport. (nota: se dopo dieci minuti che è steso per prendere fiato non si muove, datevela a gambe). L’unica cosa che non vedrete sarà il vostro fisico marmoreo che vi sorride al di là dello specchio, perché dieci ore davanti a uno schermo fanno male: fidatevi di noi, dei nostri brevetti di allenatori del minibasket e perseverate. Verranno tempi migliori, in cui lo sport tornerà ad essere motivo di aggregazione e unità. Vorremmo che questa terribile esperienza, una volta conclusa, facesse comprendere agli uomini che nel 2020 non ci sono più barriere fra individui e nazioni, ma che siamo tutti parte di un’unica collettività. E auspichiamo che non si diffondano solo i virus, ma anche la concordia e la fratellanza.
Samuele Sapio, Matteo Sangalli, e Alessandro Cecchinelli, Cassandra
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RICETTE ANTI-QUARANTENA
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ei in quarantena e non hai di meglio da fare che piangere e guardare il soffitto? Ti senti inutile? Non preoccuparti: lo sei. Ma non disperarti, perché noi ti diamo un modo per esserlo di meno, anzi, te ne diamo SEI, UNO PIÙ BUONO DELL’ALTRO! BARRETTE ALLO YOGURT Alessia Faustini, Cassandra
Ingredienti per 8 barrette: - 400 g yogurt greco - 45 g zucchero a velo - 50 g frutti di bosco - 30 g avena (la foto l’abbiamo fatta noi di Cassandra SGRANG) Procedimento: 1. Mescolare lo yogurt con lo zucchero a velo. 2. Aggiungere la frutta e l’avena. Ovviamente si possono sostituire con altra frutta o altri “toppings”. 3. Versare il composto in uno stampo rettangolare precedentemente incartato con carta forno. 4. Mettere in freezer una notte intera. 5. Togliere dal freezer e dallo stampo. Tagliare in 8 rettangolini. PLUMCAKE ALLO YOGURT Alessia Faustini, Cassandra
Ingredienti per 10 fette: - 250 g di farina - 1 vasetto di yogurt a piacere - 70 g di zucchero - Lievito - Acqua (la foto l’abbiamo fatta noi di Cassandra SGRANG x2)
Procedimento: 1. Accendere il forno ventilato a 180° 2. In una ciotola mescolare la farina, lo zucchero e il lievito. 3. Aggiungere lo yogurt. 4. Iniziare a mescolare il tutto aggiungendo pian piano dell’acqua (o volendo del latte) finché il composto non diventa cremoso. 5. Mettere in forno per 30 minuti. 6. Servire con zucchero a velo.
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- svago BISCOTTI ALLA CANNELLA Christian Dolci, Cassandra
Ingredienti per 30 biscotti: -Burro freddo 125 g -Farina 00 250 g -Zucchero 100 g -Un uovo -Due cucchiaini di cannella -Un cucchiaio di miele -Un po’ di sale (la foto l’abbiamo fatta noi di Cassandra SGRANG x3)
Preparazione: 1. Mescolare farina sale e cannella. 2. Aggiungere il burro a tocchetti, amalgamare bene bene. 3. Aggiungere lo zucchero, il miele e l’uovo. 4. Lavorare l’impasto, poi riporlo in frigo per almeno un’ora, avvolto nella pellicola trasparente. 5. Lavorare l’impasto, formare biscotti buonissimi di 5mm. 6. Infornare a 190° gradi per venti minuti. 7. Mangiare. NUTELLOTTI
Sofia Negretti, The Mask
Ingredienti: - 1 uovo - 1 barattolo di nutella - 150 g di farina - olio Preparazione: 1. Mescolare l’uovo con 180g di nutella. 2. Aggiungere la farina poco alla volta sempre mescolando. 3. Quando diventa appicciso impastare con le mani. 4. Ungere le mani con l’olio e realizzare delle palline con l’impasto. 5. Realizzare un buco su ogni pallina. 6. Mettere le palline in forno a 180° per circa 10 minuti. 7. Pulire tutto. 8. Riempire i buchi di nutella con una saccapoche o un cucchiaino.
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- svago MOUSSE AL CIOCCOLATO
Andrea Cenati, The Mask
Ingredienti: - 350 ml di panna fresca - 200 g di cioccolato - 80 ml di latte - 30 g di zucchero a velo Preparazione: 1. Cuocere in un pentolino, fino a ebollizione, latte e zucchero a velo. 2. Spegnere il fuoco e aggiungere il cioccolato a pezzi, facendolo sciogliere. 3. Farlo raffreddare e aggiungere la panna con movimenti regolari dal basso verso l’alto per non smontare il composto. 4. Versare la mousse in bicchieri o ciotole e lasciarlo raffreddare 1h in frigorifero o 20 min in freezer. CHEESECAKE AL LIMONE
Tommaso Perico, The Mask
Ingredienti: • Per la base - 200 g di biscotti secchi - 100 g di burro - 250 ml di panna fresca - 200 g di formaggio spalmabile - 300 ml di yogurt al limone - Succo di limone - 100 g di zucchero • Per la crema - 10 g di gelatina in fogli - 70 g di zucchero - 15 g di amido di mais - 100 ml di succo di limone - 100 ml di succo d’arancia Preparazione: 1. Preparate la base mettendo in un mixer i biscotti secchi e frullate finemente. Trasferiteli in una ciotola e unite il burro fuso. 2. Mescolate e trasferite il composto ottenuto all’interno di una tortiera di 24 cm con il fondo ricoperto da carta forno. Compattate il composto con un cucchiaio e lasciate indurire in frigorifero per almeno 15 minuti.
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- svago 3. Preparate la crema mettendo la gelatina in ammollo in acqua fredda. In un ciotola montate la panna a neve ferma. Unite il formaggio spalmabile e montate ancora; poi unite lo yogurt, il succo di limone e lo zucchero 4. Mescolate ancora con le fruste fino ad ottenere un composto omogeneo e liscio. 5. Scolate la gelatina in fogli e scioglietela in un pentolino con 2 cucchiai d’acqua. Aggiungetela alla crema e mescolate con le fruste. 6. Versate la crema sulla base di biscotti ben fredda e livellatela con una spatola. Rimettete in frigorifero per 3 ore o per una sola ora in freezer. 7. Preparate la copertura miscelando, in un pentolino, lo zucchero e l’amido di mais. 8. Aggiungete il succo di limone e quello d’arancia. Mescolate per bene, fino a sciogliere l’amido. Portate sul fuoco e, mescolando continuamente, fate addensare. 9. Versate la gelatina ancora calda sulla torta solidificata e distribuitela per bene con una spatola. Fate solidificare per almeno 10 minuti in frigorifero. Sformate e decorate con fettine di limone e foglie di menta fresca.
Alessia Faustini e Christian Dolci, Cassandra Sofia Negretti, Andrea Cenati e Tommaso Perico, The Mask
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TUTTO ESAURITO Written and directed by Quentin Tarantino
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iù in strada c’è una fila interminabile di persone che vogliono vedere l’ultimo capolavoro del grande regista. Non serve il biglietto per assistere, non costa nulla. Basta decidere di fissare il collo tozzo e sudato di un uomo, i capelli aggrovigliati di una donna, sciolti sulla schiena, la nuca sporgente e lucida di un anziano calvo. Basta decidere di farsi osservare a nostra volta, girati. Nessuno si volta, nessuno si guarda in faccia, nessuno discute. Qualcuno esce dalla proiezione precedente, frettoloso e chinato, stretto alla propria giacca e alle proprie borse, forse colpito dal finale, forse non l’ha nemmeno capito. Nessuno ha tempo per commentare, non ci sono i soliti ragazzini schiamazzanti, forti della loro spavalderia, che anticipano il film a chi aspetta in coda, non ci sono i soliti cinefili, pronti a rispolverare la loro collezione di aneddoti noiosi e parallelismi campati in aria. Non l’ha mai vista nessuno una cosa del genere, sembra fantascienza. È l’avanguardia cinematografica, la fusione della finzione con la realtà, lo schermo che si proietta direttamente dagli occhi di chi guarda, la pellicola che prende vita dai gesti degli spettatori, dallo scrocchiare dei popcorn, dalla gamba fatta accavallare. È un regista emergente, un pioniere sconosciuto, ma sono tutti in fila per lui, per il suo capolavoro. Ed eccoci dentro, in sala. Non ci sono seggiolini, ci sono scaffali interminabili, corsie infinite dove assistere alla pellicola. I carrelli si aggirano come spettri cigolanti, trascinati dalla frenesia spenta, dal panico pacato e celato di una mano coperta da un guanto. Qualcuno prende in mano la frutta, una mela. Ne sono rimaste solo di ammaccate ormai. Un verme scava la sua tana nell’incavo bruno e molle di una di queste, si contorce mentre mangia in fretta il suo pasto, la sua casa, preoccupato che gli venga tolta con quella mela la sua unica certezza.
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- svago Il corpo floscio e rosa si dimena, mentre la mano lo prende tra due dita e lo getta a terra, prima di appoggiare la mela in un sacchetto. Qualcuno invece avvicina le arance ai nasi e il profumo di terre ormai perse riesce a penetrare lo strato di plastica che li avvolge, prendendo il sopravvento sull’odore fastidioso di disinfettante. La testa ritorna alla calura estiva che scotta la gomma delle ciabatte, agli ombrelloni svolazzanti, alla sabbia nella retina del costume, alla fastidiosa insistenza delle zanzare. Sembra tutto così vicino, così tangibile eppure diviso da un mare di minuti interminabili. Il tempo passa lento quando l’orologio si rompe, e tocca scandirlo col calendario. Nessuno si guarda in faccia. Il film è un capolavoro tragico. Ogni spettatore si rende conto dell’ineluttabilità della trama, del finale che sembra ormai scritto, della propria debolezza e di quella degli altri spettatori, delle lacrime inevitabili che cerca di nascondere agli altri. E poi si esce. Nessuno applaude, nessuno fischia. Si torna a casa, a raccontare il film a chi non può vederlo. L’ennesima proiezione è finita e ne dovrebbe iniziare un’altra, ma le insegne luminose del cinema cambiano improvvisamente titolo: Tutto esaurito. Anche oggi record di incassi, c’è il tutto esaurito. È tutto esaurito, tocca tornare domani. Renato Parigi, Quinto Piano
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