Cassandra - Dicembre 2020

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CASSANDRA numero 102

anno XXV


EDITORIALE

A NATALE NON PUOI

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DICEMBRE 2020

È

da quando ero una primina timida e silenziosa, con lo sguardo solo sui libri e la testa bassa nei corridoi (ok, forse sono un po’ esagerata) che continuo a leggere gli editoriali di Cassandra e mi sono sempre chiesta se un giorno sarei stata io a scriverne uno. Ecco, quel giorno è arrivato, ma credo che sia l’unica delle mie aspettative ad essersi (effettivamente) realizzata, perché per il resto è tutto diverso. Ho sempre amato il Natale e credo sia il momento che preferisco in tutto l’anno… con le luci, gli addobbi colorati, il profumo dei biscotti alla cannella, le decorazioni nell’atrio del Sarpi che rendono in qualche modo piacevole anche andare a scuola (insomma… più o meno). L’atmosfera del Natale mette allegria e costituisce un ottimo pretesto per restare a scuola a mangiare tutti insieme dopo le riunioni di Cassandra, oppure per una serata in più con gli amici. Mi correggo, costituiva un ottimo pretesto. Ora è tutto diverso… vedo le luci che tanto amo e che mi fanno brillare gli occhi solo sull’albero di Natale in salotto e penso che quel bagliore abbia perso parte della sua “magia”. Cerco di comportarmi come prima, quasi come se volessi dimenticare tutto quello che ora non va per il verso giusto, ma non posso fare a meno di pensare a quante cose mi mancheranno in queste vacanze. Credo che in questo momento mi manchi anche l’aria gelida delle mattinate di dicembre, quell’aria che ha un profumo di inverno (non prendetemi per pazza, ma io lo sento davvero), perché in fondo mi manca un po’ tutto. “A natale puoi… fare quello che non puoi fare mai”, eppure quest’anno è il contrario perché tutti i momenti che rendono speciale il nostro Natale, come pranzi e cene in famiglia, come aprire i regali tutti insieme, come stare con i nostri amici, non sono permessi. Quella canzone così bella, che ogni anno sentiamo e che conosciamo meglio dei tormentoni estivi, sembra quindi totalmente inadatta. Sembra che non esprima più il clima natalizio, ma che, al contrario, porti la nostra mente ad immergersi con nostalgia nei ricordi degli anni passati. In realtà il brano non si ferma qui, ma prosegue e il resto è ancora molto attuale… possiamo riprendere a sognare, ad amare, possiamo

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EDITORIALE riprendere “quel tempo”, per noi e per chi amiamo, per quelle persone che la lontananza non porterà mai davvero via da noi. E anche se quest’anno il tempo sembra essersi fermato, anche se vorremmo dimenticare gli ultimi mesi e tornare allo scorso dicembre, in ogni momento vale la pena di cercare attimi di preziosa felicità, brevi e fuggevoli istanti che illuminano il nostro Natale come piccole stelle una notte velata di nuvole. Sono questi momenti che possono fare la differenza, in particolar modo ora, quando attaccarsi ai ricordi degli altri anni o pensare come sarebbe potuto essere questo Natale senza virus rischia solo di portare un’inutile ulteriore tristezza. Perciò il mio augurio è di guardare le luci dei vostri alberi e di mangiare più biscotti che potete, cercando di rendere questo Natale unico. Unico non significa perfetto, perché non potrà essere perfetto, ma rendetelo indimenticabile e, soprattutto, rendetelo vivo. Buon Natale! Zoe

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INDICE

SARPI

Cos’è che crea l’atmosfera natalizia? Christmas all around the world Sarpivision song contest

ATTUALITÀ

Democrazia, tra valori e retorica Albero di Natale: meglio vero o finto? I can't breathe

CULTURA

Midnight Sky O muthos deloi oti: grandi speranze Cinque pezzi facili - Natale

NARRATIVA

Scarpe Uscita al passa San Marco Bianco nero Cosmo

SPORT

Telecronaca da tubo

pag 6 pag 8 pag 10 pag 12 pag 14 pag 16 pag 17 pag 18 pag 22 pag 23 pag 24 pag 26 pag 27 pag 28

TERZA PAGINA Oroscopo natalizio Test swag Ipse dixit

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pag 30 pag 32 pag 34


SARPI

COS’È CHE CREA L’ATMOSFERA NATALIZIA?

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uest’anno non è stato facile per nessuno (ha fatto schifo e non vediamo l’ora che finisca, niente eufemismi dai), però sta per arrivare il momento che tutti preferiamo: il Natale! Ebbene sì, siamo in quel periodo dell’anno in cui beati i primini che si illudono di potersi riposare, quando in verità ci viene scaricato addosso un camion con rimorchio di compiti. Sotto sotto però, nonostante il covid, la quantità spropositata di studio e quella spruzzatina striminzita di neve con cui non si può fare nemmeno un pupazzo decente, quasi tutti abbiamo bisogno del Natale e di tutte le belle cose che porta con sé. Perciò noi della redazione di Sarpi abbiamo deciso di condividere i nostri momenti preferiti del periodo natalizio, per cercare di ricordare cosa rappresenta il Natale per noi povere anime depresse: un raggio di luce in un’esistenza di verbi irregolari e tendenze suicide. Buona lettura e su col morale che il Natale è sempre il Natale! Irene Fiocca & Vittoria Castelli, IVG Ciò che crea l’atmosfera natalizia in casa mia è lo zucchero a velo del pandoro sparso per la cucina, le lunghe giocate a carte durante i giorni di vacanza e, anche se banale, il mucchio di regali che pian piano si alza che ci rende sempre tutti un po’ entusiasti.

Ad abbellire questa meravigliosa atmosfera c’è la casa addobbata, un bel presepe e un albero luminoso. Le strade sono piene di luminarie e per le vie ci sono tante persone che chiacchierano davanti alle bancarelle dei mercatini natalizi. Il Natale è una delle mie feste preferite perché è un momento dove anche la creatività ha sfogo: infatti con la mia famiglia realizziamo diversi oggetti per il presepe, che ogni anno aumenta i suoi componenti. Tutto questo è possibile grazie al maggior tempo libero a disposizione: il Natale per me è anche dedicarsi del tempo per fare tutto quello che normalmente non si riesce a fare e sentirsi con per-

Alice Pesenti, IF Se penso al Natale, penso ad un momento di quiete e tranquillità, in cui si ha più tempo per stare con la famiglia, leggere un libro o vedere un bel film. È un periodo dell’anno in cui si ferma la vita frenetica di tutti i giorni per prenderci una pausa. Il Natale è anche un momento di gioia e di unità familiare.

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SARPI Sarà banale ma del natale amo praticamente tutto: il cenone con i parenti, che è buono anche se non siamo capaci a cucinare, le luci e l’atmosfera che si respira un po’ ovunque, le canzoni di natale mentre fai l’albero e che finisci per ascoltare sempre, i biscotti di pan di zenzero che, anche se ti impegni, si bruciano sempre sui bordi, i maglioni imbarazzanti al massimo ma che non ti vergogni di indossare perché tanto li hanno tutti, il Babbo Natale segreto, e potrei andare avanti per ore. Tutto assume quell’aria un po’ di magia.

sone che abitano lontane e non vediamo spesso. Chiara Bonetti, IF Sembra assurdo pensare al Natale in un anno così particolare. Tutti che parlano di annullare il Natale o di un Natale più “discreto”. Insomma basta rimanere qualche mese in casa che ci trasformiamo tutti nel grinch. Io personalmente credo nello spirito del Natale, dopo un anno del genere, penso sia fondamentale cercare di raccogliere quei frammenti di spirito natalizio che questo maledetto virus non è riuscito a toglierci. Perché si sa, il Natale è famiglia, è amici, è compagnia, ma non solo. Il Natale è questo strano fenomeno per il quale basta appendere delle lucine ad un albero e lanciarsi un paio di palle di neve per sentirsi bene. Quest’anno siamo costretti a fare dei sacrifici, siamo costretti a rinunciare alla specialità della nonna per essere sicuri di poterla riabbracciare quando tutto questo sarà finito. E ci sono persone che purtroppo sanno che il loro ultimo abbraccio l’hanno già dato. Concordo che è praticamente impossibile, dopo tutto questo, credere al Natale, ma io non demordo: dopo un anno del genere, abbiamo tutti bisogno della magia del Natale. E se basta Mariah Carey per sentirci tutti un po’ più buoni, allora spariamola a tutto volume dai balconi. E forse, il Natale sarà salvo.

Margherita Monticelli, VB La tacchina farcita solo per me. Nel senso tutta una tacchina. Intera. Col ripieno, che mangio solo io. Jacopo Testa, VD Per me il Natale è una giornata completamente staccata dal resto dell’anno, più rilassata, in cui godermi l’atmosfera festosa, i regali ricevuti ma soprattutto la compagnia di alcuni cugini a cui sono molto affezionato. Quando ci ripenso mi balenano subito in mente alcuni particolari: la neve che ricopre di un sottile strato il mio giardino e gli alberi circostanti, il camino acceso con il suo calore e gli schiocchi della legna ardente, le finestre decorate con addobbi quasi più vecchi di me, i sorrisi dei parenti riuniti. Matteo Sangalli, ex sarpino

Viola Maggioni, IF

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SARPI

CHRISTMAS ALL AROUND THE WORLD C

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hristmas in Russia is very different, starting from the fact that they don’t celebrate it on the 25th of December, but on the 7th of January: after the Revolution of the Bolsheviks, they had to follow another calendar, called Gregorian Calendar. The celebrations last for 12 days (from the 6th of January to the 18th) and each one has to be lived in a certain manner and is dedicated to a different saint. The Christmas period is lived in a much more altruistic and spiritual way than in Italy: presents are the least important thing of the festivity, as they should be; as a matter of fact people share their gifts only on the night of December 31st. What really matters is being nice to each other, to have a good time with the family and, of course, to celebrate the birth of Jesus. Personally, I appreciate this approach to Christmas much more because it embodies the real meaning of the festivity; in Italy I’ve seen my favorite day slowly become a profit opportunity and lose all the magic it has always brought with it. What it used to be the most awaited moment of the year is now just something that has to be done. While in Russia, as I said, Christmas still brings joy in people’s houses and, according to what my mom told me, I’d really like to pass it there with my grandmother and friends. Traditions are the heart of the festivities and are often linked to religion: the Christmas dinner consists of 12 different courses such as the number of

the Apostles. In Russia they are also very superstitious and, in order to bring luck to families all year round, on Christmas Eve and Christmas morning, children used to walk around the city throwing wheat and rice, which could not be cleaned up until late night, into houses. They also sang songs from door to door and families, to show their appreciation, invited them to

sit at the table, offering all the delicious dishes they had. In Russian culture Christmas also has a magical side! Especially among teens, there’s the belief that during the holy night every wish comes true, but only if you strongly believe in it. You could even dream about something in your future (often your next love)!

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SARPI Christmas in the UK is quite different to the Russian one. It’s not surprising to know that Christmas is one of the best and most awaited holidays of the year. If you’ve ever had the chance to roam London’s streets at Christmas time, you will understand the unconditioned emotion that one feels when surrounded by beauty, by happiness and by frenetic excitement for what is to come. You will also remember the amazingly decorated shop

but at Christmas you can really detect the warmth and their love for each other. Of course the business surrounding Christmas is humongous, especially in London. But to my young eyes everything seemed perfect. One of the best London features at Christmas time is probably the Christmas Winter Wonderland fair at Hyde Park. Tourists that walk close to the park will be able to appreciate the sweet scent of cotton candy. But let’s move out from the city and concentrate our attention on the countryside. Here religious traditions and family occasions are even more important and marked. People usually attend Sunday church and so a close-knit christian community exists. If you ever have the pleasure to attend to one of their Christmas meals you will savour the delicious meat with gravy and the amazing pudding for dessert with children tiering up their Christmas crackers. Every country has its traditions: countries like the UK and Russia have very different ones but at the same time they share an amazing spirit which combines family with love. In west-European countries the gift tradition is definitely more marked than in eastern countries: there is definitely a consumist aspect behind this holiday and more the years go by, more this cold approach to Christmas makes itself heard. It’s definitely a negative prone aspect but gifts can also be a way to showcase love and affection for others. Sometimes just some chocolate or some decorated tissues can make the difference. Let’s all remember, especially this year, that Christmas is Christmas and as Hugh Grant said in the film Love Actually: "At Christmas, love is all around".

windows and all those delicious cakes, pastries and biscuits that are sold in local market stalls. You will also distinctly recall the people surrounding you: people shuffling in buses all wrapped up in their wool clothes, people buying gifts for their loved ones, people smiling at you while walking down the streets because “it’s Christmas time” or even people laughing with some hot wine at the pub, wishing their friends a “jolly” good Christmas and a happy new year. Everywhere you go, the distinct smell of freshly baked cinnamon bread will completely inhale you in it’s delicious scents. It’s not an unfounded stereotype that the English are cold beings

Anastasia Anzano, IVG & Maddalena Foschetti IID

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SARPI

SARPIVISION SONG CONTEST: CAPODANNO I

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n questo numero del Sarpivision Song Contest vi abbiamo chiesto quali siano le canzoni che più vi ricordano o rappresentano il capodanno. Ecco i risultati:

The Nights - 2014

L'anno che verrà - 1978

Volare - 1958

Ebbene sì, la canzone vincitrice è L’anno che verrà di Lucio Dalla. Una canzone che denuncia una situazione di difficoltà e trasmette speranza per l’anno venturo. Non a caso il brano venne scritto nel 1978, un anno costellato di tragedie nazionali (il delitto Moro e il dilagare del terrorismo; la morte misteriosa di Giovanni Paolo I; le dimissioni del Presidente della Repubblica Giovanni Leone, sospettato di corruzione), cui Dalla fa riferimento nel testo, a volte ironicamente: Si esce poco la sera compreso quando è festa / e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra. È chiaro come i sarpini si ritrovino in questo brano e nel suo messaggio di speranza, dato il non felicissimo 2020 che tutti stiamo vivendo. Detto ciò, regaz, prendete in mano il vostro oggi per realizzarvi nel domani, DPCM permettendo. Al secondo posto troviamo The Nights di Avicii, che vince una bella medaglia d’argento. Uscita l'1 dicembre del 2014, questa canzone racconta di un uomo che ricorda cosa gli ha detto il padre da giovane: vivere la vita al massimo, senza rimpianti e senza mai tirarsi indietro. Ogni volta che si ascolta questa canzone ci si sente liberi, giovani e pieni di adrenalina per affrontare qualsiasi cosa ci accada. Inoltre ha un bellissimo ritmo che ci impone ogni volta di ballare come se non ci fosse un domani e ascoltarla a volume altissimo (per la fortuna dei vicini). Possiamo quindi concludere che questa canzone può essere riassunta con la frase: we are ready to conquer the world!.

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SARPI Sull’ultimo gradino del podio troviamo davvero un classico senza tempo. Volare, originariamente depositato alla SIAE come Nel blu dipinto di blu, è probabilmente la canzone italiana più famosa di sempre. Dalla vittoria di Sanremo ad oggi, ha portato Domenico Modugno e l’Italia in tutto il mondo, vincendo, tra le altre cose, tre Grammy. Si stima inoltre che abbia venduto 22 milioni di copie e che sia quindi la quinta canzone più venduta di sempre. Questo pezzo non ha davvero bisogno di presentazioni e, nonostante quest’anno abbia spento 62 candeline, è sempre rimasto attuale, come dimostrano le innumerevoli versioni e cover che si sono susseguite negli anni – fra gli interpreti più famosi ricordiamo Louis Armstrong, Frank Sinatra, Paul McCartney e David Bowie. Fun fact: quando nel 1958 Modugno si presentò con questo brano all’Eurovision ottenne solamente il terzo posto; passano gli anni, cambiano i -vision, ma la medaglia di bronzo per Volare resta una certezza. Bad luck, Domenico. Menzioni onorevoli: Moves Like Jagger, Maroon 5 Facile da ballare e dal ritmo accattivante, vi assicuriamo che Moves Like Jagger dei Maroon 5 è assolutamente irresistibile! La band americana ha dedicato questa canzone a Mick Jagger, il frontman dei famosissimi The Rolling Stones e, con il suo videoclip ingegnoso e divertente, invita ad imitare il modo di ballare e i movimenti del cantante, come infatti si può intuire dal titolo. Grazie a questo brano state pure certi che anche al vostro amico più pigro, che vorrebbe passare il capodanno sul divano con Netflix e copertina, verrà una voglia matta di lanciarsi in mezzo alla pista da ballo, quindi su, scatenatevi tutti come Jagger! Luci a San Siro, Roberto Vecchioni Luci a San Siro è la tipica canzone malinconica che ti ritrovi ad ascoltare alle tre del primo giorno dell’anno. Roberto Vecchioni fa uscire il brano nel 1971, dai caratteri autobiografici racconta nostalgicamente della sua gioventù passata a Milano, del mondo della musica che vuol sentire canzoni commerciali che parlano di “buone donne” e di amori. Lui dice che, se deve, riesce solo cantare della sua amata. Questo brano sa di notte, di freddo e di San Siro, super adatto al Capodanno 2021 che si prospetta una festa molto nostalgica. Cari sarpini, continuate ad ascoltare musica e soprattutto partecipate ai prossimi Sarpivision Song Contest su Instagram - @cassandrailgiornale Stay tuned. Leonardo Umberto Gambirasio & Riccardo Dentella VE, Lucia Chiari IIIA, Maddalena Foschetti & Martina Musci IID

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ATTUALITÀ

DEMOCRAZIA, TRA VALORI E RETORICA È

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onesto manipolare la realtà con la retorica? Se la facciamo apparire in un certo modo, non è forse quella da noi espressa la vera realtà? Sicuramente la realtà ci restituisce una visione molto complessa, con varie intermittenze, lacune, zone invisibili, che si riparano dal nostro occhio critico. Le nostre parole, dunque, spesso sono come una colata di luce che svela una strada notturna e dissolve la nebbia. Le parole sono lo specchio della realtà, che, in modo latente e accorto, la ribaltano, la fanno rifrangere in maniera solo apparentemente combaciante a ciò che davvero vediamo. Forse è intrinseco all’azione del comunicare e del descrivere lo snaturare la forma silente degli spazi e degli oggetti che ci circondano, uno spesso filtro che dilata e restringe a suo piacimento. Non c’è una retorica univoca, le parole non solo dipingono il mondo: sono dei pennarelli che sbavano ai bordi e finiscono per disegnare altro. Ma non è forse un bene andare oltre? Non è forse una meraviglia umana quella di maneggiare la realtà e, nel farlo, inventare sistemi e regole sconosciuti? Certamente sì, ma non si deve cadere nella concezione sconcertante di Gorgia, che afferma l’inesistenza e l’incomunicabilità della realtà. C’è una parte di vero in questo: la trasposizione in parole della realtà, ovvero condensarla e scioglierla in suoni e significati, così da coglierne il nettare più profondo, è tradire la stessa, perché tradurre, in fondo, non è

altro che piegare a degli schemi non suoi l’essere delle cose. Esistono varie interpretazioni di un fatto, ne esistono varie sfaccettature, ma esiste il fatto, scarno e puro e non bisogna dimenticarlo. La retorica deve essere un braccio, un’articolazione della verità, non una negazione della stessa; il dibattito non deve essere la morte della verità, ma la sua ricerca. Servono dei punti cardinali, per muoversi in questo sconfinato mondo… Per lunghissimi anni, in un iterato e complesso processo storico, si è avviato un progressivo smantellamento di valori, letti precedentemente in chiave assoluta, che gravitavano indiscussi e immotivati sulla nostra vita e illegittimamente la alteravano. I dogmi che cadono dall’alto, vuoti di argomentazione, spogli di qualsiasi dibattito, sono il segnale o la base della dittatura, della parola che diviene legge. La “de-dogmatizzazione” è stata una breccia che ha aperto un varco verso l’incrocio e l’intreccio dei punti di vista, concordi o meno, e verso il dibattito. Poiché l’assenza di discussione è ignoranza, il dogma è disinformazione, opposizione alla democrazia, che può far affondare le sue radici solo in un contesto di apertura. Possiamo considerare i sofisti i primi veri fautori del dibattito nel mondo antico, coloro che erodono i dogmi dalla loro posizione preminente di verità assolute a quella fragile di opinioni confutabili. Questo aspetto è

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ATTUALITÀ espressione di modernità: bisogna raccogliere l’invito dei sofisti a riconoscere l’esistenza di molteplici punti di vista. È notevole il passaggio da un’architettura prima dogmatica, che, ora, invece, si sbilancia in possibili interpretazioni. Tuttavia, non si deve aderire completamente al comportamento dei sofisti, né portarlo agli estremi: bisogna considerare gli effetti di un eccessivo relativismo. Si pensi banalmente alla geometria euclidea. Alla base di tutte le dimostrazioni, sono stati eretti dei pilastri, che rimangono stabili, intoccati dall’impetuoso mare delle discussioni, pilastri che non sono oggetto delle dimostrazioni, ma ne sono lo strumento essenziale. Vale la stessa cosa per la società. Proprio per sostenere l’esistenza di un dibattito, si necessita non di verità assolute, ma almeno condivise razionalmente ed eticamente, che ne rappresentino un saldo collante; perciò la democrazia deve forgiare un suo specifico linguaggio di comunicazione, congruente alle sue premesse e ai suoi obiettivi, modellando la lingua. Se, infatti, il totale relativismo determina l’impossibilità di comunicare, poiché gli individui si stagliano in dimensioni inconciliabili e

adoperano linguaggi intraducibili, senza alcuna corrispondenza tra di loro, allora è necessaria una restaurazione che sottragga alla cavillosa lente del dibattito alcuni termini e concetti, che devono costituire il terreno comune da cui coltivare la diversità. Il linguaggio della democrazia deve possedere una finalità collettiva, ovvero deve rispecchiare gli interessi del singolo, mediandoli con quelli della comunità. Ciò consente ai pensieri di associarsi e intrecciarsi, senza collidere, costituendo un tessuto di proposte e idee vantaggiose e utili. Inutili, invece, se non addirittura dannosi, sono quei linguaggi polemici e non politici, che innalzano muri e barriere, sgretolando il terreno comune del dibattito e della pluralità. Ci deve essere libertà di parola, ma dobbiamo usufruirne in modo oculato, esercitando tale diritto sulla base di quel maturo senso della responsabilità che della democrazia è causa ed effetto. La libertà, infatti, per essere effettiva, ha nella sua stessa struttura un codice di regole che la distinguano dall’anarchia.

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Davide Bonacina, IIF


ATTUALITÀ

ALBERO DI NATALE: MEGLIO VERO O FINTO?

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rmai fare l'albero di Natale è una tradizione per tutta l'Italia: molte famiglie lo addobbano l'8 dicembre, il giorno in cui si festeggia l’Immacolata Concezione. È proprio in questo periodo che tutti si chiedono se sia meglio un albero di Natale vero o uno finto, nel tentativo di ridurre al minimo l’impatto ambientale. Questo articolo è stato scritto apposta per chi, ogni anno, si pone questo dubbio. Vediamo nel dettaglio i vantaggi e gli svantaggi dell'uno e dell'altro tipo. Ormai 7 famiglie su 10 usano alberi di Natale finti (dico ormai perché prima degli anni ’90 non esisteva ancora questo modello). L'albero di Natale finto sostituì quello vero a metà degli anni ‘90, quando quest’ultimo venne accusato di essere causa di deforestazione perché considerato (ed era proprio così!) usa e getta. A quei tempi il dubbio intorno al quale ruota questo articolo non c'era. Oggigiorno invece, ci siamo resi conto che anche l'albero di Natale finto, durante la sua produzione, inquina l’ambiente, fattore non considerato quando entrò in commercio questo modello. In quel periodo vennero considerati altri fattori, come ad esempio il fatto di essere riutilizza-

bile. Oggi si predilige l'albero di Natale finto anche per un motivo di tipo psicologico: a molte persone fa senso l'idea di dover tagliare un albero per utilizzarlo neanche un mese. Ma il botanico Clint Springer sminuisce l'impatto ambientale legato all’acquisto di un modello vero, perché le specie utilizzate non crescono in una foresta

ma in vivai, quindi sono “fatti apposta" per essere comprati e usati come alberi di Natale. Diventano inquinanti quando comprati senza radici (oltre al fatto che la vendita è illegale) e buttati subito dopo l’Epifania; infatti il valore dell’impatto ambientale di un albero di Natale vero acquistato con le radici è quasi pari a zero. Quando lo si compra bisogna trattarlo con molta cura: infatti far passare l’albero di

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ATTUALITÀ Natale da una temperatura esterna di quasi 0°C a una di circa 22°C non è l’ideale, meglio metterlo per un po' di giorni in un locale intermedio come un garage o una taverna illuminati, aventi una temperatura di circa 10°C. Però la ISA (Società Internazionale Arboricoltura) consiglia di non tenere un qualsiasi vegetale abituato a stare all’esterno per più di una settimana in casa, quindi come fare a tenere un albero di Natale vero con le radici in casa per minimo un mese? La risposta è semplice: basta innaffiarlo regolarmente e, se possibile, vaporizzare l'acqua sui rami, tenendolo lontano da fonti di calore per evitare il rischio che si possa innescare un incendio. Quando sarà finito il periodo delle feste e l’albero di Natale non servirà più, la cosa migliore da fare sarebbe tenerlo a casa in un vaso più grande, piantarlo nel proprio giardino o riconsegnarlo al vivaio in cui lo si è acquistato per poter essere riutilizzato in futuro e per fare del bene all’ambiente. Molto diversa è invece la produzione degli alberi finti: una consistente percentuale di questi viene prodotta in Estremo Oriente e trasportata per lunghe distanze fino al destinatario; molti sono fatti in plastica come PVC, altri con derivati del petrolio come il polietilene e pochi invece sono quelli fatti in alluminio. Soltanto con la produzione di uno di questi tipi di albero di Natale (nel modello con altezza pari a due metri) vengono rilasciati nell'ambiente circa 40 kg di anidride carbonica.

In conclusione, per le feste è meglio acquistare un albero di Natale vero (ovviamente seguendo le precauzioni elencate precedentemente) rispetto a uno finto, perché meno impattante rispetto a quest'ultimo. Volendo, però, si

può comprare un albero di Natale finto, a patto che si conservi per almeno due decenni: solo a questo punto l'impatto ambientale sarà più o meno lo stesso.

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Enrico Pellegrino, IF


ATTUALITÀ

I CAN’T BREATHE C

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redo che tutti oggi ricordiamo le proteste che a giugno, in America e in tutto il mondo, hanno fatto tanto rumore e hanno smosso qualcosa, in tutti noi. Questo è stato il frutto del movimento Black Lives Matter, un’organizzazione internazionale per i diritti umani originaria della comunità afroamericana, che combatte contro la violenza e il razzismo sistematico. Ma cos'è il razzismo? La discriminazione razziale è un’idea preconcetta, che vede la specie umana divisa in razze e di conseguenza una di queste si consideri al di sopra delle altre, creando una vera e propria gerarchia. Oggi, esistono due tipi di discriminazione razziale. Quella diretta, le battute, le prese in giro, e quella peggiore, sottile, che è presente da secoli. Essa è un pensiero malato che si è insinuato nella società in comportamenti apparentemente neutri: come quando un amico o un collega ci fa capire che siamo diversi, che siamo di troppo, e ci toglie gli spazi e la parola. Nessuno nasce razzista, tuttavia è qualcosa che impari fin dal primo giorno in cui nasci. Questo è il mondo di oggi, ma è anche esattamente il mondo di 400 anni fa, in cui il razzismo ha iniziato a farsi spazio. 400 anni di oppressione, fisica e mentale; manipolatoria, con lo scopo di far perdere alle comunità il senso di unità, di gruppo: è l'obiettivo di far sentire vuota, invisibile e inutile una persona. E’ esattamente questo che Black Lives Matter sta cercando di combattere. Queste

persone si battono per porre fine alle atrocità che dal giorno in cui sono nati devono subire per il colore della loro pelle, per dare una possibilità ai loro figli di crescere e non doversi sentire dire ‘No, tu non ce la farai’, per fermare veramente la xenofobia e l'afrofobia che, anche se silenziose, oggi sono radicate nel nostro sistema. Ma il peggior mostro è l’indifferentismo. Mi spiego meglio: nella mia vita ho incontrato davvero tante persone convinte che il razzismo fosse morto, non esistesse più; oppure persone che non si sentivano nemmeno tirate in causa in questo movimento perché ‘Finché godo della MIA libertà, perché devo interessarmi a quella di persone che nemmeno conosco?’. Il punto è proprio questo: la società è formata da miliardi di persone diverse, ma collegate impercettibilmente tra loro, e se qualcosa va a fondo, trascina tutto il resto con sé. Per tale motivo, ogni singola persona deve impegnarsi, interessarsi e portare avanti questa causa. Forse in futuro il razzismo sarà una cosa dimenticata, ma adesso sicuramente ancora no, e, se posso dare il mio contributo scrivendo per Cassandra, spero servirà a qualcosa. Non voglio stare più ferma a guardare in un mondo dove se hai la pelle di un altro colore sarai sempre più spesso preso di mira, escluso, temuto, solo. Non è più giusto stare zitti, non più.

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Margherita Zagaria, IF


CULTURA

MIDNIGHT SKY M

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iley Cyrus, a lungo etichettata come immorale e indecente, torna sulle scene e sbaraglia la critica. E così Midnight Sky, il pezzo del suo ri-esordio, che da settimane scala le classifiche, non è solo il manifesto della rinascita, ma anche un testo in cui tutti possiamo ritrovarci e da cui possiamo trarre il coraggio per mostrare agli altri ciò che abbiamo dentro, o, come direbbe lei, 'the fire in our lungs'. It’s been a long night and the mirror is telling me to go home, but it’s been a long time since I felt this good on my own. I primi due versi rimandano la mia mente ai quei sabati sera in cui torni a casa, ti guardi allo specchio e ti accorgi che non ti manca proprio nulla. Ti vedi bella. Ti senti forte. E ti rendi conto che non importa quante persone sbagliate troverai sulla tua strada, non c’è nulla di te che devi cambiare. Se non i tuoi gusti in fatto di umani, forse. The midnight sky is the road I’m taking, head high up in the clouds. Quando quaggiù sembra tutto pesante, rivolgi lo sguardo al cielo, lascia che la tua testa si perda nell’universo, che i tuoi problemi sembrino microscopici rispetto al resto. I was born to run, I don’t belong to anyone. Punto più alto di questo inno all’indipendenza, questo verso descrive perfettamente la condizione di chi, conclusa una storia, si sente liberato da un peso opprimente, e per questa leggerezza si sente in colpa. Per stare bene però, a volte, basta essere sufficientemente audaci da allontanarsi da qualcuno che, per quanto buono, ci fa conoscere la precarietà di una storia senza futuro. Per stare bene, a volte, basta essere sinceri e ammettere, a se stessi e all’altro, la fine di un sentimento che, a 17 anni, non può che essere mutevole e volubi-

le. Per stare bene, a volte, basta essere veri. Everybody’s talking now. Perché la gente parla, critica, ciancia. Non solo di persone che non conosce, ma anche di fatti e situazioni di cui ha sentito parlare di sfuggita su un pullman, per strada, ad una festa. E quando tu sei oggetto del gossip hai solo due opzioni: lasciarti travolgere oppure cogliere l’opportunità di imparare, finalmente, a non curarti delle opinioni di chi non conosce la tua storia e per te non prova affetto, ma invidia. E poi Bob Marley direbbe “So di non essere perfetto, ma chissenefrega. Anche la Luna non è perfetta, troppo piena di crateri.” Said “It ain’t so bad if I wanna make a couple mistakes”. Siamo umani, take it easy. L’errore è contemplato, ma sappiate che il chiodo-schiaccia-chiodo non funziona. Forte ed empowering: questi due aggettivi non solo si sposano alla perfezione con il pezzo ma anche con Miley, che ha dovuto perdere una parte del suo cuore per ritrovare se stessa. Ha dovuto liberarsi delle catene di un amore che la opprimeva per scoprire di essere libera. Ha dovuto allontanarsi dalle scene per costruire una nuova immagine di se stessa. Ma oggi, più bella e carismatica che mai, dimostra che per trovare la serenità è necessario amare se stessi. Perché solo noi stessi possiamo amarci in quel senso assoluto in cui i nostri amanti si perdono, solo amando noi stessi possiamo amare davvero gli altri. Quando, prima del decollo, le hostess consigliano di pensare prima a se stessi in caso di incidente fanno riferimento a questo: solo se mi prendo cura di me stesso posso stare bene, e quindi, poi, aiutare chi mi sta attorno. Miley, quindi, avvisa: leave me or love me.

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Chiara Occioni, IVH


CULTURA

O MUTHOS DELOI OTI: GRANDI SPERANZE

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ambini e adulti. Chi fra i due influenza maggiormente l’altro? Per rispondere a questa domanda, prenderemo in riferimento un romanzo del famoso scrittore britannico Charles Dickens: Grandi Speranze. Esso tocca quest’argomento fin dalle prime pagine, descrivendo la rocambolesca infanzia del piccolo protagonista Pip, orfano di entrambi i genitori, cresciuto con una manesca e alquanto suscettibile sorella ed il marito di lei, uomo di poca cultura ma di animo buono che, sottomesso alla moglie, trova in Pip un alleato. Due figure imponenti di adulti, rispettivamente un uomo e una donna, meritano di essere citate qui di seguito, in quanto influiscono molto nel corso del romanzo su Pip, rappresentante la figura del bambino, ma che verranno sorprendentemente influenzate a loro volta. Il primo è un criminale fuggito di prigione, di nome Magwitch, incontrato da Pip, non a caso, in una palude, un paesaggio remoto che nella sua fredda melmosità si contrappone metaforicamente alla calda protezione di un grembo. Qui la paurosa sagoma umana, incatenata e lacera, che gli si materializza di fronte, sconvolge il bambino. Infatti l’uomo,

affamato, per farsi aiutare utilizza una classica paura del mondo infantile, quella di essere divorati dagli adulti; Pip, costretto a rubare, gli porterà allora del cibo e una lima per liberarsi. Questo susseguirsi di eventi scatena nel bambino un grande senso di colpa; contemporaneamente però, il suo comportamento innocente ed ingenuo permette a Magwitch di tornare ad avere speranza e darsi un obiettivo, che sarà quello di arricchire e aiutare il suo piccolo benefattore. Il secondo personaggio che deve essere citato è miss Havisham, una donna di mezza età molto ricca, in passato profondamente sconvolta e segnata irreversibilmente da un matrimonio truffaldino organizzato dallo stesso sposo. Essa, a partire dal momento delle nozze, continua ad indossare ogni giorno il vestito da sposa, come se il tempo, e con esso la vita stessa, si fosse fermato; nell’abitazione, completamente immutata, perennemente al buio, anche durante il giorno, permette che la polvere si depositi pian piano sugli oggetti, sulla tavola imbandita e sulla torta nuziale in decomposizione. La donna, mentalmente instabile, si avvicina a Pip perché decide di vendicare il suo dolore, facendolo innamo-

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CULTURA rare della bellissima figlia adottiva, Estella; la ragazza è stata cresciuta in modo da essere insensibile ad ogni sentimento, proprio con lo scopo di sedurre, illudere e infine ferire un uomo perdutamente innamorato, come lo era stata lei da giovane. Con la sua personalità, Miss Havisham farà conoscere a Pip un altro lato della vita, tutto negativo, in cui sono indiscusse protagoniste la malinconia e la tristezza. Fin da piccolo potrà così capire cosa significa innamorarsi e avere il cuore spezzato, potrà capire fin

dove arrivano le persone per riempire quel vuoto che non verrà mai colmato. Proprio come Magwitch, anche Miss Havisham trae beneficio dalla personalità del piccolo Pip: si rende conto infatti che le persone non sono tutte uguali e che, anche se la vita presenta degli ostacoli, allo stesso tempo può riservare cose belle, piene di emozioni e opportunità; il comportamento di Pip le fa capire che vedere un’altra persona soffrire a causa propria non è affatto utile a dimenticare e a sentirsi

rivendicati. Si può dire allora che l’adulto sia sicuramente un punto di riferimento per il bambino, il quale cerca di imitarne le espressioni, i modi di fare, la mentalità e le idee, rendendole proprie. Essendo inconsapevole e non avendo esperienza nel mondo, un ragazzino non potrà mai giudicare il comportamento di un adulto, il quale, di conseguenza, si dovrà dunque assumere la responsabilità di sapere e capire che cosa trasmettere al piccolo, come influenzarne la crescita, la socializzazione, la personalità stessa. L’influenza del bambino, invece, anche se meno immediata, è tuttavia egualmente efficace, perché con il suo animo innocente e puro, con la propria spontaneità genuina, riuscirà a lasciare un segno nell’adulto, a trasmettere felicità, e aiuterà a comprendere quali sono veramente le priorità della vita. L’anima candida del bambino avrà sempre su tutto e tutti un effetto positivo e innovativo, e potrà riportare alla mente i ricordi, che siano belli o meno piacevoli, causando reazioni differenti, ma sempre costruttive. La forza dell’influenza del bambino sull’adulto dovrebbe corrispondere perfettamente a quella dell’adulto verso il bambino; solo che, purtroppo, molto spesso la figura del bambino viene sottovalutata e sminuita facendo perdere all’adulto l’occasione di migliorarsi.

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Annagiulia Sciarrone, IC


CULTURA

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CINQUE PEZZI FACILI - NATALE

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ood morning, Sarpi! Numero di dicembre, ci tocca sottostare alle convenzioni capitalistiche della società e basare questo numero, rullo di tamburi, sul Natale. Si dice che le uniche due certezze nella vita siano la morte e le tasse; sono abbastanza sicura che ad esse si possa aggiungere la garanzia di vedere almeno tre volte Una poltrona per due e Mamma ho perso l’aereo in televisione durante il periodo natalizio… non se ne scappa amici, mi spiace. Tuttavia, se quest’anno siete stanchi rivedere per l’ennesima volta Jim Carrey nei panni di Ebenezer Scrooge che incontra i tre spiriti del Natale, e al contempo vi ostinate tenacemente a non voler ripiegare sui cinepanettoni italiani (avete tutta la mia stima ragazzi, resistete), allora posso venirvi in aiuto. Vi propongo cinque titoli che potrebbero salvarvi da tutti quei cuccioli di labrador che si improvvisano renne volanti e alla fine salvano il Natale. Il Vangelo secondo Matteo, Pier Paolo Pasolini (1964) Natale è addobbare l’albero, ricevere regali ed essere circondati da uomini vestiti di rosso con grandi pance e lunghe barbe bianche, è vero, ma è anche la celebrazione della nascita di Cristo; come ricordarlo al meglio, se non con un filmone di più di due ore sulla vita di Gesù? L’Osservatore Romano, quotidiano vaticano, lo ha definito ‘il più bel film mai girato su Gesù’ e dello stesso avviso è stato Scorsese: tuttavia, alla sua uscita il film venne contestato duramente dalla critica conservatrice per l’immagine rivoluzionaria di Gesù e fu accusato di vilipendio della religione. Pasolini ambienta Gerusalemme nel paesaggio aspro e suggestivo dei Sassi di Matera che è, ai tempi delle riprese, una delle zone più povere del Paese e sceglie attori non professionisti, tra i quali sua madre, che impersona Maria e un universitario spagnolo antifranchista, Enrique Irazoqui, nei panni di Gesù. Questo è davvero un must, guardatevelo.

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CULTURA La vita è meravigliosa, Frank Capra (1947) Capolavoro natalizio, tratto da un racconto di Philip Van Doren Stern, The greatest gift. Ambientato nel 1945, il giorno della vigilia, racconta la storia dell’onesto e sfortunato George Bailey, amministratore di una piccola società sull’orlo del fallimento, che decide di suicidarsi per la disperazione. Un ‘angelo custode di seconda classe’, giungendo proprio mentre l’uomo sta per compiere il tragico gesto, gli impedirà di togliersi la vita. L’angelo infatti dimostrerà a Bailey come la sua esistenza abbia contribuito a rendere il mondo un posto migliore, perché “nulla avviene per caso, tutto accade secondo una logica che lega l’individualità degli uomini agli altri”. Joyeux Noël - Una verità dimenticata dalla storia, Christian Carion (2005) Il film rievoca in modo romanzato un episodio reale, la tregua di Natale del 1914, fra soldati in trincea tedeschi, francesi e britannici. Ambientato durante la Prima guerra mondiale, si incentra sull’aspetto universale dell’umanità dei soldati, immersi in quella assurda e brutale carneficina. La tregua inizia in maniera non ufficiale quando una cornamusa scozzese comincia ad accompagnare un canto intonato nella trincea tedesca, e tutti i soldati iniziano a cantare le canzoni tradizionali di Natale. Gli ufficiali si incontrano allora nella terra di nessuno e si accordano per una notte di tregua; i soldati nemici si riuniscono, augurandosi buon Natale, scambiandosi doni e fotografie dei propri cari. Il giorno seguente giocano tutti insieme una partita di calcio, mentre i comandanti decidono che è giunto il momento per tutti loro di tornare alla guerra.

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CULTURA The monuments men, George Clooney (2014) Non tratta affatto del Natale ed è stato stroncato da gran parte della critica per l’accuratezza storica talvolta poco esatta, ma contiene una delle più commoventi versioni di musiche natalizie, Have youself a merry little Christmas, che è puro spirito natalizio concentrato (sì, su due ore di film ho basato la mia scelta su circa tre minuti di canzone). La pellicola è ambientata verso la fine della Seconda Guerra Mondiale e racconta la storia, tratta dal vero, di un gruppo di esperti d’arte, architetti e curatori di musei appartenenti alle forze alleate, che si mettono in cerca di capolavori finiti nelle mani dei nazisti; queste opere, con la sconfitta del Reich, per ordine di Hitler verrebbero infatti distrutte. Le vicende dei protagonisti si intrecciano nel film (per questo la trama risulta in parte dispersiva), ma tutti sono mossi dal fine di salvaguardare un patrimonio artistico e culturale dal valore universale, per il quale sono pronti a sacrificarsi. Il Grinch, Ron Howard (2000) Ok, questo è decisamente scontato, e mi rifiuto di scriverne la trama; se non lo avete visto siete davvero pessimi. (mi raccomando, il primo con Jim Carrey, non il remake del 2018!) BONUS: la celebrazione del Natale nelle scene iniziali di Fanny e Alexander, I.Bergman (1982). Vi consiglio tutto il film perché è spettacolare (anche la versione breve di tre ore, se non volete guardare quella integrale di cinque). Margherita Nè Allegra, VE

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NARRATIVA

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SCARPE

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icono che per capire una persona basti guardare cosa indossa ai piedi. Se questo è vero allora conosci gli abitanti di questa città meglio di come si conoscono loro stessi. Guarda! Le stringate lucide si affrettano verso la stazione. Stanno tornando dalla moglie che gli ha già preparato la cena. Entrate in casa le danno un bacio sulle labbra ridenti e una carezza sul ventre. Ecco le sneakers rosse che scendono dall’ATB. Trasandate e allegre saltellano ai margini della strada: hanno recuperato greco e non devono preoccuparsi di studiare fino a gennaio. Certo che lo zaino è davvero pesante! Vanno in centro per comprare gli ultimi due regali e poi corrono a casa a prepararsi per la festa. Dalla chiesa arrivano le scarpe di cuoio, vecchie quasi quanto il loro proprietario. Sono affaticate e pensierose, si trascinano un poco fino alla pensilina del pullman. Il funerale era di un loro amico di vecchia data che però non vedevano da tempo. A pensarci bene chi sa se si ricordano il suo volto? È il momento delle décolleté rosa che sfilano sinuose davanti a te. Spingono un passeggino dalle ruote gialle e blu e tengono per mano delle piccole scarpe da tennis che fanno i capricci e piangono per farsi comprare un giocattolo che, ovviamente, riceveranno. Ora però comincia a farsi buio e tu non riesci più a vedere bene i colori delle tante scarpe che ti passano davanti e si perdono nelle proprie vite. Si accendono i lampioni e le luci di Natale; fa freddo. Rannicchiata, cerchi di stringerti le mani intorno alle braccia e di ignorare il gelo che, a partire dalle ginocchia a contatto col suolo, ti pervade fino all’anima. Accanto a te la tazza per l’elemosina è quasi vuota. Anche se tu riesci a vedere queste persone senza guardarle, per loro rimarrai sempre invisibile. Ma cosa ci puoi fare? Del resto non indossi scarpe.

Margherita Lorandi, VE

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NARRATIVA

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USCITA AL PASSO SAN MARCO P

arlami, vento, parlami. Sussurra al mio orecchio, urla nella valle, declama vigoroso o mormora sommesso, basta che mi parli, proprio qui, proprio ora, l’hic et nunc è più necessario che mai, mentre una nube spumosa ha adombrato il sole e sento il fresco pizzicarmi sotto le maniche della camicia. Parlami come hai parlato a tutti gli uomini, a mille poeti e scrittori, alla cassiera e alla pop star, all’attore e all’architetto, e a Piero che non ti udì e il tempo passava con le stagioni a passo di giava. Raccontami di quando soffiavi in questa stessa valle, e scompigliavi i capelli di uomini che scavavano e scavavano ancora, con in mente solo il rimbombo degli spari dei fucili, che risuonava feroce nel mondo intero e forse presto avrebbe sconvolto anche questo passo, questa stessa valle, queste trincee su cui sudavano e che maledivano silenziosi, finendo infine per rifuggire col pensiero alla bella che presto avrebbe forse pianto alla notizia della morte dell’amato, e avrebbe pensato struggendosi a quel cadavere, il loro cadavere, il loro dannatissimo cadavere, che avrebbe giaciuto riverso in quel maledetto buco che si andava scavando… La guerra non ci arrivò mai, in questa valle. E queste trincee, scavate per essere luogo di morte, sono rimaste silenti, cullando ancora le lacrime mai versate degli uomini che vi lavoravano, in un mondo di guerra. E ora, ora che risuonano delle nostre risate, in un giorno che vale una rinascita, rimani tu, vento, tu che parli agli uomini da che esistono, e soffi, soffi sulla

valle, sulle trincee e su di noi, e parli senza parole dei sospiri di un secolo fa. Ed ecco che delle parole non tue, da fogli di carta, vengono sparse nella valle, mescolandosi con i tuoi racconti. Sono parole nuove, di questo anno, di questi mesi, e mi pare di sentire per la prima volta il loro peso, ora che sono lette qui, fra le trincee che tu mi racconti. Non è assurdo? Ne ho sentito parlare e ne ho parlato io stessa tutti i giorni, per tutti questi mesi, sforzandomi davvero di riflettere sulla gravità della situazione. Eppure, ora comprendo che mai, nemmeno mentre scrivevo l’ennesimo tema sul virus, nemmeno mentre fissavo attonita la foto dei carri colmi di cadaveri della mia città, nemmeno mentre pensavo alla tragedia che mi ha strappato la fine del mio primo anno di superiore, ecco, mai ho realizzato davvero cosa è stata, in questo mondo, in questi mesi, la pandemia. Certo mi dolevo, per tutto ciò che la quarantena ha tolto a me e a moltissimi, per quei contatti umani che danno luce alla vita, e anche per la tragedia che sapevo essere in atto nel mondo; ma non ho mai compreso appieno cosa significassero quelle liste di numeri del telegiornale. E adesso ascolto queste storie, storie di vita e di morte, e queste esperienze per la prima volta dentro di me si confondono con le storie della guerra, che si andava preparando anche in questa valle più di un secolo fa. Solo adesso mi accorgo che la sofferenza è la stessa, anche se il frastuono dei cannoni è stato sostituito dal bip di una macchina che ti tiene in vita. Ascolto storie di morte e di sopravviven-

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NARRATIVA

za, di speranze e di miracoli, di dolcezza e disperazione. Una violinista suona sul tetto dell’ospedale e tutte le finestre si aprono. Un ragazzo pensa a sua madre, consapevole di essere appeso a un filo. Cadrà. Due sposi guariscono insieme, trovando forza e pace nello sguardo dell’altro. Una donna muore dopo aver letto l’ultimo biglietto del marito. Un uomo ascolta nella notte il trambusto del vicino di stanza portato in terapia intensiva. Non lo rivedrà mai più. Un ragazzo sulla porta dell’ospedale chiede con un filo di voce: “Ce la farò?” Ecco gocce di cosa è stato mentre io osservavo le pareti avorio fra le quali ero rinchiusa. Ecco cosa è una pandemia. Ecco come è simile a una guerra. Mi consola in qualche modo un’enorme differenza: questa volta, il fenomeno è naturale. Questa volta gli uomini non si sono sparati contro da dei buchi nel terreno, non hanno deciso di distruggersi le case a vicenda, non hanno dovuto uccidere solo per non essere uccisi, ma forse hanno deciso di aiutarsi, di fronte a un invisibile nemico comune. Non è bello questo? Cer-

to, si sarebbe potuta gestire meglio. Certo, atti di egoismo o negazionismo non mancano. Ma molti, moltissimi sono quelli di solidarietà, e io voglio credere che da qui possiamo ripartire. Forse è solo così che ci si può finalmente render conto dell’assurdità delle guerre. Quindi… Parlami, vento, parlami del soldato ferito e del paziente attaccato al respiratore. Parlami, vento, e insegnami a fare la mia parte, affinché il mondo possa vedere molti, moltissimi atti di unione fra noi uomini, in questi tempi in cui la sofferenza imperversa ancor più. Parlami, vento, e lascia che mi culli nella brezza leggera, perché oggi è giorno di allegria, perché siamo insieme anche in mezzo alla sofferenza, che si è solo un poco placata, per un attimo che già si fugge… Parlami, vento, e non lasciarmi dimenticare quel che non ho vissuto e quel che ho vissuto, perché la sofferenza del mondo sia scritta nel mio cuore, ma non sola, perché la gioia della rinascita, insieme, è dolce. E lo sarà ancora.

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Beatrice Locatelli, IIF


NARRATIVA

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BIANCO NERO

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anno bussato alla porta era il vento, quello gelido con l’inverno dietro l’angolo, nascosto dentro il buio. E i lampioni illuminavano il riflesso della luna, i miei pensieri come neve inondavano il cortile. E da solo al camino una tisana e un letto singolo l’amara solitudine di una stella che non pulsa più. Il Natale sotto l’albero che ti ama e torna sempre, l’abbraccio di un amico che ti ama e non c’è più. Ho visto l’ombra di una speranza la speranza dei bambini con i pastelli colorati e un cielo tutto blu. Ma noi in fondo cosa siamo se non un’anima in bianco e nero ingannata dagli specchi e illusa dall’amore? Io la porta la apro e il freddo lo faccio entrare perché a volte stare soli è una necessità. Vittoria Castelli, IVG

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NARRATIVA

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COSMO

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eva lo sguardo, spalanca i tuoi occhi, il Cosmo ci sovrasta, infinito, puntellato di messaggeri di luce.

Però, solo colui che aprirà il Vero Occhio Potrà raggiungere la Verità straordinaria, conoscenza sconfinata quanto il Cosmo stesso. Sciami di meteore, fendendo i suoi meandri, illuminano il tuo peccato. Cosa hai dato per schiavare il Vero Occhio? Quale è invero il prezzo della conoscenza? Osservando scossi quello spettacolo potresti pensare: “non è forse meglio l’ignoranza?” Ma, o adepto, qualora la tua fede vacilli, ricorda tale mantra: “Cosa ti resta, o adepto, nelle notti più buie, se non il chiarore degli astri, splendenti, sopra di te? Il Cosmo è via, verità intoccabile e fine ultima; La sua grandezza sconfinata risiede nei nostri occhi, corrotti dalla sete di conoscenza. Noi siamo il Cosmo. Giovanni Caldirola, IIF

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SPORT

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TELECRONACA DA TUBO L

a densa cortina proveniente dai fumogeni avvolge la curva, confondendosi con il fiato congelato degli spettatori e con le ultime, deboli esalazioni dei mozziconi schiacciati e spenti dal gelo, ormai ridotti a bidimensionali impasti di carta, cenere e saliva. La colonna di fumo colorato sale minacciosa, per poi ripiombare violentemente sulle migliaia di corpi ammassati sugli spalti, annebbiandone i sensi già storditi dalle sigarette e dal vociare indistinto che echeggia nello stadio stracolmo. Fischio dell’arbitro, la sfera dà inizio alla danza forsennata. “Ma dove me lo avranno cacciato quelle pesti?” Il signor Dell’Arti rovista con fare ansioso fra le pieghe del divano, le avide mani dai polpastrelli unticci si intrufolano sotto i cuscini tanto accuratamente disposti dalla premurosa mogliettina la mattina stessa. Certo che le mani te le potevi anche lavare: è da mesi che in televisione non si raccomanda altro. L’uomo prosegue nella sua angosciosa cerca, scoperchiando ogni poltrona del salotto, accompagnato dal dolce sciabordio della lavastoviglie . Sappi solo che poi ti toccherà sentire quell’oca strillare per la baraonda che stai facendo. Io te lo dico, poi fa’ come ti pare. In bocca ha il sapore stantio delle crocchette surgelate e schiaffate nel forno elettrico, mentre inizia a percepire lo sforzo profuso dalla maglietta grigio-verde scolorita al fine di contenere un addome sempre più desideroso di farsi largo oltre i limiti della decenza.

Non può certo darsene pensiero adesso: mancano pochi minuti al calcio d’inizio, e una partita in mezzo alle feste è davvero un dono del Cielo, altro che Gesù bambino! Finalmente riesce a scovare l’agognato telecomando, e il suo animo, fino a un attimo prima spasmodicamente frustrato, si lascia rinfrancare dal dolce appagamento di una morbosa assuefazione. “Adesso non manca proprio nulla! “pensa soddisfatto il signor Dell’Arti, che si lascia serenamente cadere sul divano approssimativamente risistemato – non credere che non se ne accorgerà: le hai spiegazzato tutte le decorazioni natalizie, come minimo ti becchi un mese senza Tiki Taka - e in acrobazia accende il televisore. Pregustando una serata di emozioni forti – questa l’hai rubata da Piccinini – egli si sente improvvisamente galvanizzato di fronte alla prospettiva di rivivere le palpitazioni della curva nel proprio salotto, inizia addirittura a pensare che la nuova vita da tifoso non gli dispiaccia. Ora infatti è lui a trovarsi in una posizione di comando, dall’alto del suo scranno molliccio nessuno può giudicarlo. Sull’onda del crescente entusiasmo, ordina alla moglie di servirgli una birra. “E vedi di non portarmela calda!” esclama in chiusura. Oh, ora sì che ti sei affermato come si deve. Bravo, fossi in lei avrei davvero paura di un tricheco squallidamente spiaggiato sul divano. La partita ha inizio, ma il buon Dell’Arti non è del tutto a proprio agio – che vuoi che ti dica, due peperoni a pranzo sono

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SPORT troppi, poi ne paghi le conseguenze – e sembra non riuscire a godersi la partita come si era prefigurato. L’assenza di una dimensione corale in cui vomitare opinioni poco ragionate lo costringe a rifugiarsi in una scomoda e innaturale stasi, schiacciato dalla cruda diafanità del proprio confinamento individuale. Vorrebbe lasciarsi andare a considerazioni tanto ovvie quanto rassicuranti, magari imprecare, inveire contro un giocatore per poi applaudire un suo intervento, tuttavia un freno invisibile lo inibisce. I suoi spora-

Alla terza palla gol divorata dal centravanti il signor Dell’Arti sfoga la tensione accumulata scagliando il telecomando a terra, ma l’impatto col pavimento non fa che peggiorare la situazione. Le pile schizzano come bossoli, e il pensiero di doverle andare a cercare negli anfratti del salotto si somma alla frustrazione dilagante, generando un sentimento tanto ineffabile da non potersi tradurre se non in una sonora e soddisfacente bestemmia. Ecco, questa ci mancava. Hai svegliato mezzo condominio, in più di sicuro i bam-

dici commenti restano strozzati in gola, silenziosamente assorbiti dalle pareti .Se ti può rassicurare i bambini e la signora non si stanno assolutamente preoccupando delle tue turbe natalizie, quindi sentiti libero di esprimerti. La gara non è particolarmente entusiasmante, e a fare da padrone è un colloso possesso palla raramente interrotto da fulminee sortite offensive dei grigio-verdi. Col passare dei minuti le speranze di vittoria si fanno sempre più tenui nell’animo del tifoso, che si torce febbrilmente sul divano nella vana illusione di propiziare il vantaggio.

bini ti avranno sentito. Lo scialbo pareggio si protrae fino al triplice fischio, ma l’amareggiato tifoso non vuole saperne di alzarsi. Con ancora in mano il telecomando crudelmente eviscerato, non riesce a distogliere lo sguardo inebetito dal grigiore dello schermo, sempre meno distinguibile dalle pareti uggiose e asfissianti. Dai, è ora di andare a dormire; ricordati che domani devi alzarti presto per impacchettare i regali da mettere sotto l’albero.

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Francesco Forte, IIIH


TERZA PAGINA

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OROSCOPO NATALIZIO ARI ET E TORO

Affari: lo spirito natalizio ti rilassa, ma non chiudere mai entrambi gli occhi. Amore: spuntano renne! Una di loro potresti essere tu. Film: Forrest Gump - Robert Zemeckis Capodanno: bacio inaspettato a mezzanotte.

Affari: tutto in bolla, attenzione a non scoppiarla. Amore: tutto procede secondo i piani? Sì, ma al piano terra. Film: Notting Hill - Roger Michell Capodanno: divano.

GEMELLI Affari: soluzioni ci sono, ma ti mancano gli occhiali. Amore: attenzione ai duali, forse stai per trovarne uno! Film: The parent trap - Nancy Meyers Capodanno: enigmatico

CANCRO Affari: i tuoi problemi assomigliano a una nota marca di rotoloni: non finiscono mai! Amore: al cor gentil rempaira sempre amore, ce l’ha detto anche GG Film: Eternal sunshine of the spotless mind Michel Gondry Capodanno: tremolante (saranno i brividi o le farfalle nello stomaco?)

LEON E

V ERGI N E

Affari: servono pianificazione e novità. Amore: se cerchi bene sotto l’albero c’è il regalo giusto, di chi sarà? Film: Il discorso del re - Tom Hooper Capodanno: speechless

Affari: go big or go home. Amore: notifica da trova il mio iPhone: Arcangelo Gabriele ti sta cercando. Film: Pulp fiction - Quentin Tarantino Capodanno: fuochi d’artificio

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TERZA PAGINA SCORP ION E BI LANCIA

Affari: non fare il passo più lungo della gamba, potresti cadere dalla scala maledetta! Amore: è forse vischio quello appeso al soffitto? Film: Inception - Christopher Nolan Capodanno: a rischio

Affari: scleri a parte, premi in arrivo. Amore: scelta difficile “pandoro o panettone”? Film: Prova a prendermi - Steven Spielberg Capodanno: forza e coraggio!

CAP RICORNO

SAGI T TARIO Affari: vediamo un asino e non è quello di Santa Lucia Amore: torna sulla Terra per una conoscenza spaziale Film: Edward mani di forbice - Tim Burton Capodanno: scottante

Affari: cambia il giro ma tu no, datti una mossa! Amore: il mondo non può essere salvato solo dal soffio della scuola, deve esserci anche altro; se son rose fioriranno (oppure le troverai sotto l’albero). Film: c’era una volta a… Hollywood! Quentin Tarantino Capodanno: (capo)DANNO!

P ESCI Affari: il morale si può risollevare nonostante il carico di lavoro, bastano i regali giusti sotto l’albero. Amore: dedicare tempo all’amore non sarà considerato peccato! Ma non dimenticare chi hai già. Film: Donnie Darko - Richard Kelly Capodanno: errante.

ACQUARIO Affari: finalmente hai trovato la tua strada, attento a non farti investire: pericolo renne! Amore: qualcuno si accorgerà di te, read the room! Film: Midnight in Paris - Woody Allen Capodanno: indomabile

Giulia Cortesi & Valentina Aresi, IIIE

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TERZA PAGINA

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TEST SWAG

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he personaggio natalizio sei? Scoprilo subito!

Cosa preferisci fare nel periodo natalizio? A) Fare regali B) Lavorare C) Passare il tempo con le persone a cui voglio bene D) Cucinare E) Giocare con la neve F) Niente, odio il Natale

D) Biscotti di pan di zenzero E) Meringa F) Carbone di zucchero Qual è il colore che più associ al Natale? A) Rosso B) Verde C) Oro D) Blu E) Bianco F) Giallo

Con chi preferiresti passare il Natale? A) Con i miei animali B) Con i miei colleghi C) Con la mia famiglia D) Con il/la mi* fidanzat* E) Con un pupazzo di neve F) Da sol*

Quale dei seguenti titoli ti ispira di più? A) Il miracolo della trentaquattresima strada B) Elf – Un elfo di nome Buddy C) Rudolph, il cucciolo dal naso rosso D) La neve nel cuore E) Jack Frost F) Il Grinch

Qual è il tuo dolce natalizio preferito? A) Pandoro B) Zabaione C) Bastoncini di zucchero

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RISULTATI MAGGIORANZA DI RISPOSTE A Sei Babbo Natale! Sei una persona altruista e generosa, il classico amante del Natale. MAGGIORANZA DI RISPOSTE B Sei un elfo! Sei una persona che lavora sodo per raggiungere i propri obiettivi e rappresenti senza dubbio un esempio per gli altri. MAGGIORANZA DI RISPOSTE C Sei Rudolph! Proprio come questa simpaticissima renna sei molto affezionato ai tuoi amici e hai tutte le caratteristiche necessarie per essere un leader. MAGGIORANZA DI RISPOSTE D Sei la signora Natale! Sei una persona molto positiva e allegra, ti piace cucinare e riesci a vivere appieno lo spirito del Natale ;) MAGGIORANZA DI RISPOSTE E Sei Jack Frost! Come questa figura appartenente alla tradizione anglosassone sei molto legat* all’inverno, aspetti il Natale solo per giocare a palle di neve e costruire pupazzi :) MAGGIORANZA DI RISPOSTE F Sei il Grinch (non credo sia un complimento)! Odi il Natale e tutto ciò che ha a che fare con lo spirito natalizio. Su con la vita! ;)

Matteo Chirizzi, IB Ginevra Sansoni, IC Riccardo Carrara, IIIC

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IPSE DIXIT

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IVG Viscomi: Come l’hai trovata questa versione, Jacopo? Belo: Eh, una bella botta, c’erano più τοῖς qui che in tutte le versioni che abbiamo fatto Viscomi: Potremmo chiamarla Toy Story allora

[Viscomi ha problemi di connessione] Belo: Profe c’è un dualismo di poteri, la vediamo due volte [farfuglia qualcos’altro] Viscomi: Non ho capito Belotti Belo: Niente profe, non so l’italiano oggi Viscomi: Non l’hai mai saputo [Viscomi entra in videolezione con lo sfondo galaxy, la classe sfasa perché non capisce perché sia nello spazio] Viscomi: Oggi facciamo Galileo, quindi sfondo galileiano [interrogazione di storia, Fede parla della catalogna] Zappoli: Visto che parliamo di Barcellona, attualizziamo: Maradona si è trovato bene quando giocava al Barcellona? [Viscomi continua a entrare e uscire perché non gli va la connessione] [finalmente rientra]

Classe: Buongiorno di nuovo profe Viscomi: Buongiorno un paio di balle IVH Distefano: Volevano essere onde e invece sono delle schifezze Bucci: Questo è lo ione carbonato, che non serve per la carbonara Marchesi: Ho imparato tante cose dai bidelli. Si vede che hanno una rete d'intelligence [spiegando un frammento di Anacreonte] Marchesi: La ragazza cavalla non voleva farsi montare Martinalli: Chi di voi ha visitato le torri gemelle prima che crollassero? Noi, nati nel 2003: ... VE Raffaelli: Prendiamo due cariche in quiete Samu [visibilmente confuso]: Inquiete o in-staccato-quiete? Raffaelli [sorridendo]: In-staccato-quiete, ma era una battuta? Samu [che non capisce niente dal giorno zero]: Nono

Hai degli ipse dixit? Non perdere tempo, mandali a samuele.sapio@studenti.liceosarpi.bg.it

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LE COMMISSIONI

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iao, faccio capolino per augurarvi buon Natale e per ricordarvi che, oltre allo studio, noi studenti abbiamo anche altre passioni (e che passione, lo studio!). Qui sotto trovate un elenco completo delle varie congreghe che imperversano a scuola; sarebbe carino che, al rientro dalle vacanze (e soprattutto dal lockdown), gli diate una possibilitĂ : conoscere nuova gente e allargare i vostri orizzonti culturali potrebbe addirittura rivelarsi divertente!! Samuele

Commissione ambiente

@commissioneambiente_sarpi annagiulia.bettoni@studenti.liceosarpi.bg.it

Commissione annuario

@commissione_annuario isabella.bresciani@studenti.liceosarpi.bg.it @kmsnartelps Commissione arte matilde.sbrozi@studenti.liceosarpi.bg.it paolo.raimondi@studenti.liceosarpi.bg.it ASS - Associazione Studenti Sarpi

Commissione banda Cassandra Commissione cinema Commissione dibattiti Commissione eventi Commissione informatica Commissione Musli Commissione omnia Commissione sport Commissione tutoring

@sarpi.blues.band seanaleksej.donzelli@studenti.liceosarpi.bg.it @cassandrailgiornale samuele.sapio@studenti.liceosarpi.bg.it @commissionecinema linda.sangaletti@studenti.liceosarpi.bg.it @commissionedibattiti.sarpi sebastiano.foresti@studenti.liceosarpi.bg.it @commissione_eventi_lcps anna.albergoni@studenti.liceosarpi.bg.it sylvioumbertojohn.baxter@studenti.liceosarpi.bg.it @ilmuseonelliceo lucrezia.chioda@studenti.liceosarpi.bg.it @commissioneomnia martina.saglietto@studenti.liceosarpi.bg.it @commissionesport riccardo.dentella@studenti.liceosarpi.bg.it jacopo.testa@studenti.liceosarpi.bg.it

Commissione volontariato

@volontariato_sarpi francesco.caldarone@studenti.liceosarpi.bg.it @collettivomariellefranco Collettivo Marielle Franco federica.rocchi@studenti.liceosarpi.bg.it niccolo.candotti@studenti.liceosarpi.bg.it Radio Sarpi

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hanno scritto per questo numero Zoe Mazzucconi, Irene Fiocca, Vittoria Castelli, Alice Pesenti, Chiara Bonetti, Viola Maggioni, Margherita Monticelli, Jacopo Testa, Matteo Sangalli, Anastasia Anzano, Leonardo Gambirasio, Riccardo Dentella, Maddalena Foschetti, Lucia Chiari, Martina Musci, Davide Bonacina, Enrico Pellegrino, Margherita Zagaria, Margherita Ne' Allegra, Margherita Lorandi, Annagiulia Sciarrone, Chiara Occioni, Beatrice Locatelli, Giovanni Caldirola, Francesco Forte, Giulia Cortesi, Valentina Aresi, Matteo Chirizzi, Ginevra Sansoni & Riccardo Carrara hanno disegnato per questo numero Diana Fornai in copertina Beatrice Ruggeri impaginazione Samuele Sapio, Riccardo Dentella direttore: Samuele Sapio vicedirettori: Riccardo Dentella, Zoe Mazzucconi segretarie: Anna Piazzalunga, Annalucia Gelmini caporedattori: sarpi: Irene Fiocca, Vittoria Castelli attualità : Paolo Raimondi, Leonardo Umberto Gambirasio cultura: Margherita Nè Allegra narrativa: Francesco Giammarioli sport: Riccardo Dentella terza pagina: Giulia Cortesi, Valentina Aresi illustrazioni: Linda Sangaletti SEGUICI SU INSTAGRAM @cassandrailgiornale


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