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Pandemia nelle menti

ATTUALITÀ PANDEMIA NELLE MENTI

Abbiamo parlato di misteri e delitti irrisolti, ma qual è l’Enigma con la E maiuscola -e la corona- che ci assilla da ormai troppo tempo? Il nostro caro e vecchio amico COVID-19 che ogni giorno ci offre innumerevoli spunti per far sì che la nostra mente, costretta in una realtà pandemica a cui non eravamo pronti, rimugini su qualsiasi incongruenza quasi per “distrarsi” dalla quotidianità, ingigantendo ogni tipo di assurdità. Si potrebbe narrare dei milioni di complotti e cospirazioni che sono sorti durante il corso di questi due anni, ma vi citerò solo una tra le teorie che ho trovato più avvincenti. E questa riguarda i Simpson. È ormai storia nota che il cartone animato abbia raffigurato in diversi ambiti il terrore che stiamo vivendo, l’unico problema è che la serie è del 1989 (anno, per altro, della caduta del muro di Berlino). Il vero fascino, in tutto ciò, è scoprire come milioni di persone abbiano collegato tutti questi piccoli dettagli insignificanti al fine di smascherare un complotto gigantesco: non sarà mica che Matt Groening, coi suoi “alleati” O’Brian e Castellaneta, abbia corrotto il governo cinese minacciandolo con un mattone del vecchio muro tedesco per far sì che un pover uomo fosse costretto ad ingoiare mezzo pipistrello vivo (che forse pesa più di mezzo pipistrello morto) per poi essere mandato travestito da cane in incognito ad infettare una nazione intera, e successivamente tutto il Pianeta?

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Trovo addirittura quasi scorretto tentare di smontare questa tesi inconfutabile, ma quello che davvero volevo mostrarvi, è come sia bastata una briciola di incongruenza, un’informazione omessa, a scatenare il “putiferio delle menti”.

Queste argomentazioni, tuttavia, hanno da qualche mese lasciato spazio a domande a cui, ad oggi, preme maggiormente trovare una risposta.

I dubbi su come siamo arrivati alla situazione presente sono stati sovrastati dai quesiti sul futuro: ci sarà a lungo andare possibilità di miglioramento? E soprattutto, quando sarà lungo questo

“andare”?

È davvero singolare il modo in cui cerchiamo di evitare tutte queste preoccupazioni che ci tormentano da ormai più tempo del dovuto. Basti pensare, per esempio, a quali argomenti il telegiornale (parliamo di TG1) abbia affrontato il giorno della memoria: un piccolo estratto riguardante l’olocaustro e successivamente reportage di minor spessore, come l’excursus sulla gorilla “modella” deceduta tra le braccia del custode. Questo atteggiamento dimostra come l’uomo non sopporti più trattare temi angusti, sconfortanti, logorato com’è da questa attualità opprimente che appare infinita. Pare sparita la mentalità critica, la ragione che fino a qualche anno fa dominava sulla popolazione in ogni ambito. Siamo diventati una stirpe di impulsivi, bramo10

si di una libertà che (per lo meno nelle nazioni occidentali) non immaginavamo ci potesse mai essere tolta. Per la prima volta in tutta la storia delle nostre generazioni (x,y e z) non abbiamo idea di come il futuro potrebbe svilupparsi: se saremo costretti a convivere con questo nemico o se sarà debellato del tutto, se si indebolirà a tal punto da non essere più nocivo o se continueremo questa vita per sempre. Come da un effetto compton, la nostra mentalità è variata da un momento all’altro, catapultata a rotta di collo verso l’incognito. Non esiste certezza, situazione per cui la mente umana non è progettata, e dunque cerchiamo ogni giorno di aggrapparci a speranze vane di chi ostenta conoscenza, spesso anche senza fondamenti. Ebbene, per quale inspiegabile motivo pariamo tutti più matti, ora che abbiamo trascorso all’incirca 2 anni di oppressione? Uno tra gli studi svolti sulla SARS (la Sindrome Acuta Respiratoria Grave), prese in esame gli effetti che l’epidemia ebbe sul personale sanitario nel 2004. Durante la malattia, i medici mostrarono sintomi tipici del disturbo da stress acuto: isolamento emotivo, rabbia, insonnia e irritabilità. Questi singolari effetti si possono ricondurre anche alle persone comuni durante questa pandemia, a cominciare dal nostro rapporto con la paura: “L’impatto più grosso è che ci viene chiesto un radicale cambiamento dello stile di vita quotidiano, dove ci viene chiesto paradossalmente non di fare più cose, come la società moderna ci ha abituati a fare, generando il cosiddetto “stress per le tante cose da fare”, ma da non fare”, spiegò a Pagella Politica Gianluca Castelnuovo, professore ordinario di Psicologia clinica all’Università Cattolica di Milano. È dunque normale sentirsi spossati o sfiduciati alle volte, in un momento come questo però, tutto ciò in cui possiamo credere è la tenacia umana che ci condurrà fuori da questa quotidianità.

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