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Dentro il buco nero
from Cassandra 110
by cassandra
NARRATIVA DENTRO IL BUCO NERO
Sentivo il mio corpo leggero cadere come una foglia durante ottobre; non so da quanto tempo stavo cadendo: forse ore, forse settimane, mesi o addirittura anni; o forse erano solo pochi, anche se a me sembravano infiniti. Da quando ero entrata nel buco nero avevo perso la cognizione del tempo, eppure dentro di me sapevo che questa caduta durava da troppo tempo… Avvertivo il freddo pavimento da un po’ ormai, ma non volevo aprire gli occhi: avevo paura. Paura di tutto quello che avrei visto, tutta la verità che si cela dietro al mistero dei buchi neri, la risposta ad anni di studio e di duro lavoro. Cedetti e aprì gli occhi; tutto quello che era davanti a me era qualcosa di insolito: mi trovavano in mezzo ad un labirinto di specchi, proprio come nei Luna Park di quando ero bambina. Ore in quel complesso e divertente enigma che mi affascinava fin da piccina, eppure ora mi sentivo persa, come se fossi in un luogo pericoloso; ero certa che non era così perché i labirinti di specchi erano il mio piccolo rifugio, la mia casa sicura in cui potevo nascondermi. Adesso era tutto diverso, percepivo migliaia di occhi osservarmi con sguardo indagatore: il mio. Se si prestava attenzione si poteva iniziare a sentire l’insistente ticchettio di un orologio;non capivo da dove provenisse ma sapevo che mi avrebbe sicuramente portato alla pazzia se non avrebbe smesso all’istante… Avevo iniziato a contare i rintocchi dalla noia e da questo avevo capito che il tempo scorreva in modo molto diverso: prima sembrava andare infinitamente veloce, poi, man mano che lo ascoltavo, lo sentivo sempre più lento come se il tempo si volesse fermare. Decisi di concentrarmi sullo specchio davanti a me, così da non pensare all’orologio, ma mi pentì appena notai che l’immagine che era riflessa non era la mia; o meglio ero io ma a sette anni, quando sognavo di diventare un’astronauta e decoravo la mia stanza con le stelle fluorescenti. Man mano vedevo la piccola me crescere fino agli undici anni quando i miei compagni mi prendevano in giro per questo sogno e quando ho conosciuto la mia migliore amica nonché collega; poi la bambina crebbe e mi ritrovai
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davanti la me sedicenne a cui l’insegnante di scienze diceva che non sarebbe andata da nessuna parte; poi la me ventenne che si laurea in ingegneria con il massimo dei voti; l’ultima immagine che vedo riflessa appartiene a poco prima della mia partenza: era una festa che aveva organizzato Ashley, fin da piccola andava matta per le feste, aveva invitato alcuni nostri compagni di università, alcuni amici e la mia famiglia; ricordo ancora il discorso che mi fecero fare e tutti i pianti perché sentivano già la mia mancanza. Tutti quei momenti mi mancano ora che sono bloccata in questo buco nero senza via d’uscita. Senza rumore l’immagine mutò di nuovo ma questa volta vedevo Ashley che parlava con il suo fidanzato, era strano tutto ciò perché non ricordo di aver mai visto una scena simile. All’improvviso mi venne un’ipotesi assurda: se provassi a entrare nello specchio forse potrei tornare al mio presente sulla Terra. Senza pensarci due volte provai a toccare lo specchio che sotto le mie dita divenne fluido; così entrai ma quello che avevo di fronte non era il salotto di Ash, ma qualcosa di simile a una sala comandi… dei miei ricordi. Appena provai a toccare il pannello venni scagliata fuori dallo specchio e l’impatto fu così forte che sentivo il mio corpo così debole da non avere neanche le forze per alzarmi; allora rimasi su quel pavimento ghiacciato che portava con sé tanti ricordi, ritornai a sentire l’orologio: il ticchettio era quasi nullo. Iniziai a sentirmi stanchissima e le mie palpebre erano quasi chiuse quando sentì l’ultimo battito dell’orologio e qualcuno che chiamava il mio nome: era Ashley.