E’ passato un ventennio dai primi programmi regionali di educazione ambientale in Umbria, da quando cioè partiva a livello nazionale l’impegno verso l’educazione ambientale in Italia attraverso la programmazione INFEA, strutturata anche sul livello regionale e locale con le reti di Centri di Educazione Ambientale (CEA): da allora la Regione Umbria ha sempre garantito il proprio impegno verso l’educazione ambientale. E’ importante oggi, dopo tanto tempo, mettere un punto fermo che riconosca i risultati raggiunti e, nello stesso tempo, i traguardi ancora da realizzare; ma questa scadenza è significativa anche come conclusione di 10 anni importanti per l’educazione allo sviluppo sostenibile, impegnati nella più grande campagna promossa dall'ONU attraverso l’UNESCO. A fine 2002 infatti l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, adottando la Risoluzione 57/254, dava vita al Decennio per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile - DESS 2005-2014 - che si basava su di una Raccomandazione del Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile tenutosi a Johannesburg in quell’anno, finalizzata a sottolineare il ruolo fondamentale dell’educazione nel contesto della protezione ambientale e dello SvS. La campagna concentrata in Italia dal 2006 in una Settimana dedicata all’anno, è stata incentrata di volta in volta su temi specifici coinvolgendo i cittadini, adulti e bambini con attività e iniziative in tutto il territorio nazionale. L'edizione conclusiva del 2014 ha giustamente avuto come focus l’EDUCAZIONE (alla sostenibilità in senso lato) ponendo l’accento sulle attività svolte e su ciò che rimarrà dopo il DESS in termini di contributo concreto di tutti gli aderenti sul territorio: quale migliore occasione di riflessione per la Regione Umbria, che a suo tempo definì le strategie, gli indirizzi e quant’altro fosse strumentale alla funzionalità dell’educazione ambientale, e che vuole continuare a svolgere un’azione di programmazione implementando la propria funzione di riferimento comune per gli enti locali, per il mondo della scuola, per tutti gli operatori che si muovono nel campo dell’istruzione e della formazione! Per questo motivo lo scorso 24 novembre, in occasione della Settimana Dess, si sono voluti incontrare a Todi i rappresentanti della scuola e dei Centri di educazione ambientale. L’obiettivo è stato quello di promuovere un confronto su modalità e contenuti dell’educazione ambientale
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nel contesto attuale, per giungere alla stesura e alla condivisione di un documento fondativo di un rinnovato patto didattico culturale con le nuove generazioni per l’educazione ambientale in Umbria, a partire dalle scuole e dalle loro esigenze, con al centro la sostenibilità dello sviluppo. Questo numero di “Spazio ambiente” vuole dare conto di questo processo avviato con il seminario di Todi che ha già portato a risultati concreti: la condivisione dei contenuti per la sottoscrizione di una Carta d’intenti in materia di educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile tra Regione Umbria, USR per l’Umbria, Rete scolastica “Natura e Cultura” e la Rete regionale In.f.e.a., ma anche l’avvio di un progetto condiviso che si svilupperà in una serie di esperienze pilota nell’anno scolastico in corso.
Dalla lettura dei contributi inseriti in questo numero risulta che l’impegno comune di persone e organizzazioni che ha dato origine ad una rete di istituzioni e società civile per il Decennio è ancora vivo e pronto a rilanciare con efficacia un processo educativo rivolto a cittadini, adulti e bambini,
Silvano Rometti Assessore regionale all’Ambiente, Territorio, Infrastrutture e Trasporti
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A Novembre 2014 si è chiuso il Decennio UNESCO dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile. Abbiamo provato ad iniziare un ragionamento che ci porti ad un bilancio delle esperienze fatte e a discutere su come proseguire, sulle strade da percorre per continuare a proporre esperienze significative, sulle costruzioni di reti territoriali tra i diversi soggetti interessati a queste tematiche, su metodi e pratiche da ribadire o rinnovare. Nelle prossime pagine troverete un resoconto di questo esordio di discussione ed alcune idee di possibili sviluppi.
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Per una buona EDUC-AZIONE di M. Mayer e P. Tamburini
Il Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile UNESCO - DESS
Il DESS – Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile – indetto dalle Nazioni Unite nel 2005 e portato avanti dall’UNESCO – volge a conclusione. Il Comitato Scientifico della Commissione Italiana UNESCO ha deciso di dedicare questo ultimo anno all’EDUC-AZIONE, anzi alla BUONA EDUC-AZIONE, e ha invitato il Comitato Nazionale UNESCO DESS, le scuole, le istituzioni, le associazioni, i movimenti, i sin-
goli cittadini impegnati nell’esplorazione di modalità di vita e di produzione sostenibili, a riflettere assieme su quali siano gli strumenti e le azioni educative necessari per costruire una società più equa, rispettosa del Pianeta e delle sue tante diversità, attenta ai cambiamenti globali e al rispetto dei diritti e dei
doveri dell’umanità. In questi 10 anni il contesto, mondiale e nazionale, è molto cambiato: mentre risulta sempre più vidente l’insostenibilità di questo modello di sviluppo (i cambiamenti climatici, le emergenze idrogeologiche, le em ergenze alimentari e sanitarie, l’inquinamento, sono solo gli aspetti più evidenti degli effetti di questo sviluppo sul Pianeta), dall’altra le crisi economiche e sociali sempre più frequenti, mostrano come il modello abbia ormai raggiunto i suoi limiti anche dal punto di vista di una promessa di felicità basata sull’avere individuale piuttosto che sul ben-essere e sui beni comuni. La necessità di un cambiamento culturale, di una diversa visione del mondo, come era nelle proposte del Decennio UNESCO, è ancora quindi ancora più urgente, e l’educazione è lo strumento principale attraverso il quale costruire il cambiamento.
“L’educazione per lo sviluppo sostenibile può fornire capacità critica, maggiore consapevolezza e forza per esplorare nuove visioni e concetti e per sviluppare metodi e strumenti nuovi” (StrategiaUNECE per l’Educazione allo sviluppo sostenibile, 2005). La BUONA EDUC-AZIONE, proposta dall’UNESCO, non deve però limitarsi ad un impegno per una Buona Scuola, anche se la Scuola è una componente fondamentale e imprescindibile: “L’educazione allo sviluppo sostenibile (ESS) interessa l’intero arco della vita, in tutti i suoi aspetti, chiedendo alle persone, alle istituzioni e alle società di guardare al domani come un giorno cheappartiene a tutti.” (UNESCO DESS, Sintesi schema internazionale di implementazione, 2005). La BUONA EDUC-AZIONE, si rivolge allora a tutti, istituzioni e cittadini, perché l’apprendimento continua lungo l’intero arco della vita, ed è essenzialmente un apprendimento SOCIALE, che interagisce con le istituzioni, la comunità, la famiglia, che assorbe a volte implicitamente valori e visioni del mondo, che include stili di vita, relazioni con gli altri e con il pianeta.
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“Comune a tutte queste iniziative è infatti un’idea di futuro, non ancora definibile nei dettagli ma orientato ad un cambiamento che permetta di passare da un mondo fondato sulla quantità ad un mondo che assuma come valore la qualità: della vita, dei rapporti tra gli uomini, dei rapporti tra l’uomo e il pianeta. Condizione per questo cambiamento è appunto un diverso modo di pensare, una diversa cultura, una diversa educazione” (Documento Italiano UNESCO DESS per un impegno comune, 2006)
Una Diversa Educazione per lo Sviluppo Sostenibile Anche l’educazione come l’abbiamo intesa finora deve allora cambiare. I sistemi educativi pubblici nati più di 100 anni fa hanno fatto anch’essi parte integrante di questo sviluppo insostenibile, e dei presupposti e delle visioni che l’hanno creato. L’educazione non è ‘neutrale’ ma ripropone in maniera esplicita o implicita valori e obiettivi della società nella quale si trova immersa: nel momento attuale, valori di competitività, consumismo, ipersemplificazione della complessità, frammentazione dei saperi e delle competenze. L’educazione deve quindi evolvere in parallelo ai cambiamenti che avvengono, ed a quelli che avverranno in una società sempre più sostenibile; una BUONA EDUC-AZIONE è anch’essa, come la sostenibilità, una ‘meta da raggiungere’, che non può essere al presente completa-
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mente definita ma che può essere progettata e perseguita. Una BUONA EDUC-AZIONE verso la sostenibilità richiede in primo luogo un cambiamento di visione del mondo e deve mettere esplicitamente al centro i valori, in particolare quelli della CURA e del RISPETTO, per gli altri, per i beni comuni e per il PIANETA. “Rispetto degli altri, appartenenti alle generazioni presenti o future, rispetto delle differenze e della diversità, dell’ambiente, delle risorse del pianeta in cui viviamo. L’educazione ci permette di capire noi stessi e gli altri grazie ai legami che ci uniscono all’ambiente naturale e sociale del mondo; e questa comprensione diviene una base solida sulla quale costruire il rispetto. Oltre al senso di giustizia, di responsabilità, di esplorazione, di dialogo, l’ESS mira a farci adottare condotte e pratiche che permettano a tutti di condurre una vita completa senza sentirsi privi dell’indispensabile” (UNESCO DESS, sintesi dello schema internazionale di implementazione, 2005). Non è quindi sufficiente aggiungere nelle scuole una nuova “materia” o introdurre un po’ di rispetto dell’ambiente nei libri di testo, ma occorrono cambiamenti più profondi, che coinvolgano l’educazione come pratica sociale diffusa e condivisa. In un mondo che cambia, non ci sono nozioni da assimilare una volta per tutte ma occorre apprendere a costruire le proprie competenze, a chiarire i propri valori, a modificare i propri atteggiamenti, via via che nuovi problemi sostituiscono
quelli che si considerano. Una BUONA EDUC-AZIONE trova nella realtà lo stimolo e la curiosità necessari per apprendere, è un’educazione per tutti, rispetta le differenze – culturali e di genere, ma anche nei tempi di apprendimento – e non lascia nessuno indietro. Di seguito sono raccolte alcune delle idee essenziali che caratterizzano una BUONA EDUC-AZIONE sviluppate in questi anni dai protagonisti dell’educazione ambientale e alla sostenibilità nei diversi ambiti d’intervento, insieme all’indicazione di alcune pratiche educative che mostrano come le idee si concretizzino in cammini efficaci per la costruzione di consapevolezze, capacità di azione, ricerca di soluzioni possibili.
Una BUONA EDUC-AZIONE deve essere sostenibile e di qualità L’educazione, per essere ‘sostenibile’ e quindi anche efficiente, deve coinvolgere un ampio raggio di soggetti e contesti: non solo la scuola o l’Università, ma “le organizzazioni della società civile, i gruppi di interesse, il luogo di lavoro,…, gli organi politici decisionali ecc.” (UNESCO DESS, sintesi dello schema di implementazione, 2005), che costituiscono il ‘contesto educativo’ più ampio entro il quale i percorsi educativi formali acquistano senso. Per essere ‘sostenibile’ un’educazione deve cercare di affrontare i paradossi del nostro modello di sviluppo e di riproduzione della cultura:
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l’educazione ‘formale’ è ancora preposta essenzialmente alla ‘trasmissione di conoscenze’ elaborate in passato – spesso più di 50 anni fa – senza metterle in discussione anche se i contesti sono profondamente mutati. I valori che la informano sono ancora quelli del ‘far west’ – iniziativa e libertà individuale, competitività, progresso tecnologico – piuttosto che quelli della responsabilità e della cura necessari in una ‘navicella spaziale limitata’ come è il nostro pianeta; l’educazione ‘informale’, quella proposta dai mass media ma in genere dagli stili di vita predominanti, è essenzialmente u n’e du c a z i on e al ‘consumo’ e al ‘successo individuale’, ambedue acritici e indiscriminati, i cui valori sono spesso non compatibili con uno sviluppo sostenibile; i rapidi cambiamenti sociali, le crisi del lavoro e dell’economia generano tensioni ed angoscia per il futuro che i cittadini, e i futuri cittadini, non sono preparati ad affrontare.
Una BUONA EDUC-AZIONE deve guidare ad una visione di futuro sostenibile e preparare ad agire in condizioni di incertezza. In questo momento di crisi in cui tutto dovrebbe cambiare, e in particolare i contesti politici e sociali, proponiamo di partire da una ri-
che i contesti – educativi, lavorativi, economici, sociali –si trasformino nella direzione della Sostenibilità e favoriscano il cambiamento. Partiremo quindi dal COSA deve cambiare all’interno dei processi educativi, e dal come, per accennare solo alla fine di questo documento ai necessari cambiamenti di CONTESTO.
COSA, quali competenze e quali idee chiave per un’educazione sostenibile?
flessione sul senso che dovrebbe avere una BUONA EDUC-AZIONE, dall’AZIONE che ognuno di noi può intraprendere nel proprio ruolo, famigliare, sociale, lavorativo, per arrivare a proporre linee di discussione e di azione perché an-
Un primo cambiamento necessario nel modo in cui si concepisce l’educazione è mettere al centro non le conoscenze – le informazioni in qualche modo correlate in discipline – ma le ‘competenze’, quel l’insieme cioè di sapere, saper fare e voler fare, che guida l’individuo nella comprensione di quello che sta succedendo e nell’azione efficace, per sé e per gli altri. La ‘scuola ufficiale’ parla già da anni di competenze nei documenti europei e nelle indicazioni ministeriali italiane: si tratta però di pas-
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sare dalle petizioni di principio alla pratica, e di definire le competenze essenziali, e le idee chiave ad esse correlate, per un mondo sostenibile. Nel seguito, in ordine non gerarchico, alcune delle competenze intrinsecamente transdisciplinari, che un’educazione sostenibile dovrebbe sviluppare: - Saper guardare i fatti, gli avvenimenti, in maniera sistemica e integrata ricercando innanzi tutto le connessioni (tra sistemi e interne ai sistemi) e gli sviluppi temporali e spaziali. Essere consapevoli della possibilità di effetti lontani nel tempo e nello spazio delle nostre azioni. • Concetto chiave: interdipendenza. • Pratiche educative: quelle che partono dal locale per arrivare al sistemico e al globale e viceversa, come ad esempio: le azioni sulla mobilità sostenibile, sui consumi energetici, sulla produzione e sul ciclo dei rifiuti …. in collegamento esplicito con il riscaldamento globale, l’esaurirsi delle risorse, l’inquinamento di suolo e acque. - Saper riconoscere ed apprezzare le diversità, come fonte di arricchimento sia culturale sia biologico e al tempo stesso riconoscere i ‘vincoli’ al cui interno le diversità possono svilupparsi. Essere consa-
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pevoli di come i vincoli influiscano sull’evolversi delle situazioni (politiche, economiche, biologiche…), e di come sia necessaria prudenza nel modificarli. • Concetti chiave: diversità e vincoli. • Pratiche educative: quelle che
mettono al centro la diversità e le specificità culturali e territoriali. - Saper riconoscere l’incertezza intrinseca ai sistemi complessi e saper agire con umiltà e attenzione all’imprevisto. Essere consapevoli dell’incertezza della stessa conoscenza scientifica e dell’impossibilità quindi di prevedere con sicurezza i comportamenti dei sistemi viventi, dei sistemi idrogeogologici, del pianeta, e accettare quindi la possibilità di avvenimenti e rischi imprevisti, preparandosi ad affrontarli. Essere consapevoli dei limiti – planetari o locali, naturali o sociali – il cui superamento aumenta
l’imprevedibilità e i rischi. • Concetti chiave: incertezza e rischio. • Pratiche educative: quelle che mettono in discussione i comportamenti a rischio e che costruiscono atteggiamenti responsabili e di cura del territorio e delle relazioni. Tutte queste competenze non sono specifiche dell’educazione alla sostenibilità, ma fanno parte della BUONA EDUCAZIONE; sono competenze di ‘cittadinanza’ perseguite da tante altre ‘educazioni’ che sotto altri nomi, e con altri focus specifici, perseguono gli stessi obiettivi e utilizzano gli stessi strumenti: dall’educazione alla pace all’educazione interculturale, dall’educazione alla salute all’educazione alla cooperazione internazionale.
COME, quali processi educativi per una educazione sostenibile? Di seguito, senza pretese di esaustività, i processi educativi che un’educazione sostenibile deve mettere in pratica: - Immaginare il futuro e prepararsi a costruirlo. Molti dei vincoli che si frappongono a comportamenti più sostenibili vengono dal passato – credenze e valori legati a
una visione di progresso e sviluppo senza limiti. L’educazione sostenibile deve preparare al futuro come ci si prepara per un’esplorazione in un territorio sconosciuto e rendere consapevoli dell’importanza di ognuno nella costruzione del proprio futuro. - Affrontare la complessità. Un pensiero complesso è un pensiero razionale, che accetta i propri limiti, che utilizza le competenze prima ricordate, che fa uso della consapevolezza della propria ‘ignoranza’ per cercare nuove strade, valutandone vantaggi e svantaggi, attento al principio di ‘precauzione’. - Confrontare i valori. Un’educazione sostenibile accetta la propria ‘non neutralità’ e cerca quindi di mettere sempre in evidenza il punto di vista dal quale guarda il mondo, i valori che la guidano e l’esistenza di altri punti di vista. - Pensare in maniera critica e trasformativa. Il pensiero critico e razionale è una componente essenziale dell’educazione sostenibile. Il pensiero critico deve esser anche creativo, e prendere ispirazione da percorsi che si sono rivelati positivi in altre situazioni per proporre trasformazioni e visioni innovative di futuro. - Agire in maniera responsabile. S’impara soprattutto facendo: poiché l’azione concreta dovrebbe far parte di qualsiasi processo di apprendimento – da quello scientifico a quello linguistico, abbiamo deciso di parlare di buona EDUCAZIONE. Nell’educazione sostenibile l’azione concreta è uno strumento per riflettere assieme sulla responsabilità insita in ogni azione
(o non azione!) e su cosa sia necessario tenere presente prima di agire: quali desideri di cambiamento, quali valori, quali possibili sviluppi futuri sono integrati nelle nostre azioni. - Collaborare e partecipare. L’educazione sostenibile non si costruisce all’interno di un gruppo ristretto, di una classe o di un gruppo d’acquisto: in una società in cui le relazioni sono varie e molteplici è indispensabile, perché i valori della sostenibilità acquistino peso, imparare, e insegnare, a collaborare. Collaborare all’interno dei corsi di studio – senza competitività e con incentivi a mettere assieme competenze diverse -, collaborare tra educatori/insegnanti con specializzazioni e valori anche diversi, collaborare tra istituzioni diverse. All’interno della collaborazione si educa anche alla partecipazione come aspetto sostanziale e non formale della costruzione di soluzioni condivise. Per partecipare gli individui hanno bisogno di empatia,
rispetto, fiducia nella possibilità di esprimere il proprio punto di vista senza essere criticati. Educare alla partecipazione richiede un equilibrio tra accettazione di ogni individuo – con i propri valori, cultura, visioni di futuro – e possibilità di esprimere punti di vista anche diversi e critici senza essere offensivi o discriminanti.
CHI può e deve impegnarsi per una educazione sostenibile, quali CONTESTI occorre costruire Come è stato già sottolineato, ogni apprendimento è almeno in parte un ‘apprendimento sociale’, che riconosce negli altri dei modelli di vita e di pensiero; questo significa anche che ogni istituzione, ogni individuo, svolge una funzione educativa e può quindi contribuire ad orientare la società verso la sostenibilità. Ed allora non hanno inte-
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resse per un’educazione sostenibile solo le istituzioni demandate alla protezione ambientale e alla cura del territorio, o gli insegnanti dei diversi livelli dell’educazione formale, ma anche l’associazionismo ambientale e il terzo settore, le imprese e i sindacati, le agenzie scientifiche, i Centri di educazione ambientale e le aree protette, il sistema dei media vecchi e nuovi. Tutti questi soggetti sono chiamati, a conclusione del Decennio UNESCO, a riflettere sul lavoro svolto e su quello da fare, singolarmente e insieme, condividendo un progetto comune pur in una varietà di obiettivi, individuando punti di contatto e di collaborazione, costruendo sinergie tra le diverse competenze, lavorando insieme in modo coordinato così da aumentare l’impatto complessivo e valorizzare maggiormente le singole azioni. Ciascuno può certamente definire meglio, cosa può fare per modificare nella direzione della sostenibilità i processi educativi, la consapevolezza individuale e sociale, i comportamenti e le modalità di gestione. Invitiamo perciò tutti a discuterne, tenendo presente che: a) L’educazione alla sostenibilità deve essere una politica pubblica che le diverse articolazioni dello stato (Governo, Regioni, Comuni), le istituzioni scolastiche e formative, l’associazionismo, le organizzazioni private devono promuovere, sostenere, gestire nell’ambito di un disegno condiviso. b) I contesti sono essi stessi educativi: la coerenza tra contesto e messaggio è essenziale. c) La collaborazione e la costruzione di reti tra soggetti dello stesso tipo e di reti trasversali
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tra soggetti diversi, com’è stato il Comitato Nazionale della Commissione Italiana UNESCO, sono lo strumento che permette un dialogo tra linguaggi spesso diversi e la proposizione di azioni comuni. Tutti insieme possiamo condividere un obiettivo e un progetto comune, individuare punti di contatto e di collaborazione. Mettendo in gioco sinergico le diverse competenze e possibilità di intervento.
Evitando dispersioni e sovrapposizioni. Lavorando insieme in modo coordinato è possibile aumentare l’impatto complessivo e valorizzare maggiormente le singole azioni.
Il Decennio UNESCO si conclude per ripartire, tutti assieme, verso una BUONA EDUC-AZIONE.
Il 24 Novembre 2014 presso l’Istituto Ciufelli Einaudi di Todi si è tenuto un convegno che, a chiusura del Decennio UNESCO dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile ha voluto, da una parte trarre un bilancio delle attività svolte, dall’altra parte provare a ragionare su quali scenari possibili si aprono davanti agli addetti ai lavori e non e su quali possibili ruoli andare a svolgere per determinare e condizionare questi scenari in modo da proseguire con le attività di educazione allo sviluppo sostenibile allargandone efficacia e partecipazione.
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Messaggio inviato per l’apertura dei lavori di On. Anna Ascani (Commissione Parlamentare Scienza, Cultura, Istruzione)
In Italia, fin dagli anni ’90 del secolo scorso, si è sviluppata una politica di educazione ambientale basata sull’impegno paritario di Stato, Regioni e Province Autonome. L’educazione ambientale risulta essere attualmente uno strumento fondamentale per sensibilizzare i cittadini a una maggiore responsabilità verso i problemi ambientali ed alla consapevolezza della necessità di essere coinvolti nelle politiche di governo del territorio. L’Educazione ambientale non deve essere semplice studio dell’ambiente naturale, ma deve promuovere cambiamenti negli atteggiamenti e nei comportamenti individuali e collettivi. È fondamentale, pertanto, sviluppare una nuova cultura della sostenibilità capace di formare i cittadini alle scelte consapevoli ed etiche nei consumi, negli stili di vita, nella mobilità, nel risparmio energetico, nella riduzione e differenziazione dei rifiuti e, in generale, nel rispetto dell’ambiente. Tutto ciò deve essere realizzabile rafforzando le politiche di sviluppo ambientale ed assegnando un ruolo centrale all’informazione, alla formazione e all’educazione allo sviluppo sostenibile. In questo quadro appare basilare strutturare questo tipo di formazione a partire dall’ambiente scolastico, contribuendo attivamente alla formazione della persona, del cittadino, quale soggetto attivo e responsabile verso l’ambiente dove vive e quello dell’intero pianeta, è necessario un approccio non solo conoscitivo, ma sviluppato anche attraverso capacità cognitive, operative e relazionali che facciano in modo che i ragazzi stessi attraverso studio connesso ad attività pratiche divengano consapevoli dei propri comportamenti. In questa direzione si inseriscono alcune iniziative, nel campo scolastico,intraprese nel corso del tempo dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con il Ministero dell’ istruzione , dell’Università e della Ricerca. Nella “Strategia per l’educazione per lo sviluppo sostenibile” definita dai Ministri dell’Ambiente e dell’Educazione nel 2005 nell’ambito della regione UNECE (Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite), infatti, si evidenzia la necessità, da parte degli Stati membri, di adottare misure che includano lo sviluppo sostenibile all’interno dell’educazione e dei processi di apprendimento con il forte coinvolgimento degli educatori. Questa strategia appare realizzabile, da un lato, nell’integrazione dell’Educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile nelle materie di studio e nei programmi didattici esistenti e, dall’altra, nella creazione di corsi e programmi specifici. L’Accordo interministeriale stipulato nel 2008 e la Carta di Intenti siglata nel 2009 tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, insieme alle singole iniziative che ve ne sono conseguite, costituiscono un importante passo per la creazione di consapevolezza e responsabilità sui temi ambientali e quindi sulla qualità della vita e degli ambienti di vita. Questa tematica riveste, a mio avviso, una delle basi fondamentali della formazione di cittadini che abbiano a cuore il proprio futuro e quello dei propri figli e, per questo motivo, avevo accettato con vero piacere l’invito a partecipare alla conferenza di oggi. Purtroppo, impegni d’Aula mi trattengono a Roma e non mi permettono di essere lì a parlarne con voi. Tuttavia, con queste poche righe, voglio trasmettere la mia vicinanza ed il mio coinvolgimento in tematiche così importanti e, sperando di poter avere future occasioni di confronto, salutare e augurare buon lavoro a tutti.
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Il ruolo della Regione Umbria di Ernesta Maria Ranieri (Coordinatrice Regione dell’Umbria - AMBITO DI COORDINAMENTO: Ambiente, energia e affari generali)
La Regione ha sempre creduto nell’Educazione ambientale come strumento fondamentale di sensibilizzazione dei cittadini ai temi dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. Dopo un ventennio di azioni, oggi si rende necessario fare un consultivo al fine di rilanciare le attività ripartendo dalle buone pratiche, ma anche dall’analisi degli obiettivi non perfettamente raggiunti nel periodo passato. Per questa ripartenza chiediamo a tutti i soggetti che ci hanno affiancato in questi anni, un nuovo entusiasmo. La Regione, da parte sua, si farà sicuramente soggetto attivo nella costruzione di un percorso che riguardi in primo luogo gli studenti di ogni ordine e grado (dalla scuola all’università), ma anche tutti i cittadini umbri. La relazione che segue ha l’obiettivo di ripercorre le tappe e azioni intraprese che per esigenze di semplificazione, vengono qui raggruppate per principali filoni di attività che nella realtà però sono fortemente interconnessi e sinergici.
1.CEA e Scuola Nella nostra Regione particolare attenzione è stata posta alle iniziative di educazione ambientale per il loro ruolo di sostegno alle politiche regionale per lo sviluppo sosteni-
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bile. Per questo motivo nel giugno del 1998 è stata creata la struttura regionale Cridea preposta al coordinamento di una Rete composta all’epoca da 9 CEA Centri di educazione ambientale e dai Laboratori Territoriali provinciali per l’educazione ambientale. Successivamente nel 2000, prima struttura in Italia, la struttura si è dotata di un sistema di indicatori di qualità (SIQ), per la valutazione dei CEA – Centri di educazione ambientale e per l’accreditamento degli stessi alla Rete INFEA Regionale (facente parte della più vasta Rete Nazionale promossa dal Ministero dell’Ambiente). La dotazione finanziaria iniziale è stata di circa 50 milioni di lire impiegati totalmente nel supporto del primo bando “A scuola nell’ambiente” a favore delle scuole prima-
rie e secondarie di secondo grado per attività di educazione ambientale ed alla sostenibilità in coprogettazione con i CEA (all’epoca 9) coordinati dal CRIDEA. Negli anni successivi i finanziamenti nazionali uniti alle risorse finanziare regionale, hanno permesso una programmazione di attività e risorse il cui impatto sul territorio locale ha determinato il rafforzamento e la crescita non solo quantitativa, ma soprattutto qualitativa dell’offerta formativa legata ai temi ambientali e dello sviluppo sostenibile. In particolare, a seguito della sottoscrizione del Protocollo con l’Unesco, siglato in data 23.04.2009, la Regione Umbria ha provveduto ad adottare (DGR 1371 del 05.10.2009) apposito Piano d’Azione per il DESS), prevedendo
sinergie d’azione tra le dimensioni dell’educazione, e i processi decisionali inclusivi per la governance dello sviluppo sostenibile, garantendo l’impiego della Rete regionale INFEA dei CEA dell’Umbria ed il coinvolgimento attivo delle Agende 21 locali al massimo livello possibile. Lo stesso atto ha stanziato per il piano d’azione triennale 2009/2011 quasi € 440.000,00. Il riconoscimento della centralità della Rete In.f.e.a. espresso dal pieno coinvolgimento dei Cea nelle attività regionali, hanno evidenziato agli operatori ambientali la necessità ed opportunità di lavorare sempre più in sinergia tra loro e all’interno di un sistema organico e coerente. Tutto questo ha determi-
nato un aumento del numero degli operatori organizzati in strutture adeguate agli standard regionali e, conseguentemente, un aumento del numero dei Cea accreditati nella Rete regionale, oggi 29. Per comprendere l’importanza della partecipazione alla Rete In.f.e.a., un esempio per tutti è proprio l’attività nelle scuole. Il Bando “A scuola nell’ambiente” ha rappresentato dal 2000 fino al 2013 una risorsa fondamentale per tutte quelle scuole della Regione Umbria interessate ad inserire iniziative di educazione ambientale nei propri POF. Le scuole umbre per programmare e gestire le iniziative si sono avvalse dei CEA della Rete INFEA, chiama-
ti a coprogettare con gli insegnati al fine proprio di garantire una offerta didattica adeguata. L’ultimo bando per l’anno scolastico 2012-2013 è stato interamente finanziato con risorse proprie regionali (il Ministero dell’Ambiente ha sospeso i finanziamenti per i programmi INFEA locali che in passato avevano permesso di raggiungere un impegno di € 500.000 per un biennio scolastico , che in realtà mobilitavano un budget totale di almeno € 1.250.000, raggiungendo una popolazione studentesca valutata in più di 12.000 alunni e studenti): la Regione ha garantito con il Bilancio 2012 un budget complessivo pari a € 100.000. Negli ultimi 2 anni scolastici non è
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stato possibile pubblicare il Bando per mancanza di risorse sufficienti. Come comprensibile, questa forzata scelta ha destato molte critiche non solo da parte delle scuole, ma anche dei CEA in quanto per queste strutture il Bando rappresentava comunque una occasione di primo contatto con le istituzioni scolastiche finalizzato alla coprogettazione; i progetti elaborati per la partecipazione al Bando, venivano poi spesso comunque realizzati, anche in assenza del finanziamento regionale. E’ quindi oggi importante valutare percorsi diversi di finanziamento per le attività di educazione ambientale nelle scuole.
2. Ecomusei Gli Ecomusei sono strumenti di valorizzazione del territorio che hanno come riferimento la sostenibilità ambientale. La Regione Umbria ha normato, con la legge regionale 34/2007, l’Ecomuseo quale strumento di gestione del territorio che nasce dalla volontà delle comunità di rappresentarsi ed autogestirsi, riconoscendone il ruolo di memoria storica e valorizzazione dei patrimoni materiali e immateriali, ambientali e paesaggistici delle comunità locali, nonché di luoghi per una promozio-
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ne del territorio basata sulla cultura della sostenibilità. Con la legge regionale 14 dicembre 2007, n. 34 “Promozione e disciplina degli ecomusei” la Regione Umbria ha seguito la scia di diverse esperienze legislative già avviate in alcune realtà italiane, che hanno riconosciuto gli “ecomusei” come strumenti per tramandare, valorizzare e rafforzare i legami museocomunità e uomo. Al fine di agevolare questi processi di auto rappresentazione e di valorizzazione del proprio territorio, nel 2011 la Regione ha stanziato 85.000,00 euro di fondi, messi a disposizione degli enti locali del territorio regionale per sostenere i percorsi di costituzione degli Ecomusei, con il coinvolgimento dei CEA della rete In.f.e.a. e la realizzazioni di specifici progetti di fattibilità. Anche grazie a questo iniziale finanziamento che, in alcuni casi, è stato incrementato dagli stessi enti locali, gli Ecomusei regionali hanno potuto portare a termine una serie di attività propedeutiche al
successivo riconoscimento. Gli Ecomusei ad oggi riconosciuti della nostra regione sono sei: Ecomuseo Geologico Minerario di Spoleto, l’Ecomuseo di Campello sul Clitunno, l’Ecomuseo della Dorsale Appenninica Umbra (gestito dal Cedrav), Paesaggio Orvietano, gestito dal Gal che ha in carica anche il costituendo Ecomuseo Paesaggio del Trasimeno, l’Ecomuseo del Tevere e l’Ecomuseo degli Etruschi. Il I^ Forum degli Ecomusei che si è tenuto a novembre 2014, ha posto in evidenza i grandi passi in avanti realizzati, ma contemporaneamente anche la difficoltà a dare continuità alle iniziative per mancanza di entrate certe. Dal confronto con le altre Regioni sono emerse poi le potenzialità che le strutture eco museale possono avere, se adeguatamente supportate. Non sono infatti mancati gli esempi di integrazione in circuiti turistici e culturali che garantiscono anche una sostenibilità economica. Anche in questo caso, quindi, è necessario individuare nell’ambi-
to della nuova programmazione regionale opportune forme di finanziamento alle attività degli ecomusei per un loro maggiore radicamento nel territorio regionale. Un esempio di buone pratiche è rappresentato dal Gal Trasimeno Orvietano che nel proprio Piano di sviluppo locale nella passata programmazione, ha introdotto azioni specifiche per il finanziamento di due Ecomusei: quello Orvietano, già accreditato nel Sistema regionale ecomuseale e quello del Trasimeno che, già di fatto operativo, sta completando il proprio percorso per l’accreditamento regionale.
3. Formazione Nel 2013 è stato realizzato il primo corso per “Promotore della qualità ambientale e dello sviluppo sostenibile”, figura professionale inserita nel registro regionale delle competenze in materia di management ambientale. Il corso è stato organizzato da Cooperativa Scuola Lavoro Umbria ed è stato finanziato nell’ambito del P.O.R.Umbria FSE 2007-2013 (Ob. 2, Asse II “Occupabilità” – Asse 5 “Trasnazionalità ed interregionalità” settore intervento green economy). Il corso, rivolto a laureati, è stato articolato in 350 ore d’aula e visite tematiche, seguite da 720 ore di tirocinio presso enti pubblici e strutture private. Dei 15 allievi, 4 hanno svolto il tirocinio presso uffici regionali (Cridea, Servizio Energia, Servizio Parchi). E’ auspicabile ora che anche per la figura professionale dell’Educatore ambientale, pure inserita nel regi-
stro regionale delle competenze, sia possibile l’organizzazione di un corso secondo i previsti standard formativi. La passata esperienza di partecipazione degli enti di formazione accreditati è risultata una ottima soluzione organizzativa ed ha garantito una collaborazione e un monitoraggio costanti delle attività formative realizzate. Una questione aperta rimane quella del riconoscimento di queste figure professionali (promotore ed educatore ambientale) a prescindere dalla partecipazione a corsi riconosciuti, sulla base delle attività realmente svolte. In questa direzione va, ad esempio, la legge regionale sulle fattorie didattiche che riconosce la possibilità di essere singolarmente accreditati come operatori di fattorie didattiche; una analoga norma per operatori dei CEA potrebbe essere valutata. In ogni caso, nel prossimo regolamento attuativo della legge regionale sulle fattorie didattiche, dovrà comunque essere confermata la possibilità di sviluppare e realizzare progetti di educazione alla sostenibilità congiuntamente con i Cea e di poter fare ricorso a soggetti esterni quali gli operatori della rete In.f.e.a.
4. Settimana Unesco
un tema da trattare nell’arco di una settimana e vengono invitati tutti coloro che trattano i temi legati allo sviluppo sostenibile, a presentare delle proposte all’Unesco. L’Unesco, a sua volta, chiede un parere al referente regionale. Il referente Unesco per l’Umbria è il CRIDEA (Centro Regionale per l'Informazione, la Documentazione e l'Educazione Ambientale). L’insieme delle iniziative che ricevono il parere favorevole confluiscono nel programma generale della Settimana. Questa attività ha rappresentato negli anni una occasione di coinvolgimento diretto di enti, istituzioni, associazioni, scuole con una importante ricaduta sull’intero territorio regionale. Durante l’ultima edizione di novembre 2013, ad esempio, sono stati oltre 80 gli eventi; hanno partecipato 24 CEA del territorio e 6 ecomusei; la Regione ha organizzato 3 convegni. L’obiettivo costante di questa periodica attività è quello di sfruttare al massimo il palco offerto, per focalizzare l’attenzione dei media e del pubblico sui temi sempre più importanti dello sviluppo. Per questa attività è previsto un costo medio di € 30.000 annui. Anche quest’anno, ultimo del decennio, abbiamo voluto dare il nostro contributo e l’iniziativa di oggi che apre ufficialmente la Settimana vuole rappresentare anche un mo-
Il periodo 2005 – 2014 è stato proclamato dall’Unesco “Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (DESS)”. Ogni anno viene scelto
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mento di riflessione su quanto è stato fatto in questi anni, quale è il contesto attuale di riferimento e quali gli impegni futuri.
5. Progetti europei Partendo proprio dal contesto attuale e pensando agli impegni futuri, riteniamo che un punto di forza può essere la progettazione Europea, sia individuando azioni di sostegno finanziabili con la nuova programmazione POR-FESR sia spostando l’attività del Cridea verso una azione di supporto per la presentazione di progetti di rete, favorendo la partecipazione ai bandi europei anche dei CEA meno preparati. Nel 2013 si è concluso il progetto E.V.E.I.L. finanziato nell’ambito del Programma LLP -Comenius Regio che ha avuto tra i partner locali, oltre ad alcune scuole umbre, proprio un CEA della Rete (il Laboratorio del cittadino). La partecipazione a questo progetto, insieme alla Borsa di studio Grundtving dell’anno precedente,
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ha permesso di fare delle prime esperienze di attività e progettazione europea, in programmi LLP. Del resto l’attuale dotazione organica del Cridea non avrebbero potuto garantire la partecipazione a programmi più complessi e strutturati. Nell’anno trascorso ha preso anche avvio il progetto S.E.E. finanziato nell’ambito del Programma di Protezione civile. Il capofila del progetto è il Centro Studi e Formazione Villa Montesca di Città di Castello che ha coinvolto il Cridea quale partner italiano per le comuni esperienze pregresse nell’organizzazione di attività formative ed informative nel campo della prevenzione e della gestione delle emergenze. I destinatari del progetto, che si chiuderà quest’anno, sono insegnati ed alunni, che, attraverso l’uso di nuovi strumenti didattici (come la piattaforma MOOC), possono personalizzare i propri percorsi formativi. Anche in questo caso la partecipazione a questo progetto rappresenta un’importante esperienza pratica. La nostra volontà è rafforzare queste attività in stretta sinergia con CEA e Reti di scuole locali.
6. Partecipazione Eventi La partecipazione ad eventi e manifestazioni organizzati da soggetti pubblici e privati (es. Figuratevi, Umbria water Festival, Festambiente, Coloriamo i cieli ecc.) è stata negli ultimi anni garantita grazie alla disponibilità dei Centri di educazione ambientale e degli Ecomusei. Si è spesso fatto ricorso a strutture logistiche messe a disposizioni da altri Servizi o dai CEA. Il coinvolgimento delle strutture della Rete In.f.e.a. e della Rete Ecomuseale ha dato luogo spesso all’erogazione di contributi a copertura delle spese sostenute per la partecipazione alle manifestazioni e per l’allestimento di attività educative/informative (€ 18.600,00 nell’ultimo triennio). Non tutti i Cea hanno risposto positivamente a questo coinvolgimento: in questo abbiamo riscontrato un limite della Rete. Probabilmente l’eterogeneità delle strutture, l’aumentato numero dei Cea, le diverse professionalità presenti all’interno della Rete, anziché rappresentare una ricchezza hanno significato un ostacolo all’integrazione e al confronto. L’iniziativa di oggi, e più ancora il progetto pilota che oggi proponiamo, vuole proprio cercare di rafforzare il dialogo e il confronto tra Cea, tra Cea e Istituzioni, partendo dalla comprensione e dalle istanze del ns territorio (in primis dal mondo scolastico).Da parte nostra, l’impegno a ricercare una maggiore sinergia anche all’interno della struttura regionale, al fine di far convergere le singole azioni dei diversi settori (Istruzione, Parchi, Programmazione, ecc), verso l’obiettivo comune del sostegno alle attività di educazione ambientale nella nostra regione.
Il ruolo dei CEA in un sistema formativo territoriale integrato di Chiara Signorini (legambiente scuola e formazione)
Ripensare e riprogettare il ruolo di esperienze territoriali come i Centri di Educazione Ambientale crediamo rappresenti un contributo molto importante al confronto e alla sperimentazione necessari a rispondere alle sfide educative e formative che viviamo in questo momento. Le politiche e gli attori dell’educazione, dell’istruzione e della formazione, formale o non formale, sono ormai chiamati a un’azione congiunta rispetto a obbiettivi prioritari comuni: fornire ai cittadini di ogni età le adeguate competenze per potersi inserire nelle relazioni sociali e interpersonali e nella vita lavorativa, in maniera attiva e consapevole, pur vivendo in un contesto di estrema complessità, in continuo e rapidissimo cambiamento. Dopo numerosi documenti ed atti a livello europeo questi obbiettivi sono ormai una pista di lavoro esplicitata anche dalla normativa del nostro Paese nella quale, con l’attuazione della legge 92/2012, per la prima volta in Italia si prevede l’esigibilità del diritto di ogni cittadino all’apprendimento permanente, inteso come il diritto di ogni persona ad apprendere in ogni fase della propria vita e in sedi e modalità diversificate (formali, non formali ed informali), ma anche il diritto a veder riconosciute e spendibili le competenze acquisite durante qua-
lunque esperienza di vita, di formazione, di lavoro. L’esigibilità di questo diritto comporta pertanto un capovolgimento di lettura prospettica, nella quale diviene fondamentale ripensare alla centralità dei servizi in funzione della centralità della persona, attraverso un sistema condiviso e territorialmente integrato che guidi il cittadino in una offerta formativa adeguata e permetta l’individuazione, la validazione e il riconoscimento del proprio patrimonio culturale e professionale. In quest’ottica la legge 92/2012 individua le reti territoriali per l’apprendimenti permanente come strumento fondamentale per la governance di questo processo e successivi atti (Intesa Conferenza Unificate 20/12/12 e Accordo Conferenza Unificata 10/07/2014) ne declinano obbiettivi e modalità di organizzazione. In questa elaborazione crediamo si trovino molti spunti e indirizzi utili a ripensare le relazione e le finalità del patto educativo che dobbiamo rinnovare sui territori fra soggetti dell’educazione formale e non formale ed in particolare la necessità di lavorare congiuntamente al potenziamento delle competenze chiave per l’apprendimento permanente, di cui alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 2006 e declinate dal MIUR nel 2007, e per far questo lavorare anche all’ampliamento della platea dei soggetti a sostengo di questo processo, riconoscendo a ciascuno le proprie peculiarità e funzioni. In questo quadro i CEA e le reti nei quali queste esperienze hanno operato rappresentano una realtà di grande valore per ripensare le Reti Territoriali reali, che dalla carta speriamo passino presto alla sperimentazione, senza ripartire da zero.
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I CEA, infatti, hanno dimostrato di essere soggetti qualificati, agenzie formative attraverso le quali l’educazione non formale ha coprogettato e sperimentato con le scuole e gli altri soggetti dell’apprendimento formale, individuando obbiettivi comuni e confrontandosi sulle metodologie. I CEA sono anche un contesto che offre opportunità di riflessione e sperimentazione educativa, attraverso la quale rafforzare le professionalità di questo settore; sono luoghi nei quali i cittadini, dai bambini egli adulti, possono trovare proposte di educazione e formazione non formale ed informale, fruibili anche nel proprio tempo libero; sono opportunità per incontrare l’associazionismo, fare esperienze di volontariato e di cittadinanza attiva, rappresentano cioè quei contesti di realtà estremamente utili a costruire e vedere in atto le competenze di cittadinanza. Legambiente ha contribuito alla riflessione sulle Reti Territoriali presente nell’Accordo in Conferenza Unificata del 10 /07/2014, e ha avviato sul terreno della costruzione e valutazione delle competenze di cittadinanza alcune
sperimentazioni. Questo percorso ci ha permesso di rafforzare la convinzione che la sfida dell’apprendimento permanente e dell’obbiettivo delle competenze chiave, comune a qualunque segmento del percorso di apprendimento, dall’infanzia alla terza età, impone a tutti i soggetti attivi in questo settore di ripensare la propria funzione e le proprie modalità di azione, innovando le metodologie e acquisendo maggiore consapevolezza e capacità di monitoraggio e valutazione dei processi e dei risultati. Ma la vera sfida è quella di ripensare e di sperimentare concretamente le modalità di interazione e collaborazione fra i vari attori di un sistema integrato, che riconosca i diversi contributi e condivida obbiettivi formativi, modalità di validazione e certificazione, sistemi di orientamento, in modo da proporre al cittadino un percorso coerente ed efficace, per vivere e guidare i cambiamenti.
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Costruire reti territoriali di Marcello Rinaldi (dirigente ISIS Todi)
Introduzione Il tema dell’Educazione Ambientale sembra riproporre motivi e ragioni di un disagio a cui non può sfuggire né l’intelligenza critica né la passione dell’educatore. Se, infatti, sembra elevata coscienza di quel problema che è l’ambiente, assieme alla avvertenza delle implicazioni sostanziali che ne derivano per l’educazione, sembra troppo spesso che sul piano pratico poco si sia fatto, e ciò genera un diffuso senso di sfiducia o di impotenza. Basta accennare a quello che sta succedendo nel Paese a riguardo della vulnerabilità del territorio e dei dissesti idrogeologici in alcune regioni o sugli effetti dell’innalzamento della temperatura del pianeta. Come sottolineava Jonas nel famoso Principio di responsabilità, nel 1979, la questione ambientale consiste in un fatto senza precedenti e tanto inedito da non poter neppure essere ipotizzato prima del suo accadere: la natura, l’ambiente da contesto di vita dominato da leggi inesorabili è diventato dominio manipolato dall’uomo; da realtà da cui difendersi e con cui “lottare” è diventato realtà da proteggere, pena la sua distruzione; da situazione normale ed immediata di vita è diventato realtà da riscoprire. Insomma, da forza da temere è diventato equilibrio precario la cui sopravvivenza dipende dall’uomo stesso, dalla sua “responsabilità”. Ciò comporta, necessariamente, una nuova cultura, una nuova etica fondata sulla consapevolezza dell’immane potere della tecnica e delle implicazioni connesse al suo uso. Il senso di tale etica può essere riassunto – sempre secondo Jonas – in un riferimento valoriale che regoli non solo le relazioni interpersonali e gli atteggiamenti sociali ma, sempre di più, anche i comportamenti verso l’intero creato. Un’etica – appunto – delle responsabilità universale. Accenno alla elaborazione teorica di Jonas, perché questa può servire efficacemente a ricordare le dimen-
sioni dell’educazione ambientale nelle nostre Scuole: non più, semplicemente, come sapere aggiunto ai già traboccanti curricoli, piuttosto come competenza di cittadinanza che quindi investe il processo di educazione nella sua interezza; potremmo dire che non più un tema, ma una sensibilità complessiva che attraversa tutti i saperi; non è una nuova disciplina, ma attenzione orientante di tutte le discipline; per questo è – ormai – un’emergenza educativa. Occorre rivisitare tutti i Piani dell’Offerte Formative attraverso l’ottica dell’Educazione ambientale e dello sviluppo sostenibile, come area d’apprendimento di competenze trasversali di cittadinanza responsabile. L’organizzazione di laboratori didattici, offerti a tutte le Scuole del territorio, rappresenta l’esigenza di tutela degli ecosistemi e di promuovere lo sviluppo socioeconomico.
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Il perché di una Rete di Scuole Per cercare di dar forza a questa dimensione dell’educazione e della formazione di oggi, alcune scuole hanno pensato di collaborare tra di loro e con le istituzioni. E’ nata così l’idea di una Rete dedicata alla valorizzazione dell’educazione ambientale, attraverso la valorizzazione delle risorse territoriali e paesaggistiche nei territori e nelle comunità delle scuole stesse. Per tutto ciò, la Rete è stata chiamata Natura & Cultura: Natura in primo luogo, perché le risorse biologiche e del paesaggio fisico sono ragione del nostro modo di essere e di abitare i luoghi, ed alla base delle nostre opportunità di sviluppo; per questo la rete parte dal territorio e dai valori dei suoi sistemi naturali. Cultura, quindi, nell’accezione dell’antropologia – che vi include i saperi, l’arte e l’etica, il diritto ed il costume – e della modernità, in quanto “contenuta” in un territorio e artefice delle sue trasformazioni.
Finalità ed obiettivi La Rete ha come finalità la collaborazione fra le Istituzioni Scolastiche che vi aderiscono, con lo scopo sia di promuovere i giacimenti culturali e naturali, sia valorizzare quelli costituiti dalle competenze professionali degli operatori della scuola. L’educazione ambientale ed allo sviluppo sostenibile rappresentano leve fondamentali per lo sviluppo sociale, economico e culturale delle comunità locali; la Scuola per parte sua contribuisce alla costruzione di una cittadinanza consapevole ed attenta al futuro. Per questo la Rete intende sviluppare l’offerta formativa proprio sui temi della sostenibilità ambientale. In particolare (dallo statuto della Rete): - Rilevazione dei giacimenti culturali ed ambientali dei territori di appartenenza delle scuole, anche al fine di promuoverne un catalogo comune. In particolare di giacimenti e risorse di biodiversità, di storia, di tradizioni, di usi, di arte, di paesaggio, ecc.; - promuovere e sviluppare attività comuni di: . Arricchimento dell’offerta formativa e diffusione
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della “cultura della sostenibilità”; . Ricerca e sperimentazione nel settore specifico dell’educazione ambientale; . Amministrazione e gestione scolastica con possibile acquisto di beni e servizi comuni; scambio; . Aggiornamento e formazione del personale, in collaborazione con la pubblica amministrazione tra scuole aderenti, in comodato gratuito, di sussidi didattici; . Scambio e divulgazione di esperienze didattiche e professionali tra i diversi istituti; . Predisposizione di learning object, di piattaforme e-learning e di sito web. favorire e promuovere gli scambi europei e internazionali e l’adesione a organismi o a piattaforme e-learning e di sito web. favorire e promuovere gli scambi europei e internazionali; . Pubblicazione di studi, ricerche, sussidi didattici sia a mezzo stampa che telematico; . Studio di problematiche comuni, con acquisizione di pareri e consulenze di esperti.
La metodologia Il confronto e la collaborazione con gli Enti locali e le
comunità. Infatti, lavorare sui valori naturali e culturali di un territorio comporta anche un continuo confronto con le comunità locali, nella convinzione che in esse esistano le risorse per migliorare le proprie condizioni di vita e le prospettive di sviluppo: un approccio “dal basso” alla sostenibilità, che appare l’unico in grado di apportare cambiamenti duraturi. Fare Rete vuol dire anche di una Scuola che vuole uscire dalle aule e dai laboratori per aprirsi alla comunità locale e al territorio. Inoltre, verranno previlegiate le seguenti esperienze: • Laboratori tecnici • Laboratori pratici
• Collaborazione con esperti • Progetti interistituzionali Conclusione L’Educazione Ambientale (EA) è uno strumento fondamentale per sensibilizzare i futuri cittadini a una maggiore responsabilità verso i problemi ambientali, e alla consapevolezza della necessità di essere coinvolti nelle politiche di governo del territorio. L’EA non vuole essere semplice studio dell’ambiente naturale, bensì promuovere cambiamenti negli atteggiamenti e nei comportamenti individuali e collettivi.
Scuole aderenti alla Rete Natura & Cultura
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Vista la Legge 142/1990; Vista la Legge 241/1990, ed in particolare l’art. 15 che prevede che le Amministrazioni pubbliche possano concludere tra loro accordi per disciplinare lo svolgimento in collaborazione di attività di interesse comune; Vista la Legge 662/1996; Vista la Legge 59/1997; Visto il D.P.R. 233/1998, ed in particolare l’art. 6, ultimo comma, per cui “lo Stato, le regioni, gli enti locali, le istituzioni scolastiche ed altri soggetti pubblici e privati possono stipulare accordi di programma per la gestione di attività”; Visto il D.P.R. 275/1999, ed in particolare l’art. 7, che autorizza gli accordi di reti tra scuole, la promozione o la partecipazione a consorzi pubblici e privati, la stipula di convenzioni; Visto il D.I. 44/2001; Viste le Delibere autorizzative dei Collegi Docenti delle Scuole interessate per la costituzione di un accordo di programma (Allegato 1) per la promozione di un sempre maggiore coordinamento pedagogico-didattico. Le seguenti Istituzioni Scolastiche Pubbliche, a fianco indicate, nelle persone dei rappresentanti legali pro-tempore, sottoscrivono l’accordo di programma di cui il seguente Statuto:
Statuto Rete scolastica “Natura & cultura” Art. 1 – Finalità Il presente Accordo ha per fine generale la collaborazione fra le Istituzioni scolastiche che vi aderiscono, mettendo a sistema le risorse delle scuole aderenti per ampliare l’Offerta formativa nella direzione di un potenziamento dell’educazione ambientale e dello sviluppo sostenibile (Cf Linee guida MIUR/2011), anche attraverso una didattica costruttivista di tipo laboratoriale. Art. 2 – Obiettivi a) promuovere la fruizione agevolata – anche in termini economici – alle singole scuole aderenti dei laboratori e delle attività laboratoriali, attivate dalle singole istituzioni scolastiche, al fine di giungere ad un POF di territorio per la valorizzazione dell’autonomia scolastica, delle risorse ambientali, per l’educazione allo sviluppo sostenibile. b) promuovere il rinnovamento tecnologico, didattico e scientifico degli Istituti scolastici, potenziando e valorizzando le risorse professionali e le dotazioni strutturali mediante la cooperazione e integrazione tra le scuole, anche attivando percorsi didattici laboratoriali comuni; c) Rilevazione dei giacimenti culturali ed ambientali dei territori di appartenenza delle scuole, anche al fine di promuoverne un catalogo comune. In particolare di giacimenti e risorse di biodiversità, di storia, di tradizioni, di usi, di arte, di paesaggio, ecc. d) promuovere e sviluppare attività comuni di: - Arricchimento dell’offerta formativa e diffusione della “cultura della sostenibilità”; - Ricerca e sperimentazione nel settore specifico dell’educazione ambientale;
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- Amministrazione e gestione scolastica con possibile acquisto di beni e servizi comuni; scambio tra scuole aderenti, in comodato gratuito, di sussidi didattici. - Aggiornamento e formazione del personale, in collaborazione con la pubblica amministrazione e con enti e associazioni professionali in particolare nel settore dell’istruzione, della biodiversità e dell’ambiente; - Pubblicazione di studi, ricerche, sussidi didattici sia a mezzo stampa che telematico - Studio di problematiche comuni, con acquisizione di pareri e consulenze di esperti - Scambio e divulgazione di esperienze didattiche e professionali tra i diversi istituti - Predisposizione di learning object, di piattaforme e-learning e di sito web.e) favorire e promuovere gli scambi europei e internazionali e l’adesione a organismi o associazioni sovranazionali nel settore dell’ambiente, della biodiversità e di gestione sostenibile del territorio. e) favorire e promuovere gli scambi europei e internazionali e l’adesione a organismi o associazioni sovranazionali nel settore dell’ambiente, della biodiversità e di gestione sostenibile del territorio f) ogni altra iniziativa e attività coerente con le finalità del presente accordo e con l’interesse delle istituzioni scolastiche aderenti. Art. 3 – Durata e modalità di adesione Il presente Accordo ha la durata di 3 anni e si rinnova, poi, di anno in anno, tacitamente se non vi sono deliberazioni contrarie delle Scuole aderenti. Art. 4 – Enti sostenitori I DS della rete possono interagire preferenzialmente con personalità del mondo accademico, professionale, economico, che abbiano promosso e realizzato significative iniziative e atti a favore della dell’educazione ambientale. Art. 5 – Organi statutari Gli organi statutari sono: • Conferenza dei Dirigenti Scolastici. • Comitato di coordinamento della Rete Art. 6 – La Conferenza dei Dirigenti Scolastici La Conferenza dei Dirigenti Scolastici è formata dai Dirigenti delle singole Scuole aderenti o loro delegati. La Conferenza elegge un Coordinamento, con il compito di tenere i contatti tra le Scuole aderenti e di coordinare sul piano organizzativo le attività necessarie per il raggiungimento degli scopi previsti dal presente Accordo di programma. La Conferenza delibera in particolare su: - Indirizzi generali in merito alle attività previste dall’Accordo di programma; - Gestione amministrativa e contabile delle attività previste dall’Accordo di programma. Le sedute della Conferenza sono valide con la presenza della maggioranza assoluta delle Scuole aderenti; le delibere sono adottate a maggioranza semplice. La Conferenza è convocata dal Coordinamento e si riunisce in seduta ordinaria entro un mese dall’inizio di ciascun anno scolastico. La Conferenza può essere convocata su richiesta di un terzo dei suoi membri. Art. 7 – Coordinamento della Rete Ogni 3 anni la Conferenza dei DS elegge al proprio interno n. 3 DS che andranno a costituire il Comitato di coordinamento della Rete. Art. 8 – Gestione organizzativa ed amministrativa Il presente Accordo di programma, in via transitoria per un anno, prevede che l’Istituzione scolastica Istituto, d’Istruzione Superiore “Ciuffelli-Einaudi” fungerà da scuola capofila e si farà carico delle spese del coordinamento stesso e della gestione amministrativa della Rete.
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Art. 9 – Norme transitorie e finali La Conferenza dei Dirigenti delle Istituzioni Scolastiche aderenti si riunisce entro un mese dalla sottoscrizione dell’Accordo di programma; in tale occasione, provvede all’elezione del Coordinamento previsto all’art. 7. Il presente Accordo potrà essere modificato su delibera della maggioranza assoluta dei membri della Conferenza. Todi, 16 ottobre 2012
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RESOCONTO CONVEGNO TODI 24 NOVEMBRE 2014 di Sanni Mezzasoma (CEA Panta Rei)
118 persone, da rilevare la presenza di tutti i D.D. delle scuole della rete
62 insegnanti che si erano iscritti e 14 che non si erano iscritti per un totale di 76 insegnanti tutti o quasi tutti delle 13 scuole della rete natura e cultura
32 partecipanti in rappresentanza di 19 CEA
I contributi portati dai relatori hanno insistito sulla necessità/possibilità di introdurre elementi di didattica innovativa nelle scuole italiane ed umbre partendo dal protagonismo dei dirigenti didattici, degli insegnanti, dei CEA e del territorio in genere. Partendo dalle esperienze degli ultimi 20 anni è possibile pensare ad un rinnovato rapporto tra scuola e territorio che riesca ad aumentare le competenze e le conoscenze dei ragazzi e degli adulti e che attraverso questo processo vada a valorizzare i patrimoni locali ed a determinare una modifica dei comportamenti in direzione della sostenibilità. Si è individuato come mezzo, come strumento per la realizzazione di questo obiettivo, la creazione di reti che sappiano tenere insieme Istituzioni, Enti Locali, Scuole, CEA, Associazioni e forze produttive del territorio per sfruttare le occasioni di apprendimento che proprio il territorio ci offre. Si è sottolineato come i CEA siano protagonisti da sempre di progettazione e realizzazione di attività che grazie ad una metodologia consolidata conseguono seppur su scala inferiore a quella necessaria, risultati apprezzabili. Si è evidenziato come la modificazione nella disponibilità di risorse economiche sia oggi un problema importante rispetto al quale gli attori del sistema debbono adoperarsi non tanto semplicemente per ribadirne l’importanza e la mancanza, ma per attrezzarsi al fine di trovare altri possibili canali di finanziamento, vedi i fondi europei, e per riuscire a mettere a sistema anche risorse strumentali, umane e non soltanto finanziarie che risultano indispensabili per conseguire gli obiettivi individuati come prioritari dalla discussione.
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Si sono formati due gruppi di lavoro per approfondire aspetti differenti che hanno lavorato separatemente per andare poi a condividere I risultati finali e trovare una sintesi possibile.
Esiti gruppo 1 (più di trenta partecipanti): “verso un nuovo patto educativo: quali risorse e quali caratteristiche per l’educazione ambientale”
Il gruppo doveva riuscire ad individuare gli elementi necessari alla costruzione di una carta di intenti costitutiva per la nascita di un nuovo patto educativo territoriale fra gli attori del sistema, Enti Locali e USR, quindi Istituzioni, Scuole, CEA. La discussione ha focalizzato gli elementi costitutivi della carta: - l’educazione ambientale è necessaria. Viste le metodologie, le esperienze passate, la complessità dei temi legati all’ambiente e allo sviluppo sostenibile e la loro centralità nella costruzione di una società più matura, le attività di educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile devono continuare ed incrementarsi; - va migliorata la conoscenza reciproca tra i soggetti del sistema, per questo si propone di organizzare momenti di confronto tra scuole e CEA che sappiano essere più coinvolgenti di quelli organizzati nel recente passato; - vanno organizzati gruppi di lavoro che sappiano cercare risorse anche fuori dal finanziamento pubblico che deve comunque essere richiesto alle istituzioni proprio perché si rileva l’importanza dell’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile.
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Esiti gruppo 2 (più di trenta partecipanti): “criteri organizzativi e logistici e metodologici per le attività prevista dal Progetto Pilota 2014-2015”
Il gruppo doveva individuare i passaggi e le modalità per la realizzazione delle attività pilota che dessero il segno per innovazione e qualità dell’importanza e dell’efficacia di questo rinnovato patto educativo. Di fronte alla scarsa conoscenza tra scuole e CEA e anche alla difficoltà dei CEA a far fronte comune ad avere una posizione condivisa, il lavoro di gruppo è stato efficace ed approfondito e dopo lunga e qualificata discussione ha portato all’individuazione di un percorso a tappe che prevede: - raggruppamento delle scuola della RETE Natura e Cultura in nuclei da 3/5 Istituti ed individuazione delle classi partecipanti (entro metà Dicembre); - immediata comunicazione ai CEA; - raggruppamento dei CEA con individuazione della partnership tra gruppi di scuole e gruppi di CEA (entro dicembre) - inizio attività pilota con la scelta condivisa dei temi e delle modalità di lavoro fatta insieme dalle scuole e dai CEA (entro Gennaio); - ricerca e definizione delle attività (entro Gennaio); - partenza delle attività pilota (quanto prima per poi chiuderle entro entro Maggio); - giornata conclusiva di resoconto delle attività svolte (entro Giugno);
SI È RIBADITO CHE: - le scuole partecipanti sono quelle della RETE Natura e Cultura; - i CEA beneficiari sono quelli delle RETE Regionale INFEA che hanno partecipato al seminario; - il monte ore a disposizione delle scuole da svolgersi con gli operatori dei CEA è 300 complessive; - ci sono risorse aggiuntive per i materiali per lo svolgimento delle attività;
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- non ci sono risorse per i trasporti; - la parte di divulgazione e diffusione non verrà svolta prioritariamente dalle scuole dai CEA, ma da soggetti terzi esperti nel settore scelti dai responsabili di progetto; - le scuole produrranno materiale di progetto da illustrare alla giornata conclusiva di progetto; - i CEA possono svolgere parti di progetto differenti e non soltanto le attività pratiche, possono lavorare sulla progettazione o sulla verifica dei risultati, sulla definizione dei prodotti finali, non tutti i CEA debbono svolgere gli stessi compiti e in parti uguali; - le attività verranno per lo più svolte nei territori vicini alle scuole e scelti anche in relazione alla distanza una volte stabiliti i raggruppamenti di scuole (criterio territoriale in funzione della disponibilità di risorse).
In conclusione si sono riuniti entrambi i gruppi per presentare il lavoro svolto. Si è ribadito come sia necessario un migliore e maggiore coordinamento dei soggetti, sottolineando il buon esito della giornata e lo sprone per proseguire alacremente visto la necessità di terminare il progetto entro l’anno scolastico 2014-2015. La traccia di lavoro prevede la stesura definitiva di una Carta/ dichiarazione di intenti da firmare tra i soggetti coinvolti nel progetto e la partenza delle attività pilota risultato della coprogettazione tra scuole e CEA. Il metodo di lavoro proposto prevede la composizione di tre sottogruppi che possano lavorare in autonomia sia metodologica che tematica pur restando nella cornice di riferimento commune definite dal progetto. Si andrà verso la convocazione di una conferenza
stampa a Marzo 2015 in cui andranno presentati il lavoro svolto, fermata la Carta e presentato il programma definitive delle attività pilota previste. Si è condivisa l’idea di incrementare questi momenti di confront e di andare al termine dell’anno scolastico all’organizzazione di un altro seminario di presentazione delle attività svolte e dei risultati conseguiti.
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Dopo il seminario ci siamo impegnati per svolgere al meglio i compiti che ci eravamo assegnati. La stesura della Carta d’Intenti, la definizione dei Raggruppamenti tra Scuole della Rete Natura e Cultura e Centri di Educazione Ambientale della Rete INFEA, la definizione e la calendarizzazione delle attività pilota. Il tutto da presentare antro la fine del mese di marzo anche attraverso questo numero della rivista Spazioambiente. Obiettivi raggiunti, ma ci aspettano mesi intensi di lavoro per la costruzione di un nuovo Sistema che partendo dagli ottimi risultati raggiunti fino ad oggi sappia proporre una modalità di lavoro per i prossimi anni
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Con una scrittura a più mani si propone il seguente accordo fra gli attori del progetto:
Carta (dichiarazione) d’intenti in materia di Educazione Ambientale e allo Sviluppo Sostenibile Firmatari (tra): RegioneUmbria USR per l’Umbria Rete Natura e Cultura Rete INFEA VISTI - Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 567 del 10 ottobre 1996 e successive modifiche, che disciplina le iniziative complementari e le attività integrative delle istituzioni scolastiche; - le direttive 19 maggio 1998 n. 238 e 29 maggio 1998 n. 252 attuative della legge 440 del 18 dicembre 1998, determinanti gli interventi prioritari a favore dell’autonomia, da realizzarsi anche tra reti di scuole e con soggetti esterni per l’integrazione della scuola con il territorio; - le conclusioni della Presidenza del Consiglio Europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000, sulla occupazione, le riforme economiche e la coesione sociale nel contesto di un’economia basata sulla conoscenza; - i documenti internazionali, le Raccomandazioni dell’UNESCO e le Direttive comunitarie, che costituiscono un quadro di riferimento generale entro cui collocare l’educazione alla cittadinanza, alla legalità, ai valori sedimentati nella storia dell’Umanità come elementi essenziali del contesto pedagogico e culturale di ogni Paese; -L’art. 11 del D.P.R. 8.3.1999, n. 275 (regolamento sull’autonomia scolastica), nell’ambito dell’’attività di sperimentazione e in particolare delle “iniziative di innovazione didattica” - La Legge 169/2008 che ha inserito l’insegnamento ordinamentale dell’educazione ambientale a pieno titolo nel curricolo verticale delle istituzioni scolastiche; - Le Linee guida del MIUR del 9 dicembre 2009, a riguardo dell’Educazione ambientale e dello sviluppo sostenibile; - La Carta d’Intenti tra il MIUR e il MIPAFF, del 7 giugno 2013, in materia di educazione ambientale ed alimentare. CONSIDERATO CHE - L’USR per l’Umbria promuove esperienze di educazione ambientale, allo sviluppo sostenibile, alla legalità, alla solidarietà e alla partecipazione democratica per le scuole di ogni ordine e grado della Regione Umbria; - l’USR e le Scuole hanno anche l’obiettivo di far incontrare il mondo della scuola e i soggetti che operano fuori dalla scuola, sensibilizzando i ragazzi sui valori della sostenibilità, del consumo consapevole, del territorio come luogo di identità e di appartenenza; - la Regione dell’Umbria cura e promuove iniziative e azioni di ricerca educativa e didattica sul territorio, finalizzate alla crescita culturale e alla sensibilizzazione dei cittadini a riguardo delle tematiche connesse alla sostenibilità ambientale;
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- la Regione intende rafforzare il proprio impegno a favore della diffusione dello sviluppo sostenibile, attraverso la realizzazione di progetti e iniziative pilota volti ad offrire agli attori del sistema “ScuoleIstituzioni-CEA” nuove opportunità di sviluppo di reti territoriali integrate, per la promozione e la realizzazione di attività sul tema dell’educazione allo sviluppo sostenibile; - la Regione è consapevole dell’importanza di contribuire ad attuare azioni di informazione, formazione ed educazione in ambito scolastico ed extrascolastico rivolte a ragazzi ed adulti, tali da favorire il consolidamento di competenze e conoscenze sulle tematiche ambientali; - la Regione intende consolidare ed incentivare le esperienze strutturate attraverso metodologie informali e non formali che svolgono un ruolo determinante per la promozione della sostenibilità dei territori nelle loro identità e diversità; - la Regione intende servirsi a questo scopo delle esperienze e delle competenze maturate negli anni all’interno delle Rete Regionale INFEA e del servizio CRIDEA; - è costituita una Rete di scuole umbre: “Rete Natura & cultura” per sviluppare e consolidare l’educazione allo sviluppo sostenibile nei curricoli scolastici che intende collaborare stabilmente nella progettazione e nella realizzazione delle attività con la Rete Regionale INFEA, collaborazione utile allo sviluppo di metodologie innovative e di attività pilota.
RITENUTO INOLTRE CHE - l’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile fa parte delle competenze fondamentali della cittadinanza attiva e di ciascun cittadino; - sia utile e necessaria la valorizzazione delle esperienze e delle competenze maturate fino ad oggi grazie al programma INFEA e al decennio UNESCO DESS.
SI DICHIARA CHE Le parti nel rispetto dei ruoli e delle proprie competenze, si impegnano a realizzare una serie di attività congiunte nei predetti ambiti: - l’organizzazione di incontri formativi e di attività convegnistica e seminariale rivolti a scuole di ogni ordine e ·grado sulle tematiche riguardanti sviluppo sostenibile, tutela e valorizzazione ambientale; - la costituzione di Tavoli di Coordinamento territoriali intercomunali fra i soggetti interessati che sviluppino programmi pluriennali sui temi dell’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile; - il sostegno volto a stimolare e sostenere su tutto la creazione di reti territoriali per lo sviluppo sostenibile che coinvolgano, scuole e reti di scuole, genitori, studenti, CEA, Ecomusei, Associazioni attive in tali ambiti; - individuazione di ambiti di intervento intersettoriali che facilitino la messa a sistema delle risorse disponibili per lo svolgimento delle attività; - la promozione di progetti pilota da realizzarsi entro l’anno scolastico 2014-2015 che sviluppino attività connesse ai temi indicati e ridisegnino un nuovo rapporto tra i soggetti alla ricerca di nuovi meccanismi per incrementare quantità, qualità ed efficacia delle attività realizzate; - la individuazione di nuovi canali di finanziamento per reperire le risorse necessarie allo svolgimento delle attività programmate all’interno dei Tavoli.
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Vista la proposta di lavorare per raggruppamenti di scuole e CEA e di nominare un CEA capofila per ogni raggruppamento, si propone di lavorare con questi abbinamenti (esito al 22-12-2014):
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Progetto presentanto dal CEA Panta Rei e dall’ISIS TODI di Sanni Mezzasoma e Gilberto Santucci
1) Denominazione del progetto “Nuove sinergie tra Reti di scuole e CEA per l’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile”
2) Proponenti CEA Panta Rei – IIS Ciuffelli
3) Referenti/responsabili del progetto Sanni Mezzasoma sanni@pantarei-cea.it smezzasoma@gmail.com 0758296164 +393406090841 Santucci Gilberto azienda@isitodi.it gilberto.santucci@gmail.com 075.89595205 +393664139571
4) Soggetti coinvolti nella predisposizione e realizzazione del progetto Rete INFEA Umbria – Rete di scuole natura e cultura in collaborazione con Regione Umbria - Cridea e Ufficio Scolastico Regionale
5) Tema a cui si riferisce il progetto Educazione all’ambiente e allo sviluppo sostenibile
6) Obiettivo Ridefinire il patto educativo tra scuole e CEA attraverso nuove forme di dialogo tra insegnanti, dirigenti e operatori di educazione ambientale partendo da un seminario da tenersi durante la settimana UNESCO DESS 2014 presso l’Istituto Ciuffelli di TODI e attraverso una successiva sperimentazione di attività pilota da tenersi nei Centri della Rete INFEA durante l’a.s 2014-2015 coordinata dal CEA Panta Rei.
7) Descrizione dettagliata del progetto
a. Chiusura del decennio UNESCO DESS – Educazione allo Sviluppo Sostenibile La Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO si appresta a celebrare la chiusura del Decennio UNESCO di Educazione allo Sviluppo Sostenibile 2005-2014 con la nona e ultima edizione della sua “Settimana” con eventi in tutta Italia dal 24 al 30 Novembre.
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L’iniziativa sarà quest’anno dedicata al bilancio delle attività svolte: da una parte la raccolta delle buone pratiche e prassi educative svoltesi durante il Decennio, dall’altra l’inventario delle realtà che sopravviveranno al Decennio stesso e continueranno a promuovere l’educazione alla sostenibilità in tutte le regioni italiane. Il “Decennio ONU di educazione allo sviluppo sostenibile” (DESS), ha preso avvio nel 2005, sotto la leadership dell’UNESCO, allo scopo di diffondere valori, consapevolezze, stili di vita orientati al rispetto per il prossimo, per il pianeta e per le generazioni future. Partendo da queste premesse il progetto si pone l’obiettivo di ragionare su cosa si è fatto in Umbria e su come sia possibile proseguire andando a ricalibrare un sistema rispetto a condizioni mutate portando in dote una esperienza unica in campo nazionale ed internazionale.
b. Ridefinire un nuovo Patto educativo didattico culturale per l’Umbria, con le nuove generazioni, che abbia al centro la sostenibilità dello sviluppo A fronte di una ridefinizione complessiva del rapporto tra sistema scolastico ed extrascolastico, tra apprendimento formale, non formale e informale, dovuta sia all’evoluzione dei media e sia agli effetti della crisi economica che arriva a toccare le famiglie e che reintroduce elementi fortemente sperequativi nella fruizione di attività didattiche efficaci e di qualità, si vorrebbe costruire un sistema nodale che sappia rispondere in maniera modulare alle modificate esigenze pedagogico-didattiche (intelligenze multiple, costruttivismo pedagogico, complessità del sapere, globalizzazione dell’informazione, ecc.). Si tratta di pensare e di sottoscrivere un nuovo patto educativo che parta dalle esigenze delle scuole, che parta dalle capacità delle scuole di fare sistema e di gestire un nuovo modello di utilizzo dell’ambiente a fini didattici e, soprattutto, ai fini della formazione di una coscienza critica a riguardo dell’interdipendenza e dello sviluppo sostenibile. Questo nuovo sistema in cui le scuole definiscono i propri bisogni, ridisegnano i rapporti col territorio, e si fanno protagoniste della valorizzazione delle comunità locali e della comunità regionale, può trovare preziosi alleati nella rete dei CEA Umbri, in quel sistema INFEA che, partendo dalle specificità di ogni singolo componente, può proporsi come reale momento operativo di tale patto educativo e, contemporaneamente, come attore compartecipe alla definizione dei bisogni delle scuole. Un nuovo accordo, sintonizzato col mutare delle condizioni generali, ma, soprattutto, definito a partire dalle scuole e dalle loro esigenze, che sappia utilizzare il patrimonio di competenze e conoscenze accumulato dai CEA dell’Umbria; per progettare e fornire attività efficaci in termini di crescita complessiva delle capacità degli alunni di relazionarsi col proprio territorio, inteso come proprio paesaggio e contemporaneamente come Regione Umbria nel suo insieme.
c. Favorire la partecipazione di tutti gli studenti a didattiche ambientali di qualità Il progetto potrà – inoltre – essere promotore di un accordo che possa anche incidere sui costi complessivi delle
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attività, senza abbassare le qualità professionali degli operatori dei CEA e senza impedire la più ampia partecipazione possibile degli alunni. Ciò grazie alla razionalizzazione delle risorse e alla valorizzazione di tutte le specificità dei territori e delle scuole. Attraverso un coinvolgimento diretto ed indiretto della Regione dell’Umbria, puntando anche su risorse proprie, si intende in questa fase di start up, far crescere un sistema che sappia candidarsi in maniera propositiva all’utilizzo anche di fondi europei per lo svolgimento delle attività oggetto del patto educativo. La rete natura e cultura si propone come sistema nodale, aperto a chiunque voglia entrare e contribuire alla crescita complessiva, ma in grado, fin da subito, di innescare un processo che possa portare dalla concretezza di attività immediatamente realizzabili.
d. Promuovere un convegno regionale Proprio a questo scopo è utile la proposta di realizzare nel mese di Novembre 2014 un seminario su scala regionale, in cui, attraverso la modalità dei gruppi di lavoro , si affronti appunto la stesura di questo rinnovato patto educativo, e che, immediatamente dopo, sappia estrinsecarsi attraverso una serie di esperienze pilota che diano concretezza all’idea e che possano fornire una matrice per tutti coloro che vorranno entrare nel processo anche dopo la sua partenza. Un sistema che sappia porsi obiettivi e sappia verificarne il conseguimento, che sappia riconoscere le reciproche competenze e bisogni, e che sappia, infine, sfruttare le competenze e le metodologie frutto di lunga esperienza dentro un rinnovato modo di coprogettare e di crescere insieme.
e. Proporre un’Offerta Formativa sinergica La proposta intende mettere a sistema le risorse di più scuole ed Istituti per ampliarne l’offerta formativa, fino a giungere ad un’Offerta Formativa sinergica. Infatti, i territori umbri sono ancora riconoscibili dalle attività connesse agli elementi culturali e naturali che caratterizzano il paesaggio, in questo senso riconoscibili molti giacimenti di biodiversità, di storia, di tradizioni, di usi e costumi, di arte e naturalità, ancora da “scoprire e leggere” in termini di sostenibilità. La connessione scuola-territorio, deve essere esplicitata dunque per utilizzare nella pratica didattica questi giacimenti, per capire meglio cosa i territori mettono a disposizione non solo della singola scuola, ma anche delle altre scuole. In corrispondenza, le scuole vogliono mettere a disposizione del territorio la capa-
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cità di valorizzare questi giacimenti con la capacità di ideare, co-progettare, realizzare attività educative metodologicamente compiute, centrate sulla didattica laboratoriale del “fare imparando”, con la capacità di utilizzare le occasioni di apprendimento fornite dall’educazione formale, non formale ed informale, per costruire un offerta formativa globale ed interconnessa che sappia soddisfare le esigenze dei ragazzi “nativi digitali” e delle loro famiglie, che sappia trovare strumenti più efficaci per conoscere meglio ed interpretare una realtà che diviene sempre più complessa. Questa operazione va fatta partendo dal presente, dal reale, dal patrimonio di competenze conoscenze e ricerche accumulato nel corso degli anni dalla Rete INFEA, e partendo dalle molteplici esperienze svolte negli anni passati anche grazie al Bando “A scuola nell’ambiente” finanziato dalla Regione Umbria. Sperimentazione e documentazione saranno parole chiavi per l’Offerta Formativa che dovrà dotarsi di strumenti comuni, pur rispettando le diverse sensibilità e le necessarie autonomie, strumenti comuni e condivisi che permetteranno di evidenziare la propria specificità e i propri bisogni e contemporaneamente però di identificare una matrice comune di lavoro messa a disposizione reciprocamente. Il progetto prevede dunque nell’anno scolastico 2014-2015, dopo il seminario, la realizzazione di attività pilota il cui minimo comune denominatore siano i bisogni emersi durante il seminario e che sappiano sfruttare al massimo la capacità di coprogettare di scuole e CEA per andare ad individuare un possibile modello sostenibile anche economicamente, una nuova modalità per concertare e realizzare le attività di educazione ambientale nella nostra regione.
f. Elementi ulteriori di riflessione Percorsi avviati e da consolidare: - riconoscimento della necessità di coordinamento e della messa a sistema delle azioni; - progettualità diffusa, capace in prospettiva di superare localismi e autoreferenzialità potenziali; - accordi formali e sostanziali tra le reti di scuole; - quadro di riferimento europeo più chiaro, migliore - capacità di riconoscersi all’interno della dimensione europea dell’educazione; - indicazioni per la costituzione della rete; - individuazione di nodi e di alcune funzioni; - individuazione dei temi. Percorsi ulteriori da sviluppare: - disegnare la mappa della rete o delle reti; - definire livelli ed ambiti della sussidiarietà; - individuare modalità di apprendimento reciproco; - organizzare occasioni formative di nodo e di rete; - definire ambiti, tipi e caratteristiche dei flussi tra i nodi; - definire attività di supporto ai flussi; - innovazione del sistema; - garantire: integrazione, risorse, trasferibilità e sostenibilità; - evidenziare le basi economiche e finanziarie e anche qui le occasioni che la rete offre in termini di ricerca di fondi e finanziamenti e partecipazione ai bandi.
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8) Destinatari dell’iniziativa: - Dirigenti Didattici delle scuole della rete e Responsabili scolastici dell’educazione ambientale - Insegnanti delle scuole dell’Umbria di ogni ordine e grado - 30 classi delle scuole selezionate tra gli Istituti di Istruzione aderenti alle reti scolastiche regionali per le attività pilota
9) Strumenti di monitoraggio e di verifica del progetto e valutazione dell’efficacia Particolare attenzione sarà riservata alla valutazione e al monitoraggio, sia per il progetto complessivo che soprattutto per il pacchetto di attività pilota selezionate attraverso il seminario. Questa fase vedrà il diretto coinvolgimento di Regione Umbria e Ufficio scolastico regionale. I momenti della valutazione saranno tre, temporalmente distinti: prima, durante e dopo Valutazione ex-ante Si fonda sulla capacità del percorso seminariale di stimolare i partecipanti a fornire dati ed elementi di riflessione per una corretta e precisa analisi ed emersione dei bisogni e sulla valutazione della capacità dei CEA di intercettare e soddisfare questi bisogni. Valutazione in itinere (monitoraggio) In questa fase si procede alla verifica della efficienza/efficacia di quanto proposto/fornito e, nello specifico, devono essere rilevate le funzionalità dei sistemi organizzativo, gestionale e logistico, delle attività proposte, verranno valutati: - gli ambienti didattici (funzionalità in relazione al raggiungimento dell’obiettivo come ad esempio interattività, trasmissione punto a punto del task da trasferire, ecc.); - le strutture messe a disposizione; - i sistemi di coinvolgimento dei ragazzi, delle insegnanti, delle famiglie; - la completezza e la facilità di gestione delle attività proposte in chiave di costruzione di un nuovo sistema di relazioni - la direzione operativa del progetto; - livelli di comunicazione e scambio di informazioni tra i soggetti interessati; - le possibilità di interazione tra i vari attori coinvolti nel progetto; - gli aspetti legati alla fruizione delle attività; - la riproducibilità delle esperienze; Valutazione ex-post Si andrà a focalizzare le seguenti aree: - valutare che le attività proposte abbiano prodotto i risultati previsti e attesi, rispondendo alle esigenze dell’amministrazione e conseguendo gli obiettivi in termini di sviluppo di competenze, di qualità ed efficacia dell’ap-
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prendimento, della crescita del sistema e delle reti; - permettere di confrontare differenti soluzioni e mettere in luce vantaggi e limiti delle azioni attuate; - individuare i risultati in termini di impatto organizzativo e di analisi di costi/benefici, in senso ampio e allargato per comprendere anche aspetti fondamentali della qualità percepita; - valutare gli effetti e l’impatto a lungo termine sui soggetti proponenti l’azione. In quest’ultimo caso andranno coinvolti non solo i ragazzi, ma anche insegnanti ed operatori dei CEA I risultati potranno essere utilizzati dall’amministrazione per operare successive scelte strategiche nell’ambito della educazione ambientale.
10) Piano della comunicazione Il piano di comunicazione prevede un’integrazione sinergica tra i diversi media (stampa, tv, web) e tra modalità on-line ed off-line. Il progetto sarà accompagnato dalla realizzazione di una pagina internet e di una pagina Facebook, che costituiranno l’interfaccia attraverso la quale raccontare e documentare l’intero progetto in modo multimediale ed interattivo, esplodendo in modo virale la condivisione dei contenuti e delle esperienza. Al termine dell’attività tutto il materiale di comunicazione realizzato confluirà in un cd-dvd multimediale che sarà messo a disposizione delle scuole di ogni ordine e grado.
11) Previsione di collaborazione la rivista regionale Spazio Ambiente per la redazione di articoli relativi all’attuazione del progetto, corredati da documentazione fotografica Si propone la realizzazione di due numeri monografici, uno sul seminario (dicembre 2014) e uno sulle attività pilota (Giugno 2015) con inserimento di altri articoli nei numeri che usciranno nel periodo di svolgimento del progetto.
12) Periodo di svolgimento Seminario Novembre 2014 Attività pilota anno scolastico 20142015
13) Luogo Seminario, Todi presso l’Istituto Ciuffelli-Einaudi Attività pilota, nella Regione Umbria presso Cea della Rete INFEA e nel territorio delle scuole selezionate.
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PROGETTO RUPES Reti Umbre Per l’Educazione Sostenibile
Il progetto RUPES è essenzialmente un blog. Questo blog nasce per documentare un percorso, il percorso legato al progetto per la costruzione di reti nodali in Umbria per l’educazione ambientale ed allo sviluppo sostenibile, una sorta di diario di bordo che contenga istantanee, riflessioni prima e dopo le esperienze, considerazioni. Il blog vuole rendere accessibile a tutti i contenuti, addetti ai lavori, esperti, attori del progetto e di favorire la sua riproducibilità. Lo scopo è quello di contribuire alla valutazione in itinere dei risultati del progetto, nonché quello di fornire uno specchio fuori sincrono che consenta di rivedersi e migliorarsi. Nel titolo del blog, RUPES dal latino ROCCIA appunto, l’idea che questo possa rimanere ancorato al progetto o possa continuare la propria vita dopo la conclusione delle esperienze pilota e della sperimentazione di un metodo per continuare a documentare gli eventuali progetti che da questo potrebbero prendere le mosse.
https://progettorupes.wordpress.com/
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Lo sviluppo mentale è una costruzione continua, paragonabile a quella di un vasto edificio che ad ogni aggiunta divenga piÚ solido, o piuttosto alla messa a punto di un delicato meccanismo. Jean Piaget