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CAP. I. 1. La medicina occidentale vs la Medicina tradizionale cinese

CAPITOLO I

1. MEDICINA OCCIDENTALE VS MEDICINA TRADIZIONALE CINESE.

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Confrontare due medicine significa soprattutto confrontare due culture e, se possibile, riuscire a capire come ciascuna di esse vede il mondo e secondo quale paradigma interpreta la realtà del proprio mondo. Solo dopo questa riflessione si può passare al confronto dell’efficacia, ammesso e non concesso che, in fondo, sia possibile. Perché, se è vero che ciascuna è un’interpretazione, forse, alla fine, l’unica via possibile sarà quella di cogliere gli aspetti migliori di ciascuna, per arrivare ad una integrazione che è qualcosa di più di una semplice somma. Nel mondo occidentale, quando parliamo di medicina, abbiamo la tendenza a pensare che esista una sola ed unica medicina, giusta, razionale e scientifica, che è appunto la nostra. È doveroso, nell’affrontare questo lavoro, superare questa posizione cercando di essere più obiettivi possibile per cogliere le luci e le ombre delle due diverse prospettive. La Medicina occidentale convenzionale si è storicamente imperniata sul paradigma biomedico individuale. Esso considera la malattia fisica un evento individuale, la attribuisce a cause biologiche e mira a curare la parte di corpo ammalata. Si basa sullo studio oggettivo (perciò sempre verificabile) delle cause delle malattie e dei sintomi di queste, sempre riferibili a processi logici in qualche modo controllabili nel loro divenire e nel loro manifestarsi attraverso esami diagnostici attualmente sempre più sofisticati. Ripercorriamo quindi la sua evoluzione storica.

All’inizio del XIX secolo, i trattamenti medici tradizionali erano incentrati più sul trattamento dei sintomi che sulla comprensione e sul trattamento della malattia reale. Invece di comprendere la causa dei sintomi, la medicina, in genere, ha cercato di contrastare i sintomi. L'efficacia terapeutica, così intesa, è il frutto specifico e peculiare della nostra cultura occidentale. Rappresenta l'eredità di una concezione filosofica, riduzionistica e dicotomica, dell'essere umano, elaborata da Cartesio nel '600, secolo

in cui si assiste, in Europa, alla nascita della scienza moderna e al diffondersi di un nuovo metodo quantitativo, che pone l'attenzione sugli aspetti “misurabili” della realtà, cioè formulabili in termini matematici, tralasciando invece gli aspetti qualitativi. Da questo momento in poi, infatti, il corpo diventa una macchina da riparare e, perdendo la sua unità originaria, si frammenta in tanti pezzi. La concezione della malattia viene intesa solo come patologia o disfunzione organica. Da questo punto di vista la diagnosi biomedica è riduttiva, in quanto si limita alla patologia, all'interpretazione di uno stato fisiologico, ad un insieme di sintomi. La medicina occidentale concepisce il corpo come una macchina biologica complessa. Tale visione dicotomica si riflette successivamente nel paradigma positivista che ha dominato le scienze fisiche e sociali negli ultimi secoli, permettendo un indubbio sviluppo nel campo della tecnologia e nella sua applicazione in ambito medico. La medicina occidentale può contare infatti oggi su una diagnostica molto potente diventata negli anni sempre più specializzata e sofisticata. La scienza positivistica, così come viene popolarmente percepita in virtù delle conquiste tecnologiche, nel mondo scientifico occidentale ha conquistato una posizione dominante come unica legittimata interprete della natura. Il pensiero scientifico per la medicina occidentale, è la forma adeguata del pensiero, caratterizzata dal primato della realtà. La scienza guarda la realtà spezzettandola, le cose sono viste in modo particolare (parziale) e tutto ciò va bene perché funziona, ossia perché è strumento di conoscenza che è in grado di dare dei risultati pratici. Scienza e tecnica infatti sono due facce della stessa medaglia ed è appunto la parte pratica a dare valore alla scienza come una conoscenza rivolta all’azione, al cambiamento.

Il corpo è visto come una macchina ossia come una realtà composta, un insieme di parti connesse che vanno studiate singolarmente. La somma dei meccanismi crea un’unità delle parti. La tecnica accompagna i concetti, l’accertamento è analitico e segue un protocollo.

La frammentazione della conoscenza medica, se da un lato favorisce l’analisi e una conoscenza più approfondita del singolo problema, spesso comporta un’incapacità di sintesi quando coesistono problematiche attinenti a specializzazioni diverse. Le stesse cause che in una persona hanno determinato un sintomo, in un’altra persona possono dare un sintomo totalmente differente. Questo avviene poiché cambia l’insieme delle caratteristiche fisiche, biochimiche, psicologiche, immunologiche ed ambientali del soggetto. La frammentazione della conoscenza medica, la sua “specializzazione” finisce quindi per essere davvero un limite. “La verità è che non esiste una sola ed unica medicina” , portatrice di verità assolute, ma una molteplicità di medicine, ciascuna delle quali è incapsulata in specifici contesti storici, sociali e culturali. I concetti di salute e malattia vanno quindi, a loro volta, ripensati in relazione al contesto socio-culturale di riferimento, rendendo particolarmente difficile, o addirittura impossibile, la formulazione di una definizione universalmente valida. Ciò significa che ogni società opera una diversa interpretazione della malattia e delle sue cause, elaborando saperi e pratiche specifiche con lo scopo di prevenire la malattia, curare, ristabilire e mantenere il pregresso stato di salute. Allo stesso modo ogni individuo percepisce, interpreta e affronta la malattia in modi strettamente connessi al proprio vissuto e al proprio ambiente socio-culturale.” Per la medicina cinese, la realtà è il frutto dell’azione di due forze ed è composta da due sostanze: lo Yin e lo Yang. Il concetto di yin e yang rappresenta le due forze opposte che scaturiscono dalla nascita del caos, dall’origine dello spazio e del tempo. Il concetto di yin prende la connotazione di struttura, il concetto di yang quello di funzione. Entrambe sono necessarie. Se una delle due manca, non c’è vita. Nessuno potrebbe mai vivere senza queste coppie. I problemi di salute sono espressione di un malfunzionamento del motore della vita che è lo Yin Yang. Ossia il reciproco fluire, o mutare, dello Yin nello Yang e dello Yang nello Yin. Il medico, dunque, cercherà di ripristinare il processo di trasformazione, noto come Yin Yang, rimettendo in movimento le sostanze e le forze che essi rappresentano.

La medicina tradizionale cinese tende a diagnosticare ed eliminare ogni disequilibrio psico-fisico e sociale dell’individuo. Di conseguenza, l’evento patologico verrà affrontato in modo più complesso ed articolato, considerando la dinamica di interazione tra la persona e il contesto socio-culturale nel quale essa vive e si muove. La condivisione del modo di percepire il mondo tra medico, terapeuta e guaritore al tempo stesso, e malato, l’empatia profonda tra i due soggetti che condividono lo stesso immaginario e la stessa visione socio-culturale della malattia, assumono quindi una rilevanza fondamentale nel trattamento e nell’efficacia della cura tradizionale. Dunque un approccio olistico, integrale, che pone al centro dell’intervento la condizione complessiva del malato e la sua situazione esistenziale ed ambientale. L’uomo diviene qualcosa in più che la semplice somma algebrica delle singole parti che compongono il suo corpo. Egli è corpo, coscienza, personalità, cultura. Nella sua essenza diventa unico e irripetibile. La medicina tradizionale cinese è stata la prima a comprendere e teorizzare un modello di benessere basato su un equilibrio ecologico.

Questi sistema, insieme ad altri, dapprima chiamati primitivi, prescientifici o non scientifici, nel 1976 vennero definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come «la somma di conoscenze, competenze e pratiche basate su teorie, credenze ed esperienze indigene di diverse culture, siano esse spiegabili o meno, utilizzate per il mantenimento della salute, così come nella prevenzione, diagnosi, cura o miglioramento di malattie fisiche e mentali» (OMS, 2000) ricevendo quindi un primo riconoscimento a livello internazionale.

La medicina cinese (o anche Medicina Tradizionale Cinese) affonda le sue radici più antiche nelle tradizioni sciamaniche esistenti in Cina circa 5000 anni fa e si sviluppa lungo un percorso che, passando per l’Accademia Imperiale, arriva fino ai giorni nostri validata da millenni di esperienza, studio e continua verifica. Studiare i fondamenti di medicina tradizionale cinese oggi significa scoprire una visione olistica dell’Uomo e dell’Universo che regge il confronto con la scienza

moderna, confermandosi negli studi scientifici pubblicati da autorevoli riviste internazionali: tradizione e saggezza, modernità ed efficacia hanno trovato il loro equilibrio in questa scienza profondamente filosofica ma mai religiosa. Essa considera l’essere umano come un’inscindibile unità di elementi materiali (es. tessuti ed organi) e di elementi immateriali (energie). Il concetto di energia presente in una struttura vivente è l’aspetto più interessante e sviluppato del pensiero medico e filosofico cinese. Il Qi entra nel nostro corpo attraverso i cibi e le bevande (Qi post natale) ed attraverso il respiro (Qi del Cielo anteriore) e si trasforma in aspetti materiali (sangue e liquidi organici) ed immateriali (l’energia del nostro organismo non visibile se non per i suoi effetti stimolanti tutte le funzioni del nostro corpo).

Come relaziona il Dottor Flavio Fenoglio, Consulente MTC per l’Istituto Scientifico dei Tumori di Genova, (1) “questo antico sapere è stato dimostrato recentemente dalle ricerche della Biochimica moderna e trova una plausibile corrispondenza ad esempio nel ciclo di Krebs, che nel mitocondrio produce il fabbisogno energetico per l’attività umana e la riproduzione cellulare a partire da ossigeno e glucosio. Ciò avviene per ogni singola cellula del nostro organismo, con il risultato di generare un ampio campo energetico, di cui è possibile rilevare l’esistenza in valutazioni strumentali di uso comune, quali la termografia o l’elettrocardiogramma, l’elettroencefalogramma, l’elettromiografia etc. Una caratteristica di un quantum energetico in un sistema ad alta conducibilità quale è il corpo umano, con elevate quantità di acqua e di elementi ionici e di forma allungata (tronco ed arti) è la necessità di polarizzarsi ed orientarsi in un sistema di flussi tra le zone con diverso gradiente” . Con metodiche di ricerca a noi sconosciute, nei tempi antichi, in Cina, sono state identificate e descritte, all’interno del corpo umano, oltre che le strutture anatomiche organiche anche le linee di scorrimento di tali energie, chiamate Canali o Meridiani e le loro zone di comunicazione con l’esterno, chiamate Ago punti. (1)F. Fenoglio, articolo del 2020

Recenti ricerche scientifiche hanno evidenziato una distinta diffusione lineare del

tracciante radioattivo iniettato in un punto di agopuntura, con una precisa corrispondenza con il tracciato del meridiano corrispondente. Altre osservazioni hanno rilevato la presenza di variazioni della differenza di potenziale elettrico con notevole riduzione della resistenza elettrica cutanea, in limitatissime aree cutanee che corrispondono, con precisione, ai punti di agopuntura descritti dai Cinesi. La Medicina tradizionale cinese, attraverso una dettagliata anamnesi e l’osservazione del corpo e di microsistemi, identifica i disturbi della circolazione dell’energia nell’individuo effettuando una vera e propria diagnosi di squilibrio.” Sotto la spinta di fattori patogeni, che possono essere interni (emozioni o pensieri) o esterni (i sei eccessi climatici) o altri fattori (eccessi o traumi) si struttura nel corpo un disequilibrio bioelettrico. Naturalmente la malattia si genera se dentro di noi c’è una carenza. Come dice il Neijing : 1. La malattia è il prodotto di una interazione 2. La risposta è individuale e l’assetto interno è decisivo. Ecco perché la medicina cinese è una straordinaria opportunità di prevenzione. Lavorando sulla consapevolezza delle cause e della reazione del nostro corpo alle cause non solo va ad equilibrare il flusso energetico ma diventa un’altra stupenda occasione di crescita spirituale. Proseguendo questo ragionamento possiamo affermare che mentre lo sguardo medico “occidentale” è particolarmente attento allo studio del particolare, quello cinese, essendo fondato sulle “relazioni”, coglie maggiormente il senso di unità dell’individuo.

Il prof. Paolo Mantegazza, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Milano scrisse in occasione della pubblicazione del primo Trattato di Agopuntura e Medicina Cinese pubblicato in Italia a partire dal 2007: «Il mondo medico occidentale sta lentamente comprendendo che, da almeno due millenni, esiste un metodo di interpretare la malattia, di prevenirla e di curarla che è stato ed è tuttora utilizzato da una quota rilevante dell’intera popolazione mondiale in Cina e in Estremo

Oriente. Cercare di conoscerlo, allo scopo di utilizzarne gli aspetti positivi, riducendone i potenziali rischi, è l’atteggiamento più ragionevole che qualsiasi studioso dovrebbe avere.»

Per concludere riporto la dichiarazione del Dott. Lucio Sotte, medico, agopuntore e cultore della medicina cinese “Avendo studiato e conosciuto entrambe queste medicine sono convinto che la loro differenza di visuale non solo non ne escluda un

uso integrato, ma anzi lo solleciti perché le “ottiche” che le sottendono non solo non si oppongono, ma sono tra loro estremamente sinergiche” .

(2) Prefazione del Prof. Paolo Mantegazza al Trattato di Agopuntura e MTC Utet

(3). L. Sotte, Prefazione del Prof. Paolo Mantegazza al Trattato di Agopuntura e MTC Utet

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