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3. Gli studiosi………………………………………………………p

3. GLI STUDIOSI

Le prime citazioni, di quello che sembra potessero essere sintomi di ADHD, furono di Ippocrate, spesso chiamato il padre della medicina moderna

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Visse in Grecia dal 460 al 375 a.C. circa. Aveva fatto dei riferimenti ad alcuni

pazienti che non riuscivano a concentrarsi su una cosa a lungo e che avevano reazioni impulsive rispetto a quello che gli accadevano intorno. Pensava che la causa fosse uno “squilibrio del fuoco sull’acqua” e raccomandava per loro una dieta insipida che includeva pesce e poca altra carne, molta acqua e molto esercizio fisico.

Non è stato detto molto altro fino a quando Sir Alexander Crichton, un medico scozzese, ha descritto qualcosa di simile all’ADHD nel suo libro del 1798, facendo una specifica indagine sulla natura e l’origine del disordine mentale. La descriveva come “la malattia dell’attenzione” e osservava che le persone con questa condizione sembravano essere molto irrequiete mentalmente, con grandi difficoltà a rimanere concentrati su un compito o su un gioco.

I libri di testo medici nel 1800 iniziarono sempre più a fare riferimenti a bambini che avevano gli stessi problemi comportamentali di oggi e quindi con i sintomi dell’ADHD. Cominciarono ad usare un numero di nomi diversi per descrivere la condizione: “bambino nervoso”, “ipermetamorfosi”, “instabilità mentale”, “sistema nervoso instabile“, “ipereccitabilità” … Negli anni seguenti un medico tedesco pose un tassello importante nella storia della sindrome dell’ADHD. Heinrich Hoffmann (1809 – 1894). Tra i suoi interessi principali spiccava la psichiatria. Ebbene Hoffmann nel 1845 scrisse un libro per bambini dal titolo “Der Struwwelpeter”, ovvero storielle e immagini divertenti per bambini dai 3 ai 6 anni” (fig. 3), da lui stesso disegnate, nel quale descriveva le malefatte di un bambino che presentava tutte le caratteristiche del bambino iperattivo e impulsivo. Esemplare la scenetta nel quale il bambino, sordo agli ammonimenti dei

genitori, che lo invitavano alla calma e alla compostezza, dopo essersi dimenato e dondolato sulla sedia, si tira addosso la tovaglia con tutte le stoviglie, le posate e le bottiglie. Lo scopo delle filastrocche, doveva essere essenzialmente educativo, illustrando in modo esagerato, le conseguenze di comportamenti sbagliati nei bambini: igiene personale, distrazione congenita, gioco con oggetti pericolosi, la disobbedienza, la crudeltà verso gli animali, ecc. In Italia il libretto venne tradotto da Gaetano Negri ed edito dalla casa editrice Hoepli nel 1882. Secondo alcuni autori moderni, come Jacobs (2004) e Köpf (2006), quella di Hoffmann potrebbe essere considerata come la prima vera descrizione dell’ADHD. Nel 1889 Thomas Smith Clouston (1840-1925) ipotizzò che i bambini iperattivi e con disturbi del comportamento fossero affetti da una condizione di overactive neurons in the higher cortexes of the brain. Il consiglio terapeutico di Clouston era quello di utilizzare il bromuro come sedativo.

Agli inizi del XX secolo fu il pediatra inglese George Still (1868 – 1961) ad interessarsi dei bambini affetti da iperattività e disturbi dell’attenzione. Il pediatra inglese nel descrivere i bambini con i sintomi dell’ADHD, introdusse il concetto di “deficit del controllo morale”. Lo Still nel 1902 presentò una serie di tre letture presso il Royal College of Physicians nelle quali descriveva 43 bambini con seri deficit di attenzione (Fig. 7). In esse sosteneva che quello che mancava era il "controllo morale del comportamento" intendendo con questo il controllo delle proprie azioni in conformità con l'idea del bene di tutti. Secondo lo Still, i disturbi comportamentali di questi bambini comportavano spesso “illegalità, cattiveria, crudeltà e disonestà, immoralità sessuale” nonché la mancata risposta alle forme tradizionali di disciplina, non solo, lo Still aveva anche osservato come questi bambini presentassero una straordinaria insensibilità verso qualunque forma di punizione.

Alfred Frank Tredgold (1870 – 1952) nel suo volume Mental deficiency edito a Londra nel 1908, descrisse alcuni casi clinici di bambini con sintomi ascrivibili ad una sindrome simile all’ADHD. Secondo il Tredgold i bambini da lui descritti presentavano un elevato grado di debolezza mentale, forse successiva ad una forma di

danno cerebrale, che causava loro una sindrome con anomalie di comportamento e scarso rendimento scolastico. Sulla scia di Tredgold, tra il 1917 ed il 1918, il diffondersi di un’epidemia di encefalite fece sì che molti pediatri descrivessero un aumento del numero di pazienti con sintomi di iperattività, mancanza di concentrazione e impulsività, ma anche irritabilità, comportamento antisociale e rendimento scolastico del tutto insufficiente. Si pensò allora che questi comportamenti con sintomi analoghi a quelli dell’ADHD fossero il risultato di un danno cerebrale causato da encefalite epidemica. Notarono tuttavia che molti di questi bambini durante lo sviluppo presentavano un’intelligenza normale, tanto da ribattezzare il disturbo come “minimal brain damage”. Nel 1932, i medici tedeschi Franz Kramer and Hans Pollnow pubblicarono un articolo con la descrizione di una malattia ipercinetica dell’infanzia. I casi da loro osservati presentavano sintomi sovrapponibili a quelli dei disturbi del comportamento del tutto simili alla sindrome ADHD: bambini che messi in una sala accendevano e

spegnevano le luci di continuo, spostavano le sedie, giravano in tondo, salivano sui tavoli, lanciavano oggetti dalle finestre e battevano i giocattoli sul pavimento senza giocare. La loro incapacità di concentrarsi sfociava in un deficit dell’apprendimento e in un deterioramento delle capacità intellettuali.

Nel campo della terapia bisogna attendere Charles Bradley, il quale nel 1937 ottenne, in alcuni bambini con problemi di comportamento, cambiamenti spettacolari dopo una settimana di trattamento con benzedrina (amfetamina). Quattordici bambini su trenta mostrarono miglioramenti eclatanti sia nel comportamento, che nel rendimento scolastico. Le ricerche successive confermarono i benefici degli psicostimolanti nel trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), tanto che l'osservazione di Bradley viene considerata una tra le più importanti scoperte delle terapie psichiatriche.

Nel 1944 con la sintesi da parte di Leandro Panizzon nei laboratori CIBA del metilfenidato (commercializzato dal 1954 come Ritalin) si segnò la svolta.

Nel giro di un decennio, la produzione di Ritalin fu quasi decuplicata. Da qualche tempo a questa parte, il farmaco viene prescritto anche ad adulti, "perché contrariamente a quanto si credeva inizialmente, nella maggior parte dei casi il ADHD non si normalizza durante l’adolescenza” .

Il 10 marzo del 2007 l'Agenzia Italiana del Farmaco, presieduta da un ex dirigente di Farmindustria, decise, in via definitiva, l'introduzione in Italia del Ritalin, potente e discusso psicofarmaco per bambini vivaci, sotto accusa negli Stati Uniti.

Nel 2006 Russell Barkley, uno dei maggiori studiosi dell’ADHD, nel suo ormai tradizionale libro “ADHD and the nature of self control” ha proposto una nuova importante teoria su questo disturbo. Egli sostiene che il deficit fondamentale non

risieda nella mancanza di attenzione, come dal nome del disturbo si potrebbe

supporre, ma nella capacità di autoregolazione. La disattenzione, l’impulsività e l’iperattività derivano da questo deficit sottostante.

Nel 1968, la seconda edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell’American Psychiatric Association, DSM-II, elencò per la prima volta il disturbo, ma sotto il nome di “reazione ipercinetica dell’infanzia” . Si pensava che causasse irrequietezza e distraibilità nei bambini, ma che diminuisse nella crescita.

Con il DSM-III nel 1980, ci fu una maggiore comprensione e descrizione della condizione chiamandola “Disturbo da deficit di attenzione (ADD), con o senza iperattività”. In una terza edizione rivista nel 1987, il nome è stato poi cambiato con ADHD.

Il DSM-IV nel 1994 ha perfezionato la diagnosi elencando tre diversi tipi di ADHD: tipo disattento, tipo iperattivo / impulsivo e tipo combinato.

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