SAN FRANCESCO D'ASSISI
STORIA Francesco na Giovanna P cque nel 1182 da Pie ic tr Assisi, che a, in una famiglia de o di Bernardone e d alla nobile ,g lla ricchezza e razie all'attività di co borghesia emergent mmercio d e della città benessere i s . Giovanni , d t nella chies Sua madre lo fece b offe, aveva raggiunto i attezzare c a costruita vescovo e on il nome in martire Ru o n o r e d e di l f ino, catted patrono de cambiargli r l a la città, il il nome in Francesco le dal 1036. Tuttavia Francia ch , insolito pe il padre de e aveva fa cise di r t to la sua fo quel tempo della città, rtun , in er magazzino a provvista di un fond a. La sua casa, situa onore della aco utilizza ta al centro p to come ne mercante s er lo stoccaggio e l'e sposizione g ip di quelle st ozio e Pietro vend rocurava con i suoi off fre eva la sua pregiata m quenti viaggi in Prov e che il Spoleto in erce in tutt enza. Il pa cui all'epoc o dre a i agiografie l del santo[6 rientrava anche la cit territorio del Ducato ] non parla tà di Assis di giovinezza i. n o : è comunq L ue ragione molto della sua infan e varie indirizzato vole ritene dal padre a re che egli zia e della sua prendere il fosse stato suo posto negli affari della famig lia.
Dopo la scuo la presso i ca nonici della c teneva nella attedrale, che chiesa di San si Giorgio (dove 1257, venne , a partire da costruita l'attu l ale basilica d 14 anni Franc i Santa Chiar esco si dedic a), a ò a pieno tito commercio. E lo gli trascorrev all'attività del a brigate degli aristocratici a la sua giovinezza tra le lie ssisani e la c te paterni riguar ura degli affa do l'attività de ri l commercio dei tessuti.
IL CANTICO DELLE CREATURE Il Cantico delle Creature (Canticum o Laudes Creaturarum), anche noto come Cantico di Frate Sole, è il testo poetico più antico della letteratura italiana che si conosca.[1] Ne è autore Francesco d'Assisi e, secondo una tradizione, la sua stesura risalirebbe a due anni prima della sua morte, avvenuta nel 1226. È comunque più probabile che, come riportano le biografie di Francesco, la composizione sia stata scritta in tre momenti diversi.Il Cantico è una lode a Dio che si snoda con intensità e vigore attraverso le sue opere, divenendo così anche un inno alla vita; è una preghiera permeata da una visione positiva della natura, poiché nel creato è riflessa l'immagine del Creatore: da ciò deriva il senso di fratellanza fra l'uomo e tutto il creato, che molto si distanzia dal contemptus mundi, dal distacco e disprezzo per il mondo terreno, segnato dal peccato e dalla sofferenza, tipico di altre tendenze religiose medioevali (p.es. Jacopone da Todi). La creazione diventa così un grandioso mezzo di lode al Creatore.
â—?
La storia della fortuna letteraria del Cantico - ovvero della sua opinione e valutazione critica coincide con il concetto stesso di Storia della letteratura italiana. Fino al Settecento, infatti, Francesco non venne mai letto in chiave poetica e il Cantico non venne considerato un'opera d'arte. Ăˆ solo con la nascita della scienza storiografica - fine XVIII, primo XIX secolo - e con gli ideali romantici delle radici popolari della poesia, che l'opera venne rivalutata dalla tradizione critica e filologica. L'idea dunque del Cantico come prima opera della letteratura italiana, nasce quindi con il romanticismo e privilegia una concezione sociologica, e non solo retorica, dell'opera letteraria.Questo brano è il primo documento letterario scritto in lingua volgare italiana.
●
.
L'ORDINE FRANCESCANO ●
Con il nome Ordine francescano viene indicato, per antonomasia, quello dei Frati Minori nel suo complesso, il cosiddetto "Primo ordine" fondato da san Francesco d'Assisi nel 1209 e i cui membri - dal suo stesso nome chiamati francescani - «sono oggi raggruppati nelle tre famiglie, pari indipendenti, dei Frati Minori (OFM), (già detti Osservanti, Riformati, ecc.), dei Frati Minori Conventuali (OFMConv) e dei Frati Minori Cappuccini (OFMCap), professanti tutti l'identica Regola del fondatore (1224), ma con costituzioni, tradizioni e caratteristiche proprie».Questi tre ordini maschili, a cui appartiene a pieno titolo l'originaria denominazione di "Ordine dei Frati Minori", costituiscono l'Ordine francescano.
●
Ordine dei Frati Minori è il nome dato dallo stesso fondatore - almeno stando al primo biografo - alla sua comunità: «Mentre si scrivevano nella Regola queste parole "Siano minori", appena l'ebbe udite esclamò: "voglio che questa fraternità sia chiamata Ordine dei frati minori"», nome che poi venne istituzionalizzato nella Regola definitiva approvata da papa Onorio III con la bolla Solet annuere del 29 novembre 1223 dove la denominazione compare sia nell'indirizzo di saluto introduttivo che nel titolo e nello stesso incipit del primo capitolo.
Si tratta d u ufficiale d nque di un «nome el e oggi desi la Chiesa, come n sclusivamente pro gn e p Conventu a genericamente lla storia, che da o rio, caratteristico e tu l tr a nome spe li e i Frati Minori C tti i Francescani, c e sette secoli e an ap o c c passato ( ifico della famiglia puccini, ma che d mpresi i Frati Mino or da O ri a alla quale l 1415) con la pro .F.M. o dei Frati M l 1897 è divenuto a p famiglia f in urono giu ria denominazione ori, già designati nche generale rid in fin dalla lo d ro fondaz icamente unite so i Frati Minori Oss Riformati e io t (della Str etta osse ne, nell'arco del '5 to un unico minist rvanti, ro rvanza), S 0 calzi o Al 0, quelle dei Frat cantarini, i e Ricollet Minori ti».
●
H
L'APPROVAZIONE DEL PAPA ●
Nel 1209, quando Franc esco ebbe raccolto into rno a sé dodici compag recò a Roma per ottener ni, si e l'autorizzazione della re g ola di vita, per sé e per suoi frati, da parte di pa i pa Innocenzo III. Dopo alcune esitazioni iniziali, Pontefice concesse a F il rancesco la propria appr o vazione orale per il suo «Ordo fratum minorum»: a differenza degli altri or dini pauperistici, France non contestava l'autorità sco della Chiesa, e la consid erava come "madre", e offriva sincera obbedienz le a. Francesco era la per so na Innocenzo, che poteva lità ideale per finalmente incanalare le inquietudini e il bisogno partecipazione dei ceti p di iù umili nel seno della C hi e sa, senza porsi come antagonista ad essa sciv olando nell'eresia
CRESCITA DELL'ORDINE E VIAGGIO IN EGITTO â—?
Col tempo la fama di Francesco crebbe enormemente e crebbe notevolmente anche la schiera dei frati francescani. Nel 1217 Francesco presiedette il primo dei capitoli generali dell'Ordine, che si tenne alla Porziuncola: questi sorsero con l'esigenza di impostare la vita comunitaria, di organizzare l'attivitĂ di preghiera, di rinsaldare l'unitĂ interna ed esterna, di decidere nuove missioni, e si tenevano ogni due anni. Con il primo fu organizzata la grande espansione dell'ordine in Italia e furono inviate missioni in Germania, Francia e Spagna.
●
Nel 1219, si recò ad Ancona per imbarcarsi per l'Egitto e la Palestina, dove da due anni era in corso la quinta crociata. Durante questo viaggio, in occasione dell'assedio crociato alla città egiziana di Damietta, insieme a frate Illuminato ottenne dal legato pontificio (il benedettino portoghese Pelagio Galvani, cardinale vescovo di Albano), il permesso di poter passare nel campo saraceno ed incontrare, disarmati, a loro rischio e responsabilità, lo stesso sultano ayyubide al-Malik al-Kāmil, nipote di Saladino. Lo scopo dell'incontro era quello di potergli predicare il vangelo, al fine di convertire il sultano e i suoi soldati, e quindi mettere fine alle ostilità
●
le ed è ancora ci fa è n no te ia oc cr le ancesco e l'Islam, e Fr a tr to or sua azione come un pp la ra l de de ve i e ch on zi tra ta re ne L'interp zione dell'incontro ci to c'è contrapposizio ra an ar n qu in La . ne ne io io ss ss cu fe is oggetto di d , come una loro scon rio ra nt co attraverso altre al e o, ch te ia an i, oc an cr sc lle a ce an no sosteg opere di biografi fr an Bonaventura cita le S a ite d ci am tr ita e rn fo ch e ne tr io ol rs è pervenuta, ne sia arabe. La ve tia is cr a si te di Francesco, e, iv ar p rd ta da n , no sa fe ze di n ia la e on testim li. Nel racconto di a dei soldati saraceni de er fe op in i ad ic ti m bi la is su li ti ag en ra maltrattam e lo trattò con ificazione della guer ch , st u no gi lta la su e l ti ne ia e oc on cr i zi dell'operato de itò profonda ammira sc su co Francesco subì es a, ic nc af ra gr F io o, ag an el ne C io az da rr Tommaso te san Francesco, ezze. Secondo la na an ch ur ric g e ffi os ra er e m al ur nu ì i.M fr rispetto e gli of numerosi cicli dipint in ta ra gu minciò ad essere ffi co ra o, do oc en fu pi l m de co a a ov av pr st anche la ingrandendosi che il nuovo Ordine e, ne ch io a uz ev ol m riv te a co fic ci es ad Assis.La pa mpio e per primi problemi: Franc i se e l'e ch re an da rò er pe P o li n ia ro iz palese a tutti. Inizia asse dai propositi in vi de i or in ciò al governo M i un de rin tà o ni sc er ce at fr an Fr la , 20 llo senza contro guente. Al sua missione, nel 12 se la al o te nn l'a en ì or am m et pl rò m pe potersi dedicare co Pietro Cattani, che ce a gu se e elto come vicario o sc ic e am nn ll' ve ) de 21 re 12 vo o fa dell'Ordine in «delle Stuoie», giugn itivamente la to fin et de (d e vò al o er pr en ap G III lo rio successivo Capito nuere», papa Ono an et ol «S zioni evangeliche), lla ta ci bo o la en n m co 3, ne 2 ie nt 12 co el e frate Elia. N IX). La doppia la prima è più corta al rio tto go pe re G ris a e p h (c pa ro a» tu «Regola second Ugolino d'Ostia (il fu e al in nte di difficoltà nel rd fro ca l a de to to en iu m l'a sa n en co rip a tt un che fu reda a, né il potere, si vvicinata testimonia nz ra e pi za sa an la st di né a a, a zz ol e g stesura della re ndo in sé né la ricch na an nd co seguire la sua regola n di no e ur lo p ir , gu co se es di nc so ra ci progetto; F almente questi amente avevano de rm er fo lib e se ch e i ch at n fr i (a e ze ch rendeva conto ari usando la ttavano doni e ricchez ag ce m ac , e no lti cu co al o qu nd e a nt ch di vita stavano dive difficile immaginare è n o N . e) ura della regola del ed at S lim ta a an un S lte lla vo da i ù pi at erano incamer mo, avesse richiesto si os pr il fedeltà assoluta, e ir a rv un se lta lio vo eg a m st r ue te q po rò scusa di tte, pretendendo pe de ce co es nc ra F e terpretazioni. in 1221 e alla fin a nz se oè ci ", to commen accettandola "senza
LA GUERRA ●
Si ha memoria di una guerra che nel 1154 contrappose Assisi a Perugia. Tra le due città esisteva una rivalità irriducibile, che si protrasse per secoli. L'odio aumentò con il fatto che Perugia si schierò con i guelfi, mentre Assisi parteggiò per la fazione ghibellina. Non fu una scelta felice quella degli assisani in quanto nel 1202 subirono una cocente sconfitta a Collestrada, vicino a Perugia. Anche Francesco, come gli altri giovani che parteciparono al conflitto, venne catturato e rinchiuso in carcere. L'esperienza della guerra e della prigionia lo sconvolse a tal punto da indurlo a un totale ripensamento della sua vita: da lì iniziò un cammino di conversione, che col tempo lo portò «a vivere nella gioia di poter custodire Gesù Cristo nell'intimità del cuore».Francesco, gravemente malato, dopo un anno di prigionia ottenne la libertà dietro il pagamento di un riscatto, a cui provvide il padre. Tornato a casa, recuperò gradatamente la salute trascorrendo molte ore tra i possedimenti del padre. Secondo Tommaso da Celano furono questi luoghi appartati che contribuirono a risvegliare in lui un assoluto e totale amore per la natura, che vedeva come opera mirabile di Dio
IL PROCESSO DAVANTI AL VESCOVO ●
Il padre cercò, all'inizio, di allontanare Francesco per nasconderlo alla gente. Poi, vista la sua incapacità di fronte all'irriducibile "testardaggine" del figlio, decise di denunciarlo ai consoli per vietarlo e privarlo, non tanto per il danno poco oneroso subito, quanto piuttosto con la segreta speranza che, sotto la pressione della punizione della condanna dalla città, il ragazzo cambiasse atteggiamento.Il giovane, però, si appellò ad un'altra autorità: fece ricorso al vescovo. Il processo si svolse così nel mese di gennaio (o febbraio) del 1206, nel palazzo del vescovo; «tutta Assisi»fu presente al giudizio.
Francesco, no esitazioni, n n appena il padre finì di on vestiti e li re aspettò né fece paro parlare,« non sopportò le; st indugi o padre: "Fino ituì al padre e si denud ma immediatamente, de ò ra con tutta sic ho chiamato te, mio p totalmente davanti a tu pose tutti i ur ad tt ogni mio te ezza: Padre nostro ch re sulla terra; d'ora in i dicendo al s or e sei nei cie p li, perché in oi posso dire »Francesco o e ho collocato tutta la lui d lo coprì pud iede così inizio ad un n mia fiducia e la mia sp ho riposto eranza". icamente a uovo perco gli sguardi r s quel gesto o di vita. Il ve della folla (p plateale). C scovo Guid u o r n n o o q n u est'atto di m comprende l'accoglienz n a d nifesta prot a di France ezione si vo o a pieno sco nella C hiesa. lle leggere
●
FINEEEE!!!!
(Anmol Singh,San Francesco,Terni 2014)