DANTE ALIGHIERI
Scuola “De Filis” Anno 2014/15
Carlotta Antolini
La società medievale L'incremento demografico dopo l'anno Mille portò alla formazione di nuovi centri urbani e alla rinnovazione delle antiche città del tempo. All'interno della città convivevano persone di diverse appartenenze sociali tra cui contadini, che non hanno trovato lavoro nelle campagne perché c'era troppa manodopera, piccoli proprietari terrieri, che si sottrassero ai vincoli dei grandi proprietari, e altri come notai, giudici, medici e piccoli artigiani. Tutte queste persone costituivano una nuova classe sociale: la borghesia in cui fanno parte coloro che, non essendo nobili, traevano la loro prosperità lavorando e avevano nella città il proprio ambiente naturale. https://www.youtube.com/watch?v=7FhUz44vb3Y
La borghesia è una classe sociale che compare nel basso Medioevo. Il gruppo sociale che così si forma appare caratterizzato da una mentalità e un comportamento di tipo acquisitivo che si differenzia dalla mentalità meramente possidente tipica della struttura feudale. Questo nuovo gruppo sociale è composto sostanzialmente da mercanti, artigiani e, in progressione di tempo, da personale amministrativo e titolari di attività professionali, ed è quindi caratterizzato da una certa differenziazione nella condizione sociale e nel livello del reddito.
IL PASSAGGIO DAL LATINO AL VOLGARE L'italiano che oggi parliamo deriva dal latino, in particolare è la lenta e costante evoluzione del latino parlato. Invece il latino scritto è rimasto immutato nel tempo, perchè legato a modelli più rigidi, soprattutto di tipo letterario. A partire dal 476 d.C., con la dissoluzione dell'Impero Romano d'Occidente, si videro nascere le lingue neolatine (o romanze) tra cui il volgare italiano. Troviamo esempi di documenti scritti in volgare in Italia a partire dal IX-X secolo d.C. La nascita della borghesia, e il suo prolificarsi di affari, portò alla necessità di creare documenti (lettere, registri, resoconti...) comprensibili a tutti e pertanto si cominciò a scriverli in volgare e non più in latino. Contemporaneamente anche alcuni autori cominciarono a far uso letterario del volgare per le loro opere tanto che, tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII secolo, il volgare italiano si affermò come lingua letteraria autonoma. Primi esperimenti di letteratura in volgare comparveno nella prima metà del XIII secolo alla corte dell'imperatore Federico II a Palermo dove nacque la SCUOLA SICILIANA ovvero un gruppo autori ispirati dalle stesse tematiche, che nello specifico erano l'amore per la propria dama perfetta e virtuosa da ammirare in lontananza, e dalla stessa tecnica ovvero il volgare siciliano reso illustre dalla mancanza di termini comuni,
pratici e quotidiani. L'esperienza siciliana ispirò, nella seconda metà del secolo, anche la Toscana e in particolare Firenze, che divenne poi un importante centro culturale, dando vita al DOLCE STIL NOVO, un nuovo modo di far poesia perchè nella loro ottica, il volgare toscano doveva diventare una lingua raffinata e nobile adatta a cantare i sentimenti più puri (stil novo) anche grazie ai suoni prodotti (dolce) armoniosi e piacevoli. La visione della donna amata dei stilnovisti era uguale a quella dei poeti siciliani ma in più aggiungono che certi sentimenti possono essere provati solo da "cuori gentili" quindi da uomini virtuosi e gentili. Inoltre, anche se entrambe le scuole scrivevano per un pubblico ristetto, la Scuola Siciliana si rivolgeva ai frequentatori della corte di Federico II mentre i stilnovisti per altri poeti come loro. Un pubblico più vasto e popolare invece ebbero la POESIA RELIGIOSA, diffusa specialmente in Umbria, che veniva recitata a voce alta nelle processioni o cerimonie nella forma di LAUDA (lode), e la POESIA COMICO-REALISTICA che trattava temi più concreti come il denaro, il gioco, il cibo e l'amore anche con termini maliziosi, infatti il volgare usato era tipico delle classi umili.
e poesia completamente dedicato a Beatrice, "VITA NOVA".
DANTE ALIGHIERI
Quando Beatrice era ancora in vita Dante si avvicinò ad altre donne, chiamate dagli
Dante Alighieri (vero
storici successivi come le "donne dello
nome Durante) nasce
schermo", per distogliere l'attenzione dei
a Firenze nel 1265
suoi amici da lei, per proteggere e tutelare il
da una famiglia di
suo onore ma questo fu male interpretato da
piccola nobiltà e fu
Beatrice.
un grande studioso e
Nel 1295 sposò Gemma Donati, con un
un uomo assai attivo
matrimonio organizzato dalle famiglie, ed
politicamente.
ebbe tre figli ma, nonostante questo, tutta
Fu
influenzato
letterato
la
dal
Brunetto
Latini
e
nel
1287
sua
opera
letteraria
ebbe
come
protagonista Beatrice.
ma
Tra il 1303 e la sua morte l'opera letteraria
sicuramente l'evento più importante della
di Dante è ricca e varia: scrive in latino il
sua giovinezza fu l'incontro con Beatrice
trattato
avvenuto la prima volta quando aveva solo
(1303), nel 1305 scrive un altro trattato in
nove anni nel 1274 e poi a diciotto anni dove
volgare, più personale, dove si nota la sua
lei ricambio' il suo saluto nel 1283.
cultura filosofica, il "CONVIVIO", inizia nel
Questo incontro è fondamentale nella vita di
1306 la sua opera più grande "LA DIVINA
Dante tanto da nel 1277 iniziare la sua vita
COMMEDIA" che terminerà alla sua morte,
letteraria e nel 1283 scrive la collana di
e contemporaneamente nel 1310 scrive il
sonetti "FIORE".
trattato "DE MONARCHIA".
frequentava
l'Università
di
Bologna
Gli storici identificano Beatrice con una nobildonna fiorentina, Beatrice o Bice di Folco Portinari, sposata con Simone de' Bardi e morta a soli vent'anni nel 1290. Dopo la sua morte Dante entrò in profonda crisi
sia
morale,
con
nuove
esperienze
amorose, sia poetica con l'abbandono del vecchio
modo
di
scrivere
e
della
sperimentazione di temi comici. Questo periodo lo spinge alla lettura di altri autori che hanno avuto un'esperienza simile alla sua come Boezio o Cicerone scrivendo tra il 1292 e il 1294 un testo misto di prosa
"DE
VULGARI
ELOQUENTIA"
VITA POLITICA DI DANTE
Enrico VII di Lussemburgo si unisce ai ghibellini
ma
la
spedizione
in
Italia
Firenze nel duecento era teatro di scontri
dell'imperatore fallì.
sia a livello sociale, con le lotte tra popolo
Durante l'esilio si spostò in varie corti
grasso (mercanti, banchieri) e popolo minuto
dell'Italia
(artigiani e commercianti), che politico con la
Marca
divisione tra ghibellini,
Casentino) e tra il 1307 e il 1309 si spinse
che sostenevano
l'imperatore tedesco, e i guelfi, favorevoli al
centro-settentrionale
Trevigiana
e
la
(tra
Lunigiana
e
la il
fino a Parigi.
papa. All'interno dei guelfi poi vi era
Nel 1312 e fino al 1318 con i figli risiedette
un'ulteriore divisione tra guelfi bianchi e
a Verona presso Casagrande della Scala e
neri e Dante faceva parte dei primi che
infine nel 1318 si recò a Ravenna presso
volevano essere più autonomi dal papa e che
Giudo Novello da Polenta dove riunì intorno a
avevano il governo della città. Dante nel 1289
sé un gruppo di allievi. La notte tra il 13 e il
partecipò ad azioni militari contro Arezzo e
14 settembre 1321 morì in esilio a Ravenna e
contro Pisa e ne 1295 iniziò la sua vita
neppure le sue spoglie tornarono a Firenze.
politica
nel
Comune
fiorentino
con
l'iscrizione alla corporazione dei medici e degli speziali. Nel 1300 fu nominato priore di San Gimigliano e approvò la decisione di esiliare i capi delle due fazioni dei guelfi tra i quali c'era anche il suo amico Giudo Cavalcanti dimostrando grande correttezza; nel 1300 fu anche uno tra i tre ambasciatori inviati a Roma per bloccare l'intervento di papa Bonifacio VIII a Firenze. Ma nel 1301, il colpo di stato dei guelfi neri, lo trova fuori città e questo fece si che nel 1302
venne
accusato
di
corruzione
e
condannato al pagamento di un'enorme multa, che non pagò, e quindi fu condannato a morte sul rogo e così dovette scappare in esilio; successivamente furono coinvolti anche i figli. Dopo qualche tempo dalla sua condanna gli offrirono la possibilità di tornare a Firenze chiedendo scusa per la sua condotta ma lui rifiutò. Dopo l'elezione al trono imperiale di
CONVIVIO E' un'opera mista di prosa e versi L'opera nasce dagli studi filosofici di argomento filosofico-dottrinale, cui Dante si era dedicato negli anni scritta da Dante in un periodo agli successivi alla morte di Beatrice, inizi del suo esilio (probabilmente come
egli
stesso
precisa
nel
intorno al 1304-1308): il progetto Trattato introduttivo. originale
dell'opera
prevedeva
Dante afferma nel I Trattato di
quindici trattati in prosa volgare, essere ai piedi della mensa dei veri uno introduttivo e altri quattordici sapienti, dalla quale raccoglie le di
commento
canzoni
ad
altrettante briciole, per cui è sua intenzione
dottrinali
composte condividere la ricchezza del sapere
dall'autore negli anni precedenti.
con gli altri lettori comunicando le sue scoperte: da qui la scelta del
Dante non portò a termine l'opera volgare come lingua dell'opera, dal e la lasciò incompiuta dopo il IV momento che il pubblico cui si Trattato,
probabilmente
per rivolge è italiano, colto ma non dedicarsi alla composizione della specialistico, formato da alta Commedia. Il titolo significa borghesia e piccola nobiltà, quindi letteralmente «banchetto»ed è la non necessariamente in grado di volontà dell'autore di offrire ai intendere il latino. lettori la sapienza attraverso delle vivande
rappresentate
dalle
canzoni, mentre il pane è costituito dal commento in prosa. L'ambizione di Dante era quella di creare
una
vasta
opera
enciclopedica, in cui affrontare tutti gli argomenti e dimostrare così il proprio sapere e la propria maestria letteraria per riscattare la sua condizione di esule.
DE VULGARI ELOQUENTIA Tra il 1303 e il 1304, contemporaneamente alla
dai provenzali, include i poeti siciliani e approda a
stesura del Convivio, Dante inizia a scrivere il De
Guinizzelli,
vulgari eloquentia, un trattato sulla lingua volgare
(escludendo Guittone d’Arezzo e i siculo-toscani).
(scritto in latino). L’opera passa in rassegna le capacità
espressive
della
lingua
“naturale”
dell’autore e le forme retoriche (metrica e stile) più adatte al suo utilizzo. Dei quattro libri previsti
Cavalcanti
Presentando
le
fondamentali
del
e
quattro volgare,
Cino
da
Pistoia
caratteristiche inoltre,
l’autore
intreccia la riflessione linguistica con quella
però, il poeta non terminò neppure il secondo.
politica: esso è illustre, poiché capace di dare
Il primo libro tende a dimostrare la nobiltà del
fungerebbe da cardine per tutti i volgari d’Italia;
volgare illustre, lingua considerata superiore al
regale, perché se in Italia vi fosse un re e una
latino in quanto lingua naturale e non artificiale, al
reggia, quella sarebbe la sua dimora naturale;
contrario di quanto affermato nel Convivio. A
curiale, poiché mancando in Italia una vera corte,
dimostrazione
di
questa
tesi,
Dante
lustro a chi ne fa uso; cardinale, in quanto
tenta
un’analisi storica della formazione delle lingue ponendo l’origine delle stesse nella volontà divina e in particolare nell’episodio biblico della torre di Babele. In seguito si concentra su tre lingue, imparentate
tra loro,
già
portatrici
di una
tradizione letteraria notevole: la lingua d’oc, la lingua d’oil e la lingua del sì. La teoria proposta da Dante è che il compromesso tra i parlanti dei tre idiomi sia alla base della nascita del latino, considerata una lingua razionale e convenzionale, nata
con
il
preciso
scopo
di
favorire
la
comprensione reciproca tra gli intellettuali di diversa provenienza. Dopo aver esaminato anche le tre
rispettive
letterature,
l’opera
passa
in
rassegna quattordici varietà di volgare italiano, offrendo un primo esempio di classificazione geografica e linguistica. Bisogna precisare che nessun dialetto tra quelli analizzati (neppure il toscano) è assunto come modello da Dante, mentre ognuno di essi, opportunamente rifinito, potrebbe elevarsi a lingua di cultura: è infatti errato sostenere che il poeta immaginasse la lingua “italiana” come una lingua formata dalle componenti migliori dei vari dialetti.
Successivamente
il
De
Vulgari
Eloquentia
presenta alcuni modelli di stile che fissano un primo canone poetico, linguistico e letterario (in cui inserisce anche se stesso) che prende le mosse
risponde alla “curia” degli scrittori più illustri. Il secondo libro definisce i possibili usi metrici, retorici e tematici del volgare illustre. Dante sostiene che esso debba essere utilizzato soltanto dagli autori di elevata cultura e limitatamente ai temi più nobili: amore, politica e morale. La forma metrica più degna è quella più elevata, la canzone, con l’utilizzo del verso più nobile, l’endecasillabo (alternato al settenario). Per quanto riguarda il lessico invece, il volgare dovrebbe evitare termini bassi e quotidiani (un divieto che sarà poi infranto proprio da Dante nella Commedia). In conclusione del secondo libro sono analizzati gli elementi costitutivi della canzone, il metro, il ritmo, il verso, la strofa, ma il trattato si interrompe bruscamente.
FIORE È una collana di 232 sonetti
Ai versi 9 del sonetto 82 e 14
che fu chiamata così dal suo
del sonetto 202, l'io si appella
primo editore (1882) perché
Ser
questo termine è usato molte
come
volte come parola-chiave: in un
completa del nome del poeta, di
giorno si svolge la conquista
cui
anche fisica dell'amata e quindi
l'abbreviazione.
l'arte d'amare viene portata su un terreno più concreto e meno idealizzato. In
assenza di una datazione
precisa, la critica ha evinto, da alcuni riferimenti testuali, che Il Fiore risale a un periodo compreso tra 1283 e 1287, in concomitanza
col
DETTO
D'AMORE. Parte dei critici danteschi, in accordo con quanto dimostrato da Gianfranco Contini, ritiene che l'opera vada attribuita al giovane
Dante,
probabilmente
il
quale
soggiornò
in
Francia intorno al 1286-1287.
Durante, allusione Dante
interpretato alla
forma
costituirebbe
LE RIME Sono una raccolta di componimenti
sperimentazione,
poetici composti da Dante in un
linguistica, ed è centrale il tema
ampio arco di tempo, dalla giovinezza
amoroso,
sino ai primi anni dell'esilio, non
riconducibili allo Stilnovo ma anche
inclusi da lui nella Vita nuova o nel
nei testi che si ispirano ad altre
Convivio: non si tratta pertanto di
scuole poetiche.
non
metrica solo
nelle
e rime
un'opera progettata coscientemente dall'autore, ma di testi sparsi che gli
In base alla cronologia e ai temi
studiosi moderni hanno organizzato
trattati
in
solitamente
un'edizione
secondo
criteri
le
poesie suddivise
rime
vengono in
cinque
compositivi e soprattutto cronologici
gruppi:
(benché la datazione di molte di
stilnovistiche, tenzone con Forese
queste liriche sia incerta).
Donati,
rime
dottrinali Si tratta di 54 componimenti di sicura attribuzione dantesca (34 sonetti, 13 canzoni, 5 ballate e 2 sestine), cui vanno aggiunti 26 testi di dubbia attribuzione e altri 26 testi di «corrispondenti» poetici, tra
cui
Giudo
Cavalcanti,
Cecco
Angiolieri, Cino da Pistoia. Vari sono i modelli cui si rifà l'autore,
dai
siculo-toscani
delle
rime giovanili (specialmente Giuttone d'Arezzo
poi
rifiutato),
agli
stilnovisti (tra cui spicca l'amico Cavalcanti), ai provenzali del trobar clus, ai poeti comico-realisti. Notevole è la varietà dei temi, anche se
prevale
una
ricerca
della
dell'esilio.
e
giovanili
«petrose», allegoriche,
e
canzoni rime
LA DIVINA COMMEDIA L'opera,
scritta
in
volgare
fiorentino,
redenzione politca.
chiamata
successivamente
Divina
da
La prima cantica che Dante scrive è
Boccaccio, è un poema diviso in tre
l‘Inferno.
cantiche: "Inferno", "Purgatorio" e
La sua forma è quella di un cono
"Paradiso", ciascuna delle quali si
rovesciato, uno scuro imbuto nel cui
compone di trentatre canti, scritti in
terzine
incatenate
e
versi
endecasillabi. Un canto proemiale porta il numero totale dei canti a 100, ma è il numero perfetto e mistico per eccellenza, il 3, ad essere
il
fondamento
di
tutta
l'opera.
fondo è conficcato l'angelo del Male,
Lo scopo di questo poema è quello di condurre
l'uomo
in
miseria
alla
felicità e lo vuole fare analizzando le anime dopo la morte, vedendo le pene o le ricompense che si sono meritate a seconda di quello che hanno fatto in vita.
composizione
ma
i
critici
contemporanei concordano sul fatto che l’Inferno fu iniziato dopo l’esilio di Dante avvenuto nel 1302. Il Purgatorio attorno al 1313 mentre il Paradiso tra il 1316 ed il 1321. Tematiche
e
luogo più lontano da Dio di tutto l'universo. Dante e la sua guida spirituale, Virgilio,
lo
discendono
completamente, incontrando via via dannati colpevoli di delitti sempre più gravi.
Non si conosce la data esatta della sua
il ribelle Lucifero, posto così nel
contenuti
hanno
carattere personale ed universale; punti centrali sono la redenzione del poeta e dell’umanità ma anche la
I personaggi danteschi sono figure storiche e mitologiciche, ma anche contemporanei
del
poeta,
protagonisti delle lotte interne dei comuni italiani. Lo sdegno del poeta colpisce i protagonisti morale
di
questo
concentrandosi
degrado contro
la
corruzione del clero e del papato, più propensi ad occuparsi dei beni temporali che alla salute spirituale
della cristianità.
più la donna sensuale delle canzoni amorose del giovane poeta: ora è una
Le
vicende
personali
di
Dante,
figura
celestiale,
spiritualizzata
costretto all'esilio dopo anni di lotte
dalla Fede, che si pone come modello
tra le fazioni dei guelfi Neri e
di vita religiosa e di splendore
Bianchi di Firenze, offrono la chiave
mistico,
di lettura con la quale comprendere
terrene e completamente appagata
l'opera.
dall'abbandono a Dio.
Dopo la discesa agli inferi Dante
Nel
risale nell'emisfero australe, dove
risalgono i cieli dei pianeti e delle
sorge la montagna del Purgatorio;
stelle fisse, dove si presentano loro
qui coloro che in vita si macchiarono
i beati che in diversa misura godono
di
della contemplazione del Creatore;
colpe
minori
si
purificano attendendo
il
Paradiso
in
cui
maggiori
potranno
salire
al
cristiano; e
di
caratteristiche
Dante
e
Beatrice
qui Dante incontra tra gli altri tutti i
momento
cospetto del Creatore
priva
esponenti
del
pensiero
al termine dell'ascesa
Dante giunge nell'Empireo, dove il
prendere posto tra i
mistico
beati.
Bernardo, lo conduce alla visione di
L'atmosfera
di
questa
seconda
per
eccellenza,
San
Cristo, della Vergine e dei Santi.
cantica è molto più serena e calma, e
Curioso notare come tutte le tre
la salita del monte si svolge senza
cantiche terminino con la parola
intoppi; lo stesso Dante man mano
"stelle". Curiosa anche la creazione
che passa da una cornice a quella
da parte del Poeta di neologismi
superiore vede purificare la propria
come
anima dal peso dei peccati compiuti.
"inleiarsi".L'opera ebbe subito uno
Al termine si arriva nel Paradiso.
straordinario successo e contribuì al
Qui
consolidamento del dialetto toscano
Virgilio,
"insusarsi",
"inluiarsi",
fedele
come lingua italiana. Il testo di cui
compagno
non si possiede l'originale, fu infatti
simboleggiante
copiato dai primissimi anni della sua
la
ragione,
diffusione e, fino all'avvento della
Dante
stampa, in un ampio numero di
lascia alla
guida
di
Beatrice:
occorre
infatti la Fede per salire al Paradiso e presentarsi al cospetto di Dio. La Beatrice che qui Dante ritrova non è
manoscritti.
Peccatori
Colpa
Pena
Contrappasso
Ignavi e angeli neutrali
In vita non seguirono il bene per viltĂ e indecisione e non presero mai una posizione
Rincorrono un'insegna senza forma nÊ colore, disturbati da insetti e vermi. Si trovano nel vestibolo dell'Inferno, perchè neppure Lucifero vuole queste anime vili.
Mentre in vita non ebbero alcun ideale, ora sono costretti a rincorrere una bandiera senza mai riposare
Lussuriosi
Si lasciarono travolgere dalla passione amorosa.
Sono trascinati senza sosta da un enorme bufera
Come in vita furono travolti dalla passione, ora sono travolti dalla bufera.
Golosi
Non seppero restistere alla gola
Immersi nel fango, sotto una pioggia mista di acqua maleodorante, grandine eneve. Il cane Cerbero lo perseguita con i suoi latrati e con le unghie li graffia e li squarta.
Come in vita divennero simili agli animali, cercando e amando solo il cibo, ora sono ridotti a una condizione bestiale
Avari e prodighi
Furono troppo attratti dal denaro, o per accumurarlo o per sperperarlo.
Due schiere di peccatori, provenienti da direzioni opposte, spingono enormi macigni, quando si scontrano, si prendono in giro tra loro, poi si girani e ricominciano a spingere fino a scontrarsi di nuovo
Come in vita spesero tutte le loro energie per una cosa nulla come la richezza, ora devono affaticarsi spingendo senza motivo dei massi
Gli iracondi sono dentro al fango, intenti a
Come in vita gli iracondi percossero gli altri in preda ad
Iracondi e accidioci Gli iracondi si lasciarono ad attacchi di rabbia
cieca, gli accidiosi, invece, furono pigri, svogliati, incapaci di vedere e combattere il male.
percuotersi e mordersi a vicenda, gli accidoiosi sono completamente coperti dal fango, sulla cui superficie arrivano le bolle d'aria dovuti ai loro sospiri.
attcchi di rabbia, ora si picchiano tra loro. Come in vita gli accidiosi non seppero agire e riconoscere il male, ora non possono più vedere nulla né muoversi, perchè sono invischiati nel fango.
Ipocriti
Nascosero il loro sentimenti cattivi sotto comportamenti solo in apparenza giusti.
Procedono lenti, appesantiti da cappe di piombo che sembrano mantelli dorati
Come in vita finsero sentimenti che non provano, ora portano cappe che sembrano d'oro ma sono di piombo
Ladri
Si appropiano dei beni altrui
Corrono nudi tra covi di serpi con le mani legate dietro la schiena
Mentre in vita furono molto abili con le mani, ora non possono più usarle.
Sono avvolti in lingue di fuoco
Come in vita la loro lingua seminò discordie brucianti, ora sono immersi nel fuoco.
Consiglieri di inganni Con i loro suggerimenti maliziosi susccitarono liti, ostilità e guerre Seminatori di discordie di scismi di scandali
Con i loro parole e Sono orrendamente Come in vita fecero azioni provocarono multilati nel corpo nascere divisioni e la discordie e divisioni. cerazioni tra le persone , ora hanno il corpo squartato
Traditori dei parenti
Sono immersi nel lago ghiacciato di Cocito in varie posizioni
Come in vita ebbero il cuore duro, freddo e insensibile, tanto da tradire chi si fidava di loro, ora sono condannati a patire un freddo terribile per l'eternità
Traditori della
Sono immersi nel
Come in vita ebbero
patria
lago ghiacciato di Cocito in varie posizioni
il cuore duro, freddo e insensibile, tanto da tradire chi si fidava di loro, ora sono condannati a patire un freddo terribile per l'eternitĂ
Traditori degli amici
Sono immersi nel lago ghiacciato di Cocito in varie posizioni
Come in vita ebbero il cuore duro, freddo e insensibile, tanto da tradire chi si fidava di loro, ora sono condannati a patire un freddo terribile per l'eternitĂ
Traditori dei benefattori
Sono immersi nel lago ghiacciato di Cocito in varie posizioni
Come in vita ebbero il cuore duro, freddo e insensibile, tanto da tradire chi si fidava di loro, ora sono condannati a patire un freddo terribile per l'eternitĂ
INFERNO CANTO 1 LA SELVA OSCURA Nel canto 1 Dante descrive la situazione iniziale:egli si trova in un bosco fitto e intricato, nel quale ha smarrito il cammino.La situazione lo riempe di paura, finchè non si rende conto di avere di fronte un colle illuminato dal sole e di essersi lasciato alle spalle quel luogo spaventoso.... Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita. Ah quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'amara che poco è più morte ma per trattar del ben ch'io vi trovai, dirò dell'altre cose ch'i v'ho scorte. Io non so ben ridir com'io v'entrai, tant'era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai.
Ma poi ch'i fui al pie d'un colle giunto, là dove terminava quella valle che m'avea di paura il cor compunto, guardai in alto, e vidi le sue spalle, vestite già dè raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogni calle. Allor fu la paura un poco queta che nel lago del cor m'era durata la notte ch'i' passai con tanta pietà.
Parafrasi A metà del cammino della nostra vita mi sono ritrovato dentro un bosco fitto perchè avevo smarrito la via del bene. Ah com'è dura descrivere come era questo bosco disabitato, inpervio e fitto tanto che solo a ripensarci mi spavento ancora. E' tanto spaventoso che la morte è poco più, ma per raccontare del bene che trovai, vi dirò delle altre cose che la ho visto. Io non sono certo di come vi entrai
visto che avevo molto sonno in quel momento quando lasciai la vera via. Ma dopo che fui arrivato alla base di un colle nel punto in cui terminava il bosco che mi aveva riempito il cuore di paura. Guardai in alto e vidi i pendii del colle, già illuminati dal sole che conduce gli uomini nelle strade corrette. Allora quella paura un po' si calmò che era rimasta nel mio cuore nella notte che passai con tanto affanno.
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QUALCOSA IN PIU'....... “La selva oscura” è il simbolo esplicito di una situazione di traviamento esistenziale e spirituale che,rischia di condurlo alla soglia della morte. La selva oscura indica un periodo di disorientamento morale. Si sa soltanto che esso tenne dietro alla morte di Beatrice e che non fu una crisi spirituale di breve durata. Il fatto che la selva sia detta oscura significa che in essa non c’è conoscenza, retta visione.
Incisioni di Gustave Dorè
LE TRE BELVE Dante decide di salire sulla collina per allonatanarsi dall'uscurità della selva e raggiungere la luce,ma è ostacolato da tre animali feroci: la lonza,il leone e la lupa.
Poi ch'ei posato un poco corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, si che 'l piè fermo sempre era 'l più basso. Ed ecco,quasi al cominciar de l'erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi 'mpediva tanto il mio cammino ch'i' fui per ritornar più volte vòlto. Temp'era dal principio del mattino, e 'l sol montava 'n su con quelle stelle ch'eran con lui quando l'amor divino mosse di prima quelle cose belle; si ch'a bene sperar m'era cagione di quella fiera e la gaetta pelle
l'ora del tempo e la dolce stagione ma non si che paura non mi desse la vista che m'apparve d'un leone Questi pareva che contra me venisse con la test'alta e con rabbiosa fame, si che pareva che l'aree ne tremesse. Ed una lupa,che di tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fè già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch'uscia di sua vista, ch'io perderei de l'altezza.
PARAFRASI Dopo avere fatto riposare il mio corpo stanco, ripresi la strada per il luogo solitario, tanto che il piede piĂš in basso fu stabile. Ed ecco,che quasi all'inizio della salita, una molto veloce e snella lonza, che era coperta di un pelo macchiato;
davanti a me non si allontanava, anzi mi impediva di proseguire il mio cammino, tanto che pensai piÚ volte di tornare indietro. Erano le prime luci dell'alba, e il sole stava sorgendo insieme a quelle stelle che erano con lui il giorno della creazione quando l'amore divino mosse quelle belle cose; tanto che avevo ragione a pensare bene di quella bestia dalla pelle chiazzata; per la bella stagione e l'ora del giorno ma non abbastanza da non avere paura vederla, che subito dopo arrivò un leone. Questo sembrava che mi venisse incontro con la testa alta e un'enorme fame, e sembrava che anche l'aria tremava per la paura. E una lupa, che talmente magra sembrava carica di desideri, e che constrinse molte persone a vivere infelicemente, mi preoccupò molto con la paura che mi suscitava la sua vista, tanto da perdere la speranza di arrivare in alto.
DESCRIZIONE.... LONZA: è il primo animale che Dante incontra nella selva oscura. Il suo nome deriva probabilmente dal latino “lynx” che significa lince. E' il simbolo della lussuria, cioè l'eccessivo interesse per i piaceri del corpo. Essa si avvicinò a Dante con velocità e leggerezza, impedendogli di andare avanti e tanto da pensare di tornare indietro. E' coperta di pelo maculato ed è stata identificata anche come una pantera o un ghepardo.
Incisione di Gustave Dorè
LEONE: è il secondo animale che incontra nella selva oscura. Il suo nome deriva dal greco λεων che significa “leon”. E' il simbolo della superbia, cioè della certezza di sentirsi superiore a gli altri. Si avvicinò a Dante con la testa alta, la sua pella a chiazze e un'enorme fame. Il leone è stato anche interpretato come la violenza.
Incisione di Gustave Dorè
LUPA: è il terzo animale che incontra nella selva oscura. Il suo nome deriva dal greco αλληγορία che significa “parlare d'altro”. E' il simbolo dell'avidità, cioè colui che vuole di più di quello che ha. Si avvicinò a Dante con la sua magrezza che sembrava carica di desideri. Dante alla sua vista si preoccupò molto e si mise paura al punto di perdere la speranza di arrivare in alto.
Incisione di Gustave Dorè
VIRGILIO Plublio Virglio Marone (70-19a.C), è il più grande poeta dell'antica Roma, nato da una famiglia di piccoli proprietari terrieri ad Andes, nei pressi di Mantova. Ricevette un'accurata educazione grammaticale e si accostò alla filososia epicurea, frequentando una scuola a Napoli. Fu l'autore del poema “Eneide”, il poema epico che narrava la fuga di Enea da Troia e la fondazione da parte dell'eroe della città di Lavinio, nel Lazio. L'opera venne realizzata tra il 29 e il 19 a.C. ma non poté essere rifinita in ogni sua parte.
Virgilio era uno dei poeti più amati del Medioevo, considerato anche presecutore della cristianità. Virgilio compare nel Canto I dove soccore Dante dalle tre fiere e lo conduce nel viaggio attraverso due dei tre regni dell'Oltretomba: Inferno e Purgatorio. Il poeta è in grado di condurre l'uomo alla felicità terrena, infatti Virgilio conduce Dante fino al Paradiso Terrestre, in cima al monte del Purgatorio, dove il suo
posto viene preso da Beatrice. Per Dante Virgilio è la sua guida al quale si affida totalmente, chiamandolo “duca”, “pastore” e “maestro”. Nella simbologia Virgilio rappresenta la ragione umana che è in grado di guidarlo attraverso l'intrico dei peccati verso la luce della grazia divina.
FINE
Carlotta Antolini
PAOLO E FRANCESCA
LA STORIA.... Paolo e Francesca sono due figure di amanti entrate a far parte dell'immaginario popolare sentimentale, pur appartenendo anche alla staria e alla letteratura. A loro è dedicata buona parte dell V canto della Divina Commedia. Nella Commedia i due giovani, rappresentano le principali anime condannate alla pena dell'inferno dantesco nel cerchio dei lussuriosi. In vita furono cognati (Francesca era infatti sposata con Gianciotto, fratello di Paolo) e questo amore li condusse alla morte per mano del marito di Francesca. Francesca spiega al poeta come tutto accadde: leggendo il libro che spiegava l'amore tra l' Ancillotto e Ginevra. I due trovarono calore nel bacio tremante che alla fine si scambiano e che caratterizza l'inizio della loro passione.
SECONDO DANTE.... Per Dante Paolo e Francesca sono dannati, perchè il loro amore non è guidato dalla virtù e dalla ragione percui conduce al peccato. Inoltre, è molto coinvolto nel loro amore perchè ci vede riflesso il suo amore per Beatrice
https://www.youtube.com/watch?v=UTeY3dktezg
Mosè Bianchi (Monza, 1840-1904): Paolo e Francesca, 1877 c.. Milano, Galleria Civica d’Arte Moderna.
William Dyce (Aberdeen, Scotland, 1806 – London, 1864), Francesca da Rimini, 1845. National Gallery of Scotland, Edinburgo
Alexandre Cabanel (Montpellier, 1823 – Parigi, 1889): Morte di Francesca da Rimini e Paolo Malatesta, 1870. Parigi, , Musée d’Orsay.
ULISSE
STORIA...... Ulisse o Odisseo è un personaggio della mitologia greca. Originario di Itaca detta la terra del sole, è uno degli eroi achei descritti e narrati da Omero nell'Iliade e nell'Odissea, l'opera letteraria che lo ha come protagonista e che da lui prende il nome.Il vero nome di questo eroe era Odisseo, nome dal significato formidabile che gli fu assegnato dal nonno Autolico, motivandolo come "odiato dai nemici"Ulisse, epiteto datogli dai Romani e reso celebre da Livio Andronico , è la "personificazione" dell'astuzia, del coraggio, della curiosità e dell'abilità manuale. Figlio di Anticlea moglie di Laerte dal quale ereditò il regno e di Sisifo , da parte materna Ulisse è pronipote di Ermes. Sposo di Penelope e padre di Telemaco e secondo molte tradizioni di Telegono, avuto con la maga Circe.
https://www.youtube.com/watch?v=GdKhEyZOc0Y
QUALCOSA IN PIU'.......
Odisseo aveva consultato un oracolo dal quale era stato ammonito che se fosse andato a Troia, sarebbe tornato in patria solo dopo vent'anni e in condizioni di miseria. In seguito, quando Agamennone, accompagnato da Menelao e Palamede, fece visita all'eroe per convocarlo in onore del solenne giuramento che aveva pronunciato sulle carni di cavallo, Odisseo architettò di giustificare la sua riluttanza alla guerra comportandosi come un pazzo. I tre uomini lo sorpresero con un cappello da contadino a forma di mezzo uovo mentre arava un campo pungolando un asino e un bue aggiogati insieme e lanciandosi alle spalle manciate di sale. Palamede, per verificare la sanità dell'uomo, strappò Telemaco bambino dalle braccia della madre e lo posò per terra davanti alle zampe delle bestie aggiogate all'aratro; Odisseo subito arretrò tirando le redini per risparmiare il figlio smascherando la sua macchinazione, e cedette ad arruolarsi nella spedizione
SECONDO DANTE...... Dante non aveva letto i poemi omerici, però conosceva la figura di Ulisse attraverso gli scritti di altri autori latini, dove l'eroe greco era presentato come un uomo prode; astuto e avido di sapere, ma dove non si faceva cenno al suo ritorno in patria, sulla base di queste conoscenze Dante elaborò la sua originale interpetrazione del personaggio.
MINOSSE
STORIA.... Minosse è un personaggio della mitologia greca, figlio di Zeus e di Europaa. Minosse fu re giusto e saggio di Creta. Per questo motivo, dopo la sua brutta morte, divenne uno dei giudici degli inferi, insieme a Eaco e Radamanto. Nei miti attici invece viene dipinto come estremamente tirannico e crudele. Combatté anche contro Niso, re di Magara, che aveva un capello d'oro a cui era legata la sorte della sua vita e della sua potenza. La figlia di Niso, Scilla, si innamorò al primo istante di Minosse e non indugiò ad introdursi nottetempo nella camera del padre per tagliargli il capello d'oro. Andò in seguito da Minosse offrendogli le chiavi di Megara e chiedendogli di sposarla. Minosse conquistò Megara ma rifiutò di portare con sé a Creta la parricida che, presa dallo sconforto, si gettò in mare ed annega
QUALCOSA IN PIU'...... Secondo il mito Minosse fu ucciso in una vasca da bagno in Sicilia mentre era ospite nella rocca del re sicano Cocalo. Il racconto è stato ripreso da Diodoro Siculo nella Biblioteca storica che narra come la sualeggendaria tomba si trovasse al di sotto di un tempio di Afrodite e comeTerone di Akarags avesse occupato quest'area sacra con il proposito ufficiale di vendicare l’uccisione del re cretese.
https://www.youtube.com/watch?v=ZVPKKY7HV88
SECONDO DANTE.... Dante lo immagina come un essere dalle fattezze mostruose, che per comunicare al dannato il cerchio nel quale dovrĂ scontare la pena avvolge intorno al suo enorme corpo la coda, tante volte quanti sono i cerchi che il dannato deve percorrere.
LUCIFERO
STORIA...... Lucifero nella tradizione popolare indicherebbe un ipotetico essere incorporeo di natura eminentemente maligna e come tale potenzialmente assai pericoloso per l'umanitĂ ed il creato. Il termine luciferismo indicherebbe invece l'adorazione e la devozione a tale entitĂ . Secondo i principali filoni teologici del giudaismo e del cristianesimo questa entitĂ sarebbe perfettamente assimilabile alla figura di satana
SECONDO DANTE....... Dante vede Lucifero come un imperatore decaduto, con una sua regalità, che sta conficcato nel ghiaccio fino al petto. È uno sconfitto reso impotente da Dio, quindi è anche ridicolizzabile dagli uomini: Giotto lo dipinse obeso nella Cappella degli Scrovegni (1306), mentre Dante lo userà come scala. La sua immobile enormità richiama a memoria i Giganti del Canto XXXI, infatti proprio con essi Dante fa un confronto, usando sé stesso anche come termine di paragone: c'è più proporzione tra un gigante e lui, che tra un gigante e le braccia di Lucifero, calcolando quindi con approssimazione un'altezza totale di Satana di un chilometro e mezzo.
QUALCOSA IN PIU'........ Il termine significa letteralmente "Portatore di luce", in quanto tale denominazione deriva dall'equivalente latino lucifer, composto di lux (luce) e ferre (portare), sul modello del corrispondente greco phosphoros (phos=luce, pherein=portare), e in ambito sia pagano che astrologico esso indica la cosiddetta "stella del mattino", cioè il pianeta Venere che, mostrandosi all'aurora, è anche identificato con questo nome. Nella corrispondenza tra divinità greche e romane l'apparizione mattutina del pianeta Venere era impersonificata dalla figura mitologica del dio greco Phosphoros e del dio latino Lucifer. Analogamente in Egitto Tioumoutiri era la Venere mattutina. Nell'antico Vicino Oriente, inoltre, la "stella del mattino" coincideva con Ishtar per i Babilonesi, Astarte per i Fenici e Inanna per i Sumeri. In ambiti dell'occultismo e dell'esoterismo, infine, Lucifero sarebbe invece un detentore di sapienza inaccessibile all'uomo comune.
https://www.youtube.com/watch?v=pzVsTZHjlZg
CERBERO
STORIA...... Personaggio della mitologia classica, figlio di Tifeo ed Echidna, già presente nell'Ade pagano con l'aspetto di cane a tre teste quale custode dell'ingresso degli Inferi ( Ercole, in una delle sue fatiche, lo trascinò fuori dall'Ade tirandolo per una catena). Il mostro è descritto da Virgilio nel libro VI dell'Eneide, mentre si oppone alla discesa agli Inferi di Enea ed è ammansito dalla Sibilla che gli getta un'offa (focaccia) di miele intrisa di erbe soporifere. Cerbero, che in Virgilio ha dei serpenti attorcigliati al collo, la afferra con fame rabbiosa ed è forse il motivo per cui nella tradizione medievale era talvolta interpretato come immagine del peccato di gola
QUALCOSA IN PIU'........ Dante, infatti, lo pone a custodia del III Cerchio (golosi), dove è strumento di punizione in quanto graffia e scuoia gli spiriti con i suoi artigli (Inf., Canto VI). Il mostro è descritto con occhi rossi, i peli del muso sporchi e neri, il ventre largo e le zampe artigliate; emette latrati che assordano i dannati e ciò acuisce il loro tormento. Appena vede i due poeti si avventa contro di loro, ma Virgilio gli getta in gola una manciata di terra che placa la sua fame
SECONDO DANTE......
Cerbero è definito da Dante fiera crudele e diversa e gran vermo, attributo anche di Lucifero. Nel Canto IX, quando il messo celeste rimprovera i demoni della città di Dite che si sono opposti al passaggio di Dante e Virgilio, ricorda loro che è inutile opporsi al volere divino e cita l'esempio di Cerbero, che per aver fatto lo stesso ne porta ancor pelato il mento e 'l gozzo (si riferisce ad Ercole quando lo trascinò fuori dagli Inferi, dopo che esso aveva tentato di fermarlo).
LE ARPIE
STORIA.....
Nella mitologia greca, le arpie sono creature mostruose, con viso di donna e corpo d'uccello. L'origine del loro mito deve forse ricondursi a una personificazione della tempesta.Le arpie sono citate nell'Odissea di Omero: in una preghiera ad Artemide Penelope ne parla come di procelle e ricorda che rapirono le figlie di Pandareo per asservirle alle Erinni. Esiodo parla di due arpie, Aello e Ocipete, figlie di Taumante ed Elettra; di esse dice che avessero una magnifica capigliatura e che fossero potenti nel volo.
QUALCOSA IN PIU'... Una famosa opera di Andrea del Sarto è la Madonna delle Arpie, conservata agli Uffizi, risalente al 1517. Giovanni della Robbia e Santi Buglioni realizzarono due arpie sugli spigoli del fregio dell'Ospedale del Ceppo di Pistoia nel 1525. Nella lingua veneta si usa il termina "arpia" per indicare una persona che ricorrendo ad artifici e sotterfugi si intromette nelle vicende altrui per influenzarle negativamente
SECONDO DANTE....
Dante le colloca a custodia del secondo girone del VII Cerchio dell'Inferno, la selva dei suicidi. Le descrive nel Canto XIII, come mostruosi uccelli dalle grandi ali, colli e volti umani, un grosso ventre piumato e zampe artigliate.