Or ganoUf f i c i al eOr t ec As s oc i az i oneT ec ni c iOr t odont i s t iI t al i ani www. or t ec . i t Emai lor t ec @or t ec . i t I SSN 22822763 Per i odi c oQuadr i mes t r al e AnnoXXI I-Numer o2/2016
Or t odonzi aTecni ca
I nal t o i l Pr of . Enni oGi anni . Ade s t r a Fe r r uc c i oBe r t oni Odont ot e c ni c o. Duec ol onnepor t ant i de l l ’ Or t odonz i aI t al i ana.
Gr az i edi t ut t o. . .
OR todonzia TEC nica
Sommario
Direttore responsabile e coordinatore scientifico: Patrizio Evangelistra Redazione: Direttivo Ortec
Editoriale “Verso il 50° Anniversario” .............................................................................................................................................pag 4
Ortec Special L’Ortec ricorda il Prof. Gianni .......................................................................................................................pag 5
Ortec Informa “Fast back modificato, integrazione progettuale e costruttiva” a cura di Luca Occhialini .................................................................................................................................pag 7
Report “Principi di costruzione e funzionamento dei dispositivi del Prof. Cervera” relatore Roberto Giammarini ........................................................................................................................ .pag 13 IX Convegno Nazionale “Ortodonzia Legge e Medicina Legale”.............................................................pag 15 “Odontotecnica Digitale II° Corso di Alta Formazione Universitaria” Università G. Marconi Roma ......................................................................................................................... pag 16
History “Risoluzione di un caso Ortodontico. II° Classe scheletrica” a cura di Bertoni Ferruccio ............................................................................................................................ pag 22 “Gli Attivatori con trazione extraorale della scuola svizzera” a cura di Roberto Grassi .................................................................................................................................. pag 27
2
sommario
OR todonzia TEC nica
Save the date Convegno Ortec Rimini .................................................................................................................................. pag 51 XLVII Congresso Internazionale Sido “Patient-important outcomes in Orthodontics� Firenze ..........................................................................pag 53
3
Editoriale
OR todonzia TEC nica
Stefano Negrini
“VERSO Il 50° ANNIVERSARIO” Carissimi, In questo mio secondo e ultimo anno di Presidenza, sto cercando di sviluppare i contatti con le altre associazioni, sia nazionali che internazionali, in modo da continuare e/o aumentare i rapporti istituzionali e culturali anche in vista del nostro prossimo importantissimo traguardo dei 50 anni. Tutto il Consiglio in questi anni ha cercato di partecipare in modo attivo agli eventi istituzionali legati al GK, OTA, AIOT, PTTO per mantenere alto il nome di Ortec e condividere cultura ortodontica. Il prossimo Congresso SIDO-ORTEC, evento direi straordinario sia in termini di rapporti interni alle due associazioni che saranno coinvolte reciprocamente ad un evento unico ed indivisibile (MAI SUCCESSO SINO AD OGGI), con relazioni congiunte in sala comune, non che legate in un corso full day precongressuale di altissimo livello. Questo credo sia frutto del grande lavoro che i Past President hanno fatto prima di me e che voglio ringraziare calorosamente. Sto lavorando a stretto contatto con il futuro presidente Roberto Giammarini, per programmare gli eventi del prossimo anno, ma soprattutto per far partire la grande macchina che darà vita al “LIBRO DEL 50° ANNIVERSARIO”, evento catalizzatore dei prossimi due anni, vista la mole di informazioni storiche a cui attingere e vista anche la grande importanza che questo testo porterà alla nostra cultura. Ovviamente tutto il consiglio sta lavorando per creare la squadra che si dedicherà completamente a questo progetto, in linea di massima sono già state definite delle linee guida, ma il lavoro da fare è tanto e ovviamente tutta l’associazione è chiamata a dare il proprio contributo. Molti amici dell’Ortec con cui è stato condiviso il progetto del libro “La Cittadella” Storia dell’Ortodonzia Italiana si sono resi a loro volta disponibili (vedi il Prof. Damaso Caprioglio) nel portare il loro grande contributo alla nostra opera e questo ci da molta forza, quindi grazie. Sperando che tutti questi progetti a cui ci stiamo dedicando con tanta passione possano fare il bene della Nostra Associazione e mandare un segno di positività a tutta la categoria ...vi saluto calorosamente.
Stefano Negrini Presidente
4
Ortec Special Grazie di tutto ...
In memoria del Prof. Ennio Gianni
Il Ricordo di Stefano Negrini del Prof. Ennio Gianni
Prof. Ennio Gianni Ennio Giannì, Professore emerito dell'Università degli Studi di Milano, già ordinario di Clinica Odontostomatologica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia. Ennio Giannì viene considerato il fondatore della moderna ortodonzia. I suoi studi sulla cefalometria e sulla diagnosi ortodontica in chiave tridimensionale hanno profondamente mutato i protocolli terapeutici in ortodonzia e chirurgia ortognatodontica. Importantissimi i contributi scientifici che hanno modificato il concetto delle terapie ortodontiche da mero spostamento degli elementi dentari in progetto terapeutico globale coinvolgente l'intero organismo. L'eccezionale valenza dei suoi contributi scientifici ha procurato a lui e ai suoi allievi numerosissimi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Tutta l'ORTEC con grande riconoscenza LA ricorderà per sempre ...
Stefano Negrini
5
Ortec Informa
Modifica al FAST BACK: integrazione progettuale e costruttiva a cura di Luca Occhialini, Socio Ortec Fano
OR todonzia TEC nica
Luca Occhialini
Il Fast Back è un dispositivo palatino idoneo alla distalizzazione mono o bilaterale dei molari superiori. È composto da una barra palatale tra i primi premolari, un bottone di Nance come ancoraggio, da due viti distalizzanti e due molle come parte attiva (FOTO 0).
esclusione dei tubi palatali MIM e degli stop premimolla. Dopo aver posizionato le bande, viene realizzato l’arco saldato di ancoraggio tra i primi premolare e, sulle bande molari, vengono puntati elettronicamente i tubi linguali adatti per il doppio filo 0,36” (FOTO 1).
Fig. 0
Fig. 1
Questa modifica al Fast Back nasce dall’idea di avere un dispositivo con alcune caratteristiche differenti dall’originale, ossia:
A questo punto si taglia il filo obliquo sul corpo delle viti (distalizzatori) (FOTO 2) e si posizionano queste ultime sul modello (il verso di attivazione delle viti rimane sempre verso l’alto pur avendo invertito la sinistra con la destra e viceversa). Il filo che prima serviva da ancoraggio ora fungerà da guida e supporto della parte distalizzante e andrà posizionato all’altezza del centro di resistenza del dente (FOTO 3), in linea con la direzione dello spostamento (FOTO 4).
• poter utilizzare il Fast Back anche con la presenza dei primi molari ruotati; • portare il punto di attivazione (molla) a livello del centro di resistenza del dente; • eliminare la rotazione della parte distalizzante sul filo guida. Il dispositivo modificato differisce pochissimo da quello originale e si utilizzano tutti i componenti del kit ad 7
informa Posizionato il dispositivo sul modello, si inserisce sul filo guida una canula tonda del diametro interno 0,45”, lunga circa 2/3 mm sulla la quale è stato saldato un filo tondo di diametro 0,36” (FOTO 6). Quest’ultimo viene piegato ed inserito all’interno del tubo linguale della banda molare (FOTO 7).
Fig. 2
Fig. 6
Fig. 3
Fig. 7
Il dispositivo viene terminato inserendo la molla tra il corpo vite e la canula (FOTO 8), eseguendo la legatura metallica che comprime la molla (tale legatura dovrà essere rimossa dopo la cementazione del Fast Back sul paziente per permettere alla molla di attivarsi) e saldando il terminale con foro per legature sul filo guida (FOTO 9).
Fig. 4
Si procede poi alla resinatura, rifinitura e lucidatura del bottone di Nance (FOTO 5).
Fig. 5
Fig. 8
8
informa
Fig. 9
Fig. 12
Così facendo, abbiamo portato il punto di attivazione nel centro di resistenza del dente e possiamo utilizzare il Fast Back modificato anche con molari ruotati. Ora non rimane che effettuare un’ulteriore modifica per evitare la rotazione della parte distalizzante (FOTO 10). Per ottenere questo risultato sostituiremo il filo guida rotondo con un filo quadrato 0,32x0,32 in acciaio saldandolo al corpo della vite (FOTO 11).
Fig. 13
Fig. 10
Fig. 14
Il dispositivo così modificato non è immune da “difetti”. Il più evidente è la posizione più arretrata della molla di circa 4/5 mm rispetto all’originale. Ciò, a volte, limita il suo utilizzo in casi con poco spazio in senso sagittale. Risulta assente anche il filo che dal corpo della vite funge da ancoraggio, ma ciò non limita in alcun modo la stabilità e la sicurezza del dispositivo. Una soluzione potrebbe, come nel caso delle viti per placche mobili, essere quella di realizzare una vite sagittale per la distalizzazione dei molari (FOTO 15).
Fig. 11
Viene anche utilizzato un tubo con sezione quadrata 0,32x0,32 sopra il quale viene saldato il filo tondo 0,36” che terminerà nel tubo linguale del molare da distalizzare (FOTO 12). Si termina il dispositivo inserendo la molla tra il corpo vite e la canula, eseguendo la legatura metallica e saldando il terminale con foro per legature (FOTO 13-14).
9
informa Bibliografia: • Il Fast-Back: sistema distalizzante ad alto controllo - C.Lanteri, A.Gianolio, M.Beretta – Dental Tribune – Anno II n.4 – Aprile • Distalizzare con il Fast Back: basi tecniche e norme di costruzione – F.e F. Francolini - Bollettino Leone – 10.2005 Anno XXVI N.75 Fig. 15
• L’ortodonzia e i suoi dispositivi – F.Montagna, N.Lambini, V.Piras, G.Denotti - Elsevier/Masson 2007
Conclusione: Penso che condividere idee e conoscenze sia alla base per la crescita di tutti noi e se con questa idea fossi riuscito ad esservi di aiuto, allora avrei raggiunto il mio obiettivo, ma spero anche di ricevere, a mia volta, delle “critiche” in modo da poter continuare a migliorare (FOTO 16).
Fig. 16
10
Distributore esclusivo FORESTADENT per l’Italia
ORTH ORTH
easy sy y
®
Con Con le nuove nuove miniviti “Pal” “Pal” è il il sistema più completo completo per l’ancoraggio l’’anc ancorraggio ccorticale! orticale!! LL‘utilizzo ‘utilizzo del al cconsente onsente un delle le miniviti OR ORTHOeasy THOeassy P Pal anc oraggio pala tino dei dispositivi ortodontici ortodontici estremamente estremamente ancoraggio palatino semplice e rreversibile, eversibile, senz a necessità di cemen tare. In questo senza cementare. apparecchiatura FFrog, rog , ad esempio, esempio ende possi bile la modo l‘a pio o, rrende l‘apparecchiatura possibile distalizz azione corporea corporea molare molare e la rretrazione etrazione degli incisivi distalizzazione senz a cambiar le miniviti. senza cambiaree la sede del delle
Le miniviti Le OR THOeas assy® ORTHOeasy
“Nuovi concetti e utilizzo dei moderni sistemi di ancoraggio“
Traben-Trarbach (Germania), 22-23 aprile 2016 Dott. Björn Ludwig Dott. Bettina Glasl cheletrico con la R icerca ““Ancoraggio Ancoraggio SScheletrico con T TAD AD s: dal dalla Ricerca al la P ratica Clinica“ Clinica“ - C orso teorico teorico pratico prra atico alla Pratica Corso
Pavia, Pavia, 14 novembre novembre 2015 Dott Dott.. Giorgio Giorrgio Iod gio Iodice Scar ica online le brochure br ochur e dei corsi: c orsi: w w w.or thopiu.it Scarica www.orthopiu.it
Distributore Distributoree esclusivo esclusivo o FORESTADENT FORESTADENT Tp per er l’Italia: l ’ I t al i a : Or thoPiù S.r.l. · Viale Liber tà, 14/e · 27100 Pav ia Tel 0382.23267 · FFa ax 0382.307188 info@or thopiu.it · w w w.or thopiu.it
OR todonzia TEC nica
’ t r o p e ‘R
’ o t a s s a p l e d c e t r O i t n e v e i ‘Gl
Report Bari, febbraio 2016 Principi di costruzione e funzionamento dei dispositivi del Prof. Cervera, relatore Roberto Giammarini
OR todonzia TEC nica
Continuano inesorabili gli incontri Ortec per la formazione in tecnica di laboratorio, in sinergia con gli Istituti Odontotecnici. Questa volta siamo sbarcati nella splendida Bari, nella scuola I.P.S.I.A. “Luigi Santarellaâ€?, a condividere la sua conoscenza nella costruzione dei dispositivi del Prof. Cervera è stato il turno di Roberto Giammarini, coadiuvato egregiamente dai due soci territoriali Gianluigi Lastilla e Paolo Pietro Chiechi, a cui va il nostro sentito ringraziamento.
13
report
14
Modena 8/9 Aprile 2016 IX° Convegno Nazionale “Ortodonzia Legge e Medicina Legale” “Cambio Passo: La Responsabilità professionale nel Team Ortodontico, nuovi scenari”
Report OR todonzia TEC nica
Continua e si consolida la sinergia tra Ortec e S.U.S.O., grazie all’impegno in questa direzione del Dott. Di Michele. Infatti il IX° Convegno S.U.S.O., ha ospitato relatori Ortec ad esaltare la imprescindibile collaborazione tecnico clinica come strumento ineludibile per l’erogazione di prestazioni eccellenti (semmai ce ne fosse ancora bisogno ). Durante l’evento è stato presentato un volume sulla storia dell’ Ortodonzia Italiana, dove non poteva mancare un capitolo dedicato all’Ortec.
15
Roma 12 Marzo 2016 Università G. Marconi Odontotecnica Digitale II° Corso di Alta Formazione Universitaria
Report OR todonzia TEC nica
Si è svolta a Roma Sabato 12 Marzo, la giornata inaugurale del II° Corso di Alta Formazione Universitaria, dove ancora una volta ci vede impegnati nel sostenere sia il progetto (SDT) che la docenza. Un progetto di grande importanza per il futuro della nostra categoria che fa seguito al grandissimo successo della prima edizione. Questo corso è stato definito da tutti come un corso unico che racchiude cultura e esperienza di vita, da un lato la eterogeneità dei soggetti coinvolti e dall’altro la consapevolezza che questo corso per la categoria odontotecnica e ortodontica è come “l’inglese per un viaggiatore”: ESSENZIALE. Un corso che tutti dovrebbero fare per aumentare il proprio bagaglio culturale digitale e apprendere direttamente dai Docenti Universitari tutte quelle nozioni di Anatomia, Fisiologia, la lettura delle RX e delle TAC che oggi sono all’ordine del giorno. La formula di studi è ben congegnata con una parte di Learning a distanza, in questo l’Unimarconi è una delle Università più accreditata in ambito mondiale, che la formula frontale con incontri dedicati al digitale vero e proprio, dove vengono sviscerate tutte le problematiche legate a questa tecnologia che sta decisamente cambiando tutto il panorama Nazionale. Ortec sostiene questo progetto perché lo ritiene determinante per il futuro della categoria, perché vede la sopravvivenza solo attraverso la specializzazione. Consiglio Ortec
16
report
17
report
18
ORTEC
è con i giovani
under 30: quota annuale 152 euro ƚƵƫ ŝ ďĞŶĞĮĐŝ ĐŽŶ ƵŶĂ ƉŝĐĐŽůĂ ƋƵŽƚĂ ƐĞŐƌĞƚĞƌŝĂ͗ ƚĞů͘ Ϭϳϱ͘ϱϬϱϱϬϯϯ Ͳ ^ƚƌĂĚĂ ^ĂŶƚĂ >ƵĐŝĂ͕ ϱϬͬĂ Ͳ ϬϲϭϮϱ W Zh'/
OR todonzia TEC nica
y r o t s i H
Risoluzione di un caso Ortodontico II° Classe Scheletrica Eseguito da: BERTONI FERRUCCIO Redatto da: FRATI, DOLCI, MINGHINI
In data 18.05.1975 si esegue il primo esame clinico della paziente COMIS TERESA, nata il 06.02.1966 (anni 9 mesi 3), altezza m.1,40 peso Kg.29; aspetto normo facciale, profilo convesso con accentuazione della piega sottolabiale, assenza del sigillo labiale, labbro inferiore ipoteso, linea contentiva del labbro inferiore alta, muscolatura periorale normotonica, muscolatora masticatoria normotonica, respirazione normale ,rapporto dentale di seconda classe divisione prima, morso profondo, notevole overjet, frattura traumatica dell’angolo mesiale dei 1/1, non si rilevano alterazioni alla A.T.R. Eseguiti gli esami radiografici del caso in data 28.5.1975, risulta dall’analisi cefalometrica trattarsi di seconda Classe scheletrica con carattere di crescita mesofacciale tendente ai brachi, si rilevano anche problemi scheletrici verticali e sagittali, e problema dentale sagittale e verticale. (Foto dalla 1 alla 11).
Fig. 1, 2
22
Fig. 3, 4, 5, 6
History
OR todonzia TEC nica
history
Fig. 11
Dall’analisi spaziale dei modelli non risultano problemi di spazio nell’arcata inferiore, mentre si rileva una discrepanza dentodentale a carico del quadrante anteriore superiore, dall’analisi occlusale risulta evidente il rapporto di seconda classe dentale bilaterale senza deviazione della linea mediana. Dopo aver considerato la visualizzazione della previsione di crescita senza trattamento, si passa all’esecuzione del V.T.O. prevedendo la risoluzione del caso con estrazioni, nella dimostrazione grafica risultante dalle sovrapposizioni si nota l’evidente controindicazione alle estrazioni per il danno funzionale ed estetico che ne deriverebbe. (Foto 12 e 13).
Fig. 7, 8, 9, 10
Fig. 12, 13
23
history Valutando l’età, il carattere di crescita, la lieve discrepanza scheletrica sagittale, si preferisce procrastinare l’intervento ortodontico di circa un anno, per evitare un periodo di trattamento inutilmente lungo, tenendo però controllato periodicamente il caso. In data 21.4.1976 si rifanno gli accertamenti del caso e dall’analisi dei dati cefalometrici si rileva l’aumento dell’overbite e dell’angolo di verticalità. (Foto dalla 14 alla 19 ).
Fig. 18, 19
Si decide l’intervento ortodontico con i seguenti obiettivi: apertura del morso con intrusione dei quadranti anteriori allo scopo di permettere il naturale sviluppo della mandibola, leggera distalizzazione dei molari superiori, o meglio impedire che per il normale sviluppo avvenga il movimento di mesializzazione e riduzione dell’overjet, torque radicolo-linguale sui 21/12 per correggere l’angolo interincisivo e la posizione degli incisivi inferiori rispetto alla A.PO. La tecnica scelta per il trattamento consiste in apparecchiature fisse secondo Ricketts. In data 18.6.1976 vengono applicate bande sui 6/6 con trazione extraorale superiore cervicale con forze ortodontiche medie. In data 19.7.1976 si nota già una leggera distalizzazione dei molari e conseguentemente dei premolari non bandati, quindi vengono applicate bande sui 21/12 e archi di utilità intrudenti in 16 x 16 Elgiloy bleu. (Foto 20-21-22).
Fig. 14, 15, 16, 17
24
history
Fig. 23 e 24
A conferma di quanto precedentemente diagnosticato si può rilevare l’eccezionale brevità di tempo intercorso per risolvere la seconda classe (circa 5 mesi). In attesa dell’eruzione del 3 si continua il trattamento con l’azione intrudente degli archi di utilità. (Foto 25 e 26).
Fig. 20, 21, 22
In data 6.10.1976 si applicano bande con bottoni linguali su 4/4 per la derotazione degli stessi. In data 30.11.1976 si nota la riduzione della seconda classe, la derotazione dei premolari e la diminuzione dell’overbite. (Foto 23 e 24).
Fig. 25 e 26
25
history In data 22.4.1977 si procede al controllo teleradiografico e dall’analisi dei dati il caso risulta corretto dal punto di vista scheletrico e contemporaneamente dall’esame endorale relativo ai quadranti anteriori superiori ed inferiori è possibile notare l’assenza di qualsiasi danno apicale, cosa che troppo frequentemente ed indiscriminatamente viene attribuita al movimento intrudente, solo in data 10.1.1978 si ritiene opportuno bandare i 4 canini, al fine di completare il caso. (Foto 27 e 28).
Conclusioni Il caso dal punto di vista scheletrico è stato risolto nello spazio ci circa 5 mesi solo grazie ad un accorta utilizzazione della previsione di crescita che ci ha permesso di far coincidere l’inizio del trattamento con un favorevole momento di sviluppo o accrescimento osseo. La scelta della tecnica non è stata casuale, la tecnica Ricketts ci ha permesso di utilizzare i benefici effetti della terapia funzionale (svincolo del blocco determinato dal morso profondo) per influenzare favorevolmente l’accrescimento mandibolare.
Fig. 27 e 28
Tre mesi dopo vengono tolte le bande e applicato un posizionatore bimascellare a scopo ritentivo, come si rileva dalle immagini fotografiche. In data 5.10.1979 il caso risulta convenientemente risolto, sia dal punto di vista scheletrico che occlusale, si rimandano le risoluzioni relative alla macrodonzia dei 2/2 ed alla ricostruzione dei 1/1 ad età più opportuna.
26
Gli Attivatori con trazione extraorale della scuola svizzera a cura di Roberto Grassi
History OR todonzia TEC nica
PREMESSE La correzione ortopedica di alcune dismorfosi maxillo mandibolari e di malaocclusioni dentarie in fase di crescita trae origine da due differenti approcci. Il primo è legato alla fortuita osservazione dei favorevoli risultati clinici ottenuti con apparecchiature intraorali applicate soltanto al fine di stabilire temporaneamente un rapporto intermascellare più congruo (monoblocco di P.Robin, attivatore di V.Andresen). Il secondo approccio esisteva teoricamente, prima della realizzazione del monoblocco e dell’attivatore, nelle teorie di Roux e di J.Wolff. secondo tali Autori le strutture ossee e le loro appendici calcificate sono la rappresentazione cristallizzata delle necessità funzionali espresse da un essere vivente che abbia raggiunto determinati livelli di volume e di specializzazione funzionale. Perciò se si modifica in corso di sviluppo una situazione funzionale s’induce un cambio nel modulo di sviluppo e quindi una variazione di forma del supporto osseo che garantisce l’efficienza meccanica della funzione.
Alla presentazione di molteplici formulazioni biomeccaniche del mezzo terapeutico ha corrisposto una gamma di interpretazioni biologiche dei rapporti causa effetto inerenti e una serie di prescrizioni cliniche per la realizzazione pratica e per la collocazione temporale dell’intervento correttivo “attivante“. INTRODUZIONE Già dall’inizio del XX secolo, dentisti in America ed in Europa cercavano di correggere il morso distale con un forzato avanzamento della mandibola mediante vari apparecchi. Kingsley ideò una placca superiore dotata di un piano inclinato anteriore fatto in modo da guidare il tragitto della mandibola verso l’avanti, così da indurre una mesializzazione dell’arcata inferiore. Pierre Robin utilizzò il primo monoblocco confezionato avvalendosi del morso di costruzione (fig.1).
Come talvolta accade per le metodologie cliniche suggerite da eventi fortuiti, la terapia attivante ortopedico-ortodontica è stata sostenuta da una casistica clinica favorevole particolarmente abbondante, ancor prima di disporre di un sostegno teorico e di ricerca L’inventiva degli operatori clinici ha portato alla realizzazione di una serie di “monoblocchi, attivatori, propulsori, regolatori di funzione, modellatori”, per affrontare il problema della malaocclusione con un approccio comune denominato “Ortopedico” e mirato ad ottenere una crescita differenziata dei mascellari. Tale approccio si distingue da quello “Ortodontico” che attua la correzione tramite spostamento dei denti sulle creste alveolari.
Fig. 1
Anche la “Plan And Spur Retentation Appliance” secondo Angle agiva tramite il forzato avanzamento mandibolare. Nel 1908 Andresen si ispirò alla “Placca di protrusione di Kingley” per costruire un apparecchio di contenzione per sua figlia che egli aveva appena sbandata. 27
history Via via che i suoi studi progredivano, Andresen si convinse che il suo apparecchio agiva sulla crescita facciale, che egli poteva stimolare sul piano sagittale, da qui il nome di “Attivatore” (fig.2).
Si è potuto apprezzare che, svolgendo programmazioni cliniche ben coordinate con il modulo strutturale del paziente, questa combinazione estende la gamma di azione della terapia attivante, riduce i tempi ed amplia la lista delle situazioni affrontali con successo.
TEUSCHER OBIETTIVO DEL TRATTAMENTO Lo scopo è quello di rallentare la crescita verso il basso e l’avanti del masccellare, di stimolare lo sviluppo e il dislocamento in senso anteriore della mandibola evitando il più possibile di creare delle rotazioni posteriori del piano bispinale e del piano occlusale per non danneggiare il profilo e la funzione temporo mandibolare
Fig. 2
Più vicino a noi Herren dà una definizione precisa dell’attivatore, “Apparecchio endo-alveolare bimascellare che, mettendo sotto tensione certi muscoli e tramite elementi aggiuntivi, esercita delle forze attive”. Monoblocco o attivatore, la terminologia varia da un autore all’altro, da una scuola all’altra, variano anche i dettagli di costruzione e attivazione, ma nonostante le differenze hanno un concetto terapeutico unico. Il forzato cambiamento della posizione della mandibola tramite il morso di costruzione porta ad un nuovo equilibrio funzionale che con il meccanismo della reciproca dipendenza di forme e funzioni (Wof, Frankel) porta un cambiamento strutturale dei tessuti in senso di correzione della malaocclusione. Mentre si sviluppava su varie linee la ricerca sperimentale clinica sulle terapie attivanti, veniva proposta una combinazione tra le sperimentate terapie ortopediche funzionali e le trazioni extraorali applicate sui mascellari, al fine di indurre la crescita differenziata. Le trazioni extraorali a livello del mascellare superiore, ancorate di solito sui primi molari permanenti superiori, erano state presentate fin dalla fine del secolo da J.Farrar e recentemente da S.Kloehn e da altri. Lo studio dell’effetto combinato degli attivatori e delle trazioni extraorali è stato svolto da J.P. Pfeiffer e B.Grobèty (Losanna e Vevey) e da P.Stockli e U.Teuscher (Zurigo) e altri. Questi autori hanno proposto sistemi biomeccanici mirati ad ottenere tali scopi. L’abbinamento di azioni attivanti con sistemi decisamente attivi, quali le trazioni extraorali, realizza una terapia ortopedica funzionale attivizzata.
L’attivatore di Teucher viene generalmente consigliato nei casi di II classe I divisione caratterizzati da un mascellare superiore troppo in avanti rispetto alla base cranica e da una mandibola corta o retrusa. E’ particolamente efficace per la terapia dei casi che presentano una crescita prettamente verticale. CONCETTI FONDAMENTALI SECONDO TEUSCHER Componenti di crescita del sistema masticante I processi di crescita e sviluppo portano ad un ingrandimento della faccia con il quasi totale mantenimento della sua configurazione. Per quanto riguarda la futura relazione antero-posteriore del terzo medio ed inferiore della faccia si evidenziano due componenti di crescita, definiti: gruppo A e gruppo B. A: - Spostamento del mascellare verso il basso e l’avanti tramite la crescita suturale - Rimodellazione del mascellare stesso - Crescita verticale del processo alveolare di tutti e due i mascellari - Spostamento distale della fossa articolare B: - Crescita condilare - Spostamento distale della fossa articolare Una prevalenza di crescita di tipo A porta ad uno sviluppo tendente alla II classe mentre una prevalenza di crescita di tipo B porta ad uno sviluppo di III classe.
28
history Forze terapeutiche e crescita Il movimento della dentizione superiore in crescita, deve essere rallentato senza provocare deviazioni della direzione di crescita naturale. L’influenza meccanica su un elemento del sistema masticatorio tramite un vettore di forza è di natura fisica e quindi segue le leggi della meccanica. Così la direzione del vettore di movimento è individuale, invece a causa del comportamento biologico individuale dei tessuti la reazione al vettore di forza, come anche la direzione e la proporzione di crescita e sviluppo possono essere solo presunte. Reazione come anche crescita e sviluppo devono essere considerati come vettori separati di movimento. La loro somma è il risultato che corrisponde al rispettivo obiettivo di trattamento (fig.3).
Nel complesso medio facciale, ci sono due centri di resistenza: uno nel processo alveolare superiore situato tra i premolari, ad un terzo della distanza degli apici al margine occlusale, e l’altro situazione in un’area romboidale nella zona del mascellare nei pressi della sutura zigomatico mascellare (fig.5)
Fig. 5
Il vettore della forza extraorale dovrebbe trovarsi sulla linea del contro di resistenza alveolare e del centro di resistenza mascellare per corrispondere quali all’angolo di sviluppo naturale del terzo medio facciale senza trasmettere indesiderati momenti rotazionali ai due centri di resistenza (fig.6).
Fig. 3
Centri di resistenza secondo Teuscher Ogni tessuto duro del sistema masticatorio unito con suture o legamenti peridontali possiede secondo la legge biomeccanica il suo centro di resistenza, questo vale per Fig. 6 denti singoli, gruppi di denti come pure il mascellare stesso (fig.4). A causa della forma del cranio la cuffia per trazione occipitale non riesce a mantenere il vettore in posizione così angolato, per cui si accetta un vettore meno angolato che passando vicino ai centri di assistenza trasmette solamente piccoli momenti rotazionali sia al mascellare che alla dentizione (fig.7) risulta quindi che l’addizionale effetto di crescita e reazione al vettore di forza determini un rallentamento della dentizione superiore anche senza rotazione.
Fig. 4
Se clinicamente si verificassero delle minime rotazioni sarà sufficiente spostare il vettore di forza rispettivamente verso l’alto o verso il basso per ottenere la costante posizione del piano occlusale. 29
history Il vettore di forza extraorale (B) agente sull’attivatore permette inoltre il controllo dell’inclinazione degli incisivi superiori tramite le molle di Torque solidarizzate all’apparecchio. Se l’attivatore con le molle viene utilizzato senza la trazione extraorale, il momento reattivo di rotazione sull’attivatore determina una indesiderata rotazione posteriore del piano occlusale (fig.10). Con l’esatta applicazione della trazione extraorale si compensa l’indesiderata rotazione (fig.11).
Fig. 7
Vettori di forza e morso di costruzione I vettori di forza generati dall’attivatore con trazione extraorale sono tre: A) Vettore di forza muscolare ottenuto con i muscoli: temporale, sopraioideo, massetere e pterigoideo medio (fig.8) B) Vettore di forza extraorale C) Vettore di forza agente sul mascellare superiore ottenuto con la somma dei vettori A + B (fig.9)
Fig. 8
Fig. 10
Fig. 11
MORSO DI COSTRUZIONE Non solo il cambiamento del vettore B, ma anche il cambiamento del vettore A influenza la lunghezza e la posizione del vettore C. Quindi risulta che un morso di costruzione poco pre-attivato verticalmente porta ad un vettore C molto centrico per il terzo medio facciale. Un vettore A corto cioè con poca intensità abbassa le percentuali di possibilità che il vettore reciproco di A possa causare vestibolarizzazione degli incisivi inferiori.
Fig. 9
Per questo motivo il morso di costruzione deve essere rilevato con una protrusione mandibolare massima di 4/6 mm. 30
history Più è alto il morso di costruzione più il vettore A risulta eccentrico, per questo motivo l'altezza del morso di costruzione non dovrebbe essere più alta dello spazio della posizione di riposo. REALIZZAZIONE L'attivatore di Teuscher è stato utilizzato per la prima volta nel 1976. L'apparecchio consiste in: - un corpo di resina
Fig. 14
- un ansa palatale - 4 molle di Torque sugli incisivi superiori TCA (Torque Control Ausiliar) - 2 tubi per la trazione extraorale HG - 1 Arco extraorale modificato - 2 pelote vestibolari inferiori che sono facoltative Fig. 15
Fig. 12 Fig. 16
Fig. 13 Fig. 17
31
history
Fig. 18
Fig. 21
Fig. 19
Fig. 22
Il corpo in resina
Molle di Torque
Il corpo in resina viene confezionato con un apertura in corrispondenza della parte anteriore del palato allo scopo di lasciare maggiore spazio funzionale alla lingua. Le ali linguali si estendono abbastanza profondamente nel pavimento linguale e per la loro costruzione sono indispensabili delle ottime impronte estese dal lato linguale I sottosquadri più evidenti in queste zone saranno livellati con della cera al fine di evitare dannose abrasioni alla mucosa dovute agli scudi che si insinuano molto in profondità, gli incisivi e canini inferiori dovranno essere ricoperti vestibolarmente dalla resina per metà corona clinica (fig. 2021-22).
Modellate in filo di diametro 0,5 mm. per tutti e 4 gli incisivi escono dalla resina a livello incisale, hanno un decorso longitudinale sull'asse del dente distanziate dalla faccia vestibolare di circa 1 mm terminano con una leggera piegatura in corrispondenza del colletto, senza però toccare la gengiva. La loro lunghezza dovrebbe essere di 8 mm. in alcuni casi non potendo rispettare tale lunghezza è necessario variare il diametro del filo impiegato al fine di mantenere immutata la proprietà resiliente della molla. Per poter applicare il desiderato momento di rotazione agli incisivi è indispensabile che gli incisivi stessi affondino nella resina per almeno 2,5 mm. dal loro margine incisale il grado di attivazione deve essere di 200 gr. per i due incisivi centrali e 150 gr. per gli incisivi laterali (fig. 23-24-25-26-27).
Fig. 20
32
history
Fig. 27
Tubi HG Fig. 23
I tubi per la trazione preformati servono all'inserimento dell'arco extraorale. La loro posizione ottimale è quella situata tra il primo ed il secondo molare deciduo, cioè il punto in cui lo spessore inter-occlusale è più alto. In questo spazio libero vanno posizionati il più cranialmente possibile così da lasciare sufficiente spazio da offrire all'eruzione dei premolari inferiori.
Fig. 24
Fig. 25
Il sistema più sicuro per bloccarli nell'acrilico sullo stesso piano orizzontale, è quello di utilizzare delle mascherine in gesso come posizionatori in fase di resinatura fino al termine della polimerizzazione (fig.da 28 a 33).
Fig. 28
Fig. 26
Fig. 29
33
history Ansa palatale Costruita in filo di diametro 1,2 mm. molto simile a quella del Bionator come funzione e forma fuoriesce dalla resina all'altezza dei primi molari decidui con l'apertura in senso anteriore. Ha lo scopo di stabilizzare l'apparecchio e di controllare la posizione della lingua in fase di deglutizione (fig.34-35).
Fig. 30
Fig. 34
Fig. 31
Fig. 35
Pelote vestibolari inferiori Fig. 32
Costruite in filo di diametro 0,9 sfruttano il principio dei regolatori di Frankel. 1) Migliorando la posizione del labbro inferiore che così stabilisce più facilmente il contatto con il labbro superiore. 2) Procedono all'ampliamento dello spazio funzionale orale. 3) Impediscono al muscolo mentale iper-attivo, con una ginnastica forzata, di sollevare il labbro inferiore, creando così una chiusura labiale fisiologica.
Fig. 33
Sono costituite da tre spezzoni di filo, uno centrale e due laterali che terminano nel corpo dell'attivatore tra il primo ed il secondo molare deciduo inferiore con un passante alto per poter effettuare eventuali scarichi nell'arcata inferiore. 34
history Le piccole pelote di resina hanno la forma di un rombo dai margini arrotondati. Le ritenzioni dei fili di collegamento si trovano nella metĂ superiore della resina aďŹƒnchè sia possibile limare la parte inferiore delle pelote qual'ora causassero decubito (fig. da 36 a 46).
Fig. 39, 40, 41, 42
Fig. 35, 36, 38
35
history Arco extraorale Viene ricavato dai comuni archi extraorali ai quali si praticano, sull'arco interno, due pieghe a baionetta che hanno la funzione di stop mesiali ai tubi fissati sull'attivatore L'arco interno non deve turbare il sigillo labiale, mentre l'arco esterno deve essere anatomizzato seguendo il viso del paziente. L'arco esterno deve terminare con due anse per l'aggancio della cuďŹƒa all'altezza dei primi molari permanenti superiori L'eventuale rettifica e inclinazione caudale o craniale dell'arco esterno sono a cura del medico che deve individuare il vettore di forza centrico. Il carico di trazione è indicato con 300/400 gr. per lato, il vettore C all'inizio del trattamento non deve essere inferiore a 700/800 gr. è consigliabile una applicazione dell'attivatore per almeno 12 ore giornaliere per ottenere il giusto equilibrio tra la forza extraorale applicata e l'attivazione delle molle di Torque, s'invita il paziente ad aprire la bocca al massimo; l'attivatore deve risultare semplicemente appoggiato alle superfici occlusali dei primi molari permanenti (fig. da 47 a 53).
Fig. 43, 44, 45 e 46
Fig. 47, 48, 49
36
history Conclusioni Vantaggi della combinazione di attivatori più trazione: 1) Si evita la rotazione posteriore del piano occlusale tramite il miglioramento della posizione del vettore C che agisce sul centro di rotazione alveolare e mascellare 2) Le molle di Torque permettono il controllo dell'asse degli incisivi superiori 3) Si evita la protrusione degli incisivi inferiori grazie al modesto avanzamento della mandibola 4) L'attivatore abbinato alla trazione non può essere "perso" durante le ore di riposo notturno 5) La possibilità di variare la direzione ed intensità del vettore B accompagnato dall'attivazione differenziata delle molle di Torque permette un miglior trattamento del singolo caso I fattori che in ogni singolo caso devono essere concatenati al fine di raggiungere l'obiettivo del trattamento sono: - morso di costruzione - posizione ed intensità del vettore di forza extraorale B - attivazione delle molle di Torque - collaborazione del paziente (fig.54)
Fig. 54 Fig. 50, 51, 52, 53
37
history GINEVRA OBIETTIVI DEL TRATTAMENTO Monoblocco di Ginevra I principi teorici e pratici esposti qui di seguito si riferiscono principalmente ai lavori del Prof. Jean Pierre Joho e dei Dottori Domenique Grobèty e Jean Pierre Pfeiffer dell'università di Ginevra. Nel 1972 hanno elaborato un concetto standardizzato per il trattamento delle II classi mediante attivatore abbinato a trazione extraorale impiegato nella fase intercettiva della terapia ortopedico-ortodontica. Esistono numerosi tipi di monoblocco adottati dalla scuola di Ginevra, alcuni utilizzati anche senza l'abbinamento a forze extraorali. Questo lavoro riguarderà principalmente il monoblocco di Ginevra abbinato a trazione extraorale di tipo combinato (occipitale-cervicale) che trova numerosi consensi nell'intercettazione delle II classi I divisione caratterizzate da protrusione del mascellare superiore in un contesto scheletrico ipodivergente che presenti una mandibola corta o retrusa. ORIGINE DELLA II° CLASSE Si possono distinguere diversi tipi di classe II in funzione dei fattori eziologici da cui dipendono. La classe II presenta di massima le seguenti caratteristiche: 1) Protrusione di tutto il complesso naso mascellare rispetto alla base del cranio 2) Pro-alveolia mascellare cioè posizione eccessivamente anteriore dell'arcata dentale superiore rispetto al mascellare correttamente in posizione 3) Retro posizione dell'arcata dentale inferiore mentre la branca orizzontale della mandibola è di lunghezza normale 4) Retrusione della mandibola dovuta ad una branca orizzontale troppo corta, oppure di lunghezza normale o ridotta ma inclinata all'indietro 5) Retroposizione della mandibola di dimensioni normali dovuta alla posizione retrusa della fossa articolare 6) Si aggiunga inoltre che la dimensione verticale influisce notevolmente nei confronti delle genesi della classe II I divisione
mandibola subisce una rotazione verso l'indietro e l'altezza facciale anteriore aumenta rispetto a quella posteriore. Se al contrario l'accrescimento condilare aumenta e quella alveolare posteriore è insufficiente la mandibola subisce una rotazione verso l'avanti e verso l'alto. Quando vi è equilibrio tra l'accrescimento condilare e quello alveolare, il mento si sposta più o meno lungo l'asse Y. La comparazione di diversi soggetti che presentano valori di II classe I divisione ha portato alla conclusione che questo tipo di mal occlusione è molto spesso caratterizzata da una mandibola troppo corta e troppo inclinata posteriormente, mentre il mascellare superiore mostra proporzionalmente maggiore stabilità. LA DIMENSIONE VERTICALE La classificazione di Angle ci ha abituati a considerare le mal occlusioni in senso antero-posteriore. Sarebbe però forse più opportuno preoccuparsi della dimensione verticale e stabilire in proposito anche una diagnosi differenziale. In pratica molte anomalie sagittali di posizione rappresentano soltanto dei sintomi le cui cause vanno ricercate nelle displasie verticali. In altri termini, vanno sempre prese in considerazione le cause e non i sintomi. Downs è stato uno dei primi a considerare l'aspetto verticale della morfologia facciale; l'asse Y è infatti l'espressione della relazione dell'altezza facciale rispetto alla profondità. Successivamente pochi sono stati gli autori come Schudy, Woodside, Harvold, Sassouni, che si sono preoccupati di studiare la dimensione verticale. Schudy, che ha coniato i termini iperdivergente e ipodivergente (fig.55) pone la questione con Harvold: perché tante II classi rassomigliano, per quanto riguarda la loro struttura profonda, alle I classi?
Secondo Schudy l'accrescimento verticale è strettamente correlato allo sviluppo del mascellare superiore tra la base del cranio ed il piano bi-spinale ed all'accrescimento dei processi alveolari superiori mascellari e mandibolari. In tal modo se l'accrescimento condilare è ridotto e quello alveolare superiore è invece di una certa importanza, la Fig. 55 38
history Si tratta essenzialmente delle stesse parti anatomiche, sovrapposte differentemente le une alle altre; una semplice differenza di altezza molare di 2 o 3 mm. può trasformare una classe I in una classe II e viceversa. Molte II classi non presentano alcuna disarmonia scheletrica sagittale pur derivando da un accrescimento mascellare verticale eccessivo, sproporzionato in ogni caso rispetto all'accrescimento verticale mandibolare. Sassouni nella descrizione dei tipi facciali, assegna un posto di primo piano alla dimensione verticale considerandola l'asse di riferimento principale sul quale si inseriscono quelli della dimensione sagittale e trasversale. CONTROLLO DELLA DIMENSIONE VERTICALE CON L'ATTIVATORE COMBINATO A TRAZIONE EXTRAORALE Il controllo della dimensione verticale si ottiene in due modi: il primo, dovuto all'azione della resina interocclusale che riproduce l'altezza del morso di costruzione, agisce come un Bite Block, prevenendo o all'occorrenza favorendo l'eruzione molare e la rotazione della mandibola in senso orario. Il secondo metodo consiste nel variare l'inclinazione delle ali esterne dell'arco extraorale permettendo il preciso controllo del vettore di forza extraorale seguendo fedelmente questi principi fisici: 1) Una forza passante attraverso il centro di resistenza produce pure traslazione nella direzione della forza. 2) Una forza passante a distanza dal centro di resistenza genera un momento, con un effetto combinato di rotazione (dal momento) e traslazione (dalla forza).
Variando la direzione del vettore di forza extraorale è possibile ottenere differenti effetti biomeccanici sulle unità alveolari e mascellari. I momenti possono essere positivi, negativi, o inesistenti facendo risultare rotazione oraria, antioraria, o pura traslazione a secondo dello scopo che si vuole raggiungere. L'attivatore utilizzato da solo crea un sistema di forze passante dietro i due centri di resistenza. Questo genera un momento negativo il cui risultato è una rotazione oraria sia del piano palatale che del piano occlusale il quale può aggravare una situazione di morso profondo già esistente. Il controllo della dimensione verticale è cruciale poiché determina la posizione finale del mento e del profilo. (fig. 57)
Fig. 57
Quando la direzione della forza passa tra i due centri di resistenza, si ottiene una leggera rotazione oraria del piano palatale e una rotazione antioraria del piano occlusale riducendo un eventuale morso profondo frontale e incrementando leggermente l'altezza facciale posteriore (fig.58).
L'Università di Ginevra in accordo con il Proff. Teuscher riconosce due centri di resistenza nel complesso facciale medio, uno situato a livello del processo alveolare mascellare l'altro situato nella zona mascellare intorno alla sutura zigomatico mascellare (fig.56).
Fig. 58
Fig. 56
Quando la direzione della forza passa sopra i due centri di resistenza si genera una rotazione antioraria del piano palatale e occlusale con il conseguente miglioramento del morso profondo frontale inibendo il movimento in avanti della mandibola nonostante l'effetto dell'attivatore (fig.59). 39
history
Fig. 61
Fig. 59
DIMENSIONE SAGITTALE La maggior parte delle suture che congiungono fra loro i vari elenmti ossei della faccia hanno tutte, a parte le sincondrosi sfeno-etmoidali e sfeno-occipitali, una direzione obliqua. L'accrescimento suturale finisce con lo spostare il mascellare superiore verso il basso e verso l'avanti. Tale spostamento può essere scomposto in due: uno spostamento orizzontale, dall'indietro all'avanti, ed uno spostamento verticale, dall'alto in basso. I fenomeni di accrescimento che interessano la mandibola, hanno anche per effetto lo spostamento di quest'ultima verso l'avanti e il basso. Man mano che i denti erompono i processi alveolari tendono a conservare i contatti occlusali; i molari superiori regrediscono a 55 rispetto alla linea di riferimento ATM-Spa, ed a 65° rispetto al piano spinale (fig.60).
Durante l'accrescimento le strutture neuromuscolari possono influenzare l'eruzione dentaria: può stabilirsi in questo momento una relazione molare anormale, se i molari entrano in contatto occlusale a livello superiore si ha una relazione di classe I se i molari entrano in contatto a livello inferiore si ha una relazione morale di classe II (fig. 62).
Fig. 62
Un simile fenomeno si può riscontrare anche a livello anteriore; l'egressione degli incisivi superiori e inferiori, che si avvicinano gli uni agli altri sotto un angolo di circa 130° può essere disturbata dall'insieme strutturale neuromuscolare (fig. 63).
Fig. 60
Mentre i molari inferiori erompono perpendicolarmente rispetto al piano mandibolare (fig.61) l'egressione relativa dei molari superiori ed inferiore è di fondamentale importanza per lo stabilirsi di una intercuspidazione normale.
Fig. 63
40
history Ne derivano malformazioni relative l'estrusione eccessiva degli incisivi superiori e l'inibizione corrispondente degli incisivi inferiori creano un overbite ed un overjet eccessivi (fig.64).
Fig. 64
Un’inibizione dell'eruzione degli incisivi e l'estrusione eccessiva degli incisivi inferiori creano un cross-bite (fig. 65).
D'altronde, l'attivazione in iperpropulsione deve sempre restare al di sotto della massima propulsione in avanti (1-2 mm meno di quest'ultima) perché l'apparecchio resti confortevole per il paziente. Nei casi molto gravi di discrepanza sagittale volutamente un morso di costruzione a mezza distanza tra la posizione iniziale di massima intercuspidazione e la massima protrusione, inserendo nell'apparecchio un sistema di riattivazione mediante viti scheletrate che verrà illustrato nella fase di costruzione in laboratorio. L'attivazione verticale è dettata dal valore del free way space; essa deve sempre superare quest'ultimo di 2/3 mm, in modo da assicurare la messa sotto tensione dei muscoli di chiusura e tramite questi la ritenzione del monoblocco in bocca; l'attivazione verticale deve ugualmente rispettare un piatto incisale dello spessore minimo di 3 mm. In caso di deviazione della linea mediana, soprattutto inferiore, è indicato procedere ad una attivazione trasversale di rientramento; in caso di difetto maggiore a livelli della coordinazione trasversale in classe I un'espansione sufficiente dell'arcata superiore deve essere ottenuta preliminarmente all'impiego del monoblocco. Se invece la coordinazione non richiede che una piccola espansione, l'attivazione della vite centrale superiore, inserita in posizione palatale, è generalmente sufficiente. CONSIDERAZIONI GENERALI E LIMITI L'attivatore abbinato a forze extraorali è un apparecchio soprattutto ortopedico ed ortodontico che permette di dislocare le unità dentarie con i loro supporti ossei verso una posizione anatomicamente corretta, più precisamente può:
Fig. 65
Vale anche la regola che modificando l'eruzione dentaria si possono anche compensare alcune disarmonie scheletriche di dimensione o di posizione senza interferire sull'equilibrio muscolare-labio-linguale. L'eruzione dentaria può essere influenzata dalle forze ortodontiche che se ben sfruttate e applicate possono correggere le mal posizioni dentarie. Tra i 9 e i 12 anni, ad esempio, un overjet di 8 mm può essere corretto semplicemente intercettando l'eruzione degli incisivi superiori. L'ATTIVAZIONE L'attivazione tiene conto dei parametri funzionali quali la posizione di riposo, free way space, massima protrusione. L'attivazione sagittale è consequenziale all'attivazione verticale: è fondamentale aver ben chiaro che tutti gli aumenti significativi della dimensione verticale producono una restrizione posteriore della mandibola, annullando in qualche occasione l'attivazione di mesializzazione.
a) Evitare o impedire le abitudini viziate armonizzando le forze fisiologiche. b) Può fornire o rallentare la crescita verticale o sagittale della mandibola o del mascellare secondo il tipo di anomalia occlusale che si vuole correggere. c) Può, se occorre spostare selettivamente i denti superiori e inferiori sul piano sagittale. d) Riesce a regolare la dimensione verticale chiudendo il morso dentale aperto o aprendo il morso dentale profondo. e) Aiuta a risolvere i problemi sul piano trasversale. f) Mantiene invariata la lunghezza delle arcate di precoce perdita dei denti decidui. In certi casi l'attivatore abbinato a forze extraorali si rivela poco efficace, o inefficace del tutto, per esempio: a) Nei casi di affollamento dentale dove sarebbe auspicabile sviluppare la base apicale. b) Nei casi di insufficienza trasversale mascellare di grado elevato.
41
history c) Nei casi di morso aperto scheletrico dovuto a iposviluppo o anomalia di funzione del mascellare. d) Nei casi in cui la crescita residua o la collaborazione del paziente siano limitate, ed in particolare modo nei soggetti che presentano una retrognazia mandibolare di grado elevato. TECNICA COSTRUTTIVA L’apparecchio consiste in: - un corpo di resina - 2 ganci di Adams - un arco vestibolare - 2 tubi per la trazione extraorale - 1 vite ad espansione centrale - all’occorrenza due viti Duobloc ed una guida telescopica inferiore - 2 pelote vestibolari inferiori che sono facoltative - 1 arco extraorale modificato
Fig. 69, 70, 71, 72
Il corpo di resina
Fig. 66, 67, 68
Il corpo di resina viene confezionato rivestendo completamente la volta palatina, l’attivatore risulterà quindi frontalmente chiuso. Le ali linguali si estendono profondamento nel pavimento linguale con una lunghezza minima di 12 mm a livello molare, lunghezza che andrà progressivamente diminuendo 42
history nella zona alveolo dentale dei premolari inferiori. Le ali così lunghe hanno lo scopo, oltre che stabilizzante, di appoggiare sull’osso basale influenzando la crescita mandibolare. Accorciando le ali in questo punto, d’altro canto, si ottiene la mesializzazione alveolo-dentale, con poco o niente effetto sull’osso basale. Le zone dove sono presenti pronunciati sottosquadri verranno livellate con della cera come pure la zona linguale degli incisivi inferiori, questo accorgimento eviterà la vestibolarizzazione indesiderata degli incisivi inferiori dovuta alla forza di reazione del vettore di forza extraorale. Per aumentare l’ancoraggio di questi denti si procede alla resinatura della faccia vestibolare degli stessi fino a metà corona clinica (fig. da 73 a 77).
Fig. 76, 77
Ganci di Adams Costruiti con filo di diametro 0,7 mm interessano i primi molari permanenti superiori, hanno lo scopo di stabilizzare il più possibile l’apparecchio rendendolo quantomeno confortevole al paziente soprattutto nel momento in cui viene applicata la trazione combinata, che con la componente cervicale tende a destabilizzare il monoblocco (fig.78).
Fig. 78
Arco Vestibolare Fig. 73, 74, 75
Costruito in filo di diametro 0,8 mm. fuoriesce dall’acrilico distale al canino superiore, dopo un ansa a U contatta gli incisivi a circa metà corona clinica ricreando una seconda ansa a U dal lato opposto e rientrando nella resina distalmente al canino controlaterale. Lo scopo è quello di contrastare ed, in minima parte, 43
history correggere la vestibolo inclinazione degli incisivi superiori Il giusto grado di inclinazione e di Torque verrà conferito in un secondo tempo con apparecchi fissi. Degna di nota, è la posizione che il passante dell’arco vestibolare deve avere quando rientra o fuoriesce dalla resina per permettere i successivi ritocchi nel corpo del monoblocco durante la crescita dentale (fig. 79-80-81).
sottoposto all’azione della trazione cervicale che contrasta la tendenza del mascellare di cresce in avanti. Esiste anche una terza ragione, cioè quella di avere completamente libero lo spazio interocclusale modificabile, mediante fresatura, in caso di eruzione dei denti inferiori (fig. 82-83-84).
Fig. 82, 83, 84
Fig. 79, 80, 81
Vite Centrale Tubi per la Trazione I tubi per la trazione servono all’inserimento dell’arco extraorale per l’applicazione del vettore di forza. Il loro punto di applicazione è identico a quello dell’attivatore di Teuscher, cioè tra il primo ed il secondo molare deciduo, ma la posizione dei tubi a differenza dell’attivatore di Zurigo, è fuori dal piano occlusale a livello dei colletti dei molari decidui. Questa precisa posizione ha due ragioni: la prima è quella di avvicinarsi il più possibile al centro di resistenza alveolare, il secondo è quello di rendere molto più stabile l’attivatore
Come precedentemente accennato ha lo scopo di favorire una leggere espansione del mascellare quando, a causa dell’avanzamento mandibolare, si presenta modestamente contratto. Man mano che si agisce sulla vite posizionata tra i primi ed i secondi molari decidui, è necessario scaricare il contatto linguale delle ali inferiori del monoblocco, questo perché con l’espansione superiore non si vuole una vestibolo inclinazione dei denti inferiori posteriori (fig. 85-86-87).
44
history
Fig. 89, 90
Riattivazione
Fig. 85, 86, 87
Pelote Vestibolari Costruite in filo di diametro 0,9 mm sono identiche come forma e funzione a quelle presenti nell’attivatore di Teuscher il quale si rifà alle applicazioni cliniche del regolatore di funzione secondo Frankel (fig. 88-89-90).
Fig. 88
Questa fase è di vitale importanza se si vuole mantenere l’efficacia a lungo termine del monoblocco quando, in casi di grave discrepanza sagittale, il morso di costruzione non è stato rilevato con la giusta protrusione mandibolare. Il sistema Duobloc è stato concepito per il trattamento delle anomalie di III classe. Il merito della suola Ginevrina è stato quello di applicarlo nella II classi usando le viti semplicemente nel modo contrario a quello indicato per le III classi. Le viti devono essere sempre due fissate all’altezza dei molari, sono costituite da un corpo fisso molto robusto fissato nella parte superiore dell’apparecchio e da una parte scorrevole che origina lo spostamento della porzione inferiore del monoblocco che viene costruita separata dalla porzione superiore. Per la costruzione dell’apparecchio con questo sistema sono necessari alcuni strumenti supplementari: un lamierino divisorio, dello spesso di 0,7 mm e una piastra di montaggio, anch’essa dello spessore di 0,7 mm per il montaggio parallelo delle viti. Una volta fissati i modelli di lavoro su un fissatore mediante il morso di costruzione, con la piastra divisoria si controlla l’andamento del tagli odi separazione. Si fissano ora le parti metalliche e le viti ausiliarie, si procede alla zeppatura del monoblocco interponendo tra le due arcate il lamierino separatore isolato con della vasellina. Il lamierino rimarrà in questa posizione fino al termine della
45
history polimerizzazione, momento in cui verrà rimosso per effettuare la rifinitura delle due parti dell’attivatore Si procede ora alla creazione dello spazio necessario al posizionamento delle due viti che fissano sulla piastra di montaggio alloggeranno nelle loro sedi create nella resina; con la successiva resinatura si otterrà la riunificazione della porzione inferiore alla superiore del monoblocco. Quando l’attivatore necessita l’impiego di tutte le viti (centrale e Duobloc) è necessario aggiungere una guida di espansione inferiore nella zona frontale pe evitare una perdita di stabilità della parte inferiore in corrispondenza del punto di incrocio dei tagli. L’attivazione delle viti è di 1 mm. ogni 8 settimane dopo almeno 6-8 mesi (Fig. da 91 a 113).
Fig. 91, 92, 93
Fig. 94, 95, 96, 97, 98
46
history
Fig. 99, 100, 101, 102, 103
Fig. 104, 105, 106, 107, 108
47
history Arco Extraorale Viene ricavato modificando i normali archi per trazione extraorale, creando due anse di stop a baionetta mesiali ai tubi per la trazione l’arco non deve disturbare, con il suo decorso, il sigillo labiale mentre l’arco esterno deve essere anatomizzato seguendo il viso del paziente. Rispetto agli archi standard dobbiamo accorciare la porzione esterna troppo lunga riducendola all’altezza dei primi molari permanenti salvo eventuali istruzioni alternative. L’inclinazione necessaria al raggiungimento dello scopo della terapia è a cura del medico che deve individuare il vettore di forza extraorale. Il carico di trazione combinato deve esser di 800 gr. complessivi e l’attivatore deve essere applicato con la trazione almeno 12 ore giornaliere (fig. da 114 a 119).
Fig. 114, 115, 116
Fig. 109, 110, 111, 112, 113
48
history RINGRAZIAMENTI Ringrazio per la gentile collaborazione mia moglie Gerlinde, il Dr. Domenico Arnone di Milano, gli amici dei laboratori ORTHO e Sandro Tassarelli di Bergamo.
BIBLIOGRAFIA 1) BRUNO GENONE: Gli attivatori scheletrati Bimzat estratto dalla rivista Dental Cadmos fascicolo 20, 1985; 2) ULLRICH TEUSCHER: Quantitative Behandlungsresultate mit der Aktivator Headgerar Kombination HUTHIG 1988 3) J.P. PFEIFFER/D.GROBETY: Kliische Handhabung von Klasse – II und Klasse III Bissanomalien Quintessenz Verlags 1988; 4) CLAUDE CHABRE: Vertical control with a Headgear – Activator Combination Jco October 1990; 5) J.P.JOHO/D.GROBETY/J.P. PFEIFFER: Classe II origine, dimensione vertical Sagittale Mondo Ortodontico 5/80; 6) J.P.JOHO: Sillabo del corso tenuto dal Proff.J.P. Joho Quaderno N.9 SIRIO Milano Marzo 86; 7) FRANC FARCNIK: L’ortopedia orofacciale con i regolatori di Funzione secondo Frankel; 8) E.KJUDER: Principi fondamentali dei regolatori di Funzione secondo Frankel LJUBLJANA 1988; 9) FORESTA-DENTAL: Informazioni tecniche Foresta-Dental inerenti il Duobloc per il trattamento dei casi di III classe;
Fig. 117, 118, 119
Conclusioni Gli effetti del monoblocco trazione di Ginevra si possono riassumere nell’intercettazione e nel freno della crescita del mascellare superiore e contemporaneamente nell’indirizzare la crescita mandibolare stimolando la crescita condilare. Il trattamento può essere iniziato in ogni momento in cui il soggetto si trovi in fase di crescita. Tuttavia per ottenere il massimo risultato nel più breve tempo possibile, bisogna rispettare la curva del tasso di crescita e cominciare il trattamento circa 12 mesi prima della pubertà. Questo è il momento ideale, poiché questo periodo coincide con la seconda fase della dentizione mista. La scuola di Ginevra considera 12/18 mesi di trattamento attivo con l’aggiunta, secondo i casi, di 6 mesi di contenzione. 49
1989 L’Italvolley vince il primo europeo Target ortodonzia c’era
8
1
9
9-
2 014
Save the date
51
save the date
OR todonzia TEC nica
52
save the date
XLVII Congresso Internazionale Sido
“Patient-important outcomes in Orthodontics�
13/14/15 Ottobre 2016 Firenze
53
save the date
54
Norme Redazionali Per pubblicare articoli sulla rivista gli Autori si devono attenere alle seguenti NORME REDAZIONALI:
1 2
3
4 5 6
7
8
9
10 11
12 13
Gli articoli inviati allo scopo di essere pubblicati devono essere originali, avere carattere scientifico, trattare di tecnica ortodontica, di ortodonzia e di tutto ciò che è correlato alla materia specifica. I lavori devono essere: - Su file in 2 copie nella stesura definitiva; - Inviati alla Segreteria ORTEC - Strada Santa Lucia, 50/A - 06125 Perugia. La pubblicazione degli articoli deve essere richiesta all'atto della spedizione, con domanda scritta ed autografa, unita alla dichiarazione attestante che il lavoro presentato non è stato pubblicato e non è in visione, o in attesa di pubblicazione, presso altre redazioni. I comitati redazionali scientifico e di lettura sono organi competenti a concedere l'approvazione alla pubblicazione e ad apportare inoltre eventuali necessarie modifiche ai testi, senza peraltro intervenire sul contenuto scientifico del testo. Gli elaborati realizzati nell'ambito di un Istituto, devono essere correlati dell'autorizzazione del Direttore dello stesso Istituto. Gli articoli che comprendono cartelle cliniche e/o iconografica di pazienti che così diventano riconoscibili si accettano solo se congiunti all'attestazione da parte dell'autore/i, che si assume la responsabilità esclusiva alla divulgazione di elementi normalmente coperti da segreto professionale. La stesura degli articoli dovrà rispettare i limiti di 30 righe per pagina, con 60 battute per riga. Preferibilmente, il testo dovrà essere scritto mediante programma di video scrittura e fornito in supporto digitale (indicando il nome del file e il tipo di programma utilizzato). Il testo dei lavori, scritto in lingua italiana, comprenderà: il titolo, il nome e cognome dell'autore/i, la qualifica professionale di ciascuno, il recapito postale, il numero telefonico, indirizzo E-mail, una breve prefazione riassuntiva al massimo di 4 righe dattiloscritte, un riassunto conclusivo in italiano e in inglese ed eventuali Key - words. Se il testo è suddiviso in capitoli, sotto - capitoli e sotto - sotto - capitoli, dovrà presentare delle numerazioni indicative in cui la prima cifra indicherà il capitolo, la seconda il sotto capitolo e così via. Es. 1 capitolo, 1.1 sotto - capitolo, 1.1.1 sotto – sotto - capitolo. I comitati di visione e accettazione degli scritti pubblicabili decideranno, a loro discrezione, per i lavori ampi, la suddivisione in numeri successivi. La documentazione iconografica deve essere fornita in originale in file Jpeg/Png da 300 Dpi, dovrà essere ordinata secondo una numerazione normale progressiva e deve essere correlata di didascalie, anch'esse numerate e richiamate nel testo. I riferimenti bibliografici vanno posti al termine delle trattazioni, con ordine numerico progressivo ed alfabetico nel pieno rispetto delle norme internazionali, con il richiamo del numero d'ordine che compare nel testo. L'autore/i, sottoscrivendo i testi, si assume in proprio la responsabilità in ordine ai contenuti ed alle illustrazioni.
L'editore assume la proprietà letteraria degli articoli che potranno, a sua discrezione, essere utilizzati per riproduzioni parziali o totali.
56
Seguici su:
www.ortec.it Facebook