Rivista Ortec - numero 2 anno 2015

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OR todonzia TEC nica

Sommario

Direttore responsabile e coordinatore scientifico: Patrizio Evangelistra Redazione: Direttivo Ortec

Editoriale “Aspettando Rimini….”....................................................................................................................................................pag 3

Ortec Special Ricordo di Domenico Arnone..........................................................................................................................pag 4

Ortec informa “Pendulum Modificato” a cura di Stefano Della Vecchia...........................................................................pag 8 “Pronti per Rimini”............................................................................................................................................ pag 12

Report Percorso formativo in tecnica ortodontica di laboratorio. Ispica ( Rg) 20-21/03/ 2015.................. pag 18 IDS Colonia Germania ................................................................................................................................... pag 26

History “Mezzi di stabilizzazione in apparecchi mobili, archi vestibolari e loro costruzione ed azione” a cura di Domenico Zanini........................................................................pag 32

Save the date Convegno Ortec 18, 19 e 20 Giugno 2015 Rimini ...................................................................................pag 51 Congresso Nazionale Ortec 30/31 Ottobre 2015 Milano........................................................................ pag 52 Corsi base (Bari)...............................................................................................................................................pag 53 2


Editoriale

OR todonzia TEC nica

“Aspettando Rimini….”

Stefano Negrini

Cari Associati, nell’attesa di ritrovarvi tutti a Rimini per il nostro XXII Convegno e che la piccola pausa Pasquale vi abbia rigenerato, ci tenevo molto a farvi un breve riepilogo delle attività fatte fino ad ora e di quello che ci aspetta di qui in avanti. Si è appena conclusa l’IDS di Colonia con un messaggio ben preciso DIGITALE e non poteva che essere questo visto gli sviluppi del settore in questo anno, ma non solo per la protesica ma molto anche per l’ortodonzia con un incremento esponenziale di produttori anche “Home made” con macchina per la realizzazione di prodotti che vanno dal semplice modello a strutture più complesse e nuovi scanner sempre più performanti. Molte aziende stanno lavorando sui materiali “biocompatibilità” e questo non farà altro che incrementare l’esigenza del 3D nei nostri laboratori. Dal lato medico sempre più scanner intraorali di tutti i prezzi e per tutte le esigenze/prestazioni e anche questo per creare interesse, richiesta e distribuzione. C’e un dato interessante da temere in considerazione ed è questo, vista la obsolescenza rapidissima di questi sistemi, i nostri laboratori si troveranno a dover gestire nei prossimi anni un ricambio programmato delle macchine, cosa questa non proprio nel DNA del nostro settore, ma sarà così perché l’evoluzione e troppo rapida e l’adeguamento è indispensabile. Un altro aspetto interessante dell’ultimo periodo è l’adeguamento che il nostro legislatore dovrà fare nei confronti della normativa comunitaria sulle Apnee del sonno (Vedi le linee Guida del Ministero della Salute) - LINEE GUIDA NAZIONALI PER LA PREVENZIONE ED IL TRATTAMENTO ODONTOIATRICO DELLA SINDROME DELLE APNEE OSTRUTTIVE NEL SONNO (OSAS) che coinvolgerà tutta la filiera medica, strutture sanitarie pubbliche e private, e non ultimo l’odontoiatra il cui ruolo sarà di intercettare questo tipo di pazienti. Alla luce di questo le opportunità legate a questi tipi di dispositivi medici saranno sicuramente in crescita e questo per il nostro settore è un bene prezioso. Concludo il mio editoriale con il Percorso Formativo di base di Ispica, una esperienza bellissima che ci ha coinvolto a 360° con ragazzi entusiasti e pieni di vita, relatori e tutor che hanno dato il massimo per divulgare la cultura ortodontica nel suo ambiente “principe” quello scolastico, e un consiglio compatto che ha dato il massimo per un altro successo targato Ortec. Ora vi aspetto tutti a Rimini numerosi come sempre per il nostro Convegno annuale ricco di tantissime novità.

Stefano Negrini Presidente

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Ortec Special

Ricordo di Domenico Arnone

Lo scorso 30 aprile è scomparso il Dottor Domenico Arnone. Parlare di Domenico Arnone, per noi Mimmo, e 'difficile, struggente e molto commovente. Mi legano a lui oltre 55 anni di amicizia più che fraterna, di collaborazione intensa . Per oltre un ventennio dal 70 al 90 fu quasi quotidiana, senza mai uno screzio, una discussione ma sempre animati da reciproco entusiasmo per cercare di migliorare e portare avanti quelli che sembravano sogni che poi diventarono realtà. Mimmo fu un vero Pioniere in tanti campi : innanzitutto nella merceologia del settore dei materiali per le apparecchiature in ortodonzia quelle di tipo fisso . Lui iniziò nel 1960 alla Risen di Torino che nel settore ortodontico rappresentava la Rocky Mountain e fu il primo in Italia ad occuparsene. Via via con lo sviluppo la fece conoscere in ogni regione d'Italia e divenne poi lui il rapppresentante di una delle migliori industrie dentarie americane del settore la Unitek Corporation e divenne poi un maestro per migliaia di medici che desideravano perfezionarsi nelle tecniche di preparazione con queste attrezzature. Ma lui aveva anche la predisposizione ed il grande piacere di conoscere la Scienza e la Ricerca di questa nuova specialità della medicina: l'Ortodonzia. Si abbonò alle principali riviste internazionali, acquistò i migliori libri in inglese, era fra i pochi che allora conosceva bene questa lingua . Fu ancora un vero pioniere per la seconda volta perché intuì e comprese prima di molti altri l'importanza di poter aiutare i medici che cominciavano a occuparsi di ortodonzia ed a perfezionarsi e migliorare in questo campo ma non avevano i mezzi per comperare tutta una serie di apparecchiature costose per preparare bene tutti gli esami per una diagnosi esatta basilare poi per stabilire la terapia corretta . Mimmo e con alcuni pochi fidati amici tra cui i prof Ennio Giannì, Cessre Pini, Damaso Caprioglio, Vito Melica e Fulvio Tonesi fondammo a Milano quel centro "SIRIO" centro di radiologia Odontoiatrica che fu il primo in Italia e che permise proprio di dare la possibilità ai medici di avere a disposizione delle tecnologie di avanguardia molto costose e degli specialisti medici super esperti ai quali rivolgersi. Ma Mimmo capì l'importanza che vicino all'attività clinico-diagnostica doveva esservi anche un centro di aggiornamento scientifico. Erano anni bui a metà degli anni 70 gli anni della contestazione studentesca e delle grandi lotte di classe. Non vi erano conferenze né tantomeno corsi di perfezionamento nel settore medico dell'ortodonzia. In quel momento il centro culturale SIRIO diventò un faro illuminato di Scienza e di innovazione scientifica. Furono invitati tra corsi e conferenze 100 tra i migliori oratori internazionali e per molti di loro era la prima volta che giungevano in Italia. Furono poi così apprezzati che dopo anche società scientifiche ed università a loro volta li invitarono. Insieme al Prof Caprioglio. Preparò almeno 18 volumi curando la traduzione dei testi stranieri dei corsi tenuti dai vari oratori stranieri, e dando la possibilità così ai medici di seguire e di studiare e perfezionarsi per quanto avevano ascoltato e imparato . Oggi questi testi fanno parte della storia dell'ortodonzia italiana. Il Dott. Arnone insieme al Professor Damaso Caprioglio, prepararono agli inizi degli anni ‘70 l'analisi cefalometrica che 4


Special porta il nome "standard"e poi 10 anni dopo la rifecero sul piano elettronico. Furono i primi a introdurre in Italia l'indice di Witts di Jacobson. Mimmo scrisse anche due libri di particolare valore che restano a testimoniare tutto il suo entusiasmo la sua passione la sua dedizione a questa branca della medicina:Ortodonzia Pratica. Le quarte Classi che ho avuto la fortuna di redigere la presentazione di entrambi. Proprio all'inizio di uno di questi libri pose la seguente frase: "cercare di semplificare i problemi a patto di riconoscere a fondo le ragioni scientifiche ,ed usare il buon senso e umiltà come linee guida." Ecco vi è espressa tutta la filosofia della sua vita! E’ stato il suo leitmotiv: umiltà e buon senso l'hanno sempre guidato non solo nel lavoro professionale e scientifico ma anche nella sua vita privata. Per lui era importante e fondamentale il rispetto dell'etica professionale e la vita di relazione per cui cercava sempre di condurre gli allievi a seguire i concetti di un serio, profondo e radicato senso della responsabilità professionale e poi via via negli anni saperlo incrementare ed affinare e migliorarlo, cercando sempre di dare qualità ed eccellenza nelle prestazioni ai propri pazienti. Qualità ed eccellenza che Mimmo ha saputo cercare per tutta la sua vita: nel suo lavoro, nei rapporti di amicizia, nel collegamento con tutte le altre società con cui veniva a contatto e soprattutto con la sua famiglia. Chiedeva molte volte ai medici che lo ascoltavano: "Quanta diligenza ed impegno hai posto nella conduzione di questa cura?" Nella prefazione di un suo libro diceva ancora citando una bella frase di Leonardo: "La pratica senza la scienza e ' come un nocchiero che sale su una nave senza timone"!! Nei suoi scritti vicino a tutta l'importanza tecnico scientifica vi era poi un aspetto che secondo me è ancora più importante: l'aspetto psicologico e quindi umano di vedere e soprattutto "ascoltare" il paziente, nell'avere una visione olistica che completa e che deve sempre essere presente in chi prende in cura un paziente si tratti di un piccolo bambino o di uno adulto! Sembra strano che Mimmo che non era laureato in medicina ma conosceva profondamente questa materia fosse così abile da poter aiutare i medici ! Ma, come ho sottolineato tante volte parlando di lui, occorre ricordare che vicino al grande medico laureato vi è a volte anche la figura del cultore della materia che è proprio contemplato ed accettato anche dall'Accademia Universitaria! E questa era una grande prerogativa di Mimmo. Mi piace però sottolineare ancora come Mimmo ha saputo sempre mantenere la sua semplicità ed umiltà e al tempo stesso ricordare anche il suo humour inglese, la sua ironia particolare: sapeva rompere molte volte la tensione di certe discussioni, rendendo poi più gradevole e simpatico il continuarle e trovando poi la soluzione di reciproca soddisfazione. Si può dire di Lui come dicevano gli antichi: "Vera Scientia est Celare Scientiam". Lui sapeva con la sua umiltà celare la sua maestria, le sue capacità, le sue doti innate di grande maestro, sapendo però insegnare e trasmettere le nozioni agli allievi. L'Arte dell 'insegnare e ' molto difficile: l'etimologia di insegnare viene da "in" che significa "dentro " e "segnare", cioè Segnare Dentro! Chi avuto la fortuna di avere come maestro Mimmo si è certamente sentito toccare all'interno profondamente per il suo modo semplice ma intenso con cui sapeva spiegare le cose e farle penetrare nella persona che lo ascoltava. Infine una sua grande dote era quella del senso della solidarietà e dell'aiutare il prossimo. Ricordo un anno che grazie alla generosità dei due docenti che tenevano un corso di perfezionamento gratuitamente dedicò tutto il ricavo del corso al centro ricerche per i tumori presieduto del professor Veronesi, lo stesso professore ci ringraziò sentitamente. E questa solidarietà continuò ad applicarla per tutta la vita. 5


Special Mimmo era anche un uomo di fede e questo lo ha aiutato a superare tanti momenti di difficoltà. Ognuno di noi ha la sua croce e Lui aveva momenti di grande sofferenza non solo fisica ma morale e spirituale e pure da grande credente ripeteva sempre : " Fiat voluntas Tua ", sapendo sopportare con rassegnazione, costanza e coraggio, essendo sempre di stimolo e di esempio ai suoi cari. Caro Mimmo ho visto che avevi tra le tue mani intrecciate, il libro delle preghiere della sera: "Mane Nobiscum Domine Quoniam Adveperascit"" "Resta con noi Signore Si Fa Sera !!" Sono certo che dall'alto del sabato senza tramonto che il Signore ti ha già concesso per tutte le tue opere buone compiute, potrai continuare a proteggere tutti i tuoi cari, la tua famiglia, i tuoi amici donando ancora un momento di armonia e di serenità. Riposa in pace caro Mimmo e grazie per quanto ci hai dato. Il tuo vecchio e addolorato amico Maso Caprioglio

Domenico Arnone

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Ortec Informa

PENDULUM MODIFICATO

OR todonzia TEC nica

Stefano Della Vecchia

Il Pendulum viene ideato e proposto dal Dr. Hilgers verso la spirale del diametro di 5mm, parallela al piano occlusale e discostata dal palato ci circa 1/1,5mm (Fig.3). fine degli anni ’80. L’apparecchio in originale è costituito da una base d'ancoraggio, un bottone in acrilico che funge da supporto per l’inserzione dei vari elementi dell’apparecchiatura, che sono essenzialmente tre: - I rest, che appoggiano nel solco delle superfici occlusali dei premolari (Fig.1). - Le molle, vera parte attiva nel processo di distalizzazione (Fig.2). - La vite d'espansione, che ha però un utilizzo sporadico. Fig. 3

Salendo verso il molare da distalizzare, alla spirale fa seguito un’ansa ad “u” a direzione distale; quest’ultima ha la funzione di spegniforza, ed è utilizzata anche come zona di eventuale “accomodamento” per un'esatta collocazione clinica nello sheat, a sua volta puntato lingualmente alla banda del molare. L’inserimento nello sheat era originariamente costituito da un doppio filo ripiegato su se stesso, perchè avesse maggior controllo e rigidità sul molare nel movimento distalizzante. La vera peculiarità del dispositivo del dr. Hilgers è rappresentata dalle molle che spingono il dente in direzione distale, scaricando sul bottone in acrilico il contromomento della forza sprigionata.

Fig. 1

Il Pendulum avendo come fulcro la spirale delle molle, produce un movimento che potremmo definire radiale affine al movimento di un pendolo,da cui,appunto, il Dott. Hilgers ha tratto il nome del dispositivo (Fig.4).

Fig. 2

I rest sono costruiti in filo d'acciaio dello spessore di 0,9mm e sono modellati allo scopo di inserirli nel bottone acrilico palatale. Quelli diretti ai primi premolari, avranno una direzione mesiale, quelli diretti ai secondi premolari, una direzione distale. I rest sono fissati tramite composito, il quale creerà un rialzo che conferirà al Pendulum la possibilità di far scorrere il molare, senza che questo vada ad impattare con Fig. 4 Il filo impiegato per le molle è per eccellenza il TMA di l’antagonista. Il dr. Hilgers progetta originariamente le molle nel seguente diametro 0,36 inch (0,9mm), esso ha una particolare modo: partendo dal bottone palatale, viene eseguita una elasticità, e dopo la modellazione conserva una buona 8


ortec informa l’opportunità al clinico, al momento dell’attivazione, di sfilarle dal bottone in acrilico ed estrarle dal cavo orale, in modo da eseguire con calma e precisione il movimento che imprime la distalizzazione. Da uno studio eseguito presso l’Università di Vienna, dipartimento di ortodonzia, sono emersi diversi dati relativi all’azione di queste molle.

memoria. Le modifiche apportate all’apparecchio, sono in realtà dei miglioramenti di cui lo stesso autore ha riconosciuto l’oggettiva opportunità. Esse sono essenzialmente quattro: - sostituzione degli sheats sulle bande con cannule tonde del diametro interno di 0,34 (Fig.5). - riduzione del diametro del filo delle molle da 0,36 a 0,32 - ansa di compenso mesioversa anziché distoversa - possibilità di rimuovere le molle singolarmente, per ottenere l’attivazione al di fuori del cavo orale (Fig.6).

Il dato più significativo è quello di aver quantificato la forza di spinta sul dente, che è risultata notevolmente meno aggressiva rispetto a tutti gli altri dispositivi distalizzanti. Con un’attivazione di circa 45°, rispetto alla linea che traccia la molla, dalla spirale all’entrata della canula della banda molare, si esprimono non più di 90 gr di forza (Fig.7).

Fig. 5

Fig. 7

Questo elemento fa del Pendulum un dispositivo biologicamente appropriato alla traslazione distale del dente in oggetto fino al raggiungimento della posizione richiesta dal piano del trattamento. Interessante risulta la sua modifica con ancoraggio ad un impianto palatale (Fig.8). Fig. 6

La riduzione di spessore del filo della molla in TMA, queste sono da 0,36 a 0,32, rende di gran lunga più leggera la forza applicata, e presenta pertanto minor ripercussione nella zona d'ancoraggio. Per quanto concerne l’ansa ad “u” si è pensato di modificarne la posizione per rendere più semplice la seconda parte della distalizzazione, quella riguardante cioè la radice del molare.

Fig. 8

Inoltre, dopo aver posizionato, all’inizio del trattamento, il bottone palatale con i suoi bracci, e fissato con del composito i rest nel solco interocclusale dei premolari, è importante adattare la parte esterna della molla che entra nel tubo della banda, facendo attenzione che questa risulti passiva e parallela al tubo della medesima, prima di inserirla ed attivarla in senso radiale.

Stefano Della Vecchia

Riguardo la parte attiva del dispositivo, in altre parole le molle in TMA. Sono state rese rimovibili, dando così 9


ortec informa BIBLIOGRAFIA • F.K. Bylott, M. Alì Darendeliler: Distal molar movement using the pendulum appliance. Part. 1. Clinical and radiological evoluation Angle Orthod 1997, 6/:249 260. • S. Della Vecchia: Modifiche al Pendulum di Hilgers apportate da un tecnico ortodontico. Ortodontia Tecnica – Aprile 1999. N° 1/99; 24-26. • J.J. Hilgers: A palatal expansion appliance for non compliance therapy. - J. Clin Orthod 1991, 25: 401-407. • J.J. Hilgers: The Pendulum appliance for class II non-compliance therapy. - J. Clin Orthod 1992, 26: 706-714. • J.J. Hilgers, K.K. Bennett: The Pendulum appliance. Part 2. Maintaining the gain. Clinical Impression 1994; 3: 6-9,14, 23. • G. Scuzzo, N. Cirulli, S. Della Vecchia: Effetti sulla distalizzazione molare e sull’ancoraggio anteriore di un Pendulum modificato. - Mondo Ortodontico 2001; 26; 325-339.

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Ortec Informa

Pronti per Rimini

XXII Convegno Nazionale Or-tec

Approccio Multidisciplinare all’Ortodonzia Contemporanea

15 Rimini 18/19/20 Giugno 20 l Rimini Savoia Hote i 13 gomare Murr Lun

Giovedì 18 Giugno Titolo: “Trattamento 4d no-compliance dei problemi mascellari” ore: 14:00 - 18:00 Relatore: Massimo Lupoli

Venerdì 19 Giugno Titolo: “Crozat- Estetica e funzione” ore: 9:00 - 10:00 Relatore: Marco Pardini Marco Pardini

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Maasimo Lupoli


ortec informa Titolo: “Problematiche ortodontiche nel trattamento dei pazienti in età di crescita: i disturbi a.t.m. ed i disturbi craniomandibolari. Approccio sinergico, multidisciplinare.” ore: 10:00 - 11:00 Relatore: Antonio Spagnuolo, Danilo Niro Antonio Spagnuolo

Danilo Niro

Titolo: “Scelta indicazioni ed efficacia del bite nel paziente disfunzionale: Aspetti clinici e tecnici.” ore: 11:30 - 13:00 Relatore: Antonio Spagnuolo, Danilo Niro Carlo Di Paolo

Titolo: “Terapia funzionale asimmetrica, con un nuovo tipo di dispositivo A.H.F.A.: analisi 2d e 3d dei risultati” ore: 14:00 - 14:45 Relatore: ? Di Gioia, ? Lastilla

Eliana Di Gioia

Gianluigi Lastilla

Titolo: “IIa Classe suddivisione, tipo 1: obiettivi terapeutici e strategie di trattamento” ore: 14:45 - 16:00 Relatore: Luca Giuseppe Russo Luca Giuseppe Russo

Titolo: “I bite per il trattamento delle disfunzioni cranio cervico mandibolo posturali” ore: 16:30 - 17:30 Relatore: Giuseppe Grimaldi

Giuseppe Grimaldi

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ortec informa Titolo: “Efficienza e compatibilità in ortodonzia di una nuova resina fotopolimerizzabile” ore: 17:30 - 18:00 Relatore: Roberto Grassi

Roberto Grassi

WORKSHOP ore 18:00 Titolo: “Dimostrazione pratica resina fotopolimerizzabile dentaurum” Relatore: Roberto Grassi

Titolo: “Un innovativo dispositivo espansivo: l'esigenza, l'idea, i prototipi, i test, il risultato” Relatore: Gabriele Scommegna

Titolo: “Totem 3d printer: la nuova sala gessi” Relatore: Fabrizio Frapiccini

Titolo: Costruzione del BJA modificata secondo la scuola di Napoli "Federico Secondo” Relatore: Massimo Cicatiello

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ortec informa Sabato 20 Giugno

Titolo: “Ancoraggio scheletrico: nuove possibilità terapeutiche e metodologie odontotecniche” ore: 9:00 - 10:00 Relatore: Giorgio Iodice

Giorgio Iodice

Titolo: “Herbst Oclusal Hinge: Un approccio al trattamento delle seconde classi, con un indistruttibile Herbst” ore: 10:00 - 13:00 Relatore: Vela Hernandez

Vela Hernandez

Per iscrizioni rivolgersi alla segreteria OR-TEC inviando un fax al numero 075 50.55.033 o una mail ad ortec@ortec.it. La segreteria é attiva tutti i giorni lavorativi dalle 15,00 alle 18,00 allo 075 50.55.073.

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OR todonzia TEC nica

’ t r o p e ‘R

’ o t a s s a p l e d c e t r O i t n e v e ‘Gli


Ispica (Rg) 20/21 Marzo 2015 Percorso formativo in tecnica ortodontica di laboratorio

Report

OR todonzia TEC nica

relatori: Dott. Edoardo Zaffuto, Odt Paolo Pietro Chiechi

Nei giorni 20 21 marzo si è svolto presso l ‘istituto Gaetano Curcio di Ispica, l’ennesimo appuntamento del nostro percorso formativo di base in tecnica ortodontica di laboratorio, questa volta abbiamo affrontato il tema dei dispositivi “Simoes Network”, approfonditi nella parte pratica con la costruzione di un S.N.1. Questo evento è stato realizzato da Or-tec grazie all’impeccabile collaborazione organizzativa e realizzativa di due nostri soci: Daniele Incardona ( Modica ) e Giovanni Favara ( Agrigento). Le Docenze sono state tenute dal Dott. Edoardo Zaffuto e dal nostro socio Odt. Pietro Chiechi, per la struttura scolastica, la Prof.ssa Giovanna Manenti, il Prof. Giuseppe Sgarioto e il Dirigente Scolastico Prof. Maurizio Franzò. A tutti i citati va un grazie di cuore per la disponibilità l’impegno e l’entusiasmo, oltre che a loro ai partecipanti, colleghi e ragazzi dell’istituto che grazie alla loro ammirevole partecipazione hanno riempito i nostri cuori di una bellissima emozione che conserveremo a lungo. Grazie infine al Dott. Giovanni Vanni ( fondatore e socio onorario Or-tec ), che a sorpresa non ci ha fatto mancare un suo saluto. Or-tec insiste nella divulgazione scientifica a carattere nazionale, integrata con gli istituti di formazione per lo sviluppo dell’eccellenza della tecnica ortodontica che da sempre ci contraddistingue.

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Report

Colonia Germania Marzo 3/4 Marzo 2015

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Anche quest’anno con la solita cadenza biennale si è tenuto Colonia l’International Dental Show, a detta di molti la più grande fiera mondiale del comparto odontoiatrico. Questo evento ha negli anni maturato la caratteristica di rappresentare l’indicatore di come si svilupperà nel biennio successivo il mercato odontoiatrico e di conseguenza odontotecnico. Ortec era presente con una delegazione capitanata dal Presidente Stefano Negrini, che tra l’altro è stato relatore in un workshop presso una delle aziende ad altissimo livello di innovation technology. Che dire, pensate che tra gli oltre 2500 espositori abbiamo riscontrato la presenza di una sola azienda con banchi da laboratorio, e che l’80% di questi direttamente o indirettamente esponeva articoli inerenti a lavorazioni 3d intra e/o extraorali. Certo analizzando questi numeri per noi tecnici non c’è da stare molto allegri, anche se il comparto tecnico-ortodontico probabilmente “resisterà” un pò più a lungo rispetto al protesico allo tsunami digitale. A nostro modo di vedere invece questa rivoluzione va letta come un’opportunità, facendo tesoro infatti del nostro preziosissimo know-how e del nostro elevato livello di conoscenza, potremmo sfruttare tutti i vantaggi tecnologici per sviluppare nuovi modelli di business, nell’offerta di servizi e prodotti per la clinica ortodontica, facendo attenzione a non perdere di vista la nostra mission che è e dovrà rimanere la salute ed il benessere dell’utente finale, ossia il paziente.

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1989 L’Italvolley vince il primo europeo Target ortodonzia c’era

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Norme Redazionali Per pubblicare articoli sulla rivista gli Autori si devono attenere alle seguenti NORME REDAZIONALI:

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OR todonzia TEC nica

y r o t s i H


XII° Congresso O.R.T.E.C Mezzi di stabilizzazione in apparecchi mobili, archi vestibolari e loro costruzione ed azione

History OR todonzia TEC nica

TRIESTE 27/28/29 GIUGNO 1980 a cura di Domenico Zanini che, a seconda dei casi da trattare, vengono forgiati nella forma proposta dai vari autori; o tramite dei supporti in resina che sfruttano i sottosquadri dei denti. Quindi perché una placca sia veramente efficiente, sarà importante attivare bene i ganci quando questi esistono.

Domenico Zanini Prima Parte: La scelta di questo tema non è stata per me immediata, ma frutto di un ripensamento, in quanto tra i tre titoli imposti, forse l’argomento sulla “Terapia Funzionale”, trattandosi di ortodonzia biofunzionale, avrebbe suscitato più interesse e favorito maggiore discussione; mentre parlare di stabilizzazione e archi vestibolari, almeno in un primomomento, mi faceva pensare a qualche cosa di semplice e poco interessante. Sappiamo benissimo però che nei dispositivi mobili, la stabilizzazione e gli archi vestibolari sono basilari, anche in considerazione del fatto che in Italia l’ortodonzia per circa l’80% viene eseguita con la mobile. Da qui l’importanza della conoscenza dei MEZZI DI STABILIZZAZIONE IN APPARECCHI MOBILI, ARCHI VESTIBOLARI E LORO COSTRUZIONE O AZIONE, come da tema.

Eseguire frequenti ribasamenti della placca stessa quando la ritenzione e stabilizzazione è ottenuta con docce di resina che abbracciamo più o meno completamente le singole unità dentali. Ganci semplici in filo d’acciaio al NIKEL-CROMO temperato, rotondo, di diametro 0.9 mm. – visione vestibolare – Come si nota questo gancio passa a cavaliere nella parte distale del dente scendendo nella faccia vestibolare assicurando con la parte terminale ritenzione. (fig. 1)

Fig. 1

La stabilizzazione delle placche o apparecchi mobili viene eseguita tramite gli agganci sui denti scelti in modo da poter Stessi ganci visione occlusale. (fig. 2) agevolmente resistere alle forze tendenti a dislocare l’apparecchio. Solo con una stabilizzazione massima, le forze attive che noi applichiamo si scaricano sui denti da spostare con minime dispersioni. Tanto più forte è la stabilizzazione o ritenzione, tanto maggiore sarà somigliante la modalità d’azione della placca a quella dell’ortodonzia fissa. La stabilizzazione o ritenzione è forse uno degli elementi più importanti della placca che la caratterizza e la distingue dall’altro apparecchio rimovibile che viene comunemente chiamato attivatore o funzionale. Noi possiamo ottenere la stabilizzazione o ritenzione in due modi: con ganci in filo 32

Fig. 2


history Visione vestibolare Macro del gancio su 27. (fig. 3)

Fig. 3

Ganci a palla o con terminali sferici o a goccia secondo Schmidt, ne esistono di varie misure da 0,6 a 1 mm. Di regola questo tipo di ritenzione non è usato singolo ma sempre accoppiato ad altri ganci (per esempio gancio di Adams) come si vede nella diapositiva. Questo perché la ritenzione di questo gancio viene a trovarsi su due elementi prossimali, e la sua inserzione come gancio singolo (e cioè molto più attivo di come sarebbe se accoppiato) provocherebbe la divergenza dei due elementi. Particolare del gancio a palla preso mesio-vestibolarmente, che dimostra dove avviene l’inserimento del terminale sferico. (fig. 7)

Visione vestibolare macro del gancio su 23. (fig. 4)

Fig. 4

Fig. 7

Visione occlusale Macro del gancio sul 27. (fig. 5)

Visione occlusale Macro dei ganci a palla. Notare che una buona parte della pallina rientra nel sottosquadro. (fig. 8, 9)

Fig. 5

Fig. 8

Visione occlusale Macro del gancio sul 23. (fig. 6)

Fig. 9 Fig. 6

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history Gancio di Jackson in filo d’acciaio, dello stesso tipo di quello illustrato per il gancio semplice in filo, a parte il diametro che per questo gancio è preferibile 0,8 mm. Visione vestibolare. E’ stato ideato nel lontano 1906 nell’intento di utilizzare i sottosquadri mesiale e distale, mediante un filo che accerchia il margine cervicale del lato vestibolare e si spinge quindi il più possibile interprossimalmente, mesialmente e distalmente, rasentando il bordo gengivale.

Gancio di Dujzingz. Visione vestibolare macro. Due fili in acciaio di diametro 0.7 mm vengono modellati al di sopra dell’equatore del dente sulla faccia vestibolare uno mesialmente e l’altro distalmente, e quindi vengono ripiegati ancora in basso e indietro su se stessi in modo che la parte inferiore abbracci al di sotto dell’equatore del dente, e così le parti terminali entrano in zona di sottosquadro assicurando la ritenzione. (fig. 13)

Benchè siano valorizzati i sottosquadri mesiale e distale, bisogna ammettere che questa forma di gancio non sfrutta a pieno questa superficie ritentiva. Infatti è un tipo di ritenzione poco usato. (fig. 10)

Fig. 13

In questa diapositiva è stato segnato l’equatore del dente e si possono notare chiaramente le parti terminali del gancio che stanno al di sotto di questa linea, assicurando la ritenzione. (fig. 14)

Fig. 10

Il Jackson visione vestibolare Macro. (fig. 11)

Fig. 14

Fig. 11

Visione occlusale macro del Dujzings. (Non è un gancio molto usato perché non è un grande stabilizzatore). (fig. 15)

Visione occlusale macro. Notare la parte non visibile che dimostra dove entra in sottosquadro. (fig. 12)

Fig. 12

Fig. 15

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history Ganci a Crampone – Visione vestibolare – spessore del filo 0.8 mm. Questo gancio deriva dalla modellazione del gancio di Schwarz rovescio, mentre però il gancio di Schwarz sfrutta la sola punta del crampone, questo gancio né sfrutta la punta e il supporto come appoggio evitandone l’infossamento. (fig. 16)

Visione vestibolare Macro. (fig. 19)

Fig. 19

Gancio di Schwarz o lanceolato (detto anche gancio speronato). Diametro del filo 0.7 e tipo di acciaio uguale a quello usato per gli alti ganci già visti. Visione vestibolare di un gancio lanceolato a due elementi. (fig. 20)

Fig. 16

Visione occlusale – Notare la punta del crampone che assicura la ritenzione entrando in sottosquadro, mentre i supporti aderiscono alle superfici occluso-vestibolari garantendone l’appoggio. (fig. 17)

Fig. 20

Costruzione del gancio lanceolato con pinza apposita. (fig. 21) Fig. 17

Visione occlusale Macro. (fig. 18)

Fig. 21

I° fase. (fig. 22) Fig. 18

35

Fig. 22


history La prima piega. (fig. 23)

Chiusura della lancia con la parte centrale della pinza provvista di scanalatura apposita. (fig. 27)

Fig. 23

Fig. 27

La seconda piega. (fig. 24)

Chiusura della lancia eseguita. (fig. 28)

Fig. 24

La terza piega. (fig. 25)

Fig. 28

La costruzione della lancia eseguita – penultima fase. (fig. 29)

Fig. 25

Fig. 29

La terza piega eseguita. (fig. 26)

Piegatura della lancia con la parte vicina al fulcro della pinza. (fig. 30)

Fig. 26 Fig. 30

36


history Piegatura della lancia eseguita, elemento del gancio lanceolato finito. (fig. 31)

Gancio lanceolato a due elementi – visione vestibolare – I ganci lanceolati si insinuano fra due denti a contatto prossimale subito al di sotto dei loro punti di contatto sfiorando le papille. Questi ganci si differenziano da quelli di Adams in quanto favoriscono l’eruzione dei denti. Sono cioè indicati in dentizioni miste in fase di eruzione. (fig. 35)

Fig. 31

La punta del gancio lanceolato in sito – visione occlusale. (fig. 32) Fig. 35

Visione occlusale macro delle due punte del gancio di Schwarz. (fig. 36)

Fig. 32

La punta del gancio lanceolato in sito – visione vestibolare. (fig. 33) Fig. 36

Gancio lanceolato a tre elementi tra 24 - 25, 25 - 26, 26 - 27. Visione vestibolare. (fig. 37)

Fig. 33

Visione occlusale macro. (fig. 34) Fig. 37

Fig. 34

37


history Visione occlusale dello stesso gancio. (fig. 38)

Visione occlusale macro dello stesso gancio, si nota chiaramente la sovrapposizione delle due estremità. (fig. 42)

Fig. 38

Fig. 42

Visione occlusale macro delle punte dello stesso gancio. Notare le punte delle lance che vanno ad inserirsi nello spazio interdentale sfiorando le papille al di sotto del punto di contatto dei denti. (fig. 39)

Aletta vestibolare finita con fili passanti. Diametro 0.7 anteriore e 0.8 posteriore. Visione vestibolare. (fig. 43)

Fig. 39

Fig. 43

Gancio lanceolato o di Schwarz a due elementi rovescio, più ritentivo (di difficile esecuzione). Visione vestibolare. (fig. 40)

Costruzione aletta vestibolare. Si inizia con la modellazione dei fili passanti, usando una pinza normale a becchi rotondi o di Tweed. (fig. 44)

Fig. 40

Fig. 44

Stesso gancio – visione occlusale. (fig. 41)

Fig. 41

Prima piega. (fig. 45)

38

Fig. 45


history Seconda piega. (fig. 46)

Filo passante finito con ritenzione per la resina. (fig. 50)

Fig. 46

Fig. 50

Formazione dell’occhiello per ritenzione palatale alla resina. (fig. 47)

Lo stesso passante visione occlusale. (fig. 51)

Fig. 51

Fig. 47

La diapositiva dimostra il filo passante posteriore – diametro 0.8 – visto dal lato palatale, provvisto di ritenzione ad occhiello (o ricciolo). Naturalmente questa parte palatale (o linguale nel caso si trattasse dell’arca inferiore) deve essere leggermente sollevata dal modello per permettere alla resina della placca di passare al di sotto. (fig. 48)

I due fili passanti visti palatalmente, si può notare la differenza di diametro 0,7 anteriore e 0.8 posteriore. (fig. 52)

Fig. 52 Fig. 48

Visione vestibolare del filo passante posteriore prima di eseguire la ritenzione vestibolare. (fig. 49)

Visione occlusale dei due fili passanti eseguiti. Notare (anche se per la verità in questa diapositiva non è molto evidente), che la ritenzione sia palatale che vestibolare è discosta dal gesso per permettere alla resina di passare tra filo passante e gengiva. (fig. 53)

Fig. 49

Fig. 53

39


history Isolazione del modello per la costruzione della resina. (fig. 54)

Aletta vestibolare finita – visione vestibolare – la resina deve raggiungere e superare l’equatore di ogni dente, in tal modo oltre ad entrare in sottosquadro (al di sotto dell’equatore) la parte di resina al di sopra evita l’eventuale infossamento dell’aletta e del relativo supporto. (fig. 58)

Fig. 54

Costruzione dell’aletta vestibolare con autopolimerizzante del tipo a spruzzo. (fig. 55)

resina

Fig. 58

Visione occlusale dell’aletta finita. (fig. 59)

Fig. 55

Idem polvere. (fig. 56)

Fig. 56

Fig. 59

Altra visione occlusale. (fig. 60)

Fig. 60

Tiratura dell’aletta vestibolare. (fig. 57)

Altro tipo di filo passante tutto unito (congiunto) più robusto, diametro del filo 0,8 mm. Visione vestibolare. (fig. 61)

Fig. 57

Fig. 61

40


history Idem visione occlusale, notare la distanza della parte vestibolare dal passante della gengiva più evidente in questa diapositiva che in quella vista precedentemente. (fig. 62)

Visione occlusale di questo tipo di aletta. Notare da questa ottica il maggiorato spessore della resina. In confronto ad una aletta normale. (fig. 65)

Fig. 62

Fig. 65

Aletta vestibolare finita con filo passante unico, modellato fino al fornice gengivale. Tale tipo di ritenzione è indicato sulle placche ad espansione meccanica mono-laterale, perché oltre alla ritenzione, assicura il discostamento dalla guancia, muscolo massatere favorendo una azione maggiore e più veloce. (fig. 63)

Fig. 63

Questo tipo di aletta è scaricata di circa 2 mm; sul contatto gengivale. La diapositiva vorrebbe dimostrare questo particolare, la ritenzione è assicurata dal sottosquadro dei denti. (fig. 64)

Aletta vestibolare in resina – visione vestibolare – con filo passante unico, solo ritentiva che sfrutta cioè il solo sottosquadro dei denti, per cui molto più corta della precedente. Il filo passante in questo caso va modellato molto più in alto del precedente a livello quasi equatoriale. (fig. 66)

Fig. 66

Visione occlusale. (fig. 67)

Fig. 67 Fig. 64

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history Costruzione del gancio di FHILIP ADAMS denominato anche gancio di Liverpool guerciato modificato o gancio universale. Presentato nel maggio 1950. Diametro del filo 0.7 con pinza apposita e non con la pinza di Adams. (fig. 68)

Trattenendo la graffa così eseguita con la punta di una pinza di Adams si fa la prima piega di 45°. (fig. 72)

Fig. 68

Dimostrazione dell’angolo della prima piega appena eseguita. (fig. 73)

Fig. 72

Prima piega. (fig. 69)

Fig. 73

Fig. 69

Si trattiene di nuovo la graffa e si fa una seconda piega di altri 45°. (fig. 74)

Prima piega eseguita – formazione della prima graffa. (fig. 70)

Fig. 70

Fig. 74

Chiusura della graffa stessa con lieve inclinazione. (fig. 71)

Dimostrazione che eseguite le due pieghe si otterrà un angolo di 90 °. (fig. 75)

Fig. 71

Fig. 75

42


history Inserita la prima graffa in sito si segna con una matita in cera il punto dove si eseguirà la seconda piegatura per la costruzione della seconda graffa, naturalmente considerando la larghezza della graffa stessa sottraendola alla larghezza effettiva del dente. (fig. 76)

Chiusura della seconda graffa. Notare che l’inclinazione di essa deve essere al contrario della prima graffa. (fig. 80)

Fig. 80

Si controlla l’esattezza della distanza delle graffe. (fig. 81) Fig. 76

Segno eseguito. (fig. 77)

Fig. 81

Fig. 77

Adattamento dei terminali a cavaliere del dente, devono sormontare i punti di contatto e mantenerli il più possibile contro i denti e adattarsi all’interstizio linguale lasciando naturalmente uno spazio tra filo e tessuti molli in modo che il materiale della placca li circondi completamente. (fig. 82)

Idem segno eseguito. (fig. 78)

Fig. 78

Fig. 82

Visione dal basso che evidenzia la ritenzione svolta dalle graffe. (fig. 83)

Si procede all’esecuzione della seconda graffa. (fig. 79)

Fig. 79

43

Fig. 83


history Visione dal lato mesio-vestibolare. (fig. 84)

Particolari angoli. (fig. 88)

Fig. 84

Fig. 88

Visione occlusalmacro. Gli speroni o graffe non devono mai toccare sui denti contigui, bisogna evitare di regolare la distanza tra gli speroni piegando l’ansa che li unisce. (fig. 85)

Particolare angoli con gancio. (fig. 89)

Fig. 89

Fig. 85

Macro Adams sul piano. (fig. 90)

Si vuole ora evidenziare gli angoli della costruzione del gancio di Adams su un piano. (fig. 86)

Fig. 86

Fig. 90

Macro Adams – particolare della graffa. (fig. 91)

Si nota nel disegno a sinistra la prima piega di 45° e la seconda piega di altri 45°, si creerà un angolo di 90° che viene evidenziato a destra. (fig. 87)

Fig. 91 Fig. 87

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history Modello di una arcata inferiore di dentatura mista, in cui come si vede i 6 6 sono poco erotti in particolare distovestilbolarmente, in questo caso è consigliabile un gancio di Adams con sperone o graffa, vestibolo, mesiale. Questo si può verificare per il primo molare permanente a 6-7 anni di età o per il secondo molare permanente a 11-12 anni. (fig. 92, 93) Fig. 94

Rifilatura eseguita. (fig. 95)

Fig. 92

Fig. 95

Visione vestibolare del gancio di Adams ad un sola graffa detto anche semi-graffa di Adams. (fig. 96) Fig. 93

Se il dente è parzialmente erotto, si rifilerà il gesso che rappresenta il tessuto gengivale, come si vede nella diapositiva, in questo caso solo mesialmente, ma questa norma vuole anche il gancio di Adams normale in questo caso si renderanno accessibili i sottosquadri mesiale e distale. Quando si applicherà l’apparecchio finito, gli speroni del gancio respingeranno leggermente le papille interdentali. Non bisogna assolutamente rifilare il modello in modo eccessivo e cercare di raggiungere una parte di sottosquadro troppo al di sotto del margine gengivale. Se il dente è erotto anche solo a metà, una lievissima rifilatura del margine gengivale rappresentato sul gesso, sarà sufficiente.

Fig. 96

Visione vestibolare macro. (fig. 97)

Se il dente è completamente erotto ed esiste una spiccata retrazione gengivale, come si verifica talvolta negli adulti, si potrà disporre di sottosquadri mesiali e distali molto ampi e profondi. In questo caso non bisogna usare il sottosquadro al massimo clinicamente disponibile, bensì quel tanto che possa essere necessario ai fini dell’agganciamento. (fig. 94)

Fig. 97

45


history Visione occlusale. (fig. 98)

Visione occlusale. (fig. 101)

Fig. 98

Fig. 101

Visione occlusale macro. Notare la deviazione del gancio che non interferisce minimamente la papilla distomolare. (In certi casi per impedire lo sprofondamento della placca con questo tipo di ganci si può saldare al gancio nella zona distale un tacchetto in filo tipo cavaliere che evita così questa complicazione). (fig. 99)

Visione occlusale macro. (fig. 102)

Fig. 102

Visione occlusale e macro del premolare. (fig. 103) Fig. 99

Ganci di Adams sui 24 26 modellati con la vera pinza di Adams, notare le graffe molto più aperte che con la pinza precedentemente dimostrata per le fasi di costruzione. Visione vestibolare. (fig. 100) Fig. 103

Visionme occlusale macro dal molare. (fig. 104)

Fig. 100

Fig. 104

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history Adams su 6/6 in articolazione si evidenzia la non interferenza masticatoria. (fig. 105)

Gancio di Adams su canino diametro del filo 0,6 mm. Visione vestibolare. (fig. 109)

Fig. 105

Fig. 109

Particolare del lato linguo palatale. (fig. 106)

Visione vestibolare macro. (fig. 110)

Fig. 106

Fig. 110

Visione del lato occlusale del 6. (fig. 107)

Visione del lato disto-vestibolare. (fig. 111)

Fig. 107

Fig. 111

Visione del lato occlusale del 6. (fig. 108)

Visione occlusale macro. (fig. 112)

Fig. 108

Fig. 112

47


history Adams con variazione a tre ritenzioni o tre grae o con sperone accessorio, molto piÚ ritentivo. Visione vestibolare (fig. 113)

Fig. 113

Visto dal basso. (fig. 114)

Il gancio di Adams si presta anche come supporto per attacchi ausiliari (uncini, cannule, occhielli ecc). Applicazione uncino ad un gancio di Adams di un premolare. Prima fase: accostamento dei due capi da saldare. (fig. 117)

Fig. 117

Seconda fase: applicazione Borace. (fig. 118)

Fig. 114

Particolare della saldatura. (fig. 115)

Fig. 118

Inizio saldatura con microsaldatrice. Saldatura eseguita. (fig. 119)

Fig. 115

Fig. 119

Visione occlusale macro. (fig. 116)

Applicazione di un tubicino al gancio di Adams di un molare. Accostamento dei due corpi da saldare. (fig. 120)

Fig. 116

48

Fig. 120


history Inizio saldatura. (fig. 121)

Idem visione occlusale macro. (fig. 125)

Fig. 121

Fig. 125

Saldatura eseguita. (fig. 122)

Visione vestibolare macro. (fig. 126)

Fig. 122

Fig. 126

Ganci di Adams su 24 26 con i due supporti a lavoro ultimato (uncino e cannula). Visione vestibolare. (fig. 123)

Adams con occhiello per fornice poco profondo porta elastico per trazione intermascellare. Visione vestibolare. E’ piÚ usato per gli inferiori che per i superiori perchÊ di solito questi denti presentano un fornice meno profondo. (fig. 127)

Fig. 123

Idem visione occlusale. (fig. 124)

Fig. 127

Continua ...

Fig. 124

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Convegno Ortec 18, 19 e 20 Giugno 2015 Rimini Programma:

Giovedì 18 pomeriggio Dr. Massimo Lupoli Venerdì 19 mattina Odt. Pardini Marco Dr. Antonio Spagnuolo Dr. Carlo Di Paolo Venerdì 19 pomeriggio Odt. Lastilla Gianluigi Dr.ssa Eliana Di Gioia Dr. Luca Russo Odt. Grimaldi Giuseppe Odt. Roberto Grassi Sabato 20 mattina Dr. Iodice Giorgio Dr. Vela Hernandez 51


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Congresso Nazionale Ortec 30/31 Ottobre 2015 Milano Programma:

VenerdĂŹ 30 mattina Pres. Di Seduta Odt. Emanuele Paoletto Dr. Bjorn Ludwig Dr. Marco Rosa Odt. Riccardo Palla VenerdĂŹ 30 pomeriggio Pres. Di Seduta Odt. Pietro Driussi Prof. Verna Carlalberta Odt. Wolf Emanuele Dr. Giaretta Michele Dr. Godina Laura Odt. Manuela Tromba Assemblea Ordinaria Ortec Sabato 31 mattina Pres. Di Seduta Odt. Claudio Graziani Odt. Zocche Mariano Dr. Perinetti Giuseppe Odt. Tonini Paolo Odt. Daniela Pavesi

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CORSI BASE “Progettazione e costruzione delle apparecchiature Pcf e Pfb” 18/19 Settembre 2015 BARI Roberto Giammarini

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