Documentazione intera 700 ettari

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Interrogazione a risposta scri/a

Il so&oscri&o chiede ai sopracita0 _______, per sapere se ______ ed i suoi componen0 sopramenziona0 siano informa0 dei gravi fa: di seguito espos0, se intendano prendere provvedimen0 e di quale 0po. • Nel comune di Ardea, provincia di Roma, esiste una zona di circa 706 e&ari la cui proprietà è indefinita. In tale vasta tenuta, giuridicamente terra di nessuno, è sorta negli ul0mi 90 anni, una ci&à completamente abusiva. Parliamo di più di 200 a:vità produ:ve, ar0gianali e commerciali, un numero imprecisato di abitazioni civili, nell’ordine di qualche migliaio, sia umili che di lusso, baraccopoli, campi Rom e discariche a cielo aperto. Mi giunge no0zia che siano più di 3000 le persone che vivono ed esercitano a:vità produ:ve in questa parte di territorio a due passi dalla Capitale e a&raversato dalla strada provinciale Via Lauren0na. Evidenzio e ribadisco che in tu/a questa tenuta nessuno dispone di a/o notarile di proprietà, allaccio alla fognatura e all’acqua potabile, nessuno potrebbe disporre di allaccio all’energia ele/rica, sebbene le a?vità commerciali e produ?ve siano illuminate di fa/o, e nessuno ha il benché minimo Atolo di regolarità urbanisAca. Si tra&a quindi di una situazione, in essere da 90 anni, del tu&o al di fuori di ogni canone di legalità. Si tra&a di un territorio al di fuori dello Stato Italiano. • Questa tenuta di 706 e&ari è rido&a in siffa&e condizioni a mo0vo di un contenzioso iniziato nel 1927 e mai conclusosi. La causa era fra gli abitan0 naturali di Ardea e Sforza Cesarini in qualità di la0fondista. I ci&adini rivendicavano l’esistenza di diri: di uso civico nelle terre del la0fondista, estese all’epoca per oltre 4500 e&ari, pari a circa la metà dell’a&uale comune di Ardea. L’esistenza di tali diri: fu accertata nei primissimi anni del giudizio, il quale tu&avia si trascinò nei decenni per la quan0ficazione del valore dei diri: stessi. Nelle more del procedimento una parte della tenuta degli Sforza Cesarini, estesa per circa 706 e/ari, cioè esa/amente la zona ogge/o di questa interpellanza, fu sequestrata e provvisoriamente assegnata ai naturali di Ardea per esercitarvi dire/amente l’uso civico: cioè seminare, pascolare, ghiandare, cipollare e quanto altro. Un uso agricolo e pastorale non cedibile e non sogge&o ad usucapione di quelle quote di terra. • Si tra/ava di un sequestro cautelaAvo e di una assegnazione provvisoria, con l’intento di perfezionare il contenzioso andando a definire ques0 706 e&ari come uso civico demaniale per liberare da ogni altro diri&o di uso civico il resto della tenuta Sforza Cesarini, procedimento noto tecnicamente come “scorporo” terra per terra. Questa provvisoria quan0ficazione dello scorporo negli anni ‘50 divenne una proposta di conciliazione della causa “naturali di Ardea contro Sforza Cesarini” con le terre dei 706 e&ari sempre occupate in virtù delle assegnazioni provvisorie già effe&uate nel ventennio precedente. Già in questa fase gli occupanA-­‐assegnatari iniziarono a disporre disinvoltamente di tali quote di terra, frazionandole, affi/andole, edificandovi e cedendole a terzi dietro elargizione di denaro e in totale assenza di Atolo notarile di proprietà. Ciò avveniva nella più totale assenza di controlli. Sorgevano case, negozi e capannoni abusivi, anche fronte strada sulla Via LaurenAna, senza che nessuno se ne accorgesse, su una terra che in quel momento era di proprietà di Sforza Cesarini, gravata da uso civico e provvisoriamente assegnata in quote agricole inalienabili e inedificabili, con il solo diri/o di colAvarla. • Nel fra/empo il procedimento di conciliazione per rendere definiAvo lo scorporo, che avrebbe mutato ufficialmente quei 706 e/ari in demanio civico, cioè terre agricole di proprietà colle?va, non si concluse con il necessario visto del Ministero Agricoltura e Foreste. Nel 1989 si prese a&o


formalmente con sentenza di Cassazione n. 297 che accordo di conciliazione, scorporo e assegnazione in quote dei 706 e&ari in ques0one erano nulli, per assenza del visto ministeriale. In questo momento i 706 e&ari tornano ad essere di proprietà privata di Sforza Cesarini con gravame di uso civico. Il la0fondista, però, nel fra&empo aveva s0pulato un a&o privato di vendita a terzi della tenuta, mai registrato, in favore della società “La Fossa”. Nel 1986 era morto, nel fra&empo, il Duca Mario Sforza Cesarini e tu: gli eredi rinunciarono formalmente all’eredità giacente. • Nel 1999 il Pretore di Roma ha dichiarato chiusa l’eredità giacente Sforza Cesarini e operato la procedura di devoluzione della stessa in favore dello Stato ex art. 586 codice civile. Successivamente è stata chiesta la trascrizione a patrimonio dello Stato, la quale è avvenuta con riserva. I mo0vi precisi di questa riserva necessitano di un chiarimento da parte dell’Avvocatura dello Stato, in quanto non vi è chiarezza sul mo0vo osta0vo della trascrizione defini0va. Si tenga presente che in visura catastale, vedi allegato, compare lo Stato come proprietario dei terreni. Chiedo quindi agli assessori competenA anzitu/o di a?varsi nelle opportune sedi per conoscere il vero moAvo che impedisce la trascrizione definiAva, possibilmente con un parere scri/o. Chiedo altresì di sapere in quale modo gli assessori competenA intendano a?varsi per agevolare lo Stato ad incamerare rapidamente il bene patrimoniale in quesAone. • Nel documento Avvocatura Generale dello Stato (Reclamo ex art. 113 ter disp. a&. cod. civile), a pagina 10 si legge uno stralcio di ordinanza del tribunale di Roma sez. V RG78128/93 resa all'udienza del 22.06.2006: «Poichè il comune di Ardea chiede, tra l'altro, l'a5ribuzione delle terre al comune, con il pagamento del canone a favore di Sforza Cesarini, ai sensi dell'art.7 della legge 1766/27, evidentemente l'accoglimento di tale domanda comporterebbe l'assegnazione in proprietà a quel comune dei terreni rivendicaG dalla Fossa srl nel presente procedimento, onde è evidente la natura pregiudiziale della definizione di esso. PQM visto l'art 295 cpc SOSPENDE il presente procedimento sino alla definizione di quello sopra menzionato pendente dinanzi al Commissario agli usi civici del Lazio» qui si dice che il comune di Ardea, nella causa degli Usi Civici ha chiesto al commissario degli usi civici l'applicazione del CANONE INVERSO, cioè trasformare 4500 e&ari di terre private in terre comunali pagando un canone in favore di Sforza Cesarini (che non c'è più, quindi sarebbe un pagamento in favore dello Stato stesso, in qualità di suo erede). E che questa eventualità di un possibile CANONE INVERSO cosAtuisce il moAvo della riserva a ulAmare la trascrizione in favore dello Stato dell'eredità giacente, cioè di quesA 706 e/ari famosi. • Il canone inverso ad Ardea è una follia e non è giuridicamente percorribile perché Sforza Cesarini non è proprietario dei vecchi originali 4500 e&ari.... quella tenuta fu infa: sequestrata per 700 e&ari ed il resto venduta a terzi e urbanizzata con tanto di PRG... quindi cosa facciamo un esproprio colle:vo delle case regolarmente comprate con rogito notarile e regolarmente costruite come da PRG di 30.000 persone? Ma non fi nisce qui. • In intervista rilasciata a “Dossier Informare” a maggio del 2012 l'Avvocato Francesco Le&era, ex incaricato di seguire l'acquisizione dell'eredità giacente Sforza Cesarini a patrimonio statale per conto dell'Avvocatura dello Stato ha dichiarato che: 1 -­‐ «Nel giudizio innanzi al Commissario per la liquidazione degli usi civici non risultano domande di canone inverso proposte dall’allora legale del Comune di Ardea.» 2 -­‐ «si ha ragione di ritenere che la frase sul pagamento del canone a favore di Sforza Cesarini, sia una imprecisione dell’ordinanza del Tribunale di Roma» entrambi i conce: sono sta0 ribadi0 dallo stesso avvocato Le&era in conferenza stampa il 23 aprile 2013 e pubblica0 sul medesimo giornale, in tale occasione l'avvocato ha dichiarato che il vero problema è la «mancanza di inventario» dell'eredità giacente da acquisire a patrimonio statale.


• Visto che lo Stato già risulta in visura catastale come proprietario, è di tu&a evidenza l'importanza di «scoprire» il mo0vo che impedisce di completare questa acquisizione per rimuovere tale ostacolo e procedere, dando certezza giuridica a queste terre. • Una volta incamerato il bene a patrimonio statale si potrà dare una certezza giuridica sulla proprietà e quindi sarà possibile individuare e a&uare le procedure di ripris0no della legalità urbanis0ca, commerciale e ambientale. • Allo stato a&uale della situazione abbiamo, quindi, una tenuta che non è più sequestrata, non è di proprietà di Sforza Cesarini in quanto deceduto e con eredi rinuncian0 all’eredità, non è ancora completamente dello Stato in quanto trascri&a ma con riserva. E’ una terra di nessuno gravata da uso civico. E’ una terra assolutamente inedificabile e invendibile. Ci sono migliaia di occupan0, in virtù del fa&o che gli originari assegnatari delle quote di 3 e&ari ciascuno, hanno ben presto iniziato a vendere in maniera assolutamente irregolare quanto loro assegnato, spesso suddividendo in ulteriori parA le quote originarie dei terreni. Si tra&ava e si tra&a ancora, perché tale deplorevole pra0ca è tu&'ora in corso nella zona, di una consuetudine totalmente priva di valore giuridico e di legi:mità in quanto, su ques0 terreni non possono aver luogo rogi0 o passaggi notarili di alcun 0po. In sostanza, i non proprietari si vendono i propri diri? di uso o possesso su tali porzioni di terreno su semplici quanto irregolari pezzi di carta tra privaA. • Parallelamente a questo già disdicevole modus operandi pra0cato nei 706 e&ari gli occupanA hanno peraltro proceduto per decenni alla edificazione selvaggia dei terreni, senza alcun permesso da parte dell'Ente locale e in totale spregio alle vigenA normaAve in materia urbanisAca. Così, senza avere alcun 0tolo di proprietà e su una terra gravata da Uso Civico gli occupan0 ci hanno edificato sopra: baracche, ville/e, abitazioni di lusso con tanto di piscina, capannoni industriali, a?vità economico-­‐commerciali e quanto altro la mente umana possa concepire. La fagocitazione di questa parte del territorio ad opera degli occupan0 è arrivata fino al paradosso della vendita di micro aree di poche decine di mq per la realizzazione di piazzole sosta per i mezzi dei rom, dando origine ai dei mini campi con evidenA e conseguenA problemaAche di ordine pubblico e igienico-­‐sanitario. • Le migliaia di manufa: materializza0si nei 706 e&ari, tu: e senza riserve, sono sprovvis0 di qualsivoglia requisito: non ci sono Atoli di proprietà; non ci sono i permessi urbanisAci; non ci sono gli scarichi in fogna; non ci sono le reA idriche; non ci sono le autorizzazioni sanitarie; ovvero si tra&a di quanto possa essere più distante dalla legalità. Immaginate, onorevoli colleghi, strade sterrate, costeggiate di cumuli di immondizia, che dipartono dalla strada provinciale Lauren0na e si inoltrano in luoghi dove mi risulta che neanche le forze dell’ordine osino addentrarsi, dove mi risulta che i pos0ni effe&uino consegne approssima0ve non essendo possibile iden0ficare con chiarezza i domicili, dove chiunque, anche ricercato o la0tante, può trovare discreto e “tranquillo” rifugio. • Anche in questo momento, mentre vi sto parlando, c'è qualcuno in ques0 706 e&ari di “terra di nessuno” che sta illegalmente compravendendo o edificando senza averne alcun 0tolo o legi:mità. Da tali scambi di denaro l’erario non ha mai introitato alcunché. Per decenni, so&o il naso delle autorità, la gente ha con0nuato a costruire, a vendere e ad esercitare la propria a:vità commerciale su ciò che non era suo, conseguendone in qualche caso lau0 vantaggi economici. • Il Comune di Ardea e le Forze dell'Ordine non hanno visto, potuto o forse addiri/ura voluto intervenire in merito a quanto stava accadendo proprio so/o i loro occhi e questo, in un paese


di diri/o è del tu/o inacce/abile. Al limitare dei 706 e&ari, inoltre, è presente l'omonimo complesso edilizio sorto sopra un sito archeologico e ad oggi occupato da cen0naia di persone senza fissa dimora, con pesan0 ripercussioni so&o il profilo dell'ordine pubblico e con con0nui episodi di violenza, omicidi e di spaccio di sostanze stupefacen0 già note alle autorità. Ora vi chiedo: come è possibile che in tan0 anni le autorità preposte non abbiano visto o sen0to nulla in questo territorio? Perché è stato consen0to il crearsi “spontaneamente”di migliaia e migliaia di manufa: abusivi? Di chi sono le responsabilità vecchie e nuove? Chiedo se la presidenza sia a conoscenza di questa gravissima situazione e quali siano i provvedimenA che intende ado/are per il riprisAno della legalità. • Mi risulta, oltretu&o, che qualche anno fa il Corpo di Polizia Municipale eseguì circa 200 verbalizzazioni di a?vità commerciali insistenA in zona, trovate dagli agenA sprovviste dei requisiA essenziali per poter operare. Tali pra0che giacciono da tempo presso il comando dei Vigili locali ma, finora, il comandante Sciaudone non ha dato corso nemmeno a quelle 200 pra0che già espletate in precedenza. • Il Sindaco di Ardea, Luca di Fiori, ha addiri&ura proposto una sorta di “periodo di non belligeranza” nel quale le autorità non dovrebbero fare alcunché in a&esa che si definisca la controversia sui 706 e&ari che, nelle sue parole, potrebbe avviarsi a conclusione in tempi ragionevoli, coinvolgendo, non si capisce bene come e perché, la figura del commissario per gli usi civici. A prescindere dal fa&o che la tempis0ca sui problemi riguardan0 un contenzioso che si trascina da 90 anni non è mai ragionevole, ma vi chiedo ancora: come è possibile legalmente procedere con “una manica larga” in favore degli occupan0 le terre dei 706 e&ari? E se fosse, allora bisognerebbe allentare i controlli urbanis0ci anche nel restante territorio per non creare disparità di tra&amento tra chi ha operato nella totale illegalità e chi, invece, si è mosso all'interno del PRG, con i permessi e pagando quanto dovuto di tasse al comune. Come si fa a “chiudere un occhio” per gli abusi perpetra0 e che si stanno anche adesso perpetrando nei 706 e&ari, ove risiedono tan0 “amici, paren0 e persino tutori della legge”, mentre poi si è subito pron0 ad intervenire nel restante territorio per andare a verbalizzare e perfino ad abba&ere una semplice cuccia per il cane nel resto del territorio? Partendo dal presupposto cosAtuzionale che non ci possano essere ci/adini di serie A o B, chiedo alle autorità in indirizzo: il rapido riprisAno della legalità in questa parte del territorio di Ardea; che vengano eseguiA i dovuA accertamenA/controlli commerciali e urbanisAco-­‐igienico-­‐sanitari, sollecitando la Procura di Velletri e i vari corpi di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza a porre celermente fine a decenni di abusi disinvolA e alla inacce/abile creazione ulAma di mini campi rom nei 706 e/ari. • Questa terra di nessuno deve tornare so/o il controllo delle autorità prima che possano generarvisi anche gravi problemi di ordine pubblico. Questa è la mia opinione e chiedo agli assessori se non ritengano anche loro che i 706 e/ari facciano parte dello Stato Italiano e pertanto debbano essere ricondo? alle condizioni minime di legalità. • Mi risulta che più volte il comune di Ardea abbia tentato strade discuAbili per affrontare il problema da un punto di vista urbanisAco, dimen0co del fa&o che esiste agli a: un parere di merito sulla possibilità di urbanizzare terreni grava0 da uso civico, prot. 109142 rilasciato dal Dipar0mento del Territorio di questo ente il 31 luglio 2006. Il documento, a firma dei dirigen0 Marina Ajello e Paolo Ravaldini ribadisce la non condonabilità di manufa? abusivi realizzaA in aree gravate da diri? di uso civico neanche alla luce delle ulAme tre sanatorie, figuriamoci quanto edificato in assenza di Atoli di proprietà.


• Chiedo agli _____ competenA di intervenire a livello conosciAvo e poi in supporto del Comune di Ardea, evidentemente non in grado di affrontare, con le sue sole forze, un problema di così ampia portata.


Con la presente si fa istanza per conoscere il mo&vo preciso osta&vo alla defini2va acquisizione da parte dello Stato dell'Eredità giacente fu Sforza Cesarini Mario e fu Virginia Lo>eringhi della Stufa di cui alla richiesta 19.07.2006 n. pres.467 Reg.Gen.48835 reg.part.28988 dell'Agenzia del Demanio Filiale Lazio acce/ata con riserva 2tolo n. Rep. 8897/2006 del 5.7.2006 Demanio dello Stato cat.2 CF 06340981007 riguardante la devoluzione allo Stato del compendio immobiliare nel Comune di Ardea ex Pomezia e di cui all'a>o del Pretore di Roma del 21.5.1999. Nello specifico si chiede se la “riserva” osta2va consista o meno in quanto segnalato nell'ordinanza del tribunale di Roma sez. V RG78128/93 resa all'udienza del 22.06.2006: «Poichè il comune di Ardea chiede, tra l'altro, l'a5ribuzione delle terre al comune, con il pagamento del canone a favore di Sforza Cesarini, ai sensi dell'art.7 della legge 1766/27, evidentemente l'accoglimento di tale domanda comporterebbe l'assegnazione in proprietà a quel comune dei terreni rivendicaG dalla Fossa srl nel presente procedimento, onde è evidente la natura pregiudiziale della definizione di esso. PQM visto l'art 295 cpc SOSPENDE il presente procedimento sino alla definizione di quello sopra menzionato pendente dinanzi al Commissario agli usi civici del Lazio» Qualora la “riserva” osta2va sia effe[vamente limitata alla richiesta di “canone inverso” ai sensi dell'art.7 della legge 1766/27, da parte del comune di Ardea nel procedimento-­‐contenzioso sugli usi civici pendente dinnanzi al Commissario per gli Usi Civici, si chiede di sapere quale documento e prodo>o da quale Ente consen2rebbe di eliminare tale riserva e procedere con la trascrizione defini2va: ad esempio una rinuncia formale a tale richiesta prodo>a dal Consiglio Comunale di Ardea con visto e presa d'a>o del Commissario Usi Civici? Un parere del Commissario che rifiuta espressamente l'accoglimento della richiesta di canone inverso? Qualora la “riserva” osta2va sia di altra natura, si prega di specificare il problema e le linee per la sua soluzione.


IL CASO 706 ETTARI

cosa sono? E’ una tenuta di circa 706 ettari

dove si trovano? Fra Tor San Lorenzo e Marina di Ardea e si estende dal fosso della Moletta fino al fiume Incastro e dalla via Litoranea fino al confine con Aprilia.

Si tratta di usi civici? No, per quanto comunemente tutti si riferiscano a questa tenuta come terre degli ardiesi, uso civico, usi civici, demani civici non si tratta di usi civici ma di terre private gravate da uso civico, come metà del territorio del Comune di Ardea.

perché vengono chiamati demanio civico? Perchè fino al 1989, in virtù di un accordo provvisorio, nell’ambito della causa dell’uso civico, questa tenuta era destinata a diventare uso civico demaniale, cioè terra di proprietà collettiva. L’accordo prevedeva, in cambio di questa cessione alla collettività, che il resto dell’ex feudo di Ardea, vale a dire circa 3500 ettari (da Nuova Florida fino a Lido dei Pini, litorale incluso) già risultato gravato da uso civico, fosse liberato da tale gravame. Nel 1989 la Cassazione ha annullato definitivamente quell’accordo e tutte le terre, inclusi i 700 ettari, sono tornate ad essere terre private gravate da uso civico. perché sono un caso anomalo? Perchè la proprietà di queste terre è incerta e indefinita. Non sono terre comunali, non sono demanio civico, non sono

di proprietà dell’ex feudatario Sforza Cesarini (avendo gli eredi rinunciato all’eredità). Lo Stato ne reclama la proprietà come erede dell’eredità giacente di Sforza Cesarini, ma ne ha bloccato la trascrizione in attesa della fine del contenzioso usi civici, la società La Fossa contesta tale acquisizione cercando di far valere un vecchio atto di compravendita.

Qual’è lo stato di queste terre? Le terre sono occupate da oltre 2000 persone, che vi hanno edificato abusivamente abitazioni e attività produttive, tutto senza aver mai avuto un titolo di proprietà. Tutte le costruzioni, ad oggi, sono insanabili. Questo significa che l’intera tenuta dei 706 ettari andrebbe liberata da cose e persone, chiudendo ogni attività produttiva e commerciale e demolendo ogni manufatto edificato.

chi sono gli occupanti? In origine, quando si pensava che la tenuta sarebbe diventata demanio civico, i 706 ettari furono divisi in quote demaniali, inalienabili e inedificabili. Tali quote furono provvisoriamente assegnate dalle autorità competenti alle famiglie di ardea per coltivarle. Ben pochi le gestirono come tali, mantenendole agricole, indivise e immutate. I più le hanno illegalmente edificate, spezzettate e cedute dietro compenso a terzi, tutto esentasse. I nuovi occupanti sono giunti anche a mini frazionamenti, vendendo perfino pezzetti di 100 mq ai nomadi, che hanno così creato un tranquillo e discreto campo Rom.

USo civico: gravame di origine feudale vigente in ogni terra che fu un feudo. E’ un diritto di uso della terra privata altrui da parte della popolazione. Ogni uso civico nasce come USO CIVICO PRIVATO (è qualcosa di simile ad una servitù di passaggio: la proprietà è privata ma devi garantire il diritto di passaggio.) Per legge questo gravame va tolto o pagando denaro (liquidazione) o dando terra alla collettività (scorporo).

USo civico demaniale o demanio civico: nasce dalla liberazione dell’uso civico privato a mezzo scorporo. La proprietà è della collettività che ha diritto a sfruttare la terra in modo redditizio (in modo agro-silvo-pastorale). Questo tipo di terra può essere divisa in quote e assegnata in uso (sempre agro-silvo-pastorale) alle famiglie degli aventi diritto. Questo tipo di uso civico (demaniale) è non vendibile-non cedibile-non usucapibile- assolutamente non edificabile e non alienabile. Gli assegnatari delle quote possono diventare proprietari mediante apposita (e non semplice) procedura di alienazione, prevista dalla legge del 1927 e dalle leggi successive in materia. La procedura prevede un piano specifico che deve predisporre il comune e che la regione deve avallare. Sbagliando la procedura (come successo a Guidonia) anche se si arriva alla stipula dei rogiti notarili, il tutto è annullabile.

SinteSi del problema

1 - Questa tenuta è una gigantesca lottizzazione abusiva non sanabile.

2 - Non è sanabile perchè la proprietà è indefinita. In assenza di definizione non si può togliere il gravame di uso civico. Se non si toglie il gravame di uso civico ogni abuso edilizio è non sanabile (incompatibilità assoluta). 3 - Non esistono rogiti notarili, tuttavia le compravendite clandestine di porzioni di terra proseguono ancora oggi.

4 - Ci sono elettricità e attività produttive, oltre a case e accampamenti... tutto in assenza di proprietà. Non ci sono nè fogne nè acqua potabile, nè ci possono essere. Nessuna attività produttiva e commerciale può essere a norma con gli scarichi, nè urbanisticamente e neanche con titolo di possesso (non è possibile locazione su una terra di proprietà indefinita). 5 - Il ripristino della legalità - ad oggi - consiste nel radere al suolo ogni cosa edificata e sfollare più di 2000 persone... chi lo fa e con quali soldi?

6 - Il comune continua a far finta che quelle terre siano o stiano per diventare comunali e a illudere gli occupanti che diventeranno proprietari quasi a costo zero.



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II^ Interrogazione, Consigliere comunale Tantari Umberto capogruppo Lista Per Abate Sindaco: Al Sindaco, al Dirigente dell'Area Tecnica, all'Assessore con delega agli USI Civici, al Comandante della Polizia Municipale, al delegato alla Polizia Municipale. Questa amministrazione, composta sia da navigati che da neofiti della politica, dovrebbe ben conoscere il grave stato di deficit istituzionale e di legalità in cui versa la terra di nessuno, leggasi i 706 ettari delle Salzare. In queste aree, assegnate in via provvisoria ai naturali di Ardea negli anni cinquanta e da sempre gravate da Uso Civico, quindi soggette senza eccezioni all'inedificabilità assoluta e alla invendibilità presso terzi dei terreni, si è consumato da sempre il peggiore malcostume ardeate. Provvisoriamente assegnate dal Commissario agli Usi Civici in quote da 3 ettari ai naturali di Ardea, questi ultimi, per la maggioranza, hanno poi proceduto in maniera del tutto irregolare alla parcellizzazione di quanto loro assegnato e alla successiva vendita degli appezzamenti di terreno. Naturalmente non vi furono rogiti o passaggi notarili di alcun tipo ma soltanto una “vendita dei diritti” di Uso Civico su privati pezzi di carta, privi di alcun valore giuridico e di legittimità. Di fianco a tale discutibile pratica si è subito affiancata quella, ancor peggiore, della edificazione selvaggia della zona, in totale spregio alle vigenti normative in materia urbanistica. Così, senza essere proprietari di nulla, gli occupanti ci hanno edificato sopra: dalle baracche, alle villette, alle abitazioni di lusso con piscina, ai capannoni industriali, alle attività economico-commerciali e quanto altro l'immaginazione possa concepire. La fagocitazione di questa parte di territorio ad opera di questi privati è giunta fino al paradosso della vendita di micro aree di poche decine di mq per la realizzazione di piazzole sosta per i mezzi dei rom. I manufatti realizzati nei 706 ettari, tutti e senza eccezioni, sono sprovvisti di qualsivoglia requisito: non ci sono i titoli di proprietà; non ci sono i permessi urbanistici; non ci sono gli scarichi in fogna; non ci sono le autorizzazioni sanitarie; insomma non c'è niente di niente che possa anche lontanamente far pensare alla legalità. Ad aggravare questa già pesante situazione vi è anche la triste constatazione che tale modus operandi da parte degli occupanti è ancora pienamente attivo, anche adesso, mentre stiamo parlando, c'è qualcuno nei 706 ettari che sta illegalmente compravendendo o edificando senza averne alcun titolo o legittimità. Per decenni, sotto il naso delle autorità, la gente ha continuato a costruire, a vendere e ad esercitare la propria attività su ciò che non era suo, conseguendone in qualche caso congrui vantaggi economici. Il comune e le Forze dell'Ordine non hanno visto, potuto o forse addirittura voluto intervenire in merito a quanto stava avvenendo proprio sotto ai loro occhi e questo, in un paese civile, è del tutto inaccettabile. Come è possibile che in tanti anni le autorità non abbiamo visto o sentito nulla in questo territorio? Perché è stato consentito il crearsi “spontaneamente” di migliaia e migliaia di manufatti abusivi? Di chi sono le responsabilità vecchie e nuove? Allo scrivente risulta peraltro che anni fa furono eseguite dal corpo di Polizia Municipale almeno 200 verbalizzazioni di attività commerciali presenti nella zona, trovate dagli agenti sprovviste appunto dei requisiti essenziali per poter operare. Tali pratiche giacciono da tempo presso il comando dei Vigili ed io voglio appunto interrogare le persone in indirizzo, e in maniera specifica il comandante Sciaudone, cosa intendono fare in relazione a quanto fin qui esposto. Ovvero, nello specifico, se il comandante intende dare normalmente corso a quelle 200 pratiche già espletate da chi lo ha preceduto oppure se vuole fare altrimenti, rischiando finanche l'Omissione di

Atti d'Ufficio! Inoltre, sembra che il Sindaco voglia proporre nei 706 ettari una sorta di “periodo di non belligeranza” nel quale le autorità non dovrebbero fare alcunché in attesa che si definisca la controversia generale sui 706 ettari che, nelle parole di Di Fiori, potrebbe avviarsi a conclusione in


tempi ragionevoli. A parte che la causa dell'Uso Civico va vanti da circa 100 anni e quindi chi può dire quanto ancora durerà, magari altri 100? Dopo la sentenza del 1989 di Cassazione i 706 ettari sono tornati a Sforza Cesarini e con gravame di Uso Civico privato, ma nel frattempo i nobili avevano tutti rinunciato all'eredità e quindi lo Stato aveva incamerato i loro beni ma con riserva. Infatti se nei 706 ettari oggi viene effettuata una Visura la stessa esce con la proprietà a carico dello Stato. Pertanto, forse, sarebbe meglio procedere a far togliere tale riserva e far passare i 706 ettari in via definitiva allo Stato, per poi adoperarsi con gli atti consequenziali presso l'Agenzia del Demanio per addivenire ad una successiva alienazione dei terreni in favore degli occupanti. In ogni caso, se si intende procedere adesso con una “manica larga” in favore degli occupanti le terre dei 706 ettari allora bisognerebbe allentare la pressione ed i controlli urbanistici anche nel restante territorio per non creare disparità di trattamento tra chi ha operato nella totale illegalità e chi, invece, si è mosso all'interno del PRG e pagando quanto dovuto di tasse al comune. Ovvero non è possibile procedere con un occhio solo, e magari anche chiuso, per gli occupanti i 706 ettari, perché là ci sono pure tanti parenti, mentre poi si è subito pronti ad intervenire per andare ad abbattere persino la cuccia del cane nel resto del territorio. I cittadini non possono essere considerati dal comune di serie A di B o addirittura senza classificazione. In definitiva lo scrivente chiede alle autorità in indirizzo il ripristino della legalità in questa parte del territorio, che vengano eseguiti i dovuti controlli commerciali e urbanistico-sanitari per porre fine a decenni di abusi disinvolti e alla creazione ultima di mini campi rom. Questa terra di nessuno deve tornare sotto il controllo delle autorità prima che possano generarvisi anche problemi di ordine pubblico.


Caos dei 700 ettari: il consigliere Tantari alla carica

ARDEA

di Roberto Matricardi

dossier informare n. 06-07/2013 • 28 GIUGNO

Nel corso di una recente seduta consiliare il consigliere Umberto Tantari, della Lista per Abate Sindaco, ha presentato una dettagliata interrogazione in merito alla grave situazione urbanistico-commerciale e di ordine pubblico nei famigerati 706 ettari delle Salzare. Indirizzata al dirigente dell’area tecnica, all’assessore agli usi civici, al comandante della Polizia municipale e al delegato alla medesima, la dura e coraggiosa istanza di Tantari solleva per la prima volta, dopo oltre 40 anni, il coperchio sulla enorme problematica relativa ai 706 ettari, oggi ancora terra di nessuno gravata da uso civico privato. Sotto il profilo della proprietà, ha rilevato il consigliere, dopo la sentenza del 1989 di Cassazione, su quelle terre vi è oggi un gravame di uso civico privato ma non più a carico degli Sforza Cesarini, antichi proprietari del feudo di Ardea, in quanto questi ultimi hanno tutti rinunciato all’eredità giacente. In virtù di tale rinuncia lo Stato ha avanzato richiesta di trascrizione a patrimonio, pratica questa ancora in corso di definizione e contenente una riserva ma sufficientemente in essere da consentire la presenza, in visura catastale, dello Stato come proprietario dei terreni nei 706 ettari. Ed in proposito Tantari ha allegato alcune visure. Da una assegnazione provvisoria iniziale in quote di 3 ettari ai naturali di Ardea, ha evidenziato il consigliere, siamo poi passati in maniera del tutto irregolare alla vendita in porzioni da parte degli asse-

Coraggiosa, anzi, temeraria interrogazione consiliare di Umberto Tantari sull’illegalità diffusa nella terra di nessuno. 706 ettari occupati ed edificati senza titoli di proprietà...

gnatari di quanto a loro assegnato. «Naturalmente non vi furono rogiti o passaggi notarili di alcun tipo, in quanto nessuno aveva titolo di proprietà, ma soltanto una vendita dei diritti di uso civico su semplici e privati pezzi di carta, privi di alcun valore giuridico e di legittimità». Ergo, i naturali di Ardea si sono venduti terreni di cui non erano proprietari, oltretutto frazionandoli illegalmente fino ad arrivare, non plus ultra, alla vendita o sub vendita di mini piazzole da 50-60 mq per ospitare i mezzi dei rom, con conseguenti problemi anche di ordine pubblico. Ma non basta. «Fin dall’epoca si è subito proceduto - sottolinea Tantari - con l’edificazione selvaggia della zona, in totale spregio alle vigenti normative in materia urbanistica. Così, senza essere proprietari di nulla gli occupanti ci hanno edificato sopra: dalle baracche alle villette, alle abitazioni di lusso con piscina, ai capannoni industriali, alle attività economico-commerciali e quanto altro l’immaginazione possa concepire - e ancora - i manufatti realizzati nei 706 ettari, tutti e senza eccezioni, sono sprovvisti di qual-

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sivoglia requisito: non ci sono i titoli di proprietà; non ci sono i permessi urbanistici; non ci sono gli scarichi in fogna; non ci sono le autorizzazioni sanitarie; insomma non c’è niente di niente che possa anche lontanamente far pensare alla legalità». Tale disdicevole pratica è ovviamente ancora in corso e per decenni gli occupanti hanno continuato e continuano con la compravendita dei terreni, a costruire e a esercitare le proprie attività su ciò che non è di proprietà. A supporto di quanto espone Tantari allega anche un interessante parere urbanistico della Regione Lazio, Dipartimento del territorio prot. 109142 del 31/07/2006, nel quale i dirigenti Marina Ajello e Paolo Ravaldini attestavano che: “La sanatoria edilizia straordinaria introdotta nel 2003 non trova applicazione per le aree demaniali e per quelle gravate da uso civico, infatti la legge 326/03 art. 32, comma 27, lettera g elenca tra le cause ostative al condono edilizio le opere abusive che siano state realizzate nei porti e nelle aree appartenenti al demanio marittimo, lacuale e fluviale, nonché nei territori gravati da diritti di uso civico”. Tra l’altro, tale norma è stata giudicata legittima anche dalla Corte costituzionale con sentenza n. 70 del 2005 con la quale aveva respinto un ricorso della Regione Marche fondato sulla presunta lesione della competenza legislativa regionale di cui all’art. 117, comma 4 della Costituzione. Detto in altri termini, spetta solo al legislatore statale definire l’ampiezza massima del condono edilizio, limite non valicabile dalle Regioni. Secondo l’Avvocatura generale dello Stato,

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inoltre, parere allegato alla sentenza sopra citata, “L’esclusione dalla sanatoria degli usi civici trova giustificazione nella valenza prevalentemente ambientalista assunta dagli stessi”. Questo documento della Regione è dirompente, anche se in qualche modo i 706 ettari dovessero tornare ad essere uso civico collettivo (che era l’idea esposta dall’avvocato Lettera come ex incaricato del Comune di Ardea di occuparsene), infatti, in merito all’alienazione in favore degli occupatori di terreni già edificati di proprietà collettiva di uso civico i due dirigenti regionali attestano che “l’alienazione presuppone la legittimità delle opere realizzate, o in quanto conformi in origine alla normativa o perché già sanate in base ai condoni del 1985 e del 1994, stante la non sanabilità ai sensi della legge 326/03. Pertanto la sanatoria deve precedere l’alienazione, della quale costituisce presupposto di legge”. Questo significa che per poter alienare bisogna prima avere la concessione in sanatoria o comunque il permesso comunale. Nella sua interrogazione Tantari prosegue: «Il Comune e le Forze dell’ordine non hanno visto, potuto o forse addirittura voluto intervenire in merito a quanto stava abusivamente avvenendo proprio sotto i loro occhi e questo, in un paese civile, è del tutto inaccettabile. Come è possibile che le autorità in tanti anni non abbiano visto o sentito nulla in questo territorio? Perché è stato consentito il crearsi spontaneamente di migliaia e migliaia di manufatti abusivi?» Continua a pagina 20 --->


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dossier informare n. 06-07/2013 • 28 GIUGNO

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Caos dei 700 ettari: il consigliere Tantari alla carica E...State con noi 9ª edizione

<--- Prosegue da pagina 19 Come un’onda di tsunami Tantari incalza l’assise ricordando che qualche anno fa i Vigili urbani eseguirono circa 200 verbalizzazioni di attività commerciali ubicate nei 706 ettari, trovate dagli agenti sprovviste dei requisiti essenziali per poter operare. «Tali pratiche - afferma il consigliere - giacciono da tempo presso il Comando dei Vigili ed io voglio interrogare le persone in indirizzo, e in maniera specifica il comandante Sciaudone, cosa intendono fare in relazione a quanto fin qui esposto. Ovvero se il comandante intende dare normalmente corso a quelle 200 pratiche oppure se vuole fare altrimenti, rischiando finanche l’omissione di atti d’ufficio». Il consigliere si sofferma poi su un atteggiamento vagamente «permissivo» da parte del sindaco Di Fiori che sembra voglia proporre un «periodo di non belligeranza» nel quale le autorità non dovrebbero fare alcunché in attesa che si definisca la controversia generale sui 706 ettari che, a parere del primo cittadino, dovrebbe avviarsi a conclusione in tempi ragionevoli. I tempi in una causa di uso civico però non sono mai brevi, basti pensare che quella in corso è attiva dal 1927, quindi «Sarebbe meglio - osserva Tantari - procedere a far togliere la riserva da parte dello Stato affinché possa incamerare in via definitiva i 706 ettari e poi adoperarsi con gli atti consequenziali presso l’Agenzia del demanio per addivenire ad una successiva alienazione dei terreni in favore degli occupanti». Segue una precisazione piuttosto significativa: «Se si intende procedere adesso con una manica larga in favore degli occupanti le terre dei 706 ettari, allora bisognerebbe allentare la pressione ed i controlli urbanistici anche nel restante territorio per non creare disparità di trattamento tra chi ha operato nella totale illegalità e chi, invece, si è mosso all’interno del PRG e pagando quanto dovuto di tasse al Comune». «Ovvero - rincara la dose il consigliere - non è

possibile procedere con un occhio solo, e magari anche chiuso, per gli occupanti i 706 ettari, perché là ci sono pure tanti parenti, mentre poi si è subito pronti ad intervenire per andare ad abbattere persino la cuccia del cane nel resto del territorio». Tantari conclude il suo veemente intervento chiedendo alle autorità in indirizzo il ripristino della legalità in questa parte del territorio, che vengano eseguiti i dovuti controlli commerciali e urbanistico-sanitari per porre fine a decenni di abusi disinvolti e alla creazione ultima di mini campi rom. «Questa terra di nessuno - ha detto Tantari - deve tornare sotto il controllo delle autorità prima che possano generarvisi anche problemi di ordine pubblico». Si è trattato di un intervento davvero forte, ben documentato e preciso tanto da far rimanere ammutoliti i propri colleghi di opposizione, il sindaco e tutta la maggioranza ad eccezione di Volante, il quale ha riconosciuto a Tantari di aver ragione e di aver colto la problematica essenziale dei 706 ettari e si è augurato di poter lavorare insieme per far assumere le proprie responsabilità alla Regione Lazio nella risoluzione del caso. E’ la prima volta che in consiglio comunale viene presentata un’interrogazione sull’argomento così mirata e sostanziosa, recependo, tra l’altro, quanto questo giornale sta gridando da anni. Ora, dopo un intervento così storico, aspettiamo gli sviluppi futuri, intanto segnaliamo che il fascicolo in questione è già giunto al Comando Generale della Benemerita e alla Procura di Velletri, da qui o si aprirà un’inchiesta vera, con le conseguenti verifiche sul campo, oppure si cercherà come in passato di tirare a campare in attesa di tempi migliori. Questa volta però qualcosa potrebbe cambiare e in ogni caso va fatto un plauso a Tantari per aver avuto il coraggio e la determinazione necessari per affrontare scientificamente un problema antico e complesso come quello dell’urbanizzazione irregolare dei 706 ettari.

Summer Village 2013 ARDEA

Anche quest'anno torna il Summer Village, edizione 2013, dal 5 luglio fino al 25 agosto, dalle 18 a mezzanotte. La manifestazione si svolgerà sul Lungomare Tor San Lorenzo, nel terreno adiacente la Piccola Capri, e vi sarà allestito anche un parco giochi per bambini con musica ed intrattenimento per tutti ogni sera. Organizzata da Sergio Denaro, tel. 392 586 8085, oltre all'attività ludico-ricreativa sono previsti anche alcuni appuntamenti a carattere enogastronomico quali: La Sagra della Cozza, nei giorni dal 5 al 7 luglio; La Sagra delle Alici, dal 18 al 21 luglio; La Sagra del Fungo Porcino, dal 1 al 4 agosto; La Sagra del Pescato, dal 15 al 18 agosto. Tra gli artisti presenti: Alberto Farina, Sapuppo, Paolo Caiazzo, Tassone band, Enzo & Sal, Maryluna e Pamela.


La terra di nessuno DCR srl

Raffaele Di Costanzo

ANNO XX - N.04

26 APRILE 2013

COSTRUZIONI RISTRUTTURAZIONI RESTAURI Via del Parco 28A Tor San Lorenzo - Ardea Tel. e fax 06/910 100 42 RTM: 339/1558822

dal 1994

Ardea . Tor San Lorenzo . Pomezia . Torvajanica . Anzio . Lavinio . Nettuno

Si trova ad Ardea, si estende per 706 ettari, fra Tor San Lorenzo e la Banditella. Un tempo doveva diventare demanio civico... NETTUNO: IL NETTUNO BASEBALL RESTA SENZA SPONSOR

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el 2013, a due passi da Roma, c’è una zona che sembra uscita da un film surreale. La terra è di proprietà indefinita. Era del feudatario (sì, avete letto bene) Sforza Cesarini, poi doveva diventare demanio civico, quindi proprietà collettiva, ma tale procedura non fu mai ultimata. Dal 1989 è tornata ad essere di Sforza Cesarini, ma gli eredi hanno rinunciato all’eredità,

quindi lo Stato ha avviato (ma non completato) le procedure di acquisizione come eredità giacente. Nel frattempo un privato la rivendica e più di 2000 persone la occupano, senza averla mai comprata. E’ un intero quartiere completamente abusivo, sotto ogni punto di vista, dove ci sono capannoni, negozi, ville, case, baracche e di tutto di più. alle pagina 26 e 28

POMEZIA: LA FIORUCCI ANNUNCIA IL LICENZIAMENTO DI 250 LAVORATORI E LA SELEX CHIUDERÀ LA SEDE SELEX GALILEO

IL FUTURO DELLA SQUADRA PIÙ ‘SCUDETTATA’ D’ITALIA È MOLTO INCERTO NETTUNO: ULTIMI DUE CONSIGLI PRIMA DELLE ELEZIONI ARDEA: SE NON SI CUBA... NON È INTERESSANTE ARDEA: TERZA GIUNTA IN MENO DI UN ANNO POMEZIA: GLI 8 ANNI DEL MUSEO LAVINIUM ARDEA E ANZIO: DOPPIO CENTENARIO


700 ettari: futuro incerto fra bugie e prese per i fondelli 26

ARDEA

dossier informare n. 04/2013 • 26 APRILE

Nella penosa telenovela dei 706 ettari di ex quasi demanio civico, c’è qualche timida novità. Sta nascendo un Tavolo di lavoro conoscitivo, su iniziativa dell’Associazione Civiltà, presieduta dall’ex dirigente comunale Mauro Porcelli e con la sponda offerta dal presidente della commissione comunale trasparenza, Cristina Capraro. In pratica si tratta di reperire documenti, conoscere e comprendere l’argomento, individuare strategie risolutive e quindi divulgare e coinvolgere i cittadini interessati affinchè si possa spingere democraticamente le autorità competenti a prendere i provvedimenti del caso. «Vogliamo individuare e percorrere una strategia di legalizzazione progressiva - ha dichiarato Mauro Porcelli - affinché i 706 ettari smettano di essere la terra di nessuno e quanti vi hanno edificato o vi traggono sostentamento possano intraprendere la via della regolarizzazione. Vogliamo cercare un modo legale per evitare che chiusure e demolizioni, attualmente inesorabili, smettano di essere un colpo in canna, sempre pronto ad esplodere». A questa istituzione hanno aderito, a titolo gratuito, professionisti e consulenti, fra loro il consigliere comunale Luca Fanco, Enrico Roberti dell’Associazione Ardia Comunitas e abbiamo accettato di collaborare anche noi di dossier informare, che da 20 anni seguiamo il caso usi civici,

PER CAPIRE I 700 ETTARI

Cosa sono? E’ una tenuta di circa 706 ettari

Dove si trovano? Fra Tor San Lorenzo e Marina di Ardea e si estende dal fosso della Moletta fino al fiume Incastro e dalla via Litoranea fino al confine con Aprilia.

Si tratta di usi civici? No, per quanto comunemente tutti si riferiscano a questa tenuta come terre degli ardiesi, uso civico, usi civici, demani civici non si tratta di usi civici ma di terre private gravate da uso civico, come metà del territorio del Comune di Ardea.

Perché vengono chiamati demanio civico? Perchè fino al 1989, in virtù di un accordo provvisorio, nell’ambito della causa dell’uso civico, questa tenuta era destinata a diventare uso civico demaniale, cioè terra di proprietà collettiva. L’accordo prevedeva, in cambio di questa cessione alla collettività, che il resto dell’ex feudo di Ardea, vale a dire circa 3500 ettari (da Nuova Florida fino a Lido dei Pini, litorale incluso) già risultato gravato da uso civico, fosse liberato da tale gravame. Nel 1989 la Cassazione ha annullato definitivamente quell’accordo e tutte le terre, inclusi i 700 ettari, sono tornate ad essere terre private gravate da uso civico.

Perché sono un caso anomalo? Perchè la proprietà di queste terre è incerta e indefinita. Non sono terre comunali, non sono demanio civico, non sono di proprietà dell’ex feudatario Sforza Cesarini (avendo gli eredi rinunciato all’eredità). Lo Stato ne reclama la proprietà come erede dell’eredità giacente di Sforza Cesarini, ma ne ha bloccato la trascrizione in attesa della fine del contenzioso usi civici, la società La Fossa contesta tale acquisizione cercando di far valere un vecchio atto di compravendita.

Qual’è lo stato di queste terre? Le terre sono occupate da oltre 2000 persone, che vi hanno edificato abusivamente abitazioni e attività produttive, tutto senza aver mai avuto un titolo di proprietà. Tutte le costruzioni, ad oggi, sono insanabili. Questo significa che l’intera tenuta dei 706 ettari andrebbe liberata da cose e persone, chiudendo ogni attività produttiva e commerciale e demolendo ogni manufatto edificato.

Chi sono gli occupanti? In origine, quando si pensava che la tenuta sarebbe diventata demanio civico, i 706 ettari furono divisi in quote demaniali, inalienabili e inedificabili. Tali quote furono provvisoriamente assegnate dalle autorità competenti alle famiglie di Ardea per coltivarle. Ben pochi le gestirono come tali, mantenendole agricole, indivise e immutate. I più le hanno illegalmente edificate, spezzettate e cedute dietro compenso a terzi, tutto esentasse. I nuovi occupanti sono giunti anche a mini frazionamenti, vendendo perfino pezzetti di 100 mq ai nomadi, che hanno così creato un tranquillo e discreto campo Rom.

Fosso della Moletta

2013

T.S.Lorenzo

Via d. Gattopardo

Via Litoranea Fossignano

Via d. Salzare

Fiume Incastro

Via Laurentina

Banditella

di cui i 706 ettari sono l’ultima e intricata propaggine. E’ stata convocata apposita riunione conoscitiva della commissione trasparenza, che si svolgerà il 23 aprile, mentre questo giornale sarà in stampa, chiedendo e ottenendo la partecipazione dell’avvocato Lettera, ex responsabile del caso eredità giacente Sforza Cesarini per conto dell’Avvocatura Generale dello Stato, e che, dopo il pensionamento, è stato incaricato dal Comune di individuare una soluzione al problema dei 706 ettari. Si tratta, quindi, di un professionista indubbiamente qualificato e informato, tecnicamente in grado, se vuole, di sviscerare il caso e farlo comprendere fino in fondo. Di questa riunione vi racconteremo nel prossimo numero. Per ora segnaliamo che il Comune continua a far circolare voci di accordo necessario e risolutivo con Sforza Cesarini e che c’è stato un incontro informale con il prefetto per chiedere una tregua, un congelamento delle attività di controllo sugli esercizi commerciali nei 706 ettari. A prescindere da altre considerazioni, ci limitiamo ad evidenziare che la tregua, senza una strategia e senza un protocollo ufficiale scritto, è qualcosa che non ha peso ne sostanza. Se il comandante dei vigili ha delle pratiche e le ferma così, perchè il sindaco dice che il prefetto gli ha detto... rischia la denuncia per omissione d’atti d’ufficio o addirittura per favoreggiamento. Ci vuole una conferenza di servizi con Regione, Comune, Prefettura, Polizia municipale, commissario usi civici, Avvocatura dello Stato e forze dell’ordine... da cui esca fuori un pezzo di carta che stabilisca il piano di legalizzazione progressiva, con atti scritti che forse avrebbero addirittura bisogno di qualche legge deroga... Si deve mirare prima alla definizione della proprietà, quindi al passaggio della proprietà agli occupanti, poi al pagamento dell’uso civico, successivamente alla regolarizzazione urbanistica e commerciale. Non è una roba semplice e non è certo qualcosa di rapido. Per ora ci concentriamo sul discorso proprietà. Finchè qualcuno non ci dimostra il contrario, restiamo fermi a quanto diceva l’avvocato Lettera per conto dell’Avvocatura dello Stato nel reclamo del 10 agosto 2006 (lo trovate su facebook cercando la pagina dossier.informare). Quei 706 ettari stanno per diventare dello Stato come eredità Sforza Cesarini a cui gli eredi hanno rinunciato. Manca solo una riserva da sciogliere ed è connessa con l’eventualità che nel contenzioso usi civici il commissario possa accettare la richiesta di canone inverso presentata dal Comune (pagina 10 del documento). Questo dice l’atto, citando ordinanza del Tribunale di Roma del 22.06.2006 procedimento sez.V RG 78128/93. Allora, se secondo il tribunale il problema è questo, facciamo che il Comune si rimangia quella richiesta e lo comunica ufficialmente al commissario, all’Avvocatura dello Stato e al proprio avvocato nel contenzioso... facile no? Con la mia palla di vetro vi dico che assai probabilmente NON lo farà, perchè sospetto che il Comune voglia proprio procedere con il canone inverso, mettendo in piedi un altro terrificante papocchio giuridico. Il canone inverso è la possibilità di acquisire tutte le terre gravate da uso civico a patrimonio comunale

Marina di Ardea

Via Campo Selva

dando al feudatario un compenso in soldi. E’ stato richiesto come soluzione per tutto l’ex feudo di Ardea. Ora, se venisse accettato, immaginate: 4500 ettari di terre private ed edificate con PRG diventerebbero comunali (e inedificabili); 50.000 rogiti notarili e concessioni edilizie annullate; PRG annullato; decine di migliaia di denunce per truffa con richieste di risarcimento danni al Comune ed esposizione dell’Ente per centinaia di milioni di euro... il Comune dovrebbe anche dare un canone multimilionario a Sforza Cesarini, che non c’è più, quindi dovrebbe darlo allo Stato come suo erede... e tutto questo casino per diventare proprietario anche dei 706 ettari... pazzesco... surreale... ma nel contenzioso usi civici il Comune ha fatto anche di peggio, in passato, quindi quando non si rimangiano i documenti papocchio... c’è sempre un perchè... (Silvia Matricardi)

RICONOSCERE LE BUGIE

Il Comune darà le terre gratis. Il Comune non è proprietario dei 706 ettari e non ha poteri decisionali sulla proprietà di queste terre.

Pagando la liquidazione dell’uso civico si compra la terra. Anche pagando la liquidazione dell’uso civico la proprietà non cambia. E finchè resta indefinita non c’è modo né di togliere l’uso civico né di acquisire la proprietà.

Pagando l’alienazione dell’uso civico si risolve. Dal 1989 le terre non sono più demanio civico, e anche prima non lo erano davvero (era un accordo provvisorio) solo sul demanio civico si può procedere all’alienazione in favore dell’occupante, dietro pagamento e mediante apposita procedura sottoposta al vaglio della Regione Lazio. Ma quelle terre non sono demanio civico quindi parlare di alienazione non ha senso. Facendo un accordo fra Comune e Sforza Cesarini si risolve tutto. Il Comune non è proprietario dei 700 ettari e neanche gli Sforza Cesarini sono più proprietari. Qualsiasi cosa concordino questi due soggetti il problema della proprietà resta assolutamente intatto.

Il commissario degli usi civici risolve tutto. Il commissario degli usi civici non è onnipotente. I suoi poteri sono attualmente limitati a: 1) stabilire, anche senza rivendicazioni, se ci sono diritti di uso civico (fatto), su quali terre si trovano (fatto), quali tipi di uso civico sono (fatto) e quanto valgono (fatto); 2) proporre un accordo tra le parti per la loro cancellazione, dietro congruo compenso in favore della collettività (fatto). Per quanto riguarda il contenzioso usi civici di Ardea, iniziato nel 1927, il commissario ha già esaurito tutto il suo da farsi. Potrebbe proporre altri tentativi di accordo tra le parti, ma ogni mossa possibile rischia il pantano giuridico, perchè dei 4300 ettari coinvolti nel contenzioso, 706 sono di proprietà ignota e indefinita, tutto il resto è stato regolarmente venduto a migliaia di persone. In questa marea di proprietari ce ne sono molti che, nel frattempo, hanno liquidato l’uso civico, quindi le terre gravate sono sempre di meno...


La ‘bomba’ delle attività commerciali nei 706 ettari 24

ARDEA

Circa due anni fa il corpo di Polizia locale eseguì una serie di verifiche sulla legittimità, sanitaria, urbanistica e commerciale, di oltre 200 attività site lungo la via Laurentina e ricadenti all’interno dei famigerati 706 ettari delle Salzare. L’esito del controllo fu pressoché scontato: tali esercizi, tra cui negozi, ristoranti, capannoni artigianali e quant’altro, risultavano sprovvisti dei requisiti minimi per poter rimanere aperti al pubblico. La spinosissima questione torna alla ribalta in questi giorni, perchè a quegli accertamenti dovrebbero seguire degli atti derivanti, atti tenuti congelati da due anni... perchè quelle 200 attività risultano da chiudere, con tutte le conseguenze sociali del caso.

LA NATURA DEL PROBLEMA. Queste terre, che si estendono, per circa 706 ettari, da Tor San Lorenzo (Fosso della Moletta) fino alla rotatoria di via Campo Selva e dalla via Litoranea fino a sotto la Rocca, sono al centro di una complicatissima controversia legale che dura da circa un secolo. Già... è roba iniziata prima della Repubblica italiana.

dossier informare n. 03/2013 • 22 MARZO

In estrema sintesi si trattava della quota destinata a diventare demanio civico per affrancare 3.500 ettari di terre private gravate da diritti di uso civico. Era un’affrancazione per scorporo (terra in cambio di terra) di diritti di uso civico rivendicati nel 1927 sull’ex feudo Sforza Cesarini per un’estensione pari a circa la metà dell’attuale Comune di Ardea. Questa demanializzazione non fu mai perfezionata, ciò nonostante il quasi demanio civico fu assegnato in quote argo-silvo-pastorali ad un certo numero di abitanti di Ardea. Il tutto in via provvisoria, in attesa di giungere alla conclusione del contenzioso. Si trattava di quote di circa 3 ettari ognuna da usare (senza proprietà) esclusivamente con finalità agricole, non vendibili, non cedibili, non edificabili, non frazionabili. Tutto questo perchè sono state assegnate in uso in quanto demanio civico. Alla fine degli anni ‘80 il contenzioso ha un colpo di scena: lo scorporo viene annullato dalla Cassazione (in quanto mai perfezionato), i 706 ettari cessano di essere quasi demanio e tutta la tenuta di 4.500 ettari torna ad essere terra privata gravata da uso civico, il quale uso civico è da togliersi pagando soldi e non più dando terra in cambio di terra. La questione è complicata e ingarbugliata, ma per quanto riguarda i 706 ettari... pure peggio... Quella terra ridiventa nominalmente di proprietà del feudatario, che tenta di far valere un atto di vendita nei confronti di una società di cui è amministratore un suo dipendente storico di fiducia. Allo stesso tempo tutti gli eredi del feudatario rinunciano all’eredità. Lo Stato, come legge prevede, diventa erede. Quindi abbiamo uno stato giuridico del tipo che: la terra è sicuramente di proprietà di qualcuno, ma questo qualcuno NON è il Comune e NON sono gli occupanti. Questo qualcuno è: o lo Stato come erede del feudatario, oppure la società La Fossa che sostiene di aver comprato tutto, quando il feudatario era in vita. Sul di chi sia la proprietà c’è un contezioso intrecciato con quello generale degli usi civici, attualmente entrambi in fase di stallo. In più la terra è gravata da uso civico privato, da togliersi pagando soldi al Comune. Tutto questo marasma ha reso l’intera zona una sorta di ‘terra di nessuno’, dove tutto e tutti si sono sentiti nella possibilità e nel diritto di fare ciò che hanno voluto. La maggior parte degli assegnatari di

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queste quote nei 706 ettari, infatti, non sono stati lì fermi e buoni a fare i contadini. Hanno edificato abusivamente case, baracche, ville, capannoni, piscine e di tutto di più. Hanno frazionato, sporzionato e ceduto in cambio di soldi pezzi e pezzetti di terra. Ceduto e non venduto, perchè non era possibile rogitare con atto notarile, ma solo firmare un foglio di carta tra privati, con scritto cessione del possesso oppure cessione dei diritti di uso. In questo caso carta straccia, priva del valore legale di passaggio di proprietà. Transazioni di denaro senza coinvolgimento del fisco. Costruzioni abusive non sanabili (inedificabilità assoluta) su terre di proprietà altrui che venivano detenute a scopo di uso agricolo. Si stima che ci siano almeno 2.000 persone ad abitare questi nuclei di edificazione selvaggia, completamente privi di servizi. Ci sono anche decine e decine di attività produttive e commerciali, che mai avrebbero dovuto aprire ed operare su tali terre, eppure sono lì... attive da decenni. Spesso ben visibili, sulla strada principale. Attività che non possono avere regolarità urbanistica, che non possono avere un titolo di proprietà del suolo e neanche un titolo valido di possesso, così come non possono avere allacci alla pubblica fognatura, e non potrebbero avere neanche allacci di elettricità e gas. Sono queste le verifiche di cui si parla in questi giorni come di una bomba pronta ad esplodere. Perchè la verità nuda e cruda è che tutto ciò che di edificato si trova nei 706 ettari, oggi come oggi, va raso al suolo. Ogni attività va chiusa ed ogni abitazione sgomberata. LE COLPE DEL COMUNE. Il Comune ha ciurlato terribilmente nel manico per tutta la causa degli usi civici, dimenticanto di controllare cosa succedeva nei 706 ettari. Se il Comune e le autorità preposte avessero adeguatamente vigilato, avrebbero potuto e dovuto fermare il frazionamento e l’edificazione selvaggia di questa area, impedendo che vi sorgesse la città di nessuno che oggi tutti possono vedere, con attività, ristoranti, capannoni, ville, baracche e accampamenti rom. Con questo becero sistema si è infatti arrivati alla vendita persino di micro porzioni di 100 mq di terreno ai rom per impiantarci le roulotte. Una favela dietro l’angolo dove nessuno osa mettere piede. Le istituzioni per decenni sono state latitanti, omissive e miopi rispetto a

quanto urbanisticamente accadeva in quest’area e rispetto ai continui cambi di possessori dei terreni a seguito delle vendite improprie. E non si accampino scuse giustificative. LA REALTÀ NUDA E CRUDA Ripristinare la legalità oggi, sic et simpliciter, significa far chiudere e demolire tutto ciò che è stato edificato nei 706 ettari. Punto. Se il Comune decidesse di smettere di prendere i cittadini per il culo, cosa che fa da decenni per quanto riguarda i 706 ettari (millantando di avere in tasca soluzioni indolori e giuridicamente assurde), dovrebbe anzitutto riconoscere questo casino e la sua non competenza, come dato di fatto. Passaggio successivo è chiedere il supporto del prefetto, della Regione, dello Stato, dell’avvocatura dello Stato e del commissario per gli usi civici. Tutte queste istituzioni, ciascuna per le sue competenze, dovrebbero mettere nero su bianco come stanno le cose e stabilire una via di uscita tesa al ripristino progressivo della legalità. Ulteriore passo è definire la proprietà, cercando di agevolare lo Stato. Una volta diventato demanio statale (che non c’entra nulla col demanio civico) individuare un procedura agevolata per vendere agli occupanti. Fatto questo, detti occupanti, divenuti proprietari, possono pagare l’uso civico, come avvenuto sul resto del territorio. Allora, e solo allora, definita la proprietà, pagata la terra e pagato l’uso civico, si può procedere con una sanatoria urbanistica, per quanto possibile. Si tratta comunque di una ipotesi di strategia di uscita in deroga alle leggi esistenti, per questo è necessario che le istituzioni la concordino. Se non lo fanno, lo stato di fatto, nudo e crudo, è e resta che bisogna chiudere tutto, demolire tutto e sfollare tutti. Anche se dovessero rinsavire e imboccare questa strada, non si tratta di dare le terre gratis e neanche di darle a due soldi. Chi lo sostiene mente e prende (ancora) per il culo i cittadini. Al momento di andare in stampa non sappiamo se il Comune stia procedendo con l’operazione di accertamento e poi eventuale chiusura delle molte attività commerciali e imprenditoriali ricadenti nei 706 ettari, già verbalizzate due anni fa. In caso affermativo ci saranno ovvi problemi di ordine pubblico e conseguentemente di instabilità per l’amministrazione. Roberto Matricardi - Silvia Matricardi


Protocollo segreto DCR srl

ANNO XIX - N.05

25 MAGGIO 2012

Raffaele Di Costanzo

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Ardea . Tor San Lorenzo . Pomezia . Torvajanica . Anzio . Lavinio . Nettuno

Ardea: strani movimenti sulla spinosa vicenda dei 700 ettari di ex-quasi-demanio

l 21 aprile scorso il Comune ha firmato un protocollo di intesa con la società La Fossa. Riguarda i 700 ettari della tenuta Le Salzare, quella zona ex quasi demanio civico dove è ignota sia la natura giuridica del suolo sia la proprietà, e dove insistono circa 3.000 occupanti, oltre a centinaia di edifici abusivi. Tutta l’area dovrebbe diventare di proprietà statale, prima o poi. Il protocollo è stato presentato come una fantastica mandrakata che avrebbe consentito, a fronte di una certa compensa-

zione in edificabilità fuori da quei 700 ettari in favore degli Sforza Cesarini-La Fossa, di risolvere ogni problema esistente nella zona, portando acqua, fogne, strade, parchi e regolarizzazione della proprietà. Il protocollo non è stato fornito alla stampa, neanche dietro espressa richiesta e, contrariamente a quanto annunciato, non è stato reso disponibile online sul sito del Comune. Già solo per questo la faccenda puzza di ambiguità... alle pagine 17 e 18

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007 ettari: il protocollo segreto dossier informare n. 05/2012 • 25 MAGGIO

ARDEA

Il 21 aprile scorso il Comune ha firmato un protocollo di intesa con la società La Fossa. Riguarda i 700 ettari della tenuta Le Salzare, quella zona ex quasi demanio civico dove è ignota sia la natura giuridica del suolo sia la pro700 prietà, e dove ci sono circa ETTARI 3.000 occupanti, oltre a centinaia di edifici abusivi. Tutta l’area dovrebbe diventare di proprietà statale, prima o poi. Il protocollo è stato presentato come una fantastica mandrakata che avrebbe consentito, a fronte di una certa compensazione in edificabilità fuori da quei 700 ettari, in favore degli Sforza Cesarini-La Fossa, di risolvere ogni problema esistente nella zona, portando acqua, fogne, strade, parchi e regolarizzazione della proprietà. Il protocollo non è stato fornito alla stampa, neanche dietro espressa richiesta e, contrariamente a quanto annunciato, non è stato reso disponibile online sul sito del Comune. Già solo per questo la faccenda puzza di ambiguità. Abbiamo comunque provato a capire qualcosa in più su questo protocollo segreto intervistando l’avvocato Francesco Lettera, da poco nominato difensore del Comune nella causa degli usi civici, in precedenza membro dello staff dell’Avvocatura dello Stato che si occupava dell’acquisizione dell’eredità ex Sforza Cesarini come bene statale. Ci ha risposto in avvocatese, ma qualche spunto di riflessione è emerso. L’intervista è disponibile online in forma integrale (www.informareonline.it sezione dossier di Silvia Matricardi

informare), qui ne proponiamo un estratto. – Lo Stato (l'Agenzia del Demanio) quale erede dell'eredità giacente ex Sforza Cesarini non risulta menzionato tra i soggetti partecipanti all'intesa. Se questo è vero come è possibile che l'Ente che rivendica la proprietà del suolo in questione e che ne ha effettuato la trascrizione al proprio patrimonio “con riserva” non partecipi ad una tale trattativa e che la stessa risulti poi efficace e risolutiva del problema? • (...) erano e sono pendenti due cause principali, la prima innanzi al Giudice Commissariale (RG n. 15/1990) (*3) sulla qualità del compendio scorporato e l’altra, innanzi al Tribunale di Roma, sulla eredità giacente; (...) (*4). Nel secondo processo - quello sulla eredità giacente - l’Autorità Giudiziaria chiamò, come per legge, l’Amministrazione dello Stato quale erede necessario. Tuttavia, se per il compendio Le Salzare venisse accertata la legittimità dello scorporo - in tutto o in parte - e quindi la sua natura di demanio collettivo di Ardea, verrebbe meno la questione dell’eredità giacente (*5). Il Comune di Ardea (...) ha affidato all’Avvocato Francesco Lettera il patrocinio nella causa innanzi al Commissario per la liquidazione degli usi civici (RG 15/1990); il medesimo legale, (...) si è costituito nel predetto giudizio commissariale ed ha formulato istanza di remissione della causa sul ruolo. La memoria è stata formulata, per quanto possa ed occorra, anche nei confronti (...) di tutte le altre parti costituite nel predetto giudizio. Il Protocollo d’Intesa sottoscritto il 21 aprile 2012 è stato depositato presso la Cancelleria Commissariale il 24

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aprile 2012, insieme alla istanza della notifica per pubblici proclami della comunicazione dell’udienza di riapertura del processo (...). E’ anche evidente che non c’è conflitto alcuno fra gli interessi pubblici che fanno capo al Comune di Ardea, alla Regione Lazio ed allo Stato, i quali concorrono, o per la dichiarazione di demanio collettivo (*6), o in via condizionata della declaratoria di eredità giacente (...). – Nel protocollo non emerge il coinvolgimento del commissario agli usi civici del Lazio, Fioretta Rolleri. Come è possibile che non sia stato incluso il soggetto in grado di inficiare di nullità ogni cosa, nella malaugurata ipotesi che dichiari tutta l'ex tenuta Sforza Cesarini (cioè 4300 ettari, pari a mezzo territorio del comune di Ardea con un parte di quello di Aprilia), accettando l'infelice proposta del Comune di Ardea di applicare il canone inverso nel procedimento sulla definizione degli usi civici ad oggi ancora pendente? • E’ evidente, come sopra documentato, che il Giudice commissariale è costantemente a conoscenza di tutto; né potrebbe essere altrimenti. Quanto alla parte della domanda sulla “infelice proposta del Comune di Ardea”, si fa presente che in quel giudizio il Comune era ed è rappresentato da altro legale; comunque si ha ragione di ritenere che la frase sul pagamento del canone a favore di Sforza Cesarini, sia una imprecisione dell’ordinanza del Tribunale di Roma e non del legale, proprio perché davanti al Commissario si discute della liquidazione degli usi civici per scorporo (*7). – Il Comune di Ardea ha mai ritirato la richiesta di applicazione del canone inverso nel giudizio pendente dinanzi al commissario Rolleri?

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• Nel giudizio innanzi al Commissario per la liquidazione degli usi civici non risultano domande di canone inverso proposte dall’allora legale del Comune di Ardea (*8). – Se tale incognita sull'applicazione del “canone inverso” impediva allo Stato la definitiva trascrizione dei 700 ettari al proprio patrimonio, come è possibile che non sia legalmente di ostacolo ad altri accordi stragiudiziali? • L’istanza dello Stato di trascrivere l’eredità giacente è stata fatta con riserva a causa della imprecisione del provvedimento del Tribunale di Roma di dichiarazione dell’eredità giacente (...). – Per effetto del protocollo di intesa a quale soggetto detentore della proprietà del suolo i cittadini occupanti (assegnatari o meno, a suo tempo, di ciò che si riteneva essere un demanio civico) si dovrebbero rivolgere per attivare le procedure di acquisizione della proprietà del suolo? • Qualsiasi domanda, per qualsiasi area occupata, va documentata e rivolta, da ciascun cittadino interessato, al Comune di Ardea. Ogni domanda sarà esaminata anche dal difensore del Comune, e saranno fornite a ciascun interessato tutte le istruzioni indispensabili (*9). – Come è possibile parlare di riqualificazione urbanistica in assenza di una precisa definizione della proprietà del suolo? • (...) la legge urbanistica consente al Comune di disporre con Variante al Piano Regolatore, la destinazione urbanistica dell’intero compendio, e quindi di tutti i 706 ettari, siano essi di demanio collettivo o di proprietà privata; (...). Su questo punto il Protocollo d’Intesa documenta l’unanimità di tutte le parti che lo hanno sottoscritto (10*). Continua a pagina 18


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Segue da pagina 17

007 ettari: il protocollo segreto

---- note ---(*3) Il giudizio pendente davanti al commissario per la liquidazione degli usi civici non riguarda la qualità del compendio scorporato, ma stante la già avvenuta definizione della tipologia ed estensione degli usi civici nel territorio, sta stabilendo come liquidarli, ed ha da poco acquisito che una parte dei cittadini ha già proceduto per liquidazione. In precedenza aveva chiarito che lo scorporo non è più praticabile. L’accordo di scorporo è quello cassato nel 1989, riportando i 700 ettari ad essere terre private gravate da uso civico come il resto del territorio. O l’avvocato si confonde o esistono due contenziosi davanti al commissario per gli usi civici. (*4) Rileggete la domanda. Gli abbiamo chiesto perchè lo Stato non è incluso nel protocollo di intesa, visto che rivendica di essere il proprietario dei 700 ettari. (*5) Chiaro. Se i 700 ettari non sono di Sforza Cesarini lo Stato non li rivendica e corrisponde a quanto scrive lo stesso avv. Lettera a pagina 10 del reclamo ex art. 113 ter, datato 10.08.2006: «Poichè il Comune di Ardea chiede, tra l'altro, l'attribuzione delle terre al Comune, con il pagamento del canone a favore di Sforza Cesarini, ai sensi dell'art. 7 della legge 1766/27, evidentemente l'accoglimento di tale domanda comporterebbe l'assegnazione in proprietà a quel Comune dei terreni rivendicati dalla Fossa srl nel presente procedimento, onde è evidente la natura pregiudiziale della definizione di esso. PQM visto l'art 295 cpc SOSPENDE il presente procedimento sino alla definizione di quello sopra menzionato pendente dinanzi al Commissario agli usi civici del Lazio». Qui, però, si parla di canone inverso e non di scorporo. (*6) Demanio collettivo o demanio civico, cioè uso civico demaniale?

dossier informare n. 05/2012 • 25 MAGGIO

(*7) e (8*) Sta dicendo che il Tribunale si è sbagliato a scrivere, e che il Comune non ha mai chiesto il canone inverso. Quindi questo errore clamoroso non è stato mai segnalato ne è stata chiesta alcuna rettifica. Hanno scritto così ma intendevano dire che il problema è lo scorporo. (*9) Rivolgersi al Comune prima che sia definito una volta per tutte chi è il proprietario? (10*) Se davvero si cerca di far tornare i 700 ettari alla natura di demanio civico collettivo, una semplice variante al Piano Regolatore Generale non basta per fare nulla, come il caso di Guidonia ha dimostrato. Ci vuole un iter complicato e lungo che passa per la Regione Lazio. ---Questa storia ci sembra il solito pasticcio fumoso. Ricapitolando, abbiamo una terra che non si sa di chi sia, forse è dello Stato, forse è della società La Fossa, è certo solo che NON È del Comune, perchè non è mai stata davvero un demanio civico. Su questa terra ci sono degli occupanti che non hanno la proprietà del suolo e una serie di costruzioni abusive, anche commerciali e produttive. Il Comune per risolvere la quetione al di fuori di cause e contenziosi, anzichè metter su una conferenza di servizi con un tavolo interistituzionale fra tutte le parti coinvolte (Stato, Regione Lazio, Commissario usi civici, Prefettura, occupanti e la società La Fossa) per studiare tutti insieme la chiusura della storia, si accorda solo con La Fossa per (si dice) dargli cubatura in zona Torre. La mossa appare di scarsa utilità pratica. A parte far sorridere gli Sforza Cesarini sembra atta solo a far ritirare La Fossa dai contenziosi dove, secondo l’Avvocatura dello Stato, aveva in concreto ben poco da reclamare. Abbiamo girato le nostre perplessità

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anche all’avvocato Lettera, che ringraziamo per la disponibilità finora dimostrataci, e rimaniamo in attesa di sue eventuali delucidazioni. Ci aspettavamo qualcosa di più, in termini di chiarezza, da una figura di indubbio spessore professionale, nella quale ci eravamo imbattuti più volte, a livello documentale, nel corso dei 10 anni di studio e battaglie sull’argomento della truffa degli usi civici di Ardea. Forse l’avvocato non ha ricordato che stava interagendo con chi questa complessa e incancrenita storia la conosce abbastanza bene, avendola studiata, analizzata ed esposta per due lustri. Ricordiamo molto brevemente che si tratta del colpo caudale di un contenzioso che si trascina dal 1927, che riguarda mezzo territorio del Comune di Ardea. La vicenda aveva assunto i connotati di una truffa colossale per oltre 27.000 cittadini della fascia costiera, costretti a pagare cifre da capogiro per togliere dalle loro proprietà immobiliari un gravame che era stato occultato e non compariva al momento dell’acquisto effettuato con regolare rogito notarile, oltre che inficiare di nullità tutto il PRG vigente. Ci battemmo con forza e collaborammo con l’illuminato staff dell’Ufficio regionale usi civici e demani collettivi (tutti trasferiti dopo l’ottimo lavoro svolto) per la modifica della legge regionale, e la legge fu modificata dall’amministrazione Storace nel 2006. Sempre con lo staff regionale facemmo scrivere di pugno al dirigente la perizia unica da far adottare dal Comune di Ardea, per stabilire la quota minima di 20 centesimi al mq per togliere il gravame dalle terre private. Restava e resta la questione dei 700 ettari. Non sono demanio civico e non si sa di chi siano. Il punto è proprio questo.

Il nuovo consiglio comunale di Ardea

Massimiliano Giordani (Pdl) Riccardo Iotti (Pdl) Mauro Iacoangeli (Pdl) Franco Marcucci (Lista Eufemi) Luca Fanco (Lista Eufemi) Fabrizio Acquarelli (Cristiano Rif.) Francesco P. Corso (Cristiano Rif.) Alberto Montesi (Udc) Policarpo Volante (Udc) Alessandro Quartuccio (C. Nuove) Antonino Abate (sindaco non eletto) Mauro Giordani (Pd) Stefano Ludovici (Pd) Giancarlo Rossi (Pd) Umberto Tantari (Lista Abate) Cristina Capraro (sindaco non eletto)

ARDEA

«Auguro buon lavoro a tutti i consiglieri comunali e rivolgo loro le mie congratulazioni - ha dichiarato il sindaco Luca Di Fiori - ringrazio anche chi non è stato eletto per l’importante contributo di consensi apportato. Adesso dovremo metterci subito al lavoro tutti insieme per affrontare le problematiche più importanti della città. Rivolgo un in bocca al lupo speciale a Cristina Capraro, unica donna in consiglio comunale. Un ringraziamento particolare va infine al sindaco uscente per tutto quello che ha fatto per la nostra città. Essendo questa un’amministrazione con degli elementi di continuità, stiamo proseguendo la sua opera con una serie di abbattimenti di edifici abusivi sorti sul demanio».


706 ettari di caos assoluto 22

dossier informare n. 05/2013 • 24 MAGGIO

ARDEA

di Silvia Matricardi

Non sempre è possibile rimediare ad un pasticcio. Alcuni sbagli compromettono il resto. Pensate ad una casa, un errore nelle fondazioni prima o poi la farà crollare. Modifiche e contromodifiche sul resto, cioè su quello che è stato edificato sopra, non fanno che aggravare gli effetti del crollo. Anche far finta di niente non risolve. A questo pensavamo il 23 aprile, durante la riunione della commissione trasparenza che doveva esaminare il caso dei 706 ettari di ex quasi demanio civico, oggi terra di nessuno. Terra occupata, edificata e priva di servizi, oltre che contesa e giuridicamente incasinata. La riunione della commissione è stata sabotata. I membri di maggioranza, tranne Policarpo Volante, hanno fatto mancare il numero legale, come già avevano annunciato... e non se ne sono vergognati. La riunone è diventata quindi una conferenza stampa, e chi era presente (Associazione Civiltà, alcuni consiglieri comunali e giornalisti) ha potuto ascoltare le spiegazioni fornite dall’avvocato Lettera, ex incaricato dall’avvocatura dello Stato di seguire l’acquisizione dei 706 ettari a patrimonio statale (a seguito della rinuncia all’eredità da parte di Sforza Cesarini). In quel momento era anche l’avvocato del Comune, poi è stato cordialmente dimissionato, si dice proprio a causa della sua presenza alla riuione. Ma torniamo all’argomento in questione. Con le dichiarazioni di Lettera abbiamo scoperto alcune cose e ne abbiamo capite altre. Abbiamo scoperto che il Comune ha chiesto al commissario degli usi civici

la riapertura del contenzioso usi civici di Ardea, con l’obiettivo di rispolverare lo scorporo e recuperare così i 706 ettari come demanio civico. Nel fare questo era stato dato mandato all’avvocato Lettera di occuparsi solo dei 706 ettari, come questione distinta e separata dal resto. La tesi che avevano in mente era più o meno questa: il feudatario non c’è più, quindi non c’è controparte, ma lo scorporo, come pagamento, è stato fatto. Non essendo contestabile dalla controparte (vedi rinuncia all’eredità) ripartiamo da lì. Quindi facciamo una variante e prevediamo la sistemazione urbanistica, perchè il Comune può comunque farlo. Poi si procederà alla cessione delle proprietà con l’art. 8 con le alienazioni... e si cambierà la legge per far ottenere prezzi più bassi... E’ una strategia che ci sembra molto strampalata e pericolosa. I tempi del commissario degli usi civici non sono brevi ed ogni sua decisione è appellabile in 3 gradi di giudizio. La Regione ha più volte dichiarato che il contenzioso dell’uso civico ad Ardea è finito. I 706 ettari nascono dal contenzioso, come pagamento per la liberazione dal gravame dei rimanenti 3500 ettari di uso civico privato. Se nei 3500 ettari l’uso civico viene pagato in soldi, perchè lo scorporo è stato annullato, ci sembra impossibile isolare quei 706 ettari di quel pagamento di scorporo dal resto del territorio... ma ammettiamo che fili tutto liscio e si possa procedere in questo modo. Ci vorranno almeno una ventina d’anni fra pronuncia del commissario degli usi civici, ricorsi vari e piano di alienazione del demanio. A quel punto sarà possibile cedere le proprietà e quindi aprire le sanatorie. E che dire della variante

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urbanistica? Altra fesseria. Il demanio civico, finché è tale è NON EDIFICABILE. Se si fa una variante il demanio civico deve essere mappato come tale. Se la si fa prima che i 706 ettari tornino ad essere demanio civico, nel momento in cui questa cosa accadrà la variante decadrà di efficacia, perchè non considera il demanio civico come tale. E cambiare una legge? Non è roba che si ottiene dall’oggi al domani... noi ci abbiamo messo 12 anni a convincere la Regione Lazio a cambiare la legge 1/86, quindi ne sappiamo qualcosa. Abbiamo capito che resta un mistero il motivo per cui non si scelga di agevolare lo Stato a diventare proprietario dei 706 ettari come erede Sforza Cesarini... un’acquisizione con riserva a cui manca un soffio per diventare completa. Un soffio che secondo le carte è dovuto alla causa dell’uso civico, nel punto in cui il Comune di Ardea chiede il canone inverso (altra follia). Un soffio che secondo l’avvocato Lettera è dovuto alla mancanza di inventario dell’eredità giacente da acquisire. Fatto l’inventario si potrebbe ultimare. Alla domanda sulla questione del canone inverso l’avvocato ha dichiarato che non è quello il problema, si tratta di un errore nella scrittura della sentenza. Sarà pure un errore, ma è quello che c’è scritto... allora perchè non fare una delibera in cui il Comune di Ardea rinuncia al canone inverso e farla ricevere dal commissario, quindi produrla all’avvocatura chiedendo lo sblocco della procedura di acquisizione? Facciamocelo dire nero su bianco che il problema è un altro... ma no, il Comune non si muove e continua dei suoi incasinamenti mentali e burocratici. Rispol-

vera Sforza Cesarini, fa ipotesi di varianti urbanistiche, ammassa papocchi su papocchi e, soprattutto, dice una vagonata di fesserie... e nei fatti fa anche peggio. Nomina un avvocato nella causa dell’uso civico dandogli mandato solo per i 706 ettari, ma poi gli fa riaprire il contenzioso, che riguarda tutti i 4500 ettari... e non contento, revoca il mandato. Così adesso siamo con il contenzioso riaperto e senza avvocato. Fantastico. Sarà follia pura o sarà pazzia del compare, che rinsavisce quando je pare? Lo scopriremo in futuro. Ricordiamo che il commissario per gli usi civici è quella figura che non si è accorta che i terreni oggetto della disputa (4500 ettari) sono stati venduti dal 1947, quindi è andato avanti per oltre 60 anni senza la controparte... ha iniziato a sospettare qualcosa nel 2010 circa... ma per favore! Nel frattempo, mentre si fanno tutte queste chiacchiere, lo stato di fatto resta inalterato: attività produttive e costruzioni nei 706 ettari non hanno e non possono avere titoli di proprietà, nè di regolarità urbanistica, nè allacci in fognatura... è tutto da demolire e sgomberare... ci sono un bel mucchietto di ordinanze di chiusura, pratiche di demolizione a vari stadi e verbali di inottemperanza... che stanno lì... A fronte di questo stato drammaticamente incasinato, cosa fa l’amministrazione comunale? Aumenta il caos e gioca a nascondino. Un applauso... soprattutto ai consiglieri Massimiliano Giordani, Fabrizio Acquarelli, Riccardo Iotti, Franco Marcucci e Alessandro Quartuccio, organizzatori ed esecutori del boicottaggio della seduta della commissione trasparenza del 23 aprile.


Demolizioni nei 700 ettari... ma perchè sono terra di nessuno? 32

dossier informare n. 05/2011 • 20 MAGGIO 2011

ARDEA

Intervento all’alba, la mattina del 9 maggio, per la demolizione di due manufatti abusivi in località Monti di Santa Lucia, area ex Sforza Cesarini, una delle zone più a rischio del territorio. Si trattava di due immobili, di quasi 150 mq l’uno, disabitati. “Siamo a 43 demolizioni realizzate - ha dichiarato il sindaco Eufemi - quasi tutte con l’esclusivo supporto delle forze dell’ordine locali che ringrazio per la dedizione e l’impegno ed anche il coraggio posto nelle azioni attuate. Naturalmente, per portare avanti e completare la nostra battaglia a difesa della legalità, abbiamo bisogno del sostegno e della collaborazione di tutte le istituzioni ed organi superiori: stiamo operando con determinazione per gli esclusivi interessi della collettività”. Questa zona del territorio comunale, nota come i 700 ettari è un’anomalia giuridica e urbanistica clamorosa. Attualmente è intestata, con riserva, all’agenzia del demanio, cioè allo Stato, in quanto eredità del feudatario Sforza Cesarini alla quale tutti gli eredi hanno formalmente rinunciato. La riserva sulla trascrizione è connessa al contenzioso dell’uso civico, una causa iniziata nel 1927 e che probabilmente non finirà mai. In poche parole è terra quasi dello Stato e quasi di nessuno. Vediamo perchè, cercando di semplificare al massimo una delle vicende più complicate nelle quali ci siamo mai imbattuti. Nel 1927 gli abitanti dell’ex feudo di Ardea rivendicano l’esistenza di antichi diritti feudali di uso civico su tutta la tenuta dell’ex feudatario Sforza Cesarini. Inizia un contenzioso che non si è mai concluso. Una parte di queste terre, circa 700 ettari, cioè i famosi 700 ettari, viene sequestrata e provvisoriamente definita demanio civico (terre di di Silvia Matricardi

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proprietà collettiva di tutti i cittadini dell’ex feudo) e altrettanto provvisoriamente ripartita in quote enfiteutiche assegnate in uso alle famiglie per finalità agro-silvo-pastorali. Tutto ciò in previsione della liberazione da ogni gravame di uso pubblico delle rimanenti terre, con la procedura chiamata scorporo terra per terra. Tale step viene poi azzerato definitivamente dopo più di 50 anni, e nel frattempo è nato il Comune di Ardea, è stato urbanizzato il territorio e l’ex feudo è stato interamente venduto a migliaia di terzi ignari, tranne quei 700 ettari, da tutti ritenuti demanio civico, ma mai formalmente divenuti tale, in quanto erano terre di proprietà del feudatario, gravate da uso civico e solo provvisoriamente definite demaniali. Nei 700 ettari gli assegnatari delle quote quasi demaniali divenuti occupanti senza titolo delle terre di Sforza Cesarini, anzichè coltivare, frazionano, costruiscono, vendono, rivendono i diritti di uso con scritture private, affittano a nomadi, spezzettano, lottizzano, creando una delle zone abusive

insanabili più grandi del territorio. Si ipotizza che tali occupanti siano almeno 2000 persone. Nelle zone regolarmente urbanizzate e vendute a terzi con rogiti notarili esplode il problema dell’esistenza del gravame di uso civico privato e si attiva la procedura di liquidazione del gravame (pagamento di un riscatto in denaro in cambio della liberazione della terra privata dal diritto di uso civico), una procedura resa quasi indolore dalla legge regionale varata da Storace nel 2005 e l’unica in grado di riportare alla legalità il PRG, tutte le concessioni edilizie e tutti i rogiti notarili (era tutto nullo perchè sulle terre gravate da uso civico non si può costruire). Nel frattempo la causa dell’uso civico procede, o meglio non procede, come se nulla fosse accaduto. Gli eredi Sforza Cesarini rinunciano all’eredità, che viene avocata dallo Stato e, trascorsi gli anni di rito, trascritta al patrimonio demaniale con riserva. Perchè la riserva? Il motivo è interessante. Non è dovuta, come si pensa comunemente, alla controrivendica effettuata da una srl degli Sforza Cesarini, che vuol far valere una vecchia scrittura di compravendita dei 700 ettari, scrittura mai registrata e compravendita sulla quale non sono mai state pagate le tasse dovute. La riserva è riposta in un unico ma enorme dettaglio del contenzioso degli usi civici. Ad un certo punto, in quel contenzioso, il Comune di Ardea chiese di avvalersi del diritto al canone inverso, cioè tutte le terre dell’ex feudo (non solo i 700 ettari) da dichiarare demanio civico di proprietà collettiva, dando in cambio un canone in denaro al feudatario. Non sappiamo quale follia suggerì tale assurda richiesta, che annullerebbe tutti i rogiti notarili, il PRG, la regolarità di ogni costruzione

edilizia su mezzo Comune di Ardea e determinerebbe 27.000 senzatetto (nessuno sarebbe più proprietario di niente), aprendo una mole tale di contenziosi da seppellire ogni tribunale italiano. Comunque la richiesta è agli atti ed il magistrato degli usi civici non l’ha mai respinta. Pertanto potrebbe accoglierla. In tal caso i 700 ettari non sarebbero più eredità Sforza Cesarini e quindi lo Stato non potrebbe dichiararli di propria proprietà. Questo è il motivo della riserva. Basterebbe che il magistrato degli usi civici dicesse formalmente ‘non è praticabile ad Ardea l’ipotesi del canone inverso’ e lo Stato potrebbe togliere la riserva, diventando proprietario dei 700 ettari. Basterebbe che il Comune lo chiedesse, ritirando quella proposta allucinante. Il magistrato degli usi civici Franco Carletti, col caso di Ardea (ed un altro centinaio che ha aperto di ufficio in aggiunta a quelli già esistenti dal 1927), ci è andato in pensione. Il nuovo commissario per la liquidazione degli usi civici del Lazio ed Italia centrale è Fioretta Rolleri, ex direttore Ursia (ufficio del responsabile dei sistemi informativi automatizzati) del Ministero di grazia e giustizia (e-mail: usicivici.roma@giustizia.it) Dunque in quei 700 ettari, ad oggi, gli occupanti non hanno alcuna possibilità di diventare proprietari (sarà possibile se lo Stato definirà le terre come sue), di sanare gli abusi edilizi e di ottenere i servizi primari. Ed è proprio lì, ovviamente, in questa sacca di degrado urbanistico ed illegalità, che sono più numerose le sentenze di demolizione pronte per l’esecuzione.

PS: ogni promessa dei politici locali su queste terre è una ‘fregnaccia’. Il Comune non può far nulla e se lo fa è nullo.


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