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Dante qui
from ForteMagazine 2021
Le Alpi Apuane, con la loro incontrastata regina Pania e il Tambura. Le cave di marmo di Carrara. La Lunigiana dei nobili Malaspina. E Lucca, coi suoi mercanti (e “barattieri”). Sulle tracce del Ghibellin fuggiasco lungo la via Francigena, tra i monti e il mare della Versilia
Testo di Cristina Conti - Illustrazioni originali di Giulia Del Mastio
LE ALPI APUANE, con i monti Pania e Tambura, e le cave di marmo di Carrara. La Lunigiana con la nobile famiglia dei Malaspina. E Lucca, con i suoi mercanti (e “barattieri”). Nella Divina Commedia, Dante cita spesso luoghi e personaggi di quest’area della Toscana. Mentre si celebrano i 700 anni dalla sua morte, non è semplice ricostruire dove sia stato veramente: già negli anni ’30 del 1300, iniziò una gara a rivendicare la presenza dell’Alighieri in borghi e città.
Di certo fu in Lunigiana dove, il 6 ottobre del 1306, partecipò alla firma della Pace di Castelnuovo, tra il Vescovo di Luni e i marchesi Malaspina. «Dante era un esperto di questioni giuridiche, e in questa veste partecipò alla trattativa», spiega Alberto Casadei, critico letterario e docente di Letteratura italiana all’Università di Pisa. «Di certo soggiornò in zona, tra Sarzana e la Lunigiana, nei diversi castelli dei Malaspina, per tutto il 1306. Ma studi recenti dimostrano che anche Lucca ebbe un ruolo importante nella vita di Dante. Dovendo spostarsi fra la Lunigiana e la Lucchesia, fra il 1306 e il 1308, è più che possibile che abbia attraversato anche la Versilia. Le strade da percorrere erano quelle dei pellegrinaggi, che seguivano i canali fra le colline, tra Carrara e, forse, Pietrasanta».
Insomma è tutt’altro che improbabile l’ipotesi di un Alighieri di passaggio, probabilmente lungo la via Francigena, nei suoi viaggi tra Lucca e l’Alta Versilia. Che nella Commedia compare più volte. Nel canto XXXII dell’Inferno sono citati il Monte Pania e il Monte Tambura, due dei più importanti massicci delle Alpi Apuane. “E sotto i piedi un lago che, per gielo, / avea di vetro e non d’acqua sembiante, / [...] Che se Tambernicchi / vi fosse sù caduto o Pietrapana, / non avria pur dall’orlo fatto cricchi”. Il lago di ghiaccio in cui sono immersi i traditori, dice il Poeta, era talmente duro che nemmeno il Tambura o la Pania, cadendoci, l’avrebbero scalfito. Mentre nel canto XX, sempre dell’Inferno, Virgilio indica a Dante, tra gli indovini, l’etrusco Aronta (Arunte), che “ne’ monti di Luni, dove ronca / lo Carrarese che di sotto alberga, / ebbe tra ‘bianchi marmi la spelonca / per sua dimora; onde a guardar le stelle / e ‘l mar non li era la veduta tronca”. Dunque Aronta abitava una grotta, nei monti sopra Luni, dove i carraresi vanno per far legna, e da dove poteva vedere le stelle e il mare.
Oltre a occuparsi di trattati di pace, negli anni della permanenza in Lunigiana è assai probabile che Dante abbia lavorato alla Commedia, probabilmente iniziata prima dell’esilio. Una circostanza che giustifica ancora di più l’epigrafe che si può leggere a Sarzana, accanto all’ingresso del Municipio: “Orma di Dante non si cancella”. La scritta risale al 1906, quando fu celebrato il sesto centenario della presenza dell’Alighieri. E pare che a dettarla sia stato Giosue Carducci, nato a Valdicastello (Pietrasanta), a poche decine di chilometri.
E il canto VIII del Purgatorio (che inizia con i celeberrimi versi “Era già l’ora che volge il disio / ai navicanti e ‘ntenerisce il core”) contiene un elogio del casato dei Malaspina, la cui fama “è celebrata dai signori e dal popolo”, per le doti cavalleresche e le qualità naturali.
Non così generoso sarà Dante con Lucca e con i lucchesi. «In realtà l’Alighieri parla male praticamente di tutti: lucchesi, pisani, aretini, senesi, per non parlare naturalmente dei fiorentini», dice ancora il professor Casadei. «Questo si spiega in parte con il risentimento personale. Ma soprattutto con il riferimento a luoghi comuni ancora attuali ai nostri giorni, come quello sull’avidità dei lucchesi».
Lucca, afferma un Diavolo nel canto XXI, “è ben fornita” di barattieri, personaggi abituati ad amministrare gli incarichi pubblici in modo disonesto, immersi nella pece bollente. E al pistoiese Cino, Dante affida altre pesanti accuse sull’onestà dei commercianti lucchesi. Ma nel canto XXIV del Purgatorio c’è anche un riscatto della città toscana, quando Bonagiunta Orbicciani, poeta del “dolce stil novo”, predice a Dante l’incontro con una giovane donna, Gentucca Gentili, che gli farà piacere la città di Lucca, di cui tanti parlano male (“come ch’om la riprenda”).
DANTE ALIGHIERI SLEPT HERE
The Apuan Alps, with their uncontested queen, Monte Pania, and the Tambura peak. The marble quarries of Carrara. The Lunigiana of the noble Malaspinas. Lucca, with its merchants (and barattieri). Tracking the Ghibellin fuggiasco on the Via Francigena, in Versilia’s mountains and along the coast
The Apuan Alps, with Monte Pania and Monte Tambura and the Carrara marble quarries. The Lunigiana of the noble Malaspina family. Lucca, with its merchants (and barattieri). In the Divine Comedy, Dante cites many places and people of this part of Tuscany. But it is not always easy to work out where he actually went, even as we celebrate the 700th anniversary of his death – and as it happens, the competition to claim his presence in villages and cities began in the 1330s.
We know that he was in Lunigiana on 6 October 1306: he signed the Peace di Castelnuovo between the Bishop of Luni and the Malaspinas.
“Dante was an expert in juridical matters, and it was in this role that he participated in the negotiations,” explains Alberto Casadei, literary critic and professor of Italian Literature at the University of Pisa. “We know he stayed between Sarzana and Lunigiana, at the Malaspinas’ castles, for the entire year 1306. But recent studies have shown that Lucca also played an important role in Dante’s life. Needing to travel between Lunigiana and Lucchesia from 1306 to 1308, it is more than a mere possibility that he crossed through Versilia on the way. The roads were those of the pilgrims, through the channels between the hills from Carrara to, perhaps, Pietrasanta.”
In short, it is quite probable that Dante did pass through the area, in all likelihood on the Via Francigena, when he travelled between Lucca and Upper Versilia.
And the area makes more than one appearance in the Commedia. Canto 32 of the Inferno cites two of the most prominent of the Apuan massifs. And underfoot a lake, that from the frost / The semblance had of glass, and not of water, / . . . so that if Tambernicchi / Had fallen upon it, or Pietrapana / E’en at the edge ’twould not have given a creak. The ice on the lake in which traitors were immersed, the poet says, was so thick that even the Tambura or Pania falling on it would not have cracked it. In Canto 20 of the Inferno, Virgil points out to Dante the Etruscan soothsayer Aruns (Aronta) Who in the hills of Luni, there where grubs / The Carrarese who houses underneath, / Among the marbles white a cavern had / For his abode; whence to behold the stars / And sea, the view was not cut off from him. Dante places Aruns’ earthly abode in the hills above Luni, where the Carraresi cut their firewood, with a fine view of the stars and the sea.
In Lunigiana, it is likely that besides consulting on matters of state, Dante worked on the Commedia, which he had probably begun prior to his exile from Florence. At the entrance to Sarzana’s Palazzo Roderio (City Hall) – an epigraph, concluding with Orma di Dante non si cancella, recalls this circumstance. It was placed in 1906 on occasion of the celebrations for the sixth centenary of Dante’s visit and it would seem that it was dictated by Giosue Carducci, who was born in Valdicastello (Pietrasanta) a few dozen kilometers away.
Canto 8 of Purgatorio (which begins with the famous verse ’Twas now the hour that turneth back desire / In those who sail the sea, . . .) elegizes the House of Malaspina, whose fame, which doeth honour to your house, / Proclaims its Signors and proclaims its land, for its members’ chivalrous actions and natural qualities.
Dante wasn’t equally generous with Lucca and its people. “To tell the truth, Alighieri speaks ill of just about everyone: Lucchesi, Pisans, Aretines, the Sienese, to say nothing, naturally, of the Florentines,” Professor Casadei tells us. “This can be explained in part by personal resentment, but mainly by commonplaces that are still in use, such as the greed of the Lucchesi.”
Lucca, a devil says in Canto 21 of the Inferno, “is well furnished” with barrattieri, corrupt public administrators who are immersed in boiling pitch.
And to Cino da Pistoia, Dante assigns other heavy accusations concerning the honesty of Lucca’s merchants. But Canto XXIV of the Purgatorio offers the possibility of redemption to the Tuscan city, when Bonagiunta Orbicciani, poet of the Dolce Stil Novo, foresees Dante meeting with a young woman, Gentucca Gentili, who to thee shall pleasant make the city of Lucca, howsoever men may blame it.