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Meglio secondi che ladri

di MassiMo sandrelli

Il Brivido Sportivo era tutto ciò che non ci si aspettava. Doveva essere l’house organ della società viola e invece spesso ne interpretava più il cuore che la ragione, disorientando i dirigenti e perfino i tifosi. Dalle colonne del giornale prese il volo la Fiorentina dei giovanissimi Antognoni, Guerini, Caso e Desolati, ma anche la campagna feroce contro Gigi Radice o Nereo Rocco. Insomma, il Brivido Sportivo era e rappresentava la Firenze più dolce e quella più cattiva allo stesso tempo. Proprio in occasione di un Fiorentina-Juventus nacque l’idea di far precedere la partita da un concerto della banda “Filarmonica Rossini”. Leo Codacci, presidente di tutte le bande d’Italia, confessò tutti i suoi timori: “…Firenze lo sapete è una città dove si fa presto ad affibbiare le nomee. E se domenica si perde? Diranno che la Rossini porta male…”. Invece si vinse e, colmo dei colmi, nel ritorno a Torino, la società bianconera fece sfilare una banda musicale prima del calcio d’inizio. Dolcetti e scherzetti, ma più che la festa di Halloween, Fiorentina-Juventus rappresenta un rito infernale, dove la rabbia scorre allo stato puro. Una volta la vittoria viola maturò su un gol di Desolati. Fu facile comporre il titolo: e la Juve se ne va DESOLATIssma. Insomma quello con i bianconeri era l’appuntamento classico dove la pesante satira del Brivido si esaltava infiammando gli animi e la passione.

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Con Manuela Righini e tanti ragazzi abbiamo accompagnato la nascita de il Brivido moderno, ne abbiamo ispirato le prime mosse, sofferto le pene e costruito un po’ di quel futuro. Ma il Brivido Sportivo erano i fratelli Melani, e fra i due più Paolo che Marcello. Lui era un istintivo, aveva il gusto dell’impossibile, partiva per imprese improbabili con la forza e l’entusiasmo del giovanetto.

Quando la Fiorentina si trovò a competere con la Juventus nell’82, noi, i ragazzi della “prim’ora” non eravamo più al Brivido ma

Paolo Melani era sempre là. Siccome aveva stampato la prima storia della Fiorentina negli anni Sessanta, per la fine di quel campionato aveva già pronta la nuova edizione, con i tre scudetti in copertina. Invece andò storta. A Cagliari i viola non andarono oltre il pareggio, arbitro Mattei, la Juventus a Catanzaro riuscì a vince- re, arbitro Pieri. E il torneo finì con il sentimento viola giù nella più profonda depressione ma subito dopo riaffiorò la rabbia, tanta e bruciante. Paolo Melani aveva visto svanire i suoi sogni come quelli dei tifosi e forse meglio e prima degli altri seppe cogliere il sapore di quella irridente disfatta e di getto, secondo il suo costume, immaginò il Marzocco (il nostro leoncino dal ciuffo biondo) che spernacchiava gli odiati avversari, con quello slogan che certo non immaginava avrebbe guadagnato un pizzico di immortalità: …meglio secondi che ladri…: Firenze è così, come il Brivido, quel Brivido Sportivo. di ruben lopes pegna

«In discoteca ci andremo anche noi prima di Natale per festeggiare il trentennale dello scudetto del 1982 che non abbiamo vinto ma non certo per colpa nostra. Quello scudetto ce lo sentiamo sul petto». E’ stato Andrea Della Valle, al termine della partita di domenica scorsa contro la Lazio, a pronunciare queste parole e a rilanciare la sfida alla Juve. La ferita per il titolo perso trent’anni fa a Firenze non si è mai rimarginata neppure a sei lustri di distanza. La città si è ritrovata nelle parole del presidente onorario della Fiorentina che ha replicato ad Andrea Agnelli che, due giorni prima, aveva affermato di essere andato in discoteca l’ultima volta a maggio per festeggiare lo scudetto, augurando ironicamente a Diego Della Valle che lo aveva pungolato durante la trasmissione Servizio Pubblico, a proposito della Fiat (“Della famiglia Agnelli – aveva dichiarato Mr Tod’s - sono rimasti dei ragazzi e per parlarci bisogna cercarli in discoteca”), di andarci presto anche lui per festeggiare qualcosa. Insomma la polemica tra Fiorentina e Juventus continua. E su quello scudetto perso negli ultimi novanta minuti di campionato, il 16 maggio 1982, è giusto tornarci sopra, per notare che anche allora, come nelle ultime settimane, purtroppo gli errori arbitrali furono davvero tanti e determinanti. Riviviamola quella giornata che nessun tifoso viola potrà mai dimenticare. Dopo due scudetti vinti a distanza di tredici anni l’uno dall’altro

(il primo nel 1956, il secondo nel 1969) a Firenze sognano il tris nel 1982. Guarda caso proprio tredici anni dopo il secondo trionfo. Tutto sembra andare per il verso giusto. C’è anche un filo conduttore a legare la Fiorentina del 1969 a quella del 1982. Della prima era capitano Giancarlo De Sisti, della seconda lo stesso De Sisti è l’allenatore. E, invece, tutto svanisce al Sant’Elia di Cagliari. È lì che la squadra viola perde la possibilità di vincere il suo terzo scudetto o di giocare quanto meno lo spareggio con la Juventus per la conquista del tricolore.

A novanta minuti dalla conclusione del campionato al comando della classifica con 44 punti ci sono, dopo un lungo testa a testa, i bianconeri di Giovanni Trapattoni e i gigliati di Picchio

LO SAI CHE DAL 1 NOVEMBRE

De Sisti. Entrambe le formazioni sono impegnate in trasferta. La Juve va a Catanzaro, contro una squadra già salva. La Fiorentina è impegnata a Cagliari contro i rossoblu isolani, che hanno, invece, bisogno almeno di un punto per rimanere in serie A. È evidente come sia diversa la difficoltà delle due partite. De Sisti al Sant’Elia, dove sono presenti diverse migliaia di tifosi viola, manda in campo la seguente formazione: Galli; Contratto, Ferroni; Casagrande (Sacchetti dal 78’), Vierchowod, Galbiati; Bertoni (Monelli dal 78’), Miani, Graziani, Antognoni, Massaro. La giornata è caldissima e forse è anche per questo motivo che il primo tempo si gioca a ritmi molto bassi. Le emozioni sono praticamente inesistenti. Al Cagliari, comunque, vanno bene questi rit- mi, perché con il pareggio ottiene la salvezza. I giocatori gigliati si avvicinano di continuo alla panchina per chiedere notizie della gara di Catanzaro. Alla fine del primo tempo anche in Calabria il risultato è fermo sullo zero a zero. Ma i giallorossi di Carletto Mazzone, ex tecnico gigliato, recriminano a lungo per un rigore non concesso dall’arbitro Pieri per una gomitata in area di Brio sul centravanti Borghi. Le loro proteste sono vane. Sugli spalti l’atmosfera è rovente. Il tifo dei supporter del Catanzaro è grandissimo. Tra l’altro sventolano non solo le bandiere della loro squadra ma anche quelle della Fiorentina. I giocatori bianconeri rimangono sbigottiti nel vedere tante bandiere viola sugli spalti. Il fatto è che gli ultrà calabresi sono gemellati con quelli gigliati. Un motivo in più per loro così per gioire di una vittoria dei giallorossi. Dopo l’intervallo, intanto, a Cagliari la Fiorentina parte all’attacco e conquista un calcio d’angolo. Dalla bandierina va a battere Giancarlo Antognoni che mette in area un pallone invitante per la testa di Graziani. ‘Ciccio’ non si fa pregare due volte e segna il gol del vantaggio. L’arbitro Mattei, però, non è d’accordo e lo annulla per un presunto o meglio per un inesistente fallo di Daniel Bertoni sul portiere rossoblu Corti. Le proteste dei giocatori viola ed in particolare di capitan Antognoni sono veementi. Ma Mattei è irremovibile. Non torna sulla sua decisione. Il gol è annullato. I ragazzi di De Sisti si abbattono e si demoralizzano. Il contraccolpo a livello psicologico è fortissimo.

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