Skierz Mag #7

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INTERVIEW

Dan Loutrel

PHOTOSHOOTER

Mirja Geh

WORLD TRIP

Valdez

PROFILE

Matteo Zanga



FREELANDER 2

LA QUIETE PRIMA, DURANTE E DOPO LA TEMPESTA.

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Non c’è molto tempo per le parole. è tempo di park, di rail, di jibbing, di rincorse per prendere i kicker, della strizza che ti viene sempre un pò. è tempo di powder, di pelli, di risalite sudati, di togliere le pelli e metterle nello zaino, girarsi e scendere veloci. è tempo di après ski, Dj Otzi, birre, disco pogo e sambuche. è tempo di Sciare. Have Fun.

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rider: Alessandro Bianchetti | photo: Guido Razzoli | spot: Val Senales

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Presentazione Team Italia K2 Skis Il grande impegno della K2 skis prosegue, una nuova stagione è alle porte, nel corso della quale il Team andrà alla ricerca di risultati e di forti emozioni. L’inserimento delle new entry Juri Silvestri, Sophia

N. 6 - ANNO 2

Insam e Zeno Cecon, che vanno ad aggiungersi a Denis Battisti, Emanuele Gex, Massimo Chicco e Stefan Schenk ha rafforzato la presenza dei nostri rider a livello nazionale. Il futuro passa attraverso queDirettore: Alessandro Mazzoleni

sto Gruppo!! Di seguito li scopriamo brevemente; una Formazione Dalla Val Gardena troviamo la giovanissima Sophia

Hanno collaborato in questo numero: Luca Belotti Sergio Carminati Nicholas Garattini Gianmaria Veronese Stefano Buzzi Lorenzo Pedroli Emilio Previtali Damiano Levati Markus Eder Franz Perini Carolina Bagnato Mael Bonfriga Massimo Braconi Marco Eydallin Mattia Bericchia

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con tanta voglia di fare e tanto talento, Stefan tra i top riders della scena freeski europea. Denis e Juri, giovani volenterosi, componenti della squadra junior della nazionale Italiana freestyle. Zeno, friulano che quest’anno proverà a qualificarsi al Freeride World Tour. Dal nord-ovest e sempre per il freeride, ritroviamo Emanuele local di Courmayer e Massimo veterano delle scena freeski europea e maneger del team. Il Team utilizza gli innovativi sci, caschi, maschere, bastoni ed accessori K2. I componenti di questa Famiglia leader nei loro segmenti, saranno presenti a tutti i maggiori eventi e contest della stagione ed

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avrete così l’occasione di incontrarli e conoscerli! In bocca al lupo, skiers!

Full Tilt Ski Boots e il Team Italia La Full Tilt ski boots Italia è lieta di presentare il suo team per la stagione in arrivo; Denis Battisti, Emanuele Gex, Massimo Chicco, Pier Brun, Sophia Insam, Stefan Schenk e Zeno Cecon. Il gruppo calza gli original 3-Piece Boot nelle versioni da freestyle e da freeride. I modelli Full Tilt scelti da questi riders sono il Drop Kick, il First Chair, il Booter, il Soul Sister e i pro model di Tom Wallish e Seth Morrison.

Tutti i diritti sono riservati - Copyright 2011 © Skierz (testi, foto, grafica) presenti all’interno di questa rivista sono proprietà della rivista Skierz e sono protetti dalla normativa sul diritto d’autore, non potranno quindi essere pubblicati, riscritti, distribuiti, commercializzati. I marchi, le denominazioni e le ditte menzionati all’interno di questo magazine sono di proprietà dei rispettivi proprietari e sono protetti dalla normativa vigente in materia di marchi, brevetti e/o copyright.

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tutta da raccontare!


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// Ciao Dan, è davvero un piacere incontrarti, per noi e i nostri lettori sei un’ icona. La tua storia sembra una favola: una passione per il freeride, un viaggio in Europa a caccia di fresca e trovi il luogo dei tuoi sogni, la ragazza dei tuoi sogni e pure il lavoro. Possiamo dire che lo sci ha influenzato tutti gli aspetti della tua vita? Senza dubbio. Lo sci ha determinato la mia vita in tutti i suoi aspetti. All’inizio era solamente una passione forte, poi, quando è nato il progetto Birdos, questa passione è diventata anche la mia occupazione. Può essere difficile conciliare passione e lavoro, molti si dimenticano della vera ragione per cui iniziano. La mia passione è che cresciuta col tempo e sono riuscito a trovare il giusto equilibrio tra sci e vita privata. Adesso che ho una famiglia di cui prendermi cura, ho realizzato che esiste qualcosa di molto più importante al mondo di un Powder Day. // Molti rider considerano i tuoi sci fatti a mano la scelta migliore per chi cerca un prodotto customizzato di livello. Pensi che il successo dipenda dai materiali, dalla tecnologia, dallo shape o da cos’altro? Creare sci è una combinazione unica di tecnologia, abilità artigianale e sensazioni. Il segreto per me è riuscire a combinare tutti gli aspetti tecnici affinché il risultato finale sia uno sci che sotto i piedi senti naturalmente tuo. La sfida è far incontrare sci e sciatore. Per questo è difficile che produciamo lo stesso paio di sci due volte consecutive e la nostra filosofia di costruzione è completamente disegnata intorno al rider e ai suoi bisogni, che sono unici. Non esistono numeri o calcoli che descrivano il comportamento di uno sci, l’obiettivo è cercare di generare quella magica sensazione che hai quando i tuoi sci si comportano come l’estensione naturale del tuo corpo.


Spot: riemenstalden

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Spot: revelstoke // Photo: Barry white


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Spot: rothorn - andermatt

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// Vivi e lavori in un luogo leggendario per chi prati-

più ampio e quindi a maggiori possibilità di freeride.

ca il freeride. Raccontaci come Andermatt è cam-

Il cambiamento è inevitabile, meglio che guardiamo

biato in questi ultimi anni. Sappiamo che sono in atto

i lati positivi.

cambiamenti importanti che riguardano sia il paese che la ski area. Cosa ne pensi? Ti preoccupa?

// Hai mai sciato in Italia?

Quando arrivai ad Andermatt la prima volta eravamo

Con un po’ di imbarazzo ti dico che non ho sciato mol-

solo un pugno di freerider e potevamo sciare per giorni

to da voi ;) so che le Dolomiti sono uno spot incredibile

dopo una nevicata. Non avevamo problemi a trovare

per praticare freeride e sono determinato ad andar-

una nuova linea da tracciare …Adesso, quando nevi-

ci al più presto, appena le condizioni sono buone. Ho

ca, sappiamo che abbiamo a disposizione una mezza

comunque sciato un po’ a Livigno, Courmayeur, e du-

giornata al massimo. Quindi è ovvio che la situazione si

rante le mie uscite con le pelli ho sciato sul confine

è fatta molto più incasinata, ma in un certo senso que-

italiano. L’Italia ha dei posti magnifici per il freeride e il

sto ha anche alzato i livelli tecnici e la competitività. E’

caffè è di gran lunga superiore al nostro!!!

divertente e stimolante vedere gli altri rider in azione e questo dà l’opportunità che si crei una bella communi-

// Abbiamo visto delle foto stupende tue e dei tuoi

ty di appassionati. Ovviamente non mi piacciono i gros-

compagni in azione nei pressi del Gemstock.

si comprensori, mi danno l’idea di finto. Detto questo,

Ci sapresti dire a tuo parere qual è la run migliore?

purtroppo Andermatt non è stata in grado di rispondere

Felsental, Guspis, la Giraffe? E la più tecnica?

alle esigenze dei tempi con le sue forze e ha avuto

Beh la migliore run è dove c’è la migliore neve. Comun-

bisogno di aiuti esterni per evolvere. Però ci sono dei

que la Giraffe rimane tra le mie favorite, è un classico.

lati positivi nel processo in atto: Il nuovo collegamento

Per la più tecnica segui una linea tra le rocce e vedi

con Sedrun e i nuovi impianti di Natschen ci daranno

dove ti porta.

l’opportunità di avere accesso a un terreno sciabile

Spot: Meienlochfall - Meiental Uri


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Spot: Gemsstock/- Andermatt


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Spot: Batzberg - andermatt

// Potresti svelarci un tuo secret spot?

// Cosa ti piace fare quando non scii e non lavori?

Ok, non le coordinate precise ma più o meno…

Soprattutto d’estate?

Nella parte più bassa del Canton Uri esistono quelle che

Anche in estate passo il mio tempo in montagna, so-

noi chiamiamo “Cheeze Cable Cars”, non sono altro

prattutto per arrampicare. Per me sci e arrampicata

che dei piccoli mezzi che gli allevatori del posto utiliz-

equivalgono a livello di passione, tolti gli scarponi, calzo

zano per trasportare latte e formaggio dalle malghe in

subito le scarpette da roccia per godermi la montagna

paese durante l’estate. Durante l’inverno le utilizziamo

sotto altri punti di vista.

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come impianti di risalita privati. In queste zone l’altezza non è elevata ma con le condizioni giuste lo sci in

// È stato un piacere parlare con te Dan. Un’ultima

queste zone è fantastico. Immaginate di avere per voi

domanda: il tuo credo sul freeriding, se ne hai uno?

e i vostri 4 amici (questa è la capienza massima) una

Prendersela con calma, assaporarsi i momenti, perché

Cable Car per una giornata di freeride!

ogni minuto in montagna è qualcosa di speciale!

// Tu sei originario degli Stati Uniti. Ti mancano le tue montagne? Non molto per lo sci, più che altro per arrampicare. Là è molto “wild & free” il climbing.

Spot: riemenstalden

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Spot: Backside Gemsstock - andermatt


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Di: Stefano Maccia

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Foto: Gabrie

SE FIN DA QUANDO SEI BAMBINO SOGNI DI SCIARE SUL RIPIDO DI VALDEZ, SUCCEDE CHE PRIMA O POI IL SOGNO SI REALIZZA


Come mai l’Alaska? Volevo realizzare un sogno, uno di quelli che fai da bambino e che poi non ti abbandona più: affrontare i ripidi pendii di Valdez. Il 2012 era l’anno giusto, tutte le condizioni sembravamo coincidere e allora, senza troppo pensare, seguendo l’istinto, mi prodigo ad organizzare il viaggio di una vita, cercando compagni all’altezza di questa avventura. Fortunatamente trovo degli amici malati di polvere e ripido come me, anche se uno dei due ha dovuto rinunciare per motivi famigliari (ovviamente abbiamo sciato anche per lui). Rimaniamo io e il mio valido compagno snowboarder, Matta, e senza neanche accorgercene ci ritroviamo a Valdez, AK. Il primo giorno si apre nel migliore dei modi, sole e tempo splendido. Non stavamo più nella pelle, dopo il briefing iniziale, dove ci spiegano i pericoli e come affrontare i famosi “sluff” (slavinette), ci imbarchiamo sull’elicottero insieme ad altri due compagni più la guida, il mitico Jed. Le prime discese, come dicono loro, sono warm up con pendenze non inferiori a 40°. Dopo aver verificato le nostre abilità tecniche e aver creato un team affiatato, lasciamo il warm up per cimentarci in discese decisamente più toste, più aumentava la pendenza più cresceva l’adrenalina. Spettacolo. L’elicottero atterrava, o meglio, ci lasciava in

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Il ritorno al lodge è un brindisi dietro l’altro. Discese

LE PRIME DISCESE, COME DICONO LORO, SONO WARM UP CON PENDENZE NON INFERIORI A 40°

splendide, team fantastico, eravamo solo al primo giorno e già l’Alaska ci aveva rapito.


Il secondo e il terzo giorno si ripete lo scenario del primo: sole, tempo splendido e discese da panico. Trovare due giorni di sole consecutivi in Alaska è oro, figuriamoci tre con undici voli sul ripido e nella polvere in attivo. Ci sentivamo dei privilegiati. Jed, ormai diventato nostro fan, ci propone la discesa Dimond, una parete di quasi 1500 metri con crepaccio terminale da superare. Affrontiamo la discesa e alle 19,30 siamo al lodge davanti ad una birra a festeggiare l’impresa. Purtroppo il quarto giorno il tempo non è dalla nostra, niente elicottero. Ne approfittiamo per vedere la cittadina portuale di Valdez. Beh dai, un po’ di riposo ci voleva dopo le fatiche dei primi tre giorni. Eccoci al quinto giorno, un’altra splendida giornata di tracce veloci e profonde su pendii ripidissimi circondati da montagne tanto imponenti quanto splendide. Alla sera ci accorgiamo di aver terminato i voli previsti. “Purtroppo” venerdi il tempo è ancora bello e anche se il mio compagno Matta rinuncia, io non riesco a levarmi la scimmia dalla spalla e decido di sforare comprando altri voli. La scelta si rivela azzeccata e mi gaso un’altra giornata da paura con un gruppo di americani “crazy ”. È tempo di tornare a casa. Come mi aveva detto un amico: ”vedrai, dopo l’Alaska niente è più come

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prima”. Aveva ragione... ho realizzato un sogno, ma ci tornerò!

TROVARE DUE GIORNI DI SOLE CONSECUTIVI IN ALASKA È ORO...


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// Ciao Matteo come va? Raccontaci del tuo

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lavoro,di come ti ha portato ad una spedizione

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invernale su una montagna di 8000 mt… Io sono un fotografo da un paio di anni, anche se prima mi sono laureato in giurisprudenza e la fotografia l’ho imparata da autodidatta. Prevalentemente lavoro nel campo della fotografia commerciale e pubblicitaria, ma il fatto di essere nato e cresciuto in montagna ha facilitato il mio avvicinarsi alla fotografia estrema e d’avventura. In quegli ambienti infatti mi trovo molto più a mio agio che non davanti ad una passerella di moda del Quadrilatero milanese. La mia capacità di adattamento a tutto e di muovermi in montagna (sono anche un Tecnico di Soccorso Alpino) sono stati determinanti nella scelta di Simone Moro e The North Face sulla mia persona. Il mio punto forte è quello di portare la qualità tipica della fotografia commerciale anche in ambienti estremi, cosa decisamente molto rara. // Era la tua prima spedizione? Che esperienza è stata? Era la mia prima spedizione di questo tipo, è stato molto interessante, come sempre quando faccio cose nuove. Non ho particolarmente sofferto, anzi mi sono molto divertito! Lo scoglio più grosso da superare è senz’altro di tipo psicologico, non certo fisico! E’ il dover sopportare tutte quelle condizioni (freddo, isolamento, noia) per molto tempo... Ma nella vita ho fatto

Simone Moro

Denis Urubko

molte esperienze che mi hanno formato la scorza.


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PHOTOSHOOTER MATTEO ZANGA

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// Come ti sei preparato, che allenamenti hai fatto? Visto che sono stato chiamato con pochissimo preavviso ho fatto quello che potevo: 1000 metri di dislivello al giorno a piedi. // Che tipo di sport pratichi? Un sacco: d’inverno soprattutto sci alpinismo, ma anche sci di fondo, sci nordico, snowboard, backcountry. D’estate mountain bike e bicicletta da corsa, trekking e qualche via d’arrampicata, nuoto. Recentemente, grazie agli amici della Squadra Nazionale di Snowboard e Freestyle, sto imparando a fare kyte-surf ed ho pure imparato ad andare a cavallo l’anno scorso: bellissimo!!! // Guardando le foto si capisce che condizioni avete trovato, hai utilizzato un’attrezzatura speciale? No, l’attrezzatura era normale, la stessa che trovi in commercio. Ho usato pochissimo materiale, praticamente una Canon EOS 5D MKII (fornita da Canon) con un obiettivo 50mm f 1,2 ed una Hasselblad H4D-40 (fornita da Hasselblad) con un obiettivo 80mm f 2,8 ed un 28mm f 4,0. Avevo poi il mio computer portatile Macbook Pro cui avevo sostituito l’hard disk originale con uno a stato solido. Per l’archiviazione avevo 4 hard disks ultraresistenti. Ogni cosa era chiusa in valige stagne Peli Cases ma restava praticamente sempre tutto all’esterno, con temperature che di notte scendevano vicine ai -30. Mi sono stupito del fatto che è sempre funzionato tutto bene, anche le batterie che non si scaricavano così velocemente come avevo temuto.

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dell’alpinismo come Simone e Denis? Loro sono molto simpatici e sono persone con cui si sta volentieri, per me era come se fossi a spasso con i miei amici. Infatti siamo amici! // Qual è lo sport che preferisci fotografare? Amo moltissimo gli sport di montagna, preferisco gli sport sulla neve. Mi piace fotografare dall’elicottero e dare prospettive inusuali. // Qual è la tua giornata tipo? Le mie giornate sono sempre diverse, in base al tipo di lavoro che devo fare. In genere preparo le attrezzature che mi servono la sera prima di andare a dormire. Può essere che debba allestire un set fotografico, che mi portino a casa dei prodotti da fotografare o che debba preparare gli sci o la mountain bike per servizi di outdoor, o che prepari imbragature e casco per lavorare in elicottero. Il lavoro di postproduzione al computer mi impegna pochissimo tempo, perché non amo passare molte ore seduto davanti allo schermo. Se il lavoro è commerciale questo è un compito che fanno le agenzie di comunicazione. // Il tuo scatto preferito? Relativamente alla spedizione è la fotografia di un bimbo pakistano con il cappello e le braccia conserte. Confesso che per me le fotografie migliori sono sempre quelle fatte alle persone, non amo moltissimo la fotografia naturalistica o paesaggistica.

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39 PHOTOSHOOTER MATTEO ZANGA

// Com’è stato lavorare con due mostri sacri


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otremmo iniziare cosi il nostro report,

come una favola antica. Perché in questo luogo molto polveroso del canton Nidwalden sciare è qualcosa di leggendario. Anche se parlare di secret spot oggi non ha più molto senso, non vi riveleremo il nome della location per il semplice fatto che non è una location nel senso classico del termine ma è un luogo per i veri cultori del fuoripista e dello scialpinismo e vorremmo che rimanesse tale, un angolo di paradiso per pochi eletti, o fortunati che siano.

e n u f a o t n a i Un solo imp 3 seggiolini o n o d n e p i u c da a c i l a t e m a t s e c e d n a r g a n u e L’avvicinamento a questo luogo richiede prima di tutto l’individuazione di una funivia a gestione familiare che vi porterà nel cuore di un paesino dove sorgono nell’ordine: un convento, una piccola ma curatissima stamberga/trattoria, alcuni masi e poche case. Da qui, 40 minuti di camminata con gli sci in spalla (o con le pelli) nel silenzio più assoluto e arriverete a una seggiovia.


Risponderà Kurt, che conoscerete personalmente una volta in quota, 60 anni, barba di babbo natale, occhialini tondi e due occhietti di ghiaccio vispi e indagatori. Sarà lui, per la modica cifra di 20 CHF ogni due risalite (da pagare rigorosamente in franchi svizzeri all’arrivo) ad accendere questo folle impianto e darvi la possibilità di accedere al suo Attenzione, ho detto seggiovia, ma an-

regno polveroso.

che in questo caso dimenticatevi le definizioni classiche e immaginatevi un im-

E credetemi, di regno stiamo parlando,

pianto a fune che copre un dislivello di

perché le possibilità di discesa sono dav-

700 metri da cui pendono tre seggiolini

vero tante considerato il poco dislivello.

di numero e una grande cesta metalli-

Ci sono boschi, pendii docili e aperti,

ca utilizzata per il trasporto dei materiali

tratti ripidi, canalini da raggiungere facil-

o del fieno. Nessun personale di servizio,

mente con le pelli, piccoli cliff e cambi

nessuna cassa, nessuno skipass, trove-

di pendenza per chi ama saltare e so-

rete però un telefono bianco incassato

prattutto nessuna linea obbligata. Consi-

in una parete di legno per contattare il

derata l’esposizione del versante la neve

proprietario dell’impianto.

non prende quasi mai il sole e quindi potete immaginare con le temperature giuste e dopo un’abbondante nevicata di che qualità stiamo parlando. Con questo ci teniamo a ricordare che non essendo un luogo controllato e regolarmente bonificato, tutto è in mano al buon senso e all’intelligenza di ognuno, per il resto Il limite è la fantasia come nelle migliori favole. La crew: Andrea Pettorelli Lorezo Pedroli Stefano Buzzi

, i n n a 0 6 Kurt: , e l a t a n o b b a b i d a b bar i t e i h c c o e u d e i d n o t occhialini pi e indagatori s i v o i c c a i h g di


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Al giorno d’oggi ci sono molte più possibilità per i giovani che vogliono iniziare a filmare/ fotografare e i vari social network ce ne danno prova tutti i giorni. Tuttavia solo alcuni poi realmente intraprendono la carriera della produzione video. Gli altri, probabilmente per mancanza di contatti, non riescono a entrare in questo mondo. Voi che consiglio vi sentite di dare ai giovani che “da grandi” vogliono fare il vostro mestiere? I consigli da dare alla fine sono sempre i soliti: studiate la tecnica, fate tanta pratica, siate caparbi e curiosi e non innamoratevi troppo dei vostri lavori. Sono tutti suggerimenti validi per quanto scontati. Naturalmente ci vuole anche un pizzico di fortuna ma sopratutto bisogna rendersi conto di quanto talento si dispone, questo è molto importante. Stiamo vivendo in un periodo di crisi, questo lo vediamo.. Nel mondo della produzione video come sono le prospettive di lavoro? Le prospettive a livello nazionale non sono ntusiasmanti, i budget si sono ridotti in quasi tutti i settori, dal pubblicitario ai videoclip, per fortuna all’estero le cose vanno un pochino meglio. Ma non è in tempo di crisi che i migliori emergono? Molte crew sentono l’esigenza di avere una buona produzione video all’interno del gruppo. Cosa consigliate di fare, comprare, leggere, studiare a una persona che vuole approcciarsi a filmare? Ovviamente filmare in modo serio, che non sia il filmino delle vacanze con i genitori. Quello che consiglio è, per quanto possibile, di non fare il videomaker tutto fare, il video è un lavoro collettivo che esige delle competenze specifiche. La formazione base ideale, che è poi anche quella della 341, prevede un DOP (direttore della fotografia) per la parte fotografica, luci e color correction, un regista/montatore e un sound designer. Chiaro che questa cellula può ampliarsi se il budget lo consente.

skierz #7//2013

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Parlo da fotografo. Io credo che iniziare dalla fotografia sia la cosa migliore.. Fa prendere gusto ed esperienza nelle inquadrature e nella composizione. Mi viene in mente Stanley Kubrick che ha iniziato come reporter e solo dopo si é convertito in regista.. Voi cosa ne pensate? Meglio un po’ di gavetta fotografica o diretti al video? Riallacciandomi alla risposta di prima, può essere uno dei punti di partenza, sicuramente una buona dose di conoscenze tecniche sono indispensabili. Da regista una cosa che noto nei video di alcuni fotografi/videomaker è la mancanza di un linguaggio, la staticità della regia e generalmente un uso della parte sonora come parte aggiuntiva alle immagini, ci si dimentica che un video è la fusione tra immagine e suono. Quali strumenti sono indispensabili per iniziare? Che budget stimereste per un corredo base per Firmare? Molti iniziano con le reflex, buona resa, costo contenuto e possibilità di fare foto, in questo caso il budget minimo tra camera e ottiche può essere di 2500 euro, magari prendetevi uno spallare anche economico. Se avete un po’ più di soldi consiglio di prendere un buon cinecoder come la sony nex fs100 o la futura canon 100C. Per la post produzione è indispensabile un mac o un buon pc, come software di editing va bene final cut, premiere o sony vegas. Avid per un neofita credo sia troppo. Per l’audio pro tools è lo standard. Lascio a voi la parola per dire quello che vi pare in questo spazio..! Un grazie ai ragazzi di Skierzmag.com (come siamo banali)

aBoUt US... 39 > vimeo.com/348973 ?v=3rFb-seRhGE

> youtube.com/watch

?v=5MxlwSkVOS0

> youtube.com/watch

?v=uTGHIp00vyg

> youtube.com/watch

HOW TO DO

w Hoto do

NE O I Z O DU RO O VIDE P I D N ASA DUCO C NA RO C. O U MO, P ALI EC N A C SO ERG , MUSI B I I D R TIV SPO


skierz #7//2013

LUKAS SCHÄFER 11/12 Ecco a voi Lukas Schäfer 11/12! Parecchi di voi avranno già sentito questo nome… e come si può vedere a ragione! Il ragazzo sfodera sempre più tecnici e lo stile non manca. Inoltre un viaggio in Nuova Zelanda è assolutamente una tappa di svolta per ogni sciatore…

FREESTYLE.CH 2012

VIDEO SELECTION

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o e d i C N V ele tio S pro naturalmente! Vai avanti così Lukas, sempre gasatooo!

Ok, probabilmente tutti voi lo avrete già visto.

Tuttavia ancora una volta vale la pena di lustrarsi gli

occhi con il nose dub cork di Harlaut al freestyle.ch! Ogni tanto sembra che il mondo del freestyle stia avvicinandosi agli aerials (infiniti discorsi

da bar se un triplo cork è o non è un bene

per questo sport)… ebbene E-Dollo mette tutti

d’accordo riportando lo stile e la creatività quali

indiscussi protagonisti! Thumbs uuuuuuuuuup!

ARMADA SKIS FIRST EVER TEAM VIDEO

Ormai è innegabile, il vintage va sempre più di moda… quindi ecco a voi un video che ci mostra da dove tutto

è partito! Questo è il primo ARcast (anche se nemmeno esisteva

l’iphone ed i telefoni erano pesanti più degli scarponi) dove si vede tutto il primo storico team Armada. I trick sono già degni di rispetto, lo stile da perfezionare ma la passione è sempre la stessa. Ed lei che guida tutto!

THE FIRE

Infine come si suole dire “last but not least” La casa

di produzione Wordup ci regala il loro film integrale per la

stagione 11/12 – The Fire. Lo stile è tipicamente nordico, cioè affascinante e realistico allo stesso tempo,

i ragazzi hanno viaggiato parecchio da Oslo allo Utah e come potete vedere si sono proprio divertiti!


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