Un fatto culturale

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Palmi Avremmo dovuto parlare di musica, arte e cultura, vista la location dell’evento, raccontando il percorso di quei fantastici ragazzi dell’orchestra Ragone di Laureana di Borrello, magistralmente diretta dall’instancabile Maurizio Managò. Raccontare le dinamiche e le articolazioni ormai raggiunte da questi ragazzi, della limpidezza del suono, della probabile bella serata, frutto della collaborazione ormai instaurata tra i componenti dell’associazione laureanese e “Gli amici della musica”. Una sinergia scandita dalla passione per la musica, per l’arte, per la cultura in genere. Un programma da recensire, come ormai consuetudine, sin dai primissimi “vagiti” di questo stupendo progetto, per poter parlare di Bizet, Filippa o Puccini, per quella parte classica prevista nel programma o gli originali per banda dell’insuperabile De Haan o dei tributi a Morricone, magistralmente arrangiati da Managò. C’è il presidente dell’associazione palmese, Gargano, all’ingresso della casa della cultura, che ci saluta cordialmente invitandoci a ritirare il programma di sala. Mi accompagno con un amico, appassionatissimo archeologo e studioso di preistoria, di usi e costumi di questa terra, di antropologia in genere. Ci intratteniamo con il presidente del consiglio laurenese Dr.Trapasso e dell’ex sindaco Domenico Ceravolo, come si conviene nelle attese di eventi del genere. L’androne della casa della cultura brulica di ragazzi in divisa,con i loro strumenti, un sonoro andirivieni tra strombazzate di riscaldamento e qualche scala o accenno di arie famose. E’ un piacere ascoltarli, guardarli, eleganti come sempre, tra i vari calchi e gessi negli spazi museali. Si osserva, si discute, si aspetta. L’attenzione ci è rapita da una biblioteca aperta, li, in fondo, tra i ragazzi. Ci avviciniamo con la solita, inopportuna, curiosità che ci folgora entrambi. C’è della gente, tutto sembra sereno, avranno aperto per l’evento, quale migliore occasione di una cornice del genere per una biblioteca. Non ci sono avvisi, né cartelli, è aperto, entriamo con calma, ci guardiamo attorno, quanti libri, quante stampe sulla scrivania centrale, che meraviglia. Un attimo solo per realizzare lo spazio che una voce ci chiede, senza cortesia: “desiderate”? Quasi ad essere al bar. No, nulla, solo dare un’occhiata. “Non è possibile, stiamo lavorando, è chiuso, dovete uscire!”. E’ un piacere uscire, ribadisce il mio amico, aggiungendo, “Est modus in rebus”, scomodando, nientemeno Orazio, forse tratto in inganno dal posto. I toni si alzano, evidentemente pensando ad un’ingiuria, con i ragazzi allibiti e il mio amico che cercava di recuperare con un più consono “ci sono modi e modi”. Ma non servì a molto, offeso per l’oltraggio in casa propria, il titolare della cultura, ne rivendicava il territorio, concludendo, ponendosi sull’uscio, con la classica: “ma cu czz siti” , tra i ragazzi e le ragazze divertiti e qualche sua collega che cercava di perorarne le ragioni. Ci allontanammo, ormai la serata si era guastata, pur contenti di aver evitato il “duello”. Ci dissero subito chi erano i nostri interlocutori. Esponenti della “cultura”, ci dissero, ed esponenti senza cultura. Riconsideravo l’accaduto, tornando, e pensavo quanto è bello che si combatte per la cultura, forse questa terra sta cambiando, o forse si avvia a cambiare, perché i ragazzi ridevano divertiti. Tante massime antiche affioravano al ritorno verso casa, ma quella che mi martella ancora la testa è la mirabile: “vestiti zzuccuni ca pari nu baruni”. 19.01.2013


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