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GALLERY.ST IL MIO LAVORO. QUEL CHE SONO
from SMALL ZINE
by SMALL ZINE
Umberto Di Marino - Loredana Barillaro
Loredana Barillaro/ Umberto, partiamo dagli inizi, quando e perché hai deciso di intraprendere il lavoro di gallerista?
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Umberto Di Marino/ Non saprei individuare il momento esatto in cui ho iniziato a fare questo lavoro, né tanto meno quando l’ho deciso. So che è quello che ho sempre fatto, e che probabilmente sempre farò. Inizialmente ho seguito una grande passione, uno slancio onnivoro e uno spirito quasi collezionistico. Alla passione è seguita la partecipazione alla vita culturale della città, poi i viaggi e la costante ricerca di una chiave di lettura di un mondo che non mi apparteneva per formazione, ma di cui subivo la bellezza e la visione. I primi passi sono stati mossi dal desiderio consapevole di entrare in contatto diretto con alcuni degli artisti che più amavo. L’attitudine è stata da subito però di rispetto, attenzione e professionalità. Non ho mai pensato a questo lavoro e a questo mondo come ad un gioco, era ed è il mio lavoro, la mia vita, quel che sono.
LB/Il rapporto con il territorio in qualche modo, e in taluni casi, può “condizionare” le scelte lavorative della galleria. Quanto hanno inciso le peculiarità del territorio sul percorso compiuto agli inizi? E oggi?
UDM/ Ho aperto la mia prima galleria a Giugliano, in Campania, periferia napoletana. Un luogo, abbandonato a se stesso dalle politiche urbanistiche, ma centrale nella sua funzione di cuore produttivo per il resto della città. Il concetto di territorio era inscindibile dal concetto di periferia, territoriale ma anche mentale, dove la modalità di pensiero si modifica e si adatta alle necessità e peculiarità intrinseche del luogo. Ho sempre vissuto i forti contorni del contesto in cui mi trovavo immerso come una fonte di ricchezza e ispirazione, trovandone poi conferma in tutti gli artisti con cui ho collaborato. Ero e sono convinto della capacità dell’arte di strappare interi territori all’anonimato e alla speculazione, trasformandoli, più o meno momentaneamente, in crocevia del pensiero globale per guardare con nuovi occhi al potenziale delle periferie. Agli inizi degli anni 2000 ho iniziato a rivedere l’organizzazione della galleria, e il risultato di questa nuova visione fu il trasferimento nel 2005 nella sede di piazza dei Martiri a Napoli, che ha restituito un ordine nelle cose e una chiarezza di visione. La grande città mi ha permesso di avviare nuove collaborazioni con artisti internazionali, catalizzando la mia attenzione su temi politici e sociali. La città mi ha poi ispirato all’evasione dai confini architettonici della galleria. In occasione dei 20 anni di attività della galleria, per esempio, il progetto “Ten more ten”, coinvolgeva vari luoghi, come il Riot, Castel Sant’Elmo; oppure in occasione della monografica di Jota Castro, le stanze della galleria sono state solo 1 dei 5 spazi cittadini dedicati alla mostra. Alcune collaborazioni hanno dato vita a donazioni e realizzazioni di opere site specific permanenti, naturale configurazione di un dialogo. In quest’ottica rientrano esempi come Luca Francesconi alla Chiesa delle Anime del Purgatorio, l’opera di Jota Castro alla Chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo, o il wall drawing di Alberto Di Fabio, permanente a Castel Sant’Elmo, o ancora la collaborazione fra Eugenio Tibaldi e il Nabilah sul litorale flegreo. Il legame con il territorio, quindi, è da sempre parte del mio modus operandi, con modalità e tempistiche diversificate nel tempo. Nonostante gli ultimi anni e il sempre maggiore disinteresse verso le istanze dell’arte, percepibile ormai ad occhio nudo, stiano mettendo a dura prova questa volontà e direzione.
LB/ Su che tipo di ricerca si concentra l’interesse della galleria Umberto Di Marino? Quali sono gli artisti con cui lavori?
UDM/ L’impostazione progettuale della galleria è nata soprattutto dall’osservazione delle dinamiche politiche e sociali dei miei luoghi. Ho sempre inteso il programma come un’estensione del mio pensiero, di ciò che più mi appassionava e mi interessava approfondire attraverso uno sguardo esterno, quello degli artisti. Dapprima un radicale interesse nel rapporto fra periferia e centro si è mano mano evoluto in un discorso rivolto all’influenza dell’arte sul paesaggio, e quindi una rilettura di un passato coloniale; il superamento di certe dicotomie tipiche del pensiero modernista; una ricerca antropologica, sociale, politica. Oggi la ricerca della mia galleria persegue tematiche come il rapporto uomo-natura, il paesaggio antropico e antropocentrico, l’essere umano in quanto misura infinitesimale del mondo che viviamo, in una sorta di nuovo umanesimo, ma viziato ed incompiuto. Attualmente lavoro con Eugenio Tibaldi, Jota Castro, Luca Francesconi, Alberto Di Fabio, Santiago Cucullu, Satoshi Hirose, Sergio Vega, Vedovamazzei, Francesco Jodice; Andrè Romao, Ana Manso, Marco Raparelli, Pedro Neves Marques; Eugenio Espinoza, Francesca Grilli e Alberto Tadiello.
LB/ Cos’è Casa Di Marino, il nuovo progetto nato proprio qualche mese fa?
UDM/ L’apertura di Casa Di Marino è il risultato della volontà di restituire una diversa dimensione della galleria, che non sia solo uno spazio espositivo. In questo luogo il pubblico ha la possibilità di calarsi all’interno di tutti gli aspetti e le dinamiche che strutturano un’attività a conduzione familiare e una casa. Si genera così una commistione fra luoghi privati e domestici che animano la quotidianità della galleria; di fatto l’ufficio, il deposito e la biblioteca, saranno anche sala da pranzo, cucina, soggiorno. Questo comporta una forma di partecipazione diversa dei visitatori, l’atto di entrare nella sfera privata di una famiglia richiede necessariamente un approccio più interessato e sicuramente meno dispersivo, approccio che non corrisponde ad uno stravolgimento nella programmazione; infatti, manterremo le stesse tematiche, ma con tempo, nuovi punti di vista e aperture. Così come fu per la sede di Via Alabardieri, l’avventura di Casa Di Marino è iniziata con due nuove collaborazioni, Carlos Amorales e Peter Böhnisch, entrambi alla prima mostra con la galleria.
Umberto
Dall’alto: Un ritratto di Umberto Di Marino, Foto © Perottino-Piva-Peirone / Artissima. Carlos Amorales, Artists of the world, unite! 2022, exhibition view at Casa Di Marino. Foto © Danilo Donzelli Photography. Per entrambe Galleria Umberto Di Marino.