LUOGHI COMUNI NUMERO 8 - GENNAIO 2015 - OFFICINA SMeC - DISTRIBUZIONE GRATUITA
Copertina di xxxxxx - Anno II - Gennaio 2015 - n° 8 - Reg. Tribunale di Perugia n° 844/2014
I L M AGAZ I N E CH E RACCONTA L A PER UGIA VISTA DAL BASSO
IL FUTURO É GIÀ QUI
LE TANTE STORIE DI ORDINARIA SOCIALITÀ, IN STRADE, PIAZZE, CASE E LOCALI DI UNA CITTÀ PIENA DI RISORSE
LUOGHI COMUNI
Anno 2 - Gennaio 2015 - n° 8 Reg. Tribunale di Perugia n° 844/2014 Il nostro progetto nasce per raccontare, promuovere e supportare l’impegno positivo di cittadini, organizzazioni, associazioni e comitati, nel vivere gli spazi della Città. Ci sarà ampio spazio per chiunque abbia voglia di condividere le proprie esperienze sui luoghi che vive e in cui vive. Lo scopo del free press è ofPerso Film Festival pp. 4 - 5comunicafrire una sintesi e uno spazio tivo alla Perugia Autogestita e Positiva.
la locomotiva riavvia i motori - 8
Contattaci o scrivici una email se vuoi essere presente nel nostro Free Press o se vuoi condividere con noi qualche esperienza. SMeC è la nostra Agenzia di Comunicazione Sociale, che sostiene la valorizzazione delle azioni positive che vengono create in Città. L’obiettivo è quello di dare un supporto di comunicazione, con le proprie professionalità al lavoro dei singoli e dei gruppi organizzati, per sostenere il valore delle relazioni.
LA grande famiglia - 10
postmodernissimo pp. 18 - 19 Indirizzo redazione: Urban Center, Scale di Sant'Ercolano 5, Perugia Orari: Martedì 18.00 - 20.00 Venerdì 14.30 - 18.00
luoghicomuni@officinasmec.it 075 5145126 | 075 514511 www.luoghicomunimagazine.it luoghi comuni
il sesso forte - 16
perugia social photofest pp. 24 - 25
Editore: Borgorete Soc. Coop. Soc Direttore Responsabile: Giovanni Dozzini Redazione: G. Dozzini, D. Montiel, I. Finocchiaro, L. Rosi, A. Cefalo Progetto Grafico e Impaginazione: D. Montiel, A. Cefalo Comunicazione Eventi: SMeC - Social Multimedia e-Communication Foto di copertina: Hesoe Hesao - Graffiti Porteño 2010
(www.flickr.com/photos/hesoe)
www.officinasmec.it 2 - sommario
Le micro-comunità su cui contiamo Quello appena iniziato non sarà un anno qualsiasi. Perugia, rispetto a dodici mesi fa, è una città molto diversa. Lo storico cambio di amministrazione sta lentamente cominciando a influire sulle dinamiche sociali e culturali, mentre il grande sogno di diventare Capitale europea della Cultura 2019 è naufragato con tutto il suo carico di aspettative. Per quanto ci riguarda, poi, la differenza è sostanziale: nel gennaio del 2014 «Luoghi Comuni» non aveva ancora visto la luce. Saremmo arrivati presto col numero pilota sul Carnevale e poi con le pubblicazioni ordinarie, prendendo lentamente coscienza di un fatto inappuntabile: inventare e realizzare questa rivista era stata un’idea azzeccata. Le cose belle da raccontare, nel tessuto urbano e rurale perugino, erano e continuano a essere tantissime. Le associazioni, i gruppi informali di cittadini, le donne e gli uomini che ci contattano per trovare spazio sulle nostre pagine sono sempre di più. Se quando abbiamo cominciato eravamo sicuri che Perugia fosse una città in salute e piena di risorse, adesso siamo molto più che sicuri. Anche Smec, la nostra sorella maggiore, ci ha messo del suo. I suoi Strani Eventi organizzati nell’estate scorsa e i suoi portieri di quartiere hanno dato nuova linfa a luoghi e micro-comunità ricchi, pieni di energie e idee, che avevano solo bisogno di stimoli e sostegno. «Luoghi Comuni» è stato testimone di un percorso già avviato da anni, e allo stesso tempo ha provato a scovare realtà sommerse a volte piccole ma sempre molto significative. Nel 2015, l’abbiamo già detto, noi dovremo diventare grandi. Imparare a camminare con le nostre gambe. Stiamo lavorando per garantirci un futuro solido, e siamo certi di poter proseguire sulla nostra strada ancora a lungo. Ciò che ci interessa di più, in ogni caso, è mantenere lo stesso grado di attenzione per le tante cose che accadono intorno a noi. Nelle strade, nelle piazze, negli scantinati, nelle case e nei locali di Perugia. Anche in questo numero potrete trovare molte belle storie. Spazi e giornali che rinascono, cinema che mettono in rete numerose associazioni, nuovi modelli educativi per l’infanzia, artisti, scorci narrativi. L'auspicio, come sempre, è che sfogliando «Luoghi Comuni» possiate riflettere e divertirvi. A tutti voi la redazione augura un felicissimo anno nuovo. Giovanni Dozzini
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REALTÀ memoria ALTERATA rastafari E IPERREALTÀ La nipote di Bob Marley e il progetto Le mutevoli visioni dell’obiettivo Testo di Giulio Lucchesi di Attilio Brancaccio Illustrazione di Michael Thompson Testo di Ivana Finocchiaro Foto di Francesco Capponi
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ATTILIO BRANCACCIO PHOTOGRAPHY www.attiliobrancaccio.com | info@attiliobrancaccio.com
Lo studio Oko ha aperto i battenti in via Cartolari da meno di un anno. È uno spazio ampio, costellato da proiettori, sezionato da superfici in bianco e nero. Attilio Brancaccio, il suo fondatore, si è avvicinato alla fotografia quasi per caso: «Fino a dieci anni fa, se mi avessero detto che avrei lavorato in quest’ambito avrei risposto “Non credo proprio”». In quel periodo suonava in un gruppo reggae e lavorava per delle agenzie pubblicitarie: «Ho preso in mano la macchina fotografica perché volevo creare delle immagini mie, originali. Ho cominciato scattando fotografie durante i concerti e ho visto che non solo piacevano sia a me che agli altri, ma che mi piaceva farle. In quel momento ho deciso di andare a fondo con la fotografia». La sua sperimentazione in quest’ambito si è svolta inizialmente su ogni fronte: «Al principio fotografavo di tutto, per apprendere le tecniche e per capire quale soggetto preferissi. Dal 2003 al 2009 ho viaggiato parecchio, affrontando il lato “reportagistico” della fotografia tra New York, Hong Kong, Berlino, Londra. Poi ho deciso di andare a vivere ad Amsterdam perché ho capito che era un’occasione per concentrarmi su me stesso, sulle mie passioni, ma anche sulle tecniche relative allo studio di posa». Nel 2007, infatti, Attilio ha attraversato l’Europa in tre mesi, sostando per un po’ anche nella città olandese: «Era quello che sognavo, così in un mese ho salutato tutti e sono andato a vivere lì, in una casa per artisti nel quartiere nord di Amsterdam. Lì ho avuto modo di attivarmi in tantissimi ambiti, dai festival alle produzioni cinematografiche, dalla fotografia di moda ai ritratti». Paradossalmente, fermarsi ha significato approcciare l’universo delle foto di posa. Le sue sono immagini molto contrastate, che fissano la diversa grana dell’epidermide, percorrendo le superfici dei volti e condensando il racconto in uno sguardo. Siano i soggetti fotomodelle, barboni, artisti, trans-gender, gli occhi fissano l’obiettivo e delineano una sensazione di trasgressione o innocenza. «Della fotografia mi piaceva il fatto di riuscire a esprimere delle idee, a fermare ciò che vedevo, naturalmente dal mio punto di vista. Non sono dei lavori concettuali, è un discorso di getto su un aspetto che mi affascina. Per fotografare le persone, sia
per strada che in studio, per me è importante creare un rapporto, aldilà di quello esistente tra fotografo e soggetto-modello. Mi piace cercare di cogliere nella fotografia quegli aspetti delle persone che a prima vista non vedi, quelli dietro il “primo livello”». Alcune delle immagini di Attilio si basano sull’alterazione dell’immagine fotografica, ottenuta sia in digitale che nella camera oscura: «Ho cercato di trovare un qualcosa che potesse rappresentarmi e ho tratto spunto dall’opera di Man Ray, utilizzando il principio del fotogramma – ovvero l’esposizione degli oggetti, posti a contatto con la carta fotosensibile – per creare qualcosa che non avevo ancora visto. Dopo diverso tempo, sono arrivato all’idea giusta e ho creato la serie Cosmos, dei fotogrammi realizzati con le bolle di sapone. Poi c’è stato un nuovo punto di rottura, ho dovuto ripensare a come utilizzare la camera oscura in modo innovativo e ho creato una serie di ritratti, Brushes: in fase di stampa, invece di immergere il foglio nell’acido dello sviluppo, ho preso a spennellarlo direttamente sulla carta». In Cosmos, microparticelle di sapone si tramutano in asteroidi lattiginosi, suggerendo un’atmosfera silenziosa; nella seconda serie, invece, l’effetto inatteso è determinato dall’impressione che le figure emergano dalla carta, fantasmatiche, attraverso le traiettorie dinamiche e rivelatrici del pennello. Attilio è tornato a vivere a Perugia a fine gennaio 2014: «Volevo provare a promuovere delle iniziative nel mio Paese mettendo a disposizione la mia professionalità, come avevo fatto all’estero. Avevo saputo, tra l’altro, che era nata l’associazione Fiorivano le viole, di cui facevano parte persone che conoscevo o stimavo da un punto di vista artistico. Sicuramente ho fatto una scelta giusta, è stato un arricchimento». Negli ultimi numeri di «Luoghi Comuni» le fotografie di Attilio hanno ritratto alcuni artisti dell’associazione: «Dopo aver conosciuto meglio i protagonisti di questa realtà m’è venuto spontaneo volerli fotografare anche perché – aggiunge, ridendo – sono dei gran personaggi, oltre che delle grandi persone. La foto nasce dalla visione che io ho di loro, ma cerco anche di catturare la passione che loro mettono in quello che fanno». 5
il dibattito sì Con SguardOltre lo Zenith unisce le forze di quindici associazioni. Molto più di un cineforum Testo e foto di Sara Cecconi
Quando varchi la soglia dello Zenith, sei perfettamente consapevole che non stai entrando in un cinema come tutti gli altri. La magia inizia dal nome, che solo alla pronuncia lascia in bocca un gusto esotico e orientaleggiante, sufficiente a far nascere una curiosità che porta a un’apertura verso nuovi orizzonti mi(s)tici e sconosciuti. Un micro-mondo che ha un universo al suo interno, con infinite storie da raccontare. Ciò che il cinema Zenith offre è dunque qualcosa che trascende la settima arte stessa, poiché dà al suo spettatore la possibilità di intrufolarsi in una dimensione lontana da quella di provenienza, non lasciandolo solo sbirciare, ma permettendogli di entrare nel vivo di questa nuova realtà. Di conseguenza, non creerà stupore la nuova rassegna chiamata SguardOltre, proposta dai giovani cinefili dello Zenith. Un’iniziativa che mira ad aprire lo spazio del cinema alle associazioni del territorio perugino, chiedendo a ognuna collaborazione per la messa in opera del progetto, che vuole dare la parola al “diverso”, presentandolo in tutte le sue forme. SguardOltre sottintende una duplice azione dell’osservare: gettare una prima rapida occhiata al di là per poi soffermarsi a guardare e lasciarsi catturare dai tanti altri mondi presentati da ogni associazione. Quello che è richiesto allo spettatore è mettersi in gioco in prima persona, essere disposto a riconsiderare le proprie certezze e a
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confrontarsi con altri punti di vista. Ci appelliamo dunque alla nostra comunità, ai giovani in particolare, chiedendo più che mai un ruolo attivo in questo progetto, perché è dal confronto e dallo scontro che nasce il dialogo. Questa rassegna acquista un valore aggiunto in quanto diventa un modo per arricchire la propria persona e per assumere, a ogni nuovo incontro, una consapevolezza diversa del proprio essere e dell’altro. Dalla volontà di diventare centro di aggregazione sociale per le nuove generazioni e promotore di stimolanti attività culturali, usando come tramite principale il cinema, lo Zenith decide di aprirsi alle realtà associative giovanili, lasciando loro un importante spazio nella sua programmazione e dando loro la possibilità di usufruire della sala. Ogni venerdì, fino a maggio, ci sarà la proiezione di un film, riguardante tematiche care all’associazione che gestirà la serata e che approfondirà l’argomento in un dibattito che si terrà, a seguire, nella Carbonaia. Là, vi ritroverete davanti a un portone di legno che per l’occasione sarà aperto a tutti gli interessati che vorranno degustare un aperitivo preparato dal ristorante Nadir e (pro)seguire l’incontro/dibattito. Il progetto, che ha ricevuto il patrocinio dell’Adisu e quello del Forum Regionale Giovani dell’Umbria, vede protagoniste: Amnesty International, Bagliori d’Autore, Emergency, Fai giovani, Greenpeace, I Bracceschi, Libera Università, Omphalos Arcigay Arcilesbica, Rete degli Studenti, RetroFilm, Scout Agesci, Udu, Zone Cultural Crossing, Sementera, Sism, Spazio Bianco. Come è stato dimostrato dalle proiezioni di dicembre, dedicate al tema comune della battaglia all’Hiv in onore della giornata mondiale contro l’Aids indetta ogni anno il primo dicembre, co-gestite da Omphalos, Sism e Spazio Bianco, l’iniziativa è esplosiva, e riserverà ancora tante sorprese. Invito, dunque, tutti gli interessati a seguire il progetto SguardOltre, scoprendo la nuova programmazione del mese di gennaio, dalla pagina dedicata su Facebook e dal profilo Twitter.
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LA LOCOMOTIVA RIAVVIA I MOTORI Un’introduzione alla rinata testata studentesca Testo di Redazione della Locomotiva Foto di Mario Domina
Al di là delle implicazioni strettamente connesse al nome, che ci rimanda direttamente al celebre testo di Guccini, c'è qualche ex studente perugino che nel corso della sua carriera avrà sentito parlare di qualche nostro antenato. La prima Locomotiva infatti partì anni fa; dalle informazioni ricavate da anziani studenti sappiamo che accese i motori la prima volta nel 1994, anno di nascita della Sinistra Universitaria, per restare in attività, negli anni intermittente, fino al 2010 e poi perdersi chissà dove. Ciò che ci ha colpiti non è tanto il fatto che prima esistesse uno spazio editoriale tutto teso a monitorare le sgangherate e cangianti condizioni studentesche, quanto il valore che questo potesse avere nel panorama dello scambio di idee. Abbiamo sentito dire da chi se n'è occupato prima di noi che, nel lontano (lontanissimo) mondo in cui non si campava di pane, connessione 3G, e didascalie sotto le foto di Instagram, la carta (sì, proprio carta) di un giornale universitario era veicolo principe di idee, opinioni, denunce senza bavagli, o locandine di feste. Di anni ne sono passati ben venti, i tempi corrono e la tecnologia pure, e la cultura e i nostri modi di dar senso alle giornate sono oggi scanditi da e intrisi di questa nuova regina metodologica (la tecnologia, appunto). Ci chiediamo perciò se ancora sia possibile comunicare davvero, soprattutto che cosa sia possibile dirsi e ancora in quale modo, tra coloro che senza remore sono considerati membri della classe non-produttrice più famosa di tutte: quella degli studenti.
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Questa sorta di dialogo costante nella società studentesca che proviamo a descrivere non vorrebbe essere retorico, ma vorrebbe avere ruolo per davvero sfruttando le forme nuove di dialogo familiari ai nativi digitali. È a tale proposito che nasce questa piattaforma, sulle basi di ciò che è stata e con l’orizzonte più che ampio relativamente a ciò che può diventare: oltre a politica e attualità, ci immaginiamo di poter accogliere riflessioni su qualsivoglia argomento, di creare uno spazio «catalizzatore di variegati spunti, da chiunque provengano e qualunque cosa riguardino, dall'attualità politica con il fiume d’opinioni che si porta dietro al vhs che avete trovato tra le pieghe del divano» (autocitandoci), il tutto con le massime, totali e indiscusse libertà d'opinione e indipendenza. Basta solo scrivere e inviare. Questo progetto online nasce anche per dare visibilità agli eventi che hanno luogo a Perugia. Un ragazzo fuori sede come ce ne sono molti, pur riuscendo ad ambientarsi bene qui, può avere moltissime difficoltà a informarsi riguardo gli eventi organizzati ogni mese in città, sia per quelli tradizionali (tradizioni non sue ovviamente) quanto per quelli ordinari. Difatti,
Perugia non è solo la città di Eurochocolate, di UmbriaJazz e del Festival del Giornalismo, anche se sono probabilmente i tre momenti dell'anno in cui attira più persone, provenienti tanto dal nostro Paese quanto dall'estero. Ma, adattandosi alle proprie dimensioni e possibilità, anche tante altre associazioni, con il loro lavoro offrono intrattenimento e attività durante l'anno, ed è proprio pensando a queste e informandoci sulle loro iniziative che nel nostro sito curiamo un calendario interamente dedicato a questi eventi a Perugia. Vorremo una Locomotiva che sia non solo voce di tutti gli studenti dell'ateneo, ma anche la loro guida alla città, giorno per giorno, per il caffè letterario del pomeriggio o la festa fino al mattino, perché non c'è università buona senza città all'altezza, e viceversa. Scriveteci a lalocomotivaonline@gmail.com e veniteci a trovare su www.lalocomotivaonline. com, e a ogni riunione, di cui sarete informati sempre sul nostro sito. «...e che ci giunga un giorno ancora la notizia di una Locomotiva come una cosa viva!».
La nuova redazione, pronta al rilancio del giornale degli studenti. Foto di La Locomotiva
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la grande famiglia Il percorso comune di bambini, educatori, genitori e cittadini Testo di Max Calesini
La Grande Famiglia è un’associazione senza fine di lucro impegnata nella promozione di iniziative nell'ambito della solidarietà sociale, rivolgendosi nello specifico a famiglie, coppie, genitori e bambini. Puoi trovarla col nome di “Pgmamme” sul Libro delle Facce (Fb), dove si presenta come un social network pensato per le mamme di Perugia e dintorni che si vogliono conoscere e confrontare. Dell’associazione ci hanno raccontato le educatrici delle scuole d’infanzia che ci collaborano e che la ospitano all’interno della scuola d’infanzia Kilipupu. Nelle righe che seguono, così come nei materiali che ci sono pervenuti, si confondono i percorsi di genitori ed educatori in un continuo di collaborazioni e propositività. Nell'incontro con gli operatori degli asili nido abbiamo scoperto un micro-mondo in continuo collegamento con la realtà esterna. A vederli da fuori così belli luminosi, chiusi e colorati, ci fanno pensare a una bolla di spensieratezza e fantasia. A vederli da dentro ci si accorge che, come ormai risaputo, le loro squadre sono agenzie formative che accom10 - il futuro è già qui
pagnano i nostri bambini nel momento più intensamente evolutivo del proprio sviluppo psicofisico. A vederli da vicino si scopre quanto siano utili nel sostenere i genitori che, a loro volta, sono sempre soggetti in faticosa formazione. A vederli da sopra si notano movimenti di energie e saperi in entrata e uscita. A vederli da lontano si nota quanto il lavoro di educatori e famiglie si depositi nei territori circostanti, sedimentando saperi e capacità di benessere e relazioni positive. Ma cos'è, esattamente, la Grande Famiglia? Si tratta di una realtà associativa che coinvolge genitori dei nidi d’infanzia Anatroccolo, Magnolia e Kilipupu operativi rispettivamente a Balanzano, Collestrada e presso la fabbrica della Perugina. «Obiettivo principale è garantire tutela e sostegno alle famiglie di Perugia, offrendo supporto alla cura, all’educazione e alla relazione, crescendo così con consapevolezza e in armonia». Tanto entusiasmo, tante persone, poco tempo. Così è finita che ci siamo scritti confrontandoci via
mail. Tre genitori, tre operatori e la coordinatrice della cooperativa BorgoRete hanno raccontato le proprie preziose esperienze con competenza, passione e poca capacità di sintesi. Arriviamo così a scrivere questo breve articolo con l'enorme responsabilità di ridurre la ricchezza del lavoro e delle esperienze, a sintesi un po' emozionale di quanto raccolto. Innanzitutto ci sorprende l'obiettivo che queste realtà si pongono per guidare il proprio lavoro nei prossimi anni: «Radicamento nel territorio e luoghi di interesse per i cittadini. Il tutto generando risposte e garantendo ascolto». Ci piace e ci affascina perché sogniamo possa essere un obiettivo alla portata di ogni realtà del territorio, una modalità di partecipare la società con spirito positivo e propositivo. Ci raccontano di tante iniziative pensate per essere di utilità e stimolo a operatori e genitori, iniziative che hanno riscosso inaspettato interesse anche nel vicinato. Gli incontri proposti seguono due filoni: “Il cibo: nutrimento, relazione ed educazione” e “I comportamenti aggressivi hanno valore comunicativo?”. Poi, tra le tante, una frase che ci fa comprendere il nesso tra il loro lavoro e quello di questa redazione: «L’educatore svolge ruolo di mediatore nell’interazione tra il bambino e i suoi compagni, suggerendogli quelle
strategie più funzionali di contatto e di gioco». E ancora: «L’aggressività che il bambino esprime in alcuni momenti e situazioni non coincide con una sua caratteristica “strutturale” e irreversibile, ma è un (non l’unico) comportamento che può essere modificato e sostituito con modalità più accettabili, attraverso la pazienza, l’esercizio e l’aiuto fiducioso dell’educatore». E ancora: «Occorre imparare a prendere le misure, a trovare delle forme adattative nei rapporti con l’altro, comprendendo che l’altro ha dei diritti, ha dei confini che vanno rispettati e che non sempre quello che viene spontaneo fare è quello che va meglio». Siamo sicuri che ci stiano raccontando un micro-mondo a sè stante? I bambini, come gli adulti, imparano principalmente attraverso il confronto, specchiandosi nei comportamenti e nelle reazioni altrui. È per noi evidente che il lavoro che queste famiglie e questi educatori svolgono all'interno delle scuole d'infanzia è un lavoro fatto con tutta la società. Quelle cancellate e quelle vetrate che ci erano inizialmente parse un muro verso l'esterno ci si presentano ora come specchi in cui osservarci per sognare una società più attenta e partecipata. Max Calesini
FESTA DI INAUGURAZIONE Asilo Nido Kilipupu Sabato 10 gennaio dalle 16.00
Merenda per tutti, letture, giochi e attività per i più piccoli. 11
medicina narrativa Operatori sociali in corsia, tra dialogo e speranza Testo a cura di Educatori in Ospedale Foto di Agostino Cefalo
Siamo soliti raccontarvi storie in cui le persone si organizzano per uscire dalle proprie mura, per occuparsi del bene comune. È possibile che per occuparsi della propria comunità sia necessario abbandonare le strade e i luoghi di socialità per rintanarsi tra le stanze di un reparto d’ospedale. È quello che dal 2012 fanno gli operatori sociali che hanno avviato questa esperienza.
renza e alla solitudine, uno stimolo a resistere e combattere. «Sì, ma l’input me l’hai dato tu!», dice la paziente. Quell’input è ciò su cui lavorano gli educatori. Clinica Pediatrica. I medici segnalano che c'è una bambina di dieci anni “molto giù”. Gli educatori la incontrano. Si sente separata dalla realtà e dalla sua vita, le mancano la scuola, la casa, le amiche, i giochi. Si osservano, si studiano, e col disegno urlano e si ritrovano. Il nero dell’arrabbiatura vola verso la finestra, trasformandosi in un arcobaleno sorridente e multicolore.
Si tratta di professionisti che hanno capito che il proprio intervento sarebbe stato utile in un settore in cui non era richiesto. Bel coraggio. Nessuno li aveva chiamati, nessuno intendeva pagare per quel servizio, ma loro hanno investito energie e lavoro e hanno chiesto alla propria Gli Educatori in ospedale affiancano la persona cooperativa di fare altrettanto per trasformare nel proprio cammino per condurre fuori da sé l’esperienza di malattia, riconoscendola e naril pensiero in azione. randola, e per riattivare energie e risorse per riMa chi sono, e cosa fanno gli Educatori in ospe- conquistare una condizione di benessere. dale? Perché si rivolgono indifferentemente ad adulti, giovani e bambini? Reparto di Ematolo- Si chiama medicina narrativa e sta riscuotendo gia e Trapianto di Midollo Osseo, stanza “con sempre maggiore interesse sia nel quotidiano bassa carica microbica”: l’educatrice e la signo- che in ambito scientifico. Gli educatori e la loro ra ricoverata riflettono sulla spinta al cambia- cooperativa stanno cercando imprese del terrimento e all’attivazione di inaspettate risorse torio che condividano la responsabilità sociale personali generatasi attraverso il loro rapporto. di questo prezioso intervento. Durante il lungo ed estenuante percorso di cura si è attivato qualcosa, una reazione alla soffe-
goo.gl/kG4mly Progetto Educatori in Ospedale educatori.ospedale@gmail.com
un mercato a otto facce La cena di Natale sulla piattaforma dell’Ottagono. Il quartiere di Fontivegge riparte da qui Testo di Max Calesini Foto di Daniele Scialò
Abbiamo incontrato l’associazione Fontivegge Insieme sotto Natale sopra la piattaforma dell’Ottagono. Per chi non c’è mai stato non è facile immaginare il luogo. L’Ottagono nasce come centro commerciale incastonato tra i palazzoni del “super condominio” a pochi metri dalla stazione. È stato costruito al centro di una delle zone più popolose della città. Ha innumerevoli vie d’accesso, diversi livelli di parcheggi e giardini pensili, ed è sovrastato da un’immensa cupola di vetro che protegge le piazze e i loro avventori dalla pioggia e dalle intemperie. Si sviluppa su tre piani con un immenso balcone centrale e ampi spazi commerciali tutt’intorno. Un groviglio di possibili percorsi pedonali che avrebbero dovuto rendere l’Ottagono il centro economico e sociale del quartiere. Invece non c’è più un negozio aperto. L’area commercialmente non è mai sbocciata e oggi l’unico presidio stabile è il Centro Servizi Giovani con le sue attività, i suoi ragazzi e i suoi educatori. Il resto del quartiere ha le stesse potenzialità e vive le stesse disgrazie frutto anche di politiche abitative poco lungimiranti. Debora e Attilio sono
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il presidente e il vicepresidente dell’associazione nata ad agosto di quest’anno proprio per rivitalizzare quello che loro definiscono “il quartiere più bello di Perugia”. Volutamente non ci parlano del degrado e della visibile attività di spaccio ma descrivono un quartiere che dalla fine degli anni ’80 ha visto modificare le caratteristiche delle abitazioni e dei residenti passando da ampi appartamenti per famiglie a piccoli monolocali per single. Ci spiegano che questo ha creato una frattura generazionale e un impoverimento del tessuto sociale, delle relazioni e del senso di appartenenza. Come sempre accade nei tessuti urbani impoveriti le conseguenze si vedono nel progressivo abbandono dei luoghi pubblici, delle piazze e dei giardini. È un meccanismo che si autoalimenta e che ha bisogno di investimenti e iniezioni di vitalità per invertirne il segno. Oggi la situazione di Fontivegge non è peggiore di quella di altri quartieri ma si nota, pesa e preoccupa maggiormente perché sembra non avere argini. Le persone non si conoscono, non frequentano il quartiere, e così aumenta la paura e il senso di impotenza.
L'associazione Fontivegge Insieme nasce per intervenire su questo fenomeno. Per riconquistare identità e appartenenza. Ci raccontano che nel quartiere già esistevano altre associazioni con cui sarà necessario imparare a confrontarsi e collaborare. Per ora, sull'onda dell'entusiasmo e di una certa capacità mediatica l'associazione cresce e collabora con chi risponde alle sue iniziative. Da giugno a oggi sono state numerose le assemblee e le iniziative proposte. Dalla pulizia delle aree verdi alla partita di pallone, dalla cena al mercatino natalizio, tutto ha l'obbiettivo di ridisegnare l'immagine del quartiere.
re, ma ha precisato in modo inequivocabile che nulla ha effetto senza il protagonismo dei cittadini. Non ci sono polizia o telecamere che funzionino se non c’è una città che si riappropria dei suoi spazi. È quello che l'associazione, in collaborazione col Centro Servizi Giovani, ha voluto fare con la cena natalizia e con il mercatino, primi importanti passi di occupazione degli spazi vuoti. Un mix di cenone in stile sagra, balli etnici, laboratorio di riciclo e macarena. Un clima particolare frutto delle spregiudicate collaborazioni tra associazioni.
Una mia docente diceva sempre che «la partecipazioCome si sa le risorse sono scarse per definizione e ne vien mangiando». Significa che la cena è un buon così è necessario fare scelte e darsi obiettivi raggiun- inizio e che si parte sempre da piccoli numeri e slanci gibili. Il primo obiettivo raggiunto è stato quello di di piccoli gruppi, poi vale la teoria della somma. Alla investire della questione le istituzioni e accreditarsi tavola rotonda erano presenti anche Carlo Biccini come interlocutore dell'amministrazione. Il sindaco (Forum Terzo Settore) e Ladis Kumar (ACLI-Pg), con Andrea Romizi ha messo il quartiere al vertice delle cui ci si è confrontati sull'esigenza di un percorso tra proprie priorità, coinvolgendo in questo impegno amministrazione e cittadinanza attiva per la realizzatutta la giunta. Alle iniziative dell'associazione la pre- zione di una carta che regoli e favorisca la partecipasenza di assessori e consiglieri comunali è sempre zione dei cittadini. Sul finire si sono messi in agenda stata importante, una delibera di giunta ha definito nuovi e importanti appuntamenti per Piazza del Bale strategie di intervento e il sindaco si è impegnato cio, altra zona calda del quartiere. Le Acli ripropongoa incontrare i cittadini del quartiere tutti i mesi per no il mercatino del baratto, iniziative con le associavalutare e calibrare il percorso. Alla cena natalizia zioni dei cittadini stranieri e il Forum delle Famiglie, organizzata proprio sulla piattaforma dell'Ottagono l'associazione annuncia la fiera del fitness e la presa il sindaco ha esposto il piano di intervento parlando in carico di aree verdi. Ci alziamo consapevoli che è di sgravi fiscali per le attività commerciali che investi- solo l'inizio. Buon lavoro. ranno nel quartiere, di maggiori controlli e telecame-
Cittadini del quartiere danno i loro suggerimenti per un quertiere migliore, durante la redazione.
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il sesso forte Sono entusiaste. E determinate. Alla scoperta della Rete delle donne AntiViolenza Testo di Mattia Giambattista Foto della Rete delle donne AntiViolenza
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La cosa che mi colpisce più di tutte è l’entusiasmo che inebria i volti delle mie interlocutrici. Lo avverto subito, nel loro linguaggio del corpo e nelle loro parole, non appena vengo accolto nella piccola stanza al numero 1 della Casa dell’Associazionismo di Via della Viola. Questo angusto spazio costituisce la sede della onlus denominata Rete delle donne AntiViolenza, meglio nota con l’acronimo Rav, organizzazione che dal 2009 si offre come sostegno a tutte le donne vittime di violenze e abusi.
al servizio si impegnano a fornire ascolto e indicazioni preliminari per uscire dal percorso di violenza che chi è all’altro capo del ricevitore sta subendo.
Alcune fra le iscritte alla Rete sono operatrici qualificate che hanno seguito numerosi corsi di preparazione della figura di operatore dei centri antiviolenza. Questo percorso di formazione ha portato le socie a svolgere stage, tirocini e attività pratiche di volontariato presso altri centri. La onlus si autofinanzia tramite il pagamento delle Le operatrici della Rete svolgono un servi- tessere da parte dei membri, l’organizzazio di accoglienza e di prima informazione zione di cene e iniziative come l’annuale a chi si rivolga a loro per chiedere aiuto. mercatino di Natale. Quelle che ho di fronte e che mi raccontano con grande trasporto e dovizia di parti- Un concetto che Adelaide ripete spesso e colari il loro lavoro sono quattro delle so- che è elemento fondante della vita dell’ascie. L’organizzazione ne conta in tutto una sociazione sin dalla nascita, è quello di rete. settantina e Adelaide Coletti, tra le fon- «Il nostro intento è fare rete, è scritto nel datrici, spiega come questo numero stia nome dell’organizzazione. Fare rete con le crescendo e con esso la capillarità dell’as- altre associazioni di donne e con tutti i sogsociazione. Lo fa notare orgogliosamente getti che abbiano a cuore il tema della vioe con la consapevolezza di chi sa di aver lenza di genere. Il nostro obiettivo è quello contribuito a dare al fenomeno struttu- di convogliare tutte le risorse che ci offre il rale della violenza di genere il rilievo che territorio per combattere questo problemerita sul territorio. «Quando abbiamo ma. Sfruttando esperienze e competenze di costituito informalmente la nostra orga- donne di tutte le età e le generazioni». nizzazione nel 2007, il tema del femminicidio era una questione sommersa, fuori L’attività di Rav è fervida: convegni, readall’agenda mediatica e istituzionale, pur ding e altre iniziative sulle quali è possiessendo un problema sistemico. Questo bile rimanere aggiornati seguendo la patema andava portato in superficie. E c’è gina facebook dell’associazione o il blog ancora molto da fare, ovviamente». retedonneantiviolenzapg.altervista.org Il contatto telefonico della onlus è L’unico strumento in possesso delle donne 3276846430, e la sede è aperta ogni marin difficoltà, prima della costituzione della tedì dalle 17 alle 19. Rav, era il Telefono Donna del Centro per le Pari Opportunità della Regione Umbria. Fra le idee futuribili dell’organizzazione, Questo mezzo di assistenza, che rientra in sono in cantiere progetti di formazione un progetto ministeriale, è stato in seguito nelle scuole e la costituzione di un gruppo potenziato ed è attualmente disponibile orizzontale di auto mutuo aiuto che possa ventiquattro ore su ventiquattro, sette gior- fare incontrare persone che condividono ni su sette. Grazie all’adesione di Rav e altre gli stessi problemi di violenza e riescano associazioni che si offrono di rispondere a darsi sostegno vicendevolmente. Presso alle chiamate al di fuori dell’orario di uffi- la Sala Auditorium di Ponte Felcino è già cio del Centro, di notte e nei fine settima- attivo un gruppo di parola che si riunisce na, il numero verde regionale 800861126 ogni martedì alle 18 e vede la partecipaè sempre attivo. Le socie che partecipano zione di alcune socie. 17
POSTMODERNISSIMO Torna a vivere uno spazio che ha fatto la storia della cultura perugina Testo di Michele Bellucci Foto di Mattia Mariuccini
Potremmo far iniziare questa storia nella Perugia degli anni '30, quando in una delle zone più affascinanti dell'acropoli prese vita il Teatro del Carmine. Negli anni quegli spazi dedicati alla cultura si trasformarono, cambiando più volte nome: prima Cinema Moderno che divenne poi, il 16 dicembre del 1978, Modernissimo d'Essai, un vero luogo di culto per gli amanti della settima arte. Una storia che si era interrotta nel 2000 con la chiusura della sala ma ora, dopo quattordici anni di oblio, ha ripreso vita uno degli scorci più belli del quartiere di Via della Viola con l'inaugurazione del PostModernissimo, avvenuta proprio il 16 dicembre scorso. Un progetto ambizioso e innovativo, reso possibile dalla tenacia e dall'impegno di quattro perugini professionisti del mondo della cultura: Giacomo Caldarelli, Ivan Frenguelli, Andrea Mincigrucci e Andrea Frenguelli. Due sale principali, una da 159 e una da 54, più
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l'originale TerzaSala da 30 posti che, come la terza pagina di un quotidiano, è dedicata alla ricerca, alle retrospettive e agli approfondimenti sull'immagine in movimento. Quella del PostModernissimo sarà una programmazione cinematografica decisamente sui generis, dove convivranno le più interessanti novità del panorama mondiale, gli inediti in Italia, i titoli d'essai e tutto ciò che in passato ha faticato a trovare spazio nelle altre sale della regione. Dicembre ha subito regalato un'esclusiva, ovvero la recente fatica di uno dei giovani cineasti più interessanti del panorama mondiale, il canadese Xavier Dolan. Il suo Mommy, vincitore del Premio della Giuria allo scorso Festival di Cannes, sarà film di punta accanto a una retrospettiva dedicata alle sue precedenti opere, ancora inspiegabilmente inedite in Italia. In parallelo anche Gone girl-L'amore bugiardo di David Fincher, Is the man who is tall happy? An animated conver-
sation with Noam Chomsky e Frank. Inoltre subito attivo uno dei progetti più ambiziosi, il KinderKino, ovvero il cinema vietato agli adulti: un'iniziativa che vuole favorire l'avvicinamento dei più giovani alle sale, con una programmazione a loro dedicata che vede come primo titolo il cartone animato Un gatto a Parigi di Michel Gondry. In futuro la programmazione verrà in parte suggerita anche dagli stessi spettatori, in linea con la volontà di rendere questo luogo uno spazio realmente condiviso. Il nome del PostModernissimo, che evoca il forte legame tra passato e futuro del cinema e della stessa città di Perugia, ospiterà anche spettacoli teatrali (per gennaio è atteso David Riondino) e concerti musicali di alto livello: tra i primi appuntamenti la sonorizzazione live del film di Hitchcock Blackmail, organizzata con il British Film Institute in anteprima italiana (22 dicembre). Il foyer del cinema sarà anche utilizzato come spazio espositivo, con l'obiettivo di dar voce a chi difficilmente ha trovato le giuste ribalte per mostrare il proprio talento. Già visibili le installazioni ambientali di Francesco
Ciavaglioli e Michele Santi. Uno spazio dunque che racchiude in sé una precisa idea di arte e società, capace di risvegliare in tante persone che negli anni hanno spesso lamentato una mancanza d'iniziative culturali nel capoluogo umbro un rinnovato entusiasmo. Già, basta pensare al successo della campagna di azionariato diffuso e del crowdfunding, che hanno coinvolto in poco più di 3 mesi oltre 600 persone, con quasi 1000 biglietti omaggio assegnati. Per seguire le iniziative del Postmodernissimo:
goo.gl/9H5JJ1
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expo 2015, stiamo arrivando Borgo Sant’Antonio sarà ospite della kermesse internazionale milanese Che i ragazzi di Sant’Antonio pensino in grande è risaputo, che siano dei trattori capaci di macinare lavoro e idee pure. Oggi scopriamo che l’associazione Rivivi il Borgo si candida addirittura a essere portabandiera di una nuova idea di turismo che riscopre l’antico valore dell’essere comunità. Una comunità accogliente e orgogliosa di presentare al mondo la propria cultura e le proprie bellezze. È con queste credenziali che Rivivi il Borgo sarà presente a ExPo2015. Ne abbiamo parlato con Fiorello Primi, presidente dell’associazione Borghi più belli d’Italia, di cui Borgo Sant’Antonio è ospite onoraria. L’occasione è il coordinamento dei 23 Comuni Umbri per organizzare i sei mesi di presenza tra i padiglioni di Milano Fiere. Far parte dell’associazione dei Borghi più belli d’Italia è un vanto, un privilegio, ma soprattutto un’opportunità. Essere scelti permette di accedere a un network internazionale che al momento comprende Canada, Belgio, Francia, Italia e Giappone. In questo modo il borgo associato viene promosso in tutto il mondo, e lo stesso vale indirettamente per tutta la città, di cui sono portate alla luce risorse, tradizioni artigiane, varietà culinarie e bellezze artistiche. Nicola Tassini, dell’associazione Rivivi il Borgo, ci racconta come essere entrati nel club non sia un traguardo ma il riconoscimento di un percorso virtuoso appena cominciato. È, per l’associazione, un messaggio e una sfida, perché la valorizzazione della ricchezza umana e artistica del territorio possano tradursi in ricchezza e benessere per le singole persone a partire da chi oggi fa più fatica. Al termine della mattinata abbiamo l’impressione che aver accolto Borgo Sant’Antonio di Perugia tra i Borghi più Belli d’Italia sia un’opportunità soprattutto per il club e per l’Italia. Che potranno venire a contatto con un esempio virtuoso di protagonismo di cittadini che hanno smesso di delegare il proprio benessere. Max Calesini
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TRENO PER ROMA TIBURTINA, ore 7.35 Capita quasi puntualmente che una delle poche volte che riuscite a beccare la tariffa mini dell’Intercity e avete a disposizione il tavolino (il tavolino!), da trasformare nella postazione di lavoro perfetta per le prossime ore di viaggio, ci sia un signore che si siede di fronte a voi. Magari un po’ anzianotto, magari parecchio loquace. Vi fissa di sottecchi, raccoglie la voce nella gola, due colpi di tosse per schiarirla. Non trova la ragione giusta per richiamare la vostra attenzione, mentre vi ostinate a rimanere concentrati sulla vostra pila d’impegni in formato cartaceo. Poi sembra desistere, raccatta la «Settimana Enigmistica» appallottolata nel cappotto e scompare dietro le sue pagine spiegazzate, portandosele vicino al naso. Finché, all’improvviso, non arriva il controllore.
posso fare a meno di sbirciare la foto nel porta-documenti. È la versione ringiovanita del signore che ho davanti, gli occhi sono identici, sebbene la foto in bianco e nero ne imbianchisca l’azzurro fino a farli quasi svanire. Saluto il controllore con un cenno della testa e quando mi giro il signore mi sta fissando. «Grazie, signorina. È stata molto gentile». Ma si figuri, rispondo, lanciando un’occhiata alla pila di fogli di cui dovrei occuparmi, ma so già che sarà soltanto l’inizio di una lunga chiacchierata. «Senta. Non è che mi sa dire qualcosa di più ragguardevole sulla questione della sonda che è stata mandata su quell’asteroide…».
«Sulla cometa». «Ah ecco, sì, sulla cometa. È stato ieri notte, no?». E in brevissimo tempo mi L’appello è immediato e perentorio («Biglietti!»), ritrovo a dimenticare i fogli poggiati sul tavolilo sguardo inquisitore. no, mentre ascolto le teorie che quell’elegante signore ha appreso sulla potenza delle maree e Dopo aver effettuato un’ispezione approfondita dei flussi lunari. di ognuna delle tasche – esterne e interne, multiple e celate, zippate e non – della mia borsa, «Sa, signorina, sono convinto che i rami dell’almostro sollevata il biglietto, mentre il signore bero di fronte alla mia casa si siano piegati a est borbotta a fior di labbra tastandosi il cappotto. perché…». La voce dall’altoparlante annuncia «Quindi? Ce l’ha o no, questo biglietto?», gli fa in quel momento la mia fermata e io scatto in il controllore, indispettito, le mezze lenti sulla piedi, raccogliendo tutta la roba e impilandola a punta del naso. forza dentro la borsa. «Orbene, avrei l’abbonamento, ma credo di averlo perduto» risponde quello, che ha una voce flebile e grumosa. Mentre parla, noto un qualcosa che sbuca fuori dalla rivista raggrinzita che aveva abbandonato sul ripiano.
«Ma che fa, va via?».
La delusione abbassava le palpebre dei suoi occhi, ingrigendoli. Anche a me dispiaceva troncare così la conversazione, ma sentivo i freni strigliare sulle rotaie. Ci siamo stretti velocemente «Aspetti – gli faccio – non è che è quello lì?» la mano, mentre mi chiedevo perché quei rami Il controllore lo estrae e sorride, mentre il signo- si fosse piegati a est. re se la ride giubilante. Il controllore prende nota dell’abbonamento e nel frattempo non Ivana Finocchiaro 21
le assenze astrologiche Di Lavinia Rosi Cari appassionati lettori, mi duole molto deludervi ma per questo mese niente oroscopi: me li ha mangiati il gatto. Lo sciopero generale degli astri mi ha impedito di captare presagi, ma non temete: torneranno presto. Le previsioni per il 2015 di Luoghi Comuni ci conducono verso luoghi inconsueti che non necessariamente corrispondono alla scansione dei mesi dell’anno. Vi do un mese di tempo per mettere in pratica i vostri buoni propositi e per esplorare da soli i sentieri terreni, a febbraio ne verificheremo i frutti. A volte è importante saper rinunciare all’ansia dell’ignoto, al desiderio di sapere come sarà il nostro cammino e imparare a guardarci intorno da soli, con fiducia e curiosità, senza più demandare il compito del presente ad un cosmo lontano e imprecisato. Dopo i brindisi, le lucine e i panettoni si ritorna alla quotidianità ed è quella la vera sfida. Un mondo fatto di cose vere e concrete, quello che resta sul corso quando la pista di pattinaggio sul ghiaccio torna in letargo. Siate felici, è l’unico modo in cui possiamo vivere.
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La garanzia è più
Il network territoriale Filiera dei Piccoli è una rete di microimprese che ha lo scopo di rafforzare la propria posizione nel mercato puntando su una tracciabilità costituita poco da marchi e molto da volti, per il ritorno ad un modello di consumo più umano, frutto di un percorso di conoscenza a tut-to tondo. Casari, norcini e piccoli agricoltori locali sono ospitati dal salumiere di quartiere, dal cuoco del ristorante sotto casa e nelle scuole, per raccon-tare la storia del loro prodotti e salvaguardare un patrimonio di memoria a tutto vantaggio della bio-diversità.
Via R. Van Marle 1 San Marco Perugia
Via della Villa 8 S. Nicolò di Celle Deruta
via Ottavio Prosciutti, 25 Case Nuove Perugia
Via P. Soriano 55 Perugia
Via F.lli Pellas 187 Perugia
Via Francescana 82 Pontenuovo Deruta
Via dei Filosofi 32-34 Perugia
Via degli Azzi 4/6 Perugia
Via del Castello 2/B Petrignano di Assisi Assisi
COZZARI
ANTICA CANTINA ORVIETO
NORCINERIA ORETO
Via L. da Vinci 70 Pierantonio (Pg)
Piazza Monaldeschi 18 Orvieto (Tr)
Via Monte Amiata 5 Orvieto Scalo (Tr)