La condizione operaia

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LA CONDIZIONE OPERAIA, OGGI COME IERI ?....di chalbi monica Ogni qualvolta riprendo in mano, i miei vecchi libri di scuola, vado a rileggermi alcune pagine che riportano, pezzi della nostra storia, ed ogni pagina contribuisce a confermare, adesso, come allora, le disuguaglianze sociali tra poveri e ricchi, tra potenti e servi, tra colti e analfabeti. Per quale motivo, per il verificarsi di ogni evento dell’umanità, per ogni edificio costruito, ricco di fasto e di splendore, si ricorda unicamente il nome di uno solo, o ingegnere, o architetto, o della famiglia, proprietaria del castelletto, dimenticando il lavoro degli operai schiavi, senza la cui opera, nulla potrebbe essere stato costruito nel mondo ? Un operaio, che ha lavorato per tutta la vita, in quanto tale, leggendo tali testi di storia, non riesce in questo modo, a prendere coscienza del suo posto nella storia. Gli interrogativi sono molti, precisi, drammatici, e lasciano intravedere dietro nomi importanti, o avvenimenti impressi nella memoria storica, la realtà di uomini, masse, popolazioni, senza i quali, non potrebbere esserci stato, il progresso. La consapevolezza di tale realtà, pero’, è soltanto una conquista recente della coscienza umana, che oggi rifiuta a priori, la consuetudinaria interpretazione della storia, dove ogni interesse, ruoti attorno, alle classi dominanti. Infatti, esse, da sempre, hanno contribuito allo sfruttamento della classe operaia, per i loro privilegi, per i loro interessi, e per poter affermare il loro prestigio e, la sua supremazia. Così facendo, intervengono a tutale dell’operaio, per poter migliorare le sue condizioni economiche, sociali, di vita e non, i sindacati, che condannano la deplorevole legge, del guadagno, lo sfruttamento della classe operaia, l’avido materialismo economico: essi fanno appello, agli ideali di libertà, umanità, giustizia, fratellanza, uguaglianza, prospettando un futuro per una società giusta ed equa. Ma la perpetua e instabile ricerca di nuove forme di vita, resa necessaria dalla continua ed inarrestabile, espansione economica, si regge da una parte, sulla necessità, di un sempre maggiore profitto, e dall’altra, sullo sfruttamento della classe operaia, e di coloro che finiscono per trovarsi nel mezzo, nella loro stessa situazione. La grande industria, infatti, ha creato un mercato mondiale che ha dato uno sviluppo immenso al commercio, alla navigazione, alle comunicazioni per via terra. Questo sviluppo, ha reagito a sua volta, sull’espansione dell’industria, nella stessa misura in cui, si estendono, industria, commercio, navigazione, ferrovie, che ha accresciuto i suoi capitali, e ha respinto nel retroscena, tutta la classe operaia. In nome delle innumerevoli libertà patentate, e onestamente conquistate, con il sudore della fronte, è subentrata unica, la libertà di commercio, priva di scrupoli. Ha tramutato il medico, l’avvocato, il prete, il poeta, lo scrittore, l’uomo di scienza, in stipendiati, in salariati. Ha assoggettato la campagna, al dominio delle città, creando a sua volta, città enormi, accrescendo in grande scala, il numero della popolazione urbana, strappando in questo modo, una parte considerevole della popolazione urbana, alla vita rurale. A questo punto, subentra la libera concorrenza, attraverso un dominio economico e, politico della classe dei borghesi. Con l’estendersi dell’uso delle macchine e, con la riduzione quindi del lavoro manuale, la classe operaia ha perduto, ogni caratteristica d’indipendenza, e di riflesso, anche ogni attrattiva per lo stesso operaio. Gli operai, non sono soltanto servi dello stato, ma anche dei borghesi che, giorno, dopo giorno, ora dopo ora, vengono asserviti dalle macchine. Questo dispotismo, è tanto piu’ meschino, quanto odioso ed esasperante, e quanto piu’ apertamente esso, proclama come proprio ultimo fine, il guadagno. Quanto meno il lavoro manuale, esige abilità, tanto piu’si dà la possibilità all’industria moderna, di espandersi, tanto piu’ il lavoro degli uomini viene sostituito da quello delle donne e dei giovani. A questo punto, per la classe operaia, non ha alcun valore la differenza di sesso o di età. La classe operaia, inizia a formare coalizioni contro i signori borghesi, per poter difendere il loro salario. E’ qui, che la lotta di classe, prorompe in sommossa popolare. Ogni tanto vince la classe operaia, ma la cosa è soltanto transitoria. Il vero e proprio risultato della sua lotta, non è il successo immediato, ma il fatto che l’unione degli operai, si estende sempre piu’. Essa è favorita dai mezzi di comunicazione, come i social network, che creano un immediato collegamento tra loro, e gli operai di differenti località. E’ sufficiente questo collegamento, per centralizzare in una lotta nazionale, in una lotta di


classe, le molte lotte locali che dovunque, hanno uguale carattere. Ma ogni lotta di classe che si rispetti, è anche lotta politica. Questa nuova organizzazione in classi, è quindi un partito politico, che torna ad essere spazzato ogni momento, dalla concorrenza tra gli operai, ma tende, ogni qualvolta, a risorgere sempre piu’ nuovo, piu’ forte, piu’saldo…..


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