Storia di linda e dell'amore negato di chalbi monica

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STORIA DI LINDA E DELL’AMORE NEGATO…di chalbi monica E’ notte alta, quando la gente metodica dorme, dorme un sonno profondo, un sonno giusto. E’ proprio da qui, che inizia il nostro racconto, un racconto ordinario, comune, forse banale. C’e’ una donna, una delle tante, di turno mentre passeggia lentamente, attraverso un viale illuminato, tra l’odore della polvere, acre ed asciutta, sospesa nell’aria, come un’invisibile nube. Già le altre !, Le altre colleghe, si sono messe in fila sul marciapiede, stringendo tra le dita una sigaretta consumata, in attesa del primo cliente. Ma c’è ancora un momento di distrazione, prima che inizi il lavoro, prima che arrivi il cliente, quindi improvvisano un gioco, una corsa tra i cassonetti della spazzatura. E’ già, perché l’ambiente, quello della strada, noto e vissuto da molte donne, non offre niente di meglio. Ma loro non si lamentano, accettano , sopportano, capiscono, che la vita è quella cosa che vale la pena vivere, a qualsiasi costo, a qualsiasi prezzo. Il cliente non è mai contento, esige, pretende, disprezza, maltratta, talvolta non paga, ma loro, sopportano, capiscono e proseguono il loro cammino, quel cammino, tracciato dalla storia. Sono donne, con un passato semplice, umile, fatto di povertà e degrado, con un forte desiderio di cambiamento nel cuore e nella mente. E’ proprio questo, il desiderio che le trae in inganno, un’ inganno messo in atto da coloro i quali non hanno scrupoli di sorta, disprezzando la vita, usandola come merce di scambio, non ponendo alcun limite al loro egoismo. Da qui si riparte, perché l’inganno è dietro l’angolo, pronto ad essere usato in nome del solo dio di sempre, l’unico mai conosciuto e riconosciuto, da chi nel cuore non ha altro che il…denaro. Povere donne sole, povere donne disperate, povere donne, strappate alla loro casa, alla loro famiglia, agli effetti piu’ cari, attraverso una promesso d’amore, una promessa di felicità, promessa che non verrà onorata, ma calpestata e gettata lì, in un angolo sudicio. La menzogna, questa l’arma usata ogni volta, ogni giorno, tutti i giorni, sempre, perché non ci sarà mai un raggiungimento di serenità, ma soltanto una garanzia di vita squallida, sporca, cattiva. Uomini, che per il loro piacere personale, continuano a mentire, riducendo quell’ essere già di per sé indifeso, ancora piu’ fragile, vulnerabile, disorientato. Questa infatti, è la storia di un’ amica, la mia amica, l’unica amica degna di essere chiamata tale, che per il rispetto che nutro nei suoi confronti, la chiamero’ con un nome di fantasia…Linda. Linda, aveva 20 anni, quando dalla Bosnia, fuggi’, a causa dei conflitti che aveno martoriato il paese, per rifugiarsi in Italia. Infatti, avete capito bene, era una clandestina, una delle tante, che attraverso una promessa d’amore, decidono di venire in Italia. Conosciuta per caso, quando ancora studiavo, fui rapita dalla sua dolcezza, dal modo gentile con il quale, usava porsi. Mi sentii, immediatamente a casa, in famiglia, come se l’avessi conosciuta da sempre. Con lei non ebbi segreti, perché non era possibile averne, lei di riflesso, non fece alcuna fatica a raccontare il suo trascorso, il suo vissuto fatto di dolore e sofferenza. Era felice di essere arrivata in Italia, finalmente in un porto sicuro, in un paese nel quale i diritti sono riconosciuti e rispettati, paese dal quale non ripartire mai piu’. Poi giunse il giorno, nel quale Linda, presentò l’uomo che aveva creato il sogno, lui, il fidanzato. Si chiamava Stefano, anche lui ventenne, di ottima estrazione sociale, bello, ricco, colto, ma piu’ lo osservavo con attenzione, e piu’ mi rendevo conto che aveva qualcosa di strano, i suoi occhi erano torvi, la sua voce riecheggiava nella stanza, come una nota musicale stonata. Decisi quindi, di mia spontanea volontà, senza far menzione delle mie intenzioni a Linda, perché di sicuro avrei perso la fedeltà di un’ amica cara, di svolgere per mio conto, alcune indagini. Il risultato, fu catastrofico, mai niente di così sconvolgente potevo immaginare potesse venir fuori. Stefano, aveva precedenti


penali ! Aveva avuto problemi con la giustizia, a seguito di vari reati, di poco conto, quando era ancora, un minorenne. Ma la cosa piu’ faticosa da accettare, era quella del carcere. Infatti, era pesante da digerire, il fatto che era stato in cercare, per violenza sessuale, nei confronti di una minorenne. Non riuscivo a capacitarmi, non credevo a quanto stavo leggendo, rileggevo ancora ed ancora, ed ogni volta ripetevo a me stessa, che ero…un’analfabeta. In quale pasticcio mi ero cacciata, in quale casino, perché ficcare il naso nei fatti altrui ? Ormai il danno era fatto, quindi ogni tentativo di trovare un escamotage, al mio comportamento da investigatore, non sarebbe servito a niente. Potevo soltanto proseguire, riuscendo a trovare tutto quel coraggio di cui era capace, che mi sarebbe servito di lì a breve, per affrontare una verità scomoda. Chiamai Stefano, al telefono, lo misi al corrente, in modo diretto, e senza tanti fronzoli, di quanto avevo scoperto. Stefano, con il modo tipico di chi è uno sbruffone, mi minaccio’, dicendomi che se avessi fatto menzione a Linda, su quanto avevo scoperto, me l’avrebbe fatta pagare cara!. Allora, non persi piu’ tempo, ne avevo già perso abbastanza, non avrei dovuto chiamarlo, che stupida ero stata, convinta che sarei riuscita a farlo ragionare, che sarei riuscita a convincerlo a non incontrare Linda, mai piu’. Sarei dovuta andare subito, direttamente dalla polizia per denunciarlo. Infatti è quello che feci, e tale decisioni non fu scelta piu’ saggia e giusta. Stefano, fu arrestato subito, e Linda seppe di lui, soltanto dopo, dopo aver capito ed accettato una verità scomoda, l’unica verità, che l’aveva salvata da una condanna certa….la strada.


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