The Architects Series - An Issue on: Ennead

Page 1

The

Architects Series

An

e issu

on

110

ALLEGATO A SUPPLEMENT TO

a cura di / curated by

THE PLAN

NOVEMBRE / NOVEMBER 2018


BRING COLOUR INTO YOUR PROJECTS HIGH TECH PRINTING SYSTEM FOR 3x1,5 METERS CERAMIC SLABS


Tomas Rossant / Ennead

Tomas Rossant / Ennead

Tomas Rossant è design partner e fondatore di Ennead Architects, un collettivo dinamico di architetti con uffici a New York e Shanghai. Lo studio, dalla struttura non gerarchica di 190 collaboratori, ripensa le relazioni tra strategia, ricerca, tecnologie edilizie, statica, prodotto ed estetica. Incrociando le idee e le tecnologie delle diverse tipologie, lo studio mette sempre in discussione le conoscenze tradizionali per arrivare a formulare nuovi paradigmi architettonici. Tomas è stato educato a considerare i principi dell’Umanesimo come le radici dell’architettura: ritiene tuttavia che il suo ruolo sia di aiutare a conseguire i risultati positivi sociali ed ecologici non ancora realizzati. La sua è una missione di ridefinzione della figura dell’architetto come problem-solver della nostra epoca e considera positivo che il mito dell’“architetto eroe” stia morendo. Attraverso una ricerca interdisciplinare e collaborativa, Tomas Rossant mira a reclamare “l’ingegneria sociale” come forza motrice dell’architettura. I suoi lavori vengono riconosciuti per l’eccellenza del design e hanno ricevuto numerosi premi. Tra i tanti progetti ricordiamo il Beus Center for Law and Society presso l’Università dell’Arizona, l’ampliamento della Facoltà di architettura, planning e design dell’Università del Kansas, i concept di progetto per i prossimi Apple Store, la sede per la stazione radio WGBH a Boston, la Scuola di comunicazione Newhouse dell’Università Syracuse, e il masterplan per Yaddo, la storica colonia di artisti nello Stato di New York. Al momento Tomas Rossant sta lavorando al nuovo Student Center della Norhwestern University, al masterplan per le Westminster Schools, al nuovo ospedale Mount Sinai Beth Israel, e a un nuovo Centro medico per il Dipartimento di educazione del Kuwait. Nel 2015 è stato Presidente dell’AIA New York Chapter, l’ordine degli architetti professionisti più vecchio e numeroso degli Stati Uniti; è stato inoltre Presidente della Fine Arts Federation di New York, membro del consiglio d’amministrazione e fondatore di Design Onscreen, Presidente del consiglio d’amministrazione della Jose Limon Dance Foundation, e membro del consiglio consultivo di Design Colloquium. Le architetture di Ennead modellano lo spazio pubblico e compongono un portfolio estremamente eterogeneo: l’approccio alla progettazione viene definito dal programma e dall’analisi del contesto portando alla creazione di forme dal forte impatto. L’architettura di Ennead è espressiva: incarna al meglio la visione del cliente e coinvolge l’utente modellando il luogo e il tempo in cui viviamo. Tra i committenti dello studio ci sono alcune delle più stimate istituzioni del Nord America: l’Università di Stanford e di Yale, il Museo Americano di Storia Naturale, il Centro presidenziale William J. Clinton, la Carnegie Hall e lo Standard Hotel High Line.

Tomas Rossant is a founding Design Partner of Ennead Architects, a dynamic design collective with offices in New York City and Shanghai. A non-hierarchical collaborative of design generalists, the 190 person firm works at the nexus of strategy, research, building technology, firmness, commodity, and delight. Cross-pollinating ideas and technology rapidly between typologies, the practice always questions conventional wisdom in order to formulate new architectural paradigms. Tomas was taught to place the principles of Humanism at the root of architecture. Yet he believes the power of architecture to positively shape social and ecological outcomes has yet to be fully realized. He is on a mission to re-position the architect as the great problem solver of our epoch, loves the fact that the myth of the heroic individual architect is dying, and through interdisciplinary and collaborative research, wants to reclaim “social engineering” as the guiding force of architecture. His work is recognized for design excellence and has received numerous awards. His projects include: the Beus Center for Law and Society at Arizona State University; the expansion of Kansas State University’s College of Architecture, Planning and Design; concept designs for future Apple Stores; the headquarters for the public broadcaster WGBH in Boston; Syracuse University’s Newhouse School of Public Communications; and the Masterplan for Yaddo, the historic artist colony in New York State. He is currently working on the new student center for Northwestern University; the masterplan for the Westminster Schools; the new Mount Sinai Beth Israel Hospital; and a new medical university for the Kuwait Department of Education. Tomas was the 2015 President of the AIA New York, the largest chapter of licensed professional architects in the United States; the former President of the Fine Arts Federation of New York; a founding board member of Design Onscreen; the former chairman of the board of the Jose Limon Dance Foundation; and he has served on the advisory board of Design Colloquium. Ennead creates architecture that shapes the public realm. Its approach to design is rooted in program and context, resulting in powerful formmaking. The firm’s diverse portfolio encompasses new construction, renovation and expansion, historic preservation, interior design and masterplanning and ranges from museums and performing arts centers to complex laboratory, research and teaching facilities for higher education to large-scale infrastructure projects. Ennead creates expressive architecture that embodies each client’s mission and engages the user while shaping our place and time. Ennead’s clients include some of the most venerable institutions in North America: from Stanford to Yale universities, from the American Museum of Natural History to the William J. Clinton Presidential Center, from Carnegie Hall to the Standard Hotel, High Line.

CREDITI / CREDITS Pp. 4 Top, 5, 7 Top and Bottom Right, 8, 9, 16, 17, 18, 19 Top Left, Top Right and Middle © Jeff Golberg - ESTO; p. 4 © Travor Muhler Photography; pp. 6 Bottom, 7 Bottom Left © Chuck Choi; pp. 10, 11 © Bill Timmerman; pp. 12, 13, 14, 15 © Richard Barnes; p. 19 Bottom © Aislinn Weidele; p. 20 © Tim Hursley; p.31 © UNHCR Render All renders © Ennead All images courtesy of Ennead (www.ennead.com - New York: 320 West 13th Street, NY 10014; Shanghai: Suite 5205, Block 5, Bridge 8,No. 10 Jian Guo Zhong Road, Huangpu District, Shanghai 200025, PRC) 02

One:Ten:More di Tomas Rossant

One:Ten:More

by Tomas Rossant

Sulla mia scrivania tengo una copia dei disegni dello Yale Center for British Art di Louis Kahn, il suo ultimo edificio. L’intera raccolta è composta da meno di 25 tavole. La uso per mostrare ai miei collaboratori più giovani come si è evoluta la professione, in quanto a noi non bastano neanche 250 tavole per descrivere edifici contemporanei della stessa dimensione e complessità.

On my desk I keep a copy of the drawings for Louis Kahn’s Yale Center for British Art, his final building. The entire set is less than 25 sheets. I use the drawing set to show my younger collaborators how the profession has evolved, as we toil to produce “tight” drawing sets of 250 sheets to describe our contemporary buildings of the same size and complexity.

Uno Quando guardo questa raccolta non posso non riflettere sulla natura del singolo genio creativo. Penso a Louis Kahn che disegna, che lavora in modo completo e sintetico. Un pensatore brillante. Mi ricorda di tempi più semplici, quando si pretendeva meno dall’architettura, quando era possibile il singolo architetto eroe, mentre oggi non è più così. Il mondo ha bisogno di un’architettura e di un’urbanistica più reattiva che aiuti ad affrontare problemi sociali, sostenga i sistemi ecologici naturali e renda ottimale il comportamento dell’uomo. Il singolo architetto non può, da solo, prendersi carico di tali responsabilità. In quest’epoca è necessario uno scambio di idee collaborativo e interdisciplinare. Uno non è più il numero giusto.

One When I look at the drawing set I cannot help but reflect on the nature of individual creative genius. I think of Kahn sketching, working through a complete and synthetic design. One brilliant thinker. It reminds me that in simpler times, when less was demanded of architecture, the heroic individual architect was a possibility. Today, it is not. The world needs more responsive architecture and urbanism to redress social ills, repair natural ecologies, and optimize human performance. The individual architect cannot alone respond to such responsibilities. This is a time for the collective and for interdisciplinary collaboration. One is no longer the right number.

Dieci Ennead è nato per massimizzare la collaborazione, lo scambio intellettuale creativo e un’ampia domanda progettuale. Guidiamo Ennead in dieci; non siamo uno studio tradizionale. Le decisioni vengono prese con il consenso generale, nessuno di noi si specializza in una singola tipologia e siamo riconosciuti come collettivo. Ci riuniamo in modo diverso a seconda del progetto. Ci motiviamo l’un l’altro e ci mettiamo alla prova per evitare di ricadere nella convenzionalità. Questo processo ci consente di imparare, reinventarci e incrociare rapidamente idee ed esperienze tra le diverse discipline, scale e tipologie. Dalla condivisione delle singole prospettive e abilità nascono edifici inaspettati e paradigmatici. I nostri interlocutori sono clienti che intendono sfruttare questo approccio e nuovo modo di pensare. Per questo abbiamo creato uno studio con un campo di progettazione più ampio possibile: abbiamo sviluppato una biblioteca presidenziale ma anche un impianto di depurazione delle acque, un boutique hotel e un ospedale psichiatrico, prototipi per Apple Store e progetti multifunzionali su larga scala. Possiamo farlo perché in dieci siamo più creativi che da soli. Molti Molti è ancora meglio. Abbiamo tanti collaboratori eccezionali sia all’interno sia all’esterno di Ennead. Il nostro approccio è aperto e inclusivo, guidato dalle potenzialità di un pensiero audace che ci consente di attrarre progettisti e collaboratori di talento. All’interno di Ennead Lab, il nostro think tank di strategia e ricerca, vengono affrontati alcuni dei problemi più pressanti del nostro tempo: abbiamo formulato strategie per riorganizzare le strutture per le comunità di rifugiati nel mondo e un sistema sanitario per il futuro della medicina; per sviluppare una comunità costiera resiliente e rivitalizzare una colonia storica di artisti; abbiamo inoltre inventato un vetro anticollisione per volatili e un prototipo per una postazione di ricarica dei veicoli elettrici in ambito urbano. In molti possiamo avere un impatto positivo sull’umanità e sul nostro rapporto con il mondo naturale. Uno è un numero solitario. Non c’è più bisogno di uno. Molti è meglio.

Ten Ennead is a practice built to maximize collaboration, creative intellectual exchange and broad design inquiry. Ten of us lead the firm together. It is an unusual practice. Decisions are made by consensus; none of us specialize in any one typology; and our name recognition is via the collective. We come together in different combinations depending on the design challenge. We energize and challenge each other to ignore conventional wisdom. This process allows us to learn, innovate, and rapidly pollinate ideas across different disciplines, scales and typologies. By sharing our individual perspectives on projects and combining our skills, we create unexpected and paradigmatic buildings. We are sought by clients who want the new thinking our approach delivers. Thus we have developed a most amazingly varied practice: we have made a presidential library and a waste water treatment plant; a boutique hotel and a psychiatric hospital; prototypes for new Apple Stores and large scale mixed-use developments. We can do this because together we have realized we are more creative as ten than we are as one. More More is an even better number. We have more brilliant collaborators at Ennead and outside Ennead. Our open and inclusive design process driven by the power of bold thinking allows us to attract the most talented designers and collaborators. In Ennead Lab, our strategy and research think tank, we address some of the most pressing problems of our times: we have formulated strategies to rethink global refugee communities and to prepare a healthcare system for the future of medicine; to develop a resilient coastal community and to revitalize an historic artist colony; and invented bird-safe glazing and a prototype for an urban electric vehicle charging station. More lets us do more to positively impact humanity and our natural world. One is the loneliest number. There is no need for one anymore. More is better.

03


Natural History Museum of Utah

Natura e cultura si incontrano

Salt Lake City, UT, USA | 2011

Salt Lake City, capitale dello Utah e città di recente fondazione (1851) caratterizzata da una rigida griglia urbana ortogonale, prende il nome dal Grande Lago Salato che si estende a nordovest dell’agglomerato urbano. Il paesaggio attorno è quello tipico del deserto delle grandi pianure che si estendono tra le catene delle Montagne Rocciose: rocce, terra rossastra e, sullo sfondo, aride cime frastagliate. Situato all’interno del campus dell’università a poche miglia dalla città il Museo di Storia Naturale è stato progettato dagli architetti come ponte tra natura e cultura con l’intento di promuovere la conoscenza del mondo naturale attraverso la ricerca scientifica, esperienze culturali, il coinvolgimento e l’educazione. Immaginato come estensione astratta e metaforica del paesaggio vuole rappresentare il contesto culturale e naturale dello Utah attraverso l’architettura dell’edificio: è la storia di un contesto unico al mondo, plasmato nei secoli, a farsi fonte di ispirazione per un’architettura che vuole guidare il visitatore attraverso un’esperienza irripetibile incentivandone la curiosità. Concepita come estensione del paesaggio naturale la struttura si adagia su una serie di terrazzamenti che risalgono lungo il fianco di una collina componendo con i suoi volumi una silhouette frastagliata che richiama il profilo delle montagne. I pannelli di rame del rivestimento creano continuità con il contesto naturale, richiamandosi alla storia geologica e mineralogica del sito. Fulcro degli spazi espositivi è il Canyon che divide l’edificio secondo i diversi programmi funzionali e indirizza i percorsi di visita organizzati da una circolazione verticale e ponti di collegamento. Ampie vetrate espandono gli spazi e squarci di sole penetrano dall’alto irradiando l’ambiente di luce naturale soffusa. A livello programmatico, il Museo si divide in due zone, destinate a funzioni diverse: l’ala nord, dedicata all’esplorazione scientifica con l’obiettivo di promuovere una comprensione profonda del mondo che ci circonda, ospita laboratori di analisi e ricerca, di restauro e conservazione e i depositi delle collezioni; l’ala sud, avvincente e interattiva, ha funzione espositiva: collezioni straordinarie guidano il visitatore alla scoperta del delicatissimo equilibrio della vita sulla terra. Il museo si propone inoltre come modello di progettazione sostenibile e non invasiva, ideata per ottenere il livello gold di certificazione LEED.

Meeting point between nature and culture Salt Lake City, capital of the State of Utah, is a modern metropolis that was founded only in 1851. Taking its name from the Great Salt Lake lying to the northwest, its right-angled streets are laid out according to a strict gridiron urban plan. The surrounding landscape, which is typical of the deserts that fill the great plains beyond the Rocky Mountain chain, is characterized by the presence of stony ground, copper-red earth and, in the background, jagged arid mountain peaks. A few miles beyond the center of the city lies the university campus, home to the Natural History Museum, a building designed by its architects to function allegorically and practically as a bridge between the worlds of nature and culture by providing a space for scientific research, cultural experience, public engagement and education. Standing as an abstract and metaphorical extension of the surrounding landscape, the museum seeks to capture through architectural expression both the cultural and the natural character of Utah. Situated in a place that is like nowhere else in the world, in a terrain that has been shaped and moulded by the passing of time measured in centuries, the building draws inspiration from its remarkable surroundings to offer visitors a unique and captivating experience. Conceived as an extension of the natural landscape, the building stands on a series of terraces that follow the contours of the hillside, and projects an irregular silhouette that consciously recalls the jagged shapes of the mountains. The copper panels cladding the museum both accentuate its continuity with the natural environment and allude to the geological and mineralogical history of the site on which it is built. The heart of the exhibition space is the “Canyon”, which runs through the building, separates its different spaces into diverse thematic areas and maps out a visitor itinerary full of vertical prospects and connecting bridges. Vast windows add a sense of space to the interior, which is illuminated by sunlight flowing in from above and bathing the whole in a soft natural light. Structurally, the Museum is divided into two parts, each with its own distinct functions. The north wing, which is dedicated to scientific exploration and to the promotion of a deeper understanding of the world around us, houses science and research laboratories, restoration workshops and repositories for the conservation of collections and museum pieces. The south wing, an impressive and interactive exhibition space, is dedicated to the showcasing of collections, and guides the visitor through a voyage of discovery of the delicate balance of life on earth. Exemplifying the principles of environmental sustainability and non-invasiveness, the museum has been designed to LEED gold certification standards.

Design Partner: Todd Schliemann FAIA Management Partner: Don Weinreich FAIA, LEED AP

04

05


Schizzo di studio sulle fenditure nei volumi Study sketch of the volumes’ shear

06

07


Stanford University, Bing Concert Hall

Una nuova casa per la musica

Stanford, CA, USA | 2012

La maestosa sala concerti della Stanford University prende il nome dai coniugi Peter e Helen Bing, due tra i più importanti promotori e finanziatori del progetto. La Bing Concert Hall è un raffinato esempio di perfetta integrazione tra architettura, tecnologia e acustica e persegue l’obiettivo di far progredire lo studio e l’esperienza delle arti musicali. La nuova sala per concerti è collocata ai margini del campus, in una posizione strategica che in pianta bilancia la composizione assiale del campus potenziando al contempo la presenza dello Stanford Arboretum. Caratterizzato da una forma organica, senza linee rette, assi formali, simmetrie e senza differenza tra fronte e retro, il complesso conserva i colori e i materiali tradizionali delle architetture che compongono il campus. La struttura a pianta ovale, in calcestruzzo armato, garantisce un ottimo isolamento acustico all’auditorium in grado di ospitare fino a 842 sedute. Gli spalti terrazzati “a vigneto” e la forma ovoidale del volume sono il frutto di uno studio approfondito della sala per ottenere una perfetta distribuzione del suono e consentire un’ottima visibilità da ogni angolo della sala. Grandi pannelli convessi simili a vele s’innalzano fino al soffitto per assorbire o riflettere il suono contribuendo a raggiungere un eccellente livello di qualità acustica. La disposizione delle sedute, che abbracciano anche lateralmente il palco centrale, permette un’esperienza estremamente diretta e intima delle performance sia per gli spettatori sia per i musicisti. Quest’ultimo, montato su ascensori idraulici, può essere alzato o abbassato ed è contraddistinto da un rivestimento in cedro giallo dell’Alaska, ideale per esaltarlo e sottolinearne la centralità. Il colore ocra delle pareti, delle vele e degli spalti è ripreso anche all’esterno della sala, dove un corridoio vetrato permette di percorrerne il perimetro: un anello trasparente continuo che sfuma il confine tra interno ed esterno aprendo viste sul vicino Arboretum. In conclusione, la nuova struttura ospita una sala concerti estremamente tecnologica in grado di offrire altissimi standard acustici e soddisfare il variegato e raffinato programma musicale dello Stanford Live - la rassegna che promuove attori e artisti di jazz e musica sperimentale - e del Center for Computer Research in Music and Acoustics (CCRMA), il centro di ricerca multidisciplinare per compositori e artisti.

A new home for music The majestic concert hall of Stanford University is named after Peter and Helen Bing, the married couple who were among its major promoters and donors. The Bing Concert Hall is a paradigmatic demonstration of how architecture, technology and acoustics can be perfectly integrated in a manner conducive to the study, enjoyment and experience of the musical arts. The new concert hall is strategically located on the edge of the campus, where its ground plan acts as a stabilizing counterweight that keeps the axial symmetry of the Stanford campus and the nearby arboretum in perfect balance. Organic in form, without straight lines, linear axes or symmetries, and eschewing distinctions between front and rear, the concert hall uses the same colors and materials as the traditional buildings elsewhere on the campus. The structure, based on an elliptical floor plan and made of reinforced concrete, functions as a sound-proof shell for the 842-seat auditorium inside. The seating arranged around the stage like a terraced vineyard and the oval floor plan of the auditorium are both the result of meticulous research into a design that would optimize the distribution of sound and ensure excellent visibility of the stage from every part of the hall. Large convex panels resembling sails reach up to the ceiling and, by either absorbing or reflecting sound, ensure excellent acoustics throughout. The arrangement of the seats, which encircle the central stage from all sides, creates a direct and intimate experience both for the audience and for the performers. The stage is mounted on hydraulic lifts, so that it can be raised or lowered as needed. Its Alaska yellow cedar wood finishing makes it stand out and emphasizes its centrality. The ocher hues of the walls, acoustic sails and seating arena are reprised on the outside of the concert hall, which is encased in a glazed corridor, a continuous transparent ring running around the base of the building, blurring the boundaries between interior and exterior, and opening up vistas of the nearby arboretum. The concert hall contains a technologically advanced auditorium that is capable of meeting the highest acoustic standards and accommodating the varied and sophisticated program and technical needs both of Stanford Live, a festival that promotes actors and jazz and experimental musicians, and of the Center for Computer Research in Music and Acoustics (CCRMA), a multidisciplinary research center for composers and artists.

Design Partner: Richard Olcott FAIA, FAAR Management Partner: Timothy Hartung FAIA

08

09


Arizona Center for Law and Society ASU, Sandra Day O’Connor College of Law Phoenix, AZ, USA | 2016

Schema evolutivo dei volumi e della facciata Development diagram of volumes and façade

The law meets the street

La legge incontra la città

“Where the law meets the street” are the words used by Tomas Rossant, design partner in the project to build the new University of Arizona Law School, to describe the building he helped create. Rossant was expressing his commitment as an architect to creating something that would revolutionize the experience of law students and could even aspire to making the public feel more at one with the law. To fulfil this dual objective, the building was imagined from the outset as a public space that would encourage closer intercourse between faculty and the Phoenix community. The ground plan of the building contains a neat north-south slit through which a pedestrian concourse, that is treated as a natural continuation of the city street feeding into it, forms an interactive civic space, which invites the public to pass through the building. Seen from the ground, the floating and lightweight façade is one of the most striking aspects of the building. Looked at from the east, the façade opens up all the way into the heart of the building, which reveals its different levels, with a Great Hall on the ground floor, a law library atrium on the floor above, and a covered terrace on the floor above that. The architectonic volumes create a playful pattern of filled and empty spaces, especially on the side overlooking the street, where the building leans on the ground on V-shaped braces, which leave room for a porch area behind. Overhead walkways connect the two-storey-high reading room in the north wing with a space in the south wing divided into two separate floors and reserved for the think tanks of the institution. The great entrance hall is furnished with stackable and removable chairs, which means it can easily be turned into a multipurpose room, a lecture hall or a public meeting space. Sustainability was the watchword from project inception to completion. The façade is clad in local sandstone, punctuated by the glass and aluminum of the windows, whose orientations and dimensions are specifically disposed to strike an optimal balance between the capture of sunlight and the functional requirements of the room behind. Large windows and wide panes front the spaces designed for the public, while shading structures on the east and west faces of the complex reduce the inflow of heat and therefore the energy required for cooling. The garden features were also selected with sustainability in mind. All the plants used come from the desert, which minimizes the need for water and irrigation.

“Un luogo dove la legge incontra la città”: è così che Tomas Rossant, design partner del progetto, descrive la nuova sede della Facoltà di Legge dell’Arizona University. Con questa dichiarazione l’architetto intende esprimere l’impegno riposto nel rivoluzionare il percorso formativo degli studenti e il desiderio di avvicinare il pubblico alla legge. Per perseguire questo duplice obiettivo, l’edificio è stato concepito come un ambiente pubblico che si prefigge di promuovere le relazioni tra facoltà e comunità di Phoenix. Un taglio che fende il lotto in direzione nord-sud definisce un percorso pedonale che vissuto come prosecuzione della strada attiva spazi pubblici e interazioni invitando all’attraversamento dell’edificio. L’attacco a terra si caratterizza per la leggerezza della facciata, che rivela sul lato est il cuore dell’edifico: tre spazi a doppia altezza dove si dispongono la Great Hall al piano terra, l’atrio della biblioteca al livello intermedio e una terrazza coperta in sommità. La composizione dei volumi crea un gioco di pieni e vuoti, soprattutto sul fronte strada, dove l’edificio si appoggia su pilastri a V lasciando spazio a un portico. Ponti aerei collegano una sala lettura a doppia altezza nell’ala nord con uno spazio su due livelli a sud riservato al “pensatoio” dell’istituzione. Le sedie impilabili e rimovibili del grande atrio d’entrata ne consentono l’utilizzo come sala polivalente, da aula per conferenze a spazio pubblico di ritrovo. La sostenibilità è stato il criterio guida di tutto il processo progettuale: le facciate, rivestite in arenaria locale, presentano finestre in vetro e alluminio, con orientamento e dimensioni calibrati in funzione dei raggi solari e delle esigenze del programma interno: grandi aperture e ampie vetrate corrispondo agli spazi destinati al pubblico; frangisole posizionati sui prospetti est e ovest riducono l’apporto termico e i carichi di raffreddamento. Anche la progettazione paesaggistica contribuisce agli obiettivi di sostenibilità: per l’arredo del verde sono state selezionate piante del deserto, in modo da ridurre al minimo l’impiego di acqua per l’irrigazione.

Design Partner: Tomas Rossant AIA Management Partner: Timothy Hartung FAIA

10

11


Bridge for Laboratory Sciences, Vassar College, Integrated Science Center

A bridge for Sciences

Poughkeepsie, NY, USA | 2016

Un ponte per le Scienze Il Vassar College fu fondato nel 1861 dal filantropo Mattew Vassar in un’area boschiva adiacente al torrente Fonteyn Kill a Poughkeepsie, nello Stato di New York. Il torrente Fonteyn Kill attraversa l’intera area del campus, dal lago artificiale Vassar fino al lago Sunset. Ed è questa costante presenza dell’acqua ad aver indotto gli architetti a concepire il nuovo edificio come un ponte: un ponte in quanto attraversa il corso d’acqua, ma anche un ponte come perno di congiunzione tra le diverse sedi della facoltà divise tra i corpi a nord e a sud del campus. Il corpo di fabbrica ad arco, sviluppato su due piani, si insinua tra gli alberi del lungofiume riducendo al minimo l’impatto visivo e offrendo percorsi veloci e panoramici tra il campus e i parcheggi più lontani. L’edificio a ponte oltrepassa il corso d’acqua con due pilastri in calcestruzzo che insistono sulle due rive del Fonteyn Kill e sostengono una lunga trave che lo scavalca. I piani dell’edificio sono sospesi creando una struttura aperta e leggere che minimizza l’impatto sull.ambiente naturale. L’edificio poggia su una trave in calcestruzzo, orientata in senso perpendicolare rispetto al corso d’acqua e sorretta da pilastri in calcestruzzo armato a V che insistono sulle due rive del torrente. Il rivestimento della facciata in cemento e pietra trae ispirazione dal paesaggio alberato circostante. Le ampie vetrate continue che aprono viste straordinarie sulla vegetazione sono dotate di vetri Ornilux: un particolare reticolo di strisce ad imitazione delle betulle che i volatili vedono e gli umani no ne impedisce l’impatto e al contempo riduce l’irraggiamento solare. E’ un accorgimento in coerenza con le finalità del centro di ricerca biologica e scientifica e di tutela della fauna e della flora locali. All’interno dell’edificio sono stati raggruppati tutti i dipartimenti scientifici precedentemente ospitati nelle diverse strutture sparse nel campus: oltre ai laboratori didattici, uffici, auditorium, caffetteria, spazi pubblici e di incontro. L’architettura di questo complesso delle scienze, rappresentativa della sua destinazione, offre un tutt’uno tra costruito e paesaggio: la sua leggerezza e le sue ampie e ariose vetrate continue danno a chi vi lavora la sensazione di vivere sospesi sulle chiome degli alberi.

Vassar College was founded in 1861 by the philanthropist Matthew Vassar in a wooded area adjacent to the Fonteyn Kill creek in Poughkeepsie, New York. The Fonteyn Kill creek wends its way across the entire campus, from the man-made Lake Vassar to Lake Sunset. It was this constant presence of water that inspired the architects to conceive of the new building as a bridge: not only as a bridge over the creek, but also as a structure that would span the space between the faculty buildings on the north and south sides of the campus. The two-story building sweeps outwards in an arc and loses itself among the trees bordering the stream. It thus minimizes its visual impact while offering a fast and panoramic route from the campus to its most remote parking lots. The bridge building straddles the surrounding wetlands, with two concrete piers on either side of Fonteyn Kill stream supporting a truss which spans the ravine. In turn, the floors of the building are hung, creating a lightweight and open structure, thereby minimizing the building’s impact on the natural landscape underneath. Clad in fiber cement and stone, the building’s façade is inspired by the dense, tree-lined landscape. A continuous succession of large windows form a transparent wall affording extraordinary views of the plant life outside. Fitted with Ornilux glass, the windows present a particular pattern of lines etched into the glazing that imitate the form of beech trees and are visible to birds but not to humans. The lined pattern prevents birds from crashing into the glass and reduces the amount of solar irradiation penetrating the building. The solution is consistent with the research center’s mission to pursue biological and other scientific research for the protection of fauna and flora. The building aggregates under the one roof all the scientific departments of the College, which had previously been housed in different facilities around the campus. In addition to teaching labs, offices and an auditorium, the complex also contains a cafeteria and public meeting spaces. The architecture of this science building reflects its functional purpose. The complex is a holistic combination of a human-built structure and the natural landscape. The impression of weightless suspension and the soaring, airy effect of the continuous wall of glass give people working inside the building the sensation that they are living in the treetops.

Design Partner: Richard Olcott FAIA, FAAR Management Partners: Timothy Hartung FAIA and V. Guy Maxwell AIA, LEED AP

12

13


Planimetria generale che mostra il livello di ingresso del Vassar Integrated Science Commons Overall entry level plan of Vassar Integrated Science Commons

14

15


The University of Texas at Austin Cockrell School of Engineering, Engineering Education and Research Center Austin, TX, USA | 2017

Laboratori a servizio dell’ingegneria Il nuovo edificio dell’Engineering Education and Research Center - EERC - della Cockrell School of Education riunisce in un unico polo le strutture dei corsi di laurea e laurea magistrale dei dipartimenti di ingegneria dell’Università. Un vero incubatore per le discipline ingegneristiche, che possono contare su una costruzione a supporto del loro crescente successo e ampia diffusione. La consapevolezza dell’importanza e del potenziale dell’ingegneria, ha fatto sì che un numero sempre maggiore di studenti si orientasse verso questi corsi di studi: l’EERC è progettato come strumento di ricerca interdisciplinare, con l’intento di incentivare la collaborazione, la comunicazione e lo scambio tra gli studenti dei diversi indirizzi di studio. Il programma è organizzato in modo semplice ed efficiente all’interno dell’edificio: una struttura dalla facciata simmetrica, definita da due torri con rivestimento in pietra calcarea e vetro, racchiudono l’atrio a tripla altezza. Quest’ultimo è il punto focale e perno del progetto: uno spazio coperto che convoglia tutti i percorsi del campus. L’ambiente non è solo spazio di reindirizzamento dei flussi di percorrenza ma un luogo che crea un senso di comunità e identità per la Scuola, offrendo zone di incontro e relax, postazioni per lo studio, zone eventi. La copertura vetrata conferisce luminosità e ariosità all’ambiente; una scala a chiocciola in metallo crea un accesso diretto al giardino pensile in copertura: giunti in sommità si è accolti dallo spettacolo delle due torri laterali che vi si affacciano presentando una facciata vetrata continua. Un “curtain wall introspettivo” che collega visivamente le due ali dell’edificio dando un senso di continuum spaziale, in coerenza con la missione del progetto. The National Instruments Students Project Labs è uno spazio dedicato a progetti di studio e ricerca all’avanguardia: luogo interdisciplinare di insegnamento, ricerca e creazione attrezzato con le strumentazioni più avanzate per la pratica dell’ingegneria.

Laboratories dedicated to engineering The new Engineering Education and Research Center (EERC) of the Cockrell School of Education unifies under the one roof all the undergraduate and gradual engineering departments of the University. The building, a worthy base for the growing and increasingly successful research sector, is also designed to function as an ideas incubator for the engineering sciences. As awareness of the importance and potential of engineering grows, an increasing number of students are enrolling in the School. The EERC is designed as an interdisciplinary research hub that fosters cooperation, communication and exchange among students from different fields of study. The architectural programme of the building is straightforward and efficient: the EERC presents a symmetrical prospect made up of two limestone-clad towers and a glass-encased triple-height atrium between them. The glazed atrium provides the focal point and fulcrum of the structure and an enclosed path between dinstinct parts of campus. The atrium is not just for the channelling of traffic, but also contains meeting and relaxation areas, study facilities and event spaces, all of which lend a sense of community and identity to the School. The glass roof fills the space below with light and gives it a sense of airiness and amplitude. A metal spiral staircase gives direct access to a hanging roof garden, which provides a spectacular view of the uninterrupted walls of glass of the two towers rising on either side. The floor-to-ceiling glass walls flanking the atrium visually connect the two wings of the School, creating a continuous open space where the building can see and reflect on itself, as its designers intended. The National Instruments Students Project Labs comprises a suite of spaces dedicated to state-of-the-art research projects. Replete with highly advanced engineering equipment and installations, the labs are ideally suited to interdisciplinary teaching and research and creative enterprise.

Design Partner: Todd Schliemann FAIA Management Partner: Kevin McClurkan AIA, LEED AP in collaboration with JACOBS

16

17


18

19


Kansas State University, College of Architecture, Planning and Design Manhattan, KS, USA | 2017

Architettura come strumento di cambiamento sociale Il College di Architettura, Pianificazione e Design della Kansas State University - APDesign - è stato commissionato a Ennead, in collaborazione con BNIM, come uno spazio dove sviluppare negli studenti una speciale sensibilità verso una progettazione che si relazioni alle scienze umane. L’architettura è uno strumento di cambiamento sociale per il mondo: la nuova sede di APDesign intende ricordarlo ai suoi studenti, offrendo loro una struttura che sia un concreto supporto ai curriculum dei corsi di studio. La necessità di radunare sotto uno stesso tetto i quattro dipartimenti della Facoltà - Architettura, Architettura del Paesaggio, Community Planning (un corso di Progettazione partecipata) e Architettura d’Interni e Design del Prodotto - si è tramutata in occasione per promuovere la contaminazione tra le varie discipline con spazi innovativi e un programma accademico studiato su misura. Il corpo di fabbrica, sviluppato su una pianta a L, riconnette altri due edifici del College; le facciate vetrate, scandite da frangisole bianchi disposti in senso verticale nelle porzioni maggiormente soleggiate, permettono di vivere in continuità con il giardino e con la piazza di accesso al complesso. Gli interni sono ariosi e luminosi: spazi a doppia e tripla altezza danno ampio respiro agli ambienti. L’edificio stesso diventa così uno strumento didattico per mettere in mostra i principi e la logica progettuale della Scuola. Studi, spazi di raccoglimento, aree per esposizioni, punti di incontro e lavoro di gruppo e aule sono disposti attorno all’atrio a tripla altezza, definito un “asse di collaborazione”: uno spazio per incentivare lo scambio e la cooperazione tra gli studenti dei quattro dipartimenti. Per i lavori di costruzione sono state studiate strategie per garantire la non interferenza tra il cantiere e la vita dell’Università che hanno definito un piano per l’esecuzione dei lavori suddiviso in tre fasi distinte. La nuova sede dell’APDesign offre agli studenti un nuovo spazio dove coltivare le proprie passioni, un luogo di scambio e collaborazione che ricorda loro il potere ma anche il ruolo civico dell’architettura.

Architecture as a tool of social change The new chairperson of the College of Architecture, Planning and Design (APDesign) commissioned Ennead, working with BNIM, the contract to build a space that would nurture a heightened sensibility among students and furnish them with the capacity to relate to the human sciences when developing their own design and architectural projects. Architecture is a tool for effecting social change: the new APDesign building provides its students with a physical place in which to work and study that embodies and epitomizes the truth of this claim. The necessity to unite under one roof the four departments of the Faculty - Architecture, Landscape Architecture and Regional & Community Planning, and Interior Architecture & Product Design - was turned into an opportunity for intellectual cross-fertilization by housing them all in a new type of space, and by developing a customized interdepartmental academic syllabus. The L-shaped building connects two other edifices belonging to the College. Thanks to its glass façade, which, on the side that receives the most sunlight, is punctuated by vertical white strips that function as shading devices, the building sits in harmonic relationship with the garden and central plaza in front of the entrance. The interiors are light and airy: double- and triple-height ceilings imbue the rooms with a sense of amplitude and space. By giving concrete form to the design principles and philosophy of the College, the building is a didactic tool in itself. Study rooms, shared hang-outs, exhibition spaces, meeting points, teamwork pods and classrooms are arranged around a three-storey atrium, called the “collaboration corridor”, where students from the four departments can meet and exchange ideas. For the construction work, the project managers developed strategies to ensure that the building site would not interfere with campus life, to which end the work was divided into three distinct phases. The new APDesign building provides students with an innovative setting in which to cultivate their passions, share ideas and work together. The building stands as a reminder to them - both of the power and of the civic potential of architecture.

Design Partner: Tomas Rossant AIA Management Partner: Kevin McClurkan AIA, LEED AP in collaboration with BNIM Architects

20

21


Jing’An Innovation Galaxy International Cultural and Creative Park Shanghai, China | Phase 1 Completion 2018

Un nuovo polo finanziario e commerciale per Shanghai

A new financial and commercial hub for Shanghai

La riqualificazione di parti marginali di città e il recupero di edifici esistenti è una delle strategie maggiormente sostenibili per i progetti di crescita ed espansione urbana: è limitato il consumo di suolo e lo spreco di materiali e le caratteristiche, lo stile e in generale l’energia che viene dalla storia di un edificio possono essere sfruttati per dare al programma un’identità unica. Il progetto, che interviene su una porzione di territorio a nord di Shanghai attraversata dalla Wanrong Road, comprende sia strutture esistenti sia nuovi interventi che andranno a creare un distretto dove concentrare attività commerciali e finanziarie in grado di attirare imprenditori, uomini d’affari e start-up. Queste realtà avranno la possibilità di lavorare e cooperare in un ambiente interattivo con opportunità di business trasversali: una porzione di città attiva a ciclo continuo, 24 ore al giorno sette giorni su sette. La vocazione pedonale del masterplan intende creare uno spazio urbano a scala umana: una sorta di parco all’interno del quale far sorgere gli edifici. L’idea di un affiancamento di vecchie costruzioni e nuove parte da una visione unitaria e olistica del distretto, che vuole conferire attraverso questo contrasto di architetture diverse carattere ed ecletticità al complesso. La prima fase del progetto comprende strutture a diversa scala e di tipologie differenti: una grande costruzione fa da “porta” e ponte di collegamento con il resto della città sul lato ovest. Massiccia e compatta, ospiterà sedi di compagnie e società e uffici a servizio del distretto. Contemporaneamente una serie di edifici a scala ridotta vanno a comporre un piccolo ”villaggio di case” lungo la linea della nuova strada che attraversa il sito. Questa prima fase prevede inoltre l’edificazione di due edifici “speciali”: una Treehouse, che ospiterà un ristorante e uffici, e un teatro con 280 sedute rimovibili per convertire l’ambiente a spazio eventi. In conclusione, utilizzando un pezzo di storia della città, Shanghai si doterà di un nuovo polo commerciale e finanziario, in grade di attirare l’attenzione globale.

One of the most sustainable growth planning and urban expansion strategies is to redevelop the outlying districts of a city. Redevelopment rather than new build means less land used and fewer materials wasted. At the same time, the characteristic style of an existing building and, generally, the sense of vitality that flows from buildings with a history can bestow a distinctive identity on a project. The project site is located north of Shanghai and is traversed by the Wanrong Road. It encompasses both existing structures and lots zoned for new buildings. The aim is to create a district where commercial and financial activities can be concentrated to form a hub that is likely to attract entrepreneurs, business investors and start-ups. The companies and businesses will be able to work and cooperate in a symbiotic environment that fosters new business opportunities through cross-pollination. A section of the city will remain open and active 24 hours a day, seven days a week. The project masterplan envisions a pedestrian-focused urban space built to human scale - essentially a parkland lined with buildings. The idea of setting new buildings side by side with old ones transpired from the unified and holistic vision that inspired the project planners, who were keen to use the contrast between the different architectural styles to infuse an eclectic character into the development as a whole. The first phase of the project will involve buildings of different scales and types. A large new structure will be erected on the west side to form a “gateway” and access bridge to the rest of the city. Imposingly sturdy and compact, it will house company and business headquarters and offices providing services to the district. Meanwhile, several smaller-scale buildings, making up a village-like residential zone, will be erected along the new road traversing the hub. This first phase will also see the building of two new specialty structures: a “treehouse”, which will accommodate a restaurant and offices, and a theater with room for 280 people, which has been fitted with removable seating so that it can be readily turned into a multipurpose event space. By borrowing a piece of its own urban history, Shanghai is on course to create a new business and financial center that will attract the eyes of the world.

Design Partners: Richard Olcott FAIA, FAAR, Peter Schubert FAIA, Thomas Wong AIA Management Partner: Kevin McClurkan AIA, LEED AP

22

23


Peabody Essex Museum

A new wing for a historical museum

Salem, MA, USA | 2018

Sezione longitudinale Longitudinal section

Una nuova ala per un museo storico Il Peabody Essex Museum (PEM) è il museo in attività più antico degli Stati Uniti. Nato come sede per ospitare ed esporre la collezione di pitture, sculture, porcellane, tessuti raccolti dalla Compagnia delle Indie Orientali, il museo si compone di diversi edifici storici in stile neoclassico, il più antico dei quali, la East India Marine Hall, risale al 1825. Scopo del progetto di espansione è dare spazio alle nuove gallerie espositive che ospiteranno un’ampia collezione di opere d’arte nazionali e internazionali all’interno di un edificio che omaggi tramite l’architettura la storia dell’istituzione nel rispetto del patrimonio architettonico degli edifici storici. La nuova addizione mira a rianimare il circuito culturale di Salem, incentivando la visita delle gallerie e coinvolgendo la comunità locale. A tal fine, risulta strategica la riqualificazione della piazza pubblica antistante che diventa luogo di incontro, di pausa, di condivisione suggerendo la visita del museo. Una facciata semplice e austera dal rivestimento in pietra, che presenta una sola grande apertura vetrata di forma rettangolare, va a collegare in un unico prospetto i fronti della East India Marine Hall e di un tipico edificio in mattoni rossi. La pietra scelta per il rivestimento è il locale granito di Chelmsford, proveniente dalla stessa cava da cui fu estratto a suo tempo quello della East India Marine Hall; suddiviso in pannelli rettangolari di misure differenti crea un elegante e piacevole motivo geometrico. All’interno si sviluppa un lungo atrio a doppia altezza con una copertura vetrata che assume così aspetto e funzione di “strada interna”: uno spazio interstiziale di collegamento tra i volumi dei due edifici precedentemente separati che indirizza i visitatori verso le gallerie. La scala collocata a nord, sul lato opposto all’entrata, collega l’atrio alle gallerie superiori; in contiguità un giardino che permette ai visitatori una sosta rilassante all’aperto e nel verde. Lo studio effettuato sull’acustica permette un utilizzo polivalente dell’atrio come spazio per eventi, performance artistiche, inaugurazioni. La nuova addizione non solo riorganizzerà i flussi di circolazione all’interno del complesso ma offrirà nuovi spazi espositivi per le collezioni d’arte all’interno di un involucro contemporaneo rispettoso della storia architettonica del museo.

The Peabody Essex Museum (PEM) is the longest-operating museum in the United States. First built to house and display paintings, sculptures, porcelain and textiles collected by the East India Marine Society, the museum consists of several historic buildings in the neoclassical style, the oldest of which, the East India Marine Hall, dates back to 1825. The project blueprint is for the addition of a structure to house the new galleries that will exhibit the museum’s extensive collection of national and international works of art, while the project mission is to build a structure that pays homage to the history of the museum and is respectful of the architectural heritage of the existing buildings. The new addition aims to inject fresh energy into the cultural life of Salem by encouraging people to visit and by connecting with the local community. This idea of community engagement is factored into the plans for the public plaza in front of the building, which has been designed to work as a place where people will want to meet, enjoy some time off, converse, and perhaps decide to visit the museum. The new structure will present a simple and austere stone-clad façade. Cube-shaped with a large glazed rectangular section on one side, the new structure will link the front of the East India Marine Hall to an adjacent typical red-brick building, creating a unifying and enhancing perspective. The choice of cladding is a local stone, Chelmsford granite, extracted from the very same quarry used by the builders of the East India Marine Hall. The cladding is made up of differently sized rectangular panels, which create an elegant geometric pattern that is pleasing to the eye. The inside of the building contains a long double-height atrium topped with a glass roof. The atrium effectively works as a covered street running between the two previously separate buildings and channelling visitors toward the galleries. The staircase in the north part of the building, on the side opposite the entrance, connects the atrium to the upper galleries. Running contiguous to the new structure is a garden where visitors can unwind in an open green space. Studies have also shown that the acoustics of the atrium allow it to be used as a multifunctional space for events, artistic performances, openings, launch parties and so on. The addition will not only lead to the reorganization of visitor traffic through the complex but will also provide new exhibition spaces for art collections, all within a contemporary shell that remains respectful of the architectural heritage of the original museum.

Design Partner: Richard Olcott FAIA, FAAR Management Partner: Molly McGowan AIA

24

25


Shanghai Planetarium Shanghai, China | 2020

Tra passato e futuro

Esploso assonometrico della Sphere Exploded axonometric view of the Sphere

Cupola per la proiezione / Projection dome

Rivestimento esterno traforato color metallo riflettente Perforated reflective metal-painted outer skin

Struttura di supporto / Mechanical support zone Ascensore per i visitatori Dedicated passenger elevator Sedute / Theater seating

Copertura vetrata attorno alla Sphere Glazed skylight around Sphere

Scale / Theater stairs Zona di attesa / Internal queuing area

Corridoio di accesso alla hall Hall entry and exit

Schizzo di studio dei tre volumi principali Study sketch of the three main volumes

Between past and future Documentary evidence shows that the civilization of China was one of the first in human history to study the Cosmos, and Chinese astronomy can therefore be said to be part of a tradition stretching back millennia. The planned new planetarium of Shanghai promises to continue proudly with the noble tradition of Chinese astronomy, while also exploring the space-time continuum and serving as a cynosure of contemporary space exploration programs. It will, in other words, stand as a bridge between past and present, between the Earth and the heavens. The Ennead project was the winner in 2015 of an international competition for the design of a planetarium to complement and complete the Shanghai Science and Technology Museum. The prize-winning project has set itself two objectives: to impress upon visitors the insignificance of humankind before the immensity of the universe, and to illustrate the orbital motions of the heavenly bodies. Destined to rise in Nanhui New City (formerly called Lingang), a planned city in the still undeveloped Pudong New Area of Shanghai, the planetarium complex will encompass an external exhibition area featuring a 24-meter-high solar telescope, along with facilities for the hosting of major events and related fringe activities, also during the evening hours. The complex will consist of three principal structures: the Oculus, the Inverted Dome and the Sphere, which will function as astronomical instruments for tracking the path of the sun, moon and stars. The complex has been carefully planned according to principles of organization that determine its functional layout and orient the flows of visitor traffic within. The planetarium is designed to deliver an all-encompassing experience for its visitors as they explore the galleries and exhibition spaces inside each of the three structures that make up the whole. The new planetarium will vest the Shanghai Science and Technology Museum with an entirely new identity and enhance the overall image of Nanhui New City. Also incorporating a research center, the planetarium will exalt the technological and scientific potential of the new city, celebrate Chinese programs of astronomical observation, and enable its patrons to contemplate the marvelous spectacle of the heavens above.

Corridoio di accesso alla hall / Hall entry and exit Rivestimento esterno traforato color metallo riflettente Perforated reflective metal-painted outer skin

26

L’astronomia cinese ha una tradizione millenaria: documenti storici attestano che tra le prime civiltà a interessarsi dei fenomeni celesti spicca e ha un ruolo di guida proprio quella cinese. Il concetto di continuum dello spazio-tempo, il richiamo alla grande tradizione astronomica del paese e al contempo l’esaltazione dei prossimi ambiziosi programmi di esplorazione spaziale sono orgogliosamente messi a fuoco nel progetto per il nuovo planetario: un ponte gettato tra presente e passato, tra il nostro pianeta e la volta celeste. Il progetto di Ennead è risultato vincitore nel 2015 in una competizione internazionale per la realizzazione di un planetario a intregrazione del complesso dello Shanghai Science and Technology Museum. La strategia vincente si propone due obiettivi: suscitare nei visitatori la coscienza della limitatezza dell’uomo di fronte all’immensità dell’universo e illustrare i moti orbitali dei corpi celesti. Progettato a Nanhui New City (precedentemente nota come Lingang New City), città della Pudong New Area nel distretto di Shanghai, una zona di espansione ancora verde, il complesso prevede lo sviluppo di un’area espositiva esterna con un telescopio solare alto 24 m e strutture per ospitare eventi e attività collaterali anche serali. Il progetto si articola in tre volumi principali - l’Oculus, l’Inverted Dome, o cupola inversa, e la Sphere - che fungono da strumenti astronomici per tracciare il percorso del Sole, della Luna e delle stelle. Il programma funzionale e i flussi di circolazione, attentamente studiati per indirizzare il visitatore durante la visita, permettono di vivere un’esperienza totalizzante all’interno delle gallerie e delle sale espositive dei tre volumi. Ridefinendo al contempo l’identità dello Shanghai Science and Technology Museum e l’immagine di Nanhui New City, il nuovo planetario con il suo centro di ricerche accrescerà la potenza tecnologica e scientifica della città, celebrando i programmi di osservazioni astronomiche della Cina e lo spettacolo della volta celeste che ci sovrasta.

Design Partner: Thomas Wong AIA Management Partner: V. Guy Maxwell AIA, LEED AP

27


ENNEAD LAB Ennead Lab è la divisione di Ennead Architects, che si occupa di progetti innovativi di ricerca applicando il pensiero e l’approccio architettonico a sfide di progettazione e design. L’obiettivo è offrire attraverso un processo proattivo soluzioni alternative in risposta a un ampio range di questioni, che vanno dal sociale all’ambiente, dalla quotidianità alla pianificazione.

Ennead Lab, a division of Ennead Architects, concerns itself with innovative research projects in which it applies architectural thinking and strategies to planning and design challenges. Ennead Lab takes a proactive approach to working out alternative solutions to a range of questions, such as how architecture can improve society, the environment and everyday life, and how to optimize project planning and design.

Prospetti: pannelli scorrevoli aperti e chiusi Elevations: open and closed sliding panels

Bird-Friendly Glass Lab Il progetto intende affrontare il problema dell’impatto dei volatili contro le superfici vetrate degli edifici, che sempre più spesso incrociano le traiettorie aviarie. Secondo gli scienziati il numero di volatili che muoiono schiantandosi contro le vetrate in un anno negli Stati Uniti può arrivare sino a un miliardo. Una strage spesso sottovalutata o ignorata. In collaborazione con la New Jersey Audubon Society, lo United States Green Building Council e l’ornitologa Christine Sheppard, Ennead Lab ha sviluppato una gamma di vetri che presentano pattern invisibili all’occhio umano, ma riconoscibili dagli uccelli, permettendo loro di cambiare traiettoria durante il volo.

The project aims to reduce the number of birds that crash into the increasing number of glass-fronted buildings that are being built in their flight paths. Scientists estimate that up to one billion birds are killed every year in the United States by flying into glass. In an attempt to halt this often underestimated and ignored massacre, Ennead Lab joined forces with the New Jersey Audubon Society, the United States Green Building Council and ornithologist Christine Sheppard to develop a range of special architectural glass threaded with a pattern that is invisible to the human eye but discernible to birds, which can see the obstruction and change their path of flight to avoid collision. Project Leadership: V. Guy Maxwell AIA, LEED AP, Kate Mann AIA, LEED AP

Car Charging Station Shanghai, China | 2016 L’avanzamento tecnologico nel campo automobilistico sta facendo sempre più passi in avanti, determinando un cambiamento nello stile di guida, di rifornimento e di parcheggio dei veicoli. Conseguentemente, anche l’architettura dovrà subire un cambiamento: l’aumento delle auto elettriche costituisce contemporaneamente una sfida e un’opportunità per l’architettura, l’urbanistica e la pianificazione territoriale. Ennead Lab ha affrontato il progetto per una stazione di ricarica delle auto elettriche a Shanghai: la visione innovativa dei progettisti ha concepito la stazione come parte integrante dei programmi di espansione urbana, combinando una struttura per autorimesse multipiano con le tecnologie di ricarica per auto. Il prototipo presenta un rivestimento in metallo perforato e luminescente, che ne permette l’identificazione anche a distanza.

28

The increasing pace of technological advances in the automotive industry is precipitating change in how we drive, power and park our vehicles, and architecture needs to keep up with the evolving situation. The coming growth in the use of electric cars presents architects and city, town and rural planners with both challenges and opportunities. For instance, Ennead Lab has developed a project to build an electric car charging station in Shanghai. The innovative design is inspired by its creators’ vision of how multi-story recharging stations can be woven into the fabric of urban expansion plans. The prototype is cloaked in a luminescent skin of perforated metal so that it stands out clearly from a distance.

Project Leadership: Andrew Burdick AIA, LEED AP and Peter Schubert FAIA

29


Rethinking Refugee Communities Research in collaboration with UNHCR and Stanford University 2015 AIANY Honor Award Nel 2011 le Nazioni Unite hanno stimato che il numero di sfollati nel globo ammonta a circa 42 milioni, di cui 10,5 milioni di rifugiati. Il numero di migranti nei campi di accoglienza cresce continuamente e il carattere degli insediamenti pronti ad accoglierli assume la connotazione di abitati permanenti: il “campo nomadi” diventa sempre più una città stanziale e ad architetti e urbanisti è stato affidato il compito di affrontare e cercare di porre rimedio a quest’emergenza. In seguito all’aumento della permanenza nei campi di accoglienza, l’organizzazione mondiale per i rifugiati United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) in collaborazione con la Stanford University si impegna a garantire condizioni di vita dignitose e di sicurezza alle persone che vi vivono. A tal fine, Ennead Lab ha sviluppato un “kit” di progettazione con l’intento di aiutare a pianificare le comunità di rifugiati e che opera su tre livelli di scala - macro, media e micro - e in tre diversi momenti dell’evoluzione del campo - contingenza, durata e fase finale. Il programma è al momento testato in diversi contesti, dal Rwanda all’ambiente urbano di Gary in Indiana.

The United Nations estimates that in 2011 there were around 42 million displaced persons worldwide, including 10.5 million refugees. As the number of people in migrant camps continues to grow, what were once reception centers have taken on the character of permanent settlements. As “nomadic” settlements become ever less nomadic and more akin to permanent cities, architects and urban planners are being tasked with finding remedies to a growing emergency. The United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR), with the collaboration of Stanford University, is working toward guaranteeing decent living conditions and security for the growing number of people living in refugee and migrant camps. To this end, Ennead Lab has developed a planning “toolkit” for refugee communities, which scales from the micro to the meso to the macro level, and is designed to work at each of the three stages of camp evolution, from contingency planning to lasting settlement and the final phase. The project is currently being tried out in places as diverse as Rwanda and the municipal area of Gary, Indiana, USA.

Project Leadership: Don Weinreich FAIA, LEED AP and Eliza Montgomery AIA

Fostering Resilient Ecological Development - F.R.E.D. The Rockaways, NYC - FARROC Competition 2014 Gli insediamenti in prossimità dei litorali marini sono soggetti a pericoli e rischi crescenti dovuti all’innalzamento del livello del mare e ai temporali che spesso si abbattono sulle coste. La pianificazione mira a difendere e tutelare i paesaggi urbani lungo le linee costiere studiando strategie sostenibili e resistenti nell’arco di più generazioni per dare una risposta a lungo termine a questa minaccia. F.R.E.D. è la proposta di Ennead Lab a questo rischio: un approccio interdisciplinare integrato e olistico per salvaguardare sia il paesaggio naturale sia l’intervento umano. Il progetto enfatizza i benefici della protezione delle coste, della tutela dell’habitat naturale e dell’efficienza energetica e prevede soluzioni pratiche e replicabili a seconda delle esigenze, comprendenti unità residenziali, pontili, banchine e argini.

Coastal settlements are increasingly vulnerable to the immediate dangers of storms and the long-term risk of rising sea levels. To defend coastal conurbations and maintain the attractiveness of the urban landscape, forward-looking planners need to have sustainable and resilient projects that are commensurate with the long-term threat they are designed to address. Ennead Lab has therefore developed a programme called Fostering Resilient Ecological Development (F.R.E.D.), which seeks to safeguard both the natural and the human-built environment. The project, which emphasizes the benefits of coastal defence, natural habitat protection and energy efficiency, proposes a series of practical solutions that can also be replicated as needed, including residential units, piers, quays and levees.

Project Leadership: Andrew Burdick AIA, LEED AP and David Tepper AIA

30

31


The colours of sand and sea meet in the new Azul Macaubas surfaces, previewed at Cersaie 2018 by the Fiandre, FMG Fabbrica Marmi e Graniti and Ariostea brands of the Iris Ceramica Group. Bright blue brush strokes combine with pale pastel stripes, following the canons of unpredictable beauty, as in a portrait created by nature. The harmonious veining, like the marks left by water wearing away rock, give the surface an incredible 3D effect and create suggestions of places of unspoilt beauty. Azul Macaubas, the famous stone from the Brazilian province of BahĂŹa, part of the quartz family, is reproduced in top of the range porcelain slabs.


un progetto di

in collaborazione con


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.