The
Architects Series
An issue on
WHAT A GREAT GROUP IS MADE OF
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ALLEGATO A SUPPLEMENT TO
a cura di / curated by
THE PLAN
MAGGIO / MAY 2019
the light of creation through the beauty of materials. discover more at www.irisfmg.com
MAXFINE ONICI
BIG - Bjarke Ingels Group
BIG - Bjarke Ingels Group
BIG, con sedi a Copenhagen, New York e Londra, è un gruppo di architetti, designer, urbanisti, paesaggisti, interior e product designer, ricercatori e creativi impegnati su progetti in Europa, Nord America, Asia e Medioriente.
BIG is a Copenhagen, New York and London based group of architects, designers, urbanists, landscape professionals, interior and product designers, researchers and inventors. The office is currently involved in a large number of projects throughout Europe, North America, Asia and the Middle East.
Bjarke Ingels ha fondato BIG - Bjarke Ingels Group, oggi guidato da 17 partner, nel 2005, dopo aver co-fondato PLOT Architects nel 2001, e dopo aver lavorato negli uffici di OMA a Rotterdam. L’architettura, secondo Bjarke, è al tempo stesso un’arte e una scienza, e ha il compito di occuparsi delle nostre città e dei nostri edifici adattandoli al modo in cui vogliamo vivere. Forza trainante del suo processo creativo è una progettazione informata che prende in considerazione e analizza diversi parametri come cultura e clima, i continui cambiamenti delle abitudini di vita contemporanea, ma anche gli alti e bassi dell’economia globale. Nel 2016 è stato incluso nella lista delle 100 persone più influenti al mondo stilata dalla rivista TIME, e negli anni ha progettato e costruito edifici vincitori di vari premi in tutto il mondo. Nel 2018 ha ricevuto il nastro di Knight’s Cross dell’Ordine di Dannebrog conferito da Sua Maestà la Regina Margherita II. Nel 2011 il Wall Street Journal lo ha definito Innovator of the Year, e sempre nello stesso anno ha ricevuto il Danish Crown Prince’s Culture Prize. Altri premi includono il Leone d’Oro alla Biennale Architettura 2004 e l’ULI Award for Excellence nel 2009. Oltre alla guida del suo studio, Bjarke si dedica anche all’attività accademica: ha infatti insegnato alle Università di Harvard, Yale, Columbia e Rice ed è professore onorario della Royal Academy of Arts della Scuola di Architettura a Copenhagen. È spesso impegnato come speaker per diversi eventi come TED, WIRED, AMCHAM, 10 Downing Street, World Economic Forum, ecc. Nel 2018 è stato inoltre nominato Chief Architectural Advisor dalla compagnia WeWork per svilupparne la visione e definire un linguaggio progettuale per la realizzazione di nuovi edifici, campus e quartieri a livello globale.
Bjarke Ingels founded BIG - Bjarke Ingels Group, which he is currently leading with his 16 partners, in 2005 after co-founding PLOT Architects in 2001 and working at OMA in Rotterdam. Bjarke defines architecture as the art and science of making sure our cities and buildings fit with the way we want to live our lives. Through careful analysis of various parameters from local culture and climate, everchanging patterns of contemporary life, to the ebbs and flows of the global economy, Bjarke believes in the idea of information-driven-design as the driving force for his design process. Named one of the 100 Most Influential People in the World by TIME Magazine in 2016, Bjarke has designed and completed award-winning buildings globally. In 2018, Bjarke received the Knight’s Cross of the Order of Dannebrog bestowed by Her Majesty the Queen Margrethe II. In 2011, Wall Street Journal named Bjarke The Innovator of the Year; he received the Danish Crown Prince’s Culture Prize in 2011; the Golden Lion at the Venice Biennale in 2004; and the ULI Award for Excellence in 2009. Alongside his architectural practice, Bjarke has taught at Harvard University, Yale University, Columbia University, and Rice University and is an honorary professor at the Royal Academy of Arts, School of Architecture in Copenhagen. He is a frequent public speaker and continues to hold lectures in venues such as TED, WIRED, AMCHAM, 10 Downing Street, the World Economic Forum and many more. In 2018, Bjarke was named Chief Architectural Advisor by WeWork to advise and develop the firm’s design vision and language for buildings, campuses and neighborhoods globally.
BIG + Small L’architettura di BIG nasce da un’attenta analisi dei continui cambiamenti ed evoluzioni della vita contemporanea, causati non per ultimo dall’influenza degli scambi interculturali, dalle oscillazioni dell’economia globale e dalle tecnologie comunicative, che richiedono lo sviluppo di nuovi metodi organizzativi in ambito architettonico e urbano. Crediamo che per poter affrontare le sfide del giorno d’oggi l’architettura possa spaziare, a seconda delle esigenze, in campi finora esplorati solo in piccola parte; un’architettura pragmatica e utopica, che si tiene alla larga sia dall’agghiacciante pragmatismo rappresentato da monotone “scatole”, sia dalle idee ingenue e utopiche proprie del formalismo digitale. Come in una sorta di alchimia programmatica, facciamo architettura mescolando ingredienti convenzionali: stili di vita, tempo libero, lavoro, parcheggio e shopping. Posizionandoci laddove convergono pragmatismo e utopia, noi architetti ritroviamo la libertà di intervenire sul nostro pianeta, e di modificarlo facendolo adattare agli stili di vita contemporanei.
BIG + Small BIG’s architecture emerges out of a careful analysis of how contemporary life constantly evolves and changes. Not least due to the influence from multicultural exchange, global economical flows and communication technologies that all together require new ways of architectural and urban organization. We believe that in order to deal with today’s challenges, architecture can profitably move into a field that has been largely unexplored. A pragmatic utopian architecture that steers clear of the petrifying pragmatism of boring boxes and the naïve utopian ideas of digital formalism. Like a form of programmatic alchemy we create architecture by mixing conventional ingredients such as living, leisure, working, parking and shopping. By hitting the fertile overlap between pragmatic and utopia, we architects once again find the freedom to change the surface of our planet, to better fit contemporary life forms.
CREDITI / CREDITS Photos Pp. 4, 6, 7 © Iwan Baan; pp. 8-10, 11 top and bottom right, 14-19 © Rasmus Hjortshøj; pp. 11 bottom left, 12, 13 © Laurian Ghinitoiu; p. 25 © Laurent de Carniere; p. 27 © Kevin Cappis; p. 31 top © Glotman Simpson; p. 31 bottom © Andrew Latreille Renders Pp. 18, 20-25, 27 © BIG - Bjarke Ingels Group; p. 26 © BIG & RSI; pp. 28, 30, 31 © BIG & Luxigon Concept diagrams and model images © BIG - Bjarke Ingels Group All images courtesy of BIG - Bjarke Ingels Group (www.big.dk - Kløverbladsgade 56, 2500 Valby, Copenhagen; 45 Main Street, Brooklyn, New York 11201; 2 Finsbury Avenue, London EC2M 2PA) 02
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LEGO House
Architecture at play
Billund, Denmark | 2017
L’architettura è un gioco BIG e LEGO esportano l’idea classica del mattone LEGO in una vera e propria struttura architettonica pensata per offrire vasti spazi aperti sia alla comunità cittadina sia ai turisti in visita a Billund. Collocato nel cuore della città, il complesso si propone sia come un nuovo punto di riferimento urbano, sia come un avvincente percorso esperienziale. Secondo Bjarke Ingels, la LEGO House rappresenta «la manifestazione delle infinite possibilità che scaturiscono dai mattoni LEGO dove, attraverso una creatività sistematica, i bambini di tutte le età vengono incoraggiati a dare sfogo alla propria immaginazione e a viverla appieno grazie al gioco». Ventuno blocchi sovrapposti formano la totalità dell’edificio incorniciando una piazza interna di 2.000 m²; quest’ultima, grazie alla presenza di numerose attrazioni, quali un bar-caffè, un ristorante, un negozio LEGO e sale per conferenze, diventa un punto di richiamo cittadino. Al di sopra della piazza spicca una serie di gallerie, ognuna delle quali caratterizzata da un colore classico LEGO che invita il visitatore a un viaggio cromatico sensoriale. Gli ospiti possono avvicinarsi alla storia del marchio attraverso la History Collection, contenente quasi tutte le prime edizioni dei set di costruzioni dagli albori a oggi. Il primo e secondo piano dell’edificio accolgono diverse zone dedicate all’educazione e al gioco, dove i visitatori di tutte le età si immergono in un’esperienza interattiva che dà loro libertà di esprimere la propria immaginazione e anche la possibilità di conoscere persone provenienti da ogni parte del mondo. All’ultimo livello si trova la Masterpiece Gallery, una collezione di opere create dagli appassionati, situata sotto otto lucernari che, visti dall’alto, riproducono la classica forma di un mattoncino LEGO. Dalla terrazza posta in copertura i visitatori possono godere di una vista panoramica a 360° della città di Billund.
BIG and LEGO have taken the classic idea of the LEGO brick and turned into a real-life architectural structure that offers wide open spaces for the townspeople and visitors to Billund. Located in the heart of town, the complex is both a new urban landmark and an attractive experiential path. Bjarke Ingels says that the LEGO House represents “a manifestation of the infinite possibilities LEGO bricks offer, the way that, through their systemic creativity, they encourage children of all ages to let their imagination run wild and experience this world fully through play”. The entire building is made up of twenty-one overlapping blocks arranged around an inner 2,000 sq. m courtyard packed with amenities including a bar-café, restaurant, LEGO store and conference rooms. It has, not surprisingly, become a focal point for the locals too. A series of galleries overlooks the piazza, each characterized by a classic LEGO color that invites visitors to embark on a chromatic sensorial journey. Guests learn about the brand’s history in the History Collection, which contains first editions of practically every model set, from the earliest years through to the present day. The building’s first and second floors host dedicated education and play areas, where visitors of all ages enjoy an interactive experience in which they can give free reign to their imagination and meet people from all over the world. The Masterpiece Gallery on the top floor is a collection of works created by LEGO enthusiasts, under eight skylights that, from above, recreate the classic brick shape. A rooftop terrace offers visitors a 360° panoramic view over the city of Billund.
Schema evolutivo della composizione volumetrica Development diagram of the volumetric composition
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TIRPITZ Museum Blåvand, Denmark | 2017
Un itinerario tra le dune e nella storia Sulla costa occidentale danese, il sito di Blåvand conserva la memoria della Seconda guerra mondiale e dell’occupazione tedesca attraverso diversi bunker che emergono tra le dune in un contesto naturale pressoché incontaminato. Il progetto di BIG va ad ampliarne uno, il Tirpitz (costruito nel 1944 e mai terminato), realizzando un museo ipogeo che si sviluppa su 2.800 m2 mimetizzandosi nell’ambiente dunale. Invisibile dalla strada di accesso e celato dal volume massiccio della costruzione originaria in calcestruzzo, il museo si disvela progressivamente ai visitatori, i quali vi accedono attraverso quattro profondi tagli nel terreno convergenti in una corte centrale. Da qui si procede nelle quattro gallerie espositive ipogee, che grazie alle vetrate aperte sulla corte godono di una abbondante illuminazione naturale, e che sono collegate al bunker storico attraverso un percorso sotterraneo. Gli ambienti interni sono stati progettati dall’agenzia olandese Tinker Imagineers e accolgono tre mostre temporanee e una permanente. Ognuna delle quattro gallerie può operare indipendentemente dalle altre, seguendo orari propri e con la possibilità di ospitare diversi tipi di allestimento. L’intero progetto di TIRPITZ si pone come antitesi al bunker, alla cui struttura pesante ed ermetica il museo si contrappone con un dichiarato senso di leggerezza e ariosità.
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A path through the dunes and a historic war bunker Situated on Denmark’s western coast, the site at Blåvand still shows signs of the German Second world war occupation, with a number of bunkers poking out among the dunes in what is otherwise a largely uncontaminated natural backdrop. This BIG project extended one of these bunkers - the Tirpitz (construction began in 1944 but was never finished) - to create a 2,800 sq. m underground museum camouflaged within the dune environment. Invisible from the access road and concealed by the massive original concrete construction, the museum gradually reveals itself to visitors through four deep slashes into the ground that converge onto a central courtyard. The pathways offer access to the four underground exhibition galleries, which benefit from abundant natural light through glazing that opens out onto the courtyard. The galleries connect to the original bunker via underground pathways. The interiors were designed by Dutch agency Tinker Imagineers to host one permanent and three temporary exhibitions. Each of the four galleries is able to function independently from the others, with their own opening times and a variety of exhibition design options. The entire TIRPITZ project is the very antithesis of the bunker: with its explicitly-stated sense of lightness and airiness, the museum counterbalances the heavy, hermetically-closed structure.
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L’orientamento dei quattro lucernari in corrispondenza degli ingressi permette alla luce naturale di filtrare nei foyer The orientation of the four skylights at the entrances brings daylight into the foyers
Schematizzazione dei tagli nel terreno che conducono alla corte centrale Outline of the cuts in the topography leading to the central courtyard
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79&PARK Stockholm, Sweden | 2018
Una casa come una collina Situato ai margini di Gärdet, un rinomato parco nazionale, 79&PARK è un complesso residenziale di 168 appartamenti, distribuiti attorno a un’ampia corte centrale. L’intervento è stato progettato dagli architetti in modo da ottenere una struttura rispettosa del contesto urbano e paesaggistico che, allo stesso tempo, garantisse l’ottenimento di unità residenziali uniche e dotate di affacci su di un panorama mozzafiato. Per assicurarsi una perfetta continuità con il contesto, gli architetti hanno deciso di mantenere l’elevazione degli estremi del complesso situati a nord-ovest e a sud-est alla medesima quota dagli adiacenti edifici preesistenti. L’angolo collocato a nord-est invece, essendo quello che avrebbe normalmente goduto della vista peggiore a causa della lontananza dal parco, è stato estruso verso l’alto, garantendo vedute spettacolari anche alle residenze più distanti dall’area naturale. Procedendo verso sud-ovest l’altezza del progetto diminuisce progressivamente; questa scelta ha consentito di massimizzare la connessione visiva tra l’edificio e la natura circostante, ottenendo nel punto più basso una vista a 270 gradi sul parco di Gärdet. In questo modo, inoltre, vengono liberati gli affacci delle residenze collocate agli altri estremi del progetto, che possono così beneficiare di uno splendido panorama, mentre alla corte centrale viene garantita illuminazione solare diretta. Per ottenere delle transizioni fluide fra una quota e l’altra, il progetto è stato trattato con un linguaggio che rimanda a quello dei pixel: attraverso l’accorpamento di unità standardizzate e prefabbricate, si sono ricavate forme organiche in grado di rispondere all’esigenza di mantenere una continuità con il paesaggio circostante e rispettando al tempo stesso un budget contenuto.
L’abbassamento dell’angolo a sud-ovest permette alla luce naturale di filtrare direttamente nella corte interna The south-west corner is lowered to provide direct sunlight into the courtyard
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Living in a hillside residence Located on the edge of the well-known Gärdet national park, 79&PARK is a 168-apartment residential complex distributed around an extensive central courtyard. The architects conceived the project as a structure that respects the urban backdrop and surrounding landscape, while at the same time creating unique residential units that offer spectacular views. To ensure perfect continuity with the context, the architects chose to retain the same elevation as existing adjacent constructions. The north-eastern corner of this north-west/ south-east sloping complex, which would naturally have had the worst views because of its location further from the park, has been stretched upwards to ensure the best views also for the homes farthest from the natural area. To maximize the visual link between the building and its natural surroundings, the height of the buildings gradually diminishes as they slope towards the south-west. As a result, the lowest point offers a 270° view over the Gärdet park. This approach frees up the views from the homes located at the other corners of the project, ensuring that they too have splendid views. At the same time, the central courtyard guarantees plenty of direct sunlight. To ensure a fluid transition between the varying building heights, the architects adopted a pixel-based stylistic approach, creating a series of organic forms by grouping together standardized, prefabricated units. This made it possible to maintain continuity with the surrounding landscape despite working to a limited budget.
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Dortheavej Residence
Le unità prefabbricate sono disposte in modo da creare spazi interstiziali affacciati sullo spazio verde e sulla piazza The arrangement of the prefab units creates interstitial spaces facing courtyard and square
Copenhagen, Denmark | 2018
Una scacchiera di residenze a basso costo Per la missione “Homes for All”, nel 2013 l’associazione nonprofit Lejerbo ha commissionato a BIG il progetto, a budget ridotto, di 66 unità abitative da distribuire all’interno di un’area di oltre 6.800 m2 a nord-est di Copenhagen. Attraverso il complesso di Dortheavej l’obiettivo è stato raggiunto realizzando abitazioni di diverse ampiezze, dotate di tutti i comfort e pensate per ospitare cittadini a basso reddito. Il progetto è caratterizzato da un pattern a scacchiera e si basa sulla ripetizione di un modulo costituito da una singola struttura prefabbricata, ripetuta su più livelli lungo tutta la lunghezza del fronte, fino a raggiungere la quota degli edifici adiacenti. Il rispetto del contesto urbano in cui si colloca il progetto riveste una notevole importanza: attraverso la realizzazione del complesso la volontà dello studio è stata quella di valorizzare il quartiere, creando un nuovo spazio fruibile liberamente. Per ottenere questo risultato il nucleo centrale della costruzione è stato fatto ritrarre, realizzando una morbida curvatura e generando una piazza pubblica rivolta verso la strada a sud. Si è così ottenuta un’area che, grazie all’andamento del complesso, invita il passante a proseguire il percorso, sino a raggiungere lo spazio verde retrostante. Per consentire l’accesso ai pedoni, alcuni moduli della scacchiera sono stati svuotati. Il prospetto rivolto verso l’interno è stato mantenuto planare; su questo fronte la matrice della scacchiera viene evidenziata attraverso l’alternanza dei rivestimenti, in legno e cemento, con le ampie vetrate. Sul fronte principale invece il disegno della scacchiera è generato da un gioco di volumi tramite gli aggetti dei balconi. A inizio 2018 il lavoro svolto da BIG e Lejerbo è stato premiato dall’Associazione Danese degli Architetti con il Lille Arne Award.
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A checkerboard of affordable housing As part of the “Homes for All” mission, in 2013 the Lejerbo non-profit association commissioned BIG to build a low-budget, 66-home project on a 6,800 sq. m+ site in Northeastern Copenhagen. The Dortheavej project achieved its goals of building homes of various sizes equipped with all mod cons and designed for citizens on a low-income. The project’s hallmark is a checkerboard pattern based on the repetition of a module made out of a single pre-fabricated structure repeated on multiple levels right the way along the front, rising up at its sides to the height of the adjacent buildings. Respect for the urban context in which the project is situated was of prime importance. When building the complex, the practice was keen to enhance the district by creating a new space open to all. To achieve this, the central core of the construction was drawn backwards, generating a soft curve and carving out a public piazza that faces the street to the south. The result is a site that, because of the way the complex flows, invites passers-by to follow the route all the way through to the green area behind. A number of modules in the checkerboard were left empty to facilitate pedestrian access. The inwards-facing elevation was left planar. On this side, alongside its ample glazed areas the checkerboard matrix is highlighted through alternating cladding in either wood or cement. Along the main façade, the checkerboard design is enhanced by an interplay of volumes created by the balcony overhangs. In early 2018, BIG and Lejerbo’s work was rewarded by winning the Danish Architect Association Lille Arne Award.
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Noma Restaurant Copenhagen, Denmark | 2018
Un villaggio culinario nel centro di Copenhagen Nel 2015 il marchio di ristorazione Noma individua lo spazio ideale per inserire il suo nuovo ristorante in un’area all’interno della comunità di Christiania, originariamente impiegata come magazzino militare della Navata Reale Danese. La location è estremamente suggestiva, posta fra due laghi all’interno di una zona protetta. Traendo ispirazione dalla tipologia edilizia tipica delle fattorie danesi, l’idea di progetto si costruisce sulla volontà di riorganizzare le differenti funzioni del ristorante, strutturandole all’interno di edifici distinti ma al contempo fortemente interconnessi. Gli spazi realizzati, studiati specificamente per le esigenze che sono chiamati a soddisfare, vengono concentrati attorno alla cucina, che diviene il cuore del ristorante. Troviamo così l’area di accoglienza, la lounge, l’area barbecue e la cantina disposte intorno all’area ad uso dei cuochi. Il ristorante ospita oltre 40 coperti, alcuni dei quali posti in aree riservate e gode, oltre che della vista sull’ambiente di lavoro degli chef, anche di numerosi affacci sul panorama naturale, attraverso le ampie vetrate scorrevoli che, assieme al legno, caratterizzano le scelte materiche di progetto. Anche la preesistenza, caratterizzata dal lungo magazzino militare, è stata completamente rinnovata attraverso l’inserimento di un’ampia scaffalatura lignea, ricollocando in quell’area le funzioni tecniche per lo staff, nonché laboratori liberamente accessibili dalla clientela. Fuori dall’area del ristorante troviamo infine tre serre, utilizzate come giardino, laboratorio culinario e come forno. Questo ristorante, facendosi portavoce di una nuova filosofia culinaria tanto architettonica quanto gastronomica, è destinato a ridefinire il marchio Noma negli anni a venire.
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A culinary village in central Copenhagen In 2015, the Noma restaurant brand happened upon an ideal location for a new restaurant on a site previously used by the Danish Royal Navy as a military warehouse, within the community of Christiania. Situated between two lakes within a protected area, the location was particularly attractive. Drawing inspiration from typical Danish farmhouse architecture, the project concept evolved around a desire to reorganize the various functions of the restaurant by creating distinct yet highly interconnected structures within the building. Conceived to cater to these specific needs, the resulting spaces are concentrated around the kitchen, which forms the heart of the restaurant. Ranged around the area used by the restaurant’s chefs are a reception area, lounge, barbecue area and wine cellar. The restaurant seats more than 40 diners, some in reserved areas offering not just views over the space where the chefs work, but out over the natural environment through ample sliding panes of glass that, along with wood, are the project’s hallmark materials. In addition to this, the previous military warehouse has been completely refurbished with the addition of massive wooden shelving and technical areas for the staff, as well as workshops that customers are free to access. Three greenhouses dotted around the restaurant are used as gardens, cookery workshops and an oven. Marking a new approach to cooking that spans both architecture and gastronomy, this restaurant approach is destinated to redefine the Noma brand in the coming years.
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Amager Bakke / Copenhill
Una montagna in città
Copenhagen, Denmark | 2019
L’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti Amager Bakke a Copenhagen - inaugurato nel 2017 in sostituzione del precedente inceneritore - è situato nell’ambito di un’area industriale che nel corso degli anni è stata progressivamente riconvertita in una meta per appassionati di sport estremi: cable wakeboard, go-kart, arrampicata sono solo alcune delle attività che hanno trovato spazio nelle ex aree produttive di questo comparto posto su una penisola ai margini nord-est del centro storico della città. Il progetto di BIG, dal suggestivo nome di Copenhill, integra il termovalorizzatore con un centro per sport invernali, una vera e propria montagna in miniatura dove gli abitanti di Copenhagen e i turisti potranno cimentarsi nello sci, nell’arrampicata, o in passeggiate. Una pista da sci con tre gradi di difficoltà si snoda sulla copertura a partire dalla sommità dell’impianto, una parete per arrampicata è ricavata su uno dei fronti raggiungendo gli 80 metri di altezza, un’area verde affianca la piste da discesa offrendo diversi percorsi per il trekking, la corsa o tranquille passeggiate in un paesaggio semi-naturale. Con questo progetto BIG si propone di rovesciare la percezione che normalmente si ha di un termovalorizzatore, facendone un landmark a scala urbana e al tempo stesso offrendo a Copenhagen un nuovo spazio pubblico catalizzatore di attività per il tempo libero e posto in stretta relazione con la città. L’impianto di Amager Bakke, una volta completamente ultimato, fornirà energia elettrica a 65mila abitazioni e acqua calda a 150mila, e la sua tecnologia all’avanguardia è in grado di minimizzare le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Per aumentare la consapevolezza dei cittadini a questo riguardo, il camino è stato modificato in modo tale da emettere un anello di fumo ogniqualvolta sarà raggiunta l’emissione di una tonnellata di anidride carbonica, segnalando in questo modo anche a distanza l’attività dell’impianto.
Schema evolutivo che mostra la generazione dell’anello di fumo e la sua espulsione dal camino Development diagram of the generation of the smoke ring and its ejection from the chimney
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A mountain in town The Amager Bakke waste-to-energy plant in Copenhagen opened in 2017 to replace a previous incinerator. The installation is situated in an industrial district that in recent years has gradually been transforming into an extreme sports hub, offering enthusiasts activities such as cable wakeboarding and go-karting at decommissioned production sites on this peninsula on the north-eastern edge of Copenhagen old town. Going by the evocative name of Copenhill, this BIG project combines the waste-to-energy plant with a winter sports complex that rises like a miniature mountain, where Copenhagen residents and tourists can come and ski, climb or hike. A ski run offering three levels of difficulty snakes down the sloping roof, all the way from the installation’s highest point; on one façade, a climbing wall reaches 80 m in height; and a green area alongside the ski pistes offers a number of routes for trekking, running or taking a gentle stroll through this semi-natural landscape. In this project, BIG has sought to overturn the standard perception of a waste-to-energy plant by transforming it into an urban landmark, while offering Copenhagen a new public space as a catalyst for leisure activities in close symbiosis with the town. When it is fully up and running, the Amager Bakke plant will supply electricity to 65,000 and hot water to 150,000 homes. Thanks to its leading-edge technology, it will minimize atmospheric CO2 emissions. As a way of highlighting the plant’s operations to people in the vicinity and raising people’s awareness about emissions, the chimney has been modified to emit a smoke ring each time it has generated a ton of carbon dioxide.
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Kistefos Museum
Un museo-ponte nella natura
Jevnaker, Norway | 2019
Il museo di Kistefos è situato nello scenografico Kistefos Sculpture Park a Jevnaker, in Norvegia. Inaugurato alla fine degli anni Novanta su un sito che ospitava una storica cartiera, il parco è attraversato dal fiume Randselva ed espone opere di artisti contemporanei quali Anish Kapoor, Olafur Eliasson, Fernando Botero ed Elmgreen & Dragset. Con il suo progetto BIG realizza un museo-ponte, che attraverso il suo percorso espositivo collega le due sponde del fiume, andando a costituire un secondo punto di attraversamento nel parco. Con una semplice torsione del volume, l’edificio si innalza dalla zona boschiva posta a sud “approdando” a una quota superiore sul declivio collinare a nord. Ciò fa sì che si creino una serie di spazi interconnessi: una successione di gallerie verticali a sud, cui segue un’ampia galleria orizzontale nella porzione nord. In corrispondenza del punto di torsione del volume, all’interno della struttura prende forma una dinamica scalinata adibita ad area relax e a spazio per videoproiezioni e performance artistiche. La facciata vetrata della galleria lungo il prospetto est risale il volume e diviene orizzontale in copertura, creando una successione di spazi caratterizzati da un tipo diverso di illuminazione naturale. L’ingresso è posto a sud dell’edificio, dove sono collocati l’infopoint, il negozio del museo e altri servizi. Da qui gli ospiti possono avere una piena prospettiva dell’interno fino all’estremità opposta dove è collocato un punto di ristoro panoramico. Le porzioni di facciate cieche in acciaio inossidabile satinato si alternano a quelle vetrate realizzate con pannelli di vetro isolanti, dotati di una pellicola che riflette i raggi UV proteggendo le opere d’arte all’interno. Un sistema di schermatura solare mobile integrato sulla facciata offre la possibilità di gestire l’oscuramento degli interni.
A museum building that serves as a bridge The Kistefos museum is located in Norway’s stunning Kistefos Sculpture Park at Jevnaker. Originally opened in the late Nineties on the site of a former paper factory, the park is bisected by the Randselva River. The museum displays works by contemporary artists of the caliber of Anish Kapoor, Olafur Eliasson, Fernando Botero and Elmgreen & Dragset. In this project, BIG came up with a bridge-cum-museum in which the exhibition galleries connect the two banks of the river to offer a second crossing within the park. With a simple torsion in its volume, the building rises from the woodland on the south bank to “land” at a higher level on the hillside to the north. The resulting creation offers a series of interconnected spaces, a succession of vertical galleries to the south leading to a large horizontal gallery on the northern shore. At the volume’s twisting point, a dynamic stairway inside provides an area for relaxation and a space for video-projections and artistic performances. The gallery’s glazed façade along the eastern elevation runs the entire length of the volume, becoming horizontal on the roof to create a succession of spaces characterized by varying degrees of natural light. The south-facing entrance offers access to an infopoint, the museum shop and other amenities. From here, visitors have a sweeping view over the interior that runs all the way to the far side with its panoramic refreshments area. Sections of solid façade in satin-finished stainless steel alternate with insulated glass panels faced with film to reflect UV rays and protect the artworks inside. A mobile sun-protection system integrated into the façade offers the option of creating shade in the interior.
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Edificio / Museo Building / Museum
Infrastruttura / Ponte Infrastructure / Bridge
Arte / Scultura Art / Sculpture
Un ponte per l’arte Art Bridge
Sezione longitudinale Longitudinal section
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MÉCA - Maison de l’Économie Créative et de la Culture en Aquitaine Bordeaux, France | 2019
Un punto d’incontro tra arte e cultura Il progetto realizzato da BIG per la Maison de l’Économie Créative et de la Culture en Aquitaine, anche detto MÉCA, porta all’interno di un unico edificio FRAC, ECLA e OARA, tre diverse istituzioni del mondo dell’arte. Lo scopo dell’opera, attualmente in costruzione, è far sì che le tre diverse realtà - pur godendo ciascuna della propria indipendenza - diventino un unico organismo architettonico che integri al suo interno aspetti sia culturali sia urbanistici. A ognuno dei tre enti è dedicata una specifica porzione del complesso, garantendogli una totale autonomia. Le funzioni di ristorante, lobby e servizi sono state invece lasciate comuni, collocandole all’interno dello spazio centrale dell’edificio, che è inoltre interamente attraversabile. L’obiettivo è infatti quello di fare in modo che la vita pubblica possa fluire liberamente attraverso il MÉCA, invece che semplicemente circondarlo, offrendo ai visitatori un assaggio di tutte le attività che si svolgono all’interno dell’edificio. Gli architetti hanno preservato il percorso pedonale lungo il waterfront della Garonna consentendo l’attraversamento del complesso tramite un passaggio sopraelevato collocato all’interno delle aree comuni, a loro volta circondate dagli spazi dedicati a ciascuna delle tre fondazioni. Allo stesso tempo, si è voluto ricavare all’interno dello spazio centrale del volume un nuovo luogo di aggregazione. Per rispondere a questa esigenza è stata prevista una piazza comune, definita “stanza urbana”, che potrà all’occorrenza plasmarsi per rispondere a diverse esigenze, ospitando ad esempio mostre temporanee o eventi.
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An artistic and cultural center The project BIG is building for the Maison de l’Économie Créative et de la Culture en Aquitaine, also known as MÉCA, brings three different artworld institutions - FRAC, ECLA and OARA - under a single roof. Currently under construction, the project’s goal is to ensure that while retaining their own independence, each one of these organizations becomes part of a single architectural organism looking after both cultural and town-planning subject matter. To ensure their full independence, each of the three bodies has its own dedicated portion of the complex. Restaurant, lobby and service functions located within the building’s freely-accessible central space are, on the contrary, common to all three. The goal is to ensure that public life flows freely through MÉCA rather than simply surrounding it, offering visitors a foretaste of all the activities on offer within the building. The architects have retained the pedestrian route along the Garonne waterfront, diverting it right through the complex on an elevated walkway located within the common areas, which in turn are surrounded by the spaces dedicated to the three foundations. At the same time, the architects also carved out a new gathering place within the central space. To achieve this, the design features a common piazza, dubbed an “urban room”, which can be adapted to cater to a variety of needs, including the hosting of temporary exhibitions and events.
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Telus Sky Tower Calgary, Canada | 2019
Un elegante mix di residenza e lavoro In linea con le modalità di sviluppo che caratterizzano le tipiche città del Nord America, anche a Calgary l’area di downtown si distingue per la concentrazione verticale delle torri aziendali che qui si sono insediate; tutt’attorno, la città si estende con i suoi quartieri residenziali, nei quali prevale la bassa densità degli insediamenti. Un modello urbano che ha tra le sue principali conseguenze un uso diffuso dell’automobile per gli spostamenti, associato allo svuotamento quasi totale di downtown nelle ore serali, quando la popolazione rientra a casa dopo il lavoro. La Telus Sky Tower supera questa dicotomia proponendo nello stesso edificio un mix tra spazi di lavoro e residenze proprio nel centro della città, in prossimità del passaggio della linea della lightrail, una collocazione che suggerisce tra l’altro modalità di spostamento sostenibili per i futuri utenti della torre. La transizione tra livelli destinati a uffici e piani residenziali è resa visibile nella volumetria della torre, che nel passaggio dal basamento ai livelli superiori si restringe, con un morbido movimento della facciata. Una transizione senza soluzione di continuità, sottolineata anche dall’evoluzione della texture dei prospetti. Mentre i piani destinati a uffici presentano infatti facciate piane vetrate, ai livelli residenziali l’edificio mostra una composizione tridimensionale di appartamenti e balconi. La silhouette che ne risulta esprime la fusione tra i due programmi in un singolo gesto, secondo linee che danno vita a una forma sinuosa e slanciata.
Composizione della facciata ai livelli residenziali Façade composition at the residential levels
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An elegant blend of home and work As is common practice in typical North American city development patterns, Calgary’s downtown is characterized by a vertical concentration of office towers, surrounded in all directions by residential quarters where low-density buildings predominate. The main consequences of this urban model are widespread automobile use for transport, and a downtown that in the evening becomes almost completely deserted when people return home after work. The Telus Sky Tower goes beyond this dichotomy by combining a mixture of working spaces and homes in the heart of the city, within walking distance of a light rail line, laying the foundations for a new sustainable mobility-inspired approach for the future denizens of the tower. The tower’s volumetry clearly marks out the transition between office space and living floors, becoming more slender as it rises from its base to the upper floors, accompanied by a flexible movement of the façade. The unbroken transition is highlighted by the way that the texture of the elevations evolves. The office floors sport flat glazed façades; the building’s residential floors follow a three-dimensional template of balconied apartments. The resulting silhouette is a fusion of two uses into a single gesture, mapping out the lines of a sinuous and slender form.
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Vancouver House Vancouver, Canada | 2019
A gateway to downtown Vancouver
Una porta d’accesso per downtown Vancouver «Una evoluzione contemporanea canadese del Flatiron». Così Bjarke Ingels definisce il progetto per la Vancouver House, iconico intervento posto nel punto di accesso a downtown Vancouver dal Grandville Bridge. Un progetto che trasforma i vincoli imposti dall’area in punti di forza, con l’obiettivo di realizzare un’operazione di ricucitura e rivitalizzazione urbana, in un punto strategico della città, arricchendo lo skyline di Vancouver con un nuovo elemento dalla forte personalità. All’interno dei lotti triangolari posti tra i bracci della superstrada, BIG realizza una sorta di villaggio urbano, un podio costituito da tre complessi che ospitano spazi a piccola scala destinati a uffici e a esercizi commerciali, aperti su piazze a attraversati da strade interne. Una rete di percorsi che si aggiunge e si integra a quella esistente, una varietà di spazi pubblici di differenti dimensioni che arricchiscono il quartiere, un elemento che riconnette aree in precedenza degradate donando loro una nuova vitalità e che sarà in futuro connesso al percorso ciclo pedonale previsto sul Grandville Bridge. In posizione laterale rispetto al podio si eleva la torre residenziale, un prisma a base triangolare che procedendo in elevazione, man mano che si allontana dall’ostacolo dell’infrastruttura stradale, si amplia, prendendo spazio e aprendosi sul paesaggio circostante e offrendo ai suoi abitanti un panorama sulla città, sull’acqua e sulle montagne. La progettazione degli appartamenti di lusso è stata curata da BIG fino al dettaglio, arrivando al design degli arredi, degli accessori e delle finiture.
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“A modern-day Canadian update of the Flatiron” is Bjarke Ingels’ description of the project for Vancouver House, an iconic work located at the access point to downtown Vancouver via the Grandville Bridge. The project transforms the site’s restrictions into strengths, pursuing the goal of achieving an urban reconnection and revitalization of one of the city’s strategic hubs, while at the same time enriching Vancouver’s skyline with a new landmark building with a strong personality. BIG is creating a sort of urban village on the triangular plots between sections of the highway, a podium of three complexes hosting small-scale spaces zoned for offices and retail, opening out onto piazzas and internal roadways. A network of pathways adds to and supplements existing routes, offering a variety of different-sized public spaces that enhance the district, reconnecting previously-rundown areas and breathing new life into them. In future, these paths will also be linked in to the cycle path scheduled to cross the Grandville Bridge. Rising to one side of the podium, the residential tower is a prism with a triangular base that broadens gradually as it rises over the obstacle of the road infrastructure, acquiring breathing space and opening out over the surrounding countryside to offer denizens views out over the city, the water and mountains. BIG designed these luxury apartments down to fine-detail level, including the design of fixtures and fittings, accessories and finishes.
Schema planivolumetrico di inserimento nel contesto Planivolumetric diagram of how the project fits into the context
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MAGGIO / MAY 2019