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Francesco GRAZIOLI
Francesco GRAZIOLI - Gsb-Usb - FSRER
In alto: Cava della Forcola,
la parte documentativa del progetto Cavità Minori
ha rivestito un ruolo importante, sia dal punto di vista scientifico che di condivisione attraverso la realizzazione di materiale per le future attività divulgative. (Foto Francesco Grazioli)
Acausa del loro modesto sviluppo le cavità di origine tettonica dell’appennino settentrionale sono normalmente poco considerate dagli speleologi. Dal punto di vista biologico però rappresentano ambienti di primaria importanza per lo studio e la conservazione di specie rare o minacciate.
I vuoti che caratterizzano la fascia gessosa posta nel pedeappennino, fulcro del patrimonio carsico bolognese, assorbono da oltre ottant’anni le attività speleologiche in quest’area. Un’arco di tempo in cui esplorazione e studi scientifici hanno fatto luce su un ricco patrimonio ambientale e sul suo valore, innescando tutta una serie di meccanismi che hanno portato alla istituzione del Parco dei Gessi Bolognesi alla fine degli anni Ottanta.
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Scaricamento dei dati da un datalogger termometrico.
La Federazione Speleologica Regionale dell'Emilia-Romagna si è fatta carico dell'acquisto di 15 strumenti, installati dentro e fuori le cavità indagate. Tutti gli elementi acquisiti dal monitoraggio, confluiranno nella banca dati regionale. (Foto Francesco Grazioli)
Pagina a fianco:
fotografia all'infrarosso di un Ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus
ferrumequinum) in emergenza dal rifugio ipogeo. Durante il monitoraggio stagionale delle cinque cavità coinvolte dal progetto, sia naturali che artificiali, sono state utilizzate diverse tecniche d'indagine per analizzare al meglio le peculiarità dei siti, cercando di ridurre al minimo il disturbo. (Foto Francesco Grazioli) Ruolo del tutto marginale hanno così avuto le cavità “minori” dell’Appennino, la cui appetibilità speleologica successiva alle fasi di esplorazioni e rilievo, per lo più concentrate tra gli anni ‘60 e ‘70, veniva giocoforza a mancare. Si tratta di cavità di origine tettonica, dell’ordine delle poche decine di metri di sviluppo, poste in contesti spesso isolati e lontani dalle principali direttrici appenniniche. Eccezion fatta per alcune ricerche entomologiche, nei siti di più facile raggiungimento o accessibilità, da decenni l’esistenza della stragrande maggioranza di queste cavità era stata totalmente dimenticata. Dal 2013, alcuni speleologi del GSB-USB hanno deciso di revisionare questo piccolo patrimonio naturale, estendendo le indagini anche ad alcuni ipogei artificiali come gallerie di cava, rifugi e strutture del periodo bellico. Grazie ai numerosi sopralluoghi si è potuto compiere un aggiornamento catastale e fotografico, oltre che biospeleologico per quel che concerne le checklists di numerose specie legate all’ambiente cavernicolo. Sono così emerse tre nuove stazioni di Geotritone italiano (Speleomantes italicus), vere e proprie popolazioni relitte, che hanno abbassato il limite altitudinale di questa specie, in provincia di Bologna, a 350 m s.l.m. Molta attenzione è stata rivolta alla ricerca diretta del Carabo cieco (Duvalius sp.), per acquisire dati di presenza senza però entrare nel merito di più approfondite indagini sulla determinazione specifica, attività che potranno verificarsi in un secondo tempo. Infine, sono stati individuati numerosi hybernacula di Chirotteri e specie non ancora segnalate in alcuni SIC e ZPS della Rete Natura 2000. Sulla base dell’importanza dal punto conservazionistico di questi “contesti minori”, nel 2015 è stato presentato dalla Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna, presso il Servizio Parchi della Regione Emilia-Romagna, un “progetto pilota” inerente un campione di cinque cavità della provincia di Bologna. L’idea, maturata dalla Sezione di Biospeleologia del GSB-USB, era di compiere censimenti ripetuti nell’arco di un anno, con repliche future, utilizzando diverse tecniche – grazie anche al supporto della Macroarea Emilia Orientale – oltre ai rilevamenti diretti (ridotti ad un solo sopralluogo in periodo invernale), per approfondire e confrontare le informazioni sull’ecologia di siti particolarmente interessanti, diffusi sul territorio con un gradiente altimetrico compreso tra i 120 e i 1256 m s.l.m. E così è stato. Nell’autunno del 2016 si è concluso il primo anno di monitoraggio, durante il quale sono state registrate numerose informazioni, anche inedite, sulla presenza dei principali Gruppi oggetto d’indagine e sono stati acquisiti i dati termometrici dei 15 dataloggers installati dentro e fuori le cavità coinvolte. Tutti gli elementi acquisiti confluiranno nelle banche dati della Regione Emilia-Romagna e si spera che il progetto possa trovare supporto per essere esteso ad altre provincie regionali. Verrà inoltre proposta l’estensione dei confini della Rete Natura 2000, per inglobare due siti strategici per la conservazione di specie rare o minacciate, rimasti geograficamente esclusi, oltre a suggerire azioni concrete di tutela per altri contesti del tutto isolati.
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LE TECNICHE DI INDAGINE
Durante i censimenti sono state utilizzate molteplici tecniche di indagine per acquisire dati sia quantitativi che qualitativi con il minor disturbo possibile. Alla registrazione diretta delle presenze “target”, riportata su cartografia speleologica e associata alle caratteristiche ambientali riscontrate durante i sopralluoghi, è stata affiancata quella video-fotografica all'infrarosso durante il periodo di attività dei pipistrelli, per l'analisi dei transiti, coadiuvata dall'utilizzo di un bat-detector Pettersson D1000X. È stata inoltre utilizzata una termocamera FLIR i50 per arricchire i dati acquisiti con alcuni dei data-logger termometrici, installati dentro e fuori le cavità indagate; strumento che ha offerto interessanti osservazioni sull'induzione di attività in contesti ambientali di ridotte dimensioni. Per lo svolgimento di questo progetto è doveroso un ringraziamento a tutti quei soggetti che concretamente lo rendono possibile: GSB-USB, FSRER, Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità - Emilia Orientale, Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità - Romagna, Servizio Parchi Regione EmiliaRomagna, GP Service Srl.