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Paolo FORTI

Le grotte nei gessi dell’Emilia Romagna diventeranno patrimonio dell’UNESCO?

Nessuna area carsica d’Italia è compresa nei cinquantuno siti inseriti nella lista del World Heritages dell’UNESCO ed è sempre più difficile che nuove aree possano essere aggiunte in futuro. Tuttavia alcuni tipi speciali di carsismo, quali quello nelle evaporiti, sono stati specificatamente indicati tra le possibili nuove candidature, essendo attualmente del tutto assenti in quella lista. Ma perchè una candidatura possa essere presa in considerazione è necessario che sia rappresentativa a livello mondiale dell’insieme dei fenomeni carsici in quel determinato litotipo e che, inoltre, non vi siano aree migliori da questo punto di vista nel resto del pianeta. Le aree carsiche evaporitiche dell’Emilia-Romagna, pur essendo molto piccole (meno dello 0,5% del territorio regionale), consistono di due differenti litologie: anidriti triassiche (~ 20 km2) e gessi messiniani (~ 30 km2); inoltre esse ospitano oltre 700 grotte, tra cui alcune delle più grandi e profonde al mondo, la cui genesi spazia dal periodo intramessiniano ai giorni nostri. Ma la variabilità litologica e la ricchezza di forme superficiali e profonde sono solo una delle molte ragioni che spingono alla presentazione della loro candidatura. Infatti, i “gessi” dell’Emilia-Romagna sono stati i primi a essere studiati (già dalla fine del XVI secolo) e pertanto molte delle forme classiche di questo tipo di carsismo sono state descritte per la prima volta nel nostro territorio, che, comunque anche oggigiorno, è sicuramente il meglio conosciuto al mondo dal punto di vista morfologico, speleogenetico, mineralogico e biologico: basti pensare che i lavori pubblicati su di loro sono più di tutti quelli relativi alle altre aree evaporitiche mondiali messe insieme. Per di più, oltre alle loro peculiarità naturalistiche, i “gessi” sono anche sede di eccezionali stazioni archeologiche e paleontologiche e in alcuni casi rivestono anche importanza dal punto di vista storico. Infine oltre il 90% delle aree carsiche regionali e il 100% di quelle proposte come World Heritage sono già protette, essendo inserite in parchi e/o riserve naturali. Per tutte queste ragioni, con un convegno appositamente organizzato svoltosi a Casola Valsenio l’1 ottobre 2016 nel 2016, la Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia Romagna assieme all’Amministrazione Regionale ha ufficializzato le procedure di candidatura per ottenere dall’UNESCO il riconoscimento ufficiale per una porzione delle aree evaporitiche dell’Emilia-Romagna. L’iter sarà lungo e molto complesso, ma si è ragionevolmente ottimisti per pensare che, nell’arco di 5-7 anni al massimo, i “gessi” diventeranno il primo World Heritage carsico d’Italia.

Paolo FORTI

In alto: la tipica formazione a coda di rondine dei cristalli di gesso. (Foto Francesco Grazioli)

In basso: paesaggio carsico dei gessi emilianoromagnoli. Una bolla di scollamento della Dolina di Goibola, Bologna. (Foto Francesco Grazioli)

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