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Stare bene

Stare bene

Ci pensa il Signor Anderson

GIAN PAOLO ZAFFANI

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Un punto di riferimento in campo. Una garanzia per coach Ramagli e per tutta la Tezenis. In campo è il giocatore più utilizzato ma anche quello

che ha messo a segno più punti. La Verona dei canestri, quest’anno, ha trovato la propria stella all’interno di un sistema di gioco rodato, fluido e spietato. È lui, è Karvel Anderson. Risultati a ripetizione, una penalizzazione di 3 punti cancellata e una rincorsa fino ai primi posti in classifica assieme a Scafati e Ravenna. In tutto questo, Karvel Anderson, ha trovato la propria dimensione e il proprio equilibrio. “Vengo da Elkhart una piccola cittadina nell’Indiana” – racconta Karvel – “gioco a basket da quando avevo 5 anni, questa è la mia ottava stagione in Europa. Ho avuto tante esperienze in tanti paesi europei e ora ho un figlio che sto crescendo con me in questo meraviglioso paese”. Un amore incondizionato per il basket, nato già in tenera età. “Ho iniziato a giocare a 5,6 anni più che altro perché ero un bambino troppo vivace, facevo sempre dispetti e finivo nei guai. Mia mamma si era stancata di questa situazione e mi ha spinto verso la pallacanestro per darmi un posto in cui stare al sicuro e alla fine me ne sono innamorato. Mi sono innamorato del gioco, ho iniziato a guardare Allen Iverson e la passione con cui giocava lui e tutti gli altri giocatori”. Dietro a tutto questo, Anderson, racconta di più e allo sport dà un valore speciale. “La pallacanestro” – continua – “mi ha salvato la vita. Mi ha dato una via d’uscita La mia era una città piccola, un luogo in cui tanti finivano per diventare tossicodipendenti, criminali e non c’erano tante opportunità per una persona normale. La pallacanestro mi ha dato l’opportunità di fare qualcosa della mia vita, di cambiare quella della mia famiglia e di dare a mio figlio migliori opportunità per il futuro”. Una vita a girare cambi da pallacanestro in giro per l’Europa. Un viaggio continuo, un viaggio che ogni anno arricchisce: “Queste esperienze in leghe diverse” – prosegue Karvel – “mi hanno insegnato, prima di tutto, ad essere un professionista. Perché, da una squadra ad una nazione, non sai mai le diverse responsabilità che avrai addosso, le diverse problematiche e sfide da affrontare. Quindi mi ha aiutato a scendere in campo per ogni allenamento e ogni partita concentrato sul mio lavoro, concentrato qualsiasi cosa succedesse fuori dal campo”. Ora, questo viaggio, l’ha portato in gialloblu a Verona. “Scegliere questa società e questa città, per me, è stata un’ottima opportunità perché condividiamo le stesse ambizioni. Sono una persona molto ambiziosa e mi piace mettermi alla prova. Dove c’è una montagna da scalare inizio a scalare e non mi fermo finchè non raggiungo la cima. E per la Scaligera Basket, è lo stesso”.

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