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Intervista Fabio Lotti (atletica
INTERVISTA
Fabio Lotti
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Il ForgiAtleti
MATTEO ZANON
Fabio Lotti ama l’atletica e dopo aver trascorso un periodo da atleta è passato al ruolo di allenatore. Passo dopo passo è arrivato a seguire atlete professioniste come Anna Polinari e Valentina Cavalleri. La sua voglia di migliorarsi ed essere sempre alla ricerca lo porta a vivere questa passione con una cura maniacale. I risultati delle sue atlete sono la conferma che la strada è quella giusta. Fabio racconta, ai lettori di SportdiPiù Magazine, il suo mondo tra pista e palestra.
Come è iniziato il tuo percorso nel mondo dell’atletica?
«Ho cominciato tardi da atleta in una realtà, Avio, dove non c’era niente e fare allenamento voleva dire arrangiarsi. Ho fatto solo tre anni e di pari passo è nata la passione per allenare».
Da atleta sei passato a fare l’allenatore. Come è maturata questa scelta?
«Mentre facevo l’atleta mi sono reso conto che al mio paese c’erano tanti ragazzini che facevano attività e si poteva fare qualcosa con loro. Dopo aver smesso di gareggiare sono partito ad allenare e a fare corsi legati all’allenamento. All’inizio degli anni 2000 ho iniziato e terminato Scienze Motorie continuando allo stesso tempo ad allenare, nella mountain bike all’Sc Barbieri e facendo corsi serali per arrotondare. Dopodiché ho deciso di tornare nel mondo dell’atletica perché questo è il mio sport. Nell’atletica l’allenatore svolge un ruolo fondamentale nella realizzazione dell’atleta mentre in altri sport è visto come una figura marginale».
In cosa ti sei specializzato nel campo delle discipline atletiche?
«Sono sempre stato amante delle specialità di potenza, la velocità e gli ostacoli. Pian piano ho cominciato a seguire atleti importanti, tra cui Anna Polinari. Con Anna sono sette anni che siamo assieme e condividiamo tante ore al giorno. È stata una progressione tecnica importante grazie anche alle sue qualità. I suoi risultati mi hanno dato la possibilità di frequentare e conoscere i vertici dell’atletica, persone e tecnici importanti. Uno scambio che porta alla conoscenza e che mi permette di essere un tecnico formato, anche se penso che formato non lo sono ancora. È una continua ricerca di risposte ai dubbi, alle perplessità, a quello che ti succede. Con un atleta funziona con altri no e qualche notte la perdo pensando a cosa fare. Quest’anno oltre ad Anna si è aggiunta Valentina Cavalleri, ostacolista professionista».
Hai deciso di creare un gruppo di atleti e professionisti: l’Athletic team Verona. Con quale scopo è nato?
«Ho deciso di andare controcorrente e di creare questa realtà che a breve prenderà ufficialmente forma: l’Athletic team Verona. Lo scopo è quello di fornire un servizio ad atleti di alto livello. Lo svilupperò. Ho già uno sponsor che è Cristiano Zanolli della Zanolli Forni che crede nel progetto e ha deciso di darmi una mano. È chiaro che un progetto che funzioni ha bisogno che ci siano delle entrate e questo è legato ai risultati che faranno gli atleti. Se questi arriveranno il team si arricchirà con altre figure che concorrono alla piena realizzazione di un’atleta, come lo psicologo, il nutrizionista, il mental coach, il massaggiatore e altre figure diventate ormai fondamentali».
Quali sono gli atleti che fanno parte del gruppo?
«Ci sono le due atlete professioniste Anna Polinari, quattrocentista entrata da poco nell’Arma dei Carabinieri e Valentina Cavalleri, ostacolista che fa parte dell’Esercito da sei anni. Valentina negli ultimi due anni era a Roma ma non è riuscita ad esprimersi e ha deciso di venire qui. Oltre a loro c’è Giulio Grimaldi che gareggerà nei campionati italiani ma difficilmente negli impegni internazionali. Il gruppo rimarrà sempre ristretto. Passo 20 ore a settimana con loro e di solito fanno tre doppie sedute di allenamento a settimana e quando alleni specialità come queste devi dedicare a tutti le proprie attenzioni. Devi avere una certa empatia perché questi ragazzi il tempo che passano di più lo passano al campo con me, quindi, è fondamentale avere questa capacità di condividere gli allenamenti».
Nelle donne ci sono altre componenti che incidono nella preparazione e sullo stato di forma. Ci vuole maggior attenzione?
«Le fluttuazioni ormonali nelle ragazze sono notevoli e non possono essere tralasciate. Uno studio di quello che è l’applicazione del training e la risposta agonistica al momento della risposta ormonale durante la gara è fondamentale. Con Anna siamo arrivati a capire quali sono i periodi dove ha la maggior resa e riusciamo a gestire il periodo migliore con le gare più importanti. Bisogna considerare inoltre che le atlete hanno il problema dell’amenorrea e questo può comportare fragilità ossea e rischio di fratture. L’allenamento deve mantenere sempre un equilibrio corporeo. Non si può andare oltre perché ogni trauma comporta una perdita di positività e anche dal punto di vista psicologico, come per quello fisico, poi bisogna recuperare l’atleta».
Curiosità: ti trovi meglio ad allenare gli uomini o le donne?
«Se devo scegliere preferisco allenare le donne. La femmina fa atletica a prescindere anche se non c’è il gruppo e se ha voglia non la ferma nessuno, ma allo stesso tempo quando decide di smettere smette. Anna ha una volontà spaziale e anche Valentina ha un grande voglia di lavorare. Un maschio invece si lega più al gruppo. In un atleta di alto livello sono fondamentali le scelte stagionali e se non ci sono appuntamenti molto importanti bisogna fare qualche anno di scarico perché non si può pretendere che un organismo ti dia sempre il massimo».
Ci racconti una loro giornata/settimana di allenamento?
«In un periodo lontano dalle gare il lunedì lavoriamo sulla velocità, al martedì alla mattina lavoriamo circa due ore e mezza sulla forza e al pomeriggio facciamo un lavoro di potenza aerobica o di capacità lattacida. La seduta pomeridiana dura un’ora e mezza seguita, non sempre, da un massaggio. Un altro giorno lavoriamo sui balzi e in inverno facciamo anche dei lavori di corsa in salita. Lavorano 5 giorni a settimana con il giovedì e la domenica di riposo per un totale di 8 sedute a settimana».
Il 2021 per l’atletica azzurra è stato un anno strepitoso con gli ottimi risultati alle Olimpiadi. Anche per la tua atleta Anna Polinari è stata un’estate da non dimenticare. Ci racconti com’è andata?
«Per Anna è stato un anno importante. Parlando di performance ha migliorato un secondo e tre decimi che per un quattrocentista sono una vita. Un miglioramento che l’ha portata da una performance mediocre a una importante. Questo gli ha consentito di partecipare a tre nazionali, ai Mondiali indoor nella 4x400, agli Europei under 23 da titolare anche nella 4x400 e ha partecipato da riserva alle Olimpiadi. Ha vinto il titolo italiano di categoria ed è arrivata quarta in quello degli Assoluti. Con senno di poi se fosse riuscita a ripetersi con il tempo degli Italiani avrebbe corso da titolare nella 4x400 alle Olimpiadi. È un percorso che si sta consolidando e questo comporta dei tempi per un adattamento fisiologico e mentale. Più si va in alto e più le attenzioni sono maggiori quindi bisogna riuscire a vivere lo stress che questo comporta nel migliore dei modi. Sarà un percorso che dovremo migliorare con l’apporto di un mental coach».
Come giudichi l'anno da poco conclusosi?
«Per il 2021 sono soddisfatto. Se ci fosse stata qualche prestazione migliore sarei rimasto più contento ma fa parte di un percorso di crescita. Anna gareggiava nella categoria Promessa e in quella Assoluti e in 40 giorni abbiamo dovuto gestire cinque manifestazioni importanti e questo è stato molto difficile per il mantenimento del suo stato di forma. Questo è stato il problema che non gli ha permesso di esprimersi al meglio. Quest’anno è passata nella categoria Assoluti quindi non ci saranno questi problemi».
Per il 2022 invece quali sono gli obiettivi?
«Dopo la parentesi degli indoor dove le prime cinque andranno a fare i Mondiali indoor nella staffetta, per la stagione estiva con Anna puntiamo a una buona prestazione ai Campionali Italiani che si svolgeranno all’Olimpico. Poi ci saranno i Mondiali negli Stati Uniti e gli Europei a Monaco. Un mio sogno sarebbe portare agli Europei anche Valentina».
Tornando alle Olimpiadi di Tokyo l’Italia è riuscita a lasciare il segno nelle discipline olimpiche dopo anni dove i risultati scarseggiavano. Pensi sia stato l’inizio di un periodo vincente?
«I risultati che abbiamo visto sono il frutto di gente come me che spende tanto tempo al campo e non prende nulla. La federazione è stata brava a puntare sui 4-5 più forti e investire su di loro. Il presidente La Torre ha fatto un grande lavoro di organizzazione su questi atleti. I risultati che hanno ottenuto però non sono un prodotto della nazionale. L’allenatore di Jacobs Camossi è una vita che lo segue ed è riuscito a capire come farlo esprimere al meglio».
Cosa ti ha dato sino ad oggi l’atletica?
«L’atletica per me è vita. Mi ha trasmesso emozioni, gioie, dolori, pensieri, entusiasmo e anche lacrime. Ogni volta che riguardo la foto di Anna che mi abbraccia dopo la vittoria agli Italiani mi emoziono. Viviamo per questo».