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APPROFONDIMENTI MILANO SAN SIRO: IPOTESI ALTERNATIVE
from Tsport 342
Milano San Siro: ipotesi alternative
di Bruno Grillini
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Se da una parte si discute a Milano sulla fattibilità urbanistica di un nuovo stadio nella zona di San Siro, altro argomento è la conservazione o meno del vecchio “Meazza”. Il lavoro degli ingegneri Aceti e Magistretti, depositato in Comune quasi un anno fa, non ha la pretesa di costituire la soluzione di tutti i problemi, ma vuole dimostrare che la riqualificazione e ammodernamento dello stadio esistente non è tecnicamente impossibile. Approfondiamo in queste pagine gli aspetti portanti dello studio di fattibilità, per poi sentire il parere di Sportium sul nuovo stadio e ritrovare infine il filo storico di San Siro.
Una questione di urbanistica.
Prima di dare la parola agli ingegneri con il loro studio di fattibilità, andiamo a riepilogare in quale situazione si pone il tema del “nuovo stadio”: ne abbiamo seguito costantemente l’evoluzione su queste pagine (nella rubrica “opinione”) e sul portale Sport&Impianti.
La vicenda è in continua evoluzione, e i tempi delle decisioni finali sono ancora lontani; è opportuno però fare chiarezza su quali siano le problematiche connesse al progetto che da oltre due anni è stato proposto da Milan e Inter, ormai noto nelle due varianti alternative firmate da Populous e da Sportium-Manica. Si tende infatti, nella pubblica opinione, a confondere il tema della rivoluzione urbanistica con quello della conservazione “storica” dello stadio attuale e con quello della realizzazione in sé di un nuovo stadio. L’esigenza di uno stadio moderno ed efficiente per le due squadre milanesi non è messa in discussione. È piuttosto una questione di scelte urbanistiche se approfittare di questa esigenza per operare una “rigenerazione urbana” del quartiere di San Siro, anch’essa oggi necessaria. Come dovrebbe essere chiaro a tutti, metter mano ai lavori per avere uno stadio “moderno” comporta dei costi: che siano 300 milioni per riqualificare il Meazza o 500 per un impianto nuovo, chi li investe vuole garantirsi una adeguata sostenibilità economico-finanziaria. Da qui la richiesta, da parte di Milan e Inter, dell’inserimento di volumetrie residenziali, commerciali e terziarie che renderebbero immediatamente remunerativo l’investimento, a prescindere dalla funzione e dalla redditività del solo campo di calcio. Una richiesta, beninteso, legittimata dalla cosiddetta “legge sugli stadi”. Che tuttavia appariva inopportuna nella misura richiesta, pressoché doppia rispetto a quanto prevede il Piano di Governo del Territorio di Milano, entrato in vigore il 5 febbraio 2020, quindi recentissimo. Questo autunno, dopo il reinsediamento della Giunta guidata da Giuseppe Sala, l’impasse urbanistico sembra improvvisamente risolto, con l’accettazione, da parte delle due società calcistiche, delle volumetrie previste dal PGT. Se le Società garantiranno il piano economico pur con le volumetrie extrasportive dimezzate, il progetto dunque si attuerà.
Sul tavolo rimane l’istanza, da parte di una porzione dell’opinione pubblica, “salviamo il Meazza”. Può essere un’alternativa? Il problema non è tecnico, ma semmai gestionale (ne abbiamo parlato, più avanti, con i progettisti di Sportium). E per una comprensione dello stadio di San Siro abbiamo chiesto il contributo di Antonio Cunazza, appassionato studioso dei templi del calcio. Intanto, per prendere coscienza di quanto ingegneristicamente sarebbe possibile fare, vediamo la soluzione proposta da Aceti e Magistretti.
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Nella pagina sinistra, un particolare dell’attuale Stadio Meazza, con il terzo anello e le travi di copertura (foto BG/Tsport). In questa pagina, in alto a sinistra l’esterno del Meazza. A destra, il perimetro dell’intervento (in giallo) come delimitato dal vigente PGT quale “Ambito per grandi funzioni urbane”, con indice volumetrico di 0,35 mq/mq di SL per la realizzazione di funzioni urbane accessorie. Sotto, due rendering della soluzione proposta dagli architetti dello studio Populous; l’altra soluzione, progettata da Sportium e Manica, è illustrata a corredo dell’intervista a pag. 44.
PROGETTO
di Nicola Magistretti, Riccardo Aceti(*) L’ipotesi conservativa
Icona, monumento, memoria
Lo stadio Meazza di San Siro è icona, monumento, memoria storica, sportiva, architettonica, culturale, emozionale per la città di Milano, per lo sport e la cultura (concerti, manifestazioni), e tutti questi valori sono riconosciuti in Italia e nel Mondo. Nel 2009 è stato nominato dal Times il secondo stadio più bello e funzionale al mondo! Negli ultimi anni è sempre stato ai primi posti nei 10 maggiori siti di ranking internazionali degli stadi. È posizionato al secondo posto al mondo per numero di finali (4) di Coppa dei Campioni/ Champions League, l’ultima nel 2016. In questo anno 2021 ha ospitato una semifinale e la finale della Nations League, rispettivamente il 6 e il 10 ottobre.
Possibilità di riqualificare e ammodernare
Lo stadio Meazza si può riqualificare e ammodernare con un possibile ulteriore upgrade architettonico rispettando i seguenti aspetti: [a]Immagine architettonica moderna e tecnologica. [b]Funzionalità sportiva adeguata secondo i più moderni standard tecnologici e di sviluppo futuro. [c]Si può usufruire del volume del Terzo Anello (110.000 mc) con una trasformazione e destinazione a servizi fruibili e vivibili per tutta la settimana, come retail, impianti sportivi per la collettività, ristorazione, aree verdi, terziario, commerciale e con una magnifica vista dall’alto sul campo sportivo da un lato e sulla città dall’altro. [d]Funzionalità per attività collaterali e complementari foriere di redditività economica (aumento considerevole degli spazi di servizio, magazzini, tecnici, uffici, commerciali, merchandising, ristorazione con cucine): si possono infatti ricavare all’interno dello stadio esistente aree adeguate e paragonabili quantitativamente (90-100.000 mq) a quelle previste nei due progetti per il nuovo stadio, anche grazie alla possibilità di aggiungere elementi costruttivi/architettonici. [e]Funzionalità statica (si veda l’ultimo collaudo decennale, valido fino al 2030).
Il costo della riqualificazione è pari al massimo a meno del 50% del costo del nuovo stadio. Si valuta che per la demolizione del Terzo Anello
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(*) Professore a contratto del Politecnico di Milano
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A sinistra, in alto, una sezione esemplificativa con la sostituzione del terzo anello (in giallo) e la creazione della nuova trave reticolare spaziale. In basso, le fasi di realizzazione dell’intervento. In questa pagina, in alto lo stadio allo stato attuale (foto BG/Tsport); in basso, lo schema “esploso” della nuova galleria. (con recupero “ecologico” del materiale di risulta per essere utilizzato nei getti dicalcestruzzo di ricostruzione), la costruzione della galleria panoramica (su tre livelli) al posto del Terzo Anello e la riqualificazione/ integrazione di aree del primo e del secondo anello usufruibili per attività varie, occorrano circa 300 milioni di euro; tali costi sarebbero peraltro riducibili qualora si decidesse di ridurre i 90.000 mq da fruire. Si prospetta un business plan bancabile, che si fonda, rispetto allo stadio nuovo, su una minor necessità di Investimenti, di finanziamenti e di nuove costruzioni, a tutto vantaggio del consumo di suolo. La realizzabilità e costruibilità della riqualificazione appare compatibile con la continuità delle attività sportive durante il periodo di costruzione della durata di circa 3 anni, secondo consolidate prassi internazionali di “construction management”, con una predefinita e concordata sequenza degli interventi e sempre nella massima sicurezza dei lavori, con grande ricorso alla prefabbricazione e al riuso ecologico dei materiali demoliti (ad esempio, la soletta del terzo anello da demolire). Secondo una prassi consolidata nel mondo dei progetti e delle costruzioni in prossimità di impianti/attività che devono continuare a vivere e servire i clienti - come avvenuto ad esempio per l’Aeroporto Malpensa Terminal 1 nell’ampliamento e ristrutturazione 2011-2015 per Expo 2015, senza preclusione delle partenze/arrivi dei passeggeri - è possibile intervenire programmando i lavori con queste modalità: •3 estati a tempo pieno, pari a 2,5 mesi ogni estate con 3 turni di lavoro 7/7, 24/24; •per gli altri 9,5 mesi, ogni settimana: da Lunedì a
Sabato 6/7 con turni di lavoro 24/24, con impegni calcistici solo Sabato o Domenica; oppure, 5/7 con turni di lavoro 24/24, con impegni calcistici infrasettimanali Martedì o Mercoledì o
Giovedì. Un esempio attuale e di facile evidenza, a supporto di quanto descritto sopra, è la ristrutturazione / riqualificazione in atto dello stadio Santiago Bernabeu a Madrid che consente la continuità dello svolgimento delle partite del Real Madrid con un programma di costruzione di 40 mesi iniziato al termine della stagione 2018-2019 e giornalmente monitorato e aggiornato sul sito: www.nuevoestadiobernabeu.com Anche a Barcellona il prestigioso Camp Nou sarà riqualificato e non sarà perciò costruito uno Stadio nuovo al suo posto. In entrambi i casi la decisione delle Società, dei Comuni e delle Opinioni Pubbliche si è indirizzata su una scelta economica, finanziaria, affettiva e costruttiva di riqualificare senza consumare suolo pubblico. Si evidenzia la possibilità di PPP tra Privati (le società sportive) e Pubblico (il Comune) con periodo di concessione concordato e compatibile con il Business Plan Economico-Finanziario: si veda ad esempio il caso dello stadio di Bologna da ristrutturare con PPP (70% Privati, 30%
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Pubblico). A questo proposito il Comune potrebbe anche, in parte, avvalersi del preannunciato contributo governativo per sostenere gli investimenti infrastrutturali per le Olimpiadi Invernali 2026. Riterremmo molto bello e “politically correct” che lo Stadio rimanesse, comunque, sia pure in minoranza, di proprietà del Comune.
Riduzione di consumo del suolo
Viene assicurato il rispetto dei 0,35 mq/mq richiesti dal PGT del Comune di Milano in quell’area e in coerenza con il Business Plan EconomicoFinanziario, con vantaggi urbanistici, ambientali, per la collettività e la popolazione del quartiere. A questo proposito potrebbero nascere anche manifestazioni di interesse da parte di investitori che, a fronte della riqualifica dello stadio Meazza, si impegnerebbero nella costruzione di edifici residenziali da destinare a fasce sociali non abbienti in aree di Milano, da concordare con il Comune in base a stabilite priorità, secondo metodologie costruttive e gestionali sperimentate in altre realtà, rispettando i 0,35 mq/mq richiesti dal P.G.T.
La galleria panoramica: vaspetti tecnici
Il progetto prevede l’inserimento di una grande trave reticolare tridimensionale chiusa con vetrate (“galleria panoramica polifunzionale”) che sostituirebbe le campate del terzo anello esistente - sempre meno utilizzato negli ultimi anni -, previa decostruzione delle gradinate (larghezza pari a circa 20 metri) e delle relative mensole e travi a cassone, tutti elementi prefabbricati. Per completare la riqualificazione complessiva dello stadio, mantenendo il più possibile inalterata la configurazione degli spettatori al primo e al secondo anello (capienza di circa 60.000 spettatori), è possibile prevedere un ammodernamento anche con riuso degli spazi nel retro tribuna e miglioramento/ implementazione dei servizi, degli accessi e della sicurezza in generale, tenendo presente che in data 13/11/2020 è stato emesso il Certificato di Idoneità Statica decennale 2020/2030. Complessivamente, l’estensione del terzo anello si configura su 10 campate da circa 55 metri cadauna, appoggiate sulle torri circolari e collocate su tre dei quattro lati dello stadio. La nuova trave reticolare spaziale verrebbe parzialmente rivestita con elementi in lamiera stirata disposti a spirale all’esterno dell’impianto, in modo tale da riprendere le linee che connotano i prospetti esistenti. La nuova trave reticolare, caratterizzata da peso non eccedente le strutture sostituite, potrebbe ospitare nuovi volumi su un’estensione plano-altimetrica simile alle gradinate del terzo anello e potrà essere vincolata alle torri circolari esistenti, al cui interno verrebbero inseriti nuovi adeguati impianti ascensore. Inoltre, potrebbe essere utilizzata porzione dello spazio interposto tra la
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In alto, rappresentazione notturna dello stadio con la nuova galleria al posto del terzo anello; sotto, rendering di una terrazza panoramica.
nuova copertura della galleria panoramica e la copertura metallica esistente, con funzione di belvedere e terrazza sommitale. Le strutture portanti del primo anello (intervento originario ultimato nel 1926, raccordo curve ultimato nel 1939) e del secondo anello (ultimato nel 1955), nonché della copertura (ultimata nel 1990 insieme al terzo anello) continuerebbero a garantire prestazioni statiche adeguate, anche in virtù degli interventi strutturali manutentivi succedutisi nel tempo e in funzione della corretta programmazione di manutenzioni future. Peraltro, laddove necessario, potranno essere eseguiti interventi strutturali migliorativi delle strutture esistenti anche attraverso il riciclo del calcestruzzo delle opere decostruite, con reimpiego del materiale in ottica di sostenibilità e vantaggio ambientale. Tale riqualificazione dello stadio potrebbe essere eseguita interferendo in modo limitato con le attività dell’impianto poiché il terzo anello è staticamente indipendente dalle altre parti strutturali del primo e del secondo anello, il tutto senza precludere la possibilità di effettuare comunque eventuali idonee edificazioni e modifiche urbanistiche nelle aree esterne adiacenti allo stadio, realizzabili anche per lotti funzionali successivi. Possono essere altresì previsti puntuali interventi di manutenzione e di efficientamento e miglioramento energetico - tecnologico - funzionale dell’impianto esistente. In particolare, lo stadio potrebbe sempre mantenere la sua funzionalità per le partite di calcio delle società Milan e Inter, come avvenne durante le fasi costruttive del terzo anello ultimate nel 1990. Inoltre, se si volesse mantenere una capienza superiore ai sessantamila spettatori contenuti nei soli primo e secondo anello, l’intervento proposto verrebbe opportunamente rimodulato, decostruendo solo alcune campate del terzo anello esistente (collocando quindi la capienza totale definitiva tra gli attuali ottantamila e il minimo ipotizzato nel presente progetto, pari a sessantamila). In questo modo, la nuova galleria panoramica, realizzabile con un volume di circa 110.000 mc, anche su più livelli, potrebbe avere le seguenti caratteristiche, non esaustive delle potenzialità dei nuovi spazi: apertura 7 giorni su 7; spazi commerciali, spazi multimediali, punti di ristoro e permanenza, musei, attività sportive; nuova prospettiva da cui seguire i concerti; il tutto con vista mozzafiato sulla skyline di Milano e non solo.
Oggi, a novantacinque anni dalla prima costruzione, lo stadio “Giuseppe Meazza” di San Siro merita un’attenzione particolare tesa a valutare possibili sviluppi futuri nel rispetto della sua grande storia e della fama mondiale della “Scala del Calcio”. E la nuova galleria panoramica, collocata a cappello del secondo anello, può davvero completare in chiave moderna questo teatro consacrato al calcio.
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In alto una fotografia dello stato attuale e sotto un rendering dimostrativo dello stato di progetto; nelle immagini più piccole, altre suggestioni della galleria alla quota del terzo anello in rendering dimostrativi.
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A COLLOQUIOCON SPORTIUM
di Bruno Grillini Lo stadio italiano
Tsport ha incontrato Giovanni Giacobone, Christian Recalcati e Giuseppe De Martino, rispettivamente consigliere delegato, managing director e direttore tecnico di Sportium, la società del gruppo Progetto CMR che è stata selezionata da Inter e Milan come finalista per la progettazione del nuovo stadio, con la proposta “Gli anelli di Milano”.
La città
I tempi di lavorazione di una rivista non consentono di uscire con le notizie dell’ultima ora: poiché la vicenda del nuovo stadio di Milano è in continuo divenire, bisogna tener conto che il colloquio con Sportium è avvenuto una mattina di fine novembre e non può dar conto di quelle che possano essere le novità intervenute dopo che Tsport è andato in stampa. Una mattina di novembre, dunque, di quelle in cui il sole filtra attraverso la foschia e la città gronda di rugiada. Ed è proprio la città il primo tema della conversazione. Perché Sportium è pienamente convinta che Milano abbia bisogno della rigenerazione di questa parte urbana, e l’occasione del nuovo stadio è non solo un’opportunità ma una necessità. L’area che circonda l’attuale Meazza è un territorio privo di una connotazione unitaria e il quartiere di San Siro è notoriamente un ibrido tra edilizia popolare e residenze di lusso, in un’area con una scarsa dotazione di servizi. Di fronte all’obiezione - che Tsport ha sempre messo in evidenza - del contrasto, pur legittimo, tra le iniziali richieste di Inter e Milan e le previsioni del Piano di Governo del Territorio in tema di volumetrie, i progettisti rimandano a quelle che sono scelte politiche degli Amministratori comunali: questione peraltro (al momento) superata dal taglio concordato delle volumetrie stesse.
Il vecchio Meazza
Passando dalla scala urbanistica a quella architettonica, prima di arrivare a parlare del nuovo stadio abbiamo chiesto a Sportium un parere sulla possibile sorte dello stadio esistente. È unanime la condivisione del fatto che - dal punto di vista del tifoso - il catino del Meazza sia forse il migliore che ci si possa aspettare, per la ottimale visibilità del gioco da ogni singola seduta dei tre anelli. Il problema quindi non risiede nella qualità “sportiva” dell’impianto ma nella sua gestione. Il Meazza non è uno stadio “moderno” e quindi non garantisce una sostenibilità economica per le società che vi giocano: da qui l’esigenza di un nuovo stadio con funzioni integrate che ne consentano lo sfruttamento al di là delle partite di
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campionato. D’altra parte, il mantenimento della struttura eventualmente come stadio alternativo - imporrebbe dei costi estremamente elevati per il Comune proprietario. È questo il motivo principale per cui non sarebbe possibile ipotizzarne un riuso, certo fattibile dal punto di vista puramente tecnico come dimostra l’esempio visto nelle pagine precedenti. Quanto al mantenimento dello stadio esistente come memoria storica, posto che non c’è lo spazio fisico per affiancare integri il vecchio e il nuovo, Sportium crede che una soluzione sia la conservazione di un simbolico elemento architettonico (una delle “torri” che oggi sostengono il terzo anello), lasciando per il resto la traccia del campo attuale reinterpretata come segno nel paesaggio, nel contesto del più ampio parco ludico-sportivo che si affiancherà al nuovo stadio; il mantenimento delle rampe su tre lati connoterà inoltre l’ampliamento dello stadio realizzato negli anni ‘60.
Gli anelli di Milano
Infine, il progetto del nuovo stadio. La descrizione del motivo ispiratore del progetto proposto da Sportium è nota. “Le forme curvilinee dell'architettura del nuovo impianto e la continuità delle gradinate che abbracciano il campo da gioco, tramandando la gloriosa immagine dello Stadio di San Siro, la interpretano in una chiave inedita che rappresenta pienamente la vocazione di accoglienza della nostra città”. “Un impianto che nasce dal territorio e che emerge dal terreno, con un podio in pietra lombarda che cela i tornelli e gli elementi per la sicurezza, dal quale s’innalzano due anelli rappresentativi delle tifoserie di Inter e Milan; un impianto all’avanguardia tecnologica che respira, con facciate connotate dalle immagini dei volti di 16.000 tifosi e un aspetto che cambia in base alle condizioni climatiche e agli eventi ospitati. Un progetto di stadio capace di garantire la migliore esperienza sportiva e di intrattenimento ai tifosi, in linea con le best practice internazionali e allo stesso tempo offrire ai residenti un’area urbana riqualificata”. I progettisti tengono a evidenziare l’italianità dell’approccio al progetto, attento alla storia della città, del quartiere, ai bisogni delle persone ma con uno sguardo sempre rivolto al futuro, “a un'idea assolutamente nuova di edificio per lo sport che è sia una straordinaria macchina per l’intrattenimento sia un hub di integrazione sociale e di servizi per la collettività”. Il progetto è inoltre pensato per essere realmente realizzabile con i costi preventivati: un impianto tecnologicamente avanzato, con un elevato livello di sostenibilità e una particolare attenzione alla manutenzione agevole ed economica dell'infrastruttura per il futuro. Si pensi ad esempio alla “pelle” costituita dalle migliaia di pannelli metallici sospesi su cavi d’acciaio, che daranno, vibrando, vitalità al fronte dell’edificio: un involucro permeabile che permetterà una ventilazione naturale dell’impianto minimizzando i consumi.
La conclusione del colloquio riflette la chiusura della “lettera aperta” che Sportium ha voluto inviare ai primi di novembre per far conoscere lo spirito e la passione con cui il progetto è stato pensato: “Abbiamo immaginato un nuovo modo di vivere lo Stadio che non si accenderà solo per le grandi occasioni ma che potrà trasformarsi anche quando non ospiterà le partite. Gli Anelli di Milano costituiscono la visione italiana e milanese del nuovo Stadio che pensiamo interpreti l’essenza dello sport: abbracciare, aggregare, includere, unire, vivere”.
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Nella pagina a lato, in alto, da sinistra: Giuseppe De Martino, Giovanni Giacobone, Christian Recalcati. Sotto, lo schema generatore degli “anelli di Milano”. Al centro, l’esterno dello stadio progettato da Sportium, con la facciata caratterizzata dal mosaico di pannelli metallici che riportano i volti dei tifosi. In basso, il catino del nuovo stadio. In questa pagina, panoramica del progetto, con lo stadio in primo piano e sullo sfondo i grattacieli che saranno rivisti nella loro volumetria.
TSTORIA
di Antonio Cunazza I 95 anni di San Siro
Mentre il modello-Milano si evidenzia sempre di più in progetti di rinnovamento, trasformazione e modernizzazione di quartieri e spazi della città, c’è un luogo che racconta il senso di milanesità vero e popolare, ancora adesso dopo 95 anni: lo stadio Giuseppe Meazza in San Siro.
Da tempo al centro di un ampio dibattito sul suo futuro e sull’eventualità di sostituirlo, San Siro rimane orgogliosamente un simbolo del calcio e dell’architettura italiana, icona del Novecento e luogo che trasmette emozioni come pochi altri nello sport del nostro Paese. Inaugurato il 19 settembre 1926 con la disputa di un derby Milan-Inter (vinto dai nerazzurri 6-3), quella che oggi è soprannominata “La Scala del Calcio” - in riferimento al celebre Teatro cittadino –era all’epoca parte del territorio del Comune di Trenno, accorpato a Milano appena due anni prima, ed era stato pensato e costruito come fulcro centrale di un’area polisportiva cittadina. La nuova struttura era un utile appoggio logistico per l’adiacente Ippodromo del Trotto, a cui prestava i locali sotto la tribuna adibiti a scuderie per i cavalli e magazzini, e sottolineava un interessante rapporto di deferenza verso le attività ippiche che, per prime, avevano segnato sportivamente il destino di quella zona. Il nome dello stadio era dato in virtù del quartiere, che a sua volta derivava dalla presenza della Chiesa di San Siro alla Vepra, luogo di culto precedente al 1000 d.C. e del quale oggi è ancora visibile l’abside, addossata a una villa in via Masaccio. Costruito in poco più di 13 mesi, per meno di due milioni di lire dell’epoca, San Siro aveva quattro gradinate indipendenti di diverse altezze, e solo la tribuna principale (oggi la Tribuna Rossa) era dotata di una copertura in ferro. Con una capienza di 35-40 mila spettatori era un impiantoo che oggi definiremmo “all’inglese”, realizzato su progetto firmato dall’ingegnere Alberto Cugini e dall’architetto Ulisse Stacchini, quest’ultimo particolarmente fedele ai canoni dell’Art Nouveau e del Liberty mittel-europeo (con il quale aveva tratteggiato i profili di vari edifici residenziali milanesi e, in particolare, il progetto della Stazione Centrale, quasi coetanea del Meazza, con la sua splendida galleria coperta dell’atrio, ispirata al gusto tedesco). All’atto dell’inaugurazione San Siro diventa il nuovo stadio del Milan, mentre l’Inter continua a giocare all’Arena Civica, dove rimarrà fino al Secondo Dopoguerra. D’altronde l’artefice della costruzione dell’impianto era stato Piero Pirelli, l’allora presidente del club rossonero - figlio di Giovan Battista Pirelli fondatore dell’omonima azienda produttrice di pneumatici, che diventerà, per una curiosa coincidenza, sponsor storico dell’Inter. Negli anni Venti non erano ancora chiare le potenzialità future del calcio ma le cose iniziarono a cambiare nel decennio successivo, quando la pro-
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Dall’alto: un manifesto per l’inaugurazione dello stadio; la foto del 1926 da cui è tratta l’immagine; due viste aeree degli anni ’60 con lo stadio elevato al secondo anello e avvolto dalle caratteristiche rampe elicoidali.
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prietà dell’impianto passò al Comune di Milano (1935), mentre le due squadre della città iniziavano a ottenere risultati positivi e un buon seguito di pubblico.
Il primo ampliamento fu affidato all’ing. Bertera e all’arch. Perlasca, che ampliarono le due tribune raccordandole con le curve e riunendo la struttura in un’unica cavea che sarà la base per le successive trasformazioni. La capienza salì a 60-65mila posti, ma ufficialmente era dichiarata di 150mila, e fino al 1950 San Siro viene considerato fra gli stadi più grandi al mondo. Nel Secondo Dopoguerra il calcio diventa la grande passione popolare italiana, il Milan vince lo scudetto (1951) e San Siro pretende un vero ampliamento. All’epoca (come oggi) ci si chiede se sia meglio ristrutturarlo o costruire uno stadio nuovo e, nonostante Inter e Milan propendano per spostarsi entrambe all’Arena Civica, prevale la scelta del restyling: il progetto dell’ing. Calzolari e dell’arch. Ronca (1955) prevede il raddoppio dell’edificio, con il nuovo secondo anello che dovrà poggiare su un fascio di rampe elicoidali esterne che avvolgono la struttura originale. In soli 500 giorni di lavoro viene concretizzato uno slancio architettonico che definisce l’estetica del San Siro “da cartolina”, e che lo rende un’icona nelle foto d’epoca con le centinaia di automobili parcheggiate nel piazzale, o con le file di tram in arrivo nelle nebbiose domeniche pomeriggio meneghine. Nel frattempo intitolato al più grande calciatore milanese di sempre, Giuseppe Meazza, San Siro rimane intatto fino al progetto firmato dagli architetti Ragazzi e Hoffer per i Mondiali di calcio di Italia ‘90. Così com’era successo nel 1956, la struttura esistente viene abbracciata da nuovi elementi: sorgono 11 torri cilindriche a rampa elicoidale che vengono addossate all’esterno e fungono da unico supporto per il nuovo terzo anello, che si sviluppa su tre lati dello stadio (la Tribuna Arancio, lato Ippodromo, rimane a due anelli per mancanza di spazio su via Piccolomini). Viene aggiunta anche la copertura, che si erge sulle quattro torri angolari principali, ed è sostenuta da un sistema di enormi travi reticolari dipinte con un acceso colore rosso, da quel momento nuovo simbolo iconico dello stadio.
Italia 90 è il passo che definisce l’epica di San Siro, rinnovando e accentuando l’idea estetica del progetto del 1955 e portandolo a un livello contemporaneo. Il nuovo terzo anello ha una pendenza di 37°, quasi senza eguali in Europa, e l’imponenza esterna e l’impatto visivo interno, tanto opprimenti quanto emozionanti sia per il pubblico che per i calciatori, diventano tratti distintivi talmente strabilianti da farlo entrare nell’immaginario collettivo del pubblico mondiale.
Arrivato a 95 anni d’età, oggi San Siro è un edificio ancora ricco di forti contraddizioni sia in alcuni suoi elementi che in certi aspetti di funzionalità. Per la sua stessa natura di matrioska architettonica, conserva dentro di sé i pregi e i difetti dell’essersi rinnovato nel tempo, ma sempre uno strato sull’altro. Ciononostante riassume ancora al meglio il significato di “luogo” ed è senza ombra di dubbio il simbolo di un secolo di storia del calcio italiano e mondiale, e un esempio di architettura d’eccellenza del Novecento per il nostro Paese.
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In alto, vista notturna del 1965. Al centro, i lavori per la costruzione del terzo anello nel 1989. In basso, un ulteriore stato d’avanzamento del cantiere per il terzo anello. (Le immagini d’epoca sono facilmente reperibili in rete e non ne è stata rintracciata la fonte originale). (Articolo pubblicato in originale su archistadia.it e riadattato dall’autore)