Periodico mensile - Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 - Conv. in Legge 46/2004 Art.1 Comma 1 LO/MI In caso di mancato recapito, inviare all’ufficio postale di Roserio per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa
EUROPEAN OUTDOOR SUMMIT Oltre il business a Berlino INTERVISTE Kristin Harila, la regina degli 8.000 Andrea Lanfri entra nel Team Vibram
FOCUS CLIMBING Barbara Zangerl chiude Eternal Flame SNOWBUSINESS Ski Industry Summit Climate by Atomic
FOTO: Santi Padros x HDry - © Ruggero Arena
Anno 16 - Num. 10 - 2023
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Anno 16 - Numero 10 - 2023 PUNTO IOG
10 I Tiriamo le somme dell'estate 2023 D AT I & S TAT I S T I C H E
12 I Il mercato del recommerce
EVENTI
14 I EOS: oltre il business a Berlino #MONTURAPEOPLE
16 I La prima web serie del brand #INSIDETHERACE
18 I Il bilancio della stagione trail FOCUS TRAIL RUNNING
2o I Da Hoka a Kailas:
intervista a Franco Collé 22 I Adamello Ultra Trail da record 23 I Simone Corsini corre con Craft FOCUS ALPINISMO
24 I Hervé Barmasse racconta la montagna a Courmayeur con SCARPA 26 I Kristin Harila, la regina degli 8.000
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FOCUS CLIMBING
28 I Barbara Zangerl su Eternal Flame 30 I ll Kong Open Day di Monte Marenzo EXPERIENCE
32 I La rivoluzione di Gore-Tex URBAN OUTDOOR
33 I Il trekking urbano di LaMunt 33 I A Torino con Millet e Camandona M O N TA G N A A C C E S S I B I L E
34 I Andrea Lanfri entra nel team Vibram 36 I "Camminare oltre” con Redelk
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MARKETING
38 I ASICS per il benessere mentale 39 I Il rebranding di Crazy RESPONSABILMENTE
40 I La circolarità di Ternua FOCUS COLLEZIONI
42 I The North Face Summit Climb 44 I Stellar Project di Kayland INGREDIENT BRAND
46 I HDry, Polartec
VETRINE PRODOTTI
48 I Proposte per l'outdoor 56 I Proposte neve - sci & boots SNOWBUSINESS
54 I L’assemblea ANEF a Bibione 55 I Ski Industry Summit Climate by Atomic NUOVE APERTURE
58 I Mountain Shop, Lecco
Natasha Woodworth, designer Patagonia
EDITORIALE
VIVERE IL PRESENTE RICORDANDO IL FUTURO “Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e – principalmente – vivere” (Dalai Lama)
ginare come si sarebbe evoluto il mercato e con esso i comportamenti di praticanti e clienti. Difficile, ma non impossibile. Ecco perché credo di poter dire che anche in questo caso, come era già accaduto in occasione della pandemia, un periodo negativo può alla lunga portare benefici in termini di consapevolezza e maturità a chi è in grado di interpretarlo nei giusti modi. Facendo tesoro di quanto accaduto per limitare, perché azzerarli è quasi impossibile, errori o valutazioni errate per il futuro.
Due azioni apparentemente incompatibili quelle richiamate nel titolo ma che, forse, in realtà possono convivere e anzi alimentarsi a vicenda. Mi spiego meglio: il settore outdoor così come quello dello sport in generale, come ben sappiamo, sta vivendo un periodo storico difficile e delicato. Con tante problematiche venute a galla negli ultimi mesi dopo due anni di forte e costante crescita, cominciata con il famoso rimbalzo post Covid del quale tanto abbiamo già parlato. Proprio in fasi come queste c’è la tendenza a concentrarsi quasi unicamente sul presente, lasciando da parte tutto il resto.
Quindi ben venga vivere al meglio il presente, concentrando qui le proprie azioni, cogliendo occasioni, opportunità, gioie che si presentano oggi, senza troppi condizionamenti per ipotetiche speranze o ansiosi timori per l’avvenire (Orazio docet). Ma, aggiungiamo noi, talvolta è bene anche non dimenticarsi di quello che accadrà. “Più di tutto mi ricordo il futuro”, affermava il geniale pittore e artista Salvador Dalí, che in quanto a edonismo non era certo secondo a nessuno. Ecco perché, al di là di qualche intervento più o meno interessante o riuscito, è stato centrato e stimolante il tema dell’European Outdoor Summit di Berlino, che vi raccontiamo nelle prossime pagine: “The New Era: Business and Beyond”. A sottolineare la necessità di spingersi più in là dell’andamento di mercato e dei fatturati, guardando al futuro con nuova consapevolezza, sensibilità e un approccio più responsabile, non solo a parole. Tra i temi trattati l’European Green Deal, lo sport e l’outdoor come “rifugio” anche e soprattutto in tempi di crisi, le strategie di alcuni big moda e tech sulla rigenerazione e circolarità (con ricadute positive pure sui fatturati), il fattore durabilità dei prodotti, l’importanza del valore dei brand rispetto al prezzo e molto altro.
Reazione comprensibile e per certi versi anche giusta, allo scopo di affrontare con il massimo degli sforzi fisici e mentali una contingenza particolarmente sfidante. In fondo, se allarghiamo questo concetto a livello generale e per qualsiasi aspetto della nostra vita lavorativa o personale, è bene ricordare come sia i greci che i latini nelle relative culture esaltassero spesso l’importanza del qui e ora. Ne abbiamo molteplici esempi in splendide opere poetiche o filosofiche. Come non ricordare il celebre “carpe diem” del poeta latino Orazio (nato nel 65 a.C): letteralmente significa "afferra il giorno" ma è reso per lo più con l’espressione "cogli l'attimo”, che rende efficacemente il concetto espresso dall’autore. Peraltro doveroso riportare anche la parte successiva del verso oraziano: "quam minimum credula postero” (“affidandoti il meno possibile al domani”). Un evidente invito a vivere e godere il più possibile il tempo presente, dato che, secondo questa filosofia, il futuro non è prevedibile e non ci deve quindi preoccupare. Una concezione che riprende in parte i concetti del filosofo greco Epicuro (IV sec a.C) e che ritroviamo peraltro nel pensiero di un noto “maestro” spirituale della nostra epoca come il Dalai Lama. Non a caso abbiamo aperto con una sua citazione questo editoriale.
Ci piace come sempre raccontare sulle pagine di Outdoor Magazine storie affascinanti o esempi virtuosi che possano ispirare anche altri. In questo numero particolarmente ricco troverete anche un approfondimento al tema dell’accessibilità in montagna con la bellissima storia di Andrea Lanfri e il progetto “Camminare Oltre”. Così come il report del primo Ski Industry Climate Summit, tenutosi il 13 e 14 settembre a Salisburgo, in Austria, ospitato nella sede di Atomic ma in grado di coinvolgere ben 140 esponenti del settore winter sport tra brand e retailer. Forse il primo vero momento di riflessione e confronto sull’ambiente davvero condiviso e allargato da parte dell’industria degli sport invernali. Un ottimo segnale e una conferma che, per chiudere in bellezza con un’altra citazione di un altro grande personaggio come Gandhi:
Dopo questa piacevole digressione storico-cultural-filosofica, dobbiamo però tornare da dove siamo partiti. Se oggi ci troviamo in un momento un po’ complicato per il settore, con un anno che per gran parte di aziende e retailer si chiuderà con un segno meno a due cifre, è anche perché forse ci si è concentrati un po’ troppo sul presente nel triennio 2020-2021-2022 senza avere il coraggio di una visione più a medio e lungo termine. Certo era difficile imma-
“Il futuro dipende da ciò che facciamo nel presente” .
Benedetto Sironi benedetto.sironi@mag-net.it
Editore: MagNet Srl SB Direttore responsabile: ANGELO FRIGERIO Direttore editoriale: BENEDETTO SIRONI
Stampa: Ingraph - Seregno (MB) - Anno 16 - N. 10 - 2023 Periodico mensile. Registrazione al Trib. di Milano n.186 del 20 marzo 2007. Iscrizione al ROC n. 16155 del 23 novembre 2007 Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 - conv. in L. 46/2004 Art.1 Comma 1 - LO/MI Una copia 1.00 euro.
Contributors: KAREN POZZI, SUSANNA MARCHINI, PIETRO ASSERETO, FRANCESCA CASSI, SARA CANALI, TATIANA BERTERA, MAURIZIO TORRI, CRISTINA TURINI, BENEDETTA BRUNI, DANIELE PANSARDI
L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati in suo possesso. Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli abbonamenti e per l’invio di informazioni commerciali. In base all’Art. 13 della Legge n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a:
Art Director: ROSANGELA BARNI Redazione: Corso della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) Via Tertulliano, 68 - 20137 Milano Tel. 02.87245180 - Fax 02.87245182 redazione@outdoormag.it - www.outdoormag.it
MagNet Srl SB Responsabile dati: Benedetto Sironi Chiuso in redazione il 17 ottobre 2023
Outdoor Magazine
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NEWS
Michele Battocchio diventa country manager Italia di Helly Hansen
Skimofestival, nuove date per l'evento b2c di scialpinismo
Cambio al vertice della filiale italiana del marchio norvegese Helly Hansen. Da inizio settembre, il nuovo country manager Italia è Michele Battocchio, un professionista del settore con oltre venticinque anni di esperienza nazionale e internazionale nello sport system, dal footwear alla moda, con un particolare focus sul mondo neve e outdoor. Ha già lavorato con marchi di prestigio come UYN, Garmont e Northwave. Battocchio assumerà il ruolo di country manager sia per Helly Hansen in tutte le categorie di prodotto – vela, sci, outdoor e workwear – sia per il brand britannico Musto, anch’esso tra i leader nel settore della vela.
Nato dalla sinergia tra il gruppo MagNet, già organizzatore dei Winter Business Days e degli Outdoor & Running Business Days, e Outdoor Test, organizzatore degli Skimodays, Skimofestival è un nuovo appuntamento chiave per il settore neve. Dedicato interamente allo skialp, questo evento b2c sarà una tre giorni dedicata sia alla community degli appassionati di scialpinismo, sia ai neofiti che intendono avvicinarsi alla disciplina. Appuntamento quindi a Santa Caterina Valfurva in Valtellina dall'8 al 10 marzo, per brand, negozianti e skialper di ogni livello. Le date aggiornate permetteranno di godersi il comprensorio in totale libertà senza accavallarsi con altri appuntamenti e gare internazionali. Il programma completo dell'evento verrà presto condiviso sul sito dedicato.
Ritorna Fjällräven Polar 2024, il concorso per partire verso il Circolo Polare Artico
Made To Go Beyond: Polartec presenta il nuovo claim del brand
Ad aprile del 2024, Fjällräven riunirà 20 persone provenienti da tutto il mondo per una spedizione di 300 km in slitta, nella tundra artica scandinava. Per cinque giorni, i partecipanti guideranno il proprio mezzo attraverso vasti paesaggi ghiacciati, vivendo una realtà completamente diversa rispetto a quella quotidiana. Impareranno abilità essenziali di sopravvivenza, viaggeranno su laghi ghiacciati, attraverseranno fitte foreste di pini e si adatteranno alla vita nell’Artico, dove le temperature possono scendere fino a -30°C. A partire da lunedì 30 ottobre 2023, curiosi e aspiranti avventurieri avranno la possibilità di aggiudicarsi uno dei 20 posti disponibili attraverso il contest ufficiale Fjällräven Polar. I candidati dovranno registrarsi e partecipare all’evento di lancio globale, dove riceveranno tutte le informazioni necessarie per diventare un membro della prossima spedizione.
Il futuro di Polartec è già qui. Il brand, marchio Milliken e leader nella creazione di soluzioni tessili innovative e sostenibili, presenta il suo nuovo posizionamento. Made To Go Beyond è il claim che verrà integrato, insieme a una nuova filosofia, in tutti gli aspetti riguardanti la comunicazione. Per il brand significa evolvere per rispondere al meglio alle esigenze, anche loro in continua evoluzione, dei consumatori. Ma non solo: si tratta di un vero e proprio adattamento alle tendenze del mercato, grazie alla capacità del brand di estendere la propria visione oltre l’immediato presente e verso un futuro più sostenibile.
La Sportiva con la FASI verso Parigi 2024
Ortovox ha migliorato i suoi trasmettitori da valanga
La Sportiva si conferma primo sponsor tecnico al fianco della FASI con l’obiettivo di promuovere la cultura dell’arrampicata e supportare gli atleti della Nazionale nelle loro imprese verticali durante le Olimpiadi di Parigi 2024. Il brand di Ziano di Fiemme continua dunque a investire sugli atleti e sulla Federazione con l’obiettivo di trasformare l’arrampicata in uno sport che possa appassionare e ispirare intere generazioni, fornendo abbigliamento specializzato agli atleti di climbing e paraclimbing giovanile durante le proprie imprese verticali nelle prossime Olimpiadi.
I ricetrasmettitori da valanga Ortovox Diract Voice e Ortovox Diract sono dei prodotti innovatori nel mercato e grazie alla loro guida utente semplice e intuitiva stabiliscono nuovi standard nel risparmiare tempo vitale per il soccorso in caso di emergenza. Ora sono stati ulteriormente migliorati, tenendo conto delle ultime scoperte della ricerca sulla sicurezza e degli utenti professionali, concentrandosi sulla funzionalità e sull’uso intuitivo. Infatti, proprio in tempo per l’inizio della stagione invernale, è stato rilasciato l’aggiornamento del software 2.1, disponibile dal 4 ottobre 2023. Per aggiornare il software gli utenti possono utilizzare l’app Ortovox (iOS e Android).
HDry e Burton: una partnership strategica I due brand hanno annunciato una nuova collaborazione, inizialmente incentrata sull’attività di ricerca e sviluppo e sull’evoluzione della tecnologia di laminazione diretta 3D delle membrane. Chris Cunningham, chief product officer di Burton Snowboards, si è dichiarato entusiasta della nuova unione. Questa infatti si allinea perfettamente con gli obiettivi strategici del brand e con la ricerca volta ad aumentare le prestazioni sulla neve. “In Burton ci concentriamo costantemente sulla realizzazione di prodotti innovativi. Collaborando con HDry in questo sforzo di ricerca e sviluppo, vediamo una grande opportunità per sconvolgere i metodi tradizionali di
costruzione di capi tecnici impermeabili, aumentando significativamente le prestazioni grazie alla tecnologia di laminazione 3D di HDry”. Dello stesso canto anche Matteo Morlacchi, ceo e co-fondatore di Altexa Srl, proprietaria di HDry. Morlacchi ha evidenziato il comune intento dei due brand nel superare gli standard del settore con l’obiettivo finale di ridurre l’impronta ambientale dell’industria dell’outdoor. “HDry è orgogliosa di diventare la tecnologia di laminazione 3D impermeabile e traspirante scelta da Burton per le sue attività di ricerca e sviluppo, dove le prestazioni tecniche e la sostenibilità sono una priorità assoluta”.
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NEWS
EA7 presenta le nuove divise da gara della FISI
Salomon premium partner dei Giochi di Milano-Cortina 2026 Il brand francese, tra i leader produttori di attrezzatura per gli sport outdoor, sarà premium partner dei prossimi giochi. Salomon fornirà abbigliamento, calzature e accessori al Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali Milano-Cortina 2026. La partnership coprirà l’intero percorso che condurrà ai prossimi giochi a cinque cerchi e rappresenta un punto di incontro tra la qualità di una delle aziende sportive più affermate a livello internazionale e i valori dei Giochi Olimpici. Il Comitato Organizzatore dei Giochi Invernali è infatti il portavoce di quei valori che contraddistinguono le Olimpiadi dall’anno della loro ideazione – rispetto, lealtà, uguaglianza, inclusività. L’accordo attiva una sinergia e conferma nuovamente il potere unificatore dello sport.
EA7 Emporio Armani e FISI danno il via a una nuova stagione agonistica ancora insieme. Presso l’Armani/Teatro di Milano, i più forti atleti italiani degli sport invernali si sono raccontati di fronte a media e sponsor per visualizzare obiettivi e parlare del prossimo futuro. L’evento ha rappresentato anche l’occasione per svelare le nuove tute da gara firmate dalla maison meneghina che si conferma official tecnichal outfitter della FISI e che anche per le gare 23/24 fornirà agli atleti capi tecnici race oltre che prodotti e accessori per il tempo libero da indossare per tutte le manifestazioni fino alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.
Luca Tavian diventa marketing specialist di Atomic
Luca Tavian è il nuovo marketing manager Italia per Atomic che arriva a ricoprire questo ruolo dopo cinque anni come digital marketing specialist per il portfolio di brand Amer Sports (Salomon, Atomic, Wilson, Precor, Suunto e Mavic) e tre nella direzione delle attività di digital marketing di Salomon per il Sud Europa (Francia, Belgio, Spagna, Portogallo e Italia). Classe 1982, Luca Tavian nel suo nuovo ruolo, affiancherà Emilio Fontana, market manager, e Damiano Basso, shopper marketing & events specialist, oltre a tutta la forza vendite di Atomic Italia, consolidando il team con le sue competenze nel campo dell’omnichannel per guidare le attività nazionali del marchio austriaco verso l’eccellenza operativa nel digital marketing, shopper marketing e sports marketing.
SI TRATTA DI ACCETTARE LA SFIDA E POI, AL MOMENTO OPPORTUNO, DARE LIBERO SFOGO ALLA PROPRIA CREATIVITÀ. SCOPRIRE SIGNIFICA ANCHE CERCARE, E CHI CERCA, TROVA. Gürel Sahin, Fotografo di viaggi, paesaggi e outdoor
Scoprite le avventure di Gürel:
jack-wolfskin.it
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NEWS RESPONSABILMENTE
“Responsible Evolution” il programma CSR di C.A.M.P.
Sharesalmo, per la salvaguardia delle specie ittiche nelle Alpi
C.A.M.P. ha annunciato l’avvio dello sviluppo del suo programma “Responsible Evolution”. “Lo abbiamo intitolato così riprendendo il pay-off Evolutionary dal nostro logo, ed è una sfida per noi nuova più nelle forme che nella sostanza” ha dichiarato Eddy Codega, presidente CA.M.P. (in foto). Responsible Evolution – ovvero, evoluzione responsabile. Essere all’altezza delle esigenze del nostro pianeta significa che l’evoluzione aziendale in termini di prodotto, mercato e gestione deve andare di pari passo con la responsabilità sociale d’impresa. E se la natura aveva donato il pittogramma del logo dell’azienda, ora esso non rappresenta più soltanto la verticalità: le sue cinque bande, infatti, simboleggiano anche gli altrettanti pilastri su cui si basa il piano strategico ESG aziendale. Governance, persone, comunità, ambiente e prodotti: ecco dove C.A.M.P. concentrerà i suoi sforzi e investirà le sue risorse.
Sharesalmo, il progetto interregionale italo-svizzero che è stato lanciato nel 2019 per la salvaguardia e il ripopolamento delle specie ittiche nei laghi prealpini e nei fiumi, si amplia. Nasce, infatti, “Sharesalmo IV avviso”, un nuovo piano che si concluderà il 20 dicembre 2023 atto a capitalizzare, ampliare e condividere con il pubblico i risultati del progetto e dei vari interventi effettuati. Le attività riguardano anche in questo caso la valorizzazione del patrimonio naturale rappresentato dalla fauna ittica autoctona e l’incentivazione del turismo responsabile. Come? Mettendo a sistema le informazioni, le infrastrutture e le buone pratiche già sviluppate in campo di conservazione dei Salmonidi autoctoni, coinvolgendo aree non ancora indagate. L’obiettivo è di trasferire l’esperienza, le pratiche e i metodi a un’altra specie ittica: i Ciprinidi.
World Plogging Championship con SCARPA e Marco Cortesi
Circular Design Workshop: talk e riparazioni con The North Face e LifeGate
Lo scorso 29 settembre è andato in scena il Campionato Mondiale di Plogging a Genova. La manifestazione ha visto cento atleti e atlete provenienti da 15 nazioni sfidarsi per il titolo iridato. I partecipanti sono stati chiamati a correre liberamente lungo i sentieri del Parco delle Mura e a raccogliere i rifiuti abbandonati. Gold sponsor della manifestazione per il terzo anno consecutivo SCARPA. Il team del brand di Asolo, capitanato dal brand manager Marco De Gasperi, contava su un ospite speciale: lo scrittore, attore e regista Marco Cortesi, particolarmente sensibile alle tematiche ambientali. Il brand ha inoltre promosso il suo progetto Life Re-Shoes, iniziativa con cui SCARPA gestisce il fine vita dei suoi prodotti. Al termine della competizione, il titolo è andato allo spagnolo Manuel Jesùs Ortega Garcìa e alla toscana Elena Canuto. In totale sono stati raccolti circa 3.000 kg di rifiuti abbandonati.
La moda circolare è stata protagonista per una settimana nello store milanese di via Orefici 11 di The North Face. Il brand americano, insieme a LifeGate, ha infatti organizzato un Circular Design Workshop – valorizzando in questo modo la potenzialità di uno spazio fisico che, da semplice luogo d’acquisto, si è trasformato in un hub dove discutere del problema che il settore moda rappresenta oggi a livello di impatto ambientale. Ma non solo: grazie ai workshop di upcycling chiunque ha avuto la possibilità di osservare dal vivo ciò che si può fare per contribuire alla soluzione del problema, in termini di riparazione e recupero. La settimana è stata inaugurata con un talk dal titolo "Sentieri sostenibili: l’outdoor alla scoperta dell’economia circolare”. Moderato da Tommaso Perrone, direttore di LifeGate, ha visto gli interventi di Ilaria Chiavacci, giornalista di moda; Julian Lings, senior sustainability manager di The North Face; Silvia Stella Osella, consulente creativa e Matteo Aghemo, co-founder di Must Had.
COLLEZIONI
The Circular: Picture riduce le emissioni di CO2 con il poliestere riciclato
Patagonia lancia Alpine Gore ePE senza PFC
Picture si fonda su tre pilastri ideologici: produrre e consumare meno, eliminare le fonti energetiche fossili e decarbonizzare tutto il processo di produzione. E ha un obiettivo per il futuro prossimo: The Circular, un processo produttivo a ridotte emissioni CO2 grazie anche all’utilizzo di poliestere circolare realizzato attraverso un processo di depolimerizzazione a partire dal 60% di scarti di produzione e dal 40% di vestiti usati. Buone notizie: la qualità e le proprietà sono identiche al poliestere convenzionale. La realizzazione del poliestere riciclato avviene in Cina, dove si concentra buona parte della supply-chain di Picture. A partire dalla stagione invernale 23/24 The Circular comprenderà l’80% delle collezioni outerwear, layering e delle giacche activewear. Come, per esempio, il piumino reversibile da donna Inukee in Oxford 2 layer 115 grammi e con il 48% di poliestere circolare e il 52% di poliestere riciclato.
Da sempre Patagonia ha riposto un’attenzione speciale all’impatto dei suoi prodotti, cercando di spronare i suoi partner e fornitori a fare lo stesso. Proprio per questo motivo, quasi dieci anni fa, il brand ha iniziato insieme a Gore-Tex un percorso volto all’eliminazione delle sostanze chimiche perfluorurate (PFAS) dai tessuti impermeabili dei suoi capi outdoor. Nell’autunno 2022, Patagonia ha lanciato la serie "Storm Shift”, la prima linea di giacche da neve realizzata con membrana ePE di GoreTex. Quest’anno, si è spinta ancora più in là; partendo da questo modello a due strati, i due brand sono riusciti a ideare tessuti esterni e fodere a tre strati che ora fanno parte della nuova gamma di prodotti Patagonia x Gore-Tex, fabbricati con una membrana ePE in grado di superare le prove estreme delle attività all’aperto, dell’alpinismo e dello scialpinismo, senza l’uso di PFC. Patagonia ha lanciato per questa stagione la prima collezione Alpine Gore ePE a tre strati, che comprende fra gli altri Triolet Jacket e Triolet Pants, Superfree Alpine Jacket e Superfree Alpine Suit.
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NEWS IMPRESE
Due successi per la spedizione di Francesco Ratti in Miyar Si è conclusa nel migliore dei modi la spedizione in Miyar di Francesco Ratti, ambassador Millet, insieme a Jerome Perruquet, Lorenzo D’Addario e Alessandro Baù. Il Miyar fa parte dell’Himalaya occidentale, nel distretto di Lahaul and Spiti, nell’Himachal Pradesh, ed è conosciuto come lo “Yosemite d’India”. Due gli obiettivi del team Millet: la parete est della Neverseen Tower e il pilastro sud-ovest del Mont Maudit. Dopo una settimana di meteo instabile, gli alpinisti sono riusciti a partire grazie a una finestra di bel tempo e nonostante il vento che li ha accompagnati durante tutta la salita, il 21 settembre sono riusciti ad arrivare in cima, a 5.800 metri di altitudine. La via è stata chiamata “Wind of Silence”. Lo stile, rigorosamente alpino: senza spit, solo chiodi e protezioni veloci. Dopo qualche giorno di riposo, il 25 settembre sono ripartiti per una nuova avventura. Otto tiri su un granito rosso pieno di fessure e di knobs li ha portati in cima al pilastro del Mont Maudit a 5.400 metri. “Super Thuraya” adesso aspetta solo futuri ripetitori. Una volta scesi, Ratti e il suo team si sono goduti l’ultima notte sul ghiacciaio prima di rientrare al campo base.
Estate Indiana: la nuova via sul Breithorn centrale firmata Cazzanelli-Gheza
NEW
PERSPECTIVES
François Cazzanelli e Leonardo Gheza hanno aperto Estate Indiana, una nuova via di misto sul Breithorn Centrale. I due atleti La Sportiva hanno ufficializzato questo successo lo scorso 30 settembre. Lo stile? Rigorosamente classico: nel massimo rispetto della montagna e dell’ambiente alpino, con viti da ghiaccio e protezioni veloci, senza lasciare tracce. Il percorso è noto non solo per le difficoltà tecniche, ma anche per l’ambiente suggestivo nel quale è inserito. La parete verticale, a tratti strapiombante, è caratterizzata da salite con lunghezze sostenute. “Abbiamo deciso di chiamarla Estate Indiana in riferimento alle temperature anomale che si stanno verificando in questo periodo dell’anno. Siamo stati comunque fortunati dato che a nord pieno, dove la parete non prende il sole, il clima è rimasto ottimo e così si sono presentate le condizioni adeguate per avventurarci su questa linea, che studiavo da molto tempo. È stato un momento davvero magico, ci siamo goduti appieno gli ultimi raggi di sole: a nord, infatti, abbiamo avuto freddo, e in sosta abbiamo indossato piumino e guanti spessi. Così abbiamo apprezzato ancora di più il tramonto visto da una delle cime nel cuore del Monte Rosa”, ha commentato Cazzanelli.
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PUNTO IOG
TIRIAMO LE SOMME Alcune aziende outdoor espongono il proprio consuntivo per la stagione estiva appena trascorsa. Dopo il grande entusiasmo degli anni passati, ora è necessario fare i conti con nuove prospettive e aspettative _ a cura di Italian Outdoor Group
“I
n occasione degli Outdoor e Running Business Days dello scorso luglio il mondo dell’outdoor si è mostrato meno euforico e con umori più pacati rispetto alle precedenti edizioni. Già la passata stagione invernale aveva dato forti segnali di preavviso, seppure legati a una situazione meteo non ottimale. Guardando al mercato europeo (ma non solo) gli indizi segnalavano addirittura una “tempesta”. Tutti noi del settore li abbiamo registrati e forse tenuti un poco lontano. Nel frattempo la tempesta a mio avviso ha travolto diversi
paesi europei facendo registrare riduzioni, in alcuni casi persino oltre il 30%. In Italia, invece, ci siamo trovati sotto un acquazzone, in gran parte dovuto non tanto alla forza d´acquisto del consumatore, quanto a un eccesso di magazzino presso i retailer e le aziende produttrici. Ci vorranno ancora un po’ di mesi per ricreare il giusto equilibrio, ma sono ottimista: il mercato dell’outdoor c’è!”. Così Günther Acherer, presidente dell’Italian Outdoor Group, introduce il bilancio di stagione.
La tonicità del mercato si affievolisce, ma non è ancora detta l’ultima parola
“L
a stagione di vendite estiva SS 24 è stata senza dubbio una delle più faticose degli ultimi anni. Da tempo, infatti, ci confrontiamo con esigenze diametralmente opposte: da un lato i marchi hanno esigenza di anticipare, dall’altro lato i rivenditori hanno bisogno di maggior tempo. Prima il mercato era 'tonico' e consentiva di assecondare le esigenze della produzione, ma quest’anno, per via del ritardo nella partenza della stagione, il meccanismo si è inceppato: i dati di magazzino dei negozi sono incrementati in modo notevole, soprattutto come valore, per effetto degli aumenti dei listini. Il risultato è stato un allungamento della campagna vendite, che in molti casi ha raggiunto fine settembre. Per Ferrino, la parte attrezzo, che storica-
mente è sempre più in ritardo rispetto all’abbigliamento, ha registrato un calo, ma abbastanza contenuto. Come consuntivo degli ordini raccolti, sono andati bene gli zaini mentre le tende hanno subito una discesa, dopo gli anni da record appena passati. Gli ordini del FW 23/24 avevano già subito un calo del 20% per il mondo ciaspole e scialpinismo, i quali avevano avuto un sell-out nella zona alpina non soddisfacente in relazione ai numeri fatturati nell’inverno 22/23. Insomma i dati 23/24 saranno in diminuzione rispetto agli anni precedenti: la previsione è che tra le due stagioni si attesti un calo del 10-15%”.
Giorgio Rabajoli, direttore vendite Italia Ferrino&Co.
Che la stagione fredda abbia inizio!
“I
n Karpos ci sentivamo abbastanza positivi all'inizio di quest'estate: i nostri pre-order partiti in anticipo erano sensibilmente cresciuti e si dimostravano più ampi come gamma di prodotti. La sensazione era più che ottimale, divergente rispetto quanto accaduto con il FW 23. Tuttavia, il complesso mix di impatti macroeconomici e l’imprevedibilità dell’evoluzione meteorologica hanno spinto la spesa dei consumatori a spostarsi verso aree diverse rispetto al settore outdoor, comparto che si trovava ancora alle prese con livelli di stock superiori alla media su tutti i fronti. Nel complesso i risultati comunque sono stati migliori della SS 22, ma la diminuzione di alcuni riordini, associata alle
cancellazioni di altri, ci invita a ridimensionare le nostre aspettative. Riuscire a estrapolare un’indicazione generale di tendenza con informazioni così discordanti non è affatto facile. Un elemento estremamente positivo e incoraggiante, però, che ci preme evidenziare in questo particolare momento, è la qualità e tempestività delle nostre consegne che si combina con una buona disponibilità di assortimento di magazzino che negli ultimi tre mesi sono supportati da dei tassi di riordino a doppia cifra. Tutto ciò di cui tutti abbiamo bisogno ora, è un inverno!”.
Maximilian Hofbauer, business unit director outdoor & global sales manager Karpos
Un'estate incerta, un inverno da attendere con speranza
“L
neve arriverà presto, i negozi potranno affrontare il processo di acquisto per la stagione invernale in maniera ottimale. Le attività all'aperto saranno nuovamente al centro dell'attenzione e i nostri prodotti avranno un ruolo fondamentale nell'offrire esperienze straordinarie a chiunque voglia abbracciare la bellezza della natura invernale. In questo momento di turbolenza di mercato, continueremo a lavorare con impegno e dedizione per fornire prodotti di alta qualità ai nostri clienti. Siamo fiduciosi che, insieme all'aiuto del meteo, potremo aspettarci una stagione invernale piena di emozionanti avventure all'aperto”.
a stagione estiva appena conclusa è stata un periodo di sfide per il mercato dell'outdoor e non solo. Dopo il boom del Covid-19, ci si aspettava stabilizzazione del mercato, ma la realtà si è dimostrata più complessa: una riduzione della propensione ai consumi, unita alla giacenza di magazzino presso i negozi dei clienti, ha creato una sorta di 'tempesta perfetta'. Tuttavia, guardiamo al futuro con ottimismo. La solidità della nostra azienda e la qualità dei nostri prodotti ci mettono in una posizione favorevole per affrontare le sfide che ci attendono. Nonostante gli stock ancora molto importanti, la prossima stagione invernale comincia comunque con un minimo di incertezza: molto dipenderà dalle condizioni meteo. Se la
italianoutdoorgroup.it
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Simone Rebeschini, marketing manager SCARPA
montura.com
photo: Daniele Molineris
D AT I & S TAT I S T I C H E
CHI LA DURA, LA VINCE Incoraggiando un cambiamento di mentalità e sfruttando la giusta tecnologia,il recommerce è una delle soluzioni che incentiva l'economia circolare e il raggiungimento di una industry net-zero _di Susanna Marchini
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lo globale, produca tra il 3% e il 10% delle emissioni GHG (grafico 1), che consumi il 6% delle risorse idriche di acqua potabile, e che sia responsabile di più del 3% delle particelle microplastiche che galleggiano sui nostri oceani. Inoltre, e questo è un dettaglio più legato al mondo moda, ma è bene ribadirlo, a partire dagli Anni 2000 i vestiti acquistati vengono utilizzati circa il 20% in meno e il 70% di quelli dismessi finiscono nelle discariche o negli inceneritori. Tutto ciò, in previsione di una crescita negli acquisti legati all’abbigliamento di circa il 70% dal 2019 al 2030. Ogni indumento reinserito nel sistema permette invece di risparmiare dai 5 ai 15 kg di emissioni GHG e dai 300 ai 1.000 litri di acqua. In pratica, è come se per ogni prodotto “salvato”, si risparmiasse l’equivalente del consumo di acqua giornaliero di una famiglia di più di tre persone.
ecommerce è un termine che sta guadagnando sempre più rilevanza e rappresenta una tendenza chiave soprattutto nell'industria dell’abbigliamento. Si tratta di un concetto innovativo che incarna i principi della sostenibilità, della circolarità e del consumo responsabile. In queste due pagine, esploreremo il significato e l'importanza del recommerce a partire dal contesto della moda, analizzando come stia rivoluzionando l'approccio dei consumatori all'acquisto di abbigliamento e attrezzature, nonché l'impatto positivo che ha sull'ambiente e sull'industry stessa. CHE COS’È IL RECOMMERCE In poche parole, con questo termine si indica la rimessa in commer-
cio e il riutilizzo di beni tramite noleggio o rivendita. Sebbene questo concetto non sia appena nato, questo tipo di economia sta subendo un forte rinnovamento: più tecnologica, più semplice, con un'etica che riflette una più ampia preferenza sociale verso un consumo più consapevole. La crescita della pratica è dovuta anche al maggior interesse dei consumatori verso la sostenibilità e, non a caso, è guidata dalle generazioni più giovani. Con un potere d'acquisto sempre maggiore, un'elevata preoccupazione per l'ambiente, una preferenza verso la trasparenza e una grande abilità negli acquisti digitali, questi nuovi consumatori sono quelli che adesso possono influenzare maggiormente i brand e le loro scelte.
LE PREVISIONI DI MERCATO Fortunatamente, la crescita dei servizi di recommerce è proiettata verso il successo (grafico 2): si stima che tra il 2022 e il 2032 , il mercato globale avrà una crescita percentuale media di più del 15%, contro il 4% della moda “tradizionale”. Questo
farà sì che queste pratiche occuperanno circa il 15% del mercato del fashion entro il 2030. La crescita sarà stimolata maggiormente (circa il 60%) dai nuovi consumatori più consapevoli tra le generazioni Millenials e Gen-Z. Consequenzialmente, a supporto del fenomeno, stanno anche aumentando le regolamentazioni per diffonderlo tra cui L’EU Corporate Sustainability Reporting Directive e l’EU Directive on Green Claims che incentivano gli investimenti per i business model basati sulla circolarità.
QUANTO INQUINA L’INDUSTRIA DELL’ABBIGLIAMENTO?
Parlando in generale di tutta la produzione, non è una novità che il tessile sia un settore particolarmente inquinante. Si stima che, a livel-
Fonte: Systemiq analysis, Mckinsey, Ellen MacArthur Foundation, Quantis, Twig, World Resource Institute, House of Commons Environmental Audit 2019, Energy Saving Trust, European Parliament 2020
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D AT I & S TAT I S T I C H E
Fonte: Systemiq analysis, ThredUP 2023, BCG 2022, KPMG 2021, Bain 2022, Persistence Market research 2022, Future Market insights 2022, Statista 2022, PYMNTS 2022, EMF 2021
SEMPRE PIÙ OPZIONI E PIATTAFORME Con la diffusione del commercio circolare, anche i modelli di business possibi-
li si sono differenziati: Ci sono quelli c2c, dove le piattaforme fanno da punto di connessione diretto tra acquirenti e venditori (Vinted) oppure prendono in carico direttamente la merce di chi vuole vendere (Bergzeit re-use). Ci sono poi quelli b2c, che aggregano e vendono prodotti di più retailer o professionisti al pubblico (Depop, Ebay, Zalando). Oppure brand che offrono un proprio canale di acquisto, o gestito direttamente, o con un nuovo brand o c2c (Ortovox secondlife-shop). NON SOLO NATURE-POSITIVE Che il commercio circolare apporti dei benefici all’ambiente, è piuttosto sconta-
to: queste pratiche combattono il consumismo eccessivo, riducono i rifiuti, contribuiscono al raggiungimento del traguardo di una moda senza emissioni, incentivano la scelta di capi di abbigliamento che durano di più. Questo sistema offre anche una possibilità di crescita per il mercato e i brand, supportata anche dai nuovi consumatori responsabili e dalle regolamentazioni emergenti.
QUALI SONO LE AZIONI DA METTERE IN ATTO PER STIMOLARNE LA DIFFUSIONE • Implementare i programmi di ritiro e permuta dei capi • Fidelizzare la propria community attraverso dei prodotti che durano più cicli di utilizzo • Adottare delle soluzioni digitali per identificare i prodotti • Uniformare sul tema la comunicazione del brand e delle personalità coinvolte (es. influencer) • Rendere le pratiche rapidamente scalabili all’interno del brand anche grazie a delle partnership strategiche • Sostenere lo sviluppo di policy regolamentarie per creare delle condizioni favorevoli per tutti gli sviluppi di business futuro
supporta le aziende nel loro percorso di responsabilità sociale e ambientale
Assessment • Valutazione ESG • Analisi dei risultati • Stakeholder engagement • Analisi di materialità • Analisi dei rischi
Progettiamo strategie a supporto delle imprese per sviluppare modelli di business più sostenibili e virtuosi
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Comunicazione • Bilanci e report di sostenibilità • Report d’impatto • Sviluppo del Manifesto ESG • Strategie di comunicazione ESG • Analisi dei Green Claims
About: MagNet Srl SB è il gruppo editoriale che, dal 2004 a oggi, si è imposto come leader nell’editoria trade sportiva in Italia, allargando negli anni la sua attività anche verso il mondo fashion, il pubblico finale, gli eventi B2B e B2C, oltre che nel settori della consulenza, talent acquisition, data & research. Già Società Benefit dal 2020 e parte del Global Compact delle Nazioni Unite dal 2021, MagNet nel 2022 ha ottenuto la certificazione B Corp.
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EVENTI
OLTRE IL BUSINESS The New Era: Business and Beyond. Questo il titolo dell’edizione 2023 dell’European Outdoor Summit. A sottolineare la necessità di guardare al di là dei numeri _ dalla nostra inviata Susanna Marchini
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l 28 e 29 settembre più di 200 business leader si sono riuniti a Berlino per l’annuale appuntamento con l’European Outdoor Summit. Quest’anno, il meeting si è svolto all’interno dell’eclettico Festsaal Kreuzberg, celebre locale dell’omonimo quartiere della capitale tedesca. L'evento è stato organizzato dall'European Outdoor Group (EOG) in collaborazione con il Bundesverband der Deutschen Sportartikelindustrie e.V. (BSI) ed è stato moderato da Margo de Lange (It’s Great Out There Coalition) e Keme Nzerem (Opening Up The Outdoors). Tra i partecipanti di quest’anno, rappresentate anche alcune aziende italiane tra cui Assosport, SCARPA, AKU, Garmont, Panorama Diffusion.
EUROPEAN GREEN DEAL L’European Green Deal è diventato la base per poter accedere al mercato EU. Le aziende che non saranno in grado di fornire dati effettivi e dettagliati sul proprio operato, rimarranno fuori dai giochi. Questi dati non servono solo per risultare conformi alle linee guida europee, ma anche per migliorare l’andamento del proprio business e mettere in moto una produzione più ponderata. Molte le iniziative messe in atto dai brand per fornire dei dati che confermino la riduzione del proprio impatto ambientale. Per esempio, il gruppo Kering con il mantra “avoid, reduce, restore, regenerate” ha messo in atto una strategia per cui entro il 2025 l’azienda avrà rigenerato e tutelato un’area di un milione di ettari, pari a sei volte quella impattata dalla loro supply chain. Mammut ha invece iniziato a collaborare con Climatework, una società svizzera che trasforma la CO2 aspirata dall’ambiente in rocce sotterranee.
UNA NUOVA EPOCA PER L'OUTDOOR? Il claim per l’edizione 2023 del summit sottintende quanto sia il momento per tutta
la industry di andare oltre il mercato e i fatturati, per guardare la bigger picture e occuparsi delle grandi sfide che coinvolgono tutti: incertezza, imprevedibilità del mercato, crisi climatica, cambiamenti drammatici. Durante le due giornate, si è cercato di affrontare queste tematiche calde in maniera collaborativa e non competitiva, spronando i partecipanti a contribuire al dibattito e lasciarsi ispirare dagli speaker. Il fitto programma della due giorni ha coperto una vasta gamma di argomenti: da come gestire il cambiamento trasformativo ai trend della vendita al dettaglio, dalla digitalizzazione all'intelligenza artificiale, e alla riduzione delle emissioni di carbonio, dall'imballaggio sostenibile al miglioramento dell'inclusione nella partecipazione outdoor. Oltre ad ascoltare i relatori esperti e a partecipare alle tavole rotonde, i delegati hanno avuto tempo di fare networking e continuare le conversazioni iniziate durante le sessioni.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E TECNOLOGIE Quanto il progresso tecnologico può supportare il miglioramento dell’outdoor industry? Alcuni esempi: Insaas.ai grazie all’intelligenza artificiale ha potuto definire quali siano i criteri di scelta di un brand da parte del proprio target tra cui il valore associato, la durabilità e le proprietà multiuso. Digitize the Planet ha raccolto tutte le norme delle aree verdi protette riconosciute nel mondo e le ha digitalizzate per rendere sostenibile l’aumento del turismo outdoor. Bleckmann ha sottolineato quanto un sistema Omnicanale consenta alle aziende di sfruttare meglio i dati e le analisi, di prendere decisioni basate su quest’ultimi e di ottimizzare le sue operazioni.
GLI HOT TOPIC DI QUESTA EDIZIONE L’organizzazione di quest’anno ha schierato molteplici personalità di spicco, sia
dell'industria dell'outdoor che di altri settori, che hanno fornito numerosi spunti di grande valore.
CIRCOLARITÀ "Se vogliamo raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, preservare il nostro ambiente naturale e rafforzare la competitività della nostra economia, la nostra economia deve diventare pienamente circolare”. Queste le parole di Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo responsabile per il Green Deal europeo. Philipp Meister dell’agenzia di consulenza sulla sostenibilità Quantis, ha enfatizzato quanto la circolarità non sia ancora abbastanza integrata nelle strategie aziendali, nonostante si stimi che queste iniziative aumentino i ricavi fino al 20%. Inoltre, è emerso che l’86% dei consumatori europei vorrebbe sapere quanto dura il prodotto che sta acquistando, ma non sa dove trovare le informazioni. Il 60% di loro, ripara o fa riparare i propri vestiti, ma non sempre questo servizio viene incentivato o erogato dal brand.
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RIBELLE RUN KALIBRA HT
DIALED IN HERO.
RIBELLE RUN KALIBRA HT è la scarpa dal fit perfettamente avvolgente per i runner che ricercano la massima precisione e stabilità sui terreni rocciosi e sconnessi.
SCARPA.COM
#MONTURAPEOPLE
#UNOMONTURA, UNO DI NOI Al via la web serie del brand, dedicata alle persone che ogni giorno decidono di far parte di questa grande famiglia, incarnandone valori e messaggi _ a cura della redazione
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n'azienda si racconta con i propri prodotti, ma anche attraverso le azioni virtuose a favore della sostenibilità e dell’educazione, della cultura e della solidarietà. Ma non solo. Un’azienda è fatta di persone che ci credono, fino in fondo. E ognuna di loro ha una storia, una visione che sogna di realizzare. Ed è proprio dalle parole e dalle storie delle persone a noi più vicine che siamo partiti per raccontare un modo di essere, di vivere, di identificarsi, di sentirsi #UnoMontura. Un viaggio quasi onirico alla ricerca di quelle strade che non vediamo anche se sono di fronte a noi, di quelle emozioni che proviamo ma che abbiamo paura di mostrare, delle montagne di cui non abbiamo mai raggiunto la cima e delle cime che invece non abbiamo mai lasciato. L’alpinista Fausto De Stefani, la giovane climber Laura Rogora, l’antropologo David Bellatalla, il velista Sergio Caramel, la viaggiatrice Caterina Borgato e l’esploratore Danny Zampiccoli hanno dato voce ai loro sentimenti, al mondo che rappresentano, al loro modo di essere #UnoMontura. Vestendo e calzando i prodotti Montura si entra a far parte di uno spirito, di una community che condivide valori quali il rispetto per gli altri e l'ambiente. Persone che sono in costante ricerca di un senso, di nuove strade da percorrere, di nuove emozioni da vivere.
nell’attività editoriale di Montura Editing, il laboratorio creativo e la “casa editrice” che identifica e distingue in maniera marcata l’azione quotidiana di Montura. Dove i libri vengono prodotti per assolvere alla loro azione primaria, di vettori della cultura; ma sempre affiancati da un’ulteriore funzione sociale: creare un “patto” tra donatore e ricevente, per sostenere insieme il progetto di solidarietà legato a ciascuna opera specifica. Dalla scuola nepalese alla tendopoli mongola, dai rifugi delle Ande peruviane ad altre attività in Italia ed Europa, c’è sempre un legame tra le persone. Prima di diventare una serie di video, #UnoMontura è dunque stata e continua a essere la collana editoriale di Montura Editing dedicata alle opere che mettono al centro la vita o un’attività di un ambassador o che sono il racconto in prima persona di un’avventura vissuta. Così, se nei primi anni hanno trovato spazio le vicende e le visioni di Manolo piuttosto che di Nives Meroi, in anni più recenti #UnoMontura ha accompagnato le pubblicazioni dei viaggi in bicicletta di Alessandro de Bertolini, le navigazioni di Enrico Tettamanti, le esplorazioni di Caterina Borgato. E altre storie che si possono scoprire sugli scaffali dei Montura Store o in occasione degli eventi sponsorizzati.
"Con la web-serie #UnoMontura raccontiamo attraverso le parole dei nostri ambassador un po' del nostro mondo. Non è e non rimarrà questa l'unica occasione per farlo. Coloro che già ci conoscono troveranno la conferma di un modo di lavorare appassionato e fuori dagli schemi; a coloro che ci scopriranno per la prima volta attraverso questa serie formuliamo il nostro più caloroso benvenuto, con l'invito a restare con noi”. Ciascuna puntata è identificata da un titolo, che sommato a tutti gli altri potrà concorrere a comporre una sorta di “lessico Montura”, con i termini che caratterizzano le persone che ruotano attorno a un ecosistema aziendale fatto di diversità nell’uguaglianza. Il concetto denominatore della serie è già presente da vent’anni
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NATURAL STRIDE SYSTEM
© Bergamaschi Francesco
#INSIDETHERACE
Louison Coiffet sul percorso della Grigne Skymarathon
Vivien Bonzi all’arrivo del Campionato Italiano 2023
BILANCIO IN CORSA DI UNA STAGIONE CHE SEMBRA NON FINIRE MAI Dopo UTMB e Tor Des Géants, il calendario delle competizioni è ancora ricco. Ma quali sono fino a oggi le gare e gli atleti che si sono distinti nelle varie discipline? _ di Maurizio Torri
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MAURIZIO TORRI Giornalista freelance, fondatore del sito sportdimontagna.com, fotoreporter e consulente di comunicazione per alcuni degli eventi più iconici dei settori trail, skyrunning e scialpinismo.
© Bergamaschi Francesco
ispetto ad alcuni anni fa, quando le gare podistiche in montagna cominciavano a fine marzo e terminavano a ottobre, oggi il calendario agonistico non conosce soste. Anche se il periodo invernale è meno caotico rispetto ai mesi più caldi dell’anno, per chi ama correre c’è solo l’imbarazzo della scelta. Al momento nel mirino vi sono ancora Golden Trail World Series Final, Trofeo Vanoni, Limone Skyrunning Extreme, Valle dei Segni Wine Trail, Trail del Cinghiale, Valtellina Wine Trail e molto altro. Preso atto che stilare un bilancio a “bocce ferme” risulta impossibile, proveremo a farne uno work in progress. Partiamo dal presupposto che, nonostante il proliferare di eventi di grande, media e piccola dimensione, il movimento delle corse in natura sembra godere di ottima salute. A livello di numeri il trail vince ovviamente per distacco su skyrunning e mountain running classic. Ma quali sono gli eventi e gli atleti che nel 2023 sono riusciti a distinguersi?
Nadir Maguet al traguardo della Limone Skyrunning sono Nadir Maguet per il record sopra citato, ma soprattutto perché in assenza di Davide Magnini sembra proprio non avere rivali in ambito nazionale. Al femminile stiamo vivendo un periodo non facile dove non si è ancora visto un importante ricambio internazionale. Per questo la nostra scelta ricade su Martina Cumerlato che non è ancora una big, ma ha dimostrato carattere e coraggio andando a sfidare le più forti nelle gare più prestigiose. A volte si è presa sonori schiaffoni, ma questa è la strada giusta se si vuole crescere. Brava!
TRAIL & ULTRA La Lavaredo Ultra Trail, per location, numeri e prestigio si conferma la gara più iconica in ambito nazionale; con i suoi 5.700 partecipanti provenienti da 89 nazioni è il simbolo del trail running in Italia. Sul
podio sale anche il Valtellina Wine Trail, a tutti gli effetti la seconda gara più partecipata in Italia con 3.500 atleti da 25 differenti nazioni e una lista d’attesa di runner che vorrebbero correrla davvero lunghissima. I numeri non sono così importanti per motivi logistici (330 km, più di 24.000 metri di dislivello), ma anche il Tor des Géants continua a suscitare un fascino incredibile su chi ama le long distance. A dirlo sono le presenze: più di 2.500 atleti iscritti da 80 nazioni. Gli atleti? Nesun dubbio, nessuna incertezza: Andreas Reiterer e Martina Valmassoi. Il primo ha ribadito la propria leadership in ambito nazionale con il quarto titolo tricolore consecutivo piazzandosi secondo ai mondiali di Innsbruck dopo una gara tutta all’attacco, la seconda è rientrata da un bruttissimo infortunio stampando la Transvulcania by UTMB e trascinando l’Italia in rosa verso una importantissima medaglia a squadre nelle gare iridate.
MOUNTAIN RUNNING Senza andare a porre ulteriori suddivisioni tra corsa in montagna classica e vertical race (specialità che non solo continua riscuote grandi consensi, ma che ci ha nel permesso di crescere talenti di indiscusso valore
come Tiziano Moia, Marcello Ugazio, Henry Aymonod, Andrea Elia...) per livello e internazionalità la gara che si è distinta maggiormente è senza ombra di dubbio il Trofeo Nasego. La Valle Sabbia non è Cortina d’Ampezzo e nemmeno Chamonix, portare sui sentieri bresciani il gotha mondiale della specialità è da encomio organizzativo... Chapeau. Se la gara con maggiore storicità e prestigio rimane il Trofeo Vanoni, quella che negli ultimi anni ha saputo farsi largo attraendo il giusto mix di campioni e amatori è il Kilometro Verticale Chiavenna Lagünc. Per quanto riguarda gli atleti la scelta ricade obbligatoriamente sui campioni italiani in carica: Cesare Maestri e Vivien Bonzi. Il primo è la bandiera italiana, il nostro punto di riferimento (anche se lo ammetto non scegliere un fuoriclasse forse meno continuo, ma dal potenziale incredibile come Xavier Chevrier non è stato facile), la seconda è una giovane dal grande talento e che ha tutte le carte in regola per raccogliere l’importante testimone di chi l’ha preceduta.
SKYRUNNING Grigne Skymarathon, Limone Skyrunning Extreme e Skymarathon Sentiero 4 Luglio promosse sul campo. Se le prime due sono state premiate dal ritorno nel circuito di Coppa del mondo, la terza è balzata alla
ribalta della cronaca grazie alla super performance di Nadir Maguet che è riuscito a demolire un record che sembrava intoccabile. Gli atleti italiani che maggiormente si sono distinti in questa disciplina
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Crazy girls in cresta sul Monte Bianco
LA PERFORMANCE TECNICA INCONTRA LO STILE FASHION Crazy è l’azienda italiana che crea abbigliamento da montagna che combina performance tecnica e stile fashion. Ho fondato Crazy nel 1989. Ero un’atleta di sci innamorata della moda e la mia idea folle, “crazy”, fu quella di creare il più innovativo abbigliamento da montagna che fosse tanto bello e colorato quanto performante. Crazy nasce per le gare di sci alpinismo, ma oggi è per tutti gli appassionati di
montagna che non hanno paura di farsi notare. Da sempre scelgo tessuti elastici e tecnologie per limitare il peso e il volume dei capi migliorando la libertà di movimento. Dimentica le giacche nere, noiose e ingombranti o l’abbigliamento alla moda che non è fatto per funzionare. Scopri l’abbigliamento fast and light che non sacrifica funzionalità o stile. Get Crazy, be Wild! Crazy Founder e designer
FOCUS TRAIL RUNNING
UN DNA DA GIGANTE Franco Collé ha conquistato per la quarta volta il Tor Des Géants. L’atleta Kailas ha siglato il record della gara battendo il suo stesso primato. Nessun segreto per lui, se non una buona dose di perseveranza, l’attrezzatura giusta e un po’ di fortuna _ di Cristina Turini
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on l’arrivo a Courmayeur alle 3:39 del mattino di quel 13 settembre in “sole” 66 ore, 39 minuti e 16 secondi, Franco Collé si è aggiudicato la vittoria del Tor stabilendo il record della gara e quello personale. E riprendendosi il suo scettro di Gigante dopo il ritiro dello scorso anno. Non era scontato, come lui stesso racconta, poiché è impossibile prevedere come reagiscono corpo e mente a una sfida di tale portata. Fino al Col de Malatrà, il vero traguardo “emotivo”. Dove la tensione si scioglie per lasciare posto alle lacrime, all’emozione e alla certezza di avercela fatta ancora una volta.
Il Tor è soprattutto una sfida psicologica. Hai affrontato gran parte del percorso insieme a Olivier sapendo che prima o poi uno dei due avrebbe staccato l’altro. Quando hai capito che non saresti stato tu a mollare?
Lo sapevo già dal primo passo. Sono un testone e ci provo fino all’ultimo. Correre con Olivier è stato importante per studiare bene l’avversario, i suoi punti deboli e quelli di forza. Il mio vantaggio sta nel riuscire a non dormire. Mi sono solo fermato cinque minuti a Champoluc, mi sono sdraiato imponendomi di riposare ma non ho dormito. Ho sempre dato il meglio di me nell’ultima parte della gara, riesco a tenere un ritmo altissimo fino alla fine. Ho aspettato che calasse la prestazione di Olivier per approfittarne e staccarmi da lui. Tanto che gli ultimi due colli finali li ho corsi in tranquillità.
Parliamo subito del Tor des Géants. Sembra che tu sia stato programmato per vincerlo…
Diciamo che è una gara che mi piace molto e che rispecchia le mie caratteristiche: mi sento abbastanza dotato per poter affrontare tutte quelle sfide che il Tor presenta, come la privazione del sonno, i dislivelli, la tecnicità del terreno.
Come e quanto si allena Franco Collé per vincere il Tor?
Tutti i miei allenamenti durante l’anno sono finalizzati al Tor. Durante l’inverno non corro quasi mai, pratico scialpinismo e lavoro molto sulla forza, necessaria per affrontare poi la stagione delle gare. Dopo l’inverno inizio con la corsa in montagna, aumentando gradualmente le distanze e i carichi di lavoro. Quest’anno la gara più lunga fatta in vista del Tor è stato il Cervino Matterhorn Ultra Race, 173 km e 12.000 m di dislivello, una prova fisica e mentale per testare le mie condizioni. Anche se poi non puoi mai essere sicuro di essere pronto per il Tor. Non è come quando prepari una maratona. Arrivi alla partenza di Courmayeur con mille punti interrogativi e non sai mai come possa reagire il tuo fisico. Ma il bello è che, oltre a tutta la preparazione che puoi fare, conta molto anche la fortuna e la mia storia lo ha dimostrato: o vinco o mi ritiro.
Il Tor, più di ogni altra importante gara di trail running, ti ha conquistato. Sarà per il tuo profondo legame con il territorio?
Il Tor passa davanti a casa mia e i primi anni, quando ancora non lo correvo, ero solito vedere questi atleti affrontare il percorso. E già mi affascinava molto. L’evento interessa tutta la Valle d’Aosta e la comunità lo vive allo stesso modo di chi lo corre: come una grande festa e un momento di profondo legame con la realtà circostante. Spessissimo le persone che incontro mi chiedono: “Farai il Tor anche quest’anno?”. Perché per loro non esiste altra gara. Perché non dovrei correrlo? Il Tor ormai è nel mio quotidiano e non potrei stare senza. Quando hai iniziato a correre questa competizione e cosa è cambiato da allora a oggi?
Tutto è iniziato nel 2012, quando mia sorella mi ha iscritto a mia insaputa. Quando me lo ha annunciato mi ha detto: “Secondo me puoi farcela!”. Fino ad allora avevo fatto scialpinismo e la montagna è sempre stata il mio elemento. Diciamo che non ero proprio improvvisato. Sono arrivato quinto. Un grande risultato per essere un debutto ed è stato amore a prima vista. Oggi non è cambiato quasi nulla se non il recupero. A 45 anni le mie prestazioni sono migliorate, ma i tempi di recupero si sono inevitabilmente allungati. Per tornare a essere competitivo ci vorrà qualche mese e dovrò ricominciare da capo con la preparazione atletica.
Quanto conta l’integrazione per affrontare una prova del genere?
Come l’allenamento e l’attrezzatura, anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale. Sono solo due le gare prima del Tor in cui faccio dei test e delle prove in tal senso, ma sono essenziali per perfezionare l’integrazione e capire come alimentarmi alle basi vita. Sono molto meticoloso sia nell’alimentazione che nell’idratazione. Mi preparo sempre molto bene con uno schema di tutto quello che devo ingerire scandito nel tempo, con pasti completi e una quantità minima di carboidrati da assumere ogni ora, per esempio. Altrimenti alla fine non ci arrivo.
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FOCUS TRAIL RUNNING
visti, mi sento molto migliorato non solo come atleta ma anche a livello La parte più bella è stato l’arrivo al Malatrà, dove mi commuovo sempersonale. Nell’ultimo mese poi è stato bellissimo incontrare atleti e pre. Ci sono arrivato in piena notte e con la pioggia. Pensavo di espersonaggi legati al brand di altre nazionalità, come gli Sherpa. Passere solo, che non ci fosse nessuno. Peraltro è un colle che faccio sare del tempo con loro è stato molto importante per me, per la mia sempre e solo in gara per scaramanzia, perché per me è la vera fine apertura mentale e per il mio arricchimento culturale. del Tor. In quel momento mi sono messo a piangere ed è stato magnifico. Solo dopo ho visto i Con quale modello di scarpe hai affrontato il Tor e quanto ti ha aiutato l’attrezzatura? fotografi e i videomaker che mi incitavano. Ma Ho corso con le Kailas Fuga EX3, il nuovo moè stato come se mi avessero prima lasciato un dello della stagione 2024. Mi sono trovato molpo’ solo con me stesso, per elaborare la fine di to bene. Utilizzavo già la versione precedente, questo bellissimo viaggio. ma queste sono state migliorate ulteriormente La parte brutta è stato il momento in cui avevo a livello di ammortizzazione e traspirabilità, lala vista offuscata. Mi è sembrato di rivivere il tragico momento della gara nel 2019, quando il mio sciando inalterata la suola Vibram Megagrip, sistema oculare era andato in tilt e mi sono dofondamentale per avere la migliore trazione su vuto fermare. Una condizione arrivata a cauogni tipo di terreno. sa dello stress provocato dai continui sbalzi di Un altro elemento importante che mi ha accompagnato lungo tutta la gara è lo zaino quota e dalla disidratazione. Ero disperato, temevo peggiorasse come quattro anni fa e per Fuga Air, brandizzato TorX, che è poi stato dato Kailas Fuga EX3 un momento ho visto andare in fumo un anno di a tutti i finisher mentre io ho potuto testarlo in anteprima. Ha un design incredibile, posso solo sacrifici. Invece poi alla base vita di Donnas mi dirti che in 330 km di gara non ho mai avuto bisogno di toglierlo perché hanno dato un collirio e dopo qualche ora la situazione è migliorata. avevo tutto a portata, oltre all’incredibile capienza data anche dall’eQuando vivi questi momenti, poi apprezzi ancora di più ogni istante lasticità dei tessuti. della gara. Raccontaci un aneddoto bello e uno un po’ meno di questo Tor.
Parliamo di Kailas: ormai è da un anno che sei legato a questo
Quali sono i tuoi progetti prossimi futuri?
brand. Vuoi fare un primo bilancio?
Innanzitutto devo recuperare le forze. Poi andrò a fare l’Oliena Sky Trail, una 50 km in Sardegna (mentre leggete la gara si è già svolta l’8 ottobre). In previsione c’è anche una gara in Thailandia dell’UTMB World Series e la Transgrancanaria a novembre. Poi partirò per la Cina con Kailas per affrontare un altro evento di trail running e per visitare l’azienda, un viaggio che abbiamo rimandato a causa della pandemia ma che finalmente si sta realizzando.
Prima di avvicinarmi a questo brand ho voluto provare tutto il materiale. Volevo essere sicuro, anche se l’attrezzatura di ottima qualità l’avevo già vista indossata dagli Sherpa che affrontano le montagne più alte del mondo. Ci tenevo a sposare questo progetto così ambizioso, che abbraccia una cultura diversa. Era quello di cui avevo bisogno per trovare la motivazione giusta in questa fase della mia vita. I risultati si sono
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Lo zaino Kailas Fuga Air, brandizzato TorX, che Franco Collé ha potuto testare in anteprima durante la gara
© Maurizio Torri
© Mauro Mariotti
FOCUS TRAIL RUNNING
Giulia Saggin
Daniele Nava
ADAMELLO ULTRA TRAIL DA RECORD La nona edizione ha registrato quattro nuovi best time e la storica tripletta di Manser. La prova regina è andata a Daniele Nava e a Giulia Saggin. Grande soddisfazione anche per gli sponsor Mico e SCARPA
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osticipata di una settimana causa maltempo, il principale evento di trail running del comprensorio Pontedilegno-Tonale si è concluso domenica primo ottobre con la partecipazione di oltre 500 atleti da 16 Paesi, a riconferma della crescente internazionalità. 250 volontari impegnati sul percorso e gestione impeccabile sono stati i punti di forza di questa nona edizione. Un turbinio di emozioni sui sentieri della Grande Guerra, con Giulia Saggin, Karola Rennhack e Barbara Bani che hanno fatto registrare i tre nuovi record di percorso sulle distanze da 170, 100 e 35 chilometri. Al maschile il vicecampione mondiale Andreas Reiterer ha saputo siglare, a sua volta, il nuovo tempo da battere sulla 35k. Attesissimo e favorito ai prono-
stici, lo svizzero Walter Manser non ha deluso, siglando una storica tripletta: è infatti il primo a portarsi a casa tre edizioni consecutive nella distanza intermedia da 100 km. Lacrime anche per il perseverante valtellinese Daniele Nava che, alla sua quinta partecipazione, si è finalmente messo in tasca la vittoria nella gara regina.
PA R O L A A I B R A N D stazione, dagli organizzatori ai volontari, con prodotti della nostra collezione. Per quanto riguarda gli atleti, invece, abbiamo pensato alla fornitura nei pacchi gara con prodotti che riteniamo perfetti per questa disciplina. In questa nuova edizione 2023 sono stati Marco De Gasperi inseriti ben tre prodotti: una calza specifica per il mondo trail, un intimo termico a mezza manica e una secondo strato, per i momenti pre e post performance. Per la vertical, nuova entrata della AUT 2023, abbiamo invece inserito nel pacco gara una calza a Compressione Oxi-jet. Da 10 anni Mico produce calze tecniche a compressione certificate dal Collegio Italiano di Flebologia, ciò significa che per ogni calza viene studiata la giusta compressione a seconda del suo utilizzo finale. In questa occasione è stata inoltre lanciata la campagna Never Ending Performance, tutta da scoprire. Marco: quello che facciamo non è “solamente” dare un contributo economico alla gara, ma anche cercare di portare valore anche attraverso i nostri atleti, al fine di far crescere e conoscere la gara anche all’estero. Purtroppo il nostro atleta inglese Simon Roberts, che era tra i favoriti al via, non ha potuto prendere parte quest’anno a causa dello slittamento di una settimana, ma siamo contenti di aver potuto contribuire ugualmente con la figura di Francesco Lorenzi, che si è posizionato secondo nei 100 km. Tra i prodotti portati a Vezza d’Oglio spicca certamente la Spin Planet, ideale per le lunghe e lunghissime distanze. È il nostro miglior progetto in tema di sostenibilità, essendo che ben del 25% del suo peso totale è costituito da materiali reciclati.
Giovanni Setti, amministratore e membro del cda di Mico – main sponsor Marco De Gasperi, brand manager SCARPA – sponsor tecnico Da quando sponsorizzate Adamello Ultra Trail e che valore ha per voi?
Giovanni: la prima sponsorizzazione risale al 2017 e da allora abbiamo sempre corso a fianco dell'Adamello Ultra Trail. Mico Sport, azienda bresciana nata nel 1970, è da sempre legata al mondo della montagna e da qualche anno anche al mondo del trail, per questa ragione una gara come questa, che si svolge proprio sulle montagne di casa, è stata l'occasione ideale per noi di farci riconoscere. Marco: sponsorizziamo l’evento dal 2020, cioè da quando è partito il nostro progetto legato al trail running. È una delle gare su cui abbiamo deciso di puntare per svariate ragioni: innanzitutto perchè è una realtà storica e con un gruppo di organizzatori di grande esperienza e coeso alle spalle, oltre a essere, a nostro parere, una delle poche grae ultra in Italia ad avere il potenziale per poter esplodere anche in ambito internazionale. Cosa che ci auguriamo accada presto. E con questo mi riferisco soprattutto alla distanza da 170 km, con paesaggi bellissimi e di alto valore storico e ambientale. In cosa consiste questo tipo di sponsorizzazione?
Giovanni: prima di tutto è una sponsorizzazione affettiva, abbiamo instaurato un rapporto di fiducia e amicizia con tutto lo staff, per questo siamo sempre felici di vestire tutte Da sinistra, il titolare di Mico le persone coinvolte nella manife- Alberto Cortinovis e Giovanni Setti
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© Maurizio Torri
_ di Tatiana Bertera
FOCUS TRAIL RUNNING
Simone Corsini
QUANDO LE PERSONE VALGONO PIÙ DI UN MARCHIO Simone Corsini, classe 1993, è un atleta di endurance e nella vita insegna in una scuola superiore. Tra gli ambassador Craft, è stato tra i primi a testare la Pure Trail _ di Cristina Turini
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Come riesci a conciliare passione e quotidianità, tra lavoro e un
ultimi mesi ho corso anche con le Nordlite Ultra per i lavori di qualità. Un modello da gara con piastra in carbonio che utilizzerò quest’inverno nella mezza maratona e nella maratona. Per l’off-road le ho provate un po’ tutte, comprese le ultime Pure Trail. Quest'ultime, insieme alle Endurance Trail, alle CTM Ultra Trail e alle Nordlite Ultra, sono i modelli che utilizzo di più, in base alle distanze che devo affrontare e al tipo di lavoro che devo fare. La Pure Trail è una scarpa diversa da quelle prodotte fino a oggi da Craft. Ottima per brevi distanze (fino ai 50 km) e per terreni molto tecnici, è adatta a chi cerca la performance. Avvolge il piede con una tomaia leggera e si sente che ha qualcosa in più: correndo si percepisce una maggiore reattività. Inoltre l’ampia superficie della piattaforma fornisce un’ottima stabilità sui percorsi più tecnici.
territorio che non ha un dislivello così “allenante”?
Quali saranno le tue prossime gare?
In effetti dal punto di vista del dislivello non sono così privilegiato. In genere vado a corre sul monte Cusna. Nulla a che vedere con le vette della Valle d’Aosta, ma meglio di niente. Per quanto riguarda gli impegni di lavoro, cerco di programmare le mie gare in base al calendario scolastico e non è sempre facile. Quest’anno il Tor des Géants, a cui avrei dovuto partecipare, è coinciso con l’inizio delle lezioni e non mi è stato possibile esserci. Cerco comunque di mettere tanti chilometri nelle gambe durante la settimana e mantenere una buona base aerobica per le gare di endurance. In inverno faccio qualche gara su strada per mantenere la velocità. Mi piace comunque correre tanto. Nelle settimane di carico arrivo anche a 200 km con 10/12mila metri di dislivello totale.
A fine mese andrò in Francia per correre la Nice Côte d’Azur by UTMB. Mi metterò alla prova sulla distanza di 115 km con 4.800 D+. In quell’occasione magari utilizzerò le Pure Trail, perché la prima parte del percorso è molto tecnica e diventa veloce sul finale. Dopodiché mi sposto sulla strada e a dicembre vorrei correre la maratona di Valencia.
o scorso 30 agosto, in occasione dell’UTMB, Craft ha presentato la Pure Trail, il nuovo modello del brand svedese dedicato all’offroad. La scarpa è il frutto di un progetto iniziato ben due anni fa al quale hanno partecipato attivamente anche gli atleti ambassador che, con i loro feedback, hanno contribuito al risultato finale, a quella che l’azienda definisce “la sua migliore scarpa da trail”. Tra di loro, anche l’atleta emiliano Simone Corsini, approdato nella famiglia Craft un anno fa. Lo abbiamo intervistato per avere un primo bilancio di questa collaborazione e, ovviamente, per conoscere le sue sensazioni sul nuovo modello.
PURE TR AIL Con la sua intersuola interamente in CR Foam, questa scarpa da trail premium offre ammortizzazione e stabilità con un ritorno d’energia esplosivo e con un peso
Come sei arrivato nel team Craft?
estremamente ridotto. Espressione massima del concetto
Ci sono arrivato grazie ad Artcrafts International. Prima, sempre con loro, ero ambassador HOKA. Un anno fa è arrivata l’opportunità di sposare questo progetto ed è iniziata l’avventura con Craft. Diciamo che in primis ho scelto di continuare a lavorare con Artcrafts, io come tanti altri atleti, perché, oltre a essere un team incredibile (e aver fatto un ottimo lavoro già con HOKA), ci relazioniamo con delle persone che non ci fanno mancare nulla. E questo fa davvero la differenza.
di semplicità evoluta, la Pure Trail mostra nell’area del mesopiede un rock-plate che ne massimizza la stabilità e la protezione. La suola è, inoltre, dotata di un battistrada a piena trazione disegnato per performare su un’ampia tipologia di superfici off-road. La tomaia è realizzata con un singolo strato di mesh TPU: ultraleggero, elastico e durevole. Un concentrato d’innovazione che offre ai trail runner performance e comfort ai massimi livelli.
Quali scarpe preferisci per i tuoi allenamenti e le competizioni?
Per le corse su strada ho usato molto le Pro Endurance Distance. Negli
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FOCUS ALPINISMO
OLTRE LE VETTE È andato in scena a Courmayeur l’evento organizzato da SCARPA con Hervé Barmasse. Davanti a una ricca platea, l'alpinista ha parlato delle sue spedizioni, ma anche di tutela dell’ambiente _ di Pietro Assereto
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ppassionati di alpinismo e giornalisti specializzati si sono riuniti per un evento presso la stazione intermedia della funivia del Monte Bianco, in località Pavillon. È stato organizzato da SCARPA per celebrare il rinnovo della partnership con Skyway e la lunga e fruttuosa collaborazione con l'alpinista di fama internazionale, Hervé Barmasse. La partnership tra il calzaturificio e Skyway Monte Bianco porterà a Courmayeur, nei prossimi tre anni, alcuni eventi istituzionali e sportivi del brand di Asolo. La nuova cordata nata ai piedi del massiccio unisce la tradizione delle calzature made in Italy di SCARPA con l’eccellenza dell’ingegneria di Skyway Monte Bianco. Due realtà che condividono il valore della montagna e il rispetto dell’ambiente alpino e del suo fragile ecosistema. Di fragilità ambientale ha parlato anche Barmasse, carismatico narratore in grado di catturare assiduamente l’attenzione dei suoi interlocutori. Durante l’evento ha illustrato il suo legame con SCARPA, paragonandolo a una famiglia: momenti di gioia, duro lavoro, discussioni e divergenze. Con un unico obiettivo: raggiungere l'eccellenza senza compromessi. Ma cosa rende così speciale questa collaborazione? L’alpinista ha svelato il processo di comunicazione tra lui e gli artigiani di SCARPA, mettendo in luce quattro elementi chiave nella costruzione delle calzature da montagna: la leggerezza, la versatilità, la protezione e il comfort. La leggerezza si erge come pilastro principale, dimostrando che anche i dettagli più piccoli sono importanti. In particolare, ha condiviso un episodio memorabile che coinvolge il primo Ribelle, uno scarpone leggero per alpinismo dinamico concepito per medie quote. Nonostante le opinioni contrarie di tutto lo staff aziendale, Barmasse lo ha portato in cima a un 8000, lo
Shisha Pangma nel 2017, dimostrando così la sua determinazione.
“Quando si è felici non c’è obiettivo che non si possa raggiungere, non c’è ostacolo che non si possa superare, non c’è sogno che non si possa realizzare” Hervé Barmasse L’alpinista ha poi raccontato la bellezza della montagna e l’amore per le sfide in alta quota: “Correndo dei rischi ho compreso il reale valore della vita.” Durante il suo discorso ha rilevato la sua personalità unica, trasmettendo un messaggio di equilibrio tra il dare e il ricevere, nella vita come in montagna. Da qui si è spostato sulla responsabilità, toccando temi legati alla sua esperienza personale e sensibilizzando i presenti rispetto alle tematiche legate alla sostenibilità ambientale: “Oggi l’Everest, la montagna più alta del mondo, è anche una montagna di spazzatura, per via del fenomeno dell’alpinismo di massa. Lassù si trovano km e km di corde in nylon abbandonate, con conseguente accumulo di microplastiche in una misura paragonabile a quella presente negli oceani. Io credo che un altro modo di scalare le montagne sia possibile”.
SINERGIE VIRTUOSE L’incontro, moderato dal giornalista sportivo Luca Castaldini, ha visto gli interventi del presidente di SCARPA Sandro Parisotto e dell’AD Diego Bolzonello, che hanno sottolineato la comunanza di valori tra l’azienda e Barmasse, divenuto di recente sustainability ambassador del brand di Asolo, e l’impegno di SCARPA verso un modello di business il più possibile rispettoso dell’ambiente e della società. All’evento ha preso parte anche Federica Bieller, presidente di Skyway Funivie Monte Bianco. Da sinistra, Luca Castaldini, moderatore; Diego Bolzonello, AD SCARPA; Sandro Parisotto, presidente SCARPA e Hervè Barmasse
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FOCUS ALPINISMO
AL DI LÀ DEL RECORD Kristin Harila: rendere possibile l’impossibile. Un primato per avvicinare ogni donna all'alta quota _ di Francesca Cassi
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ristin Harila, norvegese Sami classe 1986, ambassador Osprey, il 27 luglio scorso ha rubato il record di velocità sui 14 Ottomila a Nirmal Purja, mettendoci tre mesi e due giorni a scalare tutte le vette più alte del mondo – contro i sei mesi e sei giorni di Nimsdai. Ma si è anche posta un altro obiettivo al limite dell’impossibile: rendere l’alpinismo uno sport egalitario, in modo che le donne possano viverlo ed esservi rappresentate allo stesso modo degli uomini. Come? Ce lo siamo fatti raccontare con qualche domanda.
Kristin Harila in partenza per lo Shisha Pangma
Ciao Kristin. Per cominciare, com’è nato il progetto?
2021 e il 2022, molti 6000 e 7000, mi hanno aiutata. In Norvegia mi sono
Mi è sempre piaciuto stare fuori e fare attività all’aperto, anche se in realtà non ho mai praticato alpinismo fino al 2015 – l’anno in cui ho scalato il Kilimangiaro. Non è stato facile, ho avuto problemi con l’altitudine, ma è stata un’esperienza incredibile che mi ha fatto rendere conto che avevo necessità di passare più tempo fuori. Così, nel 2019, mi sono licenziata, ho preso un anno sabbatico e sono partita per il Nepal. Lì, ho visto l’Everest e ho semplicemente deciso che l’avrei scalato.
allenata a stare fuori diversi giorni di fila affrontando itinerari molto duri. Volevo davvero farlo e fin dall’inizio ho creduto profondamente che sarei arrivata su tutte le cime. Tuttavia non penso che il record sia così importante – almeno, non lo è per me: lo è adesso, per cambiare qualcosa, perché dopo il record è più facile rendere questo sport più egalitario. Il significato che posso dargli sta nel fatto che lo condivido con Lama (Tenjen Lama Sherpa, ndr). Per lui e per gli altri sherpa è importante avere il record all’interno dello Sherpa Team. Tutti, sugli 8.000, dipendono dal loro lavoro.
Come ti sei approcciata alla montagna più alta del mondo?
Intanto ho dovuto, come tutti, fare i conti con la pandemia. Nel 2020 mi è stato impossibile partire e sono rimasta in Norvegia ad allenarmi. Finalmente, nel 2022, ho visto i primi risultati: ho scalato in meno di 12 ore l’Everest e il Lhotse. Dopo quest’impresa mi trovavo a Katmandu e mi sono resa conto per la prima volta che l’alpinismo non è uno sport equo. Stavo cercando del materiale per le spedizioni e non sono riuscita a trovare una tuta della mia misura: erano tutte taglie da uomini e anche la più piccola mi stava molto grande. Ho notato che anche i brand internazionali producono tendenzialmente vestiti per uomini – facendo così passare il messaggio che le donne possono fare trekking, ma l’alpinismo d’alta quota è riservato al genere maschile. Questi stessi brand supportano al 90% solo atleti maschi, e anche quando sponsorizzano donne, queste vengono pagate molto meno – me compresa.
Da chi è composto il tuo team?
Intanto, come anticipato, condivido il record con Lama – il miglior sherpa che si possa immaginare. Mi è sempre rimasto accanto. Io non parlo nepalese, lui non parla inglese, però ci siamo capiti fin dall’inizio. È fondamentale in un progetto come questo, per vivere in sicurezza la montagna con un team di cui ti fidi. Sulla maggior parte delle cime eravamo solo Lama e io, con il nostro cameraman che a sua volta era accompagnato da uno sherpa. Su altre, dove c’era più lavoro da fare con le corde fisse e i campi, avevamo altri sherpa – ma non siamo mai stati più di cinque. Non posso non menzionare il team nepalese che dai campi base si è sempre occupato delle previsioni meteo e della logistica generale, così come il team che ho in Norvegia – non ce l’avrei fatta senza di loro.
Da quel momento come ti sei mossa per risolvere questo problema e per affrontare il record?
Intanto ho dovuto farmi fare una tuta su misura a Katmandu. Ed è solo uno dei paradossi di questo sport. Per esempio, nel mio gruppo sull’Everest tutte le donne hanno raggiunto la cima, cinque su cinque; mentre degli uomini solo sei su quattordici. Nel complesso le donne erano molto più preparate mentalmente e fisicamente, mentre gli uomini avevano quasi la tendenza a sottovalutare l’impresa, dicendosi che ce l’avrebbero fatta e basta. Riguardo al record, invece, sapevo bene cos’aveva fatto Nims nel 2019 e la risonanza che aveva avuto. Così, quando mi sono chiesta: come posso cambiare le cose?, la risposta è stata semplice: dimostrando qualcosa. Ho scelto un record inequivocabile proprio per dimostrare quanto può essere forte una donna. Kristin sul Gasherbrum I Come ti sei allenata e in che modo hai mantenuto la motivazione?
Ci parli invece della partnership con Osprey?
È un brand molto forte: per progetti come il mio l’attrezzatura è la cosa più importante, dobbiamo sentirci a nostro agio e sicure. Da questo lato, la cosa fondamentale per me è che la maggior parte delle collezioni di Osprey presenta modelli uomo e donna, in quanto la muscolatura e la forma fisica sono diverse. Come accennavo prima, produrre collezioni solo da uomo implica che gli uomini siano più importanti. Non lavorerei con un brand che si comporta in questo modo, ed è uno dei problemi principali in questo settore. Lo zaino utilizzato per questa spedizione è Ariel Pro 65L, un modello resistente e dalle ottime performance. Le donne che hai incontrato durante le spedizioni riscontrano i tuoi stessi problemi? Si tratta di un ambiente ri-
con zaino Ariel Pro 65L di Osprey
cettivo riguardo questo tema?
Le montagne che ho scalato tra il
Ho conosciuto molte donne e sia-
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FOCUS ALPINISMO
Kristin con gli Sherpa verso il Nanga Parbat
mo tutte d’accordo. Ho trovato anche molto supporto soprattutto dagli uomini. La maggior parte concorda che sia necessario risolvere questi problemi. È un buon ambiente per discuterne ed è importante capire insieme perché non si tratta di uno sport paritario e cosa possiamo fare a riguardo. Posso dire che è facile per me usare il record per chiedere ai brand di rappresentare molto di più le donne. Quale consiglio daresti a chi non può scalare gli 8.000 come te, ma vuole fare qualcosa nel quotidiano?
Direi che è importante agire tutte insieme e non accettare le ingiustizie di tutti i giorni. Guardando indietro, mi sono resa conto che io stessa ho accettato troppe cose in passato, nel mio lavoro come in altre situazioni. Quello che posso dire: quando si sente che qualcosa non funziona, bisogna dirlo. Se qualcosa ci sembra ingiusto, se non siamo sicure, è bene parlarne, condividere le nostre impressioni con chi ci sta vicino. Non dobbiamo avere paura di lamentarci e di farci valere. Parliamo invece di cambiamento climatico e inquinamento. C’è consapevolezza di questi problemi? Come si sta muovendo la community alpinistica per affrontarli?
Ho visto un grande cambiamento negli ultimi anni. Prima solo alcune persone ne parlavano, e solo ogni tanto. Oggi, fortunatamente, ne parliamo tutti i giorni. Su quello che possiamo fare, però non è così semplice definirlo. Le montagne sono lì, e finché lo saranno continueremo a scalarle. Bisogna capire come possiamo farlo nel futuro e cambiare il modo in cui lo facciamo. Ci sono già molte organizzazioni e molte persone attive a riguardo. L’obiettivo è spargere la consapevolezza e far capire che dobbiamo fare tutti qualcosa. Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Certamente ci saranno un libro e un film, e ne sono entusiasta. L’obiettivo principale di entrambi sarà di portare consapevolezza sul tema parità. Poi, insieme al mio team, portiamo avanti altri due progetti: il primo, ambientale – come cambiare il modo in cui scaliamo le montagne senza impattare troppo; e il secondo, riguardo la sicurezza. Abbiamo vissuto l’incidente sul K2 e abbiamo registrato nel 2023 il più alto numero di incidenti sull’Everest: è palese il bisogno di più consapevolezza. Tutti gli alpinisti devono sapere chiaramente quello a cui vanno incontro ed essere preparati al meglio.
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UP FOR ANYTHING
FOCUS CLIMBING
Barbara Zangerl e Jacopo Larcher
PASSIONE FIAMMANTE La storia della salita in libera di Eternal Flame degli atleti La Sportiva Jacopo Larcher e Barbara Zangerl è la protagonista della rassegna Reel Rock Italia. Ce la racconta Babsi, la prima donna a chiudere la via _ di Sara Canali
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unedì 25 settembre, il cinema Anteo City Life di Milano ha ospitato la tappa zero del Reel Rock Italia, la rassegna di corto e medio metraggi a tema arrampicata, che si sviluppa in 20 tappe distribuite nelle principali città italiane. Anche nel 2023, La Sportiva si è confermata main sponsor dell’evento che quest'anno ha proposto tre film: Burning the Flame, DNA e Resistance Climbing. Protagonisti della première milanese sono stati Jacopo Larcher e Barbara “Babsi” Zangerl, atleti del brand della Val di Fiemme che, attraverso il lungometraggio “Burning the Flame”, hanno raccontato la storia della loro salita in libera di Eternal Flame (VI 7c+ [5.13a], 650 m), sulla parete sud della Trango Tower (6.240 m) nel Gruppo Trango del Karakorum, in Pakistan. Questa via, conclusa il 23 luglio 2022 dalla coppia di climber dopo sei giorni di studi e tentativi, si sviluppa in 24 tiri per 650 m. Si tratta di una delle vie lunghe più complesse sopra la quota dei 6.000 m, a cui si aggiunge la difficoltà tecnica di condizioni metereologiche poco favorevoli, che rendono la scalata della Torre del Trango accessibile solo per una piccola finestra temporale annua. Parla Barbara Zangerl, la prima donna a essere riuscita nell’impresa.
abbiamo cominciato ad arrampicare insieme, completandoci a vicenda con i diversi background sportivi che avevamo. Come mai avete scelto proprio quella via?
Perché quando vedi le foto della Trango Tower su internet ne resti impressionato. È il sogno di ogni climber riuscire a scalare questa torre, esteticamente è incredibile da vedere. Una sorta di fiamma circondata da montagne. Abbiamo pensato che avremmo dovuto andare a vedere dal vivo questo incredibile panorama. Abbiamo letto su un magazine dell’impresa di Kurt Albert, Wolfgang Gullich e Christof Stiegler che per primi hanno liberato la via e ne siamo stati ispirati. Inizialmente pensavamo di salire dal Kurdistan perché la partenza è posizionata in basso, ma poi il Covid ci ha impedito di viaggiare e l’anno dopo abbiamo deciso di andare direttamente in Pakistan. Come hai vissuto il fallimento della prima volta?
Per me la prima volta, anche se abbiamo fallito l’obiettivo, è stato uno dei viaggi più belli della mia vita. Essere in Karakorum circondati dalle montagne più alte del mondo, essere ai piedi del K2 già lo consideravo una cosa incredibile. E poi il Paese stesso è stato una grande sorpresa, anche se molti mi avevano messo in guardia, descrivendolo come un luogo pericoloso. Ho trovato invece un’accoglienza incredibile che mi ha fatto riflettere come si possa essere dignitosi e felici anche con poco.
Cosa volevate raccontare in Burning The Flame?
Si tratta del film sulla nostra spedizione in Pakistan, dove io e Jacopo ci siamo recati per due anni consecutivi nel tentativo di conquistare la salita in libera dell’Eternal Flame. La grande sfida era quella di riuscire ad arrampicare ad altezza elevata. Ci abbiamo provato una prima volta nel 2021 e poi ancora nel 2022. Non avevamo mai provato ad affrontare un obiettivo come questo e non sapevamo cosa aspettarci, come avrebbe reagito il nostro corpo. Cosa non ha funzionato nella spedizione del 2021? Siamo rimasti cinque settimane in Pakistan: servono sette giorni solo per arrivare al campo base, se tutto va bene. Stessa cosa per acclimatarsi, andando su e giù sulle vie per abituare il corpo all’altitudine. Solo dopo si può pensare di cominciare ad affrontare la sfida, ma ovviamente è necessaria una finestra di condizioni metereologiche buona, cosa che non abbiamo mai trovato nelle settimane successive. Nel 2022 cosa è cambiato? Abbiamo fatto la stessa cosa, stesso iter, arrivando al campo base con 100 chili di materiale, tra attrezzatura, cibo e abbigliamento. E questa volta le condizioni atmosferiche ci hanno sorriso, con otto giorni di bel tempo. Ci abbiamo impiegato sei giorni a portare a compimento il nostro obiettivo.
Come vi siete approcciati alla seconda spedizione?
La seconda volta, siamo arrivati in Pakistan con dei sentimenti contrastanti. Eravamo consapevoli del fallimento dell’anno prima. Quando siamo arrivati, l’incubo sembrava ripresentarsi: ci hanno detto che la finestra di bel tempo sarebbe durata solo due giorni, che ovviamente non sarebbero mai bastati per permetterci di raggiungere l’obiettivo. Noi però abbiamo pensato di cogliere ogni minima occasione ci fosse capitata e di arrivare fino a dove saremmo riusciti, quindi siamo partiti lo stesso e abbiamo passato ogni singolo giorno senza sapere se la mattina seguente avremmo potuto continuare. Alla fine però abbiamo avuto ragione. Sei stata la prima donna a chiuderla. Come ti fa sentire?
Per me è stata una cosa incredibile soprattutto perché ho scoperto di soffrire l’altitudine. La notte dormivo poco e quando mi svegliavo, mi sentivo male, forti mal di testa, nausea continua, non mangiavo e questo mi portava ad essere davvero esausta alla sera. Continuavo ad andare avanti, giorno dopo giorno, sempre con meno energia. È stata durissima. Per fortuna quando arrampicavo tutto questo passava, era l’unico momento in cui stavo bene, mentre quando mi rilassavo tornava tutto. Dopo il primo giorno, pensavo che non avrei potuto continuare l’ascesa, ma per fortuna Jacopo stava bene, non soffriva come me e mi dava una grande forza per continuare. È grazie a lui che sono riuscita ad andare avanti e riuscire a fare quello che ho fatto. Quindi sì, è stata un’impresa grande che mi rende orgogliosa come donna, ma soprattutto come parte della coppia.
Da dove arriva il tuo amore per l’arrampicata?
Ho iniziato a 14 anni, ora ne ho 45! È stato mio fratello a portarmi nella palestra vicino a casa e ho iniziato subito con il bouldering che ho praticato per i primi sei anni. Poi ho avuto un infortunio alla schiena e ho cominciato ad arrampicare con la corda. Ho fatto un po’ di gare, ma non era il mio mondo. Poi undici anni fa ho incontrato Jacopo a Melloblocco e da allora
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FOCUS CLIMBING
CHI PIÙ IN ALTO SALE... ...più a lungo sogna. Questa è da sempre la filosofia di Kong e del suo fondatore Marco Bonaiti. Il modo migliore per farlo? Il Kong Open Day, per vivere a pieno l’universo del brand _ di Francesca Cassi
C
on entusiasmo e tante novità: così è tornato il Kong Open Day dopo tre anni di assenza. L’evento, svoltosi a Monte Marenzo il 23 settembre scorso, è stato graziato dalle forti piogge che hanno colpito le zone limitrofe e ha potuto accogliere regolarmente tutti gli appassionati di ogni età e gli ospiti d’eccezione. Un’immersione nel mondo e nella filosofia del brand, che dal 1830 produce attrezzatura per il mondo verticale.
che un foodtruck di specialità emiliane e tanta musica con un dj set dedicato. SNEAK PEEK Inoltre, come ogni anno Kong ha aperto le porte del proprio stabilimento consentendo a ben 18 gruppi di visitare la produzione e facendo così assistere tutti gli appassionati e i curiosi alle varie fasi di pro-
SPERIMENTARE, CONOSCERE, IMPARARE Tante le attività e gli ospiti che hanno reso questa
giornata unica. L’arrampicata è stata sicuramente la protagonista dell’evento. Una parete dedicata al boulder – che per quest’edizione ha sostituito l’arrampicata su corda – e una gonfiabile gestita da Gonfiabilandia hanno permesso a tutti, anche ai più piccoli, di provare l’emozione della verticalità in tutta sicurezza. Ma non solo arrampicata: i bambini presenti hanno anche avuto l’occasione di cimentarsi, grazie ai volontari di Firefit, in diversi percorsi di abilità a tema Vigili del Fuoco. Ai più coraggiosi è stato rilasciato anche un attestato finale. E ancora emozioni grazie all’Associazione Slackline Brescia che ha gestito le slackline. Grande spazio ha anche avuto la tematica del soccorso. I cani da salvataggio della SICS (Scuola Italiana di Cani da Salvataggio) hanno intrattenuto il pubblico con dimostrazioni e coreografie. La flotta, composta da ben 12 cani, si è prestata poi a più simulazioni di soccorso con sollevamento da terra fino a cinque metri. Il tutto è stato reso possibile dalla struttura polifunzionale situata all’interno dell’azienda. I simpatici amici della SICS erano tutti dotati di materiale fornito da Alp Design, uno dei brand di proprietà Kong – azienda specializzata nella produzione di imbraghi per cani da soccorso. A completare la giornata an-
duzione e ai test di collaudo finali. Anche Jungle Raider Park e il Parco Speleologico miniere di Dossena hanno presentato i loro servizi e le loro iniziative nelle aree loro dedicate. Non potevano mancare, infine, gli ambassador Kong: Matteo Della Bordella, legato al marchio già da tanti anni, e la new entry Valentina Airoldi. Quest'ultima, classe 2005, gareggia nella specialità lead ed è entrata a fare parte del team come volto ufficiale della linea outdoor Lario, lanciata ad agosto sul mercato. Già atleta dell’ASD Ragni di Lecco, ha iniziato ad arrampicare all’età di sei anni e nell’ultima stagione si è distinta per i suoi risultati a livello nazionale (le finali in Coppa Italia e Campionato Italiano Senior) e internazionale (bronzo in Coppa Europa giovanile U20). Per chi non ha potuto esserci, l’appuntamento è al 2024, per un’altra giornata all’insegna della scoperta insieme a Kong.
Guarda il video con gli highlight della giornata inquadrando il QR Code
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GET GET
READY READY READY
GET GET GOING GET GET
EXPERIENCE
PERFORMANCE RESPONSABILE Siamo andati nella sede europea di Gore-Tex in Germania a scoprire le grandi novità del brand a tema sostenibilità. Senza dimenticare di testare le nuove membrane _ dalla nostra inviata Susanna Marchini
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volumi globali di abbigliamento prodotto fino al 2030 (grafico a fianco). eldkirchen-Westerham è un nome difficile da pronunciare, suona come un antico incantesimo. È effettivamente un luogo dove, tra Tuttavia, per quanto sia lampante che un uso più prolungato dei capi sia pascoli e grandi cascine di legno, succede qualcosa di surreale. Il un fattore importante per ridurre l'impatto sul clima, non è ancora stato 4 ottobre siamo stati invitati insieme ad altri 30 giornalisti di tutta Europa per possibile fornire una definizione formale o strumenti di misurazione della saperne di più. In questa località a pochi chilometri da Monaco di Baviera durabilità dei prodotti. Gore-Tex nel suo impegno climatico si è quindi imbarcata in un infatti, si trova la sede europea di Gore-Tex che con i suoi laboratori di progetto ambizioso: individuare una misurazione comune attraverso ricerca e sviluppo si occupa da anni di tessuti tecnici con degli standard un protocollo di test di laboratorio e un partner al limite dell’irraggiungibile. Tutto ciò che accade scientifico, in questo caso lo Sports Tech tra le mura dell’imponente edificio dove siamo Research Centre della Mid Sweden University. stati ospitati, si basa su scienza, sperimentazione Al momento, sono già stati testati 16 modelli di ed esperienza per sbloccare nuovi livelli di gusci provenienti da brand diversi con livelli prestazione ed eccellenza. Non solo, da un po' differenti di impermeabilità e traspirabilità e i di tempo è stato inserito in azienda un nuovo risultati si sono rivelati positivi. mantra che è diventato il cuore della mission del marchio: il concetto di responsible performance. EPE: UNA RIVOLUZIONE NECESSARIA Un principio che racchiude la determinazione E per quanto riguarda la realizzazione di del brand nel portare avanti il suo impegno per nuove membrane più sostenibili? Con oltre la sostenibilità con la stessa passione con la quattro decenni di ricerca ed esperienza quale lavora alle prestazioni dei suoi prodotti. a stretto contatto, è stato scoperto come il Ma come si possono conseguire degli obiettivi polietilene (PE) potesse essere ampliato per di sostenibilità, se il core del proprio business è Marie Mawe, sustainability stakeholder creare un materiale ePE microporoso. Questa basato sulle membrane sintetiche? engagement director, divisione tessuti di Gore nuova membrana è più leggera, più sottile LA STRATEGIA VERSO LA CARBON NEUTRALITY ma resistente, e ha un impatto decisamente ridotto sulle emissioni Gore-Tex ha un piano, un piano molto ben definito. Entro il 2030, l’azienda di carbonio. Inoltre, è priva di PFC. A partire da questa stagione si è prefissata di raggiungere due importanti traguardi. Il primo riguarda autunnale, più di 15 marchi a livello globale lanceranno dei capi per l'outdoor e il lifestyle prodotti con questo materiale. Patagonia, Nørrona la propria carbon footprint: ridurre le emissioni provenienti sia dagli uffici e Mammut lanceranno i primi modelli con la stessa membrana anche che dai centri produttivi del 60%, diminuendo il consumo di energia e passando a fonti di energia rinnovabili. Il secondo, riguarda anche i per prodotti per usi finali più impegnativi, come il freeride e l’alpinismo propri prodotti: ridurre del 35% le emissioni provenienti dalla produzione ad alta quota. di tessuti e membrane. Quindi, nell’impossibilità di creare un prodotto riciclabile e meno sintetico, Gore-Tex ha deciso di lavorare su due grandi temi: collaborare con dei fornitori che abbiano un impatto più contenuto e allargare il portfolio dei loro prodotti, puntando tutto su un’importantissima qualità: la durabilità. TIMELESS DESIGN La durabilità sta diventando una parte fondamentale delle conversazioni
sulla sostenibilità e sulla circolarità. La produzione di prodotti durevoli è un modo più che efficace per ridurre il proprio impatto ambientale. Marie Mawe, sustainability stakeholder engagement director della divisione tessuti di Gore, ci ha riassunto in pochi, semplici concetti, uno spaccato sulla situazione attuale e i suoi problemi. Produciamo più vestiti, meno durevoli, e li usiamo meno. Ciò comporta un aumento dell'uso improprio delle risorse, dei rifiuti, dell'inquinamento e del riscaldamento globale. Inoltre, l’Unione Europea prevede un aumento del 60% dei
Fonte: A New Textiles Economy, Ellen MacArthur Foundation, 2017
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URBAN OUTDOOR
LA CITTÀ ESPLORATA Un trekking alla scoperta delle vie meneghine: questa l’iniziativa promossa da LaMunt per una fruizione inedita dei luoghi che conosciamo ma che, forse, abbiamo smesso di vedere _ di Sara Canali
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a sensazione è quella di disconnettersi dalla propria frenesia quotidiana per entrare in contatto con il luogo che chiamiamo “casa”. È quello che abbiamo provato durante la sessione di trekking urbano promosso da LaMunt per le vie di Milano, alla scoperta sia di angoli nascosti della città, sia di edifici che, anche se conosciuti, sono stati visti sotto una nuova luce grazie alle parole di una guida preparata e coinvolgente. Un cambiamento di paradigma rispetto alla convinzione che, per ritrovare il proprio benessere, sia necessario andare lontano, in luoghi isolati e dispersi. La camminata di cinque chilometri nel centro meneghino ci ha permesso di ripercorrere strade conosciute, prendendo il tempo di alzare gli occhi e guardarci intorno, fermarci, avvicinarci e toccare con mano. Il punto di ritrovo è Palazzo Reale dove abbiamo preso il tempo di prepararci all’ascesa dei 251 gradini per 100 metri di dislivello che portano sulle terrazze del Duomo, un paradiso figurato in cui germogliano fiori di pietra e vivono più di 3.000 statue. Da qui il centro cittadino ha un aspetto diverso, è come osservare dall’alto un brulicare frenetico che, all’improvviso, smette di appartenerci. Siamo nella città fisicamente senza esserlo mentalmente e questa è la sensazione che ogni appassionato di trekking cerca nelle sue escursioni in alta quota. La seconda
ascesa ci ha portato invece sulla cima della Torre del Circo, campanile della chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore alta circa 80 metri e accessibile percorrendo 110 gradini partendo dal museo archeologico di Milano. Si tratta della parte meglio conservata del circo di epoca tardo imperiale e ci ha permesso di dare un nuovo sguardo sullo skyline della città prima di tornare nella basilica di San Maurizio, un gioiello decorato in ogni suo angolo per una visione d’insieme di grandissimo impatto visivo. E ancora, le cinque vie, Santa Maria Podone, Piazza Borromeo e il suo palazzo, il giardino Castellini e Santa Maria alla Porta: un’esplorazione vera e propria che ha unito l’atto del camminare con la scoperta e la riappropriazione dei luoghi che ci appartengono. In una mattina, siamo riusciti a visitare una porzione limitata del capoluogo lombardo ma, al contempo, abbiamo attraversato tempo ed epoche differenti, compiendo un viaggio temporale ancora prima che spaziale. La visita si è conclusa con un light lunch al settimo piano dell’ISSEI Rooftop di Santa Sofia, del Radisson Hotel. L’abbigliamento LaMunt della SS 23 è stato il nostro compagno di viaggio, ideale anche per un utilizzo cittadino nonostante la tecnicità dei suoi capi per un look che non sacrifica il comfort e capace di valorizzare il corpo femminile.
UN BRAND, MILLE(T) EMOZIONI L'ambassador Marco Camandona racconta la Spedizione Valdostana in Himalaya e il Millet Tour du Rutor Extreme. Per un’immersione nell’universo del brand e nella sua filosofia _ di Francesca Cassi
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ell’immaginario comune, la scalata di un ottomila è un gesto solitario: quello dell’alpinista al culmine della sua forza, della sua tecnica e della sua esigenza, da solo contro la montagna impossibile. L’ambiente ostile, nonumano, richiede una precisione assoluta, un’attrezzatura impeccabile e, soprattutto durante l’ascesa, non lascia spazio a una dimensione collettiva. Tuttavia Marco Camandona, guida alpina e ambassador Millet, se durante la sua ultima spedizione himalayana era sicuramente ben equipaggiato, di certo non era da solo. Il suo racconto, giovedì 5 ottobre, presso il nuovo store Millet di Torino, ci ha trasmesso l’importanza per qualsiasi alpinista di avere al suo fianco dei solidi compagni di cordata sui quali poter contare. La Spedizione Valdostana del luglio 2022 ha conquistato ben tre vette – Nanga Parbat, K2 e Broad Peak. Camandona ha messo insieme un team d’eccezione: oltre a lui, Roger Bovard, François Cazzanelli, Emrik Favre, Jerome Perruquet e Pietro Picco. Lo stile? Rigorosamente alpino: senza ossigeno supplementare, meno campi possibile, dislivelli elevati e riduzione al minimo del numero di ore passate in quota. La spedizione ha avuto successo ma non sono mancati i momenti difficili, durante i quali i compagni si sono rivelati fondamentali come supporto sia fisico quanto morale. Abbiamo potuto vivere a pieno le loro emozioni grazie alla proiezione del film dedicato e, a seguire, con il dibattito con Marco Camandona e Roger Bovard. Il nuovo monomarca Millet, aperto a gennaio in via Gramsci 15 a Torino, si è prestato molto bene alla serata poiché propone alla base del suo concept i valori del brand. Dispone inoltre di tutte le collezioni del marchio per la pratica dell’alpinismo, il trail running e tutti gli sport verticali. Un luogo di connessione e d'incontro per la community outdoor in una città ai piedi delle Alpi, che rispecchia lo spirito “Rise Up” del marchio.
M A R C O C A M A N D O N A , DIR E T T OR E T EC NIC O DEL MILLE T T OUR DU RU T OR E X T R EME 2 0 2 4 Quando si disputerà il Millet Tour du Rutor 2024?
Dal 22 al 24 marzo, nei comuni di Arvier, Valgrisanche e La Thuile. Si tratta di una delle più grandi manifestazioni sportiva valdostane, ed è una gara di risalto internazionale. Una gara a tappe di tre giorni – 10.000 md+ nel lato più wild del Monte Bianco. Cosa caratterizza questa gara?
Oltre alle valli selvagge che attraversa, la particolarità della competizione è di mettere fianco a fianco atleti di Coppa del Mondo e amatori, appassionati della disciplina in 300 squadre, per un totale di 600 atleti. Quali sono le tappe?
Prima tappa da La Thuile a Valgrisanche. La seconda si svolge tutta nella Valgrisanche – solo creste, montagne e neve; la terza, e ultima, da Planval, ad
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Arvier, verso Chateau Blanc. È molto faticoso al terzo giorno mantenere il livello fisico necessario – l’ultima discesa sono ben 2.000 metri su terreno freeride impegnativo. Come possono partecipare gli amatori?
Previa presentazione di curriculum: devono avere una base di allenamento e attestare la partecipazione a due gare in Italia di almeno di 2.000 metri di dislivello. Il nostro obiettivo è far arrivare più persone possibili al traguardo. Non mettiamo veri e propri cancelli di tempo quanto piuttosto degli “input” alle squadre più lente. Vogliamo sì atleti, ma anche permettere che la gara venga vissuta con uno spirito di finisher, come un'avventura in squadra. Nelle altre competizioni questo lato avventuroso è andato a scemare: a noi invece sta a cuore che venga vissuta così.
© Ilaria Cariello
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"IL DOLORE C’È SEMPRE, STA A NOI AFFRONTARLO" Andrea Lanfri, nuovo ambassador Vibram, è un alpinista ed esploratore pluriamputato. Per lui le protesi sono solo i nuovi piedi, strumenti per conquistare vette e realizzare i suoi sogni _ di Pietro Assereto
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i sono storie e Storie. Quella di Andrea Lanfri parla di persepiccolino. Banalmente, ho sempre cambiato sport – dal calcio alla palveranza, sudore e lacrime, sfortuna e fortuna, cadute lavolo. Mi piace molto variare e sperimentare. E così è stato. Tra le tue imprese, nel settembre 2021 hai scalato il e ripartenze. Nato a Lucca il 22 novembre 1986, Monte Rosa in 18 ore e 7 minuti non stop, pedalando alla soglia dei trent’anni inciampa, come lo definisce lui, da Genova Voltri a Staffal, e poi a piedi verso la in un piccolo intoppo: meningite fulminante con sepsi cima del quattromila. Com’è nata questa idea e meningococcica. Un mese e mezzo in coma. Al suo qual è il messaggio che c’è dietro? risveglio scopre di aver perso entrambe le gambe e Il progetto From Zero to Zero nasce come allenasette dita delle mani. Durante gli svariati mesi passati nel letto dell’ospedale, Andrea voleva correre. mento, fisico, mentale e di gestione delle protesi. Un Senza ragione né logica particolare, ma solamente allenamento blando (ride, ndr). Le prime due volte d’istinto. Voleva correre veloce per farsi beffe del desono state sulle Alpi Apuane, dietro casa mia, e sull’Etstino che aveva provato a fermarlo. “Non ho le gambe? na in quanto mia nonna è di Catania e ho sempre voluAndrea Lanfri to andarci. E poi c’è stato il Monte Rosa. Ho scelto questa Allora corro!”. Inizia così la sua seconda vita e il suo percorso (vincente) nell’atletica. Il tutto grazie a una raccolta fondi. Era montagna perché nel 2018 ha segnato il mio ritorno all’alpinismo: il novembre 2015 quando moltissime persone sono intervenute da tutta in tre giorni ho raggiunto infatti la Capanna Margherita. Ha quindi un Italia per aiutarlo ad acquistare delle protesi e diventare un corridore. grande valore per me. Sono partito dunque da Genova, ho fatto 226 km di bici in nove ore circa e poi altre nove ore per raggiungere la vetEntra a far parte della nazionale italiana di atletica leggera paralimpica, conquistando record, medaglie europee e un argento mondiale a ta. Questo era per dimostrare a me stesso il mio miglioramento: da tre Londra, sfiorando le Paralimpiadi di Rio del 2016. Sono tanti i fattori che giorni a 18 ore e 7 minuti partendo da Genova. Il progetto da allora si è sviluppato in maniera costante. Lo vedo un po’ come un percorso di gli hanno fatto riconsiderare il suo impegno nel mondo dell’atletica (tra vita: si parte da zero, si arriva da qualche parte e poi si ritorna da dove si cui la nuova formula MASH, l’altezza massima permessa a un atleta è partiti ma diversi, arricchiti dal viaggio. biamputato): in primis, il richiamo forte della montagna e la voglia di avventura. Nel 2018 decide insieme a degli amici di scalare il Monte Rosa: C’è una vetta alla quale sei più legato? È difficile fare una scelta ma ti direi le prime che ho ri-conquistato. in tre giorni raggiunge Capanna Margherita e da lì non si è più fermato. Quelle in cui all’inizio arrivavo a metà e per il dolore dovevo tornare inFino a diventare il primo uomo con pluriamputazioni a salire sul tetto dietro. Vi è una nello specifico, una montagna insignificante per molti, del mondo. Abbiamo avuto modo di incontrare Andrea, in occasione penso, ma che per me ha un valore particolare: il Monte Grondilice. In dell’ingresso ufficiale nel Team Vibram, a Milano. quell’occasione sono riuscito per la prima volta a combattere il dolore, Ciao Andrea. Prima di dedicarti all’alpinismo hai avuto un passato a continuare a camminare nonostante tutto. Lì ho capito che il dolore vincente nell’atletica. Qual è la differenza principale tra questi c’era ma spettava a me decidere cosa fare: obbedirgli o fregarmene? due mondi? Da quella volta, ho continuato salire e non ho più smesso. Ho riacquiLa voglia di avventura ed esplorazione – intrinseca dentro di me – che stato la mia consapevolezza. Sei entrato ufficialmente nel team Vibram. Come è nata la purtroppo nell’atletica viene a mancare. Io alla corsa devo la mia separtnership con il brand? conda vita: è colei che mi ha permesso di tornare in montagna, mi ha In maniera molto spontanea, prima di scalare l’Everest. Io ero alla ricerpermesso una riabilitazione corretta, mi ha permesso di allenarmi con ca di sponsor e loro hanno deciso di accompagnarmi in questa granlo stimolo della gara. Però per me era molto limitante, molto fine a sé de impresa. A me piace avere una collaborazione non strettamente stessa. Io ho sempre avuto il desiderio di affrontare nuove sfide, sin da
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© Ilaria Cariello
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uno vuole, può tutto. Il dolore c’è ma è temporaneo, la soddisfazione rimane. Il mio successo più grande è quello di non aver mai cambiato l’idea che io ho di me: le protesi non le ho mai considerati tali, le ho sempre chiamate “i miei nuovi piedi”. E con questi riesco a raggiungere i miei desideri.
economica, mi piace instaurare un rapporto con le aziende che mi supportano. E così è successo con Vibram, ora mi sento davvero parte della loro famiglia. Come riescono a soddisfare le tue esigenze?
Il problema principale che ho quando cammino in montagna è l’equilibrio. La protesi mi deve dare più fiducia di un piede normale, ho bisogno di un grip davvero eccezionale. Anche perché, inutile nasconderlo, le protesi che ho io non sono esattamente state realizzate per andare a 8000 metri. Devono avere degli accorgimenti ad hoc. . Con Vibram ora stiamo cercando di trovare ulteriori soluzioni leggere e dalla grande stabilità, specialmente per l’arrampicata.
FILIPPO GOI, S P E C I A L P R O J E C T S C O O R D I N AT O R , V I B R A M
“È una di quelle persone che esce più forte di prima da una situazione drammatica”
Chi è Andrea Lanfri nella vita di tutti i giorni?
Un normalissimo ragazzo di campagna che ama stare all’aria aperta. Vivo a Sant'Andrea di Compito, un piccolissimo paese in provincia di Lucca, e mi alleno quotidianamente, anche oggi che sono a Milano. Il richiamo dei boschi e della montagna è troppo forte, mi piace mettermi alla prova, esplorare e partire per nuove avventure. Che progetti futuri hai in mente?
La serata è stata l'occasione per celebrare ufficialmente l'ingresso di Andrea Lanfri in Vibram. Ne abbiamo parlato anche con Filippo Goi.
Ho il progetto delle Seven Summits, senza scadenze. Sarei il primo atleta paralimpico a completare le sette vette più alte del mondo. Non lo faccio ovviamente per il primato, sarebbe solo un valore aggiunto. Di questo progetto mi piace, oltre al lato puramente alpinistico, l’esplorazione essendo ogni montagna in un continente diverso: programmazione, cibo, cultura. Tutto differente. Al momento il macro obiettivo è questo, poi vi sono poi altri progetti in parallelo, come Zero to Zero, altri 8.000 in Nepal e aprire una via sul Kilimangiaro. La noia non c’è!
Come siete entrati in contatto con Andrea e perché avete deciso di puntare su di lui?
L’abbiamo conosciuto un po’ per caso in occasione del Campo Base Festival. Subito dalla prima chiacchierata avevamo capito che era una persona di valore, aveva qualcosa da raccontare e trasmettere. A noi lui piace perché non si commisera mai: è una di quelle persone che è uscito da una situazione drammatica più forte di prima. Noi semplicemente fungiamo da catalizzatore affinché lui possa fare determinate cose, sostenendolo e lavorando sui prodotti.
Vorresti mandare un messaggio a chi prende ispirazione dalla tua figura?
Sembra scontato, ma è importante non abbattersi e continuare a insistere. Il limite di una persona è solo ed esclusivamente mentale: se
Lato produzione, com’è strutturato il processo di realizzazione dei prototipi? Coinvolgete Andrea nel processo?
Il nostro approccio è di capire cosa serve e vedere cosa abbiamo a disposizione come tecnologie per soddisfare le esigenze. Parlando con Andrea e lavorando con lui ci siamo accorti che ci sono delle criticità – leggerezza e praticità dell’utilizzo delle protesi in ambienti ostili – e cerchiamo di andarle e risolverle. Quanto è stimolante realizzare dei prodotti ad hoc per soddisfare le sue esigenze? Qual è invece l’aspetto più difficile?
È molto stimolante: una volta che vedi una prospettiva di lavoro diversa, è inevitabile che lo sia. L’aspetto più difficile è l’incertezza di capire fino alla fine se funziona quello che gli abbiamo preparato. Come altri prodotti d'innovazione, dopo un approfondito studio in fase di sviluppo e relative prove interne sui materiali, la fase conclusiva e decisiva di test funzionali, la svolge direttamente Andrea. Avete intenzione di ampliare la vostra squadra di para-atleti?
Sì, sicuramente è un nostro obbiettivo per il prossimo anno.
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OLTRE I PROPRI LIMITI Una due giorni di condivisione tra persone con varie esigenze di accessibilità e diverse caratteristiche, sostenuta anche da Redelk _ di Sara Canali
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’è anche Redelk tra i promotori e sostenitori di Camminare Oltre, un’esperienza per vivere la montagna all’insegna dell’accessibilità. L’iniziativa, che ha avuto luogo dal 29 settembre al 1° ottobre, aveva l’obiettivo di riunire un gruppo di persone con caratteristiche molto diverse per vivere insieme un percorso nella natura. Il progetto è stato promosso da Free Wheels odv, organizzazione di volontariato senza fine di lucro che si adopera a favore di ogni forma di accessibilità, e Noisyvision Ets, associazione che vuoDanilo Genovina con il figlio Andrea le diffondere la conoscenza delle disabilità sensoriali e promuove un approccio proattivo e conoscitivo verso le diversità percettive. Il progetto è stato sostenuto da ACinque Energia e dal Club Alpino Italiano e, oltre al valido supporto di Redelk Outdoor, ha ricevuto l'appoggio anche di AKU, Bormio Tourism, Insta360, Masters e Mico Sport. L’idea è stata quella di mettere insieme cinque viaggiatori con caratteristiche molto diverse, con la volontà di abbattere le barriere mentali quanto quelle strutturali su due percorsi nella zona di Bormio, più specificamente nella Valdidentro, i laghi di Cancano e la Val Viola. Il gruppo, formato da camminatori di cui uno con disabilità motoria, un ipovedente e ipoacusico, un trekker di lunga data (socio CAI dal 1975), un ragazzino di 10 anni e uno con poca esperienza di montagna, è stato accompagnato da volontari del CAI di Bormio e dall’atleta Danilo Genovina per un totale di 26 km di cammino in due giorni. L’esperienza verrà poi racchiusa in un video che racconterà il vissuto personale dei protagonisti, ma toccherà anche i grandi temi dell’accessibilità.
nua Danilo. “Con il termine montagna accessibile intendiamo un tragitto che chiunque possa svolgere in autonomia, il ché non vuol dire andare da soli (sui sentieri bisogna sempre essere in due) ma essere in grado di percorrerlo senza l'aiuto di un'altra persona”. E alla domanda su come la montagna italiana sia messa in questo senso di inclusione, Danilo risponde: “purtroppo, siamo ancora molto indietro ma, per fortuna, zone come il Parco Nazionale dello Stelvio si sono dimostrate sensibili all'argomento e con la volontà di crescere ancora di più in questo senso. Abbiamo coinvolto Bormio Tourism proprio per la loro sensibilità e la risposta è stata carica di entusiasmo”. L’APPORTO DI REDELK - “Conosciamo Free Weels da circa due anni”,
dice Luca Colombo, ceo di Redelk. “L’incontro tra la nostra azienda e Pietro Scidurlo è avvenuto quando il presidente di Free Wheels cercava un supporto per i suoi futuri ambiziosi progetti. Siamo entrati in contatto con Pietro e ci siamo trovati subito in sintonia. Abbiamo deciso fin da subito di affiancarlo, tanto che nel 2022 siamo stati suoi partner nel progetto Klick's on ways”, un cammino di 250 km, in otto giorni per sei viaggiatori a mobilità ridotta. “Pietro aveva già una forte credibilità dettata dalla sua avventura precedente: il cammino di Santiago con l’hand bike da cui poi ha tratto un guida edita da Terre di Mezzo per persone con disabilità”, continua Luca. “Ci siamo trovati subito sulla stessa lunghezza d’onda per quella visione del cammino non pensato solo a livello di performance, ma come attività davvero per tutti”. Da quel momento, la sinergia tra Redelk e Pietro è continuata nel tempo fino ad arrivare a Camminare Oltre. “Questo progetto era qualcosa di nuovo”, prosegue Scidurlo: “Non avevo mai affrontato un itinerario in quota ed è stato un bel passaggio. È nato come ambizione personale ma si è poi allargato grazie al coinvolgimento di altre persone con altri tipi di disabilità”. Secondo il ceo di Redelk, Camminare Oltre è esattamente quel genere di evento di cui la comunità outdoor ha bisogno e per tal motivo ha voluto supportarla con entusiasmo fornendo abbigliamento e copertura dei costi. “Siamo molto attenti a queste iniziative e ci interessa lavorare con realtà in grado di far aprire gli occhi non solo sulla performance, ma soprattutto sul vivere la montagna in tutti i suoi aspetti”.
LA GENESI - Camminare Oltre è un progetto che nasce dall’incontro
tra Danilo Genovina, atleta e ambassador Redelk, con Pietro Scidurlo, presidente di Free Wheels. “Ho conosciuto Pietro attraverso Redelk”, racconta Danilo, “e subito ci siamo piaciuti. Pietro mi ha chiesto di portarlo in montagna e così ho cominciato a individuare dei sentieri che permettessero di passare con una carrozzina a propulsione elettrica. Ho identificato questi due tragitti in Valdidentro. Poi ci siamo guardati e ci siamo detti: ma perché non coinvolgere altre persone nella nostra avventura? Così è nato il progetto e il gruppo ha cominciato a formarsi con l'inserimento anche di mio figlio Andrea di 10 anni”. Nato con l'intento di accendere i fari sul discorso dell'accessibilità in montagna per tutti, Camminare Oltre si è dimostrato un dispensatore di entusiasmo anche all'interno del gruppo, con il giovanissimo Andrea su tutti, autore di una bellissima lettera ricca di entusiasmo. “Questo cammino ci ha aiutato a capire davvero quali sono le barriere in montagna per una persona affetta da disabilità e rafforzato il nostro intento di andare oltre”, conti-
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ASCENT
V. Greggio, Falesia di Esigo, Osso (Italy)
E. Veronese - Climbing Technology
COMUNICAZIONE
Un personal best non è un numero. È sentirsi in equilibrio.
Un personal best non è un numero. È sentirsi meglio di prima.
Un personal best non è un numero. È sentirsi pieni di gioia.
LIBERI DI NON ESSERE PERFETTI “A Personal best is not a number. It’s a feeling”. Il claim di ASICS dedicato al nuovo progetto parla forte e chiaro: svincolare le persone dall’idea che i propri traguardi sportivi debbano essere numeri, valori, misure. A sostegno invece dell’attività fisica come veicolo per il benessere mentale _ di Benedetta Bruni e Daniele Pansardi
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n una realtà sportiva ultracompetitiva, aizzata anche dai social media, praticare attività per divertimento può essere delicato. L’esaltazione per il raggiungimento di un obiettivo si traduce automaticamente in un podio, e di conseguenza ciò che non è oro non vale neanche la pena che luccichi. Il GPS come gendarme del passo del runner, i set persi che gravano sull’umore del padelista, ed ecco che lo sport è necessariamente prestazione anche quando dovrebbe essere un semplice diversivo. ASICS vuole opporsi a tutto questo. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, che cade il 10 ottobre, il marchio ha lanciato la sua nuova campagna per contrastare una cultura dello sport ossessionata dalla performance e che scoraggia le persone a praticare esercizio. Il progetto “New Personal Best” vuole promuovere il potere edificante che lo sport ha sulla salute mentale, senza statistiche, senza tempi e senza numeri. ASICS spera così di motivare più individui a praticare attività fisica per il benessere psichico, ridefinendo il proprio personal best su come l’esercizio ci fa sentire piuttosto che su un valore misurabile. Ed effettivamente dare forma all’idea fondante dell’azienda: Anima Sana In Corpore Sano. A sostegno della propria campagna, ASICS ha anche presentato i
dati di uno studio condotto fra gli italiani che non praticano attività fisica. Il 46% degli intervistati si dichiara di sentirsi troppo in imbarazzo ad andare in palestra perché ritiene di non corrispondere al “tipico” soggetto che si allena, mentre il 75% vorrebbe avere più fiducia in se stesso per fare movimento. L’81% crede che la frase “no pain, no gain” sia ancora valida quando si parla di sport e il 38% ammette che vedere contenuti che esaltano l’attività fisica sui social media li fa sentire un fallimento prima ancora di iniziare. Eppure, lo sport è lo strumento ideale per agire sul proprio benessere psicologico: l’87% ne è a conoscenza, ma la sola consapevolezza non sembra sufficiente a far smuovere queste persone. ASICS spera così di motivare più individui a praticare attività fisica per il benessere psichico, ridefinendo il personal best sulla base dei benefici dell’esercizio piuttosto che su un valore misurabile. L’iniziativa si svolge in collaborazione con l’associazione di beneficenza per la salute mentale Progetto Itaca, a cui verranno devoluti 5 euro per ogni foto condivisa tra il 10 ottobre e il 10 dicembre 2023 sui social (Instagram, Facebook, TikTok e Twitter) inserendo #NewPersonalBest.
A L D O G I O R DA N O, B R A N D T R A I N E R A S I C S E M E A
"La montagna per me è pace, meraviglia, stupore" L’evento di presentazione della campagna, tenutosi al BasicVillage di Milano il 4 ottobre, ha visto l’intervento di otto ambassador che hanno prestato il loro volto alla campagna. Tra questi Aldo Giordano, brand trainer ASICS EMEA.
in inverno! Le ho sempre associato sensazioni positive come pace, tranquillità, ma anche meraviglia e stupore. Lo sforzo prolungato necessario per raggiungere le vette lo vivo solo come un passaggio obbligato per arrivare a quelle sensazioni di benessere.
Qual è il significato di Personal Best per te?
Lavori all'interno di ASICS. Cosa significa per te questa
Per me il personal best è la sensazione di benessere e soddisfazione che si prova a raggiungere un nuovo traguardo, a prescindere dal tempo impiegato per farlo e dalla posizione in classifica.
campagna e come pensi di comunicarla in modo efficace?
Come conciliare una sensazione di benessere personale alla
Essendo parte di ASICS cerco di trasmettere i valori del brand proprio come attività quotidiana. Questa campagna mi ha dato un’ulteriore opportunità di amplificare un messaggio molto importante e di testimoniarlo, come nel mio caso.
montagna, fatta di vette da raggiungere e sforzi prolungati?
Riguardando la foto che ti ritrae, come ti fa sentire?
La montagna su di me ha sempre avuto un impatto positivo, ho imparato a conoscerla fin da bambino sia in estate che
Mi fa sentire proprio come all’arrivo su una cima o al termine di una gara... Stanco, ma felice!
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REBRANDING
Da sinistra, Laura Bessegnini, Valeria Colturi e Martina Valmassoi
ANIMA TECNICA, ESTETICA FASHION Crazy lancia il suo nuovo logo che unisce la ricerca dell’innovazione e il suo carattere alla moda. Parla Valeria Colturi, fondatrice e designer del marchio _ di Sara Canali
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ecnicità e moda: sono i due lati di una medaglia, quella di Crazy, che, attraverso un processo di rebranding, svela il suo nuovo logo con l’obiettivo di rappresentare le diverse sfaccettature della sua personalità. Per il brand valtellinese cambiare faccia significa raccontare meglio la propria identità che, dal 1989, ha fatto del Fast&Light il suo marchio di fabbrica, senza rinunciare alla parte fashion, da sempre elemento distintivo delle collezioni disegnate da Valeria Colturi, fondatrice e designer. Il nuovo logo presenta uno degli elementi distintivi di numerose collezioni, ovvero delle striature zebrate di colore viola, a rappresentare un binomio cromatico piuttosto frequente nelle sfilate di moda femminile (e non solo), ma totalmente assente nel mondo outdoor. Lo stesso logo colorato di bianco e di nero, invece, verrà utilizzato sui capi a partire dalla collezione FW 24/25. Inoltre, il nuovo pay-off che accompagnerà il lancio del nuovo logo è “Performance mountainwear from the Italian Alps” che riassume l’essenza di Crazy e che sottolinea come il brand voglia dare importanza alle proprie radici, guardando verso uno sviluppo di collezioni dal look sempre più accattivante e fashionable. Senza dimenticare che la performance è sempre stata la priorità di Crazy. A raccontarlo è proprio Valeria Colturi.
dei tessuti, delle cuciture e delle lavorazioni mi hanno permesso di far evolvere i miei prodotti e raggiungere la performance che cercavo. Allo stesso tempo il gusto di Crazy si è sviluppato tramite la continua ricerca e il confronto con i trend del mondo della moda.
Dove nasce l’esigenza di un rebranding?
Il vostro nuovo pay-off mette al centro la performance: quanto è impor-
Crazy è nata come la mia “pazza idea” per unire l’innovazione tecnica di cui sentivo il bisogno come atleta con lo stile fashion di cui ero appassionata. Negli anni abbiamo sempre mantenuto questo carattere fuori dal coro che ci ha sempre contraddistinto. Con questo rebranding abbiamo semplicemente deciso di puntare in modo ancora più chiaro su questo aspetto, che è quello che rende Crazy diverso dagli altri brand. 30 anni fa, quando nasceva il brand, qual era la tua idea? Da atleta soffrivo i tanti limiti dell'abbigliamento che utilizzavo: i tessuti rigidi e freddi, la vestibilità approssimativa e poco atletica, la mancanza di soluzioni tecniche specifiche. Questi elementi compromettevano tantissimo la performance. Il solo pensiero di indossare quei capi al freddo mi creava ansia e fastidio; e tutti gli atleti lo sapevano. Per semplice necessità ho quindi iniziato a creare capi di abbigliamento tecnico che superassero alcuni di questi limiti. Recuperavo tessuti elastici e li utilizzavo per creare modelli più adatti alle nostre esigenze. Allo stesso tempo la mia passione per la moda mi ha “costretto” a usare stampe e colori inediti nel mondo della montagna di allora.
tante per te e per Crazy questo aspetto?
Cos'è cambiato nel tempo e cosa è rimasto uguale dalle origini?
Il cliente Crazy è chi vive la montagna e non ha paura di farsi notare. Sono tutti gli appassionati di outdoor che non vogliono sacrificare funzionalità o stile, ma cercano prodotti che possano garantire la massima performance tecnica con uno stile più evoluto.
Oltre il 60% del vostro fatturato è legato alle collezioni femminili. Era un tuo obiettivo fin dagli esordi?
Valeria Colturi Credo che sia una cosa naturale, non è la conseguenza di una strategia né direi che in Crazy ci sia un’attenzione diversa tra i prodotti uomo e donna. In generale non dovrebbe stupire che nel settore dell’abbigliamento le vendite propendano un po’ più verso il settore donna: forse sono gli altri brand outdoor che, al contrario, creano linee donna semplicemente adattando i prodotti maschili e questo porta le loro vendite in una direzione poco naturale. Dietro Crazy c’è un tocco femminile che si esprime al massimo nell’attenzione che diamo alla collezione donna e i risultati rappresentano a pieno questo fatto.
In questi anni non ho mai distolto la mia attenzione dal mondo della montagna, nemmeno man mano che Crazy è cresciuta. Ho continuato a ricercare e innovare, presentando soluzioni tecniche sempre più all’avanguardia sul mercato. Questa specializzazione, la mia esperienza diretta in montagna e il contatto continuo con gli atleti mi portano a essere sempre alla ricerca del prossimo passo avanti. In futuro la missione di Crazy è senza dubbio quella di continuare a essere al vertice dell’innovazione dell’abbigliamento outdoor. Si può essere fashion in montagna?
Sì: oltre all’innovazione tecnica, come stilista voglio portare sul mercato uno stile moderno e all’avanguardia che normalmente non appartiene all’abbigliamento tecnico. Le collezioni Crazy si distinguono attraverso la ricerca dei trend del mondo fashion, le collabo con artisti internazionali, l’utilizzo di fantasie stampate, la scelta e l’abbinamento di colori innovativi e un lavoro molto sofisticato sull’estetica della vestibilità dei nostri prodotti. Chi è oggi il vostro cliente tipo di Crazy e che pubblico volete conquistare con la nuova identità?
Le mie collezioni sono sempre state in linea con la mia visione iniziale. Quando ho iniziato, però, mancavano tanti strumenti per realizzare i capi che volevo. Nel corso degli anni le innovazioni tecnologiche
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© NewsPower
RESPONSABILMENTE
ECO-DESIGN Ternua ha fatto un passo avanti nel percorso di innovazione e nell’impegno a progettare i propri prodotti secondo i parametri della circolarità, come si può vedere nella collezione FW 23/24 _ di Pietro Assereto
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a responsabilità ambientale e la cura del pianeta sono da sempre nel dna del brand basco. Si evolve con il marchio, influenza ogni suo passo e permea ogni suo progetto. Ridurre, ripensare, riparare, riutilizzare e riciclare sono concetti che, fin dal 1994, determinano il modus operandi di Ternua.
zate bottiglie di plastica e reti da pesca riciclate e materiali biodegradabili come il cotone e la lana. Per i trattamenti anti odore invece, sono protagonisti il caffè e la menta. Vi sono inoltre molti prodotti mono materiale che possono essere interamente riutilizzati nella loro interezza alla fine del loro ciclo di vita.
Ora il focus è quello di garantire la circolarità del prodotto, senza trascurare la tecnicità e il design, rispondendo di fatto a una delle principali sfide che il settore tessile si trova ad affrontare attualmente: la grande quantità di vestiti che finiscono in discarica.
"Abbiamo obiettivi ambiziosi per il 2026: il 100% dei nostri prodotti sarà progettato, sviluppato e realizzato secondo i principi della circolarità” La sfida di Ternua, e di tutti i marchi dell’outdoor industry, è maggiore, in quanto i prodotti devono essere responsabili e rispettosi della natura, ma soprattutto devono essere tecnici, in grado di garantire protezione in ambienti ostili. Tuttavia, il marchio può confermare che è possibile coniugare tecnicità e sostenibilità. La chiave? L'eco-design.
Per il brand, l’unico modo per risolvere questo problema è reinventare il sistema produttivo globale della moda. I sistemi economici odierni si basano, infatti, principalmente su sistemi lineari: le risorse vengono estratte dal pianeta, trasformate in prodotti e poi gettate via quando non servono più. Occasionalmente si cerca di riciclare, ma alla fine si tratta spesso di un modello usa e getta. Al contrario, la moda circolare si propone di mantenere, per l’appunto, in circolazione le risorse il più a lungo possibile attraverso prodotti che, una volta utilizzati, possono essere riconvertiti in nuovi senza la necessità di estrarre nuove risorse.
L O S A P E V I C H E ... Ternua in basco significa Terranova. Un omaggio agli avventurosi pescatori che salparono proprio da quei loghi per la Terranova nel XIV secolo a ricerca delle balene. Da qui, il logo.
A tal fine, il design è fondamentale e il marchio si è prefissato di recuperare il più possibile i materiali - data la loro scarsità - e di prolungarne la vita utile, di generare prodotti sostenibili - efficienti dal punto di vista delle risorse e neutrali dal punto di vista climatico - e di aumentare la loro durata e facilitarne la riparabilità. Nella collezione FW 23/24, tutti i tessuti e le tecnologie di protezione dagli agenti atmosferici sono rispettosi dell'ambiente, in quanto vengono utiliz-
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Concept & Production: Vittoria Comunica
FOCUS COLLEZIONI
APPROVATA DAGLI ATLETI The North Face presenta la nuova collezione Summit Climb per l’alpinismo. Ispirata all’Himalaya e dotata di tecnologie innovative per tutte le condizioni meteo
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l Pumori è la splendida vetta a forma di piramide nella sezione Mahalangur dell'Himalaya. A essa si ispirano i tre capi The North Face per l’alpinismo in alta quota, dotati di sistemi di stratificazione all'avanguardia con innovazioni rivoluzionarie come Cloud Down, FutureFleece, DotKnit, Ventrix e la tecnologia Gore-Tex Pro che garantisce resistenza anche durante le condizioni climatiche più avverse.
"ATHLETE TESTED. EXPEDITION PROVEN.” - come tutti i prodotti della collezione Summit Series, i capi Summit Climb sono stati rigorosamente testati dagli atleti e collaudati da alcuni dei più esperti esploratori del mondo, con l’obiettivo di fornire prodotti tecnici in grado di permettere a chi li indossa di sfidare e superare i propri limiti.
SUMMIT CLIMB C OLLEC TION PARKA IN PIUMINO SUMMIT PUMORI Imbottito con piumino 800 ProDown, questo Parka mantiene la sua morbidezza anche in condizioni di umidità e offre calore e comprimibilità di alto livello. Per rimanere caldi e comodi senza essere appesantiti dal peso eccessivo. Inoltre, la struttura Cloud Down aiuta a ridurre i punti freddi e ad aumentare la comprimibilità, rendendo questo strato facile da riporre nello zaino quando non serve. Il materiale riciclato di cui è composta la giacca non ne compromette le alte prestazioni.
GIACCA SUMMIT PUMORI GORE-TEX PRO Questa giacca presenta un guscio in Gore-Tex Pro a tre strati con cuciture termosaldate per la massima protezione impermeabile e traspirante, anche nelle condizioni alpine più impegnative. Il design articolato garantisce una vestibilità comoda e una maggiore mobilità, mentre l'ampio cappuccio è compatibile con il casco. Inoltre sono state rimosse le cuciture sulle spalle per minimizzare l'ingombro, anche con uno zaino. I materiali riciclati rendono questa giacca una scelta con minor impatto sull'ambiente.
PANTALONI SALOPETTE SUMMIT PUMORI GORE-TEX PRO Questo pantalone presenta un guscio in GoreTex Pro a tre strati con cuciture termosaldate per la massima protezione impermeabile e traspirante, anche nelle condizioni alpine più impegnative. Il design articolato garantisce una vestibilità comoda e una maggiore mobilità, mentre i pannelli laterali e posteriore elasticizzati garantiscono sicurezza e comfort. E non è tutto: sono state aggiunte le bretelle regolabili e i materiali rigorosamente riciclati rendono anche questo capo meno impattante.
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G O R E-T E X P R O MASSIMA RESISTENZA Grazie a un sistema a triplo strato che
unisce una membrana, tessuti esterni molto robusti e solido rivestimento interno Micro Grid. È perfettamente indicato in situazioni di forte usura e per chi desidera un capo in grado di resistere il più a lungo possibile. ELASTICITÀ Elasticità fino al 20% per un comfort di movimento migliore senza ridurre impermeabilità e traspirazione. MASSIMA TRASPIRABILITÀ Minimizza l’accumulo di umidità e offre un comfort maggiore in più condizioni.
FOCUS COLLEZIONI
DISRUPTIVE COMFORT Stellar Project è un'innovativa famiglia di calzature che rappresenta l'evoluzione del dna alpinistico di Kayland
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a direzione che ha intrapreso il brand abbraccia la velocità dell’esperienza: la sensazione alla calzata è totalmente inedita, il look aggressivo dà una marcia in più. Questo progetto ha dato vita a una linea di scarpe ramponabili d’alta quota, agili e ideali per uso veloce su roccia, misto, neve, ghiaccio e per arrampicata.
STELLAR NUBUCK GTX
STELLAR W'S GTX
La tradizione alpinistica incontra innovazione e performance, con Stellar Nubuck GTX. La tomaia in pregiato nubuck si combina con l’eccellente isolamento dagli agenti atmosferici, garantito dalla membrana Gore-Tex Performance Comfort e la costruzione dello scarpone restituisce una calzata senza pari, avvolgente e protettiva con il bordo di protezione e il collarino in Lycra.
La tradizione alpinistica incontra la performance e un design specifico per il piede femminile, con Stellar W’S GTX, che dispone di una calzata progettata specificatamente per sostenere, accompagnare e proteggere il piede femminile con il massimo del comfort e delle prestazioni.
STELLAR GTX
STELLAR AD GTX
Stellar GTX ha una tomaia realizzata in microfibra e tessuto resistente alle abrasioni, con rinforzo in gomma ultra-performante sul puntale. Altezza e chiusura sono tradizionali per incontrare il gusto dei puristi, il soffietto elastico con scarico esterno avvolge perfettamente la zona di tibia e malleolo senza sovrapposizioni e compressioni: il fit è reso ulteriormente comodo dal bordo di protezione resistente e leggero, con collarino in Lycra.
Più leggera e destrutturata, è dedicata a un pubblico più avanzato, che preferisce una costruzione più bassa per uso multi-activity. Il sistema di allacciatura Smart Lace System è veloce e avvolgente, con pulsante double lace stopper per massimizzare le performance di vestibilità e assicurare massima precisione della calzata, grazie anche al posizionamento asimmetrico e molto avanzato della chiusura che consente una corretta flessione.
FOCUS TECNICI
INNOVATIVA COSTRUZIONE ANATOMICA INTERSUOLA SOTTOPIEDE DI MONTAGGIO SUOLA
Le caratteristiche di precisione e tecnicità di uno scarpone da alpinismo si arricchiscono delle migliori sensazioni che potrebbe dare una scarpa da trail avvolgente e piacevole da indossare, grazie alla costruzione anatomica: il piede è accolto direttamente dalla morbida intersuola in PU bidensità, posizionata sopra il sottopiede di montaggio in PU, anch’esso forato per scaricare il peso e aumentare la stabilità torsionale. Questa costruzione aumenta al massimo i benefici dell’ammortizzazione anche in termini di appoggio, oltre che di impatto con le asperità. L’innovativo blocco suola Vibram Stellar è disegnato in esclusiva per Kayland. La costruzione interna presenta uno scarico a nido d’ape che alleggerisce la struttura, facilita l’isolamento termico e l’effetto shock-absorbing.
INFO: M.G.M. S.p.A. - 0423.489310 - info@kayland.com
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Perchè rinunciare al Comfort durante le tue camminate? Goditi appieno il tempo libero! La comodità prima di tutto. È facile pensare che per camminare vada bene qualsiasi pantalone che abbiamo nell’armadio, ma la realtà è ben diversa e lo scopriamo solo dopo aver percorso lunghe camminate, portandoci a casa i fastidi causati dall’abbigliamento non corretto. Redelk crea ogni suo prodotto per garantire momenti speciali a chi lo indossa, con focus specifico al comfort del camminatore. Sono l’amore per la natura e la voglia di esplorarla e ammirarla senza distrazioni che ci invitano a non perdere mai di vista il
comfort in ogni cammino. L’esperienza trentennale nella produzione di abbigliamento, unita alla nostra passione per l’outdoor, ci guidano nella scelta dei tessuti sempre più morbidi e confortevoli, nel perfezionamento della vestibilità più adatta per camminare, e nel creare prodotti che durino nel tempo. L’alce rossa simboleggia e rispecchia il carattere del brand: forza, coraggio e perseveranza ci motivano ogni giorno per migliorare.
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ADVANCED COMFORT APPAREL FOR HIKERS
INGREDIENT BRAND
IMPERMEABILITÀ E DESTREZZA Dall’esigenza di avere un guanto waterproof e performante, HDry e SCARPA hanno unito le forze e realizzato un prodotto pensato specificamente per l’alpinismo e la scalata su ghiaccio _ di Pietro Assereto
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onostante i molti modelli di guanti disponibili sul mercato, trovare l’equilibrio ideale tra impermeabilità, isolamento termico e destrezza è da sempre un punto critico per gli alpinisti di alto livello. Questo anche perché i sistemi di impermeabilizzazione tradizionali, basati sull’inserto di membrana "flottante" che resta separato dal guscio esterno, lasciano infiltrare l’acqua tra i primi strati del guanto, inzuppandolo e appesantendolo. Proprio per questo motivo SCARPA ha avviato un progetto specifico con HDry, già partner tecnico per l’impermeabilizzazione delle linee di calzature High Altitude e Mountain Elite, per la realizzazione di un guanto che potesse coprire le necessità dei suoi atleti impegnati in attività alpinistiche di alto livello, compreso l’ice climbing. HDry, grazie alla tecnologia brevettata di laminazione diretta 3D della membrana impermeabile/traspirante applicata sul guscio del guanto, blocca l’acqua al livello più esterno, garantendo in questo modo la totale assenza di infiltrazioni. Certamente vantaggioso per ogni alpinista, questo è un beneficio ancora più importante per chi pratica ice climbing. Infatti, nei guanti con inserto tradizionale, l’acqua che si è infiltrata tra
guscio e membrana tenendo le braccia alzate scivola verso il polsino, fino a raggiungere la cucitura tra guscio e fodera e a bagnare quest’ultima, che tende poi ad inzupparsi rapidamente. Il fatto che la membrana sia laminata allo shell del guanto e faccia quindi corpo unico con esso, fa sì che il fitting sia molto più preciso e che il guanto acquisti elevate caratteristiche di destrezza e sensibilità, permettendo all’alpinista di svolgere attività di precisione. I guanti sono stati testati durante la scorsa stagione invernale dai migliori alpinisti europei e del nord America, con riscontri davvero entusiastici. In particolare, sono state apprezzate l’assoluta impermeabilità, l’aderenza alla mano e l’ottima traspirabilità anche durante lo svolgimento di attività fisicamente intense. HDry offre inoltre molti concreti benefici in termini di sostenibilità ed è anche per questo che è scelto dai marchi, come SCARPA, più attenti a questi aspetti e sempre alla ricerca di soluzioni al contempo performanti ed ecosostenibili. La membrane HDry non contengono infatti né PFAS né PTFE e sono certificate Oeko-Tex standard 100. Al momento non è prevista la commercializzazione di questi guanti da parte di SCARPA, che li destina esclusivamente ai suoi atleti.
INFO: Altexa - info@altexa.it
UN NUOVO STANDARD DI SOSTENIBILITÀ Polartec presenta Biolon, fibra e membrana di nylon di origine vegetale con cui verranno realizzati due tessuti iconici del brand: Polartec Power Shield e Polartec Power Stretch Pro _ di Sara Canali
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razie all'innovazione rappresentata da Biolon, l'obiettivo del brand, è quello di stabilire un nuovo standard di sostenibilità per i tessuti ad alte prestazioni e, in questa ottica, Polartec Power Shield e Polartec Power Stretch Pro saranno i primi tessuti a incorporarla. Biolon è un nylon rinnovabile, non OGM e di origine vegetale, con una carbon footprint inferiore del 50% rispetto al nylon vergine 6,6, lo standard di riferimento per questo materiale. Biolon ha rielaborato un elemento basilare, rendendolo migliore in termini di prestazioni e sostenibilità. I nuovi tessuti che faranno il loro debutto in autunno sono composti per la metà (45-48%) da contenuti plant-based. Questa innovazione è da considerarsi un’altra importante conquista nel percorso di responsabilità ambientale che sta compiendo Polartec fornendo prodotti che mirano ad aumentare gli input riciclati e biologici in tutta la collezione, riducendo la dipendenza del marchio dai combustibili fossili e diminuendo la propria carbon footprint.
POLARTEC POWER SHIELD - Il nylon di origine vegetale Biolon costituisce il 48% di questo tessuto e va a ridurre le emissioni di gas serra del 50% rispetto al nylon ottenuto da
combustibili fossili. Ha una capacità di resistenza all'acqua di 20Kmm (ISO811) e una traspirabilità di 20Kg/m2/24 ore (JIS L1099, B1). I nuovi tessuti Polartec Power Shield saranno realizzati utilizzando il nylon Biolon sia nella membrana che nei componenti del tessuto. POLARTEC POWER STRETCH PRO - Il tessuto a doppia superficie, composto da quella esterna in nylon altamente resistente e da quella interna in poliestere morbido e confortevole, è durevole, traspirante e dotato di 4-way stretch. L’ultima
versione del tessuto Polartec è riuscita a sostituire metà del contenuto di nylon a base di combustibili fossili con il nylon di origine vegetale Biolon. Il suo uso consente di ridurre del 50% la carbon footprint rispetto al nylon vergine, preservando al contempo tutto ciò che si apprezza di questo iconico tessuto.
polartec.com
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MOUNTAIN ME-TIME Abbigliamento da montagna premium creato da donne per donne
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alzatura da trekking leggera e precisa, ideale per trekking di media durata e facili percorsi attrezzati. Design della tomaia essenziale con calzata accogliente sull’avampiede. Punta e tallone sono protetti da un robusto bordo in gomma per resistere alle abrasioni. La linguetta flottante è accoppiata alla calza Gore-Tex elasticizzata per esaltare il comfort di calzata. Tallone con struttura asimmetrica ultra ammortizzante. Suola Vibram Weave technology.
TOMAIA / con dettagli in Gore-Tex riciclato
LINGUETTA / accoppiata alla calza Gore-Tex elasticizzata
SUOLA / Vibram Weave technology
n gilet elasticizzato, idrorepellente e antivento: questa la proposta di Alpenplus alle esigenze delle escursioni estive e durante le mezze stagioni. Presenta un cappuccio con regolazione ed è dotato di due comode tasche scaldamani che, nella versione uomo, si aggiungono alle due sul petto capienti e sempre chiuse con zip. Il tessuto, molto elastico e studiato per trattenere l’aria ma allo stesso tempo traspirare, è accoppiato con uno interno più leggero che assorbe il sudore. Nella parte laterale è inserito un tessuto stretch, sempre idrorepellente ma non 100% antivento, che aumenta la traspirazione del capo e ne esalta l’elasticità donando una vestibilità aderente per una massima libertà di movimento. Si può abbinare con un intimo, una t-shirt o un pile secondo strato.
PROTEZIONI / in gomma anti-abrasioni
TECNOLOGIA / Elica Natural Stride System
INFO: Alpenplus Wear - 0437.931708 - info@alpenplus.it
INFO: AKU Italia - 0423.2939 - info@aku.it
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Due parole chiave per le novità Climbing Technology. Cric e Tuner I: per semplificare le manovre alpinistiche, di soccorso e lavoro su fune CRIC
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Un bloccante multifunzione con carrucola. Compatto, semplice da usare e polivalente - utilizzabile in quattro modalità: risalitore, carrucola, bloccante o carrucola da recupero. Permette così di ridurre ai minimi termini le tempistiche, il materiale e lo spazio necessari per le manovre. L’apertura ergonomica tramite un intuitivo pulsante permette di installarlo rapidamente sulla corda nella modalità desiderata, anche indossando guanti o in condizioni avverse. Dotato di camma in acciaio provvista di dentatura che preserva la corda dall’usura e che la blocca quando necessario. La camma presenta inoltre due cave per ridurre l’accumulo di fango e mantenere efficace il bloccaggio in qualsiasi condizione.
Un cordino a I regolabile in lunghezza (da 15 a 102 cm) che permette di auto-assicurarsi alla sosta e calibrare la propria posizione. Facile da utilizzare, consente una regolazione rapida e precisa. Anche il rilascio del cordino avviene in modo intuitivo: con una sola mano, anche sotto carico, è sufficiente impugnare il dispositivo e azionare il pulsante di sbloccaggio. Tuner I è realizzato in corda dinamica – così da assorbire le sollecitazioni di un’eventuale caduta – ed è fornito di serie del moschettone OVX e dell’anello in gomma Fix-O che ne evita la rotazione e il possibile carico sull’asse minore. Semplice da installare, Tuner I è collegabile all’anello di assicurazione dell’imbrago tramite un nodo a bocca di lupo.
PESO / 150 g
PESO / 143 g (incluso di moschettone OVX)
INFO: Climbing Technology - 035.783595 - vendite@aludesign.it
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Artcrafts International S.p.A. - sales@artcrafts.it
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uranus Low Wp rappresenta l'eccellenza delle calzature tecniche da trekking offerte da CMP, ideale per affrontare anche i sentieri di montagna più impervi. Questo modello di punta della collezione è realizzato con cura utilizzando pregiata pelle nubuck e presenta una chiusura profonda per una regolazione ottimale sul piede. Per garantire il massimo supporto e protezione, è dotato di un leggero rivestimento in gomma che avvolge lateralmente l'intera tomaia, inclusa l'area della punta, e di un ulteriore supporto in gomma nella zona della caviglia. La suola Vibram Rustle S2364 è composta da un'intersuola in EVA e un fondo in gomma con compound Xs Trek, che offre una flessibilità molto elevata. La tecnologia Traction Lugs, con l'iconico design carrarmato Vibram, assicura la migliore aderenza anche su superfici bagnate.
anaslu e Manaslu Jkt: due capi tecnici pensati per trekking e alpinismo invernali. Realizzati con doppio tessuto che assicura tutte le caratteristiche tecniche per affrontare qualsiasi avventura in comfort e sicurezza. Il tessuto base offre termicità e protezione dal vento, garantendo ottima libertà di movimento grazie alle componenti elastiche presenti nella sua struttura. Il secondo tessuto, oltre a ciò, garantisce elevata traspirabilità grazie alla struttura a quadretti presente internamente. La giacca presenta nella zona lombare una tasca di servizio chiudibile, con zip invisibile, che la rende ideale da poter utilizzare anche quando è indispensabile essere leggeri. L’importante componente elastica presente in entrambi i tessuti consente di avere massima libertà di movimento durante l’attività sportiva rendendo i capi versatili ed ergonomici. Il fondo gamba, elasticizzato e zippato, offre miglior comfort e adattabilità in caso di impiego con scarponi da alpinismo o sci.
Tessuto 1 / Nylon elasticizzato (89% NY + 11% EA), 190 g Tessuto 2 / Polyestere elasticizzato (90% PL + 10% EA), 180 g
INFO: CMP - cmpsport.com
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e maglie a maniche lunghe Fuzee (da uomo) e Innova (da donna) sono caratterizzate da un tessuto ultraleggero in grado di preservare la giusta temperatura corporea. La struttura a microrete autoventilante e lo strato interno in fibra Dryarn, idrorepellente, batteriostatica e dermatologicamente testata, accelerano la traspirazione anche nelle sessioni sportive più impegnative. I capi sono ideali come strato esterno, asciugandosi rapidamente attraverso un naturale processo evaporativo di raffreddamento, ma anche come primo strato protettivo e anatomico in caso di freddo rigido, trattenendo il calore senza inumidire la pelle. La trama leggera e morbida, ma anche estremamente resistente, contrasta gli effetti dell’abrasione e dell’usura, assicurando un’avvolgente sensazione di benessere.
INFO: Dryarn - 011.5534519 - dryarn.com
rogettati per accompagnare in qualsiasi trekking durante la stagione fredda, i Keb Agile Winter Trousers sono pantaloni soft-shell realizzati in tessuto a trama doppia ed elasticizzato a quattro direzioni, con interno spazzolato per offrire maggiore calore e comfort. In misto nylon, poliestere ed elastan riciclati con DWR senza PFC e rinforzi in G-1000 Stretch sulle tasche delle cosce, sulle ginocchia e sugli orli. Leggermente più ampi dei Keb Agile Trousers, per lasciare spazio a strati più pesanti da indossare a contatto con la pelle. Gli orli dispongono di tasselli con cerniera e sono compatibili con gli scarponi da montagna invernali. Perfetti per escursioni invernali che richiedono grande libertà di movimento, ma anche calore, resistenza e protezione.
INFO: Fenix Outdoor Austria Italy GmbH - customerservice@fenixoutdoor.at
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lpspitze Down Hoody è un piumino molto caldo che si compatta facilmente nel suo piccolo sacco per poterlo poi riporre nello zaino prima di affrontare la prossima salita ripida. La giacca è dotata della tecnologia Allied Feather ExpeDRY, la nuova piuma ultra asciutta con tecnologia FUZE che rappresenta un'alternativa priva di sostanze chimiche, con un potere di riempimento di 800 cuin. Il leggerissimo tessuto Texashield Pro è antivento e idrorepellente. Ha anche un effetto traslucido, in modo che l'imbottitura in piuma extra calda e resistente all'umidità possa essere vista attraverso il tessuto. Il cappuccio è completamente regolabile e compatibile con il casco.
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agic 2.0 è uno dei capi intramontabili di Montura, una giacca unisex caratterizzata dalla massima versatilità e adatta per questo a disparate attività outdoor: dallo scialpinismo al climbing, dal trekking al running. La Magic 2.0, infatti, si trova perfettamente a suo agio sia con clima invernale che estivo, è impermeabile, traspirante e antivento. E poi c’è l’immancabile cura dei dettagli, tipici di ogni realizzazione Montura, come la zip frontale con doppio cursore, gli elastici pretensionati in vita, polsi regolabili, cappuccio con visiera e compatibile con casco.
CERTIFICAZIONE / bluesign PESO / 300 g
INFO: Montura - 0445.318911 - info@montura.it - montura.com
INFO: Jack Wolfskin Italia 0472.068420 - office@jack-wolfskin.it
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a scarpa da trekking Cross Over 2 Gore-Tex unisce l'aderenza e il design audace della iconica Speedcross Salomon in una scarpa da trekking altamente protettiva con la massima aderenza. Una versione aggiornata del modello per l'autunno 2023 che prende il meglio dell'originale e aggiunge più ammortizzazione, aderenza e protezione impermeabile Gore-Tex. Una suola Contagrip con gomma resistente
e alette specifiche per l'escursionismo capaci di affrontare anche il terreno fangoso. Tutto nella Cross Over 2 Gore-Tex è stato progettato per fare avanzare con forza in qualsiasi condizione. Il puntale è rinforzato, il mesh resistente, la costruzione senza cuciture e l'impermeabilità traspirante. L'intersuola morbida, con gomma naturale realizzata nel rispetto dell'ambiente, garantisce una corsa ancora più ammortizzata.
INFO: Amer Sports - 0422.5291 - amersports-italy@amersports-com
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carpa dal taglio basso, pensata sia per gli escursionisti occasionali sia per chi vuole affrontare cammini impegnativi. La tomaia è in pelle, mentre l’area dell’allacciatura è rinforzata con uno strato di poliuretano per garantire maggior resistenza all’abrasione. La fodera interna in mesh è arricchita con la membrana Water Stopper, una tecnologia esclusiva di Trezeta che utilizza tre sottilissimi strati di materiali idrorepellenti in grado di respingere le infiltrazioni d’acqua ma che allo stesso tempo permettono
a umidità e sudore di uscire dalla calzatura. La zona della caviglia è dotata della tecnologia Alte Frequenze, una speciale laminazione al poliuretano che rinforza e sostiene. L'allacciatura a fettuccine permette di personalizzare il fit, mentre il collarino garantisce libertà di movimento. Il puntalino in gomma spruzzata Liquid Rubber mantiene la calzatura leggera. L’intersuola in EVA microporosa ultraleggera con effetto shock-absorber stabilizza la camminata, mentre la suola in Vibram Dom garantisce massimo grip.
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viluppato per tutti i free-tourer che desiderano affrontare salite più lunghe, LV FREE 130 LITE Cabrio è un'alternativa più leggera a LV FREE Cabrio, ma non scende a compromessi in termini di comfort o prestazioni in discesa. Il peso è ridotto grazie all'utilizzo di uno scafo in Grilamid anziché in PU e all'aggiunta di una linguetta IF Lite più leggera. Il modello Lite presenta un design a tre pezzi da cui prende il nome e che garantisce una flessione regolare, un'ammortizzazione unifor-
me e uno stabile sostegno laterale del tallone. Il profilo della linguetta è stato adattato per una migliore interazione con lo scafo, inoltre nei punti chiave è stata aggiunta una plastica più morbida per garantire maggiore flessibilità. La scarpetta è stata progettata con una particolare attenzione alle prestazioni in salita, ma senza trascurare il comfort. Il nuovo meccanismo skiwalk facilita il passaggio dalla modalità salita a quella discesa e un nuovo sistema di chiusura ne facilita l’uso.
INFO: Dalbello - 0423.55641 - info@dalbello.it
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EVENTI
UNA MONTAGNA CHE DIALOGA Nel corso dell’Assemblea Annuale degli Esercenti Funiviari di Bibione, si è parlato dei temi fondamentali per lo sviluppo del settore. Tra i relatori: climatologi, istituzioni, esercenti e industriali _ di Sara Canali
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lo 0,07% del territorio italiano montano. Se da una parte il settore è consapevole del suo impatto positivo in termini economici, è fondamentale che acquisisca conoscenza anche del suo ruolo e dell’impatto che hanno sul territorio oltre a comprendere a pieno il contesto climatico in mutamento. “L’impatto zero non esiste, ogni azione comporta una effetto”, ha commentato Ada Rosa Balzan, mentre per il climatologo Massimiliano Fazzini, nonostante il LAN (il limite altimetrico dei 100 giorni con sciabilità garantita) non sia cresciuto significativamente negli ultimi anni, “gli scenari rilevati impongono capacità di adattamento e investimenti, ma soprattutto un monitoraggio sistematico e localizzato del clima, della nevosità e della persistenza della neve al suolo, così le imprese funiviarie potranno ottimizzare l’adattamento al riscaldamento climatico”.
iportare la montagna al centro e avviare, per farlo, un deciso cambio di passo basato sul dialogo. Sono queste le premesse con cui si è svolta l’Assemblea Annuale degli Esercenti Funiviari che è andata in scena a Bibione lo scorso 29 settembre. L'assemblea ha affrontato temi importanti e disparati, ma tutti fondamentali per lo sviluppo del settore, autentica locomotiva del turismo di montagna e driver dello sviluppo delle terre alte. Sostenibilità ambientale, economica e sociale, adattamento ai cambiamenti climatici e supporto agli investimenti sono state le tematiche su cui importanti e autorevoli personalità sono state chiamate a intervenire. Infatti, la sfida che si trova a vivere la montagna oggi, superate le sfide legate alla pandemia e all’esplosione del costo dell’energia e delle materie prime, è quella di riuscire a portare alle Istituzioni il tema delle terre alte e della loro sopravvivenza sia in termini sociali che ambientali. Quella chiusa lo scorso anno la si può definire una stagione positiva e si resta in attesa del ddl Montagna che verrà discusso dal Governo, segno di come l’ambiente montano stia diventando sempre più importante anche nella considerazione della politica. “La montagna è un valore trasversale, non è né di destra né di sinistra ma è una comunità che dobbiamo tutelare e difendere e a cui dobbiamo dare l’opportunità di lavorare” – ha spiegato Valeria Ghezzi, presidente di ANEF (in foto).
INVESTIMENTI - Solo in vista dell’inverno 23/24 le imprese funiviarie hanno investito oltre 250 milioni di euro per migliorare la fruibilità della montagna e per reggere la competizione con le altre aree alpine. In quest’ottica è essenziale il supporto delle istituzioni, a partire da “Industria 4.0” fino ad arrivare al supporto per gli investimenti di ammodernamento sugli impianti di risalita e di innevamento e alle misure per calmierare il prezzo dell’energia e delle materie prime. Aiuti concreti che andrebbero accompagnati da una semplificazione burocratica. Questi sono stati i temi al centro dell’incontro “Dialogo tra sostenibilità e innovazione”, a cui hanno partecipato il senatore Silvia Fregolent, il deputato Dieter Steger, l’eurodeputato Alessandro Panza, la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli e la presidente di ANEF Valeria Ghezzi. "Il titolo che abbiamo dato all’assemblea può sembrare banale e ripetitivo”, ha detto quest'ultima. “I temi dell’innovazione e della sostenibilità sono stati toccati tante volte negli scorsi anni e si può pensare che non ci sia più nulla da dire. Non è proprio così. Innanzitutto, la parola più importante di questo titolo è "dialogo”. Dialogo che potrebbe evitare incomprensioni e corto-circuiti, criticità che danno materiale ai media, ma fanno male al territorio e alle comunità che lo abitano. Tra le innumerevoli sfide che abbiamo davanti, quella della sostenibilità, abbinata all’innovazione tecnologica e alla crisi climatica che stiamo vivendo è tra le più importanti. È soprattutto una sfida culturale. Ed è per questo serve parlarne tanto e in modo ripetitivo. Un’assemblea non basta di certo a esaurire il tema”.
IMPATTO - Ed è proprio nel confronto delle parti che si può e si deve
trovare la chiave per il futuro della montagna in una dichiarazione congiunta tra le associazioni ambientaliste e tutti gli attori della filiera. Per farlo, ANEF ha scelto una località di mare, ovvero Bibione, che si è prestata come cornice per discutere delle sfide del prossimo futuro. Come di consueto, l’incontro si è aperto con l’intervento della presidente Valeria Ghezzi, seguito da una tavola rotonda scientifica moderata da Daniele Moretti, vicedirettore di Sky TG24 e che ha visto un confronto tra Ada Rosa Balzan, responsabile sostenibilità di Federturismo Confindustria e presidente di ARB SPBA, e Massimiliano Fazzini, climatologo e nivologo di SIGEA - Società Italiana di Geologia Ambientale e UNICAM - Università degli Studi di Camerino. IL RUOLO DEGLI IMPIANTISTI - L’occasione ha permesso anche
agli imprenditori che lavorano negli impianti a fune di sottolineare la propria centralità nell’economia di montagna e il proprio fondamentale ruolo nell’offerta di posti di lavoro e nella creazione di valore nelle terre alte. Questo si traduce in 400 aziende, 1,5 mld di fatturato, 2,2 mld di immobilizzi e 15.000 persone di cui un terzo a tempo indeterminato. Numeri che, considerando l’intero indotto, vanno moltiplicati fino a sette volte per i fatturati e per cinque quando si parla dei lavoratori. Un’industria che conta 1.500 impianti di risalita e 3.500 km di piste esistenti, che occupano in tutto 90,5 km quadrati, cioè lo 0,03% del territorio italiano e
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EVENTI
UN SUMMIT PER PROTEGGERE LA NEVE Una due giorni in cui i principali protagonisti dell’industry degli sport invernali si sono ritrovati per avviare azioni concrete per il clima. Parla Denis Dietrich, global PR manager di Atomic _ di Sara Canali
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principali protagonisti del mondo neve si sono trovati per fare squadra nel tentativo di far vincere un solo concorrente: il clima. Si potrebbe riassumere così il primo Ski Industry Climate Summit, tenutosi il 13 e 14 settembre a Salisburgo, in Austria, e ospitato nella sede di Atomic. Questo incontro ha segnato una tappa significativa nell’impegno dell’industria dello sci ad affrontare le sfide climatiche. Il congresso internazionale ha riunito le principali parti interessate ed è stato testimone di notevoli progressi verso un futuro più sostenibile per gli sport invernali. Sostenuto dalla Federazione dell’Industria Europea degli Articoli Sportivi (FESI) e da Protect Our Winters (POW), il summit ha riunito circa 140 partecipanti, tra cui i principali marchi di sci come Rossignol, Head, Salomon, Völkl e Burton, i fornitori e i rivenditori specializzati come Decathlon, Sport Conrad, Blue Tomato, nonché le organizzazioni quali European Outdoor Group e Snowsports Industry Association. A raccontare di questa due giorni è Denis Dietrich, global PR manager di Atomic.
Che ruolo avrà il noleggio nei prossimi anni?
Naturalmente dipenderà dal comportamento dei consumatori. Tuttavia, prevediamo che il noleggio di sci, scarponi, caschi e bastoncini continuerà a rappresentare una parte significativa della nostra attività. Ricerca di nuovi materiali, riciclo degli articoli a fine vita, miglioramento del sistema di approvvigionamento: quali sono i principali obiettivi per un futuro più sostenibile?
Non c'è una risposta semplice a questa domanda. Si tratta di una combinazione di questi elementi: decarbonizzazione della value chain, circolarità e riciclo, progettazione di prodotti a basso impatto, allineamento dei dati e standard comuni, quadro normativo (tutti questi punti, verranno illustrati e sviscerati nel prossimo numero di SnowBusiness Magazine, ndr).
Concorrenti sul mercato, ma alleati per una causa più grande. È questa la strada giusta per risolvere il problema?
Il successo del primo Ski Industry Climate Summit è innanzitutto la collaborazione globale a livello di settore, che non è mai esistita. A parte il Wintersports Sustainability Network (WSN) della FESI, c'erano molti piccoli progetti individuali dei marchi che erano più tentativi o strumenti di comunicazione che progressi misurabili. Non esisteva nemmeno una collaborazione ordinata con i fornitori, poiché ogni marchio si preoccupava principalmente del proprio vantaggio competitivo. A oggi, sono pochi i retailer che affrontano il tema della sostenibilità nei beni durevoli. Spesso cercano di utilizzare le categorie e i parametri di riferimento dell'industria tessile e dell'abbigliamento, ma non funziona. L'industria dello sci ha ancora molta strada da fare e, come altri settori, deve fare i suoi "compiti a casa". Tuttavia, il Summit ha riempito la lista del “to do” e alcune parti interessate si sono già sedute intorno a un tavolo.
A sinistra, Denis Dietrich, global PR manager di Atomic
Come è cambiata la vostra prospettiva sulle questioni ambientali dopo il confronto con altri marchi?
Secondo i vari feedback dei partecipanti, molti brand di sci non sono abbastanza maturi nei loro sforzi per la sostenibilità e la protezione del clima. Sembra che alcuni temi siano all'attenzione di pochi rappresentanti del settore. Atomic intende ora aiutare altre aziende a progredire e a strutturarsi per avviare le azioni necessarie. Esiste una soluzione condivisa al problema?
La collaborazione e l'impegno serio sono l'unica strada percorribile. È necessario che il nostro settore contribuisca seriamente al raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo sul clima di Parigi (< 1,5° di riscaldamento globale) da parte dei produttori di articoli per lo sci e lo snowboard secondo l'Un Science Based Target gli SBT (attualmente: 50% di riduzione dei gas serra entro il 2030, net zero entro il 2050).
Quali sono gli standard industriali che vi siete prefissati e quanto siete lontani dal raggiungerli?
Il nostro obiettivo generale è sempre allineato con gli obiettivi dell'Accordo sul clima di Parigi. La Science Based Targets Initiative traduce questi obiettivi nelle azioni che dobbiamo intraprendere come azienda manifatturiera. Tutte le altre misure e iniziative, come l'acquisto di energia verde, l'approvvigionamento di materiali, la progettazione di prodotti a basso impatto e i sistemi circolari, sono orientate a questo obiettivo. Siamo fiduciosi, ma ovviamente non possiamo essere certi di raggiungere il -50% di emissioni entro il 2030 o lo zero netto entro il 2050 con la nostra strategia. E ci assumeremo le nostre responsabilità pubblicando dichiarazioni annuali sui nostri progressi.
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Scopri al Qr Code i progressi di Atomic
VETRINA SCI
L A P OTENZA IN CURVA DI VÖ LK L
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li sci Racetiger RC di Völkl, con fascia in titanio e punta in carbonio sciancrata leggermente più larga rispetto alla versione precedente, colpiscono per la loro stabilità, equilibrio e la facilità di curva. Sorprendentemente facili da condurre, sono pensati per sciatori esperti e rappresentano la soluzione più versatile tra gli sci da gara. Degne di nota sono le cosiddette "Tailored Carbon Tips", che riducono notevolmente lo sforzo necessario in particolare all'ingresso in curva poiché convogliano la forza esattamente dove serve. Il Titanal Band, invece, garantisce rigidità torsionale e una maggiore stabilità nelle curve. Fondamentalmente il nuovo Racetiger è diventato più sportivo. La larghezza centrale ridotta rispetto al modello dell'anno precedente consente cambi di angolazione più rapidi e uno stile di guida più dinamico.
H E A D SPE E DB L UE : N O N SO L O C O L O R E
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acilità di conduzione durante tutto l’arco di curva, manovrabilità, flex migliorato per curvare meglio e ridisegnare le sciancrature. La nuova collezione Head 23/24 colpisce certamente l’occhio, ma risponde anche all’aumento delle esigenze tecniche da parte degli appassionati. I progettisti hanno analizzato tutti i materiali usati fino a ora, constatando che le fibre e i compositi sono al top tecnologico, così hanno orientato la ricerca sull’elemento più presente nella struttura dello sci: il legno. Si sono orientati verso una miscela più flessibile, che ha permesso di realizzare nuclei più sottili. I nuovi membri della famiglia World Cup sono circa il 10% più morbidi dei loro predecessori, fattore che ha permesso di ridisegnare le sciancrature aumentando i raggi e riducendo la larghezza alle estremità. Le estremità più strette sono sottoposte a inferiori sollecitazioni.
INFO: Mares - 018.52011 - info-head@it.head.com
KÄ ST L E DE DIC A I SUO I SC I A MA DR E T E RRA
INFO: Dalbello - 0423.55641 - info@dalbello.it
P IÙ VELO CI VERSO LA RESPONSABIL IT À C ON S A LO M ON
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i chiama Addikt Pro ed è l'innovativo sci sportivo di Salomon con fianchi realizzati da materiale riciclato, risultato di un progetto nato da un'esplorazione del design su come valorizzare le materie prime. Utilizzando la tecnologia della linea da gara dell'azienda, questo sci è in grado di offrire a un maggior numero di sciatori la sensazione di disegnare la curva perfetta. Addikt Pro è ispirato allo slalom di Coppa del Mondo con un design da gara e incorpora l'iconica bandiera “racing” di Salomon nella sua parte superiore per rendere omaggio alla ricca storia del brand. Questo sci è stato progettato per combinare tecnologie ad alte prestazioni con tutte le qualità necessarie a rendere le curve in pista più coinvolgenti. Ogni sci Addikt è caratterizzato da un design unico del colore dei fianchi, creato grazie a una nuova tecnica di costruzione che utilizza materiale di scarto proveniente dal processo di produzione. Questo è stato raccolto, riciclato e riutilizzato. Inoltre, sono stati apportati miglioramenti anche al consumo energetico durante il processo di produzione di Addikt, dopo che il team ha eseguito un'analisi del ciclo di vita della linea MTN di sci touring e ne ha implementato le modifiche. Dalla linea di sci da gara Salomon, l'Addikt Pro utilizza la collaudata tecnologia Blade, con inserti flessibili in polimero fusi in uno strato in Ti, una costruzione innovativa che preserva la rigidità dello sci, ma aggiunge la vivacità necessaria per affrontare le curve a velocità elevate.
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l nuovo Obsidian 92 fa parte della nuova linea di sci "Terra" di Kastle ed è uno sci da freeride più stretto e versatile pensato per le donne. Offrendo più energia e pop di quanto si possa pensare, questo sci porta la velocità a un livello superiore andando a migliorare rapidità e agilità. Il prezzo concorrenziale rende l'Obsidian 92 più conveniente e accessibile rispetto ad altri modelli del marchio Kästle, e dunque anche acquistabile da una generazione di sciatori più giovani e meno affermati, mantenendo al contempo qualità e precisione, come nei modelli più sofisticati della linea FX. L'Obsidian 92 è uno sci all-mountain versatile che può essere scelto sia da sciatori di livello intermedio e avanzato.
INFO: Panorama Diffusion - 0472.201114 - info@panoramadiffusion.it
DO B E R MA N N MULT IG A R A DI N O R DI C A, UN T R IB UTO A L L A T R A DIZ IO N E
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l nuovo Dobermann Multigara riesce a unire il meglio del SLR con il meglio del GSR, enfatizzando i benefici della tecnologia Double Core, che in questo sci si distingue per uno strato di elastomero Pulse tra due anime di legno, ciascuna delle quali viene poi rinforzata con uno strato di titanal per una precisione e una risposta senza pari. Il multi-raggio è una combinazione fra diverse sciancrature. La spatola richiama le geometrie dei modelli da slalom speciale, facilitando l'immissione degli sci; mentre il centro e la coda ricalcano le forme degli sci da slalom gigante, per garantire una deformazione più graduale e sostegno anche negli archi di curva più ampi. In questo modo, la sciancratura dello sci consente di variare facilmente tipologia di sciata, con cambi di direzione rapidi e reattivi. Il Dynamic Race Shovel è il sistema di geometrie studiato da Nordica per rendere la spatola più manovrabile. Il leggero rocker in punta facilita l'ingresso in curva, richiedendo minor sforzo fisico e incrementando la sensazione di controllo dell'attrezzo. Infine, la piastra FDT Race Plate Pro N di Nordica offre prestazioni eccezionali e dispone di Fast Demo Track per regolazioni rapide e semplici senza attrezzi.
STRUTTURA / Energi TI Double Core ATTACCO ABBINATO / XCell 14 FDT SCARPONE COORDINATO / Nordica Dobermann MISURE / 160, 165, 170, 175, 180 cm SCIANCRATURA / 119/70/99 mm (165) RAGGIO / 14, 14.8, 15, 16, 16,6 m
INFO: Amer Sports - 0422.5291 amersports-italy@amersports-com
INFO: Tecnica Group - 0422.8841 - info@tecnicagroup.com
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VETRINA BOOTS
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F ISC H E R E L A C A L Z ATA SU MISU RA
onciliare performance e comfort grazie a una doppia tecnologia è la missione dello scarpone Shadow di Lange, che rivoluziona il concetto di All-Mountain. Per arrivare a questo livello di assistenza, gli ingegneri del reparto R&D di Lange si sono inspirati anche alle piastre in carbonio delle scarpe da trail running e alle sospensioni delle mountain bike. Il risultato è la combinazione di suspensionblade, una piastra che conferisce al prodotto il suo design unico e sagomato, che assorbe le vibrazioni e restituisce controllo e un miglior contatto con il terreno, e dual pivot, un allungamento degli assi del gambetto che garantisce una migliore funzione del perno. In poche parole: maggiore trasmissione di potenza con minore sforzo fisico. Queste due innovazioni, che lavorano in sinergia nello stesso Assisted Performance System, hanno lo scopo di offrire un sostegno naturale e intuitivo a chi mette ai piedi Shadow. Anche la scarpetta lavora nell’ombra: grazie alla tecnologia Auxetic, che prevede una costruzione a nido d’ape e che può essere termoformata, sposa la morfologia dei piedi.
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'RC4 MV di Fischer rappresenta la nuova generazione di scarponi ad alte prestazioni ed è stato progettato per consentire agli sciatori di superare i limiti elevando il proprio livello di sciata. Lo scafo Vacuum regolabile e la scarpetta iFZ Performance tensionata con il sistema BOA H+i1 garantiscono una calzata sicura e si adattano a un'ampia gamma di forme di piede. I rialzi GripWalk invece offrono il massimo comfort nella camminata naturale e garantiscano sicurezza su terreni scivolosi, senza compromettere le prestazioni sugli sci.
INFO: Oberalp Group - 0471.242900 - info@oberalp.it
C O C H ISE DI T E C N IC A : SC IA R E A BAS S O I M PAT TO
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er la FW 23/24, Tecnica ha riprogettato il Cochise, il più versatile scarpone da sci ad alte prestazioni per sciatori progressivi e freerider, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica legate alla sua produzione e di sostenere l'economia circolare. Sebbene l'eliminazione dei materiali ad alto impatto da scarpetta e Power Strap riduca drasticamente l'Impronta di carbonio del nuovo Cochise, il team di ricerca e sviluppo di Tecnica ha anche esplorato l'opportunità offerta dall'utilizzo di materiali riciclati. Si tratta di una conseguenza naturale del processo Recycle Your Boot, il cui risultato è costituito da grani di plastica e metallo pronti per essere utilizzati nella produzione industriale. I ganci sono in alluminio riciclato, il Power Strap non solo è privo di PVC ma realizzato con plastica rigenerata, così come il battistrada, che include una percentuale di materiale riutilizzabile. Collarino, tomaia, linguetta e C.A.S. della scarpetta sono realizzati con materiali green, come Lycra e agglomerati. Anche la suola è in plastica riciclata, in sostituzione del PVC ad alto consumo energetico. Infine, il Cochise includerà soluzioni costruttive intelligenti in grado di facilitare il processo di disassemblaggio. Il Cochise con Ecodesign è disponibile anche con un nuovo modello High Volume, per sciatori con piedi che necessitano di maggior spazio all'interno dello scafo.
INFO: Gruppo Rossignol Italia - 0161.855513 info.italia@rossignol.it
INFO: Tecnica Group - 0422.8841 - info@tecnicagroup.com
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GENNAIO 2024 PONTE DI LEGNO - TONALE In par tnership con
nuove formule espositive
incremento espositori e retailer
apertura differenziata villaggio indoor e outdoor
ski e outdoor test anche in notturna
ospitalità e speciali gift per i dealer
winter party
––invernale torna per un’attesa seconda edizione L’evento di riferimento della industry italiana57
winterbusinessdays.com
NUOVE APERTURE
© Simone Comi
DOVE L’OUTDOOR È DI CASA TUTTO L’ANNO Un nuovo Mountain Shop a Lecco, città dalla forte tradizione alpinistica e indissolubilmente legata alla montagna. Inaugurato il 22 settembre, offre 200 mq tra calzatura, abbigliamento e attrezzatura. Abbiamo intervistato il titolare Arturo Milani _ di Tatiana Bertera
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notturna tutti i giorni della settimana, incluse le ferrate. Le innumerevoli falesie sono piene di climber locali e stranieri ormai per tutto l’anno e negli anni fortunati, con la neve, tantissimi scialpinisti, e ovviamente anche mountain biker. Quindi tutto il panorama outdoor è presente.
na vita trascorsa nell’outdoor, fin da ragazzino. Arturo Milani ha poi fatto da agente di rappresentanza ad alcuni importanti marchi del settore e ora, da meno di un mese, riveste il ruolo di titolare del nuovissimo negozio della catena di franchising Mountain Shop che ha aperto a Lecco. Un’inaugurazione in grande stile per questo spazio che ospita alcuni dei brand con cui, in passato, Milani ha collaborato.
Quali sono i prodotti più richiesti e che Quando è stato inaugurato il negozio e quali attività avete fatto per
caratteristiche devono avere?
l’inaugurazione?
Difficilissimo fare una distinzione precisa, dipende da molti fattori: dalla stagione, dal clima...
Abbiamo inaugurato lo store venerdì 22 settembre, con il responsabile mondo dei negozi Salewa e tutto lo staff di Oberalp e Great Escapes, che ha lavorato per l’allestimento del negozio, offrendo un aperitivo con i clienti presenti.
Quali sono i vostri punti di forza?
L’unione di brand famosi in tutto il mondo con la nostra esperienza locale: spero possa generare un mix apprezzato dai clienti.
Qual è il tuo passato nel mondo outdoor e dove nasce l’idea di aprire un negozio Mountain Shop nella città di Lecco?
Ho iniziato a lavorare nel mondo outdoor, a 14 anni, in un negozio di Lecco come commesso. A 23 ho avuto la rappresentanza di Salewa per parte della Lombardia, rimanendo con loro per 18 anni, ricoprendo diversi ruoli all’interno dell’azienda, tra cui lo sviluppo di nuove linee tecniche e la gestione di clinic formativi presso i clienti più importanti. Successivamente ho lavorato per circa 10 anni in Ande. L’idea di aprire il negozio Mountain Shop è quella di unire la capacità organizzativa di un gruppo leader mondiale nell’outdoor come Oberalp con la mia storia professionale in una città che vive di outdoor 365 giorni l’anno, H24. Quello che intendo fare è cercare di creare un punto d’incontro per appassionati/amanti di montagna (local e stranieri) consigliando il meglio dei prodotti disponibili sul mercato, ma soprattutto trasmettere la nostra passione (la mia e quella dei tre dipendenti) offrendo, oltre ai prodotti, un punto di aggregazione e di condivisione delle proprie esperienze.
Arturo Milani con i suoi collaboratori e Nicola Ghio, retail operations manager di Oberalp, al taglio del nastro
Quali sono le strategie che oggi, un negoziante, deve mettere in atto per risultare interessante per il cliente?
Competenza, passione, amore per il proprio lavoro, empatia con il cliente, servizi di vendita e di post vendita. Il concorrente più temibile è l’e-commerce, non il negozio locale. Quali sono i vantaggi di far parte un una
Elena Colombo, trekking
catena come mountain shop? Eventuali svantaggi?
Marco Pennati, trail running e ciclismo
I vantaggi sono di far parte di un grosso gruppo e gli svantaggi, presumo gli stessi. Sintetizzo, ma è prematuro a oggi poterli valutare essendo aperti da una sola settimana. Simone Invernizzi, sci e calzature
Parliamo proprio dell’area del lecchese. Qual è il tipo di utenza che
SC HE DA TE C N IC A
s'incontra e chi è il cliente ideale di Mountain Shop Lecco?
L’utente lecchese spazia dall’alpinista estremo al climber di livello mondiale, ma soprattutto all’appassionato della montagna in quanto tale, sulle nostre montagne tutto l’anno. Nel week-end si trovano migliaia di persone che salgono in giornata ai rifugi o alle vette delle montagne più conosciute e famiglie che si recano nei rifugi. Sono ormai comuni le salite al San Martino o Magnodeno in
Nome: Mountain Shop Indirizzo: via Marco D'Oggiono, 35 Località: 23900 - Lecco Telefono: 0341.155 0837 E-mail: lecco@mountain-shop.com Sito: mountain-shop.com/it/store/lecco-235 Magazzino: una parte della merce arriva direttamente in negozio, un'altra viene gestita dal magazzino centrale Titolari: Arturo Milani Anno d'apertura: 2023 Vetrine: 3 Personale: 3 Mq totali: 200 Mq calzature: 20% Mq abbigliamento: 50% Mq attrezzatura: 30% Discipline trattate: alpinismo, climbing, trekking, trail running, scialpinismo, ciaspole, via ferrata
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MARCHI OUTDOOR Calzature: Dynafit, Evolve, Fitwell, On, SCARPA, Salewa Abbigliamento: Dynafit, Great Escapes, Picture, Salewa, Wild Country Attrezzatura: Beal, Black Diamond, C.A.M.P., Dynafit, Ferrino, Great Escapes, Grivel, Petzl, Salewa, Wild Country MARCHI SNOW Calzature: Dynafit, SCARPA Abbigliamento: Dynafit, Great Escapes, Picture, Salewa Attrezzatura: Black Crows, Dynafit, Skitrab, TSL Altri servizi: riparazione sci, noleggio attrezzatura per scialpinismo, ciaspole e via ferrata
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Immagini e diritti niklassoderlund©