C O V E R
S T O R Y
CAPI CHE RIVIVONO SFIDANDO IL TEMPO Tra upcycling, nuovi processi produttivi e una campagna che invita i consumatori a fare acquisti più consapevoli, Levi’s® consolida la sua filosofia sempre più sostenibile. Parla Stefano Tei, pr director Europe & UK di Sara Cinchetti
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ateriali, persone, ambiente e processi. Questi i capisaldi che dal 1853 guidano la californiana Levi’s®. Conosciuta anche come “la madre dei jeans”, l’azienda fondata da Levi Strauss vanta una distribuzione dei suoi denim in oltre 110 Paesi e una produzione che, nel tempo, è stata pioniera di una responsabilità oggi diventata imprescindibile per il fashion. Un’azienda solida e strutturata che nel primo anno di quotazione in borsa, il 2019, ha chiuso (a livello global) con un fatturato pari a sei miliardi di dollari, registrando ricavi in crescita del 3%. Insieme a Stefano Tei, pr director Levi’s® Europe & UK (nell’immagine d’apertura), abbiamo analizzato come il brand intende e applica la sostenibilità nelle collezioni, nei progetti e nelle sinergie con gli stakeholder. Cosa rappresenta per Levi’s® la sostenibilità? La sostenibilità è letteralmente intessuta in tutto ciò che Levi’s® realizza, nel business model e come ci presentiamo al mondo. Nello specifico a partire dal 2011 è stato presentato il processo produttivo Levi’s® Water<Less che oggi consente di realizzare oltre l’80% dei capi prodotti e poi distribuiti in tutto il mondo. Il problema principale dei jeans è il grande dispendio di acqua impiegata nei processi produttivi. Come siete riusciti a intervenire a riguardo? Le tecniche Water<Less sono capaci di ridurre notevolmente la quantità di acqua impiegata nel processo di finitura dei jeans rispetto a quelle tradizionali. Da quando sono state introdotte abbiamo risparmiato circa 4,2 miliardi di litri d’acqua, riutilizzandone oltre 9,6 miliardi nell’intero iter produttivo dei nostri capi. Le collezio-
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