ANNO 1 - NUMERO 10 - 2012
Editore Sport Press S.r.l. - Corso della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) Tel. +39 0362.600469 - Fax 0362.600616 - e-mail: redazione@runningmag.it - Direttore responsabile: Angelo Frigerio - Periodico mensile - Registrazione al Trib. di Milano n. 38 del 20 gennaio 2012 - Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 - conv. in Legge 46/2004 Art. 1 Comma 1 LO/MI - Stampa: Ingraph - Seregno (MB) - In caso di mancato recapito, inviare all’ufficio postale di Roserio per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.
IN PRIMO PIANO //
PAGINe 20-21
IL SUCCESSO DI EVENTI COME LA STRONGMAN RUN E I REWOLUTION RAID CONFERMANO L’INTERESSE DEI RUNNERS VERSO FORMULE ALTERNATIVE ALLA CORSA TRADIZIONALE. PREFIGURANDO SCENARI INTERESSANTI E PIù AMPI PER TUTTO IL MERCATO
PAGINe 24-25
STRONG, FUNNY, ADVENTURE: L’ALTRO LATO DEL RUNNING
INTERVISTE GIULIO SERGIO ROI, ALIAS THE “SKYDOCTOR” PAGINe 10-11
TEAM VIBRAM, TO BE CONTINUED... BEPPE MARAZZI, SEBASTIAN NAIN, DAVID GATTI, NICOLA BASSI, RONAN MOALIC. CON UNA NEW ENTRY FEMMINILE DI GRANDE RILIEVO COME FRANCESCA CANEPA, VERA E PROPRIA RIVELAZIONE DI QUESTA STAGIONE.
la scarpa del mese
DYNAFIT // FELINE SUPERLIGHT
ALPE DI SIUSI RUNNING SHOE EXPERIENCE
PAGINA 22
alle pagine centralI
IL 3 OTTOBRE A SAN COLOMBANO AL LAMBRO
IL PRIMO RUNNING BUSINESS MEETING
PAGINe 8-9
ORGANIZZATO DA RUNNING MAGAZINE UNa STORICa tavola rotonda DELLE AZIENDE RUNNING E TRAIL. IMPORTANTI E STRATEGICI I TEMI TRATTATI, CON NUMEROSE IDEE E PROGETTI CONCRETI PER IL FUTURO.
LA NUOVA RUBRICA //
RUNNING CON PAGINE 16-18
PAGINa 13 redazione@runningmag.it / www.runningmag.it
PAGINA 26
ICELAND FACTOR
RUNNING MAGAZINE
editoriale
di BENEDETTO SIRONI benedetto.sironi@tespi.net
Il ruolo dei negozi fisici in una società sempre più digitalizzata Diciamo la verità: anche se il mercato del running continua a essere in piena salute e con un trend che si prospetta positivo anche nel prossimo anno, la situazione di alcuni retailer non è delle più facili. Si pensi alle maggiori difficoltà nell’ottenere credito, ai margini che si assottigliano, alle quotidiane battaglie sui prezzi e ai concorrenti sempre più agguerriti, dalla grande distribuzione alle vendite online. Proprio a proposito di e-commerce, ho recentemente partecipato a un forum europeo sul mercato out-door, dove è stato messo in luce un importante dato di fatto su questo argomento. A eccezione di Amazon, che primeggia nella maggior parte dei mercati, sono i cosiddetti “click & mortar” website (con brick & mortar si intendono i negozi fisici tradizionali) quelli di maggior successo: vale a dire i siti di e-commerce legati a insegne fisiche. Questione soprattutto di credibilità e autenticità. Valori che il consumatore sportivo in generale associa più ai punti vendita tradizionali che ai cosiddetti “pure players”, ossia siti appositamente nati per la vendita online. Se approcciato correttamente e in modo professionale, quindi, l’e-commerce può diventare non tanto un pericolo quanto una preziosa risorsa per gli stessi negozi fisici. Del resto, che il ruolo del punto vendita in una società sempre più digitalizzata continui a essere centrale è una certezza. A precise condizioni, però. Prendete il caso di Apple. La nota azienda americana che solo 15 anni fa era sull’orlo del fallimento, lo scorso settembre ha raggiunto il record storico in termini di capitalizzazione mondiale: oltre 660 miliardi di dollari (tanto per capirci, più del PIL della Svizzera). Un valore poi sceso a ottobre ma che rappresenta comunque il più alto in assoluto. Ebbene, un’azienda che è stata pioniera nelle vendite online di musica e video, avrebbe potuto facilmente spingere i propri clienti ad acquistare online anche i suoi prodotti fisici. Ricavandone certamente margini più elevati.
Editore Sport Press Srl
Ha deciso invece di puntare su un business model che è più “low tech” e tradizionale: la sua catena di negozi fisici. A oggi sono quasi 400 gli Apple Store in tutto il mondo, con vendite per 11 miliardi di dollari generate nel 2011. Con una rendita al metro quadro elevatissima e una maniacale attenzione all’ubicazione del punto vendita, al layout e soprattutto al servizio. “Le persone non vogliono semplicemente comprare un personal computer, ma vogliono anche sapere e imparare cosa possono farci”, diceva Steve Jobs. Certo, gli Apple store sono l’estensione di un’azienda enorme, specializzata in un brand che vende prodotti tecnologici con grandissimo appeal, potrebbe obiettare qualcuno. Ma il metodo di interazione con i consumatori è il medesimo in ogni mercato. Ecco perché ciò rappresenta un ottimo metro di paragone anche per i negozi specializzati dell’articolo sportivo e del running. Cosa c’è di meglio per un consumatore che acquisire familiarità con un prodotto già all’interno di un punto vendita e trovare persone disponibili e preparate che lo sappiano assistere e consigliare nell’acquisto? “Abbiamo ogni giorno migliaia di conversazioni e interazioni con i nostri clienti finali”, affermava sempre Jobs. “E queste conversazioni avvengono con lo staff dei nostri store”. Insomma, oltre ad avere chiaramente un buon (o meglio un ottimo) prodotto, una delle chiavi del successo è quella di sviluppare una personale, frequente e fruttuosa interazione con i propri clienti all’interno dei punti vendita. Centrando questo obiettivo, è certo che un negozio fisico continuerà ad avere un ruolo centrale anche in una società sempre più digitalizzata e web-dipendente. p.s. Un’ultima cosa… sapete dove Apple investe il suo “modesto” budget di circa 1 miliardo di dollari dedicato alla pubblicità? Facebook? Google? Banners? Groupons? Niente di tutto questo. Apple fa pubblicità soprattutto su media tradizionali: stampa, affissioni, TV.
Redazione USA: DNF Media, Inc 1956 Bohannon Drive - Santa Clara, CA 95050 Tel: 001.408.261.8809
Presidente: DANIELE DE NEGRI Direttore responsabile: ANGELO FRIGERIO Direttore editoriale: RICCARDO COLLETTI Redazione Italia: Corso della Resistenza, 23 20821 Meda (MB) - Tel. 0362.600469 - Fax 0362.600616 Email: redazione@runningmag.it Website: www.runningmag.it Stampa: Ingraph - Seregno (MB)
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Questo numero è stato chiuso in redazione il 7 novembre 2012
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OTTOBRE 2012
CARO SINDACO DI NEW YORk // // Come sapete tutti la Maratona di New York è stata cancellata per la prima volta in 40 anni a causa dell’uragano Sandy. Un perfetto commento di questo “storico” fatto lo abbiamo trovato nella lettera aperta che Antonio Bacci, a nome di alcuni maratoneti italiani (friulani) ha indirizzato al sindaco di New York. Eccone alcuni estratti.
Spettabile sindaco Bloomberg, Le scrivo interpretando i sentimenti e i pensieri di decine di maratoneti del Friuli Venezia Giulia, giunti nella Sua (e un po’ anche nella nostra, perché New York è un patrimonio globale), martoriata città. Lo abbiamo fatto in punta di piedi, col dolore nel cuore e le lacrime agli occhi per quello che l’uragano aveva prodotto solo a qualche isolato dai nostri hotel. […] Mercoledì scorso, quando abbiamo sentito le Sue parole in conferenza stampa, ci siamo sentiti partecipi di un progetto. Non poteva, non doveva più essere una festa sportiva, questa maratona di New York 2012. Doveva essere un segnale forte, il simbolo di un riscatto che partisse dalla fratellanza di decine di migliaia di sconosciuti, uniti dalla fatica e dalla volontà di mostrare la parte più vera e pulita di se stessi. Abbiamo ripensato all’11 settembre, alle immagini commoventi della maratona del 2001, con il pubblico e gli atleti di tutto il mondo divisi dalle transenne ma uniti dalle stesse lacrime, la medesima consapevolezza di una missione: scrivere il primo capitolo di un nuovo libro, quello della rinascita. Molti di noi hanno affrontato vere e proprie odissee nei cieli, sacrificato i risparmi di una vita, per raggiungere la Sua città. Lo abbiamo fatto perché eravamo pronti a dare il nostro meglio, come i volontari che in questi giorni terribili si affannano nei quartieri senza luce, acqua e cibo. […] Tutti hanno fatto quello che nella vita sanno fare meglio: hanno scavato a mani nude, hanno vigilato, hanno suonato. Noi sappiamo correre. Avremmo voluto correre, una volta che Lei, mercoledì scorso, ci ha detto chiaro che la Sua città aveva bisogno di questo segnale. Dopo due giorni, però, è apparso in tv e ha dichiarato che le condizioni erano cambiate. Che la maratona, lo stesso simbolo del riscatto dopo la tragedia delle Torri gemelle, questa domenica sarebbe stata “fonte di polemiche e di divisioni”. Non Le chiediamo tanto se non avesse potuto deciderlo prima. Se sia stato giusto consentire ai commercianti dell’expo di incamerare tutti i guadagni della vendita del merchandising, prima di annunciare la cancellazione della corsa. Nemmeno quale ruolo abbia giocato, in questa scelta, una corsa ben più importante, con due soli iscritti, in programma alla Casa Bianca. Le esprimiamo solo il nostro disagio e il nostro rammarico per averci relegato, di fronte all’opinione pubblica, nel ruolo dei 47mila ricchi, fanatici e insensibili appassionati di running. Adulti un po’ bambini, tristi non tanto per gli sfollati, ma perché domenica non potranno mettere in scena il loro spettacolino. Sappia, invece, che dietro c’è molto di più. C’è la parte migliore delle nostre vite. Le albe di fatica, i dolori fisici, i sacrifici economici e alimentari, il tempo sottratto alle famiglie e strappato al lavoro, e spesso anche al sonno, per potersi allenare, per temprare fisico e mente. C’è la consapevolezza che la vera vittoria non è solo di chi taglia il traguardo per primo, nasce da condivisione e capacità di superare i propri limiti. Ecco, questo ci tenevamo a dirLe, signor sindaco. Il nostro meglio, questa domenica, sarebbe stato tanta roba. Sarebbe venuto da tutto il mondo con sudore, fatica, lacrime, cartelli e messaggi di solidarietà. Sarebbe stato un esempio, un segnale di rinascita. E non avrebbe fatto vergognare nessuno. Non dubiti, gli occhi li abbiamo anche noi. Vediamo le Sue stesse immagini. Capiamo bene che oggi, a New York, le priorità siano altre. Ma crediamo sia giusto ricordarLe che a uscire a testa alta da questa settimana siamo noi, non Lei. Noi eravamo disposti sin dal principio a non correrla, questa maratona. Ma di certo, una volta partiti, non ci saremmo mai ritirati. Questo sappia, dai maratoneti del Friuli Venezia Giulia e dai loro colleghi di tutto il mondo. Con i migliori auguri di una nuova alba di speranza. Antonio Bacci
NEWS Saldi anticipati in Lombardia anche questo inverno
Nella provincia di Savona, il primo Berg Trail // Si terrà nell’entroterra ligure la prima edizione del Berg Trail. Competizione di corsa off road, si svilupperà su un percorso di 22 km con 1.100 metri di dislivello positivo che attraversa i Comuni di Bergeggi, Spotorno e Vado Ligure (SV). L’organizzazione è r a p p re s e n t a t a dall’A.S.D. Runners Italia, in collaborazione con il Comune e la proloco di Bergeggi. La data prevista per lo svolgimento della gara è domenica 18 novembre. Un evento nuovo dunque e che vedrà presenti anche alcune importanti aziende di settore, quali Salomon, La Sportiva, Scott e Crazy Idea.
www.teamsalomoncarnifast.com
le varianti “fluo” accendono i modelli Garmin Forerunner // Due modelli di punta della linea Forerunner di Garmin sono pronti a diventare ancor più veri e propri prodotti di tendenza. “In evidenza”, è proprio il caso di dirlo, il 210 e il 610 della serie. A partire da fine ottobre sono infatti disponibili nei negozi nelle nuove varianti multicolor in tinte “fluo”. Una versione in blu e una in verde, entrambe su sfondo bianco, proposte per offrire in una veste frizzante un prodotto altamente performante e fra i più apprezzati di tutta la gamma gps da polso dell’azienda. Forerunner 210 è il navigatore che tiene traccia del percorso di allenamento e fornisce in tempo reale i dati di andatura, distanza percorsa, crono e frequenza cardiaca. Consente inoltre di impostare “interval training” personalizzati ed è disponibile con fascia cardio soft-strap inclusa nella confezione (prezzo consigliato al pubblico: 249 euro). Forerunner 610 è invece il modello con antenna ad alta sensibilità e schermo touch screen, dotato inoltre della funzione Virtual Racer. Anche questo modello è provvisto di fascia cardio soft-strap, con l’aggiunta di chiave Usb Ant+ (prezzo consigliato al pubblico 399 euro).
www.garmin.com/it/forerunner
Da sx: Francesca Meini, Luca Leone, Mohamed Morchid, Laura Bottini, Soufiane Elkounia e Paola Felletti
Sul Monte Stella i vincitori del Salomon Trail Tour Italia 2012 // Dopo avere fatto tappa in alcuni dei siti più suggestivi della Penisola, il Salomon Trail Tour Italia 2012 ha chiuso i battenti a Milano. Lo scorso 30 settembre è infatti andata in scena la giornata conclusiva di questo circuito, sulle pendenze del Monte Stella. Il percorso di 5 km è stato disegnato con caratteristiche tecniche impegnative, che si sono sviluppate attraverso un alternarsi di salite intense (con picco massimo di altitudine a 160 metri) e discese anche ripide. Sullo sfondo, la vista della città meneghina in lontananza ha costituito un aspetto di sicuro fascino per gli atleti in gara. In campo maschile si è registrata la vittoria di Mohamed Morchid, che ha preceduto al traguardo Luca Leone e Soufiane Elkounia. Tra le donne, la migliore prestazione è stata siglata da Lau-
ra Bottini, prima in un podio completato da Francesca Meini e Paola Felletti. Ad aver caratterizzato questa giornata di festa ha certamente contribuito la grande attesa che si è registrata da parte degli appassionati, sintomo del crescente interesse che questo tipo di attività sta ottenendo. Cominciato lo scorso aprile, il tour di Salomon ha fatto tappa anche all’Elba Trail, alle Porte di Pietra e Finestre di Pietra, al Gran Raid du Cro Magnon e Neandertrail, al Cima Tauffi Trail e al Sellaronda Trail Running. La classifica finale del circuito vede al primo posto Pablo Barnes e Simona Morbelli, che succedono ai vincitori del 2011 Fabrizio Roux e Francesca Canepa.
www.salomontrailtouritalia.com
ANCHE Dryarn è partner del progetto “Dote in movimento” // È partita a settembre l’iniziativa che incentiva e sostiene lo sviluppo della pratica sportiva tra i bambini appartenenti alle famiglie meno abbienti, promossa da Assosport e Coni. Un’intesa che debutta quest’anno in Veneto come regione pilota, con l’obiettivo futuro di estendere il progetto su tutto il territorio nazionale, e che interviene a supporto di chi intende iscrivere il proprio figlio a una delle 250 società sportive che partecipano. Dryarn è la fibra tecnica di riferimento per chi fa sport e che per l’occasione sceglie di credere in questa idea. Oltre ad appoggiare “Dote in movimento” in qualità di sponsor, ha infatti donato anche cinque maglie da corsa autografate da Marco Olmo, il celebre ultramaratoneta che per le sue avventure sportive sceglie Dryarn, per comfort
e praticità. Le t-shirt, insieme ad altri oggetti e cimeli, verranno battute a dicembre su un’asta eBay.
www.doteinmovimento.com www.dryarn.com
lotto cede a un’azienda americana il marchio Etonic // Lotto Sport Italia ha venduto la proprietà di Etonic, marchio americano produttore di scarpe da running, golf e bowling. Fondata in Massachussets nel 1876, l’azienda fu comprata dalla società di Trevignano nel 2006 per 26 milioni di euro. L’acquirente attuale è il gruppo Etonic Holding LLC, neo-costituito a New York e che ha depositato il proprio logo soltanto poche settimane fa. Si tratta di una costola della compagnia statunitense Anthony L&S Footwear (AL&S), che tratta diversi brand produttori di calzature per il settore casual e lifestyle, come Bob Marley, Cadillac, Fubu, Levi’s Mountain Gear, Farm e U.S. Polo Association. Due anni fa, la società si era inserita nel segmento sportivo realizzando un accordo per la licenza globale del marchio di skateboard Adio. La scelta di cedere Etonic è stata commentata dall’attuale direttore esecutivo di Lotto Andrea
Tomat come un’operazione di politica aziendale, volta a riconfigurare l’assetto della società e a concentrare le proprie risorse interamente sul marchio italiano. I dati di mercato di Lotto negli States, per quanto riguarda il settore di calzature da running, tennis e lifestyle, sono positivi (si registra una stima delle vendite tra i 6 e i 7 milioni di dollari). Ciononostante, l’attuale crisi ha reso necessario riconsiderare i propri piani e di predisporre un riposizionamento sul mercato a stelle e strisce per mezzo di altri operatori. Per quanto riguarda Etonic, nei progetti della nuova proprietà si prevede un ripristino dell’antico stile vintage casual per la realizzazione delle calzature, al fine di competere con i maggiori protagonisti di mercato running e golf. A detta di Tomat, l’uscita di Lotto lascia comunque un’azienda in buona salute, con una bella linea e nessuna giacenza.
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// Dopo l’esperimento della scorsa estate, l’Osservatorio del commercio ha scelto di riprovarci anche con i saldi invernali. Il 4 ottobre si è incontrato con Unioncamere, Anci, Uncem, Confcommercio, Uniascom Varese, Confesercenti, Federdistribuzione, Legacoop, le associazioni dei consumatori Adusbef, Adiconsum, e i sindacati, per discutere la decisione di anticipare l’avvio delle promozioni il 7 dicembre, trenta giorni prima della solita apertura dell’Epifania. Contraria alla scelta, Confesercenti ha fatto eco al malcontento di molti negozianti (specie quelli estranei alla grande distribuzione) che già nella stagione estiva hanno assistito a un calo di vendite preoccupante nelle settimane precedenti all’’inizio degli sconti.
Una politica sempre più sostenibile per Puma // Dopo aver inaugurato in India il primo store sostenibile, Puma continua nella promozione di un programma ricco di iniziative a tutela ambientale. A Milano, Roma e Venezia sono stati installati i primi box “Bring me Back” d’Italia. Il progetto è realizzato in collaborazione con la società di riciclaggio globale I:CO, per promuovere il riciclo e il riutilizzo dei prodotti sport & lifestyle tra i consumatori attraverso la restituzione degli articoli dismessi all’interno dei negozi. La politica attuale del brand è volta alla riduzione del 25% entro il 2015 delle emissioni di anidride carbonica, energia, acqua e rifiuti negli uffici, nei negozi, nei magazzini e nelle fabbriche dei suoi fornitori diretti. Con l’innovativo packaging Clever Little Bag, che il brand ha introdotto nel 2010, a sostituzione delle tradizionali scatole di cartone per le calzature, l’azienda ha già ottenuto il risultato di risparmiare più del 60% di carta e acqua ogni anno. Per la prossima collezione SS 2013 verranno inoltre lanciati i nuovi prodotti InCycle biodegradabili e riciclabili, che comprendono scarpe, vestiti e accessori che potranno essere restituiti una volta consumati per essere riadattati. L’obiettivo è quello di avere il 50% delle collezioni composte da materiali più sostenibili entro il 2015.
RUNNING MAGAZINE
ottobre 2012
annullata l’ingiunzione di nike contro adidas
// Sono state fra le protagoniste delle ultime Olimpiadi ai piedi dei più importanti atleti del mondo. Si tratta delle scarpe Flyknit e adiZero Primeknit, realizzate rispettivamente da Nike e adidas. E anche ora che si è chiusa la kermesse londinese, tornano di attualità dal momento che lo scorso 28 agosto è stata emessa da una corte di Norimberga un’ingiunzione temporanea ai danni del brand tedesco. Il nodo della questione è rappresentato dalla presunta violazione di brevetto riguardante la tecnologia di realizzazione della Flyknit, con tomaia costruita in un unico pezzo, e che sarebbe stata replicata per il progetto della adiZero. Nonostante Nike avesse manifestato nelle ultime settimane la volontà di avanzare una richiesta che rendesse tale l’ingiunzione permanente, il 7 novembre la corte ha respinto in appello l’ordinanza a favore di adidas. L’azienda con sede a Herzogenaurach ha affermato inoltre di aver richiesto la cancellazione del brevetto della Nike Flyknit, riportando prove documentarie che mostrano come questa tecnologia fosse conosciuta fin dagli anni Quaranta.
Rimandata la stagione d’esordio per l’Indoor Trail // La crisi ha fatto un altra vittima. Causa mancati sponsor, il Superenduro Indoor di moto (in programma a Genova per il 24 novembre) è stato cancellato. Notizia sfortunatamente di rilievo anche per il nostro settore: proprio in quella data era stato programmato il primo Indoor Trail. La manifestazione avrebbe dovuto infatti debuttare nello stesso impianto e sullo stesso tracciato impiegato per la manifestazione motociclistica. Gli organizzatori dell’Indoor Trail sono quindi costretti a rimandare la stagione d’esordio di un evento che stava catalizzando un crescente interesse da parte degli appassionati. La speranza di tutti è che si riesca a dar vita a questo interessante esperimento per l’autunno 2013.
Assegnato il titolo italiano di SkyRace: anche dynafit in finale alla rosetta //
Daniel Antonioli, vincitore Skyrace della Rosetta
// È stato l’evento con cui si è concluso il campionato italiano, un’edizione da record segnata da un clima tipicamente estivo. A Rasura (SO) lo scorso 9 settembre si è svolta infatti la SkyRace della Rosetta, manifestazione griffata Sport Race Valtellina e a cui Dynafit ha partecipato fornendo all’interno del pacco gara dei primi 150 iscritti il gilet Ripstop. Capo leggerissimo, è caratterizzato dal taglio minimalista e può essere riposto nella sua tasca pettorale esigendo un ingombro minimo. 282 gli iscritti totali. Vincitore al traguardo è stato Daniel Antonioli (2h 02’ 28’’), campione di winter triathlon, anche se il titolo italiano è stato assegnato all’olimpionico di canottaggio Franco Scancassani (secondo qui, 2h 03’ 02’’), alla luce delle precedenti gare disputate. Fra le donne, è stata invece la runner Debora Cardone ad aggiudicarsi a un tempo gara e campionato (2h 43’ 24’’). Alle sue spalle, le compagne di club nelle filia della Valetudo Skyrunner Italia, Ester Scotti (2h 45’ 23’’) e Lorenza Combi (2h 46’ 53’’). A margine della competizione maggiore, il programma della giornata ha offerto anche la sfida tra i più giovani, che hanno percorso 3 km tra le vie del paese.
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A destra, Franco Scancassani, campione italiano di Skyrace
Debora Cardone, 1a al traguardo e in classifica generale
NEWS Aperte le iscrizioni alle staffette della Mcm 2013 // È stata la formula più apprezzata dell’ultima Milano City Marathon, come dimostra il boom di iscrizioni rispetto all’anno precedente. I team che si sono presentati per correre i 42,195 km in staffetta erano infatti 2.103 nel 2012: quasi il doppio rispetto al 2011. A partire dal 7 ottobre sono state dunque aperte le iscrizioni alla manifestazione del prossimo anno. Rinnovato il modello che affianca il progetto al Charity Program, secondo cui ogni squadra avrà l’opportunità di scegliere quale associazione sostenere attivamente devolvendo parte della quota di iscrizione e diventandone personal foundraiser. Nel 2012 sono state coinvolte 115 Onlus e sono stati raccolti oltre 600.000 euro in totale.
Un allenamento su misura che si ispira al Dna umano // Un allenamento specifico e soprattutto personalizzato per chiunque, che segue codici inscritti nel genoma umano di ogni individuo. È questo l’ultimo risultato nel campo della ricerca scientifica che sarebbe in grado di proporre un programma di attività sportiva e di alimentazione su misura. Genofit è il nuovo test sviluppato dalla costola dell’Università di Ferrara Ngb Genetics, che opera nell’ambito della genetica applicata alla prevenzione e al benessere. Attraverso l’analisi del Dna vengono messi in evidenza gli aspetti più importanti
Il sito e-commerce Zalando si allarga in Europa
del metabolismo della persona e da cui è possibile inferire alcuni dati come la predisposizione al tipo di sforzo (aerobico e anaerobico) o lo sviluppo della massa muscolare. Genofit verrà diffuso in collaborazione con studi medici e centri fitness altamente qualificati, per guidare gli
Reebok Crossfit: all’excel di Londra la sfida Usa vs. Europe
Hub Magazine premia con l’oro il Vibram Store di Boston
Chan (team Usa). Ad aggiudicarsi la vittoria finale è stato il pool americano, che dopo una sessione estenuante durata 90 minuti, si è visto aggiudicare il punteggio migliore (20 a 6). Quella dei CrossFit Invitational Presented by Reebok è stata la prima volta in cui è stato possibile realizzare una vera e propria competizione di CrossFit. La grandissima diffusione che la disciplina sta continuando a registrare è stata segnata quest’anno da numeri sorprendenti. Basti pensare che agli ultimi Reebok Crossfit Games hanno preso parte 70.000 partecipanti. La partnership tra il brand britannico con sede a Bolton e la disciplina fitness ha dato vita a una collezione specificamente ideata per i praticanti di questo sport. a partire dalle calzature Crossfit Nano 2.0 per arrivare all’abbigliamento.
Team USA
// È stato il primo flagship store che Vibram ha aperto negli States, inaugurato in Newbury Street a Boston lo scorso 14 aprile. Il negozio si caratterizza per il suo stile particolare, che intende richiamare i motivi e l’anima tipicamente italiana del brand (con tanto di allestimento di un corner per la pausa caffè). Un luogo realizzato per valorizzare il contatto umano, la circolazione di idee, la sperimentazione diretta della tecnologia Vibram. Proprio questo spirito è stato premiato con la medaglia d’oro da un riconoscimento della rivista online Hub Magazine, che ha definito il punto vendita un esempio di come, in piena era digitale, innovare possa significare andare controcorrente e valorizzare aspetti come l’interazione e il contatto diretti fra persone. Vibram FiveFingers, aggiunge Hub Magazine, riporta il mondo della calzature e delle molte attività sportive che diffonde a un aspetto “natural”. In questo spazio convivono infatti arte, natura, aree tattili in pietra, marmo, sabbia, trucioli ed erba, su cui è possibile effettuare test propiocettivi. Un allestimento che offre un timeline interattiva per scoprire la storia dell’azienda e del processo costruttivo delle sue suole e delle FiveFingers e che continua a crescere grazie alla condivisione delle esperienze e delle opinioni dei visitatori.
sportivi verso l’obiettivo finale di offrire giovamento al proprio fisico. Il programma è pensato sia per chi pratica attività a livello agonistico che amatoriale, per potenziare la massa muscolare, dimagrire e tonificare, recuperare dallo sforzo fisico e mantenere la performance nel tempo.
// Si torna a parlare di CrossFit e l’occasione è un evento che ha catalizzato l’attenzione di moltissimi appassionati. Lo scorso ottobre si è tenuto infatti all’ExCel Exhibition and Convention Centre di Londra il CrossFit Invitational Presented by Reebok. Tutto esaurito per la gara che è stata trasmessa in diretta su Eurosport e a cui hanno partecipato i migliori atleti della disciplina. Un team europeo capitanato da Annie Thorisdottir si è sfidato con quello americano di Rich Froning Jr a suon di Wod (Workout of the day). I due campioni per due anni consecutivi dei Reebok CrossFit Games, nel 2011 e nel 2012 sono stati affiancati rispettivamente da Samantha Briggs, Katrin Tanja Davidsdottir, Frederik Aegidius, Mikko Aronpää, Númi Snær Katrínarson (team Europa) e Becca Voigt, Kristan Clever, Julie Foucher, Jason Khalipa, Matt
www.shopcrossfitreebok.com
Team Europe
VISTO DA
Running e filantropia: Il lato più bello della corsa // Nello scorso mese di settembre, ci siamo trovati di fronte a due bellissime opportunità: correre, sostenendo al contempo ricerca e fondazioni. Correre è già bellissimo, se farlo può servire a dare appoggio ad associazioni che si battono contro malattie terribili, allora diventa quasi perfetto. Il 2 settembre, a Padova, lungo un bellissimo e suggestivo percorso cittadino, si è tenuta la manifestazione NonSoloSportRace (foto sopra), una 10 km il cui ricavato (ogni singolo centesimo versato dagli iscritti, notare bene!) è stato devoluto dalla Città Della Speranza, fondazione che finanzia il centro
di Oncoematologia pediatrica di Padova. Il 23 settembre, ad Albarella (RO), si è corsa la Maratonina Parco del Delta del Po. Partecipando a questa gara, o alla non competitiva di 10 km, si sosteneva l’Associazione Piccoli Punti, fondazione onlus per la ricerca scientifica sul melanoma e la sensibilizzazione alla sua prevenzione e diagnosi. Spesso la portata di questi eventi è sottovalutata, si tende a sottolineare esclusivamente la performance sportiva. A noi piace ricordare, invece, che si può far del bene anche facendo il nostro sport preferito. Damiano Menegon // www.runlovers.it
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// Zalando cresce e da ora può contare anche su nuovi investitori. Il portale online specializzato nella vendita di calzature e moda sta infatti ultimando la realizzazione del nuovo centro logistico in Turingia (Germania Centrale), che disporrà di uno spazio di circa 78.000 metri quadrati e verrà inaugurato la prossima primavera. Recente è anche la notizia che J.P Morgan Asset Management e Quadrant Capital Advisor hanno acquistato entrambe una quota di partecipazione della società dell’1% e sosterranno la nuova politica di investimenti del gruppo fondato a Berlino nel 2008 al fine accrescerne la diffusione in Europa. Presente in Italia dal 2010, Zalando ha chiuso lo scorso anno fiscale con un fatturato globale di 510 milioni di euro.
Polar lancia Beat, una app con nuove funzioni di allenamento // Una “Beat generation” firmata Polar. Il 17 ottobre infatti è stata lanciata la nuova app per allenarsi in maniera più intelligente ed efficace. Disponibile gratuitamente nello Store di Apple, è ideata per chi vuole migliorare le proprie performance. È un servizio di interpretazione dei dati per conoscere gli effetti di ogni sessione sul proprio corpo e programmare in modo efficace l’obiettivo che si intende raggiungere, come resistenza, velocità, dimagrimento. Polar Beat si fonda infatti sul concetto che allenarsi di più o più velocemente non comporta necessariamente il miglioramento delle proprie prestazioni e che quindi non basta che un dispositivo gps si limiti a registrare i propri dati personali. Il nuovo sevizio è stato concepito per guidare in modo intelligente ma anche divertente la propria attività, a tutti i livelli di preparazione e in ogni contesto (indoor e outdoor). Basta affiancare l’applicazione al sensore di frequenza cardiaca Polar H7 per ottenere numerose funzioni su misura, da come pianificare l’allenamento (per bruciare calorie o battere il proprio record di velocità) e come mantenere la corretta intensità di frequenza cardiaca in funzione del proprio obiettivo. Beat interpreta inoltre i riscontri ottenuti suddivisi per specifiche categorie (miglioramento della resistenza, incremento della forza, consumo di grassi) e può essere utilizzata con l’aggiunta di un’estensione a pagamento che consente di impostare un training con specifiche più complesse, come migliorare il metabolismo, effettuare un lavoro aerobico o anaerobico e visualizzare analisi approfondite sui principali benefici ottenuti. Beat è compatibile con iPhone 4S e con il nuovo iPhone 5. È anche compatibile con iPad 3, usando il sistema operativo iOS 6.
www.polar.fi/beat/it/
RUNNING MAGAZINE
OTTOBRE 2012
Vente-privee.com tra le prime 10 aziende della Digital 100 // In una top 10 monopolizzata da aziende cinesi e americane, vente-privee.com è l’unica a rappresentare l’Europa nell’elenco delle “most valuable private tech company”. Stilata dal sito a stelle e strisce di affari ed economia Business Insider, la classifica “Digital 100” assegna alla piattaforma e-commerce con sede a Parigi il decimo posto. Tra i criteri di valutazione impiegati per la stilare al graduatoria, sono stati presi in considerazione i ricavi, gli utenti, le opportunità all’interno del mercato, i tassi di crescita, la percezione degli investitori. Con un valore societario stimato a 2,6 miliardi di dollari, il sito pioniere e leader mondiale nel settore delle vendite evento conta a oggi 17 milioni di membri. Presente in molti Paesi del Vecchio Continente, da quasi un anno venteprivee.com ha inaugurato la filiale americana in partnership con American Express. In un settore che sta conoscendo una netta crescita, la divisione italiana rappresenta uno degli uffici di maggior interesse per l’azienda. Sul podio della “Digital 100”, compare al primo posto la società cinese di marketplace B2B Alibaba, seguita dalle americane Bloomberg, attiva nel settore del software finanziario, delle notizie e della divulgazione di dati, e Twitter.
ERRATA CORRIGE // // A causa di un errore, nello Shoe Count del numero 9 di Running Magazine sono stati pubblicati alcuni dati errati. Le statistiche si riferivano all’edizione del-
la Milano City Marathon 2012, svoltasi lo scorso 15 aprile. Nella tabella sottostante riportiamo i dati corretti che ci sono stati forniti da Mizuno (technical sponsor della
manifestazione). Per dovere di cronaca ci preme segnalare che i riscontri pubblicati in precedenza non erano stati forniti da Mizuno.
MILANO city MARAThON - 15 aprile 2012 FINO a 3h 00’ 1. ASICS 2. MIZUNO 3. NIKE 4. brooks 5. SAUCONY 6. ADIDAS 7. new balance ALTRO TOTALE
36 55 31 35 24 28 7 8 224
% 16,07 24,55 13,84 15,63 10,71 12,50 3,13 3,57 100,00
da 3h 00’ a 3h 30’ 257 169 117 153 83 53 27 27 886
NEW BALANCE supporta A ROMA RUN FOR AUTISM l’8 dicembre
// Run for Autism è una corsa a scopo sociale, nata con l’obiettivo di coinvolgere le persone a una manifestazione sportiva che sappia sensibilizzare le persone al tema dell’autismo. In calendario per sabato 8 dicembre, si terrà a Roma e sarà il momento conclusivo dell’Evento Nazionale 2012 del Progetto Filippide. L’associazione è parte del Comitato italiano para-olimpico ed è l’unica realtà organizzata esistente costituita per aiutare i ragazzi affetti da autismo attraverso la pratica quotidiana di attività sportive e la partecipazione a gare podistiche nazionali e internazionali. Partner tecnico per l’occasione sarà New Balance. Il brand di Boston sosterrà infatti la corsa nella sua duplice formula: 5 km competitiva e 2 km non competitiva. La Run for Autism 2012 rappresenterà la prima iniziativa di questo tipo in tutta Europa e vedrà coinvolte molte personalità di spicco dello sport. il costo di iscrizione è di 10 euro: il ricavato così ottenuto contribuirà alle spese di organizzazione e verrà devoluto al finanziamento della ricerca medico-scientifica sull’autismo. A tutti i partecipanti sarà offerto un ricco pacco gara, a carico degli sponsor.
www.runforautism.it
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% 29,01 19,07 13,21 17,27 9,37 5,98 3,05 3,05 100,00
da 3h 30’ a 4h 00’ 467 231 163 172 132 53 30 46 1294
% 36,09 17,85 12,60 13,29 10,20 4,10 2,32 3,55 100,00
da 4h 00’ a 4h 15’ 177 103 79 52 74 8 12 18 523
% 33,84 19,69 15,11 9,94 14,15 1,53 2,29 3,44 100,00
da 4h 15’ a 4h 30’ 143 125 69 45 46 24 13 33 498
%
TOTALE
%
28,71 25,10 13,86 9,04 9,24 4,82 2,61 6,63 100,00
1080 683 459 457 359 166 89 132 3425
31,53 19,94 13,40 13,34 10,48 4,85 2,60 3,85 100,00
in primo piano
LO STORICO EVENTO È ANDATO IN SCENA PRESSO L’AZIENDA AGRICOLA NETTARE DEI SANTI A SAN COLOMBANO AL LAMBRO
Running Business Meeting, più che una tavola rotonda • benedetto sironi • davide corrocher
Un meeting che mettesse attorno a un tavolo le più importanti aziende italiane running e trail running. Da tempo se ne avvertiva l’esigenza. Ma ad eccezione di sporadici e ridotti incontri nulla di ufficiale era mai stato organizzato. I tempi tuttavia erano maturi. Ed è per questo che - assecondando peraltro un’idea che da tempo ci frullava per la testa - abbiamo raccolto con piacere l’idea di alcuni importanti brand, mettendo a frutto anche un’esperienza che il nostro gruppo ha maturato in questi anni in altri settori del mercato sportivo. Vale la pena ricordare infatti che - con le altre testate del nostro gruppoeditoriale - già da alcuni anni Sport Press organizza incontri di questo genere. E nell’outdoor è nata anche una specifica associazione (Italian Outdoor Group, di cui il nostro giornale Outdoor Magazine è membro attivo) che porta avanti iniziative strategiche, sia per le aziende aderenti che per tutto il mercato. Ecco quindi come si sono create le ideali condizioni al contorno del primo “Running Business Meeting”, andato in scena lo scorso 3 ottobre nella splendida location dell’Azienda Agricola Nettare dei Santi, a San Colombano al Lambro (MI). Quasi 30 i presenti, in rappresentanza di alcune delle più importanti aziende italiane operanti nel mercato running e trail running. Per non risultare troppo dispersivi, questo primo meeting è stato circoscritto alle sole aziende produttrici o distributrici di calzature. Già dai prossimi incontri l’invito potrebbe essere allargato anche ad altri importanti brand di abbigliamento e accessori. Insomma un’iniziativa decisamente importante e strategica oltre che storica per il running italiano. Certamente non un punto di arrivo, ma - si spera - l’inizio di un progetto a medio/lungo termine. In grado di coinvolgere tutte le più importanti aziende che animano il nostro mercato. Ma non solo: in attesa di vedere se davvero - come è prevedibile e auspicabile - nascerà un’associazione, l’intenzione è quella di coinvolgere a più livelli anche
gli altri attori del running in Italia. Dall’anello fondamentale dei retailer fino alle numerose associazioni sportive, dagli agenti di commercio ai media, dagli organizzatori di gare agli atleti. Certo le esigenze, le idee e le priorità sono differenti e a volte difficilmente conciliabili. Ma il fine unico è il medesimo: allargare i confini del mercato. Abbracciando nuovi, magari piacevolmente inaspettati, orizzonti. Vediamo quindi di seguito un sunto dei temi trattati nel corso del meeting.
1. Dati di mercato - Il primo punto di partenza su cui ci si è confrontati è stato quello relativo ai dati di mercato delle calzature sportive, in Italia e in Europa. I numeri e le statistiche sono infatti spesso scarsi e imprecisi, aspetto che comporta un terreno farraginoso su cui muoversi, senza una conoscenza certa e approfondita del valore di questo settore. Abbiamo tuttavia dati certi sul fatturato globale del settore sport footwear: negli ultimi tre anni in Italia ha osservato una crescita a valore, passando dall’1,51 miliardi di euro nel 2009, all’1,599 miliardi nel 2011 (quarto mercato in Europa). Ma soprattutto il volume di vendita in paia è aumen-
il meeting in pillole // NOME Running Business Meeting
// COSA La 1a tavola rotonda delle aziende Running e Trail Running
// QUANDO Mercoledì 3 Ottobre 2012
// DOVE Azienda Agricola Nettare dei Santi, Via Capra, 17 - 20078 - San Colombano al Lambro (MI)
// PERSONE PRESENTI 25
// AZIENDE PRESENTI Brooks, Dynafit, Inov-8, La Sportiva, Mizuno, Saucony, Scarpa, Scott, Vibram FiveFingers, IOG (Italian Outdoor Group) e gli organizzatori Sport Press e Sportmaker
// PRINCIPALI TEMI AFFRONTATI Dati di mercato, associazione running, fiere / eventi B2B e B2C, formazione retail, shoe count, saldi e distribuzione
tato dai 29,758 milioni del 2009 ai 37,731 nel 2011 (vedi grafici sotto e a fianco). Sul mercato running non ci sono, a oggi, numeri ufficiali e attendibili. Tuttavia Running Magazine e Sportmaker sono riusciti a realizzare una stima attendibile e veritiera del mercato e delle relative quote, incrociando alcuni dati di vendite e fatturati delle aziende con le statistiche ricavate da oltre 10 shoe count di maratone e mezze maratone italiane 2011/12. Sono state presentate cifre e statistiche relative ai praticanti running e trail running. Di certo una considerazione più precisa e dettagliata deve partire da una raccolta più frequente, suddividendo tutte le categorie interessate. Una soluzione potrebbe essere quella di affidare i dati delle singole aziende a una società esterna o a un notaio, che presentino poi periodicamente un’analisi dettagliata del mercato running in ogni suo aspetto. Un elemento questo che rappresenterebbe un valore aggiunto non solo per gli operatori del mercato running ma anche per sponsor extra-settore desiderosi di investire in questo mondo ma di avere anche una visione reale e precisa del business e dei praticanti.
2. Associazione - Il secondo punto di discussione è stato l’interrogativo circa l’efficacia che potrebbe conseguire dalla creazione di un’Associazione Running e, di conseguenza, quali dovrebbero essere i suoi compiti. In seconda battuta deve essere valutato se anche l’ingresso dei negozi potrebbe giovare a questo tipo di progetto. A supporto del dibattito sono stati portati gli esempi di casi associativi di successo come l’OIA (negli States), l’IOG e l’associazione delle aziende bike in Italia. L’Italian Outdoor Group, come ha spiegato ai presenti la responsabile marketing Gerardine Parisi, è nata nel 2006 per volontà delle aziende del mondo outdoor (anche straniere). Il banco di prova rappresentato dai primi anni di attività, in cui i risultati attesi non si sono verificati ha portato a un recente cambiamento di politica. Da quest’anno sono state avviate numerose attività che hanno riscosso un
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alcune dichiarazioni dei partecipanti a proposito dell’associazione Running “Un’Associazione può aiutare proprio a valorizzare il nostro settore e portarlo a sconfinare da quello che rischia di essere un ambiente prevalentemente tecnico, magari portando a ottenere una maggiore visibilità anche su riviste extra-settore. Collaboriamo fra aziende, puntiamo a creare un progetto comune per aumentare il numero di praticanti. Si può naturalmente includere anche aziende di attrezzatura e abbigliamento. Se osserviamo chi va in strada o nei parchi a correre, c’è tantissima gente che non è un runner abituale, o che non ha mai corso finora, o che ha ripreso da poco tempo. Questi sono tutti consumatori che non sono educati, non hanno la cultura che osserviamo ad esempio nei ciclisti, che puntano invece ad avere un equipaggiamento tecnico e impeccabile fin nei minimi particolari. Troppi corrono con abbigliamento inadeguato. Lì possiamo e dobbiamo arrivare, anche spingendo su un’immagine fashion, cool e divertente del running”. Giampaolo Sala, Brooks “Nel ciclismo, quando l’associazione era appena stata creata non decollava. Perché tutto era focalizzato sostanzialmente sulla questione delle vendite. C’erano anche conflitti interni, tra le diverse politiche aziendali. Negli ultimi anni si è investito molto per promuovere il settore, ad esempio puntando molto su un immagine che lo valorizzasse come attività di benessere per il consumatore. Questo la singola azienda non può farlo. Ci vuole un’organizzazione che sappia coordinare il movimento a livello di proposte e idee”. Ivano Camozzi, Scott “Le parole chiave sono Identità, eccellenza, grassroots e territorio. E l’aspetto identitario è fondamentale, anche per non invadere lo spazio delle altre aziende. Quando si parla di Associazione occorre definire il ruolo che le si vuole attribuire. Deve basarsi su un modello giuridico, stile Confindustria? Oppure deve assolvere più una funzione di tipo coordinativo in termini di attività e proposte? In questa accezione sarebbe importante che lo facesse affiancandosi alle associazioni sportive dilettantistiche, che rappresentano il vero centro catalizzatore di un mondo come il nostro, il sostrato che è la sostanza dei praticanti. E inoltre deve servire a portare innovazione in questo settore”. Corrado Giambalvo, Vibram FiveFingers “Il running è troppo autoreferenziale. Sarebbe interessante intervistare chi fa altri sport e pratica la corsa come attività propedeutica. Fra questi, moltissimi lo fanno in maniera scorretta, utilizzando una scarpa inadatta, non tecnica. Arrivare a questi utenti e riuscire a educare questo nuovo consumatore dovrebbe essere uno dei punti di cui dovrebbe occuparsi un’Associazione Running. Sarebbe una grande opportunità commerciale”. Morgan Guizzo, Saucony
volume di vendita (in paia) top 5 european markets Fonte: Sporting Goods Intelligence
Organizzato dallo staff di Running Magazine in partnership con Sportmaker, lo scorso 3 ottobre in provincia di Milano è andato in scena il primo incontro dedicato alle aziende del mercato running e trail running. Decisamente importanti e strategici i temi trattati. Sul tavolo numerose idee e progetti concreti per il futuro.
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buon successo. Tutti i presenti hanno concordato sull’utilità di formare un’associazione che abbia come suo obiettivo primario quello di una maggiore diffusione del running, oltre che un suo sdoganamento dall’ambito prettamente agonistico. A questo proposito Sport Press e Sportmaker si sono dimostrati disponibili a coordinare le attività dell’eventuale associazione e a presentare un piano di fattibilità con costi previsti e relative attività prioritarie.
3. Fiere ed eventi - Fiere ed eventi B2B
FATTURATO CALZATURE SPORTIVE (sell in)
Fonte: Sporting Goods Intelligence
e B2C: la maggior parte di queste è dedicata all’Outdoor e si svolge all’estero. Fra le poche specializzate al mondo Running, gli esempi più rilevanti si tengono in Inghilterra e negli Stati Uniti. La prima è il Running Show (24-25 novembre 2012). La seconda, Running Event, si aprirà ad Austin (in Texas) dal 3 al 6 dicembre prossimi. Utile è stato dunque discutere l’ipotesi circa l’organizzazione in Italia di un evento B2B dedicato ai negozianti, durante il quale testare i materiali footwear e apparel in concomitanza della campagna vendite. Quest’anno, la prima edizione del Running Shoe Experience all’Alpe di Siusi (vedi report a pagina 22) ha co-
stituito un tentativo di sicuro interesse in questi termini. Un altro esempio, questo per il settore boardsport e action sport, è rappresentato dal caso del Pro Shop Test di Monte Bondone (60 marchi e 140 negozi coinvolti nel 2012). Per finire, bisogna considerare l’opportunità che costituiscono gare ed eventi già esistenti, a cui affiancare una realtà di stampo B2B, con la possibile soluzione di creare un “test tour” itinerante a carattere regionale.
4. Formazione retailer - Si è avanzata l’ipotesi di organizzare giornate di formazione dedicate ai retailer e agli addetti alle vendite dei negozi specializzati running e non solo. Compito che rientrerebbe oltretutto tra gli obiettivi dell’associazione. Clinic non tanto dedicati ai prodotti (avvengono già per opera di aziende singole e relativa rete vendita) ma su temi quali la corretta gestione finanziaria di un negozio, business plan, tecniche di vendita, strategie di comunicazione off e online e altro ancora.
5. Shoe count - Un argomento da affiancare a quello inerente ai dati di mercato è quello degli Shoe Count. Un ulteriore indice di riferimento insomma, utile per valutare come si
Photo: TNF / Alo Belluscio
// Per il nostro primo Shoe Count nel mondo trail non potevamo che scegliere la manifestazione principe di questo tipo. Un debutto che oltretutto ci porta per la prima volta a effettuare il nostro rilievo all’interno di una gara internazionale. Il resoconto che pubblichiamo qui ci è offerto da Sportmaker ed è stato presentato in anteprima in occasione del primo Running Business Meeting. I numeri che si registrano in occasione dello svolgimento della The North Face Ultra Trail du Mont Blanc sono di massimo rilievo. Basti considerare infatti che solo per la competizione di cartello erano al via 2.482 atleti, a cui vanno aggiunti gli iscritti alle collaterali Tds, Ccc e Ptl. Statistiche importanti dunque, che prendono in considerazione i primi 600 arrivati a Chamonix. Il dato che emerge con più netta evidenza è la testa della classifica: un ulteriore elemento di novità all’interno di questa rubrica che propone per la prima volta il nome di uno degli specialisti di questo settore, Salomon. La maggioranza
Numeri e fasi salienti
La vittoria in campo maschile è andata al francese François D’Haene, che ha completato la traversata in 10h 31’ 36’’. Sul podio anche lo svedese Jonas Buud ( 11h 03’ 19’’) e l’americano Mike Foote (11h 19’ 00’’). Fra le donne, il successo è stato segnato da Lizzy Hawker, atleta britannica che
ha dunque visto accrescere il proprio palmares alla manifestazione, dopo aver già ottenuto il titolo nel 2005, 2008, 2010 e 2011. Alle sue spalle è arrivata l’unico membro femminile del Team Vibram 2012, l’azzurra Francesca Canepa. A margine della competizione principale, si sono svolte anche le manifestazioni “sorelle” della Tds, della Ccc e della Ptl. La prima è stata l’unica gara che non ha subito variazioni e ha visto ritirarsi quasi il 57% dei suoi partecipanti (631 alla partenza). Al via della Ccc erano in 1.582: primo posto per Tofol Castaner (Spa) e per Ellie Greenwood (Sco). La Ptl è stata infine caratterizzata da precipitazioni particolarmente dure, che hanno consentito soltanto a cinque di 67 squadre di raggiungere Col de la Seigne a quota 2.516, m a causa della neve.
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dei rilievi spetta infatti al brand francese con il 31,65% di presenze. Al secondo posto si piazza invece ASICS con il 16,35% dei rilievi. Se fino a questo momento è il marchio che è sempre figurato sul gradino più alto del podio nei nostri Shoe Count, è da notare come anche in questa categoria riesca a mantenere un piazzamento considerevole. Medaglia di bronzo a Saucony (7,83%), per un altro exploit da ascrivere alle specifiche tecniche del tracciato che attraversa l’Alta Savoia e la Val d’Aosta. Seguono adidas (6,26%) e Brooks (6,09%) a stretta posta, e di lì Hoka (5,91%), un nome che sorprendentemente si aggiudica il sesto posto anche davanti a marchi più blasonati. Altrettanto rilevante il risultato di La Sportiva, settimo a 4,5% di preferenze, mentre troviamo all’ottavo posto il main sponsor della manifestazione: The North Face si aggiudica il 4% delle preferenze (fra cui può contare la vincitrice femminile Lizzy Hawker e da cui manca Sebastien Chaigneau, a lungo in testa alla gara e costretto al ritiro al 93° km).
Categoria maschile 1. François D’Haene (Fra) 10h 32m 36s (a sinistra) 2. Jonas Buud (Sve) 11h 03m 19s 3. Mike Foote (Usa) 11h 19m 00s Photo: TNF / Damiano Levati
Svoltasi dal 27 agosto al 2 settembre a Chamonix, l’edizione 2012 della The North Face Ultra Trail du Mont Blanc è stata caratterizzata dalle condizioni climatiche particolarmente rigide. I 2.482 partecipanti hanno dovuto sostenere una prova davvero estrema, a causa di pioggia e vento sferzanti e del terreno umido e fangoso. L’organizzazione è stata costretta ad apportare alcune modifiche al programma originale, a partire dal percorso della corsa principale, svoltosi per intero entro i confini francesi: 103 km da attraversare affrontando un dislivello complessivo di 6.000 m.
6. Saldi e distribuzione - Molto attuale e particolarmente caldo è stato infine l’argomento inerente alla distribuzione in Italia. Il problema dei saldi, gli sconti selvaggi, la crescita delle vendite online. Sul tavolo la possibilità di arrivare a strategie condivise per evitare di sminuire il valore del prodotto running, che in certi casi soffre la tendenza dei ribassi dei prezzi e degli sconti / promozioni anticipate. Un maggior coinvolgimento dei retailer e una sensibilizzazione complessiva sul tema della marginalità gioverebbe certamente a tutto il mercato.
shoe count
the north face ultra trail du mont blanc 2012 (primi 600 ARRIVI)
Fonte: Sportmaker
muove il mercato nel nostro Paese fornendo una stima abbastanza attendibile delle varie quote di mercato, anche se sbilanciata verso un cliente medio/alto. Da valutare la possibilità di creare un’organizzazione esterna alle aziende, per raccogliere i dati durante gare e manifestazioni, sia running che trail (comprendendo magari anche le competizioni miniori, ma non per questo meno interessanti a fini statistici, anzi tutt’altro, come le 5 e 10 K). Nell’occasione è stato anche presentato lo shoe count realizzato da Sportmaker all’ultima edizione dell’UTMB (vedi sotto).
Categoria femminile 1. Elizabeth ‘Lizzy’ Hawker (Uk) 12h 32h 13s (a sinistra) 2. Francesca Canepa (Ita) 13h 17m 01s 3. Emma Roca (Spa) 13h 23m 37s
interviste
a tu per tu con giulio sergio roi, uno dei maggiori specialisti del settore
Medicina sportiva: il punto di vista dello “skydoctor” Prevenzione, recupero da infortuni, ottimizzazione delle potenzialità, nuove terapie di riabilitazione: la medicina dello sport è molto più del semplice “certificato” richiesto dalle società sportive e dalle federazioni. • MONICA NANETTI
Running è anche salute: non solo nel senso che correre – è opinione unanime – fa bene al fisico, mantiene giovani e combatte l’insorgenza o l’aggravarsi di una quantità di patologie. Ma anche nel senso (in qualche modo simmetrico) che una corretta attività fisica, soprattutto se svolta in modo intenso, porta con sé l’esigenza di un costante controllo medico in grado di prevenire o di risolvere problemi legati allo svolgimento di uno sport ad alta o altissima intensità. Si è così assistito, soprattutto negli anni più recenti, al grande sviluppo della Medicina dello Sport, di strumenti di diagnosi specialistici, di tecniche di riabilitazione mirate, di protocolli sempre più sofisticati… Un aspetto che non manca di interessare e coinvolgere chiunque a vario titolo si occupi di corsa (oltre che di generare un business decisamente rilevante). Ne abbiamo voluto parlare con un esperto: il dottor Giulio Sergio Roi, specialista di Medicina dello Sport, direttore del centro studi del gruppo medico Isokinetic nonché socio fondatore e vice presidente dell’International Skyrunning Federation; quanto basta, insomma, per assicurargli nell’ambiente il soprannome di “SkyDoctor”. “La Medicina dello Sport - esordisce Roi - è una specialità particolare, molto concentrata sull’aspetto di prevenzione. In Italia esiste dagli anni 70 una legge, varata con grande fatica, che impone a tutti gli atleti che svolgono attività agonistica una visita a cadenza annuale effettuata tassativamente da specialisti in Medicina dello Sport all’interno di strutture specializza-
te. Il risultato è stato lo sviluppo di una grande competenza specifica e di un’ottima capacità di individuare in modo precoce molte patologie: non a caso, in Italia si registra il minor numero di casi al mondo di morti improvvise per attività sportiva e gli specialisti italiani di cardiologia dello sport sono riconosciuti a livello mondiale. Bisogna comunque aggiungere che, se la Medicina dello Sport è soprattutto una specialità preventiva, esiste una serie di altre aree di specializzazione strettamente collegate alle necessità degli atleti: traumatologia, recupero funzionale (quella
che era un tempo conosciuta come ‘riabilitazione’), valutazione funzionale (la cosiddetta fisiologia applicata, che agevola l’ottimizzazione della prestazione)…”. Parlando di patologie (ed escludendo i traumi da cadute o simili), quali sono quelle più diffuse? E quali le cause principali? La maggior parte delle patologie dei runner sono da sovraccarico: una patologia che definisco “bastarda” perché si manifesta regolarmente quando ormai è troppo tardi. Un esempio banale ma efficace è quello delle vesciche: si potrebbe
Il dott. Giulio Sergio Roi a un convegno per Isokinetic
evitare con la scarpa giusta, la calza giusta, l’allacciatura giusta, l’applicazione di un taping. Ma quando ci si rende conto di averla, ormai il danno è fatto. Ultimamente, assistiamo sempre più spesso alla discutibile tendenza generale a diminuire il peso della scarpa: ma le scarpe molto leggere, da gara, sono studiate per l’appunto per atleti di alto livello, che a loro volta pesano pochissimo. Se la stessa scarpa pensata per un runner di 55 kg viene utilizzata da una persona che di chili ne pesa 80 (e che quindi ha bisogno di una calzatura più protettiva, più stabile e che comunque tenga
Un problema economico e culturale: quando si ricorre a un esperto? “Troppo spesso gli amatori scelgono di seguire una tabella di allenamento generico a scapito di un programma specifico personalizzato. Troppo spesso inoltre si dimostrano più che mai ‘sordi’ al consiglio di cambiare periodicamente la scarpa, aumentando il rischio di infortunio”. “Un’attività come quella di valutazione funzionale è sicuramente valida per atleti di qualsiasi livello e non solo per i pro, ma bisogna tener presente che si tratta sempre di prestazioni che hanno un costo. Per fare un esempio, ci sono alcuni test che devono essere eseguiti 3/4 volte l’anno e possono costare 150 euro ciascuno. D’altro canto, soprattutto negli sport di montagna ci sono sempre più persone (atleti di alto livello, ma anche amatori) con buone disponibilità economiche che desiderano approcciarsi nel modo più completo ad attività fisiche decisamente impegnative e decidono di ‘investire’ nella propria salute.
riferimento a valori e parametri ‘nella media’: un po’ come succede per le diete, possono anche andare bene, ma a condizione che siano verificati determinati presupposti. Il fatto è che in questi tipi di sport c’è bisogno di una grande differenziazione, ma ci sono ancora troppo pochi allenatori e troppo pochi soggetti veramente competenti. Infine, bisogna considerare che la corsa è tendenzialmente uno sport ‘povero’, almeno per quello che posso vedere: per esempio, molti runner fanno finta di non sapere che la scarpa è come un pneumatico che va cambiato periodicamente quando risulta usurato. Questo è un problema anche di tipo culturale: un atleta di alto livello, dotato di uno sponsor che lo sostiene almeno dal punto di vista tecnico di fornitura dei materiali, ha sempre le scarpe adatte all’attività che sta compiendo. Troppo spesso lo stesso non succede con l’amatore e il risultato è che molte volte quelle che ci capita di vedere sono patologie da ‘cambio scarpe’”.
Questo è un bene considerando anche che a mio avviso, uno dei problemi principali che emergono in questo settore è il fatto che circolano tra gli appassionati moltissime tabelle di allenamento costruite in modo generico: al contrario, questi programmi devono essere letti da un esperto, devono essere personalizzati. Le tabelle ‘generali’ fanno
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conto del tipo di appoggio), è chiaro che si può verificare una serie di problemi. Altre complicazioni derivano spesso da un’eccessiva inten“Ultimamente, assistiamo sempre più spesso alla discutibile tendenza a diminuire il peso della scarpa: ma le scarpe molto leggere, da gara, sono studiate per atleti di alto livello, che a loro volta pesano pochissimo. Se la stessa scarpa pensata per un runner di 55 kg viene utilizzata da una persona che di chili ne pesa 80 kg, è chiaro che si può verificare una serie di problemi”
sificazione dell’allenamento, senza prendere il tempo necessario per consolidare i risultati (a mio avviso si può aumentare il carico progressivamente non più di un 5% e sempre lasciando al fisico un periodo di adattamento) e spesso ritardando anche di mesi la visita dal medico dopo che i problemi (vesciche, tendiniti, crampi, lombalgie) sono comparsi. È invece importante rendersi conto che rivolgersi a personale esperto, che fornisca consigli personalizzati, è davvero utile; è questo il servizio che forniamo a chi è in riabilitazione e il mio osservatorio è decisamente privilegiato se si considera che, nell’ambito del nostro network, ci occupiamo di circa 10.000 atleti infortunati all’anno. Personalmente, posso dire di aver riabilitato maratoneti di buon livello togliendo sedute di allenamento, anziché aggiungerle. Purtroppo è ancora diffuso il concetto del “più faccio e meglio è”, senza rendersi conto che anche lo scarico fa parte dell’allenamento.
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Matt Carpenter fa il test della massima potenza aerobica a 5.200 m di quota, nel laboratorio Piramide in Nepal, prima della maratona
Non a caso il nostro approccio è talvolta criticato perché “lento”, nel senso che impieghiamo più tempo a rimettere in piena forma un atleta infortunato; quello che non si considera, però, è che gli sportivi trattati secondo questi metodi, una volta guariti, non si “guastano” più. Mentre secondo le statistiche ben il 30% degli infortuni è di fatto rappresentato dai re-infortuni. Quali sono, quindi, i consigli e le indicazioni fondamentali da tenere presenti? Il consiglio principale da dare a tutti i runner, di qualunque livello, è quello di rivolgersi a medici abituati a vedere atleti che praticano quello specifico sport ed hanno esperienza in quelle specifiche patologie: in altri termini, medici sportivi che vedono il runner in prima battuta e che sanno gestire e “smistare” correttamente le diverse problematiche. In tutte le maggiori città italiane, peraltro, esistono centri di medicina dello sport e di traumatologia dello sport generalmente di ottimo livello. Parliamo anche dell’aspetto psicologico: quanto conta, in una generale terapia di riabilitazione? La psicologia dello sport è senza dubbio contigua alla nostra attività: nel nostro centro di Bologna abbiamo anche uno psicologo, a cui indirizziamo pazienti con problemi da questo punto di vista. Bisogna considerare che, quando si sta male, si crea una frattura tra la mente e il corpo e si è costretti a fare i conti con una serie di fattori: il fatto che ci si è fatti male; il fatto che ci vorrà del tempo per guarire; i costi connessi alla guarigione. Per questo lo psicologo ha sempre un ambito in cui deve intervenire, soprattutto in caso di terapie lunghe, che superano magari i sei/otto mesi. Anche perché, soprattutto nel caso di
atleti di buon livello, c’è da combattere la paura del reinfortunio. Nell’ultimo periodo di riabilitazione, facciamo ripetere agli atleti sul campo quegli stessi gesti che li hanno portati all’infortunio, e può accadere che alcuni si tirino indietro e non riescano a superare queste paure: in questi casi è indispensabile il supporto dello psicologo. Ma è comunque importante che ci sia sempre uno stretto coordinamento tra tutti gli specialisti coinvolti: oggi il recupero funzionale di un atleta infortunato non può più essere svolto da una persona sola, è un lavoro di team che coinvolge differenti specialisti, inclusi anche i nutrizionisti. Per concludere, da un punto di vista scientifico quali sono i principali sviluppi di questi ultimi anni? Sono stati fatti grandi progressi sotto diversi aspetti. Innanzitutto l’ecografia, diventata ormai un sistema alla portata di tutti, con la presenza di ecografisti specializzati in moltissimi centri di medicina sportiva. La nuova tendenza più interventistica poi è legata all’uso dei cosiddetti ‘fattori di crescita’ per aiutare la guarigione di molte lesioni (si preleva il sangue, si isolano i “fattori di crescita” e li si reimpianta nella sede della lesio-
ne), che in alcuni casi possono rivelarsi un buon aiuto al recupero funzionale. Altri progressi sono stati fatti nelle tecniche di intervento sulla cartilagine - se effettuate in tempo - con colture di condrociti. Attualmente, poi, si discute molto sull’opportunità dell’introduzione precoce dell’esercizio aerobico in fase di riabilitazione (ad esempio facendo molta piscina). “La psicologia dello sport è senza dubbio contigua alla nostra attività. Quando si sta male, si crea una frattura tra la mente e il corpo e si è costretti a fare i conti con una serie di fattori. Per questo lo psicologo ha sempre un ambito in cui deve intervenire, soprattutto in caso di terapie lunghe, che superano magari i sei/otto mesi; anche perché, soprattutto nel caso di atleti di buon livello, c’è da combattere la paura del reinfortunio” Innovazioni e miglioramenti sono costanti, ma bisogna sottolineare una cosa: purtroppo non esistono macchine o medicine miracolose; è bene quindi diffidare di chi propone terapie mirabolanti. Anche in questo campo, per ottenere risultati validi e duraturi, non esistono scorciatoie.
Kilian Jornet durante un prelievo a fine gara
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MARKETING
RUNNING MAGAZINE
OLTRE 30 I PUNTI VENDITA ITALIANI COINVOLTI NELL’ATTIVITA’ DI LANCIO DEL NUOVO RUNNING COMPUTER, INSIEME AD ALCUNI IMPORTANTI ATLETI OTTOBRE 2012
POLAR “SUL CAMPO” PER IL NUOVO RC3 GPS IL PRIMO DISPOSITIVO CON RICEVITORE SATELLITARE INTEGRATO REALIZZATO DAL BRAND, DISPONIBILE NEI NEGOZI DALLO SCORSO SETTEMBRE, È STATO OGGETTO DI UN’INTENSA CAMPAGNA PROMOZIONALE IN-STORE E DI UN’INIZIATIVA DI GUERRILLA MARKETING IN PIù DI 20 PAESI PROMOSSA ATTRAVERSO I SOCIAL NETWORK.
il prodotto sotto la lente //
• davide corrocher
Polar vanta un’esperienza di oltre trent’anni come azienda produttrice di cardiofrequenzimetri e sistemi per la misurazione delle prestazioni sportive. Fondata nel 1977 a Kempele in Finlandia, dove attualmente risiede il suo quartier generale, nel corso della sua storia si è messa in evidenza fra l’altro per la realizzazione del primo misuratore del battito cardiaco wireless. Per mettere a frutto un background tanto importante e offrire una risposta adeguata alle necessità degli atleti di ultima generazione, è stato sviluppato il nuovo training computer Rc3 Gps. Ultimo nato da una famiglia di prodotti compatibili con un gps esterno, integra il ricevitore satellitare alle classiche funzioni Smart Coaching.
I punti di forza di Rc3 Gps – La novità presentata da settembre sul mercato, si caratterizza innanzitutto per l’impiego di un avanzato modulo satellitare, il Sistema Sirf Star IV. In dotazione, sono presenti sul modello anche tutte le funzioni tipiche di Polar Smart Coaching, basate sulla frequenza cardiaca. Un accessorio valido per ogni tipo di utilizzo e per tutte le attività outdoor, che non trascura l’elemento dell’estetica e dell’eleganza. Estremamente leggero, comodo e compatto ha infatti un design accattivante e attraente. Track Down Campaign – “Avevamo un obiettivo strategico: promuovere direttamente presso trader e consumatori il nuovo prodotto”, ci ha spiegato Francesca Tammaro, responsabile marketing del brand. “Per cominciare, nei mesi di settembre e ottobre abbiamo avviato una specifica campagna che ha accompagnato l’arrivo nei negozi di Rc3 Gps. La Track Down Campaign ha coinvolto più di 20 Paesi nel mondo. Dal Canada ai Paesi Bassi, da Hong Kong fino all’Italia”. Un’iniziativa di guerrilla marketing, insom-
Il sistema Sirf Star IV - Rc3 Gps utilizza il modulo di ricezione satellitare Sirf Star IV, in pratica il sistema più avanzato attualmente presente sul mercato. È stato sviluppato per chi vuole uno strumento in grado di disporre una rapida acquisizione del segnale all’inizio dell’allenamento e che fornisca un dato preciso della prestazione. Inoltre è dotato di batteria 250 mAH LiPol (ricaricabile attraverso cavo Usb, in dotazione) che assicura un’autonomia fino a 12 ore con ricevitore acceso. Una tecnologia solitamente impiegata sui modelli top di gamma da tutte le aziende di settore e che Polar ha scelto di applicare a un prodotto dal costo più contenuto e dunque estremamente competitivo.
ma, che ha previsto la pubblicazione via web e social network di alcuni indizi che progressivamente andavano svelando la posizione esatta di un Polar Ambassador. Alle quattro persone più veloci a raggiungere le coordinate tracciate, è stato regalato il fiore all’occhiello della nuova collezione. Il 5 ottobre è stata la volta dell’Italia, Milano: protagonisti sono stati tanti “amici” e “follower”, l’ambasciatrice dell’azienda e ovviamente la novità presentata con significativo apprezzamento. “L’iniziativa è stata accolta da un successo inaspettato, con numeri di partecipazione importanti. E a proposito di numeri, occorre menzionare che l’impegno in campagna di promozione che Polar Italia sta manifestando è assolutamente in primo piano anche rispetto alle altre sedi. Continueremo a tal proposito a impiegare le nostre risorse in questa direzione, anche attraverso advertising sui principali magazine e presenziando alle maggiori competizioni podistiche: lo abbiamo fatto alla Venice Marathon, ad ottobre, e lo faremo alla Firenze Marathon, a novembre. I risultati finora non hanno mancato di manifestarsi, tanto che anche a livello di sell out possiamo dirci più che soddisfatti di quanto abbiamo visto finora”.
Gli eventi in-store – “A questo punto, per
A sinistra Martina Dogana da KM Sport
Al centro Giorgio Calcaterra, ospite di Francesco Scarparo da Footworks
proseguire il nostro progetto siamo andati direttamente noi dell’azienda all’interno dei punti vendita. In molti dei principali negozi specializzati running della Penisola abbiamo dunque allestito alcune giornate informative, predisponendo un corner Polar. Sul posto, a fianco del retailer erano presenti una promoter e un agente di vendita della zona, per offrire informazioni tecniche e dettagliate sulle funzioni del prodotto”. Al cliente che entrava nello shop è stato proposto di rispondere a un breve questionario (foto sopra) che rivelasse quali fossero a suo avviso le caratteristiche più importanti che un dispositivo satellitare deve presentare. L’iniziativa ha avuto lo scopo primario di far conoscere
il nuovo Rc3 Gps e stimolare un passaparola locale fra i consumatori, prima ancora che portare a una vendita. “C’è un dato su tutti che può testimoniare il buon esito di questi eventi. E cioè il fatto che abbiamo già avuto un elevato numero di prenotazioni per l’anno prossimo da parte dei negozianti che abbiamo coinvolto, desiderosi di ripetere questa esperienza: ma soprattutto ci sono pervenute moltissime richieste da parte di chi non ha potuto partecipare all’iniziativa e vuole essere inserito nel nuovo calendario. Decisamente il miglior risultato che si poteva sperare”.
Special Actions – In più di un’occasione le giornate in negozio sono state accompagnate da alcune “special actions”. Fra queste, degne di nota le compartecipazioni con altri brand, in occasione di alcune serate preevento. Basti pensare alla Brooks Nightrun, che ha illuminato le strade della capitale con i colori e la festa del brand americano lo scorso 5 ottobre. “Era la vigilia della tappa da Footworks” ha spiegato Francesca. “Dunque una situazione favorevole per Polar che ha scelto di sposare lo spirito della manifestazione e di scendere in campo anche qui, mettendo a disposizione il nuovo prodotto”. Significativo infine, il coinvolgimento degli atleti testimonial dell’azienda, che hanno fatto visita ai loro fan presso alcuni punti vendita durante le giornate promozionali. Il 29 settembre la triatleta Martina Dogana è stata da Km Sport, San Martino B.A. - Verona), il 6 ottobre il maratoneta Giorgio Calcaterra era da Footworks. Per l’ultima giornata in calendario del 27 ottobre, gran finale con le sessioni foto-autografi della marciatrice Elisa Rigaudo (Base Running, Torino), del triatleta Daniel Fontana (Koala Sport, Milano) e ancora di Giorgio Calcaterra (nel suo stesso punto vendita Calcaterra Sport, Roma). Il 27 ottobre Martina Dogana è stata a Venezia, presso lo stand Polar all’Expo della Venice Marathon.
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Le funzioni Smart Coaching - Fra gli altri punti di forza che qualificano il nuovo Rc3 Gps, è da sottolineare la presenza di tutte le funzioni tipiche di Polar, basate sulla misurazione della frequenza cardiaca. “Training Benefit” consente di registrare i dati di allenamento e di offrire un riscontro immediato al termine di ogni sessione. Collegandosi a polarpersonaltrainer.com è anche possibile studiare dettagliatamente i rilievi ottenuti e i dati del percorso effettuato, per condividerli online e confrontarsi con amici e rivali. “Running Index” consente di valutare l’efficienza della prestazione combinando la misurazione di velocità di corsa e frequenza cardiaca, mentre “Training Load” suggerisce il tempo di recupero tra un carico di lavoro e l’altro in base allo sforzo effettuato. La nuova “Back to Start” infine indica quali sono la direzione, le coordinate e la distanza in linea d’aria per tornare al punto di partenza, dando modo all’atleta di esplorare liberamente nuovi percorsi e nuove zone. Trasversalità e design accattivante Uno strumento valido per diverse soluzioni, ideale per il runner, per il triatleta e per chi pratica numerose altre attività outdoor. È possibile infatti configurare cinque diversi Profili Sport, per adattare le impostazioni del display in base alla disciplina di riferimento. Uno strumento pratico e adattabile alle esigenze di ognuno, anche grazie al suo design leggero e sottile. Con soli 58 gr di peso e uno spessore di 1,37 cm è uno dei dispositivi con gps integrato più compatti in circolazione. Allo stesso tempo un ampio display digitale consente una facile lettura da parte dell’utente, immediata e personalizzabile fino a tre righe. Un cinturino ventilato e i pulsanti ergonomici consentono inoltre un ottimo comfort, senza nulla togliere all’aspetto estetico del prodotto.
IL RUNNING CON
RUNNING MAGAZINE
LA NUOVA RUBRICA IN COLLABORAZIONE CON MENTALITaSPORTIVA.IT, QUOTIDIANO ONLINE DEL MONDO DELLO SPORT CON PARTICOLARE ATTENZIONE ALL’ASPETTO VALORIALE
ottobre 2012
“le protesi DI OSCAR Pistorius alla portata di tutti” UN’AZIENDA SPECIALIZZATA NELLA COSTRUZIONE DI PROTESI CON MATERIALI innovativi e ALTAMENTE TECNOLOGICI, PER TUTELARE IL DIRITTO ALLA SALUTE E ALLA MOBILITÀ DI PERSONE CHE HANNO SUBITO MENOMAZIONI AGLI ARTI, ma CHE MAGARI NON VOGLIONO RINUNCIARE ALLA PRATICA SPORTIVA. LA PAROLA A DANIELE BONACINI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI ROADRUNNERFOOT ENGINEERING. • Maria cristina caccia
A partire da questo mese, è ufficiale la collaborazione che unirà Running Magazine e Outdoor magazine con il quotidiano sportivo online mentalitasportiva.it. A monte di questa partnership sta la volontà di dar vita a un progetto che sappia approfondire alcuni temi di particolare rilievo del nostro settore. Creato per offrire un servizio di informazione legato ai valori dello sport e allo stile di vita che qualifica i suoi protagonisti, il portale ci consentirà di integrare le nostre pagine con contenuti interessanti e originali. Nei prossimi mesi le nostre riviste e mentalitasportiva. it daranno vita a un interessante scambio di approfondimenti circa alcune notizie legate agli aspetti etici dello sport, a una filosofia di
sostenibilità. Un lavoro di squadra insomma che offrirà reciproca visibilità a tutte le testate, sui canali tradizionali e sul mondo dei social network, dove le informazioni viaggiano a ritmi incalzanti e con linguaggi brevi e immediati. Per questo primo appuntamento insieme dunque, vi proponiamo il contenuto di un’intervista con Daniele Bonacini (foto in alto), amministratore delegato di Roadrunnerfoot Engineering, azienda specializzata nella costruzione di protesi con materiali altamente tecnologici per l’attività sportiva. Una delle voci più autorevoli dunque per discutere di un argomento fra i più caldi del momento, alla chiusura delle Paralimpiadi di Londra.
si sono ritrovati privi di uno o addirittura di entrambe gli arti inferiori, come il seguitissimo Oscar Pistorius. Quali sono i valori dello sport riscontrabili in ogni disciplina sportiva? La lealtà e il rispetto nei confronti degli altri e la condotta sportiva “pulita”, scevra da sostanze chimiche dopanti che, purtroppo, hanno incominciato a farsi strada anche tra gli atleti paralimpici, che, invece, dovrebbero essere un grande esempio di sport allo stato puro, guidato dalla passione, dalla determinazione e dalla forza fisica, quella reale, che ti mette di fronte al senso del limite e che dimostra quanto sia possibile superarlo solo con la preparazione e la volontà. Non servono “ritocchi”. Che cosa distingue un campione olimpico da un suo omologo alle Paralimpiadi? L’atleta paralimpico vive una disabilità fisica che rende il sacrificio più estenuante e aumenta il livello delle difficoltà in maniera esponenziale rispetto a un omologo olimpico che lotta per massimizzare le proprie performance in condizioni di totale normalità. L’atleta disabile, dopo duri e continui allenamenti oppure al termine di una competizione olimpica, può correre il rischio di procurarsi un’abrasione sul moncone e di dover ridurre la preparazione oppure, se i tempi sono ristretti, di correre ugualmente, con il disagio del caso, già sperimentato in prima persona. Sotto altri aspetti prettamente tecnici, non riscontro ulteriori differenze tra le due categorie di atleti. “Costruire piedi da corsa per atleti diversamente abili”: che cosa l’ha portata a decidere di intraprendere questa singolare attività? Tutto è incominciato dopo le Paralimpiadi di Atene nel 2004. Durante quella competizione, è stato possibile osservare l’impatto di diverse tecnologie sulla prestazione di due atleti di diversa nazionalità, l’uno bulgaro, l’altro tedesco, sfidanti nella disciplina del salto in lungo. Il primo portava protesi in legno rivestite in poliuretano rigido e poco perfor-
mante, mentre il teutonico portava una protesi in fibra di carbonio realizzata grazie agli studi effettuati dall’Agenzia Spaziale Europea. Vinse l’atleta tedesco, saltando sei metri, mentre l’avversario bulgaro non superò i tre. Rientrati a Milano, io e i miei collaboratori, abbiamo approfondito l’impatto di tecnologie innovative sulle prestazioni atletiche e sulla maggiore flessibilità applicativa, giungendo alla conclusione che la fibra di carbonio dovrebbe essere utilizzata in modo sempre più diffuso, in sostituzione a materiali superati e decisamente non adeguati per facilitare gli atleti disabili nello svolgimento delle discipline sportive. Purtroppo, esiste anche un problema burocratico, ovverosia il fatto che il Servizio Sanitario Nazionale non copre le spese per l’applicazione di questa tipologia di protesi,
con conseguenti ulteriori sforzi ingegneristici per abbattere i costi di produzione al fine di renderle accessibili al maggior numero di sportivi con arti amputati per garantire loro il diritto allo sport. Praticava già la corsa prima dell’incidente? Sì, ho sempre amato lo sport e, oltre alle gare di Running, ho giocato a pallone e a Tennis e non potevo certo fermarmi dopo l’amputazione. Diventa quasi una sfida e una sorta di legge del contrappasso per cui quello che non puoi fare desideri farlo con tutte le tue forze. Come ad della Roadrunnerfoot Engineering, quali sono state le maggiori difficoltà e quali le maggiori soddisfazioni?
Se dico“mentalità sportiva”, lei a cosa pensa? Sono uno sportivo e ho praticato la corsa per circa una decina d’anni e credo che mentalità sportiva significhi sudore e sacrificio. Ho subìto l’amputazione di una gamba, a seguito di un incidente e ho incominciato a correre con una protesi per non rinunciare a fare sport. Così, al termine della mia carriera agonistica, mi sono dedicato alla ricerca e allo sviluppo nella produzione di protesi innovative, come quella in fibra di carbonio per riuscire a fare correre tutti coloro che, come me,
è stato complicato per una realtà imprenditoriale di piccole dimensioni come la nostra, trovarsi a competere con le grandi multinazionali. Le soddisfazioni invece sono stato numerose, soprattutto in capo alle iniziative solidali, che ci hanno portato ad Haiti, dove abbiamo avviato un laboratorio ortopedico dopo il terribile terremoto nel 2010. A 300 bambini in sei mesi e a oltre mille in due anni sono state applicate protesi agli arti amputati, ridando loro la possibilità di vivere con dignità la loro età spensierata e così tragicamente minacciata. Inoltre, alla Maratona di Milano 2012, due atleti africani hanno potuto partecipare grazie alle protesi che abbiamo donato. Sono circostanze in cui si tocca con mano il vero problema di chi non può più contare sulle proprie forze e non c’è migliore gratifica di vedere un atleta disabile sorridere, in linea con la nostra missione che è “rendere la tecnologia al servizio dell’utenza”. La sua attività ha obiettivi etici e sociali: come si può raggiungere anche un obiettivo di sostenibilità? Nel mondo della disabilità sportiva è netto il gap tra la cultura americana e anglosassone e quella europea. Oltreoceano e nel Nord Europa, i movimenti che difendono i diritti degli atleti disabili sono molto più ascoltati e la pratica sportiva è decisamente più sostenibile. In Europa e, soprattutto, in Italia, sono pochissimi gli atleti (per fortuna, da un lato) con arti amputati, basti pensare che per una decina d’anni non se ne contavano più di quattro a livello paralimpico. Oggi, nonostante lo sforzo profuso dal Comitato Paralimpico nei confronti di una maggiore sensibilizzazione alla difesa dei diritti delle disabilità sportive, manca nel nostro Paese una “cultura della disabilità” che dovrebbe partire dalla scuola o all’interno degli ospedali. Mancano programmi governativi per ausilii gratuiti oppure convenzioni tali per cui il disabile possa permettersi una protesi e coronare il sogno di praticare lo sport del cuore. Noi come Roadrunnerfoot cerchiamo aiuto negli sponsor per far leva su finanziamenti oppure doniamo direttamente la protesi a titolo gratuito in casi “disperati” a livello economico, ma eccellenti dal punto di vista del talento sportivo. L’iniziativa in favore di Haiti è lodevole, avete altri progetti simili in futuro? Stiamo portando avanti altri progetti in Africa, Medio Oriente, Iran, dove diamo sostegno a Emergency, e poi ancora in Libia, Congo, Ghana, Palestina e Albania. www.roadrunnerfoot.com
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la scarpa del mese // Feline Superlight informazioni di base // PER / Unisex Collezione / SS 12, continuativo nella SS 13 DISCIPLINA / Trail running, Sky running TARGET / Calzatura creata per attività su terreni d’alta montagna, è configurata con soluzioni altamente performanti specificamente progettate per le competizione di Ultra Trail. Progettata dagli esperti Dynafit basandosi sul know how acquisito sviluppando scarponi di sci alpinismo. Dopo tre anni di ricerca e test intensivi, è nata questa calzatura ultra leggera e in grado di offrire prestazioni elevate su molteplici superfici di terreno, anche le più impegnative I tre punti di forza 1 / La tecnologia sviluppata per la suola Alpine Running di Dynafit garantisce stabilità e ammortizzamento che in genere solo le scarpe molto più pesanti sanno offrire 2 / E per l’intersuola in Eva che offre una tenuta precisa, adattandosi rapidamente ai terreni di alta montagna 3 / Forma precisa e atletica che supporta i naturali movimenti del corridore, favorendo così il coordinamento muscolare e migliorando equilibrio e controllo
Ballistic Bumper // Rinforzo per ridurre gli urti sulla parte anteriore del piede e sulle dita in caso di collisioni frontali contro superfici dure e aspre. Il puntale aumenta la resistenza e protegge le unghie
Allacciatura // Invisible Lacing // Sistema di allacciatura protetto da una ghetta esterna che permette di regolare separatamente gli spazi a livello della punta: nessun attrito e nessun punto di pressione, eliminando l’insorgere di vesciche
TOMAIA // Realizzata in nylon traforato per consentire il passaggio dell’aria
Intersuola // Realizzato con sistema Multi Pad in Eva. Consente una tenuta precisa e affidabile e assicura un ottimo controllo del movimento, oltre a trasmettere efficacemente la spinta del piede per adattarsi in modo dinamico alle asperità dei terreni alpini
PESO / 270 gr (taglia 9 Us) MISURE / 6 – 12 Us COLORI: Black/Red
Sensitive Fit // Calzata precisa e sostegno dei movimenti naturali, favorisce il coordinamento e rafforza i muscoli, aumentando l’equilibrio e il controllo
Disponibile anche nella versione con Gore-Tex, per una scarpa da Alpine Running impermeabile (vd. pagina a fianco la sua colorazione Green/Silver) PrezzO CONSIGLIATO alla vendita / 160 euro
SOTTOPIEDE // Anatomico, arrotondato sui lati
Sponsoring & partnership // Gare / Le configurazioni tecniche della
Alberto Fumi calza le Feline SuperlAight all’öetzi Alpin Marathon
Feline Superlight sono state progettate per affrontare le competizioni di ultra trail più impegnative. Per questo motivo Dynafit è stata fra i protagonisti di alcune importanti manifestazioni che si sono svolte recentemente. Una su tutte è stata la öetzi Alpin Marathon (foto a destra e a sinistra), avvincente triathlon alpino della Val Senales che quest’anno si è svolto lo scorso 14 aprile. È stata una nona edizione di successo, che ha registrato il sold-out di iscrizioni già un mese prima del via. Classificata a livello “extreme”, prevede un percorso che combina mountain bike (24 km, per 1.500 mt di dislivello),
trail running (11 km) e sci alpinismo (per 1.300 mt da superare su un ghiacciaio): un percorso che mette alla dura prova gli atleti Dynafit in gara e le Feline Superlight che indossavano. Uno degli eventi di punta di questa stagione a cui il brand era presente è stato inoltre l’ultimo Sky Race della Rosetta, gara finale del campionato italiano della specialità ultra trail. Un tragitto unico di 21 km (con 1.550 mt di dislivello positivo e altrettanti di discesa), disegnato all’interno del Parco delle Orobie Valtellinesi, ha impegnato i concorrenti attraverso luoghi incontaminati e ricchi di storia (vedi approfondimento nella sezione News, a pag. 5).
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Il Dynafit Italian Press Team all’öetzi Alpin Marathon
SUOLA //
RUNNING MAGAZINE
OTTOBRE 2012
Marketing Info // Claw Grip // Tenuta sicura sulla roccia e sui terreni bagnati, grazie alla gomma dura con cui sono realizzati i tasselli bianchi: massima aderenza sul terreno e trasmissione ottimale della potenza che migliorano la stabilità del piede Per promuovere la Feline Superlight e gli altri prodotti della sua linea Alpine running, da aprile ad agosto 2012 Dynafit ha pubblicato una campagna specifica su diversi canali media:
Stampa / In evidenza su riviste specializzate, come Ski Alper e Running Magazine
Web / Accessibile all’interno di alcuni siti di Mapping Compound // La costruzione della suola si differenzia sulla base dell’impiego di tre tipi di mescole, che assolvono tre specifiche funzioni. È l’innovazione realizzata da Vibram: la zona rossa è più morbida, per offrire una presa migliore sulla roccia bagnata e un maggiore effetto ammortizzante durante la fase d’impatto; la zona nera ha una durezza media, per durare più a lungo e aumentare l’aderenza sulla superficie; la zona bianca è in gomma dura, per assicurare un grip ad artiglio
riferimento, come sportdimontagna.com, skialper.it, mountainblog.it
LA versione gore-tex //
Novità realizzata dagli specialisti di mountain running, rappresenta la variante impermeabile in Gore-Tex del modello Feline. Al pari della versione classica, anche questa è configurata con suola in grado di assicurare stabilità e ammortizzamento elevati assieme un ottimo grado di leggerezza. Presenta inoltre intersuola Multi Pad per una tenuta precisa e affidabile, con buona adattabilità ai terreni di alta montagna, e sistema Mapping Compound, sviluppato con Vibram per assicurare un grip ad artiglio sulla roccia e su terreni bagnati e difficili. La forma della scarpa è stata inoltre studiata per seguire i movimenti naturali del piede e favorire una migliore coordinazione a livello muscolare, migliorando equilibrio e controllo nella corsa.
Atleti che utilizzano il modello / Fra gli atleti di fama internazionale che indossano la Feline Superlight, figurano lo spagnolo Marc Pinsach, sky runner d’estate e fortissimo sci alpinista in inverno, e Giancarlo Annovazzi (nella foto). Specialista di ultramaratone, ha in bacheca un sesto posto assoluto (miglior italiano), al Tor des Géants 2011. Quest’anno, alla terza edizione della competizione più impegnativa di questo sport è risultato quindicesimo, con il tempo di (90h 37’ 54’’, dopo il ricalcolo occorso a causa dell’interruzione della gara). Per affrontare i suoi impegni in ogni condizione di percorrenza, l’atleta valdostano ha scelto in particolare di affidarsi alla versione in Gore-Tex della Feline (vedi box a lato, nella sua colorazione Green/Silver).
Green/Silver
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focus on
giuseppe MARAZZI, SEBASTIeN NAIN, DAVID GATTI, NICOLA BASSI, RONAN MOALIC. CON UNA NEW ENTRY FEMMINILE DI GRANDE RILIEVO COME FRANCESCA CANEPA, VERA E PROPRIA RIVELAZIONE DI QUESTA STAGIONE
intervista con francesca canepa //
TEAM VIBRAM, LA STORIA CONTINUA DOPO LA CREAZIONE DEL GRUPPO NEL 2011, QUEST’ANNO SONO STATI 6 GLI ATLETI PORTABANDIERA DEL MARCHIO DELL’OTTAGONO GIALLO. il team ha PARTECIPAto AD ALCUNE DELLE PIù IMPORTANTI GARE DI TRAIL, TRA LE QUALI LAVAREDO ULTRA TRAIL E UTMB. ECCO COME È ANDATA. • davide corrocher
Anche se gli interpreti quest’anno sono cambiati il claim è sempre “Ordinary people being extraordinary”. Tutto è cominciato nel 2011, quando Vibram scelse di costituire un team di atleti che prendesse parte ad alcune delle principali competizioni trail internazionali. Nel 2011 venne realizzato un film in occasione della partecipazione del pool all’Ultra Trail du Mont Blanc di quell’anno. Un’opera prodotta da Sportmaker, con la regia di Alessandro Beltrame, selezionata tra le proiezioni speciali del TrentoFilmFestival e presentata a molti festival internazionali. Il titolo è l’espressione felice e semplice di ciò che questo progetto rappresenta: The Extraordinary Story. L’idea alla base di tutto il progetto Vibram doveva essere infatti quella di dar vita a un’esperienza che andasse oltre la sola realizzazione e sviluppo di prodotti per lo sport. Una visione più grande e ispirata, che sapesse dare spazio alle gesta di chi vive il mondo del trail running nella sua purezza, mettendosi in discussione ogni giorno per dimostrare il proprio valore. Lo scorso 26 maggio è stato presentato il nuovo team, chiamato a essere protagonista alla Lavaredo Ultra Trail (29-30 giugno), UTMB (27 agosto - 2 settembre) e Ultra Templiers (26-28 ottobre). I volti dei sei atleti sono quelli di Giuseppe Marazzi, Sebastien Nain, David Gatti, Nicola Bassi, Ronan Moalic e di Francesca Canepa. Al loro fianco, lo staff aziendale e Jerome Bernard in qualità di marketing manager. Il tutto supportato anche da partner
In piedi, da sinistra, Ronan Moalic, Giuseppe Marazzi e Sebastien Nain. Seduti, da sinistra, David Gatti, Francesca Canepa e Nicola Bassi
tecnici di rilievo: Saucony, Lafuma, Scott, New Balance, Camelbak, Petzl, Julbo, Compressport, Antaflex e Polartec e Garmin.
LUT – A causa del forfait di David Gatti, al primo appuntamento della stagione il team ha potuto presentare soltanto cinque elementi. Ciononostante l’esordio alla Lavaredo Ultra Trail, di cui VIbram è sponsor partner, è di quelli da ricordare. Un’importante prova di gruppo esaltata dalle prestazioni dei singoli. Al traguardo infatti, la squadra si è segnalata per aver occupato le posizioni dall’ottava all’undicesima in classifica generale. Nell’ordine: Ronan, Beppe, Francesca e Nicola (gli ultimi due giunti insieme alla linea d’arrivo). Una prestazione dunque particolarmente luminosa, resa ancor più brillante e vivida dalla stella della Canepa, prima assoluta fra le
donne e premiata fra l’ovazione del pubblico.
UTMB e templiers– The North Face Ultra Trail du Mont Blanc. Ancora una volta, gli atleti del team Vibram hanno raggiunto risultati più che soddisfacenti. Se da tutta Europa erano presenti più di 2.300 trailer e le condizioni di gara fra le più dure che si possano affrontare, in classifica assoluta Ronan è giunto ventesimo, Sebastien quarantacinquesimo e David 544esimo. E ancora una volta, Francesca è salita sul podio nella categoria femminile, questa volta al secondo posto (trentesima assoluta). Sfortunatamente gli infortuni di Beppe e Nicola hanno costretto i due atleti al ritiro, dopo una partenza più che incoraggiante. Solo alcuni giorni dopo Francesca in particolare ha dimostrato di avere grandissimo talento e un’eccezionale forma fisica e mentale con il primo posto femminile (7a assoluta) al Tor des Geants (9-16 settembre). Più sfortunata la prova del Festival des Templiers. Da segnalare infatti i ritiri di Francesca, Sebastien e David. Positiva è stata invece la gara di Nicola, che tra pioggia e freddo, è riuscito a portare a casa il 17esimo posto alla prova dell’Endurance Trail. Alla Grande Course, si registrano i piazzamenti di Ronan (111esimo) e Beppe (137esimo). Anche Jerome Bernard risulta tra gli arrivati alla competizione, con il 785esimo posto.
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“L’endurance era scritta nei miei geni” // Danza classica, pattinaggio su ghiaccio, snowboard: un curriculum eterogeneo, fatto di esperienze vissute sempre ad alto livello. Ora finalmente il trail running, è questa la tua meta finale? Non parlerei di meta finale. In fondo, come dimostra la mia storia fino a oggi, non mi precludo niente. Però è vero che in questo momento mi sento nel posto giusto, sento di poter esprimere bene la mia personalità e il mio carattere. E so di avere ancora parecchia strada da percorrere prima di raggiungere il mio limite. C’è qualcosa che hai imparato nella pratica delle altre discipline che ti porti ancora dietro? Porto con me tutto quello che ho fatto. Come psicologa sperimentale sono consapevole che praticare discipline differenti aumenta il numero di engrammi motori. In parole povere, è come se nel cervello ci fosse una sorta di catalogo dei movimenti appresi e più sport si praticano più il catalogo si amplia. Questo significa che migliorano la qualità motoria in generale e la capacità di adattamento, per esempio ai materiali. Un vantaggio che cerco di sfruttare al massimo. C’è qualcosa che cambieresti se potessi farlo? Non cambierei nulla. Si dice che si impara di più dagli errori che dai successi e mi trovo d’accordo. E poi ogni scelta che ho fatto è sempre stata quella che più mi corrispondeva nel momento dato, quindi a posto così. Come ti sei accostata al trail? Corri anche su strada o solo off road? Al trail sono arrivata dallo sci da fondo, nel 2010, dopo la mia prima gara di granfondo sugli sci. Ho capito che l’endurance era scritta nei miei geni e dietro suggerimento del maestro di fondo Fabio Mareliati ho provato a correre. Una settimana dopo la prima gara di trail (2 maggio 2010) mi sono “sparata” la maratona di Ginevra, arrivando ottava donna assoluta. Insomma, non ho preclusioni alla strada. Anche se le variazioni di ritmo caratteristiche del trail credo siano più adatte a me e decisamente meno noiose. In cosa si caratterizza questo sport rispetto alle altre esperienze che hai avuto? Qui è come mettersi davanti a uno specchio, che non mente e a cui non puoi mentire. Non è mai colpa della sciolina, del pendio, della tavola e tutte le altre scuse. Qui quando non vai è perché non ne hai. E questo mi piace. Preferisco che i risultati dipendano in larga misura da me,
assumermi la responsabilità delle cose e poter migliorare. E poi non ci sono giudici, decisioni opinabili: un altro punto a favore. Cosa ricordi di più del periodo in cui entrasti a far parte dei Courmayeur Trailers? Ricordo di aver pagato la tessera da Zillo per potermi presentare alla famosa gara del 2 maggio. Mi presentai senza borraccia, senza niente da mangiare e con le braghe bucate. Ricordo che quando tagliai il traguardo nessuno si aspettava il risultato che è venuto, che il quel momento esatto sarei arrivata io. Quando ti sei convinta di essere forte? Le prime gare mi avevano dimostrato subito che il motore c’era, ma ho impiegato del tempo per addomesticare le discese. Poi, nel 2011 ho affrontato il problema delle crisi. Ed essenzialmente con l’entrata in scena di Renato Jorioz tutti i tasselli del puzzle sono andati a posto. Mi ha aiutata a gestire gli aspetti per me più ostici: la preparazione di uno zaino funzionale, i ristori, la mia voglia inarrestabile di mettermi sempre in gioco (che tradotto significa partecipare a un sacco di gare). Ma la cosa più importante, fondamentale e imprescindibile è stata la fiducia in me che ho sentito nascere in lui la prima volta che mi ha vista in gara, al Valdigne 100 km del 2011. Mi ha vista in crisi, ha visto il casino che combinavo dappertutto ma ha saputo intravedere il mio potenziale. Averlo accanto mi ha permesso di esprimerlo. Quest’anno, l’ingresso nel Team Vibram. Come è nata questa collaborazione? È nata per caso dalla mia inettitudine con internet. Il podio alla Tds (UTMB) dell’anno scorso mi era valso un paio di FiveFingers, che però non ero riuscita ritirare inserendo i codici. Così ho provato a chiedere aiuto a Vibram e ho conosciuto Nicola. Da lì, è poi nata la proposta di integrare il team. Il claim che sostiene il progetto recita “Ordinary people being extraordinary”: in che cosa questa esperienza può dirsi straordinaria? Secondo me le cose che facciamo, le nostre gare lunghe ed esigenti sono di per sé straordinarie. Inoltre in passato, con lo snowboard, ho fatto parte di alcuni team, ma in nessuno mi sono sentita a mio agio come in questo. Ecco un altro aspetto straordinario. Funzionare come squadra non è affatto scontato. Non ci vediamo praticamente mai al di fuori delle gare, però l’intesa tra noi mi piace, non la cambierei.
OTTOBRE 2012
Photo: Cyril Crespeau
Anni: 41 - Nata a: Aosta - Vive a: Morgex Professione: maestra di snowboard Sponsor ufficiali: Vibram, Ecodyger, Valle d’Aosta Riconoscimenti conseguiti: 2 titoli di campionessa italiana (125 e 80 km) Principali gare compiute come atleta Vibram: TdG, Utmb, Lut La gara più difficile: non posso dirlo ancora di nessuna gara Quella di cui sei più orgogliosa: il Tor perché non avrei mai pensato di finirlo a una settimana dal 2° posto all’Utmb, figurarsi vincerlo… L’impresa che prima o poi vorresti compiere: qualcosa di estremamente lungo e impegnativo associato a qualche forma di donazione umanitaria Obiettivi per il 2013: vedremo… È chiaro che una stagione come la nostra ci permette di testare tutto ampiamente, in molte situazioni, quindi anch’io ho imparato a rendermi conto della variabilità di prestazioni dei prodotti in base alle diverse condizioni. Credo di poter offrire la mia disponibilità a vivere qualsiasi situazione, anche estrema, e quindi la possibilità di mettere alla prova tutto. Un ricordo, un episodio particolare che ti rimarrà impresso? Domanda impossibile. Tutta questa stagione è stata talmente magica e inaspettata che scegliere un singolo episodio è difficilissimo. Però, sforzandomi molto, posso dire che l’interesse mediatico scatenato dalla vittoria al TDG è stato qualcosa d’indimenticabile: tutte quelle foto, le interviste e i giornalisti che a un certo momento verso Gressoney si contendevano la precedenza a farmi foto… è stato quasi surreale. Ma ancora più intensa è stata la vicinanza della gente dappertutto, il tifo inaspettato e sincero. Un’esperienza indimenticabile. Come vivono i tuoi familiari il tuo impegno con la corsa? C’è una lezione in particolare che hai appreso dallo sport in questi anni e che cerchi di trasmettere ai tuoi figli? A casa cerco sempre di insistere sull’importanza dell’impegno a fare del proprio meglio in ogni circostanza. Lo sport mi ha insegnato a non cercare scorciatoie e a perseguire i miei obiettivi anche quando sono stata l’unica a crederci. Quindi ai bambini ripeto costantemente che io crederò sempre in loro qualunque cosa facciano e con qualunque risultato, purché veda impegno e serietà. E sento che loro capiscono e sono orgogliosi di quello che facciamo insieme, giorno dopo giorno. Sono molto partecipi alle mie gare, mi incoraggiano e fanno il tifo tutto il giorno, anche se siamo lontani. È una cosa molto toccante. Quali i prossimi obiettivi e sogni di Francesca? In così poco tempo la corsa mi ha dato davvero tanto, e spero di avere modo di “restituire” qualcosa. Non so ancora come, però ci proverò. Come primo passo per esempio, ho offerto un po’ delle mie coppe per premiare i bambini che correranno l’Arranchina (mini Arrancabirra): cercavo un modo per farli sentire importanti, per riconoscere il loro impegno. Una coppa è pur sempre il simbolo di una vittoria. Per quanto riguarda i miei obiettivi agonistici ci sarà sicuramente di nuovo l’UTMB in versione integrale e poi non disdegnerei qualche sfida più estrema. Mi dico sempre che più è dura, più fa per me. Il Tor lo ha dimostrato a tutti. Questo sarà possibile sempre e solo a condizione di poter sentire la fiducia che io possa farcela, da sola metto il motore ma la fiducia è la benzina.
come ovvia deformazione professionale, attribuisco un peso consistente al mio stato mentale. E dunque, ovviamente avvertire la fiducia che viene riposta nelle mie possibilità è stata determinante. Quella di Renato è una costante, quella che ho sentito nascere nello staff Vibram è stata un’importante conferma. Ho apprezzato moltissimo l’apparizione di Jerome al TDG per incoraggiarmi, così come ho apprezzato l’ultimo chilometro alla LUT affiancata da Adriano (Zuccala, ad, ndr) in bici. Per non parlare dei chilometri percorsi con Renato al mio fianco... Poi, tutto questo è stato supportato da un materiale tecnico performante e all’altezza della situazione. Quale scarpe e quali suole hai utilizzato in queste gare e come ti sei trovata? punti di forza e aspetti da migliorare? Ho utilizzato scarpe Saucony Xodus Progrid 3.0 e mi sono trovata alla grande. A me piacciono calzature che mi permettono di “sentire” il piede, e queste lo fanno. Tra i punti di forza ci sono la flessibilità e il grip, sia in salita che in discesa, fattore che mi ha consentito di progredire considerevolmente. Migliorerei la tenuta sul bagnato. Test e sviluppo dei prodotti: come ti trovi nei panni di collaboratore e consulente di un brand? Qual è il principale contributo che ritieni di poter offrire? In verità non posso dire che sia un ruolo cucito su di me, per via del fatto che in genere riesco ad adattarmi abbastanza facilmente ai materiali, non mi attardo troppo ad analizzarli.
Renato e Francesca alla Lavaredo Ultra Trail
“Francesca? Motore eccezionale e tenacia fuori dal comune” // Renato Jorioz, 50 anni, italiano d’Aosta con hobby quasi obbligati: trail, sci alpinismo, sci fuori pista; ma anche maestro di sci e snowboard, e impiegato al Dipartimento sicurezza traffico del Traforo del Monte Bianco. È il coach che affianca Francesca Canepa in preparazione alle gare. “Non coach”, dice lui. “Al massimo allenatore o, senza scomodare Omero e l’Odissea, mentore. Io di Francesca mi considero un mentore, colui che dispensa consigli preziosi. Coach può essere troppo. O troppo riduttivo.” Soddisfatto dei risultati di Francesca? Soddisfatto è poco. Anche se ero certo che ce l’avrebbe fatta, è riuscita a stupirmi per la facilità disarmante con cui c’è riuscita. Come siete riusciti ad arrivare a questi exploit in così breve tempo? Francesca è un talento naturale incredibile ed è bastato darle la fiducia necessaria affinché potesse esprimersi al meglio. Certo, è stato necessario qualche “piccolo” accorgimento sulla programmazione della stagione, perché lei farebbe una gara a settimana. Ma non si può lasciare tutto all’improvvisazione e all’istinto. Francesca può migliorare ancora? Credo di sì, penso che il fatto che lei corra solo dal 2010 lasci tranquillamente presupporre che potrà crescere ancora tanto. I progressi di questi anni è solo l’inizio di quello che potrà esprimere in futuro.
Photo: lucabenedet.wordpress.com
Com’è il rapporto con compagni di squadra e staff tecnico? È basato sul rispetto e la stima. E se capita, ci si aiuta. Per esempio alla LUT ho corso parecchio con Nicola e c’è stato un tratto in cui Sebastien, che aveva avuto dei problemi e quindi in pratica non era più in condizione di lottare per il suo piazzamento, si è messo davanti a me e per un po’ mi ha fatto il ritmo. Cose così… Con Ronan ho viaggiato condividendo pensieri e situazioni, molto bello. Anche lo staff tecnico, sono sempre stati tutti molto gentili e disponibili con me: un dettaglio che conta. Nel nostro team nessuno si sente un soltanto un numero. Nel 2012, il primo posto alla Lavaredo e al TDG e il secondo posto all’UTMB. Cosa ha contribuito di più a questi risultati? Premetto che sono una psicologa e quindi,
parla il “mentore” RENATO JORIOZ //
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Photo: lucabenedet.wordpress.com
“Tutta questa stagione è stata talmente magica e inaspettata che scegliere un singolo episodio è difficilissimo. Avvertire la fiducia che viene riposta nelle mie possibilità è determinante. Ecco un altro aspetto straordinario: funzionare come squadra non è affatto scontato. Non ci vediamo mai al di fuori delle gare, però l’intesa tra noi mi piace, non la cambierei”
Cambierete la formula dell’allenamento? Abbiamo preso in considerazione più volte di affidarci a un preparatore professionista, di passare a piani precisi e tabelle su misura, ma al momento penso che lei si conosca molto bene e che io sono tranquillamente in grado di gestire la sua voglia di fare di più. Squadra che vince non si cambia. Cosa ti piace di Francesca come atleta? Ha un motore eccezionale, una tenacia fuori dal comune e una enorme capacità di adattamento… e poi la mentalità vincente. Ci sono i grandi atleti, i campioni e poi i fuoriclasse, quelli che vanno oltre. Lei è la migliore dei fuoriclasse! E sotto l’aspetto umano? La sua sensibilità e il rispetto verso tutti e tutto. Al Gypaete sapeva di avere più carburante di Lizzy, eppure le ha detto che per lei era un onore poterle correre a fianco, che avrebbero potuto tranquillamente arrivare insieme. Quanto conta in un ultra una corretta tecnica di alimentazione? Francesca cura la sua alimentazione sempre, ogni giorno dell’anno e non solo in gara. Questo è certamente un punto di forza per il risultato. Quanto può contare, nel risultato finale, la presenza continua di un coach personale? Dipende dalla fiducia, dal carisma di entrambi, dal feeling. Si potrebbe rispondere citando una frase del film Le crociate: “tutto e niente”.
saucony // ProGrid Xodus 3.0
// Calzatura da trail running, adatta per atleti di corporatura media. Il suo profilo tecnico è stato sviluppato per offrire una scarpa molto ammortizzata e comoda, con una struttura studiata per ridurre sensibilmente la forza di impatto al suolo in fase di appoggio. Provvista inoltre di linguetta rinforzata, tessuto Hydramax traspirante e Hrc+ Strobel Board più spesso lungo tutta la pianta, garantisce calzata e comfort ottimali. L’esclusiva suola Vibram di cui è dotata, offre un ottimo grado di trazione, grip e protezione su un’ampia varietà di terreno. Lo stacco tra tallone e avampiede di soli 4 mm, unito a una maggiore superficie di appoggio, migliorano stabilità e protezione.
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Basata sulla mescola Vibram Multitrek, assicura un’ottima mobilità del piede e, grazie ai tasselli multi-direzionali, una trazione a 360°. L’intersuola ammortizzante in Eva aumenta l’effetto di assorbimento degli shock e il comfort durante la transizione: particolarmente efficace per lunghe corse, come Lut, Utmb e Tdg.
il FEEDBACK DI FRANCESCA Dove l’hai utilizzato: ovunque In quali situazioni/condizioni climatiche dà il meglio di sé: su terreni impegnativi, asciutti e non Punti di forza: il grip della suola e la flessibilità Consigli per un utilizzo ottimale: allacciarle bene e non pensare più a niente
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“Non dimentichiamoci che i nostri atleti sono tutt’altro che professionisti. Tutti lavorano, hanno bambini di cui occuparsi, possono allenarsi solo nel tempo libero e devono trovare il tempo partecipare alle gare. Non è semplice”
OTTOBRE 2012
INTERVISTA CON JEROME BERNARD, marketing manager vibram // // Quando si dice “fare marketing sul campo”. Definizione più che mai appropriata nel caso di Jerome Bernard (foto a destra), 42 anni, in Vibram da 16 anni e oggi responsabile marketing del brand nonché fautore del progetto Vibram Trail Running Team di cui abbiamo ampiamente parlato nelle due pagine precedenti. Mosso dalla sua passione per le attività outdoor e per la corsa, Jerome ha seguito da vicino il progetto della squadra, scegliendo di vivere in prima persona la filosofia che accompagna il gruppo. Lavorare a stretto contatto con questi atleti lo ha portato ad allenarsi con costanza pur tra i tanti impegni e partecipare a gare impegnative come CCC (2011) e TDS (2012). Dopo l’esordio del Trail Team Vibram lo scorso anno, più o meno soddisfatto di questa seconda stagione? È stata una stagione ricca di soddisfazioni. Nuovi atleti, nuove gare, ottimi risultati… e non è finita… Ho l’impressione che il team abbia già trovato un suo posto nel panorama trail running. “Ordinary people being extraordinary”: anche se il team attuale è composto da atleti cdi alto livello. State pensando di cambiare il claim o è ancora valido? Assolutamente: il claim rimane! Non dimentichiamoci che i nostri atleti sono tutt’altro che professionisti. Tutti lavorano, hanno bambini di cui occuparsi, possono allenarsi solo nel tempo libero e devono trovare il tempo per partecipare alle gare. Non è semplice. Alcuni sono forti, altri nella media. Ma tutti hanno una cosa in comune, anzi due: una grande passione per la corsa in montagna e una grande voglia di praticarla insieme a una squadra il cui spirito è davvero speciale, unico. Chiedete a loro! L’unico atleta rimasto dallo scorso anno è Beppe Marazzi. È cambiato qualcosa nella gestione degli atleti e nel tuo personale rapporto con loro? Siamo fortunati ad avere una personalità come quella di Beppe in squadra. La sua positività sposa perfettamente lo spirito della squadra. Anche se molte delle “ordinary people” 2011 non fanno più parte del nostro team, ricorderemo sempre che grazie a loro abbiamo dato vita a questa straordinaria avventura. Nei fatti vediamo che lo spirito della squadra Vibram sta conquistando tanti atleti. Le candidature ci arrivano spontaneamente, una dopo l’altra. La gestione fondamentalmente non è cambiata. Cerchiamo solo di migliorare, passo dopo passo. Vogliamo fare vivere a nostri atleti momenti memorabili. Nel 2012, abbiamo strutturato l’assistenza al gruppo, fondamentale nelle ultra. Ci siamo avvalsi della competenza di Stefano Punzo, fisioterapista della Nazionale italiana di trail. Anche l’inserimento di atleti allenati come Sebastien Nain (che nella vita fa il vigile del fuoco), ci ha aiutato tanto. Hai avuto modo di correre anche insieme al team, in allenamento o in qualche competizione? In allenamento, sì: a Courmayeur, durante il primo raduno del team. Momento bellissimo. Con Francesca poi mi sono allenato un paio di volte sui sentieri valdostani, in vista della TDS. Da lei si impara tanto. Per la gara, ci siamo quasi: saremo insieme il 28 ottobre, al leggendario Festival des Templiers, in Francia. Per la prima volta sarò anch’io supportato dall’Assistenza Team Vibram (Jerome ha poi chiuso al 788esimo posto, ndr). Tra tutte le gare in cui ha partecipato il team, qual è stata la più emozionante e perché? La prima UTMB (2011), perché in cui i nostri atleti hanno dimostrato di essere fieri di rappresentare l’azienda Vibram ottenendo risultati incredibili: Marco Zanchi 34°, Beppe Marazzi 49°. Lì è nata la filosofia molto speciale del Team Vi-
Dietro, da sinistra Nicola, Ronan, Beppe, David e Francesca. Davanti, Sebastien e Jerome Bernard
“Alla domanda ‘Ripartiamo insieme nel 2013?’, gli atleti hanno subito risposto di sì. Aggiungere probabilmente uno o due elementi, possibilmente americani e asiatici, sarebbe un ottimo modo per coinvolgere maggiormente le nostre sedi di Boston e di Canton”
bram: “Ordinary people being extraordinary” e ne abbiamo tratto un film documentario “The extraordinary story”. Emozionante. E poi, l’ultima Lavaredo Ultra Trail, per almeno tre motivi: è stata la prima gara della stagione 2012; la bellezza del posto, nel cuore delle Dolomiti, le Tre cime di Lavaredo…; l’incredibile risultato “di gruppo” del Team: 8, 9, 10, 11 (con la vittoria di Francesca come prima donna a tagliare il traguardo). Ti aspettavi i risultati ottenuti da Francesca Canepa? Di Francesca sapevamo poco. L’inserimento nel Team Vibram è stato fulmineo. Abbiamo capito dal primo incontro che con lei e Renato Jorioz (suo coach) parlavamo “la stessa lingua”. E non è solo una questione di obiettivi o risultati. Francesca ci ha portato le prime vittorie internazionali (alla Lavaredo Ultra Trail e, più recentemente, al Tor des Geants) e piazzamenti di riferimento (seconda donna all’UTMB). Il suo palmares 2012 è già chilometrico, ma ci sorprende ancora ogni volta: settima assoluta al TDG! Oltre a essere fortissima, è anche l’unica atleta femminile del Team, è speciale: mentre la seguivo su un breve tratto del TDG, sono rimasto sorpreso dai numerosi Sms di incoraggiamento che ricevevo per lei dalla squadra. Francesca traina il gruppo verso l’alto, e viceversa. Veniamo a te… Nel 2011 hai chiuso il Ccc al 292esimo posto. Nel 2012 un’altra competizione “sorella” dell’UTMB, la TDS, dove sei arrivato 104esimo. Ottimi risultati. Soddisfatto? 104°: prima della partenza avrei firmato subito! Mi ritengo il prototipo di “ordinary people” (che corre sul serio da meno di tre anni, facendo gran fatica a trovare cinque ore a settimana da dedicare all’allenamento) capace di essere “straordinario” in alcune occasioni. Essere finisher della Ccc mi ha permesso di capire che potevo finire un’ultra. La TDS 2012? Un percorso splendido, alpino, in condizioni al limite del praticabile. Malgrado tutto me la sono goduta: sarà la motivazione, ma anche l’equipaggiamento messo a disposizione del Team, le scarpe Saucony Xodus 3.0 e le suole Vibram. Due conti, per rendere l’idea: 60 km di fango su 114 km totali, 120mila appoggi circa e solo tre/quattro di sbagliati. Semplicemente per finire la TDS 2012 bisognava essere pronti, a sfidare se stessi avendo un corretto equipaggiamento. Momenti belli e difficoltà della gara. I primi 45 km fino a Bg St Maurice sono volati. Andava tutto liscio, e cominciavo a pensare che non poteva durare ancora a lungo. Ero in compagnia di Alessandra Carlini del Team Tecnica, terza a Chamonix! Poi un piccolo calo durante la lunga risalita verso il colle Passeur de Pralognan (+1.800 m di dislivello). Un momento molto difficile? La salita al Col de la Gitte (al 73° km): freddo e una specie di diluvio universale. Ho visto molti corridori costretti al ritiro, mentre mi vestivo con abbigliamento più pesante sotto la tenda “Soccorso” piantata “nel nulla” a quota 2.000 m. Questo pit-stop mi ha salvato, in una notte durissima, con pioggia, nebbia e temperature sempre più basse. La salita al Col du Tricot è il ricordo più emozionante. Verticale, con diverse luci da lampadine frontali davanti, come appese al cielo… e infine l’arrivo a Chamonix
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dopo 114 km, sempre di notte e con poca gente. Di corsa, insieme a mia figlia… L’anno prossimo quindi… UTMB? Troppo presto per dirlo. Si vedrà. A proposito, sapete già se il team verrà confermato in tutti i suoi elementi e a quali gare parteciperà? Ci sono nuovi progetti in vista? Oltre a quelli ufficiali ci sono altri runner che supportate? Alla domanda “ripartiamo insieme nel 2013?”, gli atleti hanno subito risposto di sì. Aggiungere probabilmente uno o due elementi, possibilmente americani e asiatici, sarebbe un ottimo modo per coinvolgere maggiormente le nostre sedi di Boston e di Canton. C’è anche l’idea di produrre un nuovo film documentario. Sempre con lo spirito degli Ordinary People. Personalmente come ti preparerai? Corri anche su strada e pratichi anche altre attività o solo trail? La mia preparazione è “multi sport”, in base al feeling di un particolare momento. Sto bene? Esco. Molto amatoriale, quindi. La parola chiave è divertimento. Al massimo 5 ore a settimana durante i mesi invernali, al 90% su sentieri e sterrate sui monti dietro casa (alto Varesotto). Ogni tanto
“Suole Vibram sempre! Sono convinto che alla mi garantivano maggiore sicurezza lungo il percorso coperto di fango: un bel vantaggio. Tanti corridori hanno abbandonato per equipaggiamento inefficace. E hanno fatto bene.” vado in mountain bike. Aggiungo una buona dose di freeclimbing (arrampico da 30 anni), uno sport totalmente diverso dal trail, ma estremamente benefico per le articolazioni, la scioltezza muscolare, la forza mentale. In primavera, inserisco progressivamente qualche gara breve (come la bellissima Maremontana). Per la TDS, ho smesso di correre tre settimane prima, per arrivare fresco fisicamente e con tanta voglia. Ho approcciato un trekking con moglie e figlia, in autonomia completa lungo la West Highland Way in Scozia: un ottimo modo per rafforzare le gambe e prepararsi ad affrontare condizioni meteo precarie. Con quali scarpe corri? Ne ho provate diverse. Mi piacciono le Speedtrail Lafuma per le gare fino a 25 km. Oltre, corro con Saucony: Xodus 2.0 quando il terreno è scorrevole, Xodus 3.0 su terreni tecnici, impegnativi. Suole Vibram sempre! Sono convinto che alla TDS mi garantivano maggiore sicurezza lungo il percorso coperto di fango: un bel vantaggio. Tanti corridori hanno abbandonato per equipaggiamento inefficace, e hanno fatto bene. Riesci sempre a conciliare il tuo ruolo lavorativo con l’attività di runner? Non è facile. In settimana l’allenamento inizia alle 5 di mattina. Mai la sera, perché mi sento stanco dopo la giornata al lavoro. Prima della prossima UTMB dove e quando vedremo il marchio Vibram legato al mondo della corsa e del trail running? Ci stiamo lavorando…
reportage
A ROVERETO LO SCORSO 29 SETTEMBRE L’ESORDIO ITALIANO DELLA “CORSA PIÙ FORTE DI TUTTE” DI FISHERMAN’S FRIEND, PORTATA NEL NOSTRO PAESE DA RCS SPORT E DA BROOKS
Anche tra fango, pioggia, ostacoli: Run Happy!
Ioannis Magkriotelis
uno spirito in sintonia con l’immagine che il brand americano brooks sa dare di sé. Un modo di vivere la corsa e tutto quello che ruota attorno a essa con leggerezza ed entusiasmo. la divisione italiana si è mobilitata in gran numero per condividere un’esperienza davvero singolare con i suoi clienti.
STRONGMaN RUN, ESORDIO COL BOTTO ISCRIZIONI ESAURITE IN POCHE SETTIMANE E 2.600 RUNNER PER L’UNICA GARA DEL CIRCUITO CHE SI È SVOLTA SU UN PERCORSO CITTADINO. UN EVENTO ACCOMPAGNATO DA UN FANTASTICO CLIMA DI ENTUSIASMO ED ECCENTRICITÀ, TRA OSTACOLI “DIABOLICI” E PERSONAGGI SINGOLARI. IN UNA CORNICE SPETTACOLARE E AFFOLLATA NONOSTANTE LA PIOGGIA. • dai nostri inviati cristina zuccala e davide corrocher
“Siamo all’inferno adesso, credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi. Oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta […] e sappiamo che quando andremo a sommare quei centimetri, il totale allora farà la differenza fra la vittoria e la sconfitta. Fra vivere e morire”. Non c’è nulla di troppo estremo per chi è alla partenza della Strongman Run. Nulla che possa raffreddare l’impeto con cui 2.600 strong runner si accalcano alla linea di partenza dell’evento ideato da Fisherman’s Friend. Nemmeno la pioggia. E allora ecco le parole di Al Pacino tuonare dagli altoparlanti. Ecco il grido degli atleti tuonare ancora più forte. Perché “Ogni maledetta domenica si vince o si perde. Bisogna vedere se si vince o si perde da uomini”. Ancora qualche istante prima di dare lo start. La folla vestita con costumi improponibili salta e strepita dietro alle cheerleader… ma ecco al segnale del Gladiatore tutti partono, con gli zombie a chiudere il gruppo. Questa è la “corsa più forte di tutte”.
I tre vincitori
Un grande debutto - La prima Strongman Run italiana si è svolta a Rovereto lo scorso 29 settembre. Una nuova tappa per il circuito che da qualche anno fa molto parlare di sé e che fa scalo anche in Svizzera, Germania, Belgio, Olanda e Francia. Per comprendere la portata
che questo evento ha ormai raggiunto in tutta Europa, basti raccontare che le iscrizioni per l’edizione 2013 tedesca hanno fatto registrare il sold out di 11.000 partecipanti in 99 ore. Ma sempre parlando di numeri, il successo di casa nostra è stato incredibile. Tutto esaurito anche da noi in pochissime settimane, 27 i Paesi rappresentati, una cornice di pubblico curiosa ed eccitata, numerosissima nonostante la pioggia. A ogni modo, l’apprezzamento espresso da tutti i presenti in merito all’organizzazione globale è stato più che favorevole. Onore al merito dunque per Rcs Sport e per Brooks, (fra l’altro technical sponsor di tutto il circuito).
cittadina forte, pronta ad accogliere al meglio i partecipanti, ma anche di vivere e far vivere l’evento con entusiasmo, allegria e condivisione da parte dei diversi settori del territorio, dal turismo al commercio, dalle associazioni alle imprese e i cittadini”.
LO spirito DELL’EVENTO - Ciò che caratterizza più di ogni altro la Strongman Run è il clima di goliardia generale e la determinazione dei concorrenti a superare se stessi, per mettersi alla prova in una corsa lunga intervallata da 12 durissimi ostacoli. Il tragitto messo a punto dall’Esercito italiano si è sviluppato su un anello di 9 km da percorrere due volte. Una parte di percorso off road ha offerto una serie di difficoltà naturali particolarmente “strong”. Su suolo urbano invece sono stati predisposti impedimenti artificiali composti da pneumatici o dagli imponenti muri costruiti con balle di paglia in prossimità dello stand di Brooks: un’occasione in più per gli atleti per abbandonare ogni solipsismo e fare squadra con chiunque si trovasse nei paraggi… perché è questo soprattutto lo spirito della Strongman Run. Un folto gruppo di spettatori si è inoltre abbarbicato sul ponte del Leno per osservare un insolito attraversamento del fiume, con discesa dagli scalini sdrucciolevoli da un lato e risalita dall’altro attraverso un’alta struttura in alluminio. Tutti sono giunti fradici all’arrivo, per via della pioggia così come dell’ultimo ostacolo che ha costretto i runner ad attraversare le acque torbide delle piscine. Motivo in più per abbandonare finalmente gli abiti succinti e “osé” di molti, le sottane e i tutù che hanno lasciato in non troppo bella vista le gambe irsute di molti uomini. Il vincitore finale è stato Paolo Gallo, che ha tagliato il traguardo con il tempo di 1h 21’ 08’’. Alle sue spalle, Ioannis Magkriotelis in 1h 24’ 23’’ e Domenico Spina, 1h 25’ 48’’, per un podio tutto azzurro targato Brooks.
L’ACCOGLIENZA DI Rovereto - Ad accrescere le forti sensazioni che questo esordio ha generato, ha contribuito fortemente lo scenario roveretano unico e suggestivo. È stata questa infatti finora l’unica gara di questo tipo che si è svolta su un percorso cittadino, come accade in occasione delle maratone. A questo proposito, chissà che l’esempio dell’ultima Maratona di Milano di correre in concomitanza del blocco del traffico non possa suggerire di riproporre l’esperimento anche qui per le prossime edizioni. Ad accogliere atleti e visitatori, il saluto caloroso del giovane sindaco Andrea Miorandi, convinto che la manifestazione sia in grado di contribuire a valorizzare la città e ad animarla attraverso lo sport, “Un’occasione per creare una rete
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Difficilmente chi prende parte alla “corsa più forte di tutte” dimentica quello che si prova a un evento tanto singolare. Parlarne in termini di esperienza unica in questo caso non è retorica. Il format della manifestazione, i tipi che vi partecipano, la partecipazione di una città intera, le istituzioni e l’organizzazione coinvolte: sono solo alcuni dei molteplici aspetti che hanno determinato il successo di questa prima a Rovereto. Sensazioni strong insomma per chi era presente alla gara di sabato. Un’avventura che per alcuni è diventata ancora più ricca, grazie a Brooks e al suo spirito Run Happy! La filiale italiana del brand, sponsor tecnico della manifestazione, ha scelto di far vivere ad alcuni dei suoi clienti due giorni memorabili nella città trentina. Il suo staff è giunto infatti direttamente da Pisa in gran forza per accogliere i suoi negozianti, per far conoscere loro le meraviglie che Rovereto sa offrire e regalare una Strongman Run davvero particolare. L’aperitivo con visita al Castello, in compagnia del sindaco della città Miorandi, dell’assessore allo sport Frisighelli e di Rcs Sport… la cena fra tanti amici, con qualche strappo alla regola rispetto alla classica vigilia pre-gara (ospite per l’occasione è stato anche il presidente di Brooks Emea, Heiner Ibing: desideroso, oltre che di seguire l’evento, di annunciare che, nel primo quarto del 2012, la filiale europea è stata la migliore per rendimento a livello mondiale, avendo fatto registrare un incremento del 60%). Poi tanti sorrisi, l’eccitazione di far parte di qualcosa di importante: se i commenti finora di chi aveva partecipato a una delle altre tappe del circuito lasciavano intendere che questo evento provoca dipendenza, chi lo ha gustato con Brooks non ha potuto fare a meno di chiedere il bis e prenotarsi per l’anno prossimo.
i commenti dei negozianti in gara con brooks
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OTTOBRE 2012
Adriana Giannolio, Yes we run (castellanza)
Marica Bodei, Valli Sport (schio) “L’ostacolo più difficile da superare è stata la salita verso l’Ossario di Castel Dante: anche se lo avevo già testato è stato estenuante ma molto gratificante. La piscina grande da attraversare a nuoto è stato invece un vero spasso, mentre il passaggio più interessante è stato quello sotto il ponte, con discesa e risalita da un argine. Alla fine, con mia grande soddisfazione sono riuscita a concludere la prestazione con un tempo migliore di quello che mi aspettavo. Sono molto soddisfatta della mia gara e dell’aiuto che i compagni mi hanno offerto: mi sono divertita un sacco. Spero di tornare qui ancora in futuro e magari di partecipare a una delle altre tappe in Europa”.
“Non avendo ancora corso alle altre tappe del circuito non sapevo bene cosa aspettarmi. Alla fine quello che mi ha impressionato di più è stato lo spirito goliardico della manifestazione. È stato emozionante riuscire a concludere il percorso. Tra le difficoltà che si affrontato per superare il container e il divertimento per oltrepassare la vasca di schiuma, le sensazioni che si provano qui sono molteplici e varie. Mi piacerebbe dire che di situazioni imbarazzanti non ce ne siano state ma, appunto, si fa per dire… Certamente è un’esperienza che rifarei. Mi basta una sola parola per descrivere come mi sono sentita alla fine: happy”. Francesco Scarparo, Footworks (roma)
Fausto Innocenti, Il Campione (prato) “Avevo sentito parlare della gara attraverso le riviste, su internet e poi me l’avevano descritta quelli di Brooks come un evento imperdibile. Nel 2009 ho scelto di partecipare all’evento in Germania, e quest’anno non ho voluto perdermi la prima qui in Italia: sono rimasto colpito dal numero degli iscritti e mi è piaciuto molto il percorso che si sviluppa all’interno della città. Alla fine sono arrivato 26° assoluto (1h 37’ 20’’): mi sono sentito un vero strongman, anche se gli ostacoli che avevo affrontato in Germania erano stato più difficili”.
“Nel 2008 ho partecipato alla prima Strongman in Germania facendo parte del Team Brooks. Mi ha sempre attirato lo spirito con cui si affronta questa gara durissima, fra travestimenti, divertimento, collaborazione tra tutti i partecipanti e anche se la fatica è tanta si ride sempre. Così quest’anno non ho potuto fare a meno di cimentarmi in una lunga serie di tappe in Europa: 5 maggio Nurburgring (Ger), 9 settembre Helledorn (Ola), 29 settembre Rovereto. Questa volta è stato davvero uno spasso percorrere tutti e due i giri della corsa… con la mia clava! E alla fine mi sono sentito ovviamente un vero StrongMan… anche se forse il mio travestimento era un po’ imbarazzante…”
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Roberto Bordin, Quellogiusto (montebelluna) “Quando Brooks ha presentato il trailer dell’evento durante un meeting con i negozianti nella sua sede di Migliarino Pisano, ad aprile, sono tornato a casa e ho subito iniziato ad organizzare una squadra! E ne è valsa la pena per le persone che si incontrano qui. Le strade erano piene di gente sempre pronta ad applaudire e incitare, anche nei punti più remoti del percorso. E poi ho visto persone correre 18 km vestiti da banana e omoni alti due metri con un completino da ballerina: l’imbarazzo non era di casa. E poi alle balle di fieno mi sono divertito moltissimo: era difficilissimo passare da soli e ci si aiutava l’uno con l’altro… e poi era in pieno centro cittadino: non scorderò mai il casino che faceva il pubblico!”
Giampaolo Pagliani, Free Run (carpi) “È stato molto emozionante ricevere un’accoglienza così calorosa da parte della città: una bella partecipazione dei cittadini, sia prima che dopo la corsa. E durante la gara c’erano spettatori assiepati in ogni parte del percorso, ad assistere mentre cercavamo di superare i vari ostacoli. Il difficile è stato attraversare il sentiero fangoso al secondo giro. Mi sono divertito molto alla piscina di schiuma e mi è piaciuto molto anche risalire su l’argine del Leno su una griglia di ferro. Ho concluso il percorso in 2h 09’: un’esperienza molto divertente. Per questo motivo non posso fare altro che dire che la rifarei senz’altro. E ovviamente cercherò di coinvolgere molti amici”.
reportage
DAL 21 AL 23 LUGLIO SCORSI È ANDATA IN SCENA LA PRIMA EDIZIONE DELL’INIZIATIVA, CON 12 BRAND E CIRCA 30 NEGOZIANTI
RUNNING MAGAZINE
OTTOBRE 2012
Veduta generale del villaggio test. A fianco gli stand delle singole aziende
RUNNING SHOE EXPERIENCE: TEST, RUN & NETWORK IL MALTEMPO INIZIALE NON HA COMUNQUE ROVINATO L’INTERESSANTE ESPERIMENTO PROMOSSO DAl magazine SOUL RUNNING: UN EVENTO TEST DEDICATO IN PRIMIS AI RETAILER MA APERTO ANCHE AL PUBBLICO, IN UNA SPLENDIDA E UNICA LOCATION COME L’ALPE DI SIUSI. CERTAMETE MIGLIORABILI ALCUNI ASPETTI MA LE POTENZIALITà DELL’INIZIATIVA SONO NOTEVOLI. • BENEDETTO SIRONI
Un evento test dedicato ai negozianti ma aperto anche al pubblico, con la possibilità di testare alcuni nuovi prodotti SS 2013 (oltre a quelli già in vendita nei negozi della stagione SS 2012). Questo l’ambizioso e interessante progetto lanciato lo scorso luglio all’Alpe di Siusi dallo staff del magazine Soul Running. Un’iniziativa sulla quale - lo confesso sinceramente - avevo alcune perplessità. A maggior ragione ho quindi accettato con piacere l’invito di Davide Orlandi e Andrea Pizzi, responsabili di Soul Running, partecipando di persona a questa prima Running Shoe Experience. E alla fine dell’evento devo dire mi sono ricreduto su tutto. O quasi. Ecco perché.
IL FATTORE TEST - La prima perplessità era legata alla possibilità reale di far testare ai retailer i nuovi prodotti SS 2013. Idea ottima dal punto di vista teorico, in quanto nel pieno della campagna vendite, ma ostica se non impossibile da mettere compiutamente in pratica. Per un semplice motivo: la maggior parte delle aziende a luglio non ha numerate com-
plete della nuova collezione ma solo uno o più campionari, tutti quindi nella misura 42 (uomo) e 38 (donna). Un negoziante con quelle misure di piede non aveva quindi alcun problema. Per tutti gli altri la possibilità era quella di testare i prodotti della linea SS 2012, disponibili invece in gran quantità e in ogni numero possibile. Considerando che in molti casi le aziende ripropongono in collezione modelli continuativi o con minime varianti, i test si sono rivelati comunque utili, permettendo magari al negoziante di testare un prodotto non ancora presente nel suo punto vendita. Ci sono stati poi casi di brand che sono riusciti a procurarsi per l’occasione più di una taglia della nuova collezione: come Scott, che grazie al campionario americano ha messo a disposizione tre differenti misure (42,5 - 44,5 - 46) per i suoi nuovi modelli. Su questo fronte la prospettiva da parte delle aziende potrebbe essere quella di realizzare delle mini-produzioni test con più numeri da far testare in periodo di campagna vendite.
I PARTECIPANTI - Il secondo dubbio, in parte conseguenza diretta del
primo, riguardava l’adesione di un numero significativo di aziende e negozianti, il cui scopo principale doveva essere per l’appunto quello del focus sulle nuove collezioni. Alla fine sono stati 9 gli espositori presenti, per un totale di 12 brand del mondo trail running e outdoor: Alpina, Brooks, Dynafit, Falke, Garmin, Hoka, La Sportiva, Mammut, Scott, The North Face, Treksta e Vivobarefoot. Un risultato comunque buono per questa prima edizione, considerando anche che altri brand sono comunque venuti a visitare l’expo per valutare magari una prossima partecipazione. Sul fronte retailer, erano circa 50 i negozi attesi. Ma complici alcune disdette dell’ultima ora e le davvero infelici condizioni atmosferiche di sabato 21, se ne sono presentati circa una trentina. Tutti comunque di ottimo livello e con un alto grado di specializzazione nel running. Un target quindi decisamente interessante per le aziende presenti. Le quali - oltre a far testare i propri prodotti - hanno così potuto consolidare rapporti già esistenti o crearne di nuovi. Con magari la bella sorpresa di scrivere nuovi ordini alcuni giorni dopo l’evento. Da sottolineare poi la presenza di noti atleti come Katia Figini, Mario Poletti, Mario Scanu e Checco Galanzino. Che insieme ad altri importanti nomi compongono il team di lavoro di Soul Running, impegnato a Siusi anche nei test per la nuova Guida all’Acquisto 2013.
B2B O B2C? - Infine, non ero pro-
Due dei tanti splendidi panorami dell’Alpe di Siusi
priamente convinto che la formula di unire i test ai retailer insieme a quelli al consumatore finale fosse la migliore, con il rischio di creare una certa confusione. In realtà devo dire che questa formula ibrida ha fun-
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zionato ed è stata apprezzata dalla maggior parte dei brand, che hanno potuto gestire i test a seconda dell’interlocutore. Particolarmente interessante anche la possibilità offerta da Giorgio Aprà di Vivobarefoot di correre prima del test sul campo su di un tapis roulant, con una video analisi del proprio stile di corsa, seguita da consigli per migliorare la postura e scegliere coscientemente la calzatura.
NETWORK & LOCATION - Oltre al già citato aspetto commerciale, valore aggiunto di una formula come questa è la possibilità di creare o consolidare il rapporto personale tra operatori del settore. Magari proprio correndo insieme o trascorrendo una serata in un’atmosfera serena e rilassata. In una location splendida, come dicevamo. Nonostante le sfortunate condizioni atmosferiche del primo giorno, l’Alpe di Siusi si è infatti confermata una cornice bellissima e ideale. Non a caso proprio sulle strade e sui sentieri dell’altipiano più grande d’Europa (57 km quadrati, tra 1.000 e 2.600 metri di altitudine) si allena periodicamente la nazionale kenyana. I 5 percorsi individuati, diversi per sviluppo e dislivello, soddisfacevano tutte le esigenze dei tester. Ho corso di persona su alcuni dei sentieri: splendido in particolare il giro del Bullaccia, un anello di 10 km che parte dalla funivia di Siusi e prosegue con alcuni scorci mozzafiato, come quello
sull’imponente vista dello Sciliar, sulla conca valliva di Bolzano, lungo prati costellati di baite.
PROSPETTIVE FUTURE - Running Shoe Experience è un progetto a medio/ lungo termine, fortemente appoggiato dall’Apt dell’Alpe di Siusi. Il piano triennale prevede infatti che Siusi ospiti anche per i prossimi due anni l’iniziativa. Le potenzialità sono tante e possiamo dire che in questa prima edizione sono state poste delle buone basi. Tra i margini di miglioramento, quello di coinvolgere chiaramente più aziende e retailer, magari ponendo più attenzione anche alla corsa tradizionale su strada (i percorsi su asfalto non mancano) e non solamente sul trail running, che rimarrebbe comunque il focus principale. Grandi potenzialità di crescita ha anche la competizione, quest’anno organizzata su due prove, una gara di 12,7 km (dominata da Gabriele Abate, atleta del Soul Team, che ha polverizzato il record storico del percorso) e un’altra da 8 km (senza riscontro cronometrico), con 150 partecipanti. Il prossimo anno l’evento si terrà dal 27 al 29 luglio e si aprirà, così come la Guida all’acquisto 2013, anche al mondo road. Vi terremo aggiornati per la prossima edizione, per la quale il team di lavoro di Soul running promette grandi sviluppi in termini di contenuti. Non è da escludere anche una collaborazione da parte di Running Magazine.
EVENTI
Team Pedini Iret: 1° assoluto (sommando entrambe le tappe) e vincitore del viaggio in Nuova Zelanda
Rewoolution Raid Summer 2012: dopo l’esordio a Bergamo, erano 57 i team partecipanti alla seconda tappa sul Garda dell’evento multidisciplinare organizzato da Spia Games
L’arte dell’avventura Si è chiusa l’edizione estiva dell’adventure race offerta da Rewoolution, marchio active wear produttore di capi in lana merino. Un evento che ha saputo accendere l’entusiasmo anche di molti runner in cerca di qualcosa di nuovo e divertente. RISPETTO ALL’ESORDIO DEL 2011 un nuovo E Più IMPEGNATIVO percorso e tante novità. Dalla prova in kayak per i Pro fino alla speciale classifica Shop. • davide corrocher
“Un atto che imprime una forte deviazione alla quotidianità di una persona, senza per questo alterarne il percorso di vita, porta alla coscienza una consapevolezza nuova […]. Il risultato è che la visione della vita forse cambierà, prenderà un altro colore e un’altra forma. In maggiore o minor misura, in meglio o in peggio”. In questo passo de L’arte di Correre, Murakami Haruki racconta col suo stile unico il pensiero personale di un runner esperto che è anche un romanziere di culto. L’occasione da cui sono ispirate queste parole risale a una vicenda accaduta più di un decennio fa, quando ha corso 100 km in una sola giornata. Un’esperienza unica, determinata da una miscela instabile di passione, volontà d’animo e un po’ di follia. Qualcosa che in fondo si avvicina a quello che è successo a Nago Torbole il 22 e il 23 settembre. C’eravamo anche noi alla seconda tappa dei
Rewoolution Raid Summer, che seguendo l’esordio di Bergamo ha decretato i vincitori finali del viaggio in Nuova Zelanda offerto da ZQ in collaborazione con Rewoolution. E il commento alla fine dei giochi di uno dei nostri, Franz Rossi, apre una finestra verso un nuovo modo di concepire la corsa, che sappia mettere in discussione ciò che si è tentato finora e liberi il desiderio di avventura che è dentro l’animo di molti runner.
day 1 - Erano addirittura 57 i team (composti da tre persone) che si sono trovati alla partenza per la prima giornata di attività, presso il campo base della Colonia Pavese. 23 Pro e 34 Amateur: stessa meta per entrambe le categorie, ma prove differenziate. Alle ore 11, i primi si sono avviati in direzione Malcesine (località Navene) con i kayak e da qui si sono messi alla ricerca dei check point procedendo verso il rifugio Altissimo a 2.090 m s.l.d.m..
Alle 14 è stato il turno degli amatori, che hanno dovuto ricoprire un dislivello di 2mila metri che li separava dal traguardo, percorrendo un misto di trail running e mountain bike, in orienteering. Fra questi c’erano anche i nostri due team: uno per Running Magazine composto da Franz Rossi, Gianluca Moreschi e Paola Pignatelli e uno per Outdoor Magazine, con Federica Guerini, Nicola Pievani e Paolo Grisa. Terminata la prima giornata, tutte le squadre hanno pernottato al rifugio, dov’era sito il campo base, dormendo in una delle tende fornite dal partner tecnico Ferrino. “Il fatto di non sapere bene a cosa andavamo incontro ci ha colpiti più delle fatiche sportive”, ha commentato Franz Rossi. “Ma mi sono divertito molto, soprattutto l’aver passato la notte in tenda in quota a 2.000 m”.
day 2 – La sveglia di domenica mattina annuncia la ripresa delle attivi-
tà. Dopo la salita del giorno prima è il momento della discesa. Prima di corsa e poi in mountain bike, o come piuttosto è parso a Paola Pignatelli, una vera e propria prova di downhill. Per finire, la prova più adrenalinica della giornata è stata la calata di 60 m con la corda con scorcio sul Lago di Garda, che ha portato tutti (o quasi) al traguardo. Ad aggiudicarsi la vittoria qui a Nago Torbole per la categoria Pro è stato il Tendaggi Fariello Team 2 (che ha ritirato anche il primo premio della speciale classifica Shop), composto da Roberto Zanolli, Tiziano Valduga e Giovanni Banal. Il migliore fra gli amatori è stato invece il team Carpentari by Fabio, con Giordano Casagrande, Pierpaolo Macconi e Alberto Micheletti, mentre fra le donne pro, il migliore crono di Stefania Zarotti, Stella Varotti e Federica Zacchia ha decretato il successo del Team Pedini-Iret Women. In virtù della classifica generale, si
sono aggiudicati il viaggio in Nuova Zelanda il Team Pedini- Iret (Roberto Mattioli, Andrea Visioli e Michele Sartor), con il punteggio più alto al termine delle due tappe estive e il team Firefox (Carla Simonetta Fossati, Umbeto Rossoni e Giovanni Semperboni), estratto a sorte.
Una nuova frontiera? – “Quando ti muovi, sii rapido come il vento, maestoso come la foresta, avido come il fuoco, incrollabile come la montagna, imperscrutabile come la nebbia e irruento come il tuono”. Questo il pensiero di Sun Tsu, autore de L’arte della guerra nonché antico esperto in fatto di circostanze campali e di “spirito outdoor”. Un insegnamento che torna di attualità se si considera ciò che abbiamo visto a questo doppio appuntamento dei Raid. È infatti possibile che si stia verificando un’evoluzione per quanto riguarda la mentalità e l’attitudine dei runner tradizionali,
la classifica dei team dei negozianti // Introdotta per la prima volta a Nago Torbole, la categoria shop è stata promossa attraverso i nostri magazine e verrà riproposta nelle prossime tappe. // Grazie alla stretta collaborazione con Rewoolution, Spia Games Running e Outdoor Magazine hanno promosso presso i negozianti la partecipazione ai Rewoolution Raid Summer. Risultato: 13 team hanno preso parte all’evento per la categoria Shop attraverso lo staff del punto vendita o con un trittico di clienti affezionati… un vero premio alla fedeltà! Più che entusiasti i commenti di chi ha partecipato e sorprendenti anche i risultati
TENDAGGI FARIELLO TEAM 2
riscontrati in classifica generale, se si conta che le prime posizioni sia per la categoria Pro che Amateur risultano occupate da due terzetti di negozianti. Nostro obiettivo futuro è quello di coinvolgere sempre più partecipanti anche per le edizioni invernali. Cominciate dunque a prepararvi per i prossimi Rewoolution Raid Winter... Vi aspettiamo il 26/27 gennaio a Livigno e il 16/17 marzo sulle Dolomiti, a breve le relative informazioni.
PIACENZA TRIATHLON VIVO
VENETO TRIATHLON TEAM-SPIA SHOP
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POSIZIONE 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
NOME DEL TEAM TENDAGGI FARIELLO TEAM 2 PIACENZA TRIATHLON VIVO VENETO TRIATHLON TEAM-SPIA SHOP TEAM CARPENTARI BY FABIO ESSENCE OF FREEDOM (JACK WOLFSKIN STORE) SHERPAONLINE.IT BE WILD ARCO TEAM DIMENSIONE SPORT UNICO SPORT LOCO MOSQUITO SURF SHOP SPORT 90 DALMINE ARY SPORT UNIVERSO SPORT
CATEGORIA PRO PRO PRO AMA AMA PRO AMA AMA AMA AMA AMA AMA AMA
RUNNING MAGAZINE
Parla il direttore tecnico Luca Lamperti //
“Autostima, forza mentale e coesione” “Questi i valori che iniziative come i Raid portano a un team. Il percorso di Torbole più impegnativo degli altri? Volevo che tutti i partecipanti si mettessero in gioco e accettassero la sfida… soprattutto con se stessi”.
OTTOBRE 2012
// È stato il direttore tecnico di questa edizione estiva dei Rewoolution Raid e per entrambe le tappe ha messo a punto un percorso seguendo un format che è risultato molto apprezzato. Tanto che potrebbe disegnare il percorso anche delle prossime tappe invernali. Bergamasco, 42 anni e un curriculum lungo, ricco di episodi e aspetti di vario tipo sia dal punto di vista umano che sportivo. Triatleta, raid man e non solo: com’è cominciata la tua esperienza come atleta e come si è evoluta? A un certo punto il calcio non era più un divertimento quindi sono passato al triathlon, per curiosità di mettermi alla prova. Poi sono arrivati i Raid: mi piaceva l’idea di affiancare il concetto di multi disciplina con quello di un lavoro di squadra. Da lì in poi è stato tutto una scalata per mettermi sempre più in gioco: il risultato non contava, soltanto dove sarei arrivato... Il Tor des Geants è stata la scoperta più bella: portare mente e corpo a un punto in cui riesco a scollegarmi da tutto, sentire solo il battito del mio cuore echeggiare nella mia mente... è lì che ritrovo serenità con me stesso, dove le cicatrici che mi porto dentro non fanno più male... Il messaggio che cerco di trasmettere attraverso i miei raid potrebbe essere riassunto così: “La gara è solo un pretesto per capire chi realmente siamo e dove possiamo arrivare, ma soprattutto per accettare i nostri limiti”.
sempre più desiderosi di sperimentare una novità che sappia sconfinare dall’ordinario e dal quotidiano. A testimoniarlo è il grande apprezzamento espresso al termine della manifestazione dai concorrenti. E crescente è il successo che si sta registrando anche in termini di partecipazione, se si considera anche l’edizione invernale (di cui nello scorso numero abbiamo riportato i commenti dei vincitori, di ritorno dal viaggio premio agli antipodi - vi terremo aggiornati anche sui prossimi Rewoolution Raid Winter). Anche l’introduzione della categoria Shop si è rivelata una novità importante per la riuscita dell’evento. Un’opportunità insomma che ha dato modo ai presenti di vivere la loro personale avventura, in una location spettacolare e circondati da un’atmosfera outdoor esclusiva. “A mio avviso è stato molto bello lo spirito che permea l’avvenimento” è infatti il giudizio finale di Franz Rossi. “Decisamente diverso da quello dei trail o del triathlon, che mi sembrano le cose che più si avvicinano a questo format. Una nuova frontiera per la corsa? Non so, magari i runner avrebbero bisogno di provare un po’ di più proprio questo tipo di eventi...”.
Il campo base al rif. Altissimo (2.000 m s.l.d.m.) Come vivi e pratichi il running? Per me sono bisogno di staccare dalla quotidianità e benessere fisico. Più trail o strada? Trail! Le montagne mi trasmettono sempre tantissimo, posso vivere la natura in solitudine... Come è nato il tuo rapporto con Spia Games, agenzia che ha organizza i Rewoolution Raid? Ho conosciuto Tommaso Luzzana di Spia tramite un’amica. Parlando di sport gli ho raccontato la mia passione e ci siamo chiesti per-
ché non organizzare un evento come il Raid anche da noi. Come hai studiato il percorso di Nago Torbole e con quali criteri? Il concetto di base era quello di creare un evento che mettesse alla prova i concorrenti sia fisicamente che mentalmente, senza tralasciare il fattore divertimento e di condivisione dell’esperienza: “nulla è più forte della dedizione di un volontario”. Per questo ho scelto un percorso di 9,5 km con un dislivello di 2.000 mt da percorrere a piedi o la traversata in canoa. Affrontare esperienze mai fatte accresce l’autostima. Il pernottamento al rifugio Altissimo, in tenda e con quelle condizioni, è stata la “ciliegina sulla torta”.
Ti sono stati dati in precedenza degli input o hai agito con massima libertà nella creazione del percorso? Tommi mi ha lasciato carta bianca e di questo gli sono grato. Rispetto a Bergamo i due percorsi, sia amatour che pro, erano certamente più impegnativi. La scelta di renderli più duri a Nago-Torbole è dovuta al fatto che volevo che gli atleti rimanessero completamente soddisfatti dal risultato e da ciò che avrebbero visto. Ma soprattutto sapevo che innalzando la difficoltà gli atleti avrebbero accettato la sfida: con se stessi. Ci sono stati team che hanno sottolineato l’eccessiva difficoltà del percorso di NagoTorbole o la maggior parte ha semmai apprezzato? A un evento con 180 atleti non è poi così difficile trovare chi rimane deluso. Ma come ho già detto, penso che tutti abbiano respirato fatica, sacrificio, dolore, ma anche un clima di grande festa. Dal Dennis (rifugio Altissimo) si è creato un ambiente dove ogni parola detta veniva direttamente dal cuore e negli occhi di ognuno potevi scorgere quello che c’era nel suo animo. Qual è la disciplina che fa maggiormente la differenza? Penso che sia stata la mountain bike. Aneddoti particolari da raccontare?
Anni: 42 Nato a: Cassano D’Adda Vive a: Bergamo Sport praticati: Calcio, triathlon, corsa su strada, sky marathon, ultra trail, arrampicata, adventure race, telemark, snowboard, sci alpinismo, fondo, mtb ,bici corsa, paracadutismo… Esperienze lavorative e sportive: Ironman (4), ultra trail (2) Tor des Geants 2011, maratone (2) mezze maratone (7) adventure race (in Scozia, Corsica, Mountain Xrace (2 volte), Nunavik Quebeek) mtb (9) bici corsa (15)… Ultimamente ha collaborato per i tre eventi di Spia Games di Raid, e per il The North Face festival Kalymnos Professione attuale: Artigiano edile Ho vissuto la gara da “scopa”, vicino a chi fa veramente fatica. Il momento più divertente è stata la traversata in canoa del Team Pedini Woman. Quello meno, osservare un atleta preso da crampi che risale il sentiero per la bocchetta di Navene, con le gambe completamente irrigidite dal male. E poi vedere osservare un minuto di silenzio al cospetto delle trincee: il più inaspettato, ma per me il più bello! Realizzerai anche i percorsi per le due tappe invernali? Non lo so ancora, anche se ho fatto una proposta a Spia Games per l’invernale. Puoi anticiparci qualcosa? Mi piacerebbe che una delle due tappe fosse in stile più raid che fun. Cosa serve in particolare per partecipare a un evento multidisciplinare come questo? Voglia di mettersi alla prova e divertirsi, senza troppe ambizioni e soprattutto pretese. Quali sono gli aspetti più positivi che una persona acquisisce e perché consiglieresti a qualcuno di partecipare ai Rewoolution Raid? Gli aspetti positivi sono: autostima, forza mentale e fisica, coesione. Consiglierei a chiunque di provarci perché purtroppo nella nostra società certe emozioni e sensazioni sono difficili da trovare.
TEAM CARPENTARI BY FABIO
ESSENCE OF FREEDOM (Jack Wolfskin Store)
SHERPAONLINE.IT
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UNICO SPORT
LOCO MOSQUITO SURF SHOP
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dopo il caldo DELLE hawaii, Dino Bonelli ci PORTA questo mese NEL clima impervio che accompagna lo svolgimento della Run Iceland, nella regione più estrema a Nord del Vecchio Continente FOTO: DINO BONELLI E MAURO PAILLEX
ICELAND FACTOR • Dino Bonelli
L’Islanda è bella anche con il brutto tempo. Nuvole, pioggia, vento, freddo e a volte anche neve fuori stagione sono una costante esterna di un paesaggio aspro e selvaggio. Ma con un po’ di fortuna in Islanda si può anche avere il sole. Un sole pallido ma comunque caldo che rigenera la vita, illumina i paesaggi e riscalda gli animi. Da ormai tre anni, nella prima settimana di settembre, in questa affascinante landa isolata si svolge la Run Iceland. 110 km di trail, suddivisi in cinque tappe completamente diverse fra di loro. I partecipanti arrivano qui da una decina di differenti Paesi, per lo più amatori con trascorsi sia da stradisti che da trailer. Ammirevoli gli accompagnatori che, scrupolosamente indirizzati da esperte guide, intercettano e applaudono i concorrenti in molteplici punti panoramici del percorso.
Prima giornata - La prima tappa è l’unica di montagna. 17 km (750 m di dislivello positivo) che si snodano nel Skaftafell National Park, naturalmente incastrato tra due delle tante lingue ghiacciate che scendono dall’immenso ghiacciaio Vatnajökull, sulla costa meridionale dell’isola. Un single trak che sale tortuoso in mezzo alla bassa
vegetazione di betulle nane, prima di costeggiare un lungo ghiacciaio dalle sfumature decisamente scure. Un manto zebrato di grigio dalla cenere lavica delle “recenti” eruzioni e dalla luce cupa di una giornata uggiosa. Una volta in cima, non resta che percorrere la discesa finale su un lungo traverso di terra nera immerso nel verde. In lontananza le valli e i ghiacciai sfociano nell’immensità di una pianura arida e ghiaiosa, che si confonde all’orizzonte con un cielo decisamente plumbeo. Il percorso terroso avanza serpeggiando, perdendosi fra le sfumature del verde muschio. La cascata di Svartifoss, incastonata tra geometriche pareti di basalto a ridosso del tracciato, segnala ai concorrenti i restanti due chilometri all’arrivo. I primi risultati in classifica dicono che la testa maschile parla italiano, quella femminile norvegese. Ogni giornata viene conclusa con una visita del luogo, gestita da Giorgio Codias (da 15 anni esperta guida turistica dell’isola). Il primo pomeriggio è dedicato agli iceberg, alla loro bellezza, al loro spento splendore. Comincia a piovere a dirotto. C’è vento e nebbia, l’Islanda si fa sentire con tutta la sua forza e si impone con tutta la sua cruda bellezza.
Seconda e terza giornata – Il nuovo giorno porta un programma inverso:
dal ghiaccio gelido e cupo alle vasche di acqua calda naturale che attendono i runner all’arrivo di QUESTO TRAIL: 110 KM IN sei giorni nelle lande desolate dell’Islanda. Cinque tappe che oltre a freddo e intemperie sanno regalare anche alcuni momenti di CONFORTANTE sole E SOPRATTUTTO INDIMENTICABILI EMOZIONI.
mattinata turistica nell’entroterra vulcanico e pomeriggio agonistico. Tappa di 10 km di cui solo l’ultimo di salita verso lo spettacolare faro di Dyrhólaeyjarviti. Un forte sole, a volte caldo, illumina la lunga spiaggia nera, dove grosse onde oceaniche si infrangono rumorose e dove i runner corrono silenziosi, tanto per la fatica di un ritmo decisamente alto quanto per lo spettacolo. Più che i runner in cima alla classifica, si fa notare Nicolas, simpatico francese forse un po’ sovrappeso, entusiasta e sorridente che si consolida fanalino di coda. Questa prova è anche la prima di tre da 10 km che compongono un mini programma agonistico, intelligentemente studiato per chi non si sente di correre tutti i giorni e tutte le lunghe distanze della Run Iceland. La terza tappa propone invece 20 km di tracciato, con partenza ai piedi di un ghiacciaio e arrivo sulla porta dell’albergo. Il cielo promette pioggia fin dal primo mattino e appena parte la gara mantiene la promessa. Il tracciato è leggermente in discesa e ha nella steppa nera e ghiaiosa della pianura lavica la maggior parte del chilometraggio. Il responso cronometrico è solo una conferma delle tappe precedenti. La doccia calda un gradito e immediato premio per tutti. Il pomeriggio è un tranquillo gironzolare locale tra un museo dedicato alle recenti eruzioni del Eyjafjöll, la visita alla bella cascata Skogafoss e una passeggiata con tuffo finale nelle calde acque di una sorgente naturale.
un piccolo guado gelido raffredda un clima già gelido di suo. Verso il 34° km una salita decisamente dura porta lo sguardo di tutti, maratoneti, runner della 3 x 10 km (appena partiti) e accompagnatori in bus, a godere dello spettacolare lago azzurro incassato in un cratere rosso fuoco con striature muschiose verde acido. Qui Madre Natura non si è certo risparmiata e la sua creazione lascia tutti senza fiato. L’arrivo è uno dei migliori che si possa immaginare: vasche fumanti di acqua calda naturale, sprofondate nell’immancabile muschio a soli 100 m dalla
Quarta giornata - La più lunga, la più
Quinta e sesta giornata - Il giornose-
temuta, la più insidiosa. La più odiata e la più amata: 42 km di solitudine o quasi. Un nulla che dal nero del deserto lavico diventa marrone per la diversa tipologia e datazione di passate eruzioni, poi verde acido e quindi di nuovo nero. Un vento forte spinge alle spalle aiutando non poco, mentre
guente non si corre, ci si rilassa! Un riposo voluto e dovuto, per gambe e mente. Si visitano gli alti getti dei geyser, le impressionanti cascate di Gullfoss (le più grandi d’Islanda) e l’antico parlamento. Giorgio mostra e spiega anche le grosse crepe createsi dal continuo distacco della placca tet-
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linea d’arrivo, aspettano le immersioni di runner e accompagnatori. Qui, uno studiato e intelligente pacco gara (tra i più ricchi in assoluto) fornito dagli sponsor dell’evento (abbigliamento Scorpion Bay, occhiali SH+, calze Bee1 Dryarn e scarpe tecniche Hoka One), diventa nuovamente utile con l’accappatoio da viaggio Bassetti.
tonica americana da quella europea (circa 5 cm l’anno). Quindi si arriva in tempo a Reykjavik per una tranquilla serata di rientro nella civiltà. Tranquilla perché il giorno dopo c’è ancora una tappa da correre, anche se la movimentata vita notturna della capitale istigherebbe alla notte folle. Sesta giornata, quinta tappa: 21 km con partenza a un ora d’auto circa dalla città. Un percorso ondeggiante completamente sterrato. Un ritmo infernale imposto da Flavio Ferrero, secondo nella classifica assoluta, per cercare di recuperare il piccolo distacco accumulato dal leader, il siciliano Francesco Passalacqua. Ai due in fuga si aggiunge anche Marco Frattini, che nel finale li saluta e vince la tappa. Tra le donne si impone l’islandese Katrinlija Sigurdardottir, davanti alla norvegese Marit Holm (che vince invece la Run Iceland assoluta) e all’italiana Vittoria Camerana (seconda assoluta). Molti gli atleti che durante l’intera gara al tempo cronometrico hanno preferito qualche sosta per ammirare gli impressionanti paesaggi in cui erano immersi. Gli olandesi Peter Schollmann e Kees Willemsen correndo li hanno anche immortalati in ogni singola sfumatura, mentre lo svedese Kennet Gysing ne racconterà la loro bellezza su Runner’s World Svezia. Con una medaglia da finisher al collo, tra abbracci, lacrime e una birra tutti insieme, va in archivio anche questa splendida terza edizione della Run Iceland, quasi completamente svolta all’asciutto, perché se è vero che l’Islanda è molto bella anche con il brutto tempo, con il sole sa essere veramente irresistibile.
Sul prossimo numero L’appuntamento Run the world ci condurrà nell’Africa nera alla scoperta della Kenya Highlands Race, una gara a tappe tra antilopi ed elefanti. www.runandtravel.it