

n°4
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editoriale
03 Un TIR carico di CSI di Donato Renato Mosella
vitacsi
04 In mille ad Alberobello di Giampiero Spirito
13 Un week- end tutto speciale di Elia Sanna
14 Un progetto da testimoniare di Arianna Cucinotta
18 Quale CSI fino al 2000 di Tito Della Torre
20 Forza venite gente di Gianni Cavazzoni
25 L’isola di Peter Pan e l’Arcobaleno filante
27 Sport per amicizia di Massimo Achini
dossier
08 Il nuovo ISEF di Andrea De Pascalis
sport&sport
12 100 anni di sport e cultura di Clément Schertzinger
24 Non solo calcio
argomenti
21 Per l’infanzia & l’adolescenza di Leo Leone


22 “Affari” alternativi di Renato Vailati
23 Il futuro è in Europa di Massimiliano Giombini
28 Sport, ragazzi e famiglie di Marco D’Amico e Elsa Inzoli

riflessioni
16 “Zaccheo, scendi subito” di Luigi Crimella
rubriche
26 Allo specchio di mons Giuseppe Chiaretti
30 Il racconto di Edio Costantini
radici
31 Le parole del “Patto”: Partecipazione di Vittorio Peri
Via della Conciliazione, 1 00193 Roma p u b b l I c a z I O n E I s c R I T Ta al n 4987 del Reg Stampa del Tribunale di Roma del 4/1/1956 p R O g E T T O g R a f I c O Medias Pubblicità - Napoli I m pa g I n a z I O n E C SI Editore I n c O p E R T I n a f O T O D I : Marc Romanelli/Image Bank l E f O T O D I q u E s T O n u m E R O s O n O D I :
A Criscuoli: pagg 17, 19, 20, 21, 24, 28 M Leopardi: pagg 4, 8, 10 f O T O l I T O Punto & Linea s Ta m pa Romana Editrice s r l Via Colle Ara della Signora, 8 San Cesareo (RM)
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ArrivaunTIR caricodi...CSI
Provate ad immaginare due grandi TIR carichi di campi smontabili, di impianti e materiali sportivi che, partendo da Roma, viaggino in lungo e in largo per la nostra penisola per un periodo di circa tre mesi. Se riuscite ad immaginarlo, siete sulla buona strada per capire cosa sarà “Stadium ‘98: lo sport incontra la piazza” .
I TIR, con il loro carico davvero straordinario, un carico di sport per tutti, si fermeranno in venti città italiane di altrettante regioni. Piazze, strade, lungomari diventeranno luoghi di uno sport che vuole incontrare la gente. Non solo e non tanto quella che lo sport già lo pratica e quindi lo conosce, ma soprattutto quanti non lo hanno ancora incontrato. A loro diciamo, a questi esclusi dello sport, diciamo: “Bambini, giovani, anziani d’Italia, state fermi là dove spendete la vostra giornata: il CSI sta arrivando!”.
È così. Proprio in questi giorni la nostra Associazione si è rimessa in viaggio; è uscita dal chiuso delle palestre e dei campi sportivi e va ad
i n c o n t r a r e la gente. Al loro arrivo i TIR scaricheranno non solo materiali, ma anche idee, programmi, formule per animare le comunità, persona per persona, senza alcuna distinzione. Da una città a l l ’ a l t r a t r a s p o r t e r a n n o u n ’ i d e a vecchia almeno quanto il CSI, - lo sport in piazza - ma che ogni volta sa suscitare slanci di generosità, di adesione e di partecipazione tanto forti da poter essere definita intramontabile.

Migliaia di volontari sono pronti a dare un ’anima a questo sport, eccezione in un sistema sportivo che per la gran parte l’anima sembra averla smarrita, riaccendendo nei partecipanti la voglia di gioco, che oggi come ieri non ha età.
Sia pure per pochi giorni, le piazze e le strade ritorneranno ai legittimi proprietari, i cittadini, trasformandosi in veri e propri stadi. Stadi dove si entra senza staccare il biglietto, senza le ansie e le paure, senza truppe che fanno la guardia.
Alle migliaia di Società sportive
del CSI un invito a promuovere al meglio queste occasioni di festa e di incontro, ma anche un invito a parteciparle. È l’occasione per rompere la routine di un torneo, per incontrare lo spirito dell’Associazione con cui hanno scelto di vivere l’esperienza sportiva.
Siamo in periodo pasquale, un evento che ci richiama all’esercizio delle virtù cristiane, tra cui il servizio ai fratelli che ne hanno bisogno. N e l l a c i r c o s t a n z a i l p e n s i e r o v a ancora di più alle migliaia di volontari che il CSI lo costruiscono ogni giorno nello spirito del servizio, tra mille difficoltà e problemi. Ciascuno nel proprio ruolo mette in gioco tesori di energie, disponibilità, sacrificio, lavorando perché centinaia di migliaia di ragazzi, di giovani, di uomini e donne, abbiano occasioni di sport che li faccia “sorridere” alla vita. È pensando a loro che riesco a sognare un CSI sempre più fedele alla sua missione, capace di non attardarsi nel cammino prescelto.
A tutti e a ciascuno in particolare giungano gli auguri miei, della Presidenza e del Consiglio nazionale per una Pasqua serena e felice.
D o n a t o R e n a t o M o s e l l a
Gran Premio Nazionale di Corsa Campestre
ille lberobello
In mille adAlberobello
“Alberobello – la capitale dei trulli”, è scritto all’ingresso della cittadina pugliese che l’Unesco ha dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità Per le sue singolari abitazioni in pietra che risalgono alla metà del XVI secolo e che una leggenda vuole nate per sfuggire ai tributi Si, insomma, visto che c’era una tassa sugli agglomerati urbani, diventava più facile buttare giù gli antichi sassi alla notizia dell’imminente controllo delle autorità Ma per due giorni, il 28 e il 29 marzo, Alberobello è stata anche la capitale della corsa campestre, targata C SI
Sono arrivati da tutta Italia, circa mille atleti, dai 10 ai 60 anni, per partecipare al Gran Premio Nazionale di Corsa campestre Sessanta Comitati, tra provinciali e territoriali e almeno il triplo di Società Un successo di partecipazione Se la scommessa iniziale era di far correre bambini, giovani e adulti, ebbene, è riuscita C’è stata tanta voglia di correre e di partecipare, di esserci e di confrontarsi Anche una bella sfida per lo “sport per tutti”, spesso accusato superficialmente di mettere insieme numeri più che praticanti Ma la corsa campestre non s’improvvisa e su questa specialità non si bara La preparazione deve essere adeguata, nella distanza minima dei 700 metri e in quella massima dei cinque chilometri Senza carichi eccessivi di lavoro ma con la serietà dell’impegno Chi è stato ad Alberobello ha prima partecipato a fasi locali e interprovinciali dove non era necessario vincere, ma quantomeno mostrare di essere in grado di coprire la distanza
Speranza. Chiara e Ambra vivono a centinaia di chilometri La mattina di sabato 28 marzo, con il sole ghiacciato dal vento,
hanno gareggiato e vinto a pochi minuti una dall’altra Chiara Morbidoni, 11 anni, vive a Spoleto e convive con la paura del terremoto Ambra Frazil, 15 anni festeggiati con il primo posto nella categoria cadette, il sisma che ha distrutto il Friuli e la sua Gemona per fortuna non l’ha conosciuto Non era ancora nata
di

Giampiero Spirito

Ma ha ascoltato dai genitori e da amici e parenti più grandi quelle storie di disperazione, ma anche i racconti di dignità subito ricostruita Hanno vinto entrambe Come hanno vinto e vogliono vincere le loro genti A San Giacomo, frazione di Spoleto, il terremoto non ha causato grossi danni alle abitazioni, molte costruite proprio in funzione anti-sismica Nell’inverno più duro della sua vita, Chiara si è allenata sugli argini del torrente, a pochi passi da casa, insieme al suo allenatore Quel cocciuto di Luciano Mancini, con un passato di velocista della nazionale junior negli anni sessanta L’ha vista in una prova dei giochi della gioventù e non l’ha più mollata Anche Ambra ha un bravo allenatore che la rende molto sicura di sé Si allena anche in


pista, sulla distanza dei 1000 e dei 2000 metri Con i colori della Gemonatletica
Mamma. Matteo Grazioli, 11 anni, piange addosso a quella che sembra solo la sua allenatrice Si vergogna un po’ a confessare le sue emozioni di “vincitore” Pensava che le interviste fossero solo quelle che fanno ai campioni, magari ai calciatori del Milan, i suoi idoli preferiti E invece nella piana di Alberobello tocca pure a lui, figlio due volte A casa e sul campo Perché Rita, l’allenatrice è sua madre E forse la madre anche degli amichetti del club Pedersano di Rovereto Mamma Rita di mattina fa la portalettere e di pomeriggio fa correre una
ventina di ragazzi del club Pedersano di Rovereto, tra cui appunto suo figlio Poi trova anche il tempo di seguire un gruppo di ex tossicodipendenti, ora dediti allo sport
Vincitori. Nelle gare individuali si mettono in luce anche Francesco Palladino (cadetti) di Campobasso, Luca Piccirilli (allievi) de L’Aquila, Sara Della Vedova (allieve), ancora da Gemona, Sara Ruffoni (junior) di Sondrio, Silvia Carradori (amatori A) di Prato, Silvana Cattaneo (amatori B) di Lodi, Concetta Agosta (veterani) di Como, Graziano Zugnoni (senior) di Sondrio, Luigi Dondoni (amatori) di Lodi e una serie di affermazioni della provincia di Trento: le sorelle Zappini, Laura (ragazze) e Barbara (senior), Francesco Nadallini (ragazzi), Paolo Bonomi (amatori), Mattia Gallinaro (junior), Igino Froner (veterani)

Disabili. La premiazione più emozionante della manifestazione riguarda cinque ragazzi disabili psichici che hanno partecipato insieme agli altri, portando a termine con fierezza la loro gara Si tratta di Antonio Epifani, Antonio Montenegro, Antonio Specchia, Antonio Recchia e Giovanni Aresta Forse però il nome più importante è quello del loro presidente-tecnico della società brindisina Alifa Mesagne e cioè Pino Paraglia “Con questo tipo di gare hanno imparato a sviluppare il loro senso di orientamento”, spiega Pino Ne allena una ventina, tra cui anche non vedenti “Devono gareggiare insieme agli altri, è la cosa più importante” Ma la loro vera passione è il calcio a 5

Assessore. Gianvito Ricci oggi è l’assessore allo sport del comune di Alberobello, 10mila abitanti Ma è di casa al C SI “Ho fatto soprattutto il dirigente Si è vero, nel 1988 ho partecipato indegnamente alla campestre di Palermo”, racconta nel bel mezzo della fredda mattinata di gare Ci sono tante società sportive nella città dei trulli, forse troppe, secondo l’assessore Due squadre di calcio e poi tanto basket e pallavolo Con i fondi


di Italia ’90 è stato costruito un palazzetto a metà I lavori sono stati sbloccati da poco Quando sarà finito accoglierà tutte le espressioni sportive locali, con annessi spazi per riunioni e convegni Anche l’assessore al turismo, Francesco De Carlo è presente L’ufficio turistico è stato messo a disposizione della segreteria organizzativa Alberobello accoglie almeno un milione di turisti all’anno ma molti visitano e fuggono In accordo con i comuni limitrofi, il tentativo dell’amministrazione locale è di aumentare attrattive e recettività

on. Violante. Impegnato per un convegno in un paese vicino, anche il presidente della Camera, on Luciano Violante, ha seguito i preparativi della manifestazione Si è infatti trattenuto a colloquio con dirigenti del C SI per informarsi sulle gare, inviando tramite il segretario nazionale, Michele Marchetti, gli auguri a tutti i partecipanti

Show. Il sabato sera si è esibito in concerto Marco Conidi, giovane e valido cantautore romano che accompagnerà varie tappe di “Stadium: lo sport incontra la piazza” “Sarò con voi perché mi piace la piazza e questo modo d’interpretarla in modo positivo ed entusiasta Spesso la piazza e soprattutto la strada hanno un significato di disagio”, ha spiegato prima di cantare Comunicazioni importanti sono arrivate anche da Nicolò Corradini, tre volte campione del mondo nello sci-orientamento che ha raccontato della sua esperienza vincente in una disciplina di fatica ma di grande contatto con la natura

Staffettone. La gara collettiva e
cioè la staffetta delle regioni ha concluso la manifestazione Quindici le regioni partecipanti che hanno formato ben trentanove squadre nelle categorie giovanili e quarantatré in quelle assolute Per la cronaca Sicilia e Abruzzo si sono aggiudicate le gare Rilancio. Si può parlare sicuramente in questi termini della corsa campestre Atleti preparati, società e comitati che hanno dato il loro meglio in termini di partecipazione qualitativa e quantitativa È stata una prova importante anche per il C SI della Puglia che può ritenersi soddisfatto “Non dobbiamo fermarci qui - ha detto nel momento dei saluti, il presidente nazionale del C SI, Donato Mosella - No, non sono manie di grandezza I numeri ci esaltano perché sono frutto del nostro lavoro quotidiano Dobbiamo promuovere sempre più attività per coinvolgere i tantissimi giovani che hanno bisogno di essere raggiunti dal messaggio sportivo”
La partecipazione
Sessanta Comitati hanno portato alle finali del Gran Premio Nazionale di Corsa campestre quasi mille partecipanti Queste le regioni presenti che hanno dato vita ad appassionanti e seguitissime staffette di chiusura: Abruzzo, Calabria, Campania, EmiliaRomagna, Friuli Venezia- Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto, quindi Trento Gli atleti hanno corso suddivisi in diciannove categorie Maggiore affluenza maschile nella categoria cadetti con 77 partecipanti Nel settore femminile, di più sono state le ragazze con 68 atlete che hanno terminato la gara
Il prof. diventa manager Il prof. diventa manager

i l n u o v o I S E F
Gli ISEF cambiano faccia Con un decreto legislativo emanato ai primi di marzo, tramonta la figura dell’insegnante di educazione fisica e nasce quella del laureato in scienze motorie, con quattro indirizzi di specializzazione: didattico - educativa, finalizzato all’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado; prevenzione ed educazione motoria, per chi si vuole dedicare allo sport di taglio sociale, operando con soggetti di ogni età ed anche con i disabili; tecnico - sportiva, finalizzato alla formazione nelle diverse discipline; manageriale, per chi intende dedicarsi all’organizzazione e alla gestione delle attività e delle strutture sportive.
Quattro indirizzi, ed uno solo dedicato all’insegnamento scolastico. Ad assorbire i laureati delle altre tre specializzazioni dovrebbe essere il mondo sportivo nelle sue varie sfaccettature, dallo sport per tutti allo sport federale, ma anche le istituzioni ed enti proprietari di impianti, associazioni di categoria che organizzano attività sportive per i familiari dei soci, palestre e club privati. Insomma, un impiego a tutto tondo che, una volta entrato a regime, potrebbe trasformare lo sport italiano, dandogli ancor più qualità e competenza
La trasformazione degli ISEF in facoltà universitaria era attesa da decenni Forse non se ne sarebbe fatto nulla neanche adesso, se non ci fosse stata la necessità di adeguarci anche in questo campo agli altri paesi d’Europa, che da tempo prevedono tutti il corso di laurea in sport Ma la riforma è andata oltre quanto si pensava, non limitandosi a rimodellare la formazione degli insegnanti scolastici
Verso il tramonto dei mister fatti in casa?
Qualcuno già paventa il tramonto di quella figura di tecnicoistruttore su cui si è basato per decenni lo sviluppo dello sport fuori dal contesto scolastico Non ci sarà più posto, alla lunga, per il padre di famiglia che la sera si trasforma in “mister” del figlio e dei suoi coetanei, forte di qualche breve corso di formazione e di tanta pratica?
“Non penso che le cose possano andare realmente così - dice Adriano Cesaro, insegnante elementare e tecnico tra i più preparati del CSI Padova - In fondo la riforma prende atto di alcune situazioni. Da tempo la scuola è satura di insegnanti di educazione fisica, e lo sbocco degli ISEF, almeno qui da noi, è costituito dal mondo sportivo extrascolastico, con le sue Società e le sue palestre private Dubito anche che i nuovi ISEF riescano a sfornare tutti gli operatori che servono al mondo federale e dell’associazionismo di promozione”
I numeri gli danno ragione Secondo il rapporto 1997 presentato dal CONI lo scorso gennaio, nel solo settore federale operano quasi 650 000 tra dirigenti e tecnici Nel CSI queste figure sono circa 130 000 Sono numeri enormi, che i dieci ISEF attuali (Roma, Torino, Milano, Bologna, Firenze, Perugia, Urbino, Napoli, Palermo, L’Aquila) non potranno esaurire Il volontariato è destinato a rimanere il perno del nostro sistema sportivo, anche se dalla
Durata e accesso al corso di laurea
Il corso di laurea in scienze motorie ha durata quadriennale (fino ad ora era di tre anni, ndr)
L’accesso è a numero programmato, in relazione all’effettiva disponibilità di strutture e attrezzature didattiche, scientifiche e sportive idonee e previo accertamento dell’idoneità fisica per le attività disciplinari a prevalente contenuto tecnico sportivo (dall’art 2 del Decreto Legislativo)
riforma degli ISEF potrebbe nascere la spinta ad una modifica della “qualità” del volontariato sportivo

“Come uomo di sport - dice ancora Cesaro - sono ben contento che arrivino i laureati in scienze motorie La riforma comporta un cambiamento dei curricoli degli ISEF, con nuovi settori di studio, nuove materie in cui perfezionarsi Avremo insegnanti e tecnici con una preparazione più rispondente ai nuovi bisogni sportivi Il volontariato, nei limiti del possibile, dovrà adeguarsi per non restare troppo indietro E’ giusto che il postino o il figlio del macellaio continuino ad avere la possibilità di fare i dirigenti e i tecnici dilettanti, ma forse capiranno che anche loro certe conoscenze non superficiali devono sforzarsi di acquisirle”
Il CSI non si è fatto trovare impreparato Il nuovo sistema formativo, con la sua articolazione su livelli diversi e i piano di studio ancorati a determinati insegnamenti, è nato proprio dalla consapevolezza che occorre più rigore, più preparazione per presentarsi con le carte in regola al “pubblico” dello sport per tutti
Particolari da definire
Nel momento in cui scriviamo, ai primi di aprile, il decreto di riforma degli ISEF non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Restano perciò dei punti oscuri circa la sua forma definitiva.
“Ogni conclusione sulla portata del decreto per ora è prematura. - chiarisce Mario Bellucci, ISEF di Roma - Si prevede la formazione di una commissione di esperti che dovranno traghettare gli ISEF da Istituti a Facoltà e decidere su una serie di punti importanti, come la riconversione di chi ha già il diploma di insegnante, i protocolli d’intesa con il mondo sportivo, gli stessi orientamenti di specializzazione”
“I mercenari non servono”
“Chi vuole dedicarsi allo sport per tutti - conferma Renato Picciolo - deve avere competenze e sensibilità non solo squisita-
mente tecniche e amministrative Nel CSI andiamo dicendo da anni che il nostro operatore è sempre, prima di tutto, un animatore e un educatore Come potremmo inserire nelle nostra fila chi non conosce la nostra storia, la nostra identità, i nostri progetti, il nostro particolare modo di lavorare? Sarebbe bene che nei nuovi ISEF si insegnassero cose come le specificità del sistema sportivo italiano, le tecniche di animazione dello sport per tutti, le fondamenta dello sport educativo come lo intendiamo noi e non solo noi”

L’articolo 7 del decreto legislativo già prevede la possibilità di convenzioni tra università e CONI Sarebbe auspicabile un interscambio che coinvolgesse anche l’associazionismo di promozione.
“Il mondo dello sport di base - dice ancora Cesaro - ha bisogno di persone dalla grande anima, che non possono ragionare solo in termini di orari e di stipendi I mercenari non servono ” Non si tratta di pretendere il volontariato “ puro ” , l’attività gratuita, anche in chi ha scelto la strada dello sport per professione; il problema è nelle motivazioni che non possono mancare, che devono dare la spinta a dare il massimo a prescindere dai compensi E le motivazioni o ce l’hai o nessuna università te le può dare.
Laureati e diplomati

La riforma degli ISEF interpella anche i “ vecchi” diplomati votati all’insegnamento dell’educazione fisica Che ne sarà di loro dopo che verranno sfornati i primi laureati in scienze motorie? Diventeranno dei “ ferri vecchi” scavalcati nelle graduatorie della scuola e una “seconda scelta” anche nello sport extrascolastico?
In verità il decreto legislativo prende in esame il problema Dall’anno accademico 1998-99 verrà attivato il primo anno con il nuovo ordinamento, e chi ha appena terminato il terzo anno con il vecchio potrà iscriversi al quarto previsto dalla riforma Per chi è già diplomato ci sarà la possibilità di trasformare il diploma in laurea, anche se restano da chiarire i modi in cui ciò potrà avvenire
“In fondo - dice Bellucci - potrebbero non essere molte le differenze sulla carta tra il vecchio insegnante di educazione e il nuovo laureato il scienze motorie votato all’insegnamento scolastico. La commissione che definirà i dettagli della riforma si troverà piuttosto a decidere una questione più rilevante, e cioè quale debba essere il delicato confine tra educazione fisica e sport” Insomma, sembra di capire che uno dei punti nodali, forse il più grosso, è nel decidere cosa si debba insegnare nella scuola: da ciò dipenderà giustamente il tipo di formazione che dovranno fornire gli ISEF.
Non a caso gli ISEF non sono molto contenti di essere stati tagliati fuori, finora, dal progetto “Sport a scuola” concertato tra Ministero della Pubblica Istruzione e CONI In un convegno tenuto a Roma il 31 marzo CONI e Ministero hanno promesso di fare ammenda Come si vede, non sono pochi i tasselli da mettere a posto prima che gli ISEF possano davvero lavorare in modo nuovo

I settori di insegnamento Settori già previsti dall’ordinamento: fisica, antropologia, biochimica, igiene generale ed applicata, anatomia umana, fisiologia umana, medicina interna, medicina fisica e riabilitativa, pedagogia generale, didattica, psicologia generale, psicologia dello sviluppo e dell’educazione, storia della pedagogia, diritto privato, diritto amministrativo, sociologia dei processi culturali e comunicativi
Nuovi settori: scienze dell’attività motoria, scienze delle discipline sportive, scienze dell’organizzazione e della gestione dell’impiantistica sportiva
100anni disportecultura
La F ederazione Sportiva e Culturale Francese, membro della FICEP , celebra nel 1998 il centenario della fondazione Per l’occasione ospitiamo un intervento del presidente della F ederazione, Clèment Schertzinger
00anni portecultura
La FSCF fu fondata da un medico lorenese, Paul-Marie Michaux, nell’intento di promuovere l’accesso al tempo libero (fino allora riservato a un’élite privilegiata, secondo il modello inglese) ai giovani apprendisti ed operai, e di preparare i futuri soldati della Repubblica Inizialmente perciò le attività di base erano ginnastica, musica bandistica e preparazione militare In seguito si svilupparono altre forme di pratica sportiva ed educativa, ed in particolare il basket, il calcio e il teatro
Sin dall’inizio, dunque, la Federazione svolse un rilevante ruolo sociale, sottraendo alla strada i giovani e procurando loro anche un’educazione extrasportiva e talvolta un lavoro Il suo ruolo nel primo sviluppo dello sport francese (1898 - 1939) è stato essenziale Un altro suo merito è stato di aver creato nel 1911:
- l’Unione Generale Sportiva del Libero Insegnamento (UGSEL) per la pratica sportiva nell’ambito dell’istruzione privata L’UGSEL conta oggi 700 988 diplomati e diplomate
- l’Unione Internazionale delle Opere Cattoliche di Educazione Fisica e sportiva, di cui il Conte di Carpegna (Italia), presidente della FASCI, assunse la prima Presidenza e la Francia il primo segretariato generale, ruolo che occupa tuttora, per tradizione
La FSCF ha plasmato intere generazioni di cattolici responsabili, che hanno operato non solo al suo interno, ma in strutture pubbliche e private di tutti i settori della vita francese: sociali, sportivo, culturale e politico, dal livello locale a quello nazionale Il suo contributo alla salvaguardia dell’umanesimo, perfino del cristianesimo, nei vari ambiti della vita francese è dunque indiscutibile
diClèment Schertzinger


Le cose, tuttavia, sono molto cambiate dopo gli anni Sessanta, quando lo sport è divenuto un “affare di Stato”, regolamentato dal Ministero dello Sport e delegato alle Federazioni sportive allo scopo di ottenere risultati internazionali di prestigio Le Federazioni dello sport popolare ed amatoriale sono ormai troppo poco aiutate dalle finanze pubbliche, locali e nazionali
Anche la Chiesa ha ritenuto, a un certo punto, che il gioco e il tempo libero non fossero un interessante terreno d’evangelizzazione: basta con gli oratori, ecco l’Azione Cattolica Dal 1960 al 1970, la FSCF ha così perso più di 300 club e la quasi totalità dei vicari e dei catechisti che animavano benevolmente le sue associazioni
Valorizzare una presenza cattolica nel mondo dello sport e del tempo libero è diventato quindi più difficile, più complicato Se, tuttavia, all’alba del 21° secolo, la FSCF è ancora così vitale, è dovuto al fatto che essa si è di volta in volta adattata alle necessità del momento ed ha saputo rispondere ad un bisogno Siamo convinti di avere ancora un grande futuro da spendere, in due direzioni:
- la dimensione amatoriale Tutti i sondaggi dimostrano che per i più giovani la condivisione del divertimento tra amici conta molto più della competizione La FSCF deve quindi insistere più che mai sulla sua dimensione plurisportiva e multiculturale in maniera ragionevole, con o senza competizione, con il divertimento come obiettivo primario
Per i nostri club è una sfida quasi rivoluzionaria, che comporta l’apertura delle loro porte (a costi e orari non convenzionali) a un pubblico che “ non necessariamente gioca la domenica”, anche se “si allena” una sera a settimana
- la dimensione sociale Le nuove tecnologie, ovunque imposte senza un criterio complessivo, causano disoccupazione ed esclusione in tutti i Paesi industrializzati I club aderenti alla FSCF devono quindi riscoprire la loro vocazione e la loro azione sociale originarie, smarritesi un poco col passare del tempo: l’accoglienza e l’integrazione di tutti
Che lo si voglia o no, lo sport del 21° secolo avrà due volti Il pianeta spettacolare della competizione professionistica, con i suoi inevitabili eccessi: il dio Denaro, la mancanza di rispetto verso l’individuo (violenza, doping, superallenamento) etc ; il pianeta amatoriale, con la sua componente agonistica, i praticanti della Domenica, la scarsità di soldi e di sponsor, l’impossibilità di accedere alla Televisione e le Federazioni al servizio del grande pubblico e della salute
L’Europa non cambierà certo il volto del secondo pianeta: il confronto o l’incontro, la competizione o lo scambio non sono, e, secondo noi, non saranno mai, la preoccupazione principale dello “sport per tutti” e dei suoi praticanti Ma se domani la Federazione non aggiungesse più allo sport questo supplemento di anima che fa la sua originalità e la rende indispensabile alla Società, essa non avrebbe più ragion d’essere, e all’improvviso il mondo sentirebbe molto freddo
Un week- end tutto speciale

Centro storico chiuso al traffico, la torre di Mariano restituita dopo anni agli oristanesi, negozi aperti (pochi, troppo pochi), sport e spettacolo in piazza La città di Eleonora d’Arborea si è trasformata, per due giorni è rinata Un sabato e una domenica tutta speciale, da non dimenticare Merito soprattutto di “Stadium” , la grande manifestazione itinerante di sport voluta dal Centro Sportivo Italiano Merito anche dell’amministrazione comunale, che ha voluto chiudere il centro storico, allineandosi alle altre città in Italia Festa grande per i bambini, ma forse anche per i loro papà che hanno rifatto un tuffo nel passato, quando in “saruga” tiravano i primi calci al pallone o si sfidavano in folli corse tra i vicoli del centro storico Transenne e strade sbarrate, dunque, da piazza Manno a via Vittorio Emanuele, da via De Castro a piazzetta Corrias Al bando le automobili, molti cittadini liberi di camminare e tanti altri in bicicletta Piazza Eleonora, piazza Cattedrale, piazzetta Corrias, si sono trasformate in un grande stadio polivalente all’aperto, dove piccoli e anziani si sono confrontati e misurati in tantissime discipline sportive E via così a gare di calcetto, basket, pallavolo, ginnastica, atletica, golf e pallatamburello Un migliaio di atleti e di studenti sono arrivati ad Oristano da ogni parte della Sardegna, accogliendo l’invito del Consiglio regionale del Centro Sportivo Italiano all’insegna di “Lo sport incontra la piazza” “Uno slogan quanto mai indovinato”, ha sottolineato il presidente regionale del C SI Danilo Migliorini Manifestazione riuscita e obiettivo centrato, senza dubbio “La Piazza è il luogo tradizionale in cui vive la comunità, dove meglio si rispecchia la ricchezza e la complessità della vita individuale e sociale Farne sede di sport significa scegliere lo sport che rifiuta steccati e separazioni - aggiunge Migliorini - per giovani, bambini ed anziani, sportivi e disabili”
“Stadium” ha scelto Oristano quale tappa sarda del lungo Tour che toccherà altre 19 piazze Italiane e che si concluderà a giugno a Salsomaggiore Terme - Fidenza Oristano, quindi,
debutta ad Oristano Un week- end tutto speciale di
vetrina nazionale per un fine settimana e trampolino per una manifestazione nazionale che diventerà punto fermo nel panorama delle manifestazioni del Centro Sportivo Italiano “Stadium” ha chiamato e la gente ha risposto, senza tentennamenti, carovane di auto e pullman sono giunte da Cagliari, Iglesias, Sassari e Olbia per citarne solo alcuni dei numerosi centri della provincia Tra un incontro di basket, di calcetto e di pallavolo, sono state apprezzate le esibizioni del gruppo femminile “Gymnos”, signore in età avanzata che si sono cimentate in esibizioni di ginnastica dolce Applausi anche per il gruppo “Fantasy” di San Gavino che ha proposto ginnastica ritmica Sport e spettacolo “condito” dalla buona musica di due dee jay di Cabras, Alessandro Pinna e Ivan Dedola
Una manifestazione riuscita con grande successo da parte di tutti, dice Pinna “I giovani hanno scoperto che si può ballare anche in piazza, all’aria aperta” Di grande richiamo anche il battesimo del cavallo proposto dal Giara Club di Oristano Tanti bambini non si sono fatti sfuggire un giretto sul “Pollicino”, il cavallo argentino più piccolo al mondo
Oltre al richiamo della manifestazione sportiva, il sabato sera c’è stato anche il momento musicale e di cabaret Sul palco allestito su piazza Corrias, si sono esibiti alcuni complessini di cabarettisti e il coro di Nuoro Se un neo bisogna trovarlo è in un’attenzione non sempre viva da parte della cittadinanza, non per tutte le iniziative in programma Con qualche polemica: “Qui ad Oristano ci si lamenta che si fa mai niente, poi tutti snobbano queste iniziative”, dice Guido Dorascenzi presidente degli industriali “C’è stata in giro più gente arrivata da fuori che da Oristano - gli fa eco Mariano Biddau, consigliere comunalel’oristanese non si smentisce mai” Ma la festa è andata comunque avanti, chi ha partecipato si è divertito e ha capito il significato di una giornata diversa dalle altre, che si spera sia la prima di tantissime altre
progettodatestimo

Mentre si susseguono le assemblee di verifica dei Comitati territoriali, Stadium prosegue il cammino di riflessione sulla esperienza associativa, guidato dagli operatori del C SI impegnati ai vari livelli Stavolta il tema sul quale si è centrata l’attenzione è la funzione associativa che ogni Comitato provinciale e circoscrizionale deve svolgere Tra le sollecitazioni del Congresso Nazionale del 1996 vi è infatti la riaffermazione del progetto culturale del C SI Un progetto da condividere e promuovere con rinnovato vigore, che chiama ad un forte recupero della dimensione associativa del Centro Sportivo Italiano
Sandro Giampaoletti, coordinatore della formazione del C SI Ancona
“La persona umana è il soggetto e il fine del Centro Sportivo Italiano” In quale misura tale principio caratterizza oggi le iniziative promosse dalle Società sportive?
Le Società sportive che partecipano realmente alla vita dell’Associazione si impegnano ad organizzare attività in armonia con le idealità del C SI Sono le Società che credono nel progetto culturale dell’Associazione, che lo hanno fatto proprio e che cercano di promuoverlo, pur tra mille difficoltà Inutile nascondere, infatti, che spesso nel contesto sociale in cui operano lo sport che fa più presa non è quello intriso di valori, che giorno per giorno il C SI cerca invece di affermare Poi ci sono le Società sportive che ci chiedono semplicemente un servizio, che non imparano a conoscerci realmente e con le quali il dialogo resta in superficie
Come trasmettere alle Società sportive meno attente l’idealità del C SI, coinvolgendole significativamente nella vita associativa?
Arianna CucinottaL’esperienza maturata mi ha insegnato che quanto più si è testimoni puri e non mediatori con la emme minuscola, tanto più si realizza il progetto educativo e si trasmette il senso e il valore del nostro essere Associazione Quando parlo di piccola mediazione intendo l’accettazione di compromessi, che non porta alla condivisione e alla crescita comune, che non avvicina e non convince In altre parole quando per non perdere i grandi numeri si sacrifica la qualità dell’esperienza sportiva proposta, si perde di vista la propria identità culturale Puntare sempre e comunque su proposte qualitativamente significative è una scelta non facile, che rende più lungo e faticoso il cammino, e porta magari ad un momentaneo calo di tesserati e attività, ma che a lungo termine paga Perché i giovani, i ragazzi imparano a credere nella proposta sportivo-educativa del C SI, e ad apprezzarne l’unicità Diversamente non si lasciano coinvolgere perché non colgono la diversità tra il C SI e le altre realtà sportive
L’idea del C SI di poter tradurre le sue idealità in proposte sportivo-educative concrete è oggi utopia o realtà?
Anni fa temevo che restasse un sogno Poi l’Associazione ha avuto il coraggio di attuare una significativa “rivoluzione”: ha messo fine ai campionati nazionali, ha distolto l’attenzione dalla tecnica e ha messo la persona umana al centro delle sue attività Ha cominciato così ad affermarsi una cultura associativa realmente al servizio dell’uomo, e si è avviata la realizzazione del progetto educativo del C SI, che con la Nuova Progettualità si cerca oggi di rigenerare A questo proposito credo che a
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livello territoriale si incontrino ancora molte difficoltà a realizzare interventi sportivo-educativi mirati Sebbene la buona volontà sia tanta ci si deve confrontare con altre proposte sportive, magari meno incisive ma più immediate Perché si attui un cambiamento si dovrà aspettare che il nuovo progetto della formazione dia i suoi frutti Dirigenti e operatori sempre più preparati potranno essere buoni navigatori, e tenere la rotta che il C SI ha tracciato con la Nuova Progettualità
Franco Caboni, presidente del C SI Sanremo
Come è percepito il C SI dalle Società sportive? Nella sua specificità associativa o piuttosto come organizzazione sportiva?
Per lungo tempo il C SI è stato considerato solo per il servizio sportivo che era in grado di offrire Ma oggi la mentalità è cambiata, grazie all’impegno quotidiano dei tanti operatori C SI che giorno per giorno testimoniano i valori dell’Associazione,
cercando di realizzare attività che sappiano coniugare la qualità della proposta con un organizzazione puntuale Le nostre Società sportive, insomma, sono cresciute, hanno compreso e mostrato di apprezzare i valori di riferimento del C SI, ed hanno contribuito alla diffusione della sua cultura sportiva
Il Patto Associativo recepito dall’ultimo Congresso Nazionale riafferma l’identità culturale dell’Associazione, e ne indica i princìpi, gli obiettivi e i criteri generali di riferimento. A suo avviso quanto è diffusa la conoscenza del Patto tra le Società sportive?
Se pure abbastanza diffusa, la conoscenza del Patto dev’essere ancora approfondita dalle Società sportive A circa un anno e mezzo dal Congresso Nazionale si è comunque raggiunto un risultato prezioso, dettato da una campagna di sensibilizzazione attenta
La consapevolezza però è che si può e si deve fare ancora molto per diffondere i contenuti del Patto Recentemente abbiamo riunito i dirigenti e gli operatori del Comitato per preparare l’Assemblea di verifica È stata una domenica di confronto e dibattito, dedicata in parte alla riflessione sui diversi punti di cui si compone la “Magna charta” del C SI Un momento significativo perché indirizzato alla formazione di coloro che operano all’interno del Comitato, e il cui servizio dev’essere testimonianza quotidiana dei valori che il Patto esprime

Zaccheo , scendisubito”
“Zaccheo , scendisubito”
“Si tratta di arrampicarsi sul sicomoro per vedere il Signore se mai passi.
Ahimé, non sono un rampicante ed anche stando in punta di piedi non l’ho mai visto”
Eugenio Montale, Diario del ’71
Credere-non credere: è un po’ questo il simpatico e ad un tempo drammatico binomio in cui ci dibattiamo in questa fine di secolo: simpatico, perché forse finalmente siamo liberi di affrontare il problema-Dio con la massima libertà di ricerca, fuori da vincoli e dogmatismi di ogni genere; drammatico, perché rischiamo, oggi forse più che mai in passato, di essere travolti dalle lusinghe del mondo e di “dimenticarci di Dio” Dicono i sociologi della religione che la nostra epoca appare segnata da questo stato di incertezza spirituale, dove a prevalere sarebbero i tratti della cosiddetta “secolarizzazione” (traduciamo: si vive bene in questo secolo, quindi non preoccupiamoci delle cose del cielo Poi si vedrà)
Ma è proprio vero che oggi si crede di meno? O, addirittura, che si rischia di non credere più in Dio?
Ci aiuta nella riflessione uno scritto del neo-cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Genova e vice-presidente della Conferenza Episcopale Italiana
Lo scritto, che è la lettera pastorale per la Quaresima ’98 rivolta ai fedeli della sua diocesi, ha un curioso titolo: “Zaccheo, scendi subito” L’episodio evangelico del capo dei pubblicani di Gerico è arcinoto Piccolo di statura, ricchissimo, imbroglione,
diLuigi Crimella
Zaccheo ha il desiderio di vedere Gesù, di cui è annunciato il passaggio in città Sale su un sicomoro, Gesù lo vede, lo fissa e – con parole che suonano come un ordine più che un semplice autoinvito – gli dice: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”

Il card Tettamanzi, noto teologo moralista, collaboratore stretto di Papa Giovanni Paolo II per la stesura di encicliche e documenti vari, specie sui temi della vita, della famiglia, della sessualità e bioetica, commenta nella sua lettera pastorale, praticamente parola per parola, tutti i passaggi di questo episodio evangelico che appare, oltre tutto, curioso e avvincente: Zaccheo, come si sa, sembrava non aspettare altro e, dopo aver avuto a pranzo Gesù, “chiude” col suo passato di persona avida e ladra, si impegna a dare metà delle sue sostanze ai poveri, e a quanti avesse truffato dice che restituirà il quadruplo Gesù, commentando questo avvenimento, dice: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa” E , per i credenti tali parole sono sufficienti per comprendere che sta parlando di se stesso e della forza redentrice di cui è portatore
Ma il punto è proprio questo: come il poeta Montale sottolinea nella poesia posta all’inizio, può essere che oggi prevalga la sensazione di “ non essere rampicanti”, specie nei giovani, e quindi non ci si sforzi neanche più di “salire” per guardare oltre i ristretti orizzonti della propria esistenza?
Vediamo come ci aiuta il card. Tettamanzi
Anzitutto, ci ricorda, come in molti episodi del Vangelo, il protagonista è un po’ il simbolo di ciascuno di noi: Zaccheo è nome che in ebraico significa “Dio si ricorda” e anche “puro” o “giusto” Come poteva uno che portava un simile nome stare troppo lontano da Dio? Ma soprattutto, essendo Zaccheo il simbolo della distanza che ciascuno di noi antepone al proprio
personale incontro con il Signore, come potrebbe il Signore stesso, che mantiene sempre la sua parola, “dimenticarsi” di Zaccheo?
Ecco quindi che Gesù “si ricorda” di lui, passa proprio sotto quel sicomoro, lo fissa (quasi lo ipnotizza, si potrebbe pensare) e il capo dei gabellieri della città, considerato un uomo corrotto e peccatore è toccato nel profondo, al punto da “con-vertirsi”
Questo Cristo che si auto-invita ha fascino, determinazione, è anche irruente: ha voglia di andare da Zaccheo, proprio da lui, sembra quasi un po’ ineducato tanto impone la volontà di fermarsi a casa sua
La cosa bella – sottolinea il card Tettamanzi – è che “Gesù non prende posizione, con nessuna parola, nei confronti della vita condotta fino ad allora dall’uomo Il fatto che gli si rivolga è molto più eloquente di una lunga predica”
Non dimentichiamoci che poi Gesù è specialista nel trattare con i reietti e immorali dell’epoca: ladri, indemoniati, prostitute, adultere, e tante altre categorie di esclusi dai circoli dell’alta società religiosa dell’epoca (specie i farisei) trovano in lui accoglienza, perdono, comprensione
Insomma, ci dice ancora Tettamanzi: “proprio questo comportamento di Gesù ci induce ad essere vigilanti nel nostro modo di giudicare gli altri La mentalità dei perbenisti e degli ipocriti, con tutta la sua carica di orgoglio, di autosufficienza e
di giudizio, è presente anche oggi, e non di rado anche fra gli stessi cristiani Una simile mentalità è segno di una grave incomprensione a riguardo del mistero della grazia e della carità misericordiosa di Dio, che tutti vuole abbracciare e salvare” Quale morale trarre da questo racconto evangelico, si chiede il cardinale?
È questa: “Dio ama immensamente tutti e ciascuno: nulla e nessuno è irrimediabilmente perduto La possibilità divina si manifesta mirabilmente nello spazio dell’impossibilità umana”
Potremmo accontentarci di questo importante insegnamento Ma – essendo figli anche noi di questo tempo “secolarizzato”
– obiettiamo: d’accordo, eminenza, accettiamo il suo insegnamento, ma nello stesso tempo le diciamo che per noi oggi non è difficile credere che Dio è buono e perdona tutti Piuttosto è difficile dedicarci a scoprire l’amore di Dio È difficile impegnarci a capire la sua logica È difficile dedicargli del tempo È difficile stare ad ascoltarlo, semplicemente
E allora, eminenza, come risolvere questo problema, di un Dio da cui stiamo lontani non per avversione, ma forse solo per pigrizia, per il quale non vogliamo salire sul sicomoro?

Se questo è il dramma dell’uomo secolarizzato, è un “piccolo dramma”, ma bisogna tenerne conto È compito della Chiesa, dei pastori, degli educatori, far sì che l’uomo non sia troppo pigro

Incontrocon il cardinale
Il Consiglio nazionale del CSI è stato ricevuto dal cardinale
Dionigi Tettamanzi L’incontro è avvenuto presso il santuario della Madonna della Guardia, a Genova, prima dei lavori del Consiglio
Il cardinale ha ringraziato il presidente nazionale, Mosella, per l’opera educativa svolta dal CSI e ha incoraggiato l’Associazione a proseguire in tale impegno.
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In questo periodo il Consiglio nazionale è solito elaborare le linee programmatiche per il successivo anno associativo Ma nel corso dell’ultima riunione (Genova, 7-8 marzo), il Consiglio ha approvato una proposta del presidente nazionale, che, in considerazione dei tanti e delicati problemi che si muovono all’orizzonte della poltica sportiva, ha proposto il varo di linee programmatiche che si prolunghino per due anni, fino al 2000, facendole precedere da una riflessione approfondita sulle grandi tematiche associative Molti i parametri messi a fuoco da Mosella che coinvolgono in qualche modo il C SI: la stasi della pratica sportiva in Italia, con una gioventù sempre più distolta o distaccata dalla pratica continuativa dello sport; il cammino a due velocità dello sviluppo sportivo, che si denota anche nell’Associazione, con un Nord saturo di attività e un Centro-Sud che non riesce a decollare, quando non regredisce; il cammino delle strutture amministrative e della stessa organizzazione sportiva (anche CONI) verso un’autonomia territoriale su base regionale; il progetto culturale della Chiesa italiana, che chiama tutto il mondo cattolico, e dunque l’associazionismo, a farsi progetto culturale nel proprio specifico; le riforme previste nel settore sportivo (società sportive dilettantistiche, riforma della legge istitutiva del CONI, riforma dell’ISEF); la rinascita dello sport scolastico, di cui il progetto “Sport a scuola” è solo il primo passo; il cammino nazionale verso orizzonti europei
Sono tutti fattori, questi, su cui riflettere attentamente prima di lanciarsi nello stilare programmi, per non rischiare di elaborare progetti dal fiato corto, che vengano scavalcati dalla realtà prima di poter essere attuati E sono fattori che investono tutti i principali campi d’azione del C SI: dall’attività sportiva alla formazione, dall’organizzazione delle strutture alla comunicazione, e ai nuovi ambiti come le politiche sociali, lo sport a scuola, lo sport in parrocchia, l’impegno internazionale
Attività sportiva tra progetti vecchi e nuovi
Dopo Assisi, la logica del sistema sportivo C SI è centrata sulla nuova progettualità Oggi
l’Associazione dispone di una serie di progetti di riferimento molto qualificati e avanzati per specifiche fasce di età, come Fantathlon, Giocasport e quanto elaborato nell’ambito del Progetto Àncora per la terza età
Ciò tuttavia non è sufficiente per affrontare il problema del distacco dalla pratica sportiva, che prima o poi potrebbe toccare anche il C SI Il problema è la diversificazione e la frammentarietà della domanda di sport Il C SI, allora, da un lato deve completare il suo sistema sportivo moltiplicando le risorse, e cioè i progetti a disposizione, sia facendo elaborazione come centro nazionale, sia aprendo le porte alle proposte nate sul territorio, controllandone i pre-requisiti educativi; dall’altro lato, deve lavorare perché tali progetti, quelli già disponibili e quelli che verranno, non restino sulla carta e trovino applicazione nella realtà
Tra le cose da risolvere in questo senso, c’è anche il problema di dare uno sbocco ulteriore all’attività provinciale, interprovinciale e regionale di alcune discipline sportive La soluzione sembra essere quella dello svolgimento di tornei nazionali che rappresentino l’approdo per quanti si sono cimentati con successo nei tornei locali e regionali Ciò nell’ambito di un programma del tutto nuovo, pensato come opportunità per conciliare la pratica sportiva per tutti con la qualità e la serietà delle formule e dei risultati
E se qualcuno paventa che in questo modo si possa tornare allo spirito dei “vecchi” campionati, può stare tranquillo: l’esperienza educativa ormai maturata dall’Associazione, a tutti i livelli, consente di guardare alla nuova formula dei tornei senza timore che diano luogo a preclusioni ed eccessi
di
Tito Della Torre

Mosella traccia i “percorsi” associativi del prossimo biennio
Formazione e comunicazione
Il sistema formativo varato di recente, con la Scuola Nazionale Dirigenti (SNAD) e la Scuola Nazionale Educatori Sportivi (SNES) articolate su due livelli (nazionale e regionale) e corsi articolati su tre livelli, ha colmato l’esigenza di un C SI che condivida un unico progetto formativo, sempre rigoroso nei suoi presupposti scientifici e didattici Tra i compiti di questa formazione, quello di cancellare o almeno diminuire il ritardo organizzativo esistente tra Nord e Centro-Sud, e di preparare tecnici e dirigenti che sappiano reggere, nei limiti delle necessità dell’associazione, il confronto con i diplomati che usciranno dai nuovi Isef a più indirizzi di specializzazione
Quanto alla comunicazione, il ruolo che il C SI intende giocare nei prossimi anni richiede una comunicazione più coordinata ed organica, ai vari livelli, varando una strategia che paghi meglio in termini di immagine, di diffusione, di rafforzamento del senso di identità associativa
Impegno per sport e parrocchia...
Tra le nuove frontiere di impegno per il C SI nei prossimi anni indicati dal presidente Mosella in Consiglio nazionale, figura il ritorno dello sport in parrocchia Ma il C SI non può chiedere che il “suo” sport rientri in parrocchia e poi lasciare la parrocchia sola ad affrontare i difficili problemi organizzativi e gestionali dello sport odierno L’Associazione deve perciò essere pronta a proporsi anche come struttura in grado di gestire, per conto della parrocchia, attività ed impianti, sollevandola da compiti di cui non ha esperienza o per i quali le è difficile attrezzarsi in proprio
C’è poi il problema dei programmi Per ora il C SI propone alle parrocchie Fantathlon e Giocasport, ma certamente bisogna andare oltre, con progetti finalizzati che tengano presente la realtà composita delle parrocchie

Non imboccare questa strada di servizio dedicato - come ha avvertito Mosella - potrà condurre a due esiti: o la parrocchia continuerà a tralasciare lo sport, o la parrocchia si organizzerà in proprio
Sport a scuola
Oggi che la scuola afferma con forza che intende riappropriarsi di un ruolo ben preciso, aprendosi ad una nuova progettualità, è compito del C SI favorire al massimo un tale processo, badando a realizzare programmi di attività che possano essere ritenuti idonei dalla realtà scolastica
È questo un secondo orizzonte di nuovo impegno che il presidente del C SI Mosella ha delineato al Consiglio nazionale L’approvazione da parte del Ministero dei progetti C SI avviati alla sperimentazione in 30 province va considerato solo il primo passo di una nuova stagione È probabile - ha avvertito Mosella - che le difficoltà non mancheranno, perché il C SI dovrà superare gelosie e chiusure Perciò è stato costituito in seno alla Presidenza nazionale l’Ufficio Sport a Scuola, struttura votata a seguire in modo vigile e costruttivo il settore
Politiche sociali
È il terzo fronte di impegno per il C SI da qui al 2000 Si intende aiutare la periferia a fare progettazione, in modo che possa compiere un salto di qualità, passando da interventi coraggiosi, ma a pioggia, ad interventi coordinati

L’ufficio per le politiche sociali già risponde alla logica di dare supporto agli interventi, e di guidare l’Associazione all’utilizzo dei canali che oggi si aprono (a livello europeo, nazionale e locale) all’associazionismo di terzo settore
Nel definire le linee di intervento per i biennio 1999-2000 ogni scelta va compiuta con un occhio rivolto al panorama europeo, visto che ormai è da considerare certo l’ingresso dell’Italia nell’orbita dell’Euro, con tutto ciò che comporta. Non si tratta solo di agire
per un rilancio della FICEP, per la quale il CSI propone un nuovo Statuto, ma di “imparare a ragionare con mentalità europea, anche per proporci come una grande e moderna associazione di respiro europeo alle strutture comunitarie”. Anzi, ha auspicato il presidente Mosella, il tradizionale fronte di impegno europeo andrebbe allargato ad una logica da Federazione Internazionale
Campus per operatori sportivi in parrocchia
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Forzavenitegente...
In Parrocchia e in Oratorio si pensano e si provano proprio tutte per avere un buon rapporto costruttivo con i ragazzi e con i giovani
E allora perché non rinnovare l’attenzione per l’attività sportiva con una proposta mirata e corretta?
Di voglia ce n’è tanta in giro
Lo ha dimostrato una prima esperienza promossa dal C SI lo scorso anno a Perugia: uno stage di quattro giorni per operatori sportivi parrocchiali!
Sono arrivati un po’ da tutta Italia, alla spicciolata o in piccoli gruppi: catechisti dell’iniziazione cristiana dei bambini, membri del consiglio pastorale parrocchiale, un diacono, un gruppo di giovani affiatati, un diplomato dell’ISEF inviato dal parroco: mossi da curiosità, interesse, anche se fuori ambiente sportivo e associativo
Disponibili si, però, e tanto, verso le proposte di riflessione e verso i “laboratori” per acquisire tecniche, o almeno per cogliere novità !
L’offerta si ripete in luglio, con un Campus a Capracotta (Isernia) per animatori e operatori sportivi in Parrocchia: 7 giorni dal 13 al 19 luglio
Certamente si dovrà affrontare il rapporto tra Parrocchia e sport, la valenza educativa dell’attività sportiva che coniuga insieme promozione umana ed evangelizzazione Così come verranno affrontati i delicati rapporti tra catechesi e sport e tra Società sportiva e altri gruppi presenti in Parrocchia

Tutto ciò sarà filtrato attraverso l’ottica del ruolo educativo dell’animatore-operatore-allenatore
Ma gran parte del tempo sarà dedicata ai laboratori operativi, per acquisire competenze precise in ordine all’attività ludico sportiva dei bambini, dei ragazzi, degli adolescenti, fino a simulare progettti sportivi da realizzare con i giovani stessi
Un’esperienza più ampia, più completa di quella dello scorso anno, ancora più operativa e intrigante
di

Legge 285/97

Cambiano le prospettive
nelle politiche giovanili
Perl’infanzia & l’adolescenza
Finalmente una legge che ribalta le logiche e le politiche di intervento sull’infanzia e l’adolescenza Se ne sentiva il bisogno!
Perl’infanzia & l’adolescenza
Stiamo parlando della legge n 285 approvata lo scorso agosto e che ha per oggetto: Disposizioni per la programmazione di diritti e opportunità per l’infanzia e l’adolescenza
Sì, davvero, è mutato l’orizzonte nell’approccio culturale e la rotta nelle politiche di intervento
Nel recente passato la legislazione italiana, in questo settore, si era mossa in una logica centrata su temi quali il disagio giovanile, la devianza e quindi puntava prioritariamente sulla prevenzione ed il recupero (si pensi alla L 309/90 e alla 216/91) La scuola medesima ne è stata coinvolta nella sua progettualità educativa Gli interventi previsti erano quelli contenuti nella legge 162/90 che all’art 26 forniva il piano degli interventi che fino ad oggi hanno costituito l’ossatura dei progetti aventi come destinatari i bambini delle materneelementari (Progetto “Arcobaleno”), i preadolescenti delle elementari-medie (Progetto “Ragazzi 2000”), i giovani delle superiori (Progetto “Giovani”) e gli stessi genitori (Progetto “Genitori”)
Non che non fossero buone leggi tutt’altro!
Ma in quella normativa l’universo giovanile veniva letto più come problema, come emergenza sociale che come risorsa È in questa nuova prospettiva che si colloca la 285 Una legge voluta (sarà un caso? ) da un Ministro donna: Livia Turco, Ministro per la Solidarietà Sociale

Già nell’esordio (art 1) si apre in tutta la sua ampiezza il nuovo orizzonte culturale È istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Fondo Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza finalizzato alla realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale per favorire la promozione dei diritti, la qualità
Leo Leonedella vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell’infanzia e dell’adolescenza ”
Ed ecco un secondo passaggio significativo: non si tratta di avviare interventi dall’alto, ma di attivare le Regioni in una strategia che richiede il coinvolgimento dei Comuni per ambiti territoriali di intervento Vengono anche menzionati quindici città a forte densità demografica alle quali viene assegnato il 30% delle risorse previste dalla legge Viene inequivocabilmente proposta una logica di intervento “ a rete”, mediante la quale sono coinvolti, oltre ai soggetti istituzionali, le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (art 2)
Questi i progetti ai quali destinare i finanziamenti previsti dal Fondo: miglioramento della qualità di relazione genitori-figli; innovazione e sperimentazione nei servizi per la prima infanzia; realizzazione di servizi ricreativi ed educativi per il tempo libero; realizzazione di azioni positive per la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; azioni di sostegno alle famiglie che abbiano al loro interno uno o più minori con handicap (art 3) In questa gamma di iniziative e di servizi, ampio spazio viene assegnato alle dimensioni si socializzazione, di attività ludica e ricreativa in una prospettiva di rivalutazione degli spazi urbani e naturali (art 5,6,7) Un’ultima nota di rilievo merita la sottolineatura del legislatore sulla qualità degli interventi che devono essere realizzati nell’ambito dei servizi ricreativi ed educativi per il tempo libero “ attraverso operatori educativi con specifica competenza professionale ” (art 6)
Un’occasione da non perdere per un’Associazione come il C SI che ha lanciato in questi mesi il suo nuovo progetto formativo e che intende ammodernare strategie, risorse e strumenti in coerenza al mutato orizzonte giovanile a misura del quale occorrerà delineare strategie e progetti La legge 285 costituisce una opportunità in più
fari” rnativi
“Affari” alternativi
Il Decreto Legislativo 4 dicembre 1997 n 460 ha apportato modifiche ed integrazioni alla normativa tributaria dettando una nuova disciplina per gli enti non commerciali e per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS)
Una prima considerazione va fatta sulla qualificazione di queste due figure giuridiche per capirne meglio la natura fiscale e le applicazioni conseguenti
La distinzione principale riguarda il perseguimento delle finalità sociali e di solidarietà che, per le ONLUS (art 10 2° comma), si concretizzano in attività rivolte al di fuori dell’organizzazione, mentre per gli enti non commerciali, tra cui un ruolo centrale assumono quelli a base associativa (art 5), si concretizzano in attività rivolte all’interno dell’associazionismo e quindi verso i soci Le associazioni sportive del Centro Sportivo Italiano rientrano tra gli enti di tipo associativo previsti già dall’art 111 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi così come precisati dall’art 5 del D lgs 460/97
Viene specificata la natura dilettantistica dell’associazione sportiva, con esclusione pertanto dell’applicabilità della normativa, ad associazioni che svolgano attività sportiva a livello professionistico
Il D lgs provvede anche a determinare i criteri per individuare l’oggetto esclusivo o principale dell’attività delle associazioni
Tale oggetto (nel nostro caso l’attività sportiva) è determinato in base all’atto costitutivo o allo statuto ed è pertanto l’attività essenziale per realizzare le finalità che l’atto costitutivo o lo statuto indicano L’associazione sportiva dilettantistica deve pertanto prevedere nell’atto costitutivo o nello statuto (che non necessariamente deve essere redatto per atto pubblico presso un Notaio, ma che può essere redatto anche per scrittura privata autenticata o registrata) che la promozione dello sport e della pratica sportiva costituisce oggetto esclusivo o principale dell’associazione stessa e che questa non persegue finalità di lucro L’atto costitutivo o lo statuto devono poi prevedere una serie di altri elementi che dalla nuova normativa sono considerati “sostanziali” ai fini della qualificazione “ non
Nuova disciplina per gli Enti non commerciali diRenato
commerciale” di questi enti di tipo associativo
Trattandosi di enti a base associativa diventa molto importante fissare il rapporto associativo o la “qualifica” di socio sia per il momento dell’accesso all’associazione, come per la partecipazione (diritti e obblighi) alla vita associativa come pure per la cessazione del rapporto Si tenga presente che tutti i soci devono partecipare alla vita associativa su posizioni paritarie e democratiche e che devono essere garantite in tema di eleggibilità, votazioni di pubblicazione di atti (convocazioni di assemblea, deliberazioni adottate, bilanci preventivi e consuntivi, controlli di gestione, ecc )
La identificazione di ente non commerciale, infatti, secondo la normativa in questione è strettamente correlata alla posizione dei soci Infatti non sono considerate commerciali le attività, purché svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali (previsti nell’atto costitutivo o nello statuto), effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti dei soci Viene pertanto confermata la regola dell’esclusione da imposizione fiscale delle somme versate dagli associati a titolo di contributo o quota associativa e non sono considerate commerciali le cessioni anche a terzi di pubblicazioni dell’associazione che sono cedute prevalentemente agli associati
Per gli enti non commerciali sono esclusi, inoltre, da imposizioni tributarie i fondi raccolti occasionalmente in campagne di sensibilizzazione o ricorrenze e celebrazioni
Ulteriori elementi da prevedere nell’atto costitutivo o nello Statuto sono il divieto di distribuire ai soci utili o avanzi di gestione nonché fondi, riserve o capitale e l’obbligo di prevedere la devoluzione del patrimonio dell’ente, in caso di suo scioglimento per qualsiasi causa, ad altra associazione con finalità analoghe o ai fini di pubblica utilità

Va infine ricordato che, relativamente al regime di determinazione del reddito dell’associazione ai fini della tassazione forfettaria viene confermata la normativa prevista per le associazioni sportive dilettantistiche dalla legge 16 12 1991, n 398
Vailati
In questa fase d’importanti riconoscimenti al cosiddetto “terzo settore”, al variegato mondo del volontariato e dell’economia non profit, appare ormai obbligata ed urgente una nuova strutturazione delle Società sportive e delle realtà associative locali che operano e organizzano servizi nel segno e nello stile del volontariato.
La nuova strutturazione deve
partire da un ’adeguata preparazione dei dirigenti ed operatori locali, il cui primo passo è costituito dalla conoscenza della nuova normativa sulle associazioni non commerciali con le implicanze che può avere sull’associazionismo in particolare
Ampliare gli orizzonti e cominciare a pensare in chiave europea: questo in sintesi il tema del seminario svoltosi a Roma il 21 marzo ed organizzato dall’Ufficio Politiche Sociali e Progetti della Presidenza nazionale
Ilfuturo inEèuropa
L’incontro, rivolto ai referenti regionali e provinciali dell’Associazione, ha destato un vivo interesse tra i partecipanti, che hanno dato vita ad un fitto dialogo con i tre relatori Dopo una breve, ma necessaria, introduzione sulle istituzioni dell’Unione Europea, tenuta dall’avvocato Stefano Nitoglia, consulente per gli affari internazionali dello IEREF, l’attenzione si è spostata sull’importanza di imparare a pensare e, quindi, a progettare secondo una logica europea Logica che noi italiani, a differenza di altri Paesi, ancora non abbiamo acquisito e che ci fa essere lo Stato che più di tutti lascia inutilizzati i cospicui fondi comunitari messi a disposizione nei vari ambiti d’intervento
In un momento delicato e pieno di incertezze sul futuro dello sport dilettantistico, l’Unione Europea rappresenta una fonte preziosa da cui attingere risorse
Le Associazioni non profit, inoltre, hanno assunto una grande importanza in seno alla Commissione Europea e beneficiano di molte “linee di bilancio” poiché, operando all’interno della società, sono considerate le vere fautrici dell’integrazione e della coesione sociale
L’intervento del Presidente nazionale Donato Renato Mosella, in linea con le tesi esposte dal prof Roberto De Mattei, presidente dello IEREF, ha voluto evidenziare il maggior respiro internazionale che dovrà assumere la nostra Associazione, in vista delle importanti scadenze politico-economiche del 1999
Ha aggiunto, inoltre, che la FICEP , di cui fa parte anche il C SI, deve riacquistare un peso, in ambito europeo, che le consenta
Ilfuturo inEèuropa di
di accreditarsi come un vero soggetto di rilevanza internazionale
Sono stati molto apprezzati dalla dott ssa Paola Rosa, che lavora a Bruxelles, i progetti assistiti e locali 1998 dei nostri Comitati provinciali e li ha definiti tutti potenzialmente finanziabili dalla Commissione Europea, lasciando intendere che la materia trattata dal C SI è molto valida, va solo proiettata in una dimensione transnazionale
Passando ai risvolti più tecnici inerenti ai criteri per una corretta presentazione delle iniziative, la dott ssa Rosa ha focalizzato l’attenzione sulla necessità di presentarli in inglese o francese anziché in italiano e sul rispetto di tutti i criteri citati nel bando Inoltre, ha aggiunto, sarà essenziale all’interno del Comitato, una figura capace di curare le relazioni con i partner stranieri tramite Internet
All’interno dell’Unione lo sport ha un ruolo rilevante essendo considerato un potente veicolo d’integrazione sociale e di occupazione e si stima che entro il 2000 genererà ben 15 000 nuovi posti di lavoro in ogni Stato membro Per questo, già negli ultimi quattro anni, è stato creato il programma Eurathlon che promuove l’attività sportiva in tutte le sue forme ed in cui trova spazio anche l’attività a favore dei disabili Ma dal 1999 le prospettive europee si amplieranno enormemente in quanto lo sport costituirà una linea politica a sé stante nell’ambito della Commissione Dovremo essere pronti per quella data ad accreditarci come Associazione che si avvale di persone preparate che sanno progettare
Ma per fare tutto ciò, non ci si può improvvisare progettisti, bisogna dare strumenti adeguati alle persone che si cimenteranno in questo lavoro
Formare veri e propri operatori in grado di affrontare i progetti comunitari è stato l’altro grande bisogno portato alla luce da tutti i partecipanti e che la Presidenza nazionale, come ha annunciato il Responsabile nazionale dell’Ufficio Politiche Sociali, Renato Vailati, intende soddisfare con un vero e proprio Corso che si svolgerà la prossima estate a Roccaporena
solo calcio
Nonsolo calcio

Tornano i Mondiali di calcio e gli italiani, come al solito,si scoprono un popolo di tifosi (per non parlare dei commissari tecnici ) Ma quale è la realtà dello sport nel nostro Paese? Lo sport visto in TV o dagli spalti di uno stadio, certo, ma anche e specialmente quello vissuto e praticato Non solo calcio, dunque, ma anche tutte quelle discipline che, a torto, vengono considerate “minori” “Non solo calcio” è quindi il tema del concorso letterario che il quotidiano “Avvenire” bandisce in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano
1 Il concorso è riservato a racconti in cui sia presente e determinante la realtà di un qualsiasi sport, praticato o seguito da “tifoso”
2 Per racconti si intendono narrazioni di storie vere o vicende rivissute attraverso varie forme: realistica, drammatica, memorialistica, fantastica, ecc Le riflessioni personali di carattere saggistico non saranno pertanto prese in considerazione

3 I racconti devono essere inediti e compresi in una lunghezza non inferiore alle 5 cartelle e non superiore alle 12 cartelle Inoltre devono essere dattiloscritte e in lingua italiana
4 I racconti saranno esaminati da una giuria presieduta da Donato Mosella, presidente nazionale del C SI, e composta da Giuseppe Bonura, Alberto Caprotti, Oreste Del Buono, Gene Gnocchi, Enrico Mattesini, Gabriele Romagnoli, Sara Simeoni e Alessandro Zaccuri
5 La giuria sceglierà i 20 racconti vincitori, con giudizio insindacabile, entro il 30 giugno 1998
6 I racconti scelti dalla giuria saranno premiati con la pubblicazione sulle pagine di “Avvenire” e con l’inserimento in una antologia edita da Limina


7 I racconti devono pervenire in 10 copie, unitamente al tagliando, compilato in ogni sua parte, che comparirà su “Avvenire” ogni domenica fino alla scadenza del concorso, al seguente indirizzo:
Concorso letterario “Non solo calcio”
presso: Avvenire - via Mauro Macchi 61 - 20124 Milano
Sono circa 50 le ludoteche C SI
L’isoladiPeterPan e l’Arcobalenofilante
L’Isola di Peter Pan, Ludoblù, L’albero delle capriole, I topolini, L’arcobaleno filante: hanno nomi fantasiosi e divertenti le ludoteche che vanno spuntando un po’ in tutta Italia nell’ambito dei Centri Fantathlon organizzati dai Comitati C SI
In ogni ludoteca c’è un duplice obiettivo: il primo è rivolto all’interno dello spazio-giochi i ragazzi e le ragazze C SI o i bambini svolgono le loro attività; l’altro è invece rivolto all’esterno Nel primo caso vengono utilizzati prevalentemente giochi di movimento per favorire la creatività e la spontaneità dei partecipanti, nel secondo caso, invece, c’è la possibilità di prendere in prestito qualunque gioco, anche da tavolo, da portare a casa per dividerlo con gli amici o i genitori, o da trasformare in compagno quando si è soli
Se i presupposti pedagogici e i canoni di riferimento sono sempre gli stessi, spesso cambiano i dettagli organizzativi e gli sviluppi gestionali, per cui ogni ludoteca finisce poi con l’assomigliare solo a se stessa

Prendiamo il caso dell’Isola di Peter Pan, inaugurata in quest’inizio del 1998 a Molfetta Le sue attività sono state progettate nientemeno che
L’isoladiPeterPan e l’Arcobalenofilante di Stadium
dalla cattedra di pedagogia sperimentale dell’Università di Bari, diretta dal prof Vito Antonio Baldassarre, e saranno coordinate da una équipe psico-medico-pedagogica diretta da un’altra docente dell’Università barese, la dottoressa Maria Cavalluzzi
L’interesse della struttura accademica per l’iniziativa non si fermerà alla prima fase progettuale E’ stata stipulata, infatti, una convenzione affinché la ludoteca C SI sia usata come sede per la pratica dei tirocinanti del corso di laurea di scienze dell’educazione
Tutto ciò dimostra quanta strada è stata compiuta dalle prime esperienze, e quanto fosse giusta l’intuizione del C SI di fare delle ludoteche un caposaldo del tentativo di restituire ai bambini l’infanzia attraverso il gioco e il movimento
Oggi le ludoteche C SI sono circa 50, dislocate presso Comitati di tutte le zone d’Italia Un numero interessante, soddisfacente, ma che di certo varrebbe la pena ampliare ancora E i tempi sembrano maturi anche per fare un primo punto sul cammino percorso in questo campo, mettendo a confronto le esperienze compiute, per rendere partecipe tutta l’Associazione del tesoro di progettualità che si è accumulato Stadium si impegna, da canto suo, a fare delle ludoteche l’argomento di un suo ampio servizio speciale
specchio
Eroi manonper caso
Sarete buoni educatori se sarete uomini e donne autentici, che traboccano di passione e di genio educativo verso i ragazzi Non è possibile però parlare di passione educativa e di amore ai giovani senza l’appello all’eroismo: il Papa lo va ripetendo ai giovani in tutte le occasioni
Si usa dire che è triste quella società in cui c’è bisogno di eroi Nella Chiesa però la connotazione dell’eroismo è dentro l’identità cristiana: è sinonimo di santità
Credo d’essere buon testimone della passione educativa e dell’amore ai giovani nel C SI Poi, come talora succede, soprattutto quando le cose vanno bene, si possono creare usure e incrostazioni che hanno bisogno ogni tanto di revisioni anche radicali
C’è un aspetto fondamentale ed inevitabile della vita associata: e cioè il senso e l’esercizio dell’autorità e del potere; e, di riflesso, l’eterna nostra aspirazione alla carriera, al primo posto, alla posizione di prestigio L’autorità e il potere sono strutture di governo, che possono essere deviate, per il peccato d’origine che tutti c’inquina, verso il dominio dell’uomo sull’uomo, mentre devono esser intese, secondo la parola di Gesù, come servizio, e servizio in spirito di umiltà e di totale dedizione La bramosia del primo posto, poi, finisce per diventare anch’essa idolatria Ne nasce tutta una costellazione di atteggiamenti e di comportamenti, che
hanno nome presunzione, arroganza, falsità, prevaricazione, clientelismo, e via dicendo
Si tratta d’una forte tentazione, veramente demoniaca, che aggredisce tutti gli uomini del potere, come la storia dimostra Nessuno può dirsi “vaccinato” a sufficienza per contrastare questa idra dalle sette teste sempre rinascenti Gesù ha piu volte messo in guardia dinanzi alla tentazione del potere – come – dominio (che è sorella dell’altra tentazione: quella della ricchezza), ed ha proposto scelte radicali, senza sfumature e sconti di sorta: ”Chi vuol essere grande tra di voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” (Mc 10,44) (Servo = dulos, cioè schiavo, e per questo diaconos, cioè servitore)
“Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi” (Mc 10,21): il distacco effettivo, e non solo affettivo, dai beni è “conditio sine qua non” per essere cristiani
Noi siamo facilamente attaccabili dal virus insidiosissimo e devastante del potere e dei soldi perché, in realtà, non siamo credenti, o non siamo credenti a sufficienza Per questo cerchiamo surrogati di sicurezze concrete e di pronto uso dinanzi alla scommessa della fede in un Dio che si nasconde, e ci
mons. Giuseppe Chiaretti

diArcivescovo di Perugia
costringe a ricercare con fatica le sue tracce dentro le contraddizioni della storia Bisogna allora essere molto vigili, fortificarsi interiormente contro le insidie del potere e delle ricchezze, crescere nella fede e nelle tipiche virtù cristiane ; ma anche far uso di tutti quegli accorgimenti umani che l’esperienza ha escogitato per ridurre la virulenza del demone del potere: rotazione degli incarichi, pubblicità e trasparenza dei bilanci, gestione collegiale, verifiche attente e continue, rispetto degli impegni assunti, rendicontazioni fedeli e così via Sono criteri che anche gli organismi ecclesiali stanno assumendo decisamente per prevenire, o almeno attenuare le tentazioni del potere e della ricchezza
Anche perché le controtestimonianze in questo ambito sono quanto mai nocive per l’evangelizzazione, che è e rimane l’unico scopo per cui la Chiesa esiste, la sua missione nella storia
Lastoria delbagnino
Sapete la storia del bagnino che abitava in un suo rudimentale e minuscolo chalet di legno in riva al mare, dalle assi sconnesse e pieno di vento; quel bagnino era tutto preso dal desiderio di aiutare i naufraghi, e di fatto ne salvava molti Altra gente, vedendolo, s ’unì a lui e formò l’associazione dei bagnini ed altre associazioni di amici di bagnini; lo chalet dalle assi sconnesse diventò una bella “rotonda” affacciata sul mare, dove si faceva ogni sera festa per consolidare l’amicizia Solo che... non si raccoglievano più naufraghi in mare!
L’efficienza organizzativa e l’immagine si trasformano talora, se non siamo più che vigili, in un rischio mortale per l’ispirazione originaria; e, per recuperarla, bisogna scrollarsi di dosso tante sovrastrutture. Come fare non lo so Però bisogna farlo

Sport per amicizia
“Un estraneo è solo un amico che non hai ancora avuto il tempo di conoscere ”
Non c’è dubbio sul fatto che la “partita” sia anche una straordinaria occasione per incontrare e conoscere nuove persone Purtroppo, è molte volte una occasione che viene spesso sprecata e sottovalutata!
Lo testimoniano i “rituali” del pre e dopo partita
Capita spesso di arrivare al campo “di corsa”, di gironzolare infastiditi per l’Oratorio alla ricerca di qualcuno che indichi dove sono gli spogliatoi, di cambiarsi frettolosamente e di incrociare solo “ a centrocampo” lo sguardo di qualcuno che veste una maglia diversa e del quale non sappiamo nulla, nemmeno il nome Poi, quando va bene, ciascuno per la sua strada, senza polemiche o rancori
Un copione che viene vissuto non per scelta ma perché si è travolti dai ritmi frenetici della vita A volte finiamo per tralasciare o dare per scontate le cose che ci stanno più a cuore

Sogniamo e vogliamo “momenti di sport” che siano prima di ogni altra cosa cocktail di lealtà, amicizia, sano agonismo, divertimento, incontro con gli altri e poi si finisce
Da queste considerazioni è nata l’idea della Giornata dell’Accoglienza
Non una festa o una manifestazione “occasionale”, ma l’invito a vivere i valori del C SI nella quotidianità, cioè in una normale partita di calendario

Basta una semplice telefonata in settimana per attivare l’entusiasmo: “Sentite, domenica giochiamo alle 15 Vi va di venire da noi in mattinata, magari per partecipare alla S Messa e poi per pranzare tutti insieme all’Oratorio ”
Così le oltre 200 Società che hanno aderito all’iniziativa hanno dato vita ad una varietà di iniziative: spaghettate con i genitori
delle due squadre; spuntini preparati dai ragazzi; “torta party” con la votazione della migliore torta e tanta festa
Quel che più conta è che quasi per “magia” (meglio, per semplice dinamiche educative !) i ragazzi in campo quella domenica hanno incontrato non più estranei, ma “amici” che avevano conosciuto nelle ore precedenti di cui sapevano nome, interessi, carattere Ed alla fine tutti a casa con la voglia di rincontrarsi quanto prima e con nel cuore la certezza che “vincere è importante ma che l’amicizia è davvero una cosa irrinunciabile”
A scendere in campo nella Giornata dell’Accoglienza sono stati anche personaggi del mondo dello sport quali Dino Meneghin, Sandro Gamba, Franco Baresi oltre al vulcanico don Antonio Mazzi
“Credo che l’idea del C SI sia stata veramente geniale - ha dichiarato l’ex capitano del Milan - La cosa che più piace è che l’iniziativa sia avvenuta all’interno di una normale partita di campionato Solo così si insegna ai ragazzi a vivere con amicizia e simpatia un momento vero e forte come quello della partita”
L’entusiasmo provato nel weekend della Giornata dell’Accoglienza ora dovrà rivivere in tutte le altre partite Perché nessuna sconfitta e nessuna vittoria può essere tanto importante da negarci la gioia di incontrare un nuovo amico
Sport per amicizia 27
Ricerca del C SI
Cremona sui valori dell’attività sportiva
Sport,ragazz
Comecambia lo sport? Cosa rappresenta per i ragazzi? Quali sono le aspettative dei genitori rispetto all’attività sportiva dei loro figli? E quali sono i valori che lo sport cerca di comunicare? Per cercare di approfondire questi aspetti di grande rilievo educativo il C SI di Cremona insieme alla FoCr e alla Cooperativa Iride hanno progettato una ricerca che ha coinvolto circa 500 ragazzi di Società sportive e Oratori, e altrettanti genitori La ricerca - dice la prof Anna Manara, presidente prov C SI - ha messo in evidenza gli atteggiamenti che hanno le famiglie e i ragazzi davanti alla pratica sportiva e a quali condizioni lo sport può avere una valenza educativa È servita anche per capire quale tipo di coinvolgimento delle famiglie possa risultare ottimale per valorizzare tutte le potenzialità educative dello sport
Alcuni dati positivi: i ragazzi manifestano ancora un grande bisogno di fare sport (75%), tendono a drammatizzare poco in caso di sconfitta (78%), non vivono la panchina come un dramma (56%), hanno un atteggiamento solidale verso i compagni di squadra (27%) Eppure anche in questo clima sereno e costruttivo l’allenamento è considerato soprattutto un sacrificio (43%), un’attività poco divertente, in contrasto con la voglia di gioco che ha ispirato l’accostamento alla pratica sportiva
Del resto, secondo i ragazzi i genitori li mandano a fare sport perché si divertano e ne guadagnino in salute (41%) Solo pochissimi pensano che le famiglie vorrebbero trasformarli in campioni (4%) Sembra poi che i genitori vadano abbastanza poco a vedere le partite dei figli, e quasi mai assistano agli allenamenti
Ancora più interessanti le risposte date dalle famiglie Una Società sportiva viene scelta da un genitore soprattutto per il carattere specifico della sua proposta, per il modo di lavorare (47%), per la fiducia che ispirano i suoi operatori (61%) Nel caso degli Oratori è il bisogno di educazione a ispirare le scelte: un oratorio viene preferito per il suo progetto educativo e per la qualità educativa della sua proposta sportiva (49%) Anche i
genitori affermano che a loro interessa poco che il figlio diventi un campione o un superman: il loro desiderio è che i ragazzi imparino a tener conto degli altri (66%), a crescere come persona (61%), ad affrontare gli impegni (47%), a divertirsi (41%)
Da questi ed altri risultati della ricerca emerge come la dimensione agonistica dello sport sia abbastanza lontana dagli interessi di ragazzi e genitori, molto più interessati alla dimensione ludica e educativa delle attività Ma nell’accettare tali conclusioni, forse si dovrebbe tenere conto del limite della ricerca e del particolare contesto in cui è stata effettuata, e cioè quello di alcune Società del C SI e di alcuni Oratori, ambienti la cui scelta di fare sport, rispetto a realtà federali o private, connota già in chi la effettuta una mentalità più attenta ai valori umani che ai risultati tecnici Le persone intervistate non appartengono a quegli ambienti nei quali l’agonismo è accentuato e dove l’aspettativa del figlio campione è al limite dell’esasperazione ma appartengono a quel mondo più umano dove contano ancora le persone e le buone relazioni interpersonali
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ziefamiglie
Laricerca del C SI Cremona è un’occasione per riflettere sul rapporto che esiste tra genitori e Società sportiva I genitori dicono di scegliere per i figli non la disciplina sportiva ma l’impostazione educativa, il modo di lavorare della Società, la fiducia che i dirigenti sanno infondere
zi e famiglie
Gli operatori sportivi forse non sempre si rendono conto di quanto i genitori investano su di loro, quale aiuto si aspettino nell’educazione dei figli; forse le Società sportive pensano di più a “ cosa fare” e meno a “ come farlo”, mentre i genitori affermano di sceglierle e valutarle soprattutto in base a come si qualificano sul piano delle scelte educative
Delegare ad altre figure educative il compito di far crescere e maturare i propri figli è un atto educativo importante, permette infatti ai genitori di crescere i figli senza la pretesa di averne il monopolio, con la ricchezza di personalità diverse che concorrono alla formazione umana e sociale del ragazzo Spesso ciò che il genitore non riesce a far capire al figlio è possibile all’animatore sportivo o all’insegnante Ad esempio, nella ricerca i genitori affermano di aspettarsi
all’attività motoria che i figli imparino ad affrontare gli impegni; anche la scuola offre questa opportunità, ma evidentemente l’impegno, scelto liberamente (sport) e non obbligatorio (scuola) ha valenze diverse sulla formazione del carattere; ha in più la possibilità di far maturare la coscienza che serietà e costanza sono qualità che caratterizzano una persona in ogni momento della vita, anche nel divertimento E tutti noi sappiamo quanto sia importante che i ragazzi, divenuti adolescenti, sappiano divertirsi mantenendo saldi certi valori e princìpi!

A volte però i genitori non sono a conoscenza del progetto educativo dell’Oratorio o della Società sportiva La delega diventa più semplicemente fiducia cieca nelle persone, senza analizzare troppo a fondo le situazioni Dare carta bianca non è sempre sinonimo di autentica fiducia, a volte è un modo sbrigativo per mettersi tranquilli con la propria coscienza D’altro canto non tutte le Società sportive sono interessate alla collaborazione con i genitori La delega, a volte, è condotta anche per gli operatori sportivi; si è così autorizzati a non rendere conto a nessuno delle scelte fatte, a non discutere su ciò che è più opportuno fare Il confronto fa sempre un po’ paura, se possibile è meglio evitare; in caso di errore di valutazione c’è sempre comunque la buona fede
Se si vuole cogliere la provocazione che emerge dal questionario, occorre mettere in atto quelle strategie che permettano di approfondire il rapporto sport-educazione, perché sempre più genitori possano fare il salto di qualità, che permette di considerare i figli come persone da conoscere e rispettare, non come mezzi per realizzare i sogni rimasti nel cassetto La collaborazione stretta tra genitori e animatori sportivi è indispensabile per aiutare i ragazzi a crescere nel rapporto di socializzazione, nel superamento di personali incapacità o difficoltà, nella riscoperta del divertimento e del piacere come gratificazione che aiuta a vincere le paure e le insoddisfazioni quotidiane, come mezzo per vivere una vita più bella
di
Elsa Inzoli
Figli e genitorid’accordo: l’importante è crescere
ra cc o tn o
La scalata del prof. Pantera

Perdonatemi se il titolo è un po’ enigmatico, ma calza alla perfezione per spiegare ciò che sta accadendo da quando la Virtus si prepara al ricambio del presidente Di solito, per decidere chi sarà il nuovo presidente nelle società sportive parrocchiali ci si affida al parroco perché è “l’unico” ad avere le idee sempre chiare Lo dico perché è sempre successo così nella Virtus In fondo il presidente l’ha scelto sempre don Carlo Lui è un forte sostenitore della democrazia (guidata) Detto così, il concetto di democrazia diventa un po’ riduttivo ma poi, in pratica, il concetto rende molto di più di quanto sembra
Per tornare al prof Pantera e alla sua scalata, diciamo che non è un patito di alpinismo, anche se la voglia di arrampicarsi l’ha preso proprio forte A lui la democrazia “guidata” di don Carlo non piace affatto Non tanto per motivi ideologici, quanto perché in trent’anni non gli è mai riuscito di realizzare il suo sogno: fare il presidente È un sogno, questo, che lo tormenta notte e giorno da quando ha messo piede nella Virtus Insegnante di educazione tecnica presso la Scuola Media del paese, è un bravissimo allenatore di atletica Purtroppo, per la bramosia di fare il “leader maximo” non ha dato spazio più di tanto alle sue capacità di allenatore
Da sempre consigliere di presidenza e spacciatore di mugugni come forma infallibile di ogni prassi educativa, è diventato, in questi ultimi tempi, un agnellino Qualche genitore dice che sia stata la vecchiaia a renderlo un po’ più docile e accondiscendente, ma don Carlo, che lo conosce bene, dice invece che è la voglia di fare il presidente a renderlo più ipocrita
Certo, di inversioni ad U se ne vedono tante da parte di chi ha fretta di arrivare in qualche posto, costi quel che costi, anche se, per la verità, vengono punite severamente nel nuovo codice della
strada E se il prof Pantera si sente così apertamente condotto a farne una al giorno vuol dire che una meta in testa ce l’ha, costi quel che costi Quali dinamismi si sono scatenati in questo vecchio professore se qualche mese fa aveva deciso di chiudere con la Società sportiva?
A fare chiarezza è sempre don Carlo: “Il professore ha deciso di tornare alla ribalta quando ha saputo che Giorgio non intende più ricandidarsi come presidente Ma Pantera deve sapere che lui non potrà fare mai il presidente della Virtus, perché ha avuto sempre atteggiamenti da ‘primo della classe’, creando un malessere diffuso tra tutto il gruppo dirigente”
“Purtroppo - continua il parrocol bramosia del primo posto rea sempre una serie di comportamenti che hanno brutti nomi, come presunzione, falsità, arroganza ”
Per sconfiggere questi atteggiamenti non basta la cultura scolastica, ma è richiesta una cultura che non si impara a scuola, una cultura fondata sulla reciprocità, sulla fiducia, sulla collaborazione, sulla disponibilità
Nella sede della Virtus c’è un grande cartello appeso dietro la scrivania del presidente, sul quale è scritto: “Tu solo puoi farlo, ma non puoi farlo da solo” È uno slogan che sta lì chissà da quanto Probabilmente ce l’ha messo don Carlo per ricordare anche ai suoi presidenti che si sono avvicendati a quella scrivania un principio educativo scomodo ma fondamentale per la salute della Società sportiva: quello che sai fare meglio, fallo sempre, ma non farlo da solo, perché le capacità vanno messe in rete, collegandole alle capacità altrui, per ricercare non la propria affermazione personale ma l’affermazione del gruppo Chissà perché tipi come il prof Pantera, bravissimi ad allenare squadre, quando passano dalla panchina alla scrivania smettono di credere nel gioco di squadra e si mettono a fare il solista che pretende di vincere tutto da solo
di
Edio CostantiniLe parole del “Patto”
Partecipazione
“La fantasia al potere” Lo slogan a grossi caratteri impresso sul muro di cinta d’un oratorio salesiano dell’Umbria resiste da trent’anni al logorio del tempo e alle intemperie È un “messaggio” che sussiste dal tempo della contestazione sessantottesca
Anche i babelici ghirigori di oggi, che implacabilmente imbrattano le pareti d’innumerevoli edifici - e che non risparmiano nemmeno carrozze ferroviarie, tram e bus cittadinine contengono probabilmente qualcuno Ma questi segni arabescati sono criptici, trasversali, misteriosi e complessi come i sentimenti e i progetti dei relativi grafomani
I messaggi invece di quel Sessantotto turbolento, e insieme ricco di fermenti sociali, erano semplici e lineari Non lasciavano indifferenti i destinatari, ma andavano a segno come i dritti di un pugile Racchiudevano l’infinito ideale degli adolescenti come anche l’infinito progettuale dei giovani Ce n’era uno, scritto e ripetuto dovunque, che li riassumeva tutti: “Vogliamo partecipare” Era un grido intriso di speranza e di rabbia, come chi si sente estromesso - e tale era o si sentiva il giovane d’allora - dalle “stanze dei bottoni”, dai luoghi delle decisioni sociali e politiche Una voglia e un bisogno di partecipazione Partecipare, si legge nel Devoto-Oli, significa “prendere parte attiva a un fatto di ordine o di interesse collettivo” La partecipazione ai diversi ambiti della vita sociale (famiglia, scuola, parrocchia, gruppo sportivo, quartiere, mondo politico ecc ) è un diritto naturale, e quindi insopprimibile, di ogni persona capace d’intendere e di volere La partecipazione, anzi, insieme alla libertà e alla giustizia sociale, è una delle condizioni senza le quali la persona non può dispiegare appieno il ventaglio delle proprie potenzialità Ciascuno, soprattutto per le cose che lo riguardano, ha bisogno di sentirsi attore e non spettatore, protagonista c non comparsa, sulla linea del noto adagio latino: “Quisque faber fortunae suae est”

Ecco perché il tempo dei regimi oligarchici, di quelli cioè che
Vittorio Peri
concentrano nelle mani di un ristretto numero di persone il potere decisionale, deve considerarsi - e senza nostalgiedefinitivamente tramontato
L’esigenza di partecipazione alla vita sociale è tuttavia esclusiva dei singoli cittadini; appartiene anche alle associazioni, ai gruppi, alle cosiddette “istituzioni intermedie” che essi liberamente costituiscono per rispondere ai loro particolari bisogni o per perseguire finalità di natura religiosa, culturale, sportiva ecc
Anche il Centro Sportivo Italiano, come si legge al numero 9 del Patto, partecipa alla vita sociale attraverso la promozione della pratica sportiva finalizzata alla crescita integrale dei giovani Le innumerevoli iniziative che ogni giorno il C SI promuove in ogni parte d’Italia, oltre ad avere diretti riverberi educativi sui singoli soci e sulle società sportive, interessano anche l’intero tessuto sociale, ogni metro quadrato del territorio Con esse il C SI fa contestualmente animazione sportiva e culturale, promozione umana e spirituale; fa crescere la solidarietà interpersonale e il volontariato sociale, l’amore alla vita e il rispetto delle regole, il valore etico della gratuità e l’esperienza gioiosa della vita di gruppo
Con la sua vigile attenzione verso i processi legislativi di natura sportiva e collaborando con altri soggetti sportivi ed educativi il Centro Sportivo Italiano partecipa da sempre in modo attivo e responsabile alla costituzione dell’edificio sociale Non è mai stato a guardare dalla finestra la storia che passa per le strade, spesso tortuose e caotiche del nostro tempo; ha invece sempre intrecciato rapporti e dialoghi con altri gruppi della società civile E in questi mesi, con un supplementare sforzo organizzativo che richiede cospicue attrezzature e risorse economiche, migliaia di suoi animatori stanno scendendo in numerosissime piazze d’Italia per far incontrare persone di ogni età e condizione con attività sportive a misura delle loro esigenze
“Il Centro Sportivo Italiano partecipa alla storia del proprio tempo in maniera attiva e responsabile”
(Patto Associativo n 9)
