Stadium n. 4/1999

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E lo sport resta a guardare... E lo sport resta a guardare...

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D a l 1 9 0 6 i l m e n s i l e d e l C e n t r o S p o r t i v o I t a l i a n oA p r i l e 1 9 9 9

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editoriale

03 Peace, no war di Donato Renato Mosella

vitacsi

04 Gran Premio nazionale di Campestre di Marco Filippi Pioppi

07 Coppa Fair Play Snickers di Antonio Spinelli

12 Wheelchair hockey di Daniele Perini

13 Progettisti CSI: no problem! di Massimiliano Giombini

14 Turisti per gioco

15 Biga & Bike di Mauro Buzzoni

19 Campus per animatori sportivi in parrocchia di Leo Leone

22 Sport in piazza, riparte il giro d’Italia di Alessandro Cappelli

24 Joy Cup: a vele spiegate di Paolo Cardini

25 Joy Cup: chi prova le prove? di Massimiliano Tosi

dossier

08 Sport per tutti: la montagna e il topolino di Andrea De Pascalis

sport&sport

28 Sul Titanic del pallone di Alberto Caprotti

argomenti

16 E lo sport resta a guardare... di Fabrizio Mastrofini

18 La Chiesa, lo sport e la Scuola di Massimiliano Giombini

20 Cosenza: il Comune sceglie il progetto CSI di Marco Croci

21 Cultura cristiana e comunicazione di Luigi Crimella

27 Sport sociale: un diritto ignorato di Edio Costantini

rubriche

26 Allo specchio di Salvatore Boccaccio

30 Il racconto di Edio Costantini

radici

31 Pellegrini verso il giubileo di Vittorio Peri

A z I O N E Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma Tel 066867941- Fax 0668802940 http:\\www csi-net it E-mail: csi@csi-net it P u b b L I C A z I O N E I S C R I T TA al n 4987 del Reg Stampa del Tribunale di Roma del 4/1/1956

P R O g E T T O g R A f I C O Medias Pubblicità - Napoli I M PA g I N A z I O N E Gianluca Capponi, Marco Croci, Alberto Greganti

L E f O T O D I q u E S T O N u M E R O S O N O D I : A Criscuoli: pagg 4, 6, 8, 10, 12, 19, 20, 22, 24, 27; LDC : pagg 21, 26; S TA M PA

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4 M E N S I L E D E L C E N T R O S P O R T I V O I TA L I A N O D I R E T T O R E R E S P O N S A b I L E Edio Costantini E D I T O R E ARANBLU s r l Società unipersonale del Centro Sportivo Italiano Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma P R E S I D E N T E d e l C o n s i g l i o d i A m m i n i s t r a z i o n e Donato Renato Mosella D I R E z I O N E , R E D A z I O N E E A M M I N I S T R
Period
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sommario
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Peace, no war

Mentre questo numero di Stadium va in lavorazione, arriva un timido segnale di schiarita per una soluzione pacifica del conflitto nei Balcani Una guerra che, com'è ormai consuetudine nell'epoca mediatica, le televisioni portano nelle nostre case con tremenda efficacia. E ancora una volta ci troviamo, dopo il Ruanda e dopo Sarajevo, ad interrogarci sul senso del nostro lavoro, mirato a favorire l'incontro e il dialogo tra le persone attraverso lo sport, in un mondo in cui la pace tra i popoli resta tutta da realizzare.

Come tutte le guerre, anche questa è una guerra sporca, in cui restano incerti i confini tra chi l'ha voluta e chi l'ha subita. Ho avuto il privilegio di potermi aggregare alla delegazione guidata da padre Giulio Berrettoni, custode del Sacro Convento di Assisi, e da Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, che si è recata nell'ambasciata jugoslava per consegnare un appello alla pace indirizzato al premier serbo Milosevic. Nell'ambasciata si respiravano grande tensione e determinazione. Un funzionario, accompagnandoci all'uscita, ci ha detto: "Ades-

so (dopo i bombardamenti Nato) in Serbia ci sono 13 milioni di Milos ev i c " , c o n f e r m a n d o q u a n t o p o c o favorisca la pace aggiungere ingiustizia all'ingiustizia.

L'impegno della delegazione è proseguito in altra sede, presso il Presidente del Consiglio D'Alema, per ribadire le ragioni della pace e le non r a g i o n i d e l l a g u e r r a . A n c h e n e l l e risposte di D'Alema si percepivano il dolore e il dubbio per quanto si andava svolgendo a qualche centinaio di chilometri appena, la difficoltà di trovare una via di uscita

Andando via da Palazzo Chigi sono tornato a chiedermi: cosa può fare lo sport? Il CSI è troppo piccolo per dare risposte esaustive, ma almeno un paio di cose può farle

La prima cosa è lanciare un'iniziativa di solidarietà, cogliendo dalla sua sensibilità specifica lo slancio per raccogliere e portare ai bambini dei campi profughi - attraverso la Caritas, per non creare confusione - un TIR di attrezzature per giocare, poiché, per fortuna, il bisogno dei bambini di giocare è forte anche nel fango di un campo profughi.

La seconda è aderire alla "Marcia della pace 687 km di speranza" organizzata dal Sermig e partita il 16 aprile da Roma per concludersi il 24 maggio a Torino. I nostri Comitati toccati dal percorso della marcia sono invitati a partecipare per testimoniare pubblicamente la volontà di pace dello sport Una testimonianza, questa, che doveva giungere da altri e non è giunta Ad esempio, da quel CIO che sbandiera da sempre gli ideali olimpici della Grecia che fu, ma la cui coscienza è evidentemente affogata tra scandali e voglia di affari

Inutile farsi illusioni: lo sport che va di moda è questo Diventa celebre solo la maglietta che irride gli avversari sconfitti, e non quella che altri calciatori hanno proposto con la scritta "Peace, no war" Ma almeno noi del CSI, se è vero che vogliamo testimoniare uno sport diverso, non dormiamoci sopra. I bambini del Kosovo aspettano anche noi

Donato Renato Mosella

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Darfo Boario Terme: Finale nazionale

Gran Premio nazionale di Corsa Campestre

Sono arrivati in mille da tutta Italia per partecipare alla finale del Gran Premio Nazionale di Corsa campestre Un successo di partecipazione: cinquanta Comitati territoriali CSI e 145 Società sportive

Se la scommessa iniziale era di far correre bambini, giovani e adulti,

ebbene, è riuscita C'è stata tanta voglia di correre e di partecipare, di esserci e di confrontarsi Anche una bella sfida per lo "sport per tutti", spesso accusato superficialmente di mettere insieme numeri più che praticanti.

Certamente questa finale nazionale di corsa campestre non è stata improvvisata

Quattro mesi di attività invernale, 397 gare provinciali, 25 manifestazioni regionali, 38 690 gli atleti partecipanti riuniti sotto la sigla del "Gran Premio di Corsa

campestre" La conclusione, a Boario, presso il Parco di Luine, è un ulteriore momento di confronto Tutti comunque dovevano aver partecipato alle varie fasi locali e regionali, perché se è vero che lo sport per tutti non deve avere barriere, occorre comunque essere preparati per affrontare gli sforzi e i sacrifici di qualsiasi disciplina sportiva Non è facile correre dai seicento metri per i più piccoli della categoria esordienti, ai cinque chilometri della categoria veterani senza una preparazione adeguata

Nella corsa campestre è vietato improvvisare e la finale del Gran Premio è stata un'occasione per dimostrare che nell'ambito dello sport promozionale esistono atleti che fanno molti sacrifici per allenarsi nel modo giusto

La corsa campestre, nata nel 1831 alla Shrewbury School, ai confini del Galles e importata in Italia agli inizi del secolo, continua ad essere per molti atleti fondisti e mezzofondisti, una palestra di allenamento per l'inverno, una preparazione in vista delle gare estive su pista. "La corsa

campestre è alla base dell'attività sportiva Forma il carattere, le capacità di resistenza e per praticarla - dice Renato Picciolo, coordinatore tecnico nazionale, - non c'è bisogno di impianti o di attrezzature particolari. È sport puro, basta tanta volontà".

Vista la grande partecipazione, si può parlare sicuramente di rilancio della corsa campestre nel circuito delle attività CSI Divisi in diciotto categorie maschili e femminili, gli atleti, hanno dato il loro meglio in termini di presenza qualitativa e quantitativa Sono arrivati a Boario per vincere ma anche per stare insieme e per fare festa

Alla manifestazione erano presenti anche supervisori della FIDAL che si sono complimentati per l'organizzazione e gli interessanti risultati ottenuti dagli atleti partecipanti

C'è stata anche una gara di Orientamento nel centro storico di Erbanno, una delle frazioni del comune di Darfo Boario Terme, quindi la celebrazione della Santa Messa Poi una grande sfilata per le vie del centro termale della Valle Camonica, alla presenza dei massimi dirigenti dell'Associazione e delle istituzioni locali. E per concludere la giornata, un momento di musica e di festa animato da un gruppo locale e una tombolata di solidarietà, dove sono stati raccolti fondi per sostenere un'associazione impegnata all'assistenza di portatori di handicap.

Nella mattinata di domenica si è svolto lo Staffettone delle Regioni che ha visto la straordinaria partecipazione di 100 squadre e successivamente le premiazioni e la cerimonia di chiusura

Il tutto, naturalmente, con lo spirito del Centro Sportivo Italiano, dove ogni momento sportivo viene vissuto come esperienza di divertimento, di festa e di amicizia.

È stata una prova importante anche per il CSI della Vallecamonica che ha dovuto sostenere il peso e le fatiche di tutta l'organizzazione.

La scelta di Darfo Boario Terme e della Valle Camonica da parte della Presidenza nazionale del CSI non è stata casuale: infatti il Comitato CSI Vallecamonica, presieduto da Lino Lanfranchini, in collaborazione con il Consiglio regionale

diMarco
Pioppi
Filippi
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CSI della Lombardia, guidato da Giovanni Sala, hanno sempre dato prova di avere tutte le potenzialità e le energie per una buona riuscita della manifestazione. Infatti, già da qualche mese, sia a livello nazionale che locale si è lavorato sodo per organizzare il grande meeting

Per l'intera Valle Camonica l'iniziativa sportiva del CSI ha assunto un grande valore per il turismo e per l'attività terziaria del territorio La manifestazione del Centro Sportivo Italiano ha avuto infatti il patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia di Brescia e soprattutto degli Enti Comprensoriali valligiani, come la Comunità Montana di Valle Camonica e il Bacino Imbrifero Montano oltre al comune di Darfo Boario Terme Ed anche l'Associazione Albergatori di Boario

Terme ha colto al volo l'iniziativa per promuovere la località termale, ormai famosa a livello internazionale.

La Valle Camonica, chiusa a nord dal Passo del Tonale e a sud dal lago d'Iseo, ha offerto ai tanti ospiti del CSI, il suo paesaggio, la sua storia, la sua cultura Non possiamo dimenticare che nel comprensorio camuno sono presenti località turistiche come Ponte di Legno, Montecampione e Borno ma anche alcune perle della cultura mondiale come il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Capo di Ponte, dove gli antichi Camuni hanno lasciato le tracce della loro presenza su un notevole numero di rocce incise, vero e proprio campionario di quelle che sono sparse lungo tutta la valle.

Milano: interviste in campo

Coppa Fair Play Snickers

È un colpo d'occhio straordinario quello che mi si presenta Un imponente "esercito" di giovani calciatori chi in attesa di disputare la propria gara, chi è già sui 5 campi allestiti, chi invece è appena giunto e riceve il saluto degli organizzatori. Mi dicono che arriveranno al Centro Vismara, solo nella giornata di sabato 10 aprile, 420 atleti con un numero imprecisato di dirigenti e genitori al seguito. Questa è la seconda edizione della Coppa Snickers, con il prezioso e fondamentale contributo del gruppo arbitri, di tutto lo staff organizzativo a cui va il merito di aver lavorato sodo per preparare ottimamente questa manifestazione. Visto che i protagonisti erano gli atleti, ho girovagato tra i campi intervistandone alcuni

"Partecipo per il secondo anno, dopo aver sfiorato il titolo la scorsa stagione - ricorda Salvatore Rossi degli Anni Verdi - è per noi motivo di orgoglio Giocare a 5 giocatori è per tutti una novità, ma siamo felici di provare questa nuova esperienza" Chi invece vi partecipa per la prima volta sono i ragazzi del S Marino Bareggio, il cui capitano Davies Magrini precisa: "È una esperienza che ci arricchirà molto perché ci offre la possibilità di conoscere nuovi amici e di giocare con squadre mai incontrate in precedenza". Anche per la formazione dell'S.F. 82 è la prima volta, ma le idee sono chiare: "Vogliamo vincere questa manifestazione e arrivare fino in fondo - precisa Alberto Rossil'incontro della Nazionale Italiana ci aspetta!

Da non trascurare poi, l'opportunità di vivere un'intensa giornata di sport nella disciplina che più privilegiamo, ossia il calcio" Ai più interessa comunque vivere un pomeriggio di sport diverso dal solito, come sottolineano Daniele De Sario (Calcio Kobe), Luigi Tridico (S. Pio V) e Davide Maresso (Nabor): "Torniamo con piacere qui al Vismara per rivedere alcuni amici e conoscerne altri Un plauso all'organizzazione davvero ottima"

C'è chi non si stancherebbe di giocare e di partecipare a più edizioni della Snickers È il caso di Stefano Lorenzano (Bresso 4) e di Alessandro Simonetti (U S Savio): "Ogni anno vorremmo si ripetesse questa manifestazione, perché ci offre l'occasione per imparare nuove nozioni calcistiche (nello

diAntonio Spinelli

specifico le regole del calcio a 5) che rappresentano una grossa novità" C'è chi non dimentica i reali valori dello sport e a nome di tutte le squadre se ne fa portavoce. Alberto Busnelli, (Pob Binzago) della zona 2-Desio: "Per noi ciò che conta è partecipare, il risultato arriva dopo Vorremmo mantenere quei valori che lo sport deve trasmettere, incominciando dal Fair Play tra le squadre che partecipano a questa manifestazione".

Concludo il mio girovagare tra i campi raccogliendo il parere di un dirigente, Costantino D'Aragona (U S Savio): "Il CSI ha compiuto un'impresa organizzando una manifestazione di tali dimensioni. A tutti gli organizzatori va il nostro ringraziamento per aver offerto ai ragazzi un'esperienza che ricorderanno con piacere" Al volo, anche il commento di uno dei 20 arbitri che, insieme, hanno offerto un notevole contributo. Il "fischietto" è Fabio Corti: "Come lo scorso anno ho accolto volentieri l'invito Anche per noi la manifestazione è importante, perché ci consente di stare tra i più giovani che solitamente non arbitriamo, imparando da loro come sia bello e coinvolgente il gioco del calcio"

Concludendo, posso affermare di aver visto 420 autentici campioni dello sport e altrettanti talenti che molto hanno da insegnare, a tutti.

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d o s s i e r

Ha un futuro lo sport per tutti?

Sembra la storia della montagna che partorì il topolino. Dopo tre anni di promesse, di dibattiti, di audizioni, di scremature di proposte e di emendamenti, il disegno di legge sullo sport dilettantistico e gli enti di promozione è stato licenziato, a fine marzo, dalla VII Commissione della Camera nella veste che sarà sottoposta all'esame del Parlamento E con un colpo di mano effettuato a fine corsa, nella penultima seduta della Commissione, lo sport per tutti è stato cassato dal testo sia come termine sia come concetto. Non basta: forze importanti premono affinché l'invio alle aule del provvedimento sia ritardato il più possibile Di chi la responsabilità? Chi ha paura dello sport per tutti? E quale futuro toccherebbe allo sport sociale se il Parlamento, nonostante tutto, approvasse il disegno di legge così com'è ora?

La montagna

La speranza di arrivare finalmente ad un riconoscimento istituzionale della pari dignità e delle pari opportunità dello sport per tutti era lievitata negli ultimi anni sulla base di alcuni fatti nuovi:

· il documento con cui il CIO (1994) invitava pubblici poteri e comitati olimpici ad attivarsi per il sostegno allo sport per tutti; l'istituzione del Comitato Nazionale Sport per Tutti da parte del CONI (1995), con gli impegni programmatici che ne derivarono;

· La "Dichiarazione 29 sullo sport" emersa dalla Conferenza europea di Torino (marzo 1996), aggiuntiva ai trattati di Maastricht e di Amsterdam, in cui si sottolineava "la rilevanza sociale dello sport, in particolare il ruolo che esso assume nel forgiare l'identità e nel ravvicinare le persone" Per cui la Conferenza invitava gli organi dell'Unione Europea a prestare ascolto alle istanze dello sport di base;

· le dichiarazioni programmatiche dell'allora vicepresidente del Consiglio, on Veltroni, a favore della seconda gamba dello sport, cioè della "pratica sportiva come diritto quotidiano, opportunità di vita, di educazione, di salute, di solidarietà sociale" (discorso al CN del CONI del 28 giugno 1996); la presentazione, primo firmatario l'on Veltroni, del disegno di legge 2761 (26 novembre 1996) sulla disciplina delle associazioni sportive dilettantistiche e gli enti di promozione

Il lungo iter del ddL 2761

Quando fu chiaro che il Governo intendeva intervenire in materia, più o meno contemporaneamente all'iniziativa Veltroni, furono presentate altre proposte. Ciò costrinse la Commissione VII della Camera a un lungo lavoro di accorpamento tra le varie proposte Solo alla fine, il 17 marzo 1998, si arrivò ad un testo unificato, peraltro più completo rispetto al DDL originale di Veltroni, poiché si dedicava ampia attenzione allo sport per tutti, con l'art. 11 il quale:

La montagna e il topolino diAndrea De Pascalis

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riconosceva lo sport per tutti (comma 1 " lo sport per tutti, che comprende le forme di pratica sportiva atte a soddisfare il diritto allo sport della generalità dei cittadini di tutte le età e finalizzate prevalentemente ad esigenze di formazione, salute ed impiego del tempo libero nel rispetto della natura e dell'ambiente ";

· istituiva il Comitato nazionale sport per tutti (comma 2); fissava i compiti di questo nel settore dello sport sociale (comma 4 "Il Comitato...fissa gli indirizzi per la diffusione e lo sviluppo delle forme di pratica sportiva di cui al comma 1 "); ne prevedeva il finanziamento (comma 5, finanziamento con l'1 50% degli incassi dei concorsi pronostici, di cui l'1% a carico della quota CONI e il resto a carico della quota dello Stato)

Il topolino

Venne poi la crisi del CONI, con lo scandalo doping e le dimissioni di Pescante Il Governo, nella persona del nuovo ministro vigilante sullo sport, on. Giovanna Melandri, decideva di riformare il CONI in base alla Bassanini bis Nella lodevole intenzione di garantire, con l'occasione, l'istituzione del Comitato Nazionale Sport per Tutti, il Decreto Melandri ne faceva un organismo del CONI (art 3), attribuendo però al Comitato il generico "fine di conseguire la massima diffusione della pratica sportiva"

Nel frattempo il testo unificato della 2761 era andato all'esame definitivo della Commissione VII. Con un colpo a sorpresa, gli esponenti di Forza Italia prendevano a pretesto il riconoscimento del Comitato Sport per Tutti previsto nel Decreto Melandri per chiedere la cancellazione dell'intero art 11 della 2761, sostenendo che fosse diventato una ripetizione superflua.

Si è tornati quindi alla situazione di qualche anno fa, senza alcun riconoscimento legislativo dello sport per tutti L'attuale stesura della 2761, anzi, contribuisce ad accrescere la confusione in materia di sport per tutti, poiché attribuisce agli enti di promozione come fine istituzionale "esclusivamente la promozione e la organizzazione di attività fisicosportive con finalità soltanto ricreative e formative", aggiungendo alla precedente stesura un "esclusivamente" e un "soltanto" che costituiscono un palese modo di limitare i compiti degli enti, lasciare illimitati quelli del CONI e lasciare in sospeso la questione dello sport per tutti

La dicitura, tra l'altro, non significa nulla sul piano sostanziale, perché tutto lo sport, e segnatamente quello giovanile, dovrebbe avere finalità ricreative e formative Senza le quali, lo sport diventa un'altra cosa Nel testo la parola "sport per tutti" non è mai citata, il Comitato Nazionale Sport per Tutti nemmeno, e dunque è sparito anche il finanziamento del Comitato.

In compenso, si fa per dire, il nuovo DDL 2761 allargava i criteri per il riconoscimento da parte del CONI di nuovi enti di promozione: non più una presenza organizzata in almeno 15 regioni con almeno 1000 società sportive affiliate, come previsto dall'originario Disegno Veltroni, ma una presenza in almeno 10 regioni e 500 società sportive Spianando

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Le proposte di legge confluite nel DDL Veltroni sono:

n 769, del 13 maggio 1996, di A l o i s i o e a l t r i d e l l a S i n i s t r a Democratica; n 1776, del 4 luglio 1996, di Valducci, Aracu e altri di Forza Italia e A N ; n 2489, del 15 ottobre 1996 di Casini e altri del CCD; n 2739, d e l 2 1 n o v e m b r e 1 9 9 6 , d i Angeloni e altri di A N ; n 3607, del 21 aprile 1997, ancora di Aracu e altri di Forza Italia; 3912, del 25 giugno 1997, di Benvenuto del PPI

la strada ad una proliferazione di associazioni ancora meno significative di altre che già ci sono e non si sa bene cosa facciano

La questione dei contributi

C'è un altro lato preoccupante nel 2761 Vi si stabilisce che gli enti di promozione siano finanziati con almeno "l'1 50% degli incassi lordi dei concorsi pronostici riservati al CONI ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo 14 aprile 1948, n 496 " Sarebbe un passo avanti rispetto all'attuale 0 90% dei proventi CONI dei concorsi pronostici Non lo è più se consideriamo che i concorsi pronostici stanno morendo, che i correttivi sono di là da venire e che comunque resta da vedere quale effetto avranno, È certo invece che il CONI punta molto sulle scommesse sportive, dopo questo primo anno di sperimentazione. Ma poiché nel DDL il finanziamento degli enti resta legato ai concorsi pronostici, e dunque i proventi delle scommesse ne restano esclusi, a medio termine gli enti di promozione potrebbero trovarsi con contributi zero.

Prospettive

Le prospettive non sono allegre. Se la situazione legislativa resta così com'è, avremo:

uno sport per tutti che continuerà ad esistere nella realtà del Paese, senza però essere riconosciuto dalle pubbliche istituzioni; un Comitato Sport per Tutti che, essendo organismo del CONI, privo di autonomia e di finanziamenti certi, continuerà ad essere un organismo di facciata o, peggio, uno strumento al servizio delle Federazioni; · enti di promozione che dovranno limitare sempre più il loro raggio d'azione, rinunciando alle iniziative che non possono autofinanziarsi, che sono poi proprio quelle di maggiore valenza sociale; Federazioni che, in presenza dei compiti limitati che il DDL 2761 assegna agli enti di promozione, avranno titolo per fagocitare qualsiasi forma di sport sociale possa configurarsi come agonistica Vediamo di riassumere ciò che emerge da questi fatti. All'attuale CONI l'associazionismo di sport per tutti non piace, visto che il presidente Petrucci finora non ha speso né un gesto né una parola in merito. Né piace alle Federazioni, che in esso vede un pericoloso concorrente in una fase in cui (lo confermano le statistiche) la gente si va disaffezionando allo sport tradizionale Infine, non piace a quelle forze politiche che hanno loro formazioni da far entrare in gioco, poiché ciò può avvenire solo in un clima di assenza di regole certe e serie

Non è detto che non si riesca a venirne fuori, i giochi non sono ancora chiusi Ma certo occorre essere vigili e attivi, a tutti i livelli e tutti insieme, per poter sperare in un'inversione di rotta. E non fare la fine dei topolini

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Con l'inizio delle gare del Girone Centro Sud, si completa la composizione del III Campionato Nazionale di Wheelchair Hockey del Centro Sportivo Italiano. Ai due gironi del nord, che vedono nelle prime posizioni il Coco Loco Padova e il Magic Torino inseguite rispettivamente dall'Antal Pallavicini Bologna e dal Dream Team Milano, si aggiungono le compagini dei Thunder Roma, dei Blue Devils Napoli e delle Aquile Palermo.

A questo punto del campionato nulla è ancora definito per ciò che concerne la partecipazione agli ottavi di finale che quest'anno, grazie alla collaborazione del Comitato CSI di Cesena, si svolgeranno il 29/30 maggio a Cesenatico in una due giorni di sport e di festa Le quattro squadre che ne usciranno vincenti disputeranno la fase finale inserita nella grande festa nazionale della Joy Cup 1999.

La classifica marcatori vede primeggiare il capitano del Magic Torino, Claudio De Zotti, che con 17 reti in 5 gare vuole conquistare il titolo aggiudicatosi nelle passate edizioni dai bravissimi Alessandro Bruno del Dream Team Milano e Luigi Parravicini degli Shark Monza

Purtroppo nel girone nord-est abbiamo assistito al ritiro dal campionato della squadra del Celtic Verona, sopraffatta dal grave lutto che ha tolto a tutti noi Graziano Del Forno, il giocatore più rappresentativo della compagine veronese Ci auguriamo che la Società di Verona possa essere di nuovo insieme a noi nel prossimo campionato.

Ed ora è doveroso uno sguardo alla nostra nazionale italiana di Wheelchair Hockey, che in questa stagione sportiva ha conseguito grandi successi al Trofeo Città di Cesena, con le premiazioni effettuate dal Sindaco, ed al Quadrangolare Bruno Fratini svoltosi al FilaForum di Milano con la partecipazione della nazionale tedesca e con la presenza di ospiti famosi come: Fabio Fazio, Elenoire Casalegno, Gerry Scotti e la cronaca degli incontri affidata all'inconfondibile voce di Bruno Pizzul

In programmazione vi è un altro quadrangolare con la collaborazione dell'Amministrazione comunale di Reggio Emilia.

Daniele Perini

Wheelchair hockey di

Dopo la partecipazione della nazionale italiana al Mondiale 1998 svoltosi a Utrech in Olanda, gli azzurri si stanno preparando al Mondiale 1999 che si svolgerà in Finlandia.

In questi ultimi giorni, a Napoli, si è tenuto un corso arbitri fortemente voluto dal Presidente regionale campano Salvatore Maturo Ai tanti Direttori di gara sparsi in tutta la penisola si sono così aggiunti, con grande entusiasmo, gli amici: Raffaele Gala, Gianni Guerra, Pasquale Maturo, Vincenzo Mosella e Antonio Papa Ai "neo" e ai "vecchi" arbitri va il nostro ringraziamento per l'impegno che settimanalmente dedicano a questa disciplina con grande professionalità e disponibilità.

A tutti gli appassionati di Wheelchair Hockey arrivederci alle prossime manifestazioni e a tutti coloro che non hanno mai avuto occasione di assistere ad una gara, un caloroso invito ad essere dei "nostri" partecipando alla grande festa che ogni volta accompagna un match di campionato da Torino a Palermo

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È partito il Terzo campionato nazionale C SI

Roma: incontro per progettisti C SI No

I problemi esistono per essere affrontati e risolti Sembra essere questo lo slogan che sta alla base dell'approccio del problem solving punto cardine della due giorni di approfondimento per progettisti, svoltasi a Roma nei giorni 20 e 21 marzo scorso

Intento del seminario era quello di offrire ai partecipanti al corso estivo di Roccaporena strumenti più pratici e concreti per incidere più a fondo nella progettazione di iniziative nell'ambito delle politiche sociali La metodologia proposta, che in italiano vuol dire "risoluzione del problema", si pone come un criterio più razionale per affrontare e risolvere le situazioni problematiche

Dobbiamo innanzitutto precisare che il problem solving si occupa della risoluzione dei problemi in forma collettiva, che è cosa di gran lunga più difficile che risolvere i problemi individuali che ogni giorno, ognuno di noi si trova ad affrontare e per i quali non ci si deve confrontare con nessuno Al contrario, nei problemi di gruppo la ricerca delle possibili soluzioni deve necessariamente essere mediata e ponderata con gli altri, comportando tempi e sforzi enormemente più lunghi e faticosi.

Questo perché problemi per noi avvertiti come forti ed urgenti, da altri molte volte non sono neanche percepiti come tali Nel problem solving si procede per fasi successive Nella prima tappa, denominata percezione, il gruppo mette a fuoco e chiarisce se la situazione di disagio che si prova e che si vuole superare costituisce realmente un problema ovvero se si tratta solo di un falso problema Segue la definizione in cui si deve stabilire cosa sta dentro e cosa rimane fuori dal problema, si definiscono appunto i confini Quindi si procede ad analizzare le cause scomponendo il problema parte a parte per poi giungere allo stadio più creativo che è quello della generazione delle alternative per superare il problema Qui ognuno deve avanzare le proprie idee che vengono valutate insieme per giungere finalmente ad eleggere quella migliore che può essere assunta dal gruppo come risolutrice.

Massimiliano Giombini

problem! di

Sulla scorta di queste indicazioni, la dott ssa Donatella Degani cui è stato affidata la conduzione del seminario, ha dato inizio ai lavori di gruppo. I partecipanti hanno dovuto interrogarsi su quale fosse per loro il problema più sentito all'interno del CSI. Seguendo l'iter del problem solving, i presenti hanno via via elencato, eliminato, accorpato, discusso e analizzato i problemi da loro stessi proposti ed alla fine si sono trovati tutti d'accordo, dopo un lungo lavoro di sintesi, nella definizione di quello che è stato identificato il problema maggiormente sentito da tutti e vale a dire: "la mancanza, nel CSI, di significative relazioni interpersonali, capaci di rinnovare i rapporti e favorire il confronto costruttivo"

È indubbiamente una frase che fa riflettere Il CSI, che è uno spaccato fedele dell'Italia e della società contemporanea non potrebbe non soffrire degli stessi mali che tormentano i giovani d'oggi L'incomunicabilità sembra essere quello peggiore che sta alla base di tutti i problemi e da cui derivano le altre conseguenze: l'incapacità di mettersi in discussione, di sapersi confrontare con gli altri, la mancanza di disponibilità a costruire insieme

Altrettanto interessanti sono state le soluzioni proposte dai partecipanti atte a favorire relazioni interpersonali capaci di rinnovare i rapporti e dare vita ad un reale confronto Questi espedienti sono stati individuati nell'aumento delle motivazioni, nel favorire una maggiore comunicazione tra la base ed il vertice dell'Associazione, nel creare più spazi per il dialogo ed il dibattito e nel produrre un maggiore decentramento di funzioni e di responsabilità

La metodologia del problem solving, oltre che aver obbligato a riflettere su questioni di notevole spessore, ha destato un vivo interesse tra i partecipanti che alla fine dell'incontro hanno affermato di essersi impossessati di un valido strumento per approcciare i problemi che si incontrano nella programmazione e progettazione a livello locale nell'ambito delle politiche sociali La soluzione collaborativa dei problemi auspicata dalla metodologia esposta incita ad un lavoro di équipe all'interno dei Comitati che, è sì più complesso, ma molto più completo, poiché conduce ad una suddivisione degli incarichi e ad una maggiore condivisione degli sforzi, dando a tutti la possibilità di attuare, operando nel CSI, una reale crescita personale.

L'ultima considerazione per scegliere soluzioni collaborative dei problemi anziché individuali è data dal fatto che anche se la decisione presa fosse sbagliata, in un lavoro di squadra l'errore è coperto dal gruppo, mentre se si decide da soli non ci si può permettere di sbagliare

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Turisti per gioco

Riscoprire e riappropiarsi delle bellezze nascoste e delle tradizioni troppo spesso dimenticate grazie ad una caccia al tesoro attraverso le ricchezze artistiche custodite nelle nostre città È questo in sintesi lo spirito che anima la manifestazione denominata "Caccia ai tesori d'Italia 1999" che CSI e Legambiente stanno organizzando e realizzeranno insieme domenica 9 maggio in tredici città italiane che costituiscono uno spaccato fedele della realtà urbana del nostro Paese

Così, i monumenti più famosi, le piazze più belle, i vicoli più suggestivi e i punti di ritrovo tradizionali di Milano, Verona, Ravenna, Firenze, Roma, Ancona, Terni, Napoli, Pompei, Salerno, Matera, Trani e Gallipoli costituiranno la scenografia privilegiata di questa speciale caccia al tesoro. La formula proposta è quella dell'"orienteering urbano" in cui i "cacciatori di bellezze artistiche", muniti di cartina, foto con particolari di monumenti da riconoscere e scheda di verifica delle prove dovranno compiere un percorso a tappe attraverso i luoghi più significativi delle loro città

Oltre al reperimento degli oggetti, come vuole ogni caccia al tesoro che si rispetti, saranno richieste anche prove di abilità sportiva e manuale Il tutto in un'atmosfera di gioco e divertimento e soprattutto senza l'utilizzo di automobili e motorini che quotidianamente inquinano le nostre città e abbassano notevolmente la qualità della vita di ognuno di noi (saranno consentiti, per gli spostamenti, solo i mezzi di trasporto pubblici, le bici, i pattini e lo skate-board)

Una caccia al tesoro così pensata ci aiuta ad approfondire la conoscenza delle bellezze delle nostre città, costringendoci, almeno per una volta, ad osservarle da un diverso punto di vista Spesso, infatti, costretti da ritmi di vita frenetici e faticosi, finiamo col non fare attenzione alle ricchezze artistiche e monumentali che ci stanno attorno, diventando testimoni inconsapevoli e distratti di un patrimonio di inestimabile pregio che tutto il mondo ci invidia.

Il Centro Sportivo Italiano sostenendo l'iniziativa che, per modalità ed intenti si colloca sulla scia di "Stadium: lo sport

incontra la piazza" ha voluto ribadire ancora una volta l'importanza di riappropriarsi degli spazi cittadini, per animarli ed utilizzarli non solo come luoghi d'incontro ma anche per la pratica di attività ludico-sportive accessibili a tutti.

Il CSI metterà a disposizione nelle 13 città il suo supporto organizzativo, tecnico e promozionale aprendo le sue sedi a quanti vorranno iscriversi. Si potranno iscrivere singoli partecipanti, squadre composte da due a cinque persone ed anche interi nuclei familiari che per l'occasione potranno finalmente giocare nella stessa formazione

Tutto ciò per dimostrare che anche una semplice caccia al tesoro, al di là dell'importante momento ludico che rappresenta, può assumere un carattere culturale, animando le città, che così diventano più belle, vivibili e più salutari non solo per i turisti che le affollano, ma anche per i tanti residenti

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C SI-Legambiente

Ferrara: pedivella selvaggia

Biga & Bike

L'ultima iniziativa organizzata dal Comitato ferrarese del CSI è forse quella più particolare nata negli ultimi anni Il progetto è denominato "Biga and Bike" e fin qui tutto bene, che ci sia qualcosa di diverso dal solito però lo si può già capire dal soprannome dato dagli stessi responsabili a questo nuovo impegno: la "pedivella selvaggia"

L'obiettivo è quello di utilizzare la bicicletta per aggregare gente in modo sano, riscoprendo il bellissimo territorio che caratterizza la provincia di Ferrara Per ora all'interno del CSI è già nato un gruppo di quindici "atleti" che hanno preso proprio il nome del progetto I colori sociali sono naturalmente l'arancio e il blu del CSI, mentre sono ormai pronte le nuove divise con ben due loghi, uno relativo al progetto ed uno riservato alla squadra fondatrice

Tra gli ideatori e principali promotori di "Biga and Bike" c'è Mauro Buzzoni, presidente del gruppo nonché vicepresidente regionale del CSI.

Proprio lui ci aiuta a scoprire meglio la "pedivella selvaggia"

"Questa attività non è agonistica, cerchiamo solo di conoscere il territorio e lo abbiamo fatto puntando sul ciclismo che è una disciplina utile anche in un'ottica di prevenzione. Non ci sono limiti di età, possono partecipare tutti perché è semplice cicloturismo, un modo un po' diverso dal solito per avvicinare la gente alla bicicletta Senza dimenticare lo stare assieme, che è una delle prerogative della nostra Associazione”.

Ferrara, città mondiale della bicicletta, ha dunque una nuova realtà, la voce si è già sparsa e alla segreteria del Comitato ferrarese già stanno arrivando le prime telefonate di adesione di persone che così cominciano anche a conoscere il variegato mondo del CSI, realtà sportiva in costante crescita a Ferrara e provincia

Insomma, per chi vuole sgranchirsi le gambe in compagnia e a contatto con la natura, la risposta ora c'è e si chiama "pedivella selvaggia" Provare per credere Parola di CSI

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diMauro Buzzoni

E lo sport resta a guardare...

"Per fermare la guerra siamo disposti a tutto", scrivono in una lettera firmata insieme, i frati francescani del Sacro Convento di Assisi e il Sermig, il Servizio Missionario Giovanile di Ernesto Olivero Il CSI, dal canto suo, ribadisce che la guerra non ha vinti né vincitori, ma è un vortice di violenza che colpisce le persone e come le crude immagini televisive mostrano, si accanisce verso coloro che già sono deboli

La guerra scatenata dalla Nato contro la Serbia, secondo le intenzioni, intende rispondere alle violenze, alla "pulizia etnica", compiuta dai serbi ai danni degli albanesi del Kosovo Questa provincia, già privata dell'autonomia negli anni passati, è considerata vitale per i serbi perché vi fanno risalire gli inizi della loro stessa storia, fondata seicento anni fa dal mito del principe Lazar vittorioso contro gli Ottomani (in realtà fu una sconfitta) Nel complesso mosaico balcanico e nello scenario del nazionalismo di Belgrado, il mito della Grande Serbia è quel che sopravvive alla dissoluzione della Jugoslavia di Tito e alla stessa disfatta del comunismo

Dal canto loro, gli europ all'azione militare voluta d calcolarne le conseguenze, alla pace del Papa, senza c una convincente mediazion avventurandosi in un'azion se si trattava di impedire la Kosovo, allora bisognava p anno fa (è infatti da almeno avanti questa politica di Be

Ma cosa c'entra lo sport, C'entra, perché il CSI guar cattolici ed il Papa e la Chi schierati decisamente contr guerra, già definita nel 199 "avventura senza ritorno" a dell'azione contro l'Iraq Ce lo scenario massmediale e

propagandistico occidentale, non parla di guerra in termini così crudi ed usa eufemismi come "intervento", "raid aerei", per dare insomma un'immagine accettabile Ma la realtà è un'altra

E nella realtà che è altra, c'entra - eccome! - pure lo sport Lo sport è, o dovrebbe essere, un'attività che accomuna i popoli, che spinge alla fratellanza, alla comprensione, all'unione insomma. Se risaliamo indietro nel tempo, all'istituzione delle Olimpiadi ai tempi dell'antica Grecia, possiamo capire appieno i valori positivi dello sport. Infatti in Grecia si interrompevano i conflitti per consentire i Giochi Olimpici Ecco dunque la radice vera dello sport: un mezzo per avvicinare i popoli, per rompere le barriere artificiali che gli uomini spesso costruiscono

In questo caso, non è stato così. Abbiamo assistito ad una strumentalizzazione anche dello sport ai fini ideologici, con i calciatori serbi delle squadre occidentali a minacciare la "serrata", rifiutandosi di scendere in campo o a fare dichiarazioni piegate alle esigenze della propaganda, approfittando della loro notorietà

he lo sport non può essere oni” della guerra. Occorre cercare la port dovrebbe saperlo meglio di competizione ha delle regole, prima etto dell'avversario, non il suo mento. E lo sport è gioco ad armi pari, un vortice di violenza che toglie la ragione ai partecipanti e li porta dentro la spirale del dominio. Occorre allora uscire dalla logica ella propaganda dell'una e dell'altra te e guardare ai rapporti fra gli uomini gli Stati a partire dalla esperienza va, che dovrebbe permeare tutta la na competizione, scontro anche forte, affazione dell'avversario ma grande o sport è entusiasmo, creatività, uso a forza

di io
Mastrofini
È
La guerra investe i balcani
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In queste settimane, le iniziative di pace si moltiplicano. I frati francescani hanno scritto al Presidente serbo Milosevic; una seconda lettera è stata firmata anche dal Sermig, con l'esortazione a cessare la guerra perché "anche se scatenasse un conflitto mondiale, anche se vincesse, sarebbe sconfitto. E milioni di persone perderebbero la loro vita" Il 16 aprile, i francescani, il Sermig e il CSI hanno incontrato il Presidente del Consiglio Massimo D'Alema per esortare alla pace. Il 16 maggio, terminerà in Piazza San Pietro, davanti al Papa, una marcia incominciata al Tempio della Concordia di Agrigento, con la raccolta di fondi da destinare ai bambini dei Balcani

Nella spirale della guerra, tutti hanno le loro ragioni ed è veramente difficile distinguere tra aggrediti ed aggressori Occorre piuttosto invertire la spinta, cambiare la logica, passare dalla sopraffazione alla dialettica, al confronto, all'uso della ragione contro le ideologie È difficile, certo, e nell'attesa molte saranno le vittime; ma molte di più sono le vittime provocate dalla guerra

Lo sport ha un contributo da offrire: i suoi ideali sono gli ideali della pace, che poi sono gli ideali dell'umanità, per superare le ragioni del contrasto, radicate nei secoli, radicate nella storia e nelle ideologie, e insuperabili se si accetta come unica logica l'alternativa vincitori/vinti. È il rispetto della vita umana proprio di una associazione sportiva e cristiana ad esigere che cessi il conflitto; è l'applicazione alla vita di ogni giorno dei princìpi sportivi, ad esigere che le armi tacciano

Artigiano della Pace

C’era anche il C SI tra i destinatari del premio “Artigiano della Pace 1999” La cerimonia di consegna è avvenuta il 25 marzo, a Firenze, a Palazzo Vecchio Il premio è attribuito annualmente dal Ser Mi G , “Arsenale della Pace”, a chi si è segnalato per l’impegno a favore della pace Il premio è stato consegnato da Ernesto Olivero, fondatore del Ser Mi G , a Donato Mosella Presenti nella delegazione del C SI anche: Edio Costantini, Leo Leone, Giuseppe Montemarano, Daniele Paoletti, Renato Picciolo, Marcello Tognoni, Giuseppe Vaccari Oltre al C SI, il premio è stato assegnato alla memoria di Fioretta Mazzei, discepola di Pier Giorgio La Pira

Il sindaco di Firenze, Mario Primicerio, anche lui allievo di La Pira, presenziando la cerimonia, ha sottolineato il valore che il premio assume in tempi come quelli attuali “Ci troviamo - ha detto - a parlare di pace oggi che la pace non c’è Fa impressione come la gente guardi ai fatti di guerra come a un gioco Non si può pensare alla guerra, o raccontarne gli episodi, come si trattasse di un war game Così come è pericoloso considerarla una triste necessità indigna sentir parlare di bombe intelligenti, perché ciò che uccide non è intelligente Alla guerra dobbiamo rispondere con la forza della speranza I problemi si risolvono con la fatica del dialogo È questa la forza vincente di Ernesto Olivero Saluto i suoi artigiani della pace come profeti di un ’ epoca nuova ”

Alla sua destra: Donato Renato Mosella e Ernesto Olivero

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Mario Primicerio, sindaco di Firenze

Loreto: convegno della CEI sulla pastorale scolastica

La Chiesa, lo sport e la Scuola dell’autonomia

Il progetto CSI "Sport a scuola", l'impegno che lo ha ispirato e tutto il percorso che ha condotto all'intesa tra l'Associazione e il Ministero della pubblica istruzione costituiscono una risorsa preziosa anche per il resto dell'associazionismo cattolico e per la stessa CEI, che alla scuola dell'autonomia guarda come terreno su cui far nascere progetti formativi e culturali.

Di qui l'invito rivolto al CSI perché partecipasse al convegno "Scuola di formazione per direttori e collaboratori degli uffici diocesani di pastorale della scuola", organizzato dalla Conferenza Episcopale.

L'incontro, svoltosi a Loreto nei giorni 15 e 16 marzo, ha visto la partecipazione di circa 150 componenti degli Uffici Diocesani per le Pastorali della Scuola, oltre a molti ospiti provenienti dall'associazionismo cattolico. Al tavolo dei relatori sedevano, accanto a mons Domenico Sigalini, direttore dell'Ufficio per la Pastorale giovanile della CEI, e mons Paolo Rabitti, vescovo di S. Marino e Montefeltro, il dott. Sergio Govi del Ministero della Pubblica Istruzione, Cesare Scurati, uno dei più autorevoli pedagogisti cattolici italiani, il teologo Bruno Forte e per il CSI Leo Leone, Coordinatore Nazionale della Formazione Moderatore del dibattito è stato mons. Vincenzo Zani, responsabile dell'Ufficio nazionale della CEI per l'Educazione e la Scuola

Perché il convegno?

La Chiesa ha accumulato grandi aspettative, ma anche un forte ritardo sul fronte delle problematiche attinenti la scuola. A Loreto essa si è interrogata su quale possa essere il contributo da fornire nell'ambito dell'autonomia scolastica Sono emerse le preoccupazioni sui rischi e sulle opportunità che il sistema scolastico quale si sta delineando prospetta all'orizzonte.

La preoccupazione principale riguarda il fatto che in un sistema formativo nazionale qual è quello di cui si sta discutendo ultimamente, la Scuola e gli Enti occuperanno sempre più un ruolo centrale, ma in esso non è facile scorgere in modo chiaro

quali possano essere le funzioni e i compiti che spetteranno sia alle famiglie, che alle altre agenzie educative della comunità Questi dubbi, messi in luce dalla CEI, hanno dato luogo ad un vivo dibattito tra i partecipanti che hanno posto numerosi interrogativi

È emersa chiara una grande disponibilità generale a dialogare sul tema dell'autonomia scolastica non solo da parte degli uffici per la pastorale, ma anche da tutto il mondo cattolico e dall'associazionismo

Dal canto suo, la Chiesa ritiene opportuno individuare gli spazi concreti di fruizione dell'autonomia, cioè ribadisce che si deve fare un'attenta analisi su quali siano i reali ambiti d'intervento lasciati aperti E proprio su questo tema si è innestato l'intervento di Cesare Scurati il quale ha tenuto a precisare l'importanza di entrare con spirito di grande dialogo verso la comunità educativa della scuola D'altra parte ha evidenziato la necessità di rivisitare gli organi collegiali della scuola quali le famiglie, gli insegnanti e gli studenti

La testimonianza del C SI

Leone ha illustrato l'impegno del CSI nell'ambito scolastico Ha ripercorso brevemente l'iter cominciato con il protocollo d'intesa tra CONI e MPI, e fattosi ancora più concreto e visibile con l'accordo specifico che l'Associazione ha siglato poi con l'Ispettorato per l'Educazione Fisica e Sportiva

Approfittando dell'occasione di poter parlare davanti a tanti rappresentanti delle Diocesi e dell'associazionismo, Leone ha anche messo in luce lo spazio che lo sport può occupare nei processi di educazione giovanile Ha parlato dello sport proposto nella logica CSI, ha evidenziato la dimensione educativa dello sport nella scuola, in quanto trasversale a tutti gli altri apprendimenti in particolare nella scuola materna ed elementare, ma anche come nuova opportunità educativa nella scuola superiore.

di

“Il CSI - ha concluso Leone - ha delle proposte educative concrete già collaudate in molti Comitati d'Italia, pronte per essere attuate nelle scuole d'ogni ordine e grado E non sono solo chiacchiere, ma progetti che si possono leggere nelle dispense realizzate lo scorso anno e che in occasione del convegno sono andate letteralmente a ruba poiché erano gli unici progetti già operativi tra quelli delle associazioni presenti.

Questo non deve far adagiare il CSI: infatti in un contesto di fermenti ed attese come questo, la nostra Associazione è sollecitata ad avanzare sempre nuove proposte negli ambiti dello sport e del tempo libero in funzione educativa".

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Capracotta: 19-24 luglio 1999

Si potrebbe affermare, con un pizzico di birbanteria, che più si parla di certi problemi e meno li si affronta nella concretezza Sta diventando questo il caso della pastorale dello sport. Da qualche anno è andato riaffacciandosi con frequenza nel contesto della Chiesa italiana una specie di nostalgico richiamo a recuperare la valenza educativa e pastorale dello sport. Anche per aprire porte e finestre ad una pastorale giovanile spesso reclusa negli spazi angusti di un associazionismo parrocchiale di tipo tradizionale Ebbene, dopo tanti convegni, seminari, documenti, non sarebbe male "passare alle vie di fatto"... in senso propositivo, ovviamente!

Nel CSI la strada è stata aperta già da qualche tempo Il progetto di un campus per animatori sportivi in parrocchia, attuato la scorsa estate a Capracotta, è nato come punto di coagulo di progetti ed esperienze precedenti, ed ha prodotto frutti interessanti, fornendo una consapevolezza nuova della possibilità di valorizzare l'esperienza sportiva nell'ambito di una nuova evangelizzazione

L'elemento che è apparso più chiaro in quell'occasione è che esiste una condizione di base perché lo sport in parrocchia abbia una valenza positiva: il recupero della dimensione ludico-sportiva nelle attività proposte, sottraendo queste ai modelli correnti dello spettacolarismo, della mercificazione, dell'agonismo senza freni Oltre a ciò, l'esperienza vissuta in Molise ha ottenuto risultati entusiasmanti per la concretezza delle proposte laboratoriali, le quali hanno fornito ai numerosissimi partecipanti contenuti, competenze e tecniche nell'ambito dell'animazione e dei progetti sportivi riservati ai bambini, ai preadolescenti e ai giovani.

Tutto ciò ha convinto a fare il bis L'esperienza verrà ripetuta nell'estate prossima, dal 19 al 24 luglio, sempre nella splendida cornice naturale dell'Alto Molise, a Capracotta Sarà confermato il programma giornaliero articolato in momenti di riflessione sui nuclei portanti del tema "Pastorale e Sport", opportunamente intrecciati con esperienze dirette di laboratorio ludico-sportivo, di animazione associativa e spirituale.

Non mancherà l'intermezzo di una escursione turistica nei

luoghi che portano i segni della storia avvincente dell'antico Sannio, dell'artigianato religioso e della cristianità monastica della valle del Volturno.

Campus per animatori sportivi in parrocchia di

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Cosenza: minori a rischio

Il Comune sceglie il progetto CSI

Con grande sensibilità la giunta municipale di Rossano Calabro ha affidato al Comitato CSI di Cosenza la gestione del Progetto “Non solo sport” finanziato per un importo complessivo di £ 97.1000.000 dal Ministero degli Interni, in base all’art. 2 della legge 216 del 1991.

Vengono in tal modo ad essere premiati l’impegno profuso dal Vice Sindaco dott Giovanni Battista Caruso e la tenacia del Presidente del CSI di Cosenza Saverio Cerzosimo che hanno fortemente voluto che a Rossano si intervenisse in favore dei minori soggetti a rischio di coinvolgimento in attività criminose, promuovendo il miglioramento della qualità della vita sul territorio comunale ed in particolare in alcune aree in cui maggiormente si percepiscono i segni di un marcato disagio sociale: il centro storico, via Gelso, l’area delle case popolari di S. Angelo e della zona Matassa.

Il protocollo d’intesa è stato siglato il 26 marzo scorso e come si può immaginare non è stato facile per il CSI di Cosenza avere la meglio sui progetti delle altre associazioni concorrenti che hanno tentato in ogni modo di aggiudicarsi il finanziamento a disposizione Il progetto in questione si articola in una serie di attività differenziate ma propedeutiche fra di loro, funzionali alla promozione del benessere e al miglioramento della qualità della vita. In particolare verrà realizzata una ludoteca e si darà vita ad un’attività di cineforum per stimolare il dibattito e la riflessione sui temi trattati nella proiezione Sono previste anche attività di recupero e orientamento scolastico volte a favorire la scoperta o la riscoperta del piacere allo studio Anche attività ludico-motorie e sportive trovano spazio nel progetto insieme a momenti di animazione territoriale, quali “giochi senza quartiere” e la caccia al tesoro” che si propongono di ricostruire il senso di appartenenza e di identificazione nella comunità

Il progetto “Non solo sport” si prefigge, insomma, di stimolare e coinvolgere tutte le risorse della comunità, nella prospettiva del massimo consenso e della partecipazione attiva, favorendo e stimolando l’aggregazione ed il dialogo fra giovani appartenenti a realtà diverse e fra questi ed il mondo degli adulti

I destinatari privilegiati di questa iniziativa saranno i ragazzi d’età compresa tra i 5 ed i 17 anni, non escludendo la possibilità di coinvolgere anche fasce più ampie della popolazione, quali gli adulti e gli anziani.

Il progetto sarà gestito da un’équipe di operatori e volontari del Comitato CSI di Cosenza che è composta da due istruttori, tre animatori socioculturali, quattro volontari e collaboreranno con la Direzione didattica 3º Circolo di Rossano diretta da Rosa Pirillo che ha messo a disposizione oltre alla scuola elementare “C da Tornice”, anche i suoi operatori scolastici che si sono attivati per promuovere sul territorio la proposta del CSI calabrese.

di

Marco Croci

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Cristiani come minoranza? Associazioni locali inincidenti? Mass media che contano nel paese in mano ai non credenti? Voci cattoliche (stampa, settimanali, radio e tivù diocesane) senza una reale capacità di presa sull'opinione pubblica?

Sono alcune delle domande risuonate sabato 27 marzo scorso a Roma durante l'assemblea generale della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali (Cnal) dedicata al tema "Cultura e pastorale della comunicazione"

Ma è proprio vero che i credenti nel nostro paese sono giunti a un livello così basso di rappresentatività sociale e, soprattutto, che proprio il vasto e ricco patrimonio di associazioni, gruppi e movimenti cattolici sia in realtà una presenza di scarso rilievo pubblico?

La "Consulta dei laici" - così si è chiamata la Cnal sbrigativamente - affronta da anni il tema della cooperazione delle aggregazioni laicali con la Chiesa gerarchica per l'evangelizzazione. Il tema è complesso in quanto proprio le associazioni laicali, fino a pochi anni fa serbatoio di uomini e anche di voti per la Democrazia Cristiana, hanno avuto un notevole contraccolpo alla caduta della DC e al venir meno della stessa come (quasi) unico strumento politico per i cattolici nel paese

La frammentazione del voto cattolico ha provocato però, in maniera salutare, l'esigenza di un ripensamento del ruolo delle associazioni laicali (tanto per citarne alcune, l'Azione Cattolica, Cl, i Focolarini, Rinnovamento nello Spirito Santo, CSI, Ordine Francescano Secolare, Rinascita Cristiana), chiamando tutte a una revisione del proprio essere ad un tempo "aggregazioni ecclesiali" da un lato e anche associazioni con specifici impegni sociali e culturali dall'altro

Il tema scelto dalla Cnal per l'ultima assemblea, quella di marzo '99 appunto, si colloca sul crinale dei due momenti vitali per le associazioni: l'appartenenza ecclesiale ne indica anche la principale finalità, di contribuire alla formazione umana, culturale e spirituale dei propri aderenti in vista di una testimonianza e di un impegno di animazione nella Chiesa e nella

Roma: Assemblea generale delle aggregazioni laicali

Cultura cristiana e comunicazione diLuigi

società. L'aspetto di apertura alla dimensione storica però esige anche una capacità e libertà di scelta delle varie "opzioni" che oggi è divenuta quanto mai fluida e difficile Ed esige anche che questa "libertà" possa essere comunicata, discussa, posta sul tappeto a livello civile e culturale.

Crimella

Uno dei relatori all'assemblea, Paolo Scandaletti, presidente dei giornalisti cattolici, ha paventato il rischio che i cristiani impegnati di fatto si facciano prendere dalla sindrome di essere divenuti minoranza insignificante, e quindi che "si ritirino nelle catacombe a lacrimare" Ciò chiaramente contrasta con l'impegno che la Chiesa istituzionale sta invece portando avanti, con l'avvio di esperienze comunicative importanti come la tivù satellitare Sat2000, la radio Blue Sat2000, il sostegno al quotidiano Avvenire e ai settimanali diocesani tramite l'agenzia di stampa Sir. Insomma, mentre da un lato i vescovi indicano con queste nuove realtà che i cattolici non devono tacere, dall'altra i laici sembrano quasi avere paura e si perdono nel rimbombo delle polemiche tra centro-destra e centro-sinistra Come uscirne? Ogni aggregazione laicale, dicono alla Cnal, è chiamata a uno sforzo di revisione del proprio "carisma" perché si arrivi al cuore del messaggio che è chiamata a portare e del servizio da svolgere Ma certamente, insieme, occorre trovare i modi e gli strumenti per far sentire la propria voce, che non è flebile Si tratta, infatti, di ben 57 aggregazioni che assommano oltre due milioni di persone impegnate, generose e disponibili al servizio.

Occorrerà quindi che attorno alla Cnal, come iniziativa libera e creativa delle aggregazioni, si formi un gruppo di lavoro capace di proporre interventi "sinergici", che facciano cioè sentire a livello di mass-media e opinione pubblica il valore e il peso delle idee-guida che sono un patrimonio da non disperdere

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Era il 5 Aprile 1997 quando la città di Messina, all'ombra della sua fontana del Montorsoli, nella piazza Duomo, si apprestava a battezzare la prima tappa di "Stadium: lo sport incontra la piazza", manifestazione nata con lo scopo di avvicinare quanti più giovani possibile alla pratica sportiva in un ambiente "diverso" dal solito. Sono passati ormai due anni da quella prima esperienza, ma l'entusiasmo delle migliaia di persone coinvolte, dagli organizzatori ai partecipanti, è rimasto immutato e tante sono le città che anche quest'anno si sono proposte di organizzare il cammino della "carovana" di Stadium

Cerchiamo insieme di capire il perché di questa manifestazione, di così tanto successo e, soprattutto, perché proprio la piazza come campo da gioco...

Apro incuriosito un dizionario della lingua italiana, cerco la parola "piazza" e, tra i tanti significati, trovo: "Luogo a disposizione di tutti, alla portata di chiunque più o meno vasto aperto nel tessuto urbano, spesso destinato ad accogliere attività commerciali (fiere e mercati), politiche e religiose che comportano la riunione di gruppi numerosi di persone "

Abbastanza soddisfatto chiudo il dizionario e mentre lo ripongo penso di aver trovato in quelle poche righe la risposta ai miei perché Fare sport in piazza significa dare a tutti la possibilità di praticarlo Significa trascorrere tempo libero in compagnia Soprattutto significa socializzare e combattere i nemici della strada I ragazzi di oggi sono sempre più

Alessandro Cappelli

Sport in piazza, riparte il giro d’Italia di

a rischio, la disgregazione della società li mette costantemente alla prova Le insidie che circondano un giovane durante la crescita sono innumerevoli e per combatterle occorre radicare in lui validi princìpi che rendano il cammino della vita spedito e sicuro Credo che niente più dello sport sia adatto a questo scopo

Quando lo sport incontra la piazza non cerca di far emergere il campione, non si pone l'obiettivo di forgiare un futuro professionista, tenta solamente di far crescere l'uomo Con questo non si vuole certo disconoscere od osteggiare lo sport professionistico, che è soprattutto spettacolo, ma si vuole solo dare maggiore importanza alla persona umana, anche a chi non può vantare particolari qualità fisicopsichiche, e incoraggiare una cultura dello sport come divertimento utile e necessario per la crescita dell'uomo in allegria, compagnia e serenità.

Lo sport in piazza è gratuito, le gare sono aperte a tutti, non c'è discriminazione L'attività proposta da "Stadium: lo sport incontra la piazza" attraversa l'Italia toccando città in lungo e in largo, da Sud a Nord, così da riscoprire realtà locali, vecchie tradizioni e geniali iniziative degli abitanti.

La manifestazione fonda le sue basi sulla semplicità: niente attrezzature complicate e niente stadi; sono sufficienti volontà e spirito di unione per creare tutto quello che occorre in una sana giornata di sport.

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È partita da Napoli la terza edizione di “Stadium: lo sport incontra la piazza”

La terza edizione

L'edizione '99 ha preso il via domenica 28 Marzo a Napoli, precisamente nel Viale Giochi del Mediterraneo a Fuorigrotta Cinque campi da pallavolo, quattro da pallacanestro 3x3 ed uno da calcetto hanno fatto la gioia di centinaia di ragazzi

L'ambulanza di "Pronto soccorso gioco", quasi più celebre del furgone televisivo di "Stranamore", ha consumato le ruote soccorrendo bambini bisognosi di gioco Questa iniziativa, ormai famosa in Campania, vede protagonisti numerosi volontari del CSI che, a bordo di un'ambulanza priva di sirene e barelle, si addentrano nei quartieri più poveri e degradati della città alla ricerca di quei bambini la cui vita ludica è messa in seria discussione Qualche ora passata dietro ad un pallone, percorrendo i tracciati di Giocasport o in compagnia degli animatori dello spazio Fantathlon, può essere di grande aiuto per mettere da parte la durezza della vita

L'attività del CSI è stata inserita nell'ambito dell'iniziativa, promossa dal Ministero dei Beni Culturali e dal Comune di Napoli, "Assessorato ai Tempi della Città - SportTurismo". L'intero parco allestito dal CSI è stato situato ad appena 300 metri dalla base NATO di Bagnoli Le bandiere del CSI, unite a quelle dell'Arsenale della Pace di Torino, hanno sventolato costantemente dalle transenne in chiaro segno di pace.

Elogi alla manifestazione sono stati sottolineati da Paola

Concia, consigliere per lo sport, dal Prof Amedeo Salerno, presidente provinciale del CONI e dal Dott. Enrico Pennella, direttore degli impianti sportivi del Comune di Napoli

Le altre tappe di “Sport in piazza”

La "carovana" di Stadium è poi sbarcata in Sardegna e più precisamente a Nuoro, nel rione di Istiritta.

La città si è trasformata improvvisamente in un unico e gigantesco impianto sportivo all’aperto invaso da oltre 1000 sportivi di tutte le età.

Il cammino del 1999 proseguirà poi nelle Marche a San Severino (1-2 Maggio), in Liguria a Savona (15-16 Maggio), a Cividale del Friuli (22-23 Maggio), contemporaneamente a Reggio Emilia e Pisa (28-30 Maggio). Il 5-6 Giugno sarà la volta di Cremona, poi Melfi in Basilicata tra il 19 e 20 sempre di Giugno e, durante l’estate, farà alcune tappe sulla riviera adriatica Infine Puglia e Sicilia, rispettivamente con Lecce (25-26 Settembre) e Palermo (2-3 Ottobre).

Con tutte queste premesse non resta che augurarci di vivere una terza edizione di "Stadium: lo sport incontra la piazza" avvincente e proficua come sempre è stato

E se è vero che non c'è due senza tre, possiamo garantirvi che non ci sarà tre senza quattro, quattro senza cinque

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Joy Cup

Procede a vele spiegate il progetto della Joy Cup, la rivoluzionaria formula di attività lanciata dal Centro Sportivo Italiano.

I forti elementi innovativi su cui si basa, hanno infatti conquistato la simpatia e suscitato l'entusiasmo di quanti, nei propri diversi ruoli, si cimentano all'interno della manifestazione, ritrovandosi parte integrante di questo grande evento.

Ma come in tutte le grandi manifestazioni, anche per la Joy Cup, accanto agli attestati di stima e di compiacimento, si sono registrate alcune critiche, per lo più legate ad alcune delle novità regolamentari che la formula presenta

Non tutti, probabilmente, hanno saputo interpretare la valenza ed il significato delle numerose innovazioni che caratterizzano la “Coppa della Gioia”: nell'occhio del ciclone sono finite soprattutto le gare di abilità, i cui regolamenti, indiscutibilmente originali, abbisognano forse di un periodo più lungo per essere metabolizzati da tutti.

"Innanzitutto vi è da dire che la Joy Cup è alla sua prima edizione, e si può quindi considerare ancora in una fase sperimentale - spiega il coordinatore tecnico nazionale Renato Picciolo - Ma quello che mi preme maggiormente sottolineare è che al di là delle singole questioni tecniche, credo che il giudizio sulla Joy Cup debba essere globale e tenere conto della filosofia che è alla base della manifestazione, prima ancora che dei dettagli tecnici. Ogni singola prova non è infatti soltanto una fase dell'avvenimento agonistico, ma costituisce soprattutto parte integrante dell'idea che ha sostenuto fin dall'inizio la creazione della Joy Cup. Anche le cosiddette gare di abilità, a parte alcune complessità che col tempo cercheremo di eliminare, intendono costituire un'occasione per uscire dal solito schema dello sport agonistico, fondato solo sull'annientamento dell'avversario, e proiettare invece i ragazzi verso un’attività sportiva più propositiva, volta al miglioramento tecnico e caratteriale In questo senso, il fatto di scontrarsi solo contro se stessi, non fa che eliminare certe contaminazioni dello sport moderno, basato troppo spesso sull'arrivismo e sulla vittoria a tutti i costi"

A vele spiegate diPaolo Cardini

Poco importa a questo punto che certe prove siano forse un po' troppo complicate, o comunque che non siano state capite con sufficiente chiarezza: si tratta infatti di errori facilmente rimediabili

Ciò che conta davvero, è che un'associazione come il CSI, che fa della formazione umana e sportiva in particolare il suo fiore all'occhiello, persegua con fermezza e con entusiasmo questa via. "In questo senso la Joy Cup è certamente un passo importantecontinua Picciolo - visto che l'idea che la caratterizza è proprio quella di legare il rigore tecnico all'azione formativa. Per un'associazione che fa educazione è importante avere educatori formati non solo a livello tecnico ma soprattutto a livello educativo"

Un ultimo aspetto che va sottolineato, è che la Joy Cup assolverà anche ad un'altra importante funzione, quella cioè del recupero dell'identità nazionale per tutte quelle società e quegli atleti che, provenienti da tutta Italia, avranno il piacere di partecipare alla fase finale

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Chi prova le prove?

Chi recentemente non è stato coinvolto, quasi a sua insaputa, nelle "temibili" prove di abilità della Joy Cup?

Quando meno te lo aspetti, nei momenti più strani, non importa che tu sia pallavolista, calciatore o "calcioacinquista", la prova di abilità ti cattura e in men che non si dica ti ritrovi in una palestra o in un campo all'aperto dove le tue capacità atletiche, ma soprattutto mentali, vengono messe in gara. Si, perché non è tanto a livello fisico che la prova ti distrugge, ma è a livello intellettivo e se la tua calotta cranica non contiene abbastanza materia grigia oppure i tuoi neuroni sono del tipo "diesel" che fanno fatica a scaldarsi, allora potresti ritrovarti per sempre a vegetare in qualche spogliatoio sperduto

La cosa più difficile da fare in una di queste prove è infatti comprenderne le modalità di svolgimento. Sicuramente è un'occasione unica per gli atleti di una stessa disciplina il

ritrovarsi tutti assieme, in divisa, per darsi battaglia con caratteristiche diverse dal solito Di fronte non c'è nessun avversario, ma l'unico vero nemico sei tu e sono unicamente le tue abilità tecniche ed atletiche ad essere messe alla prova

Ad una di queste manifestazioni ho visto gente che si divertiva, che esultava, impaziente di iniziare il proprio turno oppure terrorizzata nel mettersi alla prova davanti ad un così folto numero di persone Certo non è stato facile spiegare agli atleti quello che dovevano fare, e probabilmente molti di loro si stanno ancora chiedendo cosa sia accaduto quel giorno.

Non so se gli ideatori della Joy Cup abbiano mangiato pesante il giorno in cui si sono messi a stilare il regolamento delle prove di abilità, sicuramente è più facile cogliere noci di cocco al Polo Nord o grattarsi il lobo dell'orecchio sinistro con l'alluce del piede destro che leggere le istruzioni di prove come "palla al piede" oppure "prove d'attacco"

Coloro che a fatica riescono comunque a comprenderne il significato si ritrovano ad affrontare un compito ancora più arduo, capire le modalità di assegnazione dei punteggi! Alcuni hanno semplicemente rinunciato, altri hanno perseverato nel calcolo ed ora si ritrovano a non poter far a meno della "tabella per l'assegnazione alle squadre partecipanti alle gare di abilità dei punti validi per la classifica della manifestazione “ . Prove di abilità che arricchiscono moltissimo la Joy Cup perché, come da regolamento, " rompono gli schematismi rigidi che spesso presenta l'attività sportiva e creano l'identità di gruppo tra tutte le squadre partecipanti", ma se fossero state un po' meno caotiche sarebbe stato anche meglio, o perlomeno avrebbero evitato di trasformare i miei amici in esseri che non riescono neppure ad alzare una forchetta se prima non gli viene assicurato che questo non contribuirà assolutamente a fare classifica Joy Cup

Massimiliano Tosi

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Cup: le prove di abilità di
Joy

allo specchio

o Che cosa cercate?

Narra il Vangelo che un giovane si avvicinò a Gesù e gli pose delle domande a proposito della vita eterna e del modo di conquistarla

Era un giovane bravo - diremmo noi con il nostro linguaggio - un giovane giudizioso amante della legalità, rispettoso con i genitori, praticante nella religione Gesù se ne entusiasma Dice il Vangelo che Gesù lo scrutò fino in fondo leggendo nel cuore del giovane tante potenzialità

Gli fa dunque una proposta radicale L'impalcatura che sembrava solida si rivelò invece fragilissima, si "svuotò" e il giovane - conclude il Vangelo - se ne andò triste

In questa icona del Vangelo vi trovo le costanti del problema giovani ed anche notevoli indicazioni pedagogiche La problematicità, il bisogno di confronto, gli alti ideali, il desiderio sincero di tendervi, la preoccupazione per realizzarli, unitamente ad una fase onesta di capacità relazionale con la famiglia, con il prossimo, con la Trascendenza, sono di fatto gli elementi essenziali ricorrenti della condizione giovanile Lo stupore e l'ammirazione del maestro per il giovane di allora continuerebbe ancora oggi.

Anch'io contemplo stupito il volto dei giovani

Anch'io purtroppo tremo nel constatare la fragilità, l'incostanza, la volubilità dell'universo giovani Gli studiosi mi parlano di crisi dell'identità, dovuta, mi dicono, alla esasperazione del soggettivismo culturale dominante oggi che produce di conseguen-

Salvatore Boccaccio vescovo

za scarso senso di appartenenza e, peggio ancora, labilità della domanda di senso che non riesce a trovare solide risposte. Ma questa che potrebbe essere una lettura negativa, mi esalta e accolgo la sfida!

I Vangeli non dicono come sia andata a finire con quel giovane ma è bellissimo che il Maestro gli si sia posto accanto e lo abbia ascoltato; abbia condiviso con lui le problematicità e le ansie; gli abbia aperto orizzonti di infinito e poi lo abbia lasciato libero

Credo che sia questo poi, in definitiva, l'impegno pedagogico che insieme educatori, enti pubblici, amministratori, chiesa dobbiamo attivare

Essere giovani non è una stagione fugace d e l l a v i t a : è u n ' o p p o r t u n i t à o ff e r t a a l mondo intero di potersi rinnovare nelle nuove generazioni consentendo alle loro enormi potenzialità nascoste di esprimersi accogliendole come dono; spezzando le catene che tengono prigionieri i loro generosi sogni resi irrealizzabili perché interessi economici di potere, di partito, di casta andrebbero in frantumi.

E s s e r e g i ova n i , c o m e d i c e i l c a r d Suenens, non è un dato anagrafico, è un'esperienza: "perché continuare a fare sogni meravigliosi se poi non siamo disponibili ad impegnare la vita per realizzarli?"

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di †

Sport sociale

Un diritto ignorato

Che senso ha proporre all'attenzione pubblica i problemi dello sport sociale? Non è raro sentirsi dire che in momenti come quelli attuali, che vivono problemi immensi, dalla guerra dei Balcani alla disoccupazione e alla ripresa economica che non c'è, la questione dello sport per tutti è sì e no una quisquilia, per dirla alla Totò; una cosa di cui, semmai, ci si occuperà quando il "resto" andrà bene.

È un modo di pensare diffuso: tra la gente comune Forse troppo assuefatta allo sport che emerge da decoder e paraboliche, ed anche tra politici impreparati, tra educatori distratti, tra sacerdoti che non si sono presi la briga di leggere "Sport e vita cristiana"

Pochi intendono qual è la vera posta in gioco nel tentativo di riforma sportiva che galleggia tra Parlamento, CONI e associazionismo di promozione sportiva Non si tratta solo di un problema tecnico, cioè scegliere se battersi o no per il finanziamento dello sport sociale. Si tratta di valutare se in Italia lo sport debba avere ancora un valore culturale ed educativo; se deve tentare di aggregare milioni di giovani e far vivere loro esperienze di sport ma anche di amicizia, oppure se il diritto di cittadinanza spetta solo a chi cerca il campione in ogni ragazzino appena svezzato

Una cosa è certa: c'è stanchezza tra quanti operano nella promozione dello "sport per tutti". Una stanchezza che proviene dalla scarsa considerazione in cui lo sport viene tenuto quando, invece che come fabbrica di medaglie, si propone come valore sociale e fattore di promozione umana

Lo sport sociale ha molte facce. Nel CSI significa agire alle frontiere della società civile portare lo sport lì dove diventa liberazione e non solo passatempo Ogni anno il CSI si trova a raccontare, e a darne documentazione, tantissime iniziative che non hanno niente a che fare con lo sport dei talent scout: ad esempio nei quartieri a rischio, nelle carceri, nei campi nomadi, nelle strutture per portatori di handicap fisici e psichici, nelle comunità di recupero per tossicodipendenti.

Sport sociale è anche lavorare nella "normalità", ma sempre

con l'approccio di chi non si accontenta, di chi agisce per "fare nuove tutte le cose" Da questo spirito è nato l'impegno dell'associazione per impedire che lo sport scolastico rinascesse in questi anni come asservimento dei ragazzi alla logica dei vivai e fosse invece uno strumento in più da usare nel percorso di educazione globale cui ogni studente ha diritto.

Sport sociale è rifiutare che si costruiscano impianti miliardari, che altri miliardi bruciano in manutenzione, per farci sgambare un pugno di atleti talentuosi Chiedendo invece che ogni quartiere abbia i suoi impianti, polivalenti e aperti a chiunque, al limite gestiti dai cittadini e dalle loro associazioni

Sport sociale è volontariato Gente che mette a disposizione tutto il tempo che ha e al massimo riceve un rimborso spese per la benzina consumata a portare ragazzini a destra e a manca per farli giocare e divertire Ma guai a pensare che volontariato sia impreparazione Il CSI i suoi dirigenti e allenatori li sottopone a ciclici corsi di formazione: niente a che vedere con Coverciano, siamo d'accordo, ma abbastanza per agire con competenza e senso di responsabilità

Come mai, allora, così poca considerazione, anche da parte di chi, nelle istituzioni, sostiene di lavorare per l'educazione delle giovani generazioni?

Probabilmente siamo passati troppo in fretta dall'epoca in cui lo sport era quello del monopolio balilla a quella in cui lo sport è quello del monopolio mediatico. Non c'è stato tempo, in mezzo, per fare crescere una cultura sportiva L'unica che potrebbe impedire a qualche opinion leader sportivo di confessare che per lui lo sport sociale è "roba tipo la corsa nei sacchi o il tiro alla fune" Dunque senza diritto di esistere nella società delle tecnologie e dei primati produttivi

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di

Il CONI affonda, il calcio fa follie

Il popolo juventino - un italiano su tre stando a quei sondaggi difficili da smentire ma impossibili da confermare - trema pensando di poter perdere Zidane. Si potrebbe obiettare che esistono preoccupazioni più gravi nella vita, ma il calciomercato per qualcuno continua a restare la madre di tutte le guerre E poiché Luciano "Milosevic" Moggi continua ad affermare che Zidane non si muoverà da Torino, è davvero probabile che stia preparando le valigie per andarsene Avrebbe il francese un contratto sino al 2004, da lui debitamente firmato (e non sotto tortura), ma si sa: nel pallone di oggi gli impegni non valgono nemmeno l'inchiostro usato per sottoscriverli Cinquanta miliardi: questa sarebbe la cifra necessaria per rapire il francese triste, ma la circostanza più preoccupante è che parecchie società fanno la coda per poterla pagare.

Non è qui il caso di scandalizzarsi per i troppi zeri del calcio moderno: se esistono, significa che il sistema - quindi anche noi che di calcio scriviamo e che allo stadio continuiamo ad andarci anche se un biglietto di tribuna costa come un viaggio alle Maldive - è in grado di sopportarli Semmai è giunto il momento di chiedersi se è ancora in grado di permetterseli senza battere ciglio. Sorprende sempre più insomma che sul Titanic del pallone si continui a ballare il valzer mentre il CONI deve chiedere la carità al governo per sopravvivere e lo fa quasi arrossendo, malgrado gli anni di indefessa "mungitura" da parte dello stato che non si è mai vergognato di riempire le sue casse con i proventi di quanto lo sport produce

Il calcio invece, padre e padrone di tutto, tira dritto per la sua strada lastricata d'oro, investendo sugli assi veri o presunti vagoni di denaro come se fossimo in pieno boom economico Poi, basta dare uno sguardo distratto ai bilanci di fine anno di molte società per accorgersi che sotto alla voce "perdite" restano cifre buone per impallidire Perché come in tutte le aziende, gli investimenti si fanno prima: ma se non si centrano gli obiettivi di stagione, alla fine chi paga? La Borsa, spera Cragnotti. Berlusconi, spera Galliani Papà Tanzi, spera Tanzi junior La passionaccia che lo

Sul Titanic del pallone diAlberto

ha obbligato a imbarcarsi nell'Inter, spera Moratti Già, ma fino a quando certi imprenditori travestiti da mecenati troveranno sul mercato la risposta ai loro folli investimenti?

Solo il romanista Sensi ogni tanto prova a denunciare le contraddizioni di sistema impazzito, ma guarda caso lo fa solo

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quando la folla mugugna e per giustificare il fatto che lui non ha le spalle coperte

C'è probabilmente una sopravvalutazione complessiva, un gigantismo spicciolo che arma le ambizioni di tutti: Il Parma

crede di essere la Parmalat, il Milan la Fininvest (o il Polo), la Lazio la Cirio, l'Inter la Pirelli E in realtà è così, perché senza le gomme dello sponsor, Ronaldo non sarebbe mai arrivato a Milano.

Ma l'arma è a doppio taglio perché lo stesso Ronaldo risponde poi direttamente al suo datore di lavoro, che non è l'allenatore dell'Inter né Moratti, ma Tronchetti Provera, imprenditore degnissimo ma che di calcio probabilmente ne mastica come noi il dialetto del'Uzbekistan

Fa eccezione forse solo la Juve che da anni ormai ragiona in base a strategie private, più lontane di quel che si possa pensare da quelle della Fiat e affidate alla "triade" Moggi - BettegaGiraudo, agenti a sette zeri con licenza di incassare

Ovvio dunque che in un panorama di oligarchia spendaccionaperché il potere di acquisto di Milan, Parma, Lazio e Inter è più o meno paritario - a fare la differenza più che i campioni, sono gli allenatori.

Zaccheroni, Malesani, Eriksson, Lippi: bravi ragazzi, rampanti o già affermati, incravattati e invidiati Hanno a disposizione organici che sembrano tribù, pullman di stranieri in gita, eserciti di terzini il più delle volte scelti da altri.

Ma la loro "testa" quanto vale se sono obbligati a vincere dalla megalomania di chi sta alle spalle delle panchine?

Facciamo un esempio: il Napoli - insieme a Juve, Milan e Inter - ha ottenuto da Telepiù un contratto da 100 miliardi per i diritti tv che ovviamente saranno disponibili solo nel caso in cui la squadra tornerà in serie A Bene, provate allora a pretendere da Ulivieri che il Napoli lo allena, spettacolo e bel gioco... Come può un tecnico pensare a soluzioni tattiche, schemi e fantasie mentre sa di avere sulle spalle la responsabilità di 100 miliardi?

Poi qualcuno si sorprende se sbagliano una sostituzione, se lasciano fuori "quell'artista di Baggio" o se insultano l'arbitro di turno Oppure se in campo "non vince il fair-play", spendida, e purtroppo impossibile metafora di uno sport che ha scelto altre scarpe nelle quali infilare i suoi piedi.

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racconto il La libertà con gli occhiali

È duro, in un tempo di guerra, di sopraffazione e di arroganza come questo che stiamo vivendo, parlare di libertà o forse è proprio il momento più giusto

Tra gli scritti recenti che è opportuno citare perché ci aiutano a riflettere sull'esperienza associativa che ciascuno sta vivendo, ho letto con grande attenzione ed interesse un corsivo di Francesco Alberoni sul Corriere della sera Il tema che viene affrontato è quello della libertà e dell'obiettività e l'appartenenza ad un gruppo e ad un'associazione

Il problema è indubbiamente bruciante perché la domanda fondamentale è come articolare, come mettere insieme la libertà che ciascuno vive verso se stesso e verso il gruppo. Naturalmente non presumo di voler risolvere il problema, ma mi preme offrire semplicemente delle piste di "meditazione" utilizzando le riflessioni di Alberoni. Dice Francesco Alberoni che vivendo in un certo gruppo sociale, stabiliamo con esso un legame indelebile. Come amiano nostro padre, nostra madre, nostro fratello, amiamo la nostra nazione, il nostro partito e, nel nostro caso, il CSI Lo amiamo anche quando non ne siamo coscienti. Ce ne accorgiamo solo quando ne siamo usciti e proviamo nostalgia Oppure quando il gruppo di appartenenza viene minacciato ed aggredito. Rapportiamo questi concetti alla nostra Associazione Il CSI inculca in noi i suoi concetti, gli schemi con cui guarda il mondo e soprattutto lo sport. Lo fa con il linguaggio, con l'insegnamento dei dirigenti, dei tecnici, degli allenatori, con le tante esperienze quotidiane Da tutto ciò apprendiamo valori, gesti, paure, credenze, luoghi comuni, pregiudizi e poi odi, amori, preferenze, ripugnanze

radicano alla base dei nostri sentimenti, delle nostre passioni, producono simpatie ed antipatie immediate Basta un gesto, una parola, un simbolo per scatenare in noi violente reazioni di amore o di odio, di accettazione o di disgusto Un protestante impara, fin da piccolo, a guardare con diffidenza i cattolici Un cattolico a giudicare negativamente i protestanti.

...ESSERE LIBERI ED ESSERE OBIETTIVI SIGNIFICA PERCORRERE CONTINUAMENTE LA STRADA FATICOSA DEL DIALOGO E DEL CONFRONTO...

Nel mondo dello sport avviene lo stesso Noi tutti, in misura più o meno grande, siamo forgiati, influenzati da queste forze collettive che ci attraversano senza che noi ne abbiamo coscienza Che ci mostrano il mondo attraverso occhiali deformanti Siamo convinti di essere liberi, di esserci costruiti i nostri convincimenti con l'esperienza, con il ragionamento, ma non è vero E non possiamo capirlo se non ci togliamo gli occhiali.

La capacità di giudicare con un minimo di obiettività è una mèta difficile da raggiungere Non si ottiene con la spontaneità, lasciandoci andare all'impulso. Si ottiene solo con l'esercizio dell'umiltà, distaccandosi dal mondo, prendendo distanza dalle nostre passioni, dai nostri interessi.

Qualche volta - dice ancora Alberoniriusciamo a non sopportare e perfino odiare gente che non conosciamo, che non abbiamo mai incontrato solo perché qualcuno ce ne ha parlato male... Tutte queste cose entrano nella costituzione della nostra sensibilità, della nostra morale, del nostro gusto.

Plasmano il nostro modo di pensare, si

Nessuno raggiunge l'obiettività, però si può riuscire a fare un passo nella sua direzione, verso una maggiore serenità di giudizio, un minimo di saggezza Alcuni non ne sono capaci Non ne sono capaci le persone poco intelligenti, che non riescono a uscire dall'orizzonte sociale e mentale in cui sono vissute Non ci riescono le persone rigide, abitudinarie, chiuse, sorde e cieche ai valori, alle abitudini, ai modi di pensare degli altri. Non ci riescono i fanatici, che si abbandonano alle loro passioni di parte, si crogiolano e si vantano nella loro mancanza di obiettività

Dunque essere liberi ed essere obiettivi, anche per noi del CSI, significa percorrere continuamente il percorso faticoso del dialogo e del confronto che tutti, a partire da me, siamo bisognosi di impare e di vivere.

di

Pellegrini non turisti

Esattamente sedici secoli fa, tra il 397 e il 400. S. Agostino componeva la sua più nota opera - Le Confessioni - in cui raccontava il travagliato itinerario del suo ritorno a Dio: "Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova; tardi ti ho amato Tu eri dentro di me, e io fuori. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità Ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te Mi hai toccato, e ora ardo dal desiderio della tua pace "

Come Agostino, alla fine di questo millennio siamo anche noi chiamati, in occasione del prossimo Giubileo, a compiere un analogo pellegrinaggio È però necessario tenere presenti almeno due avvertenze.

Ma non è turismo religioso

La prima è quella di non confondere il pellegrinaggio né con la gita turistica né con il turismo religioso Questo fruisce sì di spazi e luoghi sacri, ma di per sé ha motivazioni culturali e ricreative Il pellegrinaggio, invece, è ispirato da consapevoli motivi di fede e tende primariamente a rinvigorirla. Ecco perché nel documento Venite, saliamo al monte del Signore (29 novembre 1998) i vescovi italiani scrivono che il pellegrinaggio "costituisce una importante risorsa pastorale, un dono autentico dello Spirito Santo". Ed è per questo che nella bolla di indizione del Giubileo Giovanni Paolo II afferma che esso "è sempre stato un momento significativo nella vita dei credenti"

Attraverso i secoli il pellegrinaggio ha rivestito espressioni religiose e culturali diverse Nei primi secoli si compivano per 1o più "migrazioni ascetiche", simili ad esodi spirituali Elia che si ritira sul Carmelo rappresentava 1'ideale ascetico della "fuga mundi". Con il noto editto di Costantino (313) inizia invece la fitta trama di viaggi devozionali e culturali, specie verso la Terrasanta, come attesta ad esempio la monaca Eteria che nel libro Peregrinatio ad loca santa, registrò le tappe da lei compiute dalla Galizia al Sinai e a Gerusalemme

A partire dal 1300, anno del primo Giubileo, i pellegrinaggi assumono un accentuato carattere penitenziale. Gerusalemme, Roma, S. Giacomo di Compostela, Assisi, Loreto sono i luoghi ove

Vittorio Peri

si va per ottenere il perdono dei peccati e le indulgenze. Con il Rinascimento si ha una certa disaffezione verso questo tipo di espressione della fede Il pellegrinaggio si interiorizza, come testimoniano sia il Cammino di perfezione e il Castello interiore di S Teresa d'Avila sia l'Epistolario spirituale di S. Giovanni della Croce Un paio di secoli dopo anche 1o scrittore francese Xavier de Maistre dirà, con il suo Viaggio attorno alla mia camera, che si può diventare itineranti anche tra quattro pareti, in compagnia di qualche quadro e di un fido cagnolino. I pellegrinaggi, nella forma che oggi conosciamo, tornano in auge a partire dalla seconda metà del secolo scorso Alle tradizionali mète, si aggiungono santuari in particolare mariani, come Lourdes, Fatima, Csestochowa.

Pellegrinaggio - e sport - questione di cuore

Ma l'avvertenza più importante, nel programmare il pellegrinaggio giubilare, è che per farlo non sono necessari né mezzi di trasporto, né alberghi, né soldi Diversamente, sarebbe un privilegio di pochi e un motivo di recriminazione per molti.

Per fare un vero pellegrinaggio cristiano basta invece disporsi a quel "trapianto" di cuore di cui parla il Signore attraverso il profeta Ezechiele: "Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne " Dio è sempre pronto a compiere questa operazione, ma ha bisogno del nostro consenso; si lascia incontrare nelle case che abitiamo, ma chiede di aprirgli la porta Durante il tempo del pellegrinaggio l'incontro è meditato dalla persona che incontriamo, dai luoghi visitati e dalle cose ascoltate e vedute, ed è facilitato da un sereno clima psicologico che rende aperti a nuove esperienze Molti partono turisti e ritornano pellegrini; vanno per vedere qualcosa e finiscono per incontrare Qualcuno Il vero pellegrinaggio trasforma l'homo viator in homo sapiens, capace di saper vedere oltre la siepe delle cose e di capire il senso della vita Il pellegrinaggio, allora, non è questione di frontiere attraversate o di città visitate; più che le gambe e le ruote dei bus deve mettere in movimento il cuore e la testa Come, del resto, dovrebbe avvenire con l'attività sportiva. Se ha il marchio "doc" di umanità - come lo ha quella promossa dal CSI - non mette in movimento solo i muscoli e le passioni, ma anche i sentimenti, i valori, i progetti, mossa com'è dalla voglia di andare oltre - fare dunque pellegrinaggio - i traguardi già raggiunti.

E, allora, anche lo sport, come il pellegrinaggio, può diventare una "grazia" che aiuta le persone a diventare adulte nel cuore e nella fede

r a d i c i Pellegrini verso il Giubileo
di
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ORGANIZZARE LO SPORT PER TUTTI

AA VV , 1996, pagg 144, £ 8 000

SPORT POESIA E PREGHIERA

a cura di Vittorio•Peri, 1997, pagg. 124, £ 40.000

ELEMENTI DI BASE DI MEDICINA DELLO SPORT

S. Cameli, M. Donisi, R. Vannicelli, 1996, pagg 96, £ 20 000

LA PALLAVOLO Massimo Stera, 1997, pagg 272, £ 35 000

A CHE GIOCO GIOCHIAMO

1998, pagg. 72, £ 8.000

SPORT & EDUCAZIONE

Duilio Olmetti, Ermanno Mazza, 1996, pagg 96, £ 15 000

LO SPORT: UN PROGETTO PER EDUCARE

1998, pagg. 20, £ 2.000

CENNI DI TEORIA E METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO

M. Bellucci, R. Longhi, M. Stera 1998, pagg 120, £ 25 000

LINEE GUIDA PER L’ATTIVITÀ FISICA CON GLI ANZIANI

C. Bazzano, A. Falconio, L. Leone 1998, pagg 128, £ 15 000

GUIDA ORGANIZZATIVA FANTATHLON

1995, pagg. 104, £ 5.000

IL CALCIO

M Sartori, F Nalesso, R Longhi, O Jaconi, 1996, pagg 160, £ 26 000

GIOCASPORT. LO SPORT PER TUTTI I RAGAZZI

D. R. Mosella, V. Stera, ill. Ro Marcenaro 1997, pagg. 328, £ 40.000

LA PALLACANESTRO

N. Bevacqua, M. Mondoni, G. Salviati 1998, pagg. 208, £ 30.000

L’ARBITRO COME EDUCATORE motivazioni competenze e tecniche 1997, pagg. 128, £ 20.000

L’ATLETICA LEGGERA

Renato Marino, Fabio Sebastiani 1997, pagg. 128, £ 20.000

I BAMBINI GIOCANO

C. Bentivoglio, E. Inzoli, L. Tirelli 1998, pagg. 96, £ 15.000

Via della Conciliazione, 1 › 00193 Roma › tel 06/686794 tivo Italiano
Centro Spor

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