

n°5
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editoriale
03 Novità in vista di Donato Renato Mosella
vitacsi
04 Un boom di partecipanti di Giampiero Spirito
13 Io sto con i minori di Pasquale Scarlino
14 Formazione: un impegno di tutti di Arianna Cucinotta
16 L’unione fa la forza di Michele Marchetti
17 Chi forma i formatori?
18 Una notte di sport di Lucia Teormino

20 Anche i genitori in campo di Tito Della Torre

25 La grande sfida di Mariacristina Filippin
26 Alla ricerca del gioco perduto di Leo Leone
27 Insieme si può! di Marco Croci
28 Arriva la Joy Cup di Renato Picciolo
dossier
08 Chi ha paura dei giovani? di Andrea De Pascalis
sport&sport
21 Snickers: la Poggese va a Parigi di Marco D’Amico
argomenti
12 Mi riguarda di Micaela Faggiani
22 Aperti sulla condizione umana di Gianni Gherardi
rubriche
24 Allo specchio di Emerenziana Rossato
30 Il racconto di Edio Costantini

radici
31 Le parole del “Patto”: Socializzazione di Vittorio Peri
al n 4987 del Reg Stampa del Tribunale di Roma del 4/1/1956 p R
g R a f I c O Medias Pubblicità - Napoli I m pa g I n a z I O n E C SI Editore I n c O p E R T I n a f O T O D I : Roberta Pagano l E f O T O D I q u E s T O n u m E R O s O n O D I :
A Criscuoli: pagg 4, 8, 15, 26, 28; M Leopardi: pagg 10, 11, 20; C Corrivetti: pag 13; M Bagnasco: pag 25; pag 30 disegno di Ro Marcenaro f O T O l I T O Punto & Linea s Ta m pa Romana Editrice s r l Via Colle Ara della Signora, 8 San Cesareo (RM)
Spedizione in abbonamento postale Art 2 Comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Roma
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Novità in vista
In questi giorni i Comitati e i quadri dirigenti CSI stanno ricevendo il documento elaborato dal Consiglio Nazionale “Il CSI verso il 2000: percorsi possibili” Sono le linee programmatiche che il Consiglio è solito elaborare in primavera inoltrata per indirizzare le attività dell’anno successivo Questa volta il Consiglio ha ritenuto di dover presentare un quadro più ampio, soffermandosi su una serie di temi e di problemi che vanno al di là della prossima stagione sportiva e associativa, investendo il futuro del CSI e dello sport italiano
Il futuro è all’insegna del cambiamento Abbiamo tutti la consapevolezza che i mutamenti repentini della società in cui viviamo condizionano, e n o n p o c o , a n c h e i p r o g r a m m i c h e andiamo svolgendo Siamo costretti a cambiare per non subire la crisi, che per noi significa anche mancanza di giovani con cui camminare insieme Solo qualche anno fa bastava aggiornare le categorie di età e tutto il resto veniva da sé Oggi bisogna saper leggere i bisogni e sbrigarsi a dare risposte adeguate
gusti dei giovani senza che l’esperienza proposta perda in continuità e significato educativo Anche la verifica tuttora in atto nella nostra Associazione conferma che è possibile partire dai b i s o g n i m u t e v o l i d e i g i o v a n i , p e r costruire percorsi capaci di fare della pratica sportiva un ’esperienza di vita efficace e duratura
Cambiare è inevitabile per tutto lo sport italiano, che infatti si avvia a farlo Il processo di riforma da noi tanto auspicato, e in qualche modo già avviato dal CONI, ha imboccato la via della concretezza È stata insediata la “Consulta programmatica”, un organismo collegiale che deve svolgere il complesso lavoro preparatorio in vista del Congresso Olimpico che segnerà l’inizio vero del cambiamento
La traccia di lavoro della Consulta, presentata dal presidente Pescante, è ricca di argomenti certamente innovat i v i , i q u a l i , s e a p p r o f o n d i t i c o n responsabilità, potranno fornire risposte e soluzioni a molti problemi
Tuttavia sono personalmente convinto che il cambiamento ci sarà se in via p r e l i m i n a r e v e r r a n n o a f f r o n t a t i e risolti tre nodi:
sport italiano, un principio al quale nessuna componente del nostro sistema sportivo intende rinunciare;
- il riconoscimento definitivo dell’ass o c i a z i o n i s m o s p o r t i v o , c o n f i n a l i t à i s t i t u z i o n a l i c h i a r e e f i n a n z i a m e n t i certi;

- la capacità di distinguere le attività di profitto dal volontariato sportivo, che è la vera grande risorsa dello sport italiano, da tutelare ad ogni costo
La riflessione da tempo avviata nel CSI su molti degli argomenti che animeranno il lavoro di riforma del movimento sportivo italiano ci lascia ben sperare in un esito proficuo e ricco di novità
Poiché sono stato chiamato a far parte della Consulta, il CSI sarà nel cuore del cambiamento Come ho avuto modo di affermare ai membri della Consulta nella seduta di insediamento, sono tra di loro per rappresentare i valori e l’esperienza della promozione sportiva, difendendo la dignità di quel vasto movimento associazionistico che tanto ha dato allo sviluppo della pratica sportiva in Italia e che tanto ancora può dare Per questo lavorerò con tutti senza preclusioni, con franchezza e lealtà Perché dal cambiamento nasca davvero qualcosa di buono per tutto lo sport
Le manifestazioni sportive che il CSI sta realizzando in questo periodo nelle piazze italiane provano una volta di più che è possibile andare incontro ai D o n a t o Re n a t o M o s e l l a
- il principio dell’autonomia dello
D o n a t o R e n a t o M o s e l l a
Stadium: lo sport incontra la piazza
Unboomdi partecipanti
oomdi artecipanti
Tutti in piazza È partito il campionato dello sport per tutti, che rende protagonisti grandi e piccini, giovani e adulti, ragazzi e ragazze Basta esserci Trovarsi là quando la carovana del C SI arriva, monta su campi e campetti, piste e tendoni e offre a ciascuno la sua disciplina preferita O quella che mai si sarebbe potuta praticare Mancanza di spazi e quindi di occasioni Qui l’occasione c’è tutta e già si è superata quota diecimila Tanti sono stati i partecipanti delle prime 6 tappe dell’edizione 1998 della manifestazione itinerante “Stadium - lo sport incontra la piazza”
Caserta. Si sono presentati in 1800 davanti alla reggia Hanno giocato, danzato, realizzato canestri e segnato gol per due giorni, il 4 e il 5 aprile, in piazza Carlo III Una piazza letteralmente trasformata: due campi di calcetto, tre di pallavolo, quattro di pallacanestro, un tatami, una pista di atletica leggera Perfino una pedana per il ballo dove dalla ginnastica ritmica al liscio si è ballato di tutto Non è mancato neanche l’attrezzatissimo pulmino del “pronto soccorso gioco” Tutto è cominciato il sabato alle 15 con l’apertura affidata a ben 80 majorettes Poi hanno riempito

diGiampiero
Spirito
la scena, bambini, ragazzi, giovani e meno giovani Tra calcio, basket e pallavolo si sono disputate non meno di 500 partite Inoltre atleti e volontari sono giunti anche da Napoli, Cava dei Tirreni, Ariano Irpino, Avellino, Aversa La manifestazione, organizzata dal C SI di Caserta e dal consiglio regionale, ha coinvolto anche un centinaio di operatori e una trentina di arbitri che hanno consentito a tutti di divertirsi secondo le regole Presenti anche gli amministratori cittadini Primo fra tutti il sindaco, Luigi Falco, quindi l’assessore allo sport Franco Cundari e il consigliere comunale Franco Catello Venerdì 3 aprile si è svolto presso la sala comunale il dibattito sullo “sport a scuola” Hanno partecipato gli assessori Capriglione, Cundari e Zazza, il preside Cassese e per il C SI il presidente del comitato regionale Campania, Salvatore Maturo

Reggio Calabria. “C’è fame di sport qui e durante i due giorni di Stadium in pratica non abbiamo avuto soste”, racconta così il presidente regionale del C SI, Domenico De Clario, le due giornate di sport in piazza del 18 e 19 aprile Non sono stati meno di tremila coloro che hanno frequentato gli spazi allestiti a Reggio Calabria Calcio, basket e pallavolo: è stato un assalto continuo Oltre alle attività tipiche del programma, molto apprezzata è stata un’ esibizione di ginnastica aerobica Anche Reggio ha saputo organizzare al meglio la prevista tavola rotonda su “sport a scuola”, nel pomeriggio del 17 aprile Hanno partecipato alla interessante discussione l’amministratore nazionale del C SI Giuseppe Goffrini, l’assessore alla pubblica istruzione di Reggio Calabria, Patrizia Gambardella, il presidente provinciale del Coni, Luigi Filocamo e Alessandro Manganaro, direttore dell’accademia delle Belle Arti che ha ospitato il convegno nell’aula magna

Caltagirone. Nella villa comunale circa duemila tra bambini, ragazzi e adulti hanno preso parte alla kermesse organizzata dal Comitato locale L’allestimento dell’evento, volutamente legato al tema dell’ambiente, ha richiesto anche in Sicilia l’opera di decine di volontari Per Salvo Russo, presidente regionale del C SI, “ non è stata solo una rassegna sportiva ma anche un momento culturale, turistico e di spettacolo Un mix vincente quindi per la città della ceramica” Alla manifestazione è intervenuto il vescovo di Caltagirone, monsignor Vincenzo Manzella che ha celebrato la santa messa nell’artistico palco al centro del piazzale “Noi crediamo che i valori contano più del successo e che essere i primi significa mettersi a servizio degli altri per aiutarli a crescere - ha detto mons Manzella che si è poi rivolto ai giovani partecipanti - I valori acquisiti oggi attraverso lo sport vi serviranno sempre, anche quando il corpo non risponderà più alle esigenze del gioco, la partita della vita richiederà ugualmente il vostro impegno di uomini E quindi ha ricordato che il C SI si impone in Italia non solo per i suoi programmi e le attività “ ma soprattutto per il suo ruolo formativo-educativo” Anche per questo quindi prima delle due giornate “ a tutto sport”, il comitato locale diretto da Giovanni Russo ha organizzato il convegno sulla scuola che ha visto, tra gli altri, la presenza di Piero Fagone, neopresidente del Coni Sicilia

Latina. Almeno tremila partecipanti nelle due giornate del 25 e 26 aprile hanno preso parte alla tappa laziale di Stadium Ad essere trasformata in una sorta di villaggio olimpico è stata la periferica piazza dei Mercanti, già chiusa al traffico e quindi ideale per l’isola sportiva attrezzata dal C SI “Non pensavamo di ottenere questa adesione anche per difficoltà di alcuni Comitati Invece proprio la partecipazione di tanti bambini e ragazzi che mai avevano preso parte a nostre iniziative è stata determinante per il successo della manifestazione”, ha specificato Maurizio Federico, presidente del Consiglio regionale laziale del C SI Alla tappa di Stadium ‘98 è stata abbinata la festa regionale con

finali di calcio, calcio a 5 maschile e femminile, pallavolo Inoltre si è disputata una gara di ciclismo per adulti, con la partecipazione di 80 ciclisti che hanno attraversato tutti i borghi di Latina Quaranta chilometri in totale con partenza ed arrivo in piazza dei Mercanti Al convegno sullo sport a scuola ha partecipato, tra gli altri, il delegato all’attività di educazione fisica, Pasquale Piredda
Matera. “Perché non organizzate qualcosa anche domenica prossima?”, è stata la domanda più frequente rivolta al termine della tappa lucana di Stadium, agli organizzatori del C SI, con Giovanni Mazzeo in testa “Credo che il successo di partecipazione sia stato al di sopra delle aspettative: non meno di duemila persone nelle due giornate, tutti entusiasti - spiega il presidente regionale del C SI - Il fatto è che a Matera, gli impianti sono in prevalenza privati e costano tanto Ci stiamo attrezzando anche con le scuole, per ottenere spazi nelle palestre Ma per gli enti è difficile farsi largo anche se proprio Stadium ha dato una dimostrazione della voglia di fare sport aperto a tutti” Nel piazzale solitamente adibito a parcheggio per i pullman delle autolinee e pieno di rumori e gas di scarico, non è parso vero a genitori e figli di ritrovarlo d’incanto con campi di calcio, pallavolo, basket e la pista di atletica leggera Colori e sorrisi al posto dei fumi neri degli autobus Sport senza sosta invece della solita ora di pallavolo o ginnastica in palestra spesso pagata cara, secondo quanto lamentano le famiglie di Matera Molto apprezzata è stata anche l’esibizione del campione mondiale juniores di arti marziali Il dibattito sullo sport, inserito nel contesto dell’autonomia scolastica, presenti autorità sportive e politiche, si è svolto nella parrocchia di S Giuseppe Artigiano, in una sala messa a disposizione da Don Michele Grieco, consulente ecclesiastico del C SI di Matera
Termoli. Qualche anno fa venne in visita il Papa e in ricordo di quella giornata memorabile, si chiamò piazza Giovanni Paolo II Il centro di Termoli ha rivissuto un altro momento importante che
racchiude comunque quel senso di fratellanza e di unione che la figura del Pontefice ispirò La partecipazione delle società e dei Comitati del C SI di tutto il Molise è stata enorme Almeno duemila persone hanno preso parte alle varie attività nella due giorni della tappa di Stadium Non poteva essere diversamente A Termoli il C SI ha una tradizione fortemente radicata nel tempo e nei sentimenti dei giovani e dei meno giovani Qui infatti è nato uno dei primi comitati del C SI, nell’immediato dopoguerra E sabato 2 e domenica 3 maggio si è avuta un’ulteriore dimostrazione di una presenza capillare del C SI nel territorio Entusiasta e massiccia l’adesione per tutti gli spazi creati in piazza che ha ospitato anche saggi di scherma, le arti marziali, l’aerobica e mountain bike Di grande rilevanza il convegno sullo sport a scuola organizzato nella sala consiliare del comune Presenti i vari assessori allo sport del comune di Termoli e delle province di Campobasso ed Isernia e il coordinatore di educazione fisica del provveditorato agli studi di Isernia, Michele Potena, in rappresentanza del provveditore De Angelis, aderente al C SI campano negli anni ’50 Leo Leone, coordinatore nazionale della formazione del C SI, ha aperto i lavori, conclusi dal presidente del Centro Sportivo Italiano, Donato Renato Mosella La sala era gremita, numerosi gli interventi da parte di insegnanti di educazione fisica, maestri dello sport e cittadini Tutti hanno concordato nel fare attenzione a non fare della scuola un terreno di caccia per le federazioni ma che l’attività sportiva abbia soprattutto finalità educative
F inali nazionali Stad ium ’9 8 Sals omaggiore - Fi denza 23 /28 giugno 19 98

martedì 23 gi ugno
Convegno per Arbitri e Giudici
mercoledì 24 gi ugno
Festa dell’Accoglienza

Stage Formatori Arbitri/Giudici
Cerimonia di apertura
gi ovedì 25 giugno
Apertura spazi free sport
Inizio gare sportive
Seminario «Sport e Spiritualità»
Recital «Forza venite gente»
venerdì 26 giugno
Gare sportive
Concerto di Marco Conidi
s ab ato 27 giugno
Gare sportive
Seminario «Lo sport nella scuola dell’autonomia: il progetto del CSI»
Santa messa
Festa delle regioni

d omeni ca 2 8 giugn o
Conclusioni
hC i h a paura dei giovani?

Il CSI ha paura dei giovani? Dipende Dal ruolo Come atleti i giovani sono i benvenuti. Lo dicono le cifre: nella fascia 15-24 anni rappresentano quasi il 33% dei tesserati Come dirigenti trovano molto meno spazio: sono circa il 16% del totale, sempre nella fascia 15-24 anni Troppo pochi, se si pensa che dirigenti non si nasce ma si diventa, facendo gavetta, mescolando formazione ed esperienza. E se si pensa che il CSI, a norma di Statuto, è un ’associazione che “ promuove un movimento sportivo giovanile che vive l’esperienza dello sport come momento di educazione, di maturazione umana e di impegno...”. Una ricerca di maturazione e di impegno che pure dovrebbe sposarsi bene con un percorso di progressiva assunzione di responsabilità, ma evidentemente così non accade. Perché?
I giovani chiedono impegno
“Spesso accade che le nostre idee - dice Marco Torricelli, 21 anni, rappresentante dell’Emilia Romagna presso la Consulta nazionale dei giovani - vengono cestinate, reputate scadenti o troppo ambiziose, solo perché sono idee che cercano di innovare una realtà associativa ormai stantia e fossilizzata”
Un atteggiamento di preclusione diffusa, dunque Ed è un peccato, perché non sono poi molti i giovani che hanno voglia di impegnarsi In attesa dei risultati dell’indagine conoscitiva sui giovani nel CSI, che dovrebbe misurare anche il grado di partecipazione alla vita associativa nel nostro specifico, valgono gli esiti del quarto Rapporto Iard: “Sul piano dei comportamenti associativi, la tendenza prevalente sembra al declino Solo le associazioni di matrice religiosa e quelle di impegno sociale e assistenziale mostrano una significativa tendenza all’aumento ” Ovvero, i giovani tendono ad impegnarsi quanto più l’associazione ha una forte identità di “missione” e quanto più i suoi scopi sono di servizio alla società.
Questo vale anche per l’associazionismo sportivo: “Le associazioni che si occupano dell’impiego del tempo libero e della fruizione di servizi individuali mostrano una maggiore capacità di attrazione di nuovi affiliati. Va tuttavia segnalato il rischio che la sfida rappresentata dal leisure market le induca ad assumere in misura crescente il carattere di organizzazioni orientate alla clientela...”. Detto in non sociologese, trasformarsi in organizzazione di mercato che offra servizi di tempo libero alla fine non paga, perché ciò che interessa ai giovani è far parte di gruppi in grado di offrire esperienze centrate sull’autorealizzazione dell’individuo.
La maturità non è un fatto anagrafico
D’accordo Non sempre ciò che propongono i giovani è giusto e attuabile L’esperienza ha il suo peso Ma attenzione a rifiutarsi di mettersi in ascolto, attenzione a non chiudere i giovani in un ghetto in attesa di una maturità che non si raggiunge automaticamente per un fatto anagrafico “Di fatto, - dice Gianni Borgna, autore de Il mito della giovinezza - la nozione di maturità è eminentemente soggettiva Di qui la sua arbitrarietà per così dire ideologica, che consente di affermare l’inferiorità dei giovani Si dice: i giovani
I giovani, parola nuova
“Questa voglia di essere parola nuova per un mondo nuovo freme in ogni ragazzo non ancora spento dalle nostre minacce di abbandono, nell’animo dei nostri giovani c’è una voglia irresistibile di spezzare lacci, di oltrepassare norme, di individuare sorridendo possibili gesti iconoclastici Non che essi non sentano il rispetto per tutto ciò che è degno e venerato dai secoli, non che non amino la mano che li guidò bambini o le labbra che insegnarono loro a pregare, ma più forte è la volontà, il bisogno di andare avanti, di scoprire cosa c’è dietro la siepe, di non contentarsi di facili certezze che sanno di oppio dei loro spiriti” (Presbyteri 31, n 9/1997)
sono emotivi, instabili, a volte ancora infantili. Ma non ci si accorge che questo è il risultato di chi impedisce loro, in modo sistematico, di comportarsi autonomamente e responsabilmente”.
Troppo adulti tendono a considerare i giovani “maturi” solo quando perdono il loro slancio innovativo e il loro entusiasmo, e si uniformano ai comportamenti degli adulti, sposando cinismo e disincanto E questo è il modo migliore per avere una società (o un ’associazione) “imbalsamata”
Sfiducia o egoismo?
Perché il CSI ha paura dei giovani? “Per me non è solo un fatto di sfiducia, di scarsa considerazione per la creatività e le capacità dei giovani - dice Simone Schiavon, del CSI di Padova, componente della Consulta dei giovani - Credo che in certi dirigenti stagionati ci sia anche la voglia di difendere il loro spazio di potere, la paura che un giovane possa crescere troppo, possa mettersi in luce e domani, chissà, soffiargli la poltrona Il giovane che ha idee viene emarginato, quello che si adegua e non rappresenta un pericolo viene cooptato per poter dire: ‘Vedete? Io sì che apprezzo i giovani!”.
Opinione esagerata? Forse Ma anche se lo fosse, sarebbe lo specchio di una disillusione, di un disincanto che dovrebbe far riflettere

“Non generalizziamo, - dice Claudio Fontaneto, presidente della Consulta dei Giovani - e guardiamo i numeri I dati 1996/97 del CED nazionale dimostrano che delle circa 12.000 Società sportive del CSI, 207 hanno presidenti con meno di 20 anni, 2 766 hanno presidenti di età compresa tra 21 e i 30 anni. Le cose cambiano se guardiamo ai ruoli di maggior spicco nei Comitati territoriali: tra i presidenti provinciali solo 11 hanno un ’età tra i 21 e i 30 anni, 33 sono tra i 31 e i 40 anni, gli altri hanno tutti dai 41 ai 70 anni e oltre A prima vista si potrebbe dire che non è facile il salto dai ruoli di responsabilità nella Società sportiva a quelli nel Comitato Bisognerebbe capire quanto ciò sia fisiologico, quanto sia dovuto alla necessità di fare esperienza e quanto alle resistenze del sistema ”

Il coraggio di osare
Cosa possono fare i giovani per modificare la situazione?
“Dobbiamo andare avanti convinti, - sostiene Enrica Tasso, di Vicenza, membro della Consulta dei giovanis e n z a m o l l a r e L a n o s t r a p a r o l a d ’ o r d i n e dev’essere ‘ osare ’ . Non si possono superare gli ostacoli se non si ha il coraggio di osare A volte restiamo fermi per paura di essere criticati Invece no, dobbiamo rischiare, metterci in gioco per conquistarci un ruolo”.

“Come porsi dinanzi a un eventuale rifiuto?
- si chiede Marco Toricelli - Penso che a volte sia necessario raggiungere un compromesso
I giovani e la Società sportiva
La società sportiva funziona ancora come luogo di aggregazione giovanile? Le scelte di tempo libero - dicono le ricerche - cambiano con l’età Per i più giovani regge ancora la Società sportiva come luogo in cui il tempo libero è fortemente strutturato e dominato da attività tra cui spiccano gli sport tradizionali, vissuti come occasione di socialità e al tempo stesso di socializzazione Ma crescendo i giovani tendono a spostarsi verso attività meno strutturate, incrementando ad esempio le uscite serali a discapito della pratica sportiva Nell’ambito della stessa pratica sportiva si vengono gradualmente privilegiando attività particolari che è possibile praticare con maggiore autonomia e flessibilità:
footing, bodybuilding
I giovani e il gruppo

Le indagini sono concordi: nella gerarchia dei valori giovanili l’amicizia ha scavalcato la famiglia e il lavoro E i luoghi dove si concretizza l’amicizia non sono né la scuola, né il mondo associativo, né il mondo del lavoro
tra le parti in causa Il c o m p r o m e s s o n o n v u o l d i r e r e s a P u ò s e r v i r e come punto di partenza per una successiva e più ampia apertura verso di noi”
È quanto aveva proposto la precedente Consulta dei Giovani al Congresso di Assisi, con una mozione che chiedeva un “patto tra generazioni”, richiesta che fu approvata, ma che forse è rimasta lettera morta.

Il fatto è che una questione così complessa come quella della partecipazione giovanile alla vita del CSI non si risolve soltanto a colpi di mozioni congressuali o di Statuto Anche le indagini conoscitive aiutano ma non risolvono, perché il problema vero è la consapevolezza della risorsa rappresentata dai giovani Mi viene in mente una frase che ho letto di recente: “Al di là di ogni tentativo, più o meno riuscito, di comprendere questi nostri giovani compagni di cammino, una cosa è certa: non ha nessun destino una società che fa a meno dei suoi giovani E proprio questo sta capitando Il meglio di noi, l’esuberanza della vita oggi è parcheggiata in una terra di nessuno ” (Presbyteri 31, n 9/1997)
Rovesciamo allora la domanda da cui siamo partiti: “Chi ha il coraggio nel CSI di sdoganare i giovani?” Il dovere di osare spetta a tutti, non solo ai giovani
La pre se nz a giovanile nel C SI Anno sportivo 1996/97
Le amicizie si sviluppano e si curano nel gruppo, che “sta diventando sempre più l’ambiente sociale in cui i giovani riescono a trovare comprensione, svago e soprattutto la possibilità di poter esprimere liberamente la propria emotività”
I gruppi sono formali e informali I formali sono quelli strutturati, dove c’è progettualità e guida: ad esempio parrocchia, oratorio, Società sportiva I gruppi informali sono luoghi dove non ci sono né adulti né progettualità, che sono fuori dal controllo di famiglie ed educatori: bar, pub, piazze e strade
Civitas: una fiera della solidarietà e dell’impegno sociale
Miriguarda

Tre giorni per mettere in luce l’importante mondo dell’economia sociale e civile È successo tra il 17 e il 19 aprile in Fiera a Padova, dove, tra ospiti illustri e più di 250 espositori si è svolta la terza edizione del “Salone internazionale dell’economia sociale e civile” intitolata “Civitas”
riguarda
Ma perché è stata scelta proprio la città di sant’Antonio per ospitare un appuntamento così particolare eppure così importante? Forse proprio perché Padova risulta essere la città italiana con più alto numero di associazioni non profit e lo stesso Veneto, secondo un’indagine Iref-Eurisco del 1994, si mostra come l’area geografica più impegnata nel terzo settore Un settore, quello dell’economia sociale e civile, in continua espansione, così tanto che necessariamente non può più rimanere nell’ombra Ecco perché, accanto ai numerosissimi stands allestiti dalle varie associazioni senza fine di lucro, ogni giorno nei saloni della Fiera si è discusso di questo mondo “sommerso” E , tra gli ospiti illustri, sono intervenuti anche il presidente del Consiglio Romano Prodi e il Ministro per la solidarietà sociale Livia Turco, i quali hanno risposto alle sollecitazioni e alle proposte del Forum per un progettato “Patto per la solidarietà”
Il risultato migliore ottenuto però non sono state forse tanto le parole che si sono spese tra un dibattito ed un altro, quanto la risposta della gente, dei visitatori Un fiume di giovani ha infatti invaso gli stands fieristici, segno che il terzo settore interessa e non poco, soprattutto a chi nel prossimo futuro dovrà gestire il nostro paese E Civitas ha così colto nel segno, raggiungendo gli obiettivi prefissatisi In primo luogo quello di rispondere ad un mondo alla continua ricerca di valori, fungendo da finestra aperta per tutte quelle associazioni, cooperative, fondazioni e enti morali che dei valori ne fanno il loro pane quotidiano
Un modo dunque per farsi conoscere, per mostrare al grande pubblico un’attività che molto spesso viene taciuta per riserbo, un modo anche per guadagnare nuove forze, un modo per mettere allo scoperto i problemi che assillano giorno dopo

giorno il nostro paese E proprio perché il mondo dell’associazionismo non profit continua ad evolversi e ad incidere sempre più nella quotidianità, il monito che è salito da questa rassegna è soprattutto che bisognerebbe dare un taglio diverso alle opinioni correnti e alla cultura tradizionale Già nelle famiglie e nella scuola, destinatari principali dell’attività sociale, bisognerebbe creare una cultura e un’educazione alla solidarietà e all’impegno verso gli altri Senza dimenticarsi naturalmente del risvolto economicooccupazionale che non manca nemmeno in questo terzo settore Vista l’ampiezza di questo “pianeta tutto sociale”, nuove e importanti figure professionali potrebbero essere inventate e messe a disposizione della popolazione Così pure maggior importanza bisognerebbe dare a tutti quegli enti che si adoperano per dare spazio ai volontari civili, sempre in numero più elevato (basti pensare che rispetto al 1996 il numero degli obiettori di coscienza è aumentato di circa l’85 %)
Ma quello che forse più manca a questo settore, a questa realtà cosi utile, è proprio il riconoscimento da parte della gente, della pubblica opinione La scuola, il governo, l’economia, il lavoro ecc , tutti questi settori forse dovrebbero rendersi conto che la realtà del non profit è ormai consolidata e che bisognerebbe darle maggior riconoscimento Alle innumerevoli associazioni interessate invece non rimane che gestire nel migliore dei modi questo mondo così difficile, unendosi insieme, cercando di far sentire sempre di più la loro voce, sempre naturalmente nel sacro rispetto della persona Speriamo che l’occasione sia servita a questo scopo

Consegna al Primo Ministro Prodi dei palloni “etici” prodotti senza lo sfruttamento del lavoro minorile

Cava de’ Tirreni: progetto sportivo contro il disagio giovanile
Iosto c ni minori
Il Comitato C SI di Cava de’ Tirreni, attraverso il Centro Zona di Nocera-Sarno, ha avviato un serio progetto di iniziative connesse al problema dei minori a rischio Il Comune di Nocera inferiore ha stipulato una convenzione con il Ministero di Grazia e Giustizia sui minori a rischio ed ha scelto, come Ente incaricato al recupero delle fasce più deboli della società, chi sul territorio già opera da tempo e con buoni risultati su questo versante, cioè il C SI
Nei locali della scuola media statale Solimena, si terranno, in base al programma concordato, incontri aggregativi a carattere ludico-sportivo Gli operatori C SI saranno coinvolti per 4 ore alla settimana
L’iniziativa risponde in maniera concreta alle esigenze di un ambiente difficile come quello dell’Agro e volge la sua attenzione a ragazzi provenienti da quei contesti nei quali è più drammatico e pericoloso il disagio sociale, alto il tasso di evasione scolastica e il rischio delinquenziale La scelta dei minori da coinvolgere sarà regolata sulle segnalazioni fornite dal Ministero di Grazia e Giustizia e dalla ripartizione dei Servizi Sociali del Comune di Nocera Inferiore ln base all’accordo stipulato, i ragazzi (compresi in una fascia di età che va dagli 11 ai 16 anni) saranno seguiti dagli operatori messi a disposizione dal C SI, e potranno dedicarsi a varie attività di carattere formativo, anche nel campo del teatro, della musica, e, ovviamente, dello sport, con discipline come calcio, basket, pallavolo lniziative del genere hanno il pregio di restituire ad un’istituzione come la scuola il suo ruolo effettivo, come punto di riferimento nella formazione civile dei futuri cittadini, compiendo il proprio servizio all’interno di realtà in cui il degrado sociale è più allarmante Proprio per questo motivo il

Pasquale Scarlino
Iosto c ni minori di
C Sl di Cava ritiene fondamentale mantenere e favorire un contatto sempre più profondo con l’istituzione scolastica, avendo come fine il proposito comune di restituire ai giovani punti di riferimento saldi che abbiano alla loro base una profonda cultura di legalità, mirante alla ricomposizione di legami umani più limpidi, e all’individuazione, in un contesto problematico, di nuove prospettive etiche fondate sulla solidarietà ed il rispetto reciproci

Formazione: unimpegnoditutt
Tra i temi da passare al vaglio delle Assemblee di verifica c’è anche la qualificazione e la diffusione della formazione associativa e tecnica degli operatori, che il Consiglio nazionale ha inteso sostenere con il varo del nuovo sistema formativo Un tema delicato del confronto associativo, su cui Stadium ha intervistato tre dirigenti provinciali
Carlo PulaIl nuovo sistema formativo del C SI deve essere integrato, ossia aperto al confronto e all'interazione con le altre agenzie educative, e poi duttile e disponibile all'innovazione. Crede che ciò sia possibile?
L'Associazione ha compiuto un lungo cammino ed ha la forza e la maturità per accettare la sfida del cambiamento Era necessario inquadrare il problema della formazione, tenendo conto dei nuovi scenari sociali e sportivi e tracciare percorsi formativi adeguati Gli operatori del C SI devono acquisire oggi nuove competenze, esprimere maggiore professionalità Al tempo stesso non si può dimenticare che i nostri operatori sono volontari, che dedicano all'Associazione solo parte del loro tempo, e devono quindi essere animati da forti motivazioni per intraprendere un cammino di preparazione serio e impegnativo
L'attività di formazione si configura come un ser vizio alle "dipendenze" degli altri settori associativi Ciò significa che deve recepire i bisogni espressi sul territorio e strutturare di conseguenza inter venti mirati Quali sono le esigenze formative emergenti?
Le nuove esigenze derivano dal fatto che il mondo sportivo è in forte evoluzione Vi sono discipline sportive e attività motorie che rivestono carattere di novità, e questo indica che sono cambiati i gusti e le tendenze dei praticanti, così come sono mutati i modi di avvicinarsi alla pratica sportiva, soprattutto dei giovani, che hanno oggi la tendenza a compiere esperienze diverse, rifuggendo dai modelli tradizionali Questo quadro
diArianna Cucinotta
suggerisce la necessità di un piano formativo che preveda nuove figure di operatori, capaci di adottare progettualità innovative e di confrontarsi con il cambiamento, ma che al tempo stesso siano pienamente consapevoli di dover svolgere un ruolo educativo
mazione: mpegnoditutti
Il compito della formazione è preparare i futuri educatori, fornendo loro competenze precise e professionalità globale, ma anche alimentarne le motivazioni In che misura le iniziative attuate dal Comitato assolvono tale funzione?
Il Comitato di Molfetta negli ultimi due anni ha cominciato a lavorare per progetti, programmando interventi mirati, legati alla specificità del territorio e all'analisi dei bisogni, come indica la nuova progettualità Certo non è facile coniugare professionalità e competenza con l'attività di volontariato ma possiamo contare oggi in misura crescente sulla disponibilità di operatori giovani, che hanno entusiasmo e voglia di far bene
Particolare attenzione stiamo poi rivolgendo alla formazione dei nuovi dirigenti, e alla promozione della cultura della legalità e della trasparenza amministrativa
Durante i corsi di formazione gli operatori di società sportive esprimono interesse per i contenuti associativi, o rivolgono l'attenzione solo agli aspetti tecnici?
La realtà associativa in cui opera il nostro Comitato è molto variegata Accanto alle parrocchie, sensibili alle problematiche giovanili, e quindi attente ad interventi educativi e formativi, vi sono gruppi spontanei che fanno attività saltuariamente e sono interessati soprattutto al risultato tecnico Su questi ultimi è molto difficile intervenire, perché ci vedono solamente come organizzatori di tornei
In questo contesto credo sia necessario curare attentamente l'attività di formazione, che deve essere collegata strettamente a quella sportiva tramite nuove strategie di intervento I dati più recenti sull'attività svolta evidenziano che il 70% dei tesserati sono ragazzi, dunque il nostro impegno è diretto soprattutto alle fasce giovanili
E importante quindi formare dirigenti motivati, capaci e competenti, che svolgano con senso di responsabilità il loro compito educativo
Adriano Cesaro, presidente del C SI Padova
Una delle principali finalità del nuovo sistema formativo C SI è quella di valorizzare le risorse umane dell'Associazione Le iniziative programmate oggi dal Comitato raggiungono questo obiettivo? Se carenti, cosa fare per svilupparle?
L'impianto del nuovo piano formativo è valido, ma a livello

territoriale non è di immediata attuazione A livello locale ci vogliono, infatti, un'infinità di energie per valorizzare adeguatamente le risorse umane Gli operatori con più forti motivazioni sono spesso già molto impegnati, e i più giovani devono essere spronati, seguiti In occasione dell'Assemblea di verifica vorremmo però avanzare una proposta: chiedere la costituzione di un gruppo di persone molto vicine al C SI, da recuperare e valorizzare Ex dirigenti, operatori, o semplicemente atleti che abbiano voglia di promuovere sul territorio la cultura associativa e i valori educativi dell'Associazione, dando testimonianza della loro esperienza In questo modo credo si possano avvicinare i giovani, e magari i loro genitori, far conoscere il C SI e il suo progetto sportivoeducativo e stimolare il coinvolgimento di nuovi operatori nelle nostre attività
Per quanto riguarda in particolare gli educatori sportivi, sono i responsabili dell'attività sportiva a fornire le indicazioni circa il tipo di inter vento formativo da realizzare Ciò implica che tra attività sportiva e attività formativa vi sia integrazione Questo avviene? Eventualmente come si potrebbe rendere l'integrazione finalizzata e progettuale così come vuole il nuovo sistema for Dal 1977 organizziamo con pun formazione residenziali, che giudi importanti nella loro globalità, per rappresentano preziose occasion conoscenza e confronto tra quan operano sul territorio Abbiamo q privilegiato nell'attività formativa i corsi che consentono ai partecipa di ritrovarsi e lavorare insieme pe un periodo di tempo breve ma significativo, che aiuta a capire cosa significa far parte di un'associazione

I contenuti dei corsi di primo livello mirano a fornire un bagaglio prevalentemente tecnico, che è il più richiesto e per certi versi il più accessibile Rimandiamo invece necessariamente ad un livello ulteriore l'approfondimento di temi quali l'approccio psico-pedagogico e metodologico, perché di più difficile comprensione, soprattutto per i neofiti del C SI
Ciò di cui si avverte maggiormente la necessità è però la formazione associativa, degli operatori, dei tecnici, ma anche dei dirigenti E' importante sviluppare il senso di appartenenza all'Associazione, la conoscenza dei suoi valori e delle sue finalità, la consapevolezza della visione di sport che la caratterizza e che la rende unica La sensazione, invece, è che sempre più spesso i nostri tesserati non percepiscano la differenza tra noi e le federazioni del Coni
Scegliere di far parte di un'associazione che ha metodi, tecniche e proposte di attività originali, che è portatrice di una propria cultura sportiva si deve poter percepire anche nel vissuto sportivo, sui campi di gioco, negli spogliatoi La formazione è un problema di tutti: allenatori, arbitri, dirigenti, e tutti devono fare la propria parte, evidenziando i bisogni, ma anche impegnandosi in prima persona, giorno per giorno, a promuovere la cultura associativa
Snad e Snes: tre regioni insieme
unionefa a forza
L’unionefa la forza
A nessuno viene chiesto di cambiare il mondo Ci viene chiesto di trasformare e di superare gli egoismi di parte in azioni congiunte per dare forza a quel “federalismo solidale” tanto invocato nel C SI A parole nessuno si sottrare Poi subentrano i “però”, le eccezioni, le deroghe, le incoerenze Così le parole, i princìpi, spesso restano solo enunciazioni Lo hanno ben capito i Consigli regionali C SI delle Marche, Umbria e Abruzzo, i quali si sono ritrovati ad Assisi non solo per confrontarsi su “federalismo solidale ed attività interregionale” insieme al Vicepresidente nazionale Edio Costantini ma anche per dare il via ad azioni concrete di attività tra le tre regioni
Ormai tutta l’Associazione è impegnata nella rivalutazione e nel rafforzamento dell’identità territoriale, in particolare di quella regionale L’attività sportiva e quella formativa devono essere sempre più declinate e “pensate” in chiave r innescando dinamiche nuove, motivanti e ric

E Abruzzo, Marche e Umbria hanno voluto per non lasciarsi sfuggire un’importante occ quella di costituire a livello interregionale le s Scuola Nazionale Dirigenti e della Scuola Na Educatori Sportivi Tutto questo per razionali ottimizzare le risorse associative e le spese finisce qui
L’intuizione è che se da soli si può fare ab insieme si può fare di più E i tre consigli ha di superare la stagione delle “parrocchiette” mettersi insieme, trovare i giusti equilibri e le opportune collaborazioni a livello regionale p ad un progetto veramente innovativo Quest significa rinunciare alle proprie prerogative, specifiche identità; né significa sostituirsi in che altri dovrebbero fare L’obiettivo è molto importante: è quello di stabilire un patto tra
diMichele Marchetti
a favore dello sport, dello scambio di esperienze, per crescere, aumentare e migliorare
E , infatti, i tre Consigli regionali hanno stabilito un patto per la costituzione di una sola sede interregionale della SNAD e della SNES I Comitati tecnico-didattici della SNAD e della SNES saranno composti dai migliori formatori ed esperti associativi a disposizione delle tre regioni, al di là delle esigenze di rappresentatività: si punta in alto per ottenere il meglio Di più: è stato deciso anche di elaborare un progetto sportivo che tenga conto della diversità delle realtà e possa sviluppare un circuito di iniziative sportive quantitativamente e qualitativamente migliore Un regolamento ed una formula innovativi saranno alla base del progetto
Senza alcun dubbio, si tratta di un precedente importante, di un esempio che altre regioni possono seguire perché, come è emerso da questo primo esperimento, un patto tra regioni permette di approfondire e intraprendere itinerari di maggiore
Chiforma i“formatori”?
Chiforma i“format

Chiusa la stagione di lancio del nuovo Sistema Formativo, il C SI apre la strada alla sperimentazione e agli ulteriori sviluppi del progetto
Per intenderci, nel volume F ormare sono contenute logiche, percorsi e livelli riferiti alle due scuole: per dirigenti e per educatori sportivi Restano solo annunciati e abbozzati come linea progettuale i percorsi di alto livello: seminari di specializzazione e curricoli per i formatori dei formatori
È a questo punto che la Presidenza nazionale ha avvertito l’urgenza di avviare un dibattito di tono elevato, ricorrendo anche al contributo di personalità e agenzie formative di alta specializzazione Si tratta allora di definire il profilo del formatore dei formatori C SI che costituisce la premessa strategica per moltiplicare sul territorio nazionale dirigenti e educatori sportivi di solida competenza
Quali le motivazioni, i saperi, le capacità e le tecniche che devono sostenere l’azione di queste nuove figure sulle quali si gioca il futuro delle scuole per dirigenti (SNAD) e per educatori sportivi (SNES)? Non sono interrogativi da poco anche perchè incrociano questioni che hanno a che fare anche con l’esigenza, più volte venuta alla ribalta del dibattito associativo più recente, di riuscire a conciliare volontariato e professionalità
Il C SI lungo questo cammino di ricerca ha incontrato il prof Maurizio Lichtner, uno tra i più autorevoli esponenti della cultura accademica e della produzione editoriale nell’ambito delle scienze dell’educazione e della formazione Già direttore del C E D E (Centro Europeo dell’Educazione), tuttora impegnato nell’elaborazione teorica e nella consulenza a livello di istituzioni nazionali ed europee, Maurizio Lichtner ha subito accolto con entusiasmo l’invito della Presidenza nazionale, con l’intento di mettersi a disposizione di un’associazione come il C SI, aperta al mondo dei giovani e del sociale con spirito di volontariato e vogliosa di proseguire nel suo impegno di qualificazione dei propri dirigenti e operatori in ogni ambito e ad ogni livello
La sfida si fa interessante per tutti, anche per un esperto di processi formativi, quando ci si trova di fronte ad un universo
associativo tanto variegato per età, per appartenenza sociale e per livello culturale
Ora i Comitati tecnico-didattici nazionali SNAD e SNES si confronteranno con il prof Lichtner sul cammino da intraprendere per la formazione dei formatori e per dotare le istituende sedi regionali di un piano della formazione a supporto dell’azione che da quest’anno prenderà il via sull’intero territorio nazionale
Questo non è che il primo passo che verrà seguito da un’altra iniziativa di rilievo che è già programmata per l’agosto prossimo a Roccaporena per i direttori regionali delle due scuole, per i coordinatori dei corsi territoriali e per gli esperti di progettazione Il programma, strutturato d’intesa tra il coordinamento nazionale della formazione e l’ufficio progetti della Presidenza nazionale, si gioverà del contributo di un autorevole esperto in ambito europeo: il prof Roberto de Mattei presidente dello I E R E F (Institut Européen de Recherches Etudes et Formation) con sede a Bruxelles

nottedisportUnanottedisport
Più di 400 ragazzi impegnati nelle gare di calcio a 5 e basket 3x3 Oltre 40 le squadre alternatesi sui campi allestiti in piazza Duca d’Aosta sino alle 6 del mattino di sabato La manifestazione della “12 ore” organizzata dal C SI Milano nella notte di venerdì 24 aprile, ha catalizzato l’attenzione di circa mille persone che, in un via-vai continuo, sono riuscite ad animare un luogo solitamente permeato dall’indifferenza
Tanta la soddisfazione, da parte dell’Ente locale, delle associazioni coinvolte e degli organizzatori Un ringraziamento particolare va rivolto all’Assessorato allo Sport del Comune di Milano che ha patrocinato la manifestazione, come a tutti i giovani e alle nostre Società sportive che, sfidando la notte, hanno voluto testimoniare le autentiche potenzialità educative e aggregative dello sport Forse analoghe iniziative saranno ripetute in altri luoghi della città
Ore 18 00, si accendono i riflettori sui campi allestiti nella grande piazza antistante la stazione centrale Le prime squadre, giunte in anticipo, sono costrette a pazientare alcuni minuti, al termine dei quali, come per magia, tutto si anima e si colora La favola ha inizio Per una volta la stazione centrale “cenerentola” di Milano, è invitata al ballo Indossa il vestito della festa: è irriconoscibile rispetto a qualche mese fa Un momento di autentico riscatto che arriva dopo anni d indifferenza da parte delle istituzioni
Gli incontri si alternano a ritmo incalzante, uno dopo l’altro Negli spazi antistanti i campi da gioco, le formazioni, appena giunte, iniziano la fase di riscaldamento Molti al termine della prima partita chiedono se sia possibile disputarne una seconda, “ci sarà da aspettare” - qualcuno avverte - e aspettano
Tantissimi curiosi sono attratti dalle luci, dai palloni che si librano nell’aria accompagnati dagli urli dei sostenitori Sullo sfondo si staglia la parete di freeclimbing dall’alto della quale è possibile ammirare un panorama davvero insolito C’è chi si diverte in acrobazie sulla pista di rollerblade, chi si appresta a concludere un’azione a canestro, chi si esalta per il gol appena
Lucia Teormino
segnato, chi segue con attenzione le esercitazioni di karate, chi prova a ballare seguendo le indicazioni dei “Fuori di Danza” e chi infine, perplesso, cerca di capire dove si trovi
Timidamente fanno capolino gli abitanti abituali della stazione centrale che con aria stranita gironzolano tra i campi quasi a rivendicare la paternità degli spazi La curiosità ha però il sopravvento e anche loro finiscono col diventare parte della folla che anima e colora ogni spazio della grande piazza

Milano: una “12 ore” C SI per animare la Stazione Centrale
Ildibattito

“ Time out: come pensare una Milano da vivere”: questo il tema del dibattito organizzato nell’ambito della “12 ore ” CSI Un incontro non di facciata, animato da relatori importanti Campani, rappresentante dei Comitati di Quartiere, ha testimoniato la disponibilità dei Comitati a raccogliere e sostenere iniziative di sport che concorrano a riqualificare la vita del capoluogo lombardo L’assessore allo sport, Scalpelli, ha annunciato la partenza del progetto “Sulla stessa strada” per recuperare e rianimare le periferie soprattutto per mezzo dell’attività sportiva. Insomma, tutti d’accordo sull’idea che lo sport sia uno strumento primario per recuperare il territorio, e che bisogna insistere sulla direzione tracciata dal CSI. Da ricordare anche le conclusioni di don
Antonio Mazzi: “Le cose straordinarie sono eccezionali Ne abbiamo dimostrazione tutte le volte che le organizziamo Ma non dimentichiamo che l’esperienza è stata breve; dobbiamo essere in grado di darle continuità; infatti, è soltanto vivendo in mezzo a queste persone e coinvolgendole seriamente anche attraverso lo sport, che saremo in grado di compiere un gesto di straordinaria umanità”
Il tempo trascorre inesorabile e i rintocchi del campanile, retrostante la stazione, ci avvertono che è già mezzanotte Per un attimo si avverte la paura che l’incantesimo abbia fine e invece la favola continua

Le squadre impegnate sui campi non sentono neppure i rintocchi: l’unica preoccupazione è giocare! La notte è ormai alle porte, qualcuno stanco preferisce far rientro a casa e subito viene sostituito da chi solo ora è riuscito a trovare posteggio, giusto in tempo per dare il via allo spuntino di mezzanotte: panini, frutta, dolci e bibite vengono distribuiti fra i partecipanti con buona pace di tutti visto che i morsi della fame cominciavano a farsi sentire
Un giovane turista arnericano si avvicina allo stand C SI e domanda per quanto tempo saremmo andati avanti “Fino alle sei di domani mattina”, risponde dal retro un vagabondo impegnato a finire il suo panino “Siete un po’ matti”, ribatte in un italiano stentato il turista “Si, sono davvero matti” - conferma il simpatico vagabondo dopo aver sorseggiato con piacere un po’ di aranciata“stasera ci hanno tenuto compagnia, peccato che finisca tutto così presto”
La fatica comincia a farsi sentire e qualcuno ci fa notare che l’orologio segna le tre passate Nonostante l’ora molte formazioni si preparano ad entrare in campo la notte sembra non finire mai
Manca poco alle cinque e ormai albeggia, qualcuno gioca ancora sui compi, ma si tratta delle ultime squadre Siamo ormai alla fine
La stazione riprende lentamente le sembianze abituali; la grande piazza si anima di passanti frettolosi che corrono a prendere il treno, mentre qualcun’altro, appena arrivato da chissà dove, guarda la piantina della città
Le luci si spengono, ma la favola è davvero finita?
Ancheigenitori incampo
Ancheigenito incamp
Dando seguito ai suoi progetti per lo sviluppo dello sport scolastico, il C SI ha firmato con l’AGE (Associazione Italiana Genitori) una convenzione finalizzata a sviluppare un’azione congiunta che consenta di valorizzare in pieno le opportunità educative offerte dal nuovo quadro normativo sullo sport a scuola

L’AGE è un’associazione riconosciuta dal Ministero della P I , e che perciò ha la possibilità di svolgere attività complementari nella scuola dell’obbligo I genitori che ne fanno parte, attraverso le loro rappresentanze, sono autorizzati a porre a circoli e istituti precise richieste o a collaborare, tra l’altro, nel settore delle attività sportive e di tempo libero Quando l’AGE è venuta a conoscenza delle proposte di attività motoria e sportiva per la scuola presentate dal C SI e approvate dalla
commissione mista CONI-Ministero, ha ritenuto che quelle proposte difendessero al meglio i diritti educativi dei propri ragazzi ed ha deciso di appoggiarle
I contatti tra le due associazioni si sono sviluppati sul comune intendimento di evitare che lo sport scolastico prendesse la piega della ricerca del campioncino o della medaglia prestigiosa per l’istituto I genitori vogliono che la scuola si rimetta ad educare veramente, comunicando valori che aiutino i ragazzi a crescere come persone
La centralità di ogni singolo alunno come riferimento dell’azione educativa della scuola, e l’attività ludica, motoria e sportiva come mezzo privilegiato di formazione, nel contesto di un processo educativo globale: sono i due principi su cui poggia la convenzione AGE-C SI, che per il resto sviluppa una linea d’azione comune
L’AGE si è impegnata ad appoggiare i progetti del C SI presso i singoli istituti, il C SI mette a disposizione le proprie strutture periferiche perché quei progetti possano svilupparsi tranquillamente Le due associazioni, inoltre, hanno concordato di attivare un osservatorio sullo sport scolastico, che vigili sulla qualità educativa dei programmi adottati, e di costituire un gruppo di lavoro misto che elabori testi di convenzioni-tipo da mettere a disposizione degli organi collegiali della scuola per fare in modo che il progetto globale di sport scolastico del C SI sia accolto con disponibilità e realizzato in modo adeguato
L’impegno del C SI per lo sviluppo dello sport scolastico non si ferma ai progetti approvati dal Ministero lo scorso gennaio e alla convenzione con l’AGE L’apposito Ufficio nazionale “Sport a scuola” ha in corso una vasta serie di iniziative, tra cui: preparazione di sussidi didattici per le scuole di ogni ordine e grado; presentazione di progetti di formazione e aggiornamento per insegnanti e operatori sportivi scolastici; attivazione di una forma di collaborazione con i periodici della casa editrice La Scuola di Brescia

Tito Della Torre
squadra del C SI ai mondiali di Francia ’98



ckers: oggesevaaParigi
Rappresenteranno l’Italia al pari di Maldini e Del Piero Sono i ragazzi della squadra del C SI S S Poggese di Ascoli Piceno, la Società che ha vinto la finalissima del trofeo Snickers, Coppa Fair Play, organizzata da C SI, UISP e US ACLI con il patrocinio del CONI
Meritata la vittoria dei marchigiani che nella partita decisiva di domenica 3 maggio, allo Stadio comunale Fortunati di Pavia, hanno avuto la meglio per 1-0 nei confronti della U S S Elena delle ACLI di Cagliari La squadra ascolana, grazie ad un calcio di rigore realizzato cinque minuti prima della fine dell’incontro, ha sbloccato il risultato e a nulla sono valsi gli sforzi della squadra cagliaritana
Così i ragazzi della Poggese (premiati tra gli altri dall’ex portiere della nazionale Giovanni Galli) hanno conquistato Parigi dove vivranno la kermesse dei mondiali di calcio Francia ‘98 e rappresenteranno l’Italia alla Snickers Mini World Cup Incredulo più dei suoi atleti l’accompagnatore della squadra, Bruno Pennati: «la Poggese è solo una squadra parrocchiale mossa esclusivamente dalla voglia di divertirsi»
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a giocare il suo ruolo Lo afferma con soddisfazione il parroco don Giulio Balestra: «Sono contento che i miei ragazzi raccolgano bei risultati nello sport, ma sono anche contento che ho dei bravi dirigenti e ottimi educatori che con passione si dedicano a questi ragazzi e fanno di tutto affinchè lo sport rimanga un gioco e che diventi per ciascuno uno spazio per far crescere l’ amicizia e tanti altri valori che questa gioventù sembra aver perso»
Dello stesso parere è il presidente della Società Valentino Pavoni: «La nostra piccola Società parrocchiale, con l’unico scopo di far divertire i ragazzi con intenti puramente educativi, a volte riesca a cogliere risultati così importanti che vanno a premiare tutto l’impegno degli allenatori animati dall’unica passione e amore per lo sport»
Una s p o r t & s p o r t
Grazie alla Snickers, sponsor ufficiale dei mondiali di calcio Francia ‘98 e partner esclusivo della FIFA per il programma sulla diffusione del Fair play tra giocatori e tifosi, oltre 4 000 ragazzi di età tra gli undici e i dodici anni hanno vivacizzato con il loro entusiasmo e il loro impegno le diverse fasi del torneo La prima fase è stata ospitata in 18 città distribuite su tutto il territorio nazionale Alla due giorni pavese si erano qualificate le squadre del Belgioioso (Pavia), Fiorano (Modena), Sant’Elena (Cagliari), Real (Cosenza), U S Loreto (Bergamo), C S Firenze (Firenze), U S Amicizia (Genova), U S S Macario (Lucca), F C Hermes (Avellino), Toast (Torino), Pol Villaggio (Roma), Green Park (Bari), U S Virtus (Verona), S S Poggese (Ascoli Piceno), Pol S Francesco (Catania), La Dozza (Bologna), US Tolmezzo (Udine), Pol Bastia (Perugia)
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ertisulla izioneumana
A Parigi, presso la sede dell’UNESCO il 14 e 15 aprile un Congresso Internazionale su: “Attività sportiva e libertà spirituale: lo sport in una Società multi-culturale e multireligiosa” Una occasione di incontro e confronto interreligioso sui valori e sulle grandi opportunità offerte dallo sport
Oggi sono numerose le frequentazioni tra “diversi”: bianchi e neri, europei e asiatici, cristiani e musulmani, nel campo dello sport, ma quale incidenza c’è tra questa diversità e la pratica sportiva, quale rapporto viene vissuto tra sport ed esperienza religiosa?
Il Congresso Internazionale ha permesso ad una nutrita serie di studiosi e di esperti appartenenti a diverse culture religiose di confrontarsi, dopo avere raccolto dalle diverse teologie una serie di suggestioni spesso molto caratterizzate
La visione della Chiesa Riformata di Francia, presentata da un Pastore d i Cham bery, è stata molto articolata: a partire dall’affermazione fondamentale che “il Protestantesimo non può parlare del corpo se non facendo riferimento alla Bibbia e dunque ad una antropologia biblica”
Tanti i riferimenti al “primo” e al “secondo” Testamento, per affermare che il corpo è l’espressione dell’identità personale, che questo corpo per l’incarnazione è abitato da Dio; il corpo non è mai condannato dalla Riforma, mentre sono severamente giudicati l’ascetismo e la mortificazione come vie della salvezza
Da qui il rilievo dato al corpo e all’esercizio fisico nell’ambito dell’educazione protestante “Un atleta non è semplicemente un corpo in azione, ma un poeta in atto di creazione, atto unico, artistico, attraverso il quale egli comunica con il pubblico ”
E così via sino a riflettere saggiamente sui pregi e sui limiti dei giochi olimpici, con la loro possibilità di rappresentare Babele e insieme Pentecoste A proposito poi di alienazione o liberazione da sport, “dal punto di vista protestante, la sola vera liberazione viene dalla libera risposta di fede alla chiamata di Gesù Cristo”
Il Ra bbino Fi lippo H add ed ha condotto la sua riflessione a

Religioni e umanesimi riflettono sullo sport di
Apertisulla condizioneumana
partire da un’analisi dello sport in relazione con il Giudaismo, con ciò che la Bibbia dice del corpo umano e con lo sviluppo conseguente della letteratura rabbinica
“Quando l’uomo nel suo corpo e nel suo spirito è in equilibrio, è tutto il mondo che trova la sua armonia” È la Cabala che porta a questa sottolineatura; ma sarà con il ritorno degli Ebrei in Palestina nel XIX secolo che sarà avviata una riflessione su un nuovo rapporto con il corpo: da lì nasceranno le Maccabiadi, le Olimpiadi ebraiche
Il Pr esi dente d ell’Uni ver si tà Buddi sta euro pea ha presentato le sue riflessioni rifacendosi a Siddhartha Gautama, uomo di molte virtù, “atleta vincitore di numerosi tornei”
L’uomo buddista cerca di tenersi lontano dagli estremismi: si deve scegliere la “via di mezzo” Nella pratica della meditazione il corpo e lo spirito non sono divisi, anzi sono idealmente unificati “Nello sport e nelle attività fisiche, sia che si tratti di un divertimento o di una competizione locale, nazionale, o internazionale, la pratica implica un impegno totale della persona nel momento presente”
Un contributo originale è poi venuto da Baba car Sa ll, dell’Istituto Musulmano della Moschea di Parigi “Nell’islam il corpo umano è considerato come una abitazione di Dio: per questo ci si deve impegnare a mantenerlo sano Lo sport in quanto attività fisica contribuisce alla salute del corpo”
È partita da qui una riflessione che innanzitutto ha sottolineato l’esigenza della moderazione, la ricerca dell’equilibrio, una vita fondata sul “giusto mezzo” sia sul piano fisico che spirituale Non ci sono sport proibiti, se non quelli che distruggono il corpo (ad esempio la boxe)
Anche la preghiera ha una sua dimensione fisica: pregare con questa prospettiva è lavorare per una armonia del corpo e dello spirito Allora lo sport va inteso come una “preparazione del corpo alla spiritualità” Il benessere del corpo è elevato nell’Islam al rango di preghiera
Alla donna che fa sport è chiesto di evitare la promiscuità con l’uomo, anche se il princìpio nella “ non mixitè”, rigorosamente rispettato nei luoghi di culto, lo è molto meno negli ambiti sportivi, con notevoli differenze nei diversi Paesi
Affrontando criticamente, come del resto tutti gli altri interventi, i problemi dell’agonismo esasperato, del doping, della commercializzazione, l’accento è stato posto sul rapporto tra sport e trascendenza: lo sport è uno degli strumenti per offrire al corpo una vitalità tale da sostenere l’impegno spirituale

In questa visione, lo sport contribuisce alla realizzazione di sé, e dietro lo sforzo fisico c’è la ricerca di un benessere spirituale: il percorso sportivo può così essere paragonato ad un cammino spirituale
Il mondo del l’Ortod ossi a ha presentato le sue preoccupazioni per uno sport che si faccia attento all’uomo nella sua totalità, unità di corpo e di spirito, nella visione cristiana della incarnazione e della risurrezione
Di fronte all’inaccettabile dualismo ellenistico e al periodo del narcisismo sta e va sostenuto il valore della persona umana
Dall’esperienza monastica viene la consapevolezza che attraverso l’ascesi, il corpo si fa segno glorioso Il corpo umano può diventare tempio dello Spirito Santo
Anche lo sport va liberato dal prevalere del consumismo, attraverso un impegno di rispetto della natura, di sobrietà della vita, di volontaria autolimitazione, di sviluppo delle ragioni dell’“essere” rispetto a quelle dell’“avere”
A queste visioni, ispirate dalle religioni monoteistiche e dal buddismo, si é aggiunta una riflessione da parte di un umanista-non credente, Renè Moustard, che ha accettato di “ cercare insieme”, per “vivere insieme”, in questa società multiculturale, multireligiosa e anche multisportiva
“Se lo sport è oggi indissociabile dalla società nel suo complesso, il concetto stesso di sport é sottoposto ad una profonda revisione, specialmente in relazione alla mondializzazione dell’economia e alla conseguente mondializzazione dello sport” La crisi che la società sta attraversando a livello morale ed etico, investe pure il mondo dello sport: risposte convincenti e solide possono venire esclusivamente da una concezione forte ed elevata di umanesimo
C’é stato infine anche un intervento di parte cattolica - il Congresso era promosso, nell’ambito dell’UNESCO da due Federazioni sportive internazionali di matrice cattolica, la FICEP (di cui fa parte il C SI) e la FISEC (a cui fanno riferimento le scuole cattoliche) Ro berto Car nei ro ha detto le cose che conosciamo La prospettiva cattolica, confermata dal Manifesto dello sport del 1984, va nella direzione di promuovere uno sport a servizio dell’uomo (mai l’uomo a servizio dello sport) Lo sport può essere vissuto dal cristiano come una esperienza di fede, purché ci si impegni a renderlo fattore di liberazione per l’uomo Per questo occorre un forte impegno educativo che sostenga una vera e propria lotta di liberazione: più si sarà liberi, più si sarà creatori, più, così, si sarà ad immagine di Dio
Anche se grande è stata la ricchezza e la vastità del confronto portato avanti nel Congresso, ci sarà ancora tanto da confrontare e da approfondire: intanto, per noi, si tratta di vivere con attenzione e disponibilità le esperienze interculturali, interrazziali, interreligiose che ci é dato di fare in modo sempre più esteso nel nostro Paese e nelle nostre Società sportive Ricordando, come affermava Franz Konig, che “La religione dell’avvenire sarà una religione aperta sulla condizione umana Più nettamente che in passato, essa vedrà l’uomo in tutte le sue dimensioni, compresa quella corporale; ne vedrà la grandezza e la fragilità, ne vedrà la formazione ancora incompiuta ma destinata a raggiungere la perfezione, come un essere sempre in marcia”
L’uomo nasce, cresce, invecchia e muore: questa è la parabola della vita per la maggior parte degli uomini
Laparabola dellaVita
In questo arco di tempo egli ha la possibilità di tendere al raggiungimento della propria maturità: umana, psichica, spirituale
Meta questa non semplice, nè facile, e quasi mai completamente raggiunta
Legate alla sua natura, l’uomo porta con sè due esigenze insopprimibili: vivere ed essere felice
Per cui tutto quello che compie consciamente o inconsciamente lo fa per vivere e per essere felice
Porta con sé anche tre facoltà nobili: la mente, il cuore e la volontà
- La mente che è la più preziosa, perché può pilotare tutto e scegliere ogni cosa con chiaro discernimento;
- il cuore che offre una capacità immensa di amore e di potenzialità, per cui richiede di essere educato e ben custodito;
- la volontà che è la prima facoltà in ordine all’agire e va allenata per poter essere attiva nei vari bisogni
Ogni uomo ha una propria realtà, costituita dai suoi interessi e dai suoi orizzonti
È una realtà che è chiamato ad accettare se desidera modificarla
Va accettata anche se costa, anche se la vorrebbe diversa, va accettata quella personale e quella familiare
Va accettata la propria storia, l’ambiente in cui si vive, la salute che si
ha, la cultura acquisita, i difetti immancabili, l’aspetto proprio, i mezzi vari e tutto ciò che si possiede o non si possiede
Questo, per non esaurire energie in rimpianti che non approdano a nulla e che non costruiscono niente di buono Questo per poter, attraverso una interpretazione oggettiva delle situazioni, affrontare responsabilmente i problemi che ne derivano, così da scoprire anche insospettate risorse interiori, e trarre da ogni situazione, non il minimo indispensabile, ma il massimo consentito
Ogni età ha i suoi limiti e i suoi valori, la sua prosa e la sua poesia
Compagne della giovane età, sono generalmente: la bellezza, la forza, il vigore, l’audacia, il coraggio
Compagne dell’età, che va verso il tramonto, dovrebbero essere: la saggezza, la sapienza, la luce, l’esperienza, l’amabilità e la comprensione
In tutte le età e al di sopra di tutto c’è, e ci sarà sempre, l’aiuto necessario che Dio accorda all’uomo che desidera tornare a Lui dopo aver compiuto ciò per cui l’aveva mandato
È un disegno divino, ricco d’amore, che racchiude quanto è concesso all’uomo quaggiù di possedere e di gustare, in termini di serenità e pace
diEmerenziana Rossato

Verona: formazione di operatori per attività con disabili neuropsichici
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Il Comitato di Verona del Centro Sportivo Italiano, in collaborazione con l’Assessorato ai Servizi Sociali e all’Assistenza della Provincia ed il patrocinio del Gruppo Studi e Ricerche sull’Handicap dell’Università di Verona, ha lanciato un messaggio provocatorio ai giovani della zona Est di Verona, un messaggio che vorrebbe scardinare le porte dell’isolamento di altri ragazzi e ragazze
Si tratta di un corso di formazione per operatori sportivi di attività con disabili neuropsichici Ad esso possono accedere maggiorenni con diploma di scuola superiore, che abbiano svolto studi in campo socio-educativo o motorio, oppure che si siano impegnati nel settore del volontariato con i disabili, o ancora che abbiano partecipato ad esperienze di animazione ludica-sportiva, o che abbiano parzialmente sperimentato la realizzazione del progetto Handicap & sport in precedenza (collaborando nelle palestre già attive a Verona)
Il corso, iniziato in questi giorni, avrà la durata di 94 ore di lezione, che si articoleranno per il primo periodo fino a settembre (lezioni teoriche) Dopo la pausa estiva, le lezioni riprenderanno e si concluderanno nella seconda settimana di ottobre (lezioni teorico-pratiche), quando inizierà il tirocinio Le ore di tirocinio in palestra saranno 36
Alla fine dell’esperienza, gli oltre quaranta corsisti saranno esaminati sia rispetto alle conoscenze apprese durante le lezioni, sia rispetto all’esperienza diretta del tirocinio e alla loro modificazione di atteggiamento nei confronti dei ragazzi disabili
Gli incontri di tirocinio sono tenuti da professionisti esperti delle varie tematiche legate all’educazione dei disabili in ambito ludico motorio, che sono stati interpellati attraverso l’Università, l’Opera Don Calabria (a Verona vi è la sede di un Centro specializzato che si occupa di handicap psichico gestita da tale Ente) e l’équipe tecnica e scientifica che collabora con il Progetto Handicap & sport del C SI (infatti questo è il terzo corso di formazione specifico per operatori che viene organizzato)
L’ obiettivo che, da dodici anni, anima le attività del progetto è
quello di utilizzare l’attività motoria per favorire l’inserimento dei disabili psichici nei gruppi sportivi Roberto Nicolis, l’infaticabile responsabile di tutta l’attività (e del corso), intende mettere alla prova questi nuovi operatori per ampliare il raggio di azione dell’attività di Handicap & sport La meta da raggiungere è arrivare anche nella zona orientale di Verona, dopo che sono partiti simili esperienze sia nella ULS S 20 (area della Città, con 16 operatori e 40 volontari) e nella ULS S 22 (zone di Bussolengo e lago di Garda, con 12 operatori e 25 volontari)
Tali esperienze coinvolgono già circa duecento ragazzi e le loro famiglie
Roberto Nicolis ha spiegato, durante la serata di apertura del corso, che il gioco e lo sport danno ai giovani disabili neuropsichici lo stimolo per organizzare in modo autonono il tempo libero, servono ad abbandonare le attività “protette” e ad aprirsi ai gruppi ed alle società presenti sul territorio
L’operatore, allora, diventa un tutore a distanza, verifica l’integrazione del ragazzo, mantiene i rapporti con le famiglie e con la società sportiva
Il contatto diretto, la conoscenza reciproca e l’amicizia sono gli unici strumenti capaci di superare i limiti, non solo fisici, che l’handicap comporta
I ragazzi disabili, dopo aver animato il Natale dello sportivo del C SI ed altri momenti di incontro (Convegni, uscite in canoa e sulla neve, tornei fra palestra, feste e momenti ricreativi) sono arrivati a voler raccontare a tutta la cittadinanza veronese quel che lo sport è diventato per loro Infatti, per il prossimo 7 giugno è prevista “La Grande sfida3” Quest’ultima è la terza edizione di una manifestazione sportiva a cui partecipano anche i disabili di altre città italiane Lo scorso anno, in Piazza Brà (considerata il “salotto buono” della città) i ragazzi erano in duecentoventi, provenienti da otto località Qui si sonno messi letteralmente in gioco dopo aver partecipato ad un convegno in cui si sono confrontate, attraverso filmati e testimonianze, le esperienze dei diversi gruppi

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Se non è una moda che veste bene e imbelletta la tentazione di dare in appalto i bambini e gli adolescenti da parte dei genitori e se gli “addetti ai lavori” non sono avventurieri sprovveduti o mercenari dell’effimero, il rilancio dei centri estivi può costituire un buon antidoto all’eclisse della dimensione ludica per i bambini, ma non solo per loro Poveri ragazzi nella giungla metropolitana, nei quartieri senza volto e privi di spazi di vita, dove la logica mercantile ha affastellato mostruosità urbanistiche di ogni tipo e tali da far rimpiangere i villaggi preindustriali che, di certo, non presentavano scenari migliori per l’habitat e la vita dei giovanissimi Ecco allora che salutiamo con un sincero entusiasmo la ripresa di iniziativa da parte di comuni, a scuole, parrocchie e oratori che, in un so di slancio, si danno a inventare formule alternative alla vacanza consumata nel deserto della città e nella solitudine dei piccoli centri, non appena si chiudono le porte delle aule scolastiche

Vanno pullulando un po’ dappertutto iniziative che si propongono le stesse finalità pur con modalità di interventi molto differenziati Anche i nomi risuonano tanto diversi sarà anche per attrarre attenzione e clienti:
“Giocando giocando ” , “L’isola che c’è”, “Giocaestate”, “Progetto sole”
Bene: il diritto al gioco per i bambini (ma non solo per loro) è sacro, come ogni altro diritto umano e merita elogio c
Leo Leone

lo difende e se ne fa promotore con serietà di intenti e intenzionalità educativa Ma c’è un’altra condizione da assicurare: che i centri estivi non risultino uno spazio separato dalla vita, quasi un rituale che scarichi la società degli adulti delle responsabilità e del rimorso per aver esiliato il gioco, quello vero, dal mondo dell’infanzia e dell’adolescenza
Stiamo alla provocazione e vediamo di farne una opportunità per chiudere al meglio questo che avrebbe dovuto essere il secolo dell’infanzia Diamo solidità progettuale ai centri estivi, intensità e polivalenza di attività e di spazi perché ciascuno vi trovi la misura che gli si addice; soprattutto facciamone una occasione perché i bambini e gli adolescenti sperimentino la loro capacità di esplorazione e di gestione delle proprie opportunità sul piano non solo motorio, ma anche espressivo, intellettivo creativo e sociale Non siamo fautori di progetti ti ci sono già i games di ogni tipo e eccome!) per finire di ottundere le i cuori dei nostri ragazzi mo per una valorizzazione ad ampio tro di queste opportunità e per questo gliamo conoscere quanto si è fatto tra oi in tale settore per raccogliere il meglio e diffonderlo, ma anche per dare sbocchi più avanzati ai programmi già sperimentati con l’attivazione di percorsi formativi su misura per operatori e animatori di centri estivi Ci pervengono segnalazioni di nnumerevoli iniziative che estimoniano il dinamismo del C SI nche in questo settore; ci viene strata tutta una gamma di attività che o invidia ai più avanzati laboratori pedagogici e ludico-motori in tale Prepariamoci a fare il punto su quanto endo sull’intero territorio nazionale uona opportunità di farlo in occasione del grande evento di giugno, a Salsomaggiore, in coincidenza di “Stadium: lo sport incontra la piazza”
Chissà che l’operazione non abbia anche una ricaduta di più ampio spessore culturale, nel senso di convincere il mondo della politica, e degli adulti in genere, a rivedere l’idea di città che si è andata affermando negli ultimi decenni e li porti a ridisegnare il volto urbanistico e gli spazi destinati alla civile convivenza e all’incontro tra cittadini e tra generazioni diverse, restituendo cittadinanza al sano divertimento e riammettendo “dentro le mura” il gioco esiliato
centri estivi come occasione per l’infanzia
Insieme sipu

5 000 Un gran numero! Tante erano le magliette di “Camminare per chi non può camminare” vendute nelle scuole di Chieti per finanziare 13 progetti del Comitato C SI, 8 dei quali rivolti proprio alle scuole Circa 4 000 di quelle magliette venerdì 24 aprile erano per le strade della città per la 3ª edizione della passeggiata tra le vie cittadine “Camminiamo per chi non può camminare” organizzata dal Comitato chietino in collaborazione con la Scuola Media “Cesare De Lollis” Tanti colori, tante voci, tanta allegria: il centro cittadino sembrava vestito a festa Con loro 180 striscioni con scritte inneggianti la Solidarietà Tante frasi, belle al punto che l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons Edoardo Menichelli, ha proposto di farne una pubblicazione, subito accolta dai dirigenti del Comitato, a ricordo di questa magnifica giornata Lo slogan spiega a chi è dedicata la manifestazione, e quella mattina di bambini e non meno fortunati ce n’erano tanti per le strada del capoluogo teatino, ma non si notavano, ben integrati come erano all’interno del corteo, in perfetta sintonia con tutti gli altri
Nel pomeriggio un convegno introdotto da mons Michele Giulio Masciarelli su “Sport-Scuola e Sport-Parrocchia” al quale è intervenuto il presidente nazionale Donato Renato Mosella con una relazione su “Comunicare i valori dello sport nel deserto della città”
“Lo sport non è il rimedio di tutti i mali - ha sottolineato il presidente Mosella, non può salvare da solo la società, ma può dare un contributo significativo Dalle storie metropolitane, ma non solo, di devianza, disagio, marginalità minorile, emergono due forti bisogni: bisogno di educazione per i giovani e bisogno di socializzazione per tutti Proprio in questi campi lo sport ha da giocare le sue carte migliori L’associazionismo sportivo rappresenta per l’individuo una prima enorme possibilità per stabilire, o ristabilire con gli altri un rapporto valido e fruttuoso, un processo di compresenza, di compartecipazione, di comunicazione intergenerazionale Tutto ciò nel C SI si va a realizzare attraverso la qualità dell’attività
Insiemesipuò! di
sportiva, con la qualità dell’ambiente associativo in cui essa si colloca e infine, ma non da ultimo, con la “qualità” degli operatori”
“Questa giornata di festa è un modo di educare alla diversità e alla partecipazione”, spiega l’arcivescovo “ ma bisogna capire che i tempi moderni richiedono l’impegno di ciascuno di noi Insieme si può tutto e i bambini lo dimostrano ogni giorno”
Marco Croci

Una nuova formula di attività sportiva
ArrivalaJ y
Il C SI nei suoi cinquant’anni di impegno al servizio della realtà sportiva italiana ha prodotto una serie di progetti sportivi caratterizzati da forti valenze educative che si sono affermate all’interno del sistema sportivo nazionale contribuendo, nello stesso tempo, alla formazione di centinaia di operatori impegnati quotidianamente in una tenace azione educativa nei vari settori della società civile

La consapevolezza di tale ruolo è stimolante per il C SI che, oggi, vuole intraprendere nuove strade di sperimentazione e dare ulteriori sbocchi alle attività proposte ai diversi livelli In questa direzione, la Joy CupCoppa della Gioia - rappresenta
l’ambizioso progetto di dare al C SI un nuovo sistema sportivo che, nutrito dal patrimonio di competenze associative, tecniche e formative maturate negli ultimi vent’anni ai vari livelli territoriali, ne garantisca lo sviluppo funzionale e rafforzi il valore degli ideali e delle finalità dell’Associazione
Perchè Joy Cup? Ci è sembrato che il riferimento alla gioia potesse
compiutamente esprimere il senso dello sport praticato nel C SI: quello che sicuramente guarda alla competizione senza farla diventare momento di rottura, quello che favorisce l’incontro tra realtà diverse dilatandolo oltre la durata dei tempi regolamentari, quello che sa trasformare una sconfitta in un momento di crescita tecnica e personale
La Joy Cup vuole rispondere inoltre all’esigenza - più volte e da più parti manifestata - di rivelare il senso associativo delle
y Cup di
proposte sportive spesso sganciate dal quadro di riferimento progettuale dell’Associazione consentendo a chi vi partecipa di limitarsi ad usufruire di un servizio sporadico e qualche volta poco qualificato
Legata alla necessità di modificare tale tendenza, c’è la forte esigenza di garantire ai praticanti una maggiore qualità dell’attività sportiva
Ciò non vuol dire che il C SI rinneghi l’impegno profuso durante la sua lunga storia per l’affermazione di uno sport che abbia al “centro” della sua proposta l’uomo È innegabile però che un’attività sportiva correttamente promossa non può prescindere dall’attenta considerazione della tecnica e del sano agonismo: ingredienti che, se correttamente dosati, servono per riempire lo sport di significati autentici
In questa logica, la Joy Cup articolata per fasi territoriali e regionali e sbocchi in momenti nazionali, può consentire un’opportunità aggiuntiva per conciliare la pratica sportiva “ per tutti” con la qualità e la serietà delle formule e dei risultati
In sostanza: per il 1999 e il 2000 sarà avviata una fase sperimentale di manifestazioni che si snodano ai diversi livelli e che riguarderanno il calcio, il calcio a cinque, la pallavolo, la corsa campestre e l’atletica leggera; mentre per sport quali il tennistavolo, il nuoto, il ciclismo, lo sci ed altri ancora si continuerà ad utilizzare la formula che consente la partecipazione alle finali nazionali in base ai risultati raggiunti e alla effettiva presenza nelle manifestazioni territoriali
L’istituzione della Joy Cup rappresenta un’occasione ulteriore per confermare la maturazione dell’Associazione che non ha paura di confrontarsi con il rigore tecnico ed organizzativo proprio perché l’iniziativa è sostenuta da tante innovazioni sperimentate e introdotte con successo negli anni più recenti e con larga condivisione di tutti

Renato Picciolo
ra cc o tn o i l
Troppa grazia
sant’Antonio!
Mi sento un po’ démodé In parrocchia l’epoca d’oro delle Società sportive è finita Lo ha detto, numeri alla mano, il monsignor vicario della diocesi durante i lavori dell’Assemblea di verifica Ha ricordato come per anni ed anni le Società sportive hanno animato parrocchie ed oratori, hanno riempito delle loro imprese le pagine dei bollettini parrocchiali, tenuto occupati tantissimi giovani, turbato il sonno a molti parroci Ora sembrano sparite
Il monsignore ha anche detto che verranno tempi migliori, ma non ha spiegato in che modo e quando potrebbe succedere Aspettare con le mani in mano non mi sembra la cosa migliore La manna c’è già stata Ce lo dicono le Sacre Scritture È successo tanto tempo fa ed è improbabile che succeda ancora Adesso per ottenere qualsiasi risultato bisogna conquistarselo
Ma come, mi direte, ti lasci andare allo sconforto proprio adesso che hai un consulente ecclesiastico nuovo, giovane e pieno di energia Se bastasse avere il consulente ecclesiastico per risolvere il problema al primo colpo, potrei anche dire: troppa grazia, sant’Antonio! Il fatto è che al mio consulente lo sport in seminario glielo hanno fatto vedere solo in televisione E nessuno gli ha insegnato che sport e pastorale possono andare a braccetto
Già, continua ad esserci tanta ambiguità tra sport e pastorale, o meglio c’è sempre qualcuno pronto a crearla È una matassa difficile da dipanare I preti sono sempre più presi dalla “ cose serie “ della vita parrocchiale e continuano a vedere lo sport al massimo come momento di ricreazione Da parte loro, i dirigenti delle Società sportive si sentono sempre più lontani dalle scelte pastorali della parrocchia C’è poco confronto,

poco dialogo, poca verifica, poco sostegno C’è poca voglia di camminare e crescere insieme Tutto questo perché c’è poca libertà di parola
Se volessimo riassumere in una parola sola il momento attuale della pastorale dello sport, potremmo definire tale momento come quello dell’abbandono
Che bello sarebbe se un parroco facesse questo discorso: “Cari amici del C SI, ci troviamo spesso a lamentarci della vostra poca presenza nel Consiglio pastorale, degli orari delle partite sempre in concomitanza delle funzioni religiose, della vostra indifferenza alle lectio divinae, alle lezioni sull’esegesi biblica e la teologia contestualizzata, ai corsi di perfezionamento teologico o biblico Proviamo a trovare un’intesa, mettendo in primo piano l’impegno missionario, cercando di vedere anzitutto com’è possibile per la nostra parrocchia annunziare il Regno di Dio a quelli che in Chiesa non vengono mai Abbiamo diecimila abitanti in questa Parrocchia: il 97% è costituito da battezzati, ma in chiesa alla domenica vengono si e no duemila persone Ecco, d’ora in avanti la nostra preoccupazione principale sarà di interessarci di quel 70% di battezzati che non hanno ancora recepito l’annunzio del regno di Dio Studiamo assieme come fare, preghiamo perché il Signore ci aiuti a metterci in ascolto, tentiamo vie nuove di annuncio, apriamo spazi nuovi perché ciascuno possa trovare il modo di impegnarsi secondo le sue specificità”
Solo così potrebbe finire la stagione delle “parrocchiette”, dove ognuno pensa per sé E si riaprirebbe la stagione della Parrocchia, con la P maiuscola, dove tutti collaborano con fatica a seminare ed a raccogliere Senza aspettare che torni a cadere la manna dal cielo Che Dio ce la mandi buona!
La Società sportiva G S Virtus continua a raccontarsi
diEdio Costantini
Le parole del “Patto”
Socializzazione
Nessuno nasce uomo o donna; si nasce maschi o femmine Uomini o donne si diventa attraverso un lungo cammino di crescita fisica, psichica, morale, spirituale
La connotazione sessuale è il dono che la natura fa a ciascuno; la maturazione globale o personalità è il dono dell'educazione che facciamo a noi stessi e agli altri, oltre che a Dio E non si può mai dire completa
C'è sempre un punto di partenza e un traguardo d'arrivo: in rapporto ai figli c’è il non facile passaggio da genitori a padri o madri: in relazione all'ambiente c'è l'esodo dall'io al tu/noi, dalla dimensione individualistica a quella sociale
I bambini, che vivono il primo stadio della vita sono naturalmente connotati dall'egocentrismo Ma se anche da adulti si continua a far girare il mondo attorno a sé la parola che ci (s)qualifica è allora l'egoismo Perché l'essere adulti comporta capacità di relazioni interpersonali, assunzione di responsabilità sociali
La domanda che ora ci poniamo è questa: lo sport favorisce davvero la crescita sociale di chi lo pratica? E come ciò può avvenire?
Che le risposte siano positive, non c'è alcun dubbio Nel documento Sport e vita cristiana i vescovi italiani, ad esempio, hanno scritto: "L'attività sportiva gioca un ruolo non marginale nella costruzione della personalità Sono ben note, al riguardo, le dinamiche di identificazione che vengono messe in campo Esse possono svolgere un compito fruttuoso durante la prima adolescenza in cui è presente l'insidia narcisistica e sta in agguato il ripiegamento involutivo su di sé
Agli albori della giovinezza, l’attività sportiva contribuisce ad uscire da se stessi e offre rassicurazioni notevoli sul piano della identità personale Si tratta di una fase costruttiva che ha Il suo sbocco positivo nel profilarsi della maturità capace ormai di distinguere e gerarchizzare i livelli di appartenenza sociale" (n 31)
Vittorio Peri
Lo sport è fattore di socializzazione, si legge ancora nello stesso testo, “perché impone il rispetto delle regole del gioco, perché insegna il gioco di squadra ( ) Lo spirito di squadra diventa pertanto capacità di vivere e lavorare in gruppo ( ), è in grado di favorire la socializzazione dei soggetti considerati difficili, o comunque in condizione di problematicità” (n 32)
Tutto ciò è vero, ma non bisogna illudersi che avvenga in modo automatico Perché non è detto che lo sport educhi - in questo caso: favorisca la socializzazione - quali che siano le finalità che con esso si perseguono o i modi in cui viene praticato

Chi fa sport solo per vincere o per guadagnare, ad esempio, probabilmente non avrà alcun interesse ad interagire con gli altri e tanto meno a preoccuparsi dei loro problemi Il giovane pugile che, di recente, ha pubblicamente dichiarato di avere la sola preoccupazione di “diventare campione del mondo” , difficilmente cercherà nella sua palestra occasioni di incontro e di vero dialogo con gli altri Il suo “io" rimbomberà così tanto in lui fino a cancellare ogni altra presenza Con buona pace di ogni dimensione sociale, che pure è costitutiva della persona: che, anzi, fa sì che l'individuo sia persona
Chi fa sport da solo, al di furori cioè di ogni contesto associativo, difficilmente potrà con esso allargare gli orizzonti del dialogo della partecipazione alla vita sociale
Il Centro Sportivo Italiano, come si legge in quest'ultimo numero del Patto, “rivendica un ruolo sociale” promuovendo più che lo sport in sé, le associazioni sportive come ambienti ove si possa imparare a vivere “insieme” agli altri e anzi, in coerenza con l'ispirazione cristiana, vivere “per” gli altri; ove siano stimolate le occasioni perché i soci - tutti, quali che siano le loro capacità tecniche - assumano concreti impegni a favore del bene comune del gruppo; ove gli stessi giovani, nelle competizioni con altre squadre, imparino a incontrarsi non come atleti ma come persone, non come avversari ma come amici In altre parole, com'è stato detto nel recente congresso congiunto FICEP-FISEC di Parigi, imparino a capire che “l’avversario è quell’amico che aiuta a progredire”
Un’acquisizione che costituisce un decisivo gol contro il diffuso (e crescente?) “menefreghismo” nazionale
“Il Centro Sportivo Italiano rivendica un ruolo sociale nello sport e nella società”
(Patto Associativo, n 10)
