Stadium n. 6/1999

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D a l 1 9 0 6 i l m e n s i l e d e l C e n t r o S p o r t i v o I t a l i a n oG i u g n o 1 9 9 9 L ire 2 500 Sped in ab b p oSt art 2 Comma 20/b L egge 662/96 FiLiaLe di roma 6
olim
Sab bie
piche

editoriale

03 Ridateci l’olio canforato! di donato renato mosella

vitacsi

04 Joy Cup: finale nazioanle 1999 di marco Fiori

07 Finale Nazionale del Trofeo Polisportivo Giocasport

12 Congresso nazionale strordinario

13 Corsi di formazione estate ’99 di Leo Leone

14 Lo sport che non fa la differenza di mariacristina Filippin

16 Milano: 2º Meeting dello nazioni di Lucia teormino

18 Stadium ’99: Friuli e Marche di andrea de pascalis

20 Funky e... danza classica di Francesca mangiarini

27 Se si vuole si può! di michele marchetti

dossier

08 Sabbie olimpiche di gianluca Strocchi

sport&sport

22 Il tennis non è più di scena di alessandro Cappelli

28 Sport in overdose di alberto Caprotti

argomenti

06 Dietro la strage il “ vuoto” di donato renato mosella

24 Nove articoli contro il doping di giampiero Spirito

rubriche

26 Allo specchio di Carlo pula

30 Il racconto di edio Costantini

radici

31 Pellegrini verso il giubileo di Vittorio peri

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I M PA g I N A z I O N E gianluca Capponi, marco Croci, alberto greganti

L E f O T O D I q u E S T O N u M E R O S O N O D I : a Criscuoli: pagg 18, 26; p blasi: pagg 20, 21; r Siciliani: pag 25; anSa : pag 28

Sirotti pag 29

sommario

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Ridateci l’olio canforato!

Dopo la Francia, tocca all'Italia piangere il suo "Giro" ciclistico naufragato tra provette e misteri. Volessimo celiare, diremmo che "Una volta per uno non fa male a nessuno" Invece fa male, e molto Ne sa qualcosa Pantani, al quale è stato detto che per non rischiare la salute doveva fermarsi alla vigilia della vittoria finale, e che il Giro lo avrebbe vinto un altro Ne sanno qualcosa gli appassionati italiani di ciclismo, che pensavano che i guai della maglia gialla non avrebbero mai sfiorato la maglia rosa

Chi non si dispera, protesta. Alza la vo c e c h i i nvo c a " r eg o l e " p i ù c h i a r e , quando ormai le regole non esistono più, surrogate dal mercato; grida chi intravede il complotto ordito da questo o da quell'altro; urla di soddisfazione chi sostiene che il ciclismo è la mela marcia in un cesto dove, per la verità, tutti i frutti incominciano a sembrare uguali, figli di incroci di laboratorio più che di germinazione spontanea

Si invoca la morale tradita dello sport, pur sapendo che lo sport di alta prestazione la voglia di etica l'ha smarrita da un pezzo nella ricerca del grande business. Nel ciclismo, sport di fatica più di tanti altri, la ricerca della pozione "magica" e "invisibile" ha camminato di pari passo con l'evoluzione di ruote e telai: nell'era delle bici al titanio, le sostanze proibite viaggiano in vena e non nelle borracce; a somministrarle sono scienziati di molta fama e pochi scrupoli, e non sprovveduti medici di campagna

Nello sport che cambia, sono più che mai anacronistici i signori del CIO che sognano di riportare indietro le lancette dell'orologio di ciò che essi stessi hanno

contribuito a trasformare in macchina da spettacolo Al museo olimpico di Losanna si sono ritrovati, al capezzale dello sport, Henry Kissinger, Nicholas Hayek (meglio noto come Mr Swatch), Gianni Agnelli, Boutros Ghali e altri illustri personaggi. Che non abbiano la bacchetta magica l'ha fatto intendere Kissinger, citando questo aneddoto: "Un giorno, durante la seconda guerra mondiale, gli ammiragli alleati chiesero ad un esperto esterno la soluzione sicura per distruggere la flotta sommergibile nemica

L'esperto rispose: basta fare bollire l'acqua dell'oceano, e loro verranno a galla Agli ammiragli che lo guardavano stralunati, l'esperto chiarì: vi ho detto quale potrebbe essere la soluzione, ora sta a voi trovare il modo pratico di concretizzarla" Kissinger ha voluto dire che lo sport, cresciuto a dismisura, ha ormai tali problemi che gli esperti esterni possono indicare soluzioni di principio, ma tocca agli uomini di sport volere e potere trovare soluzioni concrete.

Oggi è chiaro anche al cittadino comune che le gambe di Pantani non devono reggere solo il peso e la fatica delle grandi tappe di montagna; quel corpo esile e forgiato trascina su di sé interessi enormi, che lo costringono a rischiare la pelle Lo sport è anche il gioco di un uomo che persegue un risultato, ma quando il primato del risultato prevale sul primato dell'uomo non c'è più gioco e non c'è più sport, c'è solo un rischio che non lascia scampo

Rimettere indietro gli orologi per cancellare gli interessi abnormi, credo non sia possibile. Sarebbe possibile, invece, riallineare tutti gli uomini e le donne del-

lo sport su un’ideale linea di partenza perché si rimettano a gareggiare alla pari l'uno contro l'altro, e non ognuno contro l'impossibile truccando le carte Ad armare la mano dei medici stregoni è la voglia del risultato strabiliante, del record di vittorie che frutta il record di denari. Ciò che interessa alla gente è invece che il proprio campione prevalga su un avversario. Se non inforca biciclette al titanio, se vince pedalando a 35 km orari invece che a 40 e passa, importa molto meno

È un'utopia, ma è l'unica strada possibile per riconsegnare alla gente uno sport al di sopra di ogni sospetto I primi a trarne vantaggio sarebbero gli atleti, non più costretti a rischiare un malanno per rincorrere il mito di Superman. Un campione, anzi, è più simpatico quando ha la faccia e i muscoli puliti, ed è testimonianza di valori.

Ad essere realisti, il CIO non basta Si può arrivare a questo risultato solo con leggi e picchetti forniti dalle istituzioni, a livello mondiale. In un quadro generale che dia fiato allo sviluppo della pratica sportiva di base Niente più di uno sport per tutti forte, diffuso e ben radicato può servire a bilanciare una cultura sportiva che tende ad assumere come unico punto di riferimento la prestazione eclatante, nel disprezzo di ogni etica. Un modello, questo, comune a gran parte dell'Occidente, e che stiamo esportando anche nel Terzo Mondo. Con danni enormi per le generazioni future. Davanti a noi abbiamo una data simbolica: l'anno 2000 Facciamone la linea di partenza per uno sport pulito.

Donato Renato Mosella

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SPORT in NATURA · Atletica leggera · Calcio · Calcio a 5 · Pallavolo · Wheelchair hockey P ro gr amm a m e r c o l e d ì 1 6 g i u g n o ore 15 00 Convegno: “Con gli arbitri... per servire lo sport” ore 21.00 Cerimonia inaugurale g i o v e d ì 1 7 g i u g n o ore 09 00/18 00 Gare sportive ore 21.00 Orienteering v e n e r d ì 1 8 g i u g n o ore 09 00/18 00 Gare sportive ore 16.30 Convegno: "Oltre la siepe Sport & handicap" s a b a t o 1 9 g i u g n o ore 09.00/18.00 Semifinali ore 18 00 Santa Messa ore 21 00 Festa della Gioia d o m e n i c a 2 0 g i u g n o ore 09 00/12 30 Finali Premiazioni

Un po ’ di “gioia” nello sport

F i n A l e F i n A l e n A z i o n A l n A z i o n A l e e’99

Sarà la Val di Sole, con la sua stupenda cornice, ad ospitare il mio debutto nazionale E, sul palcoscenico, ci saranno 2000 atleti nel ruolo di primi attori. Saranno loro a interpretare con successo la sceneggiatura che, sin dallo scorso anno, è stata proposta alle regioni ed ai Comitati CSI perché ne diventassero registi nelle fasi locali

E ora, dopo innumerevoli sforzi ed altrettante soddisfazioni, possiamo proprio dire che siamo arrivati all'atteso momento della "prima"

Mentre sto scrivendo, la grande macchina organizzativa è in fermento pesanti pullman si snodano lenti lungo le assolate autostrade italiane per giungere in val di Sole; dirigenti, coordinatori, volontari e obiettori di coscienza stanno abusando delle linee telefoniche, di fax ed e-mail al di sopra delle potenzialità per sollecitare le squadre ritardatarie a dare la conferma della loro partecipazione; per non parlare di quanti sono alle prese con l'allestimento degli impianti e dei luoghi che mi vedranno "scendere in campo".

Ma, sfuggendo per ora le facili ironie, è proprio grazie a questa ottimistica frenesia che le persone coinvolte hanno trasformato la "scommessa" della Joy Cup in una vincita sicura.

Che sia una vittoria dal punto di vista organizzativo già ne siamo consapevoli; occorre fare di tutto perché lo sia anche dal punto di vista tecnico Non dimentichiamolo: il mio punto di forza è rappresentato dal difficile lavoro di mediazione su un progetto tanto articolato che tutti - dal livello nazionale a quello locale - hanno deciso di affrontare Mi sono presentata per la prima volta, ed in via sperimentale, lo scorso anno ai Comitati italiani; mi sono imposta col chiedere di stravolgere regole e formule di gioco che sino ad allora avevano governato le tradizionali attività sportive; ho affrontato i sospetti e le remore di quanti mi hanno considerata "improponibile": ma sono riuscita a trovare alleati in quanti hanno voluto scommettere su di me Proprio nell'area provinciale-regionale ho fatto i primi test

grazie ai quali si è riusciti ad individuare le squadre e gli atleti che si daranno "battaglia" in Trentino

In questo momento il mio pensiero va agli atleti, poiché è vero rimarcare l'importanza di una buona organizzazione, ma la riuscita di una qualsiasi manifestazione sportiva è vincolata intimamente a loro che ne sono i veri protagonisti Saranno gli atleti e le loro società sportive che con l'impegno e la passione per lo sport decreteranno il mio successo ma non solo

Ci vorrebbe una forte iniezione di entusiasmo e di gioia. Quella gioia che nello sport come nella vita è quasi definitivamente scomparsa, anzi, parlare di gioia può far anche ridere Nel frattempo però la violenza dilaga in tutte le sue forme e in tutte le maniere tanto da diventarne un rito anche nello sport

Lo sport - come dice spesso il presidente nazionale Mosellaha smarrito molti valori originari e si è venduto al grande mercato dell’usa e getta. Ormai il denaro domina su tutto.

Non so se avete un istante per fermarvi Se ci riuscite chiedetevi: che cosa avete fatto quest’anno? Quali incontri, quali esperienze hanno lasciato in ciascuno di voi l’attività sportiva che avete praticato?

Avete mai provato a vivere la gara, la vittoria, la sconfitta con l’atteggiamento di chi vuole assaporare fino in fondo il gusto di fare sport e di sentirsi squadra? Provateci!

Mi piacerebbe che ciascun atleta provasse a trovare nello sport praticato quell’equilibrio, quell’armonia con se stessi e con gli altri che tanto manca in questa società.

Credo che, oggi, valga la pena riportare un po’ di gioia e un po’ di entusiasmo nella vita di ciascuno

La gioia, per fortuna, non si vende e non si acquista. È il risultato di chi cerca di fare della propria vita un qualcosa di bello, di interessante, senza egoismo, senza odio e senza noia

di
Marco Fiori
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Sono bastati pochi giorni per fare sparire dalla pagine dei giornali l'indignazione e gli interrogativi per l'incendio del treno che riportava a casa i tifosi della Salernitana. Personalmente, ancora non mi riesce di rassegnarmi, oltre che alle morti ingiuste di quei giovani, alle spiegazioni di comodo che sono state date alla vicenda e alle incredibili soluzioni che qualcuno ha proposto.

Nella ricerca di colpevoli, molto si è sparato nel buio Nello stesso giorno in cui La Gazzetta dello sport titolava: "Dietro la strage una banda organizzata", Il Corriere dello sport scriveva con altrettanta sicurezza: "Gli inquirenti sulle tracce di un gruppo di giovanissimi, senza leader e senza collegamenti con gli ultras" Gang organizzata o cani sciolti, importa poco Il problema, come al solito, è: perché succede solo al calcio e non, ad esempio, ai grandi concerti che radunano, in un'atmosfera parossistica, migliaia di giovani in spazi ristretti

Non lo sa chi non vuole sapere I motivi per cui lo spettacolo calcistico ha talvolta come corollario atti di violenza, ed anche la morte, sono stati studiati e ristudiati Una cosa è stata acclarata: è limitativo sostenere che la violenza entri negli stadi perché è già entrata in tutta la società civile. Nel calcio c'è un quid che agisce da fattore scatenante. Un quid che è la risultante di una miscela di fattori: il disagio giovanile, ma anche la pressione dei media, gli enormi interessi in gioco, la forte visibilità di un palcoscenico che manda in sollucchero i violenti, la scarsa trasparenza del sistema calcio, la contiguità tra club e associazioni di tifosi, il campanilismo, il fatto stesso che il calcio sia uno sport di contrapposizione fisica tra squadre Tutto vero. Mi piacerebbe, però, che si prendesse in considerazione un altro elemento: i violenti coinvolti in certi atti, una volta individuati, risultano essere ragazzi che lo sport non l'hanno mai praticato.

Se i ragazzi preferiscono essere fruitori passivi di sport anziché soggetti attivi di proposte di sport, la colpa non è loro Nel nostro Paese la pratica sportiva giovanile versa in una situazione di grande difficoltà, schiacciata da un sistema che ha

Donato Renato Mosella

Dietro la strage il “vuoto” di

interesse soprattutto a selezionare i possibili campioni Allo sport educativo mancano i riconoscimenti e le risorse di cui gode ampiamente lo sport spettacolo. Perciò diventa molto più difficile raggiungere le nicchie delle "povertà" sportive italiane. Abbiamo saputo che, dopo la tragedia, il sindaco di Salerno vorrebbe organizzare conferenze nelle scuole per spiegare ai ragazzi che il calcio non è la vita, e non vale la pena rimetterci la vita Ma che se ne fa un ragazzino di una chiacchierata di mezz'ora, quando la televisione gli riempie la testa con le partite e i relativi dibattiti e le moviole per ore e ore? Meglio sarebbe strappare ogni tanto quei ragazzi ai banchi, e insegnare loro in presa diretta che lo sport è bello soprattutto praticarlo, fare sperimentare dal vivo che il calcio è anche un gioco che si può fare tra amici senza bandiere e senza insulti, che l'avversario non è un nemico ma un coetaneo che gioca con noi

Invece è capitato di sentire tutte altre cose Il calcio dei miliardi, che di quei soldi nulla investe in campagne di educazione, ora vorrebbe vietare le trasferte dei tifosi per convogliare quella stessa gente nelle piazze e negli spazi verdi davanti a megaschermi Come se in una piazza non fosse anche più facile accoltellarsi nel mucchio. Come se aumentare l'audience delle telecronache calcistiche, e i relativi introiti pubblicitari, fosse un'esigenza insopprimibile Come se le piazze e gli spazi verdi, almeno quelli, non fossero diritto di chi, famiglie comprese, nei giorni di festa desidera fare un po' di movimento

Nell'urgenza di trasformare i giovani in spettatori paganti, non importa se in una curva o davanti a un teleschermo, facciamo finta di non capire che tutto ciò che alza la febbre del tifo non porta progresso al paese A Salerno non è stata la prima volta di un treno bruciato Tutti hanno già dimenticato il giovane arso da una molotov mentre tornava in treno da una partita tra Fiorentina e Bologna Un fatto atroce, che ha generato qualche giorno di "processi" e nient'altro Lasciamo da parte i finti stupori, smettiamola di chiedere più manganelli e più carcere, finiamola di dire che inevitabilmente così va il mondo, abbandoniamo l'idea di chiudere i giovani in ghetti mediatici Facciamoli passare dal pallone virtuale a quello di cuoio: diffondendo le società sportive, portando lo sport nelle scuole, moltiplicando gli impianti di base, chiedendo e attuando una politica tesa a favorire lo sport praticato: è l'unica via praticabile affinché i giovani trovino nello sport un motivo di gioia e di speranza, e non di una rabbia e disperazione che li spinge a incendiare treni e stazioni

Alla violenza nello sport una sola risposta: moltiplicare la pratica sportiva
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Finale nazionale del Trofeo Polisportivo Giocasport

Un viaggio nel gioco

Conto alla rovescia per la finale nazionale del Trofeo polisportivo di Giocasport, in programma a San Benedetto del Tronto dal 24 al 27 giugno, che si svolgerà all’insegna dello slogan “Gioca con noi per loro Un viaggio dentro il gioco per promuovere i diritti dell’infanzia” Una novità introdotta quest’anno, quella del Trofeo, che ha consentito di proporre Giocasport in un modo più strutturato rispetto al passato, con passaggi dal livello provinciale al momento regionale e nazionale

Immutato è rimasto invece lo spunto di fissare tutta l’attività annuale di Giocasport ad un’idea forte, particolarmente significativa sul piano sociale. La proposta del Trofeo è stata legata al tema della riscoperta del valore della famiglia come parte integrante del vissuto ludico che il bambino sviluppa dalla nascita fino all’età adulta

Il Trofeo, inoltre, si è caratterizzato per il progetto di contribuire, attraverso un’iniziativa di solidarietà, al sostegno e alla promozione del diritto alla vita, alla famiglia, allo studio e al gioco negati a tanti ragazzi di altri Paesi, vicini o lontani al nostro.

La manifestazione nazionale di San Benedetto, oltre ad essere sorretta da questo spirito solidaristico, si propone una serie di obiettivi che hanno lo scopo di renderla più coinvolgente delle precedenti edizioni del Trofeo Polisportivo

G iovedì 24 giugno

Anzitutto si mirerà a coinvolgere direttamente le famiglie, non solo quelle dei ragazzi ma anche quelle che li ospiteranno, nelle innumerevoli esperienze ludiche che saranno presentate nell’arco del Trofeo Polisportivo di Giocasport Papà e mamme saranno anch’essi protagonisti attivi, supportando e vivendo il gioco accanto ai più giovani e dando dimostrazione di come anche il genitore debba... mettersi in gioco.

In secondo luogo si cercherà di promuovere un percorso di formazione che dovrà rendere concreto il rapporto tra famiglia e sport, nella definizione delle istanze educative più rispondenti alle esigenze della crescita dei ragazzi: una famiglia quindi che deve acquisire “la cultura dello sport”, essere attenta all’evoluzione della pratica sportiva dei figli per verificare se lo sport educa o rappresenta un ’esperienza di evasione.

Questi elementi rappresentano l’impalcatura della manifestazione all’interno della quale sarà dato ampio spazio alle attività ludico-sportive svolte in ambienti morfologicamente diversi: la piazza, il mare, il bosco, il campo sportivo, il prato

San Benedetto del Tr onto

ore 21 00 Festa dell'accoglienza - Parrocchia Sacra Famiglia

Vener dì 25 giugno

ore 9 30 Giochi d'animazione

"Ciclo-Running" - Maxi-Staffetta a squadre

ore 15 30 Giochi sportivi semplificati

Sa ba to 26 giugno

ore 09 00 Giochi di animazione sulla spiaggia

“Pa pà ti s alvo io” con l’olimpionico Daniele Scarpa e la Società Nazionale di Salvamento

Quanto all’iniziativa di solidarietà legata al Trofeo polisportivo, essa è finalizzata a favorire la creazione di un Campo di vacanze nella Parrocchia di NSAM (YaoundéCameroun) che coinvolgerà circa 200 ragazzi/e dai 10 ai 14 anni

ore 10 00 “La bottega della solidarietà” Laboratorio creativo Giochi polivalenti in spiaggia

ore 16 30

Convegno " Spor t e Famiglia"

Testimonianze di Daniele Scarpa, Claudia Mori, Giuseppe Richiedei - moderatore Bruno Pizzul

ore 21 00 Famiglia in festa

Serata di animazione

Domenica 27 giugno

ore 08 30 S Messa - Chiesa S Benedetto Martire

ore 09 30

Orienteering per le vie del borgo "Paese Alto"

ore 12 00 Premiazioni

D O S S i e R

Il sole, il caldo, le belle giornate, il mare E il solito dilemma: meglio rifugiarsi sotto l'ombrellone oppure scatenarsi tra una nuotata e un'accesa partita sulla sabbia? Sempre più di frequente proprio su questa seconda ipotesi cade la scelta Tra i più giovani, ma non solo, l'attività fisica in spiaggia è ormai diventata una necessità, qualcosa di irrinunciabile proprio come la sana doccia che poi l'accompagna. Insomma, vacanza e sport stanno diventando un binomio inscindibile Il turismo si sta sempre più specializzando e la logica conseguenza di questa tendenza è la nascita e lo sviluppo di sport che interagiscono con l'ambiente Ecco allora i beach games, cioè tutte quelle attività che hanno nella spiaggia il comune denominatore Il pioniere, in questo senso, è stato sicuramente il beach volley Sulla sua scia, poi, tutta una serie di altri sport si sono modificati e adattati all'elemento nuovo che li accomuna: la sabbia. La leggenda vuole che fossero i surfisti, stufi di non riuscire a corteggiare le ragazze durante le loro cavalcate sulle onde dell'oceano, a cercare sulla spiaggia un'attività consona al loro stile e in grado di facilitare l'approccio con il gentil sesso. Una volta constatati i primi successi, furono poi in molti a spostare il loro campo d'azione dalle acrobazie acquatiche su tavola alla battigia, a pochi metri dal Pacifico Così la pallavolo (nata nel 1895) trovò uno sbocco sul mare E dalla California il beach volley iniziò la sua corsa vincente alla conquista del mondo. In qualche immensa spiaggia di San Diego o di Santa Monica, i suoi inventori vi si dedicavano già negli anni Venti e Trenta, mentre l'Europa aveva problemi ben più gravi che lanciare la palla da una parte all'altra di una rete.

Rete alta 2 metri e 43 centimetri, che divide un campo di 9 metri per 18, grande come quello in cui si gioca indoor (però con regole più complesse e squadre di sei persone)

Nel 1996 il battesimo olimpico

Un gioco che richiede versatilità, fantasia e... ubiquità. E che, nell'assurdità delle sue regole, piacque subito, benché non fossero ancora state inventate schiacciate, muri e alzate, gli elementi che lo avrebbero reso spettacolare È stato il mix di leggerezza e passione, di sole e sabbia, di mare e spiaggia, di "machi" aitanti e attraenti ondine, che ha consentito a questo sport di farsi largo Dopo la svolta professionale nel '76, con il pagamento di premi in denaro e non più "in natura", tipo una buona cena o un bacio - tutt'altro che disprezzabile - di una diva di Hollywood, la popolarità di questo sport è cresciuta rapidamente. Tanto che nel '96 ha avuto anche il suo imprimatur di disciplina olimpica Solo in Italia la finale maschile dei Giochi di Atlanta è stata seguita in tv da oltre due milioni di spettatori. E la medaglia d'oro non poteva che andare agli indiscussi numeri uno, gli statunitensi Kent Steffes e Kark Kiraly, quest'ultimo l'autentico "re della spiaggia": ha vinto oltre cento tornei e incassato premi per più di due milioni di dollari

Il primo torneo ufficiale in Italia (e in Europa) risale al 1984: venne

Sabbie olimpiche di

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Al mare sotto il segno degli sport da spiaggia
Gianluca Strocchi

Beach Sport targato C Si

L’attività ricreativa estiva del C Si avviata lo scorso anno in via sperimentale sulla riviera romagnola, viene riproposta per l’estate ’99 ai frequentatori degli stabilimenti balneari delle riviere adriatica e ionica attraverso la proposta di tornei locali di beach volley, beach basket, beach soccer e beach tennis per i giovani e gli adulti, e di Fantathlon e Giocasport per i bambini e i ragazzi

organizzato da Claudio Fantini e Angelo Squeo, ex giocatore e ora dirigente internazionale, con un montepremi di poco superiore al milione di lire Ora le cose sono cambiate e la nostra penisola ospita anche un paio di tappe del World Tour, circuito maschile e femminile che tocca i cinque continenti Così come la federazione organizza un proprio tour, mentre la Lega ha varato un campionato a sé con la formula "4 contro 4", senza dimenticare i vari circuiti locali. Difficile è calcolare quanti campi esistono nel nostro Paese (alcuni vengono allestiti e smontati nell'arco di una giornata), ma la cifra supera di sicuro quota 100 mila Un dato che testimonia la rapida ascesa di questa disciplina, diventata un fenomeno di massa. Tanto che anche città lontane dal mare sono disposte a contendersi una gara e a sopportare i sacrifici del caso (per allestire sono necessarie decine di camion di sabbia) Significativo, poi, il fatto che molte aziende ricorrano a spot in cui il beach volley è protagonista per reclamizzare i propri prodotti: si va dai gelati alle bevande, per finire ai detersivi e alle caramelle Qualcosa di impensabile solo pochi anni fa E se ogni stabilimento balneare si attrezza con una serie di campi, c'è addirittura chi costruisce delle vere e proprie arene, com'è accaduto a Cervia, sulla Riviera romagnola

Il tennis approda sulla sabbia

Basta abbassare un po' le reti da beach volley, fino a 1 metro e 70, ed ecco che gli stessi campi sono pronti per accogliere il beach tennis, con agguerritissime sfide all'ultimo game. Già, perché punteggi, regole e palline (chiaramente non devono rimbalzare sul terreno) sono gli stessi del tennis Anche se questa versione on the beach deriva da un altro passatempo popolarissimo: i "racchettoni" La Riviera adriatica è sicuramente la culla di questo nuovo sport (nella zona che va da Riccione ai Lidi ferraresi sono circa cinquemila i campi allestiti) che sta ormai dilagando in tutta la penisola Basti pensare che, secondo un'indagine, sono oltre un milione le persone che lo praticano in Italia nei mesi estivi, E nel '97 è sorta a Ravenna la International Federation Baech Tennis per promuovere le attività agonistiche che fanno capo al concetto di "racchettone", quindi anche il green tennis (versione su prato) e il gym tennis (per tutto l'anno, in palestre e palazzetti, con la rete a 1 metro e 85), oltre a una disciplina completa come il king pong (composto di due racchette, una per mano, con impugnatura tipo scudo)

"I motivi del grande successo sono l'estrema semplicità e i costi contenuti - spiega Giandomenico Bellettini, presidente della Federazionevisto che il prezzo di una racchetta professionale non supera le 50 mila lire, la pallina è quella da tennis e in estate i campi sulla sabbia sono gratis Appassionante e avvincente, obbliga a sforzi intensi e coinvolge muscoli e riflessi, mentre dal punto di vista psicologico richiede concentrazione e intelligenza per i continui cambiamenti tattici Il beach tennis vanta già un buon numero di praticanti: a questo punto il nostro obiettivo primario è quello di far diventare questo fenomeno di costume un vero e proprio sport olimpico, come è accaduto per il beach volley" Ma di modi per divertirsi sulla spiaggia ce ne sono davvero per tutti i gusti Oltre al più tradizionale beach basket o al beach ultimate, gioco

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che oppone due formazioni di cinque elementi che cercano il passaggio definitivo del frisbee al compagno oltre la linea di fondo del campo, una delle mode più recenti è il beach handball È uno dei pochi sport da spiaggia "inventato" in Italia (il primo torneo ufficiale si è svolto nel 1982) e ovviamente è simile alla pallamano, però il portiere può giocare in attacco e i suoi gol valgono doppio, così come doppio gol viene premiato il gioco al volo (quello del portiere con triplo gol) L'ultimo nato della serie, poi, è il beach rugby. Anche se faticosissimo, statene certi: farà parlare di sé

Grandi nomi del calcio

E per chi preferisce gli arti inferiori a quelli superiori? Niente paura, ecco il foot volley e il beach soccer Il primo, nato sulle spiagge brasiliane di Rio e Copacabana dove "la pallavolo con i piedi" è già da alcuni anni uno sport professionistico, con un proprio campionato e tornei dotati di montepremi di migliaia di dollari, nelle regole ricorda molto il baech volley, ma è vietatissimo toccare la palla con mani e braccia (ammesse le altre parti): le squadre, di due giocatori ciascuna, si sfidano su una superficie di 9 metri per 18, con la rete sospesa a 2,3 metri Battuta dalla linea di fondo per mettere in gioco la palla, al massimo tre passaggi prima di rimandarla dall'altra parte (non è ammesso il calcio di prima intenzione), e set che si chiude a 15 punti, con possibilità del tie break Divertente, faticoso e tecnico, il foot volley è sicuramente veloce e spettacolare per i più esperti Proprio al Beach Stadium e al Bagno Fantini Buona Vista di Cervia, nel '95, si è disputato il primo campionato italiano, con 32 squadre, formate da grandi nomi del calcio nazionale (Cabrini, Causio, Lombardo e il brasiliano Junnior) ma anche da moltissimi dilettanti La manifestazione si è ripetuta con identico successo nei due anni seguenti, segno che la disciplina si sta diffondendo anche a livello popolare E per chi del pallone non può proprio fare a meno, neppure in riva al mare, nell'estate del '97 è approdato in Italia il beach soccer, importato anch'esso dal Brasile, ma più semplicemente ispirato alle partitelle di calcio in spiaggia a piedi nudi Alzi la mano chi non le ha mai disputate Solo che nel beach soccer le porte non sono ciabatte piantate nella sabbia, ma quelle regolari da calcio a cinque (5 50x2 20), dal quale sono state mutuate gan parte delle regole, a cominciare dal numero dei giocatori Spettacolare ma anche massacrante (il campo è lungo 37 metri e largo 28), per via del ritmo veloce, senza soste e del terreno irregolare, che rende imprevedibili i rimbalzi e quindi difficile il controllo di palla, consentendo però acrobazie quasi impossibili normalmente

È il fascino della spiaggia, questo Con solamente un paio di short e occhiali da sole, si affonda fino alle caviglie nella sabbia, dove è possibile osare i tuffi più arditi, per cercare di salvare anche palloni e palline che sembrano imprendibili, a pochi centimetri da terra Bastano un campo, una palla - spesso una rete - e tanta voglia di divertirsi faticando, sotto il sole. Eh sì, il lettino può attendere.

Da “Mercedes - la rivista delle idee in movimento” n 2/98

Pallavolo su spiaggia a Ravenna

Si è appena conclusa la 21ª edizione del Meeting Nazionale di Pallavolo su spiaggia "Due Giorni Mare", organizzato dal Comitato C Si di Ravenna con il patrocinio del Comune e della Provincia di R a v e n n a e d e l l a R e g i o n e emilia Romagna 70 squad r e , 5 0 S o c i e t à s p o r t i v e , oltre 1 000 tra atleti, dirigenti e arbitri provenienti da emilia R o m a g n a , To s c a n a , P i emonte, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto i numeri quest'anno, oltre a quelli dei partecipanti, sono davvero da record: le squadre hanno giocato suddivise in 1 2 c a m p i r e g o l a r i a l l e s t i t i direttamente sulla spiaggia, per un totale di circa 200 partite in due giorni La caratteristica di questo Meeting è che si gioca in tutto e per tutto a pallavolo a sei giocatori, cambia solo il c a m p o c h e è d i s a b b i a , come nel beach-volley "Maci tengono a precisare al C Si Ravenna - questa manifestazione è nata 20 anni fa, ben prima che arrivasse in italia il beach-volley dal quale, con tutto il rispetto, vogliamo differenziarla"

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Possono partecipare al Congresso nazionale con diritto di iniziativa tutti i tesserati che ricoprono incarichi a livello provinciale, regionale e nazionale.

Il Congresso nazionale è costituito dalle Società sportive CSI che hanno partecipato ai Congressi territoriali, le quali intervengono tramite i propri delegati designati.

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Nei cicli stagionali, specie nella società contadina del passato, il momento della semina era decisamente diverso da quello del raccolto Quest'ultimo si svolgeva all'insegna della gioia, della festa che ben si accordava con la raccolta dei frutti; la semina, viceversa, era contrassegnata dalla sofferenza e dalla fatica: "nell'andare, se ne va e piange, portando la semente da gettare " , con questa immagine coinvolgente si esprime il salmo 125

Il messaggio è chiaro: inizia per il CSI una stagione di fatica, con la felice prospettiva, da tenere sempre presente, di avere davanti agli occhi gli obiettivi da raggiungere, le risorse da utilizzare, le verifiche da compiere

Non sorprende allora che siamo alle prese con un programma intensissimo di iniziative che qualcuno ci invidia e qualche altro guarda con distacco, come di chi è avvezzo a pensare che oggi si può raccogliere senza seminare... basta imbastire efficaci campagne di vendita del prodotto

Questa volta ci viene bene citare non proprio grandi educatori o teorici di itinerari formativi, stiamo parlando di Tony Blair e di Bill Clinton che, quasi a farsi portavoce di una domanda di senso che sale dalle posizioni più esposte del "postmoderno", invocano: first education!

Certo la formazione non è la panacea di tutti i mali, specie se viene concepita come una specie di retrobottega, di angolo delle cose intime che serve anche per acquietare la cattiva coscienza che ci porta a navigare in un quotidiano fatto di frenetiche rincorse dell'efficienza a tutti i costi, spesso orfana di progetto e di intenzionalità educativa

Ma la storia dei grandi progetti, delle innovazioni, delle prospettive aperte sull'orizzonte del futuro che viene insegna che si è presenti alla storia solo se si vive pensando, riflettendo su quel che si fa, ipotizzando il domani e sperimentandolo Questo detto anche per quel che riguarda lo sport e il tempo libero, specie se guardano all'uomo come fine.

A noi preme che la gente, i giovani soprattutto, tornino a sorridere attraverso la riscoperta del gioco come culmine

celebrativo della vita e per questo occorre insistere in un lavoro di riscoperta di cose antiche da rilanciare attraverso progetti e programmi presenti nell'attualità storica

Il CSI per questo è nato e per questo deve spendersi Ed ecco allora un fiorire di iniziative di fine quadriennio che, francamente, qualche brivido lo creano: ben 10 corsi nazionali, senza contare le centinaia di iniziative dei Comitati territoriali e regionali

Il panorama dei corsi è ampio e copre quasi l'intera gamma dei percorsi previsti nel sistema formativo che abbiamo varato proprio lo scorso anno C'è di più, il CSI decide di scendere in campo su un delicato terreno: quello dei formatori Saranno questi i moltiplicatori di risorse umane che andremo a seminare in ogni angolo del Paese per ridare slancio e senso ad un modello di sport che fa ancora fatica a camminare ma che rappresenta una delle aspirazioni segrete della coscienza infelice di una società che dell'infanzia e dei suoi sogni sembra, di tanto in tanto, smarrire le tracce

Calendario dei corsi

Operatori Centri estivi

Operatori sportivi in Parrocchia

5/11 luglio Verbania

19/24 luglio Capracotta

Formatori per Allenatori 26/31 luglio Ronzone

Formatori per Arbitri/Giudici 26/31 luglio Ronzone

Formatori per Fantathlon/Giocasport 26/31 luglio Ronzone

Formatori per Dirigenti 26/31 luglio Ronzone

Direttori Scuole

Tempo di semina di

e coordinatori dei corsi 26/29 agosto Roccaporena

Progettisti 26/29 agosto Roccaporena

Progetto "Àncora", terza età 29 ago /4 set Bologna

Progetto Sport a Scuola 12/13; 26/27 nov Roma

Corsi di formazione estate ’99
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Verona: La Grande Sfida 4

Lo sport che non fa la differenza

Erano davvero numerose, oltre le aspettative, le persone che hanno partecipato alla quarta edizione di "La Grande Sfida", l'appuntamento con la città di Verona e il Progetto Handicap & Sport del comitato provinciale del Centro Sportivo Italiano Quest'anno hanno collaborato all'iniziativa il Comune di Verona, le ULSS 20, 21 e 22, la Provincia di Verona e l'Università Queste agenzie del territorio sono coinvolte in un progetto dalla durata più che decennale che, nella zona del Veronese, raccoglie oltre 300 volontari, 250 disabili psichici e le loro famiglie

Grazie alle sinergie create fra il coordinamento del progetto e le risorse umane che ruotano attorno ad esso è stato possibile, per la prima volta, estendere l'appuntamento (ormai fuori rodaggio) ad una vera e propria "due giorni" di divertimento e sport Ha collaborato l'Api Club, che ha fornito cappellini, magliette e materiale per le premiazioni, e sono state coinvolte alcune aziende cittadine, che hanno regalato bibite, gelati e dolcetti per rifocillare gli atleti

Oltre 800 ragazzi, provenienti da tutto il Centro Nord Italia e dal Canton Ticino, hanno partecipato a momenti di gioco e di riflessione, di svago e di scambi di esperienze

Roberto Nicolis, ideatore di questo confronto fra disabili e non di diverse realtà italiane, spiega il senso della manifestazione: "Abbiamo cercato di fare di questo appuntamento un'occasione di confronto di esperienze differenti, ma tutte legate all'obiettivo di vincere le barriere dell'handicap, e abbiamo voluto creare un banco di prova per sfatare l'impraticabilità di alcuni luoghi chiusi ai disabili neuropsichici, in particolare, per la prima volta, la discoteca "

Sabato pomeriggio, al "Verona 2000" di San Giovanni Lupatoto sono letteralmente scesi in pista 600 ragazzi, disabili e non, per ballare I problemi della discoteca, di solito, per un disabile, riguardano diversi ambiti: le barriere architettoniche, quelle acustiche (volume troppo alto), quelle visive (le luci possono arrivare a scatenare crisi epilettiche) Con gli opportuni accorgimenti, grazie anche alla disponibilità del deejay, è stato

Mariacristina Filippin

possibile vedere i ragazzi divertirsi con straripanti entusiasmo ed energia, senza bisogno di tirarsi su con sostanze più o meno lecite.

Domenica la giornata ha previsto due momenti forti: nella mattinata, presso l'Università, si è tenuto un convegno dal titolo: "Sport di tutti: sport per tutti!" Dopo il saluto delle autorità e l'introduzione del professor Larocca (docente della cattedra di pedagogia speciale), è stato il momento dei racconti diretti dei ragazzi Si è voluta dare la parola a loro, ai disabili, per sfatare quella logica perversa in cui i presenti parlano degli assenti e gli esperti dissertano su soluzioni possibili che non li riguardano direttamente; con l'ausilio di filmati sono state raccontate esperienze diverse di gioco e di sport Protagonisti: ragazzi e

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ragazze di Ferrara, Bellinzona, Brescia, Pavia, Lecco, Faenza, Pistoia, Ravenna, Mestre, Carpi, Tortona, Piacenza, Vicenza, impegnati sia a livello agonistico, sia a livello amatoriale, sia in semplici situazioni di gioco. La guida dei lavori è stata affidata a Roberto e Barbara, due disabili del progetto di Verona, che hanno presentato i diversi interventi, a cui è seguita la Santa Messa. Nel chiostro e nella mensa, sono stati preparati i tavoli per il pranzo

Subito dopo, incalzato dai tempi sempre troppo compressi, il serpentone dei partecipanti ha attraversato il centro della città, in un colorato corteo aperto dalla Banda di San Michele e contornato da un gruppo di giovani clown Sotto un sole sfolgorante e implacabile, i ragazzi hanno raggiunto il salotto buono di Verona, piazza Brà, e lo hanno trovato trasformato in zona olimpica I 100 volontari impegnati nell'allestimento hanno predisposto una serie di campi per i giochi sportivi semplificati (basket, pallavolo, atletica leggera, calcio a cinque, judo) ed uno spazio per i giochi di animazione in cui i diversi gruppi si sono cimentati all'interno di un vero e proprio torneo polisportivo

A far da animatori in piazza, oltre ai volontari ed agli operatori, c'erano due ospiti di eccezione: Roberto Dalla Vecchia, campione della Muller (la squadra di basket cittadina), che da sempre ha seguito e sostenuto l'iniziativa, e Andrea Lucchetta Il mitico giocatore di pallavolo, nuovo dell'esperienza, si è subito immerso nello spirito del gioco e della festa, si è messo in dialogo con i ragazzi, si è lasciato sfidare nei vari campi, ha dato qualche lezione di palleggio e, assieme all'altro "gigante", ha vivacizzato le premiazioni, rendendole sicuramente indimenticabili per i partecipanti.

È stata senz'altro un'occasione per sensibilizzare, formare, coinvolgere la comunità cittadina nell'ipotesi della possibile riduzione dell'handicap attraverso il gioco, in un'ottica di comprensione reciproca Ancor di più, è stato un momento per percepire la gioia, l'entusiasmo, la voglia di vivere e di divertirsi dei ragazzi disabili, che grazie al nostro modo di pensare lo sport si sentono valorizzati per quello che sanno fare, così come sono.

Il campione di pallavolo Andrea Lucchetta e il giocatore della Muller Verona Roberto Dalla Vecchia premiano alcuni partecipanti a “La Grande Sfida 4”

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Milano: 2º Meeting delle Nazioni

Idee vincenti nello sport

Emozioni, festa e tanto pubblico alla 2ª edizione del Meeting delle nazioni che ha avuto luogo sabato 29 e domenica 30 maggio in Piazza Castello a Milano. Un grande successo. Oltre 500 i ragazzi disabili presenti (provenienti da Austria, Argentina, Francia, Spagna, Italia) all'ombra del maniero milanese, protagonisti di numerose esibizioni che hanno lasciato col fiato sospeso il pubblico presente lungo le aree di gioco. Seguitissime le partite di Wheelchair hockey, le esibizioni di tiro con l'arco, le immersioni subacquee effettuate all'interno di una vasca allestita per l'occasione, le gare di tennistavolo, di scherma, le esibizioni di ginnastica ritmica e torball, oltre le immancabili partite di calcetto, basket e volley

Protagonisti della due giorni di festa e sport anche le società CSI, molte partite di campionato sono state, infatti, dirottate sui campi allestiti in piazza Castello con grande gioia dei più piccoli che hanno avuto l'opportunità di sperimentare tutti gli spazi ludici e sportivi allestiti di fronte alla ex residenza della famiglia Sforza Spettacolari le performance degli atleti di arti marziali (oltre 300 i ragazzi presenti) che, durante la due giorni, hanno disputato le gare a livello regionale di Kata e Kumitè Esplosivi come sempre i ballerini della scuola “Fuori di danza” che hanno saputo coinvolgere il pubblico presente

Ospiti d'onore nella giornata di sabato il Sindaco Albertini, l'Assessore ai Servizi Sociali Ombretta Colli e l'Assessore allo Sport Sergio Scalpelli. Tutti hanno ribadito l'importanza dell'attività sportiva e soprattutto dell'organizzazione delle feste di piazza a Milano, oltre a sottolineare la doverosa attenzione che è necessario riservare ai ragazzi disabili.

L'onorevole Colli ha infine sottolineato come il Meeting diverrà, anche negli anni futuri, un appuntamento fisso sempre in collaborazione con il Centro Sportivo di Milano e l'associazione “Libero per tutti”. Ospiti d'eccezione, sempre durante la prima giornata del Meeting, la nazionale calcio TV che ha dato vita ad una partita esilarante alla presenza di un pubblico davvero numeroso e incuriosito.

In campo diversi artisti tra cui il noto deejay Fargetta, l'attore

Lucia Teormino

Franco Oppini, Ringo di Radio 105, Carlo Sacchetti e Roberto Ceriotti (presentatori della fortunata trasmissione Bim Bum Bam), Edo Soldo (il velone di striscia la notizia)... madrina d'eccezione Eleonoire Casalegno

L'attività è ripresa durante la mattinata della domenica con un ritmo decisamente incalzante. A mezzogiorno don Massimiliano Sabbadini (direttore della Fom) ha celebrato la S. Messa davanti a oltre 400 persone (era la prima volta che una celebrazione eucaristica aveva luogo di fronte al Castello, simbolo della

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metropoli lombarda) un'esperienza emozionante, grazie anche alle parole di don Massimiliano che hanno saputo toccare il cuore dei presenti ribadendo come l'autentica comunione tra le persone rappresenti concretamente il volto della Trinità Divina

Al termine di quello che rimarrà un momento indimenticabile, le attività sono riprese a pieno ritmo supportate dalla presenza di graditi ospiti quali Evaristo Beccalossi (ex gloria dell'Inter) e dall'ex cestista Ciccio Dalla Fiori. Momento clou la partita tra la nazionale "Un Calcio al Bisogno" (rappresentata per l'occasione

dal Presidente Onorario Enzo Angiuoni e dal Direttore Generale Piero Calabrò e da altri generosissimi componenti) e la formazione del Centro Sportivo Italiano. Quaranta minuti di gioco serrato, mozzafiato, durante i quali le due squadre hanno dato il meglio il CSI alla fine si è imposto concludendo sul risultato di 7 a 4 Un merito particolare va riconosciuto al presidente CSI Massimo Achini, autore di ben tre reti L'entusiasmo dell'evento ha davvero contagiato tutti i presenti, anche i numerosi volontari che si sono impegnati senza sosta durante tutti i momenti della manifestazione A loro va il nostro grazie e la nostra riconoscenza... l'appuntamento è comunque per l'anno prossimo

L'augurio dell'arcivescovo Carlo Maria Martini

Desidero esprimere sentimenti di vivo compiacimento all'Assessorato ai servizi sociali del Comune di Milano che, in collaborazione con il Centro Sportivo italiano e l'Associazione “Libero per tutti” ripropone, dopo la felice esperienza dello scorso anno, il Meeting delle Nazioni Ritengo particolarmente utile questa manifestazione che coinvolge gli atleti disabili provenienti da diversi paesi europei

L'attività sportiva, infatti, è luogo particolarmente adatto ad evidenziare i valori di cui può essere per tutti noi portatrice la persona e l'esperienza umana del disabile; così come può efficacemente invitare ad una riflessione sulla necessità di riconoscere e promuovere i loro diritti inoltre il carattere europeo della manifestazione costituisce preziosa occasione per intessere quei legami di mutua conoscenza, amicizia, solidarietà sui quali deve fondarsi la costruzione dell'unione europea

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Stadium ’99 a Cividale del Friuli e San Severino Marche

Piazza che vai, sport che trovi

"Piazza che vai, sport che trovi": potrebbe essere questo lo slogan degli "Stadium: lo sport incontra la piazza" realizzati sul territorio, poiché il programma, pur facendo riferimento ad un progetto unico, concede agli organizzatori ampia libertà di impostazione E si può dire, infatti, che quest'anno gli "Stadium" si sono tutti caratterizzati per qualche elemento che li ha resi a loro modo unici.

L'immagine dello Stadium regionale di Cividale del Friuli, 22 e 23 maggio, rimarrà probabilmente legata alla scalata del campanile del duomo, o forse ad un'immersione di subacquei presso il ponte del Diavolo Due "cosette" collaterali, che hanno però avuto l'innegabile merito di convogliare le attenzioni della comunità e dei media locali Il che, poi, è proprio uno dei

traguardi che si richiedono ad una manifestazione promozionale

In circa duemila si sono impegnati nelle gare vere e proprie: volley, pallacanestro, calcetto, speed tennis, judo, karate, bocce, scherma, tennis, tennistavolo, danza, pattinaggio e altro ancora Molte anche le iniziative collaterali: oltre a quelle già ricordate, un convegno su sport e handicap, un concerto rock, una mostra di auto d'epoca e una sfilata motociclistica.

"Si è trattato di un appuntamento riuscitissimo - ha commentato poi Romano Biasigh, assessore allo sport di Cividale - che ha raggiunto risultati di partecipazione e attenzione superiori ad ogni più rosea aspettativa" Il successo è stato grande anche sotto il profilo turistico, perché, annunciata in tutta la regione dai media locali, la manifestazione ha provocato

il "pieno" di turisti Il Comune di Cividale, che ha organizzato Stadium insieme al CSI, accarezza l'idea che la sua cittadina possa diventare sede fissa dello Stadium friulano: "Dipendesse da me - dice - non avrei dubbi a ospitarla l'anno venturo Avanzerò la proposta al sindaco e ai colleghi di giunta"

Un'idea che potrebbe trovare accoglienza nel CSI friulano, ultrasoddisfatto di come sono andate le cose. "Era la terza voltariconosce Paola Zelanda, presidente del comitato regionale - che mettevamo in calendario Stadium Le due precedenti erano state organizzate a Pordenone. Devo ammettere che quanto successo a Cividale non ha uguali"

È stato invece lo Stadium dei riflettori, dello sport in notturna, quello che nello stesso week-end ha impegnato la cittadina di San Severino Marche Una fase regionale che si è sposata benissimo ad altre due manifestazioni mandate in onda contemporaneamente dal CSI nello stesso luogo: le finali interregionali Joy Cup di calcio, calcio a 5 e pallavolo, per Marche, Abruzzo, Umbria e Molise; il trofeo polisportivo Giocasport

Globalmente sono stati più di duemila gli atleti del CSI impegnati per l'occasione Centro dell'avvenimento Piazza del Popolo, sede di gare di "free-sport": calcio a 5, pallavolo, basket 3x3, calcio-tennis, corsa veloce e poi minivolley e giochi ludicosportivi per i più piccoli.

La sera del sabato, sulla piazza vestita a festa, succede solo una volta l'anno la prima settimana di giugno per la festa del patrono S. Severino, si sono accesi i riflettori sui campi di calcetto per dare vita ad una "12 ore no stop"

La notte sportiva è stata preceduta dalla veglia di Pentecoste animata dal vescovo di Camerino, Mons Angelo Fagiani Gli incontri sportivi si sono alternati a ritmo incalzante, uno dopo l'altro, fino alla mattina successiva

Perché il CSI è andato a San Severino Marche? La kermesse dello "Sport in piazza" è arrivata fin lì, in quel piccolo paese ai piedi dei monti sibillini, poche migliaia di abitanti, a portare una

diAndrea De Pascalis

ventata di festa Un impegno assunto due anni fa dalla Presidenza nazionale del CSI nei confronti del CSI camerte come segno di attenzione e di fiducia nei confronti di una comunità gravemente colpita dai guasti del terremoto che due anni fa ha investito quelle zone a ridosso degli Appennini

Accanto alle gare di free-sport ci sono state le finali interregionali della Joy Cup di calcio e pallavolo. In lizza squadre provenienti da tantissime località, da Fano a Pescara, da Spoleto a Teramo, da Foligno a Campobasso, da Fermo a San Benedetto del Tronto. In palio, il diritto di partecipare alle finali nazionali della Joy Cup che si disputeranno in Trentino a metà giugno

Gli incontri si sono svolti negli impianti sportivi di tutto il circondario; le amministrazioni e le società sportive di Castelraimondo, Camerino, Pollenza, Treia e Tolentino hanno, infatti, messo a disposizione palestre e palazzetti

Il week-end di sport e festa si è concluso alla domenica, sempre in Piazza del Popolo, dove decine di bambini e ragazzi hanno fatto esplodere la loro voglia di gioco nel Trofeo Polisportivo Giocasport, con prove di minivolley, calcio-baby, minibasket e corsa veloce. Anche il programma Fantathlon per i più piccoli, con i suoi laboratori ludici, ha trovato modo di mettersi in mostra

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Funky e... danza classica

Una grande festa Soltanto questo basta per descrivere l'appuntamento di ginnastica espressiva che il 29 maggio ha concluso le attività attuate nelle scuole varesine. A organizzarle il Centro di formazione fisico sportiva del Comune con il supporto degli enti di promozione, in prima fila il CSI provinciale che ha predisposto contenuti e programmi

Cinquecento le piccole atlete che sono scese sulla pedana del Palazzetto dello sport per esibirsi, davanti a genitori e amici, con gli esercizi preparati nella seconda parte dell'anno

Sulle note degli ultimi successi musicali, le bambine - ma c'erano anche alcuni maschietti - si sono mosse ritmicamente e artisticamente, talvolta anche utilizzando nastri, pon pon, palle colorate e attrezzi classici e occasionali con grande effetto coreografico. Per distribuire in modo omogeneo l'affluenza delle scuole, il pomeriggio è stato diviso in due turni, ognuno aperto con un esercizio collettivo

Sono le bambine della materna le prime a partire, le più piccole, che presentano un esercizio basato sugli elementi della ginnastica di base Una dimostrazione, la prima, che dà un assaggio dell'intero pomeriggio, che prosegue con un crescendo fino ad arrivare agli alti livelli della ginnastica ritmico-artistica, con le ragazzine più grandi, che ormai seguono da anni i corsi del CSI varesino A concludere i due turni un'esibizione di funky e una di danza classica

"Questi tipi di ginnastica - commenta Cristiana Biagioni, una delle coordinatrici - aiutano a migliorare le qualità motorie del bambino e lo spingono ad avere un controllo del proprio corpo, sfruttando così le caratteristiche di questa attività, cioè l'affinamento degli schemi motori di base quali la coordinazione dei movimenti, quella oculo-manuale e la capacità di strutturare armonicamente il proprio corpo all'interno dello spazio" Durante l'anno i corsi di ginnastica prevedono soltanto due ore settimanali, ma i risultati sono comunque di alto livello

Lo conferma il commento tecnico di Laura Locatelli, altra coordinatrice CSI: "È evidente un progresso nel settore ritmico artistico: le bambine hanno dimostrato maggiori capacità di

Varese: “Sport e Scuola” diFrancesca Mangiarini

lavoro rispetto agli inizi, e questo soprattutto per un discorso continuativo Una preparazione di due ore alla settimana per un'insegnante significa ideare e preparare un saggio che abbia comunque contenuti elevati. Da parte delle bambine c'è molta volontà, grazie al crearsi di un coinvolgimento emotivo e un rapporto affettivo" Condizioni queste che creano una continuità in grado di permettere buoni risultati.

Alla base di questo lavoro c'è il Centro comunale di formazione fisico sportiva che si propone di promuovere lo sport nelle scuole, con attività di formazione, orientamento e avviamento sportivo a costi contenuti rivolte a bambini dai 6 ai 14 anni

Rispondendo alle aspettative delle famiglie, l'attività di promozione ha lo scopo di far crescere fisicamente e mentalmente il bambino, con il supporto di personale qualificato, preparato con corsi di formazione e di

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a p di base proposti quest'anno sul territorio varesino: ginnastica formativa, ginnastica ritmico-artistica e grandi giochi, accompagnati da venticinque tipi di sport, detti centri pilota Più di mille gli iscritti per i corsi pilota e cinquecento per i corsi di base. Trentuno i corsi di nuoto, nove quelli di pattinaggio su ghiaccio, otto di tennistavolo, dodici di equitazione E più di venticinque gli anni in cui il Centro di formazione fisico sportiva opera nelle scuole della città Nel corso del pomeriggio del 29 l'assessore allo sport prof. Marco Caccianiga ha consegnato alla prof Giovanna Mapelli - attivissima direttrice tecnica del centro didattico del CSI varesino - una targa come riconoscimento della collaborazione ventennale con l'assessorato del Comune di Varese. Una presenza, la sua, determinante per l'organizzazione, il coordinamento, l'addestramento degli insegnanti Isef che

che portano lo spirito CSI all'interno delle scuole.

"Sono oltre vent'anni - spiega il prof. Zagonia, responsabile dell'ufficio educazione fisica al Provveditorato degli studi di Varese - che collaboriamo con il Centro Comunale di Formazione Fisico Sportiva. Con l'intenzione di avere le basi per una vera e propria educazione, collaboriamo e appoggiamo il Centro Sportivo Italiano, che propone valori e contenuti che, rispetto ad altri enti, risultano più vicini alla mentalità della scuola e a quello che noi vogliamo che si faccia all'interno di essa Insieme cerchiamo di raggiungere gli stessi obiettivi, rimanendo al di fuori di certe forme di agonismo esasperato, e puntando molto di più a promuovere ed educare attraverso il movimento È sempre piacevole stare insieme a questi bambini, leggere nei loro occhi la felicità di muoversi e l'emozione che vivono per ogni manifestazione che proponiamo E credo che questo ci abbia già appagato abbondantemente per tutti i sacrifici che hanno fatto sia lo staff tecnico del CSI, sia gli organizzatori veri e propri e gli enti locali - senza i quali non potremmo fare nulla - che da un po' di anni cominciano ad essere sensibili a questi problemi".

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La profonda crisi delle racchette italiane

“Ti arrabbi quando ti dicono che il tennis è morto e sepolto?Hai mai sputato l’anima per questo gioco morto?” Questi sono solo due dei tanti slogan con cui la più famosa casa sportiva del mondo, quella della “vittoria” in greco per intenderci, tenta di richiamare (con provocazione) l’attenzione di migliaia di consumatori. E se lo dice “lei”, vuol dire che qualcosa di vero in fondo in fondo ci sarà pure...

In realtà di tennis in crisi si discute spesso ed altrettanto frequentemente ci si ritrova ad osservare che dal buio del tennis italiano non si è ancora usciti. Può sembrare forse una critica spietata, ma chi ama questo sport sa che non basta una finale di Coppa Davis per nascondere tutte le mancate attenzioni federali e non, nei riguardi di questo sport

Uno sport per avere seguito ha bisogno di promozione, di campagne pubblicitarie, di campioni da emulare In Italia lo scenario è di completa e triste rassegnazione. Le entusiasmanti performance del club azzurro in Coppa Davis andavano gestite meglio; l’inaspettata conquista di traguardi sulla carta impossibili andavano sfruttati con la stessa determinazione che mette un direttore marketing nel lanciare un nuovo prodotto sul mercato. Sembrerò esagerato, ma credo che l’evento Davis sia stato sfruttato in percentuale assolutamente minima rispetto alle sue potenzialità.

Vista la facilità con cui vengono allestiti maxi-schermi in piazze e stadi, per permettere la visione di incontri di calcio, sarebbe stato così assurdo riunire collettivamente anche i tanti amanti dello sport della racchetta? Magari, con l’occasione, si sarebbe potuto avvicinare qualche passante incuriosito o qualche bambino ancora indeciso fra l’amare il calcio o il basket Strategia tanto difficile da attuare?

Non ho parlato a caso né di percentuali né di sport prediletti, anzi, l’ho fatto per anticipare qualche numero Due milioni sono i praticanti il tennis in Italia, assolutamente non pochi Ma chi sono anagraficamente? Questo è il problema più grave. Il tennis è il terzo sport più praticato dai genitori del nostro Paese, è terzo

Il tennis non è più di scena di

anche nella graduatoria dei più visti televisivamente dagli over 40, ed è sempre terzo, al calcio e al basket, tra i più visti dal vivo. Se andiamo ad analizzare i dati riguardanti i giovani, invece, troviamo il tennis sempre al quarto posto, surclassato anche dalla pallavolo Non mi sembra un dato trascurabile, visto che i giovani d’oggi saranno i genitori del domani!!!

Il tennis è l’unico sport non contemplato tra le discipline sportive scolastiche Siamo al limite della vergogna e non ci sono piani promozionali capaci di fare uscire il tennis da questa stasi Immaginiamoci la tragicità dello scenario futuro, quando anche i grossi investitori-imprenditori capiranno che non è più fertile di profitti il terreno tennis Televisivamente è già palese: i “Campionati Internazionali d’Italia” vengono trasmessi solo in differita ed in orari assurdi; i grandi tornei dello Slam sono gestiti dalle emittenti private grazie alla collaborazione di sponsor che non sappiamo fino a quando saranno disposti a pagare cifre folli per share così bassi

Se poi abbandoniamo profitti e campi internazionali per vedere come può crescere sportivamente un giovane che si avvicina al tennis, rimaniamo sbalorditi nell’osservare che i vecchi circoli di una volta si sono trasformati in ambienti dopolavoristici dove seguire i talentuosi passi di un giovane tennista costa troppo ed è più vantaggioso ed immediato lucrare sulle quote associative dei veterani

L’esempio di questa poca assistenza ai giovani è palesata dal fatto che i pochi campioni che abbiamo, Andrea Gaudenzi fra tutti, si sono formati e si allenano all’estero

Riassumendo il quadro cerco di trovare un filo di speranza ricordandomi dell’iniziativa “Un campione per amico”, indetta dalla F I T , che vede girare per l’Italia ex campioni, del taglio di Panatta e Canè, che si adoperano per avvicinare al gioco numerosi giovani L’operazione in sé manifesta buona volontà, ma se il direttore marketing di una mia ipotetica azienda mi proponesse solo questa iniziativa per conquistare il mercato, avrebbe i minuti contati...

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Disegno di legge del Governo

Nove articoli contro il doping È il disegno di legge governativo, voluto in fretta dal ministro Melandri e presentato in grande stile alla stampa, il pomeriggio di venerdì 28 maggio. "Finalmente Era ora che i politici si muovessero", dovrebbe essere il tono del primo commento Eppure qualcosa non quadra Per carità, tante buone intenzioni e anche il dovere di reprimere una piaga sociale prima che sportiva. Ma i tanti dubbi vengono sollevati nello stesso ambito politico e da illustri osservatori

Andiamo per ordine Senza dimenticare che l'uso del disegno di legge ha molti lati positivi e uno negativo. I fatti positivi sono che c'è un impegno preciso di chi ci governa a legiferare su una determinata materia, quindi un iter sicuramente più agevolato e poi, a tutto vantaggio di chi lo fa approvare, se ne parla come se fosse una cosa già realizzata, con titoloni sui giornali. In realtà, spesso trascorre moltissimo tempo prima che il disegno e cioè la proposta diventi norma vigente E il lato negativo è proprio questo: a volte rimane tutto sulla carta. Non solo dei giornali.

Cosa dice il DDL

In attesa cerchiamo di capire prima di tutto quali sono i punti qualificanti del provvedimento Cinque le mosse per combattere il fenomeno: definizione di doping, individuazione delle sostanze e delle terapie dopanti, istituzione di una commissione di controllo sanitario, istituzione di un laboratorio sanitario e il sistema sanzionatorio

Cominciamo dalle sanzioni che si preannunciano giustamente dure. Da tre mesi a tre anni di reclusione per "chiunque sottopone a doping un atleta, anche consenziente, è punito, se dal fatto deriva pericolo per la salute" La pena è aumentata se l'atleta è minorenne e se il fatto è commesso da un dipendente del CONI o da Ente, Federazione o Società sportiva. Si configura inoltre il reato di frode sportiva Uso e somministrazione di doping quindi come illecito

Ma come viene definito il doping? È costituito (mettetevelo bene in mente) "dalla somministrazione di farmaci o di sostanze

farmacologicamente attive e l'adozione di pratiche terapeutiche, non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni biologiche dell'organismo al fine di migliorare le prestazioni agonistiche degli atleti"

Il controllo viene trasferito al ministero della sanità con tutti i possibili riflessi che questa decisione comporta. Da una parte cioè sicuramente affidabilità ed obiettività. Ma di dubbia efficacia, soprattutto riguardo alla celerità degli esami Dodici i componenti: due rappresentanti del ministero della sanità, due del ministero dei beni culturali, due medici dello sport, un rappresentante dell'istituto superiore della sanità, uno del CONI un clinico medico, un pediatra, un farmacologo, un chimico specializzato in analisi chimico-clinica La commissione è nominata dal ministero della sanità e dura in carica quattro anni. Sul laboratorio e sulle tabelle delle sostanze dopanti si accentrano i dubbi degli osservatori Ci sarà un nuovo laboratorio che dovrà ottenere un accredito CIO e sostituirsi all'attuale laboratorio anti-doping dell'Acquacetosa Tante le perplessità sulla somma stanziata per la nuova struttura, appena tre miliardi Con appena quattro operatori L'interrogativo di Gianni Bondini sulla Gazzetta dello sport è lecito: "Come si fa a prevedere una spesa di tre miliardi per un nuovo laboratorio, da far accreditare al CIO, quando il CONI, solo per ristrutturare l'Acquacetosa ha già speso 5miliardi e nelle previsioni i test dovrebbero essere 8.500 l'anno". Già, come? E poi i tre miliardi sarebbero ovviamente da prelevare sulla quota dei concorsi pronostici destinati al CONI e cioè al funzionamento del mondo sportivo Non finisce qui: che fine farà l'attuale laboratorio con i suoi 12 operatori? Inoltre non è chiaro a quale elenco (tra CIO, ministro della sanità e normative europee) riferirsi per individuare le sostanze

Commenti a caldo

Nove articoli contro il doping diGiampiero

"Siamo soddisfatti di questa legge. Si sente la necessità di dare un segnale forte contro questa piaga dello sport moderno e

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bisogna farlo anche attraverso l'armonizzazione della normativa europea in materia di lotta al doping", ha dichiarato la Melandri Ma l'armonia manca proprio nel mondo politico. Le reazioni al diktat governativo (il CONI era stato avvertito appena 24 ore prima ) non si sono fatte attendere

Molti concordi nel giudicare giusto il provvedimento. E altrettanto d'accordo nell'affermare che "il governo ha scavalcato il Parlamento" Situazione già verificatasi in occasione del decreto legislativo sulla riforma del CONI "Non comprendo il senso dell'intervento governativo nel momento in cui la commissione cultura e sport del Senato ha appena licenziato il testo per il quale si sta lavorando da mesi" - ha difeso il suo operato, Fiorello Cortiana, senatore dei verdi che ha esaminato il

testo in commissione E ha insistito: "Sarebbe stato più utile lasciare da parte i protagonismi e raggiungere lo scopo primario della salute delle persone. Se il governo avesse voluto dare veramente un contributo costruttivo, avrebbe potuto partecipare ai lavori della commissione"

Ha rincarato la dose Francesco Carella, presidente della commissione sanità del senato: "Il decreto Melandri è inopportuno e crea confusione Ci troviamo in questa situazione: il Parlamento che è l'organo istituito per fare le leggi, dovrà accogliere il ddl del governo proprio mentre il Senato sta per approvare un testo analogo Quindi c'è il rischio che questa iniziativa appesantisca l'iter di approvazione della legge invece di accelerarla" Staremo a vedere

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Non è arrivato l’arbitro!

Non è arrivato 1'arbitro! La gara non si è potuta disputare! Il fatto, naturalmente, è di quelli sgradevoli e suscita reazioni da parte di chi viene danneggiato

Le reazioni a questo inconveniente sono molteplici e rispecchiano 1'atteggiamento interiore di chi li attiva.

C'è chi si sente essenzialmente “cliente” che ha pagato il prezzo dovuto, ritiene di essere stato danneggiato e reclama il risarcimento

C'è chi si sente “socio” di una associazione, si rende conto che 1'inconveniente possa aver creato problemi a tutto il circuito associativo e quindi si preoccupa di non ferire ulteriormente quegli operatori ma ricercare ed eliminare insieme le cause.

C'è, infine, chi ha un supplemento di sensibilità umana nei confronti degli arbitri e immagina che costoro mai disonorerebbero un impegno liberamente assunto e quindi, quando si verifica il fattaccio, per prima cosa si domanda quale grave ragione sia intervenuta; cerca una soluzione alternativa per limitare il disagio ed il danno di immagine e, una volta superata la situazione di emergenza, si preoccupa di conoscere i motivi dell'inconveniente e di suggerire soluzioni perché non si ripetano tali episodi Solo allora, se è il caso, presenta le proprie recriminazioni, le giuste proteste ed il “conto” per il risarcimento del danno.

Quest’ultimo attegiamento è quello che si deve attendere da chi si proclama membro “vivo” e sensibile di una associazione come il CSI

Carlo P ula

Purtroppo molti dirigenti di società sportiva continuano a scaricare le colpe sugli arbitri e sul Comitato quando le cose non vanno bene anche se le cose non stanno sempre così

Secondo le indicazioni della "nuova progettualità" (che poi è la progettualità di sempre), il Comitato CSI raccoglie con cura le istanze che provengono dal territo-

rio per una proposta sportiva vivace aderente alle esigenze delle Societa sportive Si studiano i loro progetti, si articolano in tempi precisi e schemi organizzativi le deverse manifestazioni, si lasciano ai dirigenti e agli allenatori delle Società sportive gli spazi adeguati per eventuali deroghe o spostamenti e si da il via alle manifestazioni

Dopo tali processi tutto dovrebbe scorrere liscio ma al momento di realizzare le iniziative ci troviamo invece di fronte ad allenatori che, senza preavvertire oppure comunicando fugacemente all'ultimo momento, fanno mancare la presenza della loro squadra al campionato tanto da compromettere la manifestazione e con un danno ai ragazzi che non hanno potuto godere di un giorno di festa e dell'atteso confronto sportivo, arrecando inoltre un grave pregiudizio all'immagine del CSI e delle sue iniziative Questi dimostrano un alto grado di insensibilità e di ingratitudine verso chi ha curato con impegno la dimensione del progetto e la sua realizzazione.

Ma di questi ultimi nessuno parla mai Non saranno le alchimie statutarie o le furbizie elettorali a rendere vivace ed accogliente questa Associazione e non saranno nemmeno le sue belle sedi e le sue iniziative di facciata a promuovere il CSI sul territorio. Saranno gli operatori, i dirigenti, quelli motivati, dalle convinzioni ben radicate, dagli obiettivi chiari a far sì che il CSI continui a servire l’uomo anche nel terzo millennio

allo
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specchio
di

P uglia, Basilicata e Calabria: un patto per “formare”

Domenica 30 maggio 1999, sono state istituite le Sedi interregionali SNAD e SNES dei Consigli regionali CSI della Puglia, della Basilicata e della Calabria Presso il centro Padre Minozzi di Policoro (MT), i tre consigli regionali si sono riuniti per tentare di percorrere insieme una nuova strada. Ancora una volta, dopo l'unione di Marche, Umbria, Abruzzo e Molise, è stata data una prova concreta di cosa significhi non solo fare o confrontarsi, ma anche collaborare ed essere associazione

Molti segni danno un valore particolare a questo incontro. Innanzitutto, tre regioni rappresentanti il sud Italia, non sono rimaste aspettare che venissero da altri indicazioni su come muoversi e si sono unite per raggiunge condividere un obiettivo Questo nostro sud, fatica fa ogni giorno per superare pregiudizi c difficoltà economiche ed organizzative con un politico locale troppo spesso indifferente alle esigenze delle persone, sta dimostrando con f con fatti che si stanno affacciando altri tempi per la formazione stipulato tra i Consigli CSI Basilicata, della Calabria e della Puglia va vi segnale forte di una realtà che non aspetta più trasformata, ma che si muove per cambiare e un'organizzazione più efficiente e più efficace

In secondo luogo, sembra che finalmente D abbiano fatto pace Una preoccupazione che presenti era che la Puglia, molto più grande e della Basilicata e della Calabria, potesse appr situazione per imporre il proprio programma progetti: gli altri avrebbero dovuto soltanto a rispettare il volere dei più forti. Così, invece, Non si è parlato né di offerte pubbliche di ac

Se si vuole si può! diMichele

di scalate, ma soltanto di come mettere reciprocamente a disposizione ricchezze e povertà Non è un caso che i Consigli regionali di Puglia Basilicata e Calabria abbiano voluto evitare il uesto mettersi insieme, dubbio più associativo: quello ativa sindacale, il sabato fino a ordinatori della formazione re le forme e le strategie più zare le risorse di ognuno, nel leranza per le diversità. alutato con stima ed orgoglio la à di questa associazione di erare correnti vive di dialogo e di confronto. Lo stare insieme non è mai cosa semplice Lo stare insieme per raggiungere un obiettivo concreto, quale quello di dare vita ad una sede interregionale della SNAD e della SNES, significa saper ciuti confini della propria a o città e sapersi adattare ad reto del successo di questa ile nella capacità di per un attimo, i gretti interessi e i piccoli tornaconti personali, re un'associazione più grande, rte, il che significa anche più e sulla vita e sulle storie di i che, ogni anno, incontrano il sa iniziativa va ai tre Consigli re presidenti Serafina o e Mimmo De Clario che non regione, ma hanno inviato a se si vuole, si può!

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Ottanta partite per ogni squadra a stagione, il calcio in tv dal martedì alla domenica Lunedì riposo, come i parrucchieri Non a caso è il calcio dei pelati e degli esaltati, di Ronaldo e di quelli che quando perdono si bruciano nei treni Non a caso, lo sport di oggi è quello di Pantani, pelato lui pure, tosato alla meta Disperato, come noi. Forse anche meno. Abbiamo voluto la bicicletta, adesso anche da fermi ci tocca pedalare sul Mortirolo. Bendati, con una gamba legata e la nausea che sale: se ci controllassero l'ematocrito, altro che squalifica

Ma questo abbiamo voluto e questo avremo in un crescendo cocainomane di eventi, di "ultime spiagge", di"partite per la vita", di spareggi "per" e di spareggi "contro", di calcoli algebrici, di classifiche avulse, di Coppe del nonno e di notte gelate. Un gol in meno significa retrocessione, uno in più vale l'Europa, per seguire Piacenza-Salernitana ci vuole la parabolica, due decoder, la smart card, l'abbonamento a Stream, un vicino di casa che ha D+, il satellite sul balcone, uno zio professore di matematica, la portinaia che non sia faziosa, Fazio che ripete "che meravigliaaaa " e un computer per fare i conti

Il doping è il grande flagello, ma non è forse dopato anche il campionato che si sa quando inizia e non si sa mai quando finisce? Non è da seguaci della marijuana pretendere di seguire tutto, 34 turni di campionato, 7 squadre nelle coppe europee che forse saranno 9, la rotondità inquietante di Galeazzi, il mercato tutto l'anno, due piattaforme digitali di pay-tv, Galliani tarantolato

Un anno fa, giusto di questi tempi, scoppiava lo scandalo: l'allenatore della Roma, Zeman, decise di togliersi un sassolino dalla scarpa Per farlo si è appoggiato ad un muro: il muro è crollato ma il sassolino nella scarpa gli è rimasto Dodici mesi dopo ci prendono in Giro con l'ematocrito: un punto, mezzo punto, controanalisi, il complotto, De Zan in lutto, la mafia che sapeva tutto, la Melandri che sapeva poco ma si informerà, il laboratorio di Imola, la provetta ballerina... Per scrivere di sport bisogna essere laureati in medicina, per capirci qualcosa non

Lo sport dei grandi campioni tra doping e miliardi

Sport in overdose di

basta nemmeno aver preso il Nobel E poi ci dicono che il marcio sta nel ciclismo, come se il pallone profumasse di rosa

Ci dicono che Pantani ha barato ma nessuno pensa alla dose di steroidi che deve avere nelle vene un terzino del Venezia costretto a calcolare che se all'ultima giornata del prossimo campionato lascia andare in gol il suo avversario, retrocede il

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Perugia e si salva il Bari, il Parma perde 30 miliardi di incasso, la Lazio crolla in Borsa, Trapattoni va ad allenare in Spagna e Berlusconi forse perde le elezioni

È il tasso di Intertoto che sale, sale e non si ferma più: la Juve che cerca sull'atlante dove sono le isole Far Oer perché forse ci deve giocare a metà luglio mentre il Bologna è al mare e l'Ascoli sogna di arrivare in Coppa dei Campioni grazie alla differenza reti e alla probabile rinuncia dell'Inter.

L'impossibile è già preistoria, l'overdose è già oltre la traversa Ci aspetta una "pera" di pallone e di parole, gli svolazzi di Mughini, il telecomando che fonde, la sollevazione popolare di quelli che "Vieri è nostro e non ce lo toglie nessuno", i novantaduesimi di finale di Coppa Uefa, il prepartita, il dopopartita, il pre-processo, "Quelli che aspettano" e quelli che non hanno niente da fare, la diretta criptata di Europa contro Resto del Mondo, una cripta per nascondere le riserve dell'Inter, i "fuori rosa" della Fiorentina, 802 stranieri per squadra, il ritorno di Maurizio Mosca, il posticipo e l'anticipo, l'extracomunitario che diventa italiano perché il prozio di suo nonno aveva un cugino emigrato da Marsala, la grande attesa e la palla che fa sempre la barba al palo Anche se un palo peloso non l'hanno ancora inventato.

Rassegnamoci ad un campionato del tubo (catodico), ma per favore, se parliamo di doping, ricordiamoci che questo è il vero doping E ridateci Pantani, anche se va a 50 all'ora in salita e arriva fresco come una rosa dicendo che lui è pulito e che lo hanno incastrato Ci tureremo il naso, conviveremo con il sospetto se proprio non si può farne a meno Sempre meglio della faccia di Galliani

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racconto il Scampoli di fine millennio

C'è chi sostiene che il tempo libero è spesso tempo "vuoto" e chi invece afferma che è troppo "pieno". Non è un male se il tempo libero è pieno, dice l'economista Stefano Zamagni, l’importante è che ne venga rivalutata la festa È la festa che scandisce, o scandiva, il tempo sociale e il calendario - aggiunge il teologo Andrea Grillo - perchè la festa può "far riscoprire la natura nascosta del tempo libero"

È ora che al centro torni la vita, con le nostre qualità più umane: rapporti familiari e amicali, convivialità, gioco, creatività, il "progesso dello spirito" come Platone e Aristotele riassumevano l'attività e il compito dell'uomo libero.

L'affermazione è del sociologo Domenico De Masi che ama movimentare i suoi argomenti con espressioni ironico-paradossali, ed insiste dicendo che "il lavoro è un vizio recente".

Allora è il caso di recuperare il valore creativo del "pressappoco" invece di lasciarsi ossessionare dalla "precisione", che è funzione tipica della macchina, della routine della grande produzione Tutto il contrario secondo Henry Ford: quando si lavora, si lavora; quando si gioca, si gioca Guai a "mescolare" le due cose.

Poiché tutto il mondo è paese, e il CSI è una parte di mondo, anche nel CSI esistono due modi di guardare alle dinamiche associative: quello della "maglia larga" e quello della "maglia stretta". La prima è di chi vede il CSI come un'associazione non burocratizzata e ossessionata dalle regole draconiane e perentorie, ma che tiene anche conto della precarietà di persone e di risorse in cui versa una parte della base associativa; che non ha timore di perseguire l'impegno educativo, aperto a tutti e a tutte le età; che non ha paura della fatica e delle difficoltà, ma dove tutto è frutto di un volontariato non retribuito, di un darsi da fare, quindi con un senso morale, un valore. Dove tutto quanto si realizza è miracolo, grazia, slancio del cuore, dell'amore.

La seconda è di chi si lascia guidare dalla logica ferrea dei numeri, da una progettazione attenta agli obiettivi da raggiungere, alla ricerca di un successo che si basi sul potere dei più forti Essa ci consegna un'Associazione interessata ad agire soprattutto per la conquista e la gestione di ciò che è più conveniente

Questi due modi di vivere il CSI, sembra che facciano fatica a conciliarsi Anzi, in questo fine secolo si è andata costituendo una separazione sempre più marcata. Eppure entrambi i modi hanno le loro buone ragioni di essere Da un lato un CSI ispirato al mercato, in cui valgono le leggi della natura, dove tutto è causa ed effetto, dove domina incontrastata la tecnica, l'efficienza, la capacità

organizzativa Dall'altro un CSI che si stringe intorno alla sua identità associativa, alla sua ideologia "forte", per trovare la spinta verso le imprese più difficili e più grandi

Come vedete, sono diverse le linee-guida e i modelli proposti.

Prima cosa, per essere grandi, incisivi e vitali, non possiamo non porci il problema della "riaffermazione" della nostra identità a un livello di coscienza più immediato e più esteso nel tessuto associativo Inseguire i segni del moderno senza impegnarsi a interpretarli alla luce delle nostre radici e della nostra cultura, vuol dire appiattirsi su un "trend" di cambiamenti rapidi, inattesi, spesso in grado di modificare in peggio la vita associativa

Un esempio è il nostro sistema educativo, a cui spesso si tende a togliere l'anima per adeguarlo al presente, quasi nel timore di essere diversi nel mondo dell'associazionismo sportivo

Per rafforzare “l’anima e il volto” del CSI del 2000, è necessario sia promuovere un "ambizioso" piano di formazione per l’esercito dei volontari (dirigenti e tecnici) - basta darsi un'occhiata intorno e prendere atto dell'aridità in cui versano certe strutture associative di base, sia cambiare l'organizzazione interna, a partire dalle strutture territoriali a quelle regionali fino a quella nazionale Compresi i criteri per la retribuzione: oggi un dirigente CSI non viene pagato, perché è un volontario; l'amico allenatore, istruttore, animatore, arbitro invece sì, seppure in forma spicciola di rimborso spese Sono alcune contraddizioni che vanno risolte... Non c'è, forse, neanche più bisogno di quell'organizzazione piramidale e centralizzata Anche qui, dicono i profeti delle società del tempo libero che sono sempre alla ricerca di un "uso davvero umano del tempo libero", che occorre organizzare le strutture territoriali in modo più flessibile, per gruppi e per obiettivi.

Al posto della piramide, un alveare Una constatazione che costringe a qualche interrogativo: "Come sarà il CSI di domani?"

Se ci omologhiamo al resto del panorama sportivo, non abbiamo futuro Un CSI che voglia essere degno del CSI di ieri non può non essere un CSI di "volontari", però organizzati; un'associazione capace di rischiarsi nel servizio alla persona con progetti concreti senza sottomettere l'impegno educativo ai facili successi; che non ha paura di alzare la voce di fronte ai segni di decadenza del sistema sportivo; che si sforza di dialogare con tutti per promuovere una nuova cultura dello sport.

di
edio Costantini

Tre tappe di uno stesso cammino

In un imprecisato monastero, racconta un'antica leggenda, s'era pian piano formata la convinzione che esistesse da qualche parte un luogo dove il cielo e la terra si congiungessero tra loro Un luogo, insomma, dove gli uomini e le donne potevano vivere insieme a Dio. Due giovani monaci, allora, decisero di mettersi in cammino alla scoperta di quello straordinario luogo e, ottenuto il permesso dall'abate, partirono Dopo moltissimi anni, stanchi e sfigurati per gli innumerevoli disagi del lungo cammino, sentirono in cuore d'essere arrivati. Di fronte a loro, al di là di un piccolo boschetto circondato da un alto muro di cinta, s'indovinava un vetusto edificio Bussarono Fu loro aperto Entrarono e si ritrovarono nel loro monastero.

E solo allora capirono Il luogo dove il cielo tocca la terra si trova là dove Dio ci ha posti a vivere È un luogo-non luogo; è il "qui e adesso" di ognuno

Ma se questo è vero, ci si può chiedere: che necessità c'è di compiere, nel prossimo anno giubilare, dei pellegrinaggi verso città e chiese diverse da quelle abituali? Non è meglio mettersi in atteggiamento di conversione, piuttosto che in viaggio, alla ricerca di qualche emozione spirituale?

Queste domande sono tutt'altro che inutili; sono anzi opportune, perché provocatorie. E bisogna onestamente rispondere che di per sé i pellegrinaggi, giubilari o no, non sono strettamente necessari per la nostra vita spirituale, per la vita di fede Questa è necessaria, mentre i pellegrinaggi sono soltanto occasioni per alimentarla L'abbiamo già scritto su queste stesse pagine: si può essere pellegrini senza andare da nessuna parte; si può vivere appieno il Giubileo, senza muoversi da casa L'importante è mettere in movimento il cuore e mettere ordine nella testa, secondo il Vangelo.

Lo stesso Giovanni Paolo II ha chiaramente scritto che, oltre che a Roma o in Terra Santa, l'indulgenza giubilare si può acquistare "in ogni luogo", specie se si avrà speciale attenzione a chi si trova in situazione di bisogno, come i malati, i carcerati, gli anziani in solitudine, gli handicappati, ecc "quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro"

diVittorio Peri

Tutto questo, però, non inficia il valore del pellegrinaggio, quando è autentico. Non è indispensabile, abbiamo detto; ma aggiungiamo: può essere certamente utile, talvolta anche provvidenziale, come forse la stessa nostra esperienza può testimoniare

Ecco perché nel prossimo autunno la nostra associazione si metterà in cammino, sarà cioè pellegrina verso tre grandi santuari mariani, in tre successive domeniche: il 24 ottobre a Caravaggio, in provincia di Bergamo; il 31 ottobre a Loreto, presso Ancona; il 7 novembre a Pompei, vicino a Napoli.

Il lettore, nel momento in cui ha davanti questo articoletto, avrà già ricevuto il programma di ciascuna giornata Un programma che è quasi del tutto identico per ciascun santuario. Cambieranno solo i partecipanti A Caravaggio converranno i Comitati locali del Nord; a Loreto e a Pompei quelli, rispettivamente, del Centro e del Sud

Partiti di buon mattino, come si conviene a sportivi veri, e secondo le consolidate tradizioni dei pellegrini, i partecipanti confluiranno nel luogo indicato dal programma, e da lì si muoveranno insieme verso il santuario. Un cammino ritmato da opportune proposte di preghiera e di riflessione, e soprattutto da spazi di silenzio: una "cosa" che gli sciocchi detestano, perché nel silenzio non possono far galleggiare la menzogna Questa si sostiene in aria a forza di fiato; ma nel silenzio affonda, come il piombo. Ed emerge la verità I tre pellegrinaggi che il CSI propone debbono diventare occasioni per guardarci dentro, per vedere le rughe del nostro volto spirituale, per interrogarci sul senso dello sport che facciamo o che proponiamo, sull'orientamento del nostro viaggio terreno. Occasioni di verità, appunto Verrà successivamente proposta, in una sala vicina al santuario, una riflessione sul significato dell'imminente Giubileo. Subito dopo, la celebrazione eucaristica nel santuario costituirà il culmine della giornata

Ad essa tutti possono partecipare Ma i primi invitati sono i dirigenti di ogni livello associativo, con le loro famiglie. La presenza di queste ultime costituirà una concreta traccia del breve seminario di studio “Famiglia e sport” che si terrà a S Benedetto del Tronto il prossimo 26 giugno.

r a d i c i Pellegrini verso il Giubileo
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SPORT & EDUCAZIONE Duilio Olmetti, Ermanno Mazza, 1996, pagg 96, £ 15 000 I BAMBINI GIOCANO C. Bentivoglio, E. Inzoli, L. Tirelli 1998, pagg 96, £ 15 000 GIOCASPORT LO SPORT DI TUTTI I RAGAZZI D.R. Mosella, V. Stera, ill. Ro Marcenaro 1997, pagg 328, £ 40 000 CENNI DI TEORIA E METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO M Bellucci, R Longhi, M Stera 1998, pagg. 120, £ 25.000 ORGANIZZARE LO SPORT PER TUTTI AA. VV. 1996, pagg 144, £ 8 000 A CHE GIOCO GIOCHIAMO? Supporto tecnico-organizzativ per manifestazioni Giocasport 1998, pagg. 72, £ 8.000 GUIDA ORGANIZZATIVA FANTATHLON 1995, pagg. 104, £ 5.000 Centro
ivo Italiano
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Spor
Guide per animatori spor tivi
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