Un filo di speranza
Dunque è Mario Pescante, già presidente del CONI e attualmente membro del CIO, il sottosegretario ai Beni culturali cui è affidato il compito di tirare fuori dalla secche lo sport italiano.
A Pescante vanno i nostri auguri, sinceri e non di circostanza. La sua competenza specifica è enorme, così come il prestigio che gode presso tutto il mondo sportivo, un prestigio che, volendolo, potrebbe consentirgli di far passare provvedimenti di riforma finora osteggiati da questa o quella parte. La sua nomina al prestigioso incarico di governo è forse l'ultima chance del sistema sportivo italiano di cambiare pelle in maniera ragionata, evitando quel collasso di cui già si intravedono i segni, come accenniamo in altre pagine di questo Stadium.
In fase di campagna elettorale Pescante non ha fornito grandi indicazioni su quale sarebbe stata la sua linea di riforma se avesse conquistato il bastone del comando. Ma il suo passato autorizza a pensare che le sue mosse saranno ispirate ad una visione del fenomeno sportivo più ampia, completa e responsabile di quella che ha motivato nella passata legislatura le condotte di alcuni sportivi/parlamentari di maggioranza e opposizione. Ci sono due elementi che inducono a sperare. Uno è che si deve proprio a Mario Pescante l'istituzione del primo Comitato sport per tutti, che in verità è rimasto sulla carta per tanti motivi, ma che ha avuto almeno il merito di riconoscere il diritto di cittadinanza ad una forma di sport di cui, all'interno del CONI, nessuno voleva sentire parlare.
L'altro elemento di speranza nasce dal fatto che proprio nei mesi precedenti le sue dimissioni dal vertice del CONI, Pescante stava lavorando alla organizzazione di una Conferenza nazionale dello sport che aveva un programma preparatorio serio, ampio e partecipato, ben diverso da quello, piuttosto sommario, che ha caratterizzato la Conferenza organizzata lo scorso dicembre dall'allora Ministro Melandri. Confidiamo che il neo sottosegretario, ben conoscendo la materia, non cadrà nel trabocchetto di ritenere che tutto ciò di cui lo sport italiano ha bisogno è una forma di finanziamento pubblico del CONI, e dunque del sistema sportivo, che non entri nel merito della struttura stessa di quel sistema. Così come confidiamo che il disegno delle indispensabili riforme si accompagni a giri di consultazioni che consentano di tenere presenti le difficoltà e le esigenze di tutti, e non soltanto dello sport di vertice.
È inutile nascondersi che lo sport italiano viaggia oggi verso la frattura in due tronconi: lo sport di vertice da un lato, lo sport di base dall'altro. È vero che le due forme di pratica hanno esigenze diverse, ma è altrettanto vero che alla loro base ci sono troppe interconnessioni perché si pensi di poter crescere a compartimenti stagni. Una mediazione in extremis, che porti ad un modello integrato, è l'ultimo filo di speranza per evitare una spaccatura che penalizzerebbe lo sport e la società civile.
Buon lavoro, dott. Pescante. Le assicuriamo che il CSI è pronto ad appoggiare, senza preclusioni, qualsiasi serio progetto di rilancio dello sport italiano che si concretizzi nel segno del rispetto della chiarezza dei compiti di ciascuno e del rispetto della dignità di tutti.
6 Esser e o apparire? di Alberto Caprotti
argomenti
4 e tutti giù per terra!
21 Dallo sport alla politica di Diamante Sanfelice
39 Ve nezia - Pechino in bi cicletta di Rita Salerno
48 Pie tro Mennea di Solen De Luca
55 Il r aid in tandem di Tito Della Torre
8 Joy cup 2001 di Felice Alborghetti
17 Nel paese di Seridò di Severino Ravelli
51 Sportlandia vitacsi
sport&sport
rubriche
12 L ’attività sportiva del CSI due treni e due velocità dossier n. 6 giugno
19 La grande sfida sei di Maria Cristina Filippin
23 Chi parte per l’Alsazia? di Danilo Vico
24 Nel cuore dello sport di Marcello Sala
32 Il CSI guarda al futuro
36 Vicenza: che bel goal! di Francesco Brasco
40 C’è qualcosa di nuovo oggi a S Siro di Lucia Teormino
43 FICEP, che schiaccite! di Micaela Tirinzoni
45 Almanacco
27 Uno sport alla volta - Tennis di Massimo Vellini
34 Spicchi di pallone - Un a nno di Trap di Bruno Longhi
41 Sport al femminile - J one lla Ligresti di Solen De Luca
44 Parole di sport - Gr uppo di Claudio Arrigoni
25 Nati nel CSI - Felice Gimondi di Felice Alborghetti
30 Salute - Dritto, r ov escio e benessere di Sergio Cameli
35 WWW Sport on line
50 Buone notizie - Staffetta, che e mozione! di Darwin Pastorin
56 Comunicare - L a TV degli sportivi di Marco Pigliacampo
37 Per gioco - Ra cchettoni, che pa ssione ! di Rosita Farinosi
58 Tuttoleggi a cura di Francesco Tramaglino
60 Agenda
63 Allo specchio - Fa ns di Vittorio Peri
64 Il racconto - Il v ecchio e il bambino di Edio Costantini
27 6
52 Formare - Programma gioventù - Proge tto star t - Una formazione per promuve re lo sport di Michele Marchetti
Stadium
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...e tutti giù per
terra!
"Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra e tutti giù per terra". A forza di girare in tondo sui tanti problemi e contraddizioni emersi al suo interno negli ultimi anni, lo sport italiano è caduto giù per terra.
La seduta del Consiglio Nazionale del CONI del 5 giugno scorso ha evidenziato una situazione gravissima: economicamente il CONI è alla frutta. Il Presidente Petrucci ha annunciato che, se non arriverà un contributo straordinario del Governo, a fine luglio non sarà più possibile assicurare la gestione ordinaria. E se un tribunale non interverrà a modificare le cose, con la cessione a privati del complesso demaniale del Foro Italico l'ente potrebbe trovarsi sotto sfratto. A questi guai se ne aggiungono altri, ben noti ma di cui non si è parlato il 5 giugno: dal commissariamento della federazione più importante, quella del calcio, che evidenzia una confusa situazione di potere, ai dati ISTAT che dimostrano la fuga degli Italiani verso forme di sport autogestito, quel "fai da te" che assottiglia sempre più i numeri dei tesserati delle società sportive di federazioni ed enti di promozione. Ultima perla di questa collana di guai, il doping, che non è soltanto quello
affiorato ancora una volta al Giro d'Italia, ma anche quello dei misteriosi casi di nandrolone scoperti nel calcio, proprio mentre un magistrato otteneva il rinvio a giudizio di una società di vertice per "abuso di farmaci". Il bello, o il brutto, fate voi, è che niente di tutto questo costituisce una novità. Prendete il Totocalcio: la crisi si è manifestata anni fa, ma nulla di realmente valido è stato fatto per invertire la tendenza. Lo stesso giochino sostitutivo, quel bingol studiato per mesi e mesi, ha debuttato alla fine con un 50% in meno di introiti rispetto alle previsioni. Del doping è inutile parlare, i fatti sono sotto gli occhi di tutti. In questi anni nel CONI pochi sembrano essersi accorti che quanto stava avvenendo era sintomo di una crisi strutturale e non di una congiuntura sfortunata quanto transitoria. E che dunque bisognava davvero avviare un ripensamento generale del sistema. Si è preferito girare in tondo, tra proposte e controproposte, recependo e poi silurando i tentativi di cambiamento. Si pensi al decreto di riforma imposto dal Ministro Melandri. Si pensi al modo in cui in Parlamento si è fatto osteggiare il disegno di legge sulle società sportive dilettantistiche. Si pensi soprattutto, per
guardare in casa nostra, ai rapporti con gli enti di promozione.
Il Consiglio Nazionale del 5 giugno è stato illuminante anche in questo campo. All'ordine del giorno c'era l'approvazione del regolamento per i rapporti tra CONI ed Enti di promozione. Il documento era frutto di un lavoro di mediazione lunghissimo, che aveva avuto anche momenti aspri. Motivo del contendere, in particolare, l'art. 2 del regolamento, che nella versione di fine 2000 inquadrava i compiti degli Enti su basi che ne mortificavano la dignità, continuando a relegarli in una condizione di subalternità rispetto alle Federazioni, condizione inaccettabile sul piano del diritto, oltre che contraria alle esigenze di una reale promozione dello sport. Ed ecco il colpo di scena. Il C.N. del CONI bocciava il regolamento "mediato". C'è chi dice che il blocco ci sia stato perché si temeva di cedere troppo spazio agli Enti di promozione, mentre i "falchi" del Foro Italico sognano ancora un CONI egemone e accentratore. C'è anche chi dice si sia trattato di una manovra per fare pressione su Petrucci, che quel regolamento aveva sponsorizzato. In un caso e nell'altro, si è vanificato un
anno di lavoro, con un gesto di arroganza e, insieme, di leggerezza. Nel momento in cui, come già accennato, i bisogni sportivi dei cittadini galoppano verso forme di pratica che di fatto costituiscono sport per tutti, sembra una disperata battaglia di retroguardia il tentantivo di osteggiare l'associazionismo che quella forma di
sport propone e gestisce. Tanto più in un momento in cui c'è sul tappeto la questione ben più grave della sopravvivenza economica e logistica del CONI.
Cosa ha in mente davvero il CONI per risolvere la crisi sua e di tutto il sistema sportivo italiano? Se lo chiedono autorevoli commentatori. La verità è,
Il regolamento CONI-Enti bocciato dal CONI
Vediamo cosa diceva l'art. 2 del regolamento CONI-Enti bocciato dal C.N. dell'ente olimpico il 5 giugno perché ritenuto troppo di manica larga nel fissare i compiti degli enti: "Gli enti di promozione sportiva promuovono e organizzano le seguenti attività:
A. Sportive
a) a carattere amatoriale, seppure con modalità agonistiche, con scopi di ricreazione, crescita, salute, maturazione personale e sociale; b) di formazione fisico sportiva realizzate specie attraverso "centri di formazione fisico-sportiva" per tutte le fasce di età e categorie sociali, ivi compresi i soggetti e le categorie sociali
più svantaggiati.
B. Formative
a) corsi e altre iniziative a carattere eminentemente tecniche (per tecnici, arbitri, giudici di gara e altre figure similari di operatori sportivi), solo se realizzati d'intesa con le Federazioni Sportive Nazionali o con le Discipline Associate.
C. Sussidiarie
a) di cultura, di comunicazione, d'indagine e di ricerca, finalizzate alla promozione e alla diffusione della pratica sportiva;
b) editoriali a carattere culturale, informativo e tecnico-didattico, finalizzate alla promozione e alla diffusione della pratica sportiva.
forse, che non ha in mente nulla.
Nessun progetto è uscito dai cassetti del Foro Italico negli ultimi anni. La Conferenza nazionale dello sport di fine 2000, già male organizzata di suo dall'allora ministro con delega allo sport, è stata di fatto sabotata incagliandola in una palude di polemiche con lo stesso ministro. Del regolamento che avrebbe dovuto chiarire i rapporti con gli Enti, abbiamo già detto.
Non necessariamente bisogna pensare ad una strategia raffinata per evitare che qualcosa cambi. Si pensi alla situazione economica scaturita dal crollo dei proventi concorsi pronostici. Il CONI sembra essersi arreso: proposte e progetti sono a zero; la strategia è chiedere al nuovo Governo di finanziare in qualche modo il CONI, e di sperare che da qualche parte arrivino i privati ad accollarsi la gestione dei concorsi. In definitiva, ci si limita ad attendere una serie di soluzioni che arrivino dall'esterno.
La ciambella di salvataggio alla fine potrà anche arrivare dal nuovo Governo. A che prezzo per l'autonomia del sistema non è dato sapere. Ciò che suona strabiliante è che fino a qualche mese fa il CONI ha fatto dell'autonomia dello sport dalla politica la bandiera innalzata sulle barricate della resistenza alle proposte di riforma del precedente Governo.
Tra resistenze e mancanze di idee, difficoltà economiche e problemi gestionali del Palazzo sportivo, l'unica certezza per lo sport dei cittadini sembra essere che il suo futuro si giocherà sui tavoli della politica, tra Governo, Parlamento e Regioni. Il CONI non può o non vuole dare soluzioni.
Evidentemente preferisce stramazzare per terra, trascinando con sé ogni particella dello sport italiano, piuttosto che cambiare pelle e anima.
apparire? o Essere
Un'estemporeanea scrittrice di qualche tempo fa divenne a suo modo famosa perché "voleva i pantaloni": se ne sono perse le tracce. E anche le gonne. Un secolo indietro, Mina cantava che "voleva la pelle nera": è ricomparsa da poco, più bianca che mai. Essere, oppure apparire? Amleto in serie A non c'è mai stato ma se giocasse oggi, forse sarebbe un problema. Pensieri sparsi, che mi scivolano dal computer mentre leggo unanimi, entusiastici commenti all'iniziativa dei giocatori del Treviso che si sono dipinti la faccia di scuro per
testimoniare la loro solidarietà al compagno di squadra di colore insultato dai razzisti della curva. Poi a Treviso ha piovuto: mezz'ora dopo erano tutti bianchi, tranne uno. Cosa resterà allora? Cosa racconteremo ai nostri figli, tra dieci anni, di questo sport da copertina, patinato e stanco, dipinto di nero per non far vedere che sotto è rosso di una vergogna sottile, impossibile da urlare perché non c'è più voce? Magari spiegheremo loro che al Giro d'Italia del lontano 2001, un ciclista gentile e con gli occhialini del più timido della classe, un giorno mentre arrancava in salita ha alzato un pugno sulla faccia di uno spettatore che lo insultava. Lo avesse fatto ad un semaforo, vestito in borghese, dopo un litigio per una questione di precedenza, avrebbe avuto un processo annacquato in tre anni e magari un'ammenda con la condizionale. Invece si chiamava Wladimir Belli, è finito in prima pagina e l'hanno cacciato dalla corsa. Espulso, finito, condannato. Perché così non si fa, perché lo sport vuole essere, deve essere, e se appare diverso da come dovrebbe, qualche volta si ribella contro i suoi mistificatori. Qualche volta, poche volte. Dipende da come ti chiami, da come ti muovi. Da chi sei, insomma. Oppure da chi sembri, se non hai la forza di farti capire. È l'insostenibile ingiustizia dell'essere che ci porta via. L'ingiustizia torbida che un giorno di tanti anni fa rapì per sempre un calciatore che si chiamava Giuliano Taccola. Un giornale, "Avvenire", ne ha riesumata la storia, si è battuto perché non si dimenticasse una vicenda amara, mai chiarita,
devastante anche per le conseguenze che ha lasciato su altre vite. Quel giornale ha provato ad "essere", altri poi si sono appropriati del dolore altrui. Per apparire e basta. Questo conta. Che fare allora? Truccarsi la faccia per sembrare più belli, più incisivi? Magari servisse, bastasse, restasse. Messaggi in bottiglia lanciati nell'oceano. Durano lo spazio di una regata: quando arriva il temporale si levano gli ombrelloni e quella bottiglia torna al largo. Dispersa. Fermarsi invece, gridare, prendere per il bavero il marciume e sputarlo via?
Troppo difficile. Pennellate e processi, a questo si aggrappa lo sport che si sente addosso una giustizia tutta sua, fatta di regole certe volte da applicare alla lettera e altre da interpretare alla bisogna. E di opportunismi. Perché se tutti i calciatori sudamericani ovviamente hanno un nonno italiano, non è disonesto chi non ce l'ha e l'ha fatto sembrare: è stupido chi non se lo è inventato. Alla fine, vedrete, sarà questo il dispositivo della sentenza. Se mai si arriverà ad una sentenza. E qualcuno magari proverà a farla sembrare
normale. Ma c'è dell'altro per fortuna. L'anima alla fine viene fuori comunque e non la puoi colorare. E quella di questo sport rabbioso, incarognito, teso
sulle nocche di pugno, non è bianca. E neppure nera. Sfuma i suoi colori, li adatta, li cambia. E si traveste. Per paura, per incapacità di fare altro, per stupire, per fingere di essere diversi non riuscendo a dimostrarsi uguali ad un concetto, a un'idea di normalità, di convivenza, di lealtà. E la faccia imbellettata di dieci giocatori a modo loro coraggiosi, diventa più triste di quella di un clown. Può essere un messaggio positivo, di certo fa scalpore, apre pure i Tg. Ma il rimmel che poi fatalmente cola sulle guance è la sconfitta, l'ammissione di impotenza di un sistema che al massimo riesce a colorarsi, non a cambiare davvero. Non accade solo nello sport, certo. Ma in altri campi risalta meno. Il razzismo curvaiolo, il cazzotto del ciclista professionista e il doping invece mandano a nozze i lupi della notizia: dipingersi la faccia, trasformare il pugno in un guantone da boxe o truccarsi i muscoli per apparire più coraggiosi, più reattivi, più resistenti, obbliga a titoli a
nove colonne. E allora lo schifo è solo nostro, l'orticello dei depravati si recinta meglio se il confine è uno stadio, una pista d'atletica, una strada in salita. Che importa se poi il gesto positivo durerà lo spazio di una partita, se la follia o trucco verranno puniti solo per alcuni? Che importa se frequentatori eccellenti della farmacologia vietata - esistono, credeteci sulla parola - restano sotto la sabbia “perché la bomba ha già fatto danni ingenti ma non si può mica far saltare in aria tutta la baracca?”.
Colpirne uno per educarne cento: era una massima razzista ma a suo modo sottilmente ottimista. Ora hanno pitturato pure quella e se ne colpiscono cento per permettere a uno di continuare.
Fatti gravi e leggerezze minori. Tutto insieme, basta tener conto delle proporzioni. Valentino Rossi salta sulla moto che sembra una barca: più che un pilota, assomiglia ad un turista americano in vacanza alle Seychelles. Non gli serve per vincere, ma bisogna colpire. Come Mario Cipollini, che abbiamo visto travestito da una tuta anatomica a metà tra l'uomo ragno e un esperimento di laboratorio. Non fanno male, fanno sorridere. Ma pure loro si nascondono. Vogliono sembrare, per non farci capire chi sono. Fino al traguardo, il momento, si spera, della verità.
Paestum: Finali nazionali di ciclismo; ginnastica aerobica, artistica, ritmica; judo; karate
di Felice Alborghetti
Il treno della Joy Cup viaggia verso Cesenatico, coi vagoni degli sport di squadra, dopo aver sostato dal 1° al 3 giugno a Paestum per il primo appuntamento con le finali nazionali. Nella località del salernitano si sono ritrovati i ciclisti, i judoka, gli atleti e le atlete del karate e quelli della ginnastica tripartita in aerobica, artistica e ritmica, che, nella due giorni di gare, hanno potuto dimostrare la piena maturità di questa manifestazione. La Joy Cup miscela ormai grande rigore tecnico: una qualità, in termini sportivi che ben si coniuga con i valori educativi di sempre. "Un chiaro segno che gli ingredienti del CSI sono buoni - commenta a fine premiazioni Massimo Achini, vicepresidente nazionale - Quella valenza educativa, di cui spesso si parla la si può verificare in queste occasioni, sulla pelle dei ragazzi. Quando si radunano 1000 e più ragazzi per vivere feste di questo tipo, c'è un clima un po' magico, che ogni volta stupisce, appassiona, sorprende".
Riviviamo dunque quest'atmosfera magica, cominciando di corsa, a ruota dei ciclisti, impegnati sabato mattina nella prima prova, quella su strada, con arrivo ad Agropoli, per le categorie maggiori, dopo 68 km, ed in cima alla salita che porta a Castellabate, dopo 32 km per le donne e gli allievi.
CIClISmO
Si parte davanti al tempio, simbolo dell'antica Paestum, e si percorrono i primi chilometri, costeggiando il perimetro della zona archeologica della città vecchia. Favorito in partenza
Renzo Asci, campione del mondo in carica, nella categoria master 1 , venuto a Paestum con tutta la sua squadra: la Ferioli di Formello (Roma). Ritmo blando per i primi 15 km, completamente pianeggianti, con la carovana compatta che ogni tanto getta uno sguardo all'azzurro del mare, distante appena 20 metri, quando raggiungiamo Agropoli. Un piccolo strappo per salire verso il castello di Agropoli, allunga il gruppo, facendo sfilare in coda il gruppetto delle donne. Aumenta l'andatura fino ad arrivare al bivio di S. Maria di
Castellabate, dove lasciamo a destra il mare per cominciare l'erta dei tornanti del Vallo di Diano nel Parco del Cilento. 5 km, 300 metri di dislivello, 6% la pendenza media dello strappo. La Ferioli in forcing subito dalle prime curve fa il vuoto dietro a sé, mandando in fuga sei dei suoi uomini. Molto pimpante sui pedali in salita appare Mauro Brunetti, che spinge un 53-19 ad una velocità media di 25 km orari. Scollina per primo a Castellabate, lì dov'è posto il traguardo per gli allievi e per le donne (vince Giovanna Ciavorella). Nella susseguente discesa si rifanno sotto due compagni di squadra, tra cui naturalmente Asci, che detta ai suoi i tempi di gara, tramite il sistema degli auricolari. I tre transitano insieme, tra la folla festante, nella piazza di Perdifumo e successivamente ai 550 metri di Mercato Cilento, la cima JoyCup. Splendido il panorama sottostante. Radiocorsa informa i battistrada del grande distacco, salito oltre il minuto, che i tre hanno ottenuto nell'ascesa; dietro di loro altri tre uomini, sempre della Ferioli. I primi vorrebbero pure aspettarli, ma c'è sempre il timore, come in ogni corsa, di far riavvicinare qualche avversario. In discesa, a 25 km dall'arrivo, si capisce che i tre al
comando arriveranno insieme a giocarsi la prova su strada della JoyCup. Nel tratto che da Ogliastro Cilento riporta i corridori ad Agropoli, si toccano punte di 80 km/h in discesa, su tornanti molto impervi. Ultimi 3 km pianeggianti fino al lungomare di Agropoli, dove è posto l'arco del traguardo. Come previsto, volatona finale. Quando tutti aspettano Asci, la spunta invece Mauro Brunetti, braccia al cielo, davanti ad Asci e Chitarrini. Una settimana prima aveva vinto ad Aprilia la Joy-Cup regionale del Lazio, nonostante avesse sbagliato l'ultima curva, arrivando 4° assoluto. Per lui una bella rivincita. "Avevo una buona gamba. La vittoria di oggi certamente mi ripaga di quell'errore. Non so se Renzo m'abbia fatto vincere apposta; Siamo grandi amici, così come con tutti gli altri compagni di squadra. Domani nella cronoscalata, son sicuro che darà ancora la zampata del campione".
Pronostico rispettato quello di Mauro, primo ad Agropoli, che il giorno dopo si vede sopravanzare in classifica dal campione del mondo. La cronoscalata della domenica, 5% di dislivello su un percorso di 8 km da Capaccio scalo, a
lEvOCIdElgruppO
Idolo Ferioli:«Una squadra fortissima, una bella corsa, ben organizzata. Una squadra forte come amicizia e come atleti, riescono anche a spartirsi le vittorie tra di loro. Dal '55 seguo il ciclismo, sotto la spinta di mio padre».
«Una bella corsa, bel panorama, sia sul mare che nell'entroterra. Molto entusiastica l'accoglienza nei paesi, un vero clima di festa, che mi ha fatto piacere».
«Ho 37 anni, corro dal '92. È uno sport che noi facciamo per puro diletto, non per la gloria. O si hanno stimoli, oppure è meglio restare a casa. Avere il campione del mondo in squadra dà questi stimoli».
«Una salita neanche da scalatori, ma da passisti. 21 minuti e 46, per una media di 22 km/h su una pendenza del 5% medio. Ieri un po' di vento sopra ha ostacolato la corsa, comunque anche le colline cilentine erano molto pedalabili, con il 53-21 si veniva bene su».
«È stata dura, ho pagato forse la salita di ieri. Certo quella era più pedalabile».
«Le cronometro sono tutte dure; non hai riferimenti sugli altri atleti in gara. Devi andare a tutta dall'inizio alla fine; devi trovare subito il passo giusto, la cadenza, dopo non riesci a cambiare il ritmo. Il cardiofrequenzimetro lo uso sempre; qui sul finale, nel momento del massimo sforzo sono arrivato a 157 battiti al minuto».
«Ieri non è andata troppo bene, perché avevo spinto troppo nel giro di ricognizione fatto il giorno precedente. L'ho pagata duramente. Anche oggi ho sofferto negli ultimi 2 km, specie nell'ultimo tratto di salita».
«È dura, avere il campione del mondo dietro che sai ti può passare, come ha fatto a 2 km dall'arrivo, ma è anche un grande stimolo per me e per tutti noi della Ferioli. Lui ha la gamba del fuoriclasse, ci alleniamo tutti insieme, come i professionisti, ogni giorno».
Capaccio paese. I più allenati vengono su con un 53/19-21, qualcuno con un più agile 39-12, o 39/14-15. Al traguardo pareri contrapposti sulla durezza della crono. Vince comunque Asci, vince la Ferioli. Raggiante il presidente Idolo Ferioli. Sei uomini nei primi 6 assoluti, sono i suoi, 5 i titoli nelle varie categorie. E afferma con orgoglio: "Siamo una società affiliata al CSI. Se il campione del
SpECIAlthANkS
Un grazie particolare al motoclub di Vietri sul mare, www.motoclubdelleceramiche.it, Salvatore, Nunzio, Nino, Roberto, Peppe, Vincenzo ed Enrico, che, volontariamente, sulla loro moto hanno fatto la staffetta e reso possibile la corsa, bloccando le macchine agli incroci stradali, assieme agli uomini della protezione civile, anche loro sempre a servizio della corsa.
mondo di categoria, gareggia nel CSI, è perché anche qui si possono trovare atleti di livello e l'organizzazione è ottima".
gINNAStICA
Dalle acrobazie dei ciclisti a quelle delle ginnaste, che sabato, in contemporanea, hanno svolto i loro esercizi nella palestra comunale di Capaccio.
In mattinata c'è l'artistica, gara individuale; tre gli esercizi obbligatori: il volteggio, la trave ed il corpo libero. Vediamo bellissime le figure disegnate dai corpi nelle rondate, nelle spaccate e nelle ruote. Le mani rincorrono i piedi, inseguiti dai capelli. In rapida alternanza verticali semplici con discesa o terminali in un ponte; poi ancora rovesciate avanti e dietro. La ruota con una mano, nonostante la difficoltà, sembra
alla portata di tutte. Sulla trave si fa il salto del gatto, l'onda, c'è chi fa la ruota, chi la capovolta. Si esce quasi sempre con il mezzo giro del salto a pennello, o con una rondata. Sul tappetone del volteggio, invece, dopo brevi rincorse si vola sul materasso. Sembra fondamentale la battuta sulla pedana, a piedi pari, per prendere la spinta ed eseguire al meglio le capovolte.
L'artistica saluta nel pomeriggio con le più piccole impegnate in Ginnastica insieme; esercizi collettivi, dove la squadra mostra ruote, sforbiciate, verticali, ponte e posizione a candela. Il tutto all'unisono e sempre con le orecchie alla musica che ritma gli esercizi.
Nicoletta e Rita, Tatiana, Viviana, Ambra e Serena, Deborah e Marianna, prima della gara sono d'accordo nel dire: “la joy-cup è gioia di stare insieme, l'importante è fare bene gli esercizi che abbiamo a lungo provato. Poi una medaglia… ce la daranno comunque!”.
Spazio poi all'aerobica, dove a far la differenza sono state le coregrafie. In questa disciplina, quest'anno per la prima volte presente nelle finali Joy-cup, in due minuti di gara, venivano valutate l'agilità dei movimenti e l'insieme geometrico delle atlete di ogni squadra, specialmente negli attrezzi come lo step, dove i tempi di entrata-uscita (sul gradino) dovevano essere, il più possibile, sincronizzati.
kArAtE
Nella tensostruttura di Agropoli si respira aria di finale: spalti gremiti sia al sabato (Kata) sia la domenica (kumite); sul tatami un totale di 300 kimoni.
Sabato è il giorno del kata, combattimento
immaginario contro più avversari. Gli atleti, in questo frangente, si muovono in tutte le direzioni e le angolazioni; vanno cioè in linee orizzontali, avanzando e retrocedendo, sia in verticale sia in obliquo. Seguono ogni direzione come la rosa dei venti, le angolazioni vanno dai 45° ai 90°. Parate ed attacchi si susseguono in questo repentino gesticolare, scandito dai Kiai, le grida, cioè l'ultimo tratto di fiato che esce dalla contrazione addominale. È uno scarico, che deve dare la massima espressione della potenza. A bordo campo, impeccabili, nella loro divisa CSI, gli arbitri o giudici di gara, con le bandierine bianche e rosse, ad esprimere il loro giudizio. La figura (kata) che viene eseguita viene infatti valutata secondo la tecnica, l'intensità, la fluidità, l'equilibrio, la postura. L'atleta può scegliere in base alla cintura che indossa, e perciò al grado di preparazione raggiunto, quali sono i kata, che riuscirà ad esprimere meglio. Le cinture ammesse sono quelle dalla gialla alla nera, ma non è detto che a vincere debba per forza essere una
cintura nera, ma chi invece esprime meglio il suo kata.
Sono fasi appassionanti, è una continua ricerca di forme, posizioni, tra pugni e calci. Per alcuni c'è anche il ripescaggio; alla fine, come in un torneo all'italiana, si arriva comunque alla finale, uno accanto all'altro. Impressiona, quanto a bravura, Davide Aulucino, 9 anni, cintura marrone. Vince lui nella sua categoria grazie ad un precisissimo salto: arriva fermo, mentre l'altro si lascia tradire forse dall'emozione e da un po' di stanchezza. Leggerissimo lo sbandamento. Davide si allena 4, 5 volte a settimana, è molto costante, ci confida il suo allenatore. È felice, anche se lo nasconde un po', dietro quegli occhi intensi da scugnizzo, di chi è molto deciso, sicuro e anche voglioso di migliorare. "Sono 3 anni che mi alleno nel karate, vengo da Maddaloni, in provincia di Caserta".
Poche parole, ma una grande prova nei kata. Un ragazzo di belle speranze, il commento unanime dei tanti esperti presenti.
Il giorno dopo c'è kumite, il combattimento uno contro l'altro. In un clima di attesa, si avverte quel filo di tensione, degno di una finale nazionale. I ragazzi ridono, scherzano tra loro, mentre si preparano, anche se sono abbastanza tesi. Dalle loro borse ecco uscire le cinture, i paracolpi, per coprire braccia, gambe, piedi, seni. L'altoparlante li chiamerà poi uno ad uno sul tatami. Via dunque ai calci, ai pugni, ma - occorre sottolinearlo - non è affatto uno sport violento. I colpi infatti vanno dosati. Vince, anzi, chi contiene meglio il colpo; chi affonda troppo viene penalizzato. È questo il bello delle arti marziali.
JudO
Si comincia con la pesa, la mattina del sabato, nella palestra comunale di Agropoli. Dopo aver sbrigato la pratica con la bilancia, il sorteggio definisce il tabellone di gara e si comincia. C'è molta concentrazione sui visi dei giovani kimono del CSI, divenuti presto amici, dopo una giornata trascorsa insieme in albergo. Sono molte le ragazze, a testimonianza che il judo va colorandosi sempre più di rosa. Il livello tecnico delle gare è assai buono e lo si vede nel tomoenage, una presa sotto le gambe con successiva capriola in avanti dell'avversario, portato da Alberto Soavi (cat. 60 kg), autore di una bellissima finale, a lui favorevole. O dall'ogoshi, tecnica di anca, usata spesso da Alex Liverani, 15 anni di Forlì, campione joy cup nei 66 kg . Molte le cinture marroni e nere presenti sul tatami a sottolineare la grande competitività raggiunta dagli atleti del CSI in una finale nazionale nel corso della quale si sono viste molte tecniche di strangolamento ed anche molte leve. Spettacolari ed applauditissimi diversi ippon, da parte del pubblico e degli stessi avversari.
Nonostante fosse una finale, il gesto tecnico è stato sempre sottolineato e apprezzato dai ragazzi, affiatatissimi tra loro. Non fa invece notizia la conferma di Clio Dosi, ancora una volta campionessa, dolcissima al di fuori della gara, una leonessa sul tatami.
L’attività sportiva del CSI
In Italia il treno della promozione sportiva, dopo aver corso a perdifiato durante gli anni Ottanta e nella prima parte degli anni Novanta, si è sostanzialmente stabilizzato su una modesta velocità da crociera. Lo sostiene l'ISTAT, che mette a raffronto i dati sui praticanti sportivi, dal 1995 al 1999. Senza star lì a snocciolare cifre, che la pratica dell'attività sportiva continuativa è rimasta pressoché immutata nel quinquennio (variazione dello 0.3%), così come la pratica saltuaria (variazione dello 0.6%). Il numero totale dei praticanti, continuativi e saltuari, si è attestato intorno ad un 27% che è ancora basso rispetto ad altre medie europee. All'interno del quadro generale si evidenziano numerose differenze tra regione e regione. Se in Trentino Alto Adige la media è del 51.6%, questa percentuale in Basilicata scende al 18.1%. A fronte del 33.2% della Lombardia c'è il 17.4% della Campania. Insomma, l'Italia delle due velocità sembra essere diventata una costante anche nello sport. E l'elemento di preoccupazione nasce proprio dal fatto che queste cifre non mostrano significative variazioni negli ultimi anni. C'è il rischio fondato di una cristallizzazione del sistema sportivo in questi termini.
Il rischio riguarda anche il CSI. Anzi, nell'associazione il divario tra zone "ricche" di tesserati e zone "povere" si fa ancora più stridente. Ragionando in termini di macroregioni (Nord, Centro, Sud) la realtà è quella della tabella 1: con un Sud che ha sì e no il quarto degli atleti tesserati nel Nord. Basta fare due conti per rilevare che nel CSI la forbice tra "ricchi" e "poveri" di praticanti è anche più ampia di quella presentata dall'ISTAT per l'intero sistema sportivo italiano.
uNAprOpOStApErtuttAl'ASSOCIAzIONE
Il problema delle "due velocità", e quindi del ritardo che molte realtà territoriali CSI del Sud hanno rispetto ad altre del Centro-nord, nonché del rischio che questo gap diventi stabile, ha convinto la Presidenza nazionale della necessità di smuovere le acque, studiando taluni aspetti della questione
Tab.
1 Confronto tra la popolazione residente in Italia e i tesserati CSI
(1,78)
(0,79)
(0,46)
(1,11) 4.604.927 2.098.200
per poi approntare un progetto di intervento.
Il dibattito sul tema, lanciato durante la recente Conferenza nazionale CSI di Loreto, è stato proposto in questi giorni alle strutture associative. Il Consiglio nazionale di metà giugno è chiamato a valutare una prima ipotesi progettuale. Prima di arrivare alle soluzioni tecniche, il dibattito riguarderà l'ambito della politica associativa, riconducibile a questi tre ambiti individuati dalla Presidenza:
1) Ambito culturale. Si tratterà di superare la concezione del Sud come area omogenea di sottosviluppo, priva di iniziativa, per arrivare ad una concezione del Sud come area in movimento, al cui interno convivono situazioni e realtà fortemente differenziate. Questa consapevolezza permetterà di dare vita ad una politicamissione, di livello nazionale, fondata su una strategia formativa, capace di mobilitare e liberare tutte le energie, e permettere alle tante aree del Sud di esprimersi compiutamente, valorizzando al meglio le proprie risorse umane e sociali.
2) Ambito di ordine pratico. Riguarda la necessità di rilanciare l'attività sportiva continuativa, quale "motorino di avviamento" per la promozione dell'associazione sul territorio, attraverso nuove società sportive capaci di dar voce a chi non ne ha e ridestare l'attenzione della comunità civile sulla pratica sportiva e, più in generale, sulla qualità della vita.
3) Ambito ordine politico, relativo al dovere di ricostruire canali di
comunicazione tra Nord e Sud, evitando il riproporsi di radicali contrapposizioni tra le due aree e l'emarginazione reciproca, facendo sì che il Nord percepisca l'attenzione alla questione Sud come obiettivo strategico per dare forza a una presenza unitaria, un linguaggio comune e per approdare ad un concetto di solidarietà reciproca e di collaborazione.
EquIvOCIdASupErArE
In Italia quando si parla di sviluppo e sottosviluppo, di Nord-Centro-Sud si corre inevitabilmente il rischio di innescare voglia di antiche contrapposizioni, quelle stesse su cui la Lega ha costruito le sue fortune. Un dibattito sereno esige il superamento di alcuni equivoci.
1) "Nord", "Centro" e "Sud" sono modi di dire indicativi, poiché zone di sviluppo e di ritardo delle attività associative esistono, anzi coesistono, in ogni regione. In questo senso il "Sud" rappresenta, più che una ben delimitata area geografica, una qualsiasi area di ristagno della presenza associativa e di carenza di una valida proposta di attività sportiva continuativa.
Ciò senza negare che l'insufficienza dei "numeri" associativi riguarda in particolare le regioni del Mezzogiorno.
2) Sappiamo tutti benissimo che lo sport si radica e si rispecchia nella società civile e nelle condizioni che essa propone. E dunque sappiamo che le "povertà" sportive di alcune regioni sono figlie di molteplici fattori, a cominciare dalle condizioni socio-economiche e culturali delle diverse zone. Così come
sappiamo - si vedano proprio i dati Istat sopra citati, Tabella 2 - che nel Meridione segna il passo tutta l'attività sportiva e non solo quella del CSI, segno di una problematica che va ben oltre i confini associativi.
3) Un terzo equivoco da superare è quello di richiamare le difficili condizioni socioculturali del "Mezzogiorno" come motivo per sposare un atteggiamento di rinuncia, di fatalismo e di abbandono.
Si tratta di un atteggiamento ben presente negli avvertimenti degli esperti.
In proposito ha scritto, ad esempio, l'Osservatorio del Mezzogiorno che bisogna: "Lasciarsi alle spalle lamenti, rimpianti e recriminazioni. Evidenziare nuove mentalità e voglia di riscatto. Abbandonare le strategie di assistenzialismo. Proporre autonomismo, responsabilità e capacità imprenditoriale.
Un nuovo Mezzogiorno si affaccia sulla scena europea, pronto a rinnegare una politica fatta di aiuti di corto respiro per immergersi nella modernità di uno scenario profondamente modificato…".
REGIONE
- AltO AdIgE
FrIulI - vENEzIA gIulIA
PRATICA SPORTIVA In modo continuativo In modo saltuario qualche attività fisica mai Non indicato
I NumErI CSI rEgIONEpErrEgIONE
Torniamo ai numeri che, pur con tutte le immaginabili limitazioni, evidenziano alcune situazioni.
Attingendo ai dati del gennaio 2000, valutiamo con quale forza numerica il CSI si presenta in ciascuna regione, anche in rapporto alla consistenza della popolazione residente, e, quindi,
stiliamo la media percentuale dei tesserati CSI in rapporto alla popolazione. È quanto propone la Tabella 3.
A livello nazionale, dunque, gli atleti tesserati dal CSI rappresentano l'1.1% della popolazione.
Prendendo tale percentuale come indice
Tab. 3 - dati di tesseramento CSI ponderati sulla popolazione residente, per regione
pIEmONtE
vAllEd’AOStA
lOmBArdIA
trENtINO - AltO AdIgE
vENEtO
FrIulI - vENEzIA gIulIA
lIgurIA
EmIlIA - rOmAgNA
tOSCANA
umBrIA mArChE
lAzIO
ABruzzO mOlISE
CAmpANIA puglIA
di riferimento che indichi una soddisfacente presenza del CSI, ne deriva che soltanto 5 sono le regioni che vantano un numero di tesserati pari o superiore all'1,1% della popolazione residente.
Ciò significa che anche in molte regioni del nord Italia si presenta come opportuna un'adeguata strategia promozionale.
Approfondendo i dati, emergono tre gruppi di regioni:
a) Molise, Basilicata, Calabria: tali regioni registrano la percentuale più bassa di tesserati sulla popolazione residente;
b) Trentino Alto Adige, Friuli Venezia
Giulia, Abruzzo, Puglia, Sicilia, Campania: questo secondo gruppo gravita su percentuali che vanno da 0,4% a 0,6% di tesserati sulla popolazione residente;
c) Valle d'Aosta, Marche, Liguria, Sardegna, Lazio, Toscana: tale gruppo registra percentuali prossime alla media nazionale, comunque superiori a 0,7% di tesserati sulla popolazione residente.
Se queste regioni si adeguassero alla media nazionale, complessivamente l'incremento potenziale di tesserati sarebbe pari a 185.741 unità di cui:
• 25.950 nelle regioni del gruppo a; •114.591 nelle regioni del gruppo b; • 45.200 nelle regioni del gruppo c.
INpArtICOlArE, Il CENtrOEIl Sud Ovviamente, questo è un discorso esemplificativo. I semplici dati numerici non rilevano altri fattori importanti che definiscono la qualità associativa, come i rapporti e le relazioni tra le persone, l'autorevolezza dei dirigenti, la capacità di generare cambiamento e percorsi di attivazione, ecc..
La percentuale di riferimento serve unicamente ad immaginare quali margini di crescita numerica l'associazione potrebbe avere se le regioni che sono sotto quella media riuscissero a raggiungere tale soglia. Seguendo l'identico criterio usato sopra per immaginare l'incremento di atleti tesserati che deriverebbe su base nazionale da una crescita all'1.1% della popolazione nelle regione di tre gruppi di regioni sopra individuate, si può ipotizzare quale incremento si avrebbe per le sole macroregioni del Centro e del Sud, ovvero quanti sarebbero i tesserati rapportandoli ai valori medi nazionali (1,11% sul totale della popolazione e 2,2% sulla popolazione tra 1 e 20 anni).
Il quadro in proposito lo fornisce la Tabella 4.
Come si può evincere dalla tabella, il centro e il sud hanno un potenziale incremento di 171.489 tesserati complessivi, di cui 76.542 nella fascia di età 1-20 anni.Infine, collochiamo gli stessi dati precedenti nella prospettiva percentuale delle regioni del nord, quale sviluppo potenziale massimo dei tesserati (Tabella 5).
lEStrAtEgIENEllAprOpOStAdEllA p.N.
Di fronte a tali dati, la Presidenza nazionale ha individuato alcune strategie possibili di intervento, in merito a:
• priorità: appare urgente e significativa un'azione a favore delle regioni del gruppo a;
• criteri: è possibile stabilire un criterio di intervento, individuando come soglia critica una percentuale di tesserati inferiore al 0,6% della popolazione residente nella regione (la metà circa della media nazionale); ciò significa che tali regioni entrerebbero nel gruppo b, con le conseguenze di seguito precisate;
• tempi: il progetto di promozione e sviluppo per ogni singola regione può essere declinato su base triennale, fissando obiettivi concreti e raggiungibili;
• metodo: per le regioni aventi maggiori difficoltà, la Presidenza nazionale assume un Progetto di promozione e sviluppo, da realizzarsi grazie ad una
forte e programmata partnership di sviluppo;
• strumenti: sempre e comunque, l'attività sportiva è il principio generativo della vita associativa. Destinatario, strumento e promotore è la società sportiva, intesa come soggetto e nucleo principale del CSI.
glIOBIEttIvI
Gli obiettivi sono:
1. Aggregare i giovani e i ragazzi
• promuovere nuove società sportive;
2. Attivare i giovani e i ragazzi in un circuito di attività sportiva continuativa
• sostenere la crescita di giovani dirigenti e operatori sportivi;
• realizzare progetti sportivi pilota;
• qualificare le attività sportive sotto il profilo delle relazioni tra gli atleti e tutti gli operatori sportivi;
• promuovere iniziative sportive e di servizio in favore delle comunità parrocchiali;
• organizzare campionati (Joy Cup) e trofei polisportivi, con una specifica attenzione nei confronti dell'attività giovanile.
3. Creare il senso dell'appartenenza associativa
• realizzare circuiti formativi per giovani operatori estremamente motivanti e capaci di generare entusiasmo;
• stabilire momenti associativi specifici per promuovere il Progetto culturale sportivo del CSI;
• rendere visibili e realizzabili gli obiettivi insiti nell'attività sportiva.
Nelpaese di
di Severino Ravelli
Alla 5° edizione della grande festa dedicata ai bambini e alle loro famiglie denominata "nel paese di Seridò 2001" era presente anche il comitato CSI di Brescia. La manifestazione, promossa da ADAM-FISM (Associazione degli Asili e delle Scuole Materne di Brescia), si è svolta al Centro Fiera di Montichiari nei giorni 28-29-30 aprile e 1-5-6 maggio, è stata una festa non più solo bresciana. Infatti, oltre ai bambini e famiglie provenienti da Bergamo, Verona, Cremona, Mantova, quest'anno sono state coinvolte anche scuole materne milanesi.
Come si diceva, anche il Comitato CSI di Brescia è stato chiamato a dare il proprio contributo per la realizzazione di questo evento, che molto opportunamente, è stato definito "una festa di vivere insieme". Per capire l'impegno a cui il CSI era chiamato ad affrontare bastino alcune cifre: presenza di oltre 90.000
visitatori, 6 giorni di apertura, stands in nove padiglioni, area occupata circa 35.000 mq, 70 punti gioco, teatri con circo e burattini, oltre 500 animatori, self service, trenino cavalli, aree pic-nic, proposte di animazione e gioco.
Il Comitato di Brescia ha realizzato un'area sportiva in cui i bambini hanno potuto esprimersi attraverso varie esperienze di gioco. Così è stata preparata una pista per mini-ciclisti, è stata data la possibilità di avvicinarsi al mondo delle arti marziali, si è potuto giocare con la palla nelle sue varie espressioni (basket, pallavolo, calcio) ed infine si è potuto dare sfogo alle proprie attitudini espressive, quali il disegno, il trucco,
Nelpaese di
la mimica; il tutto seguendo un percorso ludico realizzato in funzione dei bambini perché Seridò è, e dovra essere sempre, una grande festa solo per i piccoli.
Frenetica ed impegnativa è stata sia la fase preparatoria sia quella realizzativa, per oltre i cinquanta operatori che il CSI ha utilizzato, a turno, nelle sei giornate di questa edizione. Era un'esperienza del tutto nuova che andavamo ad affrontare ed era logico che ci fosse una certa preoccupazione. Però il consenso avuto sin dai primi giorni di apertura ed il sempre crescente interesse sono stati una conferma della validità delle nostre proposte sportive.
Così gli spazi riservati ai mini ciclisti, alle arti marziali, alla pallavolo, al basket ed alla pittura, sono stati letteralmente presi d'assalto. Crediamo di essere riusciti, per quanto ci riguarda, a ricreare quell'ambiente gioioso e rilassato della festa di fine anno scolastico in cui si incontrano gli educatori, i genitori ed i veri protagonisti di questa giornata: i bambini, i quali dovevano essere non semplici spettatori, ma, e lo sono stati,
gli autentici protagonisti della festa. Si può ben dire che notevole è stato l'impegno a cui sono stati chiamati i dirigenti del Comitato CSI, ai quali i bambini hanno risposto con il modo
che è loro più congeniale: l'allegria. Particolare interesse, inoltre, ha riscosso anche l'attività di promozione ed informazione svolta presso il gazebo "CSI di Brescia" che all'interno dell'area sportiva ha proposto programmi ed iniziative rivolte particolarmente al mondo giovanile.
In conclusione si può dire che questa esperienza di Seridò 2001 è stata faticosa, ma nel tempo stesso bella e gratificante. Abbiamo dimostrato che si può giocare e gareggiare senza mettere in palio la vittoria.Il merito di tutti i consensi raccolti va al lavoro infaticabile dei nostri animatori, che per sei giorni, hanno dato dimostrazione del loro solido legame con l'associazione. Per ultimo occorre anche dire che si è potuto operare con strutture e mezzi all'altezza della situazione. Certamente la Presidenza nazionale ha capito l'importanza della manifestazione per la nostra realtà territoriale e quindi non ha lesinato tutti quei mezzi e quel materiale che il nostro gruppo operativo aveva richiesto.Questo è stato certamente un bell'esempio di collegamento tra le sinergie centrali e quelle locali.
Per il sesto anno consecutivo ha riscosso grande successo a Verona "La Grande Sfida", manifestazione nazionale di gioco, sport, teatro e confronto con persone diversamente abili, organizzata dal Progetto Handicap & Sport del CSI veronese. La tre giorni si è svolta dal 25 al 27 maggio, nei luoghi appositamente scelti per rompere barriere e schemi e confrontarsi con le realtà della vita giovanile.
Siamo infatti andati a teatro, in discoteca, all'università ed in Piazza Brà, il salotto buono di Verona, e in ciascuna di queste sedi, i ragazzi diversamente abili hanno potuto giocare un ruolo di indiscussi protagonisti. Il simbolo di questa edizione è stato un dado. Roberto Nicolis, il cuore e l'anima del progetto, il coraggioso sognatore che ha creato "La Grande Sfida", ci ha spiegato il significato di questo dado un po' speciale: «Il dado rappresenta il gioco ed il rischio. Il rischio è calcolato perché la somma delle sue facce dà sempre il sei: come dire “ci sei sempre”». Per questo i veronesi hanno dovuto cedere il loro solito posto di spettatori ed attori e si sono ritrovati ad accogliere, aprire finestre, stare ad
ascoltare.
Venerdì 25 maggio, al cinema teatro Alba di Santa Lucia (Verona), la compagnia Yorik Spettacoli e la Cooperativa Sociale Nazareno hanno messo in scena: "Geppetto dove sei?". Il teatro, luogo dell'arte, che si esprime nelle forme e nei colori più diversi, ha ospitato come spettatori quattrocento ragazzi dei centri occupazionali diurni delle tre ASL di Verona e provincia, ma anche circa duecento alunni delle scuole elementari della zona. La compagnia teatrale, a suo dire "distonica e dislessica", composta di professionisti e di ragazzi disabili, ha rappresentato una storia che tutti conosciamo, cercando di mantenere un filo logico ed una coerenza nel racconto… pur avendo a che fare con un Pinocchio un po' storto ed un po' strano. Lo scopo dello spettacolo è stato quello di dimostrare che si può fare teatro con quel poco che si ha, che l'imprevisto è sempre in agguato, che nonostante l'impegno ed il lavoro degli attori, non si può essere sicuri che il
risultato sia quello che ci aspettiamo, può succedere di tutto, ma quel che conta è divertirsi e far divertire.
Sabato 26 maggio, al mattino, presso il palazzetto ISEF, la compagnia teatro della Murata di Mestre, Anffas danza di Mestre e Vi-kap di Bologna, in collaborazione con il corso di laurea in scienze motorie, scienze dell'educazione e fisioterapia dalla facoltà di Lettere di Verona hanno organizzato uno stage di danza con settanta persone portatrici di handicap psichici e fisici. Questi gruppi, formati da attori e ballerini professionisti e da ragazzi disabili hanno come comune denominatore la passione per la danza, che non viene intesa come insegnamento, bensì come momento di attività ludica, educativa e di partecipazione. Secondo i docenti dello stage: "La danza, come linguaggio non verbale, può sfruttare, al contrario di attività più astratte, abilità personali pratiche ed espressive, offrendo un buon campo di esercitazione che assicura un minimo di successo individuale", inoltre è vista come uno strumento educativo e di socializzazione "al fine di sensibilizzare a quelle che sono le dinamiche relazionali indispensabili, attraverso il linguaggio corporeo".
Sabato pomeriggio, è arrivato il momento della discoteca. Circa 700 ragazzi si sono ritrovati al "Verona 2000"
scatenandosi in pista. I problemi per un disabile in discoteca, sono molti: le barriere architettoniche, quelle acustiche (volume troppo alto), quelle visive (le luci possono arrivare a scatenare crisi epilettiche). Con opportuni accorgimenti, grazie anche alla disponibilità dei DJ, è stato però possibile far divertire tutti. Tutti in fila, poi, per entrare nel Teatro Filarmonico di Verona. Emozione speciale per le 600 persone che sabato sera hanno assistito allo spettacolo: "I magnifici quattro" dell'associazione Bel Teatro di Padova. La rappresentazione nasce dalle biografie dei tre attori e dell'attrice, tutti disabili, che raccontano le loro esperienze, le loro sensazioni, le loro sofferenze, i loro desideri. Un filo di sottile ironia, qualche battuta sagace ed una profonda umanità stanno alla base dei monologhi e dei dialoghi, che scaturiscono da semplici pretesti: una
foto, un oggetto caro, un manifesto. I temi sono semplici, ma di forte impatto: la famiglia, l'amore, le paure, i sogni, le cose piacevoli, quelle spiacevoli… e tutto viene svelato con naturalezza e semplicità. Un pianoforte a coda, suonato con grazia dal maestro Andrea Cipriani, ha fornito una specie di sentiero musicale a queste narrazioni, il cui unico scopo era di far sorridere e di ridere assieme al pubblico, scansando la tentazione di prendersi troppo sul serio. Domenica 27 duplice appuntamento: in mattinata, presso l'Università, si è tenuto un convegno dal titolo: "Sei la grande sfida!", organizzato assieme agli Enti Locali e nel pomeriggio lo sport in piazza. Il professor Larocca, docente di Scienze della Formazione, nelle vesti del padrone di casa, ha accolto gli ottocento partecipanti all'assemblea, con una breve e toccante relazione, in cui ha spiegato il senso delle parole "sei la grande sfida". La sfida consiste nell'essere capaci di vivere il nostro compito come i ragazzi disabili vivono il proprio, nel portare al
massimo le nostre capacità come loro sono capaci di fare: "…se siamo in grado di amare come amano loro, di perdonare come perdonano loro, di accettare la vita come l'accettano loro, di tendere in ogni istante a superare noi stessi come di fatto fanno loro".
Al convegno ha fatto seguito un breve saluto del vescovo di Verona, Flavio Roberto Carraro, e la Messa, celebrata dal consulente ecclesiastico del CSI scaligero, Don Giorgio Benedetti. Subito dopo, il colorato ed animato serpentone dei partecipanti ha attraversato il centro della città, in un vivace corteo aperto dalla Banda di San Michele e contornato da un gruppo di giovani clown. I ragazzi hanno raggiunto piazza Brà trasformata per l'occasione in una palestra olimpica. In campi per i giochi sportivi semplificati (basket, pallabase, pallamano, pallarilanciata, atletica leggera, calcio, judo, freccette) ed uno spazio per i giochi di animazione in cui i diversi gruppi si sono cimentati in un vero e proprio torneo polisportivo. Animatori in piazza, oltre ai volontari ed agli operatori CSI, due ospiti di eccezione: il cestista Roberto Dalla Vecchia, campione della Muller Verona, da sempre sostenitore dell'iniziativa, e Osvaldo Bagnoli, l'indimenticato allenatore dell'unico scudetto conquistato dall'Hellas Verona. La Grande Sfida, ancora una volta, è stata vinta. Appuntamento al prossimo anno.
sport politica alla Dallo
Sulle elezioni del 13 maggio scorso si è già scritto molto. Centinaia di pagine di cronaca, per raccontare il loro tormentato svolgimento e le lunghissime file ai seggi. Ed altrettante di politica, per commentare il ritorno al governo del Centrodestra dopo 7 anni. Ma il duello è stato appassionante anche dal punto di vista sportivo, perché mai come stavolta le liste erano piene di campioni: ex calciatori, atleti, presidenti di società e di federazioni che hanno deciso di mettere alla prova del voto la propria popolarità. Con risultati, a dire la verità, decisamente inferiori a quelli riscossi sul campo di gioco.
Capitano della squadra degli eletti è, senza dubbio, il presidente onorario del Milan, Silvio Berlusconi, che ha battuto l'ex numero 10 Gianni Rivera nella sfida tutta rossonera del collegio 1 di Milano: 53 per cento al Cavaliere contro 37%.
Ma l'ex Golden Boy ha trovato poi fortuna a Roma con la nomina di delegato allo sport per il comune. Tra le curiosità della sfida, i volantini elettorali dell'ex sottosegretario alla Difesa, che sui volantini elettorali stile Gazzetta dello sport aveva invocato una vittoria "ai supplementari" contro il leader di Forza Italia, come il 4-3 sulla Germania a Messico '70. Non è andata proprio come auspicato, ma in compenso i supplementari lo hanno salvato davvero, perché Rivera è stato ripescato nel proporzionale in Molise e dunque ha mantenuto il suo seggio in Parlamento.
di Diamante Sanfelice
Affascinati dal modello Berlusconi, anche altri avevano provato a buttarsi sul calcio, ma è andata decisamente peggio. Gli insuccessi della Fiorentina, ad esempio, hanno impedito a Vittorio Cecchi Gori di cercare voti sulle sponde dell'Arno, e così il produttore cinematografico ha tentato l'avventura in Sicilia. Ha comprato anche la squadra del suo collegio - l'Acireale, in C2 - ed ha promesso di portarla in serie B nel giro di una legislatura. Ma ha perso la
partita più importante, quella del maggioritario, e le sorti della squadra sono ora appese ad un filo. Stessa fine ha fatto il presidente del Palermo, Sergio D'Antoni, bocciato nel collegio di Cefalù, malgrado la recente promozione in serie B dei rosanero. Al leader di Democrazia europea non è servito neanche, a livello nazionale, il buon piazzamento dell'Adr Roma nella regular season del campionato di A1 di basket: il partito di D'Antoni non ha
sport politica alla
neppure raggiunto la quota minima del 4%, fermandosi ad un modesto 2,3. Dal calcio all'atletica. Barletta non è Città del Messico, e così la corsa al Senato di Pietro Mennea (Lista Di Pietro) si è conclusa con un nulla di fatto: il velocista, ex primatista dei 200 metri e medaglia d'oro alle Olimpiadi di Mosca, ha ottenuto solo il 7,2% dei consensi, staccatissimo dal 45,7% di Franco Tatò (Cdl). Taglia il traguardo, invece, l'ex presidente del Coni, Mario Pescante: per il capolista di Forza Italia al Comune di Roma e terzo nella lista per le Politiche, si aprono le porte di Montecitorio.
È andata bene anche all'ex ministro per la cultura ed il tempo libero, Giovanna Melandri (esponente dei Ds nel collegio 1 di Roma), che si guadagna un posto alla Camera, ed all'aspirante pugile Katia Bellillo, ex ministro per le Pari Opportunità. L'esponente dei Comunisti Italiani ha messo ko il suo rivale del centrodestra, Alfredo Santi, con il 40,8% dei voti nel collegio 7 di Orvieto: conquista, dunque, un seggio alla Camera, dove rappresenterà anche gli interessi della Federboxe, di cui è diventata recentemente consigliere. Positiva la prova del presidente della Federnuoto, Paolo Barelli, presentatosi
con la Casa delle Libertà a Guidonia, che lascia la carica di assessore alla provincia di Roma per una poltrona a Palazzo Madama. Da segnalare, inoltre, il successo di Sabatino Aracu, presidente della federazione Hockey e pattinaggio, che è stato rieletto alla Camera con il 45,4% contro il candidato dell'Ulivo, Carmine Ciofani, nel collegio 3 di Sulmona. Bocciato, invece, il presidente della Federazione italiana di tiro a volo, Luciano Rossi (Forza Italia), che spera però nel ripescaggio in quota proporzionale. Nessun problema per due avvocati del mondo sportivo, in corsa con due maglie diverse. Andrea Manzella, esponente dell'Ulivo e presidente della Corte federale della Federazione italiana giuoco calcio, è stato eletto nel collegio 1 dell'Emilia Romagna per il Senato, mentre Carlo Taormina (Forza Italia), difensore di Franco Sensi e della Roma nella vicenda passaporti, ha ottenuto a Milano un seggio alla Camera. Non potevamo che concludere la panoramica elettorale con la vittoria dell'ex presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano e membro del Comitato Centrale per il Grande Giubileo, Donato Mosella. L'esponente
dell'Ulivo è stato eletto nel Lazio (collegio 19) contro il suo avversario Fabio Rampelli, e si aggiudica così una poltrona alla Camera dei deputati. Anche dopo la chiusura dello spoglio e l'attribuzione definitiva dei seggi da parte della Corte di cassazione, gli sportivi hanno continuato a far parlare di loro. È il caso di Luca Cordero di Montezemolo, ex dirigente della Juve ed ora in forza alla Ferrari: Berlusconi lo voleva ministro, gli uomini di Maranello lo hanno trattenuto. Ma una poltrona, per lui, si è liberata ugualmente: da fine maggio è infatti il nuovo presidente della Fieg, la Federazione italiana degli editori di giornali.
Il Progetto è nato da un lavoro di collaborazione di docenti accomunati sia dalla necessità di risolvere problemi urgenti come il fenomeno della dispersione scolastica: l'evasione dall'obbligo, l'abbandono, lo scarso profitto, l'insuccesso scolastico, sia dalla necessità di ampliare le conoscenze e le abilità degli alunni, cercando una convergenza tra l'educazione fisica, da sempre la favorita tra le discipline, e tutte le altre attività educative. Insieme ai ragazzi si è cercato di proporre giochi sportivi nuovi e di ricercare quelli vecchi, di strada, di cortile, appartenuti ad una tradizione troppo in fretta dimenticata. l'esperienza degli insegnanti coinvolti nel progetto (cinque delle scuole secondarie di I grado e nove delle scuole secondarie di II grado) ha rivelato la necessità di collaborare per creare una "officina del movimento".
Il gruppo di studio composto dai ragazzi e dagli insegnanti è riuscito a svincolarsi dalla dipendenza delle cose già fatte, già pronte, e si è aperto a nuove dinamiche possibilità: la ricerca personale, la flessibilità, la liberazione delle potenzialità creative hanno permesso di togliere il gesso degli automatismi scontati.
Alla scrittura creativa, al disegno creativo, alla lettura creativa e più in generale alla comunicazione creativa, si è aggiunta così la creatività sportiva.
Il MovIMento dIvergente
Con la proposta del gioco-sport : la Pal larmonica
Pagg. 80, 2001, £. 20.000
ArAnBlU editore via della Conciliazione, 1 — 00193 roMA
Dal 22 al 30 luglio Campus giovani FICEP
Chi per l’Alsazia?
Quest'immagine può ben presentare quello che sarà il prossimo campus Giovani Ficep, in programma dal 22 al 30 Luglio 2001 in Alsazia, presso la cittadina francese di Marbach.
L'idea che è alla base di questi appuntamenti estivi è lo sport, la socializzazione, l'integrazione tra ragazzi di diversi paesi, lo stare insieme, lo scambio (non solo quello figurato di passarsi un pallone) di esperienze culturali ed umane.
L'anno scorso il campo Giovani organizzato dalla Fédération Internationale Catholique d'Education Physique si svolse in Italia, a Bagni di Nocera Umbra. Fu un'esperienza indubbiamente positiva. Piacque molto il modello presentato dai nostri giovani, che, come paese ospitante, avevano organizzato i programmi giornalieri; in particolare la scelta di mischiare le squadre, componendole di giocatori di provenienze diverse, facendo emergere bene il messaggio di uno sport internazionale, che sul campo parla un solo linguaggio: quello del gioco. Sarà riproposto anche quest'anno dai francesi che attendono a Luglio l'arrivo di circa 150 coetanei (dai 14 ai 16 anni l'età dei partecipanti) dalla Svizzera, dall'Austria, dall'Olanda, dalla Polonia, dalla Repubblica Ceca e dalla Slovacchia, dalla Germania, dal Belgio, e naturalmente dall'Italia.
Ogni paese spedirà una delegazione di 20 atleti (10 maschi e 10 femmine) al Campus, che proporrà oltre ai tornei vari, agli sport di squadra, all'atletica, al tiro con l'arco, alle bocce, al twirling e
di Danilo Vico
all'orienteering, anche svariati giochi d'animazione, a tema, per vivacizzare le serate. Cercando il più possibile di stare all'aperto, a contatto con la natura e come possibile di tuffarsi anche in acqua per i gochi in piscina. Non mancheranno le escursioni e le visite culturali, alla scoperta dell'Alsazia (da vedere sicuramente la vecchia Colmar) come pure le caratteristiche cene dal sapore tradizionale bretone.
Consueto appuntamento poi con la Serata delle Nazioni, in cui i ragazzi di ciascuna nazione, presenteranno il proprio paese in forma di spettacolo, di sketch, di cabaret, e di ogni qualsiasi altra forma stimoli la fantasia. "Indimenticabile lo scorso anno il circo che avevano improvvisato gli olandesiricorda Daniele Pasquini, capo delegazione CSI nell'imminente trasferta alsaziana - ed i giochi medievali che invece avevamo preparato noi. Poi le grigliate insieme in queste tavolate dove si parlava l'"europese", un misto linguistico che ci avvicinava di volta in volta nei discorsi ai francesi, agli austriaci, ed ai tedeschi. Si ritorna sempre con vocaboli nuovi, con nuove amicizie ed un bagaglio carico di indirizzi! Quest'anno, a quanto pare, dormiremo tutti in tenda, sarà ancor più emozionante il Campus. Non vedo l'ora di partire!
Sono aperte le iscrizioni per partecipare al campus giovani FICEp. Occorre avere un’età compresa tra i 14 e i 16 anni ed essere iscritti al CSI. www.csi-net.it
Mola di Bari: “Sport in piazza” per ricordare Vincenzo Fontana
Nel cuore
dellosport
Nel cuore dello sport c’è di tutto. C’è l’incontro, l’amicizia, la fatica della vittoria, la delusione della sconfitta. C’è il mercato, il doping, la violenza... A Mola di Bari, oltre duemila giovani hanno trovato nel cuore dello sport la forza e il coraggio per ricordare Vincenzo Fontana, giovane ventunenne, residente nella cittadina pugliese, recentemente scomparso in un'incidente stradale. Vincenzo amava il calcio, faceva parte del CSI ed era volontario presso la Basilica di S. Francesco d'Assisi, dove frequentava da anni le attività giovanili. Proprio in questi giorni avrebbe dovuto cominciare a svolgere il servizio civile presso la nostra associazione. In occasione del giorno del suo compleanno, il CSI ha voluto ricordarlo, organizzando nel suo quartiere un evento sportivo estremamente aggregante per i giovani, per i suoi amici, per tutti i ragazzi che lo conoscevano e ne avevano apprezzato le qualità. Sono stati giorni ricchi di sport, di partecipazione, di preghiera e spiritualità; festa, canto e sport. Le prime tre serate hanno visto un concerto di musica sacra, una messa in suffragio di Vincenzo ed un interessante dibattito sul tema "dalla trasgressione all'essenzialità", dove si sono incontrati ed interrogati genitori e figli. Un’immensa gigantografia della sua foto, posta lì, dove abitava ed era solito giocare, segnava il centro del villaggio
di Marcello Sala
sportivo allestito dal Centro Sportivo Italiano. Il tir targato CSI "lo sport incontra la piazza" aveva parcheggiato nel quartiere periferico di Mola, colorando e ravvivando le sue strade con campi da basket, volley, calcio a 5 e minicalcio, dove dalle 9 del mattino fino alla mezzanotte si sono alternati circa 1200 ragazzi al giorno. La mattina sono state le scolaresche ad invadere la grande palestra polisportiva; nel pomeriggio è stato maggiore l'afflusso degli universitari e di tanti altri giovani molesi. Erano in trenta, invece, gli amici più stretti di Vincenzo che coordinavano
le attività e regolamentavano l'afflusso ai campi; ciascuno di loro aveva indosso una t-shirt con l'immagine di Vincenzo sul davanti e posteriormente una scritta "Ti voglio bene! Un bacio forte", che era poi il ritornello con cui Vincenzo salutava sempre. "È stato bello - spiega Padre Giuseppe De Stefano, della Basilica di S.Francesco di Assisi, responsabile nazionale della Pastorale Giovanile e Vocazionale dei Frati Minori Conventuali e responsabile del volontariato francescano - , vedere i suoi amici raccogliere l'eredità del loro grande amico e concretizzarla in questa manifestazione che attraverso lo sport ha saputo aggregare, creando comunione. Con la loro partecipazione ed il loro impegno hanno reso tangibile quella pagina del Vangelo, dov'è scritto: Il chicco di grano caduto a terra se non muore non porta frutto, se invece muore porta molto frutto. Ebbene - prosegue Padre Giuseppe - i suoi amici, i volontari francescani, e il CSI si sono impegnati al massimo ed hanno reso fertile un intero quartiere di Mola. La gigantografia sembrava proprio la crescita di quel chicco di grano di Vincenzo, che ha portato molto frutto: un villaggio sportivo nato dall'asfalto, ma soprattutto per i suoi amici la gioia, la trasparenza e la libertà, che hanno fatto rivivere il bellissimo Cantico delle Creature" Naturalmente insieme a Vincenzo.
Ho iniziato a correre nella Sedrinese, la società del mio oratorio, e finché non sono passato al professionismo, sono rimasto sempre lì, in quella piccola squadra locale che aveva il curato come massimo dirigente e la sede sociale nell'oratorio, dove Don Barcella (divenuto poi uno dei miei più affezionati tifosi) ci faceva giocare.
Avrà mille ricordi di quegli anni giovanili.
Avevo 16-17 anni quando correvo nel CSI. Ricordo le prime sfide nei campionati allievi e nelle altre categorie con i ragazzi di Brescia, Trento, Verona, province dove c'è sempre stata una grande tradizione ciclistica.
Come nasce la passione per la bici? Ho sempre avuto una bicicletta. Ricordo perfettamente la mia prima, rossa, marca "Ardita". Avevo 7 anni e da lì, ho
Gimondi Felice
Corrono veloci come la sua bicicletta i ricordi di un grandissimo campione, cresciuto sportivamente nella nostra associazione. In sella ai "nati nel CSI" scopriamo questo mese Felice Gimondi, negli anni '70 simbolo dell'Italia ciclistica. Qualche anno prima lo incontriamo invece nell'oratorio di Sedrina, il suo paese nel bergamasco.
sempre coltivato il sogno di poter correre in bicicletta. Mio padre mi portava spesso sui traguardi del Giro di Lombardia, o di altre gare. Venne poi la prima bici da corsa (usata) e così ho preso il via.
Nato nel CSI, è divenuto presto tra i più popolari campioni italiani. C'è una ragione particolare?
Più che nato nel CSI, direi cresciuto nel CSI, in modo tranquillo. Mi riferisco soprattutto alle categorie minori, quando gareggiavo senza l'assillo dei risultati. Ho potuto in quel modo maturare tecnicamente, senza l'esasperazione della vittoria ad ogni costo. Sarebbe importante trasmettere questa serenità anche ai ragazzi di oggi.
quali altri valori umani trapelano dal ciclismo?
Beh, mi vien facile dire quei valori della
vita come il carattere, il temperamento, la perseveranza, la combattività, la non arrendevolezza. Esaltarsi nella fatica. Anche quando si è allo stremo delle forze, tentare ancora una fuga, provare ancora una volta... i valori della corsa viaggiano su binari paralleli con quelli della vita.
In bici si pedala da soli. ma, nel ciclismo, quanto conta lo spirito di squadra?
Il ciclismo è anche sport di squadra, ma chi vince è sempre il singolo. Anni fa c'erano anche le cronometro a squadre, ma la gioia di un corridore che vince da solo, credo sia sempre superiore ad una vittoria di squadra. Alla fine si ricordano i nomi dei singoli grandi campioni.
Se faccio quello del "cannibale" Eddy merckx, cosa le evoca?
Il mio più grande avversario, e di
“ “ Gimondi Felice
Ero convinto di farcela... poi vinse Merckx.
Cercavo una ragione, una causa di quella sconfitta.
Venne a galla col tempo: la causa vera era che Eddy era più forte.
Capito questo, ho ritrovato la mia serenità e...
conseguenza il rispetto. Nel ciclismo bisogna averne molto verso sé stessi, ma altrettanto verso gli avversari. Non puoi bluffare in questo sport come in altri. Puoi fare il furbo, sì, ma alla fine, a giochi aperti, paga solo l'affrontarsi correttamente a viso aperto. Merckx, è stato il mio rivale di sempre, abbiamo avuto grandi scontri, sempre con grande lealtà. Psicologicamente le volte che mi batteva (specie le prime) era difficile, ma è stato fondamentale. Oggi posso dire che questo sano antagonismo mi è servito molto, soprattutto nella vita, quando ho smesso di correre. Con lui oggi siamo amici; quando capita stiamo a cena insieme. Recentemente l'ho
incontrato in una gara di vecchie glorie del ciclismo, è sempre piacevole ricordare vecchi aneddoti.
ricorderete vittorie; quale la sua più bella?
Sicuramente il campionato mondiale di Barcellona. Difficilmente in volata avrei potuto battere Merckx. Eravamo in fuga in 4, di cui due belgi; mi sembrava impensabile che potessi vincere, avendo nel gruppetto Eddy, aiutato da un compagno. E invece lui arrivò stanco, sacrificò il gregario per far tirare la volata e indirettamente venne fuori una volata favorevole alle mie caratteristiche. Ripensando a quel giorno, vorrei mandare un messaggio a tutti i giovanissimi: perseverare e non arrendersi mai premia sempre. Se in quell'istante avessi pensato: vabbé tanto son battuto, mi rialzo, faccio una volata normale; non avrei vinto. È invece la volta dove stai per arrenderti quella in cui magari concretizzi.
Siamo in periodo di Joy Cup, la gioia di gimondi nel battere merckx, può descrivercela?
Immensa. In una vittoria ci sono mesi e mesi di sacrifici, rinunce e dura preparazione. Quando poi si raggiunge un obiettivo come il Mondiale è indescrivibile. La gioia di un ciclista può durare un secondo, se si arriva in volata - a volte non si ha nemmeno il tempo per alzarsi ed esultare a braccia al cielo -, oppure più prolungata, quando dopo una fuga si è consapevoli di non poter esser raggiunti da nessuno e il pensiero corre al traguardo, il viso è sorridente (anche se stravolto dalla fatica) ed ogni pedalata è gioia ed emozione.
la sconfitta piùcocente?
Sicuramente al Giro di Catalogna nel '68, quando Merckx mi batté per la prima volta in una cronometro. Merckx aveva appena vinto il Giro d'Italia, in quell'anno ma la
cronometro (a S.Marino, ndr) la vinsi io. Fu la prima volta che mi metteva dietro in una tappa a tempo. Ero convinto di vincere. Poi sbagliai tipo di gomme, cominciò a piovere, poi… poi Merckx. Ho capito in definitiva che lui era più forte, anche a cronometro. L'ho capito due anni dopo. Quella sera lì non dormii, pieno di pensieri, di recriminazioni, di rimpianti. Non fu facile assorbire quella ferita. Cercavo una ragione, una causa di quella sconfitta. Venne a galla col tempo: la causa vera era che Eddy era più forte. Capito questo, ho ritrovato la mia serenità, i miei equilibri, ho cominciato da capo, con questa consapevolezza, cercando di vincere in modo diverso.
un messaggio ai tanti giovani appassionati di ciclismo. Crescere con serenità. Se avete dei numeri, non preoccupatevi se all'inizio correte in una piccola squadra, ma cercate di crescere tranquilli che poi alla fine i numeri vengono fuori. A volte tanti ragazzini sono troppo presto impostati tatticamente e tecnicamente, in dosi massicce. A volte sono perfino i genitori che rimproverano i figli su come hanno impostato la corsa… Sarebbe bello vedere ancora dei ragazzi che seguono invece l'istinto, o fanno la corsa a proprio piacimento, magari sbagliando. Quegli errori gli serviranno per il futuro. In ultimo, ai genitori dico: Lasciateli divertire più che potete… dopo si vedrà quello che si può fare.
uno sport alla volta
Tennis
U U N N Pò Pò DI DI STORIA STORIA
Il tennis è sport che ha radici profonde nella storia dell'umanità, trae origine dall'antico gioco francese conosciuto come "jeu de paume", o pallacorda, gioco che consisteva nel rinviarsi la palla da una parte all'altra di un filo, colpendola con la mano fasciata di cuoio.
Dal XVI sec. la mano viene sostituita da una racchetta di legno, ed il filo da una rete; le regole di gioco vengono codificate per la prima volta a Parigi nel 1592.
Successivamente i paesi anglosassoni diventano i protagonisti della autentica esplosione di questo sport, quando viene brevettato in Inghilterra nel 1874 per merito del maggiore britannico Walter Clopton.
In Italia il tennis arriva ufficialmente qualche anno dopo, precisamente nel 1878, dove, a Bordighera, viene costruito il primo campo da tennis. Il primo campionato ufficiale viene disputato non per niente a Wimbledon nel 1877, (ancora oggi sede storica del torneo più prestigioso al mondo, sia per il suo tipo particolare di superficie su cui si gioca, l'erba, sia per essere l'unico
luogo dove la tradizione domina ancora gli interessi economici e di spettacolo). I primi campionati internazionali, si disputano invece negli Stati Uniti d'America nel 1881, in Australia nel 1905 ed in Francia nel 1925.
Il tennis fa subito la sua apparizione nell'edizione inaugurale dei Giochi Olimpici moderni, ad Atene nel 1896. Viene successivamente escluso a partire dall'edizione del 1926, per poi essere di nuovo inserito negli sport olimpici a titolo definitivo nel 1988, quando nello sport olimpico scompare la dicotomia tra lo status di sportivo dilettante e sportivo professionista.
Il governo di questo sport dal 1913 è stato di dominio del Lawn Tennis Federation, per poi diventare International Tennis Federation (ITF) nel 1977.
IltENNISmOdErNO
Il tennis negli ultimi anni è radicalmente cambiato. Negli anni 50-60 poteva essere considerato uno sport molto tecnico, e per giocarlo occorreva un bel "braccio"; oggi, purtroppo, il tennis è diventato uno sport molto fisico, dove tutti i grossi campioni sono costruiti
muscolarmente, e quindi il fisico si è sostituito alla tecnica, che non riveste più quell'aspetto preponderante (finiti i tempi di Laver, Newcombe, Mc Enroe, Navratilova).
Il tennis combina abilità tecniche, fisiche, tattiche e psicologiche e richiede in generale una adeguata capacità di percepire ed anticipare le mosse dell'avversario, di prendere decisioni istantanee e di adattare il gioco alle circostanze che ciascuna partita presenta.
quANdOINIzIArEAgIOCArEAtENNIS
Come per tutti gli altri sport, l'età giusta è 5-6 anni. Logicamente l'inizio sarà propedeutico, attraverso tutta una serie di esercizi atti al miglioramento dell'attività motoria di base del bambino, con degli strumenti appropriati tipo palle di gommapiuma, palle depressurizzate cioè sgonfie, racchette piccole in lega leggera. Per anni il tennis è stato "demonizzato" e ritenuto uno sport che fa venire la scoliosi: niente di più falso, in quanto le cause che portano alla scoliosi (la rotazione di un corpo vertebrale con curvatura della colonna) sono quelle
congenite e spesso sconosciute. Come per tutti gli sport, è opportuno supportare il tennis con una buona preparazione atletica, che predisponga la muscolatura e le articolazioni alle sollecitazioni che questo sport provoca, grazie agli scatti, agli allunghi, ed all'impatto della palla con la racchetta.
I COlpIdEltENNIS
Nel gioco del tennis la pallina può essere colpita in vari modi. Qui di seguito si analizzano i colpi principali: •battuta, ovvero il colpo con il quale si inizia una partita, e dove è importante l'equilibrio di alcuni gesti (il caricamento, l'innalzamento della pallina, l'inarcamento della schiena, il punto dove viene colpita la pallina stessa ed il relativo angolo di incidenza);
•diritto, il colpo sicuramente più istintivo da giocare, di solito per i destrimani è il colpo che si gioca dalla parte destra del corpo, cioè dalla parte con cui si tiene la racchetta;
•rovescio, è un colpo meno istintivo, questo perché la direzione di arrivo della palla, costringe il giocatore a colpirla dalla parte opposta con la quale tiene la racchetta, e la maggior parte dei giocatori tendono istintivamente a spostarsi dalla parte del diritto; •colpi al volo, sono le volèe e gli smash, colpi fondamentali per chiudere un punto, tutte le azioni create in precedenza con il diritto ed il rovescio da fondo campo sono in funzione per creare situazioni favorevoli per potersi avvicinare alla rete e chiudere il punto.
lErOtAzIONI
Tutti i colpi sopra descritti possono essere arricchiti dalle rotazioni, che nel tennis moderno sono ormai d'obbligo, perché aumentano il controllo della palla, e le fanno percorrere una traiettoria meno tesa, aumentando di fatto il margine di sicurezza; ed al tempo stesso il suo impatto con il terreno provoca difficoltà all'avversario nel ribatterla.
Le rotazioni principali sono di due tipi: il top-spin ed il back-spin. Nel top-spin,il movimento del braccioracchetta subisce una modificazione che lo porta nella fase di preparazione a scendere leggermente al di sotto della
traiettoria della palla da colpire. Nel back-spin, come per il top-spin, si verifica invece una variazione meccanica del gesto, e la racchetta nella fase di preparazione non completa l'allineamento con la palla, ma rimane al di sopra della traiettoria.
I COlpIpErIltENNISdEl tErzO mIllENNIO È cambiato e sta cambiando ancora il modo di controllare la palla. Nel gioco del tennis si possono elencare almeno cinque chiavi di apprendimento e perfezionamento tecnico-tattico del colpo: a) controllo, b) direzionalità, c) profondità, d) rotazioni, e) velocità. Analizzando i colpi da fondocampo, magari utilizzando dei bersagli posti sul campo, è utile colpire ripetutamente le palle tirate da un partner (maestro o palleggiatore) oppure da una macchina lanciapalle. Avendo a disposizione una telecamera che riprende le varie sequenze dell'allenamento, è anche utile rivedere l'immagine del colpo in esame osservando attentamente in "slow motion" cosa accade alla racchetta nel momento in cui si colpisce la palla. L'analisi prosegue successivamente confrontando il gesto tecnico con quello del giocatore professionista che più si avvicina allo stile personale di ciascuno (in questo senso è molto utile, come per tutti gli sport, un'attenta osservazione dei filmati delle partite tra i campioni, attraverso le quali è possibile apprendere molte situazioni tecnico-tattiche interessanti, che certamente stimolano le capacità e le possibilità di miglioramento).
Questo tipo di lavoro misto consente un generale miglioramento dell'alta definizione dell'immagine propriocettiva del gesto stesso (ossia della percezione del proprio corpo e dei propri movimenti). In tal modo è possibile ottenere una risultante ideomotoria (cioè l'immagine del gesto eseguito che abbiamo nella mente) più accentuata, ed in tal senso la performance complessiva ottenibile può subire un immediato ed evidente miglioramento.
Osservando attentamente il gesto di ciascun colpo in "slow motion" va prestata grande attenzione al punto d'impatto. Per avere il massimo del controllo del colpo, e con esso la
massima efficienza, questo va sempre cercato al proprio corpo.
Un piccolo trucco per riuscirci meglio in questo aspetto è quello di guardare attraverso le corde mentre si impatta la palla, oppure di posizionare il piatto corde esattamente parallelo alla rete e di correre in avanti fino a toccarla.
Un aspetto gestuale da catturare ai "professionisti" è il finale molto lungo del colpo, qualsiasi sia la loro posizione in campo e l'ampiezza delle loro aperture (particolarmente evidente è il finale durante un colpo d'approccio, che è sempre molto allungato).
È importante immaginare un gesto che parta dall'accelerazione iniziale dell'apertura e si concluda con un lungo e continuo finale, per far si che il gesto stesso non s'interrompa sul punto d'impatto, proseguendo invece in maniera fluida e continua, con il massimo della libertà di esecuzione.
AlImENtAzIONE
Il tennis è uno sport che combina componenti aerobiche (la capacità di mantenere una efficienza atletica ed energetica nel tempo) con quelle anaerobiche (la capacità di rispondere a più sforzi istantanei in un breve periodo di tempo come uno scambio). In generale il tennis è uno sport caratterizzato dagli sforzi brevi e ripetuti senza limiti di durata, dove l'alimentazione gioca un ruolo importante. Come per tutti gli sport è bene seguire sempre una dieta equilibrata sia durante i periodi di preparazione che durante i periodi di gara.
Il fabbisogno energetico varia a seconda che si debba giocare un singolo o un doppio; la prima colazione dovrà essere ricca di carboidrati complessi: latte con cereali, succhi di frutta, pane tostato con marmellata, bevande zuccherate; il pasto prima della gara, dovrà essere invece leggero e ricco di carboidrati, con proteine facilmente digeribili, pasta al pomodoro, pesce al forno, patate, macedonia ecc.
Per evitare disturbi digestivi, è consigliabile rispettare un intervallo di circa 3 ore prima della partita. Durante la partita, infine, importantissima sarà l'idratazione, specialmente nel periodo caldo, consiglio di bere molta acqua, magari arricchita con dei sali per reintegrare quelli persi con il sudore, succhi di frutta ecc.
Dritto, rovescio benessere e
L'incoronazione del tennis quale sport universale, è stata legittimata dalla recente inclusione nel programma olimpico. Sviluppatosi agli inizi del '900 come sport d'elite, il tennis ha saputo catturare l'attenzione della gente diventando un fenomeno diffuso a tutti i livelli e a tutte le età. Tuttavia fino a qualche anno fa, molti pensavano che esso non fosse uno sport da consigliare troppo precocemente, giustificando tali affermazioni con i danni che la unilateralità del gesto e l'essere uno sport individuale, avrebbero potuto
di Sergio Cameli
comportare sul fisico e sulla psiche dei bambini!
Il tennis è tipicamente uno sport di situazione caratterizzato dall'alternanza di pause e scambi di gioco durante i quali il giocatore deve ricorrere ad una serie di adattamenti. Da un punto di vista fisiologico, le qualità del tennista sono costituite da mobilità articolare, alta reattività ed elasticità muscolare, elevata velocità di spostamento, forza esplosiva con grande capacità di reclutamento muscolare, resistenza alla velocità. Oggi si ritiene che la preparazione fisica del tennista possa iniziare fin dalla tenera età, purché associata a programmi di allenamento generale atti a sviluppare abilità diverse, a rendere divertente l'attività sportiva e a prevenire disturbi da sovraccarico funzionale. Tali
supporti, hanno il compito di contribuire a migliorare lo stato di salute del giovane, a prescindere dallo studio specifico del gesto tecnico. La multilateralità può essere curata attraverso esercitazioni come lo stretching, la corsa, la ginnastica che servono a sviluppare velocità e resistenza generale, solo successivamente si alleneranno le componenti neuromuscolari e articolari connesse con lo stile di gioco e con la tecnica.
Questo sport necessita di caratteristiche metaboliche di tipo aerobico anaerobico alternato. L'energia necessaria deriva dalla scissione della fosfocreatina, per cui molto difficilmente un tennista produce valori significativi di acido lattico, poiché le azioni hanno solitamente la durata di pochi secondi e le pause del gioco permettono il recupero metabolico. Il giocatore di tennis deve possedere doti elevate di anticipazione e coordinazione necessarie a sviluppare movimenti complessi in velocità, rapidità nella risposta a stimoli complessi, equilibrio che gli consenta di riprendere al più
presto la posizione di partenza dopo un gesto e controllare la propria posizione in campo, anche in relazione alla presenza dell'avversario. Il tennis comporta un notevole dispendio energetico un alto consumo di liquidi ed elettroliti, specialmente in occasione di partite giocate nelle ore più calde della giornata durante la stagione
estiva. La bottiglietta con l'acqua, i sali minerali e un frutto dovrebbero in questi casi essere sempre a portata di mano: bere frequentemente è il modo migliore per prevenire crampi, disidratazione e colpo di calore.
Dal punto di vista traumatologico, le lesioni acute più importanti a carico del tennista sono rappresentate dagli strappi
Al fast food
Il pasto veloce è oggi diventato un fenomeno di costume "culturale", specialmente nelle grandi città. Purtroppo anche molti atleti, sono costretti per motivi di tempo a ricorrere a tale tipo di alimentazione che determina alcuni squilibri e alcune carenze importanti. Il rischio principale di tale tipo di nutrimento è un deficit relativo a carico principalmente delle vitamine A D ed E, (che hanno anche una funzione antiossidante) e delle fibre alimentari. Per tale motivo il pasto del fast food dovrebbe essere adeguatamente integrato.
Vitamina A : verdure verdi, carote, patate, meloni, albicocche.
Vitamina C: arance, kiwi, pompelmi, peperoni, ciliegie, broccoli.
Vitamina D: latte magro, yogurt.
Fibre alimentari: cereali integrali.
Alcuni fast food oggi presentano alcuni alimenti utili in tal senso come buffet di verdure e cibi cotti al forno.
Per non far mancare i carboidrati può essere utile prendere del riso, legumi, insalate e frullati. In tal modo è possibile ridurre i cibi fritti con salse tipo maionese, olio e formaggio che squilibrano la dieta fornendo un quantitativo eccessivo di grassi.
in special modo dei muscoli del polpaccio, dalle distorsioni del ginocchio e della caviglia. Tra le patologie da sovraccarico più frequenti troviamo l'epicondilite, chiamato comunemente gomito del tennista, che rappresenta l'infiammazione dei tendini di alcuni muscoli dell'avambraccio che si inseriscono sulla zona esterna del gomito nonché l'infiammazione dei tendini della cuffia dei rotatori della spalla. Alcune concause sono rappresentate dagli attrezzi di gioco. Una racchetta non ben proporzionata all'atleta con una tensione delle corde eccessiva, può infatti determinare un traumatismo a carico del braccio, che associata a movimenti non perfetti dal punto di vista biomeccanico, possono determinare fenomeni di sovraccarico.
Il CSI guarda al futuro
Tutti, indistintamente, da qualunque direzione veniamo, sentiamo il bisogno ed insieme il desiderio di riscoprire e di tornare a contare sulle cose autentiche, su quei valori, oggi, troppo spesso derisi o banalizzati: la serietà e l'onestà nell'impegno associativo; la fedeltà, la passione e la dedizione alla promozione dello sport; la sacralità del mettersi al servizio degli altri, di tutte le categorie di persone soprattutto quelle più deboli e svantaggiate: i ragazzi, i giovani, i portatori di handicap… Non è un'impresa facile ma è qui che si gioca la grande sfida e la credibilità del CSI e di ciascuno di noi che lo rappresenta ai diversi livelli associativi. La sfida è tra il materialismo pratico (pratica abituale delle attività sportiva vista solo come prodotto da consumare, a-morale) e il personalismo cristiano (che si fonda sul rispetto della libertà e della dignità della persona umana). Ecco la grande avventura, il grande compito che dà significato alla presenza forte del CSI. Chi decide di vivere per questo scopo non diventerà mai "vecchio".
Tra i nodi del grande sistema sportivo italiano ci sono: l'incoerenza, la disonestà e lo sfruttamento dello sport ai fini di arricchimento. Anche se le regole che prevengono tali comportamenti contro la dignità della persona umana ci sono, esse vengono continuamente
disattese. Ci sono due vie di uscita: la prima è di accettare che il mondo dello sport, compreso il CSI, non possa essere onesto e quindi sia in un continuo processo di degrado, irreversibile. In tal caso ciascuno si rassegna, si difende come può e la speranza è perduta. La seconda, invece, è di sperare che il mondo dello sport possa cambiare e divenire migliore di quanto non lo sia ora. Tale speranza deve essere ampia, non limitata nel tempo e ciascuno di noi è chiamato a compiere quanto è in suo potere per migliorare il "sistema sport", per renderlo più onesto e pulito. Nonostante gli inevitabili sacrifici che comporta al CSI la scelta della seconda via, essa è l'unica che potrà contribuire a far risorgere lo sport e contrastarne il male che lo affligge. Dobbiamo sperare tuttavia non necessariamente su un sistema sportivo perfetto, che non ci sarà mai, bensì in un modello sportivo
più giusto, più rispettoso della dignità delle persone che lo praticano.
l’AttIvItàSpOrtIvA
Tutti hanno chiara l'idea di che cosa si tratta quando parliamo di attività sportiva. Essa è il principio generativo della vita associativa del CSI. Ciò significa che l'Associazione mette al centro delle sue attività la promozione e l'organizzazione dell'attività sportiva. Essa ne è il fondamento, il midollo e la linfa. Su di essa poggia e si innesta tutto il progetto educativo del CSI. Perché questa affermazione non rimanga uno slogan occorre che la pratica sportiva
non venga ridotta ad un puro consumismo né ad un momento ricreativo di fine mese… L'attività sportiva deve essere intrisa di valori umani, di relazioni, di comportamenti concreti e deve tradursi in progetti sportivi innovativi e di qualità. Un'attività sportiva rivolta a tutte le fasce di età e in modo particolare alla fascia giovanile spesso sacrificata sull'altare della contabilità per difficoltà di cassa… poiché gli investimenti educativo-formativi sono improduttivi. Se non abbiamo il coraggio di ridare un autentico senso e valore umano all'attività sportiva, e di lottare per questo, affonderemo nella anarchia delle tante attività sportive "fai da te", passando da un'attività all'altra senza un reale coinvolgimento dei partecipanti; incalzati dalle urgenze, schiavi di un'agenda piena di impegni e senza riuscire mai a fare una verifica seria.
IlruOlOCENtrAlEdEllESOCIEtàSpOrtIvE
Solo un grande movimento di società sportive come luogo di accoglienza, di aggregazione e di avviamento alla pratica sportiva, può creare coesione sociale e favorire quelle interazioni tra atleti ed operatori finalizzate al conseguimento di obiettivi condivisi che è la caratteristica chiave che contraddistingue il CSI. Da una parte, dunque, una progettazione di attività sportiva (micro) che si muove sulle gambe delle Società sportive; dall'altra, una progettazione (macro) promossa e organizzata per tutte le società sportive dai Comitati territoriali.
lAprOgEttAzIONESpOrtIvA
La progettazione è tra gli elementi che qualifica l'attività sportiva del CSI. Purtroppo molti elementi di eterogeneità, contraddittorietà e frammentarietà caratterizzano una parte dell'organizzazione sportiva dell'Associazione rivelando quel vuoto progettuale e di obiettivi che ogni proposta di attività dovrebbe avere. Questo tipo di proposta sportiva si potrebbe paragonare ad un bambino che, trovandosi di fronte ad una sveglia, l'afferra e man mano la smonta tutta.
Alla fine ha davanti a sé una cinquantina di pezzi. E' stato veramente bravo a smontarla, ma a questo punto egli si smarrisce e piange: ha lì tutta la sveglia ma la sveglia non c'è più; gli manca l'idea, il progetto per ricostruirla. Al ragazzo manca una guida che lo aiuti a scoprire quel senso unitario delle cose, senza del quale egli vive una dissociazione, più o meno cosciente, ma sempre logorante. Così accade per molta attività sportiva che viene organizzata a livello territoriale. È anonima, neutra… ripetitiva, senza entusiasmo. Una buona attività sportiva rimette in gioco la partecipazione, la responsabilità, l'accoglienza…
Sono sorprendenti le osservazioni che un giovane dirigente ci ha inviato qualche settimana fa: «Il vero aspetto negativo dell'attività sportiva è quello di non far conoscere "l'umano" attraverso lo sport che, troppo spesso e tanto inutilmente, maneggiamo con altri significati. La nostra attività sportiva è impostata su un innaturale neutralismo
che annulla ogni valore… Lo sport viene spesso chiamato sul banco degli imputati per la violenza degli stadi, per il doping, per l'esasperazione della selezione e per il denaro… Certamente non lo si chiamerà mai perché non è riuscito a formare veri uomini, a meno che non capiti che questi "non uomini" commettano qualche sciocchezza grossolana, come ad esempio un episodio di intolleranza razziale. Più lo sport sarà neutro più le persone che lo praticano saranno mediocri…». Allora possiamo affermare che l'identità dell'Associazione si comunica attraverso la qualità dei suoi progetti sportivi, facilmente realizzabili e che siano ben riconoscibili. Ciò significa che la presenza del CSI sul territorio non si esaurisce (come spesso succede) solo in funzione della promozione dello sport e cioè far fare sport a più persone possibili… ma poter rispondere anche a quelle domande (molte volte senza risposta) che ci pongono le nuove generazioni: dare senso alla vita, dare orientamento, indicare una mèta…
Il 6 luglio di un anno fa Giovanni Trapattoni diveniva di fatto il quarantaquattresimo allenatore della storia della nazionale di calcio. L'investitura sarebbe avvenuta quattro giorni più tardi: il 10 luglio.
È passato un anno da allora e il Gioan dagli occhi cerulei e dai capelli argentati ha saputo mettere d'accordo tutti quanti: giornalisti, tifosi, gli stessi giocatori.
È stato più forte degli avversari (5 vittorie e un pareggio nelle gare di qualificazione a Giappone 2002), è stato più forte della cosiddetta crisi di talenti che sembrava condizionare il nostro prodotto (calcistico) interno, è stato più forte delle norme che sfavoriscono la crescita degli italici campioni a causa della completa liberalizzazione della circolazione dei calciatori stranieri nel nostro Paese.
Il Trap - e qui continuiamo a dare i numeri - ha inoltre giocato tre amichevoli, vincendone due, con Inghilterra e Sudafrica, e perdendone una, con l'Argentina. Ha convocato complessivamente 37 giocatori e sotto la sua gestione hanno debuttato in azzurro Bertotto, Materazzi e Pierini tra i difensori; Coco, Liverani e i due gemelli Zenoni, tra i centrocampisti. Un'annata da incorniciare, cominciata con il pareggio (2-2) di Budapest e conclusasi con la vittoria in Georgia che ci ha praticamente spalancato le porte d'accesso alla fase finale del mondiale di Giappone e Corea del prossimo anno. Al di là dei freddi numeri, va comunque ribadito che l'azzurro del Trap è stato un azzurro piacevole anche sul piano della manovra. La sua formula con tre difensori, quattro centrocampisti, un trequartista e due attaccanti, ha smentito seccamente coloro che - a torto - hanno sempre ritenuto il tecnico di Cusano Milanino un incallito difensivista. A lui piacciono i giocatori talentuosi ed è forse talvolta il suo esagerare in senso
Trap Un anno di
di Bruno Longhi
opposto (troppe pedine con caratteristiche offensive) che costringe la squadra ad inutili sofferenze quando, invece, basterebbero piccoli e forse impopolari accorgimenti tattici per far sì che si ottenga la quadratura del cerchio. Un esempio? A Tiblisi si era capito quasi subito che la convivenza in avanti di Del Vecchio, Del Piero e Totti costringeva ad un duro e massacrante lavoro - che aumentava col passare dei minuti - i quattro centrocampisti. Ma il Trap, fedele al suo cliché di allenatore OFFENSIVISTA, aveva preferito cominciare con la formula più spregiudicata per poi correggerla strada facendo (Di Livio al posto di Del Piero) perché lui è uno che in panchina ci vede. In questo suo primo anno ha avuto inoltre il grande merito di aver capito e aiutato l'esplosione di un campione vero qual è Francesco Totti. Ha proseguito, in questo senso, il lavoro cominciato da Zoff e ora si trova tra le mani un giocatore in grado di far girare la squadra che lui stesso ha paragonato addirittura al grande Alfredo Di Stefano. "Totti - spiega il Trap - sa giocare in ogni parte del campo ed è sulla strada giusta per diventare un grandissimo
centrocampista anche se con spiccate caratteristiche offensive. L'errore più grave sarebbe quello di continuare a definirlo una mezza punta". Insomma sembrerebbe proprio tutto oro quel che luccica alla corte del Trap. Ma sarebbe anche filosoficamente ingiusto dare eccessivo risalto a dei risultati ottenuti contro squadre oggettivamente inferiori. Vincere contro Georgia, Lituania o Romania deve rientrare nella normalità e non nella eccezionalità delle cose. Ma è anche vero che in un periodo storico in cui le "cenerentole" non esistono più, rispettare i pronostici è già un fatto importante. Semmai ci sarebbe da domandarsi se questa nuova nazionale azzurra sia in grado di reggere il confronto con le cosiddette grandi potenze mondiali. Un interrogativo che pare essere lecito ove si consideri che se è vero che abbiamo battuto l'Inghilterra a Torino grazie a quell'incredibile gol di Gattuso è altrettanto vero che a Roma, nell'amichevole contro l'Argentina, siamo stati nettamente surclassati. Si dirà: la nostra era una nazionale sperimentale. Tutto vero, anzi verissimo. Ma proprio sulle ceneri di quella partita deve essere eretto il futuro della squadra azzurra. Del resto il Trap sa benissimo che insegna di più una sconfitta che dieci vittorie. "Appunto per questo motivo - dice - voglio che ci sia un'altra amichevole di prestigio, contro una grande perché ci servono nuove verifiche importanti per continuare a crescere".
Il prossimo 5 settembre - dopo la gara di qualificazione contro la Lituania - ci sarà questo nuovo, grande scontro contro una superpotenza mondiale. Una partita di gala, ma anche - e soprattutto - un test per capire se nel 2002, ovvero 20 anni dopo il mundial '82, avremo le carte giuste per potercela giocare fino in fondo.
Stadium continua a indicarvi i siti e portali di grande interesse per chi opera nel mondo dello sport. Anche per giugno sono sempre tanti quelli curiosi e degni di nota. Per il prossimo mese, aspettiamo altre segnalazioni da parte vostra.
www.telebasket.com.
È il portale nº 1 al mondo dedicato alla pallacanestro: è suddiviso in più di 80 sezioni personalizzate per lingua ed ognuna con contenuti customizzati per ogni paese. Il database comprende e gestisce le schede tecniche e le statistiche dei risultati di più di 13.000 giocatori aggiornate quotidianamente . Contiene inoltre il sito ufficiale dell'Eurolega e delle principali squadre europee. La versione italiana di Telebasket e di tutti i siti ufficiali delle squadre sono parte integrante del portale di Italia On Line. I Siti Internet delle squadre saranno accessibili digitando direttamente l'indirizzo Internet delle squadre ma anche con accesso dal portale.
www.ihwc.net
Nonostante in alcune città dell'Italia settentrionale rappresenti una realtà importante, ùprendiamo ad esempio Milano e Bolzano, l'Hockey su ghiaccio rappresenta ancora uno sport decisamente di "nicchia" sulla penisola, e il suo movimento è indubbiamente inferiore a quello di altri paesi quali gli Usa, la Svezia o il Canada. Questo è il sito ufficiale interamente dedicato ai Mondiali di Hockey su ghiaccio. Vi troverete risultati, commenti, statistiche, e tutte le informazioni sulle prossime finali.
www.worldstadiums.com
Lo sport, dal vivo! Nonostante i tentativi di soggiogare gli eventi sportivi agli interessi della televisione, l'assistere dal vivo ad una partita di calcio, di basket o di qualsiasi altro sport rimane un'emozione di quelle che si ricordano per tutta la vita. Di importanza fondamentale per una piena fruizione dello spettacolo offerto in campo è lo stadio, la struttura sportiva per eccellenza. È ora possibile fare un viaggio virtuale tra i vari continenti e visitare un gran numero di stadi presentati con foto, la capienza, il numero di posti a sedere, la funzione a cui sono preposti (calcio, baseball, atletica) e l'anno di costruzione. Questo sito rappresenta il più grande archivio del genere al mondo.
www.golfitaly.com
Il golf è uno sport da ricchi? Forse, ma non è certo una scusa per saperne poco o niente. Su questo sito, troverete tutte le informazioni e le ultimissime novità sulle
www.biggym.it Volete organizzare una manifestazione sportiva e farla diventare l'evento più importante e desiderato dell'anno? Allora surfate dritti sul sito ufficiale del Big Gym, la palestra a cielo aperto costruita allo Stadio dei Marmi di Roma, giunta quest'anno alla sua 5a edizione. On line, oltre alla classica vetrina e ai partner della manifestazione, vedrete con quale facilità si può prenotare un campo sportivo o una postazione per lo spinning. Ma la novità assoluta descritta nel sito è che da quest'anno basta un semplicissimo messaggio sms per garantirsi meno code e più sport. Da vedere sul web ma soprattutto da visitare di persona.
www.giochidelmare.it
A grandi passi ci avviciniamo alla stagione estiva, alle tanto agognate vacanze, a quel meritato riposo atteso un anno intero. Perché non partecipare, invece, ai Giochi del Mare? Il loro obiettivo è quello di riuscire a riunire in un unico evento annuale di ispirazione olimpica, così come ogni quattro anni si riuniscono nei Giochi
Invernale gli sport della neve e del ghiaccio, le discipline sportive legate al mare con quelle legate alla spiaggia. L'edizione 2001 vedrà confermata la presenza del beach volley, come quella del beach rugby, le due discipline che insieme al beach soccer padroneggeranno sulla sabbia. Il sito della manifestazione permette di rivivere le 3 precedenti edizioni attraverso dati e immagini, di mettersi in contatto con il Cogidem, un vero e proprio Comitato Organizzatore che si occupa della realizzazione pratica dell'evento, di condividere in un Forum le domande, gli annunci, le risposte dei lettori dei giochi del Mare.
principali gare di golf e sui maggiori giocatori del nostro Paese. C'è anche la possibilità di partecipare a diversi forum di discussione dedicati alle notizie di attualità golfistica.
La squadra di Edy Reja fa visita ai carcerati
Vicenza: che bel goal!
di Francesco Brasco
Il grande calcio entra in un carcere. È successo il 30 ed il 31 maggio scorso al "San Pio X" di Vicenza, dove nel campo situato all'interno dell'istituto penitenziario una rappresentativa di carcerati ha affrontato in amichevole il Vicenza di Zauli, Toni e Kallon. "Si tratta di un'iniziativa davvero unica - ha spiegato la direttrice, Maria Grazia Bregolinon solo per la nostra realtà ma anche a livello nazionale, visto che nessuna squadra di serie A aveva mai disputato partite all'interno di un carcere".
Nessuna "fuga per la vittoria", stavolta. L'epilogo nella doppia sfida sportiva (oltre al calcio, il volley) tra il Vicenza Calcio e il Real CSI Vicenza ed i reclusi della casa circondariale San Pio X sono stati solo abbracci e strette di mano. Momento clou della due giorni di sport in carcere, nemmeno a dirlo, la sfida calcistica con i campioni della serie A. Del club biancorosso c'erano tutti i componenti della rosa, compresi gli infortunati che non potevano giocare, lo staff dirigenziale ed il tecnico Edy Reja. "Abbiamo accettato volentieri l'invito - ha detto il dg Rinaldo Sagramola - e crediamo sia importante il connubio tra un'isola felice qual è il calcio ed una meno felice qual è il carcere".
L'iniziativa è stata resa possibile dall'impegno del CSI di Vicenza, presieduto da Sergio Serafin, e dall'associazione di Maurizio Ruzzenenti "Progetto carcere 633" che opera in tutto il Veneto. Il Vicenza, nonostante fosse invischiato nella lotta per non retrocedere, ha dunque tenuto fede alla promessa di regalare un sogno a quei pochi prescelti che si sono alternati nella squadra dei reclusi.
È stata una bella partita, combattuta, nonostante il netto divario tecnico, poco importante in una occasione di festa come questa. I carcerati hanno dato il massimo ed il punteggio finale di 5 gol a 2 a favore del Vicenza lo può ben testimoniare.
Per i biancorossi sono andati a segno Tomic, Rossi, Dabo e Kallon (2) mentre per la squadra dei detenuti hanno coronato il sogno della vita Denis Torsello e Davide Neta. Lo scorso anno il "Real Vicenza" di Pablito Rossi si era incaricato di aprire un dialogo tra il carcere e l'esterno. Era finita 6 a 2 per la squadra di Rossi quel giorno. Le porte del penitenziario si sono aperte spesso per numerose sfide di volley, calcio ed atletica, con in campo sempre un manipolo di reclusi in regime di semi-libertà. Quindi lo scambio di favori con la visita del "Real CSI Vicenza" di volley e la supersfida con il Vicenza di mister Reja.
Maria Grazia Bregoli, alla quale il bomber Luca Toni ha regalato la propria maglia, con gli autografi di tutti i compagni, ha voluto quindi ringraziare il Vicenza Calcio per aver accettato l'invito nonostante il delicato momento della sua stagione.
Dopo il calcio, la direttrice del San Pio X di Vicenza ed Enrico Mastella, vice presidente del CSI di Vicenza, hanno obiettivi ben precisi e guardano alle prossime sfide. I campioni italiani di getto del peso Paolone Dal Soglio e Cristiana Checchi, del disco Diego Fortuna e di prove multiple Silvia Dalla Piana già si sono detti disponibili per l'ennesima sfida con i detenuti. Lo sport che abbatte le barriere a Vicenza, provincia leader in campo nazionale nello sport a favore dell'handicap e dei disagiati, ha trovato ancora ottime risposte.
Tump, toc, tump, toc, splash...
Racchettoni,
che passione!
Gioco da spiaggia o sport vero? La consueta partita a racchettoni dopo un bagno tonificante in mare è un classico della stagione estiva, che consente ad atleti e non di mantenersi in forma anche durante le vacanze.
Nessuna regola scritta, nessuna particolare misura per delimitare il campo di gioco (che praticamente non esiste), nessuna divisa, nessun attrezzo particolare. Bastano una vecchia e spelacchiata palla da tennis, due tavole modellate di resistente compensato, colpo d'occhio, un avversario e tanto fiato. L'occorrente per giocare a racchettoni è tutto qua. Teatro delle interminabili partite, la battigia di una qualsiasi delle spiagge italiane. Meglio se si scelgono i popolari e tolleranti arenili dell'Adriatico o del Tirreno al posto degli esclusivi luoghi ameni di Sicilia e Sardegna. Non per altro, ma solo per evitare di imbattersi nello sguardo un po' snob di sufficienza di chi forse è più abituato al polo e al golf. Eh sì, per chi ama la quiete i racchettoni hanno tutti i difetti di questo mondo: rumorosi, pericolosi; insomma, in una sola parola, fastidiosi per chi considera l'estate al mare un modo soprattutto per
di Rosita Farinosi
riposarsi a contatto con lo iodio e con il silenzio.
"Andate a dar fastidio da un'altra parte!". Impossibile il luogo deputato per una partita a racchettoni è esclusivamente la spiaggia. Cambiando scenario, sembra strano, ma si perde qualsiasi voglia di farsi venire le vesciche alle mani ribattendo per decine di volte una pallina bagnata e pesante a causa degli innumerevoli voli in acqua per un rovescio o un dritto maldestri. Non c'è campagna o montagna che tenga, a racchettoni si gioca esclusivamente in spiaggia.
Perchivuolefaresulserio
Per chi non ama la dimensione un po' troppo naif fin qui descritta, niente paura, anche i racchettoni sono diventati uno sport istituzionalizzato, anche se da spiaggia. C'è chi lo chiama beachtennis e organizza veri e propri tornei di singolo e doppio. C'è un campo e una rete. La palla non può cadere sulla sabbia e deve essere rinviata oltre la rete stessa. In pratica, un gioco del tennis, però fatto completamente a volo. In questo caso, sempre più spesso il padellone di legno è sostituito, per i maniaci della precisione, da sofisticati attrezzi in materiali sintetici che possono arrivare a costare anche più di 50 mila lire.
imitatoreoimitato?
O spiaggia o morte, dunque. I patiti del racchettone se ne stanno delle ore a fare
evoluzioni per evitare di far cadere la palla in terra. E, tra scatti in avanti, scatti indietro, tuffi e veroniche, di fatica se ne fa tanta e si suda con tutti i muscoli in movimento. Sì, in effetti si palleggia per il solo gusto di non farle toccare la sabbia. Giocare a racchettoni è conciliante e democratico. Non si tira per andare a punto, per spiazzare l'avversario oppure mirargli addosso per farlo cadere in penalità. Anzi, i più bravi sono quelli che si dannano l'anima per consentire all'altro di rispondere con maggiore facilità possibile. Insomma spirito del gioco è il gioco stesso, assicurare continuità e precisione ad un palleggio
che può anche essere infinito. Non essendoci regole ufficiali, ognuno si fa le sue: si può giocare in due, in tre, in cinque… come si vuole. Caratteristiche queste che fanno dei racchettoni qualcosa di ben diverso, pur con molti punti di contatto, dal tennis, dal ping-pong o dal tamburello. Grosse perplessità, quindi, su chi vuole farne risalire le origini all'ingegno di un appassionato dei campi
in terra rossa che, non potendo fare a meno, neanche d'estate, di un paio di set al giorno, avrebbe inventato questo sport. Niente di più falso, i racchettoni, invece, sono come le filastrocche dei nostri nonni, nascono dalla consuetudine popolare. Sono sempre esistiti, perché sgorgano da quella intuizione spontanea di chi è veramente agonista e ama fare movimento in libertà e in modo creativo.
unastoriarecente
Forse è proprio per questo che a metà degli anni '70, questo passatempo ha avuto la meglio su altre attività da spiaggia, togliendo molti appassionati, ad esempio, alla tradizionale partita di pallone a piedi scalzi tra scapoli e ammogliati. Così è, almeno stando a quanto ci narra la storia ufficiale dei racchettoni. Con il passare degli anni, gli altri sport sono stati spostati nelle retrovie degli stabilimenti balneari, relegati in modernissimi impianti, in campi sintetici con tanto di illuminazione e con tanto di regolamento, dove è possibile accedere pagando una quota, indossando scarpette particolari e solo quelle, divisa, accappatoio, ecc. (vedi calcetto, beach volley). Per i racchettoni niente di tutto questo. Basta averli riposti nella borsa da mare e, insieme ad un volenteroso compagno, avere voglia di fare un'oretta di sano movimento. Tanto poi, a fine stagione, si dimenticano nel bagagliaio dell'auto per riprenderli, un po' mangiati dalla salsedine, ma sempre efficienti, alla prima gita al mare dell'anno successivo.
Da Venezia a Pechino su due ruote. Dodicimila chilometri in bicicletta per contribuire al dialogo tra i popoli e per avviare un confronto tra popoli dalle differenti tradizioni. È l'originale iniziativa promossa dall'associazione "Ponti di pace" di Bassano del Grappa che coinvolge nove persone, di età compresa tra i 40 e i 60 anni, desiderosi di fare un'esperienza unica nel suo genere. E l'impresa che si propone di ripercorrere, sette secoli dopo, lo stesso itinerario del veneziano Marco Polo è davvero una avventura fuori dal comune. Con una matrice solidaristica. La spedizione, guidata da Aldo Maroso, rientra nei progetti legati all'anno indetto dall'Onu per il dialogo tra le civiltà. Un impegno atletico non indifferente, quello dei nove uomini partiti il 25 aprile scorso, motivato dalla convinzione che lo sport rappresenti un linguaggio efficace ed universale. Non solo testimonianza di pace da parte di una organizzazione che ha a cuore la diffusione dei principi di solidarietà soprattutto nelle zone interessate da conflitti bellici e da crisi economiche. È anche una spedizione culturale. "Si tratta - spiega Alberto Fiorin, 41 anni, grafico e volontario dell'organizzazione - di un itinerario ricco di suggestioni, che ci condurrà da Venezia in Slovenia e da qui in Croazia. Le altre tappe previste
12.000 km sulla scia di Marco Polo
Venezia-Pechino in bicicletta
di Rita Salerno
sono Serbia, Bulgaria, Grecia, Turchia, Georgia, Azerbaigian per giungere in Turkmenistan e Uzbekistan.
Mèta finale: la Cina". Un'impresa mai realizzata in precedenza con queste premesse. Dodici stati e dodicimila chilometri in 100 giorni lungo la Via della Seta. Un ingegnere elettrotecnico, un grafico pubblicitario, un commerciante, un elettricista, tre pensionati, uno sportivo e un imprenditore. A cui si unirà un fotografo per documentare con le immagini l'impresa. In pratica, i nostri ciclisti amatoriali saranno impegnati nella spedizione fino al 29 luglio prossimo. Ognuno dei partecipanti avrà a disposizione sacco a pelo e materassino. Mentre per l'alimentazione sarà garantita da integratori studiati appositamente da una equipe medica per le esigenze dei nove componenti del gruppo. Ma un viaggio del genere non si può improvvisare. E così tutti i ciclisti si sono sottoposti ad una preparazione atletica ad hoc. Il programma di allenamento specifico prevedeva l'utilizzo del cardiofrequenzimetro, strumento indispensabile per poter migliorare la resistenza, la potenza e la tenuta alla distanza. Scopo di questo training era quello di raggiungere non solo una buona tenuta atletica, ma soprattutto di evitare la sindrome da overtraining che compare quando non si affrontano le sedute di allenamento con metodologia ma improvvisando: un problema che
vale sia per gli atleti evoluti che per i cicloturisti.
Ma anche l'aspetto informativo non sarà trascurato: perché l'afflusso delle notizie sarà continuamente assicurato dal sito internet www.marcopolo2001.it che riporterà il diario di viaggio e splendide fotografie scattate da un reporter al seguito del gruppo. Un ponte ideale tra le civiltà che nelle due ruote trova la sua ragion d'essere.
I nove ciclisti saranno messaggeri di solidarietà internazionale perché porteranno fino alla Cina il progetto "1%" della fondazione "Etica ed economia" di Bassano del Grappa. Una iniziativa per la quale Giovanni Paolo II ha avuto parole di elogio quando ha detto che essa "intende sensibilizzare gli imprenditori a fare dell'impresa uno strumento di solidarietà, permettendo al consumatore di destinare l'un per cento della spesa a progetti di sviluppo per i paesi più poveri del mondo". Istanbul, Samarcanda, Baku e Alma Aty: mète di un itinerario affascinante conosciuto come la "Via della Seta" che attraversava le vaste regioni dell'Asia centrale mettendo in contatto popoli, nazioni, imperi e tradizioni diverse. Itinerari spesso mutati nel tempo seguendo le alterne fortune delle vicende politiche dei vari stati attraversati dalle carovaniere. E, dalla capitale cinese Chang'an fino all'oasi di Dunhuang, rimasta in gran parte invariata lungo i secoli. E sono proprio queste le zone oggetto dell'interesse della spedizione.
Inter - Milan: uno striscione CSI per dire no! alla violenza
C’è qualcosa di nuovo
oggi a S. Siro
di Lucia Teormino
Al Meazza stasera è in programma l'ennesimo derby milanese. C'è qualcosa di nuovo…in questo Inter-Milan. Sarà che si gioca di venerdì. Sarà perché quest'anno non vale uno scudetto, ma solo una qualche speranza di un posto in Europa. Ma c'è qualcosa di nuovo nella stracittadina. Le tifoserie sono comunque lì, in fermento, pronte a colorare la curva, ed a giocarsi dalle tribune i 90 minuti che valgono la supremazia cittadina. Anche il tunnel che accompagna i calciatori sul prato verde di S. Siro è al suo posto; le casacche dei ventidue protagonisti sono pure quelle canoniche, a righe verticali.
C'è qualcosa di nuovo però in Inter-Milan: sono i ventidue bambini, che accompagnano per mano i "grandi" campioni al centro del campo. Come per rincuorarli, per incoraggiarli prima del match, si rivolgono ai loro beniamini ed alle migliaia di occhi puntati sul proscenio milanese, dicendo: "Tutti insieme contro la violenza". Candidi come i bianchi completini indossati, i ventidue bambini provenienti da una società sportiva CSI (Oratorio S. Maria di Cologno Monzese) hanno sfilato prima dell'inizio della gara, facendo un giro di campo e issando un megastriscione con quella scritta inequivocabile. Il messaggio era quello di dare un forte segnale contro la violenza e, come è abitudine del CSI, lo si è fatto con grande semplicità. L'intento era quello di ricordare a tutti che lo sport è, prima di ogni cosa, festa, gioia e divertimento. Il vero sport non ha nulla da spartire con la violenza e con quanto purtroppo si verifica spesso sugli spalti degli stadi. L'iniziativa ha riscosso un grande successo, ed il pubblico non ha risparmiato gli applausi. Un grazie va anche alle due tifoserie, quella neroazzurra e quella rossonera che insieme al CSI hanno fortemente voluto realizzare questa iniziativa. La loro partecipazione è stata davvero sincera. Oltre agli scroscianti applausi provenienti dalle gradinate, al passaggio dei bambini CSI che stringevano con orgoglio il loro bandierone (lungo ben 10 metri), dall'alto degli spalti i tifosi milanisti e interisti hanno coperto la loro coreografia, rispondendo dalle rispettive curve ai piccoli atleti ciessini, con una scritta gigantesca dal contenuto molto chiaro: "Tifosi
sempre… teppisti mai!". Come a controfirmare che la violenza deve essere bandita dagli stadi per lasciare posto allo spettacolo e al gioco.
Moltissimi ricorderanno magari quest'Inter-Milan appena passato, come quello dell'eclatante 0-6 finale; molti altri non dimenticheranno invece quel "qualcosa di nuovo" cui hanno assistito in quell'anomalo venerdì 11 maggio al Meazza. Che non rimangano però solo parole.
unafotocheèPiùdiunricordo
L'anticipo dell'iniziativa antiviolenza, s'è giocato nella redazione milanese della Gazzetta dello Sport, dove è stato presentato il progetto CSI contro la violenza negli stadi.
Nell'occasione quattro giovanissimi CSI, appartenenti alla società sportiva OSA di Sesto S. Giovanni sono stati accolti da due testimonial d'eccezione, il capitano milanista Paolo Maldini ed il campione del mondo e d'Europa Laurent Blanc, interista. Dunque due difensori, anche fuori dal campo, di diritti inviolabili, quali la pace e la non violenza.
Nella foto tutta l'emozione dei piccoli calciatori, al fianco di Blanc e Maldini e la gioia di trovarsi insieme ai due campioni anche per questo scopo educativo.
Jonella, sei stata da poco consacrata migliore amazzone italiana. Quale valore dai alla tua vittoria?
È stata fondamentale per me, perché mi ha permesso di ottenere la qualifica per Piazza di Siena senza dover passare per altre selezioni. Ma oltre ad essere importantissima per la mia carriera, è stata un'esperienza bellissima anche dal punto di vista personale, perché erano tre anni che sfioravo questo concorso, finendo sempre prima riserva, e finalmente il sogno si è avverato.
cosa significa essere "prima riserva"? Significa che, se non vieni convocato entro due o tre giorni, non sei costretto a venire. Certo, sei sempre in preparazione, ma almeno non hai l'angoscia di sperare che ti chiamino da un momento all'altro; sai che se non sei stato scelto e te ne resti tristemente a casa a guardare il concorso in Tv.
Jonella sport al femminile
Ligresti
di Solen De Luca
Jonella Ligresti, 34 anni, milanese, vincitrice martedì 1 maggio del Campionato italiano Amazzoni a Modena, si è guadagnata di diritto l'ammissione alla rosa dei cavalieri italiani che hanno partecipato al 69° CSIO di Roma, a Piazza di Siena. Oltre ad essere un'affermata imprenditrice, l'amazzone milanese è anche mamma di Ludovica, una bambina di 8 anni.
torniamo al concorso csio di roma. come è andata? e quale è stato il tuo percorso prima di arrivare fin qui? Poter partecipare a Piazza di Siena era uno dei miei obiettivi da quando ho iniziato a montare a cavallo, e confesso che il risultato stavolta passa un po' in secondo piano.
In ogni caso, credo di essermi comportata piuttosto decorosamente: anche se non ho ottenuto risultati eccellenti, le gare mi sono andate abbastanza bene, e sono molto soddisfatta. Per quanto riguarda i miei inizi, sono lontanissimi, e fin da piccola avevo la passione dell'equitazione. Mio padre aveva dei cavalli da galoppo, e mi racconta spesso di una volta in cui - avrò avuto un anno - mi perse di vista e mi ritrovò poco dopo, dentro il box di un cavallo. Ecco, il mio percorso per arrivare a piazza di Siena è cominciato quel giorno lì.
ma quando hai iniziato a montare?
Direi all'età di sei anni, al mare: era estate e facevo lunghe passeggiate a Punta Ala, in Toscana. Poi, per il mio decimo compleanno, i miei genitori mi regalarono un'iscrizione al corso di equitazione del Centro ippico lombardo. E da qui, sono andata avanti.
come si diventa una buona amazzone?
Con molta pazienza e tanta costanza, spirito di sacrificio e determinazione: ingredienti comuni a tutte le discipline, non solo all'equitazione. Perché lo sport è una cosa meravigliosa, ma anche molto ingrata: spesso, quando non si ottengono i risultati per i quali si è lavorato tantissimo, ci si demoralizza. Ed invece bisogna andare avanti, pensare che tutto può cambiare e che si può riuscire negli obiettivi che ci si è prefissi, anche se magari, in quel momento, non è andato tutto secondo le aspettative. Il mio caso lo dimostra:
Ligresti
sono tanti anni che monto a cavallo, e sono stata spesso all'estero per partecipare a concorsi importanti. Solo quest'anno, però, sono riuscita ad arrivare a Piazza di Siena. La mia ricetta, dunque, è una sola: lavorare sodo e perseverare.
la donna ti sembra penalizzata nell'equitazione?
Sono convinta che un uomo, essendo più forte fisicamente, ha un vantaggio in più. Nel senso che il cavallo è un animale grosso, forte, che in un certo senso bisogna dominare, e chiaramente fai meno fatica, se la forza fisica ti assiste. Però, se riesce ad avere con il tuo cavallo un'intesa particolare - basata sull'equilibrio e sulla fiducia reciproca,
più che sulla forza - una donna può riuscire a fare quello che fanno gli uomini. È chiaro che, se io avessi molta più forza nelle mani e nelle gambe, in certi momenti di difficoltà sarei più aiutata.
Devo dirti, però, che ho scelto l'equitazione perché è uno dei rari sport in cui ti misuri esattamente alla pari con gli uomini: certo, la forza conta, ma se manca ci sono altre componenti con le quali si può sopperire, come il feeling con l'animale, il senso della distanza o il fiato.
Passando al lato finanziario, è vero che si tratta di uno sport per tasche facoltose?
All'inizio, la carriera equestre non
richiede molto denaro: le lezioni di equitazione costano quanto quelle di tennis. Però, se vuoi andare avanti e avviarti in un'attività agonistica, hai indubbiamente bisogno una certa tranquillità economica, perché devi poterti comprare un cavallo e poi mantenerlo. E questo è vero soprattutto in Italia, dove gli sponsor sono pochi e gli amanti dell'equitazione devono autofinanziarsi. La situazione è diversa negli altri Paesi - come in Francia, in Belgio o in Germania - dove infatti l'equitazione non è considerata uno sport da ricchi.
come vivi il binomio amazzonemamma?
È bellissimo. Anche mia figlia Ludovica è innamoratissima di questo sport. Anzi, fino ad ora avevo aspettato, ma le ho da poco comprato un pony, visto che me lo chiedeva con così tanta insistenza da un paio di anni. È sempre venuta con me a tutti i concorsi, anche a questo di Piazza di Siena. Pensa che, un mese dopo aver partorito, ero già in concorso, con lei nella carrozzina. Non mi sono fatta sconti neppure in gravidanza: ho continuato a montare fino al quinto mese, e poi ho ricominciato subito dopo. Quindi, per me, avere una bambina non è stato assolutamente un sacrificio. Tanto più che, come tutte le mamme sanno, mettere al mondo un figlio è sempre una cosa splendida: ti aiuta, ti stimola e non ti frena per niente.
FICEP, che schiacciate!
4, 5, 12, 14…, non stiamo dando i numeri! Si tratta semplicemente delle cifre stampate sulle t-shirts delle fans appositamente partite dalle Marche per tifare le squadre del CSI partecipanti ai Campionati Internazionali di Pallavolo della FICEP a Linz, Austria. L'evidente corrispondenza con il numero sulla maglia del giocatore del cuore non ha impedito loro di accompagnare con entusiasmo fin dalla prima giornata di gioco tutti gli atleti e le atlete provenienti da sette nazioni europee, radunatisi dal 23 al 27 maggio scorsi nelle due palestre delle scuole SHS Kleinmünchen e Rennerschule, immerse nel verde dei quartieri residenziali alla periferia orientale di Linz.
Nelle gare s'è potuto apprezzare il solito agonismo pulito, rivolto alla vittoria, ma non a scapito del fair play; ed anche bel gioco tecnicamente e tatticamente elevato. Un forte spirito di appartenenza ha contraddistinto e sottolineato l'impegno del CSI (Italia), DJK (Germania), FSCF (Francia), KKSVF (Belgio), NKS (Olanda), OREL (Repubblica Ceka) e SPORTUNION (Austria) durante quest'ultimo raduno internazionale di volley, svoltosi secondo la formula tradizionale dei campionati FICEP.
Per la SPORTUNION, la federazione organizzatrice, si è trattato di un'anteprima della prova generale dei grandi Giochi FICEP in programma nel luglio del 2003, sempre nel capoluogo e centro culturale dell'Alta Austria. E come ogni prova che si rispetti ha avuto la funzione di verifica e messa a punto non soltanto degli aspetti organizzativi e logistici, ma anche di quelli tecnici e sportivi.
Una volta di più si è evidenziata la necessità di non differenziare tecnicamente i regolamenti sportivi della FICEP da quelli delle federazioni internazionali. Come dire… la FICEP ha
di Micaela Tirinzoni
Linz, conclusi i campionati internazionali di volley
una sua valenza che si identifica nel modo di proporre e di fare lo sport e non con regole di gioco diverse. Come sancito dalla Magna Charta stessa della federazione, l'obiettivo è la promozione dell'uomo e con essa di quei valori fondamentali quali l'amicizia, la correttezza, l'onestà in campo, l'integrazione sociale, il rispetto di sé e degli altri e della dignità della persona nel suo ambiente culturale, sulla base dei principi del Vangelo. Nella profonda convinzione dunque che l'Europa del nuovo millennio passi anche attraverso gli scambi sportivi giovanili e che proprio tramite l'aggregazione dei giovani, l'incontro e il confronto con altre culture ci sia un'opportunità di crescita inestimabile, le quattro squadre targate CSI, composte da 12 atleti, un allenatore e un dirigente e accompagnate dal CTN Renato
Picciolo, in veste di capodelegazione ufficiale, si sono cimentate nel torneo per le categorie assoluti e giovani (maschili e femminili). Grazie al serio lavoro di preparazione tecnicosportiva, nonostante le differenti modalità di selezione dei ragazzi e delle squadre nei vari paesi aderenti alla Fédération Internationale Catholique d'Education Physique et Sportive, le ragazze di Oristano con la loro piccola mascotte Andrea, si sono guadagnate l'argento, mentre i ragazzi di Modena hanno ottenuto un degno terzo posto. Alla loro prima esperienza internazionale, ragazze e ragazzi hanno vissuto prima con la titubanza che prelude ad un incontro nuovo e importante e poi con gioia, i vari momenti previsti dall'intenso programma austriaco. Hanno imparato a conoscersi e sono subito riusciti a fare gruppo tra loro e con gli altri team europei. Hanno partecipato alla celebrazione eucaristica in lingua tedesca nel cuore della città, capoluogo di provincia fin dai tempi dell'imperatore Federico III, ed hanno applaudito con vigore alla premiazione che ha avuto luogo, nel corso della serata di sabato 26 maggio, nello splendido salone dei balletti del Palazzo della "Kaufmännischer Verein Linz". E con rammarico, alle 5.30 del mattino successivo sono saliti sul pullman per rientrare a casa, sicuramente stanchi, ma con un'esperienza in più da ricordare e da raccontare.
Auf Wiedersehen Linz, al 2003!
Uno dei principi della psicologia sportiva, per lo meno quella applicata ad attività non individuali, sottolinea l'importanza del concetto di "gruppo" per costruire una squadra unita, cosa che aiuta anche ad avere una squadra vincente. Non basta infatti mettere insieme degli atleti, anche ben allenati. Occorre anche, e soprattutto, dar loro uno "spirito di squadra", cioè una coesione di intenti, di motivazioni, di rispetto reciproco. In due parole: plasmare un "gruppo". La storia dello sport è piena di esempi. L'Inter del "mago" Herrera, il Milan di "paron" Rocco, l'Ignis e il Simmenthal degli anni 70, e più recentemente gli azzurri di Spagna 82, i "dream team" di Velasco e di Rudic. Nessuna di queste gloriose pagine di sport sarebbe stata scritta se non ci fosse stato quell'affiatamento, quell'omogeneità, quell'impegno comune che soltanto il "gruppo" è in grado di esprimere. "Tutto e subito" sembra ormai la parola d'ordine di un mondo sportivo disposto a sacrificare sull'altare del successo e dei risultati quei prinipi di lealtà sportiva che mai dovrebbero essere trasformati in merce di scambio. Ecco allora che sempre più spesso si imboccano squallide scorciatoie pur di ottenere una vittoria. Basti pensare ai recenti scandali che hanno turbato il mondo del calcio: doping, passaporti falsi, scommesse. In questo disarmo generale dell'etica sportiva anche il concetto di "gruppo" ne esce inevitabilmente ridimensionato. Ai primi "attori" di una squadra (cioè i giocatori e il loro allenatore) questa logica perversa del "tutto e subito" ha ormai rubato il tempo necessario per trasformarsi in "gruppo". Tecnici e giocatori vivono con la valigia in mano, pronti a offrire i propri muscoli al miglior offerente. Ma così difficilmente si può costruire qualcosa di duraturo, ma soprattutto qualcosa che aiuti i protagonisti a crescere anche
gruppo “
parole di sport ”
di Claudio Arrigoni
umanamente. Non è un caso allora che l'impresa sportiva di cui tanto si è parlato in questi ultimi tempi sia stata la prima promozione in B della squadra di un piccolo quartiere di Verona: il Chievo. Qui non ha vinto il singolo, non il nome altisonante di un protagonista, ma soltanto e semplicemente il "gruppo", lo spirito di squadra. Occorre fare un passo indietro se non si vuole uccidere lo sport. Occorre che tutti (presidenti, dirigenti, ma anche i vertici delle federazioni e delle leghe societarie) lavorino per ridare credibilità all'ambiente sportivo. Cosa che non vuol dire appellarsi a un anacronistico e nostalgico ritorno al passato. È giusto che lo sport cambi, segua l'evoluzione del costume, della società, tenga conto delle nuove regole di un mercato che ormai ha abbattuto tutte le frontiere. Ma tutto questo non dovrebbe cancellare, per nessun motivo, i valori della professione sportiva. Valori che sono scolpiti nel codice genetico dell'atleta decoubertiano: lealtà, rispetto per l'avversario, spirito di squadra, generosità. Solo così lo sport potrà riconquistare quella funzione educativa
e morale che ha rappresentato la cellula originaria fin dal suo apparire. "L'autentico sportivo - ha scritto il grande pediatra Marcello Bernardirispetta tutti, indistintamente. A cominciare dall'avversario. Si può rincorrere il successo e il denaro, ma non si può fare dello sport. Lo sport richiede infatti non soltanto l'eguaglianza, ma anche la solidarietà, la collaborazione, l'amicizia del gruppo. Non si impara nulla da soli, arroccandosi nel proprio egoismo, eliminando i rapporti umani, guardando agli altri come nemici da distruggere e cercando di perfezionare le tecniche con cui distruggerli". Parole su cui tutti dovrebbero riflettere. A cominciare dagli stessi protagonisti, campioni tanto più pagati quanto più bizzosi. Personaggi difficili da gestire. Croce e delizia degli allenatori che stentano sempre di più a trasformare la squadra in un "gruppo" vincente. Invidie, gelosie interne, malcontenti minano quotidianamente la stabilità del gruppo. Una semplice scelta tecnica (il cosiddetto turn-over) si trasforma quasi subito in un boomerang che invece di migliorare la squadra finisce per generare spaccature nello spogliatoio. I conflitti non giovano a nessuno e meno che mai alla squadra. Un esempio illuminante di come entrambe le parti (giocatori e allenatore) dovrebbero comportarsi per il bene comune del "gruppo" l'abbiamo visto agli ultimi europei di basket a Parigi nel 1999. "Boscia" Tanjevic, il CT della Nazionale, ha osato lasciare fuori rosa nientemeno che Gianmarco Pozzecco, il miglior playmaker di quella stagione, perché inadatto al gioco della squadra. Il campione ha dimostrato grande maturità, accettando senza polemiche quella decisione, consapevole che il bene del gruppo è più importante di ogni altra ambizione personale. Risultato: l'Italia in quell'occasione vinse l'oro.
Pallavolo: ad Asti la 12 Ore
Domenica 27 maggio al Palaconbipel di piazza d'Armi di Asti si è tenuta la decima edizione della 12 Ore pallavolistica, grande festa dello sport e della pallavolo. 12 ore di tie break continuativo tra due formazioni miste, maschi e femmine. Fra le tante novità che il Comitato di Asti ha introdotto quest'anno, il fatto che la manifestazione si gioca sullo stesso parquet dove si è cimentata la BM2 nel campionato pallavolistico di A2. Inoltre, si è voluto dedicare alcune ore al volley giovanile visto che nel CSI quest'attività ha marcato un forte incremento negli anni 2000. Numerosi i premi tra i quali una borsa contenente i prodotti tipici della terra astigiana quali vino, yogurt, latte, caramelle e caffè.
2 Giorni Mare 2001
Ventitrè anni fa erano 4 squadre di pallavolo femminile che un sabato ed una domenica inaugurarono il torneo 2 giorni mare . Oggi le giornate di gara sono diventate tre (anche se il nome resta quello tradizionale), le squadre sono 100 e le discipline sono divenute 4. Una notevole crescita. Dall'8 al 10 giugno, 1500 ragazzi si sono ritrovati a Marina Romea, 7 km da Ravenna, per sfidarsi nel volley femminile, e misto, nel calcio a 5, nel beach-tennis (o racchettone), e novità di quest'anno nel nuoto ( meeting- Romano Benzoni, disputatosi nella piscina comunale di Ravenna). Alternando un crescione ad una piadina romagnola, ha prevalso come ogni anno l'aspetto ludico, giocoso, in perfetto clima vacanziero.
"Fantathlon Giocasport in Piazza" in provincia di Potenza
A Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, il 3 giugno scorso, molti ragazzi delle scuole elementari si sono radunati in Piazza San Rocco per il "Fantathlon Giocasport in Piazza". La manifestazione di giochi, promossa dal Comitato della Basilicata, si proponeva di utilizzare il momento sportivo per aggregare tutti gli alunni delle diverse fasce di età frequentanti la scuola elementare in un contesto diverso da quello quotidiano e scolastico. Questo per consentire uno sviluppo di rapporti più significativi sia con i propri famigliari che con il corpo degli insegnanti. Obiettivo raggiunto, quindi, se si tiene conto della forte presenza degli alunni: sono stati infatti in circa trecento ad accogliere in modo favorevole il "Fantathlon Giocasport in Piazza".
1° Corrinsieme Città di Tergu
Sardegna terra di fuoco. È proprio con questo spirito che i partecipanti al "1° Corrinsieme Città di Tergu" si sono riuniti il 20 maggio scorso in Piazza Autonomia a Tergu per gareggiare poi in tre distinte competizioni: oltre alla corsa campestre, quella su strada e su pista. I circa 90 atleti, divisi in nove fasce, sia femminili che maschili, hanno mostrato un grande allenamento per questa prova atletica che si è svolta nella pineta comunale. Fra le varie categorie presenti, tanti giovani che hanno scaldato gli animi.
Il Comitato di Gallura-Anglora, grazie anche alla preziosa collaborazione del Comune di Tergu (provincia di Sassari), aveva disposto tutte le strutture necessarie per permettere un corretto svolgimento della manifestazione.
"Terlaner Orientierungslaufer": l'orientamento altotesino.
Si è svolta con successo nel mese di maggio a Castelrotto la gara regionale di orienteering, valida come campionato Alto Adige. Tra i boschi della località altotesina la corsa ad orientamento, valevole come Trofeo CSI 2001, ha coinvolto oltre 120 ragazzi, tra cui alcuni di nazionalità austriaca. Lodevole ed oculata l'organizzazione, curata dalla società "Terlaner Orientierungslaufer".
Il 20 maggio, la 2ª edizione della "Corri Feltre"
Oltre un migliaio i partecipanti alla 2ª edizione della "Corri Feltre", provenienti in maggior numero da fuori provincia, tra cui anche atleti di nazionalità africana che hanno aderito alla Mezza Maratona. La "Corri Feltre" è stata organizzata dal Comitato di Feltre, con la partecipazione dell'Associazione Giro delle Mura, per la promozione dell'atletica leggera nei Comuni di Feltre e Pedavena. Tre i percorsi previsti: una mezza maratona - gara agonistica - di 21 km, e due gare non agonistiche di dodici e tre km. Anche quest'anno, la manifestazione ha radunato famiglie intere e numerose scolaresche accompagnate dalle maestre. La città ha risposto quindi positivamente all'appello di chi ha pensato la "Corri Feltre" come un evento agonistico. Un momento di festa e amicizia in alternativa allo sport non educativo troppo spesso sotto lo sguardo dei bambini e che ha quindi coniugato anche la passione di tante centinaia di persone per lo sport puro.
Almanacco
Bambini in festa nella palestra dei Vigili del Fuoco di Trapani
Secondo appuntamento sportivo riservato ai bambini del Centro Sportivo Italiano di Trapani. Agli inizi di maggio, presso la palestra del Comando dei Vigili del Fuoco di Trapani, circa 60 bambini hanno preso parte alle gare nelle tre discipline della ginnastica artistica, della ginnastica generale e del twirling. I piccoli atleti, tutti tra i cinque e gli otto anni, provenivano da Trapani, Marsala e Mazara del Vallo. La chiusura dei centri di formazione è stata invece un'occasione per esibirsi in un percorso polivalente da svolgere in palestra con l'utilizzo del monopattino. Il 29 maggio è stata infine festeggiata la fine dell'anno sportivo nel Palasport di Mazara del Vallo.
Ottomila di corsa per la Stracaltagirone
La Stracaltagirone, festosa ed allegra passeggiata attraverso le vie, le piazze ed i "carruggi" di Caltagirone, ha ripetuto, ancora per un anno, il successo degli anni scorsi.
La manifestazione, alla sua ventunesima edizione, organizzata dal CSI Caltagirone e patrocinata dal Comune, dalla Provincia e dalla Cassa S. Giacomo, ha visto la partecipazione di oltre ottomila persone. Un fiume di gente , variopinta, ha "marciato" alla riscoperta delle bellezze cittadine e del piacere dello stare insieme. La festa si è conclusa nell'incantevole scenario del Giardino Pubblico , dopo il saluto del sindaco e del vescovo V. Manzella. Premi per tutti, uno speciale al più e al meno giovane.
Sassello in rosa: che divertimento!
Provate a mettere insieme una ridente cittadina dell'entroterra ligure, famosa per gli "amaretti", i funghi ed il tradizionale calore dell'accoglienza, un comitato vivace come quello di Savona ed ancora 100 calciatrici liguri e piemontesi. Il risultato lo si è ottenuto il 19 e il 20 maggio con il 1° trofeo Città di Sassello di calcio femminile. Tirate le somme sono state due giornate davvero appassionanti. Otto squadre, divise in due gironi all'italiana. Eliminatorie il sabato, finali la domenica. In mezzo una saporita serata associativa. Vince la squadra di Imperia, ma poco importa. Importa invece, e parecchio, la partecipazione della città ospitante, che vista l'opportunità offerta dal torneo CSI, ha organizzato una squadra "Sassello in rosa", che in amichevole ha sfidato una selezione delle ragazze CSI.
Calcio, volley e basket: gli sport del 1° Trofeo Città di Porretta Terme
Dall'unione delle forze dei Comitati di Prato e Bologna è nato il 1° Trofeo Città di Porretta Terme.
Una manifestazione gratuita ed aperta a tutti che si è svolta nella cittadina il 2 e 3 giugno scorsi. Anche le atlete sono state al centro dell'attenzione con un quadrangolare di calcio a cinque femminile che ha entusiasmato gli animi.
2° Trofeo "Pepo Goal" a Castelverde
Dal 28 maggio all'8 giugno, il Centro Sportivo di Cremona si è fatto promotore di una bella iniziativa di solidarietà: un torneo regionale di calcio a cinque riservato ad atleti diversamente abili.
Il torneo, organizzato in collaborazione con l'Istituto Educativo Assistenziale S. Giuseppe di Castelverde, si è svolto in quattro gironi con sedici squadre.
La finalissima ha invece avuto luogo presso il Palazzetto dello Sport di Cremona l'8 giugno scorso.
A premiare i ragazzi il centravanti del Brescia Dario Hubner.
Mennea Pietro
Terminata la lunghissima carriera agonistica, Pietro Mennea si è immediatamente tuffato in altre attività. Diplomato all'I.S.E.F., laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche, è avvocato, docente universitario di diritto dello sport, procuratore e manager sportivo; dal giugno 1999, eurodeputato (membro effettivo della Commissione Cultura-Istruzione-SportInformazione e Giovani e Vice-presidente della delegazione parlamentare per i Paesi Mashrek e i Paesi del Golfo).
Onorevole mennea, lei ha fatto dello sport la sua vita: in prima persona come velocista ed ora come politico. Quale significato dà a questa parola?
Chi ha praticato un'attività sportiva a livello agonistico è quasi "costretto" ad occuparsi di sport. Così lo è stato per me: un po' per gli alti risultati conseguiti, un po' per la durata
di Solen De Luca
dell'impegno sportivo, un po' per il ruolo che ho ricoperto in tutti questi anni, fare dello sport una delle mie attività principali è diventato automatico ed ovvio. Per me, lo sport rappresenta un valore sociale fondamentale, un indispensabile strumento di crescita per l'intera società, e non solo la combinazione di gesti tecnici ed attività motoria. È qualcosa di molto più completo, che abbraccia la formazione e l'interazione sociale.
circa due mesi fa, lei ha presentato al Parlamento europeo di strasburgo il suo libro "l'europa e lo sport, il futuro dello sport europeo". di cosa si tratta? Questo libro è il risultato delle mie esperienze come eurodeputato al Parlamento Europeo, dove sono stato nominato relatore ufficiale del rapporto sullo sport, presentato alla conferenza intergovernativa di Nizza. In pratica, questo rapporto - che è stato votato lo scorso settembre, a Strasburgo - ha dettato i principi sui quali lo sport del futuro deve fondarsi. Primo fra tutti, la solidarietà interna, perché è indispensabile che le discipline ricche, come il calcio, aiutino quelle povere. Poi, l'importanza dell'insegnamento delle discipline sportive nelle scuole, mentre da noi l'educazione fisica è, purtroppo, considerata ancora la "cenerentola" delle materie. Abbiamo anche evidenziato il ruolo fondamentale del volontariato, senza il quale molte manifestazioni sportive non avrebbero successo. Inoltre, nella prospettiva di un
prossimo allargamento dell'Unione europea, abbiamo previsto il progetto di creare una federazione sportiva che possa tutelare gli atleti handicappati. Infine, abbiamo discusso sul principio della protezione dei giovani sportivi, il cui commercio è affidato a gente senza scrupoli.
Qual è la situazione oggi in italia?
Nel nostro Paese, oggi lo sport è più considerato. È stata, infatti, introdotta una nuova norma sportiva nazionale, e mi riferisco al decreto Melandri sullo sport e sul doping. Ma ci sono ancora notevoli progressi da fare.
uno dei progetti che le stanno piùa cuore è la creazione di un campionato di calcio del mediterraneo…
Proprio così. Date le numerose civiltà che vi si sono concentrate, il Mediterraneo rappresenta un vero punto d'incontro e di unione tra i ventidue Paesi di diverse culture che vi si affacciano. La sua centralità è quindi meritevole di attenzione sotto molteplici profili: da quello economico a quelli culturale e politico, da quello umanitario a quello solidaristico, legato alla ricerca di una fratellanza dei popoli. Dal punto di vista dello sport, ci sono certo i vari campionati nazionali, ma nessuno ha mai pensato ad un torneo così vasto, che abbracci tutte le Nazioni di quest'area geografica, compresi quindi i Paesi del Nord Africa o i Balcani. Questo campionato potrebbe diventare un veicolo per rafforzare i legami fra i popoli del Mediterraneo, o per riavvicinare quelli che hanno rapporti difficili.
più significativa. Ciò è potuto accadere per una serie di motivi, fra i quali il fatto che oggi le imprese che gestiscono i club di calcio non hanno più solo a cuore i successi sportivi della squadra, ma anche forti interessi economici.
negli anni
'80, lei parlò di sostanze chimiche usate da alcuni suoi colleghi. si trattava già allora di doping?
Perché proprio un torneo di calcio? Questo progetto del Campionato del Mediterraneo mi è maturato nel 199899, quando ero dirigente di una squadra di serie B: la Salernitana. Avendo vissuto un'esperienza così diretta nel mondo del calcio, ho poi pensato di proporre l'idea in ambito europeo. Il calcio suscita un incredibile interesse, è il più popolare ed il più aggregante degli sport, ma è anche quello che ha subìto una trasformazione
Quando ne parlai per la prima volta, più di venti anni fa, mi presero per pazzo. Ma a distanza di anni, la mia denuncia si è rivelata giusta, data la forte espansione del fenomeno. Oggi abbiamo una normativa penale comunitaria, ma si potrebbe fare ancora di più: l'Unione europea si è già mobilitata contro questo flagello attraverso una partecipazione all'Agenzia mondiale contro il doping,
creata nel 1999 e con sede a Losanna.
Quale consiglio darebbe ad un giovane che volesse intraprendere oggi la sua carriera?
Dare consigli è impossibile. Io non ero un predestinato: ho cominciato a fare il velocista tra le pareti scolastiche e il mio primo impatto non fu proprio dei migliori. Poi, con l'impegno, sono arrivati i primi risultati, agli inizi degli anni '70. Di solito, quando si pratica una disciplina ad alti livelli, non c'è tempo per fare nient'altro: l'atleta diventa una macchina perfetta. Da parte mia, ho cercato sempre di non vedere lo sport come un traguardo fine a se stesso, ma come parte del mio percorso umano. Tanto è vero che, mentre mi allenavo e partecipavo a ben cinque Olimpiadi, contemporaneamente studiavo per laurearmi.
Per maggiori informazioni su Pietro Mennea: www.pietromennea.it oppure www.emedia.it/pietromennea
Staffetta,
emozione! che
La buona notizia è che non esiste soltanto il calcio. E detto da me, che di calcio vivo, la vicenda rischia di assumere contorni fantastici. Il totempallone non appassiona più i genitori: la favola del guadagno facile, dei miliardi fin dalla tenera età sta scomparendo, lasciando spazio ad altre pratiche, più libere. Nuoto, atletica leggera, pallavolo, basket, pattinaggio, scherma. Andate nelle città o nelle periferie, i gusti stanno cambiando. Sta crescendo un modello americano: più sport per tutti. Da ragazzo, ovviamente, ho trascorso le mie giornate dietro una palla, ala destra o centravanti, inseguendo la mia giovinezza o il mito dei miei idoli: Mané Garrincha e Pertuzzu
Anastasi. Sono cresciuto nel Pertusa e nel
di Darwin Pastorin
Bacigalupo, per poi diventare il numero 9 della rappresentativa del mio liceo (il V° Scientifico di Torino). Ricordo una amichevole a Verona, la città dei miei genitori, in porta Priante, attuale capo dei servizi sportivi dell'Arena. Finì 1-0 per loro. In quegli anni, frequentavo anche l'atletica. Al CUS Torino, sotto la guida di Astrua. Salto in lungo e la staffetta 4x100. Ultimo anno del liceo, studenteschi, allenatore il nostro vicepreside, Gianfranco Porqueddu. Finali al parco Ruffini. Il lungo è un pianto. Troppo forte l'emozione. Non riesco a staccare da terra, sono bloccato. Tragicomica, invece, la staffetta 4x100. Io in prima corsia, Gianni Lanfranco (fuoriclasse del volley italiano e mondiale) in seconda, il velocista del Fiat Bassi in terza, Gualtiero Papurello, nazionale juniores di tirplo e lungo, in quarta. Durante gli allenamenti avevo, soprattutto, una preoccupazione: passare in tempo e con precisione il testimone a Lanfranco. Il fatto è che ai
cinquanta metri già cominciavo a urlare: «tuo!». Gianni s'arrabbiava: «diavolo, vieni più vicino!». Ed eccoci al giorno decisivo, dopo ore e ore di allenamenti. Di sofferenze, di corse e rincorse, di sogni a occhi aperti. Il Ruffini strapieno, una mattina di sole caldo, il mio cuore a mille. Sui blocchi, sono letteralmente paralizzato: a tal punto che a mettermi la pettorina con il numero è Porqueddu: «Mi raccomando,
sputa l'anima e vinciamo sicuro». Pam!
Parto che sono una scheggia, Lanfranco è laggiù, ma sono così lunghi cento metri? Ma quando finiscono? «Tua Gianni, tua!», ma Lanfranco è ancora lontano. Si gira, mi fa un gesto con le mani, come per dire: «cavolo fai, di nuovo?». Glielo passo, quel testimone così pesante e ingombrante. Vola lui, vola Bassi, vola soprattutto Papurello. Un trionfo, siamo primi! Baci e abbracci, prima della doccia fredda: «Siete stati squalificati. Papurello, nazionale juniores, non poteva partecipare, ma non lo avete letto il regolamento?». No, non lo avevamo letto. Peccato. Peccato, davvero. Tornando a casa a piedi, mi è scappata anche una lacrima. Mi vedevo sul podio più alto, la mano sul cuore. Pazienza, sarà per un'altra volta. Ma l'amore per gli altri sport mi è rimasto. Perché un gol è bellissimo, ma anche una staffetta, il salto il lungo sono emozioni forti, splendide, colorate. Correre è magnifico. Correre non per arrivare primi, ma per dire - semplicemente - esisto.
Milano: al Castello Sforzesco un mese di sport-giovani
È già caldisssima l'estate-CSI. Il nostro Stadium non va però in vacanza, ma arriverà nelle mani di 25.000 bambini, tanti sono i visitatori previsti nel grande villaggio sportivo allestito a Milano, all'ombra del Castello Sforzesco. Si chiama Sportlandia, la manifestazione collegata al tradizionale Stadium, all'interno del Parco Sempione, voluta dal CSI e dalla FOM, la fondazone degli oratori milanesi, che porteranno ogni giorno mille bambini a vivere lo sport all'aperto, nel cuore verde della propria città. Inserito nel programma di Milano-Estate, Sportlandia sarà aperta un mese, dal 15 giugno al 15 luglio e propone una megapalestra con 3 campi di calcetto, 3 campi di volley, 4 playground di basket. Non c'è il mare ma non manca un'area-spiaggia, dove s'alterneranno beach-soccer e beachvolley; in più una parete roccia per le arrampicate, giochi gonfiabili e per gli amanti degli skate e dei rollerblade, la possibilità di pattinare attraverso un circuito nel parco. Poi la pista per chi ama la mountain-bike e grandi giochi gonfiabili per i bambini. In più, Giocolandia, uno spazio riservato ai più
piccoli, con giochi da tavolo, ping-pong, scacchi, biliardini, e tutto ciò che può offrire un villaggio sportivo, a misura d'oratorio.
Negli ultimi 15 anni è la prima volta che il tema dell'oratorio estivo è lo sport. Quamicigioco è lo slogan che accompagna gli oratori estivi ed infatti in grande amicizia e sempre con grande sensibilità ad iniziative di questo tipo, hanno aderito le maggiori società di vertice milanesi, a cominciare dal Milan, dall'Inter, dall'Adecco basket e l'Asystel volley. Ogni giorno ci saranno minuti di incontro con i grandi campioni di queste squadre che saluteranno gli atleti presenti a Sportlandia.
Dino Meneghin, Guido Saibene, Montali sono solo alcuni dei nomi che scenderanno in campo in questa manifestaione.
Prologo al via del 15 giugno, una lunga notte da trascorrere insieme, progettato, ideato ed organizzato da 60 diciottenni, giocatori nelle nostre società, nella categoria cadetti, a dimostrazione che i giovani atleti sanno essere protagonisti anche fuori dall'ambito del gioco ed in favore degli altri.
La 12 ore notturna sarà una sorta di
cerimonia d'apertura di Stadium, e farà divertire i circa cinquemila iscritti, con musica, sport, cabaret, concerti ed una ghiotta spaghettata di mezzanotte.
"Una notte da sballo positivo" è stata ribattezzata, cioè un modo più autentico e più sano che porta a divertirti senza fare sciocchezze.
L'Associazione Vittime della strada, su questo tema porterà immagini e testimonianze, mostrando ai giovani cosa succede quando la "febbre del sabato sera" diviene un po' troppo alta. All'interno di Stadium ci saranno dieci serate giovani, dal 15 al 24 giugno, di spettacolo, di animazione sportiva, ma anche di momenti di riflessione, di dibattiti, che porteranno almeno un altro migliaio di giovani ad incontrare Stadium. Quest'ulteriore contenitore si chiama "Nel giardino del re" e ha in programma rappresentazioni come Jesus Christ Superstar (sabato 16) o quella dei percussionisti dei Mitoka Samba, e gli artisti dello Zelig (domenica 17) in "Senza sipario". Le dieci serate recuperano quel circuito sperimentato dalla diocesi nel cammino delle "Sentinelle del mattino", dopo la GMG, e che dunque vuole rendere i giovani protagonisti nella diocesi di Milano. Insomma una Milano da gustare, pardon proprio una Milano… da bere!
di Michele Marchetti
Programma Gioventù per i giovani
Un ufficio progetti al servizio delle società sportive e dei comitati territoriali e regionali che ne avessero bisogno è l'ulteriore servizio che la Presidenza nazionale ha istituito. Si tratta di un'attività di consulenza, finalizzata a qualificare la progettazione e orientata a costruire reti tra i soggetti all'interno dell'associazione, a promuovere azioni mirate alla formulazione e attuazione delle politiche sociali sportive, a aggiornare sulle opportunità di accesso a finanziamenti e contributi, attraverso l'invio via internet di comunicazioni periodiche. Un problema ricorrente, infatti, e che assilla tanti dirigenti di società sportiva è quello inerente i finanziamenti di attività sociali. Molti progetti di notevole interesse a favore dei giovani, i quali richiedono importanti investimenti, rischiano di non essere portati avanti per la mancanza di finanziamenti adeguati. Eppure, esistono leggi regionali, nazionali e europee che potrebbero consentire, almeno in parte, di superare tale problema.
Tra queste, sembra interessante segnalare due azioni. La prima è l'Azione 3 - Iniziative Giovani - del Programma Gioventù promosso dalla Commissione Europea ed in Italia coordinato dall'Agenzia Nazionale Gioventù presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Programma Gioventù promuove la mobilità, le iniziative, l'apprendimento interculturale e la solidarietà fra i giovani dai 15 ai 25 anni residenti nei Paesi membri dell'Unione Europea.
L'Azione 3 del Programma, in particolare, si prefigge l'obiettivo di offrire a gruppi di giovani la possibilità di beneficiare di un sostegno per l'attuazione di progetti a livello locale, volti ad affrontare questioni e problemi comuni a tematiche giovanili di attualità in Europa. Il finanziamento, quindi, riguarda le cosiddette Iniziative di gruppo.
Un'iniziativa di gruppo è un progetto ideato e gestito da un gruppo di giovani. Questi progetti rappresentano altrettanti esempi innovativi del contributo che i giovani vogliono e possono dare alla società che li circonda, nel rispetto dei loro interessi e bisogni. I progetti possono avere una durata compresa fra tre mesi e un anno.
Possono essere protagonisti di un'iniziativa gruppi di giovani di età compresa, in linea di massima, tra i 15 e i 25 anni. Un gruppo deve essere composto da almeno quattro persone, una delle quali si assume la responsabilità di presentare la domanda e di firmare il contratto.
La seconda opportunità è rappresentata dal progetto promosso dal Ministero degli affari sociali denominato Le nuove forme dell'associazionismo giovanile. Tale iniziativa, sempre all'interno del Programma Gioventù, sostiene e finanzia progetti promossi dai giovani per i giovani con l'obiettivo di
prevenire l'esclusione sociale. Sicuramente, molte società sportive promuovono azioni in tale direzione e rientrano fra i soggetti potenzialmente interessati. Il progetto, poi, indica come prioritari quelle iniziative promosse da giovani di alcune regioni del sud.
Per tutte le notizie utili, per i formulari di presentazione dei progetti, le scadenze, ecc., rimandiamo ai siti internet www.gioventù.it e www.librobianco.it. Tutti coloro che avranno qualche idea e vorranno chiedere una consulenza per lo sviluppo della stessa in un progetto da presentare, potranno rivolgersi per e-mail alla Presidenza nazionale all'indirizzo formazione@csi-net.it. Ricordiamo anche che dal 29 luglio al 5 agosto 2001, proprio per incrementare la qualità della progettazione nel CSI, sarà promosso un corso per progettisti. L'iniziativa informerà sulle opportunità di finanziamenti esistenti e, attraverso alcuni laboratori pratici, i corsisti saranno invitati a elaborare progetti avvalendosi di tutor esperti nel settore.
con i giovani
Progetto start
La Presidenza nazionale ha dato il via ufficialmente al Progetto START che mira alla promozione dell'agio dei minori, attraverso l'integrazione nella vita ordinaria delle società sportive aderenti. Queste dovranno rappresentare il punto di riferimento accogliente ed amichevole per i ragazzi, i quali potranno incontrarsi e, quindi, imparare a relazionarsi, scambiare le proprie esperienze e partecipare in maniera attiva alla vita democratica della società stessa. L'adesione al Progetto START prevede i seguenti step:
1. La richiesta di adesione. Entro il mese di giugno 2001, le società sportive interessate comunicheranno alla Presidenza nazionale la propria formale adesione al Progetto START.
2. L'idoneità. Il gruppo di lavoro istituito presso la Presidenza nazionale valuterà l'idoneità delle società sportive alla realizzazione del Progetto START.
3. La certificazione e l'iscrizione. Al termine di questa selezione, ogni società sportiva aderente al progetto dovrà contribuire al Fondo nazionale per i minori del Centro Sportivo
Italiano, versando una quota una tantum di Lire 900.000 in seguito alla quale la società sportiva otterrà:
- l'iscrizione all'albo delle società sportive promotrici del Progetto START, a cui sarà data ampia diffusione;
- l'iscrizione gratuita obbligatoria di un proprio tesserato al primo corso per operatori sportivi di strada (16-22 luglio 2001);
- lo sconto del 20% sulla quota di iscrizione per i propri tesserati a tutte le iniziative di formazione promosse a livello nazionale negli anni 2001-20022003;
- l'invio gratuito della news letter via email con informazioni periodiche in merito a finanziamenti nazionali ed europei, leggi nazionali e regionali di interesse, comunicazioni rilevanti in materia di sport, terzo settore, politiche sociali, volontariato, minori, ecc.;
- la certificazione di società impegnata nel progetto START, tramite l'invio dello specifico attestato;
- lo sconto del 25% su tutti gli articoli
editoriali e di abbigliamento prodotti da Aranblu s.r.l., società unipersonale del Centro Sportivo Italiano, per acquisti minimi di 250.000 lire pari a 129,11 euro;
- un bonus pari al 10% nel punteggio per l'assegnazione del sostegno finanziario di progetti pilota promossi dalla Presidenza nazionale e regolarmente presentati secondo il regolamento vigente relativo al finanziamento dei progetti pilota 20022003; - un servizio di consulenza privilegiato e gratuito via e-mail all'indirizzo di posta elettronica start@csi-net.it, relativo a presentazione di progetti, progetti formativi ad hoc, quesiti inerenti l'attività ordinaria della società sportiva, modulistica per l'inoltro di richieste di contributi, di convenzioni con scuole, enti locali, ecc..
Il formulario per l'adesione e il Progetto sono disponibili sul sito internet della Presidenza nazionale all'indirizzo www.csi-net.it.
corso per operatori sportivi di strada
Il corso ha l'obiettivo di fornire le conoscenze e le competenze necessarie al ruolo, finalizzandole alle possibili implementazioni nel settore sportivo e nell'ambito dei progetti promossi dal CSI.
a chisirivolge - Agli operatori impegnati nelle politiche sociali attraverso lo sport, agli operatori delle società sportive e dei comitati territoriali coinvolti in progetti pilota sostenuti dalla Presidenza nazionale e/o dal Ministero di Grazia e Giustizia, agli operatori delle società sportive aderenti al progetto START. argomentitrattati
• Il progetto educativo, sportivo e
culturale del CSI
• Il significato dell'ispirazione cristiana
• Il Patto associativo
• Normalità e devianza
• Disagio e disagi
• La comunicazione interattiva e la gestione delle dinamiche relazionali
• Il raccordo con il territorio: minori, carcere, servizi sociali...
• Dalla prevenzione del disagio alla promozione dell'agio: l'operatore di strada nella società sportiva
• Il CSI per una progettualità di strada a favore dei minori
• Normative per il finanziamento di progetti ad hoc
• CSI e Ministero di Grazia e Giustizia
Il CSI esiste nella misura in cui promuove attività sportiva. Come è stato ripetuto a Loreto, in occasione della Conferenza nazionale svoltasi dal 18 al 20 maggio 2001, perché l'attività sportiva rappresenti il principio generativo dell'esperienza educativa, umana e sociale che il CSI si propone di realizzare, occorre dare ad essa un più evidente spessore umano, tale che la faccia diventare il motore di crescita e di sviluppo di tutta l'Associazione. È per questo che occorre rilanciare l'attività sportiva ovunque, a cominciare proprio dal centro-sud (ma non solo), dove si rilevano grandi fermenti e enormi possibilità.Quello che appare assente in tanti territori è una strategia consapevole, matura e moderna di intervento di tipo promozionale. Proprio
per promuovere Una formazione lo sport
per questo, la Presidenza nazionale ha dato vita ad un percorso per promotori associativi, finalizzato alla formazione di professionalità in grado di promuovere lo sviluppo dell'Associazione sul territorio. L'obiettivo è costituire un albo nazionale dei promotori associativi, che saranno di riferimento per la realizzazione dei progetti di promozione e sviluppo finanziati dalla Presidenza nazionale. La prima esperienza pilota è già iniziata, con nove promotori associativi che stanno operando in Toscana, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia, Marche, Campania. Dal 29 luglio al 5 agosto 2001, invece, la Scuola Nazionale Dirigenti ha indetto il secondo corso per promotori associativi. Crediamo che sia
un'opportunità importante soprattutto a favore dei Comitati territoriali meno consistenti sotto il profilo numerico, del sud e del nord. Infatti, anche in alcune regioni del nord Italia sono osservabili province in cui la presenza del CSI risulta estremamente ridotta e in cui una strategia di rilancio è quanto mai necessaria. La Presidenza nazionale intende dare un notevole rilievo al progetto, stanziando annualmente un fondo nazionale per la promozione e lo sviluppo, destinato al sostegno dell'iniziativa.
I moduli per l'iscrizione sono disponibili su internet all'indirizzo www.csinet.it/corsi/snes/htm; ulteriori informazioni possono essere richieste via e-mail a formazione@csi-net.it.
Il CSI insieme alla Unione Italiana Ciechi
Il Raid intandem
È di pochi giorni la notizia di un protocollo d'intesa siglato dal CSI con l'Unione Italiani Ciechi, è già si sono visti concretamente i frutti. Ogni anno l'UIC organizza infatti una corsa ciclistica in tandem per non vedenti, che attraversa diverse regioni italiane. Dopo aver visitato Sardegna, Sicilia, Lazio, Calabria, Toscana, Piemonte e Puglia, nelle scorse annate, il "Raid in tandem", questo è il nome della manifestazione ciclistica, ha attraversato nel 2001 la via Emilia, fino alla Romagna. La XIII edizione, sottotitolata "dal Po all'Adriatico" ha infatti portato i corridori da Piacenza a Rimini. Sette le tappe disputate dai 48 tandem trovatisi al via nella settimana dal 3 al 9 giugno. Il gruppo ha toccato molti capoluoghi dell'Emilia Romagna: da Piacenza a Parma, poi a Reggio Emilia, quindi a Modena, dove la carovana ha fatto visita agli stabilimenti della Ferrari, arrivando a chiudere la tappa di fronte la celebre Accademia Militare. Dopo Modena, Bologna con visita alla casa motociclistica Ducati, poi Ferrara, Ravenna ed in conclusione Rimini, con il traguardo finale di Piazza Fellini. Ottanta i km percorsi mediamente in ogni tappa dai 96 partecipanti: sui pedali del tandem, davanti ai 42 non vedenti, altrettante "guide", compagni fidati normovedenti, fondamentali nella condotta del mezzo, ma anche nello spirito di squadra. Il ciclismo è infatti l'unico sport per ciechi, dove le guide sono considerate anch'esse come atleti. Nell'atletica non è infatti così. "È vero -
di Tito Della Torre
commenta Filippo Dragotto, responsabile nazionale dell’attività motoria e sportiva dell'Unione Italiana Ciechi -, isn bici i due sono in simbiosi, un tutt'uno. Se non fossero solidali, lo sforzo sarebbe vanificato. E in questo caso non è una solidarietà a parole, ma nei fatti. Si allenano molto insieme per stabilizzare il mezzo e nessuno scambierebbe la sua guida, per nulla al mondo". Prosegue Dragotto sul significato della corsa: "Questa variopinta carovana in tour attraverso l'Emilia Romagna, vuole dare testimonianza delle grandi capacità,
troppo spesso inespresse (non per colpa loro), che hanno i non vedenti in tutti i campi della società civile". Particolare di questa corsa è il carattere non agonistico. La velocità di crociera è controllata (dai 25 ai 34 km/h in pianura), anche su percorsi con buoni dislivelli. Si parte e si arriva tutti insieme, senza vincitori, né vinti. Vince chi partecipa ed i premi sono ben altri. Ad esempio, l'anno scorso, in occasione del Giubileo, fu grande l'emozione di essere ricevuti dal Santo Padre, dopo la passeggiata in tandem che dal Colosseo li portò in Piazza S. Pietro.
La TV sportivi degli
Oggigiorno lo sport e la televisione rappresentano un binomio inscindibile, a tutti i livelli. Da un lato, lo sport si presenta come un linguaggio universale capace di riunire di fronte alla TV quantità importanti di pubblico e di attirare investimenti pubblicitari; dall'altro lato, il mezzo televisivo offre alle realtà sportive una visibilità ed una legittimità che nessun altro media potrebbe garantire.
La visibilità è condizione necessaria per la crescita di una società sportiva: tramite la televisione, ad esempio, è possibile raggiungere facilmente molta parte dei propri sostenitori, rendendoli partecipi e informati, oltre che sui risultati e sulle prestazioni, anche sulle novità o sui nuovi obiettivi della società. Per legittimazione intendiamo, invece, la capacità di creare consenso attorno ad eventi o situazioni.
In particolare, questa capacità della televisione risulta fondamentale per risolvere problemi legati all'immagine di uno sportivo o di una squadra, danneggiati, per esempio, da alcuni fatti
di Marco Pigliacampo
o dichiarazioni specifiche.
Pur esistendo questo solido rapporto tra sport e televisione che deriva dal vantaggio reciproco, va tuttavia precisato che tra le due entità esistono continuamente frizioni e contrapposizioni.
Sovente il mercato televisivo sembra impossessarsi dello sport, o meglio di tutto ciò che nello sport "fa spettacolo", soffermandosi sulle immagini discutibili e sulle diatribe, registrando inesorabilmente solo ciò che intendono proporre con i propri mezzi, giornalisti ed opinionisti.
Le società sportive, dall'altra parte, non possono accontentarsi delle attenzioni "spontanee" delle emittenti televisive, ma dovrebbero esse stesse mantenersi in contatto con le emittenti in modo sistematico e periodico, al fine di raggiungere il più alto numero possibile di sostenitori e interessati. Questo lavoro di relazione dovrebbe essere compito, in ogni società sportiva, di un ufficio stampa.
ilresPonsabiledell'ufficiostamPa dovrebbe porsi da tramite tra la società sportiva e le emittenti televisive, organizzando al meglio i rapporti di comunicazione con le emittenti, tenendo presente tutte le differenze e le diverse esigenze della televisione rispetto altri mezzi di comunicazione di massa, come la stampa o la radio. Oltre ai normali comunicati stampa, fotografie e schede informative degli sportivi e ai costanti contatti con i responsabili delle testate è molto utile preparare dei video registrati, di lunghezza e contenuti differenti, in modo da poter offrire alle varie emittenti televisive differenti possibilità di servizi, a seconda dello spazio che possono e vogliono dedicare all'evento sportivo. Occorre capire che un servizio televisivo, composto di testo e immagini, comunica un bagaglio informativo superiore a qualsiasi articolo o intervista radiofonica: possono bastare pochi minuti di immagini e testo per riuscire a dare tutte le informazioni importanti e offrire un'immagine positiva della
propria società sportiva. Le immagini scelte dovrebbero essere lo specchio di una società che lavora e si impegna per ottenere il meglio a livello agonistico, ma anche di una comunità di persone, di amici, che sanno affrontare i momenti difficili, le sconfitte, per ripartire con la convinzione di poter ottenere i traguardi prefissati.
L'informazione parlata esige, ancor più dell'informazione scritta, di un linguaggio semplice, sobrio, chiaro, comprensibile a tutti. Bisogna ricordarsi che l'ascoltatore non ha sott'occhio un testo stampato, quindi la comprensione deve essere immediata e il linguaggio quanto più possibile vicino alla lingua corrente. Il testo non deve essere mai troppo lungo, perché il grado di attenzione dei telespettatori è molto basso e si rischia di annoiare il pubblico complicando la comprensione del messaggio. In un buon servizio televisivo, inoltre, immagini e testo sono collegati, in modo che le parole spieghino le immagini e le immagini, dal canto loro, siano lo specchio di ciò che viene detto. Di importanza fondamentale è la voce dello speaker, che deve essere chiara, senza accenti ed inflessioni dialettali, con un tono molto colloquiale.
Naturalmente il responsabile dell'ufficio stampa deve saper scegliere le emittenti televisive più adatte con cui mettersi in contatto, per essere certo di ottenere uno spazio e un buon trattamento.
Le emittenti televisive locali possono essere il contatto perfetto per una piccola società sportiva: sono facili da contattare, possono assicurare spazi abbastanza ampi e soprattutto si rivolgono ad un pubblico locale, che ha più interesse per le squadre locali emergenti e gli sportivi locali.
Il rapporto con le emittenti, in realtà, avrà maggiori possibilità di diventare fertile e costante se l'ufficio stampa saprà fornire alla tv un ampio ventaglio di materiale: dalla semplice informazione-comunicato stampa a curiosità videofilmate sui protagonisti sportivi della società.
La dichiarazione del sostituto d'imposta: novità, scadenze e adempimenti per le società sportive.
a cura di Francesco Tramaglino
Dopo l'IRAP il secondo appuntamento con il mondo dei dichiarativi fiscali, destinato, di qui in poi, a divenire abituale per molte società sportive, riguarda il modello 770, più noto, nel gergo dei consulenti fiscali e del lavoro, come "dichiarazione dei sostituti d'imposta".
In questo numero di Tuttoleggi forniremo alcune indicazioni generali per un corretto approccio alla compilazione del modello in parola, rimandando, per i dettagli, alle istruzioni ministeriali, gratuitamente consultabili sul sito www.finanze.it.
La prima questione, propedeutica ad ogni ulteriore considerazione in argomento, riguarda le società obbligate alla dichiarazione del sostituto d'imposta. Solo quelle che hanno corrisposto, nel corso del 2000, somme o valori soggetti a ritenute alla fonte, a contributi previdenziali (INPS) o assistenziali (INAIL) devono procedere alla compilazione e trasmissione del 770: in pratica si tratta delle associazioni con dipendenti e/o collaboratori remunerati (ivi inclusi i liberi professionisti, i collaboratori coordinati e continuativi, i collaboratori occasionali e i collaboratori sportivi cui siano stati corrisposte indennità di trasferta, rimborsi forfetari e compensi sportivi).
Le associazioni composte da soli volontari che effettuano esclusivamente rimborsi chilometrici e rimborsi spese documentate sono, pertanto, escluse dall'obbligo.
La seconda, che è poi una delle grandi novità dei modelli di quest'anno, consiste nel fatto che la dichiarazione del sostituto d'imposta va inviata esclusivamente on line.
Un aspetto di preminente importanza, dal quale dipende la modalità di trasmissione della dichiarazione, riguarda il numero di percipienti gestiti dal sostituto d'imposta nell'esercizio 2000: se questo non supera i venti soggetti allora il modello 770 può essere presentato in forma unificata (nell'ambito, cioè, dell'UNICO 2001 insieme alle altre dichiarazioni cui è eventualmente soggetta l'associazione). In tal caso il sistema di invio della dichiarazione è costituito dal servizio telematico INTERNET e la scadenza per la trasmissione è quella di UNICO 2001 enti non commerciali (cfr. istruzioni
ministeriali); se il numero di soggetti è superiore a venti occorre, invece, compilare e inviare il 770 in forma autonoma, tramite il servizio telematico ENTRATEL entro e non oltre il 30 giugno (che slitta al 2 luglio).
L'invio in telematico può essere gestito autonomamente dalle associazioni o essere affidato ad un intermediario abilitato (commercialista, consulente del lavoro, CAAF, ecc.). Nel primo caso occorre ottemperare ad una procedura di "abilitazione" le cui fasi sono descritte sul sito internet www.finanze.it, attraverso cui è possibile, talaltro, ottenere direttamente i codici pin (codici elettronici di autorizzazione) senza attese presso gli sportelli. Nel caso delle associazioni è necessario, tuttavia, che il legale rappresentante (il Presidente) richieda, in primis, un codice pin personale e, una volta ottenuto questo, il codice per l'associazione. Questa procedura esige l'inserimento preliminare di alcuni dati anagrafici nonché di alcuni dati reddituali relativi alla dichiarazione dei redditi 2000 (per il 1999) del legale rappresentante. In verità non è ben chiaro il motivo per cui sia necessario fornire queste informazioni, posto che il legale rappresentante fa richiesta del codice di abilitazione a vantaggio dell'associazione e non a titolo proprio. Tuttavia occorre osservare che si tratta di dati già in possesso dell'Amministrazione Finanziaria e che,
pertanto, non pongono alcun problema di comunicazione.
Per quanto riguarda, infine, i quadri da compilare osserviamo che le associazioni intese ad effettuare in proprio la dichiarazione, senza avvalersi, cioè, del contributo di un consulente professionista devono necessariamente porre scrupolosa attenzione alle istruzioni ministeriali, in quanto il modello 770 presenta alcune complessità.
Tuttoleggi richiama l'attenzione su alcuni dei quadri di principale interesse e, in particolare:
1) quadro SA: riguardante i redditi di lavoro dipendente e assimilati nonché i dati concernenti le posizioni INAIL INPS relative a qualsiasi rapporto.
2) quadro SC, relativo ai redditi di lavoro autonomo e a taluni redditi cosiddetti "diversi. Tra questi: prestazioni di lavoro autonomo professionale (liberi professionisti con partita iva); prestazioni di amministratori, sindaci e revisori; collaborazioni coordinate e continuative (fino al 31-12-2000 ancora nell'alveo delle prestazioni di lavoro autonomo di cui all'art. 49 TUIR, dal 1/1/2001 redditi assimilati al lavoro dipendente); collaborazioni occasionali; rimborsi forfetari, indennità di trasferta, premi e compensi per prestazioni sportive dilettantistiche.
Per i rimborsi forfetari, le indennità di trasferta i premi e i compensi erogati nel 2000 ai sensi dell'art. 25 legge 133/1999 e art. 37 della legge 342/2000, si precisa che essi vanno indicati anche se per essi non è stata effettuata alcuna ritenuta (in quanto non è stato superato il plafond annuale di 6 o 10 milioni previsto dalle summenzionate leggi). Non vanno dichiarati, invece, i rimborsi per spese documentate relative al vitto, all'alloggio, al viaggio e al trasporto sostenute in occasione di prestazioni effettuate fuori dal territorio comunale.
3) quadro SS, ove vanno riportati i dati riassuntivi relativi ai diversi quadri del modello 770.
domande & risposte
1. Vi sono limitazioni alla possibilità di effettuare giochi di carte o altri intrattenimenti da tavolo all'interno di un circolo associato al CSI?
In materia vigono una serie di norme di legge e di regolamenti tra i quali rilevano, in maniera particolare, l'art. 721 del codice penale e l'art. 110 del Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza. Mentre l'art. 721 del codice penale si limita ad individuare i criteri per la definizione dell'azzardo nei giochi (scopo di lucro e aleatorietà nelle vincite e nelle perdite), l'art. 110 TULPS stabilisce che nelle sale dei circoli e dei pubblici esercizi venga esposta la tabella dei giochi che l'autorità di pubblica sicurezza (il Questore) ritiene di vietare nel pubblico interesse. I giochi proibiti sono pertanto elencati nella suaccennata tabella che deve essere esposta affinché i soci del circolo possano conoscere, in buona fede, quali siano le specialità eventualmente illecite.
In sostanza sussiste una certa discrezionalità del Questore nell'indicare i giochi contrari all'ordine pubblico. Tale discrezionalità tuttavia non è senza limiti: infatti, come ravvisato nella recente giurisprudenza di cassazione, non può essere considerato "proibito" il gioco che non presenti il duplice connotato dell'aleatorietà (la vincita o la perdita non dipendono dall'abilità dei partecipanti) e dello scopo di lucro (i giocatori si disputano una posta di valore economico rilevante).
2. I lavoratori del settore pubblico o para-pubblico possono percepire compensi per esercizio diretto dell'attività sportiva dilettantistica di cui all'art. 37 legge 342/2000?
I lavoratori del settore pubblico e para-pubblico non possono, di norma, effettuare prestazioni di lavoro, autonomo o dipendente, al di fuori dell'attività lavorativa svolta per conto dell'ente di appartenenza. A meno che non godano di apposita dispensa dal dirigente dell'ente stesso. Ora i compensi di cui alle leggi 133/99 e 342/2000, pur fruendo di specifiche agevolazioni fiscali, restano pur sempre prestazioni di lavoro autonomo e, come tali, sostanzialmente incompatibili con l'incarico pubblico, a meno che non intervenga la dispensa citata in precedenza.
3. Un circolo deve necessariamente avere il numero di soci prescritto dai regolamenti comunali anche se non ha intenzione di attivare un servizio di somministrazione alimenti e bevande?
Occorre ricordare che il termine "circolo" è sinonimo di associazione, anche se, nel linguaggio corrente, identifica spesso l'attività di somministrazione alimenti e bevande svolta dagli enti di promozione sociale e dai loro affiliati. In tal senso la costituzione di un circolo altro non è se non la costituzione di un'associazione: in termini numerici essa richiede almeno la presenza di due partecipanti. Il numero di iscritti di un circolo è un parametro che rileva solo ai fini di alcune autorizzazioni amministrative e, in particolare, ai fini dell'autorizzazione comunale alla somministrazione, per i soli soci, di alimenti e bevande in deroga al contingentamento delle licenze commerciali previste per gli esercizi pubblici. Il parametro interessa anche la SIAE, ma solo ai fini dell'individuazione delle tariffe per i diritti d'autore sulle opere musicali protette che variano in ragione del numero di iscritti al circolo.
Agenda
gli aPPuntamenti del mese
Giugno
15 Milano (fino al 15 luglio)
Stadium - Sportlandia
Festa provinciale CSI
Prato 26 Giugno
16/17
Sestriere
5° International Cup
17 Torino
16° Torneo internazionale di Torino - Finali
20/24 Cesenatico
Finali JOY CUP (calcio, calcio a 5, basket, volley, nuoto, atletica, weelchair hockey)
26 Prato
Festa provinciale CSI
06.68404550/52/53/54
segreteria
/42/43
/22/23
/62/63/64/66 ufficio
Per salutare la stagione appena conclusasi il CSI pratese ha preparato una ricca festa. Presso la sede del comitato sarà infatti allestito un palco su cui si alterneranno alcune esibizioni sportive (arti marziali) ed uno spettacolo di cabaret, con i simpaticissimi Gianformaggio ed un complesso musicale che allieterà la serata. Non è esclusa poi un'ultima sorpresa dei più famosi bischeri cittadini, quali Giorgio Panariello, Yuri Chechi, e perché no… Roberto Benigni in persona!
16° Torneo internazionale di Torino - Finali
Torino 17 Giugno
Come ogni anno nel mese di giugno, lungo i viali alberati del Parco Ruffini, torneranno a fiorire i playground di pallacanestro. Sono ormai 16 anni che la società cestistica Akena organizza il "Torneo di Torino" di basket e minibasket, negli ultimi 5 insieme al CSI. Per i giovani torinesi e per Torino l'appuntamento a canestro è oramai un classico: sull'asfalto cittadino i campi disegnati rimangono infatti indelebili per tutto l'anno. Poi 2-4…40 canestri e via ad una nuova contesa! Sono 110 le squadre che raggiungeranno il capoluogo piemontese da ogni parte d'Italia (Trieste, Treviso, Tarquinia, Rimini…) e d'Europa (Croazia, Slovenia, Albania…). In campo 110 squadre, 60 arbitri (a rotazione) e 1300 atleti, maschi e femmine in età compresa tra gli 8 e i 13 anni. Le cinque categorie, una per ogni anno d'età, in cui verrà suddiviso il torneo, vedranno le finali il pomeriggio del 17 giugno, dopo tre giorni di intense fasi preliminari.
06.68404592/93
/95
fax (invariato) 06.68802940
Luglio
1 Bologna
Nel cuore della città
7 Bergamo
Finali Piazza libertà-calcio a 5
8 Aulla
1° Circuito regionale di nuoto
8 Cesio Maggiore
GP Lattebusche e PedalaCesio
14 Maniago
2° Giro del Friuli in handbike
Nel cuore della città
Bologna 1 Luglio
Sport, burattini, voli in mongolfiera e altro per la Casa dei risvegli Luca De Nigris, questo il sottotitolo di questa ricca manifestazione che avrà luogo il 1° luglio a Piazza VIII agosto. Si comincia con le mongolfiere in volo sopra Bologna, davvero un'esperienza indimenticabile. La mattina alle ore 9 inizia il free-sport con basket, pallavolo, calcetto 3x3 protagonisti. Il CSI, inoltre, organizzerà in piazza vari tornei di biliardino, tennistavolo ed una scacchiera gigante sul quale si muoveranno i pedoni bolognesi. Contemporaneamente agiranno alcuni spettacoli di animazione con i burattini. Il messaggio di Stadium, come altri, verrà racchiuso nei palloncini oltre le nuvole, a sostegno della Casa dei risvegli (ricerca sul coma), momento conclusivo della giornata.
GP Lattebusche e PedalaCesio
Cesio Maggiore 8 Luglio Giornata ricca per le due ruote feltrinee. Si comincia la mattina presto con la PedalaCesio, biciclettata non agonistica di 19 km, aperta a tutta la cittadinanza, dai più piccoli ai più adulti. Alle ore 12 ci sarà, alla presenza delle autorità locali, l'inaugurazione del Comune di Cesio Maggiore. Per l'occasione il CSI di Feltre organizzerà nel pomeriggio l'ennesima puntata del trofeo Lattebusche di mountain bike, inserita dunque nel programma della festa popolare, in cui saranno intitolate molte strade cittadine a diversi grandi campioni del passato come Fausto Coppi e Gino Bartali, di cui è prevista la presenza dei rispettivi figli.
2° Giro del Friuli in handbike
Maniago 14 Luglio
Torna protagonista in Friuli il ciclone, questa particolare bici-carrozzella, studiata appositamente per atleti disabili fisici. Dopo il successo della passata stagione quest'anno ci si ritroverà tutti a Maniago, piccolo centro in provincia di Pordenone. Più di 60 al via, previsto nel primo pomeriggio del 14 luglio, alla presenza di numerose autorità. 42 i km da percorrere, come le tradizionali maratone (sette volte il giro del circuito di 6 km). Novità internazionali quest'anno: stanno arrivando diverse iscrizioni dalla vicina Slovenia ed anche dall'Austria.
di mons. Vittorio Peri
Allospecchio
Fans
Mentre sto scrivendo, la televisione trasmette le fasi finali di una tappa del Giro ciclistico d'Italia. L'interesse dei tifosi per le gare ciclistiche, che nei mesi invernali cade di solito in letargo come certi animali, ai primi tepori della primavera s'è d'improvviso risvegliato. E questo, nonostante le cocenti delusioni dello scorso anno legate, come si ricorderà, alle confuse vicende del doping che turbarono l'ambiente del Giro, sconvolgendo classifiche e tifosi. La televisione porta in ogni casa e in tempo reale le fasi conclusive delle corse, ma i tifosi continuano ugualmente ad accalcarsi ai bordi delle strade, più o meno come facevano ai tempi degli epici duelli tra Coppi e Bartali sui tornanti delle Dolomiti, quando una loro gomma a terra gettava nello sconforto i supporter dell'uno o dell'altro campione. Le immagini che scorrono sul teleschermo mi suggeriscono una riflessione che mi pare opportuno offrire ai 24 lettori di questa rubrica. Riguarda il tifo, tema quanto mai attuale e fonte di problemi e preoccupazioni per i custodi dell'ordine pubblico e per i responsabili dei grandi club, specie calcistici. Vorrei tuttavia parlare ora del tifo guardandolo da un'angolatura inusuale. Dico che, dei fans del ciclismo, mi colpisce anzitutto l'entusiasmo quasi infantile quando li vedo protesi verso i corridori, quando sulle salite si affiancano a loro rischiando di comprometterne il già
precario equilibrio sulle esili biciclette. Più volte ho cercato di capire il vero significato della loro partecipazione emotiva alle corse. C'è chi sostiene che il tifo esprime un bisogno di identificarsi con i campioni; c'è chi dice che aiuta ad evadere da precarie situazioni personali, come se vestendo i panni di un campione sia possibile sentirsi simili a lui; e c'è, addirittura, chi ritiene che il tifo liberi dalle latenti cariche aggressive sedimentate nel profondo di ciascuno di noi (cariche che invece, non di rado, sono mandate in libera uscita per spingere verso atti vandalici e demenziali). Al di là di queste interpretazioni, credo però che l'euforia dei tifosi sia davvero capace di scaldare il cuore dei loro beniamini. Non per nulla il termine "tifo" viene dal greco "typhos", che significa vapore, fiato, eccitazione che dà coraggio e spinge in avanti. E chi non ha bisogno di spinte psicologiche, e perfino spirituali?
La Bibbia, utilizzando immagini sportive, afferma soprattutto due cose: che tutti abbiamo bisogno di spinte nella vita spirituale, che è simile ad una corsa sportiva, e che tutti abbiamo dei supporters, proprio come i campioni che gareggiano sui campi sportivi o sulle strade del Giro. Che la vita di fede sia simile ad una corsa lo scrive a chiare lettere, e in più occasioni, lo stesso apostolo san Paolo. Ai cristiani di Corinto, per esempio: "Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono,
ma uno solo conquista il premio?
Correte anche voi, in modo da conquistarlo" (1 Cor 9,24); oppure a quelli di Filippi: "Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Gesù Cristo" (3,13-14); come pure al compagno di tante fatiche apostoliche, Timoteo: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione" (4,7-8).
E che accanto a noi vi siano anche degli straordinari supporters è ancora la Bibbia a ricordarcelo: attraverso una scenografia ambientata in uno stadio, dove si svolge una gara di cui noi stessi siamo attori, e dove un gran numero di spettatori dagli spalti ci spingono con le loro voci verso il traguardo.
L'immagine, grandiosa e suggestiva, non ha bisogno di molte spiegazioni. Perché è facile intuire che gli spettatori assiepati sulle gradinate altro non sono che i nostri santi i quali, dopo aver corso sulla stessa pista, hanno già raggiunto il traguardo verso cui ciascuno di noi è diretto. È quello che leggiamo nella lettera agli Ebrei: "Posti dunque di fronte a questa grande folla di testimoni, liberandoci da ogni peso corriamo decisamente la corsa che Dio ci propone" (12,1).
il racconto Il vecchio e il bambino “ ”
Commentando una fotografia che mostrava un'anziana insegnante e un piccolo allievo, posti di profilo, che si guardavano negli occhi con rispetto e dolcezza, l'antropologo americano J. Campbell scrisse che nulla meglio di quella foto riusciva a simboleggiare il rapporto tra il bambino e l'anziano come eternità che si rispecchia in un'altra eternità. Il passato e il futuro che entrano in rapporto per generare la storia. E aggiunse: se si riesce a stabilire una relazione sociale che permetta al principio dell'eterna esperienza (l'anziano) di guardare verso l'eterna innocenza (il bambino) per aiutarla a crescere, allora si riesce a dare risposte adeguate ai problemi del presente. Si tratta di una potente metafora, che si sviluppa su più livelli. Certamente sta a significare che in un'associazione che vuol crescere equilibratamente è indispensabile il dialogo tra generazioni. Ma qui "bambino" ed "anziano" stanno a significare anche due "nature", due diversi approcci all'esperienza sportiva che convivono in ognuno di noi: quello che tende a "scoprire" il mondo come novità, e quello che tende a interpretare ogni cosa alla luce delle esperienze già fatte. C'è la necessità, per noi tutti, di ritrovare lo "stupore infantile", inteso come potere di stupirsi continuamente del mondo, conservando però la capacità di inserire il "nuovo", la "scoperta", all'interno del proprio bagaglio di esperienze, fuori da ogni logica separatoria. Non è una cosa facile. Ne "Il piccolo principe" Antoine de Saint-Exupéry fa dire al suo protagonista: "Tutti i grandi sono stati bambini una volta (ma pochi di essi se ne ricordano)". A volte sentiamo nell'anima la voce del "bambino", che ci spinge all'avventura, ci invita ad uscire allo scoperto, ad abbandonare le gabbie dell'abitudine, la tentazione degli accomodamenti facili, le recite dettate dai convenevoli, le liturgie degli affari e delle chiacchiere inutili. Ma subito dopo sentiamo anche la voce del "vecchio" che ci richiama ad una visione meno faticosa e scomoda, che ci costringe a rientrare nella prudente normalità,
inchiodandoci ai limiti sperimentati. "Non cercare fastidi - sembra che dica quella voce-. Accontentati di quello che stai facendo. Adattati come fanno tutti. Ridimensiona le tue aspirazioni. Accorcia i tuoi ideali. Stai al sicuro. Non allontanarti troppo dal recinto". Forse la nostra vera età non è quella anagrafica, è quella data dal prevalere in noi della voce del bambino o di quella del vecchio. Restiamo giovani nella misura in cui troviamo la forza di non rintanarci nel recinto fatto di schemi collaudati, di calcoli prudenziali, di abitudini condivise. Forse cominciamo ad invecchiare quando la voce del vecchio diventa suadente, invece di apparire fastidiosa. Anche la nostra fedeltà all'impegno associativo si gioca lungo questa linea sottile: sul versante del sognare le avventure più audaci e sul versante della ragionevolezza e degli accomodamenti.
A maggior ragione oggi, quando tutto il contesto che ha fatto la vita e la storia dell'associazione sembra improvvisamente diventare labile e mutevole: non si comprende bene dove stiano andando l'associazionismo, lo sport, la società. Ogni giorno sembra coagularsi immagini diverse di queste realtà, che poco dopo si rivelano inattendibili, improbabili. Ecco che anche per noi diventa di attualità la ricerca dello "stupore infantile", la capacità di guardare con "innocente meraviglia" al mondo che è intorno a noi, con una visione in cui l'esperienza ha certamente un ruolo, ma solo se la concepiamo come una costruzione aperta che dobbiamo continuamente rinnovare e non come il "palazzo del passato" in cui sigillare ogni interpretazione del nuovo.
Nella lotta incessante tra il "vecchio" e il "bambino", il bambino è colui che ha la voce più flebile. È difficile seguire il consiglio del Piccolo Principe per cercare di recuperare il bambino che è in noi. Ma è nostro obbligo provarci, perché senza lo "stupore infantile" è davvero difficile pensare di dare soluzioni nuove a problemi antichi.
edio costantini
La nuova Tremenda 2002 avrà come filo conduttore la musica. Le giornate saranno accompagnate da testi tratti da canzoni famose di Renato Zero, 883, Baglioni, Ligabue, Pino Daniele, Dalla, Max Gazzè, Bluevertigo e tanti altri. Tra un mese e l'altro alcuni racconti tratti da autori come Gibran, Indro Montanelli, Oscar Wilde, P. Bicshsel, M. Teresa di Calcutta. Coloreranno l'agenda foto e immagini di Pino Daniele, John Lennon, Bono degli U2, Laura Pausini, Lunapop, Gazosa, Eros Ramazzotti, Sting, Nomadi, Pooh e tanti altri.
tremenda menteCSI
Quest’anno Tremenda ha incontrato il CSI.
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Un modo intelligente (e divertente) di dare una mano alla Fondazione Exodus. Parte del ricavato andrà infatti a sostegno della missione di solidarietà, voluta da Don Mazzi.
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Tremenda voglia di vivere è un'agenda-diario sbocciata nel 1998 da un'idea di don Antonio Mazzi. La scelta che sta dietro a Tremenda è parlare ai ragazzi attraverso uno dei loro mezzi di comunicazione preferiti: il diario.
Da qualche anno infatti stiamo assistendo alla progressiva evoluzione del diario scolastico da semplice "memorandum" a vero e proprio compagno di viaggio. I ragazzi ormai affidano alle pagine del diario, i loro segreti e le loro emozioni: in due parole la loro voglia di comunicare.