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editoriale
03 Apriamo alla pace le porte dello sport di Donato Renato Mosella
vitacsi
04 Gran finale e Salsomaggiore di Giampiero Spirito
12 Sport a tutto campo di Gianni Marchi
18 Gli sportivi e il Grande Giubileo del 2000 di Edio Costantini
20 Stessa spiaggia un altro gioco di Marco Croci
24 Un anno di Weelchair Hockey di Renato Picciolo
25 Benvenuta Joy Cup di Renato Picciolo
27 Al servizio del gioco di Sandro Gamba
29 Poggese meglio degli azzurri di Marco D’Amico
dossier
08 Obiezione di coscienza: una scelta? di Andrea De Pascalis
sport&sport
16 Quale sport nella scuola? di Luigi Calcerano
23 Scommettiamo che paga lo sport di base? di Tito Della Torre
28 Quel che resta del mondiale di Alberto Caprotti
argomenti
14 Un “patto” con le parrocchie di Arianna Cucinotta
26 Il bisogno di un padre credibile di don Antonio Mazzi
rubriche
22 Allo specchio di mons Carlo Mazza
30 Il racconto di Edio Costantini
radici
31 Pellegrini verso il giubileo di Vittorio Peri
4987 del Reg Stampa del Tribunale di Roma del 4/1/1956 p R O g E T T O g R a f I c O Medias Pubblicità - Napoli I m pa g I n a z I O n E C SI Editore l E f O T O D I q u E s T O n u m E R O s O n O D I : A Criscuoli: pagg 4, 5, 7, 12, 13, 14/15, 22, 24, 26; Pianeta Immagine pagg 6, 16, 27; LDC : pagg 8, 11;
A Alessandrini: pag 19; ANSA : pag 28/29; pag 30 disegno di Nevio De Zolt f O T O l I T O Punto & Linea s Ta m pa Romana Editrice s r l Via Colle Ara della Signora, 8 San Cesareo (RM)
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sommario
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D I R E T T O R E Donato Renato Mosella D I R E T T O R E R E s p O n s a b I l E Edio Costantini D I R E z I O n E , R E D a z I O n E E a m m I n I s T R a z I O n E Via della Conciliazione,
Roma p u b b l I c a z I O n E I s c R I T Ta al n
1 00193
n°7/8
Period co assoc ato al USPI (Un one Stampa Periodica It a iana) 24 16 4
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Apriamoallapace leportedellosport
Ho ancora negli occhi il fiume di persone che a Salsomaggiore, la serata della marcia della pace, scorreva per strada ingrandendosi metro dopo metro, sventolando le bandiere, liberando nel canto la propria gioia interiore, promettendo un impegno che sempre di più rappresenta “ un ’ urgenza del nostro tempo”
Perché la scelta di marciare per la pace insieme a Ernesto Olivero, il fondatore dell’Arsenale della Pace di Torino?
Gli sportivi devono essere in prima fila quali protagonisti e promotori di pace, dimostrandosi coerenti con la loro scelta di dedicarsi ad un ’attività che è per sua natura occasione di incontro, strumento di dialogo, solidarietà, amicizia.
Avrebbe poco senso se centinaia di milioni di uomini, sparsi in ogni angolo della terra, si dedicassero a questa attività solo per convenienza, per ricercare un primato o per affermare una mera supremazia nazionale.
Gli episodi di violenza legati ai recenti mondiali di calcio, lo scandalo doping del Tour de France hanno confermato per l’ennesima volta che lo sport spettacolo non è in grado di educare né se stesso né i suoi spettatori, e che molto meglio sarebbe investire energie e risorse nella promozione di uno sport più a misura d’uomo, più attento ai valori che esprime
Lo sport non deve perdere la sua tensione ideale, deve sempre stare sulla punta dei piedi per guardare oltre il suo naso, a ciò che avviene nella società in cui si innesta
rienza sportiva può educare all’una e all’altra, se non degenera, se pone al suo centro “ la persona fatta a immagine e somiglianza di Dio” Lo sport, ed è solo un esempio, tende a ricondurre la competizione tra gruppi e tra persone nei limiti di un confronto amichevole Lo sport, come la pace, esige una educazione, frutto di impegno e di testimonianza viva, tesa ad affermare il primato della vita
A Salsomaggiore Ernesto Olivero ci ha regalato parole preziose, dopo aver fatto scorrere sullo schermo immagini terribili nella loro eloquenza
“Le immagini che abbiamo visto - ci ha detto - non sono fiction, sono reali. Sono immagini di bambini che hanno l’AIDS e che vivono in Brasile nelle case della nostra organizzazione, di bambini che abbiamo soccorso nelle guerre. E tutti questi bambini attraverso la comunione dei Santi sanno che noi siamo qui stasera e si aspettano da noi grandi cose.
“Il Papa mi ha detto di essere l’amico fedele di tutti i bambini abbandonati del mondo: perché allora non ci adottiamo reciprocamente, perché non inventiamo qualcosa di bello da offrire a Dio, perché io stasera vorrei inventare qualche cosa di bello per voi, per ognuno di voi? Perché io sono un uomo felice, anche se sono pieno di angosce e di lacrime, e quando una persona è veramente felice il suo desiderio è che tutti diventino felici
“Però non si può essere felici da soli, andare a dormire la sera e pensare di svegliarsi l’indomani uguali al giorno prima: questa sera andremo a dormire pieni di gioia ma anche pieni di grinta nel nostro cuore.
“Ricordo quando, davanti ad un bambino a cui avevano tagliato la testa in Ruanda, giurai con tutte le mie forze che sarei diventato più indomabile, più cocciuto, più di Dio, senza mai più dire ‘ non posso ’ Stasera vorrei che questo mio desiderio fosse rafforzato da voi, affinché tutti insieme si possa fare qualcosa d’impossibile Avete fatto già tanto, siete tutti molto generosi, avete fatto delle cose stupende ma se vogliamo entrare in una serena felicità da questa sera dobbiamo cambiare ulteriormente la vita, tentare di fare un passo in più
“I bambini visti sullo schermo non si aspettano un gesto di emotività o uno sterile gesto di solidarietà economica. Si aspettano di sentirci dire che da adesso in poi staremo ancora più insieme, che da adesso in poi inventeremo qualcosa di più perché vogliamo una società dove queste cose non capitino più. Noi vogliamo poter dire: credo alla pace perché ho visto la guerra, e ‘credo alla pace ’ vuol dire che ho fatto entrare la pace nella mia vita.
“Se lo faremo insieme, la pace farà un salto incredibile, perché se la pace entra nei nostri cuori non l’abbandoneremo mai più Quello della pace non è un sentimento pietistico, da sfiorare soltanto; è un sentimento che vuole abitare per sempre con noi Se da adesso in poi saremo diversi nel fare lo sport, aprendoci a un sentimento di pace, saremo diversi a casa e nel lavoro, perché la pace che ci è entrata dentro non ci abbandonerà mai più”
Oggi il mondo ha bisogno di pace e di mondialità, condizioni indispensabili per cancellare miserie e sofferenze che affliggono tanta parte dell’umanità. L’espeD o n a t o Re n a t o M o s e l l a
Grazie, Ernesto, per averci fatto questo regalo
3 e e d i t o r i a l e
D o n a t o R e n a t o M o s e l l a
inale lsomagg
Granfinale a Salsomaggiore
Una piazza più grande non è mai esistita Ad invaderla sono stati in tremila, giorno e notte Con gioia, colori, schiamazzi e sport di tutti i tipi Una piazza lunga e larga decine di chilometri Da Salsomaggiore Terme, il centro della manifestazione a Fidenza, a Tabiano, a Soragna, a Busseto Cinque giorni di partite, di incontri, di sfide , di abbracci, di corse e di lanci, di gol e di canestri Ed è giusto chiamarla kermesse perché c’era di tutto e perché è stata una cosa grande, in senso di vasta, come dimensioni Dal 23 al 28 giugno una parte considerevole della provincia di Parma ha visto sconvolti i propri ritmi abituali dall’onda lunga di tremila atleti appunto, di 680 tra dirigenti e accompagnatori, di 158 arbitri e giudici e di 420 volontari dell’equipe organizzativa, giunti da tutta Italia Un elenco di dati che deve per onestà essere completato Sullo sfondo dei cinque giorni non bisogna mai dimenticare il caldo afoso, con una temperatura che ha sfiorato i 40 gradi e che ha reso più degne di merito le prestazioni degli eroici atleti partecipanti
Seimila eventi sportivi...
Sono stati ben seimila gli eventi sportivi tra partite degli sport di squadra e competizioni individuali Sedici le discipline praticate tra il free sport e cioè gli spazi liberi e le attività tradizionali come pallavolo e pallacanestro, calcio e atletica leggera, tennistavolo e nuoto ecc
La manifestazione si è sviluppata su questa enorme piazza virtuale fatta di tanti spazi reali costituiti da due palazzetti dello sport e due piscine, dodici campi sportivi e lo stadio comunale di atletica leggera di Salsomaggiore Terme Senza dimenticare di annoverare le piazze attrezzate in ogni località interessata
Ad un’indagine attenta, anche se non approfondita ma vissuta sull’entusiasmo coinvolgente di questa mini-olimpiade del divertimento sportivo, non è sfuggita la divisione netta tra due momenti: quello vero e proprio delle gare sui campi tradizionali,
di
Giampiero Spirito
v i t a c s i
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Stadium ’98: lo sport incontra la piazza
dal calcio, alla pista di atletica e quello appunto dello sport fatto in libertà su uno spazio delimitato da linee segnate il giorno prima e scomparse il giorno dopo Come non è passata inosservata la voglia di vincere dei partecipanti Ma chi fa altrimenti, correndo per 80 metri oppure giocando una partita a pallone? Semmai sono i contenuti che appaiono subito diversi Qui lo zero non esiste O meglio non resiste Vai a vedere un incontro di pallavolo sulla distanza di tre set e scopri che sul 2-0 si gioca ancora come nella Coppa Davis, quando il risultato è ormai acquisito La ragione è semplice: viene assegnato e vale per la classifica un punto per ogni set vinto Prevale il gesto, l’impegno, non solo il nudo e crudo verdetto finale Il fatto è che tutto risponde ad una precisa esigenza educativa di far giocare e divertire con atteggiamenti atletici ma non specialistici bambini e ragazzi Poi ognuno, se e quando vorrà, sceglierà la sua via che in questo caso vuol dire il suo sport preferito Praticandolo con serietà e applicazione, anche se il suggerimento degli esperti è quello di non trascurare mai l’elemento ludico che è alla base delle varie attività educative di fantathlon e giocasport “Vedo e vivo un grande coinvolgimento in questi momenti di giocasport e questo non può che giovare al mio gruppo di bambini - ha detto Severina,
un’educatrice di Macerata - Credo che Stadium sia realmente un’esperienza di socializzazione, crea nuove amicizie e nella vita di tutti i giorni per molti di questi ragazzi non sempre è possibile fare nuove conoscenze”
In marcia per la pace...
Per capire che non si tratta affatto di uno spot occorre fare un passo indietro Raccontare cioè la particolare e toccante cerimonia di apertura, diversa dalle solite che ha avuto luogo per le strade di Salsomaggiore Terme Al posto della sfilata una marcia Dedicata alla pace Con la partecipazione straordinaria di Ernesto Olivero, il fondatore del Sermig (servizio missionario giovani) di Torino, che dal 1987 promuove dappertutto questa marcia-pellegrinaggio per diffondere e raccogliere solidarietà Saranno stati oltre quattromila, tra atleti, dirigenti, tecnici, accompagnatori, volontari, cittadini di Salsomaggiore e turisti a marciare per tre chilometri la sera di mercoledì 24 giugno dalla piazza del mercato, luogo del raduno, al parco delle Terme Zoia “Credo alla pace perché ho visto la guerra”, era lo slogan stampato in tutte le lingue sulle magliette dei partecipanti “Quando mio figlio ha letto questa frase mi ha chiesto, papà cos’è la pace? Ho risposto che questi giorni sono in fondo la pace, essere amici, volersi bene, stare con gli altri”, ha spiegato un genitore arrivato con il proprio figlio dalla provincia di Lecce
Il gruppo vocale Melodia, espressione della Slovensky Orol, l’associazione di promozione sportiva cattolica che opera nella Repubblica Slovacca, in una delle esibizioni effettuate durante la fase nazionale di “Stadium: lo sport incontra la piazza” La sua presenza a Salsomaggiore ha testimoniato i rapporti di amicizia e di collaborazione che legano il CSI alle organizzazioni similari degli ex paesi di oltrecortina Lo storia della Slovensky Orol somiglia per molti versi a quella del CSI. Fondata nel 1912, fu disciolta nel 1938 dal regime nazista quando si impadronì della Cecoslovacchia Si potè ricostituire solo nel 1992, quando crollò il regime comunista Molte delle attuali Società della SO sviluppano la loro attività in locali della Chiesa e nell’ambito delle parrocchie.
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Da Como invece una mamma e nonna hanno perduto di vista la rispettiva figlia e nipote: “La cerchiamo da stamattina, senza riuscire a trovarla Ma stavolta non vogliamo preoccuparci Vuol dire che si diverte Stare in gruppo, incontrare gli altri è positivo, magari potesse farlo sempre Ecco, vorremmo dire ai genitori che non sono qui che bisogna stare con i ragazzi e lasciarli anche un po’ fare Insomma dargli fiducia, senza essere troppo apprensivi”
L’iniziativa della marcia della pace, nata dalla collaborazione tra il Csi ed Olivero, ha dato i suoi frutti Durante il corteo sono stati raccolti fondi sufficienti per adottare uno dei tanti bambini brasiliani malati di Aids che Olivero cura e assiste con l’aiuto di migliaia di volontari “Quei bambini in Brasile lotteranno con più vigore e speranza sapendo di poter contare su tanti amici che, grazie allo sport, possono diffondere in tutto il mondo un messaggio di pace e fratellanza”
Per una spiritualità dello sport
Un altro dei momenti fondamentali di Stadium ’98 è stato il seminario di studio “Per una spiritualità dello sport”, svoltosi al centro congressi di Salsomaggiore Terme Un baluardo contro la logica di mercato “Non bisogna mai dimenticare che lo sport prima di essere un’attività motoria o un fatto tecnico, è innanzitutto un’esperienza umana E come ogni attività dell’uomo, è intrisa di spiritualità”, ha spiegato in apertura Mons Vittorio Peri, consulente ecclesiastico nazionale del Csi Efficace la relazione introduttiva di mons Giordano Frosini, vicario generale di Pistoia quando ha ricordato che la dimensione spirituale dello sport diventa un arricchimento per la stessa esperienza umana E quindi la sottolineatura di mons Carlo Mazza, direttore dell’ufficio nazionale sport e tempo libero della Cei, per cui la spiritualità è una sorta di spia luminosa di verifica che aiuta il gesto sportivo a diventare anche un’espressione culturale ed educativa
Un convegno per gli arbitri e i giudici Sarà costituito un albo dei formatori di arbitri e giudici Un passo importante per intensificare e migliorare la formazione arbitrale Un impegno preso dal Csi alla conclusione dell’apprezzato convegno “L’arbitro-giudice nel Csi: il senso e l’importanza di una presenza”, svoltosi al centro congressi di Salsomaggiore il 23 giugno Presenze illustri e competenti per capire se ad esempio è giusto espellere e quindi non far partecipare in occasioni come l’attività del Csi che ha il fine di educare Il contributo di Sandro Gamba, ex allenatore della nazionale italiana di basket campione d’Europa è stato utile per ribadire che comunque l’arbitro è al servizio del gioco Deciso
Ernesto Olivero, protagonista della marcia della pace di Salsomaggiore Negli anni ’60 ha fondato il SERMIG
(Servizio Missionario Giovani) Subito dopo, insieme a migliaia di volontari, ha trasformato l’Arsenale Militare di Torino in “Arsenale della Pace”, facendone un centro di dialogo e di aiuto per gli emarginati
In 34 anni di lavoro ha aiutato 13 milioni di poveretti, offrendo loro un letto, una minestra e la sua comprensione. Per
raggiungere lo scopo ha trovato 400 mila sostenitori, e migliaia di giovani che lo seguono lavorando giorno e notte Dal 1987 Olivero promuove la marciapellegrinaggio, per “ percorrere a piedi un lungo tratto di strada avvicinanado, da un paese all’altro, più gente possibile, per porre segni di solidarietà”
Di lui Madre Teresa di Calcutta ha scritto: “Merita il premio Nobel per la pace, perché la sua bontà è cosi grande da incutere rispetto anche ai forti e ai feroci”.
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Maurizio Borgato, arbitro internazionale di pallavolo, nel sostenere che il divertimento o l’educazione non può prescindere dal rispetto delle regole Secondo Barbara Galassi, giovane arbitro di calcio del Csi, il problema è da spostare sull’atteggiamento verso gli atleti, più disponibile al dialogo che severo
In dialogo con la scuola
Tra il Csi e il Ministero della Pubblica Istruzione si è giunti ad un’intesa, dopo le polemiche relative al rapporto concesso in esclusiva con un unico ente di promozione, l’Uisp
E così anche in seguito al confronto tra il capo dell’ispettorato di educazione fisica e sportiva del ministero della pubblica istruzione, Luigi Calcerano e il presidente del Csi, Donato Mosella, avvenuto a Salsomaggiore, nel corso del convegno su sport e scuola, il Csi si appresta a firmare con il Ministero un protocollo d’intesa L’accordo avrà una validità di tre anni Il Csi si impegna a promuovere progetti sportivi ed educativi per le scuole di ogni ordine e grado e a avviare iniziative per la formazione di docenti E a realizzare azioni di sensibilizzazione verso i giovani
Di nuovo al lavoro 80mila sono stati gli appassionati che da marzo a giugno in diciannove tappe, in tutte le
regioni, hanno decretato il successo dell’iniziativa “Queste cifre notevoli confermano che i giovani (e non solo loro) hanno necessità oggi di vivere lo sport con maggiore libertà e spensieratezza senza legarsi troppo ad allenamenti e risultati - è stato il bilancio di Renato Picciolo, coordinatore tecnico nazionale dell’attività sportiva - Stadium è diventata una realtà importante dello sport promozionale” Il futuro? “Stadium continuerà a livello locale, deventando una importante risorsa continuativa di attività territoriale Il grande contenitore sportivo e culturale di livello nazionale sarà invece la Joy Cup, che debutterà in autunno localmente e si concluderà nel giugno ’99 con la grande Festa della Gioia”
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Obiezione di coscienza:
D O S S I E R
u n a s c e l t a
Ci sono voluti cinque legislature e dieci anni di lotte dentro e fuori il Parlamento, ma alla fine la legge di riforma dell’obiezione di coscienza è arrivata E come spesso succede con le leggi che hanno un cammino tanto travagliato, non tutti sono soddisfatti. Tra i più critici, per motivi differenti, le forze politiche di destra, che temono lo svuotamento del servizio militare, e le organizzazioni degli obiettori, che lamentano la possibilità che la ferma degli obiettori si prolunghi oltre i dieci mesi previsti per il servizio militare qualora enti o oganizzazioni che richiedono gli obiettori ritengano necessario un periodo di formazione dei medesimi.
Un iter tormentato
La prima legge sull’obiezione di coscienza, approvata nel 1972, aveva un’impostazione punitiva nei confronti di chi rifiutava il servizio militare Qualcosa cambiò nel 1985, con una sentenza della Corte costituzionale che, pur ribadendo l’intangibilità dell’obbligo della difesa della patria sancita dall’articolo 52 della Costituzione, riconosceva che a tale obbligo si può adempiere sia svolgendo il servizio militare sia fornendo adeguate prestazioni di impegno sociale non armato
La Corte con questa sentenza chiedeva sostanzialmente al Parlamento di intervenire con una nuova normativa Nella decima legislatura si era giunti ad approvare una legge, ma questa era stata rinviata alle Camere dell’allora Presidente della Repubblica, Francesca Cossiga, che aveva formulato rilievi di ordine costituzionale Il diritto all’obiezione era stato riproposto sia nell’undicesima che nella dodicesima legislatura. Nel 1995 il testo già approvato dalla Camera decadde per la fine della legislatura
Le novità della legge
Con la riforma l’obiezione di coscienza diventa un diritto civile, una delle libertà individuali insopprimibili Fino ad oggi l’arruolato che intendeva adempiere agli obblighi di leva in modo alternativo, con il servizio civile, doveva fare domanda ad un apposito organismo ministeriale che doveva accertare la fondatezza delle motivazioni addotte dal richiedente Dunque l’obiezione non era un diritto, ma una concessione.
Oggi ogni cittadino si vede riconosciuto il diritto di svolgere il servizio civile senza che la sua scelta sia sindacata da parte dello Stato Basta presentare domanda agli uffici di leva Solo tre circostanze fanno decadere il diritto all’obiezione: essere titolare di porto d’armi; aver subito una condanna per reati commessi con l’uso di armi; aver presentato precedentemente domanda per arruolarsi nella Forze Armate o in un altro corpo armato dello Stato
Il servizio civile ha durata uguale a quello militare ed è equiparato ad esso per quanto riguarda validità e punteggi per concorsi e graduatorie Tuttavia, ed è uno dei punti che non piace alle organizzazioni degli obiettori, il servizio effettivo può essere allungato di un periodo massimo di 30 giorni da dedicare alla formazione dell’obiettore in caso questi debba svolgere compiti particolari
9 D O S S I E R
diAndrea De Pascalis
?
1964
L’avvenimento comunque che focalizzò l’interesse dell’opinione pubblica sull’obiezine di coscienza, fu certamente la vicenda di don Lorenzo Milani
Questi rispondendo ai cappellani militari che giudicavano gli obiettori dei disertori, spiegò le ragioni di questa scelta in una lettera aperta pubblicata sul periodico “Rinascita”, che gli costò un’imputazione per apologia di reato Non potendo presenziare al processo, in quanto gravemente malato, difese le sue ragioni con il memorabile scritto “L’obbedienza non è più una virtù” , testo di eccezionale contenuto morale e di estrema attualità di cui si consiglia vivamente la lettura
Gli obiettori che rifiutano il servizio civile sono puniti con la reclusione da sei mesi a due anni, tuttavia la reclusione termina con la fine del periodo di leva.
Il servizio civile può essere adempiuto anche all’estero, e ciò apre le porte all’impegno degli obiettori in supporto a missioni umanitarie svolte sia da strutture pubbliche che private
Le domande degli obiettori sono gestite e smistate da un Ufficio nazionale per il servizio civile da istituire presso la presidenza del Consiglio Nel presentare domanda, l’obiettore può indicare le proprie scelte in ordine all’area vocazionale e al settore di impiego, ivi compresa l’eventuale preferenza per il servizio gestito da enti del settore pubblico o del settore privato, designando fino a dieci enti nell’ambito di una regione prescelta L’Ufficio nazionale, in base ad una valutazione dei bisogni e ad una programmazione annuale del servizio, assegna gli obiettori agli enti e alle organizzazioni convenzionati.
Ma gli obiettori non gioiscono...
Agli obiettori la legge non piace Massimo Paolicelli e Claudio di Blasi, portavoce dell’associazione Obiettori Nonviolenti spiegano: “Se è vero che da un lato la legge riconosce il diritto soggettivo all’obiezione di coscienza, dall’altro la Camera, su richiesta del Governo, ha introdotto alcuni punti che nei fatti limiteranno questo diritto. Innanzitutto il giovane vede ridotti da 60 a 15 giorni il termine per presentare la domanda di obiezione; vengono abrogati inoltre sia la sospensione della chiamata alle armi sia il meccanismo del silenzio -assenso sulla chiamata di obiezione Ma quello che ci preoccupa maggiormente è la norma che prevede che il servizio civile potrà durare più a lungo del servizio militare e che tale durata sarà stabilita dalle convenzioni tra l’amministrazione dello Stato e l’ente che intende utilizzare il servizio dell’obiettore Tale aspetto non è conforme alla Costituzione, che prevede che la durata debba essere stabilita dalla legge e non da una convenzione, norma che determinerà una forte disparità tra i cittadini”
“È una brutta legge - dicono alla Lega Obiettori di Coscienzache attraverso l’imposizione di limiti nell’accesso al diritto di obiezione e l’aumento della durata del servizio civile favorisce ancora una volta la scelta militare e le esigenze del Nuovo Modello di Difesa”.
Per capire come sarà inquadrata la formazione, bisognerà attendere ancora un poco, quando sarà disponibile il testo base per le nuove convenzioni
Quale formazione?
Anche se non piace agli obiettori, la novità della formazione risponde ad un ’esigenza effettiva Sono ancora fresche nella memoria le proteste della Caritas italiana per le scarse motivazioni degli obiettori loro assegnati, che finiscono con l’essere una zavorra più che una risorsa.
Il problema è nella “qualità” dei giovani o nel modo in cui ven-
Domande presentate negli ultimi 5 anni
Obiettori in servizio (al 1 settembre 1997)
46 448
Posti disponibili (novembre 1997)
49 812
Tipologia di servizio
Assistenza 54%
Socio-culturali 31%
Ambiente 12%
Protezione civile 3%
Enti convenzionati (al 1 settembre 1997)
3 5 3 1 c o n 6 7 7 4 s e d i operative, di cui:
2 056 comuni
143 USL , ecc
6 2 c o m u n i t à m o n t a n e università, ecc
1 270 associazioni
Enti con più di 100 posti sono 1 05% con 50,84 dei posti
Enti fino a 4 posti sono 58 39% con 11 03% dei posti
D O S S I E R 10
1993 28 910 1994 33 339 1995 44 342 1996 47 824 1997 54 867
geografica
Nord 49 27% Centro 3 3 1 0 % Sud e isole 1 7 6 3 %
di istruzione degli obiettori del 1996 Università 5 8 % Superiore 3 5 % Obbligo 7 %
Provenienza
delle domande del 1997
Grado
gono gestiti? “L’obiettore, se ben utilizzato - spiega Marchetti, segretario nazionale del CSI - è una risorsa ad elevato potenziale per l’associazione in cui presta servizio, ma affinché tale potenzialità possa tramutarsi in realtà concreta, i dieci mesi devono rappresentare un arricchimento ed un vantaggio anche per l’obiettore, facendolo sentire un anello importante del contesto lavorativo in cui opera Spesso non è così: se da un lato l’obiezione di coscienza è divenuta soltanto un modo per non fare il servizio militare, considerato ormai senza scopo e sicuramente più faticoso, dall’altro gli Enti sono il più delle volte impreparati a gestire questa particolare categoria non inquadrabile tra i dipendenti o tra i collaboratori ma neanche configurabile tra i volontari o i soldati”.
La nuova legge, allargando le maglie dell’obiezione, diventata diritto da rivendicare con una semplice domanda, potrebbe portare ad un reale abbassamento della “qualità” degli obiettori In questo senso è onesto riconoscere che le cose sono peggiorate strada facendo “Mentre un tempo - conferma Marchetti - obiettore di coscienza era sinonimo esclusivamente di persona dagli altissimi ideali e con una notevole integrità morale, disposta anche ad andare in prigione per onorare i suoi nobili principi, oggi, poiché tutti possono scegliere tra il servizio militare e quello civile a parità di condizioni, chiunque può bussare alle porte dell’Ente, anche persone completamente demotivate” Proprio per cautelarsi da ciò, le associazioni a carattere nazionale pretenderanno tutte che gli aspiranti obiettori, prima di prestare servizio presso di loro, frequentino un corso di formazione
Secondo chi ha già prestato servizio civile nel CSI, non basta “Giusta la formazione per gli obiettori - dice Pietro - ma perché non si pretende che anche il personale che gestisce gli obiettori all’interno dell’Ente sia sottoposto ad un corso di formazione, per imparare come e cosa far fare loro?” Ricordiamo a questo proposito che il CESC (Coordinamento Enti Servizio Civile), del quale fa parte anche il CSI, organizza svariati corsi del genere, ma che attualmente non sono molto seguiti, non essendo ancora sviluppata all’interno degli Enti una sensibilità in tale direzione. Insomma, se si vuole che gli obiettori siano risorsa e non zavorra, bisognerà pensare anche ad organizzarsi meglio, ad esempio nominando nella struttura una persona che si occupi a tempo pieno della gestione degli obiettori, che li segua nei loro problemi in modo continuo, per smussare gli ostacoli che impediscono all’obiettore di adeguarsi all’Ente e all’Ente di adeguarsi all’obiettore. E che sappia distinguere tra obiettore e obiettore, utilizzando al meglio le qualità di ciascuno. In troppi casi, invece, la gestione è improvvisata e non segue dei criteri strutturati Copiando il vecchio esercito di Franceschiello, dove si diceva che i cuochi facessero i fabbri e viceversa
Secondo il CESC i punti rilevanti della nuova legge sono:
- l’obiezione di coscienza come diritto della persona e non più come concessione dello Stato;
- maggiore corrispondenza fra richiesta degli obiettori e richieste degli enti convenzionati;
- la smilitarizzazione del servizio civile con l’istituzione di un Ufficio ad hoc presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri;
- una maggiore articolazione dei requisiti richiesti per gestire in convenzione il servizio civile e quindi un’auspicabile maggiore qualità;
- l’obbligatorietà della formazione che quindi diventa condizione per essere riconosciuto come ente di servizio civile;
- la possibilità di svolgere servizio all’estero ed in missioni umanitarie;
- la possibilità di sperimentare forme di difesa nonviolenta
I punti critici su cui lavorare nei prossimi mesi:
- il problema dell’informazione relativamente ai tempi più stretti per optare per il servizio civile;
- l’organizzazione dell’ufficio del servizio civile ed i rapporti con la dimensione locale, regionale;
- la revisione delle convenzioni; la costituzione della Consulta nazionale;
- i rischi relativi ad un utilizzo strumentale degli obiettori;
- i problemi di gestione (sanitaria, amministrativa, assicurativa ecc ) nel periodo di passaggio dalla vecchia legge alla nuova legge
D O S S I E R
Le ultime quattro tappe di Sport in piazza
Sport a tuttocampo
Quattromila partecipanti
nelle ultime quattro tappe di Stadium: lo sport incontra la piazza, prima del gran finale di Salsomaggiore Terme e dintorni
port uttocampo
Teramo
Nella cittadina abruzzese le gare si sono svolte in piazza dei Martiri della libertà Fun-ball, pallavolo, calcio, basket e pallamano le gare di free-sport che hanno caratterizzato la manifestazione La partecipazione è stata numerosa e costante Significativo come qualità e come numero dei partecipanti il torneo studentesco di calcio e basket (3x3) a 24 squadre, riservato agli alunni delle scuole medie che si è disputato in piazza S Anna
Il caldo e il tradizionale mercato del sabato mattina non hanno
frenato l’afflusso dei ragazzi delle scuole che hanno dato vita anche ad appassionanti tornei di volley e pallacanestro Circa 1300 le adesioni
Ospitato nella sala consiliare del comune di Teramo, il convegno ha dato spazio al tema dello sport a scuola, con particolare riferimento ai valori e alle risorse del territorio e che ha visto la partecipazione delle autorità politiche comunali, dei dirigenti sportivi provinciali del Coni, del segretario nazionale del Csi, Michele Marchetti e del presidente Csi di Teramo
Francesco Coccia
All’indomani mattina una fiaccolata dei giovani con la staffetta di una trentina di moto d’epoca è partita dal santuario di S Gabriele fino alla piazza antistante il Duomo dove si è celebrata la messa
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v i t a c s i
Brindisi
Due piazze e il mare a far da sfondo per raccontare la storia più bella di questa tappa, ben evidenziata dalla Gazzetta del Mezzogiorno “Mohamed lascia i suoi arnesi di vu cumprà e si tuffa con tutte le energie della sua giovane età, 9 anni appena, nelle tante discipline proposte nello splendido scenario di piazzale Lenio Flacco In nome dello sport, si chiami esso minivolley o calcetto o minibasket, la manina olivastra batte cinque con quella palliduccia di un bambino e ci si rende conto che davvero lo sport annulla tutte le frontiere, innanzi tutto quelle razziali” E poi il racconto dell’occasione di sport ed incontro colta al volo da Mohamed che con la sua mercanzia di accendini si avvicina al gazebo degli organizzatori “Chiede di poter giocare: detto, fatto Mohamed si getta anche lui nelle tante discipline proposte da quel magico cilindro che è il Tir inviato dal Csi nazionale, nel quale ci sono tutti gli attrezzi necessari per allestire campi di gioco - prosegue il felice reportage - Dove posso mettere questi? Chiede ai responsabili, indicando la mercanzia che porta per le strade tutti i giorni, fonte di sostentamento per sé e per i suoi? Ed eccolo accontentato: mercanzia presa in custodia dai responsabili, con il piccolo africano pronto a dare il meglio di sé nello sport, ad impegnarsi qui, come nelle strade di Brindisi a vendere oggetti” Il resto ha visto più di mille partecipanti provenienti da tutte le parti della Puglia
Rovigo
Anche Rovigo ha fatto registrare punte record di adesione all’invito di Stadium Millecinquecento i partecipanti che gli organizzatori hanno riscontrato nelle due giornate di sport di sabato e domenica Oltre alle discipline tradizionali e al freesport, la cittadina veneta ha ospitato due momenti dedicati al rapporto tra sport e ambiente “Scopri il verde della tua città” e cioè una camminata non competitiva di 4 chilometri, aperta a tutti, “dai 5 ai 90 anni”, gruppi familiari e persone singole con partenza e arrivo a piazza Matteotti e “pedalata fuori porta”, una
Gianni Marchi
biciclettata di 7 chilometri Divertenti anche l’appuntamento con i giochi tra i campanili
Il venerdì sera si è svolto nella scuola media S Pio X , il dibattito sullo sport nella scuola dell’autonomia Moderatore Ilario Bellinazzi, presidente del distretto scolastico 58 Relatori Flaminio Ennio, provveditore agli studi di Rovigo, Fausto Merchiori, presidente dell’istituto Einaudi di Badia, Reanto Vailati, vicepresidente del Csi e Gino Furini, presidente dell’Associazione Genitori
Pordenone
Cinquecento persone, nonostante la pioggia, hanno riempito gli spazi allestiti dalla carovana di Stadium nel centro di Pordenone: piazza XX settembre, piazzale Ellero, piazzetta Cavour, piazzetta San Marco, via Mazzini e le scuole Gabelli C’è stato anche un grande momento di solidarietà La Croce Rossa Italiana che ha collaborato con il Comune all’iniziativa, ha distribuito gadget con lo scopo di raccogliere fondi per l’acquisto di un’autolettiga a trazione integrale adatta ad operare in zone disagiate
Nello spazio dedicato al dibattito, un divertente contrattempo ha caratterizzato la partecipazione di Suor Paola, nota per la sua partecipazione televisiva a “Quelli che il calcio ” ma conosciuta soprattutto a Roma per la sua opera costante a favore dei bisognosi Avrebbe dovuto partecipare la famosa tifosa della Lazio al momento di riflessione su “agonismo ed etica”, in programma per sabato Ma per altri impegni è stata costretta ad arrivare prima Infatti il venerdì sera, per non tradire comunque la promessa fatta ai pordenonesi, ha incontrato in municipio il sindaco Pasini e l’assessore allo sport Lionello ed alcuni giovani E come ha notato il Messaggero Veneto ha saputo “giocare d’anticipo”, come dovrebbero sempre fare i suoi calciatori preferiti
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v i t a c s i di
o” arrocchie
“patto” conleparrocchie
Si è celebrato, per “rinnovare l’impegno progettuale”, il 22 e 23 giugno scorso a Roma il seminario di studio “Parrocchia e sport”
Un’iniziativa della Commissione Ecclesiale della CEI per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport, che ha permesso, tra l’altro, di mettere a confronto le esperienze dei parroci di tutta Italia, e le testimonianze dei rappresentanti dell’associazionismo sportivo di ispirazione cristiana
Punto di partenza obbligato la Nota pastorale, “Sport e vita cristiana”, pubblicata a maggio del 1995 e ancora poco conosciuta dalle parrocchie, che pur vivendo una fase di ricerca di nuovi strumenti e metodi di promozione della propria presenza sul territorio, stentano a riconoscere nello sport uno strumento di evangelizzazione, meritevole di spazio nel progetto pastorale globale
Pure dall’attività sportiva in parrocchia è scaturito un “patrimonio di cultura educativa, di sapienza pedagogica e di formazione che va assolutamente difeso e incrementato”, come ha evidenziato il segretario generale della CEI, Mons Ennio Antonelli
Per promuovere “l’elaborazione di un progetto che includa strategicamente lo sport nel concerto delle altre iniziative pastorali” con particolare attenzione alla “sintonia con la pastorale giovanile e della famiglia” è necessaria anche la collaborazione delle “forme associative che promuovono lo sport in parrocchia”, alle quali Mons Antonelli ha attribuito “grande importanza”
E le associazioni, presenti all’appello, hanno manifestato attese, problemi e proposte alla platea di sacerdoti, che dal canto loro hanno ammesso che oggi negli oratori la pastorale dello sport è la grande assente, ma si deve dedicarle nuova attenzione, perché “ non è un di più, ma un ambito privilegiato”
E i veri protagonisti, i giovani? Naturalmente non c’erano, ma hanno fatto sentire la loro presenza, o meglio assenza, perché quel che è emerso è che in parrocchia ci entrano sempre meno, e comunque non ci rimangono a lungo
Arianna Cucinotta
Due giornate di lavori intensi, dunque, archiviate con i buoni propositi di sempre e una consapevolezza ormai consolidata: le enunciazioni di principio, da sole, non portano lontano C’è da chiedersi, allora, cosa si può fare in concreto per consolidare il binomio “sport e parrocchia”, traducendolo in attività diffuse
C SI, dall’analisi...
Al convegno il C SI ha fatto sentire la sua voce, delineando con grande sincerità la realtà dei fatti: per quel che riguarda lo sport parrocchiale le cose non vanno granché bene Per capirlo basta leggere un dato dell’attività, che rivela come neppure il 20% delle società sportive C SI sia di estrazione parrocchiale o graviti attorno ad una parrocchia
Una crisi sulla quale l’Associazione non ha mancato di interrogarsi a più riprese negli ultimi anni, ma che i convegni e i seminari di studio, i sussidi e l’attività di promozione presso le parrocchie hanno attenuato di poco Oggi il C SI, incamminato sulla via della Nuova Progettualità Associativa, sta studiando un “progetto parrocchia”, che parte dall’analisi attenta della situazione attuale L’osservazione è cominciata dal Piemonte, dove si è realizzata un’indagine accurata, i cui risultati la dicono lunga sul rapporto che esiste tra lo sport e l’oratorio
Meno della metà delle 215 parrocchie che hanno
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di
a r g o m e n t i
Un
La CEI rilancia la sfida
risposto all’intervista ha al suo interno un gruppo sportivo, e circa un quarto di queste aderisce ad una federazione, vale a dire ad un modello di sport non propriamente ispirato a finalità educative Le attività sportive praticate poi sono in maggioranza (57,3%) non strutturate ed episodiche, sebbene i sacerdoti attribuiscano allo sport un valore sociale ed educativo
Il C SI è attivo solo in un terzo delle parrocchie censite, ma è significativo che la sua presenza sia accompagnata da un maggior numero di gruppi sportivi e di attività praticate, e che vi sia più attenzione alla formazione degli animatori, alla prevenzione, alla socializzazione, al bisogno di aggregazione
dei giovani
Lo sport, dunque, racchiude preziose potenzialità educative e può fare molto e bene per la parrocchia, tuttavia è ancora un ospite, tollerato più che gradito
La consapevolezza del C SI è che non può cambiare da solo questo stato di cose Occorre un progetto globale su sport e parrocchia, che si sviluppi sia con l’apporto dell’Ufficio Nazionale delle CEI per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, sia con il contributo di tutte le associazioni sportive di ispirazione cristiana
... alla proposta
La proposta del C SI, formulata forte e chiara, è istituire un “tavolo” nazionale che coinvolga la CEI e tutte le associazioni di comune ispirazione Un tavolo capace di produrre ricadute a livello regionale e locale
Per questo dovrebbe trattarsi di un organismo operativo di coordinamento, in cui mettere in comune esperienze, saperi e competenze, per formulare programmi a misura dei bisogni educativi, delle risorse di impianti e, in generale, di tutte le variabili del territorio
Lo sport moderno è, infatti, capacità: organizzativa, innanzitutto, e poi di gestione di impianti, di lettura degli obblighi e delle possibilità dettati dalle leggi, di sviluppo di progetti e risorse
Lo stesso Comitato Sport per Tutti, ad esempio, potrebbe offrire buone opportunità alla promozione dello sport parrocchiale, ma ad esso si dovrebbe avere la volontà di presentare un progetto comune
Per fare questo è però necessario cambiare mentalità Le associazioni dovrebbero trovare il coraggio di stipulare un patto di non belligeranza, di smettere di misurarsi per qualche tesserato in più, di concertare una strategia comune, per rendere più incisivo ed efficace il servizio alla comunità cristiana attraverso lo sport
Non si tratta di un’utopia, ma solo di buona volontà
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La politica sportiva del Ministero
della P ubblica Istruzione
Qualesportnellascuola?
La più recente attività dell’Ispettorato per l’Educazione Fisica e Sportiva ha avuto una delle sue direttrici fondamentali nello sviluppo dei rapporti con il CONI, le Federazioni e le Associazioni di promozione sportiva
Ciò ha portato il Ministero della Pubblica Istruzione a siglare dapprima un protocollo d’intesa con il CONI, e quindi intese applicative con la Federcalcio, con la Federazione Gioco
Bridge, con la UISP e con il C SI
Il ministro Berlinguer ha molto a cuore la pratica dell’attività motoria, fisica e sportiva, nelle scuole, che è stata tenuta in debita considerazione anche nella formulazione della legge che trasforma la maturità in esame di stato
rtnellascuola?
Abbiamo dovuto però superare un pregiudizio diffuso sul valore formativo dell’educazione fisica e sportiva e dello sport in generale Infatti, nonostante il testo della nuova legge stabilisca che l’esame di stato debba essere sostenuto su tutte le materie dell’ultimo anno, nella bozza di decreto attuativo che ho visionato in una riunione con i direttori generali e i capi degli ispettorati, era stato specificato “ su tutte le materie, meno l’educazione fisica” In un successivo incontro ho constatato che la norma del decreto che consente agli studenti che abbiano “otto” in tutte le materie di accedere all’esame saltando un anno, era stato aggiunto “ non vale il voto ottenuto nell’educazione fisica e sportiva”
Tutto ciò fa riflettere su come la pari dignità dell’educazione fisica con le altre materie sia ancora solo formale
Una significativa conquista del decreto legge, che aspetta la firma del Presidente della Repubblica, è l’inserimento tra i “crediti formativi” di quelli sportivi, perché anche attraverso l’attività sportiva si possono acquisire competenze nobili È un ulteriore passo avanti verso il pieno riconoscimento della valenza formativa dell’educazione fisica
diLuigi Calcerano
Capo dell’Ispettorato di Educazione Fisica e Sportiva del Ministero della Pubblica Istruzione
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e sportiva, che può validamente contribuire alla crescita umana e alla preparazione culturale del giovane
Educazione fisica e sport per tutti
Il concetto da cui si è partiti è che l’educazione fisica è una materia come tutte le altre, e in quanto tale richiede da parte dei docenti l’impegno a portare tutta la classe allo standard previsto, senza tuttavia appiattire le eventuali eccellenze
Questa concezione di sport per tutti è quella promossa con valore dal C SI, che nessuno al Ministero ha mai inteso “mettere dietro la lavagna”, tanto più che i dati statistici ne fanno il primo ente di promozione sportiva in Italia
Anzi, è anche grazie anche all’apporto del C SI, che si devono potenziare le iniziative in ambito scolastico tese alla diffusione delle attività motorie, presportive e sportive, garantendo a tutti l’esercizio di una pratica sportiva sana
Apprendendo il gusto e la capacità di fare sport in modo equilibrato sin dai banchi di scuola, i giovani continueranno probabilmente a praticare a lungo l’attività sportiva, fino all’età adulta e magari alla terza età
All’insegna del pluralismo
Da questo punto di vista il protocollo d’intesa tra il Ministero della Pubblica Istruzione e il CONI, è uno strumento valido ed efficace, a cui il ministro Berlinguer tiene molto, ma che ha suscitato perplessità, timori di un presunto tentativo di colonizzazione, di asservimento, di azzeramento del progetto educativo
Paure che non hanno motivo di essere, perché il Ministero non intende delegare, né appaltare lo sport a scuola, che quindi non sarà, come qualcuno ha paventato, “terra di nessuno” o “ zona di spartizione” La scuola non dipenderà dalle iniziative delle Federazioni, né da quelle degli Enti di promozione, ma si renderà protagonista, svolgendo un ruolo propositivo e valutando attentamente i contenuti educativi e formativi delle attività che le verranno sottoposte
Firmata l’intesa C SI-Scuola
Il 6 luglio il Ministero della Pubblica Istruzione ha firmato un protocollo d’intesa con il Centro Sportivo Italiano Dopo la lettera di protesta inviata dal CSI al ministro Berlinguer ai primi di giugno, c ’ era stato l’intervento chiarificatore del capo dell’Ispettorato di educazione fisica e sportiva, dott Calcerano, intervenuto al convegno “Lo sport nella scuola dell’autonomia” organizzato dal CSI a Salsomaggiore Calcerano
Con le Federazioni sportive, ad esempio, si chiarirà che il Ministero intende evitare la cessione di tesserati in età scolare, che porta ad “impacchettare” i giovani, e a trattarli come oggetti da mercato Il commercio di giovanissimi tesserati costituisceper usare un’immagine un po’ forte ma efficace - una sorta di “pedofilia” sportiva, di cui la scuola non intende essere complice
D’altro canto le intese con il CONI e le Associazioni di promozione sportiva non sono né semplici adempimenti formali, né il presunto tentativo del Ministero di “giocare a tutto campo” Esse nascono, piuttosto, da una consapevolezza: le sfide che tutti i soggetti che si occupano di sport giovanile, a tutti i livelli, devono affrontare in questo momento richiedono sinergie e spirito di collaborazione Nessuno può farcela da solo
Il C SI: proposte di qualità
Il Ministero guarda come ad una grande risorsa all’esperienza maturata dal CONI e dagli Enti di promozione, e intende fare tesoro del patrimonio di programmi ed elaborazioni che questi sono in grado di offrire
Esaminando i materiali illustrativi delle attività del C SI ho appreso quali sono le finalità educative cui esse tendono, e quale spazio sia lasciato al gioco e alla dimensione ludica, soprattutto nelle proposte di attività motoria che più mi hanno affascinato e nei quali ravviso grandi potenzialità: Fantathlon e Giocasport
A mio avviso la scuola e il C SI devono collaborare nel favorire la costruzione dell’identità personale, attraverso tali programmi sportivi educativi Non illudendosi di eliminare del tutto l’agonismo, che comunque per essere sano deve coniugarsi con una visione serena delle proprie possibilità e dei propri limiti, ma indirizzando lo sforzo comune alla crescita e alla valorizzazione del giovane
Ma l’impegno comunitario potrà rivolgersi anche alla promozione della pratica sportiva in contesti particolari, quali le comunità multietniche, le carceri, i quartieri a rischio
aveva rassicurato sulla reale intenzione della scuola di aprirsi a tutte le forme di collaborazione possibili. Dal suo intervento si evidenziava l’esistenza di un terreno comune su cui lavorare, basato su alcuni princìpi di fondo: pluralismo reale, nessuna preferenza accordata ad alcuni sport ‘potenti’ come il calcio, collaborazione sul territorio, voglia di fare dello sport scolastico uno strumento educativo di reale efficacia Partendo da questi princìpi condivisi è stato facile stipulare, nell’arco di pochissimi giorni, un protocollo d’intesa che stabilisce un ampio ventaglio di forme di collaborazione Sui particolari dell’accordo si soffermerà il prossimo numero di Stadium
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Convegno organizzato
dal C SI a S. Benedetto del Tronto
Glisportivie il GrandeGiubileo del2000
È iniziato nella cittadina marchigiana il cammino di preparazione del C SI verso il grande appuntamento di fine millennio Un viaggio difficile per il mondo dello sport, soprattutto quello professionistico, spesso compromesso dagli egoismi, dalle contraddizioni e dal mercato
Accolto da Mons Gervasio Gestori, Vescovo di S Benedetto del Tronto, dalle autorità locali, c’era perfino il presidente della provincia di Ascoli Piceno, dott Pietro Colonnella, e da una “folla” di giovani, Donato Renato Mosella, nella sua duplice veste di presidente nazionale del C SI e di presidente del Comitato tecnico per l’Anno Santo, è venuto per parlare di sport e di Giubileo
Strano ma vero Il grande tema non è stato quello tecnico ed organizzativo, che appassiona tanto la stampa italiana e mondiale, ma come il mondo dello sport, quello dell’associazionismo e delle federazioni, con i suoi tanti milioni di praticanti si appresta a vivere il grande evento giubilare Mosella ha parlato di sport, di valori traditi, ma soprattutto ha parlato di perdono e di conversione Lo sport, soprattutto quello del grande agonismo, deve chiedere perdono ai tantissimi ragazzi per averli illusi e poi abbandonati sui bordi dei campi
A prima vista, quelle parole così forti sembravano essere fuori dalla portata dei presenti, ma alla fine hanno conquistato l’uditorio “Inizialmente - ha commentato Lucio, un giovane meccanico di 23 anni e grande appassionato di calciopensavo che lo sport e il Giubileo fossero come il demonio e
diEdio Costantini
l’acqua santa, ma poi mi sono dovuto ricredere Anche se sono convinto che il Giubileo non è una luce magica ma passa solo ed esclusivamente attraverso la difficile strada del servizio e della conversione, proprio come ha detto Mosella”
sportivie il randeGiubileo del2000
Il 29 ottobre 2000 il Giubileo degli sportivi Ma il presidente nazionale del C SI ha rincarato la dose e rilanciato la grande sfida “Non spegnete la fiamma della carità, del dialogo, dell’accoglienza Valorizzate il dono della vostra presenza, siate compagni di strada dei tanti giovani che cercano disperatamente un po’ di amicizia L’approssimarsi dell’Anno Santo interroga la coscienza di ogni cristiano, e anche il mondo sportivo guarda con grande attenzione ed interesse a questo Evento straordinario, il cui significato si ripercuote al di là dell’ambito religioso e sfocia nel campo dei valori umani universali a cui anche gli sportivi si richiamano nelle loro attività, ponendoli a fondamento dello sport e del movimento olimpico”
In altri termini, Mosella ha invitato tutti e in modo particolare i giovani, a non lasciarsi trascinare dal risultato, dall’agonismo esasperato, dalla voglia di vincere a tutti i costi e, rivolgendosi in modo particolare ai dirigenti, li ha messi in guardia dall’avere solo preoccupazioni organizzative, poiché spesso, da sole, affievoliscono la tensione educativa che lo sport esprime Il Giubileo è anche un cammino di conversione e di fede, il che significa per lo sport riflettere sui propri “peccati”, sulle proprie manchevolezze e soprattutto riflettere su una questione di fondo: lottare perché la pratica sportiva non sia disumanizzante ma consenta di esprimere gioia e di essere festa
Nel calendario del Giubileo, ha detto poi Mosella, c’è una data, il 29 di ottobre del 2000, fissata come giornata del Giubileo degli sportivi; e il mondo ufficiale dello sport ha già incominciato a interrogarsi sul modo di celebrare il grande Evento Cosa si farà a Roma in quel giorno è ancora in fase di studio Si sa però che, con l’avallo del CIO e del suo presidente Samaranch, sta nascendo un progetto affinché la Giornata degli sportivi venga celebrata in tutto il mondo con una tipologia
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particolare di manifestazione sportiva, tesa a testimoniare i valori dello sport e orientata a sposare progetti di solidarietà
Il ruolo del C SI
Il C SI darà il suo apporto di consigli e di esperienza, ha confermato Mosella, perché l’occasione non vada sciupata, e il 29 ottobre 2000 non si riduca ad un’esibizione retorica e sfarzosa dello sport miliardario
Dalla forza e dalla radicalità delle affermazioni di Mosella scaturisce anche per il C SI una serie di impegni e di iniziative che si inseriscono nello spirito del Giubileo e che sottolineano il ruolo del C SI che, per il suo essere associazione sportiva di ispirazione cristiana tra le più antiche, unica di cui sia riconosciuta la natura ecclesiale, non può limitarsi ad andare a rimorchio di quanto deciderà il CIO, né può pensare di limitarsi ad essere uno dei tanti partecipanti al Giubileo degli sportivi
Nell’organizzazione del Giubileo, il problema centrale è quello dell’accoglienza dei pellegrini e soprattutto la “qualità” che tale accoglienza deve avere Il volontariato cattolico, vitale e ricco di esperienza, si pone così come elemento strategico nell’organizzazione e nella gestione dell’Evento, e dell’accoglienza in particolare Tanto che il suo apporto è stato inquadrato dal Comitato Centrale del Grande Giubileo nel “Progetto del Volontariato per l’Accoglienza giubilare” Tale Progetto chiede anche agli sportivi di impegnare gratuitamente del tempo, secondo le proprie disponibilità, in un servizio di animazione e di accoglienza ai fratelli di comune fede che giungeranno a Roma in pellegrinaggio
Anche il C SI, come tutto il mondo del volontariato cattolico, è dunque interpellato dal Giubileo, che chiede energie per il suo sereno svolgimento ma in cambio offre l’occasione di compiere un’esperienza spirituale unica, di grandissima intensità “È una possibilità - ha concluso Mosella - che sono certo l’Associazione saprà raccogliere, rispondendo con entusiasmo e partecipazione all’appello del “Centro del Volontariato per l’Accoglienza Giubilare”, istituito del Comitato Centrale della Santa Sede per la realizzazione del Progetto”
Oltre il 2000
Un altro obiettivo del C SI è fare in modo che, anche per ciò che riguarda lo sport, il Grande Giubileo non si concluda nel 2000, ma lasci un’impronta capace di orientare l’inizio del Terzo Millennio La meta ideale è riuscire a dare un seguito al “Manifesto dello sport” del 1984
Tante cose sono cambiate da allora sugli scenari della storia, a livello politico, sociale, economico, culturale ed anche sportivo Il manifesto del 1984 conserva intatto il suo valore, ma probabilmente vanno accentuati o introdotti riferimenti a fenomeni come il disagio e l’emarginazione crescenti, l’immigrazione, i problemi del Terzo Mondo
Non si tratta di cambiare per cambiare Il “Manifesto dello sport per il Terzo Millennio” deve trovare la sua forza ed il suo significato nell’applicare allo sport tali indicazioni Il compito di farsi promotore del documento spetta a tutto l’associazionismo sportivo cattolico, che potrà poi chiedere a tutto il mondo dello sport, dilettantistico e professionistico, di aderire alla “carta”
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Tornei di Calcio a 5 e Beach volley
sulla costa romagnola
Un’invasione delle spiagge a colpi di pallavolo e calcio È la proposta del C SI per l’estate romagnola Dal 15 giugno al 23 agosto per quasi cento chilometri di costa il richiamo sarà uno solo: “Giochiamo ‘98, giochi e sport nella palestra più grande del mondo” Calcio a 5 e beach volley dunque nei programmi dei vari comitati locali del C SI, da Ferrara a Ravenna, da Cesena a Rimini e Forlì
Centinaia le squadre che partecipano e almeno duemila tra giovani e adulti, dai 16 anni in su, che disputano le qualificazioni di calcio a 5 e di beach volley, due contro due Le migliori otto formazioni prenderanno parte alla fase finale prevista a Marina di Ravenna il 15 e 16 agosto per la pallavolo sulla spiaggia e a Rimini, nella settimana successiva, per il calcio a 5 Ma non è finita qui In programma anche tornei di bocce e marce non competitive
Stessaspiagg unaltrogio
unsaspiaggia altrogioco
L’adesione dei gestori degli stabilimenti balneari è stata totale Molti hanno già spazi attrezzati con un campo tracciato e una rete da pallavolo Ed installarla non è un problema Si gioca durante tutta la giornata Mentre per il calcio a 5, l’impegno è serale
Il caldo soffocante non dà tregua Alcuni cercano un po’ di refrigerio tuffandosi in mare In molti sono assiepati sotto gli ombrelloni della riviera emiliano-romagnola a godersi un bagno d’ombra Le ultime stime attestavano intorno ai 5 milioni le presenze a stagione su questo lembo d’Adriatico Un’invasione
All’inizio dell’arenile un gruppo di ragazzi si dimenano a torso nudo sotto una rete Con il caldo che fa! Eppure sono tanti, sotto quelle bandiere blu-arancio
Sull’esperienza dello scorso anno che ha riguardato varie regioni, l’attività sulla spiaggia si concentra sulle località che d’estate radunano milioni di turisti Ma è anche vero che di manifestazioni sulla spiaggia è piena la stagione E allora qual è la differenza?
di
Marco Croci
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gia oco v
“Sostanziale - afferma sicuro Marco Guizzardi, presidente del Comitato C SI di Ravenna e tra gli ideatori dell’iniziativa - Finora tutte le attività sono state spontanee e limitate alla singola località se non addirittura al limitato pezzetto di spiaggia, non v’è stata un’iniziativa costante e organizzata Noi diamo un senso a tutte le partite, con una fase di qualificazione e le finali Non disperiamo del valore della partecipazione Diamo inoltre la nostra esperienza maturata in cinquant’anni di attività, gli arbitri, l’assicurazione per i giocatori e tutta l’organizzazione”
Aiutare il turismo sportivo in vacanza, offrire l’opportunità, a chi magari durante gli altri dieci mesi dell’anno subisce passivamente lo sport dalla televisione o dai giornali, di dare due calci al pallone in allegria e misurarsi nell’alzata o nella schiacciata, nel tiro a porta, nel passaggio al compagno di squadra Una formula questa che, nei suoi primi passi, è già stata gradita soprattutto dai più giovani, a giudicare dalla massiccia adesione fin qui registrata nelle varie località interessate dall’iniziativa
La manifestazione coordinata da Giuseppe Vaccari, della presidenza nazionale del C SI funzionerà da test, da esperienza pilota per la prossima stagione, quando più regioni dovrebbero essere coinvolte per approdare alla fine di agosto ad un grande festival dello sport estivo, fatto da appassionati prima che da veri praticanti
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Il C SI porta lo sport in piazza Manifesta apertamente il coraggio di esserci, come una presenza significativa, umile e gratuita Se si è deciso di scendere in “piazza”, ci deve essere una ragione: è la ragione dell’amore Chi non ama sta chiuso in se stesso, pensa a se stesso, mantiene ciò che ha e non scende in piazza Ma per “esserci” non basta che altri vedano che ci siamo: occorre un di più che altri non hanno e di cui rivelano il bisogno Urge dunque una presenza densa di testimonianza Ma la testimonianza dello sport è credibile, è plausibile, è affidabile? In ques t o a m b i t o c o n s i s t e l a p r o v o c a z i o n e Tocca al C SI raccoglierla e renderla positiva e costruttiva per l’intero movimento sportivo Allora lo sport va in piazza per incontrare la gente, per condividere ideali e speranze, per testimoniare, appunto, una verità che sta a cuore
Il C SI come il profeta Eliseo (1 Rc 19, 16.19-21)
Elia chiama Eliseo Efficace ed eloquente è l’amplesso del mantello come segno
di un destino alto, trascendente Eppure, a ben vedere, quell’Eliseo, nel mondo dello sport, potrebbe essere il C SI Detto per analogia ma anche con incisiva audacia
È la chiamata per essere al servizio: “Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio” Qui essere C SI diventa sorprendentemente una vocazione che non consente alibi o compromessi, rimandi o secondi fini Una vocazione ad essere profezia nel mondo dello sport: compito arduo, impegnativo, che esige il coraggio di andare controcorrente Se il C SI raffina la consapevolezza di fondazione può rappresentare la “profezia” nella difficile evoluzione dello sport, può essere un portabandiera tranquillo e gagliardo
Il C SI chiamato alla libertà (Gal 5, 1.13-18)
A c c o g l i e r e u m i l m e n t e l a “ p r o f e z i a ” come un dono esigente e responsabile La chiamata di Gesù infatti non tollera ripensamenti: nonostante la nostra intelligenza del limite umano, le nostre domande di inadeguatezza, le nostre remore naturali a culturali Nel caso, essere C SI significa tendere alla libertà vera come dimensione spirituale permanente Non è facile essere liberi nel cuore, nello spirito, nelle scelte concrete La libertà chiede al C SI di realizzarsi in uno stile di servizio d’amore: “Non per vivere secondo la carne, ma secondo lo Spirito” L’antidoto ad ogni rischio è l’amore del prossimo
mons Carlo Mazza
Ilcoraggiodiesserci di
Questo non è un automatismo, ma impegno che implica un progetto alternativo rispetto a quello dell’egoismo ribelle che getta nella morte Liberi per amare disint e r e s s a t a m e n t e t u t t i q u e l l i c h e i l C S I incontra nella piazza e nel suo servizio: ragazzi e ragazze, adolescenti e giovani Il C SI è libero davvero se segue la sua memoria, se rispetta la sua vocazione di profeta, se vive in armonia con se stesso, se accoglie i più deboli e i più poveri, se Dio sta al primo posto nelle sue intenzionalità educative e nella sua attività sportiva
Il C SI è discepolo (Lc 9, 51-62)
L’invito del vangelo si realizza esplicitamente nel “Vieni e seguimi”, per cui Gesù sta al centro della nostra esistenza personale, e della vostra esperienza associativa Gesù chiama mentre è sulla via verso G e r u s a l e m m e , l u o g o d e l c o m p i m e n t o della sua vocazione e missione Chiama per essere dalla sua parte, per inseguire la sua sorte Si evidenzia allora la condizione per seguire Gesù: la libertà dalla “morte”, dalla “carne”, dal “possesso”, per essere “testimoni dell’invisibile”, per essere alleati di Dio, per far la differenza con gli altri Il C SI è il discepolo fedele che, “ sceso in piazza” non torna indietro ma segue Gesù Ovunque vada Ma questo accade se il C SI vive la sua profezia, nel rischio della libertà, seguendo fedelmente il Signore Perciò dico: C SI non tradire la tua vocazione!
allo specchio o 22 r u b r i c a
Nella prossima stagione sportiva
l’introduzione a pieno regime delle scommesse sportive, dopo la sperimentazione avvenuta in occasione dei mondiali di calcio di Francia ‘98, potrebbe trasformarsi in un k o per lo sport di base È questo il senso di una lettera inviata dal presidente del C SI, Donato Mosella, al presidente del CONI Mario Pescante, per chiedere chiarimenti e rassicurazioni
Scommettiamo chepagalosportdibase?
chepagalosportd
La preoccupazione nasce dal cattivo andamento dei concorsi pronostici, Totocalcio e Totogol, che attualmente alimentano con i loro introiti tutto lo sport italiano, da quello delle Olimpiadi a quello praticato nelle parrocchie Ai primi di luglio il presidente del CONI, Mario Pescante, ha tirato le somme stagionali dei due concorsi, che nel 1997-98 hanno perso circa 40 miliardi sulla stagione precedente, ossia il 4% del gettito Sono anni ormai che il Totocalcio è in caduta libera, probabilmente perché paga le rughe dei suoi 53 anni di età; ed anche il suo figlioccio Totogol, partito benissimo nella sua funzione di tappare le falle di bilancio del Totocalcio, si sta sgonfiando come un soufflé, mostrando di non essere il toccasana che si attendevano al CONI, che ora medita di correre ai ripari modificando i vecchi concorsi pronostici e proponendone uno nuovo, il totosei Potrebbe essere come curare un virus con i panni caldi Le previsioni degli esperti sono pressoché unanimi: non appena si moltiplicheranno i botteghini delle scommesse sportive e gli italiani avranno preso confidenza con il nuovo sistema, questo in parte andrà a pescare nel bacino di utenza del totonero e delle altre scommesse illegali, in parte eroderà ulteriormente i concorsi pronostici
Sostenere che il nuovo compenserà il vecchio e che tutto lo sport italiano potrà continuare ad autofinanziarsi come prima e meglio di prima è un’affermazione un po’ semplicistica Se appare chiaro che il futuro del bilancio CONI si chiama “ scommessa sportiva”, molto meno chiaro è il modo in cui tali proventi saranno utilizzati È dubbio, comunque, che i benefici si
Tito Della Torre
possano riversare sullo sport di base
Il disegno di legge Veltroni sullo sport dilettantistico e gli enti di promozione, attualmente all’esame del Parlamento, stabilisce infatti che questi ultimi siano finanziati dal CONI, per il tramite del Comitato Nazionale Sport per Tutti, “in misura non inferiore all’1 50% degli incassi lordi dei concorsi pronostici di cui all’articolo 6 del decreto legislativo 14 aprile 1948 n 496” Ossia del Totocalcio e assimilati, tagliando fuori dalla ripartizione degli eventuali introiti delle scommesse lo sport di promozione
Per essere più chiari, il decreto 496/48 stabilisce che “È riservato rispettivamente al Comitato Olimpico Nazionale Italiano e all’Unione nazionale incremento razze equine l’esercizio delle attività previste dall’art 1 [organizzazione e esercizio di giochi di abilità e di concorsi pronostici], qualora siano connesse con manifestazioni sportive organizzate o svolte sotto il controllo degli enti predetti”
In verità la dicitura del disegno di legge Veltroni non è chiarissima Da un lato parla di finanziare lo sport per tutti con i proventi dei concorsi pronostici, cosa che sembra escludere le scommesse; dall’altro fa riferimento alla legge del 1948 lì dove i concorsi pronostici del CONI sono assimilati alle scommesse dell’UNIRE (scommesse sull’ippica), che concorsi pronostici non sono, ad eccezione del Totip
Se l’intento del legislatore è di affidare lo sport per tutti soltanto ai proventi di Totocalcio e assimilati, stante l’andamento dei concorsi pronostici il provvedimento Veltroni potrebbe equivalere ad un lento soffocamento Se invece si pensa che le nuove fonti di finanziamento dello sport italiano, ossia le scommesse, debbano riguardare in qualche misura anche lo sport per tutti, meglio farebbe il Parlamento a legiferare in modo più chiaro La riforma, o autoriforma che sia, del sistema sportivo italiano non può nascere con questa grande incognita Di qui la preoccupazione del C SI e la lettera inviata al presidente del CONI Che si conclude con la richiesta rivolta a Mario Pescante di chiarire la posizione dell’Ente olimpico, valutando anche l’opportunità di richiamare l’attenzione del Parlamento sul problema, prima che l’approvazione del Disegno Veltroni, legando definitivamente il finanziamento dello sport di base al Totocalcio, si trasformi in un boomerang per la parte meno ricca del sistema sportivo italiano
Scommettia
23 s p o r t & s p o r t di
Totocalcio in crisi
Finale nazionale
nno Wheelchair ockey
Unanno HdiWheelchair ockey
Sedici squadre provenienti da diverse città italiane: un avvincente torneo nazionale durato da novembre a giugno Ben 70 gare ufficiali ed un susseguirsi di emozioni e di entusiasmo Più di tutto, una gran voglia di essere protagonista da parte dei tanti giovani che hanno dato vita alla seconda edizione del Campionato Italiano di Wheelchair Hockey targato C SI
Grazie a loro, l’Hochey in carrozzina, sport sino a due anni fa sconosciuto, è diventato per tanti altri occasione di un intenso e qualificato impegno agonistico che non ha nulla da invidiare a tante altre importanti manifestazioni per disabili che si svolgono ai vari livelli nazionali
Quest’anno, con l’aggiunta del girone Centro Sud, il campionato si è arricchito di nove squadre ed è stato suddiviso in tre gironi: Nord Ovest, Nord Est, Centro Sud
Dopo una lunga fase preliminare, i quarti di finale - organizzati dalla UILDM di Genova - si sono disputati nel Palazzetto dello Sport di Chiavari ed hanno consegnato il lasciapassare per le finali agli Sharks di Monza, alla Magic di Torino, alle Pantere ed al Dream Team di Milano
Le finali si sono svolte a Salsomaggiore Terme, nell’ambito della manifestazione conclusiva di Stadium: lo sport incontra la piazza
In un impianto gremito fino all’inverosimile da genitori e amici dei protagonisti, il Dream Team di Milano ha conquistato il titolo italiano, superando i concittadini delle Pantere
Il Presidente nazionale del C SI, Donato Renato Mosella, e il Vicepresidente Edio Costantini, accompagnati da don Antonio Mazzi, durante la cerimonia delle premiazioni hanno sottolineato il grande significato umano che riveste la manifestazione ed hanno ringraziato i partecipanti per la grande correttezza dimostrata e per l’elevato valore tecnico del gioco espresso
Le squadre del Campionato Wheelchair Hockey non si sono limitate alla partecipazione del campionato ma, come era nei
Renato Picciolo
progetti dei C SI, hanno cercato di pubblicizzare questa disciplina partecipando a numerose iniziative: il Quadrangolare di Milano, con il debutto della Nazionale italiana ed un cronista d’eccezione: il noto conduttore Fabio Fazio; il Torneo di Castelvetro in provincia di Modena; l’esibizione alla Fiera di Bologna; la partecipazione alle tappe di Stadium di Genova e di Caltagirone; il Quadrangolare di Correggio - che, come da tradizione, si svolge il 1º maggio - con l’ultima partecipazione della Nazionale prima dei Mondiali olandesi di Utrecht
Un anno vissuto intensamente da atleti, dirigenti, genitori e dagli arbitri del C SI, che hanno dato prova di grande professionalità nelle palestre di tutta la penisola
Un ultimo ricordo va a Pasquale del Gatto, atleta del Dream Team Milano, morto senza poter vedere la sua squadra fregiarsi del titolo italiano
Vorremmo dedicare proprio a Pasquale, campione italiano di Wheelchair Hockey, questa seconda edizione della manifestazione
Arrivederci al prossimo anno!
24
di
v i t a c s i
Benvenuta,
Parte con il piede giusto la Joy Cup Alla manifestazione avevano già aderito, alla fine di giugno, 15 regioni, 82 Comitati, 6800 squadre, 103.000 atleti... E siamo solo all’inizio... Evidentemente nessuno si è fatto intimorire dalle novità regolamentari e dal rigore organizzativo che la Joy Cup introdurrà nel sistema sportivo del CSI, a partire dalla classifica finale, che sarà il risultato della somma della classifica tecnica e di quella cosiddetta “associativa”. Quest’ultima terrà conto delle presenze delle società, delle squadre, dei dirigenti nella vita del Comitato e nel nuovo mondo della Joy Cup. Un altro indice del gradimento riscosso dalla formula Joy Cup è dato dalla massiccia adesione dei Comitati che, nonostante l’iscrizione fosse soggetta a rigidi criteri, anche innovativi, quale quello dell’indizione, in concomitanza con l’avvio del torneo, di un corso di 1° livello per i dirigenti e uno per gli allenatori delle squadre partecipanti, non hanno avuto dubbi: la Joy Cup s’ha da fare Ma come sempre, i più... gioiosi sono i giovani. Le categorie giovanili rappresentano il 60% delle iscrizioni alla Joy Cup. Una bella risposta della nostra associazione, di fronte al panorama desolato e sconsolato delle federazioni e degli enti che, per accaparrarsi i giovani, devono inventarsi il reclutamento notturno davanti alle discoteche, o un ’attività in cui l’illusione diventa la regola. Un gradimento globale, dunque. I fax che continuano ad arrivare anche adesso, alla metà di luglio, quando mezza Italia è già in ferie, lo confermano. Evidentemente era giusta l’intuizione di partenza: che i tempi, e l’associazione, fossero ormai maturi per unire in un ’unica formula l’esigenza di una pratica sportiva per tutti e di alto profilo educativo e quella di assicurare comunque all’attività serietà delle formule e dei risultati, sbocchi sempre più elevati sotto il profilo tecnico, maggiore cura dell’elemento agonistico
Benvenuta, Joy Cup!
v i t a c s i 25
Un alto gradimento per la nuova manifestazione
ognodi adrecredibile
Ilbisognodi unpadrecredibile
Nel mio ultimo libro, “C’è da fornire luce e non acqua tiepida” , che ho presentato a Stadium: lo sport incontra la piazza di Salsomaggiore, ho raccolto il risultato di una serie di colloqui avuti con un gruppo di genitori, istruttori ed educatori sportivi La mia fatica è stata quella di far emergere ciò che di buono e positivo si cela nei comportamenti giovanili, spesso giudicati totalmente negativi, ma che credo siano invece motivati molte volte da un modo sbagliato di amare
Per capire da cosa possano nascere i comportamenti, i disagi e le deviazioni di tanti giovani credo sia essenziale partire da alcune considerazioni sulla presenza ed il ruolo della figura paterna
Viviamo in una società che è orfana di padri; negli anni Sessanta il padre-padrone è stato ucciso, giustamente, senza però riuscire a realizzare in sua vece una figura di padre moderno, in grado cioè di esprimere saggezza, autorevolezza, sincerità, trasparenza, condivisione, capacità di ascolto e disponibilità ad essere giudicato dal proprio figlio
Il padre occupa nella vita del figlio un ruolo centrale, perché rappresenta l’apertura verso la società: dovrà aiutarlo a comprendere il mondo, le figure istituzionali, le regole Se la figura del padre è debole, sarà debole anche l’idea che della società filtrerà attraverso il figlio; se il padre sarà latitante o assente, mancherà completamente nel figlio la conoscenza e la comprensione della società e del mondo Il guaio degli sconfitti molte volte è stato quello di non aver avuto un padre che stava a casa, che li aspettava, che li obbligava a capire e rispettare le regole
Nell’infanzia la figura materna ha un ruolo insostituibile: per il figlio è la tenerezza, il rifugio, il “golfo”, il riparo, la casa Nell’adolescenza la responsabilità della conoscenza del ragazzo deve essere invece del padre: deve essere lui a portare il figlio fuori di casa, a farlo rinascere idealmente per la seconda volta Nell’infanzia si prepara una scatola stupenda: il corpo, ma la vita comincia veramente quando nella scatola s’iniziano a mettere i grandi sogni, i valori, i sentimenti
Un figlio guarda al padre quando pensa al domani ed alla madre quando pensa all’oggi; guarda al padre quando ha bisogno di confrontarsi sui suoi sogni, alla madre quando chiede tenerezza
Nella nostra società, che è ancora una società maschilista, c’è separazione di ruoli: la madre ha un’importanza primaria all’interno della famiglia, ma se il padre è latitante essa riesce a svolgere anche un ruolo fuori dalla famiglia, esclusivamente per necessità Con il tempo la madre finisce così per occupare tutti e due gli spazi, creando fragilità e debolezza e confondendo nel ragazzo le due componenti indispensabili alla sua maturazione È chiaro che questa debolezza è tra le cause principali di ciò che sta succedendo tra molti adolescenti da vent’anni a questa parte, ma se i padri decideranno di tornare a casa capiranno quanto la loro presenza sia affascinante e stimolante per i figli, che hanno bisogno di un padre credibile, pronto al confronto e talvolta anche ad uno scontro che permetta loro di saggiare le energie, per rompere schemi precostituiti e sperimentare ipotesi di vita autenticamente nuove
26 Alle origini del disagio giovanile
a r g o m e n t i
di
don Antonio Mazzi
Don Antonio Mazzi in occasione della premiazione della finale di Weelchair Hockey a Salsomaggiore
Alserviziodelgioco
Per condurre un’attenta riflessione sul ruolo arbitrale è bene sottolineare che l’arbitro è al servizio solo del gioco Gioco suscettibile di continui miglioramenti, a volte rapidi a volte lenti, di cui sono artefici quasi sempre gli atleti, spesso gli allenatori, poche volte gli arbitri stessi
Alservizio delgioc
Ciò perché sovente questi ultimi non hanno praticato lo sport che dirigono, o lo hanno fatto in modo breve e discontinuo, così da non avere accumulato abbastanza esperienza sul campo da cogliere lo spirito del gioco
Per offrire più alte prestazioni i giocatori si allenano con costanza, mentre dal canto loro gli allenatori studiano assiduamente Anche gli arbitri dovrebbero impegnarsi in un percorso di crescita, con l’obiettivo di migliorare costantemente la propria preparazione
A questo proposito credo sarebbe utile che gli arbitri partecipassero ai corsi per allenatori, di primo ma anche secondo livello, per apprendere come si insegna la tecnica, quali sono i movimenti corretti, come si articola il gioco sul campo Ciò li aiuterebbe ad analizzare a fondo lo sport che vanno ad arbitrare
Essi potrebbero poi assistere a sedute di allenamento, partecipare alle riunioni con gli allenatori, chiedere ai colleghi con maggiore esperienza di esprimere, di volta in volta, un giudizio critico sulla conduzione degli incontri
Mi trovo spesso ad assistere a gare di pallacanestro, calcio, atletica leggera, nuoto e sovente mi si chiede un parere sull’arbitraggio Ebbene non esprimo alcun commento, perché ciò fa parte della mia cultura sportiva Sono stato un giocatore di basket per 20 anni ed ho svolto il ruolo di allenatore per quasi 33, senza mai essere squalificato Ho sempre rispettato gli arbitri, esigendo però da loro rigore e coerenza, vale a dire capacità di dirigere il gioco dall’inizio alla fine, con pari attenzione, adottando provvedimenti analoghi per gli stessi falli, nei primi come negli ultimi minuti di gara
Ci si interroga spesso se in campo l’arbitro debba essere o
meno, protagonista Ritengo che dovendo garantire il buon andamento della gara, con la responsabilità di tracciare la linea di demarcazione tra ciò che è regolare e ciò che non lo è, debba essere visibile Tuttavia esercita al meglio il suo ruolo quanto più riesce a dirigere il gioco senza intervenire, riuscendo ad esprimere autorevolezza
La gran parte dell’attività educativa del C SI è rivolta ai giovani, ai quali è ormai indirizzato anche il mio interesse prevalente, tanto che ho scelto il ruolo di insegnante Tale esperienza mi ha portato ad organizzare corsi di preparazione anche per i genitori dei ragazzi, che non sanno comportarsi con i figli ed esprimono spesso i comportamenti peggiori, anche con gli arbitri
È proprio nel rapporto con i giovani che l’arbitro deve esercitare al meglio il suo compito di educatore, sapendo esprimere doti di comunicatore Doti che gli consentono di suscitare l’attenzione dei giocatori richiamandoli al rispetto delle regole, di se stessi, degli avversari e dell’arbitro
Ciò non significa semplicemente saper parlare, ma farlo con efficacia, utilizzando un linguaggio semplice e diretto, fatto di poche parole, e soprattutto usando il tono giusto, giacché è quello che fa davvero la differenza
diSandro Gamba director of Basketball coaching Academy
27 v i t a c s i
L’arbitro-giudice nel C SI
herestadel ondiale
Quel che resta del Mondiale è un prato venduto a pezzettini e una nazione che si credeva prima in tutto tranne che nel pallone, raggiante di essersi sbagliata su quest’ultimo particolare Quel che resta del Mondiale è una Francia stupìta che ha vinto senza inganno e senza frode, regalando oasi di civiltà anche a chi ha perso È un portiere antico come Chilavert che rialza di peso i compagni affranti dopo la sconfitta urlando loro in faccia l’orgoglio di chi per 90 minuti si è tenuto gli occhi del mondo addosso È una traversa azzurra scheggiata dal pallone che ha respinto la pochezza calcistica italiana Ma è soprattutto l’idea di un momento irrinunciabile, farcito di eccessi, di maschere e di troppi denari ma pure di sentimenti rotolanti
Abbiamo visto brasiliani e danesi ballare insieme Facce colorate e facce da forca, il sangue di un poliziotto sul marciapiede, raccapricciante tributo alla bieca sacralità del pallone-pretesto, buono per giustificare un odio forse insanabile
Ma non è questo l’ultimo flash: quel che resta di un mondiale, questa volta almeno, è un gol alla divisione, è la voglia di partecipare, pitturando i confini delle proprie tribù e riaffermando nazionalismi sopiti ma non inconciliabili con un disegno più alto, di passione universale che solo il calciogiustamente demonizzato quando lo merita - in certe occasioni riesce a realizzare
Quel che resta del Mondiale è l’assenza di isterismi per vittorie e sconfitte accettate per quello che sono, pur nella mostruosa importanza dei verdetti Non è ancora un segno di maturità raggiunta probabilmente, ma le lacrime che hanno rigato molte eliminazioni sul campo hanno affogato l’abitudine barricadera di troppe domeniche nostrane Mentre i padroni del vapore contavano gli incassi e si spartivano poltrone, giocatori e tifosi - escludendo rare anche se dolorose degenerazioni -
Alberto Caprotti
Quelcherestadel mondiale di
hanno confermato di resistere quale parte migliore di un sistema perfettibile ma meno depravato di quanto si pensi Quel che resta ancora è un Ronaldo ferito, gonfiato per resistere e scoppiato sul traguardo, splendido burattino cui hanno attorcigliato i fili Ha piegato le gambe il più grande di tutti, ha perso per colpa dell’ingordigia altrui ma nella drammaticità della sua oscura vicenda si è rivelato fallibile e normale come temevamo che la sua classe infinita non permettesse che fosse
Questo ci resta, fino al prossimo mondiale
28 Dopo Francia ’98 s p o r t & s p o r t
Pogg e meglio degliazzurr
Medaglia di bronzo alla S S Poggese del C SI di Ascoli Piceno che ha partecipato a Parigi alla MINI WORLD CUP organizzata dalla Snickers, uno degli sponsor di France ‘98 e patner della FIFA per il programma sulla diffusione del Fair Play tra i giocatori e tifosi
I ragazzi della squadra italiana del C SI hanno partecipato alla manifestazione insieme ad altre sette squadre, in rappresentanza di oltre 10 000 giovanissimi di tutto il mondo che hanno avuto l’opportunità di partecipare alle manifestazioni nazionali promosse dalla Snickers
Insieme alla squadra ascolana c’erano, per aggiudicarsi il trofeo, il Portogallo, la Francia, l’Islanda, Olanda, Reunion (Isole dell’Oceano Pacifico) e la squadra di casa Verneuil
Poggesemeglio degliazzurri di
Alla cerimonia di apertura, Steve Clark, rappresentante della Snickers, ha elogiato il successo che ha ottenuto l’iniziativa in campo mondiale e soprattutto ha ribadito il concetto di Fair Play e l’impegno del Gruppo Mars nel promuovere e diffondere tale messaggio fra il pubblico, soprattutto quello giovanile La bandiera del Fair play è scesa in campo prima di ciascuno dei 64 incontri del Campionato del Mondo come simbolo visibile per ricordare ai giocatori di calcio e ai tifosi l’importante legame fra il fair play e il calcio
La squadra del C SI, S S Poggese, prima classificata, alla fase nazionale, ha rappresentato a Parigi oltre 4 000 atleti italiani, di età tra gli 11 e i 12 anni che avevano partecipato alla edizione italiana del torneo Anche questa volta i giovanissimi della Poggese avevano iniziato bene il torneo trovandosi, dopo le prime 3 partite, in testa alla classifica con punteggio pieno Ma poi, per l’inevitabile calo fisico di alcuni, sono “scivolati” al 3º posto della classifica finale
Prima classificata la squadra del Portogallo con 14 punti, secondo la squadra della Reunion con 12 punti, terza quella italiana con 10 punti, quarta quella dell’Islanda con 7 punti, quinta la Verneuil(Francia) con 6 punti, ultima la Francia con un solo punto Grande festa ad Ascoli Piceno e grande entusiasmo nel C SI ascolano In prima fila il presidente provinciale, Francesco Cinciripini, che oltre ad elogiare i vincitori ha ribadito l’impegno che la Società sportiva Poggese svolge da tanti anni a favore dei ragazzi e dei giovani
Elogi anche da parte del sindaco della città, Roberto Allevi e dell’assessore allo sport, Giorgio Rocchi: “Abbiamo seguito i ragazzi della S S Poggese dalla fase locale della “Coppa Fair Play” fino a Parigi, passando per la finale nazionale a Pavia, li abbiamo incoraggiati e spronati e per la fase francese abbiamo voluto che portassero con loro la freschezza e la genuinità di una squadra di parrocchia che insieme ai loro dirigenti credono e soprattutto vivono ogni giorno l’esperienza sportiva come occasione di crescita e di amicizia”
Marco D’Amico
29 v i t a c s i
L’armata Brancaleone
È stato categorico don Carlo, rivolgendosi ai dirigenti della Virtus: ”Siete un’armata Brancaleone; ne ho avuta, se pur ce ne fosse stato ancora bisogno, l’ennesima conferma durante lo svolgimento della 24ª Miniolimpiade”
Nell’omonimo film di Monicelli, l’armata Brancaleone era un gruppo raccogliticcio di velleitari e incapaci che, credendosi un esercito, voleva partire per le crociate, salvo smarrirsi per strada e buscarle da tutti Don Carlo forse non voleva dire che quelli della Virtus sono velleitari e incapaci, ma solo che ciascuno bada a ritagliarsi il suo piccolo spazio, più di potere che di servizio, non curandosi di perseguire obiettivi comuni e credendo che basti avere lo stesso tesserino per fare Società sportiva
La frammentazione è uno dei guai della Virtus Occorre un punto di convergenza per tutti, un “impianto” che faccia da generatore capace di ridare vitalità e spessore alla vita associativa, anche per
denunciato, con evidente amarezza, quello che lui considera il male più pericoloso per una Società sportiva: la mancanza di quel “terreno comune” e la carenza di coordinamento
Tutti gli altri guai che affliggono la Virtus derivano da questi Se ha voluto denunciare quel “cristianesimo da parata dei dirigenti, ottusamente tradizionalista, con una incipriatura di religiosità, che fanno la presenza solo quando c’è da esibirsi nelle manifestazioni esteriori, ma risulta latitante alle scadenze più scomode della vita normale della Società sportiva e manca puntualmente agli appuntamenti parrocchiali ordinari compresa la messa domenicale”, lo ha fatto solo per mettere in evidenza che manca quello spessore umano e cristiano capace di coinvolgere i dirigenti e gli animatori della Società sportiva in un unico progetto educativo
sviluppare più partecipazione e più corresponsabilità
Sapevo che don Carlo non se la sarebbe fatta sfuggire l’occasione
E così s’infuria - a ragione, secondo il mio parere - quando c’è confusione, mancanza di un minimo di coordinamento Soprattutto non può tollerare quelli che si lasciano solleticare dalla vanità per attirarsi simpatie e riscuotere consensi
La stortura più mortificante per un dirigente si verifica quando ci si mette al servizio dei facili applausi e ci si concede all’ammirazione della platea
L’altra sera, dunque, il prete ha
ra cc o tn o i l diEdio
“E allora - ha chiesto provocatoriamente don Carlo - tutti quei corsi di formazione che fate, a cosa vi servono ” Servono realmente i corsi di formazione? E , soprattutto, la formazione si fa solo con i corsi? Sarebbe un grave errore pensare che la mancanza di bravi dirigenti e bravi animatori possa essere colmata solo con un corso di formazione Come sarebbe irrealistico pensare di risolverlo solo attraverso i Corsi di formazione
In America, paese dove le scuole funzionano davvero, si usa dire che la professionalità vera si acquisisce “ on the job”, “sul lavoro” La teoria è una bella cosa, è indispensabile, ma solo come punto di partenza È l’esperienza sul campo a costruire l’esperto di qualità Fare formazione sul campo è possibile, ma implica un radicale cambiamento di mentalità rispetto a quella in uso nell’Associazione Insomma, non è roba da armata Brancaleone Il perché ve lo racconterò un’altra volta
Costantini
La Società sportiva G S Virtus continua a raccontarsi
verso il Giubileo
G i u b i l e o : cos’è?
La lettera apostolica Tertio millennio adveniente (10 novembre 1994) di Giovanni Paolo II motiva il prossimo giubileo e ne traccia i passi della preparazione spirituale Ma, per compierli consapevolmente, è necessario conoscere il significato dell’evento giubilare Ecco dunque la domanda: cos’è il giubileo?
Il giubileo, detto ora anche “ anno santo”, ha origine nell’esperienza del popolo d’Israele Nell’Antico Testamento, al termine di sette settimane di anni (49 anni) il cinquantesimo anno veniva annunciato in ogni angolo del paese con lo squillo di una “tromba” o, meglio, di un corno ritorto di montone (in ebraico: jobel) Alcuni pensano che il sostantivo giubileo abbia questa derivazione ebraica, da cui sarebbe poi venuta la parola latina jubilaeus Altri ritengono invece che ci si debba riferire al verbo latino jubilare, cioè fare festa Il suono dello jobel, comunque, annunciava per tutto il popolo l’inizio di un anno ricco di riti religiosi e soprattutto, di gesti importanti sul piano sia religioso sia sociale
Il capitolo 25 del Levitico, terzo libro del Pentateuco, indicava agli Ebrei le cose principali che nell’anno giubilare dovevano essere fatte
La prima riguardava il “riposo” della terra Ciò che già molti facevano durante l’“anno sabbatico”, che cadeva ogni sette anni, doveva essere fatto da tutti nell’“anno giubilare” che, com’è stato accennato, cadeva ogni cinquant’anni: bisognava cioè far riposare la terra, astenendosi da seminagioni, coltivazioni e raccolti I proprietari dovevano consumare le scorte accumulate negli anni precedenti e prendere solo i prodotti che nascevano spontaneamente dalla terra Di questi, anzi, potevano disporre liberamente anche gli ospiti, i pellegrini e soprattutto i poveri
È evidente il duplice valore, religioso e sociale, di questa disposizione: si voleva ricordare che ogni prodotto viene da Dio e che i beni della terra hanno una destinazione universale Con il conseguente obbligo della solidarietà verso gli indigenti
La Legge, in secondo luogo, stabiliva che tutti i terreni e le case acquistati dopo l’ultimo giubileo dovevano tornare senza indennizzo al primo proprietario “Come è noto - scrive a questo proposito il biblista Ravasi – la terra d’Israele era stata ripartita tra le varie tribù, i clan e le famiglie Poteva succedere che, per varie vicende, nell’arco di mezzo secolo accadessero delle alienazioni e tracolli da parte di alcune famiglie Ebbene, con l’anno giubilare si permetteva a tutti di ritornare al punto di partenza attraverso una coraggiosa e ideale opera di perequazione e di giustizia distributiva”
È evidente, in questa disposizione, un forte ostacolo al formarsi di quella millenaria fonte di soprusi e d’ingiustizie chiamata latifondismo
Il terzo obbligo sancito dal Levitico riguardava la liberazione degli schiavi: “Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria e si vende a te, non farlo lavorare come schiavo; sia presso di te come un bracciante, come un inquilino Ti servirà fino all’anno del giubileo; allora se ne andrà da te insieme ai suoi figli, tornerà nella sua famiglia e rientrerà nella proprietà dei suoi padri” (25, 39-41) Il libro del Deuteronomio propone anzi la liberazione degli schiavi ogni sette anni (15,12) Lo storico Giuseppe Flavio aggiunge che venivano condonati anche i debiti
Anche qui è evidente un ulteriore valore sociale: l’affermazione della dignità di ogni persona e la lotta al pauperismo
Questi tre grandi gesti prescritti dalla legge mosaica durante i giubilei dell’Antico Testamento proiettavano gli Ebrei su orizzonti religiosi e sociali assai alti e impegnativi Tra coloro che avevano avuto la forza di compierli c’erano tuttavia quelli che ritornavano sui loro passi: “Voi vi eravate ravveduti - protesta il profeta Geremia - ( ) ma poi avete mutato di nuovo parere e profanando il mio nome avete ripreso ognuno gli schiavi e le schiave che avevate rimandati liberi secondo il loro desiderio, e li avete costretti a essere ancora vostri schiavi e vostre schiave” (34, 15-16)
Vittorio Peri
di
Il significato del giubileo era in ogni caso schiettamente religioso, oltre che sociale Gesù, applicando a sé un celebre testo del profeta Isaia darà - come vedremo nel prossimo articolo - contenuti nuovi e più ampi orizzonti al giubileo da lui iniziato
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Pellegrini