Stadium n. 8-9/1999

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G I Ù L A M A S C H E R A

D a l 1 9 0 6 i l m e n s i l e d e l C e n t r o S p o r t i v o I t a l i a n oA g o s t o / S e t t e m b r e 1 9 9 9 Lire 2 500 Sp ed in abb p oSt art 2 Comma 20/b L egge 662/96 FiL iaLe di roma
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editoriale

03 Dalla parte delle Società sportive di donato renato mosella

vitacsi

06 Obbedienti seduti di edio Costantini

13 Non si finisce mai di imparare di Leo Leone

14 Giocasport for Africa di paolo Fradeani

18 Il tuo cuore dentro il mio cuore di Lucia teormino

20 Europei FICEP di Judo di marco Croci

27 Finalmente in carcere di Francesco brasco

28 Sportgiovane di Leonio Callioni

dossier

08 I giovani e il CSI di andrea de pascalis

sport&sport

04 Vince il dialogo di giampiero Spirito

24 Un campione per amico di alessandro Cappelli

argomenti

16 Concorrenza o collaborazione? di marco d’amico

22 Un santo per il rugby di tonino de Juliis

rubriche

26 Allo specchio di Vittorio peri

30 Il racconto di edio Costantini

I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo

s r l Società unipersonale del Centro Sportivo italiano Via della Conciliazione, 1 - 00193 roma

d e l C o n s i g l i o d i A m m i n i s t r a z i o n e donato renato mosella

z I O N E , R E D A z I O N E E A M M I N I S T R A z I O N E Via della Conciliazione, 1 - 00193 roma tel 066867941- Fax 0668802940 http:\\www csi-net it e-mail: csi@csi-net it P u b b L I C A z I O N E I S C R I T TA al n 4987 del reg Stampa del tribunale di roma del 4/1/1956

P R O g E T T O g R A f I C O medias pubblicità - napoli

I M PA g I N A z I O N E gianluca Capponi, marco Croci, alberto greganti

L E f O T O D I q u E S T O N u M E R O S O N O D I : a Criscuoli: pagg 4, 8; r Siciliani: pag 5; d Castaldo: pag 6; LdC : pagg 1, 8, 27

sommario

S TA M PA

So gra ro Società grafica romana S p a Via ignazio pettinengo, 39 - 00159 roma Spedizione in abbonamento postale art 2 Comma 20/b Legge 662/96 Filiale di roma

abbonamento annuale Lire 25 000 una copia Lire 2 500

period co assoc ato a l USpi

(Un one Stampa per od ca tal ana)

D a l 1 9 0 6 i l m e n s i l e d e l C e n t r o S p o r t i v o I t a l i a n oA g o s t o / S e t t e m b r e 1 9 9 9
8/9 M E N S I L E D E L C E N T R O S P O R T I V O I TA L I A N O D I R E T T O R E R E S P O N S A b I L E edio Costantini E D I T O R E aranbLU
P R E S I D E N T E
D I R E
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Dalla parte delle Società sportive

Si apre per il CSI una stagione associativa ricca di impegni e di attività Per portarla a compimento degnamente occorreranno grande coesione e una altrettanto grande spinta ideale, elementi che sono sicuro non ci faranno difetto, per la qual cosa ringrazio in anticipo tutti i dirigenti e le Società sportive che hanno scelto di tagliare nel CSI il traguardo dell'anno 2000 Sul nostro orizzonte, infatti, non ci sono soltanto l'iter congressuale, ulteriori progetti sportivo-educativi, gli sforzi rinnovati per rendere più efficienti le strutture e servire meglio le giovani generazioni

Importanti novità si profilano sul piano della politica sportiva, che ci ha visto fortemente impegnati nello scorcio della stagione appena conclusa a difesa della dignità dello sport per tutti.

Si è riaperto in questi giorni il dialogo con il CONI, e confidiamo ne possa scaturire una serena ricerca del modo migliore per dare allo sport sociale quanto gli è dovuto, in termini di riconoscimenti e di risorse Una speranza rafforzata dal tono cordiale in cui si è s vo l t o l ' i n c o n t r o c o n i l p r e s i d e n t e Petrucci, al quale ho avuto modo di chiarire, se mai ce n'era bisogno, che le prese di posizione assunte dal CSI nei mesi scorsi non avevano nulla di personale e intendevano soltanto tutelare i propri diritti

C'è ancora molto da fare per dare piena cittadinanza al nostro modo di proporre lo sport, ma dopo tanti sforzi i segnali positivi incominciano ad arrivare. Il provvedimento governativo che concede al CONI un contributo per la preparazione olimpica, assegna 5 miliardi allo sport con prevalente connotazione sociale Oltre a riparare, almeno in parte, ai danni derivati alle nostre attività dalle precarie condizioni delle casse del CONI, ciò costituisce un riconoscimento implicito che il CSI accoglie con soddisfazione.

Proprio mentre scriviamo, una lettera del Ministro Melandri ci convoca per impostare il lavoro della Conferenza nazionale dello sport, ormai imminente È anche questo un segnale importante: da un lato il Ministro mostra di voler onorare l'impegno a giungere in tempi accettabili ad un'ass i s e d i r i f o r m a d e l l ' i n t e r o s i s t e m a sportivo, dall'altro mostra di ritenere il CSI un interlocutore serio ed affidabile, la cui opinione va ascoltata Infine, il CONI fa sapere che il compito di varare il suo nuovo statuto, da presentare al vaglio del Governo, è stato affidato a tre saggi esterni di chiara fama. Una garanzia, se si pensa che lo statuto dovrà definire anche compiti e struttura del Comitato sport per tutti

In questo momento, insomma, lo

sport si presenta come un grande cantiere aperto La certezza è una sola: maggiore sarà il consenso attorno al progetto di riforma, più facile sarà riformare davvero presto e bene, avendo negli occhi e nel cuore i bisogni delle Società sportive di base, che da troppo tempo sono costrette ad operare in situazioni difficili: si pensi alla tutela sanitaria, all'impiantistica, alle normative fiscali

Farsi portavoce di queste istanze, affinché non vengano messe in secondo piano rispetto ai bisogni dello sport di vertice, non significa voler dividere lo sport, ma solo cercare di togliere il gesso alla sua seconda "gamba", per lasciarla camminare e crescere adeguatamente

Non dimentichiamo che a breve si aprirà il Grande Giubileo del 2000, grande occasione di riflessione e di riconciliazione per tutti, anche per lo sport, che celebrerà il 29 ottobre 2000 il "suo" Giubileo Questa mèta ideale invita ciascuno di noi a pensare in termini nuovi e creativi affinché anche lo sport si ponga nel terzo millennio al servizio della "civiltà dell'amore".

Con questo spirito il CSI si accinge a fare la sua parte nei prossimi mesi, sperando di trovare le giuste risonanze

Donato Renato Mosella

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Intervista a Gianni Petrucci presidente nazionale CONI

Vince il dialogo

"Ci sono tante di quelle cose da fare insieme che non ci si può permettere il lusso di non andare d'accordo" Il presidente del CONI riapre le porte del dialogo e della collaborazione, e scrive la parola fine (“una grande pietra”) sopra una serie d'incomprensioni con lo sport di base Non sarebbe potuto essere altrimenti.

Sono stati mesi difficili per Gianni Petrucci da quando è al vertice dello sport italiano Le sue inevitabili decisioni hanno a volte lasciato l'amaro in bocca ad alcuni settori, suscitando quindi lamentele da chi si è sentito improvvisamente trascurato. Il caso dello sport per tutti, ad esempio Il presidente del CSI, Donato Renato Mosella non è stato a guardare, dalle pagine del quotidiano Avvenire ha lanciato accuse, non per difendere certe posizioni personali. Petrucci non si è tirato indietro, ha risposto deciso, chiedendo anche comprensione per la difficile situazione economica e gestionale dell'ente sportivo italiano Ma il tempo per fortuna ha lavorato a favore dello sport che ha bisogno di una guida abile e decisa ma anche di una base efficiente e soprattutto in grado di offrire una valida proposta sportiva

Allora presidente Petrucci, si può dire che, dopo alcune incomprensioni, la pace sia stata fatta, nell'interesse dello sport?

“Facciamo la guerra per poter vivere in pace”, scriveva Aristotele in un'opera di etica. Se guerra c'è stata, ed io francamente non mi sono accorto di uno stato di cose così drammatico, non è stato il CONI a volerla Se l'iniziativa è stata del CSI e di qualcun altro, sono certo che è stata presa nello spirito del massimo pensatore dell'antichità

Il CONI ha attraversato il periodo più difficile della sua storia, è stato messo in discussione in quasi tutta la sua totalità, è stato afflitto improvvisamente dalla maledizione di una biblica carestia senza avere colpe gravi da scontare ed in questo contesto ha dovuto prendere decisioni dolorose Qualcuno ha inteso interpretare certi nostri comportamenti obbligati come fatto personale ma su ogni malinteso è stata messa una grande pietra

diGiampiero

Spirito

Bene e allora, dopo che lo sport per tutti è stato istituzionalizzato all'interno del CONI dal decreto Melandri, come considera l'aspetto della pratica sportiva di base e quale politica intende attuare in proposito? Quali compiti sono previsti per il comitato dello sport per tutti?

Mi sono dato da sempre la regola di non anticipare attraverso giornali posizioni personali prima di farle conoscere ai diretti interessati. Ho messo in calendario una serie di incontri con i membri di Giunta, con i presidenti federali e naturalmente con i

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presidenti degli enti di promozione Sarà un dibattito aperto e leale, in cui il contributo di ciascuna delle parti sarà preso nella dovuta considerazione.

Se ne parlerà ovviamente anche nella prossima conferenza nazionale dello sport. Cosa è lecito aspettarsi da questo confronto?

Non vorrei apparire criptico o sfuggente ma in questo caso debbo attenermi al riserbo La ministro Melandri ed i suoi collaboratori stanno portando avanti il lavoro preparatorio della conferenza nell'ambito del quale il CONI, in tutte le sue componenti, con particolare riguardo alla sua organizzazione territoriale, forte di un'esperienza antica e solida, darà il proprio apporto.

Non bisogna dimenticare poi che il 2000, anno del Giubileo, vedrà coinvolto anche lo sport e il CONI. In che modo?

Il Giubileo è un evento universale e lo sport mondiale, con il quale il CONI è un tramite sul territorio, si sentirà orgogliosamente onorato di fare tutto il possibile per avere un ruolo senza immaginare di essere protagonista del momento. Per tempo abbiamo funzionato da collegamento tra il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale ed il Vaticano

Il 10 gennaio del 2000 a Roma ci sarà una maratona con l'impegno della IAAF (la federazione mondiale di atletica leggera, n d r ) a farne un qualcosa di storico e questa gara avrà in piazza San Pietro, sotto gli occhi del Santo Padre, il suo cuore pulsante E poi sarà la volta del Giro d'Italia, forse la più popolare delle manifestazioni sportive nel nostro paese, calcio a parte, ad onorare a Roma, intesa come sede di partenza e di una crono con un percorso pieno di simbologie, il Giubileo

E in ottobre il Giubileo celebrerà la settimana dello sport. È prevista la presenza del Santo Padre allo stadio Olimpico Saranno passate tre settimane dalla conclusione dei giochi olimpici di Sidney e certamente l'occasione sarà propizia anche per un qualcosa di tecnicamente straordinario.

Già, le Olimpiadi Ad un anno da Sidney 2000, l'Italia vince e convince, nonostante tante difficoltà finanziarie.

Dobbiamo mantenere tranquillo il mondo federale, per dare il meglio. Dobbiamo renderci conto che il confronto ai Giochi sarà difficilissimo Non vogliamo fare promesse L'obiettivo è rimanere competitivi

Però i successi della pallavolo, pallacanestro, pallanuoto dimostrano che in un periodo di strapotere dei club che investono miliardi, è per fortuna ancora la nazionale ad ottenere l'entusiasmo della gente.

Solo la nazionale ti fa arrivare a certi livelli Le federazioni, ma anche i dirigenti di lega e di società, sanno bene questo e allora devono adoperarsi per salvaguardare e tutelare le rappresentative nazionali Sono tutte persone intelligenti e sapranno farlo nella maniera migliore La nazionale è l'unico momento che ti dà popolarità vera, un'importanza al di là dei confini. Il made in Italy così si diffonde nel mondo. Nessun club, per quanto importante e prestigioso, riesce a fare altrettanto

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Obbedienti seduti

Tre anni fa veniva pubblicato "Obbedienti in piedi", un libro di Ernesto Preziosi sulla storia dell'impegno dei cattolici in Italia Il titolo si ispirava ad una frase di don Mazzolari: "Il Papa ha bisogno di figlioli che gli vogliano bene veramente… che gli obbediscano in piedi e che in piedi gli diano una mano a portare la grossa croce che ha sul cuore e sulle spalle"

Si chiedeva molto, ieri, ai giovani cattolici. E loro rispondevano con entusiasmo Oggi le cose vanno diversamente Molti preferiscono restare "seduti" e magari essere esecutori "obbedienti", senza assumersi il rischio e la fatica del "portare la croce".

Eppure da sempre voi giovani siete chiamati a riprogettare il mondo, modificando gli schemi dei padri, andando oltre Invece rimanete alla finestra... rintanati nei vostri cantucci, seduti sui vostri "muretti" con le vostre solitudini

"Libertà non è star sopra un albero, libertà è partecipazione "

- cantava, molti anni fa, Giorgio Gaber Molti di voi, stanchi di partecipare senza riuscire a controllare e tantomeno a cambiare le cose, cominciano ad esprimere un pericoloso "non gioco più"

Questa Associazione avrebbe tante cose da dire a voi e voi avreste tante cose da dire all'Associazione. Ci sarebbe tanta strada da percorrere insieme in questo CSI così ricco di iniziative e di progetti sportivi

La vostra "assenza" si sente È venuta meno la voglia di lottare per le grandi utopie, e con essa si è affievolita la capacità del CSI di fare profezia nel mondo disastrato dello sport

Non è giusto arrendersi e non è nemmeno normale ricercare solo delle "nicchie" di impegno in cui limitarsi ad offrire prestazioni più o meno specialistiche nell'organizzazione dello sport, rinunciando ad essere attori che lavorano al cambiamento e al miglioramento dell'Associazione

È vero: nel CSI, purtroppo, il dialogo tra le generazioni non è mai stato efficace, reciproco e cordiale, chiaro e coraggioso Abbiamo tentato di metterci rimedio La Consulta nazionale dei giovani che vi rappresenta, e che doveva essere una forza di provocazione, si è piano piano appiattita, quasi banalizzata

nell'ordinario A livello locale è stata vissuta come l'ennesima attività aggiuntiva

È mancato un progetto culturale forte e le varie consulte sono rimaste contenitori vuoti. Le potenzialità innovative si sono spente, mentre in voi forse cresceva la sensazione che tutto continuasse a passarvi sopra la testa, in un'Associazione che da un lato invoca la presenza giovanile e dall'altra la relega ai margini

Cosa fare, allora? Credo sia arrivato il momento per ricercare insieme una nuova avventura Ma prima diventa obbligatoria un'altra domanda: è davvero possibile realizzare oggi un autentico "esodo" di voi giovani dall'Egitto?

Nessuno può essere liberato contro la sua stessa volontà, contro la sua disponibilità a rischiarsi nel percorso faticoso verso la libertà

Certo, nell'Associazione è venuto meno il piacere di formare le nuove generazioni, di accompagnarle al domani attraverso il fare insieme, per insegnare loro a camminare da sole e diventare autorevoli

di

Lettera aperta ai giovani del C SI
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Molti pensano che il grande nemico dei giovani, nel CSI, sia il potere dei "vecchi" Personalmente credo che questo sia vero solo in parte, e che il nemico più grande sia la fretta.

La fretta caratterizza tutta la nostra epoca, e di conseguenza anche i ritmi dell'Associazione Tutto ciò porta chi ha la responsabilità della gestione delle strutture associative, ai vari livelli, ad imporre i suoi programmi e a non rispettare i tempi di crescita delle nuove generazioni

Gli effetti diventano disastrosi, se alla fretta si aggiunge la voglia di "star sopra l'albero"

Scendete dall'albero, mettetevi in gioco. In fondo, il grande coraggio che è chiesto oggi a ciascuno di voi, e mediante il quale dareste un bel segno di maturità, potrebbe esprimersi con un semplicissimo paradosso: accettare di essere una minoranza attiva senza diventare una setta, e senza lasciarsi andare alla tentazione del "se non posso dettare le regole, non mi interessa più"

Agli "adulti" del CSI chiedo invece di comprendere che le scelte "deboli" dei giovani trovano la loro prima causa nei troppi "falsi adulti", che non sanno spendere il loro ruolo di "grandi"

Obbedienti in piedi

Tre proposte del gruppo di lavoro d e l l a C o n s u l t a n a z i o n a l e d e i

Giovani:

• Testimoni nel quotidiano W eekend di riflessione e dibattito sul volontariato nel C SI e preparazione al Giubileo del 2000

• Si fa giorno Notte di veglia/incontro con alcuni “profeti” del nostro tempo

• Un progetto per amico Campus estivi giovanili dedicati alla proposta di progetti che sviluppino la partecipazione giovanile nel

C SI

trasmettendo valori e modelli, a volte perché sono incapaci di comunicarli, altre volte perché loro stessi hanno perso gli uni e gli altri.

Bisogna invertire la tendenza, costruire un'Associazione di adulti e giovani migliori Seminari e convegni non bastano Occorre un impegno quotidiano, difficile, a tutto campo, perché tanto il problema quanto le sue soluzioni hanno radici in molteplici sfere: politica, sociale, culturale, etica ed anche economica

"L'educazione - ha scritto un pedagogista - cerca progetti nuovi adeguati alla realtà, ne soffre l'assenza e la confusione" Occorrono progetti che sviluppino nei giovani dell'Associazione tre fattori: l'identità, l'appartenenza, la partecipazione Progetti che non possono venire solo dagli adulti o solo dai giovani, ma vanno costruiti insieme in uno slancio di autocoscienza.

Se i "vecchi" nicchiano, cominciate voi giovani a dare l'esempio È tempo che uno di voi si alzi, poi un altro, poi altri ancora Uno, due o tre giovani non saranno un esercito, però possono essere un buon inizio per cambiare le cose, per lanciare una piccola, grande rivoluzione di costume

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D O S S I E r

Ma chi sono questi giovani? Cosa cercano nel CSI e nella pratica sportiva? E cosa trovano? Cosa gradiscono e cosa vorrebbero cambiare? Quali sono i loro valori? Cosa sperano per il loro futuro? E cosa può sperare l'associazione, visto che il suo futuro sono i giovani? Interrogativi non futili, perché dalla capacità di dare risposte a certe domande dipende la possibilità di programmare, correggere, fare realmente servizio.

L'inchiesta "I giovani e il CSI", condotta lo scorso anno e i cui risultati definitivi sono arrivati alle soglie dell'estate, contiene una quantità di dati da consentire molteplici riflessioni.

I valori

I giovani del CSI, al pari dei loro coetanei, gradiscono poco l'esperienza associativa che non sia quella sportiva È la conferma della crisi che ha investito l'associazionismo giovanile di tipo politico e sociale a livello nazionale

Un'associazione come il CSI deve rifletterci sopra. Lo sport "tira" ancora, ma fino a quando durerà? La tendenza al disimpegno è progressiva, anche nell'attività sportiva Nei giovani del CSI l'utilizzo del tempo libero vede dominare nettamente le attività evasive/ricreative rispetto a quelle che manifestano una qualche forma di impegno sociale e/o culturale.

"La conferma più chiara di questo disimpegno - scrive il prof Mario Pollo, che ha condotto la ricerca - è rilevabile soprattutto dalla graduatoria dei valori che gli intervistati ritengono importanti per la loro vita e che vedono al primo posto delle cose che contano la famiglia, seguita dal ragazzo o dalla ragazza e dagli amici, mentre la religione, l'impegno sociale e la politica occupano rispettivamente il terzultimo, il penultimo e l'ultimo posto della graduatoria Il lavoro, lo sport, lo studio/cultura e lo svago nel tempo libero si collocano in una posizione intermedia".

Si tratta - avverte ancora il prof Pollo - di un orientamento esistenziale giovanile a corto raggio, in cui non compaiono forme che aiutino la transazione dei giovani verso un progetto sociale più generale e astratto

Ne derivano per il CSI tre "avvisi di pericolo":

a) la necessità di mantenere un giusto equilibrio tra la richiesta giovanile di amicizia e di divertimento e la filosofia associativa che vede nello sport qualcosa di più di un passatempo, uno strumento di formazione umana e sociale;

b) la necessità di riflettere sulle sue proposte, visto che le sue attività non sembrano in grado di dare ai giovani dell'associazione una sensibilità sociale più elevata rispetto ai giovani non soci;

c) la necessità di rinforzare nella maggior parte dei giovani le motivazioni associative profonde, per avere i ricambi dirigenziali del futuro e per non rischiare di scadere a luogo di fruizione di un'attività usa e getta

La pratica sportiva

I giovani del CSI amano soprattutto il calcio e la pallavolo, sport cui si avviano abbastanza presto e sulla base, nella maggior parte dei casi, di una scelta personale e più raramente con una qualche stimolazione da parte dei genitori o di un altro familiare

Lo sport piace così com'è, amatoriale, tipo sport per tutti Solo una piccola

I giovani e il CSI di

9 Un’alleanza educativa
Andrea De Pascalis

minoranza dichiara di svolgere una pratica sportiva a livello medio alto o alto Eppure si fa sul serio ad ogni livello Difatti, i più ritengono che la pratica sportiva svolta abitualmente sia abbastanza impegnativa a livello fisico e mentale, in quanto richiede una discreta continuità e concentrazione per il suo svolgimento

L'87,8% del campione intervistato è globalmente abbastanza o molto soddisfatto dalla propria pratica sportiva. Se però si va a guardare dentro la media, troviamo che le più alte percentuali di soddisfazione sono quelle relative alle attività dell'arbitro, della danza, della ginnastica/aerobica, dell'orientamento, del nuoto, del basket, dello judò e delle arti marziali e dell'equitazione Le attività sportive che registrano, invece, le più alte percentuali di insoddisfazione sono il giocasport, le attività classificate come "altro", il tennistavolo, il calcio/calcetto/calciotto/calcio a cinque e lo sci

"Normalmente - analizza il prof Pollo - i motivi dell'insoddisfazione sono dovuti allo scarso impegno richiesto, allo scarso livello agonistico e al basso livello qualitativo della pratica sportiva"

Nei chiaroscuri della ricerca si perde la percezione di elemento di valutazione importante: certe attività alternative, l'"altro" che viene poco apprezzato, non piace perché è giudicato di per sé scarsamente impegnativo o perché viene proposto (e spiegato) in modo non ottimale?

Ciò che piace

Tra gli aspetti particolari della pratica sportiva, l'allenamento è molto apprezzato per il buon clima in cui si svolge e per il miglioramento personale che offre.

Tra i benefici apportati dall'attività sportiva sono apprezzati quelli relativi alla possibilità di godere di uno svago e di un divertimento sano, di scaricare le tensioni e l'aggressività, di conoscere ambienti e persone nuove e di costruirsi delle amicizie solide, di giocare in libertà, di migliorare il benessere psicofisico, sviluppare qualità personali come la forza di volontà e la pazienza, migliorare la possibilità di realizzazione e di espressione personale

Lo sport sembra perciò essere apprezzato per la sua qualità di contributo alla costruzione di una persona sana, equilibrata ed in grado di godere il gioco della vita

Un futuro senza sport? Dipende

C'è un posto per lo sport nel futuro di questi giovani? Lasciamo la parola al prof. Pollo.

"La maggioranza assoluta ha manifestato l'intenzione di continuare l'attività sportiva nella attuale società sportiva La metà di questi intende continuare allo stesso livello, mentre un po' meno dell'altra metà intende migliorare il livello della sua pratica sportiva. C'è solo una piccola quota di intervistati che intende ridurre la propria attività pur rimanendo nell'attuale società sportiva

"Coloro che desiderano cambiare società sportiva sono una piccola minoranza così come quelli che hanno deciso di smettere la pratica dello sport nel prossimo futuro

"C'è però da rilevare che circa un quarto degli intervistati appare indeciso, in quanto non ha ancora deciso se continuare o smettere

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“Incrociando questi dati con il tipo di sport praticato si osserva che le percentuali più alte di incerti circa il proprio futuro sportivo sono presenti tra coloro che praticano la pallamano, il judò e le arti marziali, il tennistavolo e le bocce.

"La percentuale più alta di coloro che manifestano l'intenzione di smettere è tra i praticanti della pallamano seguiti ad una certa distanza da quelli del calcetto/calciotto/calcio a cinque, mentre nella maggioranza assoluta degli altri sport, salvo piccole quote di coloro che praticano l'atletica, il basket e la pallavolo, nessuno degli intervistati manifesta l'intenzione di smettere"

L'associazione?

C'è un posto per il CSI nel futuro di questi giovani? Ricorriamo ancora ai commenti del prof Pollo

"L'ultimo aspetto della pratica sportiva esaminato ha riguardato più direttamente il gradimento del tipo di vita associativa sperimentata all'interno della società sportiva e dell'associazione

"L'allenamento, la gara, la vita associativa e le attività formative sono gli aspetti dell'esperienza vissuta all'interno del CSI che gli intervistati sembrano gradire di più, mentre quelli che sono meno apprezzati riguardano le attività catechistiche e pastorali e le attività ricreative

"A proposito delle attività catechistiche e pastorali c'è da rilevare che, oltre ad essere gradite solo da un terzo degli intervistati, quasi un terzo dichiara che queste attività non sono presenti nella loro realtà locale Occorre a questo proposito tenere conto che solo un 20% delle società sportive aderenti al CSI è inserita nell'ambito parrocchiale e che le altre si collocano in una zona di frontiera rispetto all'appartenenza ecclesiale

"Passando alla dimensione relazionale all'interno della società sportiva si rileva che sono apprezzate in modo particolare le relazioni con i compagni, un po' di meno quelle con l'allenatore e con i dirigenti"

Riflettiamo su quest'ultima affermazione Senza ipocrisia La frattura generazionale nel CSI si avverte come nel resto della società O si trova un metodo di incontro, o il ricambio sarà episodico e occasionale, piuttosto che graduale e diffuso

Il 2000 è anno santo: partecipa da volontario

S e d e c i d i d i d o n a r e l a t u a o p e r a a i s e r v i z i d i a c c o g l i e n z a d e i p e l l e g r i n i p e r u n p e r i o d o d i a l m e n o 1 5 g i o r n i , d u r a n t e i l g i u b i l e o d e l 2 0 0 0 , p a r t e c i p a a d u n o d e i t r e i n c o n t r i p r e v i s t i p e r l a p r e p a r a z i o n e d e l l e e q u i p e s d i v o l o n t a r i d e l C S i .

SantUario d i CaraVaggio 23/24 ottobre 1999

s a b a t o

ore 15 00 L’anima e il volto del volontario del C Si

il giubileo del 2000 e i giovani del C Si

dal giubile o all’impegno ne l quotidiano

d o m e n i c a

ore 09 30 ritrov o presso l’arco di porta nuov a

ore 10 00 inizio pe llegrinaggio

ore 10.30 rifle ssione sul giubileo

ore 12 00 celebrazione della S messa ne l S antuario

SantUar io di Lore to 30/31 ottobre 1999

s a b a t o

ore 15 00 L’anima e il volto de l volontario del C Si il giubile o de l 2000 e i giovani del C Si dal giubileo all’impe gno nel quotidiano

d o m e n i c a

ore 09.30 ritrovo di fronte alla Scala Santa ore 10 00 iniz io pe lle grinaggio ore 10 30 riflessione sul giubile o ore 12.00 ce lebraz ione de lla S . m essa in basilica

SantUari o di pompei 6/7 nove mbre 1999

s a b a t o

ore 15.00 L’anima e il v olto de l v olontario de l C Si

i l giubileo del 2000 e i giov ani de l C Si

d al giubileo all’impegno nel quotidiano

d o m e n i c a

ore 09 30 ritrov o ne l piaz zale della parrocchia

S alfonso di torre annunz iata

ore 10 00 inizio pellegrinaggio

ore 10 30 riflessione sul giubileo

ore 12.00 cele brazione de lla S. me ssa ne l Santuario

teLe Fona aL n . 06. 68.67. 941

Non si finisce mai di imparare

Certo la formazione non è la panacea di tutti i mali, specie se viene concepita come una specie di retrobottega, di angolo delle cose intime che serve anche per acquietare la cattiva coscienza che ci porta a navigare in un quotidiano fatto di frenetiche rincorse dell'efficienza a tutti i costi, spesso orfana di progetto e di intenzionalità educativa

Ma la storia dei grandi progetti, delle innovazioni, delle prospettive aperte sull'orizzonte del futuro che viene insegna che si è presenti alla storia solo se si vive pensando, riflettendo su quel che si fa, ipotizzando il domani e sperimentandolo Questo detto anche per quel che riguarda lo sport e il tempo libero, specie se guardano all'uomo come fine

A noi preme che la gente, i giovani soprattutto, tornino a sorridere attraverso la riscoperta del gioco come culmine celebrativo della vita e per questo occorre insistere in un lavoro di riscoperta di cose antiche da rilanciare attraverso progetti e programmi presenti nell'attualità storica

Il CSI per questo è nato e per questo deve spendersi.

Ed ecco allora un fiorire di iniziative di fine quadriennio: ben 10 corsi nazionali, senza contare le centinaia di iniziative dei Comitati territoriali e regionali.

Il panorama dei corsi è ampio e copre quasi l'intera gamma dei percorsi previsti nel sistema formativo che abbiamo varato proprio lo scorso anno C'è di più, il CSI decide di scendere in campo su un delicato terreno: quello dei formatori. Saranno questi i moltiplicatori di risorse umane che andremo a seminare in ogni angolo del Paese per ridare slancio e senso ad un modello di sport che fa ancora fatica a camminare ma che rappresenta una delle aspirazioni segrete della coscienza infelice di una società che dell'infanzia e dei suoi sogni sembra, di tanto in tanto, smarrire le tracce

I corsi estivi

Si è cominciato a Verbania, dal 5 all'11 luglio, con un corso dedicato agli operatori per i centri estivi per l'infanzia e l'adolescenza. Una novità assoluta nell'ambito delle iniziative

nazionali, suggerita dalla tradizione ormai consolidata di molte realtà provinciali in questo settore, e dalla richiesta sempre più massiccia delle famiglie di riempire il vuoto estivo dei bambini.

A Capracotta, in Molise, dal 19 al 24 luglio, si è svolto il 2° Campus nazionale per animatori sportivi in parrocchia, bis dell'iniziativa che si era tenuta lo scorso anno nella medesima località. Il corso ha voluto dimostrare l'attenzione che il CSI pone nella pastorale parrocchiale Alle lezioni si sono alternati laboratori Fantathlon e Giocasport ed il tutto si è concluso con una grande festa finale alla presenza di circa 200 bambini provenienti da tutto il Molise.

Il momento più impegnativo dell'estate formativa è stato senz'altro il corso svoltosi a Ronzone, in Trentino, dal 26 al 31 luglio, dedicato ai formatori. I corsisti, se risulteranno idonei alle prove in parte già svolte ed in parte ancora da affrontare nel prossimo inverno, entreranno a far parte dell'Albo nazionale dei formatori del CSI

Diverso il taglio dei corsi per progettisti e per direttori SNAD/SNES svoltisi a Roccaporena, in Umbria, dal 26 al 29 agosto Il primo ha voluto dare seguito all'iniziativa inaugurata lo scorso anno, sempre nella stessa sede, volta a dare elementi concreti ed operativi per attuare una progettualità sul territorio avvalendosi di tecniche non improvvisate Il corso per direttori SNAD/SNES e coordinatori dei corsi di formazione periferica, invece, ha voluto fare il punto sullo stato delle scuole regionali di formazione

Bologna, dal 29 agosto al 4 settembre, è stata sede del corso per operatori di attività motoria con gli anziani, nell'ambito del progetto "Àncora". Il corso si è incentrato su una progettualità molto precisa tendente, attraverso l'attività motoria, a far riorganizzare all'anziano la funzionalità del proprio corpo e dei propri vissuti.

“Sport a Scuola”

La sequenza dei corsi di formazione CSI si concluderà a novembre con gli ultimi due corsi "Sport a Scuola", quelli rivolti agli insegnanti di scuola materna ed elementare e agli operatori sportivi scolastici che già promettono un nuovo boom di iscrizioni.

Corsi estivi di formazione 13 di

Camerun: progetto Sport for Africa

Giocasport for Africa

Ancora una volta l'estate ha portato il CSI in Africa

Quest'anno il viaggio in Camerun era legato a due motivi d'interesse: verificare, al termine del progetto Sport for Africa, le capacità organizzative delle numerose cellule sportive costituitesi sin dallo scorso anno con la nascita del Centro Sportivo Camerunese; incontrare a Yaounde le Suore Dorotee che realizzavano nella loro parrocchia un progetto Giocasport con il sostegno della nostra Associazione

Del primo aspetto parleremo in conclusione; il secondo invece lo affronteremo subito perché, anche se si è sviluppato nell'arco di una breve mattina, ha lasciato un segno forte, con il suo intenso profumo di sorrisi ed entusiasmi.

Fermata la macchina in una piazzola poco soleggiata, siamo andati avanti a piedi Eravamo in un quartiere sud di Yaounde, non così affollato di gente e di banchi come è invece abitudine vedere lì. Seguivamo il vociare sicuri che ci avrebbe condotto alla Parrocchia S Trinità dove si organizzava il campo "Amicizia e giovani" con oltre 200 giovani tra i 10 e i 14 anni; con me c'erano il coordinatore della formazione del Centro Sportivo Camerunese, Francis Kammogne, e Giovanna Bonvini del COE, anche loro entusiasti di vivere questa esperienza e di offrire un amichevole aiuto

Davanti alla porta d'ingresso abbiamo trovato ad accoglierci Suor Assunta; dietro di lei tanti ragazzi che ci salutavano festosamente e Donatien Nga, il responsabile del progetto che nel giugno scorso fu invitato a seguire la manifestazione di Giocasport a San Benedetto del Tronto.

Da attento sociologo Donatien ha saputo sfruttare a pieno l'opportunità offertagli, ricreando in una delle tante parrocchie di Yaounde un clima operoso e sereno dal quale far scaturire le proposte del Giocasport ben coniugate con gli straordinari aspetti della cultura africana

Lo spazio attrezzato messo a disposizione dalla cooperazione internazionale era composto da diverse aule che fungevano da laboratori, poste su due file e con al centro un lungo cortile che serviva da spazio ricreativo durante le pause delle attività Nelle

aule si svolgeva gran parte dei momenti di animazione riguardanti le tecniche del più creativo repertorio Giocasport Attività grafico-pittorica e manipolativa, musicale e recitativa. Inoltre, nello spazio messaggio-animazione una attenta conduzione dei lavori portava i giovanissimi a riflettere su delicati aspetti di una educazione ai valori, sulle consapevolezze che ordinano la vita sociale e che sono strettamente legate all'ambiente e all'igiene

Non lontano un campo di calcio, completamente ripulito dalle erbacce grazie ad un’infaticabile opera degli animatori, ospitava tutte le attività polisportive. In un mese quel campo era diventato centro di aggregazione per centinaia di ragazzi e punto di incontro per molti genitori che desideravano seguirli durante i giochi.

L'esperienza che questa comunità di suore ha saputo costruire è nata dall'attenzione al territorio; attraverso una costante sensibilizzazione delle famiglie e la realizzazione di un questionario, dal quale si è potuto ricavare un preciso profilo socio-economico della comunità, si è raggiunto l'obiettivo fondamentale della condivisione dell'iniziativa e della partecipazione.

Il prossimo anno sicuramente gli abitanti di quel quartiere, e non solo, attenderanno con trepidazione l'inizio del campo "Amicizia e giovani", pronti ancora una volta a collaborare con Suor Assunta ed i suoi amici.

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diPaolo Fradeani

Lo spirito che ha animato i responsabili di questa iniziativa Giocasport è identico a quello che ha permesso cinque anni fa di poter credere nella realizzazione di un progetto in grado di costituire in Africa un movimento sportivo di base capace di trasformare un eccezionale fenomeno di aggregazione spontanea giovanile in una esperienza più estesa e ancor più vitale; un'esperienza che non doveva rimanere isolata ma diventare nuova forza per un progetto di promozione umana e sociale.

Il valore dell'iniziale progetto denominato Sport for Africa, al

quale la nostra Associazione ha collaborato insieme al Centro Orientamento Educativo e la Conferenza Episcopale Italiana, trova oggi la sua concreta realizzazione nel Centro Sportivo Camerunese che ne ha ereditato lo spirito ed il calore.

Ad un anno dalla sua costituzione questa nuova Associazione può già contare su oltre cento cellule sportive distribuite in tutti i compartimenti del Camerun, sostenute da una rete di referenti ed animatori formati in questi anni Sono giovani fortemente motivati che costituiscono il sostegno fondamentale per garantire a questo movimento di continuare a crescere ed organizzarsi

Il lavoro svolto, unito ad una attenta sensibilizzazione politica del territorio, ha permesso inoltre al CSC di acquisire un credito importante ed un forte riconoscimento sia da parte della Conferenza Episcopale che del Governo camerunesi.

Denso anche quest'anno il calendario degli appuntamenti che prevedeva, oltre ad una sostanziale verifica sia delle numerose iniziative realizzate nel corso dell'anno che del grado di funzionalità organizzativa delle strutture operanti, anche un corso riservato ai responsabili dipartimentali sul funzionamento e sul ruolo che deve svolgere sul territorio la cellula sportiva

Infine a Limbe, sulla costa atlantica e, strano a dirsi, sotto una pioggia incessante si è svolta la 3ª edizione dei "Jeux du Jumelage Italie-Cameroun", una mini olimpiade a cui hanno partecipato oltre 300 atleti provenienti da tutto il Paese

Il circuito dunque sembra funzionare molto bene e certi dinamismi organizzativi sperimentati negli anni scorsi sembrano trovare effetti concreti; c'è una volontà determinata e capace che unisce il desiderio dei giovani camerunesi nel volere questo movimento sempre più vivo e pulsante.

Oggi il Centro Sportivo Camerunese è un'Associazione che sta attraversando la sua delicata fase di avvio, e tuttavia può cominciare a credere di poter continuare la sua opera in maniera sempre più autonoma al fine di offrirsi, come significativo interlocutore, nel dibattito politico e culturale che necessariamente in Camerun dovrà favorire il senso di un sempre maggior sviluppo della dignità umana.

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Concorrenza o collaborazione?

Quattro anni fa la nota pastorale "Sport e vita cristiana" dedicava nelle sue conclusioni qualche rigo all'insieme delle associazioni sportive di ispirazione cristiana: "..le associazioni sono chiamate a porsi a servizio della comunità cristiana in cordiale comunione di intenti pastorali e organizzativi, evitando sterili contrapposizioni rispetto a presunte autonomie dello sport e collaborando con sapienza ed equilibrio a risolvere i problemi legati ai tempi e alla dislocazione dell'attività sportiva dei ragazzi e dei giovani"

Facile a dirsi, difficile a farsi. È inutile nascondere che tra queste associazioni la collaborazione effettiva è una rarità, mentre si alzano spesso, a livello locale e non solo, muri di incomunicabilità e battaglie di concorrenza Tanto per non fare nomi, così è accaduto in tempi recenti tra CSI e ANSPI.

È possibile cambiare le cose? Lo abbiamo chiesto a don Giulio Bernardinello, nuovo presidente nazionale dell'ANSPI

Per l'associazionismo fare opera di educazione giovanile diventa sempre più difficile, per molteplici motivi. Ritiene che a questo punto sia ancora opportuno per le associazioni di comune ispirazione andare ciascuna per conto proprio, magari operando anche in concorrenza, o che sia il caso di trovare intese e formule di collaborazione?

Le associazioni che, a diverso titolo e con diversa modalità, si rifanno all'esperienza cristiana hanno certamente in comune il progetto ed il compito di cooperare alla costruzione del regno di Dio: questa prospettiva concorre fortemente a superare questioni aperte, talvolta anche con disquisizioni che rasentano l'accademia, su ispirazione cristiana o azione ecclesiale

È necessario che ogni associazione elabori un proprio progetto che dia consistenza storica alla comunione, perseguendola nelle esperienze e negli ambienti di vita. Certamente intese e collaborazioni diventano prassi ordinaria nel momento in cui ogni associazione ha chiara la propria identità e sa cogliere ed accogliere le caratteristiche degli altri, rilevando convergenze ed elementi comuni; non credo si debba collaborare per stato di

di
Marco D’Amico
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Intervista a don Giulio Bernardinello, nuovo presidente nazionale dell’ANSPI

necessità, ma per scelte motivazionali e strategiche. Quanto alla concorrenza, tutto sommato è un modo di rapportarsi, una forma di competizione che; se non diventa conflittuale, può anche offrire stimoli e portare benefici

Diventa desiderabile o plausibile una collaborazione con il CSI? Coltiva un sogno al riguardo?

Credo che con il CSI sia più che plausibile una collaborazione e pertanto possa diventare desiderabile: gli elementi comuni non possono restare solo affermati, ma vanno confrontati e verificati proprio per consentire a ciascuno di ritrovare l'autenticità del proprio modo di essere e di porsi e per riuscire insieme a costruire opportunità di ampiezza e spessore adeguati a poter sperimentare la visione di vita di cui si è portatori e testimoni Se è consentito sognare, mi piacerebbe che le due associazioni, al loro interno ed in momenti comuni, riuscissero a verificare costantemente la rispondenza dei loro progetti alla costruzione del Regno ed alla crescita della partecipazione sociale, verificassero anche l'indice di qualità delle attività poste in essere in risposta alle esigenze delle perone e delle comunità civili ed ecclesiali e si scatenassero non tanto nel contendersi spazi o primogeniture quanto nel dare spazio alla creatività nell'attivazione di nuove esperienze di valorizzazione del tempo libero.

A Suo parere, cosa ha impedito finora alle due associazioni di trovare larghe convergenze sia a livello centrale che periferico, ed anzi ha provocato una certa "concorrenzialità" di fatto?

L'occupazione di spazi ha sempre dato sicurezza, come pure l'appellarsi a formule giuridiche o dogmatiche di varia natura In una cultura della comunione a livello ecclesiale e della partecipazione a livello civile è giocoforza ritrovarsi a collaborare, proprio per sperimentare caratteristiche e potenzialità di ciascuno. Se la "concorrenzialità" si sposta dalla tentazione ad occupare spazi e dall'accampare crediti o riconoscimenti veri o presunti al dare respiro, leggibilità prospettiva all'azione associativa, non c'è motivo di apprensione

Comunque, in talune realtà parrocchiali si sono sperimentate forme di collaborazione. Queste esprimono una tendenza o semplicemente un dato occasionale o strumentale?

In una visione complessiva della esperienza ecclesiale anche ciò che, a prima vista, può apparire o manifestarsi con le caratteristiche dell'occasionalità, o dalla strumentalizzazione, trova innumerevoli possibilità di collocarsi in un quadro di organicità che non può essere dato certamente da singoli elementi o circostanze: sta a chi è chiamato ad esercitare il servizio della presidenza, del coordinamento o dell'animazione, accompagnare ciò che può essere occasionale verso la stabilità e continuità e ciò che è strumentale verso l'autenticità In ogni caso nelle parrocchie, come nelle diocesi, dove il discernimento è esperienza abituale e diffusa, non è difficile riconoscere e valorizzare gli apporti di ciascuno alla costruzione ed alla gestione di un progetto comune condiviso La riscoperta degli oratori, o centri parrocchiali, come luoghi di accoglienza, formazione o testimonianza delle comunità parrocchiali, sta probabilmente favorendo questi processi

A cosa potrebbero o dovrebbero rinunciare ciascuna delle due associazioni (in termini di autonomia operativa, caratterizzazione dei programmi, zone di influenza ) per avviare un modo armonico di operare sul territorio "senza pestarsi i piedi" e anzi perseguendo fini comuni?

Fermo restando che la rinuncia è componente fondamentale dell'ascesi cristiana, ritengo che la chiarificazione degli obiettivi sia elemento orientativo indispensabile per l'azione delle associazioni. Individuate strategie comuni, può diventare abbastanza agevole riscontrare l'opportunità o la convenienza di dar corpo a servizi comuni sia sul piano della ricerca e della documentazione che sull'organizzazione e la gestione di organismi e di strutture che sulla proposta di particolari iniziative L'ambito regionale probabilmente in questo momento costituisce il campo di azione più propizio a sperimentare la validità di tali prospettive.

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Sei allenatori del Comitato di Milano sono partiti "all'avventura" per trascorrere 15 giorni negli orfanotrofi di questo Paese dell'Est. L'abbiamo chiamata "Operazione Romania: il Tuo cuore dentro il mio cuore" Ovvero: lo sport per riportare gioia e allegria tra centinaia di bambini che vivono in condizioni drammatiche e che non hanno più nemmeno il coraggio di piangere.

Sede dell'operazione è stata R Vulcea, cittadina a circa 200 km da Bucarest, o meglio il suo orfanotrofio con circa 100 bambini di età fra i 6 ed i 14 anni.

Vuoi allenare in Romania?

"Devi semplicemente prenderti 15 giorni di ferie, pagarti il viaggio, essere a disposizione 24 ore su 24, finire in un orfanotrofio di un Paese che non conosci ed inventarti giornata dopo giornata quello che si potrà o si dovrà fare In cambio ti possiamo offrire solo poche certezze. La prima è che là ci sono bambini che vivono in condizioni drammatiche e che un loro sorriso è l'unica ricompensa che puoi aspettarti; la seconda è che con lo sport possiamo davvero essere "generatori di gioia" tra la desolazione di piccoli che oramai hanno perso tutto, anche la voglia di piangere; la terza è che non esiste un vero e proprio progetto, quanto la nostra voglia di andare e di stare al servizio di quei bambini".

Ai dirigenti delle Società sportive avevamo detto proprio queste cose durante un incontro avvenuto alla fine di giugno

Ad aiutarci a trovare il coraggio per giocare questa scommessa è stato don Gino Rigodi, oramai da oltre un anno impegnato in una importante operazione di solidarietà nei confronti dei bambini rumeni "Sono stato in Romania parecchie volte - aveva spiegato don Gino - e sono certo che con il gioco e lo sport si potrebbero fare splendide cose. Mi piacerebbe avere tra i volontari anche allenatori del CSI So per esperienza personale che hanno un gran cuore "

E così è stato... In tanti hanno chiesto informazioni ed alla fine (tra chi ha detto di no perché non ce la faceva con i soldi e chi si

è arreso ai tempi di rinnovo del passaporto) in sei sono partiti ai primi di luglio alla volta di Bucarest: Ivano Tadini, Direttore Sportivo Centro Sport; Antonio Vomasto, arbitro pallavolo; Enrico Sancito, allenatore Birone; Stefano Musi, arbitro calcio; Enrico Barbati, allenatore Centro Sport; Davide Labranca, allenatore CSI; Raffaele Rinaldi, segretario provinciale; Massimo Achini, presidente provinciale. Tutti e sei sono tornati con la convinzione di avere vissuto un'esperienza umana straordinaria impossibile da cancellare dal loro cuore

Una testimonianza diretta

Il tuo cuore dentro il mio cuore diLucia

A descrivere brevemente quei giorni è Antonio, arbitro del CSI "La nostra destinazione - racconta - era un orfanotrofio di R Vulcea. Una struttura degradata nella quale vivono circa 100 bambini dai 6 ai 14 anni Una volta arrivati, mentre salivamo le scale per raggiungere la nostra stanza, abbiamo incontrato i loro sguardi di meraviglia, di stupore, di curiosità. Non abituati a che fare con adulti sembravano chiederci con gli occhi: ma davvero sei qui per me?

romania: il C SI di Milano negli orfanotrofi
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"Giorno dopo giorno abbiamo imparato a giocare insieme, a conoscerci, a comunicare (i bambini parlano solo rumeno ) Ed abbiamo imparato anche quanto amore può regalare un abbraccio, una carezza, una buonanotte a bimbi che non ci sono abituati Non lo dimenticheremo mai"

"Se all'inizio ci stupivamo per le condizioni di alcuni quartieri di Bucarest - continua Antonio - a Vulcea è impossibile non rimanere attoniti di fronte allo stato di abbandono generale con strade sterrate, pattumiere a cielo aperto e case a dir poco diroccate. Di campi sportivi neanche a parlarne... E quei pochi che ci sono non possono essere utilizzati da bambini degli orfanotrofi Bambini che la gente rumena rifiuta, troppo presa a superare la propria sofferenza Bambini che mangiano un pasto fatto di brodaglia calda, un po' di semolino ed una fetta di pane. Carne nemmeno a parlarne e persino l'acqua è una sorta di lusso E che dire della faccia degli educatori, stupiti dalla nostra scelta di rifiutare la comoda soluzione di un ristorante destinato ai volontari occidentali per sederci tra i bambini e condividere tutti i giorni con loro il pasto?"

Un accordo di partnership

Mentre gli allenatori lavoravano nell'Orfanotrofio, il segretario ed il presidente provinciale del CSI hanno trascorso giornate frenetiche incontrando autorità locali e governative, per creare le condizioni per garantire continuità all'esperienza Una fatica che ha dato i suoi frutti. In agosto è stato formalizzato un accordo di partnership tra il CSI Milano e la fondazione "Inima Pentru Inima", guidata dalla dott ssa Lidia Dobre Si tratta di una Fondazione prestigiosa che si occupa dei bambini presenti negli orfanotrofi e delle adozioni internazionali.

L'accordo è qualcosa di più di uno strumento burocratico, è un riconoscimento prestigioso per la nostra Associazione, che dimostra quanto è stato apprezzato il nostro operato e che pone obiettivi concreti per i prossimi mesi:

- nei periodi di vacanza estiva organizzazione di attività sportive negli orfanotrofi con la partecipazione di volontari italiani del CSI;

- organizzazione di brevi vacanze in Italia per bambini residenti negli orfanotrofi;

- organizzazione di corsi di formazione da realizzarsi in Romania e diretti a tutti gli animatori sportivi;

- organizzazione di gare sportive e di attività ludiche nelle città di Bucarest e di Vulcea

Un grazie particolare va a Lidia Dobre Una donna forte e determinata che da oltre 10 anni si occupa dei bambini orfani e di adozioni internazionali

Accompagnandoci all'aeroporto di Bucarest per il volo di ritorno ci diceva: "In questi anni ho collaborato con tante agenzie educative straniere Voi del CSI avete però un qualche cosa di speciale... Quando giocate con loro entrate davvero nel cuore dei bambini. Aiutatemi a costruire anche qui una realtà come il CSI "

Siamo già al lavoro per realizzare un piccolo sogno Portare tutti i bambini dell'orfanotrofio di Vulcea a trascorrere le vacanze di Natale a Milano, ciascuno ospite di una Società Sportiva

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Torino: campionati Europei FICEP di judo

Pace: era questa l'insegna che campeggiava ovunque durante gli incontri del Campionato Europeo FICEP di Judo che si è svolto a Torino dal 9 all’11 luglio. Bandiere del CSI, della FICEP, dell'Europa e delle nazioni partecipanti erano intervallate dalla bandiera della pace Un tema estremamente significativo nel periodo che stiamo vivendo, con focolai di guerra in tutti i continenti. La segreteria organizzativa, la mensa e tutte le iniziative comuni della manifestazione erano ubicate presso il SERMIG, il Servizio Missionario Giovanile fondato da Ernesto Olivero che ha la propria sede nell'ex Arsenale di Torino, ora Arsenale della Pace. Trecento atleti provenienti dalla Germania, dalla Francia e dall'Italia in rappresentanza rispettivamente della DJK, della FSCF e del CSI

Dal punto di vista tecnico ed agonistico il confronto tra le nazioni partecipanti è stato serrato ed esaltante Gli italiani hanno prevalso nelle gare individuali aggiudicandosi la maggior parte dei titoli; nelle categorie senior, maschile e femminile, addirittura nove i titoli conquistati nelle varie categorie di peso sui quattordici in palio: una supremazia indiscussa che soltanto gli atleti francesi hanno cercato di contrastare I transalpini si sono ampiamente rifatti nella competizione a squadre, affermandosi in tre categorie delle quattro disputate.

Come al solito gli incontri della FICEP non sono rivolti solamente all'attività agonistica, ma cercano di far scoprire e conoscere i gioielli della città ospitante e delle zone limitrofe, limitatamente ai tempi, peraltro sempre strettissimi, della manifestazione; e a Torino non si è fatta eccezione Dopo una mini crociera sul Po, atleti ed accompagnatori hanno visitato il suggestivo borgo medievale, ideale ricostruzione di un borgo con tanto di castello e botteghe realizzata in occasione dell'esposizione internazionale di Torino nel secolo scorso, prendendo a modello alcuni tra i più belli e rappresentativi castelli, case, e palazzi medievali del nord-ovest italiano Al ritorno l'entusiasmo della visita è stato accresciuto dal buffet della serata di gala che accompagna anch'essa la fase conclusiva delle manifestazioni internazionali della FICEP.

Italiani in evidenza di

Marco Croci

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Fantagiocando è un sussidio nato per consentire a tutti gli educatori di declinare le proposte di attività ludicomotorie del progetto Fantathlon, che il Centro Sportivo Italiano ha realizzato per i bambini dai 3 ai10 anni di età Il testo suggerisce esperienze di gioco finalizzate al raggiungimento di obiettivi motori e relazionali Fantagiocando costituisce una preziosa risorsa a disposizione, oltre che dei Centri Fantathlon, di tutte le società sportive e le agenzie educative, dalla scuola alla parrocchia e alle associazioni In particolare, gli insegnanti vi troveranno materiale interessante per realizzare percorsi didattici in linea con il progetto “Sport a scuola” del CSI, approvato dal Ministero della Pubblica Istruzione per la scuola materna ed elementare.

I BAMBINI GIOCANO C. Bentivoglio, E. Inzoli, L. Tirelli 1998, pagg 96, £ 15 000 GUIDA ORGANIZZATIVA FANTATHLON 1995, pagg 104, £ 5 000 A CHE GIOCO GIOCHIAMO? Supporto tecnico-organizzativ per manifestazioni Giocasport Centro Spor ivo Italiano GIOCASPORT LO SPORT DI TUTTI I RAGAZZI D.R. Mosella, V. Stera, ill. Ro Marcenaro 1997, pagg 328, £ 40 000 Guide per educatori spor tivi Via della Con ciliazion e, 1 - 00193 - tel 06/6867941 fax 06/68802940
N OV I TÀ
LA PALLACANESTRO N Bevacqua, M Mondoni, G Salviati 1998, pagg. 208, £ 30.000 IL CALCIO M Sartori, F Nalesso, R Longhi, O Jaconi, 1996, pagg. 160, £ 26.000 L’ATLETICA LEGGERA Renato Marino, Fabio Sebastiani 1997, pagg. 128, £ 20.000 LA PALLAVOLO Massimo Stera, 1997, pagg 272, £ 35 000 FANTAGIOCANDO M.R. Graziano S Gaggia, G. Pantaleone 1999, pagg. 84, £ 15.000

ricordando Padre Mariano, apostolo del rugby educativo

Il 31 gennaio 1954, nel corso di una udienza ai rappresentanti della Federazione Internazionale dello sport nelle Scuole Cattoliche, il Papa Pio XII chiese ai dirigenti del CSI: "Come va lo sport?" "Non troppo bene", gli fu risposto, e il Papa: "Perché non troppo bene? " Perché molti pensano che sia pericoloso alle nostre organizzazioni cattoliche!". E allora Pio XII con forza: "Pericolo? Pericoloso? Ma non hanno letto i nostri discorsi sullo sport?"

Non so se di quella battuta del Papa fosse venuto a conoscenza Padre Mariano, al secolo Paolo Roasenda, che qualche anno dopo con la sua rubrica televisiva avrebbe ottenuto più popolarità e audience di Mike Bongiorno con "Lascia o raddoppia", ma è certo che il frate cappuccino aveva idee ben chiare sul valore dello sport e già prevedeva l'uso della televisione come mezzo nuovo di apostolato Infatti in una radioconversazione alla Radio Vaticana il 7 aprile 1954 disse: «Che linguaggio deve tenere l'apostolo? Quello del suo tempo. Oggi quello del secolo XX, con l'aeroplano a reazione, il microfilm e lo sport Non arrivare sempre in ritardo Spunta all'orizzonte la televisione? Egli (l'apostolo) non si ritiri in un cantuccio, sopportando quanto di male ne possa venir fuori, ma cerchi di prevenire sapendo il bene immenso che ne potrà scaturire»

Il 1° gennaio 1955 mise in onda la sua prima trasmissione televisiva, "La posta di Padre Mariano", e negli anni successivi altre rubriche, che si concludevano sempre con il suo saluto augurale e vibrante messaggio di speranza: "Pace e bene a tutti!"

Ora è in corso la causa di beatificazione di Padre Mariano, che potrebbe diventare così il primo santo della TV. Ma c'è di più: il sorridente frate cappuccino potrebbe essere il protettore dei rugbisti, perché dagli schermi televisivi è stato un eccezionale apologeta dello sport della palla ovale

Domenica 20 ottobre 1957 Padre Mariano, pochi minuti prima delle 11,30, con il suo consueto passo rapido entrò nello studio televisivo di via Teulada portando in mano un pallone da rugby Guarda caso, si disputava la prima giornata del campionato divisione nazionale di rugby, come allora si chiamava il

Un santo per il rugby di

campionato di serie A Il frate cappuccino si preparava con meticolosa cura ai suoi appuntamenti televisivi, ma quella volta ancor più del solito e con la sua ben nota umiltà si era documentato su un argomento che riteneva particolarmente importante Un telespettatore di Siracusa, che aveva il figlio in un collegio dell'Italia settentrionale tenuto da religiosi, preoccupato dal fatto che tra gli sport praticati in quel collegio ci fosse anche il rugby, si era rivolto a Padre Mariano per chiedergli se, con la pratica del rugby, il suo ragazzo non avrebbe imparato ad essere violento

Con il suo affascinante sorriso di bonarietà Padre Mariano così esordì: «Penso che il rugby che si gioca nel collegio ove sta suo figlio sia il "rugby educativo" di formato ridotto: 7 giocatori per parte, campo più piccolo, tempi più brevi, e niente placage e melée Se invece è il rugby autentico, non come si vede, purtroppo, talora giocare da sconsiderati, ma da fedeli osservanti delle regole del gioco, anche allora: niente paura! Un gioco, me lo concederà, ci vuole per chi studia. Un gioco ideale (per tutti, e per chi studia e per chi lavora) credo debba portare con sé tre doni che arricchiscano l'educazione: a) psico-fisica, b) morale, c) sociale di chi lo pratica. Il rugby è uno dei pochi giochi che offre questi tre doni simultaneamente».

Il frate della TV, con quel linguaggio semplice e chiaro che lo rese popolare, passava ad elencare i motivi del grande valore educativo del rugby: «In esso, usando piedi e mani (anche queste ci ha dato il Signore!), trenta atleti cercano di segnare la "mèta", non calciando la palla ma portandola di presenza personale con le mani a toccare la terra, nello spazio di mèta La palla non è sferica, ma ovale (e, a questo punto, Padre Mariano mostrò ai telespettatori il pallone da rugby n d r ), che è di questa forma non perché sia più facile a maneggiarsi ma per un rispetto alla storia: così si usava quando per la prima volta ad opera di William Webb Ellis nacque nel 1823 a Rugby (cittadina a 300 km da Londra) il nostro sport Il quale conferisce all'educazione psico-fisica perché esige, come qualunque altro gioco, forza, vigore fisico, destrezza, ma in più: a) una souplesse non comune

Tonino De Juliis

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(la fuga, emozionante, per segnare richiede velocità progressiva prolungata e anche "cambio di ritmo e velocità"); b) dei riflessi pronti per fronteggiare l'imprevisto che presenta il rimbalzo irregolare della palla ovale; c) un andare contro l'istinto: basta dire che l'avanzata si fa con passaggi all'indietro»

E in crescendo, Padre Mariano aggiungeva: «Conferisce inoltre all'educazione morale. È un gioco certamente non per signorine, ma rude: ci vuole un fisico adatto Ma, affinché non degeneri nella violenza (questa si ha quando si è maleducati o si dimentica il regolamento!) e non diventi un gioco pericoloso, esige uno sforzo morale continuo di assoluta disciplina personale, di obbedienza alle regole» A questo punto, scendendo ancor più sul concreto, tesseva il più alto elogio del rugby: «Anche il tanto discusso placcaggio (arrestare la corsa di un attaccante che porta la palla, circondandolo con le braccia) è utilissimo a combattere la repulsione innata che tutti abbiamo all'urto (e nella vita quanto ne dobbiamo sentire o affrontare!), a combattere la poltroneria e la paura (nella vita gli intrepidi sbagliano qualche volta, i paurosi sempre!); esige quindi dominio di sé, dei nervi, del dolore

(qualche lividura, qualche pesto, qualche sbucciatura, un po' di sangue dal naso non sono preziosi per temprarci nella vita?) e nello stesso tempo rispetto dell'avversario, con cui (non contro cui) si gioca»

Subito dopo, sempre con quella essenzialità del discorso che costituiva la caratteristica del suo linguaggio televisivo, Padre Mariano evidenziava tutta l'importanza formativa di questa disciplina sportiva: «E, infine, il rugby educa alla socialità: è una sintesi quanto mai geniale di molti giochi di squadra: non soffoca la personalità, ma combatte il "divismo"; è contro la tendenza di "tenere" per sé la palla quando la si ha in mano (lo impediscono i frequenti e tempestivi passaggi); disciplina gli exploits personali, perché in sostanza prevale il gioco di squadra sul gioco individuale. Tale è il congegno del gioco: impegna tutto l'organismo, è un freno contro l'istinto, obbliga più che a vincere, a giocare bene per vincere»

E così concludeva: il rugby «ha un vantaggio: non conosce ancora da noi il professionismo; uno svantaggio: non è ancora stato ammesso, benché ne sia degno, nei Giochi Olimpici Si diffonde sempre più in tutto il mondo, anche in Italia: lo merita! Mi auguro che i 4.000 atleti di oggi diventino presto in Italia 40 000, perché il rugby, gioco creato da gentiluomini per essere giocato da gentiluomini, è utile allo sviluppo integrale della persona umana. Io penso che un vero giocatore di rugby non possa non avere un'alta coscienza morale. Le par poco? Stia quindi tranquillo per suo figlio che lo gioca»

A distanza di 42 anni le parole dello storico frate del video sono parole vive, specialmente per i rugbisti, e non hanno bisogno di chiose

Ma un ricordo mi sia consentito Due anni dopo quel discorso di Padre Mariano, chi scrive, insieme ad altri amici, fu promotore dell'attività di rugby educativo in seno al CSI (il mini-basket e tutti gli altri "mini" sono venuti dopo il rugby educativo) e fu anche il rappresentante della Federazione Italiana Rugby in seno al CSI. Inoltre, auspice il CSI, l'AVE pubblicò il mio libro "Rugby Educativo", che fu la prima pubblicazione in Italia sull'argomento e che ebbe non pochi riconoscimenti per la innovatrice impostazione didattico-pedagogica Al primo Corso Nazionale per Educatori di rugby educativo, promosso dal CSI e svoltosi a Celana dal 2 al 12 agosto 1962, volle prendere parte un giovane prete, che poi risultò primo nella classifica finale stilata dalla commissione presieduta dal Commissario tecnico della nazionale giovanile di rugby, il caro indimenticabile amico Filippo Caccia Dominioni: quel giovane prete era di Nocera Umbra e si chiamava don Vittorio Peri, oggi Consulente Ecclesiastico Nazionale del CSI.

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di bravura e semplicità

Che Agosto sia un mese diverso dagli altri è cosa ovvia e banale, ma il significato che ha questo mese per il nostro Paese lo è un po' meno. Agosto in Italia significa vacanza, caldo soffocante, grande stress per chi è costretto a lavorare e distacco da tutto e tutti per chi può finalmente respirare aria di ferie Agosto è un po' la fine dell'anno, il vero 31 Dicembre, lo sventolio della bandiera a scacchi di un gran premio in cui non conta essere arrivati primi, ma essere arrivati Gli unici disinteressati all'arrivo del mese più caldo dell'anno sono gli studenti e i lavoratori connessi al mondo dell'istruzione, che possono beneficiare di ben più lunga "tregua"

A dire il vero anche il calciatore anni '70 godeva di ferie prolungate e di ritiri non particolarmente rigidi proprio come nei nostri giorni.

Il calcio ha cambiato lentamente e radicalmente volto: l'Intertoto (sfido chiunque a dirmi che ne conosceva l'esistenza qualche anno fa) è un esame di riparazione che non ammette bocciatura; le amichevoli di lusso portano spettatori (e soldi) più delle stracittadine invernali; il mercato non ha più confini di tempo, spazio e denaro; le regole vengono studiate in funzione dei soli diritti televisivi e degli sponsor. Il calcio è diventato un lavoro come tanti altri ed una miniera d'oro come pochi Ecco perchè intervistando un calciatore ad Agosto non si rischia più di invadere il suo tempo libero, ma solo di incappare in un eccesso di diplomazia nelle risposte. Così quando ho trovato Eusebio Di Francesco, centrocampista della Roma e della nostra nazionale, relegato a Pescara tra familiari ed amici per smaltire uno spiacevole infortunio, invece di parlare dei soliti tatticismi e dei palesi "chi vincerà", l'ho sorpreso chiedendogli:

Che cos'è per te l'amicizia?

È un sentimento stupendo, profondo. In amicizia si dà tutto senza aspettare o pretendere nulla in cambio, si riceve senza provare la sensazione di dover contraccambiare ad ogni costo

Si usa dire che nel mondo del lavoro "tradizionale" l'amicizia tra colleghi si riduca spesso a convenienza ed

opportunismo e che l'invidia sia sempre dietro l'angolo Trovi che anche nel calcio e nello sport professionistico in genere sia valida questa affermazione?

Purtroppo sì. Anche nello sport esiste la gelosia e l'invidia. Siamo una categoria fortunata sotto tanti punti di vista, ma non per questo lontana da altrettanti aspetti negativi comuni ad altri lavori. Fondamentalmente, tuttavia, l'invidia tra noi calciatori si limita a cose futili e da questo io mi sento assolutamente distaccato grazie ai valori in cui credo

Come vivi questi valori, l'amicizia in particolare, da quando sei diventato un professionista di successo?

A volte è un problema Spesso si ha la sensazione di essere avvicinati più per interesse che per vera amicizia. Quando me ne accorgo mi dispiaccio profondamente, non tanto per me ma per chi si riduce a travestirsi da amico

In quale ambiente hai iniziato a giocare?

Un campione per amico di

La mia storia calcistica è iniziata ad Empoli, sotto gli occhi di Ferdinando Donati, mio primo indimenticabile allenatore Poi gli anni di Piacenza ed ora Roma, dove mi trovo benissimo.

Hai avvertito molto il cambiamento dalla provincia alla capitale?

Si, non conoscevo assolutamente il modo di vivere il calcio in una grande piazza

Ed il cambiamento dall'attività giovanile al professionismo?

Il cambiamento è abissale Da giovanissimi si gioca con naturalezza, per amore dello sport, senza che nessuno ti faccia pesare gli errori; da professionisti, purtroppo, si gioca con la paura di sbagliare Intorno allo sport girano troppi interessi, soprattutto economici, e questo è sufficiente a far intendere quanto sia diventato importante centrare obiettivi di prestigio

Credi che i tanti miliardi finiranno per offuscare la vera natura dello sport?

A tu per tu con Eusebio Di Francesco, esempio
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Non credo, non dimentichiamoci che il calcio nonostante tutto crea aggregazione, ritrovo La gente accorre sempre numerosa negli stadi e agli allenamenti. Evitando di cadere nelle solite polemiche sulla violenza, credo che non si possa che riconoscere il valore sociale del calcio

Le vere amicizie sono quelle dei banchi di scuola?

Si e no Ho tante vere amicizie nel mondo del calcio, amicizie che non sono certamente di vecchia data Come ho chiaramente anche tanti vecchi amici che non ho la fortuna di vedere o sentire spesso, ma su cui posso fare pieno affidamento e che ogni volta che rivedo mi accorgo che fra noi tutto è rimasto uguale

I grandi club pullulano di assi. Trovi che sia più difficile con tanti campioni creare un gruppo di amici?

Forse sì Spesso si creano amicizie forzate, che le grandi città e le pagine dei giornali, affamati di scoop, di certo non facilitano e

che quindi raramente riescono a trasformarsi in rapporti sinceri

Hai qualche particolare aneddoto, esperienza di amicizia, legata al mondo dello sport?

A Piacenza io e Nicola Caccia eravamo inseparabili Talmente amici che lui mi diceva sempre che se ci fossimo trovati l'uno contro l'altro non sarebbe riuscito a contrastarmi a dovere. In realtà abbiamo già giocato contro più di una volta e dopo un affettuoso saluto iniziale ha sempre prevalso l'agonismo per ottenere il risultato.

Che ruolo giocano in campo le telecamere?

Sono l'avversario più stretto, non perdonano nulla Dagli occhi di noi giocatori fanno trasparire solo concentrazione e grinta esasperata Dovremmo sforzarci di regalare qualche sorriso, sarebbe un modo intelligente di comunicare il vero senso dello sport.

o Non lasciate il pilota a terra!

Un furioso temporale mise improvvisamente a soqquadro il traffico aeroportuale Pronto sulla pista d'imbarco, un aereo fu quasi preso d'assalto dai passeggeri che si accalcavano sulla scaletta per sfuggire alle folate di vento e alla pioggia. Quando tutti furono a bordo, fu chiuso il portellone. Sulla pista, però, un uomo correva verso l'aereo riparandosi come poteva con l'impermeabile. Salita con affanno la scaletta bussò energicamente alla porta chiedendo di entrare Una cortese hostess dal di dentro cercò a gesti di fargli capire che non era possibile. Il decollo era imminente. L'uomo però continuava a picchiare con crescente insistenza

Di fronte a tanta ostinazione il personale di bordo alla fine cedette Si aprì il grande portello e si fece entrare il ritardatario Ma quale meraviglia quando poterono vederlo da vicino. Quell'uomo era nientemeno il comandante dell'aereo!

Più volte, negli scorsi giorni di frenetici viaggi da e per i luoghi di vacanza, ho avuto occasione di ripensare a questo peraltro inverosimile raccontino perché, come il buon Esopo di classica memoria insegna, ogni favola ha il suo obiettivo pedagogico E l'obiettivo che la favola appena raccontata vuole ricordarci è che: nessuno può imbarcarsi in un qualsiasi viaggio lasciando a terra il viaggiatore più indispensabile il pilota, il nostromo, l'autista, la guida ecc Senza questo compagno di viaggio non si va da nessuna parte

Vittorio Peri

È pur vero che nessuno, salendo in aereo, in treno, in nave ecc si dà pensiero di chi sta ai comandi, perché è già tutto previsto dall'organizzazione Ma negli impervi sentieri del cammino spirituale le cose stanno ben diversamente.

Il Vangelo insegna - e la grande tradizione della Chiesa come pure la stessa personale esperienza confermano - che su quei sentieri da soli non si cammina. La certezza anzi di percorrerli nella giusta direzione evitando precipizi è data da ciò che in teologia si chiama "grazia", dall'alleanza cioè che ogni giorno Dio rinnova con ciascuno per donarci luce per vedere e forza per agire È Gesù stesso che l'ha detto: "Senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5). Di buono, s'intende E tutto il suo insegnamento assicura che nel cammino spirituale verso il "porto" della Trinità noi siamo condotti per mano dallo Spirito Santo. Essere "presi per mano" (il simbolismo è biblico!) non significa certo essere trascinati controvoglia, e tanto meno essere privati della facoltà di dire sì o no. Significa invece che il cammino di fede si realizza attraverso la collaborazione personale all'azione salvifica di Dio. Gli antichi latini dicevano che ciascuno ha nelle mani il proprio destino: quisque faber fortunae suae est Noi cristiani sappiamo che esso è, contemporaneamente, nelle mani nostre e in quelle di Dio "Dio che ha creato te senza di te, non può salvare te senza di te", scrive con il suo solito stile brillante e incisivo il grande Agostino Noi stacchiamo il bigliet-

to del viaggio; ma senza di lui il viaggio non inizia e, soprattutto, non va a termine

Forse nessuno, meglio di uno sportivo, è in grado di percepire con immediatezza l'insegnamento spirituale sotteso alla favola dell'aereo senza pilota. Chi fa sport conosce bene l'importanza di quella specie di "pilota sportivo" che è l'allenatore

Durante la recente competizione mondiale di atletica leggera di Siviglia abbiamo tutti potuto vedere, ai bordi della pista, le esplosioni di esultanza o i volti sgomenti degli allenatori dei vari campioni. Nessuno di questi avrebbe potuto non dico conquistare una medaglia, ma nemmeno partecipare ai giochi se non avesse avuto una lunga e assidua assistenza tecnica, e direi soprattutto psicologica, di un valido allenatore E anche per le squadre sportive accade la stessa cosa: nessuna si sogna di partecipare a un qualsiasi meeting o campionato licenziando l'allenatore o lasciandolo a casa

Un buon allenatore, secondo la cultura sportiva della nostra associazione, è uno che pensa allo sviluppo della mente e del cuore dei giovani prima ancora che a quello dei loro muscoli e che insegna ai giovani ad amare lo sport, e soprattutto la vita, prima ancora che le vittorie In una parola, è un educatore

E se non è pensabile fare vera attività sportiva senza allenatore, ancor meno è pensabile, nella vita spirituale, competere con le forze del male senza il vero "Allenatore", o poter volare in alto lasciando a terra il "Pilota"

L'imminente Giubileo sia per tutti una provvidenziale occasione per affidargli il nostro piano di volo

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specchio
di

Vicenza: attività nella Casa circondariale Pio X

Finalmente in carcere

Erano anni che a Vicenza il CSI tentava di introdurre un'attività sociale nel carcere Molti i tentativi, spesso falliti per motivazioni legate alla sicurezza della struttura, al difficile dialogo con la passata dirigenza della casa circondariale di San Pio X, e a fatti di cronaca clamorosi Come quella volta in cui tentò la fuga Felice Maniero, il boss della "mala del Brenta", la mafia veneta vinta da magistrati e forze dell'ordine nel 1996 grazie anche ad una società (quella veneta) fortunatamente ostile a certe espressioni malavitose L'idea che lo sport, strumento per educare, dovesse raggiungere anche i vicentini rinchiusi nella "fortezza" di San Pio X, era nata in seno al comitato vicentino del Centro Sportivo all'inizio degli anni novanta

Negli ultimi due anni Enrico Mastella, coordinatore della commissione formazione, ha costruito una serie di rapporti con le associazioni di volontariato che già operavano nel carcere, con gli amici del CSI di Verona, già esperti in questo tipo di attività, e soprattutto con il nuovo direttore del carcere.

Nella primavera di quest'anno il CSI Vicenza ha portato nella casa circondariale una ventata di sport grazie a due animatori: Livio e Nicola entrano nel recinto due volte alla settimana e propongono ad un gruppo di venti ospiti ginnastica di mantenimento, pallavolo e calcio

"Abbiamo raggiunto l'obiettivo di entrare in carcere proprio alla vigilia dell'anno giubilare afferma Enrico Mastella, coordinatore della formazione. È un fatto significativo: è una di quelle testimonianze di fede e di fratellanza che ci aveva chiesto il nostro vescovo, monsignor Pietro Nonis, che si accompagnano ad altre scelte forti, come l'adesione alla Banca etica e l'impegno del comitato vicentino per l'azzeramento del debito dei paesi del sud del mondo"

L'approccio con gli ospiti del San Pio X non è stato semplice: all'inizio esisteva una sorta di diffidenza di fondo nei confronti delle attività proposte dagli allenatori Grazie anche al personale di custodia del carcere, che ha dimostrato sensibilità verso l'attività del CSI, è stato possibile superare alcuni momenti di difficoltà Ora gli allievi si confidano con gli operatori sportivi: il

loro sogno è quello di costituire una squadretta di calcio per poi misurarsi con delle compagini del mondo esterno.

A Vicenza forse si riuscirà a ripetere le belle esperienze di Verona, Padova e soprattutto Milano: si partirà con incontri episodici all'interno del carcere, per passare poi a partite all'esterno e a piccoli tornei della durata di un giorno.

Così il Centro sportivo di Vicenza è entrato in carcere, ma le difficoltà non mancano Ci sono problemi legati alle strutture a disposizione. La palestra interna è di appena sei metri per quattro, con cinque colonne in mezzo: troppo piccola per ospitare venti persone L'attività quindi si svolge all'aperto e sempre nell'ora d'aria che "casca" nel primo pomeriggio L'attività è rimasta sospesa per l'estate e con la ripresa autunnale sarà realizzata una sfida calcistica tra gli amici del carcere e una rappresentativa di soci del CSI

di

Francesco Brasco

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Sportgiovane

L'esperienza "Sportgiovane" è iniziata l'anno scorso prendendo spunto dalla necessità di creare un servizio agli oratori della città e della provincia impegnati nel difficile compito di gestire l'attività estiva di circa 40mila fra bambine, bambini, ragazze e ragazzi

Attivando una forma nuova rispetto alle tante espressioni di collaborazione fra il Centro Sportivo Italiano di Bergamo e Oratori che stanno caratterizzando la vita dell'Associazione in questi ultimi anni (una collaborazione che risponde anche all'esigenza, da tempo conclamata, di "ritornare alle origini", nella proposta e nella diffusione dei valori fondamentali) il CSI di Bergamo ha messo a disposizione uno spazio particolarmente strutturato per l'attività sportiva di questi ragazzi

Il primo anno, anche se superato con ottimi risultati, è passato un po' in sordina a causa di un certo timore di esporsi troppo prima di aver consolidato la struttura operativa Quest'anno però "Sportgiovane" è risultato un'esplosione di successi.

"Anche se le premesse di questi successi erano già nel bilancio positivo dello scorso anno - dice il presidente provinciale del CSI di Bergamo, Vittorio Bosio, deciso sostenitore di questa esperienza - questa estate siamo rimasti comunque sorpresi dal favore che l'iniziativa ha incontrato È difficile descrivere la gioia dei bambini e dei ragazzi nelle giornate passate con Sportgiovane. E naturalmente questa gioia si è tramutata nella soddisfazione degli organizzatori e dei responsabili degli oratori Mi spiace soltanto che le richieste di approfittare degli spazi attrezzati presso i Monfortani di Bergamo per portarvi i ragazzi dei Centri estivi ricreativi oratoriani abbiano di gran lunga superato la possibilità di accoglienza E questo significa che purtroppo abbiamo dovuto rispondere negativamente in molte occasioni"

“Sportgiovane” ha comunque accolto una media di 300/400 ragazzi al giorno "Il fatto poi che confluissero contemporaneamente anche più oratori è stato vissuto come una bellissima occasione di aggregazione fra realtà diverse", prosegue Bosio

diLeonio Callioni

Diverse e coinvolgenti le attività proposte: dal calcio 3x3 alla pallavolo 3x3 e al basket 3x3 fino al minihockey. C'era poi uno spazio-gioco libero con il calcio in gabbia, la pallavolo e il calcetto (quelli classici, 6 contro 6 e 5 contro 5) fino all'intramontabile tennistavolo e al calciobalilla.

"Una novità molto apprezzata di quest'anno - aggiunge il presidente bergamasco - è stata rappresentata dai gonfiabili: la balena e il galeone che hanno catalizzato il gioco dei più piccoli (ma non soltanto) per moltissime giornate Anche in questo caso, quando ci siamo trovati a dover scegliere se acquistare queste attrezzature per proporle ai ragazzi ci siamo trovati un po' in difficoltà, incapaci di valutare fino in fondo il gradimento che avrebbero invece incontrato nei fatti"

Altre attività che hanno impegnato e interessato gli oltre 10mila fra bambini e ragazzi che si sono avvicendati nei 35-40 giorni in cui è stato proposto "Sportgiovane" sono state l'atélier, il teatro di strada e altri spazi per giochi e attività manuali

"In definitiva - conclude Bosio - è stata una fatica enorme. Un mese duro con tanto lavoro da svolgere, ma che ha offerto a tutti noi che ci siamo lasciati coinvolgere, al CSI come Associazione vicina agli Oratori e agli Oratori stessi l'occasione per vivere insieme alcune giornate indimenticabili"

Sembra di capire che per la presidenza del CSI orobico questa è un'esperienza che va ripetuta

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Bergamo: in 40.000 ai centri estivi

Sport musica e solidarietà

Il Comitato provinciale di Bergamo del Centro Sportivo Italiano ha organizzato nel primo week-end di settembre una due giorni di sport, musica e solidarietà

Un modo diverso di chiudere l'estate delle vacanze, e di sottolineare l'esordio delle attività sportive, con una manifestazione capace di coniugare il tempo libero e la solidarietà Più precisamente la proposta ha offerto una serata (3 settembre) con i Pooh, noto gruppo musicale da sempre legato alla città di Bergamo, mentre nel pomeriggio del 4 settembre si è tenuta una manifestazione di green volley

Entrambi i momenti sono andati a sostegno del progetto "Un posto felice" ideato per la realizzazione di parchi nei Balcani Questa terra, da ormai un decennio devastata da guerre civili, ha visto come principali vittime, perché i più indifesi e deboli, i bambini Proprio ad essi si rivolge il progetto, nella speranza che il gioco possa al più presto tornare a far parte della loro quotidianità

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racconto il La parabola di Piero e del fornaio

"Se tutto va bene, siamo rovinati": è il primo pensiero venuto in mente al mio amico Piero, presidente e "anima" di una società sportiva parrocchiale, quando da quelle parti, a fianco della Parrocchia, ha aperto una superpalestra, lo Starclub Salute, benessere, relax Immaginate un hangar pieno di attrezzature sofisticate, saune, bagni turchi, tutto neon e moquette

Il "paesotto" dove vive Piero è per molti versi atipico, perennemente in bilico tra le ambizioni della cittadina e le tradizioni dei piccoli paesi di provincia cresciuti prepotentemente

Alla luce di questo, si comprende alla perfezione la naturale propensione dei "paesani" verso il ben-essere Per essere "trend" mancava un "fitness center" veramente all'avanguardia. Per ovviare a questa carenza, ha preso il via un progetto per l'allestimento di un club destinato a diventare nel giro di poco tempo il vero salotto dello sport del paese.

Frutto dell'idea imprenditoriale di uno dei tanti industriali della zona, sostenuto fortemente dalla giunta comunale, doveva rivoluzionare l'offerta dei servizi sportivi e ricreativi della cittadina

Infatti, di lì a qualche giorno Piero ha trovato sotto il tergicristallo della sua auto il depliant pubblicitario dello Starclub Per poco non si è messo a piangere Tutte le più astute formule commerciali erano lì: pagamenti dilazionati, sconti per famiglie tipo "alleno tre e paghi due", abbonamenti stagionali, convenzioni con i cral, orari di apertura no-stop, parcheggio gratuito e possibilità di scegliersi l'attrezzo giusto Una cassa, una scheda e tanto "ben-essere" E poi quelle diavolerie di macchine, in grado di far di tutto: far scendere la pancia, far crescere il torace, curare la cervicale

Tutta roba che va di moda, dice Piero, altro che la solita attività che proponiamo noi da cent'anni Qui non verrà più nessuno

Forse è meglio "chiudere la baracca"

All'inaugurazione, con tutte quelle luci delle insegne, sembrava quasi la festa paesana ma qualche metro più in là, dallo stesso lato della piazza, si affacciava una piccola vetrina piena di dolci, di panini e di pizze dalle tante forme diverse. Sulla porta la scritta "L'arte del fornaio"

Quella bottega era lì da molto prima che aprisse il grande supermercato del paese "Ma come avrà fatto - si chiede Piero - a resistere alla concorrenza della grande distribuzione, di quel supermercato dove la gente entra per riempire i carrelli di ogni ben di Dio a prezzi stracciati?".

Basta guardarsi in giro Che piaccia o no, se si vuole rimanere in corsa si deve allungare il passo, cambiare velocità. E la velocità di reazione deve essere tale da permetterti di abbandonare quello che stavi portando avanti per rivolgerti a cose nuove Bisogna reagire all'istante. E, se non lo fai, perdi il passo e addio

Per farla breve, Piero ha chiesto al fornaio in persona. All'arrivo del supermercato - gli ha spiegato il titolare - c'è stato un po' di panico ma poi, dopo un sereno esame di coscienza e valutata l'offerta dell'avversario, ha semplicemente puntato su cavalli diversi: la qualità invece della quantità, la genuinità invece del lavorato industriale, la specializzazione invece del "paniere" indifferenziato, la solidità della tradizione invece della promozione televisiva e poi il rapporto umano con il "cliente"

"Se vale per il pane, perché non può valere per lo sport?" Ha pensato Piero.

Il parroco ha confermato: il pensiero strategico non perde tempo nelle recriminazioni e nei lamenti; guai a lasciarsi risucchiare dalla tentazione della rinuncia Ignorare chi dà consigli ipocriti, concentrarsi in una soluzione chiara, facile, elementare Una notte intera a pensare, studiare strategie con don Giulio e tutto il consiglio di presidenza Finalmente l'idea giusta

Hanno pitturato la palestrina, lucidati gli attrezzi arrugginiti, messa una nuova rete di recinzione al campo sportivo, sistemato gli spogliatoi, aggiunti tre campi di minivolley, un percorso attrezzato per i bambini… Continuità e precisione negli orari di apertura e di allenamento Bravi allenatori, capaci di animare il gruppo.

L'idea ha avuto successo! Gli stessi "clienti" del Fitness Center vanno da loro per prendere ciò che non trovano nel grande "emporio dello sport": un po' di amicizia, una parola di incoraggiamento, un rapporto umano di quelli che non si possono vendere e comprare

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