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LoSPORT allaconquista della

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editoriale
03 Sentinelle & animatori di Donato Renato Mosella
sport&scuola
04 Sport a scuola...? Si cambia! di Leo Leone
12 Autonomia scolastica: tutta da costruire di Giampiero Spirito
15 Quando è lo sport a salire in cattedra di Paolo Fradeani
16 Giocare per sport di Alba Stella Paioletti
19 Joy Cup di Renato Picciolo
20 Metti i genitori nella scuola di Giuseppe Richiedei
22 30 ore di aggiornamento di Marco Croci
23 Lo sport che accoglie di Mariacristina Filippin
24 Alto gradimento di Girolamo Pantaleone
25 Una nuova alleanza educativa di Daniele Castellari
27 Crescere giocando di Paola Zelanda
28 Lo sport secondo Marco e Luca di Alessandro Cappelli
31 Scheda informativa sul CSI
dossier
08 Lo sport alla conquista della scuola di Andrea De Pascalis
rubriche
26 Allo specchio di don Vittorio Peri
30 Il racconto di Edio Costantini
R E D a z I O n E E a m m I n I s T R a z I O n E Via della Conciliazione, 1 00193 Roma p u b b l I c a z I O n E I s c R I T Ta al n 4987 del Reg Stampa del Tribunale di Roma del 4/1/1956 p R O g E T T O g R a f I c O Medias Pubblicità - Napoli I m pa g I n a z I O n E C SI Editore l E f O T O D I q u E s T O n u m E R O s O n O D I : A Criscuoli: pagg 5, 6, 11, 15, 23, 24, 25; M Leopardi: pag 10; LDC : pag 13; disegni di Ro Marcenaro: pagg 1 17 18 20; disegno di Nevio De Zolt: pag 30 s Ta m pa Romana Editrice s r l Via Colle Ara della Signora, 8 San Cesareo (RM)
Spedizione in abbonamento postale Art 2 Comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Roma
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Period co assoc ato al USPI (Un one Stampa Periodica It a iana)
Il rinnovato interesse del CSI per lo sport scolastico, che si esprime anche in questo numero speciale di Stadium, nasce da molteplici ragioni:
• il desiderio di promuovere idee e programmi di attività sperimentati per lungo tempo al proprio interno, ricchi di contenuti formativi ed educativi, aderenti in tutto ai programmi scolastici e adatti alle diverse fasce di età;
• la viva preoccupazione che la libera scuola possa essere occupata da quanti la vedono da sempre come un fertile terreno di caccia dove individuare giovani talenti da trasferire al mercato;
• il timore di una corsa all'accaparramento di spazi e impianti sportivi, da fare rendere al meglio con attività che dietro la patina educativa nas c o n d o n o p r o p o s t e g r o s s o l a n e e d estemporanee;
• la necessità di entrare in contatto con i mondi vitali degli insegnanti, conquistando la loro simpatia e il loro sostegno verso programmi di attività rispettosi della persona in tutta la sua evoluzione e ricchi di spunti educativi;
• la speranza di riprendere con forza il dialogo con la famiglia, richiamando i genitori alle loro responsabilità, chiedendo la loro adesione e partecipazione per realizzare insieme un progetto sportivo - educativo che faccia dei loro figli dei campioni nella vita prima ancora che nello sport.
La solidità di questi motivi spinge oggi il CSI a fare un forte investimento nella Scuola, pur sapendo che il suo ambito naturale di vita è un altro. Anzi, vale la pena ribadirlo, per tranquillizzare la Scuola e noi stessi: la Società sportiva è e rimane il punto di riferimento intorno a cui l'azione del CSI si svolge; le città, i paesi, i quartieri, le strade e le piazze sono i luoghi in cui l'Associazione intende continuare a costruire la sua storia fatta di esperienze di vita comunitaria, di gruppi spontanei di uomini e donne desiderosi di dare vita, attraverso lo sport, ad un cammino che va oltre È in queste sfide che mettiamo veramente in gioco la nostra identità d i c r i s t i a n i , s v o l g e n d o s p e s s o u n ruolo di primo contatto con giovani senza meta
Alla Scuola chiediamo di cogliere la
nostra sincera disponibilità a mettere in comune le reciproche ricchezze e potenzialità, salvaguardando i reciproci ruoli e lavorando per fare di ogni classe un gruppo, una squadra in cui tutti hanno un ruolo da giocare.
Presentarci oggi alla Scuola con i nostri progetti ci costa, non solo perché allentiamo la nostra tensione progettuale verso la Società sportiva, ma anche perché nella Scuola il CSI andrà a travasare molte risorse umane faticosamente conquistate e formate.
Siamo però consapevoli che solo chi rischia qualcosa di sé in un rapporto di fiducia e di accoglienza verso l'altro è capace di fare sbocciare condizioni di scambio e di reciproco incontro.
In questo giocarsi in una relazione vitale di scambio si incarna la nostra idea di “sport a scuola”, che ci vede contemporaneamente sentinelle a salvaguardia di una deriva sempre possibile della Scuola verso lo sport che seleziona e discrimina, e animatori di progetti nuovi, capaci di passione educativa e di passione per la vita.
D o n a t o Re n a t o M o s e l l a
D o n a t o R e n a t o M o s e l l a
“I bambini che si perdono nel bosco” È questo il titolo di un bel libro che anni addietro scriveva Andrea Canevaro, acuto pedagogista e attento osservatore del mondo dell'infanzia Attraverso una rilettura di fiabe classiche egli andava a mettere il dito sulla condizione dei bambini, sulla loro difficoltà di orientarsi e di trovare approdi nella giungla di una società non a loro misura, simbolizzata appunto nella metafora del bosco
Il messaggio era rivolto a tutti coloro che in qualche modo avevano a che fare con il processo di crescita dei più piccoli e, in modo più diretto, agli insegnanti dei cicli scolastici inferiori Forse, provocatoriamente, ma senza cadere nei consueti luoghi comuni, la scuola avrà sempre da fare i conti con tale provocazione, se vuole evitare che la sua progettualità e azione educativa si omologhi a interventi che in tanti oggi portano avanti nei confronti dell'infanzia e dell'adolescenza, senza una adeguata consapevolezza e competenza educativa, con il rischio di diventare essa stessa "bosco" per gli alunni
Non si tratta qui di rincorrere nostalgie per la società dei tempi andati, all'interno della quale gli agenti educativi erano pochi e, anche per questo, fra loro ben sintonizzati Nostalgie che porterebbero a rimpiangere il ruolo primario e quasi esclusivo della scuola nel campo dell'educazione e dell'istruzione Non a caso si parlava di scuolacentrismo
Non è proprio il caso, anche perché quel modello di società e di scuola non era immune da difetti e, (perché no?) dal produrre nei bambini la "sindrome del bosco" Era proprio in quel tipo di società che nascevano le fiabe nelle quali la scena madre si svolgeva in quell'ambiente simbolico generatore di timore e terrore per i più piccoli: da Pollicino a Hansel e Gretel
Leo LeoneLa sfida di essere scuola in una società complessa Interagire è la prima delle sfide che occorre affrontare nel nostro modello di società In questa direzione la scuola italiana si è mossa con piena consapevolezza da tempo Su questa frontiera dell'apertura e del confronto con "la più vasta comunità sociale e civile" spinsero i decreti delegati del 1974, che oggi risultano datati al punto che è ormai acquisita l'esigenza di una loro revisione Non perché la linea è risultata perdente ma solo perché i meccanismi e le procedure che li riguardavano si sono rivelati macchinosi e obsoleti
Si tratta in ultima analisi di rendere traducibile quel criterio di apertura al territorio di cui negli ultimi lustri si è tanto elucubrato e blaterato nei luoghi canonici del dibattito sulla scuola ma che, nei fatti, è risultato sterile
Le prospettive che si aprono con l'autonomia scolastica dovrebbero recuperare quest'esigenza per fornirle risposte più adeguate Questo almeno tutti lo auspicano
In altre parole si tratta di rispondere in termini nuovi agli interrogativi di sempre: quale scuola e quale insegnanteeducatore, per quale alunno?
Una scuola per chi?
Non è questione da poco e sarebbe pretenzioso fornire ricette e formule risolutive per un interrogativo di tanto spessore
Proviamo tuttavia a riflettere aprendo uno sguardo panoramico sul dibattito sviluppatosi di recente intorno a questo tema per coglierne riflessi e conseguenze, a partire da ipotesi e intuizioni che più di altre hanno investito l'identità stessa della scuola, come immagine riflessa dell'identità dell'alunno In questo tentativo proviamo ad aprire una finestra su alcuni passaggi significativi dei Programmi del ciclo delle elementari e della media e degli Orientamenti della materna
Ambiente scuola e ambienti di vita dell'alunno
Quale bambino e quale adolescente oggi si trovano di fronte gli operatori della scuola?
Una prima ipotesi, che sembra aver fortemente improntato i programmi della scuola materna, non a caso di più recente adozione, è quella che viene ricondotta agli studi di U Bronfenbrenner e che s'incentra sul tema dell'"ecologia" dello sviluppo umano
La questione non è di poco conto e ogni semplificazione può determinare equivoci e sbilanciare il discorso in un senso e nell'altro Quel che conta è che la scuola dovrà sforzarsi di sviluppare al proprio interno questa dimensione
"ecologica" per non accrescere il gap che la separa dalla società complessa
Questa esigenza è ampiamente accolta negli Orientamenti della scuola materna i quali affermano che la scuola deve avere "la capacità di porsi in continuità e complementarietà con le esperienze che il bambino compie nei suoi vari ambiti di vita, mediandole culturalmente e collocandole in una prospettiva di sviluppo educativo"
Nei Programmi Elementari si afferma che "la scuola elementare riconosce di non esaurire tutte le funzioni educative" e ne consegue che essa "favorisce l'interazione con la famiglia e con la più vasta comunità sociale"
Tale impostazione "ecologica" del processo educativo risulta più attenuata e riduttiva nei Programmi della Scuola Media (non a caso risalgono al 1979), là dove l'ambiente extrascolastico viene colto solo in termini negativi per cui "la scuola media deve programmare i propri interventi in modo da rimuovere gli effetti negativi dei condizionamenti sociali"
La diversità come ricchezza: a ciascuno il suo stile e i suoi ritmi di apprendimento
Un secondo filone culturale sulla personalità dell'allievo negli ultimi anni ha visto concentrare la riflessione sulle ipotesi formulate da H Gardner intorno al tema delle intelligenze multiple e degli stili di apprendimento
Si tratta di una impostazione che ha fornito ricchi spunti diretti a esplorare l'orizzonte della diversità riferito alla persona nella
fase di crescita, a partire dai primi anni La diversità in questa visione acquista una valenza fortemente positiva sia nella dimensione sociale e civile che educativa
Proviamo a sintetizzare l'ipotesi medesima
Un primo punto consisterebbe nella definitiva archiviazione del modello culturale e pedagogico che faceva riferimento al cosiddetto "alunno medio"
C'erano già stati in passato precedenti autorevoli che avevano introdotto nella scuola metodologie e didattiche rivolte alla individualizzazione dei percorsi didattici e che, negli anni '70, si erano tradotte anche in tecnologie educative Erano gli anni in cui sotto l'influsso di un eccesso di euforia, dice Gardner, si riteneva di risanare i mali del mondo con la sola educazione mediante la messa a punto delle tecniche di apprendimento Oggi siamo divenuti consapevoli che la riflessione deve portare più avanti, o meglio, deve affrontare la questione con diverso taglio culturale, risalendo a monte del discorso metodologico e didattico e affrontando in termini nuovi le dinamiche dell'apprendimento centrate sull'alunno
Una pluralità di forme di intelligenza esige un approccio centrato anzitutto sulla persona più che sul contenuto di apprendimento e quindi sulle discipline
Si tratta allora di restituire la cittadinanza a forme di intelligenza che sono state esiliate nella nostra scuola Tra queste quella che Gardner chiama intelligenza corporeocinestetica Quest'ultima, si badi bene, ha ormai raggiunto un traguardo di grande rilevanza nel campo dell'apprendimento, in
Proviamo a dare la parola a Bronfenbrenner "Il primo passo, in un 'ecologia comparata dello sviluppo umano, consiste nella descrizione e analisi sistematica delle situazioni ambientali in cui lo sviluppo ha luogo" E ancora: "L'ambiente ecologico è concepito come un insieme di strutture incluse l'una nell'altra, simile ad una serie di bambole russe " Tradotto in linguaggio più
quanto costituisce base e prerequisito per conquiste da attuare in molti ambiti e discipline, ivi comprese quelle che ricadono nel campo logico-matematico
Se questa impostazione è corretta ne consegue un ulteriore passaggio sul piano didattico e riguarda il rispetto dei ritmi e degli stili di apprendimento che variano, anch'essi, non solo in rapporto a ciò che si deve apprendere (le discipline) ma anche e prioritariamente all'alunno, alla sua impronta cognitiva e quindi alla forma di intelligenza che gli è più congeniale
Sotto questo aspetto bisogna riconoscere, ancora una volta, che gli Orientamenti della Materna e i Programmi delle Elementari risultano attuali (molto efficaci e di grande suggestione il paragrafo in premessa sulla Diversità e Uguaglianza di quest'ultimi) Un ragguardevole ritardo invece fanno registrare i Programmi della Media
Sport a scuola: intruso o ospite di passaggio?
La scuola dell'autonomia deve acquisire anzitutto un surplus di discernimento
Deve sentire la sollecitazione di aprire le porte ad esperienze umane, culturali e didattiche che le consentano di porsi nella prospettiva "ecologica", di uscire dal ghetto in cui talora si relega da se stessa o viene relegata da altri, per essere consapevolmente scuola in una società complessa Senza con questo rinunciare al proprio specifico di essere autenticamente "scuola", cioè "ambiente educativo di apprendimento"
Forse è giunto il tempo di saldare il conto nei riguardi dell'educazione motoria e fisica, un conto rimasto aperto da tempi immemorabili in occidente e in Italia in particolare È tempo di restituire dignità culturale e curricolare a questo campo di esperienza, prima che disciplina scolastica
È in questa direzione che sembra muoversi il recente documento dei saggi incaricati dal ministro della pubblica istruzione di formulare una sintesi sulle conoscenze fondamentali che gli alunni devono possedere in vista della estensione dell'obbligo scolastico a dieci anni
semplice la cosa può essere riferita nei seguenti termini:
- Una scuola che parte da sé, dal proprio mondo, da ipotesi culturali pedagogiche e curriculari centrate su di sé parte male Come se il medico (il paragone non è dei migliori, ma rende ) imposti ricette e prescrizioni senza aver fatto la diagnosi e quindi senza aver fatto i conti con il cliente, con le sue esperienze pregresse e il contesto di vita in cui è inserito.
- Parlare di ambiente extrascolastico in termini generici è come far ricorso ad un tabù che in parte tiene in allerta la scuola, in attesa dell'evento che la porti a scoprire l'arcano che si cela dietro quella espressione magica, in parte le attenua il senso di colpa perché l'ambiente risulterà essere, alla fin fine, la causa degli impacci e dei fallimenti che segneranno il processo educativo e di apprendimento
Come abbiamo già visto, passi notevoli sono stati già compiuti nella stesura dei programmi del ciclo primario Occorre tuttavia muoversi sulla logica di programmi formativi rivolti ai docenti, senza appaltare a chicchessia tale compito Spetta alla scuola dell'autonomia vagliare le proposte e aprirsi al contributo di enti, associazioni, agenzie che diano chiare prove di avere idee, uomini e progetti tali da poterne affiancare l'azione educativa e formativa
No allora alla chiusura, si alla logica della interazione che vada oltre la semplicistica politica dell'affido: la scuola non può e non deve scaricare acriticamente il compito della formazione dei propri operatori, così come non può e non deve assolverlo esclusivamente al proprio interno È un modo questo per valorizzare le risorse presenti nel territorio salvaguardando, anzi rafforzando il proprio ruolo e le proprie competenze
Ma c'è un altro aspetto che solleva riflessione ed esige risposte in questa fase, soprattutto nell'ambito della scuola secondaria superiore Lo sport non può entrarvi come ospite di passaggio sol perché lo si incontra dappertutto fuori dalle mura scolastiche e sol perché nella società e nei media occupa spazi esorbitanti di attività e di parole
Entri nella scuola, ma con le vesti giuste, emendato dei mali e delle malformazioni di cui soffre e ricco invece della cultura dei valori e delle opportunità formative che, nelle sue autentiche espressioni, è sempre riuscito a veicolare
All'interno di questa visione culturale ed educativa lo sport del C SI si muove da sempre e senza clamore In punta di piedi, con grande disponibilità al dialogo bussa oggi alle porte della scuola consapevole di possedere idee e progetti commisurati ai diversi cicli scolastici Tale patrimonio lo mette a disposizione con l'intento dichiarato di non voler perseguire altra finalità che quella di contribuire all'innalzamento della qualità del processo di educazione e di apprendimento che spetta primariamente alla scuola È indubbio che tale strategia produrrà arricchimento per tutti
dell'alunno.
- L'ambiente non è portatore solo di valenze negative, come spesso viene inteso nell'immaginario collettivo (e non solo della scuola..), ma l'ambiente è anche risorsa e in ogni senso, in quanto portatore di valori, di patrimonio di conoscenze in ogni ambito disciplinare, di tradizioni non sempre e solo riconducibili nell'ambito del "folklore".
- Infine, ed è l'aspetto al quale occorre dedicare una
attenzione particolare, oggi ambiente è anche ricchezza di soggetti, di agenzie educative che se non vengono coinvolte nell'azione educativa e didattica della scuola finiscono inesorabilmente col creare interferenze con essa, in senso non necessariamente negativo, ma con l'effetto comunque di assottigliare sempre più il senso di appartenenza dell'alunno alla scuola e di accentuarne il processo di estraneazione.
Quando il principio dell’autonomia scolastica vide la luce, in virtù della legge 24 dicembre 1993 n.537, tutti coloro che si occupavano di sport, e credevano nel valore educativo dell’educazione motoria e sportiva, si dissero convinti che la novità avrebbe consentito di superare modelli di attività sportiva scolastica inefficienti e di varcare il fossato che impediva a scuola e associazionismo sportivo di collaborare
nei quattro anni successivi sono stati compiuti alcuni passi avanti, come dimostrano le esperienze e i progetti assistiti che isolati Comitati CSI sono riusciti ad avviare nelle scuole, ma certo non si è realizzata quella trasformazione capillare che si auspicava
Quasi contemporaneamente sono intervenuti poi il Protocollo di Intesa Ministero della P I - ConI (12 marzo 1997) e la Legge n 59 sull’autonomia scolastica (15 marzo 1997), che hanno spianato la strada al “Progetto nazionale Sport a Scuola” (vedi box pagina seguente) e alle intese del Ministero con Federazioni ed Enti di promozione sportiva Ma la situazione resta problematica e complessa
“In linea di principio - spiega Paolo Fradeani, insegnante di educazione fisica distaccato presso l’Ispettorato per l’Educazione Fisica e lo Sport del Ministero della Pubblica Istruzione - tutti gli ostacoli sono caduti La Legge Bassanini consente ad ogni scuola, in relazione alle proprie capacità organizzative, amministrative e didattiche, di trasformarsi in un ’autentica azienda formativa in grado addirittura di considerare l’allievo nell’inusuale e iperbolico ruolo di cliente. tra l’altro, si potrà così tentare di abbattere l’inesorabile marginalizzazione della scuola pubblica rispetto ai veloci ritmi di ammodernamento delle organizzazioni private”.
Però “non c’è da attendersi miracoli immediati - avverte Fradeani - I tempi di applicazione saranno probabilmente lunghi. L’autonomia della scuola dovrà realizzarsi attraverso l’individuazione di precisi percorsi programmatici da attuare nel rispetto delle pluralità metodologiche - didattiche, ma soprattutto con un ’attenzione rivolta al rispetto delle esigenze formative degli studenti”.
Il problema non consiste soltanto nella necessità di rispettare i tempi tecnici. C’è da cambiare una mentalità, cosa che non si può fissare per decreto
Il ritardo della politica sportiva negli ultimi due decenni la pratica sportiva, quella agonistica e quella di base, è cresciuta enormemente Come mai un simile boom non ha sfiorato la scuola?
La colpa non è tutta della scuola La responsabilità va addebitata soprattutto alla mancanza di una seria politica sportiva da parte delle istituzioni centrali
“non è solo una questione di autonomia - sostiene il presidente nazionale del CSI, Donato Mosella - Lo sport scolastico può cambiare faccia solo nel quadro di una riforma globale del sistema sportivo italiano, fissato con norme legislative che inquadrino armoniosamente ruoli e responsabilità di ciascuno È vero che lo sport italiano è cresciuto tantissimo dagli anni Settanta ad oggi, ma
Il progetto nazionale “Sport a Scuola”, elaborato da una Commissione paritetica è suddiviso in cinque parti:
- il quadro di riferimento: che definisce le linee di intervento per la promozione dell'iniziativa nella scuola;
- il piano annuale: articolato in iniziative curricolari e attività in orario extrascolastico, relativo sia alle esperienze realizzate nelle scuole che alle proposte presentate dalle Federazioni sportive nazionali, dalle organizzazioni rappresentate nel "Comitato sport per tutti" e da altri Enti e Associazioni;
- i giochi studenteschi: che stabiliscono un nuovo modello di Giochi della Gioventù e dei Campionati studenteschi;
- l'associazionismo sportivo scolastico: che consentirà alle scuole di costituire associazioni sportive anche con il sostegno e la collaborazione di organismi esterni e alle quali potranno aderire alunni di scuole limitrofe;
- il Comitato misto
MPI/CONI: con il compito di valutare il piano annuale delle iniziative e composto dal Capo dell’Ispettorato per l’Educazione Fisica e Sportiva, dai rappresentanti di nomina del Presidente del CONI
il suo modello di riferimento e il suo quadro normativo sono rimasti fermi alla vecchia legge del 1942 che aveva riorganizzato il ConI in tempo di guerra Si è andati avanti con tentativi di riforme e di autoriforme parziali, senza una visione strategica”
Questo è ciò che sta avvenendo anche oggi: ConI e Ministero della Pubblica istruzione riformano lo sport scolastico; ConI, Regioni ed Enti di promozione lanciano il Comitato dello sport per tutti; il Governo riforma gli ISEF, modifica lo statuto dello sport professionistico, disegna provvedimenti- quadro per lo sport dilettantistico.
Si rischia molta confusione E il più penalizzato potrebbe essere proprio lo sport scolastico, l’anello più debole della catena sportiva “Si pensi al Comitato Sport per tutti - fa notare Mosella - che lascia fuori la scuola; o all’intesa ConI- Scuola, che inizialmente dimenticava quell’associazionismo di promozione che rimane una grande e indispensabile risorsa cui la scuola può attingere sul territorio”
Quale funzione per lo sport scolastico?
Quando si parla del fallimento dello sport scolastico è inevitabile fare riferimento ai Giochi della Gioventù nati sul finire degli anni Sessanta, i Giochi si sono risolti in grandi manifestazioni di massa, che di certo hanno contribuito alla scoperta di alcuni campioni, ma non hanno trasformato le varie generazioni di alunni in generazioni di praticanti sportivi regolari
“Lo sport selettivo - dice Renato Picciolo, coordinatore nazionale dell’attività sportiva del CSI - non fa gli interessi della scuola Passa sulla testa degli alunni, è episodica, crea steccati tra i più bravi e i brocchi noi abbiamo sempre pensato che nella scuola dovesse esserci uno sport educativamente inteso, parte integrante del progetto educativo scolastico, attività in cui coincidano il fine formativo, il gioco, il divertimento, l’attività individuale e l’attività di gruppo, dunque la socializzazione”.
Il progetto nazionale “Sport a scuola”
In linea di principio il rischio di asservire lo sport scolastico ad intenti campionistici è escluso dal “Progetto nazionale sport a scuola”
“Considerato nei suoi aspetti istituzionali - spiega Fradeani - il Progetto persegue il massimo coinvolgimento degli alunni, creando attraverso l’attività svolta un concreto punto di aggregazione che diventi luogo privilegiato di esperienze Gli obiettivi didattico - educativi devono contribuire a realizzare interventi coerenti tra i diversi saperi contemplati nell’educazione fisica e sportiva, in una logica interdisciplinare e di continuità fra tutta l’attività scolastica”.
Superamento, dunque, del rischio di fare dello sport scolastico un corpo separato dal resto dell’insegnamento scolastico. “Attenzione però a non adagiarsi sui principi - ammonisce PiccioloSpetta all’apposita Commissione Ministero P.I.- ConI impedire che
nel progetto facciano capolino proposte di federazioni ed associazioni che privilegino l’aspetto agonistico su quello educativo
Il Progetto non basta
C’è un altro punto debole nel “Progetto nazionale Sport a Scuola” elaborato da ConI e Ministero: la tentazione di ritenere che il progetto faccia da sé il suo percorso verso l’attuazione Ma difficilmente circolari e decreti basteranno a convincere gli istituti scolastici a spingere sul pedale dell’educazione motoria e sportiva Il Progetto va diffuso e sostenuto a tutti i livelli.
“nei suoi primi passi - ammette Alba Stella Paioletti, responsabile dell’Ufficio nazionale Sport a Scuola del CSI - il Progetto ha incontrato non poche difficoltà Le proposte di attività formulate da federazioni ed enti, ed approvate dal Ministero, sono state avviate alla sperimentazione nelle scuole in trenta province, ma i risultati sono stati pressoché fallimentari, circostanza riconosciuta con preoccupazione dallo stesso ConI Forse la novità della sperimentazione ha colto tutti alla sprovvista, a cominciare dalle strutture territoriali delle organizzazioni che quelle proposte avevano lanciato. Ma certo non si è trattato solo di questo”.
La questione è stata oggetto di riflessione nei laboratori del Corso nazionale “Progetto CSI Sport a Scuola. Ruolo e funzione dell’operatore sportivo scolastico”, organizzato il 2 e 3 ottobre scorso a Roma. La risposta è stata unanime: il progetto CSI, al pari di qualsiasi altra proposta che voglia innovare lo sport scolastico, ha forti probabilità di restare un ’occasione mancata se non è accompagnato da una formazione specifica, attuata a diversi livelli e ambiti
“Si tratta - sintetizza Paioletti - di un bisogno formativo a largo raggio Dobbiamo preparare operatori associativi che sappiano entrare in relazione con gli insegnanti, collaborando con loro per attuare i nostri progetti nella scuola Ai corsi di formazione per insegnanti, già messi in cantiere, occorre affiancare seminari nazionali per direttori didattici e presidi, poiché è soprattutto dalla loro sensibilizzazione che dipende la disponibilità della scuola ad accogliere il progetto. Un’adeguata opera di informazione e di sensibilizzazione va svolta presso gli alunni e le famiglie”
Anche questa formazione rischia di restare lettera morta se la scuola non si attrezza, a sua volta, ad accogliere le novità “La scuola - conclude Fradeani - deve garantirsi le condizioni più opportune per svolgere il suo ruolo istituzionale, a partire dalla capacità di valutare i contenuti educativi e formativi delle proposte di attività motoria e sportiva che le vengono sottoposte da federazioni ed associazioni, e dalla capacità di attuare gli itinerari che più rispondono alle esigenze didattico - educative”
ne avrà davvero voglia la scuola, o considererà il rilancio delle attività sportive un’inutile grana in più, da affossare nell’inerzia? La fine del corrente anno scolastico dovrebbe già fornire una risposta esauriente
Non più solo trenta province per lo "Sport a scuola", progetto varato dal ministero della pubblica istruzione e dal Coni, il 12 marzo 1997: la sperimentazione quest'anno è estesa a tutto il territorio nazionale
Andati in pensione gli "storici" Giochi della Gioventù, ora non rimane che attuare fino in fondo i propositi di diffondere l'attività sportiva in tutte le palestre e le aree dei vari istituti scolastici Ma intanto si può fare un primo bilancio con chi ha seguito l'intera vicenda da vicino, la senatrice Carl a Rocchi, sottosegretario alla Pubblica Istruzione
"Proprio l'estensione a tutto il territorio ha dimostrato la validità del progetto - sostiene subito - Naturalmente, come tutte le cose di questo mondo, anche la nostra proposta è stata accolta con diffidenza e resistenza Ma se tutto va liscio dal primo momento vuol dire che forse ha poco significato E invece la valutazione va fatta tenendo presente gli ostacoli che si devono affrontare e sormontare"
Tra cu i la poss ibilit à di scontrarsi con iniziativ e locali
"Non c'è stata nessuna situazione conflittuale con i progetti promossi dagli enti locali Questa era una delle nostre preoccupazioni La compatibilità si è verificata soprattutto rispetto al problema dell'individuazione degli spazi A Roma avevamo avuto a lungo una situazione difficile risolta prima dell'estate con una circolare del provveditore"
E le di ffide nze degl i in se gnanti di edu cazione fisi ca, che te mevano l'as salto dello sport agonist ico?
"Intanto diamo atto che un educatore qual è l'insegnante di educazione fisica ha sempre delle perplessità e degli scrupoli rispetto ad una materia delicata come la formazione dei ragazzi Nei fatti, poi, quando abbiamo avuto i contatti con le federazioni, i nostri interlocutori erano sempre insegnanti di
educazione fisica I colloqui quindi sono stati sempre tra docenti della materia, con le stesse preoccupazioni Voglio precisare che la priorità degli insegnanti di educazione fisica in questo tipo d'iniziativa non è mai stata messa in discussione, ma semmai sottolineata nei rapporti con il Coni e le sue federazioni Le salvaguardie pedagogiche e formative sono sempre state un nostro punto di riferimento assoluto Non abbiamo alcuna intenzione di realizzare uno sport conflittuale e di competizione Ci interessa una diffusione dello sport in armonia con le finalità educative"
Eppu re alcun i proge tti dell e federazion i ris en tivano di un t ass o di agoni smo tropp o e lev at o
"Le proposte che non avevano compreso appieno il nostro messaggio non sono state convalidate"
Ne cons egu e ch e tu tti i proge tt i approvati den otan o caratte ristiche pedagogico-e ducat ive ?
“Dobbiamo considerare che si è lavorato in una commissione composta da una ventina di persone, tra cui ispettori del ministero che avevano accolto criticamente l'iniziativa Su ciò che è stato approvato non c'è stata alcuna voce di dissenso Dove si presentava una valutazione di non perfetta congruità, i progetti non sono stati validati I testi approvati hanno soddisfatto in peno le aspettative di questa commissione"
È dun que s tata sconfitt a la pau ra di chi non v olev a che la scu ola div en tasse t erra di conqu ista?
"Guardi, i fantasmi reggono nei castelli inglesi attraverso i secoli, non escludo affatto che qualcuno rimanga ancora realmente o strumentalmente preoccupato Tuttavia in nessuna situazione s'è registrato l'ingresso di qualcuno nella scuola E
tutti i progetti presentati sono stati esaminati dai vari consigli dei docenti, con i professori di educazione fisica in testa Tutto quindi nel pieno rispetto dell'autonomia"
D'accordo s ull'un ità d'int ent i e sul l'aut onomia, però il Coni non h a se mpre mant en uto il su o ruolo d'inte rlocut ore is titu zionale
"Il Ministero, nella persona del capo dell'ispettorato di educazione fisica, ha anche stretto contatti con singole federazioni Ciò ha lasciato perplesso il Coni, che pensava di essere l'interlocutore collegiale per questo tipo d'iniziativa Non nascondo che c'è stato un momento di attrito con il Ministero che però è stato superato da un comunicato congiunto Pubblica Istruzione - Coni, stilato prima della pausa estiva e che ha ribadito l'impegno e la reciproca soddisfazione dei due enti"
Proprio i l cap o de ll'ispet torato de ll'e ducazion e fisica ad u n certo punt o h a pres o in iziat ive pe rs onali
"Vorrei chiarire in maniera assoluta che mai l'ispettorato si è mosso in contrasto con il Ministero Ci sono stati dei tentativi di esperienze e di collegamenti ulteriori, di cui il Ministero si assume in solido la responsabilità Comunque, tra la’altro bolle in pentola una ristrutturazione complessiva del dicastero, per cui l'ispettorato dell'educazione fisica confluirà nel dipartimento delle politiche giovanili"
Pe rché gli ent i (almen o la maggior part e), che pe r natu ra s ono più v ici ni all o s pirit o de l vost ro mes saggio sportivo-e ducat ivo, h ann o faticat o a far e saminare le proprie propost e?
"Fin dai primi momenti la nostra idea era stata quella di considerare gli enti, tanto è vero che i loro rappresentanti hanno fatto parte della commissione del Ministero Sostanzialmente sono stati sempre compresi nelle nostre iniziative Solo che prima il rapporto era con il Coni, poi abbiamo visto che era meglio allargare anche formalmente agli enti"
Dopo un anno dall’av vio del proget to “Sport a scuola” n on
poss iamo affe rmare ch e più st uden ti fan no sport Che sint es i con sigli erebbe ?
"Sottolinerei l'interesse complessivo verso lo sport da parte del Ministero Non dimentichiamo la riforma dell'Isef Si aspettava da quattro legislature E il fatto che sia diventata realtà dimostra come il Ministero ritenga importante la presenza delle attività di educazione fisica nella scuola"
Il principale as pet to da migliorare ?
"Sostenere le scuole nel passaggio critico dal centro verso l'autonomia È strano vedere che arrivano dal centro input proprio quando le scuole diventano autonome Dovendo rinunciare, per volontà e per legge, a dire alle scuole cosa devono fare, la nostra ambizione è di proporre soluzioni talmente valide da essere accettate volentieri e con convinzione dalle scuole sempre più autonome"
Per quanto concerne l’intesa siglata con il CONI, la Scuola dovrà tendere d’ora in avanti a potenziare le proprie iniziative riferite alla pratica delle attività motorie-presportive e sportive inserendole in un progetto educativo e formativo valido come strumento di prevenzione e rimozione dei disagi dettati dalle condizioni giovanili
L’Educazione fisica e sportiva dei giovani viene finalmente considerata determinante e sostenerne la promozione, come sottolinea la Circolare Ministeriale dello scorso 24 luglio, costituisce elemento fondamentale di tutta l’azione didatticoeducativa della scuola
Il protocollo stabilisce che il Ministero ed il CONI collaborino al fine di offrire all’autonoma valutazione di adesione delle Istituzioni scolastiche un progetto nazionale mirato alla rivalutazione dell’Educazione Fisica e Sportiva e per il quale sia possibile avvalersi del contributo di istituzioni e organismi che operano nella realtà sociale e che possano sostenere le scuole nella programmazione e attuazione di iniziative in favore delle attività motorie e fisico-sportive
Il progetto riguarda la scuola di ogni ordine e grado ed è finalizzato alla partecipazione della totalità degli alunni, con particolare attenzione a quelli disabili
Il quadro normativo di riferimento
Per capire meglio lo spirito dell’intesa, esaminiamo il quadro di riferimento normativo che ispira il progetto
Nella Direttiva 331 del 28/03/97 veniva ribadita l’intenzione del Ministero della P I di promuovere e sostenere il bilancio delle attività motorie e sportive programmate nelle scuole Veniva altresì confermato il ruolo fondamentale dei docenti di educazione fisica e il loro contributo educativo, come evidenziato nella C M 67/96 in riferimento alle attività fisico-
motorie che dovranno ricevere: “ una più incisiva risposta istituzionale”
Tale indicazione confermava una linea operativa già seguita dal Ministero, ed evidente nella Circolare Ministeriale 257/94 che attribuiva alla scuola il compito di costruire risposte didattiche ed occasioni formative che contribuissero alla lotta contro la dispersione scolastica
Il D M 133/96 e il successivo D P R 567/96 nonché la direttiva 238/98 venivano a rappresentare gli strumenti giuridici per sottolineare il processo di valorizzazione del ruolo delle scuole come centri di vita culturale e sociale aperti al territorio; inoltre riportavano le finalità, le modalità organizzative e le fonti di finanziamento a cui le singole scuole, nell’ambito della propria autonomia, possono fare riferimento per promuovere le iniziative complementari e integrative
I citati documenti chiariscono inoltre la precisa volontà del Ministero ad avviare un dialogo con i giovani, rispondendo ad una serie di pressanti richieste non più eludibili e provenienti dagli stessi studenti che rivendicano un ruolo di primo piano nel campo dell’istruzione scolastica
A tal proposito il D M 133/96 sancisce di fatto la nascita di un nuovo organismo studentesco rappresentato dalla “Consulta provinciale degli studenti”, composta da due rappresentanti degli studenti per ciascun istituto o scuola di istruzione secondaria superiore designati dal singolo Istituto anche sulla base di accordi quadro da stipularsi con il Provveditorato agli Studi
Altro riferimento legislativo di estrema importanza è rappresentato dal recentissimo D P R 249 del 24/06/98 con il quale è stato emanato lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola superiore (reperibile sulla Gazzetta Ufficiale n 175 del 27/07/98)
Una sorta di “Magna Charta” che regola in un unico testo i diritti e i doveri dei giovani nella scuola e disegna inoltre un nuovo modello di disciplina, sostitutivo di quello previsto dal Regio Decreto n 653 del 4 maggio 1925
La scuola costruisce dunque con gli studenti, le famiglie ed il territorio un rapporto forte e responsabile È questo quanto si evince dalla carta statutaria, in armonia con i princìpi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia
Il C SI e la scuola
Sono dunque questi gli itinerari progettuali entro i quali ciascun Ente di promozione sportiva e Associazione dovrà definire la sua proposta di adesione al progetto nazionale “Sport a scuola” ed in relazione a queste linee si fissano i criteri di riferimento che consentiranno al C SI di collaborare con le Istituzioni scolastiche
Il protocollo d’intesa siglato il 6 luglio di quest’anno tra il C SI e il Ministero della P I permetterà all’Associazione di confrontare la sua esperienza con quella di altri Enti in un terreno estremamente fertile ma oltremodo impegnativo qual è quello scolastico
Le ricchezze ampiamente legittimate da anni di lavoro nel campo delle attività motorie e sportive consentiranno al C SI di apportare un significativo contributo anche rivolto ad accordare lo sport scolastico con l’associazionismo sportivo ed il volontariato
Inoltre, nel quadro dell’intesa raggiunta, il C SI si impegna a promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado progetti sportivo-educativi anche sperimentali avviando e sostenendo iniziative di formazione per i docenti, realizzando attività dai forti risvolti sociali e collaborando con le Istituzioni locali per la gestione ottimale delle risorse sul territorio Gli organi preposti all’attuazione dell’intesa saranno operativi sia a livello nazionale che regionale: il primo sarà composto da un gruppo di lavoro misto coordinato dal Sottosegretario di Stato competente e dal Capo dell’Ispettorato per l’Educazione Fisica e Sportiva, con la presenza di un ispettore di Educazione fisica, un preside e due membri del C SI; il secondo comprenderà un componente del Ministero della P I ,il Coordinatore per l’Educazione fisica, un referente per l’Educazione alla salute, un rappresentante della Consulta dei giovani e tre membri del C SI
Sulla scorta del protocollo di intesa tra Ministero della Pubblica Istruzione e Comitato Olimpico Nazionale Italiano, la Circolare Ministeriale n° 466 del 31 luglio 1997, ha stabilito le modalità con cui attuare tale progetto, denominato “Sport a scuola”
In particolare, il punto b) della Circolare stessa individua in un Piano annuale MPI-CONI lo strumento da proporre alla valutazione degli Organi Collegiali delle scuole per attuare il progetto Il Piano, ricorda la Circolare, viene elaborato dal Ministero della Pubblica Istruzione sulla “base delle esperienze di qualità realizzate dalle scuole e dalle proposte presentate dalle Federazioni Sportive Nazionali, dalle Organizzazioni rappresentate nel Comitato Nazionale Sport per Tutti e da altri Enti e Associazioni ”
La proposta presentata in tal senso dal Centro Sportivo Italiano, Ente di promozione sportiva diffuso su tutto il territorio nazionale e rappresentato nel Comitato Nazionale Sport per Tutti, è stata approvata dal Ministero P I nel gennaio 1998 e da questi trasmessa ai Provveditori agli Studi con Circolare n° 44 del 5 febbraio 1998
Essa consta di quattro diversi progetti, dedicati rispettivamente a: scuola materna, scuola elementare, scuola media, scuola superiore, ma tali da costituire nel loro complesso un insieme organico di quattro programmi quale iter in grado di accompagnare tutta la vita scolastica di un allievo Tra le caratteristiche più rilevanti del progetto ci sono:
- la multidisciplinarietà di tutti e quattro i programmi;
- la modularità, che consente attività non ripetitive e il più possibile adatte ai desideri e alle età dei soggetti;
- la volontà di inserire i contenuti tecnici, peraltro ineccepibili sotto il profilo sportivo, in un contesto motivazionale che privilegi gli aspetti aggregativi e socializzanti dell’attività motoriasportiva
L’intero progetto è stato formulato attenendosi alle “Indicazioni generali” fissate dall’Ispettorato Educazione Fisica e Sportiva, e comunicate ai Provveditori il 9 dicembre 1997 (prot
Alba Stella Paiolettin° 4221/A1), circa il Piano Nazionale “Sport a Scuola”
La diffusione del progetto C SI per le scuole è uno dei punti dell’Intesa di collaborazione firmata il 6 luglio 1998 tra Ministero P I e C SI, nonché della Convenzione firmata il 28 aprile 1998 tra Associazione Italiana Genitori e il Centro Sportivo Italiano
Il Progetto C SI per la scuola materna
Il Progetto “C SI-Sport a Scuola” per la scuola materna, destinato ai bambini e alle bambine dai 3 ai 5 anni, trae origine da un’ormai collaudata proposta del C SI, denominata F antathlon, pensata e sperimentata appositamente per gli “atleti” di età compresa tra i 3 e i 10 anni
F antathlon è una proposta complessa, che integra al suo interno decine di giochi educativi con attività di fabulazione, attività manipolative, musicali e grafico-pittoriche, per il raggiungimento di obiettivi motori e relazionali: come dire, insegnare al bambino ad esprimersi, a cooperare con i coetanei, a sviluppare le capacità motorie, ad acquisire fiducia nelle proprie possibilità
Da questo programma - supportato da una Guida Organizzativa e da altri sussidi appositamente realizzati - il C SI ha estrapolato e riordinato nel suo progetto per la scuola materna quanto si presta più facilmente ad essere attuato nell’ambito scolastico
Le attività proposte alla scuola materna sono comunque delle esemplificazioni di quelle che si possono attuare ispirandosi a F antathlon Ogni insegnante, sulla scorta della propria realtà e delle esigenze specifiche degli allievi, ispirandosi alla globalità
del progetto, potrà liberamente e creativamente adattare le attività alle proprie classi
Il Progetto C SI per la scuola elementare
Il Progetto “C SI-Sport a Scuola” per la scuola elementare, destinato ai fanciulli dai 6 ai 10 anni, distingue tra primo e secondo ciclo delle elementari ed è un mix dei programmi C SI F antathlon e Giocasport, dai quali si è tratto quanto meglio si adatta per l’uno o l’altro ciclo
Giochi e laboratori sono i pezzi forti del programma proposto per il primo ciclo della scuola elementare, ossia per bambini di 6/7 anni Acquisizione di abilità, della conoscenza di sé e di un modo positivo di relazionarsi con gli altri costituiscono le principali finalità dei giochi Nei laboratori, sempre attraverso il gioco, si mixano musica, mimo, grafica e movimento
Per il secondo ciclo delle elementari (bambini di 8/10 anni) i giochi motori cominciano ad essere finalizzati alla conoscenza di gesti e situazioni sportive Socialità, tecnica e tattica sono le finalità di riferimento
Il Progetto C SI per la scuola media
Dal suo programma Giocasport, che comprende al suo interno centinaia di spunti, il C SI ha rielaborato alcune proposte sportive semplificate, adattandole ai bisogni della scuola media, dove lo sviluppo di capacità come la forza, la rapidità e la resistenza è
perseguito in modo tale da incidere anche sul versante conoscitivo, emotivo e sociale dei ragazzi
In questo modo si avviano i ragazzi allo sport senza indirizzarli in maniera netta e discriminante verso la pratica di una singola disciplina, ma offrendo loro un’ampia gamma di opportunità tra le quali scegliere in seguito lo sport più congeniale alle proprie caratteristiche e preferenze
Il percorso didattico si snoda attraverso due proposte di attività sportive: per la prima media le “Olimpiadi di Giocasport”, che offre giochi di movimento polivalenti e giochi sportivi semplificati; per la seconda e terza media il “Trofeo polisportivo Giocasport”, articolato su più giornate, basato su prove di calcio a 5, minivolley e triathlon (lancio della pallina, salto in lungo, 60 m piani) e tale da prevedere al suo interno, oltre ai momenti ludico-sportivi veri e propri, anche spazi dove far vivere momenti di animazione tali da favorire la socializzazione tra i gruppi partecipanti
Il progetto C SI per la scuola superiore
Calcio a sette, pallacanestro, pallavolo, tennistavolo e atletica leggera sono le attività di riferimento che il C SI suggerisce per gli allievi della scuola secondaria superiore, con tornei che si sviluppano attraverso più fasi: di istituto, distrettuale, provinciale, regionale, nazionale Perché proprio quei cinque sport? Perché sono tra i più diffusi tra gli adolescenti, e tra i più facili da praticare e da organizzare negli spazi scolastici I singoli istituti possono scegliere se svolgere attività per tutte le discipline indicate nel progetto, o per una o più delle medesime
Per le discipline di squadra - calcio a 7, pallacanestro, pallavolo - e per il tennistavolo le singole scuole possono scegliere tra più formule di tornei, sia per le tipologie delle squadre sia per l’impostazione dei calendari
Per le scuole superiori, comunque, grosse novità arriveranno con la proposta della Joy Cup appena entrata nel carnet delle attività C SI
Joy Cup, Coppa della Gioia, è una nuova formula di attività che ispira da quest’anno gran parte dello sport giovanile del C SI Ed è questa formula che, una volta terminato il rodaggio, il C SI proporrà alle scuole superiori, ritenendola particolarmente adatta alle esigenze educative dei ragazzi in questa fascia di età
La Joy Cup prevede al suo interno una vasta gamma di sport: individuali (atletica leggera, ciclismo, ginnastica artistica, nuoto, tennistavolo) e di squadra (calcio a 11, calcio a 5, pallacanestro e pallavolo) Si tratta dunque di discipline tradizionali, collaudate, ma reinventate alla luce di un regolamento che prevede alcuni importanti correttivi, come:
- l’obbligo per ogni atleta di partecipare, negli sport d squadra, oltre alle gare previste dal calendario, a due g abilità individuali, che contribuiscono a fare classifica;
- il rilievo che assume l’aspetto disciplinare, poiché u elevata somma di infrazioni comporta addirittura l’esclu dalla classifica finale;
- l’inserimento di procedure mirate ad allentare la ten partecipanti;
- l’obbligo per gruppi e squadre a partecipare anche momenti di tipo aggregativo e socializzante, fatti di attiv conferiscono anch’esse un punteggio Perché questi ed altri correttivi? Nell’organizzazione d sport educativo, il coefficiente di difficoltà si innalza fata con l’aumentare dell’età dei soggetti Lo sport giovanile scontra oggi con alcuni problemi oggettivi: l’abbandon discipline tradizionali, con il diffondersi degli “sport da l’influsso negativo, sotto il profilo educativo, dei modell esasperati propostici dai media; la fuga da impegni sp ripetuti e serrati, percepiti come causa di stress e di no Radicalizzando la situazione, la scelta rischia di ridursi
duplice possibilità: lasciare che gli adolescenti inventino da sé i propri spazi di vita e di sport, fuori da qualsiasi contesto organizzato e da qualsiasi preoccupa- zione educativa; cercare di riportarli nell’alveo di ciò che non amano più
Conciliando rigore tecnico e validità educativa, la Joy Cup può proporre anche alla scuola una strada diversa Come ha già fatto per i progetti F antathlon, rivolto all’infanzia, e Giocasport, rivolto ai preadolescenti, il C SI intende ora lavorare sulla formula della Joy Cup per farne un progetto ad hoc da sottoporre per l’approvazione al Ministero della Pubblica
La scuola italiana nei prossimi mesi cambierà radicalmente: per le attività che vi si svolgeranno, per le logiche organizzative, per un modo diverso di incontrarsi tra le persone Tutto questo perché da quest’anno ogni singola scuola è dotata di autonomia, come a dire è direttamente corresponsabile di quanto e di come si insegna
Cambierà gradualmente l’immagine di scuola che ognuno si porta dentro, non più vista come ufficio periferico del Ministero che tutto decide ed “amministra” ma un “centro sociale” dove le materie tradizionali si alternano ad attività ricreative, sportive, linguistiche, in orario normale e pomeridiano, a seconda delle esigenze e delle preferenze degli allievi Ogni scuola si darà propri regolamenti e “norme” autonomamente, appunto
Secondo la legge, l’autonomia della scuola valorizza “la libertà di insegnamento, la libertà di scelte educative delle famiglie, il diritto all’apprendimento degli allievi” (art 21 della legge 59/97)
Nei prossimi mesi ogni istituto definirà un progetto commisurato alle domande della comunità modificando: calendario, l’orario, l’articolazione delle classi e dei gruppi, introducendo attività integrative, di recupero ed aggiuntive in collaborazione con Enti pubblici e privati
L’organo a cui spetta prendere decisioni finali, nel rispetto delle competenze didattiche e formative del Collegio Docenti, è il Consiglio di Circolo nella scuola elementare e del Consiglio di Istituto nelle scuole medie e superiori, di cui fanno parte anche i rappresentanti dei genitori, in numero paritario rispetto a quello dei docenti Questo organismo diventa così il consiglio che presiede al governo dell’autonomia
Si pone allora l’interrogativo: come si collocano le famiglie in questo contesto? Accentueranno la delega ad una scuola fattasi più premurosa e ricca di offerte formative, oppure parteciperanno al cambiamento, continuando ad accompagnare i figli nella scuola “integrata”? Il dubbio è
fondato in quanto in questo fervore d’iniziative a perderci potrebbe essere ancora la famiglia, emarginata e ridotta a consumatrice di quanto altri (scuola e Comune) decideranno
I ragazzi rischiano di essere “delegati” alle istituzioni senza disporre di quell’apporto familiare, che natura e scienza dimostrano essere insostituibile
Potrebbe verificarsi una situazione paradossale, per cui dopo che da trent’anni i genitori sono stati a fianco di presidi e docenti, pur competenti in formazione, oggi sarebbero esclusi da quanto decidono assessori e cooperative per l’educazione alla salute, l’orientamento, l’esclusione sociale e quant’altro riterranno interessante offrire
Una preoccupazione, questa per niente trascurabile specie per quanti continuano ad essere convinti dell’importanza
“della collaborazione scuola-famiglia, in un momento storico in cui la frammentazione della cultura e la varietà dei messaggi veicolati dai mass-media rendono la famiglia sempre più sola ed impari rispetto al compito educativo ” (Giovanni Paolo II a Brescia il 20 settembre 1998)
L’Associazione Italiana Genitori considera degno di primaria attenzione l’impegno di rendere i genitori sempre più responsabili di quanto insegna la scuola e di quanto offrono le varie realtà culturali e formative
Da genitori vogliamo esserci con disponibilità costruttiva non disgiunta da attenzioni critiche Se la scuola si fa più ricca e funzionale, la famiglia non può approfittare per tirarsi indietro, illudendosi che siano altri ad occuparsi dei loro ragazzi
Per evitare questo pericolo, non poche Associazioni Genitori si sono già attivate, hanno cominciato a farsi carico di queste novità, utilizzando da subito gli spazi che l’autonomia offre loro nel promuovere in proprio progetti originali e coinvolgenti all’interno dei locali scolastici, in collaborazione con le scuole e con i Comuni Ma questo ancora non basta: occorre trovare alleanze più ampie, rivolgersi a quelle realtà, che sono apprezzate per competenza formativa, e nel contempo condividono con noi l’importanza che le famiglie non stiano alla finestra, ma vi si coinvolgano in prima persona nel processo educativo
Dai primi incontri avviati con il C SI, l’A Ge ha tratto motivo di rassicurazione per un lavoro comune, per un patto collaborativo per arricchire l’esperienza scolastica dei ragazzi È scaturita spontanea la decisione di stabilire una convenzione, anche formale, per introdurre da subito uno stile collaborativo tra animatori preparati e genitori, che caratterizzerà le iniziative da svolgere in collaborazione con la scuola e con gli Enti Locali
L’obiettivo condiviso è quello di valorizzare l’apporto insostituibile della famiglia
La collaborazione costituisce un segnale di novità per genitori ed esperti: questi potranno contare su famiglie che non si limitano a ricevere passivamente, ma sono disponibili a dare del proprio in idee e impegno; dall’altra i genitori avranno la garanzia di essere affiancati da operatori attenti ai valori educativi di fondo non meno che a livello tecnico e professionale
Due Corsi nazionali di formazione promossi dall'Ufficio C SI "Sport a Scuola" e approvati dall'Ispettorato per l'Educazione Fisica e Sportiva del Ministero P I hanno fatto giungere a Roma da tutta Italia più di un centinaio tra insegnanti di scuola materna, elementare, media e superiore
I Corsi, uno rivolto all'operatore sportivo scolastico e l'altro agli insegnanti di scuola materna ed elementare, hanno destato un grande interesse in termini di novità e di proposte
Organizzare due corsi nazionali per insegnanti a soli tre mesi dalla firma del protocollo d'intesa ha messo in evidenza sia l'impegno e l’attenzione che il C SI rivolge agli operatori scolastici, sia l'importanza di essere tra i primi a scendere in campo in un momento così delicato e di transizione per la scuola italiana
"La collaborazione del C SI con la scuola non è certo una novità"- afferma Alba Stella Paioletti responsabile dell'Ufficio nazionale C SI "Sport a Scuola" nonché direttrice dei Corsi in questione - "La vera novità sta nel fatto che, mentre prima i nostri programmi venivano realizzati in modo sporadico e solo in alcune scuole appartenenti a provveditorati più attenti alle problematiche giovanili, ora c’è un Protocollo d'Intesa, siglato tra MPI e C SI che dà forza ai nostri progetti sportivi Questo protocollo ci permette di entrare in tutte le scuole italiane dalla “porta principale” e di assicurarci una presenza costante e continua all'interno di esse sia nelle ore curricolari che in quelle extra"
Di certo il progetto dello “Sport a Scuola” non può essere ridotto alla sola dimensione dell’aggiornamento degli insegnanti Se pensiamo ai tantissimi corsi di formazione organizzati dai vari Comitati C SI in tutta Italia e rivolti esclusivamente agli insegnanti, capiamo che l’aggiornamento è indispensabile ma non basta Infatti la dimensione formativa deve innestarsi con la promozione e la realizzazione dei progetti sportivi Sono stati molti i corsisti che hanno richiesto la necessità di un’aggiornamento continuo sui programmi e i progetti del C SI per sensibilizzare prima di tutto i presidi e i direttori didattici e coinvolgere in attività concrete migliaia di studenti
Un’altra nota importante dei Corsi è stata quella di fare in modo che gli operatori scolastici C SI, come anche gli insegnanti di scuola materna ed elementare, non si pongano come concorrenti dei docenti di ruolo, ma siano loro complementari ed occupino spazi curricolari ed extra lasciati ancora liberi dall’insegnamento
Marco CrociIassin e Valeriano avevano storie e culture molto diverse alle spalle, finché le loro vite si sono incrociate all’insegna del programma Fantathlon che il CSI di Verona ha lanciato nelle scuole locali Oggi Iassin è campione nazionale cadetti di atletica leggera La sua esistenza è stata abbastanza avventurosa, visto che, dopo essere partito dal Marocco e prima di arrivare in Italia, a Verona, ha vissuto in altri paesi Adesso è ospite di un istituto che si occupa di adolescenti con disagio familiare e sociale Valeriano invece spera di iniziare, dal prossimo anno, la carriera di calciatore professionista, dopo aver praticato questo sport nelle società sportive del CSI di Verona vicine a casa sua
Iassin e Valeriano hanno iniziato a conoscere e a praticare lo sport grazie alle prime collaborazioni tra la scuola ed il CSI di Verona, collaudate nella diffusione dei primi centri Fantathlon in alcuni plessi cittadini, scelti nelle zone considerate a rischio di dispersione oppure con caratteristiche socio ambientali difficili
Il progetto è partito nel 1993, grazie alla collaborazione tra il CSI e tre Circoli didattici cittadini Operatori I S E F qualificati e preparati dal Centro Sportivo Italiano entravano a scuola, in orario di lezione, a proporre sperimentazioni di attività motoria con i bambini e le bambine Ciascuna classe, così, ha potuto usufruire di questo servizio, in cui l’operatore si affiancava all’insegnante di classe e integrava la sua programmazione didattica
Oggi la storia continua Oltre a Iassin e Valeriano, riguarda tanti altri ragazzi Entriamo nel centro Fantathlon presso una delle scuole elementari Assan (Marocco), Fatrick (Germania) e Kaleb (Tunisia) stanno giocando con una pista delle biglie costruita da loro assemblando pezzi di giocattoli vecchi e materiale di recupero Annachiara (Verona), Chantal (Svizzera), Paulo (Colombia) e Kate (Ghana) stanno decorando un castello di compensato che sarà la loro “casarifugio”, il luogo del racconto delle favole e lo scenario delle storie con i burattini Mareo (Sicilia), Alex (Sri Lanka), Milasim (Kosovo) e Sonia (Verona)
stanno leggendo libri di favole per trarne un copione teatrale Prima hanno pranzato nella mensa della scuola con il panino e un frutto portati da casa Poi giocheranno tutti assieme ad un vecchio gioco dei nonni: “L’uomo nero” e faranno esperienze motorie con la palla e il cerchio
Ciò che li unisce è una scuola all’avanguardia nel campo dell’accoglienza, dell’integrazione e dell’intercultura Si tratta di un plesso organizzato in modo sperimentale, con laboratori disciplinari e gruppi di livello, in cui gli alunni immigrati costituiscono un terzo della popolazione complessiva Il CSI collabora come anima e promotore del Centro FantasIsolo, che integra l’orario di lezione tutti i giorni, fino alle 18,10
Il lavoro svolto durante le ore di scuola (a modulo, con tre rientri) - si sono dette ad un certo punto insegnanti e assistenti sociali - non bastano: bisogna collaborare in un progetto unitario che metta assieme le diverse risorse per rispondere alle richieste del quartiere Da qui l’esperienza Fantathlon, nata nel 1993 ed evolutasi nel tempo con complessità crescente
Lo sport è entrato, in punta di piedi e costume da bagno, anche nella scuola materna di Matteo, Alessio, Martina, Giovanni, Chiara, Davide, attraverso un approccio settimanale ludico all’acquaticità Al termine della scuola materna, questi bambini potranno essere inseriti nel centro Fantathlon della società sportiva del loro quartiere, che opera in orario extrascolastico nella palestra della scuola elementare di competenza
A Verona, infine, la proposta sportiva del CSI entra nella scuola anche mediante i corsi di formazione per insegnanti sui progetti Fantathon e Giocasport, organizzati con continuità a partire dal 1995-96
Da tre anni il C SI di Palermo ha scelto di aggiornare gli insegnanti d’ogni ordine e grado sul F antathlon e sulla Corsa di Orientamento Ed è da tre anni che si lavora in questo senso sfruttando la legge n 305 del Ministero della Pubblica Istruzione, presentando entro il 31 marzo di ogni anno presso il Provveditorato agli Studi di Palermo un progetto per 30 insegnanti di Scuole Materne ed Elementari denominato “F antathlon: padronanza e creatività dell’insegnante” e un altro per 30 Insegnanti di Educazione Fisica e di Sostegno denominato “Orienteering La corsa dei boschi”
Il Corso F antathlon si articola in parti agite, intervallate da brevi (circa 15 minuti) parti teoriche, utilizzo della musica (da quella leggera a quella classica, da quella jazz a quella funky ecc ), l’ausilio di materiale audiovisivo riguardanti esperienze reali dei nostri centri F antathlon, i laboratori di musica e motricità, di grafica e movimento, di mimica e gestualità, lavoro mirato allo sviluppo delle capacità creative
Il Corso di Orienteering ha come obiettivo principale quello di coinvolgere i partecipanti in una disciplina che per le sue caratteristiche si presta ad ampie possibilità di interagire con altre materie per un obiettivo comune Educazione ambientale (saper stare tra i boschi, rispetto per la natura), cartografia (tracciatura di percorsi, rapporto carta-terreno), orientamento (la bussola, il suo utilizzo, corsa all’azimut) sono alcuni degli argomenti sviluppati
Si tende a dare ai partecipanti i mezzi necessari per svolgere l’attività sportiva dell’Orientamento in ambito scolastico in forma autonoma attraverso:
- l’analisi delle indicazioni tecniche, didattiche e metodologiche della Federazione Orienteering;
l’interdisciplinarietà della materia: per la scuola media inferiore, in rapporto con la geografia, l’educazione artistica, la matematica, l’educazione tecnica; per la scuola media superiore, in rapporto alle materie affini (p e topografia per gli
istituti tecnici per Geometri), ed in relazione alla personalità dell’adolescente, in quanto presupposti della disciplina sportiva sono l’autonomia di giudizio e l’autovalutazione;
- l’organizzazione di attività sportiva agonistica, i Giochi della Gioventù, i Campionati Studenteschi, forme di gara diverse; - l’attività cartografica: dalla piantina della classe a quella del giardino della scuola, dalla piantina del parco cittadino all’organizzazione di una carta C O (utilizzo della carta base regionale)
Quali vantaggi hanno portato questi corsi a Palermo? Innanzi tutto apprezzamento e soddisfazione da parte degli insegnanti e dello stesso Provveditorato agli Studi Fatto ancora più importante, gli insegnanti stessi hanno attivato un circuito che non avevamo previsto: la facoltà di farsi approvare dal Consiglio d’Istituto il progetto annuale da loro presentato e finanziato dalla Ripartizione Pubblica Istruzione del Comune di Palermo Nel nostro caso sono stati approvati già 3 progetti F antathlon in 3 scuole con la chiamata di 3 esperti esterni che non possono che essere operatori del C SI E questo fenomeno, ad oggi, non può che estendersi
Le nostre locandine nelle bacheche delle scuole, i bambini che si tuffano nei nostri corsi, i genitori curiosi di sapere che cos’è questo F antathlon, insegnanti partecipanti che hanno chiesto di entrare in Associazione o che vengono al C SI a chiedere consulenze, che chiedono come si forma una Società sportiva, i Direttori didattici che telefonano per scongiurare l’esclusione al corso dell’una o dell’altra insegnante perché le adesioni ai corsi superano sempre il numero previsto Anche questo non è poco!
Non poteva tardare più di tanto l’incontro fra due grandi preoccupazioni educative, quella della scuola e quella del Centro Sportivo Italiano; e forse non era nemmeno difficile prevedere che tale “aggancio” - connotato da un comune intento eticoculturale - riuscisse fruttuoso
Il Comitato CSI di Reggio Emilia è stato da sempre al fianco della scuola attraverso i servizi tecnici e organizzativi, che poi si sono tradotti in manifestazioni di grande momento, se si pensa soltanto al Torneo Scolastico, capace di mobilitare ogni anno più di mille bambini
Da circa tre anni l’impegno del Comitato al servizio della scuola si è arricchito sul piano formativo e progettuale, con una scelta preferenziale per la scuola materna ed elementare, laddove generalmente manca il referente tecnico dell’educazione motoria
Il progetto Fantathlon, presentato nel primo corso di formazione del settembre 1996, ha subito riscosso effetti positivi:
- l’entusiasmo degli animatori e degli insegnanti presenti, che si sono poi resi disponibili per una distillazione dei contenuti e dei metodi nelle rispettive scuole diffondendo in proprio la cultura formativa sottesa al Fantathlon, pur senza protocolli d’intesa o accordi istituzionali;
- la maturazione e la crescita di alcuni giovani animatori del Comitato, i quali oggi costituiscono una struttura operativa in grado di rispondere ad una crescente domanda formativa e progettuale delle scuole (a
tutt’oggi contiamo già richieste di intervento in una ventina di istituti per un centinaio di classi);
- l’attenzione intelligente e motivante del Provveditorato agli studi di Reggio Emilia e, nella fattispecie, dell’Ispettorato per l’educazione fisica e sportiva, che ha dimostrato sempre interesse e grande rispetto per le proposte e le iniziative del CSI, per altro riconosciute nel piano annuale di aggiornamento
Oggi il protocollo d’intesa MPI-CONI legittima una situazione sperimentale già in atto a Reggio Emilia e consente una crescita esponenziale delle richieste di collaborazione da parte del mondo scolastico e delle famiglie, che mostrano di gradire, in particolare, alcune scelte progettuali del CSI locale
In primo luogo, la flessibilità modulare degli interventi i quali - a partire dall’ispirazione dei progetti nazionali - cercano un’intesa pedagogico-didattica con gli insegnanti, tenendo conto del contesto ambientale; in secondo luogo, lo stile dell’”accompagnamento”, praticato dagli operatori CSI, che, lungi dall’espropriare l’insegnante dal ruolo educativo centrale, consente una sorta di maturazione reciproca e offre la possibilità di una “formazione in servizio”
E ancora - ultimo ma non meno importante - l’interazione, quasi biunivoca, fra produzione e formazione, fra progettualità e intervento concreto e risposta alle istanze formative degli insegnanti, che continuano a chiedere con determinazione il “nostro” Fantathlon annuale
Mi sapreste dire - chiese una maestra agli scolari - qual è secondo voi la più bella invenzione di questi ultimi tempi?”
“Sono io!”, rispose subito un vivace bambino alzando festosamente le mani “Me lo dice sempre anche la mamma!”
La folgorante risposta del bambino è un capolavoro di sapienza perché non c’è alcun dubbio che la persona - ogni uomo e ogni donna - è veramente la più bella invenzione del creato Lo afferma a chiare lettere anche il Concilio:
“Credenti e non credenti - si legge in Gaudium et spes - sono pressoché concordi nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all’uomo come a suo centro e a suo vertice” E il quadretto della maestra con la sua scolaresca, vero o inventato che sia, vale un trattato di antropologia filosofica
A differenza di tempi fortunatamente passati - nei quali le leggi, i capricci dei tiranni, le “ragion di stato” ecc avevano la prevalenza sugli stessi diritti naturalila persona (c’è bisogno, come spesso si fa, di aggiungere “umana”?) oggi
costituisce il punto focale, il perno attorno a cui gira qualsiasi riflessione di natura politica, pastorale, scolastica ecc Tutti dicono che la politica, la scuola, l’economia, la scienza ecc debbono essere poste a servizio della persona almeno a parole
Ma le parole possono assumere significati anche assai diversi tra loro se diverso è il tipo di cultura delle persone che le pronunciano E questo accade anche - e forse soprattutto - per il termine “persona” Lo ricorda anche il citato testo conciliare: “Ma che cosa è l’uomo? Molte opinioni egli ha espresso ed esprime sul suo conto, opinioni varie e anche contrarie perché spesso si esalta, così da fare di sé una regola assoluta, o si abbassa fino alla disperazione, finendo in tal modo nel dubbio e nell’angoscia”
C’è ad esempio, l’umanesimo individualista che della persona esalta l’aspetto individuale mettendo in ombra quello sociale È l’antropologia dell’”io” assoluto, solitario, che si sente quasi un “dio”, distaccato - e disinteressato - dal
resto della comunità umana
C’è l’umanesimo marxista che, reagendo ai guasti del precedente, esalta la collettività (anzi, la massa) fino ad annullare il valore dei singoli
E c’è l’umanesimo radicale, insofferente verso ogni limite (è vietato vietare!), per il quale conta non distinguere il vero dal falso o il lecito dall’illecito, ma far prevalere ciò che è utile pur di conseguire un interesse immediato
Illuminati dalla fede, noi del C SI crediamo invece che la personairripetibile immagine di Dio e dotata di dignità inviolabile - sia il criterio di ogni scelta e programmazione
Non sempre questo avviene nello sport Per non sbagliare, evitiamo di:
- preoccuparci solo dei più bravi, e non di chi fa sempre panchina;
- aver a cuore il risultato tecnico più del comportamento disciplinare;
- farci strada con i giovani, invece di parlare con loro e per loro;
- pensare che gestire un gruppo sportivo sia un esercizio di potere piuttosto che un ruolo di servizio
Nelle scuole materne ed elementari del Friuli
Venezia Giulia il Progetto F antathlon del Centro Sportivo Italiano è una realtà consolidata già da tre anni Il Comitato regionale del C SI, fermamente convinto della validità del Progetto, è stato il motore propulsore di una diffusione capillare, sottoponendo il programma alle varie Amministrazioni locali e ponendosi come realtà educativa che utilizza
l’esperienza sportiva-gioco quale strumento privilegiato di relazione, approfondimento, crescita sociale
Il programma viene realizzato in stretta collaborazione con gli insegnanti di Scuole materne, poiché gli operatori C SI, tutti qualificati con corsi di aggiornamento F antathlon, vanno ad integrare questo programma in quelli scolastici
Per il Comitato provinciale di Udi ne questa esperienza è giunta alla terza edizione ed è stata realizzata nelle scuole materne con il programma intitolato “Crescere giocando”, che esprime esattamente gli obiettivi da conseguire
L’iniziativa è stata realizzata in ben 18 scuole della Provincia (coinvolgendo oltre 400 bambini) delle seguenti località: Avasinis, Cercivento, Corno di Rosazzo (due classi), Cussignacco (privata), Enemonzo, Feletto Umberto (statale e privata), Magnano in Riviera, Osoppo (privata)
Sul prato del Castello di Udine si è svolta la festa conclusiva, per la regia del prof Claudio Bardini, coordinatore degli istruttori F antathlon, che ha visto protagonisti oltre 100 bambini dell’ultimo anno delle Scuole materne
Il prato è stato letteralmente invaso dall’allegria dei partecipanti, che attraverso i giochi hanno lanciato messaggi meravigliosi: “Sport - gioia”, Gioco - momento di incontro”, “Integrazione - solidarietà”, “Amicizia - Condivisione”, ecc
Per il Comitato di Gorizia, l’esperienza è giunta alla sua seconda edizione ed ha visto l’adesione di 5 scuole materne I Comuni interessati sono: Capriva del Friuli, Fiumicello, Moraro e San Lorenzo Isontino Il progetto è stato affidato alla
Coordinatrice regionale della formazione, Orietta Aguiari, ed ha come tema conduttore “Giocare e ballare sono due cose da imparare” Alla festa conclusiva hanno partecipato quasi 100 genitori dei piccoli “atleti” Una giornata trascorsa indubbiamente in maniera diversa, tra sport e giochi Infatti i piccoli sono stati coinvolti in giochi, danze e divertimenti con la partecipazione attiva di tutti i genitori, i quali con questo gesto hanno espresso il loro apprezzamento per il lavoro svolto dagli animatori del C SI e la condivisione del metodo educativo da loro realizzato Per il gruppo dei bambini di scuola materna è stato predisposto un percorso fantastico: il castello degli gnomi, il bosco dei funghi, lo stagno delle rane e la montagna dei fiori; per il gruppo dei bambini della scuola elementare sono stati predisposti giochi/gare con punteggio finale
Il successo riportato dalle iniziative di Gorizia e Udine ha sollecitato il Comitato di Por denone a sottoporre il progetto anche alle scuole materne esistenti nel proprio territorio Il lancio del Progetto verrà preceduto da un corso provinciale per operatori F antathlon
“Mens sana in corpore sano” È il principio dal quale si evince che ogni giovane dovrebbe aver diritto ad una buona istruzione accompagnata da un sano esercizio fisico Purtroppo non è sempre così
Ore 7,00: suona la sveglia, Marco e Luca si preparano in fretta per raggiungere le rispettive scuole Li aspettano due realtà molto diverse Marco è un ragazzo fortunato ed i suoi genitori possono permettersi di mantenerlo agli studi presso un istituto privato; Luca non ha le stesse possibilità e frequenta la scuola pubblica del quartiere
Il paragone tra le due strutture può sembrare quasi irriverente L’istituto dove Marco sta terminando le scuole medie è, a dir poco, maestoso Una villa nascosta nel verde di un parco dotato di ogni comfort: un campo da calcio coperto da un millimetrico manto erboso ed inscritto in una regolare pista di atletica; due campi da pallacanestro esterni ed uno interno in parquet, adattabile anche alla pallavolo, da fare invidia a quelli utilizzati per le massime divisioni Ed ancora una piscina olimpionica, palestre attrezzatissime, campi da tennis, campi da calcetto, piattaforme per il salto in alto, salto in lungo e lancio del peso; insomma tutto, proprio tutto, quello che un ragazzo, che desidera fare sport, può avere a disposizione
L’impatto con la scuola di Luca è profondamente diverso Tra edifici lasciati un po’ andare troviamo un grande portone che ci introduce in un palazzo dignitoso ma non privo di difetti Chiediamo subito di visitare gli spazi adibiti alla pratica sportiva e, nel rossore di chi ci accompagna, veniamo introdotti in una palestra definita tale solo perché vi troviamo quattro spalliere alle pareti Pensiamo che sia un po’ pochino ed invece ci dicono che i ragazzi di questa scuola sono fortunati perché altri istituti sono organizzati in maniera peggiore
Dopo questo colpo d’occhio diametralmente opposto cerchiamo di capire in cosa si differenzia l’attività sportiva nelle
Alessandro CappelliScuola privata e scuola pubblica a confronto sul “Pianeta sport”
due scuole In quella privata diamo sfogo alla nostra curiosità colloquiando con un simpatico e preparato docente di educazione fisica La scuola e lo sport - ci dice - sono un binomio inscindibile, nonostante capiti talvolta che qualche genitore abbia timore che il figlio trovi nell’attività sportiva elementi di distrazione dallo studio Niente di più falso perché lo sport aiuta il ragazzo a crescere in modo equilibrato e gli insegna a gestire il tempo in modo razionale, così da far coesistere i divertenti allenamenti alle più faticose ma importanti ore sui libri
Poi passa a descrivere l’attività strettamente obbligatoria della mattinata Nell’istituto ci sono più di settecento alunni divisi per ogni grado di istruzione, dall’asilo nido alle varie tipologie di maturità, che beneficiano di tantissime iniziative sportive e non (è in fase di rifinitura un incredibile progetto che permetterà alle famiglie, via Internet, di seguire da casa le attività didattiche, educative e culturali che si svolgono nell’istituto) La disciplina dell’educazione fisica consta di due ore settimanali: una dedicata agli sport cosiddetti “terrestri” (atletica, basket, calcio, etc ) ed una dedicata al nuoto che, come tutti sanno, è lo sport più completo ed importante nella prima crescita dei ragazzi I programmi ministeriali, grazie alle più che complete strutture, vengono pienamente rispettati ed integrati È un piacere insegnare in queste condizioni Inoltre ogni anno vengono organizzati dei veri e propri “giochi di istituto” per i quali ci si prepara durante tutto l’inverno e dove ognuno può specializzarsi in una disciplina e gareggiare per i colori della propria classe Diversa è la concezione dei tornei interni, come quello di calcio, in cui le squadre si compongono di elementi di classi differenti in modo da spingere i ragazzi verso nuove amicizie e quindi ad una maggior socializzazione
Altrettanto valido si dimostra l’insegnante della scuola pubblica che inquadra immediatamente l’importanza di una corretta pratica sportiva nella crescita dei giovani Lo sport è maestro di vita: il ragazzo impara grazie all’attività sportiva che
cos’è l’impegno, la fatica per il perseguimento di un risultato e l’accettazione di una sconfitta che sarà elemento trainante per una nuova futura vittoria Lo sport è fondamentale per lo sviluppo della mente: migliora l’organizzazione dei movimenti e, soprattutto nei giochi di squadra, tiene in continuo esercizio la capacità di concentrazione, essenziale per qualsiasi attività di apprendimento Di grande rilievo è inoltre la funzione sociale dello sport in una fase della crescita che nei nostri giorni è sempre più delicata Una seria pratica sportiva tiene i giovani al riparo dalle mille insidie della strada Stimola il confronto, la discussione, insegna a condividere gioie e dolori e ad assumersi le proprie responsabilità Purtroppo le note dolenti saltano fuori quando ci addentriamo nelle problematiche relative all’insegnamento I fondi messi a disposizione della scuola da parte dello Stato sono sempre inferiori alle richieste e purtroppo c’è una tendenza dei capi d’istituto a preferire investimenti diversi da quelli finalizzati all’attività sportiva Un laboratorio, un’aula con computer, una stanza dove insegnare a suonare o cantare sono spesso considerati impieghi fondamentali a scapito dell’educazione fisica Tanti sono gli esempi di scuole nelle quali le lezioni ginniche si svolgono all’aperto con qualsiasi condizione metereologica, freddo o caldo che sia, pioggia o sole splendente Tanti sono gli istituti che deficitano completamente di uno spazio adatto a tali necessità e sono costretti ad appoggiarsi a società sportive limitrofe A queste condizioni è difficile rispettare i programmi ministeriali Per non parlare delle assurdità che ci vengono raccontate, come l’aver comprato dei costosi canestri che restano nei ripostigli della scuola, impossibilitata a sostenere l’ulteriore spesa del loro montaggio Proprio come nelle scuole private!
Tanti di voi si saranno rivisti in Luca, pochi fortunati in Marco, non so in chi il caro ministro Berlinguer, che credo debba ancora cambiare qualcosa per garantire ai nostri figli quello di cui hanno bisogno, perché scuola e sport devono convivere sempre
È successo l'altro giorno Non è che ve ne parli per leccarmi le ferite, ma perché credo che sia comunque l'occasione per ribadire quanto vado ripetendo da parecchi anni
Ho scoperto che la scuola è per tutti, ma non è di tutti: è dei presidi e dei direttori didattici, un po' meno degli insegnanti, meno ancora dei genitori e per niente degli studenti "É la scoperta dell'acqua calda - mi ha detto un amicoe sei un'illusa se credi che l'autonomia cambi automaticamente le cose Veniamo da una cultura statalista e recuperare il senso della partecipazione rimane una sfida"
Veniamo ai fatti Sono stata invitata dal preside della Scuola Media
Zaccaria per discutere sulla proposta di attività sportiva scolastica che avevo presentato Mi illudevo di essere ringraziata per aver aperto alla Zaccaria nuovi orizzonti Pensavo di dover discutere solo i dettagli del mio progetto, di dover affrontare magari la questione dei costi: per accendere la scintilla dell'attenzione in questi "nuovi manager" scolastici prima di tutto bisogna far capire che i costi di eventuali progetti sportivi da promuovere nei loro istituti sono a carico di chi li propone Poi, sui contenuti, ci si può mettere d'accordo
Mi sono accorta subito che più di una scintilla avevo suscitato un vespaio di polemiche, di frustrazioni, di arroganze e di vecchi luoghi comuni
"Prima dello sport - mi ha gelato il preside - ci sono cose più importanti e problemi più urgenti da affrontare " Ho
cercato di insistere, di far notare che i ragazzi chiedono sport e che il Ministero ha varato il progetto nazionale "sport a scuola" "Ma quali ragazzi, quale Ministero! - ha tuonato il preside - Qui comando io "
Sono uscita dal suo ufficio costernata Evidentemente in materia di autonomia scolastica siamo ancora in quella fase di crescita in cui nulla può essere dato per scontato Certi concetti devono ancora entrare nella cultura corrente E c'è un solo modo per cui questo possa avvenire: avere la pazienza di insistere nel dialogo, nel saper comunicare il valore educativo del progetto proposto alla scuola Ma finché ci saranno certi presidi La nuova figura di dirigente scolastico venutasi a determinare con l'attuale normativa sull'autonomia, non può essere fraintesa così Presidi e direttori didattici non possono e non devono farsi l'idea che la scuola sia divenuta una cosa propria, da gestire come meglio si crede e con chi si ritiene opportuno
Se vuol essere davvero tale, il manager scolastico deve convincersi che il funzionamento della scuola, e soprattutto l'interazione con il territorio, si realizza solo attraverso il coinvolgimento delle famiglie e di tutte le realtà presenti sul territorio, dando risposta ai bisogni reali dei ragazzi, lasciando decidere a genitori e figli quali siano davvero le priorità Non si può liquidare ogni sintomo di novità con la solita frase killer: "Qui comando io "
Il Centro Sportivo Italiano è stato fondato nel 1944 per iniziativa della Gioventù Italiana di Azione Cattolica, come prosecuzione ideale dell’esperienza della FASCI (Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane), creata nel 1906 dall’Azione Cattolica Italiana e sciolta nel 1927 dal regime fascista
Il C SI è un Ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI È diffuso su tutto il territorio nazionale con 20 Consigli regionali e 160 Comitati provinciali e circoscrizionali Agisce attraverso circa dodicimila Società sportive e conta oltre settecentomila tesserati
È riconosciuto dallo Stato italiano quale Ente con finalità assistenziali
È riconosciuto dalla Conferenza Episcopale Italiana come associazione di ispirazione cristiana
Il C SI promuove la pratica sportiva di base come momento di educazione e di impegno sociale, organizzando autonome attività per ogni fascia di età (bambini, fanciulli, giovani, adulti, anziani), con proprie strutture tecniche e avvalendosi di un suo corpo arbitrale
Accanto alle attività tradizionali (tornei e campionati delle diverse discipline), il C SI propone forme alternative di manifestazioni, in cui i momenti sportivi si miscelano a quelli culturali e socializzanti, e progetti del tutto innovativi, come il “Programma Fantathlon” per i bambini, “Giocasport” per i ragazzi, la “Joy Cup” per giovani e adulti, progetti pilota e assistiti attinenti le politiche sociali
Un’attività tanto articolata è resa possibile, oltre che
dall’impegno di decine di migliaia di operatori volontari, da una forte azione di studio, di formazione e di informazione che il C SI porta avanti sia a livello nazionale che periferico
Tutte le attività sportive promosse dal C SI recano comunque l’impronta della fedeltà all’ispirazione cristiana, che si traduce in una linea di impegno per uno sport a servizio dell’uomo
Il C SI privilegia infatti lo sport visto come momento di aggregazione e mezzo di promozione umana, e si caratterizza per la proposta d’una attività sportiva a misura di persona, aperta a tutti, che mette ciascuno nelle condizioni di praticarla secondo le proprie possibilità
In questo quadro la scelta del C SI s’intende sempre anche per gli “ultimi” e i “poveri”, per i ragazzi meno dotati, i disabili, le fasce emarginate dei quartieri a rischio, gli immigrati Tutti quelli, cioè, normalmente esclusi dal circuito dello sport selettivo e a forte contenuto competitivo
Attualmente il C SI partecipa all’impegno del Comitato Nazionale Sport per Tutti, che riunisce in un unico organismo di indirizzo e di coordinamento rappresentanti del CONI, delle Regioni e degli Enti di promozione
Ha firmato convenzioni di collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione, con l’Associazione Italiana Genitori, con Telefono Azzurro
In campo internazionale aderisce alla Fédération Internationale Catholique d’Education Physique et Sportive (FICEP), che attualmente riunisce le organizzazioni sportive cattoliche di Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Polonia, Repubblica Slovacca, Svizzera, oltre ad alcuni gruppi sportivi del Madagascar e dell’ex-Jugoslavia