Stadium n. 11-12/1954

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1934 MENSILE

ILLUSTRATO DEL CENTRO

SPORTIVO ITALIANO

X. 11-12


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Buon Natale A Natale i vecchi raccontano le favole ai più piccoli. Il clima del­ l’ultimo mese dell'anno, un mese triste e composto come la morte di un vecchio e onesto lavoratore, che fa nascere nell’anima un bisogno di calma vibrante e gioiosa come lo scoppiettare lento del ceppo di Natale. I vecchi raccontano le favole per non voler morire, per essere sempre giovani. Ma i giovani alle loro favole non credono più. Alle favole fatte di visioni luminose, di fate splendide, vestite di trine, di alberi colorati, di stelle parlanti hanno sostituito le favole fatte di bombe atomiche, di dischi volanti, di totocalcio, di film realistici. Noi credevamo ai Beccali, ai De Vecchi, ai Meazza a tutte quelle mera­ vigliose c sane favole dello sport, italiano. Oggi i giovani credono ai 105 milioni di Jepsson. Noi si sognava davanti al ceppo di Natale. Oggi lo trovano ingombrante e antigienico e vi preferiscono il gas. Morivano di vecchiaia, oggi si muore per inopportune fughe di gas. E i giocattoli sono scordati e ammuffiti; in soffitta è la vecchia stella di Natale una volta luminosa come gli occhi dei bimbi: è diventata opaca e cruda come un faro della stazione che riflette i suoi raggi nebbiosi sui binari morti. E’ vero, c’è stato l’anno Mariano. Come un tentativo disperato per riportare il treno umano sul binario della giustizia e dell’amore ma è pur tristemente vero die l’opinione pubblica anziché essere dominata dalla soave luce della Vergine di Nazaret è stata ossessionata dalle cam­ pagne giornalistiche iniziate a Capocotta e finite a Via Corridoni. L’os­ servatore attento e silenzioso ha sentito però un filtrare lento c profondo di grazie. C’è un risveglio meraviglioso delle forze cattoliche. C’è nel­ l’aria un bisogno di aggressività apostolica mai avvertito. Ci sono le pene e le preghiere di molti che hanno superato la barriera delle umane miserie per giungere al Padre dei Cieli con un bisogno angoscioso di gente che crede ancora nella propria missione redentiva. Questa forza potente e nascosta ci allieta, ci fa ancora sperare in nn mondo migliore.

Domenica 5 dicembre, i 100 mila allo stadio olimpico hanno ascoltata l’eco lontana delle vecchie favole. Sembrava che lo spirito dei sani atleti passati venisse a tratti a rendere omaggio alla solennità dello Stadio Olimpico. Bisognerebbe che la partita Italia-Argentina non re­ stasse un episodio ma fosse un simbolo di rinascita nel inondo sportivo Italiano. Faccio appello alle forze sane dello sport italiano perché cre­ dano ancora in un Natale nuovo apportatore di amore, di giustizia e di onestà. Finiamola con le posizioni ambigue, con i mercanteggiamenti, finiamola con le solite pugnalate alle spalle, con gli arrivismi. E’ questo l’augurio di Natale: credere ancora alle vecchie favole, al mondo della nostra infanzia in cui la vita si svolgeva serena nel simbolo dell’amore e della verità.

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SuWXHCa Rassegna mensile illustrata di tutti gli sport Anno IX - N. 11-12 - Roma • Novembre-Dicembre 1954 - Direzione e Amministrazione

Roma, Via Conciliazione 1 - Tel. 550.113 - 555.561 LUIGI GEDDA

direttore

SOMMARIO Pag.

N. P. Buon Natale BRUNO ZAULI I giovani hanno bisogno di maestri GOFFREDO RAPONI Decadenza del diletto spor­ tivo FILIPPO MUZJ Lo sport è povero . . LUIGI FERRARIO Carrellata atletica GAETANO PAPPALARDO Stefano Bonsignore di Ca­ tania A. GOTTA SACCO Volti nuovi nelle palestre LIVIO URBANI Progressi maschili . . . PIETRO REVERBERI Trionfo degli Stati Uniti nella massima competizio­ ne mondiale SERGIO SANTUCCI Impariamo a mangiare ENNIO MARONGIU 1600 giovani cavalieri ad­ destrati quest’ anno nelle scuole di equitazione . . EUGENIO DANESE Perché gli azzurri hanno vinto gli argentini . . . FILM

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Pag.

NABER Coppi - Bobet al vertice della piramide mondiale . NATALE BERTOCCO Moto e cicli della 32“ Mo­ stra Milanese . . . . ALDO TORTI Proficue nuove leve di pe­ sisti e lottatori LORENZO BORGHI Bilancio di Viareggio . . GENEROSO DATTILO Veloce cammino del C S.I. ENRICO PICCARLO In piena evoluzione il ten­ nis italiano DECIO LUCARINI I « puri » del ring nel 1954 ENZO SASSO L’ing. Tentorio tecnico di­ lettante

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In copertina-, Lino Lacedelli. tornato alla sua Cortina d'Am­ pezzo. dov’è stato accolto in una apoteosi di gloria sportiva, che nessuno più della gente delle valli conosce l’ardimento e la purezza della montagna, delle grandi imprese dell’alpinismo, ha voluto tornare alle sue pareti, alle sue Tofane. Ecco il vincito­ re superbo del K2 già a contat­ to con la parete ghiacciata Si dice che Lino Lacedelli abbia in mente una grande ascensione invernale. E nessuno osa pensa­ re possa fallire. Ritorno a

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Roma


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PROBLEMI DI FONDO DELLO SPORT ITALIANO

1 oiovìini

lamino

bisogno di maestri

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L'accento sulle « Leve », vale a dire sul

tore della vita, ma anzitutto nello sport, non

problema dei giovani nella sua più vasta solu­

v’è chi non abbia avvertita ed affermata la ne­

zione, è stato posto dallo stesso Consiglio Ge­

cessità di disporre di allenatori ed istruttori

nerale del C.O.N.L, nel corso della cordiale

tecnici capaci, esperti, collaudati. E più che

efficace, e talvolta accesa, discussione sulla

mai tale necessità affiora e martella le menti

partecipazione italiana ai giochi olimpici di

dei dirigenti responsabili quando si entra nel­

Melbourne.

l'atmosfera olimpica o quando si passa in ras­

E’ il problema di fondo n. 1. problema che

le Federazioni Sportive Nazionali e lo stesso C.O.N.l. si sono posti volutamente di fronte, avvertendone l'eccezionale importanza. Non

comprenderlo, o schivarlo con disinvoltura,

significa annullare meccanicamente e, mi sia consentito dirlo, anche cinicamente l'opera di

reclutamento che si va sviluppando in ogni dove e per tutte le discipline con iniziative sin­

gole e collettive, spesso chiedendo ausilio alle

organizzazioni che dispongono o inquadrano e disciplinano le masse più adatte.

Tuttavia le « Leve », utili come la luce che rischiara ed alimenta la terra, non sono nè possono essere fini a se stesse. Le « Leve » pre­

parano la materia prima, che bisogna tempe­ stivamente manipolare e raffinare, per non perdere i benefici immediati. L’atleta, il gio­ vane dotato di mezzi fisici anche notevoli, an­ che eccezionali, ce lo dà madre natura: ma

ecco che subito occorre il lavoro degli allena­

tori, degli istruttori per trasformare l’atleta in campione, il praticante comune in eccezione.

segna ciò che fanno gli altri Paesi. Taluni più

evoluti di noi — eppure meno titubanti forse nel soffocare l’orgoglio nazionale, lo spirito di

bandiera — di fronte alle lampanti carenze tecniche delle loro rappresentative, individua­ li o di squadra, proprio nei confronti interna­

zionali che sono per Vappunto il metro, spie­ tato ma sincero per calcolare le proprie forze,

non hanno esitato nel chiedere all’estero soc­ corso tecnico per raggiungere il desiderato successo.

Spesso i successi effimeri e poco sostanzia­ li sono assai più dannosi delle sconfitte. Che

queste sono il campanello d’allarme! l'ammo­ nimento, l’invito ad agire. Spesso accade che

istruttori ed allenatori i quali vanno per la maggiore dopo un paio d’anni di lavoro di ri­ finitura non hanno più nulla da insegnare ai

propri allievi, alle proprie squadre, forse per­ ché gli istruttori reputati esperti e sapienti hanno una cultura e dispongono di un baga­

glio tecnico che non va, a ino’ d’esempio, oltre

il programma delle medie superiori quando

si renderebbe necessario l’intervento e la chia­

Particolarmente in questi duri anni di ri­

ra parola di un docente universitario. Chi ha

costruzione del dopo guerra in qualunque set­

avuto l’avventura di vivere gli ultimi avverti-

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I

menti internazionali, campionati mondiali, eu­

Fadorazione deve cercare e scovare, magari in

ropei, incontri, e rassegne varie di calcio, atle­

capo (d mondo, autentici esperti in grado di

tica leggera e pesante, nuoto e ginnastica, pal­

far dare ai nostri azzurri quanto di meglio e

lacanestro o rugby, scherma e via discorren­

più possono dare. Tale ricerca è indispensabi­

do, ha ben compreso come in molti casi la no­

le per il vertice della piramide degli atleti,

stra tecnica di impostazione e di pratica sia

come pei' la più numerosa massa della base

superata. Quando non esista un vero abisso

altrettanto avida e bisognosa di apprendere.

Ira quella che ha consentito solo onorevoli

Nella mia Federazione — la FIDAL — il car­

piazzamenti agli atleti ed alle squadre italia­

dine della battaglia da un biennio si è sposta­

ne, e l'altra dei vincitori.

Sicché mi pare esatto dire che il 1954, più

to dagli atleti agli allenatori. La formazione dei maestri, accuratamente selezionati, od il

d’ogni altra stagione precedente che è comun­

loro perfezionamento è al vertice dell’attività

que servila per il lavoro di reclutamento tut-

federale. E malgrado la continua evoluzione,

t’altro che esaurito ed anche questo non me­

malgrado le solide basi poste da Comstock per

no basilare, abbia messo a fuoco ed a nudo, ad un tempo, la cruda realtà in cui. la grande

ben otto anni consecutivi (1935-1942), ancora

maggioranza delle discipline agonistiche sono venute a trovarsi: molti, atleti e pochi maestri.

americano. Proprio in questi giorni Mister

Ora che la passione e la coni prensione dei

Uniti, farà lezione al Corso Assistenti tecnici

maggiori esponenti della Scuola italiana e dei

della FIDAL, pur essendo la FIDAL conside­

Dicasteri delle Forze Armate — a cui ritengo

rata tra le Federazioni d’avanguardia nel cam­

doveroso aggiungere anche gli organismi- gio­

po della preparazione tecnica.

vanili e propagandistici, qual’è appunto il

L’Istituto Superiore di Educazione Fisica che da poco ha ripreso la sua vita su concetti

Centro Sportivo Italiano — assicurano allo

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Doherty, allenatore olimpionico degli. Stali

nuove per quasi tutte le specialità, bisogna

e programmi nuovi farà esso stesso, per pri­ mo, tesoro di moderni ed aggiornatissimi inse­

risolvere il grande problema degli istruttori.

gnamenti tecnici, ma ci vorranno degli anni

sport stesso una fonte inesauribile di energie

?

oggi, è utile e necessario giovarsi dell’aiuto

Noi italiani non siamo arrivati da molti

prima che possa esplicare la sua benefica in­

anni allo sport. Altri Paesi sono giunti prima

fluenza sulle schiere sportive. In questo cam­

di noi eppure mantengono tutt’oggi espressioni

po purtroppo si è tornati indietro di molti

dilettantistiche più genuine, forse perché di­

anni. Si sono perduti troppi anni che bisogna

spongono di una coscienza nazionale atletica

recuperare, quanto più velocemente possibile,

e sportiva più profonda della nostra. Han sa­

senza tuttavia rincorrere dannose chimere.

puto limitare il fenomeno del professionismo

A Melbourne andremo perciò con pochi

anche nelle discipline che più delle altre invi­

elementi, ma i giovani che sono balzati in pri­

tano alla speculazione ed al guadagno con la

mo piano nel 1954, come gli altri che si affer­ meranno negli anni venturi possono egual­

pratica agonistica, E per di più non esitano a cercare oltre le proprie frontiere gli elementi

mente attingere mète internazionali ed olim­

idonei ed esperti cui affidare il perfeziona­

piche ambitissime, solo che sappiano esserne

mento tecnico, il raffinamento, la cesellatura

degni e siano indirizzati sul doppio inconfon­

dei loro campioni

dibile binario della moralità, che alimenta e

Penso che questo grande problema che appe­

rinvigorisce la volontà, e della perfezione tec­ nica. In fondo: i due fattori essenziali per il

na sfioro, debba trovare rapida soluzione già

successo.

E’ tempo che ciò avvenga anche in Italia.

in vista delle Olimpiadi di Melbourne. Ogni

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Bruno Zauli


Decadenza dei diletto sportivo di Goffredo Raponi

iv

Nello sfogliare, in questi giorni, una rivi­ sta tecnica, m’è capitato sott’occhio una no­ tizia che m’ha fatto sgranare gli occhi di me­ raviglia: un noto professionista del calcio ha annunciato la sua decisione di ritirarsi dallo sport attivo, motivando la sua intenzione col fatto che l’esercizio di quello sport non gli procura più alcun piacere. Era con me un amico, accanito tifoso, di quelli che la domenica, neve o solleone, corro­ no puntuali sulle gradinate di uno stadio alla « partita », e urlano e schiamazzano ad ogni mossa dei ventidue in campo che non sia quella desiderata dal suo cervello calcolatore di reti e di sistemi di totocalcio. Alla mia os­ servazione di compiaciuta meraviglia per la decisione del campione dimissionario, l’ami­ co mi rispose con aria sprezzante e con parole non proprio lusinghiere all’indirizzo di quel­ lo. Un professionista del calcio — disse — è pagato per il suo lavoro né più e né meno co­ me è pagato un operaio o un impiegato di qualsiasi professione; non ha dunque il dirit­ to di attendersi che tale lavoro gli procuri della gioia. Staremmo freschi, se tutti al mon­ do facessimo quel che più ci piace. Il gioca­ tore di calcio ha dei doveri verso la sua so­ cietà, e verso il pubblico dei sostenitori; di diritti non ha che quello di essere pagato co­ me si conviene, per dedicarsi senza preoccu­ pazioni a questa sua attività che non è sua, ma di tutti. Il commento del mio amico spiega a suf­ ficienza il perché, da noi, le cose vanno come vanno. Le cose vanno così perché, appunto, noi assistiamo all’adulterazione dello sport, alla decadenza del diletto sportivo, al dilaga­

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re del mestiere, al prevalere del meccanico sull’umano, del materiale sullo spirituale. Un giocatore il quale non si dedichi più al giuoco con profondo senso di gioia e di piacere, ha non solo il diritto, ma il dovere di ritirarsi. Perché lo sport o è un piacere dello spirito, prima che del corpo, o non è sport: è qual­ che cosa che sa di mercenario, di bassamente materiale : e da questo al divenire qualcosa di corrotto, il passo è breve. Lo sport che abbia perduto il sapore di « dilettantismo », inteso questo termine nella sua accezione etimologica, di qualcosa, cioè, che procura « diletto » a chi la eserciti, è uno sport privo di genuino entusiasmo; e si sa che l’entusiasmo è la prima forza motrice del ren­ dimento dell’atleta. Quando, insomma l’atti­ vità sportiva devia nella scia della routine, di semplice mestiere, essa viola l’idea stessa che le sta a fondamento; che è una idea di educazione, di umanità, di socialità, e che ri­ ceve alimento dal fatto che l’uomo, in quanto essere umano e sociale, trova godimento nell’affinare, attraverso la perfezione della tec­ nica dei movimenti, queste fonti di piacere. L’elemento agonistico del successo nella com­ petizione, è secondario e subordinato. Quasi ogni giorno, ma soprattutto nelle grandi competizioni olimpioniche, noi abbia­ mo esempi di successi ottenuti solo quando alle solide capacità del mestiere, sì aggiun­ ge la pura gioia del giuoco, del ritmo natura­ le del movimento delle membra. Solo allora appare quella freschezza, quella spontaneità che trascina ed entusiasma e domina lo spet­ tatore. Quando tale elemento manchi, quando il

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fattore meccanico, sia esaltato fino al punto di farne un « Moloch » cui occorra sacrificare tutto, entusiasmo e piacere e naturale incli­ nazione, allora non solo l’atleta ma anche 10 spettatore viene frodato del suo piacere al giuoco. Il discorso vale, certamente, per l’Italia, dove certo professionismo sportivo dal campo del calcio si va insinuando anche in altri set­ tori finora rimasti indenni dal « virus ». Ma vuol essere soprattutto una constatazione ge­ nerale. Guardate i Paesi dove lo sport s’inquadra e si irregimenta, come tutte le attività uma­ ne, in schemi di pianificazione rigidamente formulati e attuati dal grande Leviatano, dal­ lo Stato macchinoso e burocratico che tutto penetra e controlla. I recenti successi dei loro atleti nelle competizioni internazionali hanno messo a rumore il mondo sportivo, il quale si domanda se il metodo da loro usato non sia 11 più producente. E’ certo che, in quei paesi, esistono eccel­ lenti — e ben pagati — istruttori e allenato­ ri, che hanno studiato la teoria e la pratica di tutte le specialità atletiche quasi come una scienza e che gli atleti si allenano con uno zelo e una costanza strabilianti. Un esperto russo ha testé pubblicato un manuale dal titolo: « Teoria e pratica dell’e­ ducazione fisica ». Il libro è interessante per­ ché ci rivela alcuni aspetti della vita dell’atle­ ta sovietico. Esso descrive, per esempio, il sistema di allenamento adottato dal lancia­ tore di giavellotto Kuznetov nella prepara­ zione ai giuochi olimpici del 1952. L’allena­ mento, condotto per sei periodi ben definiti dal 1. ottobre del ’51, raggiunse il massimo di intensità una settimana prima delle gare di Helsinki. Durante tutto questo tempo, l’a­ tleta si allenava giornalmente al mattino e al pomeriggio, e non si dedicava solo al lancio del giavellotto (faceva cento lanci al giorno), ma anche al salto, al pattinaggio e alla corsa. Risultato di questa rigorosissima preparazio­ ne: Kuznetov lanciò l’attrezzo a m. 70,73. Un tale sforzo di allenamento fa sorgere due domande: anzitutto, come fanno questi atleti a guadagnarsi la vita, visto che l’inter­ vallo tra l’allenamento e il sonno è quasi nul­ lo? In Italia, nessun atleta potrebbe dedicare una preparazione così intensa alla sua specia­ lità, a meno di essere costretto ad abbando­ nare le sue attività lavorative. Ma in tal caso non potrebbe vivere. Ergo, gli atleti russi non lavorano. Fanno solo gli atleti. Il problema non ha solo un aspetto uma­ no; ne ha uno tecnico: se, cioè, possano es­ sere ammessi alle gare internazionali atleti che, come i sovietici, praticano lo sport atle­ tico per professionismo, ciò che contrasta con i .principi dell’agonistica olimpionica.

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In secondo luogo, c’è da chiedersi quale piacere ritraggano gli atleti da una forma co­ sì intensa e severa di pratica sportiva; chi ha osservato recentemente a Berna Patteggia­ mento dei russi ha notato come da quei volti non trasparisce mai quel piacere e quella sod­ disfazione che pur si notano negli atleti occi­ dentali. Sottoposti a una disciplina rigorosissima, sotto il drastico imperativo di non abbando­ narsi mai e per nessun motivo a manifesta­ zioni di entusiasmo, i sovietici facevano mo­ stra solo di un freddo interesse scientifico. Studiavano attentamente la tecnica degli av­ versari, si scambiavano brevi osservazioni; ma mai li vedevi ridere, neanche dopo la vitto­ ria. Il caso Kuts è rimasto famoso: battuto il primato mondiale di corsa sui 5.000 metri, il poveretto ha avuto un’istintiva esplosione di gioia. I compagni, che gli erano-corsi incon­ tro, nel vederlo abbandonarsi a tanto esplo­ dente entusiasmo, gli hanno freddamente voltato le spalle. Kuts ha allora visto tra il pubblico una solitaria spettatrice che gli of­ friva dei fiori; ed è corso a cercare da lei l’ab­ braccio e il sorriso che i compagni gli ne­ gavano. La conclusione è che anche nello sport si scontrano due concezioni: l’una puramente meccanica, che s’affida all’elemento bruto del­ l’allenamento, e che conta con esso (e con es­ so solo), di poter raggiungere qualsiasi mèta; l’altra, più umana, anzi più umanistica, che tende a raggiungere un alto livello stilistico e di rendimento senza sottoporre l’atleta ad uno sforzo intentissimo che lo trasforma in « robot ». Una delle gare più interessanti della com­ petizione bernese è stata quella del lancio del disco, vinta dai nostri Consolini e Tosi, al 1 e 2. posto. Si tratta di due veterani, in fase discendente. Ma è ovvio che questi due magni­ fici atleti non corrono e non saltano tutto il giorno alla pallacanestro. Basta vederli: si tratta di due colossi, considerevolmente in­ grassati, ma innamorati (qui è il punto) della loro specialità. Essi giuocano col disco, ci si divertono, ridacchiano scherzando come sco­ laretti: però con la loro forza, la loro tenacia, e soprattuto la amorosa concentrazione al mo­ mento dello sforzo, riescono a dominare tutti gli avversari. Ci sono due maniere, dunque, di prati­ care lo sport: da una parte, elevarlo a sche­ ma e a sistema, in una triste e fredda prepa­ razione meccanica e scientifica, senza anima e senza spirito; dall’altra, farne una palestra di svago, per divertire se stessi e il pubblico. Io sono per quest’ultima. Goffredo llapoui


CORTINA ■ mimmi: ■ llflll.l i tre argomenti discussi dal Consiglio generale del CONI Si è riunito in Roma, al Foro Italico, il XII Consiglio Nazionale del C.O N.I. /Mia riunione hanno partecipato anche l'un. Ponti, Mi­ nistro per lo Sport, lo Spettacolo c il Turismo; l'on. Sealfaro. Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Mi­ nistri; il comm. Bartololta. Capo Gabinetto della Presiden­ za del Consiglio dei Ministri. Erano presenti il Segretario Generale de! C.O.N.I.. i Membri del C.I.O. per l’Italia Paolo Thaon di Revel <• il doti. De Stefani, nonché tutti i Presidenti delle Federazio­ ni Sportive Nazionali e i rappresentanti delle Forze Ar­ male. Prima di iniziare i lavori ha preso la panda il Mini­ stro Ponti che ha portato ai convenuti il saluto del Go­ verno «attento e sensibile alle manifestazioni sportive». Egli ha accennato alla importanza dello sport quale stru­ mento formativo della educazione fisica c morale della giovenlù e alla necessità che lo sport si diffonda sempre più fra le masse popolari c che non sia puro e semplice ago­ nismo. L'on. Ponti ha concluso il suo dire assicurando il Consiglio Nazionale che il Governo sarà sempre vicino allo <port che è una libera organizzazione democratica. Al Ministro Ponti ha risposto ringraziando il Presiden­ te Onesti. Dopo di che il seti. Ponti, l'on Scalfaro c il com­ mendatore Bartololta hanno lasciato l’aula dell'adunanza, fatti segno all’applauso cordiale dell'assemblea. II Presidente del C.O.N.I., avv. Giulio Onesti, ha quindi letta la relazione generale ponendo in risalto l’opera svol­ ta dal massimo organismo sportivo nazionale nell'anno 1953: ha ricordato «pianto è stato realizzato per Cortina d’Am­ pezzo, che nel 1955 sarà sede dei Giochi Olimpici Inver­ nali; ha accennato alia partecipazione italiana alle Olim­ piadi di Melbourne, alla candidatura di Roma per le Olim­ piadi del 196(1 e alle molte difficoltà che dovranno essere superate perchè la candidatura di Roma ottenga hi maggio­ ranza dei suffragi dei membri del C.I.O. L’avv. Onesti ha quindi ricordato gli accordi stipulati dal C.O.N..I con le Forze Armate per una sempre maggiore dif­ fusione dello sport nel Paese, gli accordi col Ministero delle Finanze per l'attività sportiva nella Guardia di Finanza e l'accordo col Ministero dell'interno per l’attività sportiva del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. 11 C.O.N.I, ha aggiunto l'avv. Onesti, è stalo dominato dall'idea di portare allo sport il maggior numero possibile di giovani. Questo è il significato dello sport nella scuola e questo è il significato della costituzione dei Centri di Propaganda Giovanile che già funzionano con risultati ol­ tremodo incoraggianti. I risultati di questa azione in profondità non si avran­ no molto presto; comunque va rilevato che già alcuni atle­ ti giovanissimi venuti fuori dalla pratica dello sport nella scuola sono stati inclusi in alcune rappresentative nazionali. L avv. Onesti è quindi passato ad illustrare le opere realizzale ed in via di realizzazione nel campo degli im­ pianti sportivi e i pesanti oneri finanziari che il C.O.N.I. si è accollali per attenuare le manchevolezze che si riscon­ trano nel campo delle costruzioni sportive. Dopo aver ricordato i benefici effetti del Credito Spor­ tivo l’avv. Onesti ha ricordato le difficoltà che il C.O.N.I. ha dovuto superare per evitare ,che le entrate venissero ri-

dotte ad un livello di assoluta insufficienza. Comunque il punto di incontro fra le esigenze dello sport e le esigenze deiI’Erario è stalo trovato in una formula che mentre assi­ cura all’Erario un'entrata media di circa nove miliardi e mezzo di lire, lascia allo sport sette miliardi circa di lire, che il C.O.N I. considera il minimo indispensabile per una esistenza decorosa dello sport. L'avv. Onesti ha successivamente ricordati i successi con­ seguiti dallo sport italiano: i titoli mondiali vinti dal ci­ clismo a Colonia, quelli conquistati dagli schermidori a Lussemburgo, le 'vittorie dei tiratori a San Sebastiano, il titolo del bob a due conquistato per la prima volta dal­ l'Italia e i sette titoli mondiali conquistati dagli atleti del pattinaggio a rotelle. Inoltre meritano un particolare elo­ gio gli atleti del canottaggio e dell’atletica leggera che han­ no rinnovato successi ambiti; la giovane nazionale di base­ ball. laureatasi campione d'Europa; i pugili professionisti che detengono ben tre campionati d'Europa; i piloti, i co­ struttori e i tecnici de] motociclismo, deH’automobilismo e della motonautica che mantengono alta In tradizione italia­ na anche di fronte alla concorrenza sempre più stretta. Il Presidente ilei C.O.N.I. ha quindi ricordato i meriti della Federazione Ginnastica d'Italia e della Federazione del Nuoto che hanno organizzato in maniera encomiabile i Cam­ pionati mondiali di Roma cd Europei di Torino, meritando l'elogio dei dirigenti e dei giornalisti di tutti i Paesi par­ tecipanti. Ha ricordato inoltre la spedizione subacquea del Mar Rosso e la spedizione per la conquista del K 2 alle quali il C.O.N.I. diede tutto il suo appoggio, nonché l’ainto prezioso ed efficace della stampa che in talune circostanze è stata addirittura determinante per il bene dello sport. Alla relazione Onesti — che è stata lungamente e calo­ rosamente applaudita — hanno fatto seguito la relazione del Collegio dei revisori dei conti sul consuntivo del C.O.N.I. 1953 e quella del Collegio degli ispettori amministrativi. Ha avuto quindi inizio la discussione sulla relazione Onesti che è stata aperta dall’ing. Romagna, il quale, dopo aver rivolto un vivo elogio al C.O.N.I. per l’opera svolta ha presentato il seguente ordine del giorno: « Il Consiglio Nazionale del C.O.N.I. riunito in Roma il 13 novembre 195-1; udite le relazioni generali tecniche finanziarie del C.O.N.I. con gli allegati bilanci; approva l'opera della Giunta Esecutiva, esprimendo il più vivo plauso per il raggiunto accordo tra il C.O.N.I. e le Forze Annate, cd inviando agli Stati Maggiori ed ai Mi­ nisteri interessati i sensi della sua gratitudine per l’azione benemerita di potenziamento dello sport italiano e di mi­ glioramento fisico c morale della gioventù alle armi ». Hanno parlato anche il Prof. La Cava, Presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana, il Prof. Scuri, Pre­ sidente della Federazione Italiana Pallacanestro, ITng. Bertolaia. Presidente della Federazione Italiana Nuoto, il Prin­ cipe Borghese, Presidente della Federazione Italiana Palla Base, il Principe Borromeo, Presidente della Federazione Italiana Motonautica, l'Ing. Barassi, Presidente della Fede­ razione Italiana Giuoco Calcio c il Comm. Rossi, Presi­ dente della Federazione Pugilistica Italiana. Nella seduta pomeridiana il Consiglio Nazionale del

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C.O.N.I. ha ascoltato due importanti relazioni, la prima sulla organizzazione dei \ li Giochi Olimpici Invernali che avranno luogo dal 26 gennaio al 5 febbraio 1956 a Corti­ na d Ampezzo, la seconda sulla partecipazione italiana alle Olimpiadi estive del 1956 che si tterranno, ----------- come — è noto, a Melbourne.

Tre visioni del Criterium Studentesco di atletica leggera 1954 a Milano: (dall’alto): 1) il serrato arrivo dei 100 m piani vinti da Bertuetti (Brescia) - 2) Piero Colina (Mo­ dena) dominatore sui 1000 m. - 3) La finale affascinante degli 80 m. ad ostacoli

La relazione su Cortina d'Ampezzo è stata svolta dal Presidente avv. Onesti, il quale ha accennato al program­ ma concordato con le Federazioni Internazionali e con il C.I.O. e ai provvedimenti tecnici e finanziari che il C.OJI.l. ha assunti per la migliore riuscita della manifestazione. L’Avv. Onesti si è particolarmente soffermato sulla costru­ zione di nuovi impianti, di nuove piste c std restauro di quelli già esistenti ed ha precisato che tutti gli impianti, si trovano ora in stato di avanzata esecuzione o sono ad­ dirittura nella fase di ultimazione. Il C.O.N.I. per queste opere ha dovuto affrontare un onere finanziario non indifferente. L’Avv. Onesti ha inoltre accennato al problema ricet­ tivo ed a quello logistico, che non possono essere risolti dal C.O.N.I., esulando essi dai compiti specifici del nostro massimo Ente sportivo. Il Dott. Zauli ha quindi illustrata la relazione sulla partecipazione alle Olimpiadi di Melbourne che, a giudizio della Giunta Esecutiva del C.O.NI, dovrà avere caratiere qualitativo. Dopo gli interventi dell’Avv. Le Pera, dell’Avv. Lais, del Dott. La Cava, dell’Ing. Barassi, del Prof. Scuri, del Dott. Valente, il Consiglio Nazionale del C.O.N.T. ha ap­ provato alla unanimità il seguente ordine del giorno: « II Consiglio Nazionale del C.O.N.I, riunito in Roma il 13 novembre 1954: udita la relazione sulla partecipazione alle Olimpiadi di Melbourne 1956 delibera: 1) che la par­ tecipazione a Melbourne sia di carattere altamente quali­ tativo; 2) che il viaggio dall’Italia a Melbourne si effettui all'andata in aereo ed al ritorno, in linea di massima, per mare; 3) che al Consiglio Nazionale ordinario del C.O.N.I. fissato per il mese di novembre 1955, venga presa una de­ cisione finale sulla partecipazione per i singoli sport; 4) che la Giunta Esecutiva del C.O N.I. abbia il compilo di decidere sulla composizione individuale delle squadre con­ cernenti gli sport ammessi dal Consiglio Nazionale, circa sci mesi prima della effettuazione dei Giochi di Melbour­ ne, sentito il parere delle competenti Federazioni c della F.M.S.I ». Il Consiglio Nazionale ha quindi ascoltata la relazione sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 1960 che è stata letta dal Presidente Avv. Onesti. Sull’argomento ha preso la parola il Conte Paolo Thaon di Rcvel, che ha accennato alle molte difficoltà che dovranno essere supe­ rate perché Roma possa avere l’onore di organizzare le Olimpiadi del 1960 per le quali vi sono numerose altre candidature: fra le più temibili quella di Losanna, di Buenos Aires e di Budapest. L’Avv. Onesti, dopo aver ringraziato il Conte Thaon di Revel per la sua lucidissima esposizione, ha assicurato il Conssglio che il C.O.N.I. farà tutto quanto è nelle sue pos­ sibilità per appoggiare la candidatura di Roma. A questo proposito è stato approvato per acclama­ zione il seguente ordine del giorno: « Il Consiglio Nazionale del C.O.N.I., riunito in Roma il 13 novembre 1954; -r- ritenendo che la città di Roma abbia tutti i requi­ siti tecnici e logistici, nonché di caratteri morali c le tradizioni internazionali per ospitare le olimpiadi del 1960 — dichiara di sostenere con pieno convincimento e con ogni sua energia la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 1960 e di essere .pronto a condividere le responsabilità inerenti l’organizzazione dei Giochi, impegnando per essi tutte le forze dello sport italiano; — e pertanto si augura che il Comitato Olimpico In­ ternazionale voglia prendere nella migliore considerazione la richiesta della Città di Roma e del C.O.N.I, accoglien­ do il voto sincero degli sportivi italiani che attraverso la celebrazione dell’olimpiade desiderano rendere onore agli sportivi del mondo intero »,

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Lo sport è povero di Filippo lluzj

Abbiamo accennato nei numeri scorsi alla massa e alla specializzazione come ad ele­ menti indispensabili per il miglioramento tec­ nico dello sport italiano; soffermiamoci que­ st’oggi su un altro elemento essenziale per la nostra tanto auspicata ripresa: sul problema degli allenatori che tanto opportunamente ha illustrato il dott. Bruno Zauli nella recente riunione del Consiglio Nazionale del CONI. La massa sta tornando allo sport grazie so­ prattutto alla scuola; vi sono anche altre mas­ se giovanili che bisogna, col tempo, convoglia­ re verso i campi sportivi; quando ciò sarà av­ venuto, potremo dire veramente di avere ri­ solto un problema sociale di grandissima im­ portanza e al tempo stesso il problema base per selezionare su vasta scala. L’una cosa non esclude l’altra : la prima ha limiti ben definiti, la seconda si proietta nel futuro e si innesta nel problema della specializzazione. Lo sport nella scuola sta dando i suoi frut­ ti; non si pensava di poterli cogliere tanto presto ed è confortante questa constatazione. Alcuni elementi venuti dalla scuola, dallo sport nella scuola, si sono posti in evidenza, stanno compiendo notevoli progressi, sono emersi dalla massa e si sono affiancati ad altri atleti di buone qualità. Se l’iniziativa realizzata da Zauli il 19 ottobre 1950 aves­ se potuto essere tradotta in realtà cinque anni prima, a quest’ora gli atleti espres­ si dalle scuole medie avrebbero dato un apporto ben più notevole al miglioramento tecnico dell’atletica leggera, che era e sarà sempre lo sport base per eccellenza, la regina delle Olimpiadi. Comunque, possiamo dichia­ rarci più che soddisfatti; il bilancio è netta­ mente attivo; dobbiamo proseguire ora sulla stessa via: molte cose si comprenderanno quando anche i critici malevoli e gli « esperti del dopoguerra » avranno finito di attribuire le cause della « crisi » ai dirigenti ritenuti in­ capaci e agli atleti apatici e smidollati. Il problema degli allenatori non è meno importante degli altri due or ora ricordati. La massa ci fornisce gli atleti, questi attra­ verso la specializzazione possono darci le gran­ di vittorie in campo internazionale.

Ma gli atleti che si trovano sul terreno della specializzazione hanno bisogno di essere gui­ dati, di apprendere la tecnica e lo stile mi­ gliori per riuscire. Tutto questo è compito es­ senziale dell’allenatore; è ovvio aggiungere che per fare dei buoni atleti occorrono dei buoni insegnanti; se questi mancano a che possono servirci le vaste selezioni e l’avvio alla specializzazione di un numero rilevante di gio­ vani promettenti? Prima della guerra la FIDAL ingaggiò un grande allenatore americano, quel Comstock il cui ricordo è ancora vivo e che ha lasciato tracce indelebili della sua grande maestria. Si può affermare, senza timore di cadere in esagerazioni, che tutto il buon materiale « anziano » che ancora si fa notare sui campi di gare è uscito dalle abili e vivificatrici ma­ ni dell’americano. Scomparso Comstock, finita l’atletica? Non vegliamo dir questo: come abbiamo già fatto osservare, nel dopoguerra la nostra ripresa « regolare » è stata ritardata particolarmente dalla deficienza di praticanti. I pochi avviati alla specializzazione non potevano dare che poco. In campo atletico come pure in altri set­ tori abbiamo subite le conseguenze della de­ ficienza di reclute: tanto vero che gli anziani sono rimasti sulla breccia (e taluni vi sono an­ cora, esempi meravigliosi di vitalità, di spirito di sacrificio e di volontà indomabile). Allo stato attuale delle cose, la FIDAL è forse l’unica Federazione che può dire di ave­ re bene impostati i suoi vitali problemi; la massa dei praticanti si è centuplicata e la spe­ cializzazione è curata da un gruppo di alle­ natori molto stimato anche in campo inter­ nazionale. Per accelerare ulteriormente il problema della specializzazione la FIDAL avrebbe bisogno di mezzi più abbondanti; e speriamo che il CONI possa dargliene. Ma quante sono le Federazioni che possono dire di aver risolto il problema degli allenatori? di possedere un gruppo di allenatori capaci, moderni? Ben poche: non la Federazione Ita­ liana Gioco del Calcio che lo ha compietamente trascurato mentre in passato lo aveva risolto nel modo migliore. Chi non ricorda in­ fatti la scuola per allenatori che la FIGC isti-

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tuì a Roma e che ebbe fra i suoi insegnanti l’indimenticabile Ugo Meisl creatore del Wunderteam? Quella grande iniziativa, che dette ottimi risultati, doveva essere ripresa e valo­ rizzata. La FIGC non ne ha fatto niente: og­ gi la situazione tecnica del calcio italiano è veramente grave. Non c’è più un indirizzo tec­ nico unico, non c’è più un comune linguaggio; l’ambiente risente dell’assenteismo della FIGC che ha trascurato un suo elementare dovere. In questo settore più che di deficienza vera e propria di buoni allenatori si deve parlare di allenatori disorientati, di mancanza di diret­ tive, di varietà di indirizzo. Per eliminare queste deficienze il Consiglio Federale ha de­ ciso di convocare quanto prima gli allenatori della Serie A, B e C onde giungere ad una uniformità di gioco. Vedremo che cosa verrà fuori da questa iniziativa che, a nostro mode­ sto giudizio, avrà un’importanza eccezionale nel processo evolutivo del calcio italiano. Sol­ tanto con l’adozione di una lingua co­ mune, questo nostro popolarissimo sport po­ trà ritrovare le sue caratteristiche, la sua per­ sonalità, il suo miglior rendimento. Anche presso le altre Federazioni la que­ stione degli allenatori è tutt’ora in alto ma­ re. Si va a tentoni, si passa di esperimento in esperimento senza mai giungere ad una soluzione soddisfacente. Forse, più che cer­ care soluzioni parziali spesso destinate allo insuccesso, varrebbe la pena di affrontare la questione su basi più serie, complesse e gene­ rali. E chi potrebbe farlo se non il CONI? I grandi successi della Russia, che tanto clamore hanno destato in tutto il mondo, non hanno nulla di miracoloso; essi sono dovuti alla innumerevole massa, alla specializzazio­ ne enormemente favorita dal dilettantismo di stato, ma anche alla bravura e alla abilità degli istruttori. Costoro non sono sbucati fuori per germi­ nazione spontanea : hanno frequentato scuole all’uopo istituite con abbondanza di mezzi, sono stati sottoposti ad esami non facili e con­ tinuano periodicamente a frequentare corsi di aggiornamento tecnico. Da noi, come abbiamo fatto rilevare, il problema è stato lasciato alla iniziativa delle singole Federazioni le quali — ad eccezione della FIGC e dell’UVI — hanno scarsi mezzi e non hanno potuto realizzare che iniziative modeste. II CONI deve crearla questa scuola per istruttori. Le difficoltà da vincere sono tante, difetterà anche il corpo insegnante ma noi siamo fermamente persuasi che, strada facen­ do, si potranno superare tutti gli ostacoli. Tut­ to sta ad incominciare; ma se non si pone ma­ no a questo problema, continueremo a recri­ minare. Fra le iniziative delle singole Federazioni 10

merita di essere segnalata quella della FIAP che ha recentemente ingaggiato l’allenatore turco Boytorum per la migliore impostazione tecnica e stilistica dei nostri lottatori di « libera ». Il Boytorum, che è considerato uno dei migliori maestri del mondo, impartirà alcune lezioni anche ai nostri allenatori. Senza voler precorrere gli eventi, è facile prevedere che la iniziativa della FIAP darà risultati soddisfa­ centi. Essa si unisce alle altre iniziative fede­ rali miranti alla accurata preparazione degli atleti (lunghi periodi di allenamenti collegia­ li) e quindi ad aumentare il rendimento degli stessi, il che si è ottenuto, e in misura note­ vole, in occasione dei « mondiali » di solleva­ mento pesi. Gli atleti concentrati nella pale­ stra federale di Bolsena hanno strabattuto i loro limiti personali e a Vienna si sono clas­ sificati fra i migliori pesisti del mondo. . Bisogna dunque continuare a battere sulla specializzazione e sugli allenatori. Lo sport in vista di Melbourne ha bisogno di molti mezzi per condurre a termine una preparazione ade­ guata. E’ giunto il momento di aiutarlo. La tassa alla quale gli sportivi si sono assogget­ tati volontariamente non è più sufficiente per alimentare le necessità delle Federazioni, del­ lo sport nella scuola, dello sport nelle Forze Armate e per continuare a costruire stadi, pa­ lestre, piscine, velodromi, ecc. Non vogliamo criticare il CONI che in alcuni settori si è as­ sunto un compito che sarebbe di stretta per­ tinenza del Governo; è tuttavia evidente che se il CONI deve provvedere, in difetto dello Stato, a diffondere lo sport fra una massa sempre più grande, a costruire campi, pale­ stre e piscine in ogni regione d’Italia, i mezzi pei- realizzare i suoi compiti specifici, col pas­ sare del tempo, scarseggeranno in misura maggiore. Il CONI si è impegnato in un altro gravo­ so compito: quello di dotare Roma di tutti gli impianti necessari per ospitare le Olimpiadi del 1960. Roma avrà, non c’è da dubitarne, il suo stadio natatorio, il suo palazzo dello sport, il suo velodromo, i suoi impianti sussidiari, il suo villaggio olimpico che faranno degna corona al più imponente e suggestivo stadio moderno. Altre ingenti somme sono state im­ pegnate per ospitare a Cortina d’Ampezzo i VII Giochi Invernali; altre ingenti spese il CONI dovrà affrontare per partecipare alle Olimpiadi di Melbourne. La cassaforte del CONI non essendo il poz­ zo di San Patrizio, lo sport organizzato, per raggiungere le sue mète, avrà presto bisogno di essere aiutato. Ci si pensi in tempo per evi­ tare che la vacca grassa, troppo spremuta an­ che dal fisco, finisca per ammalarsi seria­ mente. Filippo tlluzj


CARRELLATA ATLETICA Una massa notevole ha raggiunto limiti nazionali

<11 Luigi Fcrrurlo

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L_ Ancora una volta nella 100 km. di marcia il migliore degli italiani è stato Antonio Resta che il fotografo ha ri­ preso quasi al termine della estenuante maratona La stagione atletica 1954, pur senza avere f Ol­ nito alcunché di eccezionale, si chiude con eici risultati promettenti e con molte utili indicazioni, che riaprono il cuore albi speranza di vedere lo sport basilare tornare a collocarsi in primo piano. Infatti uno dei mali dei quali sembrava afflitto lo sport principe delle Olimpiadi, era la poca popola­ rità che esso godeva in mezzo al nostro pubblico ed il diminuito mordente dei nostri atleti in gara. Nel dopoguerra gli sport dilettantistici, quelli che sono cioè la pura espressione della volontà di migliorare se stessi dal punto di vista fisico, hanno subito un grande colpo, minati come sono alla base dal desiderio di « guadagno » che si è impossessato delle nuove generazioni. Però a poco a poco lo spi­ rito di sacrificio per ottenere il risultato in gara, la volontà che è l’anima della competizione, la pas­ sione per lo sforzo fisico inteso come espressione di bellezza e di agonismo puro, tornano ad imposses­ sarsi della nostra .gioventù grazie alla propaganda dei diversi organismi preposti alla divulgazione de­ gli sport dilettantistici ed agli enti che fiancheggia­ no tali federazioni. Ecco cosi risorgere anche l’atletica, diffusa lar­ gamente tra gli studenti delle scuole medie, sicché si va formando l’ambiente per la diffusione di que­ sto sport, un ambiente oggi di attori, domani di di­ rigenti, perché è indubbio che tocca alla classe indi­ viduale il governo della cosa pubblica.

Ripresa dunque dell’atletismo in tutte le zone d’Italia, ripresa nel campo dei risultati sia nel set­ tore nazionale sia in quello internazionale ed anche se i nostri programmi non sono mutati di molto, pure sul vecchio canovaccio si è intessuto qualche cosa di nuovo, si è creata la nuova generazione atle­ tica, si stanno gettando le hasi per i risultati di domani. L’atletismo, sia maschile sia femminile, apre ogni anno la stagione con i campionati di società, tornei di squadra che servono a consolidare sempre più i nostri gruppi sportivi ed a diffondere l’amore per la bandiera, vale a dire per i colori sociali, amore che sembrava in parte scomparso. Nel settore maschile la vittoria è toccata alla S. G. Gallaratese, mentre in quello femminile il successo è andato allo S. C. Bergamo, due associazioni che vantano nobili tradizioni in campo atletico, due associazioni però che faticano a rinnovare i loro quadri ed il suc­ cesso sembra più l’espressione di uomini di classe accaparrati per tempo, che il prodotto di un con­ tinuo rinnovamento di uomini e di metodi. Ecco perché, dopo lo svolgimento dei campio­ nati di società, si presenta anche quest’anno il pro­ blema di apportare al congegno dei due tornei qualche innovazione, sia per dare maggiore incer­ tezza ai risultati, sia per fare del torneo un’arma di penetrazione in profondità, il che è possibile solamente se si obbligheranno le maggiori società

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ad impiegare più di un elemento per ogni specialità ed in tal modo si costringeranno i gruppi sportivi ad assorbire e ad affinare i prodotti della propa­ ganda, vale a dire i giovani virgulti che ogni anno sfornano i campionati del C.S.I.. quelli delle Scuole Medie ed il G. P. dei Giovani.

portando la distanza limite a in. 66,33, poi ha con­ tinuato il 12 agosto con m. 66,73, il 10 ottobre con m. 68.02 ed ha concluso il 23 ottobre con ni. 68,75. Si tratta di un giovane di 22 anni, un po’ mancante di statura (piale lanciatore di giavellotto, ma in compenso dotato di agilità, velocità e potenza.

1 due tornei di società sono stati preceduti dai campionati di corsa campestre e diremo subito che la stagione delle campestri non è stata delle più in­ tense. fatta eccezione del settore giovanile. Il titolo assoluto nelle campestri è toccato al sardo Lai, men­ tre quello assoluto, nel settore femminile, è stato vinto dalla triestina Simonelti, che, come vedremo più innanzi, è stata una delle principali protagoniste delle gare atletiche femminili dell’anno che sta per morire.

Il Ballotta invece è il protagonista di tre pro­ dezze nel salto con l’asta. Il 20 giugno a Parigi uguagliava il primato di Chiesa superando m. 4,20, il primo agosto, durante la disputa del Trofeo della Industria, raggiungeva ni. 4,21, stabilendo così il nuovo primato ed il 3 ottobre, ai campionati asso­ luti di Firenze, con m. 4,26 superava lo stesso primato stabilito a Milano. Per questi due atleti la stagione è stata quindi assai promettente. Anche il Ballotta non ha che ventitré anni e quindi un grande avvenire lo attende.

Campionati assoluti individuali maschili c fem­ minili, campionati di seconda serie e di terza serie hanno completato l’attività nazionale ed in tutte queste manifestazioni, specie negli assoluti maschili di Firenze, si è potuto notare qualche nuovo ele­ mento. il che significa che anche i giovani si fanno strada.

I segni del miglioramento sono dati dai primati e quest’anno, nel campo maschile, ben sette sono stati i record registrali, un traguardo che non si toccava da diversi anni. E’ vero che i protagonisti di queste sette prodezze sono solo due elementi, ma è anche vero che il loro esempio ha servito c ser­ virà di incitamento a tutta la massa dei nostri atleti e vedrete che la prossima stagione si arricchirà di un numero ben maggiore di atleti da primato. I due campioni che hanno raggiunto i sette record sono Ziggiotti nel lancio del giavellotto e Ballotta nel salto con l’asta. Il primo ha incominciato il 15 luglio quando ha migliorato il record di Matteucci,

In campo femminile tre sono i primati miglio­ rati vale a dire quello degli 800 metri ad opera della Simonetti, che in una riunione notturna svol­ tasi all’Arena di Milano, raggiungeva il tempo di 2’16”5, il secondo è il primato della Paternoster che portava il punteggio del pentathlon (9-10 otto­ bre) a quota 4.073 ed il terzo .record se lo aggiudi­ cavano Bergamini-Grignolo-Bosio-Leone che, nella staffetta 4 X 200, segnavano il tempo di 1 ’46”1.

Bilancio buono quello dei record e bilancio nel complesso buono quello dei risultati, perché ad esempio si è riusciti a sfondare nella velocità così come è avvenuto nel giavellotto e nel salto con l’asta e si è pure riusciti ad impostare qualche buon elemento nel salto in alto e nel mezzofondo, spe­ cialità dove invero da anni non si scorgeva un ele­ mento nuovo.

Nella velocità si è avuta la conferma di Gnocchi, un ragazzo di 19 anni che ha corso i 100 metri in

Lo svedese John Ljunggren ha rivinto la tremenda 100 km. di marcia


10”(>, e la doppia distanza di 21”7; pure una con­ ferma ha fornito Ghisclli anche se non ha concluso la stagione in bellezza e segni di miglioramento si sono avuti da parte di Montanari, campione ita­ liano «lei 200 metri.

Nel mezzofondo una promessa fra gli « asso­ luti », può essere rappresentata da Lensi, mentre dei giovani diremo in seguito. Pure nel fondo Mar­ tini. Villani, Pozzebon rappresentano un tentativo di miglioramento. Nei HO ostacoli invece ancora buio pesto, mentre nei 400 metri sempre ad ostacoli Bcttella ha compiuto la prodezza col limite di 53”7 (il miglior tempo stagionale lo ha ancora fornito l’ex campione d’Europa Filiput in 52”3) ed una spe­ ranza sembra sia costituita dal lucchese Martini. Rovcraro, un ragazzo di Albenga di appena 18 anni, ha superato nel salto in alto in. 1,90 c se si rinfrancherà sulla misura massima della corrente stagione, in avvenire accumulerà certamente quei dicci centimetri in più che gli permetteranno di toccare i ni. 2. Nel salto in lungo la nuova speranza è il campione italiano Bravi, che soprattutto è do­ tato veramente di classe atletica, mentre l’Ulivclli, che ha i mezzi c la possibilità, ha forse il torto di non partecipare a molte gare.

Trogu ha sfiorato il primato di Bini nel salto triplo con ni. 14,96, ma qui i nuovi prodotti, oltre al Trogu, sono Bonsignore e Zuccheromaglio. Nel getto del peso Profeti invecchia c migliora ­ •c no i giovani, o quanto meno gli atleti dell’ultimo bando, quali Monguzzi e Mcconi, mentre nel disco in vetta troviamo sempre i soliti Consolini e Tosi, ma Consolini, nella riunione di Karlsruhe, ha lan­ ciato m. 54,78! Nel giavellotto accanto a Ziggiotti, bisogna collocare Farina, che ha bisogno di insi­ stere nella preparazione, perché ha migliori mezzi atletici del veneto e dovrebbe quindi- poter giun­ gere anch’egli presto al traguardo dei 70 metri. Nel martello dominio di Taddia e Cereali, mentre il Lucioli, Valente c Giovanetti tardano a farsi in­ nanzi. La marcia ci fornisce qualche delusione, tipo « cento chilometri », dove gli stranieri vanno do­ minando, tanto che anche l’ultima edizione è stata vinta dallo svedese Ljunggrcn.

Nel campo femminile elementi nuovi faticano a farsi innanzi, sicché, nel settore della velocità, sia­ mo sempre al dominio della Leone, sugli 800 in. la Simonetti sembra la sola capace di prodezze, anche se il distacco suo dalle allete di classe internazio­ nale è ancora marcato, negli ostacoli ni. 80 la Grep­ pi e la Musso restano le migliori nostre ragazze. Elemento nuovo è la Ciardi nel salto in alto che ha superato la promessa Bindocci con in. 1,52, mentre nella prova in lungo il dominio è delle Fassio. Pinto e Musso. Piccinini è in vetta alle lanciatrici di peso, minacciata dalla Paternoster, che si fa in­ nanzi pure nel disco, dove, scomparsa la Cordiale, siamo ai 40 metri della Nctzhandt. Turci è l’anzia­ na giavellottista che domina, sicché gli clementi nuovi si riducono qui alla Giardi, saltatrice in alto ed alla Paternoster, pentalhleta di buona elevatura.

Dopo avere elencati i primati ed i migliori ele­ menti in senso assoluto, diremo quello che è avve­ nuto in campo internazionale. Nel settore maschile gli atleti italiani non hanno avuto avversari di va­ lore e così nel triangolare di Torino battevano fa­ cilmente l’Austria e meno facilmente la Svizzera ed a Bari gli azzurri si assicuravano una netta vittoria sulla Grecia. A loro volta i nostri -marciatori domi­ navano gli svizzeri nell’incontro di Ponte San Pie­ tro. Le ragazze invece, dominate a Monaco dalla rappresentativa della Germania, si rifacevano a Linz contro l’Austria in un match durissimo, dove le nostre ragazze furono avversate anche dal cat­ tivo tempo. Successo da citare è quello ottenuto a Tilbourg dal discobolo Tosi nei campionati inter­ nazionali militari, dove il maresciallo dei corazzieri scagliava l’attrezzo a ni. 51.17.

Nel 1954 si sono pure svolti i campionati eu­ ropei c l’Italia si presentava tanto nelle gare fem­ minili, quanto in quelle maschili, ottenendo in que­ ste ultime una vittoria con Consolini nel disco, seguito dall’immancabile Tosi ed affermazioni in tutti e due i campi. La squadra dei velocisti si ag­ giudicava il quinto posto nella staffetta 4 X 100? mentre Bravi finiva settimo nel salto in lungo e pure settimo Pamich nei 50 chilometri di marcia, dove deludeva Dordoni con il suo ritiro. Taddia era decimo nel lancio del martello (ni. 55,12), Lom­ bardo e Filiput arrivavano alle semifinali rispetti­ vamente nei 400 metri piani e nei 400 metri con ostacoli e Ballotta terminava dodicesimo nel salto con l’asta ( ni. 4,10). Le velocistc azzurre si classificavano a loro volta terze nella staffetta 4 X 100 e la Leone quarta nella gara individuale dei 100 metri, cadevano invece in batteria l’ostacolista Greppi e la fondista Simonetti. Ora uno sguardo rapido al settore, propagandi­ stico e giovanile. Al G. P. dei Giovani l’esathlon veniva aggiudicato a Colatore, un ragazzo veramen­ te promettente, dotato di buoni mezzi fisici, mentre il G. P. di Mezzofondo veniva vinto da Di Arienzo e la finale del G. P. delle Regioni (gara a squadre per terza serie) dalla Lombardia, ma i giovani che si affermavano si chiamavano Galbiati, Serena, Sca­ vo, Perrone, Zuccheroinaglio. Vi è un discobolo però che bisogna citare, fra i giovani ed è il bassanese Giacobbo di 19 anni che ha sfiorato nel lancio del disco i 45 metri. E’ un Consolini in formazione.

Lo Scavo del G. P. delle Regioni è un autentico valore nel campo del mezzofondo, perché a 17 anni egli ha già corso i 1500 metri in 4’4”6, limite che alla stessa età Beccali non aveva ancora raggiunto. Altri giovani da seguire sono i saltatori in alto Zanoncclli e Carnevali, l’ottocentista Sambo, l’osta­ colista Monego. Ma nella prossima stagione matu­ reranno altri clementi sfornati quest’anno dalle Scuole Medie, Luigi Ferrarlo

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DALLA FUCINA DEL C. S. I.

STEFANO USUI IH di Catania

Dopo tanti anni di laborioso lavoro propagandistico rivolto soprat­ tutto ai giovani, il CSI Catania ha avuto la soddisfazione di vedere coronato il suo duro lavoro da un luminoso successo: la conquista della maglia azzurra da parte del triplista Stefano Bonsignore. Questo giovane atleta, rivelatosi e cresciuto nelle file del CSI, è venuto improv­ visamente alla ribalta dell’atletica italiana vincendo il titolo italiano di salto triplo ai campionati terza serie nel 1951, gareggiando per i colori del CSI Catania. Conseguita la maturità classica e iscrittosi all’univer­ sità. lascia con molta nostalgia il CSI per passare al CUS. Continuano i progressi di Bonsignore, affidato agli insegnamenti di De Magistris. Nel '52, a Merano, in occasione dei campionati universitari, si laurea campione italiano di salto triplo e l’anno appresso conquisterà pure il titolo del salto in lungo, sempre con prestazioni che lo pongono fra i primi dieci della graduatoria stagionale italiana. Poi la sua attività subisce un periodo di stasi a causa degli impegni con lo studio. All’inizio della stagione 1954 lo rivediamo nuovamente in pista e si porta in pri­ missimo piano in campo nazionale. A Napoli vince ancora un altro titolo italiano, quello per seconda serie, mentre a Cagliari — una setti­ mana dopo — stabilisce con metri 11,58 la seconda prestazione italiana della stagione. Misura questa che rappresenta il suo limite personale. Con questa credenziale si presenta agli « assoluti » ed eccolo ancora una volta salire da vincitore il podio. Dopo un po’ di tempo indossa la sua prima maglia azzurra nell’incontro con la Grecia a Bari. In effetti, Bonsignore, se la meritava una tuta con la scritta « Italia » dopo aver vinto cinque titoli nazionali. Bonsignore è un ragazzo serio e lo s’in­ contra difficilmente per le strade. Per trovarlo bisogna recarsi di mas­ sima allo stadio. Tempo addietro infatti siamo andati al Cibali per assi­ stere ad un suo allenamento. Così fra una prova di salto, un giro di souplesse e un allungo gli abbiamo fatto qualche domanda. — Speravi di potei" vincere agli assoluti? — Ai campionati italiani — risponde Bonsignore — volevo soltanto confermare di essere il migliore dopo il cagliaritano Trogu e franca­ mente nutrivo in segreto la speranza di poterlo battere, come qualche volta mi è riuscito di fare. Trogu però non ha gareggiato, perché infor­ tunato, sicché mi è stato molto -facile regolare degli avversari che non potevano intimorirmi che da lontano. Mi fa piacere di aver vinto; la mia mira però era quella di assicurarmi una delle due maglie azzurre in ballo per rincontro con la Grecia.

...il giorno indimenticabile della prima « tuta » azzurra.

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— Sei stato contento di esordire in nazionale? — Credo di essermela meritata la maglia azzurra, anche se ciò ha superato ogni mia più rosea aspettativa e ne sono felice perché ho raggiunto la grande aspirazione di ogni atleta. Spero di poterla indos­ sare per parecchie volte. — Cosa ci dici del CSI Catania? — Vi sono delle persone molto appassionate che sostengono in ma­ niera veramente pregevole ogni atleta, preparandolo con molto scru­ polo alle gare sia tecnicamente che moralmente. Il CSI Catania è una fucina di atleti che hanno tenuto e tengono sempre alto il nome della atletica siciliana e catanese in particolare, ed è una fonte da cui attin­ gono tutte le società catanesi. Io non sono che uno dei tanti. Quando Bonsignore iniziò la sua carriera indossando la gloriosa casacca del CSI pochi erano gli sportivi, anche fra quelli particolar­ mente appassionati dell’atletica leggera, che avevano sentito parlare di lui. Oggi egli è un campione di fresca fama avendo indossato la ma­ glia azzurra. Gaetano Pappalardo


RASSEGNA GIOVANILE ALLE TERME DI CARACALLA

La Lombardia ancora al vertice tra le regioni Ogni anno ormai, a fine ottobre, il internazionali. E in più l’inquadra­ volta alla squadra della Lombardia, Gran Premio-delle Regioni consen­ mento degli atleti nelle rappresen­ come era nelle previsioni della vi­ te di tirare le somme di un anno tative regionali, ognuna con i suoi gilia. La tradizione del vivaio lom­ di attività atletica e nell’incante­ dirigenti, col suo commissario tec­ bardo, fucina dei migliori atleti di vole campo delle Terme di Cara- nico, con i suoi « colori ». molto Italia, non è stata smentita. E que­ calla si radunano le rappresentati­ utilmente favorisce un più elevato ve regionali dei III serie, degli spirito agonistico e di conseguenza sta tradizione è basata sulla vitali­ esordienti cioè, che vengono a so­ un maggior rendimento tecnico. tà della stirpe, sul numero e soprat­ stenere i loro esami di maturità Dove si vede che anche l’elemento tutto sulla qualità delle società, del dirigenti e dei tecnici lombardi. atletica alla presenza dei dirigenti « novità » ha la sua importanza. Ma anche le rappresentative del­ e dei tecnici federali. Per passare dall’astratto al con­ la Liguria dell’Emilia e del Veneto creto, è indubbio il miglioramento L’idea e la formula della manife­ stazione sono state indubbiamente qualitativo delle rappresentative si sono battute con molto valore e indovinate ed il successo che le ha regionali viste quest’anno alle Ter­ non hanno demeritato. Lazio, To­ arriso è stato vivissimo. La funzio­ me, merito anzitutto delle organiz­ scana e Piemonte, su un livello leg­ ne di questo Gran Premio è stata zazioni giovanili, in primo luogo il germente inferiore, hanno come at­ ed è soprattutto quella di coope­ CSI, che si preoccupano esclusiva­ tenuante la sfortuna che le ha per­ rare a formare nel giovane atleta mente delle leve. Ma anche ottimi seguitate. abituato quasi sempre solo alle elementi, già conosciuti in campo L’analisi dei risultati tecnici met­ stracche riunioni regionali, la men­ nazionale si sono confermati in te in luce, come si è detto, un insie­ talità esatta dell’atletica leggera questa edizione ’54, se ben otto pri­ me di buone prestazioni anche se poiché egli ha modo di gareggiare mati su dieci sono stati eguagliati non si è trattato di sorprese o di in una manifestazione modellata o migliorati. rivelazioni essendo molti atleti già sulle grandi riunioni nazionali ed La vittoria è andata ancora una noti. Ed in primis bisogna dire di

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ne hanno visto 10 atleti sotto i 34’ una misura soddisfacente per III serie. Nella povertà di ostacolisti che affligge l’atletica nostrana, si sono messi in luce il laziale Sbernardori e il lucchese Paoletti (secondo, ma già vincitore dei II serie a Napoli) ma i loro risultati non hanno molto a sperare di avere tro­ .ìó ' 'J incoraggiato vato il successore di Facchini che ■ da oltre 10 anni aspettiamo. Eccellenti sono stati invece i ri­ sultati conseguiti nella staffetta 4 x 100 se si pensa che il tempo del quartetto lombardo è uguale a quel­ lo che ha permesso all’Etruria di Prato di laurearsi campione d’Italia assoluto. Priva del suo miglior Giovanni Scavo, è stato la rivelazione deirannata nelle gare di mezzofondo. Il velsprintér, il classico Pollini, la Lom­ letrano è uscito d'improvviso dal fertilissimo abbondante vivaio studentesco ed ha bardia allineava Gianoni dello S. C. posto nella pratica atletica lo stesso ardore che lo fa essere tra i primi anche a Italia, i due della Riccardi Masera scuola. Ciò che accresce i suoi meriti. ed Annoili e il figlio del notissimo velocista olimpionico Maregatti Roveraro dell’Atletica Albenganese, Gnocchi e Galbiati) dall’azione ar­ (10”6 oltre 25 anni fa!). Ma non bi­ « azzurro » del salto in alto, che si monica e facile e il milanese Anno­ sogna dimenticare il Commissario è imposto con 1,80 su un lotto di ili proveniente dal fertile vivaio Tecnico Fontebuoni e il presidente concorrenti n o n particolarmente della Riccardi già affermatosi ai del Comitato, Ferrarlo, che dopo avere allenata e amalgamata la brillanti. Roveraro dicevamo. Che campionati nazionali del CSI. squadra hanno seguito dai bordi non è un nome nuovo se quest’an­ Serena, del CO IN di Mestre, vinci­ no, bruciate le tappe, sotto la sa­ tore dei 400 davanti a degli avver­ del campo, prima trepidanti e poi piente guida dell’istruttore federale sari di classe modesta (ma quale commossi, la fantastica galoppata prof. Russo che lo ha assiduamente coraggio nel bresciano Bertuetti se­ dei loro ragazzi. seguito, dopo avere indossato la ma­ condo in 51”2!) ha corso sul ritmo Su un normale livello tecnico di­ glia azzurra, ha ottenuto l’exploit, dei 50” e se impegnato avrebbe fat­ sco e peso vinti dal pugliese Pavo­ invero notevole, di vincere prima il to certo meglio. ne e dal piemontese Audenino. campionato di III serie, poi il cam­ Scavo, Baraldi, Clementi e Geat Nell’insieme, quindi, il bilancio è pionato italiano per la II serie e hanno dato tono e colore a un 1500 positivo. Diamo doveroso atto a quindi il titolo assoluto con un ri­ che se ha registrato, per l’inespe­ tutti, dirigenti di Società e FIDAL, spettabile 1,90, misura che se in rienza dei protagonisti, una irre­ di avere lavorato bene. La speranza campo internazionale è mediocre, golare condotta di gara, è risultata di uscire dal vicolo cieco e di ri­ ragguagliata alla sua età e soprat­ la prova più apprezzata dal punto scattare la mediocre spedizione a tutto al fatto che è praticamente al di vista agonistico. Di questi 1500 Berna ai campionati europei (per­ suo primo anno di attività depone bisogna un po’ parlare: iniziando ché è di mediocrità che onesta­ molto favorevolmente sulle sue pos­ quindi dal laziale Scavo, un gio­ mente bisogna parlare) è stata ali­ sibilità. vane atleta che proviene dalla scuo­ mentata da questa edizione ’54 del Un azzurro in gara dunque. Ma la (ma arginiamo, per carità, l’uso Gran Premio delle Regioni. L’atletica leggera italiana ha bi­ due altri giovani che con le loro compiacentemente invalso da un prestazioni hanno conquistato il po­ po’ di tempo di attribuire qualsiasi sogno di uscire dagli schemi fissi e sto in nazionale: il veneto Zucche- nuovo atleta allo « Sport nella Scuo­ tradizionali ai quali è da un po’ romaglio, vincitore del salto triplo, la » magari solo perché è studente!) di tempo ancorata e deve liberarsi un atleta che ha colpito soprattut­ e, pur giovane e acerbo, ha guidato dalle sovrastrutture demagogiche to per la sua elasticità e il suo mor­ la gara con un cipiglio ed una au­ che qua e là affiorano ancora. Vi­ dente, e il genovese Galbiati dell’As­ torità che hanno stupito ed ha im­ vissimo è ancora in tutti il ricordo sociazione Amatori Atletica, vinci­ posto agli avversari la sua classe dei risultati raggiunti e dell’opera tore dei 100 m. che ha dalla sua con un finish veloce e, nello stesso del marchese Ridolfi e di Boyd una certa potenza e una continuità tempo, facile. Il lombardo Baraldi. Comstock. Gli attuali dirigenti fe­ di rendimento oltre una giovanis­ sul filo, ha regolato Clementi e Geat derali hanno capacità e mezzi (rap­ sima età (16 anni appena). Gli al­ che le cure e la capacità del dottor presentati dal validissimo appoggio tri velocisti non hanno deluso e Bononcini hanno portato dal cam­ del CONI) di riportare l’atletica ita­ particolarmente sono stati notati il po delle speranze a quello della liana a quel recente glorioso pas­ sato. Ma è necessario farlo con una marchigiano Crescenzi (terzo ai realtà. 1 10.000 vinti dal pugliese Ferro- certa urgenza. « seconda serie » a Napoli dietro

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di Andreina Gotta e Livio Urbanil

Delle molte manifestazioni e competizioni regionali e nazionali di ginnastica femminile che hanno avuto il loro svolgimento nel 1954 e che testimoniano una attività via via crescente, citiamo quelle maggiormente note ed impor­ tanti: Gara Federale per esordienti. Gara per la Coppa Città di Genova per Esordienti e Juniores, gara Scolastica individuale per Allieve e per la disputa del Trofeo Baumann (di squadra), Campionati Nazionali per Juniores e Seniores.- mentre ci soffermiamo brevemente sulle due gran­ di. manifestazioni dell’annata: il Campionato del Mondo di ginnastica {individuale) e le Feste Internazionali di Ginna­ stica (per squadra). La ginnastica femminile ha avuto nel 54 la più bella af­ fermazione che si potesse immaginare con l’ottima clas­ sifica della nostra squadra nazionale femminile parteci­ pante ai Campionati del Mando effettuatisi a Roma negli ultimi giorni del giugno scorso. Il V posto sulle 17 squadre nazionali concorrenti non appare forse ai profani di ginnastica che un posto ono­ revole e nulla più; considerando invece che le quattro squadre che ci precedono (Russia, Ungheria, Cecoslovacchia e Romania) appartengono tutte, al settore Est, si deve con­ cludere che le nostre ragazze hanno ottenuto un risultato veramente notevole, degno di ogni elogio. Tutti sanno su quale differente organizzazione poggi lo sport nelle Nazioni che ci precedono in classifica e come l’ordinaménto politico che affida tutto allo Stato faci-

liti ed appoggi aprii attività che possa allo Stato giovare. Lo sport è senza dubbio una di queste. La nostra squadra quindi, che ha saputo superare Na­ zioni di indubbio valore e di remota tradizione ginnica quali la Germania, la Polonia, la Svezia, la Francia, per non citare che. qualche esempio, merita di essere additata agli sportivi /ter l’óttimo suo comportamento e per la perfezione tecnica raggiunta. Nella prova dell’esercizio ritmico collettivo poi. la no­ stra Nazionale ha ottenuto tuta classifica ancora migliore: le è stato aggiudicato il II posto e quest'altro ottimo ri­ sultato sta a dimostrare innanzi tutto l’affermazione del metodo italiano di ginnastica ritmica moderna ed in se­ condo luogo l’abilità tecnica raggiunta dalle nostre individualiste che. allenate esclusivamente alla ginnastica agli attrezzi, hanno in /lochi mesi completata la loro prepara­ zione anche nella parte collettiva ritmica. Naturalmente ili questo va dato elogio anche alla Capo­ squadra Federale Signora Fabbri, ideatrice del magnifico esercizio collettivo con le claretto ed istruttrice valente e paziente, come non si deve dimenticare il lavoro dell’Allenatore Nazionale Cav. Lay per quanto riguarda la parte attrezzistica. Non si è parlato fin qui che di classifiche essendo qua­ ste più eloquenti delle parole; nta le classifiche, si sa, sotto raffronti. Sta di fatto che anche in senso assoluto, le nostre ginnasta hanno molto progredito in questi ultimi tempi; i loro esercizi sono eseguiti con maggiore dinamismo, con aumentata decisione e sicurezza e contengono elementi di una più grande difficoltà. Contemporaneamente ai Campionati del Mondo si è. svolta allo stadio Olimpico di Roma una gara internazio­ nale di squadra. Se ai primi ha partecipato Félite delle individualisle, alla seconda si sono potute ammirare ma­ gnifiche squadre provenienti da ogni parte d’Italia e varie dall’estero. Il programma di questa gara era abbastanza complesso e poiché non vi erano le solite categorie con programma diverso (gara allieve, gara atletica adulte/, molte squadre hanno dovuto per la prima volta affrontare le prove agli attrezzi. A concorso concluso, si può bene affermare che. Ip. squa­ dre italiane si sono imposte nettamente per la precisióne dei movimenti, per l'acquisito senso ritmico negli esercizi col­ lettivi, per l'accurata preparazione nelle prove agli attrézzi. Per cui, nel consuntivo di fiele d’anno, non si può‘che compiacersi con i Capisquadra e Dirigenti rutti che ci hanno dato la soddisfazione di dimostrare agli sportivi di tutto il mondo convenuti a Roma, quale sia ' l'efficienza della nostra ginnastica femminile tanto nel settore indi­ viduale quanto nel settore collettivo.

Andreina Gotta Sacco

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Stupenda e sincrona evoluzione col­ lettiva al "cavallo ” nel corso dei cam­ pionati del mondo di ginnastica svoltisi a Roma nell’incomparabile scenario del Foro Italico l'estate scorsa

PROGRESSI MASCHILI La Federazione Ginnastica d'Italia antesignana fra tutte le Federazioni Sportive può essere considerata quella che maggiormente è stata danneggiata dall’ultimo conflitto mon­ diale in quanto molti giovani che in quel periodo avevano già raggiunto una certa maturità tecnica, purtroppo sono stati costretti ad abbandonare questa specialità agonistica per i motivi sopra accennati. E’ notorio che per fare un buon ginnasta ci vogliono anni di lavoro duro, oscuro, irto di difficoltà e soprattutto privo di quelle soddisfazioni che molti sport invece possono dare agli atleti che lavorano all’aria aperta e quindi a stretto contatto del pubblico.

Pur tuttavia la Federazione Ginnastica non ha dormito ma, animata da dirigenti sagaci, abili, appassionati e con­ vinti dell’importanza educativa di questo nobile sport, ha ripreso sensibilmente a lavorare in profondità per ritornare gradatamente ad inserirsi fra quelle Nazioni che oggi sono al vertice di questo sport agonistico. E benché molte So­ cietà per eventi bellici e quindi per mancanza di palestre, distrutte o requisite, non hanno potuto iniziare la prepa­ razione dei nuovi ginnasti, pur tuttavia, si è notato un ritorno di fiamma sportiva che sta dando oggi i primi con­ creti risultati. Nell’Alta Italia le Società hanno lavorato c lavorano intensamente ed attraverso il Campionato di So­ cietà (sino all’anno scorso) hanno dato vita ad una interes­ sante attività che ha avuto il privilegio di animare i gio­ vani atleti affiancati dagli anziani che con la loro espe­ rienza c con la loro passione hanno saputo trascinare c rendere sempre viva l’ardente fiamma della ginnastica ar­ tistica. Incontri regionali, interregionali, concorsi nazionali cd internazionali vengono svolti annualmente sotto l’egida della Federazione che, diretta magistralmente da uomini provati ed esperti, ha già rinnovato e sta ora perfezionando i programmi e l’indirizzo tecnico maschile.

E’ intendimento della Direzione Tecnica Nazionale di studiare un programma dettagliato soprattutto per le nuove leve che debbono rappresentare l’obiettivo principale di tutti gli sforzi della Federazione. I programmi sono in pieno sviluppo come pure tutti

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coloro che sono stali scelti recentemente a collaborare nel piano tecnico, sono già all’opera da diverso tempo. Le gare più importanti che servono a preparare i giovani possono essere giustamente considerate la « Coppa Buriani », il Trofeo « L. Capei la » e la Coppa « Cino Nardi ».

In tutte le regioni poi vengono organizzate periodicamente delle gare riservate aHa categoria Allievi ed Esordienti che ormai hanno raggiunto una notevole schiera di partecipanti sui quali la Direzione Tecnica sta svolgendo dei periodici controlli al fine di coordinare il lavoro delle diverse Società, seguire il progressivo sviluppo tecnico al fine di preparare un terreno fertile per rinvigorire le schiere dei ginnasti anziani. Anche il Meridione sta dando dei buoni risultati lo stanno a dimostrare i risultati delle Società meridionali nell’ultimo Concorso Internazionale di Roma, giugno 1954.

La Nazionale italiana ha partecipato a molti incontri in­ ternazionali con la Svizzera, Francia, Finlandia, Jugoslavia, Lussemburgo, riuscendo ad imporre quasi sempre la sua alta scuola su alterna fortuna. Mantenendo fede, agli im­ pegni sportivi la Nazionale italiana ha partecipato alle Olimpiadi di Londra classificandosi quinta al Torneo del Lussemburgo affermandosi seconda dietro la Svizzera, ai Campionati del Mondo di Basilea (1950), quarta; alle Olimpiadi di Helsinki, decima; ai recenti Campionati del Mondo, ottava. In queste grandi manifestazioni individual­ mente si sono segnalati Figone, Zanetti, (Olimpiadi di Londra), Figone ancora ai Campionati del Mondo di Roma. Dietro a questi ginnasti che oggi rappresentano l’elite della ginnastica italiana, sono molti giovani come Agabio, Carnoli, Vicardi, Tronu, Sotgiu e qualche altro che hanno tutti i migliori requisiti per emulare se non superare i loro colleghi. Indubbiamente si sta lavorando e sicuramente solo il tempo ci darà ampie soddisfazioni . perché la via è lunga lenta e difficile, ma nel ricordo dei grandi Campioni come Draglia, Neri, Gugliclmetti, Armelloni ed altri che seppero coprirsi di gloria e di ammirazione nel mondo in­ tero, i giovani sapranno difendere questo prestigio e ri­ conquistare nuovi allori in ogni campo.

Livio Urlino!


CONSIDERAZIONI MORALI SULLA IMPRESA ITALIANA DEL U 2 Dalla viva voce dell’Ing. GIULIO APOLLONIO consigliere nazionale del C.A.L

SAN VITO DEL CADORE, novembre

Dicono che io sia un nostalgico irriducibile. Dovun­ que io mi trovi, quando sento prossima l’ora del tra­ monto, mi assento quasi dalle cose che mi attorniano e penso al tramonto, al colorito tramonto della mia Valle, dietro il monte Pelino, parete rossa di dolomia, quasi vergata a frustata nelle ere geologiche, perché vi rima­ nessero incise rigature, ccngie, incrinature d’ogni genere c portata. Ecco: in quel momento io mi sento montanaro, anche se le cose che mi attorniano sono di una città, di una città distante mille miglia dal mio paese. In quel momento vorrei essere fedele Signore delle più belle e più schiette virtù, che la gente della montagna custodisce da secoli. Chi passa e mi guarda, dirà certamente che io sono diventato matto, e se poi sapessero la causa della mia contemplazione si metterebbero a ridere con un certo sorriso di compassione. M’è capitato più volte, ed è pro­ prio così. A questi signori, io vorrei chiedere, se quando i programmi della RAI, tra tanti tanghi e slow, fanno sentire, la Montanara del coro SAT di Trento, o la « Stelutis Alpinis » o « La Val Camonica », o « Bombar­ dano Cortina » dei « veci » alpini del 7" reggimento, vor­ rei chiedere se proprio loro non sentono nulla del tutto, se non sentono che queste voci parlano con il cuore dei semplici e dei buoni, con il cuore di chi per base della vita ha posto i principi basilari dello spirito. Ebbi la fortuna di essere presente il 12 settembre scorso all’assemblea generale della SAT di Trento, la gloriosa Società /Alpinisti Tridentini, che esercitò nei tristi anni del giogo straniero, oltre che l'amore per la roccia anche quello per la Patria. Fu proprio in quella occasione che l’avv. Stefanelli di Trento, invitò l’ing. Giulio Apollonio, consigliere nazionale del CAI, ad esporre alcune conside­ razioni sulla vittoriosa impresa degli italiani al K 2, Giulio Apollonio, poco più che quarantenne è un puro montanaro di Cortina d’Ampezzo. Aderì volentieri all’invito ed iniziò dicendo che il suo non poteva essere un commento tecnico dell’impresa. « Montanaro, tra mon­ tanari semplici, disse Giulio Apollonio, parlo alla mia gente con semplicità e schiettezza. I vecchi Trentini hanno parlato a me ed a voi senza sfoggio oratorio, senza re­ torica, non per vanagloria di quanto hanno fatto, ma per incitare i giovani a programmi costruttivi, ad essere uniti e solidali. Così io voglio parlarvi della spedizione Desio

al K. 2. La vittoriosa impresa degli italiani, è stata un au­ tentico trionfo dello spirito, della volontà, della pazienza, di tutte le virtù prettamente montanare, sul calcolo, sul­ l'interesse, sull’egoismo oggi dilaganti. Il K.2 è stato cioè una vittoria dei diseredati, degli umili, dei disinteres­ sati ». « La spedizione è stata concepita ed eseguita con un senso di massima serietà e responsabilità; nessuna facilo­ neria è stata ammessa. Nell'ambiente alpinistico sono stati scelti 20 uomini, i migliori sotto tutti gli aspetti alpini­ stici. Bastavano undici uomini per l’impresa al Caracorum c siccome era difficile sceglierli — tenendo in considera­ zione soltanto il lato alpinistico — la commissione del CAI lasciò l’ultima parola ai medici. Essi dettero il loro referto senza subire pressione di alcun genere, e se alfine qualche esclusione ci fu, e fu dolorosa, anche questa venne accet­ tata per quel senso di serietà che è stata la caratteristica precisa della realizzazione della grande impresa ». Durante l’allenamento al campo base si rinsaldò mag­ giormente tra i nostri ragazzi il loro spirito di amicizia e di coesione, che si esternò più tardi in quello che pos­ siamo definire: « Il patto del silenzio ». L’ing. Apollonio per quanto riguarda « il patto del silenzio » disse che esso fu una magnifica espressione di maturità spirituale, di ricchezza interiore, non voluta dal capo della spedizione, ma da tutti i rocciatori insieme, subito dopo la morte del povero Puchoz. E questo patto è stato confermato poco fa a Genova dal prof. Desio. « Con questo i nostri rocciatori vollero dimostrare che nessuno di loro era animato da un senso di ambizione personale, da una speranza di gloria individuale. Dimo­ strarono invece di capire come la vittoria finale era solo possibile con l’unione degli sforzi, delle fatiche e dei sacri­ fici di ognuno. Capirono e sapevano ormai che il premio ambitissimo di toccare la vetta non poteva che aversi da una naturale selezione tra di loro. Quella selezione che ad ottomila metri di quota avrebbero fatto le invincibili forze della natura ». « Solamente questo spirito, questa comunione mista di volontà (unita alla organizzazione di cui non sto a dirvi la perfezione) rese possibile la conquista del K 2. Siamo perciò tenuti a rispettare e non criticare il patto del silen­ zio, espressione di altezza spirituale e di puro disinte­ resse ». « Per valutare la tenacia e la resistenza morale dei

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nostri ragazzi, è giusto considerare anche che la maggior parte di essi furono costretti a rimanere immobili o quasi per circa 40 giorni a quota 7000, sotto le tende sferzate continuamente da tempeste di neve e di vento. La stan­ chezza psico-fisica, accentuata dalla rarefazione dell’aria, provocò quella che potè sembrare una crisi di depressione. In questo momento si rilevarono le capacità del capo, che seppe a distanza, sia pur con qualche durezza, rincuorare la sensibilità degli scalatori, che seppero accettare questa benefica influenza ». « Tralasciamo quanto è stato scritto in questo duro periodo di ansie, di dubbi e di speranze e consideriamo l’epilogo. « Il capo affida a pochi uomini il compito di muovere da quota 7000 per la continuazione dell’impresa. Dopo piantato il campo 8 avviene un altro fatto meraviglioso. Questi uomini si selezionano tra loro, dominando un pur giustificato senso di ambizione. Designano due fra essi che andranno a piantare il campo 9 (8100 metri circa). Intanto altri due uomini più un Hunza, porteranno loro le bombole d’ossigeno. Uno di questi cade sfinito a circa due terzi della salita tra il campo 8 ed il campo 9: l’altro con l’Hunza salgono ancora ed arrivano ad un ripido la­ strone di ghiaccio; sono circa 200 metri sotto i compagni in attesa, sorpresi dall’oscurità non possono più distin­ guere la via da seguire e chiamano. « Compagnoni e Lacedelli escono dalla tenda del cam­ po 9, segnalano con la lampadina la loro posizione e per­ cepiscono immediatamente la gravità del pericolo, cui an­ drebbero incontro qualora tentassero di salire con quella oscurità il ripido lastrone di ghiaccio. I due conquistatori non pensano alla fatica che domani dovranno incontrare per ridiscendere a prendere i respiratori e continuare poi per la vetta. La vita dei compagni è naturalmente più cara e gridano loro di abbandonare i respiratori e di ritor­ nare indietro. « Lasciano i respiratori ma non possono scendere. Sca­ vano con le mani una buca della neve ed abbracciati passano così una notte intera. Al mattino scendono al campo 8; il bravo Hunza ha le mani congelate. Ed a proposito di questo Hunza, non sembra una bestemmia, la notizia pubblicata da uno dei massimi quotidiani ita­ liani, secondo cui egli sarebbe stato costretto dai due vit­ toriosi del K. 2 a fermarsi a pochi metri dalla vetta, con un gesto non certo intonato al comportamento morale di­ mostrato fino a quel momento? « Alla mattina Compagnoni e Lacedelli, vedono sotto di loro i respiratori abbandonati e scendono con prontezza a prenderli; continuano la strada ma poi, a circa un’ora dalla vetta, l’ossigeno consumato maggiormente per la strada più lunga si esaurisce. Qui siamo nell’eroi­ smo più puro! Andare oltre in quelle condizioni significa voler andare verso la morte e la vita è un dono così me­ raviglioso per i giovani. La mancanza di ossigeno impre­ veduto ed imprevedibile, non poteva essere un pretesto magnifico per il ritiro dalla spedizione? Tanto erano giàarrivati più in alto di qualsiasi altra spedizione. « Ma i nostri due valligiani non sono due divi dello sport, che si ritirano dalle competizioni, anche all’estero, perché dubitano della vittoria o perché lo sforzo che do­ vrebbero fare ed il rischio per raggiungerla, non sono proporzionali al compenso che ne avrebbero: Compagnoni e Lacedelli sono due figli semplici e poveri delle nostre

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montagne, sono creature umili e disinteressate, non pen­ sano alla morte, al sacrificio, alla loro giovinezza; sentono soltanto 1 impegno che hanno assunto e che a nessun costo vogliono mollare. « Discendono nella notte oscura, che restare vuol dire morire, cadono, si alzano, si aiutano in fraterno affetto, riabbracciano alle ventitré i compagni al campo nove, che già disperavano di abbracciare ». L ing. Apollonio ha finito il suo dire con profonde, toccanti, nobili parole. Tanti occhi luccicavano qui attor­ no. Ed anch’io semplicemente, dopo il nobile dire di Giulio Apollonio, penso che sostare in raccoglimento al­ l’ora del tramonto, di fronte ad una parete rossa di dolo­ mia, non sia una debolezza. Quando penso che la montagna sa incitare e far por­ tare a termine sì grandi trionfi delle migliori virtù dello spirito sulla materia, sull’egoismo, quando guardo le mie Dolomiti all’ora del tramonto, penso alla vittoria di Com­ pagnoni e Lacedelli sul K. 2. E sulla vetta del K 2 a pe­ renne sentinella delle migliori virtù di tutti questi roc­ ciatori, sta l’anima generosa della guida alpina Mario

Puchoz. Meolò De Sandre

Un manuale del Tennis da tavolo In elegante veste tipografica, edita dalla nota ditta sportiva milanese Simonis, è uscito recentemente "Tennis da Tavolo Moderno - Il Manuale per tutti” di Gulliver, pseudonimo sotto il quale si cela il mag­ gior tecnico di questo sport. E’ veramente uno sport il Tennis da Tavolo? Men­ tre si considerano tali, anche per quel che si legge sulla stampa specializzata, l’aeromodellismo, il calcio balilla, il biliardo e gli scacchi, spesso ancor oggi si pensa allo sport pongistico come a quel giochetto di tic-tac, di batti e ribatti, buono ad ammazzare il tem­ po; e verso esso si continua ad avere una prevenzione ingiustificata, un ostracismo iniquo. Coloro che così affermano, e questi atteggiamenti assumono, dovrebbero assistere una volta all’incontro fra due autentici atleti (altrimenti allo stesso modo, noi pure potremmo pensare che il gioco... dei calci, praticato dai ragazzini, non è uno sport); certamente si ricrederebbero. Perché? Cosa manca al Tennis da tavolo per essere uno sport? Non pretende forse spreco di forze fisiche? Non esige dispendio di energie psichiche e morali, an­ cor più di altri, al pari di quelli in cui l'atleta si trova solo, a tu per tu, a combattere contro il rivale? Non richiede anch’esso una preparazione atletica? Tutto questo sembra voler dimostrare l'autorevole autore con le duecento pagine del libro. Ma l'intera opera è dedicata agli atleti praticanti, sia che siano agli inizi, sia che siano a metà e non riescano più ad andare avanti o che, infine, siano già in auge. Già nella mancanza assoluta di allenatori, reputia­ mo davverg il libro indispensabile agli appassionati, giacché in esso si trovano pagina per pagina, riga per riga, ammonimenti, consigli e finezze a iosa. Non resta pertanto che augurarsi che i pongisti italiani com­ prendano veramente l'utilità dell’opera e ne facciano tesoro. Alewanndro Paolo»!

Il volume « Tennis da Tavolo Moderno » di Gulliver, prezzo L 700, è in vendita presso: OGNISPORT del C.S.I. - Via Conciliazione, 1 - Roma.


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Questo secondo Campionato Mondiale di "Basket” rimarrà nella storia dello sport cestistico come uno dei migliori in senso tecnico e cavalleresco per l ot­ timo gioco svolto da tutte le squadre partecipanti e per lo scenario maestoso e coreografico del magnifico "Ginasio de Maracanazzino" e del pubblico "ca­ rioca” di Rio de Janeiro, che non ha mancato mai di dare un tono allegro e festoso in ogni gara.

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Ancora una volta gli Stati Uniti han­ no dimostralo di essere i più forti ce­ stisti del mondo con una serie di pre­ stazioni magnifiche e positive che hanno sbalordito ogni tecnico. Squadra formata da elementi giovanissimi ben preparati fisicamente e tecnicamente con un ba­ gaglio non comune di esperienza. Vitto­ ria mentalissima, e colta da gran cam­ pioni. La compagine era guidata dal mago del "basket" americano M. IVarrem. IVonible, già allenatore della squa­ dra vincitrice delle ultime Olimpiadi. Numero uno della squadra il tecnico e prestigioso Joe Stratton, un vero fuo­ ri classe. Non da meno gli altri undici giocatori tra cui i due Min ter e Johnson, Il loro gioco basato su di una forza di penetrazione non comune e con dei rimbalzisi! di oltre due metri e. con una variazione continua di veli e contropiedi < velocissimi. Gioco a zona ravvicinata che può quasi definirsi all’uomo. Nessuna compagine ha saputo resistere a questi campioni ed anche il bravo Brasile ha dovuto rassegnarsi alla più dura scon­

fitta. Il Brasile, Il arrivato, si è presentato con una squadra preparatissima e dotata di elementi velocissimi e molto tecnici. Un complesso molto buono con una va­ rietà di gioco stupenda alla garibaldina. Il Brasile ha fatto passi da gigante e si è inserito tra le compagini migliori del mondo. Sono sicuro che alle prossime Olimpiadi sarà un osso duro per tutti. Spreca molte energie perché tutti i gio­ catori giocano per il loro pubblico e si mimano all’eccesso per l’entusiasmo di questi. E’ una grande squadra meritando in pieno il posto conseguito. Le vere sorprese di questo campiona­ to si chiamano Filippine e Cina. Que­ ste due squadre asiatiche hanno conqui­ stato non solo i tecnici ma anche tutto il pubblico brasiliano per la loro altis­ sima tecnica e "briosità" manifestata in ogni partita. Era uno spettacolo vedere gazzelle umane volare verso il canestro con una elasticità che aveva del mera­ viglioso. Non una scorrettezza e non una protesta. Era un piacere dirigere le loro gare. Molte volte si sentiva il deside­ rio di applaudirli a scena aperta per le loro prodezze. Vorrei che il pubblico italiano potesse vedere all’opera questi bravi giocatori, i veri ballerini del "ba­ sket”, per ammirarli e godere ore liete e piacevoli del nostro sport. La Francia, IV classificata, ha come sempre saputo tenere ben alto il presti­ gio del "basket” dell’Europa Latina e le vittorie s'ull’Uruguai e sul Canadà so­ no un vero capolavoro di tecnica e di forza. Un plauso speciale per il bravo Busnel, un vero mago, ed ni suoi magni-

Questi i brasiliani ed. t filippini alle prese, nei Campionati mondiali di Rio de Janeiro

PANORAMICA -DELL’ ARBITRO PIETRO REVERBERI NEL TORNEjO CESTISTjICO DI RIO DE JANEIRO

TRIONFO DIGII SIMIOIII

nella massima ■penine mondiale 21 ___________


Brasile-Canadà Filippine-Cina Stati UnitilCanadà Francia-Cina Filippinc-Israelc Israelc-Francia Brasile-Filippine Urttguay-Cina Filippine-Canadà Brasile-Francia Stati-Uniti-Cina Cina-Cariadà Uruguay-Israele Filippine-Francia Filippinc-L'ruguay Stati Uniti-Isracle Francia-Canadà

L’arbitro italiano Pietro Reverberi assiste allo scambio di doni tra brasiliani e filippini prima del brillante incontro da lui diretto

jici giocatori, tra cui fa spicco il lungo Moncler — uno dei migliori giocatori del torneo. L’Uruguay si è presentato preparatis­ simo ma ha dovuto ben presto rassegnar­ si alle dure sconfitte, sebbene di stretta misura, su delle compagini più giovanie formate da atleti dotati di vivacità e forza. E’ ticia compagine che. ha bisogno di rinnovarsi avendo troppi giocatori di avanzata età. Degno di nota il giova­ nissimo fuori classe Moglia (di origine italiana). Regolare la prestazione del Canada il quale era partito fortissimo e sembrava un vero candidato alla vittoria, per fi­ nire molto provato. Squadra di elementi robusti e con un gioco velocissimo e ba­ sato tutto sul tiro a mezza distanza piazzato. L’Israele. Vili classificato, ha disputa­ to un onesto campionato e poteva ve­ ramente guadagnare altre posizioni sem­ pre che fosse stato più positivo. Ha al­ ternato momenti felicissimi con gare prive di energia e fiducia. La squadra è formata da giocatori ottimi e ben pre­ parati.

Discreta la prestazione della Jugosla­ via in grande parte dovuta al tracollo morale causato dalla gara con l’Uruguai. Incontro perso causa un errore del segnapunti. L’incontro con CUruguai meriterebbe una storia a se’ per la combattività e la tecnica profusa da tutte e due le com­ pagini. Si sono dovuti effettuare i tem­ pi supplementari per assegnare la vit­ toria all’Uruguaj. Buonissima la prestazione del Paraguaj. In declino il Cile e il Perù. Nessun incidente ha turbato manifestazione curata in ogni nimo particolare dai solerti brasilicni. Partite correttissime

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la bella suo mi­ dirigenti e anima-

te da un senso di elevato spirito agoni­ stico. Ottimo il comportamento di tutti i giocatori e del pubblico di Rio de Ja­ neiro. Buoni gli. arbitraggi. Una storia a se meriterebbe lo stadiuni coperto del ”Maracanazzino”. E’ un co­ losso mastodontico che eleva da gigante tra i cestisti e reca a loro più ardore per la sua capacità e bellezza meravi­ gliosa.

Non è ancora completato in quanto pochi minuti prima dell'inizio del cam­ pionato si toglievano ancora impalcatu­ re a gran parte della maestosa opera di arte. E’ il più bello del mondo!!! Un vero capolavoro di genio di architettura che onora il popolo brasiliano. Ritornando al gioco un elogio a tutte le squadre ed ai giocatori. Di questi ultimi la palma del migliore all’ameri­ cano Joe Stratton, seguono i due made in U.S.A. Minter e Johnson EUruguaiano Moglia, i due Brasiliani Algadàa e Angelin, il francese Moncler, il cinese Suet. Fong e il filippino Loysaga. L’incasso totale del torneo si aggira sui cento milioni. Pietro Reverberi

INCONTRI PER LA CLASSIFICA dal 1. ail’8. posto: Filippine-Stati Uniti Uruguay-Francia Brasile-Cina Canndà-Isracle Canadà-Uruguay Stati Uniti-Francia Brasile-Israelc Stati Uniti-Brasile Cina-Israele Filippine-Uruguay Stati Uniti-Uruguay

43-56 57-49 61-44 . 50-43 67- 66 70-49 68- 46 62-41

51-38 67-63 64-59

82-66 18-38 81-50 58-18 90-56 48- 45 57-11 67-62 83- 76 49-36 72-28 84-61 74-69 60-69 60-15 74-30 66-62

Classifica finale: 1. Stali Uniti; 2. Brasile; 3. Filippine; 4. Francia; 5. Ci­ na; 6. Uruguay; 7. Canada; 8. Israele; 9. Paraguai; 10. Cile; 11. Jugoslavia; 12. Perù.

Designazione arbitrali 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12.

partite n. 12 » » 12 » » 11 » » 11 » 8 s> » » 8

Reverberi (Italia) Airaldi (Perù) Schlup (Stati Uniti) Benvenuto (Cile) Astuto (Brasile) Pedro (Paraguai) Righetto (Brasile) Rossini (Uruguay) Louzada ( Brasile) Coutinho (Brasile) Tabuso (Brasile) Saltici (Israele)

Dati tecnici:

ni»

•» » » » »

Lirt

liberi

1. FILIPPINE

130-186

media

2. CINA

125-186

3. ISRAELE

6. URUGUAY

119- 171 134-208 120- 190 133-212

7. FRANCIA

105-175

8. CANADA’

118-195

» » » » » » »

4. U.S.A.

5. BRASILE

» » 6 » 6 » 5 » 5 » 1

70%

67% 66% 64% 63% 62%

60% 60%

Migliore realizzatore per ogni squadra: 1. MOGLIA (Uruguay)

139

2. RIDD (Canada)

127

3. LOYSAGA (Filippine)

121

4. AMAURI (Brasile)

87

5. WANG (Cina) 6. BORN JR (U.S.A.)

80 78

7. COHEN (Israele)

76

8. BEUGNOT (Francia)

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RINNOVAMENTO NELLA PALLACANESTRO Il I luglio scorso, si riunì a Bo­ logna il Consiglio Direttivo della Federazione Italiana Pallacanestro per trattare dettagliatamente alcuni tra i problemi più immediati che investono la vita stessa della Fede­ razione. Quella riunione, presieduta dal prof. dott. Decio Scuri, presi­ dente federale, fu definita dei « tre temi » poiché, in essa, furono am­ piamente discussi: il nuovo ordina­ mento dei campionati, le liste di trasferimento ed i rapporti interna­ zionali. Trattando del nuovo ordinamen to dei campionati, il C.D. rivolse la sua particolare attenzione all’atti­ vità minore essendo ben conscio che solo potenziando, sviluppando e controllando direttamente code­ sto settore, è possibile ottenere quei risultati tecnici ed agonistici che rappresentano le mete più ambite di ogni Federazione. A tale scopo, ed in funzione di codesti principi, venne portata una innovazione, con fine immediato, al campionato Ju­ niores che dall’annata agonistica in corso (1954-55) avrà termine con la fase regionale a conclusione di que­ sta, i Comitati regionali formeran­ no una rappresentativa regionale; le rappresentative juniores delle varie regioni effettueranno tre con­ centramenti così stabiliti: dall’l al 3 aprile 1955, concentramento di sei rappresentative regionali dell’Italia meridionale, dall’8 al 10 aprile con­ centramento di sei rappresentative dell’Italia centrale; dal 15 al 17 apri­ le concentramento di sei rappresen­ tative dell’Italia settentrionale. Da questi tre concentramenti, verranno prescelti i 20 migliori atle­ ti i quali verranno sottoposti ad un allenamento collegiale che si pro­ trarrà dal 24 aprile al 1. maggio. E’ evidente che il fine di questa iniziativa si proietta nel futuro, in­ teressando molto da vicino quella che sarà la « nazionale » degli anni avvenire. A proposito di questa, è sintomatico il fatto che il C.D.F. in previsione della preparazione olim­ pica e di quella per il campionato europeo maschile del 1955 e femmini le del 195G, abbia voluto, confe­ rire nuove funzioni e nuovo volto alle rappresentative nazionali, sta-

bilendo che l’attività internazionale, per l’annata in corso, venga svolta da squadre nazionali « B » maschili e femminili delle quali non potran­ no far parte atleti o atlete nati an­ tecedentemente al 1932. In via del tutto eccezionale sarà concessa l'in­ clusione in « nazionale » di un nu­ mero non superiore a due elemen­ ti nati non anteriormente al 1930. Sempre per restare nel campo de­ gli allievi e dei juniores, aggiunge­ remo che il C.D., nella nota riunio­ ne del quattro luglio, stabilì i se­ guenti limiti di età per le due ca­ tegorie: Allievi, gli atleti nati negli anni 1939, 1910. 1911; Juniores, gli atleti nati dopo il 31 dicembre 1936. Contemporaneamente il C.D. con­ fermava l’obbligo per le società di serie A e B maschile di partecipa­ re con una squadra juniores o al­ lievi ai rispettivi campionati dedi­ cati a queste due categorie di gio­ catori. Abbiamo voluto scendere nei det­ tagli dei provvedimenti adottati dal C.D.F., per manifestare in modo chiaro qual è l’intento principale della FIP in questo particolare set­ tore che viene denominato dell’at­ tività minorile; intento che ha uno scopo solo, quello cioè di propagan­ dare al massimo il basket nelle masse giovanili dando ai giovani la possibilità di affermarsi e racco­ gliere quelle soddisfazioni morali che sono alla base dello sport dilet­ tantistico. Né è stato trascurato il settore femminile delle giovani forze atle­ tiche. Piena fiducia è stata, a que­ sto scopo, riconfermata al « Cen­ tro » di Porretta Terme, cioè al « Centro di Propaganda Femmini­ le », che. giunto al suo secondo an­ no di vita, ha già dato notevoli e lu­ singhieri risultati. Se questi sono provvedimenti, iniziative e delibere che cadono più vicine a noi nel tempo e nello spa­ zio, non bisogna, però, dimenticare che sempre la FIP ha curato e po­ tenziato nei limiti delle sue possi­ bilità l’attività giovanile per mez­ zo di provvidenze e di contributi vari. E’ indubbio che molto merito, la più parte di esso, va ascritto alla buona volontà, alla sagacia, alla

competenza delle nostre società cestistiche che in numero veramente notevole, contribuiscono alla dina­ mica evolutiva del settore giovanile. Da Trieste a Trani, da Roma a Pa­ lermo, da Teramo a Bologna, da Mi­ lano a Livorno, allievi e juniores imprimono al movimento cestistico un impulso rimarchevole che saprà certamente dare tangibili risultati in un prossimo domani. A questo proposito meritano par­ ticolare citazione la Triestina, che è tornata ad essere la classica fu­ cina dei cestisti, il Benelli di Pe­ saro, lo stesso Borletti per non dire di Bologna in genere che può con­ siderarsi alla testa dell’attività na­ zionale sia come numero di squa­ dre sia come risultati realizzati. Nel campo individuale torna con­ to citare, tra i più giovani di più si­ curo affidamento per un pronto im­ piego, il triestino Pieri, vera rivela­ zione del campionato in atto (clas­ se 1937), il pesarese Riminucci, che ha già vestito la maglia « azzurra » pur non avendo ancora vent’anni, il goriziano Zorzi che gioca attual­ mente nel Varese (classe 1935), e poi ancora il triestino Posar e Lucev del Gira e Sardagna della Reyer e ancora tanti altri govani e gio­ vanissimi sui quali le società di ap­ partenenza e la Federazione punta­ no le loro migliori carte per un de­ coroso avvenire della pallacanestro italiana, destinata a raggiungere, anche sul piano tecnico internazio­ nale, quei progressi e quelle affer­ mazioni che, per ora, vanno segna­ late nel campo agonistico ed orga­ nizzativo dei nostri patri confini. Che queste speranze siano piena­ mente giustificate,1 lo testimonia una recente iniziativa che il CONI ha preso di concerto con la FIP. Si tratta, infatti, della istituzione del « Centro di Addestramento Giova­ nile di Pallacanestro » che verrà aperto, in Roma, nel'prossimo gen­ naio. Quale istruttore è stato desi­ gnato Nello Paratore alla cui com­ petenza tecnica sono legati i più grandi successi della nazionale egi­ ziana che egli ha allenato avendo per lunghissimi anni soggiornato al Cairo. Da questo sintetico quadro, balza evidente come la FIP non ha tra­ scurato nulla pur di portare lo sport che presiede e dirige ad un livello tale da soddisfare le masse di coloro che seguono l’attività cestistica, masse destinate inelutta­ bilmente ad aumentare man mano che più efficiente si estrinsechi la propaganda di questo sport e di pari passo con le affermazioni in campo internazionale.

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DA UN CESTO ALL’ALTRO Malgrado le aspre polemiche sulle note decisioni del Consiglio Direttivo della F.I.P., malgrado le iniziali minac­ ce di sciopero da parte di qualche So­ cietà di grosso calibro, nini come que­ st'anno il Campionato di serie A ha of­ ferto finora tante alternative, tante pal­ pitazioni , tanti risultati imprevisti e sconcertanti.

La cosa più notevole — e più intui­ tiva — è data dalla serie di sconfitte <ollezicnate, in casa e fuori, dal Borlot­ ti che ha consentito di prevedere un campionato incerto e combattuto so­ prattutto in considerazione che, insieme con le battute a vuoto dei Campioni, non vi sono state squadre che si siano decisamente sostituite ai milanesi. Il Gira? Una buona squadra ma ecco che fatica — e come! — a battere la le prende in casa da una ma­ /{orna tricola! La Triestina? Dopo il colpac­ cio di .Milano perde con la cugina Reyer! Forse, a parte la sfortunatissi­ ma Roma, il' Pesaro? Mettersi a fare gli astrologi in qua­ tto Campionato diventa una dichiara­ ta forma di follia; questo ci richiama alla mente la possibilità di far inserire nelle schedine del totocalcio qualche partita di pallacanestro: siamo certi che i vincitori avrebbero un brillante av­ venire con i numerosi milioni di vin­ cita...

Comunque, senza indugiare a preve­ dere riprese o cadute di quella o quell’altra Società, ripetiamo che, questo, è un Campionato veramente interessante; intanto il Borletti è riuscito di nuovo a ritrovare le sue giornate di grazia mentre il Pesaro ha lasciato in vetta alla classifica la sola Triestina la qua­ le, sia pure con qualche colpo a vuo­ to o faticosamente, bene o male regge ancora. Naturalmente la situazione è ancora fluida e questo è un bene perchè nel passato già dopo otto giornate di gare il Borletti era decisamente in testa. E a proposito della squadra mene­ ghina sembra che i ragazzi di Bogoncelli tentino di giustificare, sia pure in par­ te, le sconfitte accusando la C. T. F. di eccessiva severità nei loro riguardi. A parte la validità o no del ragionamen­ to, ci sembra che la nuova C.T.F. — in quanto a punizioni e multe — sia non più ” cattiva ” di quella precedente, ma più obbiettivamente energica nei con­ fronti di chi è stalo sempre abituato a fare in campo il proprio comodo forte di essere o di essere stato azzurro... o anche soltanto campione (VItalia. Mul­ te e squalifiche hanno trovato campi ’

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fertili per essere coltivate con certo suc­ cesso e ciò ha fatto pensare ad un’ec­ cessiva severità da parte della corte di giustizia.

A .nostro avviso, fra il male di esse­ re blandi e quello di essere severi, pre­ feriamo senz’altro la seconda strada perché non c’è cosa più irritante e di­ sastrosa di vedere giocatori e pubblico ’ ululare " o dimenarsi come forSennati contro gli arbitri. Per quanto ogni squadra e ogni cit­ tà abbia il suo pubblico, esso — nella maggior parte dei casi — è ancora in grado di applaudire sinceramente un bel canestro fatto dalla squadra avver­ saria e saper distinguere, un buon ar­ bitraggio da uno mediocre e senza drammatizzare. Indiscutibilmente, il ba­ sket sta acquistando nuovi proseliti ogni giorno di più, ma, spesso, la cosa si verifica non con un moto di progressi­ vo aumento ma con l'immissione di una massa nella quasi totalità ignorante del­ le più elementari norme di gioco. Di­ nanzi (dio sbracciarsi e alle proteste dei giocatori (non sempre immediatamente represse dai giudici di gara), la massa reagisce, urla, si precipita in campo, portando a 100 quello che, in effetti, vale un quattro scarso. Di fronte a cer­ te manifestazioni, di fronte alle conse­ guenti dichiarazioni arbitrali, la CTF cosa deve fare? Fogliamo proprio ar­ rivare alla recinsiocie dei campi di gioco? Naturalmente, per giocatori, pubblico e allenatori la colpa è sempre degli ar­ bitri. Nessuno si sogna di asserire che gli arbitri non sbagliano — poco o molto che sia — ma se i giocatori facilitassero questo compilo con un comportamento più leale, più corretto e più onesto, l'arbitraggio sarebbe senza dubbio faci­ litato. C’è il settore delle proteste, per esempio! Il giocatore, nella foga, di­ mentica "sempre" che ”è inutile" pro­ testare perchè egli non potrà mai far rimangiare all’arbitro una decisione presa.

C’è la faccenda di rivolgere la pa­ rola all’arbitro in un qualunque mo­ mento della partita — che la palla sia morta o no — da parte di un qualsia­ si giocatore e se il direttore di gara sanziona un tecnico lo si definisce uno ” stupido pignolo ” dimenticando che il regolamento contempla specificatamen­ te la cosa...

E a proposito di arbitri, è proprio vero che nessuno è profeta a casa pro­ pria.

L’arbitro Reverberi, ormai già noto, notissimo da noi, non solo è stato l’uni­ co arbitro europeo scelto direttamente dalla F.I.B.A. a dirigere i Campionati del mondo ma ha avuto modo di met­ tersi in mostra tanto da essere defi­ nito il miglior fischietto assoluto di tutti i Campionati. Dopo gli Euro;_j- ecco ora i pei, dopo le Olimpiadi Mondiali; l’amico Pietro può essere verumente soddisfatto. Alle statistiche che minuziosamente tiene sempre aggiorna­ te circa le partite arbitrate (quante vol­ te mille?) e ai distintivi metallici e di stoffa, si stanno aggiungendo, da qual­ che anno in qua. i "primati” nelle Ititi grandi manifestazioni cestistiche in­ ternazionali. E’ un risultato veramente sorprendente e lusinghiero mai raggiun­ to da nessuno finora.

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Da un cesto aU’altro, da un campo all'altro.

E’ stato dato il via ufficiale ai Cam­ pionati. del Centro Sportivo. Parato il Regolamento, si è già messa in moto tutta la macchina burocratica. Varia­ zioni rispetto (dio scorso anno ve ne seno pochissime. Restano in piedi tutte e tre le Categorie e l’unica novità di certo rilievo consiste nel minimo richie­ sto di due squadre — appartenenti a due società diverse — per poter parte­ cipare alla fase provinciale. La richiesta non mette nessun Comi­ tato in imbarazzo. Ormai, anche nel C.S.I., la pallacanestro sta prendendo piede sempre più e gli sbalzi notevoli che si registrano da un anno all’altro stanno ad indicare che questo sport è l’unico candidato ad occupare il secon­ do posto, dietro il calcio, ■ negli sport di squadra.

Sintomi o previsioni per il prossimo campionato? Non si può anticipare nul­ la; ma se si dovessero fare previsioni non potrebbero essere che ottimistiche, sia per un rispetto assoluto alle cifre già raggiunte (circa 400 squadre lo scor­ so anno), sia esaminando la considere­ vole massa di Tornei che, fin dalla chiusura dei Campionati del ’54, si sono svolti in tutta Italia: primato assoluto anche in questo settore. Questo vuol di­ re che le squadre ci sono, che deside­ rano muoversi, migliorare, farsi largo.

La cifra di 400 dovrebbe essere age­ volmente superata, quest’anno. Anche nel settore complementare, quale quello degli allenatori e degli ar­ ’è stato un progresso considere­ bitri, cc'è vole. Una vera fioritura di corsi arbi­ tri e allenatori e dei quali senza dub­ bio sentiremo il beneficio fin da que­ st’anno.

Ci sono, come si vede, tutte le pre­ messe perché il Campionato del 19541955 abbia inizio con i migliori auspici.

Più che una speranza è una certezza, Ai prossimi mesi l’ultima parola sulle nostre previsioni.

CL Gémei de Terdn


LUCI NUOVE SU IGIENE E SPORT

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Esiste una psicologia dello sportivo? Esiste la psicosi collettiva?

.2 SERGIO SANTUCCI: psico­ logo, sociologo, pubblicista redattore scientifico della no­ stra rubrica « Luci nuove su igiene e sport »

Con questa rubrica ci proponiamo di vagare qua e là nel vasto campo della fisiologia, della psicologia umana, della sociologia in rapporto alle tantissime forme di attività sportive e ricreative. Non vorrà certamente, questo piccolo spazio, essere cattedra di inse­ gnamento; pertanto punto di partenza, tavolo dove si potranno porre i quesiti che ci interessano negli aspetti più vari e in preferenza più ori­ ginali. Per esempio ci si potrà domandare: «esiste una psicologia del podista? del ciclista? dello sportivo in genere, del tifoso e... così via ». Certamente a più di qualcuno potranno sembrare strani gli argo­ menti che di volta in volta ci proporremo di trattare. Sì, è vero, dei nostri argomenti, forse, non molti libri ne parlano, forse nessuno, ma senza dubbio lasceranno pensare e forse studiare. L’organismo umano vive forse nel suo ambiente migliore determi­ nato dalla struttura sociale odierna? Le attività sportive maggiormente seguite ed esercitate ora dai nostri giovani sono veramente esigenze fisiologiche di organismi quali i nostri posti in determinate condizioni? « Luce su igiene e sport » secondo gli studi più recenti in campo della fisiologia, della psicologia e della sociologia, con un certo senso logico cercherà di cadere negli angoli più recessi. Pertanto, aperta la pa­ lestra, saremmo ben lieti poter esaudire qualche richiesta circa gli argo­ menti che più interessano con l’aiuto, dove sia possibile, di noti studiosi.

Indirizzare : Sergio Santucci n. 1 - Roma.

Redazione « Stadium a

Via Conciliazione

È NECESSARIO ALIMENTARSI RAZIONALMENTE

Ingomma se si saprà mangiare ci si potrà mantener giovani sfidando il destino dell’età.

IMPARIAMO A MANGIARE

La digestione degli alimenti, ha senza dubbio un qualcosa di prodigioso; come sarà possibile esprimere la finezza dei meccanismi e la precisione delle relazioni che si susseguono nello stomaco e negli intestini? Si pensi che appena si comincia a mangiare circa 40 milioni di cellule, poste nella mu­ cosa dello stomaco, iniziano il loro lavoro d’attacco. Succhi gastrici ed altre sostanze allora, aggredisco­ no gli alimenti riducendoli in parti piccolissime cosi da permettere il passaggio per le pareti del canale intestinale nella corrente sanguigna. E’ necessario, perché tutto vada bene, che lo stomaco ci liberi del cibo ingerito in tempo stabilito. Infatti la perma­ nenza del cibo nello stomaco più a lungo del neces­ sario provoca una serie di disturbi tra i più dispa­ rati.

E’ ormai ben nolo come i disturbi dell’appa­ rato digerente siano frequentissimi tra le classi so­ ciali più agiate. Evidentemente la disponibilità di ricche tavole imbandite non sembra andar d’accor­ do con il consumo dei cibi più adatto alla conser­ vazione della salute. Quanto ci appaiono decisa­ mente più saggi gli animali se si pensa a come i topi, i porcellini sanno scegliere il cibo che pili a loro si adatta anche dinanzi ad altri piatti più at­ traenti resistendo al peccato di gola. Sembrerebbe impossibile, eppure l’uomo sembra far del tutto per rovinarsi la salute; in parole povere l’uomo nella società moderna non sa assolutamente mangiare in modo razionale.

Gli individui che accusano disturbi allo stomaco non si contano più; circa il 75-78% degli adulti soffrono di disturbi all’apparato digerente. Forse ciascuno di noi potrebbe portare in causa qualche esempio. Ebbene, se si prestasse un poco di atten­ zione allo stomaco si potrebbero trovare mezzi per giungere ad una serena vecchiaia senza rimpiangere spese troppo gravi dovute a medici ed a medicine.

Lo stomaco, così, è una stazione di smistamento; non già una sacca che deve essere riempita. 1 grassi e i condimenti vi sostano a lungo, le proteine un poco meno mentre gli zuccheri, i cereali sembra abbiano fretta ad abbandonare la loro nuova sede. Per il sostentamento dell’organismo, sci sono gli elementi principali: le proteine, i grassi, i carbo­ idrati, le vitamine, i sali minerali e l’acqua. Ebbe­ ne, checché si dica, l’acqua è l’elemento più impor­ tante; si potrà infatti resistere un mese senza cibo,

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ma non certamente senz’acqua. Nelle condizioni normali il bisogno quotidiano in acqua è di 2,5 litri per un adulto. Si considera un millimetro per ogni caloria alimentare. Si tenga presente, però, che, con i cibi, si ingerisce buona parte della quantità d’ac­ qua necessaria (due terzi). Inoltre, negli sforzi fi­ sici o nella stagione cabla, il bisogno di acqua può elevarsi dai 5 ai 13 litri il giorno. Molte sono le voci del come si deve bere, di quando si deve bere: non è vero che sia sconsigliabile bere durante il pasto. Logicamente, con un certo ordine, l’acqua dovrà essere data a volontà, salvo ai bambini e ai malati, in quanto la sete è un preciso strumento di misura al bisogno dell’acqua. Passiamo ora alle proteine. Esse servono alla ri­ costruzione ed alla riparazione dei tessuti consu­ mati. Siano esse di origine vegetale o animale, come quelle contenute nei cereali, nelle uova, nei formag­ gi. ecc. non conviene farle mancare sulla tavola. Quante ne occorrono al giorno per un uomo sano e di media taglia (kg. 70)? In genere ci si attiene ad un grammo di proteine per ogni chilogrammo , del peso corporeo. Anche se si effettua un lavoro pesante, il dosaggio giornaliero delle proteine dovrà restare sempre lo stesso. Per quanto riguarda i carboidrati (amidi e zuc­ cheri). essi sono diffusissimi nel pane, nella pasta c nelle patate. Son questi gli alimenti che in genere non sono valorizzati come meriterebbero. Non sono in pochi a sostenere che sono « pesanti », « indige­ ribili ». Il che senza assolutamente sminuire il loro valore nutritivo è senza dubbio vero. Infatti nello stomaco non vi sono fermenti capaci di disinte­ grarli. E* necessario masticare molto bene il pane, la pasta, il riso se si vuole evitare un gonfiore allo stomaco con acidità. I grassi, poi. non devono mancare in una alimentazione razionale. Si deve essere accorti, però, che essi siano puri e la loro dose in rapporto all’età e allo stato di salute. Esistono po­ chissimi dati precisi sul fabbisogno dei grassi per l’organismo umano. Pertanto ci si basa ancora sulle abitudini alimentari correnti piuttosto che su dati fisiologici. In linea di massima i corpi grassi degli alimenti dovranno coprire dal 20 al 25% del biso­ gno in calorie; gli olii 1’1%. Se l’organismo spende più calorie, come per esempio le persone molto at­ tive che consumano 4500 calorie quali i bambini e i ragazzi, è consigliabile elevare a 30-35% la quan­ tità di calorie fornite dai grassi. Il burro e gli olii vegetali contengono i grassi più facilmente assi­ milabili. Gli olii duri, poi, hanno meno valore bio­ logico; questo si può aumentare aggiungendovi acidi grassi o vitamine liposolubili. Ed infine le vitamine: il grande segreto tesoro di sempre. Molti parlano di vitamine spessissimo un poco, come si suol dire, a « vanvera ». Molte favole esse ispirano ai profani. Le vitamine hanno un valore precisissimo che cercheremo, qui, di riassumere. Nel fegato, nel mer­ luzzo, abbiamo molta vitamina A utile nell’accre­ scimento e nel pericolo di infezione. Il suo fabbi­ sogno giornaliero è di circa 5000 U.I. al giorno.

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Nelle uova, nei cereali completi si trova in preva­ lenza il gruppo vitaminico B che agisce in senso positivo sul peso corporeo e sul sistema nervo­ so (Bj; sul vigore dei capelli (B_>); sul tono mu­ scolare (Bi;): sulla funzione digestiva (PP). Il loro fabbisogno giornaliero è rispettivamente di mmg. 1,5 per la vitamina B|, per la B2 di mmg. 1,8 e mmg. 15 per la PP. Nella frutta fresca, nelle arance, nel pomodoro troviamo la vitamina C antinfettiva per eccellenza e antiemorragica. Il suo fabbisogno giornaliero, per l’uomo adulto, di media taglia è di 75 mmg. Nel merluzzo, nell’aringa, in dose piut­ tosto alta è presente la vitamina D. Questa saggia e scontrosa, perché delicatissima, vitamina regola lo equilibrio del calcio e del fosforo nell’organismo. Nell’uomo essa si forma anche sotto l’azione dei raggi solari, sotto la pelle. Negli animali da stalla e negli uccelli, sotto i peli e le piume; essa penetra nell’organismo di questi quando fanno « toilette » o si leccano, o per assorbimento diretto. Con le recenti scoperte nel campo delle vita­ mine l’elenco potrebbe ancora dilungarsi.

Indiscutibilmente, così, gli alimenti sono, insie­ me, sostentamento e medicina. Però perché possano essere veramente medicina per il nostro organismo il quale se trascurato si ammala, bisogna ben di­ stribuirli durante la giornata, in modo razionale. Specialmente noi, in Italia, quantunque si di­ sponga di alimenti importantissimi e molto ricchi di per sé, pur tuttavia non sappiamo mangiare. Quanti sono di noi che al mattino prima di andare al lavoro si accontentano di una sola tazzina di caffè, forse per risparmiare la « linea » ? il che, senza dubbio, è errato; è antifisiologico per eccel­ lenza. Infatti il maggior consumo di calorie si ha con il lavoro più intenso del mattino, allora'una buona prima colazione (succo di frutta, un uovo e del caffè) verrebbe subito adoperata. A mezzo­ giorno la colazione non sia molto pesante special­ mente il primo piatto. Sarebbe bene fosse fatta di una minestrina, carne, verdura cruda, 100 gr. di pane, frutta. La sera, poi, non venga attesa soltanto per mettersi a tavola e fare, senza pensiero di dover riuscire da casa, una « bella mangiata ». Più di qual­ cuno dirà che questa ricetta è una ricetta da « fa­ me » ; pertanto, nel pomeriggio, del succo di frutta sarebbe indicatissimo. Infine un condimento impor­ tantissimo per tutti i pasti della giornata dev’essere la tranquillità. La tranquillità durante i pasti non è di minore importanza della qualità degli alimenti stessi. Guai a sedersi a tavola affannati da preoccu­ pazioni; lo stomaco si ribellerebbe lasciando rista­ gnare tutto il cibo con conseguenze piuttosto noio­ se: nervosismo, pesantezza allo stomaco, acidità. Il capitolo dell’alimentazione è senza dubbio tra i più interessanti e non certo tra i più facili. Certamente non è detto che tutti lo si debba cono­ scere alla perfezione, che si debba mangiare a ta­ vola con un libro di dietetica, però non è assoluta­ mente perdonabile che venga completamente igno­ rato. Sergio Santucci


1600 Giovani Cavalieri a (I desi ■• a t i quest'anno

nelle scuole di 1 «li Rullio llarontiiii

• Alla fine dell'ultima guerra Io sport equestre, fra tutti i settori spor­ tivi nazionali, fu quello che ebbe indubbiamente il eolpo più mancino. L'abolizione delle Scuole di Cavalleria di Pinerolo e di Tor di Quinto, dalle quali il sistema naturale di equitazione, ideato ed attuato dal capitano Caprini, si è diffuso nel mondo; l'abolizione di tutti i Reggimenti di Cavalleria e di Armi montate, ha provocato nello sport equestre italiano — che fino ad allora era alimentato da oltre il 95% di cavalieri militari —- un repentino capovolgimento dei suoi quadri e della sua efficienza tecnica, numerica e qualitativa. Si impose allora alla F.I.S.E. l’arduo problema di una ricostru­ zione organizzativa ex novo, in un clima di difficoltà veramente sco­ raggiante. Si era improvvisamente creato un vuoto pauroso in materia di impianti, di cavalli e cavalieri. Di questi ultimi infatti la grandis­ sima maggioranza è stata, di punto in bianco, immessa nella vita civile c presa dalle impellenti e contingenti necessità della vita, senza possibilità di poter più mantenere un cavallo e dedicarsi ancora a quell’attività sportiva che rientrava prima nelle incombenze del ser­ vizio militare, sia che esso si esplicasse presso le Scuole di Equita­ zione, sia presso un qualunque reparto montato.

Da sinistra: Bertrando Stratta, 14 anni; Giorgio Giannini. 16 anni; Antonella Santori, 16 anni; Sergio Albanese. 16 anni. La Squadra di Roma (.Società Ippica Romana) vin­ citrice del Saggio Scuole 1954 (svol­ tosi a Villa Borghese dal 14 al 17 ottobre 1954)

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• Questo, in sintesi, il deludente quadro che si appalesò alla F.I.S.E. nel 1944-45 quando ciascuno, nel settore di competenza della vita na­ zionale, potè procedere alla chiusura di un doloroso consuntivo che doveva servire di base per il preventivo dell’immediato avvenire. La bandiera che fino ad allora aveva garrito sui più alti pennoni dell’agone internazionale, in omaggio alla nostra efficienza ed alle

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La squadra italiana dei nostri juniorcs che ha vinto a Rotterdam, nel settembre scorso, il Campionato Internazionale Juniores, precedendo le squadre di Germania, Olanda, Belgio e Francia. Da sinistra: Sal­ vatore Danno di Napoli, Giampiero Bembo di Pavia, Monica Rapalli di Bologna e Graziano Mancinelli di Roma

nostre significati ve vittorie, era scesa a mezz’asta, ad onorare la me­ moria dei molti cavalieri che avevano immolato la loro vita per la Patria ed a simboleggiare le rovine ed il disfacimento improvvisi che la guerra e le sue conseguenze (in esse comprese quelle determinate da superiori decisioni che ci limiteremo a definire troppo affrettate) avevano creato in tutti i settori del nostro movimento sportivo. In tre parole: tutto da rifare.

• Fu allora — nel 1944-45 — che uomini di buona volontà, animati da una ardente passione, si rimboccarono le maniche e, sotto la guida di un cavaliere della tempra del conte Ranieri di Campello, si but­ tarono allo sbaraglio decisi a ridare allo sport equestre italiano un posto al sole. Non potendo più contare sull’apporto pratico dei cavalieri di ieri né sull’apporto che derivava in passato dal gettito annuo dei sempre nuovi cavalieri militari, educati ed addestrati presso le Scuole ed 1 reparti montati, la F.I.S.E. orientò la sua opera di ricostruzione su due principali elementi: — sviluppo c potenziamento delle Scuole Civili di Equitazione, destinando principalmente ad esse tutte le modeste possibilità finan­ ziarie; __ ripresa comunque dell’attività sportiva ed agonistica in campo nazionale ed internazionale.

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Quando alludiamo alle « Scuole » intendiamo riferirci al più im­ portante dei problemi che sta alla base della intrapresa ricostruzione nel campo degli sport equestri italiani: «il problema dei giovani». E’ sui giovani che dobbiamo infatti puntare decisamente per colmare i vuoti che man mano si rendono sempre più evidenti e paurosi: vuoti nelle file dei cavalieri, dei dirigenti, degli organizza­ tori, degli appassionati comunque praticanti; vuoti che solo potranno essere colmati se potremo contare sull’apporto dei giovani, sui quali abbiamo ragione di riporre tutte le nostre speranze.

• E le Scuole hanno cominciato veramente a far sentire la loro benefica influenza. A dimostrazione di ciò basterà riferirei a quei pratici risul­ tati che tutti hanno potuto toccare con mano nel 1954: le Scuole funzionanti in Italia hanno raggiunto il rispettabile numero di 21; ventuno complessi (perché ciascuno abbia elementi di ponderata va­ lutazione) costituiti ognuno da maneggi, campi, scuderie, cavalli, diri­ genti, istruttori, personale di servizio. Senza queste Scuole la possi­ bilità di montare a cavallo sarebbe stata circoscritta ai figli di papà, a quei giovani cibò la cui fortunata situazione economica di famiglia avrebbe consentito di possedere un cavallo; in tal modo invece tutti indistintamente — a qualunque posizione sociale appartengano — hanno oggi la possibilità di praticare l’equitazione, di mettere in evidenza e sviluppare le proprie qualità cavalleristiche, di essere opportunamente indirizzati e seguiti, dal giorno in cui si avvicinano per la prima volta al cavallo sino al loro auspicato debutto sui campi di gare. E sono queste gare — più che i dati relativi al movimento educativo che alle Scuole fa capo, dati che fra l’altro fanno ascendere ad oltre 1600 gli allievi che nei 1954 hanno frequentato regolari corsi di equitazione, costituiti da oltre 110.000 ore di lezione — che offrono lusinghieri e confortanti elementi di giudizio. • Le tre squadre di ragazzi elle nel 1918 hanno partecipato al primo Saggio annuale del dopoguerra, in rappresentanza delle Scuole di Roma, Torino e Firenze, sono diventate 18 nei 1954 con un totale di 72 ragazzi, dai 13 ai 17 anni, che hanno rappresentato le Scuole di Napoli, Roma, Treviso, Palermo, Torino, Cremona, Padova, Genova, Brescia, Cagliari, Milano, Novara, Udine, Firenze, Alessandria, Bo­ logna, Valdagno, Bergamo. Oltre 130 ragazzi, di cui 70 apparsi per la prima volta in campo agonistico, hanno inoltre partecipati neH'aiinata alle gare che nei Concorsi Ippici Nazionali erano state opportunamente riservate a juniores.

E, sempre nel 1954, sono stati i nostri giovanissimi che a Rotter­ dam hanno fatto salire sul pennone della vittoria la bandiera italiana nel Campionato Internazionale Juniores, imponendo la loro superio­ rità stilistica ed agonistica nella massima prova internazionale del genere che aveva riunito, con la nostra, le squadre di Germania, Olanda, Belgio e Francia classificate nell’ordine. Nel campo delle corse, altri giovani allievi delle nostre Scuole, hanno dato vita ad entusiasmanti cross-countries svoltisi negli Ippo­ dromi di Merano, Torino, Treviso, Roma. Così come dalle nostre Scuole sono usciti i giovani che nel 1954 hanno debuttato nel giuoco del polo e quelli che hanno frequentato le caccie a cavallo, che rap­ presentano il più efficace elemento per la pratica della tanto neces­ saria equitazione di campagna.

Questi, in una fuggevole sintesi, sono i risultati pratici resi evi­ denti da una attività impostata sul più importante problema che è alla base della difficile ricostruzione nel campo equestre nazionale: « il problema dei giovani ». • Ed i giovani hanno risposto all'appello. Comprensivi, sensibili e volonterosi, essi hanno accolto il man­ dato loro affidato ed hanno assunto un impegno che va oltre l’essenza puramente sportiva: quello di tramandare la fiaccola dell'equitazione italiana che da Pinerolo e Tor di Quinto si ò diffusa nel mondo.

CANOTTAGGIO L'attività remicra giovanile è in pieno sviluppo benché la prepara­ zione dei giovani sia sempre un se­ rio problema per i dirigenti del ca­ nottaggio. sport fra i più duri, poi­ ché, senza particolari attenzioni, si correrebbe l'alea di danneggiarne il fisico, non ancora completamente for­ mato. sottoponendolo a degli sforzi inadeguati. Per favorire raddestramo’lto di ele­ menti giovanissimi. di età non supe­ riore ai diciotto anni, per creare un vivaio di nuove forze ove possibil­ mente attingere i futuri campioni del renio, sono state bandite apposite re­ gate sul percorso ridotto di 11)00 me­ tri ed istituiti i Campionati d'Italia Allievi nel « due di coppia, quattro con timoniere, doppio canoe e jole da mare a quattro vogatori ». Se si raffronta l'attività del 1953 con quella rlelPcnno in corso si vede subito che. nonostante il numero del­ le riunioni sia diminuito dato il nuo­ vo programma federale adottato in vista della preparazione olimpica, il numero degli atleti affluiti allo sport renderò sia proporzionalmente in soddisfacen te au m ento. Infatti nel 1953 sono state bandite 57 gare alle quali hanno partecipato 83 equipaggi gara con un complesso di 306 vogatori gara mentre nel 1954. pur riducendosi a sole 12 gare, si sono avuti 48 equipaggi gara con 180 vogatori gara. Oltre alla preparazione dei giova­ nissimi è di conforto sapere in au­ mento il debutto di nuovi elementi che nell'tyino ammontano a 1336 vo­ gatori gara fra i quali ve ne è qual­ cuno molto promettente. Il « Quattro con timoniere » della Canottieri Sellino di Lovere, formato dai giovani Tarzia Pietro <18 anni), balzelli Cesare (20 anni). Cattaneo Franco (19 anni). Macario Luigi (18 anni), è il nuovo astro sorgente nel firmamento renderò che ha rappre­ sentato l'Italia ai Campionati Euro­ pei di Amsterdam riuscendo a per­ venire in semifinale ove ha dovuto soccombere di fronte ai fortissimi armi della Russia e della Cecoslo­ vacchia. Per il 1955 è allo studio un nuovo programma sportivo per i giovani dal quale i dirigenti federali si ri­ promettono nuovo impulso alPattività cerniera giovanile.

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È DAVVERO LA SCHIARITA PER IL CALCIO ITALIANO?

IH IM III? GUI AZZURRI lumaio vinto oli n roditi ni di EUGENIO DANESE

La carovana dei calciatori argentini è ripartita per Bue­ nos Aires. Triste ritorno da quell’* Operazione Europa» da cui il Commissario Tecnico Guglielmo Stabile si ri promet­ teva un duplice successo. più sostanzioso ili quello di due anni fu perchè — ferma restando la vittoria sul Portogallo — l’altra, sull'Italia. avrebbe avuto maggior risalto del suc­ cesso riportalo due anni fa contro la Spagna a Madrid. Invece, alla vittoria sul Portogallo (netta soltanto nel punteggio e vedremo poi il perché), non solo non ha fatto seguito quella sull'Italia, ma a Roma /'«Operazione Euro­ pa » ha avuto una deludente se non proprio catastrofica conclusione. Né l'unica argomentazione portata da Stabile per spiegare l’insuccesso dei biancocelesti può essere accet­ tata quale base per una discussione seria. Sostiene infatti il C. T. argentino che il gol-lampo di Frignoni avrebbe deciso tutto. Fi ha insistito anche al momento della par­ tenza, come se Galli non avesse segnato un secondo gol. ancora più irresistibile di quello di Frignoni (e successi­ vamente Bassetto, con una punizione-fucilata, non avesse fatto risuonare la traversa). Cancelliamo pure il gol di Fri­ gnoni (gol-lampo che pure si sarebbe potuto equilibrare, dato che vi riuscì persino l'Egitto a Milano in una gior­ nata polare, certamente la peggiore per una squadra abi­ tuata a ben altro clima): resta pur sempre la superiorità della squadra italiana, sotto l'aspetto tattico e pratico, non bilanciata dalla superiorità degli argentini in linea este­ tica, giacché, se il gioco degli azzurri era meno « prezioso » di quello « calligrafico » degli argentini, aveva l'eleganza della linearità e lo slancio aggressivo della « quasi verti­ calità ». In fatto di occasioni da gol. gli argentini ne han­ no create meno degli italiani e nessuna ne hanno sfrut­ tata: quella che a tutti è parsa dovesse sfociare in un gol sicuro senza il gran balzo di Viola (alla mezz’ora su col­ po di testa di Grillo), forse si sarebbe risolta solo in una grossa paura. E’ l'impressione che abbiamo provato veden­ do alla moviola due diverse riprese cinematografiche della partita, tutte peraltro eseguite con tele-obiettivi dato il di­ vieto — per questa sola partita — di piazzare macchine da presa in campo, dietro le due porte (a IVembley, in­ vece, vi si possono eseguire le riprese addirittura col ca­ valletto, in modo da poter inquadrare perfettamente la porta e stabilire così l’esatta direzione della palla). Na­ turalmente, anche se il tiro di Grillo fosse stato diretto a lato del palo, è stato bravissimo Viola a pararlo (e co­ me l’ha parato!). Tanto bravo il nostro estremo difensore che — in base a quanto ci ha mostrato un’altra ripresa cinematografica (quella della partita Portogallo-Argentina) — se fosse sta­ lo lui a guardia della rete portoghese, nella partita del 28 novembre a Lisbona, i rossi di Travassos sarebbero qua­ si certamente usciti vincitori dal confronto. Infatti, abbia­ mo, visto come il primo gol biancoceleste (autore Bonelli) sia scaturito da una madornale uscita a vuoto del portiere Gomez; come il secondo (punizione di Grillo, «alla Ame­ dei», cioè scavalcando la barriera) abbia sorpreso lo stesso portiere; e come il terzo gol sia stata la conseguenza di un altro e pugno di mosche» preso dall'estremo difensore rosso, battuto poi in modo irresistibile dal tiro basso dell’ala sini-

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stra Cruz (un tiro quasi identico a quello con <cui Frignimi. sette giorni dopo, doveva far secco Carrizo). Insamma la vittoria dei biancocelesti a Lisbona (vitto­ ria effettiva, non « ai punti », valutazione cui Stabile avreb­ be voluto ricorrere per la sola partita di Roma!), ha co­ stituito la premessa della loro sconfitta allo Stadio dei Cen­ tomila. Soprattutto, perché ha dato a Marmo e a Foni la convinzione di poter abbandonare tranquillamente il venti­ lato «.catenaccio ». La partita di Roma ha confermato che i nostri tecnici avevano visto giusto, giacché i biancocelesti reduci da Li­ sbona hanno fatto ben poco. Il migliore di tutti, in senso assoluto, è apparso quel ì'ernazza che del famoso River Piate 1949 non era certo l'elemento migliore (essendo pre­ ceduto, in una graduatoria di merito, da altri Ire attaccanti e precisamente Di Stefano, Loustau e Labruna, per lacere dei due grandi mediani Rossi e Jacopo, nettamente migliori rispettivamente di Delludi a e Mourinho). Quanto alla nostra squadra, ha giocato con tanta gene­ rosità e continuità da impedire di rilevare eventuali punti deboli. Se è vero che in prima linea Boniperti (a detta del­ la maggioranza dei critici) ha giocalo la sua migliore par­ tita in Nazionale (dando, fra l'altro, la sensazione di essere ormai maturo per passare stabilmente a quel ruolo di mez­ z’ala. che finiscono per occupare i grandi centravanti quan­ do hanno maio scatto e più esperienza) ; che Frignoni non si è fermato all’irresistibile gol segnato, ma è stato prota­ gonista di altri brillanti episodi; (sfoggiando, fra l'altro, «passi doppi» alla Riavuti); che Bassetto, dapprima timido e via via sempre più autoritario sino a finire come un do­ minatore. è stalo giudicato una «rivelazione» (sia pure a 29 anni!); che Galli ha nettamente superato il confronto coi due centravanti messi in campo dall*Argentina (coope­ rando al, gol di Frignoni, costringendo Carrizo alla fortu­ nosa parata di piede che alla fine del primo tempo ha evi­ tato ai biancocelesti di subire un secondo gol, e segnando una rete-capolavoro, come risulta dalla ripresa cinemato­ grafica in « inconiscope » a colori); è facile concludere che, anche senza Schiaffino, possiamo disporre di attaccanti in grado di ben figurare in campo internazionale (come avreb­ be certamente dimostrato Vitali, che vediamo magnifica ala destra a fianco di un Boniperti che giocasse come ha fatto contro VArgentina; e come dimostreranno in avvenire i tre del Bologna, di cui Bonafin appare destinato a grande av­ venire). La difesa, poi, ci ha del tutto tranquillizzati. Finalmen­ te ne fanno parte uomini rocciosi, (indispensabili, ha di­ mostrato il campionato del mondo) : e se Ferrano noci è una scoperta sotto questo aspetto, Moltrasio ha fatto vedere « subito » come sia utile farsi largo a « petto in fuori » che giocando di tecnica, come farebbe meglio un Venturi. (Ec­ co la spiegazione di quel «subito»; se Frignoni, ha potuto segnare il famoso gol-lampo, lo deve principalmente a Mol­ trasio che ben due volte ha fermato gli argentini e messa la palla sul piede di Schiaffino, punto di partenza dell'azio­ ne in tandem Galli-Frignani, conclusa in modo irresistibile). E adesso, archiviata la bella vittoria Sull’Argentina, il campionato riprende.


Ritorno alle cose semplici di Film

La vittoria Sull’Argentina è stata una iniezione di fiducia e di entu­ siasmo che ci voleva. Dopo tante sconfitte, una vittoria « importan­ te » è scesa benefica sul nostro cal­ cio come la manna dal cielo. Su questo punto siamo tutti d’accordo; dove l’accordo cessa è quando da un eccesso di avvilimento si cade in un eccesso opposto. Non sono pochi, infatti, coloro che hanno scritto che la crisi che travaglia il calcio italiano da alcuni anni è or­ mai tramontata. Il bello è che nel sostenere questa opinione, gli stes­ si colleghi non si sono peritati di rivolgere critiche piuttosto aspre agli argentini, ultimi depositari di un gioco all’antica troppo rifarci­ to di bellezza per mirare al pratico. Con questi rilievi i nostri colle­ ghi hanno implicitamente sminuita l’importanza del successo azzurro; non hanno ricordato ciò che scrisse un vecchio filosofo tedesco allor­ ché sentenziò che non bisogna mai sminuire il valore degli avversari per non svalutare le nostre vittorie. Sul chiaro successo degli azzurri non vi sono obiezioni da solleva­ re. Essa è stata netta e convincen­ te; siamo dell’avviso che i nostri attaccanti con un po’ di fortuna avrebbero anche potuto raddoppia­ re il punteggio. Ma questo riconoscimento non deve farci credere che siamo arri­ vati felicemente in porto. Dobbia­ mo ancora navigare prima di rag-' giungere la meta finale che è quel­ la del miglioramento tecnico. I nostri rilievi non riguardano soltanto la squadra nazionale ben-

sì tutte le squadre italiane che da alcuni anni a questa parte hanno adottato un tipo di gioco che non è fatto certamente per affinare le qualità di giocatori e il rendimento delle squadre. Vogliamo alludere alla tendenza distruttiva del calcio italiano, al non gioco, al catenaccio, alle preferenze che si sono accordate alle difese a tutto svantaggio degli attacchi. Ora quello che importa è costrui­ re secondo le naturali tendenze e il temperamento dei nostri calcia­ tori: a questo bisogna arrivare se vogliamo veramente risalire la cor­ rente. Un calcio negativo quale è stato ed è l’italiano non potrà tor­ nare a primeggiare se non ritorna al gusto della creazione, alla estrin­ secazione della sua personalità. Co­ me raggiungere questi scopi? Il Consiglio Federale della FISC — prima ancora della partita ItaliaArgentina — aveva deciso di riuni­ re gli allenatori di A, B e C per giungere alla realizzazione di una uniformità di gioco. A noi sembra che questo debba essere il primo obbiettivo da rag­ giungere; è fuori dubbio che per in­ tendersi bene occorra parlare uno stesso linguaggio. Vi sono molti punti da chiarire: vogliamo o non vogliamo giocare sistemista? Se la risposta sarà af­ fermativa dobbiamo metterci d'ac­ cordo sul sistema da applicare. Non si creda che noi ci si ponga un que­ sito che non ha ragion d’essere. Il sistema in Italia è stato variamente applicato e complicato poi dalle tat­ tiche. Se prendete in esame l’attac-

co, non esiste un gioco comune a tutte le squadre; a parte il torbillino, a parte le ali tornanti, si nota una diversa utilizzazione del cen­ trattacco talvolta carro armato, tal altra giocatore di suggerimento, una diversa utilizzazione degli in­ terni che non sempre tornano in­ dietro per i necessari raccordi e per l’organizzazione del gioco nella fascia centrale del campo. Si dovrebbe anche stabilire se i continui spostamenti degli attac­ canti sono utili e necessari agli ef­ fetti pratici del gioco; se il gioco verticale indubbiamente più rapido ma certamente più impreciso, sia da realizzare in ogni circostanza: ' tutti problemi questi che hanno la loro importanza nella ricerca di un gioco tipicamente nostro; Noi siamo pienamente convinti che l’estro e la personalità del gio­ catore non debbano essere com­ pressi ma aiutati a manifestarsi. Non bisogna eccedere nella realiz­ zazione del gioco collettivo. Si ten­ ga invece presente che l’armonia della squadra nasce dalla compren­ sione e dall’accordo dei singoli ele­ menti che la compongono. Non c’è squadra là dove l’estro e l’inventi­ va dei giocatori sono soffocati sul. nascere pei- fare posto ad un gioco sbrigativo realizzato da automi con un numero sulle spalle. Queste, naturalmente, non sono che idee appena accennate: merite­ rebbero una assai più ampia trat­ tazione; auguriamoci che i nostri allenatori la facciano in sede adatta. Noi, che non abbiamo mai parla­ to di crisi di giocatori ma di crisi di gioco, siamo certi che la situa­ zione potrà migliorare se certi con­ cetti verranno attuati. Comunque è sui giovani e gio­ vanissimi che occorrerà battere per conseguire gli auspicati risultati. Questo lavoro dovrà essere affron­ tato dalla Federazione attraverso il Centro Tecnico di Firenze. Punta­ re sulla pura tecnica, sulla forma­ zione tecnica del giocatore: il punto di partenza è stato e sarà sempre questo. Ritorniamo alle cose semplici, al gusto creativo; non avremmo assa­ porato l’amaro della crisi se non ci fossimo portati dietro le astrusità di un gioco che non sarà mai nostro.

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BILANCIO DEFINITIVO

COPPI BOBET AL VERTICE DELLA PIRAMIDE MONDIALE — Quindi, oltretutto — replico — Bobet non aveva ancora raggiunto la fase cruciale? — Dal momento che si è fermato poco dopo la mezz’ora, non deve essersi sentito perfettamente a posto.

Incalzo con le domande: — Non pensi piuttosto che forse non era stata ancora smaltita la « bomba » ingollata nel « Trofeo Baracchi» per cercare di batterti? .../ due fuori classe del ciclismo mondiale, la sera della apoteosi (e della sconfitta) al Palazzo dello Sport di Mi­ lano.

Visita di Coppi in redazione dopo la riunione al Velodromo Appio, prò alluvionati del salernita­ no (simpatica iniziativa dell’associazione corridori professionisti, alla quale hanno aderito con entu­ siasmo i maggiori assi del nostro ciclismo). E’ se­ reno, elegante. Gli porgo la « cartella » dell’Ansa con le poche note di telescrivente sul tentativo fal­ lito di Luison Bobet al Velodromo Vigorelli di Mi­ lano. Le legge con interesse ma senza esprimersi se non lo si solletica. E’ un po’ il suo stile, la sua linea. Potrà avere mille difetti, ma non gli si può far certo colpa di spavalderia, di presunzione. — Qual’è il momento più difficile del tentativo del primato dell’ora? — chiedo. — Ad onor del vero, tutta l’ora è difficile. Ma in particolar modo gli ultimi quindici minuti. Sono interminabili, e le. forze vengono meno. Non si ha un momento per tirare il fiato quando si gira a quella velocità e si è sottoposti ad uno sforzo si­ mile — risponde Coppi senza calcare troppo le pa­ role.

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— Può darsi anche questo, ma non mi sentirei di affermarlo. Dico solo che il record dell’ora non lo si può affrontare a cuor leggero, con la disinvol­ tura che si crede. Se resiste da tanti anni è segno che è un limite difficile da raggiungere. — E’ vero che hai dichiarato di ritentare im­ mediatamente, e con molte possibilità di riuscire, qualora te lo battessero? — Non sono stato cosi categorico nella mia af­ fermazione. Ho detto solo che se mi dovessero to­ gliere il primato dell’ora, avrei ritentato. In quanto penso che se sono capaci Bobet, Anquetil o qual­ che altro corridore attualmente in ballo e quindi di mia conoscenza, di superare i 46 chilometri in un’ora, a rigor di logica, stando alle mie ultime prestazioni, la cosa dovrebbe riuscire anche a me. Ecco tutto. — Sempre modesto, caro Fausto, sempre mo­ desto! — No, non si tratta di questo... D’altra parte il Trofeo Baracchi l’ho disputato con maggior impe­ gno proprio perché sapevo del tentativo dei francesi. Sono degli anni che i miei amici di Francia puntano al primato dell’ora...

— Senza riuscirvi... — Oh! potrebbero anche, riuscirvi. Bobet ha dei numeri, certo più di Anquetil e degli altri. E’ cor-


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ridare di maggior fondo e ritengo anche di mag­ gior classe. Le condizioni tecniche per superare il primato sono oggi più favorevoli che nel 1942. Fu il 7 novembre. Avevo allora dodici anni in meno sulle spalle. — E chissà quante migliaia di chilometri in meno nelle gambe! — Certo filavo di più. Quella volta ritengo che se avessi avuto una tabella di marcia più severa, avrei potuto scavalcare agevolmente i 46 all'ora.

— E fors’anche i 47 km.!

— Non esageriamo. 47 chilometri in bicicletta, senza allenatori, non mi pare siano possibili a nes­ suno.

— Eppure nella « Baracchi » hai compiuto, caro Fausto, un finale spettacoloso. Ecco qui le cifre. Ad Arcore, dopo 65 chilometri di gara il vostro van­ taggio era già di 52” su Bobet-Anquetil, 57” su Astrua-Defilippis, 1’6” su Koblet-Kubler, 1’36” su Magni-Piazza. Gli altri erano ormai fuori causa. E la media, di 45,611. A Scrcgno la media era sa­ lita, dopo 84,3 chilometri a 45,877 c i distacchi aumentati sensibilmente. Infine al Vigorelli, dopo 108 chilometri di galoppata a 46,142 contro 45,676 di Bobet-Anquetil, 45,198 di Magni-Piazza, 45,172 di Kohlet-Kuhlcr, 45,067 di Astrua-Defilippis. Tutti gli altri erano al disotto dei 45 all’ora! Ciò vuol dire che avendo migliorato l’andatura complessiva di giusti 500 metri all’ora, nei 43 chilometri, da Arcore a Milano, avete camminato, tu e Filippi, negli ultimi cinquanta minuti, ad una velocità oscil­ lante fra i 48 ed i 50 orari! Soddisfatto? Lo sguardo di Coppi, che nella elencazione delle cifre aveva seguito con attenzione la tabella dei vari controlli dello spettacoloso Trofeo Baracchi, si è illuminato a questo punto come rare volte m’è ca­ pitato di vedere.

— Fffettivamente nel finale siamo proprio an­ dati forte. D'altra parte dietro e... avanti incalza­ vano. Le gare a cronometro sono belle ed emozio­ nanti per questo: perché non concedono tregua. Un paio di volte in tutto ho sorseggiato una spre­ muta di frutta, senza ricorrere ad alcuna « boccet­ ta » magica come qualcuno ha insinuato. — Neppure Filippi?... A proposito di Filippi, s’è comportato bene! Ma tutti pensano che il finale sia stato di esclusiva « marca Coppi ». — E’ vero e sarebbe sciocco ch'io non confes­ sassi la preoccupazione degli ultimi chilometri. Ric­ cardo era stanco. Aveva lavorato nella prima parte della gara, pur dandoci il cambio regolarmente e tenendo io stesso più a lungo il comando. E' ancora giovane. Non è abituato alle alte medie. Ogni tanto mi voltavo a guardarlo. Sentivo Tragella e gli altri della. « Bianchi » incitarlo a tener duro, a non stac­ carsi di un centimetro dalla mia ruota. Ed infatti il merito maggiore è stato proprio quello di com­ piere gli ultimi quaranta chilometri si può dire

con il tubolare della sua ruota anteriore incollato a. quello della mia posteriore. Si e no se c’erano tra le due gomme cinque centimetri di luce. Sareb­ be stato un bel guaio non avesse tenuto, poiché nelle, gare a coppie il tempo viene preso sul secondo arrivato.

— Vale a dire, se ho hen capito caro Fausto, clic se tu fossi stato libero, avresti potuto andar anche più forte...

— Oh no, no assolutamente perché le gambe sono pur sempre gambe e non pistoni della « 1100 ». Ma è proprio il finale della « Baracchi » che mi ha convinto di ritentare il primato mondiale se qual­ cuno dei miei amici (Coppi non dice mai, avver­ sari) riuscisse a far meglio di quanto ho fatto io dodici anni fa, nel 1942. La discussione s’è fatta interessante. — Quel Baldini — accenna qualcuno dei pre­ senti — quel Baldini che ha migliorato il primato dell’ora dei dilettanti con quasi 45 chilometri, va forte oppure è stato il caso?

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— Quando si raggiungono certi limiti, il caso non c’entra. C’entra la forza. E quel ragazzo va proprio forte. E' un toro e una volta lanciato ha una forza di propulsione tremenda. — Non saranno stati gli... stimolanti? — si re­ plica. — Neppure per sogno. Se bastasse la « simpamina » a far crollare i primati mondiali, qualche corridore ch’io ben conosco ne avrebbe già battuti a dozzine.

!

— Figurarsi poi i francesi!... Coppi schiva il discorso. Non gli piace, non è nel suo temperamento pettegolare e tanto meno fare il processo agli avversari. E conclude: — Buttar giù qualcosa una volta tanto, può servire a stimolare l’andatura, il brio, specie nei giorni di apatia agonistica. Ma i giovani faranno bene a tener lontano certe tentazioni e. certe abi­ tudini. E’ il cibo sano, quello che serve all’orga­ nismo, l'alimentazione naturale; tutto ciò che è artificiale, ha la durata di una girandola, fuochi di­ artificio. Non è quella la strada per dare ad un atleta la certezza di poter ancora, sperare nel pri­ mato mondiale a 35 anni suonati!

— Come può dire Coppi! — Se proprio vi fa piacere amici, sinceramente come può dire Coppi..

E lo ha ben confermato due volte di seguito poche settimane dopo al « Palazzo dello Sport » strabattendo in due prove ad inseguimento Bobet ed i francesi.

Naber

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Ili CLASSE MONDIALE dilettanti italiani

Ecco il trio defili assi che la ”Torpwlo” è decisa a mettere insieme superando opni avversità. Maule, De Filippis e Moser; un capitano e due reclute cresciuti e temprati nelle file del C.S.I

E’ consuetudine ormai per le squadre industriali pescare a piene mani nel vivaio dei dilettanti del ciclismo al fine di potenziare le rispettive formazio­ ni in vista della ripresa dell’attività su strada. E, logicamente, la pattuglia degli azzurri è quella mag­ giormente presa di mira in quanto si tratta dei mi­ gliori esponenti di una generazione selezionati at­ traverso la cernita di otto mesi di corse. Ma quello che è avvenuto quest’anno è addirit­ tura fuori del normale in quanto mai — come nello scorcio del 1954 — la rosa dei corridori ai quali sovraintende con passione e competenza non comuni il C. T. Giovanni Proietti è stata sfrondata sicché dei suoi preziosi petali uno solo rimarrà dilettante an­ che per la stagione corse ’55. Del gruppo di corridori infatti posti « sotto controllo » quest’anno il solo Ranucci, infatti, conti­ nuerà a gareggiare tra i dilettanti in quanto i di­ versi Ciolli, Del Rio, Marcoceia, Boni, Falaschi, ChiarIone per non dire di Fabbri, Zucconelli, Maule e Moser hanno già debuttato nelle file superiori facen­ dosi apprezzare — questi ultimi quattro specialmen­ te — per l’ottima impostazione del loro stile e per le lusinghiere premesse di una buona carriera anche tra i professionisti. Il C. T. Proietti pur rammaricandosi di questo sistematico saccheggio che le squadre industriali compiono ogni fine di anno alla sua pattuglia, non può non arrendersi all’evidenza di argomenti valu­ tabili a suon di cifre dell’ordine dei sei zeri. E così ogni anno deve ricominciare da capo osservando in

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un campo che prevede non meno di cinquemila pre­ tendenti per cavar fuori i dodici che saranno iscritti ai campionati del mondo dell’anno prossimo che si svolgeranno come è noto a Roma su quello stesso circuito che già ventidue anni fa ci procurò la dop­ pia soddisfazione della maglia iridata di Martano tra i dilettanti e di Binda tra i professionisti. Quest’anno a dire il vero il C. T. di un elemento rimpiange la partenza di quel Nello Fabbri che la Legnano ha convinto a passare il Rubicone dopo lunghe trattative. Ma Proietti alla fine ha dovuto cedere (la cifra d’ingaggio offerta a Fabbri era tale da non ammettere altri tentennamenti in quanto la Legnano per averlo gli ha gettato ponti d’oro) e Così oltre a Ranucci nessun altro pezzo pregiato del suo pur abbondante mazzo gli è restato. Ma già con Ranucci il ciclismo dilettantistico ita­ liano può aspirare alla massima conquista in quanto il piccolo corridore di Montefiascone (cresciuto però alla scuola toscana) è stato all’avanguardia in tutte le corse della stagione tanto da essere annotato co­ me uno dei migliori. Tanto per restare nel campo toscano noteremo che con Ranucci sono da tenere in considerazione il campione regionale Furloni, Ro­ mano Rossi, Bui, Ferlenghi, Nedo Fragni, Marcello Giusti, l’ex campione italiano degli allievi Mannelli, oltre a quel Vasco Ciapini che non ha avuto una sta­ gione brillantissima ma che è in ripresa. Il Piemonte presenta le sue speranze più accre­ ditate in Godio (l’autore del più saliente episodio del campionato italiano), Elio Porta e Fallarmi. Si tratta di tre corridori che spesso hanno dato filo da torcere agli azzurri e che quest’anno dovrebbero trovare la definitiva valorizzazione. Anche dalla Lombardia buoni rincalzi. 11 primo posto spetta al campione italiano della categoria, Giancarlo Zucconetti, uscito fuori prepotentemente dalla volata a cinque che concluse a Prato l’avven­ tura tricolore del 1954. Con Zucchetti — sempre che anche lui non si faccia tentare dal passaggio di ca­ tegoria — è sotto osservazione Ciccio Lucchesi (il siciliano già campione lombardo), dalla Liguria ecco pronti Bertoglio ed Olivieri, dall’Emilia Finessi, Mazzacurati e Biondi un formidabile trio di passi­ sti e quell’Èrcole Baldini che ha sbalordito tutti sul­ l'assito del Vigorelli quando riuscì a portare il limi­ te mondiale dell’ora dei dilettanti al prestigioso re­ cord di Km. 44,869 poco meno di un chilometro del­ l’imbattibile record di Fausto Coppi contro il quale invano si è tentato anche l’iridato Bobet, II portentoso ragazzo, nato nel 1933 a Villanova di Forlì, quel giorno fece meglio del campione del mondo Bobet ed anche Coppi non potè fare a meno di strabuzzare gli occhi nell’apprendere che l’emilia­ no aveva fatto segnare la prestigiosa misura, che è la sesta assoluta di tutti i tempi. Nino Lombardi


Qualche anno addietro chiesi al com­ mendatore Mario Della Torre, Consi­ gliere delegato della vecchia casa mi­ lanese « Emilio Bozzi ». la « 1Legnano » in effetti, per chiamarla coni il nome più pratico c conosciuto, se intendeva continuare con le sole biciclette oppu­ re se anche la sua casa avesse finito per farsi sedurre dal progresso. Mi rispose in buon milanese, con­ dendolo con qualche battuta scherzosa, che mai e poi mai la bicicletta « Legitano » sarebhe stata contaminata 'lai motore. Mai ci sarebbe stato un simile matrimonio. Non aggiunsi verbo. La­ sciai cadere il discorso passando a chiacchierare di corse e di corridori, specie di quelli d’altri tempi, I vecchi si sa, vanno in brodo di giuggiole quando cominciano a raccontare... « te se ricordi ». Tu dici di sì, che ricordi benissimo il giro d'Italia di Bergama­ schi o chessò io la Sanremo record di Olmo, ma quelli non sono ancora con­ tenti. vanno più indietro c non gli ba­ sta neppure il 1925, (piando imperava­ no Girardengo c Belloni ed in Fran­ cia i fratelli Pellisicr, macche non so­ no conienti. Ma no. dicono, prima assai prima. « te se ricordi » e vanno a rivangare giù giù in fondo alla memoria sino a Gonna e Gaietti, e Butti c Micheletto e Gardellin, ed è tanto, proprio tanto se ti fan la grazia di non scavalcare la barriera del secolo per tornare all'Ottoccnto, o addirittura al celcrifero di Sivrac. Vivono di questo, i vecchi, quelli che in fondo Itan creato la bicicletta e il suo sport c non possono concepire che uno non si appassioni ai loro ri­ cordi. Di tutto questo però mi sem­ bra si sia fatta poca menzione alla mo­ stra del ciclo e del motociclo, la 32* della serie allestita nel meraviglioso padiglione della meccanica alla Fiera di Milano dalla Associazione Naziona­ le Ciclo Motociclo e Affini, feudo del prof, obccchi e di Luigi Cucco, così di­ versi nel temperamento e nel carattere. Presidente e Segretario generale l’uno dall’altro, ma indispensabili per forma­ re la forza propulsiva dell’ANCMA. Ilo messo il naso nel grande padi­ glione della mostra quando il Ministro Mattarella stava terminando il suo gi­ ro inaugurale. Si sa, tutti gli esposito­ ri tengono in modo particolare u far scattare al nugolo di fotografi un paio di lastre nel momento in cui l’Autorità officiata dal Governo per inaugura­ re la bella, grandiosa rassegna mecca­ nica passa c si sofferma al loro box. Anche questo è lavoro di protocollo lult'altro che facile, guai a non com­ prenderli tutti proprio tutti, c’è perico­ lo di farsi protestare il contratto. I dirigenti dcU’ANCMA ben sanno queste cose, per esperienza vissuta. E nessuno proprio nessuno ha motivo di dolersi. Dunque, il Ministro Mattarella aveva portato a termine il suo giro c stava per tornare verso la porta a vetri quan­ do s’è imbattuto, dopo il grande tripli­ ce stand della Bianchi, in quello della Legnano.

VELOCE

CARRELLATA AL “SALONE»

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Moto e Cicli della 32fl Mostra Milanese <11 .Votale Dertoeco

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il dott. Paolo Baccigaluppi, direttore commerciale della "Moto Gilera ", con il comm Nando Tagliabue, "Magna pars" del mondo ciclomotoristico, alla "Mostra", a tu per tu con la indovinatissima "bicilindrica 300 Gilera "

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Il conim. Aldo Zambrini e l’ingegne­ re Quintavalle avevano appena finito di mostrare all'eminente rappresentante del Governo i loro prodotti descrivendogli la nuova «174» a quattro tempi e il delizioso «Super Aquilotto», un gioiel­ lo di perfezione meccanica, delizia dei ragazzi e dei grand: per la sua linea e anche per la potenza del suo moto­ rino. elle già sulla soglia dello stand seguente, non meno grande di quello dell’industria di Viale Abruzzi, atten­ deva il cornili Mario Della Torre. 11 Ministro non parve sorpres c di certo ricordare non deve aver fatto fatica che non c'era Coppi senza Bartali (al­ meno ai suoi tempi, giovane ancora com’è) e. quindi, non c’è Bartali senza Legnano. Ma ecco la sorpresa. 11 « siur Mario » ebbe poco da dire sulle sue biciclette che tutti conoscono e ammi­ rano. ma molto, moltissimo, ebbe da in­ giungere (piando, accompagnato il Mi­ nistro al centro della pedana, presen­ tò la fiammante motoleggera « Legna­ no » in verde ramarro. Di certo il Ministro Mattarella non mise neppure un pizzico di malizia nel rivolgere all’intelligente e caro com­ mendatore Della Torre una battuta innocente : « Anche la Legnano si è dunque niolorizzata! ». Il comm. Della Torre abbassò gli occhi, arrossi quel suo faccione bona­ rio e pieno, e rispose a bassa voce, che nessuno ■ avrebbe dovuto sentire: « Cosa vuole Eccellenza, sono i tem­ pi. o rinnovarsi o morire. La bella e cara bicicletta non basta più da sola a dar da vivere alle nostre famiglie. Il mondo è preso ormai dalla frenesia del­ la velocità. Cinema, radio, televisione, elettrotreni e... ». « E... motori — aggiùnse il Ministro — ma non dimenticate la bicicletta. I ragazzi debbono continuare a pedalare, stanno diventando troppo pigri, lo stia­ mo. ad onor del vero, diventando tutti. Ed è un guaio, un grosso guaio. Alme­ no io, che sono il Ministro dei Tra­ sporti, non dovrei dirlo, ma è cosi ». « Dovessi scegliere una moto — io che pur fabbrico moto — non saprei dove sostare in questa mostra », mi ha detto il conte Augusta, costruttore e titolare della « M. V.», il quale in con­ tinua evoluzione a Cascina Costa con i bolidi a quattro cilindri e gli scooter che sembrano davvero dei pulmann, co­ struisce anche aeroplani ed elicotteri, più possenti e perfetti di quelli ameri­ cani. « Un tempo eravamo in pochi. Mi da­ vano del pazzo quando ad Arcore aprii la piccola officina meccanica c~ scrissi su una targa: "Motocicli Gilera’’. Oggi tutto il mondo è impazzito, per cui pen­ so non sia più il caso di parlare di ma­ nicomio » — commentò il comm. Gilera — parlando della sua industria, nel ci­ vettuolo salottino che il direttore com­ merciale dott. Baceigaluppi è riuscito a sistemare dietro lo stand, sotto il na­ stro luminoso iridato a nio’ di meteora che traversa l’intero settore della casa di Arcore, e sul quale spicca questa scritta: Gilera: Campione del Mondo.

Grande novità della Gilera, oltre al bolide di Duke, è la nuova «300 bici­ lindrica » ammiratissiina. Ma non è la sola campione del mon­ do la Gilera alla Mostra del Cielo e del Motociclo. Campione del mondo è anche la Guzzi, con le fiammanti mac­ elline rosse di più cilindrale, allineando accanto alla « Zigolo », al «Galletto » il grazioso «Cardellino», ultimo indo­ vinatissimo parto di Mandcllo del Lario. Interessante e originale anche la espo­ sizione della Mondici che ha raccolto quest’anno infiniti successi a comincia­ re dalla Milano-Taranto, dal Giro d'Ita­ lia e dalla 12 Ore di Imola. E tra tan­ ti piccoli bolidi anche la novità, di mi­ nima cilindrata, il «Mondialino» di appena 49 emc. E poi tante marche da far venire il capogiro, molte di natura artigiana come la romana Aquila che ha sfornato una serie di indovinatissi­ me moto tra le (piali domina natural­ mente una eccellente 160 enie. E gran­ di marche come la Parlila che ha al­ largato il suo raggio di produzione, la Meccanica Valtrompia, la Mi-Vai impo­ stasi in brevissimo spazio di tempo, e ancora la Ducati con i generosi piccoli quattro tempi, come quelli della Laverda che ha sbalordito il mondo motorislico con le spettacolose vittorie nella categoria minima in tutte le corse della stagione riuscendo a mantenere delle medie sbalorditive Come l’/ler Macchi che il dott. Pedote ha presentato parti­ colarmente orgoglioso delle macchine uscite dalla attrezzatissima grande azien­ da di Varese. La Aer Macchi presenta le ormai classiche 15 cmc., scooter e motoleggera e abbinando' due motori di questa anche la nuovissima 250, ol­ tre al potentissimo « Macchilre », il ben noto motocarro. Bovoncini, Cornei, Malaguti, Moto B. Benelli fanno corona a tante vecchie «case» come la C. M.. la Benelli, la Garelli e naturalmente le due case re­

MOTORI • La Direzione Corse della Moto Gi­ lera ha definito in questi giorni gli accordi col corridore Pierre Marme­ rei per la sua partecipazione, in sel­ la ad una Gilera 4 cilindri, al Cam­ pionato mondiale 1955 ed a qualche corsa del Campionato di Francia. Il popolare pilota, che con- la vit­ toria nel Gran Premio di Francia 1954 ha dimostrato di saper emulare le gesta sportive del padre George Monneret, inizierà prossimamente gli allenamenti sulla pista stradale di Montlhery, di cui con la Gilera 4 ci­ lindri detiene il record di velocità alla media di Kmh. 161. • Il costruttore e pilota dell’* Uccello Azzurro », Donald Campbell, sce­ glierà forse il lago di Garda per il suo prossimo tentativo di battere il record mondiale di velocità per mo­ toscafi. Campbell, che prosegue l’at­ tività svolta con abilità e passione da suo padre, perito in un tragico incidènte durante una prova, avreb-

gine degli scooters Innocenti e Piaggin. vale a dire Lambretta e Uespn... — Il discorso potrebbe continuare chissà per (pianto. Molte anche le case cicli­ stiche che si sono motorizzate oltre, ben s’intende, alla Bianchi ed alla Legnano, Carg-nielli ovvero la Bottecchia, ad esem­ pio, con i suoi scooters « Vittoria » e con gli altri ciclomotori, c Cimatti, se­ rio e caro ex campione, che ricordia­ mo volentieri, oggi serio industriale al­ la pari di Olmo, robusto quanto inai nella sua industria ciclomotoristica, e Girardengo, che sfoggia modelli forti del suo grande nome, mentre Guerra è rimasto fedelissimo alla bici c si limi­ ta solo a mettere in vetrina un ciclo­ motore. Qualcosa di più in fatto di mo­ tori si son decisi a fare i fratelli Ghclfi, la serissima grande casa torinese clic costruisce le biciclette Frejus. senza dub­ bio tra lo P>ù belle del mondo. Ciclo­ motori fanno anche Rizzato e Torresini. vale a dire le Case Atala e Torpado, come Canna, naturalmente che si avvi­ cina anche alle maggiori cilindrate, alla pari di Tappella il fabbricante della Fucks. Tante, tante cose belle anche nel set­ tore degli accessori, dove domina Nan­ do Tagliabuc, il gran equilibratore del ciclismo. Un corridore, un dirigente, un industriale, uno spiantato che non sap­ pia a chi santo rivolgersi per sistema­ re le sue cose, si rivolge a Nando Ta­ gliatine. Ed il caro Nando sistema tutto e tutti, è buono e generoso con tutti, anche se talvolta questa sua bontà gli fa battere il naso in sgradite sorprese. Ma non se ne dà per inteso. Aggiusta tutto, e proprio mi chiedo perchè a Via­ reggio a presiedere il Congresso dell'UVI non abbiano chiamato lui. Di certo si sarebbe costruito di più e si sa­ rebbero fatte assai meno chiacchiere in utili.

Natale Ilertoeco

be voluto effettuare il nuovo tenta­ tivo nell’Ullstvater, lago dell’Inghil­ terra nord-occidentale. La regione dei laghi è stata iterò duramente colpi­ ta dalle alluvioni ed anche l’Ullswater ha steso le sue acque sui terreni rivieraschi. Il popolare costruttore e motonauta sostiene che c’è « trop­ pa acqua » e che tali condizioni non sono affatto ideali per fare della ve­ locità pura. Tanto più che nel lago .vi sono ora dei pericolosi rottami provocati dalle alluvioni. L'« Uccello Azzurro » dovrebbe sviluppare una velocità di oltre 150 miglia orarie ed a tale scopo gli è necessario uno specchio d’acqua di almeno cinque chilometri di lun­ ghezza in linea retta. Il lago di Gar­ da sarebbe il posto ideale per l’im­ presa di Campbell, il quale già vi ha effettuato altri tentativi con dei suoi precedenti modelli. Tecnici ita­ liani hanno invitato il motonauta inglese a ritornare sul Lario, dove le condizioni, sia di navigazione sia atmosferiche, sono attualmente ot­ time.

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Profìcue nuove leve ili Pesisti e Lottatori di Aldo Torti

L’attività della Federazione Ita­ liana Atletica Pesante, in quest’an­ nata sportiva che va dal 1° settem­ bre 1953 al 30 giugno 195-1, ha inte­ ressato le quattro branche di di­ scipline sportive da essa ammini­ strate: la lotta greco romana, la lot­ ta stile libero, il sollevamento pesi ed il judo, quest’ultimo entrato a far parte integrante della Federa­ zione stessa, appunto come quarta specialità, secondo la decisione del Congresso Federale di Rimini. Le prime tre specialità sono olim­ piche, il judo no. Naturalmente quindi, anche se molta attenzione e molte cure sono state dedicate a questa sezione che ha in sé molti coefficienti di successo, e che po­ trebbe anche domani essere ammes­ sa nell’arengo olimpico, l’attività federale è stata più che altro orien­ tata verso le specialità classiche, so­ prattutto in funzione di quella che sarà la partecipazione ai Giochi di Melbourne. E siccome è più che evidente co­ me la partecipazione alle Olimpiadi australiane non potrà non essere che altamente qualitativa, ecco che la Federazione, attraverso le molte­ plici gare nazionali e gli altrettan­ to molteplici confronti internazio­ nali, vuole essere sicura di selezio­ nare elementi i quali abbiano la possibilità di difendere con onore la maglia azzurra. I criteri federali per una simile accurata selezione sono noti: pre­ messo che il materiale uomo a di­ sposizione è di primo piano, che le cognizioni tecniche in possesso di tale materiale sono rilevanti, occor­ re affinare le possibilità di ciascuno soprattutto consentendo, mediante lunghi periodi di allenamento col-

legiale, un regime di vita e di pre­ parazione atletica che siano confa­ centi allo scopo prefìsso. Se volessi­ mo prendere a prestito espressioni politiche correnti, si tratterebbe di una specie di piano quadriennale da portare a termine, con le dovute, forme ed i dovuti accorgimenti, per fare in modo e maniera che le fa­ coltà. oggi spesso, ti’oppo spesso, allo stato naturale, vengano portate ad un massimo di rendimento.

Di qui la ventilata, e possiamo af­ fermare. pressoché concretata isti­ tuzione di un Centro Federale a Bracciano. Ivi ebbero modo, con mezzi correnti, di fermarsi gli atle­ ti chiamati ad un periodo di alle­ namento in vista dei Campionati Mondiali di lotta stile libero: ivi si sono affinati, con diuturna costanza, gli elementi partecipanti ai Campio­ nati Mondiali di sollevamento pesi. Quali i risultati? Senza dubbio no­ tevoli. anche se al concreto del tut­ to differenti. Infatti i liberisti non

furono inviati nella lontana Tokyo, mentre i pesisti si difesero con ono­ ro a Vienna. Ma le esperienze rag­ giunte nell’un campo e nell’altro sono state tali e tante da poter consigliare esattamente la Federa­ zione su quanto poter fare, su quali atteggiamenti prendere, quali prov­ videnze adottare in presenza di ri­ scontrate deficienze. Ad esempio, pei- quanto riguarda la lotta stile libero, dall’esame pre­ liminare ai Campionati Mondiali, costituito dal confronto con una Nazione non superlativamente qua­ lificata al riguardo, come la Svezia, è emerso che i nostri atleti hanno bisogno di una vera e propria scuo­ la la quale, fatto un adeguato giro d'orizzonte, non può essere che quella turca. Quindi, in dipendenza della di­ sfatta registrata a Roma contro gli svedesi, nessun nostro atleta af­ frontò la trasferta di Tokyo: la Fe­ derazione dal canto suo ha stretto accordi con Boytorun, grandissimo istruttore allenatore turco, il quale da qualche tempo ha iniziato i suoi insegnamenti nella palestra federa­ le di Roma, scoprendo ai nostri atleti ed ai nostri istruttori una specie di mondo nuovo, dando co­ gnizioni di questo stile di lotta che in Turchia è quanto mai in auge, tanto da poterne essere considerata capostipite. Noi riteniamo, peraltro, e credia­ mo senza dubbio di poter fornire le prove del nostro asserto, che il fiorire della lotta stile libero in Ita­ lia possa avvenire solo quando i dirigenti delle nostre società di atle­ tica pesante si convincano che lot­ ta greco romana e lotta libera deb­ bono essere poste sullo stesso piano propagandistico; quando i nostri istruttori non si limitino ad avere cognizioni e passione solo per il ti­ po classico di lotta, ma sappiamo

Gli italiani che hanno partecipato ai campionati del mondo sollevamento pesi a Vienna (ottobre 1954), Da sinistra: Mannironi. Pignetti. il presidente dottor Valente, Cauti e Mancinelli

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anche dissertare sull’altra discipli­ Q U E STI _S TRAN I GONG R E SSI na sportiva, studiandone l’intima essenza, sapendo distinguere le pos­ sibilità naturali dell’allievo, com­ prendendo che alla maggiore viva­ cità intellettiva italica potrebbe corrispondere molto meglio la lot la dinamica che non quella statica. Dicevamo di poter dare le prove del Ci è voluto proprio la calda e cor­ sitare il sud e perciò non può compren­ nostro asserto: osservate, nei recen­ diale accoglienza dei Toscani per scio­ dere quanti e quali sacrifici, dirigenti tissimi tornei di propaganda, quan­ gliere il freddo grigiore delle giornate e atleti, debbono fare per svolgere an­ ti atleti sono stati portati alla ri­ viareggine. Solo nella sala dell’assem­ che quel minimo di attività che svol­ balta nelle eliminatorie regionali blea si è avuta, in qualche momento, gono. In molti casi l’abbondanza fa per il Trofeo Raicevich di lotta gre­ l’impressione che l’atmosfera dell’as­ chiudere gli occhi anche di fronte alla co romana, e quanti per il Trofeo semblea surriscaldasse l’ambiente; ma più lampante realtà. Il sud ha bisogno ciò è sempre stata cosa passeggera an­ di aiuti, di grandi aiuti in mezzi ed Nizzola di lotta libera. Il divario è che quando i dirigenti toscani hanno impianti, ma soprattutto ha bisogno troppo forte, quindi il difetto è nel lasciato la sala per protestare contro della comprensione e della fraterna manico. la maggioranza che aveva stabilito di collaborazione degli amici del nord. Ma Per il sollevamento pesi il discor­ votare in un modo diverso da quello sarebbe ormai ora di bandire nei no­ so è un altro. Come preliminare ai da loro proposto. Benedetta democra­ stri rapporti questa differenziazione; campionati del mondo, si è affron­ zia! Tutto bene quello che finisce bene non si tratta di due Italie ma di alcu­ come quella esposta dal presidente Rotata la Francia a Torino. Fu una doni. durata quasi due ore, avrebbe ne regioni di una sola Italia che hanno più bisogno, data la loro attuale e par­ sconfitta, ma una sconfitta che, ai meritato una discussione ben più pro­ ticolare situazione dovuta ad un com­ fini perseguiti, valeva una vittoria. fonda e pacata, scevra da qualsiasi pleto abbandono da parte di tutti per Di qui altri allenamenti collegiali questione personalistica o da questioni il passato, di un maggiore potenzia­ a Rovereto, poi a Bracciano, poi la strettamente locali. Purtroppo, invece, mento. E veramente bene ha fatto partecipazione con Mannironi, Can­ tutto si è basato su due punti, che pur l’U.V.I. a destinare mezzi a queste re­ ti, Pignatti e Mancinelli ai Campio­ essendo interessanti perché andavano gioni le quali, in un prossimo futuro nati di Vienna, ed ottimo piazza­ ad intaccare la più grande prova in­ sapranno certamente dimostrare che ternazionale del ciclismo italiano ed questo fatto ripagherà tutti, e molto mento con notevoli risultati tecnici una decisa presa di posizione di un orabbondantemente, di questi quattro nostri migliori ■gano regionale nei confronti del Con­ Altre questioni e problemi sono stati rappresentanti. siglio Direttivo, non giustificano affat­ trattati, come l’attività professionistica La lotta greco romana ha vissuto to le parecchie ore perdute dai dele­ e le modifiche allo statuto e regola­ quest’anno sulle manifestazioni per gati e dirigenti che si siano alternati mento. Per quanto riguarda la prima il campionato di società, diviso in ai microfoni. Troppi avvocati si sono è veramente un problema molto scot­ Serie A, Serie B e Promozione, e presentati; pur concedendo nel modo tante e che dovrà essere risolto defini­ sulle gare per i campionati indivi­ più ampio che era loro materia il di­ tivamente se non si vuole correre il ri­ scutere l’interpretazione di un articolo schio di veder franare quanto è stato duali, per prima, seconda e terza di regolamento; si sarebbe forse po­ fino ad oggi cosi sudatamente fatto per serie. Dopo i campionati mondiali tuto risolvere più semplicemente il de­ riportare il nostro ciclismo fra i primi, di Napoli, si è avuta quindi una sta­ licato problema se uomini forse ' meno se non il primo, del mondo. gione di transizione soprattutto ri­ eruditi in materia di diritto, ma più Avremmo però voluto sentire discu­ tere problemi molto più vicini alla volta al reclutamento ed all’alleva preparati nel campo ciclistico, avesse­ ro preso a cuore la soluzione. Ognuno maggioranza dei presenti: dei proble­ mento delle giovani speranze di do mani, operazioni in cui ci piace se­ degli accusatori, era troppo evidente, mi che riguardano l’attività dilettan­ con particolare riguardo alla ca­ gnalare la romana Borgo Prati che doveva difendere il proprio prestigio tistica personale oltre a quegli interessi del­ tegoria esordienti senza la quale poco si è posta, al riguardo, decisamente l'organo che essi rappresentavano o o nulla si potrà fare per l’avvenire. all’avanguardia. avevano rappresentato. In quei mo­ Sarà per un’altra volta. Il problema Anche la lòtta stile libero ha avu­ menti di dura battaglia la nostra men­ rimane e dovrà essere affrontato per­ to analoghe manifestazioni per for­ te è andata ad un altro congresso fe­ ché tutti quanti. Società, Direttori Sportivi ed atleti, comprendano che za di cose, come abbiamo accenna­ derale dove non gli avvocati ma i me­ lo all’inizio di queste note, meno af­ dici, i psicanalisti (o almeno dimo­ oltre alla conquista di un titolo esiste anche, ed è per noi il più interessante, follate che non quelle di greco ro­ stratisi tali) hanno infierito per sva­ un problema che riguarda lo sviluppo riate ore nei confronti di un Presi ­ mana, così come il sollevamento pe­ dente attaccandosi a qualsiasi cavillo o fisiologico dei nostri giovani i quali de­ si, per il quale si è creata una nuo­ dimostrazione di presunta defezione vono, per essere atleti completi, svilup­ va forma di reclutamento vero e psichica pur di aver ragione e demoli­ pare contemporaneamente ed armoni­ proprio con la gara dell’« Ercole ». re tanti anni di attività svolta appas­ camente una più salda formazione mo­ Il judo, nel suo primo anno di sionatamente da una persona che tutto rale che varrà a dare all'atleta stesso incorporamento nell’attività federa­ aveva dato per l’affermazione di una la sua più grande soddisfazione: for­ mazione integrale della sua persona­ le, ha dato a vedere quale enorme attività sportiva. Ma torniamo all’Assemblea del cicli­ lità. Perché non dobbiamo mai dimen­ forza di propulsione ha nel suo se­ ticare che anche gli atleti sono i mem­ no, registrando sia un netto miglio­ smo. Dopo la relazione del Presidente bri di una società che in un domani si è discusso per parecchie ore, tutti ramento tecnico nei suoi uomini hanno potuto dire le loro ragioni prò potrà chiamarli a delle responsabilità più rappresentativi, sia una mag­ e contro, ma purtroppo la critica non civiche alle quali non potranno sot­ giore diffusione nei giovani, i quali è stata affatto costruttiva e le appro­ trarsi, ma dovranno affrontarle con vengono al judo entusiasticamente vazioni non hanno messo in giusto ri­ piena coscienza e con una preparazio­ e trovano nei nostri maestri il mez­ salto l'opera svolta dall’attuale Consi­ ne che fin da oggi dovranno iniziare. L'assemblea si è chiusa nel migliore zo di apprendere sveltamente e con glio Direttivo. dei modi; il sereno è ritornato; speria­ Altra nota molto stonata è stato buona impostazione i rudimenti del­ l’intervento di un delegato della Lom­ mo che nessuna nube ritorni ad offu­ l’arte gentile. scare questa serenità. bardia contro la cassa del Sud. Forse Lorenzo Ilo r([hi Aldo T'orli l’illustre signore non è mai stato a vi-

Bilancio di Viareggio

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Veloce cammino s del li. S. I di (ìieueroso Dattili»

La chiusura della stagione 1953-54 nel settore agonisti­ co presenta un consuntivo che ha nella sua base il sorriso della vittoria. Le statistiche sono sempre espressioni aride ma acquistano nella circostanza un alto significato che de­ ve inorgoglire la nostra Famiglia. In sede consuntiva lo sguardo si posa sul passato, se questo sguardo dovesse rivolgersi al sorgere del CS.l. ad oggi, constateremmo che ogni anno ha sempre avuto il si­ gnificato della conquista. Il soffermarsi su delle pagine sia [ture definibili d’oro significherebbe perdersi e distruggere un prezioso lavoro che si identifica <nel sacrificio di tutti i componenti della nostra Organ izzazion e. Dobbiamo guardare lontano, da una meta raggiunta, dobbiamo partire per raggiungere altre mete, non dovremo avere mai un traguardo, il nostro cammino dove essere perenne e (piando scompariranno gli uomini, ne verranno altri che per eredità riceveranno un comandamento dolce e fraterno, il comandamento del "lavoro", in favore della nostra gioventù. Sentiamo che il sentimento confortato da purissima Fede dal tema prefisso ci allontana dalla realtà del domani — ma la nostra forza spirituale ci consente di agire e lottare e ci rende forti per superare gli ostacoli zi ozi somprc esprimenti lealtà che ci vengono posti sul nostro cammino. Sentiamo il dovere rii citare al [tosto d’onore l’atletica leggera con i suoi ventiquattromila tesserati, il calcio, con trentottomila. il nuoto che ha aumentato dell'80% i suoi atleti e cosi la pallacanestro, il ciclismo, la pallavolo, il tennis da tavolo sci e montagna, tamburello, bocce, ecc.. Parla il nostro plauso affettuoso al Comitato Provinciale rii Bergamo che ha conquistato il titolo di Campione d’I­ talia e al Comitato Zonale di Molfctta che ha vinto nella categoria dei Comitati Zonali ottenendo un posto d’onore in classifica generale. Il Comitato Provinciale rii Roma, vin­ citore. dell’ambito titolo per due anni consecutivi, consegna la bandiera rie! CS.l. listata dal tricolore della patria ai colleghi lombardi, è una consegna fraterna che sà di af­ fetto e di reciproca stima. I complimenti più cordiali vanno indirizzati a tutti quei Comitati che hanno indetto corsi per dirigenti tec­ nici, arbitri, giudici ecc. Il C.S.I. ha necessità di dirigenti tecnici, essi rappresentano la spina dorsale della nostra Organizzazione unitamente ai nostri Assistenti e dirigenti amministrativi. Le conquiste ottenute nell’anno agonistico appena terminato, ci impongono il dovere di affrontare il nuovo anno con spirito innanzitutto battagliero perché i problemi che dovremo risolvere saranno duri. II CS.l. entrerà ufficialmente nelle file della FIDAI, e. della FIN, la nostra sigla sarà presente •nelle competizioni (ederali. La nostra presenza non significherà la ricerca di voti assembleavi ma semplicemente la tutela morale dei nostri giovani atleti che emergendo nelle varie discipline sportive saranno seguiti e confortati nella loro carriera sportiva. Attualmente il C.SJ. è presente in tutte le Federazioni, ma è una presenza simbolica, anche se il numero delle

i

I

Sul podio dei vincitori, al Criterium studentesco di atle­ tica leggera, per i Provveditorati del Nord: (dall'alto): i primi due del « peso » Martini (Brescia) e Turchetti (.Belluno) e i primi tre dei 1000 ni. piani: Coliva (Modena). Freso (Torino) e Bonell (Bolzano)

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Unioni Sportive e dei tesserati potrebbe in effetti essere una effettiva consistenza che potrebbe farsi valere. Si rende indispensabile che tutte le nostre Unioni Spor­ tivo che espletano attività federale facciano precedere la loro denominazione sociale dalla sigla C.S.I. E' una sigla che deve inorgoglire, è una sigla avente un significato di superiore elevatezza, come fosse un biglietto da visita avente un blasone di aristocratica distinzione. Ogni anno di lavoro del CS.I. ha significato un pro­ gresso, quest’anno l'espletamento dei nostri programmi, di quelli federali e di quelli riservati ai giovanissimi, impon­ gono un impegno particolare per tutti. Il CS.1. si trova

La situazione calcistica del C.S.I. si presenta con il suo armonioso scena­ rio giovanile ed ha raggiunto una del­ le vette più ambite anche se per vetta noi vogliamo intendere oltre 37 mila tesserati clic rappresentano un punto di forza degno del massimo rispetto del settore calcistico nazionale, ma il numero sopra indicato ha anche il con­ forto di una classe arbitrale del C.S.I., di un complesso di dirigenti tecnici di elevato valore oltre, s'intende, ad un notevolissimo numero di squadre appartenenti alla nostra famiglia e che militano nelle attività federali. Siamo sempre stati contrari acche l'attività calcistica fosse svolta da bam­ bini e ciò perché in effetti il calcio non può comportare un benessere fi­ sico, ma anzi, il più delle volte, può essere nocivo allo sviluppo dei ragaz­ zi. Ma di fronte ad una situazione reale che. indipendentemente da ogni, altra considerazione, ci dice che comunque il calcio viene praticato anche dai bam­ bini, abbiamo sentito spontaneamente il dovere di intervenire affinché con le nostre discipline si possa regolariz­ zare una situazione che può essere, al­ meno in parte, sanata sotto il profilo fisico-disciplinare. Per raggiungere gli scopi che ci sia­ mo prefissi dobbiamo considerare tutto il lavoro che debbono esplicare i tec­ nici della nostra organizzazione perife­ rica e particolarmente quelli che cu­ rano i nostri ragazzi nei collegi, nelle associazioni cattoliche, nelle parrocchie. E’ indispensabile che prima di svol­ gere una qualunque attività di carat­ tere calcistico i ragazzi facciano molta cultura fisica; essa può essere consi­ derata come un sacrificio per la massa dei giovanissimi, senonché rappresenta una tutela perché i ragazzi possano af­ frontare con maggiore tranquillità la competizione calcistica e subirne lo sforzo senza dannose conseguenze fisiche.

ATLETICA LEGGERA E’ indubbio che la forza numerica del C.S.I. nell’atletica leggera oggi ha assunto una importanza di alto rilievo e quindi il nostro impegno deve essere sempre portato iino alla dedizione più completa onde ottenere risultati più tangibili. Nel programma del prossimo anno è stata inclusa la corsa dei 110 a ostaco­ li. E' una specialità senz'altro impegna­ tiva e che può creare delle difficoltà, con riferimento alle attrezzature, a qualche Comitato, ma si deve ammet-

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al punto decisivo — la lotta sarà ardua ma la nostra lede incrollabile ci sorreggerà ancora una volta — ancora una volta i risultati saranno il •nostro ambito premio — ancoro una volta la nostra massa di atleti e di dirigenti sarà du­ plicata. Si rivolge un appello che è sinonimo di operosità — e che deve indurre tutti i nostri dirigenti ad indirizzare l’ajfettuoso richiamo ai giovanissimi — saranno i ragazzi del domani — saranno i continuatori delle gesta dei cam­ pioni di oggi — ma innanzi tutto saranno le sentinelle della nostra Fede Cristiana.

Generoso Dattilo

una ad una le attività tere che data l’elevatezza della nostra Organizzazione non si poteva non in­ cludere una gara ehe sotto l’aspetto tecnico e agonistico dà un certo tono

al C.SI. Anche nell’atletica leggera il C S.l. svolgerà attività federale e ciò princi­ palmente per tutelare i nostri ragazzi che per i loro valori divengono idonei nelle superiori categorie. La sigla del C.S.I. deve essere presente in tutte le manifestazioni e la sua presenza non deve essere solamente un atto simbo­ lico ma una presenza efficace, discipli­ nata, piena di quella giovane vitalità che è la pura espressione del Centro Sportivo Italiano.

CICLISMO

loro lavoro che può avere lusinghieri sviluppi facendo sentire proficuamente la voce della nostra Organizzazione in campo federale. PA LL ACA NESTRO Vediamo questo sport sotto un pro­ filo di benessere fisico per i nostri ra­ gazzi e dobbiamo convenire che unita­ mente al nuoto è lo sport che più di ogni altro giustifica in modo chiaramen­ te tangibile la bontà del nostro asserto. 11 C.S.I. ha avuto modo di distinguer­ si anche nel settore federale, ma è accia­ rato che le nostre manifestazioni e cam­ pionati rivestono anche nel campo na­ zionale importanza tecnica e numerica che viene giustamente apprezzata dalla Federazione e dalla Presidenza Centrale.

PALLAVOLO Il C.S.I. costituisce un blocco vera­ mente rilevante e che può essere para­ gonato alle forze federali. Nel prossimo anno la conclusione dei Campionati Nazionali rivestirà una maggiore importanza, non solamente per i continui progressi tecnici, ma an­ che perche in finale nazionale saranno ammesse quattro squadre in più degli anni precedenti.

E’ indubbio che la convenzione con l’UVI non è rispondente idoneamente alle nostre esigenze. Ci auguriamo che lo spirito di comprensione dei dirigen­ ti federali possa confortarci e quindi ottenere risultati più positivi. I Moser, Fabbri. Matti e tanti altri campioni oggi nel professionismo iden­ tificano i risultati del lavoro svolto dal C.S.I., tali campioni ci rappresentano con l’affetto, con il ricordo, sono i campioni di oggi e di domani, essi rappresentano un nostro successo, una tappa luminosa, ma il nostro lavoro non può dirsi concluso, quindi dob­ biamo ancora lotare affinché altri no­ stri ragazzi riescano a raggiungere quel­ le mete brillanti che già sono state rag­ giunte dai nostri menzionati campioni.

BOCCE Il numero dei tesserati, pur essendo aumentato dell’80%, non rappresenta una cifra rilevante, ciò non toglie che l’interesse che suscita questo sport ri­ creativo è notevole e che i risultali con­ seguiti dell’attività delio scorso anno possono definirsi ottimi sotto ogni aspetto. Pur tenendo presente che il C.S.I. è logicamente indirizzato alla tutela dei giovani, non si può trascurare che una elevata percentuale di uomini pratica ef­ ficacemente questo sport nelle nostre zone periferiche c la loro presenza è molto giovevole al complesso organizza­ tivo dei Comitati Provinciali.

SCI Si è rilevato che per ottenere risul­ tati idonei necessita possedere delle at­ trezzature moderne e precisamente pi­ scine ed invernali che naturalmente so­ no impianti di spesa non indifferente e quindi non sempre di facile attua­ zione. Nel settore natatorio nella prossima stagione il Centro Sportivo Italiano sa­ rà presente anche nell’attività federale. Questa presenza deve significare per i Comitati Provinciali e per le Unioni Sportive un ambito riconoscimento del

Il Tennis da Tavolo è uno sport che viene praticato con entusiasmo dalla massa giovanile e particolarmente nelle nostre Diocesi. Anche in questo campo il Centro Sportivo Italiano non teme confronti, con riferimento al numero dei tesserati, con la competente Federa­ zione. I nòstri precedenti campionati hanno hanno ottenuto dei lusinghieri successi perché essi hanno rappresentato una effettiva rassegna delle nostre forze pongistiche.

TENNIS DA TAVOLO


Nelle verdi piscine questi precoci tritoni L’avvenimento più importante che ha caratterizzato l’attività natatoria giova­ nile durante l’anno 1954 è rappresenta­ to dall’istituzione, deliberata dalla Giun­ ta Esecutiva del C.O.N.I., dei Centri Giovanili di Propaganda natatoria che immediatamente hanno iniziato la loro attività a Roma, Torino. Genova, Bolo­ gna e Trieste; dal canto suo la F.I.N. ha continuato nella sua assidua opera di divulgazione popolare del nuoto con numerosi corsi di abilitazione funzio­ nanti in Piemonte, Liguria, Lombardia, Tre Venezie, Emilia, Toscana, Umbria. Lazio, Campania e Sicilia. Sia i Centri Giovanili di Propaganda del C.O.N.I. che i Corsi di abilitazione della F.I.N hanno rilasciato alcune migliaia di bre­ vetti di abilitazione al nuoto di vario grado. Questa l’attività svolta nel campo del reclutamento dei neofiti di più gio­ vane età, mentre per l’attività agonisti­ ca natatoria la F.I.N. come è noto, ha istituito sin dall'anno 1949, i Campio­ nati Nazionali ragazzi e ragazze liberi alla partecipazione di atleti inferiori al­ l'età di 14 anni, che nell’anno 1954 ha dato i seguenti risultati:

MASCHILI METRI 50 STILE LIBERO

1. Ridolfo (Vis Sauro Nuoto Pesaro) in 30”; 2. Santamaria (R N. Milano) 31”; 3. Carella (Amatori Salerno) 31”l; 4. Locatelli (R. N. Torino) 31’9; 5. Cri­ velli (R.N. Napoli) 32”; 6. Sirito (Chia­ vari Nuoto) 33”5; 7. De Salsi (R.N. Puteoli) 33”9; 8. Capuano (A. S. Roma) in 34”1. METRI 200 STILE LIBERO 1. Carella (Amatori Salerno) 2’45”3; 2. De Zucco (Romana Nuoto) 2’51”9; 3. Doria (R. N. Napoli) 2’52”7; 4. Salvemini (R. N. Auditore) 2’56”2; 5. Squil­ lanti (Canottieri Napoli) 3'00’’6; 6. Tac­ coni (R. N. Florcntia) 3’01"5: 7. Cara­ melli (R. N. Napoli) 3’10’3; 8. Rosati (S. S. Lazio) 3’17”5.

STAFFETTA 4 X 50 STILE LIB. 1. RARI NANTES NAPOLI (Musto, Caramelli, Boria. Crivelli) 2’17”8; 2. CHIAVARI NUOTO (Nascimbcnc, Vol­ poni, Gatti, Sirito) 2'23”1; 3. GENOA NUOTO (Zenone, Divano, Renzi, Mel­ iina 2’36”7). METRI 100 RANA 1. Knicz (R. N. Trento) l’25”3; 2. Alessio (Fiamma Trieste) l’25”3 ; 3. Fi­ gura (A. S. Roma) l’25”9; 4. Santama­ ria (R. N. Milano) l’27”4; 5. Gross (R. N. Florcntia) l’34”2; 6. Riboldi (Canottieri Lecco) l’35”7 ; 7. Contrada (Canottieri Napoli) 1’40”.

METRI 50 FARFALLA

1. Della Ragione (R. N. Napoli) 41”; 2. Riboldi (Canottieri Lecco) 41”7; 3. Poggetli (L.N.I. Piombino) 41”8: 4. Gatti . (Chiavari Nuoto) 42”; 5. Gross (R. N. Florcntia) 42”7; 6. Cannavaie (Canottieri Napoli) 43”5; 7. Castiglioni (R. N. Milano) 45”5; 8. Monticelli (R. N. Roma) 47”. METRI 50 DORSO

1. Facente (Auditore Crotone) 40”5; 2. Capuano (A. S. Roma) 41”4; 3. D’Èr­ cole (Pescara Nuoto) 42”; 4. Curi (R.N. Taranto) 42’1; 5. Castiglioni (R. N. Mi­ lano 42”2 ; 6. Androsoni (R. N. Roma) 42”8; 7. Nascimbene (Chiavari Nuoto) in 44”5. STAFFETTA 4 X 50 MISTA

1. A. S. FLEMMA TRIESTE (Reitcr, Vizzoli, Alessio, Ruprccht) 2’43”! ; 2. R. N. NAPOLI (Brigone, Palazzo. Dal­ la Ragione. Crivelli) 2’4-t”4; 3. R. N. AUDITORE CROTONE (Facente, Pctrolillo, Minico, Salvemini) 2’47”4; 4. CANOTTIERI NAPOLI (Squillante. Contrada, Cannavaie, Lupo) 2’52”5.

FEMMINILI METRI 50 STILE LIBERO 1. Lombardi (R. N. Torino) 34”! 2. Cavagnes (R. N. Trento) 36”! ; 3. Va­ selli (S. S. Lazio) 38”5; 4, Fumagalli (R. N. Milano) 39”! ; 5. Pirzio (S.S. La­ zio) 40”3; 6. De Luca (Bolzano Nuoto) 40’’5; 7. Galeoni ( R. N. Milano) 42”3; 8 Malvano (R. N. Milano) 43”2.

STAFFETTA 3 X 50 STILE LIB. 1. RARI NANTES TORINO (Masoero, Cainpia. Lombardi) 1'57”! ; 2. RA­ RI NANTES MILANO (Giussani, Ga­ leoni, Fumagalli) 2’07”; 3. CANOT­ TIERI LECCO (Tueci, Maiolo, Rasini) 2’12”2. METRI 50 RANA 1. Dibiasi (Bolzano Nuoto) 43”5; 2. Ruggini (R. N. Roma) 44”6; 3. Tueci (Canottieri Lecco) 44”8; 4. De Rossi (R. N. Milano) 45”8; 5. Soresina (R.N. Milano) 47”; 6. Semeraro (R. N. Tori­ no) 47”4; 7. Sontacchi (R. N. Trento) 48’6; 8. Roberti (R. N. Bologna) 48”8. METRI 50 FARFALLA 1. Tueci (Canottieri Lecco) 43”9; 2. Asmonti (Canottieri Milano) 44”3; 3. Clavicelli (R. N. Trento) 47”6; 4. Ca­ lia (Michel in S. C. Torino) 52”1. METRI 50 DORSO 1. Masocro (R. N. Torino) 41”5; 2. Asmonti (Canottieri Milano) 42”! ; 3.

Garutti (Fiat Torino) 42”4; 4. Ruggini (R. N. Roma) 44”; 5. Giussani (R. N. Milano) 44”4; 6. Mariotti (R. N. Tren­ to) 47”9; 7. Franti (Bolzano Nuoto) 18”3.

STAFFETTA 3 X 50 MISTA

1. R. N. TORINO (Masoero, Semera­ ro, Lombardi) 2’03”9; 2. BOLZANO NUOTO (Prantl, Dibiasi, De Luca) 2’08”2; 3. R. N. TRENTO (Mariotti, Clavicelli, Cavagnis) 2’09”4; 4. (R.N. MILANO (Giussani. Soresina, Fuma­ galli) 2’13”3. Dopo l’elTettuazione dei suddetti Campionati il Centro Giovanile di Pro­ paganda del C.O.N.I., sempre con 1 ap­ porto della cordiale collaborazione tec­ nica della F I.N., ha radunato presso la piscina coperta dell’Aquila una trenti­ na circa di ragazzi ed altrettante ragaz­ ze per un corso di perfezionamento di impostazione stilistica c di maggiore av­ viamento aH’attività agonistica natato­ ria sotto la direzione di valenti allena­ tori ed istruttori indicati dalla F.I.N. stessa: ed i risultati propagandistici e tecnici sono stati ottimi; tenuto presen­ te soprattutto il fatto che si tratta di una realizzazione suscettibile natural­ mente a molti miglioramenti dettati da questa prima esperienza. Come si può agevolmente rilevare la collaborazione CONI-FIN nel cam­ po della preparazione e dell'attività agonistica natatoria giovanile si è feli­ cemente iniziata quest’anno e ha già dato frutti rilevanti e risultati numeri­ ci e qualitativi si possono agevolmente sperare per un futuro molto prossimo con la ulteriore messa a punto dei me­ lodi organizzatile e tecnici a disposi­ zione dei due Enti promotori.

• UN TELEGRAMMA DEL SIN­ DACO

DI

ROMA

PER

LE

OLIMPIADI DEL 19G0

A seguito della decisione adottata dal Consiglio Nazionale del CONI di appoggiare con la massima ener­ gia la candidatura di Roma a sede delle Olimpiadi del 1960. il Sindaco di Roma, ing Salvatore Rebecchini, ha fatto pervenire all’avv. Giulio Onesti, Presidente del CONI, il se­ guente telegramma:

« Questa civica amministrazione ■plaude unanime decisione Consiglio Nazionale CONI circa proposta can­ didatura Roma Olimpiadi 1960 con viva fiducia che Comitato Intema­ zionale accolga aspirazione nostra città et rinnova impegno massima possibile collaborazione per soddi­ sfacimento esigenze grande avveni­ mento sportivo punto Accolga com­ piacimento Amministrazione Comu­ nale et mio personale per importan­ te iniziativa che riscuoterà sicuro plauso di tutti gli sportivi italiani et specialmente romani - Sindaco Roma Salvatore Rebecchini ».

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!

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In piena ei/oluzioiif il tennis italiano Aei programmi della F.l.T. le attività dei giovani sono sempre state aggetto di altre ed attenzioni. Esse si sono svilup­ pate ed estese sempre più nel dopoguer­ ra, da quando cioè è stato istituito un organo federale preposto a questo set­ tore tanto importante, cioè la Commis­ sione Attività Giovanile. (luest’ultima. secondo le direttive ge­ nerali del Consiglio Federale, non solo ha il compito di stimolare e indirizza­ re bene le iniziative [corsi sociali} ilei Circoli federati a favore dei giovani, ma anche quello ili appoggiarne finan­ ziariamente la realizzazione, e di susci­ tare attraverso i propri rappresentanti periferici l'interesse sempre maggiore per le competizioni riservate ai giova­ ni. specie se a carattere di propaganda. In rapporto all'età sono giuocatori Juniores quelli che non hanno compiu­ to il 18" anno o lo compiono durante l'annata; prevalentemente si tratta di giuocatori non classificati od ancora di III categoria, ma d'anno in anno au­ menta il numero di quelli classificati in 11 categoria, ciò che è una dimostra­ zione che le attitudini tecniche ed ago­ nistiche dei giovani sono in continuo aumento. Lo si constaterà ancora una volta quest'anno quando saranno rese note le classifiche valide per il 1055.

# « « L'attività agonistica federale si mani­ festa principalmente attraverso i campio­ nati individuali juniores e quello a squadre, ed ha in un certo senso come punto di partenza la leva giovanile del tennis per la Coppa Porro Lambertenghi organizzata in collaborazione con la « Gazzetta dello Sport»; ad essa, fino ad ora, sono ammessi i giovani che non abbiano compiuto 16 anni (il limite di età sarà abbassato} e che non siano clas­ sificati. La media dei partecipanti a questa leva giovanile che si svolge at­ traverso numerose eliminatorie cittadi­ ne, semifinali interregionali c finale na­ zionale a Milano, è di oltre mille con­ correnti che annualmente si rinnovano appunto pel carattere di leva che ha la m anifestazione. Il numero dei giuocatori juniores tes­ serati è in continuo aumento, i parte­ cipanti alle varie eliminatorie dei canipianati juniores individuali sono stati 180, le squadre partecipanti alla Coppa Bossi ( Campionato Nazionale) sono sta­ te trenta. Numerose sono poi le gare riservate agli juniores che ogni anno si disputano nelle varie Città, mentre sa­ rebbe auspicabile un maggior numero di quelle riservate agli studenti delle scuole medie: è questo infatti un set­ ■

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tare dal quale la FIT spera di poter raccogliere in avvenire maggiori frutti.

note citando i nomi ilei circoli che più si sono distinti nel campo agonistico ed organizzativo e ilei giovani che si sono messi più in vista; ce •rie astenia­ mo invece di proposito in quanto essi saranno, come è tradizione, ricordati in occasiono dell'Assemblea Generale del­ la F.l.T. Inoltre i frutti del lavoro svol­ to dalla l (.T. e dai Circoli che ne fanno parte si misurano, e più ancora si misureranno, dai risultati (e quindi soltanto dopo qualche anno, cioè quan­ do col raggiungimento dell’indispensnbile maggiore esperienza agonistica i giovani avranno potuto dimostrare le

* L'attività che la Commissione (Co. A. Gio.) svolge indirizzando e coordinan­ do tutta l'attività organizzativa ed ago­ nistica nazionale dei giovani, è note­ vole ma assai più ragguardevole ed im­ pegnativa è quella più propriamente di propaganda e di avviamento e addestra­ mento tecnico che essa sorvegliti e diri­ ge. Quest'ullima praticamente si svolge — in una prima fase preliminare — at­ traverso i corsi sociali di cui si. è fatto creino. Ad essi, che aumentano di nu­ mero annualmente, i giovani e sopra­ lutto i più giovani, sono ammessi solo previa visita medica e dopo un periodo di preparazione ginnico-ntletica. I corsi sono naturalmente tenuti da maestri di­ plomati i quali al termine del periodo fissato segnalano alla Co. A. Gio. gli elementi più volonterosi e meglio dota­ ti: quest'ultimi vengtxio poi. nei limili delle possibilità, chiamati a corsi nazio­ nali di perfezionamento. Per tutta questa attività la Co./I.Gio. si vale in un primo tempo di maestri che normalmente svolgono la loro atti­ vità presso i Circoli o inviando presso di essi l’unno l’altro dei due ottimi istruttori (Simon Giordano e Luigi Menzani) che praticamente sono alle sue dipendenze per questo scopo. In un secondo tempo con i corsi nazionali : quest'anno se ne sono tenuti due. in giu­ gno e. luglio ad Acqui, diretti dall’istruttore australiano Pails, con la col­ laborazione dei citati istruttori federa­ li: uno di essi <18 partecipanti di cui tre ragazze) riservato ai più giovani e quindi di istruzione vera e propria, e Paltro ( 19 partecipanti di cui 7 ragaz­ ze) riservato ad elementi più esperti, e quindi di perfezionamento. 1 programmi della Co.A.Gio. l’anno venturo non si discosteranno molto da quelli ormai tradizionali, sono se mai destinati a svilupparsi. Dal canto suo la Federazione di Tennis ha disposto notevoli riduzioni delle quote di affiliazicne e tesseramento per le Sezioni Tennis dei Gruppi Studenteschi e in genere giovanili; con ciò dovrebbe diimentore il numero degli Enti Federali che potranno usufruire delle agevola­ zioni e dell'incoraggiamento della Co. A.Gio. E’ stata inoltre istituita un’ap­ posita tessera propaganda grazie alla quale molti giovani che ancora non fan­ no parte di società tennistiche, potran­ no partecipare alle competizioni fede­ rali. Potremmo concludere queste brevi

CAMPIONI JUNIORES 1955 A squadre: CIRCOLO TENNIS BOLOGNA ( Paolo Baruzzi, Ennio Casini, Angelo Gabardi, Franco Jori. Paolo Mannelli, Gian Carlo Palmieri e Ettore Pezzoli). Individuali: Umberto Mattei (Virtus, Bolo­ gna) e Antonella Bruini (Ten­ nis Modena); doppio maschile: Franco Jori-Ennio Casini (C. T. Bologna); doppio misto: Beitrame Roberta - Scalabrini Fa­ bio (C. T. Sanremo); doppio femminile: Beltrame RobertaBruini Antonella. (.'oppa Porro Lanibertcnghi: Gian Enrico Maggi (T. C. Ge­ Giacobini nova) e Giuliana Giacobbi (Tennis Modena). RISULTATI ! XTER.X AZIO­ NA LI DAL 1918 19-18 - a Basilea: Dalia-Svizzera 10-9 1949 - a Evian les Bains: Italia-Francia 15-9 a Sanremo: Dalia-Svizzera 19-2 1950 - a Finale Ligure: Francia-Dalia 15-4 a Langenthal: Dalia-Svizzera 12-7 1951 - a Riva sul Garda: Dalia-Svizzera 18-1 a Parigi: Francia-Dalia 11-2 1952 - a Scweinfurt: Dalia-Gerniania 13-3 a Livorno: Francia-Dalia 9-4 1953 - a Bologna: Italia-Austria 12-0 a Como: Ttalia-Gcrmania 9-7 a Nizza: Italia-Francia 104 1954 - a Ludwigsburg: Italia-G or mania 3-3 (interrotto) a Cesenatico: Italia-Francia 12-2


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loro capacità effettive), e sta di fatto che lo scopo principale che le cure del­ la F.I.T. e per essa della Co.A.Gio. si propongono non è tanto quello di crea­ re dei futuri campioni (ben vengano, se verranno! ) quanto quello di allarga­ re sempre più alla base (cioè fra i ra­ gazzi) la massa rii coloro che giuocano a tennis essendovi stati avviati da istrut­ tori capaci.

In questo settore il lavoro della Co. A. Gio. sarà notevolmente allargato e riceverà un notevole impulso grazie al­ la realizzazione dei Centri di Addestra­ mento al Tennis al quale è addivenuto il C.().i\’.l. (e per esso il Centro Pro­ paganda Sportiva Giovanile) in pieno accordo con la F.I.T.. Cont’c noto sono già in funzione tre ili questi Centri a Roma (secondo anno), a Bologna ed a Genova, mentre un quarto, con un com­ plesso di ben 11 campi di cui lieto colicito, inizierà a Milano la sua attività nel gennaio del 1955. Grazie a questa iniziativa che in se­ guito potrà svilupparsi in altre città un migliaio di giovani e di giovanissimi potrà annualmente avvicinarsi al tennis nelle condizio’iii migliori, cioè usufruen­ do di impianti, apposi temente costruiti, e sotto la guida di valenti istruttori, e dopo aver compiuto un'adeguata prepa­ razione ginnastica di carattere preten­ nistico che sarà utilissima specie per i più giovani. E’ evidente che una volta che gli at­ tuali allievi dei Centri avranno ultima­ to i corsi (cioè quando avranno rag­ giunta la padronanza nell'esecuzione dei colpi fondamentali e saranno in grado di iniziare la loro attività agonistica ve­ ra e propria) una gran massa di gio­ vani giuocatori suscettibili di rapido miglioramento potrà affluire ai Circoli, e l'incremento del livello tennistico ge­ nerale ne risentirà favorevolmente e no­ tevolmente.

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Knrico Piccardo

i ir oti ■ nel 1954 <11 Itelo Lucariiii

Annata di intensa attività e feconda di risultati, quella del 1954. Essa si è iniziata col Torneo propagandistico « Pacifico Caviglia » riservato alle ca­ tegorie dei pesi mediomassimi e mas­ simi, come a dire quelle in cui è più difficile scovare il « campione » e quel­ le. peraltro, sulle quali maggiormente converge l’interesse del pubblico. La categoria dei pesi massimi è stata vin­ ta dal trevigiano Saviane, ma essa ha posto in luce molti altri elementi pro­ mettenti, tra i quali spicca il napo­ letano Simeoli che — attraverso la susseguente attività — non sembra affatto deludere l’aspettativa dei tec­ nici. La categoria dei pesi mediomas­ simi è stata appannaggio del romano D’Andrea, un nome già noto ma che, sfortunatamente, dopo tale affermazio­ ne è rientrato nell’ombra da cui pro­ veniva.

A questa originale manifestazione di inizio annata ha fatto poco dopo se­ guito quella tradizionale dei Campio­ nati d’Italia dilettanti, svoltasi questo anno a Grosseto con la partecipazione di circa 170 atleti di ogni regione d’Ita­ lia. Le maglie tricolori per l’anno 1954 sono andate — dal peso mosca al peso massimo —■ al sardo Barrimi, al lom­ bardo Pezzali, al toscano Freschi, al lombardo Di Jasio, al toscano Stampi, al pugliese Finto, al laziale Strina, al lombardo Finiletti, al pugliese Mazzola e infine al ligure Sozzano. Alcune con­ ferme, qualche rivelazione; Finiletti e Sozzano, nell’incontro d’ottobre contro l’Iinghilterra hanno dimostrato di es­ sere ormai due sicure pedine nella squadra azzurra. La quale squadra azzurra ha iniziato l’attività internazionale battendo net­ tamente prima il Belgio e poi la Ger-

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mania; è stata sconfìtta di strettissima misura nella difficile trasferta jugosla­ va per riprendersi immediatamente con due altisonanti successi conseguiti — tanto con la squadra dei moschettieri quanto con quella cadetta — di fronte alla fortissima compagine britannica battuta con l’eguale punteggio di 14 a 6 prima a Milano e poi a Perugia. Co­ me abbiamo accennato sopra, Finiletti e Bozzano sono apparsi due elementi di primissimo piano in campo internazio­ nale; ma i pesi mosca Burruni e Spa­ no. il peso piuma Serti, il peso leggero Di Jasio, i vari Pinto, Randazzo, Malcarne , Bandoria. Ostuni, Panunzi, Mazzola e qualche altro, costituisco­ no un blocco dal quale i tecnici della F.P.I. sapranno scavare la precisa im­ pronta da dare alla squadra rappre­ sentativa per le Olimpiadi del 1956.

Qualche tempo dopo la effettuazione dei Campionati d’Italia, la F.P.I. ha deciso il passaggio al professionismo di circa trenta pugili delle varie cate­ gorie; e le file dilettantistiche non pos­ sono che rimpiangere la perdita dei pesi gallo Pezzali e Scarponi, del peso leggero Vecchiatto, del welter pesante Strina, per non citare quelli i cui primi passi sono stati quanto mai lusinghieri e indicativi. Dopo questa «sfornata», i passaggi al professionismo sono stati bloccati in vista delle Olimpiadi e co­ munque fino a quando i tecnici fede­ rali non avranno dati sufficientemente indicativi per la formazione della rap­ presentativa azzurra a Melbourne.

Intanto, dalla massiccia manifesta­ zione del Torneo Nazionale Novizi, si affacciano alla ribalta della notorietà giovani elementi di innate qualità che il tempo e l’esperienza si incaricheran­ no di perfezionare. L’ultima leva ha segnalato moltissime di queste « spe­ ranze », tanto che la FPI ha avvertito l’opportunità di far svolgere una spe­ cie di.. supplemento di torneo, definito appunto « Torneo Recupero Novizi » al quale sono stati ammessi i migliori ed i più meritevoli atleti, forzatamente eliminati nel corso della rassegna na­ zionale.

Insamma può dirsi che il pugilato sia ancora lo sport tra i più vitali ed efficienti, anzi a questo momento — con più d’una delusione venuta da altri sport popolari e di massa — certamen­ te quello che dà maggiori soddisfazioni ai suoi seguaci. Non può disconoscersi che l’improv­ visa scomparsa di un timoniere della forza e della perizia di un Edoardo Mazzia abbia lasciato un vuoto; ma si è visto subito che la gente del pugilato ha saputo correre prontamente ai ri­ pari, sia attraverso felici sostituzioni sia attraverso una più stretta e inten­ sa collaborazione che non ha mancato di dare già i suoi benefìci e palesi risultati. Berlo Lnearlnl

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I «bocia» della neve ii e 11

della

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a n t i c sa sdb e r sa maolia iazzasri’aS

I criteri organizzativi in vigore per la passata stagione, c approvati dall’A. G. di Recoaro, sono stati miglio­ rati e, per (pianto possibile, perfeziona­ ti nella loro struttura. Disponendo, dopo il corso tenuto in dicembre a Passo Rolle, di un maggior numero di « istruttori » qualificati, la scelta dei migliori fatta dalle zone — che puntano su gli elementi che danno maggior rendimento — è stata più fa­ cile ed ha soddisfatto la periferia. Si è potuto in questo modo migliorare dal punto di vista tecnico i quadri degli istruttori impiegati. Va segnalato inoltre che alcune zone, di loro iniziativa c a loro spese, hanno assunto « istruttori » qualificati, per completare, secondo il loro giudizio, il ciclo addestratilo nella giurisdizione. Nel complesso, come risulta dal rie­ pilogo generale dell’attività svolta »u tutto il territorio nazionale, c’è stato un incremento generale quantitativo, come lo dimostra, nel confronto con la pas­ sata stagione, il numero delle presenze in gara (da 1798 a 1981). Campionati Italiani Juniorcs. — Nel­ la gara di fondo siamo passati da 78 classificati a 90; nella gara di slalom gigante abbiamo avuto una leggera di­ minuzione nella partecipazione: da 65 classificati a 61. Nella gara di slalom speciale da 43 classificati a 49. Dei pri­ mi 20 classificati del fondo sei si classiiicarono anche lo scorso anno, gli al­ tri 14 non figuravano nella russifica fino al 20" posto del 1953. Dei primi 20 clas­ sificati nello slalom gigante cinque si classificarono anche lo scorso anno, gli altri 15 non figuravano nella classifica fino al 20° posto del 1953. Dei primi 20 classificati nello slalom speciale, sette si classificarono anche lo scorso anno, gli altri 13 non figuravano nella clas­ sifica fino al 20° posto del 1953. Centri nazionali di addestramento. — Dopo i Campionati italiani juniorcs fu­ rono convocati a Madonna di Campiglio 22 giovani discesisti scelti tra coloro che ottennero i migliori piazzamenti a Livigno. Al corso, che ebbe come, istrut­ tori Gino Seghi e Albino Alverà, par­ teciparono 15 atleti. Furono convocati a Livigno 21 giova­ ni fondisti. AI corso, diretto dall’alle­ natore federale Rizzicri Rodeghiero c dall’azzurro Federico De Florian. parte­ ciparono 19 atleti. Primo Campionato Paesi Alpini. — Consideriamo confortanti i risultati ot­ tenuti nel confronto con i migliori spe­ cialisti juniorcs appartenenti ai Paesi Alpini. Nella discesa libera abbiamo avuto un 5° e 6° posto, lamentando l’esclusio­ ne dalla classifica di Ruppcrl Fritz che,

a detta dcH'allenatorc, negli allenamen­ ti si era dimostrato il migliore. Fu vit­ tima di una rovinosa caduta dovuta so­ pratutto ad un’eccezionale spregiudica­ tezza e mordente di gara che gii han­ no fatto dimenticare i consigli di pru­ denza di Silvio Alverà. Nella gara di slalom speciale abbia­ mo avuto un 5° posto sempre con Rupperi, un 10°. 11° e 12° posto con i gio­ vani Siorpaes Roberto. De Zanna Pao­ lo e Gianera Antonio. I concorrenti erano 47. Questo intenso lavoro giovanile che va accumulato a quello non davvero meno ingombrante sviluppato dal C.S.I. realizzatore anche del Criterium Studen­ tesco della Neve svoltosi all’Aprica, è riassunto nei risultati tecnici dei Cam­ pionati italiani juniorcs disputati a fine febbraio a Livigno Al riguardo ritenia­ mo ricordare i risultati dei migliori nelle affollatissime gare. Gara di Fondo Km. LO 1. Carrozza Gildo (S. C. Cervino) in 46’46”; 2. Schenatti Antonio (A. S. Valmalenco) in 45'10”; 3. Bernardi Baldo ( S. C. S. Annapclago) 4-5’26”; 4. Tosello Luigi (S. C. Limone) 45’32”; 5. Pesavento Ettore (FF. GG. Pedrazzo) in 46’03”; 6. Busin Silvano (S. C. Val Biois; 7. De Florian Affilerò (A. S. Cauriol); 8. Ventura Alpino (A. S. Cornacci); Slalom Speciale 1. Ruppert Fritz (S. C. Campiglio) in 1’31”; 2. Vigliani Piergiorgio (SAI Mi­ lano) l'34”5; 3. Quadrio Alberto (S. C. Bormio) l’34”8; 4. De Zanna Paolo (S. C. Cortina) 1’35’8; 4. Piattelli Fran­ co (S. C. Scstola) l’35”8; 4. Siorpaes Roberto (S. C. Cortina) l’35”8 ; 7. Sior­ paes Gildo (id.) l’37”5; 8. Catturata Guerrino (S. C. Monza) l’39”9;

Slalom Gigante 1. Vigliani Piergiorgio (S.A.I. Milano) in l’39”3; 2. Ruppert Federico (S. C. Campiglio) l’41”5 ; 3. Pianelli Franco (S. C. Sestola) l’41”7; 4. Quadrio Alberto (S. C Bormio) l'42”8; 5. De Zan­ na Paolo (S. C. Cortina) 1’43”; 6. Demetz Herbert (S. C. Gardena); 7. Sior­ paes Roberto (S. C. Cortina); 8. Agreiter Edoardo (S. C. Ladinia); Fondo Salto 1. Pedrana Aldo (S. C. Bormio) pun­ ti 432,8; 2. Pesavento Ettore (FF. GG. Predazzo) 429,9; 3. Rela Ruggero (U. S. Asiago) 414,9; 4. De Florian Alficro (U. S. Cauriol); 5. Ossi Antonio (U. S. Dolomitica); 6. Ventura Alpino (U. S. Cornacci); 7. Rigoni Antonio (U. S. Asiago); 8. Moscio Mario (LI. S. Asia­ go);


UN UOMO A L L’ANTI C A

L’ING. TENTORIO TECNICO DILETTANTE Se Annibale Frossi è il difensore più accanito delle tattiche calcistiche. l’ingegner Tentorio è Vanti tatticista per ec­ cellenza, inflessibile nelle sue idee, uno dei pochi strenui assertori del giuoco aperto, arieggiente ad un vero e proprio metodo. Si racconta in proposito che quando Bonizzoni fu chiamato a Bergatno per prendere il timone dell’Aiatanta, Tentorio gli rivolse una domanda a bruciapelo: "Lei Bonizzoni — gli disse — è fa­ vorevole alle tattiche o no? In altri ter­ mini come schiera di consueto la sua squadra, specie di fronte agli avversari più forti”? "A sistema puro — rispose il furbo Cieia — fidando sulla velocità e se pro­ prio l’avversario è formidabile sulla for­ tuna. Ma di tattiche non voglio nem­ meno sentir parlare”. "Bene, allora può considerarsi assun­ to” concluse Tentorio, il quale malgrado gli impegni azzurri segue passo passo la sua Atalanta. La semplicità di Bonizzoni aveva favorevolmente colpito l’ingegnere. Oggi in Italia abbiamo troppi orecchian­ ti, troppi tecnici che credono di poter imitare Frossi e Piani, e non si rendo­ no conto che l’intelligenza calcistica è un dono di pochi e che deleterio è il voler scimmiottare gli altri. Ecco perché Tentorio e Bonizzoni si compresero su­ bito, ed ecco perché le discussioni po­ lemiche. tra Tentorio e un Frossi o un Piani sono sempre costruttive, fatte tra gerite che ha idee chiare in testa e che cerca di dimostrarle in buona fede. Tentorio, tra i tecnici designati a cu­ rare le nazionali, è il più silenzioso e perciò il meno popolare. Non è "procli­ ve” alla politica come Pasquale, non un ex azzurro come Schiavio, e non ha un cognome pittoresco e mnemonico come Marmo. E’ un signore dall’aspetto non proprio gladiatorio che ha vissuto nel clima di Bergamo, che ha curato soltanto gli. interessi dell’Atalanta e che solo la stagione scorsa, sostituendo Ferrerò, ar­ rivò ad una qualche notorietà. Ma è no­ torietà che Tentorio mai ha cercato, schivo per natura alla pubblicità ed alle interviste, tanto che c’è voluta una com­ mendatizia di... ferro per convincerlo <i chiacchierare un pò sulla situazione del calcio italiano. Insamma un provinciale, forsanche un pochino diffidente. Si ricorderà che ad un certo punto l’uomo nuovo per le compagini azzur-

re, sembrò dovesse essere appunto Ten­ torio. Barassi dopo svariati colloqui si era convinto dell'opportunità di affida­ re all’ingegnere bergamasco il timone della Nazionale. Nè si preoccupò delle critiche e delle riserve affiorate subito. Ma evidentemente se ne preoccupò Vititeressato. «Non ho potuto accettare — dice Ten­ torio — a causa delle mie. occupazioni personali. Ho un’azienda di spedizioni che richiede cure costanti e, francamen­ te non posso permettermi il lusso di ab­ bandonare gli affari. Sapesse la stagione scorsa quanto m’è costato seguire VA ta­ lenta! Ma lo facevo con piacere, dopo aver bone chiarito che a fine campio­ nato me ne sarei tornato alle mie spe­ dizioni. Con la Nazionale la faccenda è diversa, perché la Nazionale è una cosa seria e bisogna lavorare a fondo. E’ re­ sponsabilità troppo grande mi creda, tanto più con i tempi che corrono ». Certo Tentorio dice il vero (a Ber­ gamo ci. hanno confermato che l’inge­ gnere dirige una complessa azienda), ma è anche da credere che un rapido esame della situazione dovette consi­ gliarlo a non imbarcarsi da solo in una avventura così piena d'insidie. Non pen­ siamo che, pur mingherlino e dal tim­ bro di voce delicata, abbia avuto paura dell'opinione pubblica. Lo prova il fat­ to che se non ha accettato la carica di Commissario Unico, di buon grado è en­ trato nella Commissione Tecnica presie­ duta da Pasquale. « Potete dire quello che volete — os­ serva il dirigente atalantino — ma non è una Commissione priva di autorità o inutile. Tutti hanno voce in capitolo, tutti possono dire la loro e le faccende della Nazionale vengono vagliate attanfornente e discusse a lungo. Ci rendia­ mo conto noi della Commissione, insie­ me a Marmo ed agli allenatori che ab­ biamo chiamato a collaborare, come il varare una forte Nazionale non sia im­ presa facile, ma sappiamo che non la si semplifica abusando in tattiche e con­ tro tattiche ». Tentorio, ripetiamo, è un anti-tatticista convinto. Forse è un sentimentale e forse un nostalgico, se crede persino pos­ sibile. un ritorno al metodo; non un me­ todo ortodosso, ma riveduto e corretto in taluni canoni anche importanti. La velocità di gioco, gli scambi improvvisi, il centromediano che costruisce non

badando solo a distruggere, il centravan­ ti che s’infila nel sistema difensivo av­ versario in profondità: ecco le sue idee, igari saranno idee tradizionali, che magari discutibili sotto vari aspetti, ma nelle quali Tentorio crede. « Sarebbe un grave errore applicare questa o quella tattica alla compagine azzurra, l'i sono dei sistemi di gioco che possono andar bene per il campio­ nato italiano, pur se non li condivido, e ciò perché domina sovrana la neces­ sità di prender punti: ma nelle partite internazionali, il voler complicare il gioco rendendolo spesso astruso, è come voler costruire un castello sulla sabbia. Lo si potrà anche innalzare, ma al mi­ nimo movimento tutto crollerà e ci ri­ troveremo a doverlo ricostruire da ca­ po. La Nazionale è già alquanto in ba­ lia dei marosi, è già una barca che a fatica si cerca di far navigare veloce e sicura: guai a farsi prendere dalla fre­ gola del cosiddetto modernismo, come si vede in campionato ». Dobbiamo aggiungere che Tentorio non pretende di aver per forza ragione. E’ un uomo che accetta il contraditlorio, che discute volentieri, che chiede a tutti notizie sui giocatori azzurrabili, che insomma è già nel vivo dcll’ambicrite, anche se non si riempie la bocca-di parole superflue e se il più delle volte si accontenta di annuire con un cenno del capo. Dei giovani ad esempio poco dice, ma vede in Bonafin il vero cen­ travanti dell’avvenire ed in Invernizzi un laterale coi fiocchi. c Crede nella rinascita del calcio ita­ liano? » è la nostra domanda d’obbligo. E Tentorio sorridendo : «Il calcio ita­ liano tornerà prima o poi agli splendo­ ri di un tempo per sua intrinseca for­ za; ma oggi dobbiamo riconoscere che solo i ” vecchi ", i Parola, gli Amadei, gli Annovazzi, impartiscono lezioni di bel gioco. Per risolvere il nostro pro­ blema bisognerà attendere il maturarsi della nuova generazione: i Virgili, i Turchi, i PivatelU. i Bonafin, i Brugola, gli Invernizzi. Quanto ci metteranno? ».

Enzo Sasso

COMUNICATO STADIVM assumerà nel prossi­ mo numero di gennaio 1955 una ampia nuovissima veste poli­ sportiva. Spazierà nel mondo dello sport con originali ed utili rubriche tecniche, organizzative, letterarie.

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UN N UOVO SPORT OL IMPICO

Per la diffusione [lal ' Mal

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Quando la palla esce dalla linea di fondo, il lancio di rinvio viene eseguito dal portiere dalla propria area di porta e sempre con le mani.

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E’ permesso togliere la palla al­ l’avversario con una sola mano aperta e di ostacolare un avversa­ rio di fronte con le braccia aperte. le caraneristiche generali del giuoco Nei confronti di un avversario il giocatore non può: strappare la pal­ la con due mani e con il pugno, dare calci, colpirlo, saltargli addos­ so, bloccare, afferrare e trattenere Per le sue particolari caratteri­ L’equipaggiamento del giocatore o svolgere comunque un gioco pe stiche il gioco della pallamano, o è semplice: maglia, calzoncini, cal­ sante e scorretto, nonché fare sgam­ handball oltre essere di per se stes­ zettoni o senza, scarpe da calcio betti, spingerlo e costringerlo nel­ so uno sport divertente ed emi­ o scarpette di atletica senza chiodi. l’area di porta, caricare pericolosa­ nentemente agonistico, riesce mol­ mente e violentemente. to utile alla preparazione degli * * * Le punizioni inflitte dall’arbitro atleti di qualsiasi altra specialità. per le infrazioni alle regole sono le La squadra è composta di 11 gio­ seguenti: La pallamano richiede, per esse­ re bene giocata, notevoli capacità catori che durante la partita non Lancio libero: per le infrazioni tecniche e fìsiche. Requisiti essen­ possono essere sostituiti. tecniche. Si effettua dal punto in ziali sono: intuizione, scatto, velo­ La posizione elei giocatori in cam­ cità e fiato. E’ veramente uno sport po è in tutto simile a quelle delle cui è stata commessa l’infrazione. Lancio d’angolo: quando la palla, completo impegnando esso tutti i squadre di calcio praticanti il clas­ toccata per ultimo dalla squadra muscoli dell’organismo. sico metodo, e precisamente un por­ tiere, due difese, tre mediani e cin­ attaccata, esce dalla linea di fondo * * * que attaccanti. della medesima. Si effettua dal pun­ to di congiunzione della linea di * * * fondo con la laterale. Per il gioco della pallamano non occorre alcuna speciale attrezzatu­ Punizione d’angolo: quando l’in­ Una partita consta di due tempi frazione tecnica viene commessa ra, in quanto questa è identica a di trenta minuti ciascuno con l’in­ quella del calcio. nell’area di porta da un giocatore Le dimensioni del terreno di gio­ tervallo di 10 minuti. della squadra attaccata. Essa si ef­ Lo scopo del gioco è quello di co variano da un massimo di metri fettua dal punto d’incontro fra lanciare la palla nella porta avver ­ 110 x 60 ad un minimo di SO x 45. Al centro delle due linee di fondo saria con le sole mani. Il lancio in l’area di rigore e la linea di fondo. Lancio di rigore (a 13 metri dalla sono istallate le porte con reti che porta deve avvenire senza penetra­ porta): avviene per tutte le gravi hanno le medesime misure di quel­ re nell’area di porta. infrazioni commesse in area di ri­ le del calcio (m. 2,44 x 7.32). * * * gore da un giocatore della squadra Pur rimanendo invariata resi­ attaccata e si effettua direttamen­ stente segnatura di un campo di Vince la squadra che ha segnato calcio, per il gioco della pallamano il maggior numero di porte una te in porta. occorre « l’area di fuori gioco »: che partita è dichiarata pari se nessuna Tutti i lanci di cui sopra devono si ottiene prolungando la linea di porta o ugual numero di porte sono essere eseguiti da fermo e possono rigore alle linee laterali. segnare direttamente una porta. state segnate. « L’area di porta » si ottiene trac­ La palla deve essere passata, lan­ ciando una linea di m. 7,32 paral­ ciata, battuta, rimbalzata, rotolata * * * lelamente alla linea di fondo ed alla o palleggiata in qualsiasi direzione distanza di 11 metri da questa; fa­ con le sole mani. La partita è diretta da un Arbitro cendo perno negli angoli inferiori coadiuvato da due guardialinee ed Ad eccezione del portiere quando della porta mediante due archi del si trova nella propria area di porta, eventualmente anche da due giudi­ raggio di 11 m., si dovranno con­ la palla non può essere calciata né ci di porta. giungere le estremità della linea di colpita col pugno. Un giocatore non A. Chiapperò m. 7,32 con la linea di fondo. deve eseguire più di tre passi con Per « il lancio di rigore » viene la palla in mano e tanto meno tracciata una linea di un metro a trattenerla più di tre secondi. 13 m. dalla porta. N. B. - Il gioco deU’handball è uno * * * sport olimpionico riconosciuto ufficial­ * * * Quando la palla esce dalla linea mente dal C.I.O. Come previsto dall’ar­ La palla è sferica (consiste in un laterale viene rimessa in gioco dal­ ticolo 42 del Regolamento dei Giochi rivestimento di cuoio e in una ca­ lo stesso punto dove è uscita: l’ese­ Olimpici esso è considerato alla stessa mera d’aria) della circonferenza cuzione si fa da fermi e con lancio stregua del calcio, pallacanestro, ho­ a due mani al di sopra della testa. ckey su prato e volo a vela. che varia da cm. 58 a cm. 60.

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VACANZE SUI CAMPI DI NEV Undici Case pei- Ferie del Centro Turistico Giovanile riaprono i bat­ tenti per il periodo invernale. Tutte ottimamente attrezzate per la stagione sciistica, con una ([ilota giornaliera che va dalle 900 alle 1500 lire al giorno, esse sono site in località rinomate fornite di scuola di sci e di impianti sportivi in grado di soddisfare ogni esigenza e capacità: sono comunque nomi troppo noti pei- doverne fare la presentazione, e ogni sciatore li conosce bene. Chi volesse informazioni dettagliate può richieder al Centro Turi­ stico Giovanile — via Conciliazione 1 - Roma — il volantino programma delle attività invernali.

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ai piedi dei ghiacciai che discendono dal Monte Rosa, gode di un’ottima attrezzatura sportiva e di innu­ merevoli piste: la seggiovia di Weissmatten supera in 15 minuti 670 metri (L. 2503 e lo skilift Sonne 70 (L. 50). La scuola di sci è diretta da David Davide e pra­ tica le seguenti tariffe: L. 400 l’ora per ima persona, per due L. 500. Situata in località Gressmatten. la Casa è aperta dal 26 dicembre al 6 gennaio.

BARDONEG(’,HIA m. 1.350 Casa PORTA PARADISI per giovani - Pensione completa: L. 1.200-1.-100 - Posti: 35 camere e 100 in camerate. Bardonecchia, alla testata della Val di Susa. è una delle più frequentate stazioni invernali del Piemonte, nota per le sue attrezzature e le incantevoli piste che si snodano in una fitta abetaia. La seggiovia supera in un primo tratto 300 metri di dislivello (andata L. 150) e in un secondo m. 500 (L. 200). A Pian del Sole sklifift. In prossimità del campetto-scuola pista di pattinaggio e trampolino di salto. La scuola di sci è affidata ai maestri della F.I.S.I. Guj’ e Colli Bardonecchia si rag­ giunge con la linea ferroviaria Torino-Modane. La Casa è situata alla estremità nord del Paese, ed è sem­ pre aperta.

Rivolgersi a: Don Aquilino Molino • Casa « Porta Paradisi» - Bardonecchia (Torino).

® PENIA IH CANAZEI ni. 1.55(1 Casa MADONNA DELLE NEVI per giovani - Pen­ sione completa: L. 1.100 (in camerata) - L. 1.300 (in camera) - Posti: 10 camere e 30 in camerate. Penia è situata nella magnifica valle che da Canazei conduce alla Mannolada. tra ampi campi nevosi e fitte abetaie Si possono raggiungere facilmente in pochi minuti, le attrezzature di Canazei (seggiovia per Pecol) e di Campitello (seggiovia Col Rodella: disi. m. 1.000 L. 350). o salite al Pian Fedaia (seggiovia Marmolada: disi. m. 600 - !.. 300). A Penia è in funzione la scuola di sci del maestro della F.I.S I. Giacomo lori, e pra­ tica tariffe bassissime con particolari condizioni agli ospiti della Casa. Questa si avvale di una nuova, mo­ dernissima costruzione ed è dotata di ogni conforto: aperta dal 24 dicembre al 31 gennaio. Si raggiunge con la ferrovia Pra-Predazzo e quindi con autocor­ riera. Pullman diretto da Trento.

Rivolgersi a: C.T.G. - Rag. Elvo Cavulli - Crevalcore (Bologna).

GRESSONEY SAINT JEAN - m. 1.385 ('asa GINO PISTONI per giovani - Pensione com­ pleta: L. 1.100 - Posti: 40 in camerate. Gressoney Saint Jean è uno dei centri invernali più conosciuti della Val d’Aosta. Disteso nell’omonima valle.

Rivolgersi a: Centro Turistico Giovanile - Don Er­ nesto Tappare - Oratorio S. Giuseppe - Ivrea (To­ rino).

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GRESSONEY SANT JEAN - m. 1.608 VILLAGGIO GIOVENTÙ’ ARTIGIANA - Pensio­ ne completa: L. 1.200 - Posti: 10 in camere e 20 in camerate. II villaggio è situato in località Cialvrina. a 1.600 metri, lungo la pista in discesa della seggiovia Gressoney-Weissmatten, in prossimità dell’arrivo ed in me­ ravigliosa posizione nel fitto dell’abetaia. Da Cialvrina si scende facilmente a St. Jean, della cui attrezzatura si può quindi usufruire. Il villaggio è aperto dal 26 di­ cembre al 6 gennaio e si raggiunge con la ferrovia della Val d’Aosta fino a Pont St. Martin e quindi con autocorriera.

involgersi a: C.T.G. - Casa della Gioventù - Piazza Cattedrale, 2 - Asti.

MOTTA RI CAMP0D0LCIN0 ni. 1.800 ('asa ALPE MOTTA per giovani - Pensione com­ pleta: L. 1.500 - Posti: 50 in camere e 300 in came­ rate. L’Alpe Motta sorge alla testata della Valle Spluga, sopra Madesimo rinomato centro sciistico ed offre me­ ravigliose distese di neve ed innumeri piste di discesa per principianti e provetti. Da Motta una slittovia con­ duce alla Serenissima (disi. m. 300; L. 200), mentre in pochi minuti sono raggiungibili lo skilift MadesimoColmenetta (disi. m. 760) e quello Madesimo-Andossi (dislivello m. 170: L. 150). Scuola di sci della F.I.S.I a Madesimo. La Casa è dotata di bar. biblioteca, cinema, tele­ visione ed è sempre aperta. Si raggiunge con la fer­ rovia Milano-Colico-Chiavenna e quindi con autocor-

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riera fino a Campodolcino; di qui con funivia fino alla Casa (L. 350 a. r.).

DIFFONDETE

Rivolgersi a: Casa Alpe Motta - Campodolcino (Sondrio).

PASSO DELL’ABETONE

I? a. b. c. dello sport

ni. 1.400

Casa CATINOZZO per giovani e famiglie - Pen­ sione completa: L. 1.500 - Posti: 25 in camere e 40 in camerate. L’Abetone è la più attrezzata stazione invernale del­ l’Appennino, capace di competere con le maggiori delle Alpi. Una vasta serie di impianti sportivi è in grado di soddisfare le più diverse esigenze degli sciatori. La seggiovia « Le Motte » supera un dislivello di 160 me­ tri (L. 150), la « Belletta - Monte Gomito » 530 metri (L 550), alla Belletta conduce anche un impianto di slittovia (L. 200), ed è infine in funzione lo skilift « Chiarofonte » (disi. m. 230 - L. 150). La scuola di sci è diretta da Zeno Colò e Vittorio Chierroni. con la tariffa di L. 1000 l’ora. L’Abetone si raggiunge con pullman da Pistoia, Fi­ renze, Bologna, Modena, Lucca. La Casa è situata nel centro della località, è aperta dal 15 dicembre alla fine di marzo.

LA SOCIETÀ’ SPORTIVA

realizzato da NATALE BERTOCCO è l'opera più preziosa per le Società e gruppi sportivi. È la guida pratica per la creazione e la direzione dei nuovi sodalizi.

— Indispensabile a tutti i dirigenti di qualsiasi disciplina sportiva. — Indispensabile a tutti gli educa­ tori organizzatori e in ogni biblio­ teca spartiva.

Rivolgersi a: C.T.G. - Casella Postale, 81 - Pistoia.

SERDES DI S. VITO DI CADORE-m. LIDO Rifugio U.G.A. per giovani - Pensiono completa: L. 900 - Posti: 30 in camerate. San Vito di Cadore è in eccellente posizione, in una ampia e luminosa conca circondata da fitte abetaie e dalle pareti dolomitiche dell’Antelao e della Croda Marcora; d’inverno offre vastissimi campi di neve; una seggiovia collega il paese con l’Altipiano di Senes (disi, m. 250); è in funzione una pista di pattinaggio. S. Vito si raggiunge con la ferrovia fino a Calalzo e quindi col trenino delle Dolomiti. Il rifugio, situato in frazione Serdes è aperto dal 23 dicembre al 6 gen­ naio. Rivolgersi a: U.G.A. - Ponte della Paglia - Palazzo Antiche Prigioni - Venezia.

MERA

SCOPEEEO

m. 1.600

Casa MADONNA DELLE NEVI per giovani Pensione completa: L. 1.300 - Posti: 30 in camerate. L’Alpe Mera, ampia distesa che domina Scopello e la Val Sesia, è una splendida località particolarmente adatta per gli sport Invernali. Essa offre agli sciatori 12 classiche discese, la scuola della F.I.S.I. diretta da Giuseppe Confortola, due seggiovie (Scopello-Mera: disi. m. 1.000 - L. 350) e quattro skilift (Comparient: L. 200; Colma: L. 200; Baby: L. 25; Mignon: L. 25). Mera si raggiunge con ferrovia fino a Varallo Sesia, quindi con autocorriera fino a Scopello ed infine con la seggiovia. La Casa è aperta dal 1° dicembre al 15 marzo. Rivolgersi a: Centro Turistico Giovanile - Via Ca­ noino, 3 - Novara.

PERITATO DI ARMI

m. 1.100

Rifugio LA QUIETE per giovani - Pensione com­ pleta: L. 1500 - Posti: 29 in camerate. Puntato è una ridente valletta dell’Appennino ToscoEmiliano (comune Stazzena - prov. Lucca), ai piedi del

Richiederlo all’« A.V.E. » - Via della Con­ ciliazione, 1 - Roma. Costa L. 3000 - Sconti speciali a federazioni, enti e società sportive.

monte Freddone in prossimità delle cave di Arni. Si raggiunge dalla stazione di Querceta con autocorriera fino a Tre Fiumi, quindi in sci. n rifugio è aperto dal 15 dicembre al 15 gennaio.

Rivolgersi a: C.T.G.: Direzione. Rifugio «■ La Quiete» - Via Alberica, 11 - Massa.

EGO VIZZA - m. 1.400 VILLAGGIO ALPINO MONTE COCCO per giovavani - Pensione completa: L. 1.200 • Posti: 20 in ca­ mere e 150 in camerate. Il Villaggio Monte Cocco è situato in prossimità di Ugovizza. a poca distanza dal confine italo-austriaco, tra vaste abetaie e distese nevose. La scuola di sci è affidata a Ovidio Bernes II villaggio, che è aperto tutto l’anno, si raggiunge con la ferrovia Udine-Tarvisio fino ad Ugovizza e di lì due ore di sci. Rivolgersi a: Centro Turistico Giovanile - Via Treppo, 3 - Udine.

VAGO DEL SOLDATO

ni. 1.400

CASA DELLA GIOVENTÙ’ per giovani - Pensione completa: L. 1.000 - Posti: 30 in camere. Fago a 6 chilometri da Camigliatello, è una delle più belle e invitanti località della Sila Grande (Co­ senza), che d’inverno si ricopre di uno spesso manto di neve. La Casa, aperta dal 27 dicembre al 27 marzo, ha una propria scuola di sci (gratuita per gli ospiti) affidata a Dario Lauro e Pasquale Zaccaro. Si rag­ giunge con pullman diretto da Cosenza. Rivolgersi a: C.T.G. - Sig. Luigi Bellini - Via Roma n. 20 - Cosenza.

F Direttore responsabile: LUIGI GEDDA

c/c Postale • Roma 1/10266

Tip. ATENA ■ Via del Seminario, 87 - Roma

Sped. abb. postale ■ Gruppo III • Pubblicazione inscritta al n. 758 del Regiatro Stampa dei Tribunale di Roma

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DOMENICA SARAI MILIONARIO !

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La Liei Ih idrica (■IIIIIA

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MOTO GILERA-ARCORE

Creata per rispondere alle peculiari esi­ genze dell'intenso tratlico attuale, per il tu­ rismo a largo raggio, per lo sportivo esi­ gente, la nuova « Gilera 300 » compendia la esperienza conseguita nella costruzione del­ la piccola 150 e quella conseguita nella co­ struzione dei pluricilindriei da corsa. Si è cercato di ottenere in questo veicolo una buona armonia nelle prestazioni ed in modo particolare, più che una velocità mas­ sima eccessivamente elevata, ci si è pre­ occupati di avere forte ripresa, stabilità per­ fetta, peso ridotto, doti queste che conferi­ scono al veicolo tutto quanto è richiesto dal­ le attuali condizioni di circolazione, dove la prontezza nel sorpasso è sicurezza per il conducente, e dove la forte ripresa e la buona manutenzione sono gli elementi base per ottenere forti velocità inedie di percorso. A queste doti si aggiungano il comfort, una eccezionale silenziosità di marcia, la tradizionale eleganza ed il basso costo di esercizio dovuto sia al consumo di poco su­ periore a quello di una motoleggera, sia alla semplicità di manutenzione consentita dalle pratiche soluzioni adottate. Si domanderà perché è stata scelta una ci­ lindrata di 300 ce. La risposta è semplice. Premesso che non esiste alcuna ragione per conformarsi alle cilindrate tradizionali, il motivo di tale scel­ ta è duplice: in primo luogo si è voluto otte­ nere un motore di potenza intermedia per rendere più graduale il passaggio dell'uten­ te abituato ai motoveicoli di piccola cilin­ drata e per mantenere bassi i consumi; in secondo luogo si è perseguito un criterio di unificazione dei principali particolari co­ struttivi con quelli della motoleggera 150. sia per usufruire di soluzioni già largamen­ te sperimentate, sia per contenere i costi di produzione e quindi il prezzi) di vendita entro limiti che consentano di interessare la più vasta sfera di utenti. Questa nuova bicilindrica 300, accanto alla ormai popolarissima 150, rappresenta quan­ to di più moderno esiste in campo motoci­ clistico internazionale, e per le sue partico­ lari caratteristiche é destinata ad un sicui successo.

fi GOMME

■ RELLI

OLIO CASTROL • CATENE REGINA • SUPERCORTEMAGGIORE


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