Stadium n. 11/1949

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NOVEMBRE 1949

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Rassegna mensile illustrata di tutti gli sport Anno IV • N. Il ■ Roma - Novembre I9i9 — Direzione e Amministrazione: Roma. Via Conciliazione 1. — Tel. Sòl .735 • 561 .064 - 564 .962 50.020 Comitato di Direzione

LUIGI GEDDA Direttore — SISTO FAVRE Condirettore CARLO CARRETTO — GIULIO ONESTI - LEOPOLDO SALETTI ERNESTO TALENTINO — BRUNO ZAULI

SOMMARIO ■

BRUNO ROGHI ALESSANDRI ALESIANI Lo strabismo e il Totocalpag. Discorso sul pugilato ciò pag. 2 ROMOLO PASSAMONTI LIVIO LUIGI TEDESCHI Una Messa per Cerdan Sport e Scuola GIOVANNI GAMBINI SISTO FAVRE II motociclismo italiano c il n Coppi, uomo e atleta suo glorioso prestigio » VITTORIO SPOSITI LUIGI TERRARIO Gare su strada a vantaggi per dare esca agonistica al­ Il podismo era un tempo il n le corse solo campo aperto alla pra8 tica deiratlctica n GIUSEPPE LA CAVA La prontezza dei riflessi nel­ GIANNI PICCONI l’attività sportiva 9 Parliamo delle corse camLUIGI ANGELINI Destri » I La storia dei Pasta " 10 LUIGI STIATTI LANDÒ FERRETTI a La caccia nel medioevo » 12 1 Appuntamnto a Londra CHIRONE SANDRO CASSONE La posta di Chirone Il quadrilatero delle univer­ sità 15 i UMBERTO MAGGIOLI Da tutto il mondo a D’un conflitto che sarebbe NINO LOMBARDI stato meglio non creare 16 Dopo i Campionati studente­ SANDRO DELLI PONTI schi i Campionati Ju Sport Decandenza del glorioso Bo­ n 1950 logna? 18 NATALE BERTOCCO In copertina Guizzar di lame in un assalto Curare i giovani e utilizzare meglio i maestri di sci 19 scherma.

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dello Sport • Milano

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C. s. 1. PRESIDIMI KMIOMM archivio STORICO


Lo strabismo e il Totocalcio Ho l’impressione — non so se e fino a qual punto fondata— che le persone e gli enti preposti allo studio del problema - base dello sport (la scuola) si girino attorno calzando pantofole di panno e fiutandosi a vicenda con diffidenza corte­ se. Ogni tanto si scambiano un’opinione e un com­ plimento che tu, a tua volta, scambi per una buo­ na volontà d’intesa. Ma ti basta, poi, leggere una intervista od avere un colloquio con l’uno o Val­ lilo dei paladini della causa per convincerti phe accordo non c’è, ma piuttosto disaccordo sostan­ ziale garbatamente velato di corretti e diplomati­ ci eufemismi. Questa mia noterella non ha la pretesa di im­ pancarsi a moraleggiante catonessa. La pervade un benevolo amor del comico dal quale non si dis­ socia la speranza che, per fluidi di simpatie reci­ proche, gli interessati al problema ne condividano gli innocenti ed innocui intenti. La scuola non è soltanto studio e disciplina. È anche ricreazione. Questa noterella sia dunque la ricreazione del pro­ blema, cinque minuti di trastulli, risatine e bul­ lette. La Commissione istituita per affrontare e stu­ diare nel vivo il problema complesso, e che ”Stadium” sorregge con lungimirante consapevolezza, sarà la prima a sorridere della nostra invenzione. Giocano in tre, il CONI, la Commissione a suo tempo formata per gli studi e le proposte inerenti all’Educazione fisica nella scuola, infine il Gruppo Parlamentare dello sport. Il gioco ha per posta, in senso largo, la Palestra dell’alunno, dello scolaro, dello studente. Tocca a me, dice il CONI. È affar mio, ribatte lo Stato. Lasciate fare a me, insinua il Gruppo Parlamentare. La Palestra è smisurata­ mente ampia (ci stanno tutti i ragazzi italiani, dai sei ai diciotto anni, su per giù), ma la porta d’in­ gresso è stretta, molto stretta, e non consente il passaggio di due persone (o enti) per volta: se poi sono tre, l’ingorgo è evidente. Ricordate la scenet­ ta della taverna del Falstaff? Il «gran pancione» e mister Ford; il marito dell’insidiata ma fedele Ali­ ce, vanno a gara di gentilezze nell’offrirsi la pre­ cedenza nel passo dell’uscio. Nessuno volendo ri­ nunciare al privilegio della buona educazione, pas­ sano insieme. Va a finir male perchè Ford diven­ terà furiosamente geloso e Falstaff sarà chiuso in una cesta per biancheria e buttato nel Tamigi. Le porte strette non consentono passaggi dop­ pi e simultanei. Così, noi pensiamo, per la porta della Palestra italiana. O lo Stato o il Coni. Quanto al Gruppo, è — almeno per il momento — il Sulta­ no politico che ha in tasca, ma non ha ancora get­

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tato il fazzoletto nell’harem delle sue ancor velnt^ idee-odalische. e Fermissimo restando che siamo in ora di ri­ creazione e divertirsi è lecito, noi avanziamo lo innocuo e innocente dubbio che CONI, Commissio­ ne e Gruppo abbiano un vizio, che poi è un’attrat­ tiva fascinosa: quello che gli antichi chiamavano strabismo di Venere, lo sguardo slittante delle idee che con l’occhio destro « guardavano » gli dei im­ mortali e con l’occhio sinistro «vedevano» i gar­ zoncelli mortali che giocavano, in attesa dei miti, sulla crosta della terra. Li vedevano e poi li an­ davano a trovare, sempre per via della fabbrica dei miti. Cosicché gli enti che più sopra abbiamo nomi­ nato hanno lo strabismo di circostanza. Il garzon­ cello dell’occhio sinistro è, in verità, tutt’altro che un garzoncello. Ha le gambe di ferro (le centinaia di migliaia di lire), il tronco d’argento (i milioni), la testa d’oro (i miliardi). Non si chiama Giacinto o Adone o Glauco, o qualcosa di simile. È un pro­ nipote di Creso, ha un nome bancario, si chiama Totocalcio. Fa il finanziere, finanzia lo sport na­ zionale, il CONI ne è il patrono, il tutore, il custo­ de (l’ha messo al mondo lui), ne è cupidissimo (non per niente lo difende con una truppa di orsac­ chiotti, gli Orsini, alla porta e con Telesio che, aven­ do un Bernardino nell’albero genealogico, è mae­ stro di filosofici accorgimenti). Ma il Totocalcio piace, donde gli sguardi del­ la Commissione-Stato e del Gruppo-Sultano. Le scuola, la soluzione del problema, il finanziamento della soluzione?, pensano. Totocalcio, dicono, chia­ ve di tutto. Il CONI è inquieto, e l’inquietitudine è la sorellastra del sospetto. In linguaggio geome­ trico — e sempre chiacchierando per burla — se al CONI gli insidiano il Totocalcio, ch’è alla vetta della sua Piramide, c’è caso che pigli un famoso Cilindro ed esca dalla Sfera della sua serenità. Il CONI dice: la mia Base è il diritto d’autore, il mio Vertice è la gestione amministrativa dello sport. Se mi tagliate, o soltanto smussate il Vertice, mi tro­ verete pronto alla riscossa col petto in fuori: ap­ punto, col Tronco di CONI. In questo preciso istante suona la campanel­ la della scuola. L’ora di ricreazione è finita, tutti devono tornare ai loro banchi e alle loro lezioni. Il CONI, la Commissione e il Gruppo sono vicini di posto. Si dànno occhiate in tralice, poi, dovendo incominciare a scrivere l'esperimento sul tema I «Funzioni e scopi del Totocalcio», fanno se termo | con la carta assorbente per impedirsi a vicen a < 1 copiare. I


S f 0 lì T e SuU’inchicsta promossa da « Stadium » a proposito dell'educa­ zione fisica e sportiva nella Scuola, il dott. Livio Luigi Te­ deschi ha scritto il seguente articolo: 11 fondamentale problema dell’Educazionc fisica e sportiva nella scuola sta final­ mente occupando il posto che gli compete fra i dibattuti temi della riforma scolasti­ ca ed ho letto con sommo interesse quanto ha scritto il Di'. Bruno Zauli, Se­ gretario Generale del C.O.N.I. su’ <> Stadium » di settembre; l’argomento non è nuovo per lo Zauli ed il punto di vista a prettamente sportivo » è già stato da lui sviluppato in passato e particolarmente in due chiarissimi articoli pubblicati dalla ri­ vista « Atletica » il 30 marzo ed il 13 apri­ le di dieci anni or sono (1939). In linea di massima sono d’accordo con l’autore dell’articolo, ma conoscendo altrettanto a fondo il sistema della Educa­ zione fisica nella scuola qual’è oggi c qua­ le era nel recente passato, sono convinto che per giungere alla « meta » rappresen­ tata dal punto di vista dello Zauli, siano necessarie le condizioni di tempo c di pro­ gramma per una progressione opportuna­ mente graduata degli atti da compiere. In primo luogo la educazione fisica c sportiva deve inserirsi nel piano didattico generale, ha da vivere libera di se per di­ ritto proprio, non come ancella altrui; de­ ve insomma servire alla scuola c non vice­ versa . E siccome sappiamo che una riforma ra­ dicale si farà attendere purtroppo per al­ cuni anni, accontentiamoci per ora. nel pe­ riodo di transazione, di una integrale ap­ plicazione di tutto quanto può essere con­ siderato buono, c che appartiene al passa­ to. sia pure remoto, adattandolo ai nuovi sistemi ed alle nuove esigenze della gio­ ventù. Crediamo che riesumare le buoni inten­ zioni c le brillanti parole spese in passa­ to a prò del l’educazione fisica non sia di­ scaro a coloro che sono interessati alla « vexata nuaestio». Il problema attende la sua soluzione dall’anno 1878. cioè da quando venne va­ rato il progetto di legge sulla obbligato­ rietà della ginnastica nelle scuole: ciò può apparire strano, se teniamo presenti le pa­ role pronunciate dall’On. Francesco De Sanctis, il 30 maggio 1878, esordendo al­ la Camera dei Deputati quale Ministro dell’istruzione, presentando il progetto di legge: • Signori, non vi meravigliate se io mi presento a voi con un progetto di legge dalle apparenze così modeste. Secondo me il tarlo che rode in generale tutta l’istru­ zione, c non solo l’istruzione infantile l’i­ struzione elementare e le Scuole Normali,

Esercizi ginnici nella palestra di una scuola secondaria inglese, dove tre lezioni alla settimana sono assegnate a questa attività. In oltre gli studenti sono chiamati a svolgere giuochi sportivi all'aria aperta.

ma un poco le Scuole Secondarie, e per­ mettetemi che io aggiunga le Scuole Uni­ versitarie, è che noi non abbiamo capito ancora che cosa sia educare i giovani. Per­ chè, Signori, si crede che riempire il cer­ vello. o piuttosto la memoria, di filosofia, morale e buoni precetti sia questo un e duca re... ... Noi non abbiamo capito ancora che l’istruzione non è nulla quando non vi ab­ bia azione soprattutto la vita. A rigenera­ re davvero il nacse bisogna educare l’im­ maginazione, bisogna educare la volontà: bisogna che tutto quello che è nel cervello abbia efficacia sopra tutte le nostre facol­ tà. E qual’è la base di questo sistema edu-

cativo? La base è quella che noi curiamo meno c di cui. talora, parliamo con dileg­ gio: l’educazione ilei corpo, la quale si «ingiunge con l’igiene, e della quale noi siamo poco solleciti. Noi non diamo anco­ ra sufficiente importanza a questa ginna­ stica educativa la quale non deve essere considerata come un puro spasso, bensì come il fondamento di ogni nostro metodo educativo dall’asilo all’università». Nella sua enunziazione il De Sanctis ten­ ne presente la relazione del Prof. Pitagora Conti, il quale, al Congresso Pedagogico Nazionale di Bologna del 1874 affermava che il principio supremo della scienza e dell’arte educativa consiste in un sistema

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che educhi la mente ed il cuore per mez­ zo del lavino fisico; nel fare cioè che ad ogni nota del pensiero e del sentimento corrisponda un lavoro muscolare, come una armonia ed una melodia di note mu­ sicali Ci si perdoni se disturbiamo la memo­ ria di Angelo Mosso, ma il suo ammoni­ mento può fai e ancora testo in Italia; » Lo studio eccessivo, le veglie, il sovraccarico di ogni lavoro dinante il periodo dello sviluppo, distruggono le costituzioni più robuste o le indeboliscono per tutto il re­ sto della loro esistenza. Contro tutto biso­ gna lottare con la ginnastica ». Questo <’• il pensiero lapidario di un glande fisiologo. Ma il tecnico sportivo, l’insegnante di Educazione Fisica, l'igienista, n medico, l’educatore, l'uomo ili scuola, è chiamato a disegnare molto più particolareggiata­ mente l’organizzazione di queU’importanlissimo sei vizio scolastico che è rappresen­ talo dalla educazione fisico-sportiva. Anzi deve l’cducaiorc. potere aumentargli il po­ tenziale energetico mediante la vera ginna­ stica educativa, che è da considerarsi co­ me un dinamogeno, valutabile in modo immediato ed esalto con appositi strumen­ ti scientifici. La preoccupazione costante dello spor­ tivo puro è quella di creare l'atleta e nel­ la chiara esposizione ili Bruno Zauli, la nota dominante è appunto quella della attività preatletica, la quale può avere la sua applicazione di massima e con saggezza dopo il I I- anno di età. ma noi dobbia­ mo tenere presente la necessità assoluta che la educazione fisica entri nella scuola fino dai primi anni. La scuola provoca un profondo cambiamento nella vita e nelle abitudini ilei bambini, ed il danno mag­ giore deriva dalle molte ore ili immobili­ tà quasi assoluta alla quale vengono co­ stretti: e inoltre non bisogna ricadere nel­ l’errore ili una falsa educazione fisica rapnrescntata dalle manifestazioni coreogra­ fiche. che se appagano lo spettatore, stan­ cano enormemente i ragazzi, con la este­ nuante monotona preparazione. Non si deve dimenticare. ncH’accingersi a compilale un programma di Educa­ zione Fisica sportiva, specie per i giova­ nissimi. l’origine della parola « ludus » che comprendeva qualunque esercizio fi­ sico. Bisogna sapere addestrare, fisicamente questi bambini divertendoli, insistendo so­ prattutto sugli esercizi a corpo libero, senza attrezzi c ricorrendo ai giuochi sia individuali che collettivi, che devono es sere sempre espressione di sveltezza e di agilità piuttosto che di forza muscolare. Con ciò però non è detto che in questa età non si possano concedere alcune atti­ vità sportive (nuoto, scherma, sci, cicli­ smo, giuochi con la palla, ccc.) che poi potranno essere ulteriormente sviluppati, purché fatti con prudenza e con razioci­ nio. Il Ministro della Pubblica Istruzione Ferdinando Martini con R. D. 26 novem­ bre 1893, impartiva precise disposizioni in merito ai programmi per la Educazione Fisica negli asili infantili, nelle scuole elemcntari. c nelle scuole secondarie. La premessa ai programmi per le scuole secondarie di primo grado può certo fa­ re testo anche oggidì: « Nelle scuole se­ condarie di primo grado il fanciullo entra di regola dopo il 10 anno di età e vi ri­ mane da ire a cinque anni in un secondo momento critico della vita, ossia all’epoca del suo passaggio nella pubertà. L’espe­ rienza non lo ha ancora manifestamente dimostrato; però esistono molti motivi per credere che a questa età una intensa cul­ tura delle forze fisiche possa recar danno allo sviluppo della statura ed eziandio a

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quello delle forze intellettuali. Per questa ragione non sembra ancora venuto il mo­ mento di esigere dall’alunno l’impiego di tutta intera la sua capacità corporale; in­ vece appare più conforme a prudenza di esercitare il pubescente pili nella sua de­ strezza che nella forza, più nella velocità che nella durata ». Ma ecco che la presentazione dei pro­ grammi per le scuole secondarie di secon­ do grado, può essere considerata rivoluzio­ naria per l'epoca in cui fu scritta, ed an­ che oggi, che lo sport regna sovrano, non potrebbe trovare tornitila piu amplificati­ va: <■ Nelle scuole secondarie di grado su­ periore (liceo, istituto tecnico e nautico) l’adolescente etnia, in un’epoca in cui ha raggiunto la pubertà: dovrebbe indossare la toga virile e chi deve imporgliela è l’Ediicazionc Fisica. In queste Scuole l’Eilucazionc Fisica mi­ ra al conseguimento di due fini: il primo è che le forze vengano accresciute dentro i limiti del possibile, il secondo che vi si apprenda il modo di servirsene energica­ mente nelle varie contingenze della vita. Quindi in queste scuole, oltre che lo sfor­ zo arriverà al suo completo, tanto gli eser­ cizi quanto i giuochi ginnici saranno più che altro l’applicazione delle attitudini ac­ quistate negli anni anteriori ». Nel citalo decreto venivano abrogati i programmi già esistenti per le scuole nor­ mali e per le scuole normali di Educazione Fisica, in quanto erano allo studio di ap­ posita commissione, nominata dal Ministe10 delle Istruzioni. I programmi stessi avevano quindi ne­ cessità in venire modificati per tare si che i futuri educatoti fossero in grado di ap­ plicare il metodo di insegnamento di cui ai nuovi programmi dell'Educazione Fisica scolastica. Laborioso è stato il lavoro per la prepa­ razione ilei progi animi per le scuole nor­ mali se teniamo presente che essi vennero resi esecutivi con R. D. 19 ottobre 1897, N. -160. Ma ci iistilla che essi trovarono leale applicazione nell nell'anno ’anno scolastico 1895. Nelle disposizioni di carattere illustrati­ vo viene lui l’altro specificato: . .« evi lare gli esercizi troppo monotoni o pedanteschi ». II progetto Codronchi del 1898 che, Bru­ no Zauli. dice sarebbe bene venisse attua­ to « meglio tardi che mai, ha trovato la sua integrale applicazione undici anni do­ po c precisamente con l’approvazipne del­ la Legge 26 dicembre 1909, n. 805, sull’in­ segnamento e gli insegnanti di Educazio­ ne Fisica, pubblicate nella Gazzetta Uf­ ficiale in data 8 gennaio 1910. n. 5. E noi vorremmo che tale legge, la quale non è stata mai abolita, ma semplicemen­ te schiacciata sotto il cumulo delle succes­ sive varie circolari ministeriali, delle di­ sposizioni dell’E.N.E.F. e dcll’Opera Nazio­ nale Balilla, trovasse integrale applicazio­ ne udranno di grazia 1950, ci accorge­ remmo di aver fatto un balzo in avanti e per una legge ili quarant’anni fa non è dir poco. fi molto interessante dare uno sguardo alla detta legge che è firmata dai Ministri Sonnino, Dauco e Salandra. Nel primo articolo si sancisce la obligatorietà, in ogni scuola pubblica, privata o media, maschile e femminile di un Col­ io di Educazione Fisica. Nell’articolo secondo si specifica che la Educazione fisica comprende; « la ginnasti­ ca propriamente detta », (c noi tutti sap­ piamo che allora la ginnastica era la quin­ ta essenza dello sport) i giuochi ginnici, il tiro a segno, il canto corale e gli altri esercizi educativi atti a rinvigorire il cor­ po ed a formare il carattere. , '’e oggi venisse veramente applicato l’ar­ ticolo 3, immaginate quale vantaggio ne

trarrebbero i giovanetti, pensate che • nel­ le scuole elementari è destinata all'Educazione Fisica non meno di mezz’ora per giorno in ciascuna classe». 11 «non me­ no di mezz’ora » è molto significativo, re­ stava in facoltà dell'insegnante aumentare, non diminuite, il tempo da dedicarsi agli svaghi infantili. Nelle scuole medie, lo stesso articolo, di­ sponeva che, « senza aumentare l’attuale numero complessivo delle ore settimanali rispetto a tutte le discipline, compresa la ginnastica, ne siano risolvale all'Educazione Fisica almeno tre in ciascuna classe. Anche in questo caso le tre ore settima­ nali erano il minimo consentito; che cosa dovremmo dire oggi se pensiamo alle teo­ riche » massime due ore settimanali » che, in purtroppo molli casi, non vengono ef­ fettuate? Ma in aggiunta alle ore settimanali lo Art. 1 prescrive: « non meno di una volta al mese, gli alunni delle scuole elementa­ ri superiori c delle scuole medie laianno passeggiate ginnastiche, aventi anche inte­ resse storico. scientifico ed artistico». Le passeggiate ginnastiche, delizia degli alunni, per il solo latto che in quel gior­ no le lezioni in aula non avevano luogo, oggi potrebbero benissimo servire a giu­ stificare il raduno sul campo sportivo per una manifestazione, che potrebbe avveni­ re anche quindicinalmente; con quale vantaggio, sia agli eliciti della vera Educa­ zione Fisica che a quella della regolare preparazione sportiva per i più idonei e facile immaginare. La detta legge all’Art. 7 stabilisce che ogni edificio scolastico, lieve essere provve­ duto non solo di una palestra coperta, ma anche di una annessa arca scoperta ad uso di campi di giuochi. Il dualismo scuola, società sportive, per gli impianti sportivi annessi agli editici scolastici, che per tanti anni ha imperato in Italia, non avrebbe avuto ragione di esistere se l’Art. 8 tosse stato rispettato: • Escluse tutte le ore che. per esercitazioni della scolaresca, siano necessarie a giudizio del capo deH'lsliluto c dell'insegnante ili Educazione Fisica, le palestre delle scuole medie possono essere concesse dal Munici­ pio anche per le esercitazioni di Società Ginnastiche ed altre sportive». Ed ecco il famoso progetto Codronchi divenuto legge e reso esecutivo con l’Articolo 9: « Nelle Università e negli Isti­ tuti superiori è impartito nel modo pro­ posto dalle rispettive facoltà di medicina un corso semestrale di educazione fìsica. Devono iscriversi a tale corso, e frequen­ tarlo. gli studenti universitari che aspira­ no al diploma di insegnanti nelle scuole medie, per qualsiasi disciplini. Seguono nella legge N. 805 le dettaglia­ te disposizioni per la trasformazione delle scuole normali di ginnastica di Roma, To­ rino c Napoli, in Istituti di Magistero per l’abilitazione aH’insegname'ilo della Edu­ cazione Fisica nelle scuole medie, cosi maschile che femminile, i relativi pro­ grammi di studio, e le norme per gli in­ segnanti per i concorsi, per i ruoli, per gli incaricati, gli stipendi, gli orari, c<.c., ut­ somma tutto quanto è necessario per la perfetta applicazione della legge. La legge termina con l’Art. 25: « Il g0’ verno dal Re è autorizzato ad iscrivere nello stato di previsione delle spese del Ministero della Pubblica Istruzione la lemma necessaria per l’applicazione della presente legge». Ebbene in attesa di meglio, se verrà c quando verrà, si richieda al Ministero competente l’applicazione della citata vec­ chia legge, c si farà un notevole balzo in avanti per giungere alla soluzione del plu" ridecennale problema.

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assegnazione di reparto la meno rischiosa possibile. Rifiutò, persino, l’offerta di un noto sportivo. Il riscnio, in una guerra, era per lui come il rischio in una gara di gran fondo, con aspre salite, vertigi­ nose discese a tornanti, bufere di pioggia o di neve, scroscio di fulmini e... d’applausi. Sempre un tra­ guardo doveva superare col sorriso d’una soddisfa­ zione ottenuta con le proprie forze. Atleta o com­ battente, si sentiva umile e devoto figlio della Pa­ tria e considerava suo dovere non esimersi dagli ob­ blighi estremi a cui la Patria avesse dovuto chia­ marlo. Non gli tremò il cuore quando nella fonda not­ te del 7 marzo 1943. dalla terra di Sicilia, che, fra non molto sarebbe stata tragico teatro di cruente lotte e di ben dolorose vicende, s’imbarcò con il suo battaglione per la Tunisia. Appena calcò le tavole della tolda della nave, il suo viso si fece duro come fosse di fronte al Tourmalet. Non gli bale­ nò neanche per un attimo la paura: pensò con dol­ cezza alla famiglia lontana, si segnò la fronte con la Croce e sul labbro gli spuntò il fiore d’una pre­ ghiera devota. Dopo una trentina di giorni sotto gli infernali bombardamenti africani, Fausto rimase prigionie­ ro. Ma anche in questa triste occasione non cercò di evadere dalla sorte. Furono diciotto mesi di sof­ ferenze nel duro campo di concentramento. Poi la terribile, disperata guerra finì e Fausto tornò in Patria: un’Italia desolata, irriconoscibile, alla ri­ cerca di se stessa, delle energie dei suoi uomini che non avevano perduto la fede. Di questi indomi­ ti, Fausto Coppi era de’ più bravi. è stato scritto e raccontato tanto. Tut­ D ititeFausto sanno del suo soggiorno romano (duran­ l’interregno tra Nord e Sud) presso Edmon­

I e sorti della guerra non volgevano certo in noI_ | stro favore, quando, nell’inverno del 1942. Fau­ sto Coppi venne chiamato alle armi. Era già un campione. Aveva vinto tre Campionati nazionali a inseguimento (1940 - ’41 - ’42) e un Giro d’Ita­ lia (1940) ed era primatista mondiale dell’ora: la sua figura si delineava già nettamente come quel­ la di grande rivale e successore di Bartali, anche se qualcuno teneva pur sempre in considerazione la longeva vitalità dell’asso fiorentino. Ma il nuo­ vo astro non volle approfittare della sua nascente notorietà. Avrebbe facilmente trovato qualche ap­ poggio al C.O.N.I. o negli stessi Comandi militari per un ...imboscamento o quanto meno per una

do Nulli. Tutti conoscono la serie delle sue ini­ mitabili vittorie, che, dopo la guerra, ebbero clamo­ roso inizio nella Milano-San Remo del 1946, quan­ do attaccò dopo soli 80 chilometri, e con una fu­ ga irresistibile di 200 chilometri, tagliò il traguardo con ben 15 minuti di vantaggio. Nessuno ignora che la consacrazione tecnica del suo valore, che è non soltanto agonistico, è data dal suo primato mondiale dell’ora (Km. 45, 789) sin dal 1942; e a questa fa seguito il corteo scintillante del Campio­ nato italiano su strada negli anni 1942, ’47, ’49; il Campionato italiano inseguimento negli anni 1940, 41, 42, ’47, ’48; il Campionato del mondo insegui­ mento nel 1947 e ’49: il Gran Premio delle Nazioni ■^a1 K9^6-’ ’4Z® ’48: j1 Giro d’Italia nel 1940. ’47 e 49; il Giro di Francia nel 1949; e nessuno dimenti­ ca che è vincitore di 72 incontri internazionali a inseguimento di cui 26 prima del limite; che su

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strada ha riportato 31 vittorie per distacco, delle quali tre nella Milano-San Remo e quattro nel Gi­ ro di Lombardia. Di questo inesauribile prototipo del dinami­ smo umano è stato scritto che, secondo certi me­ dici, non solo non doveva fare il mestiere del... campione, ma persino non avrebbe dovuto prati­ care sport. Si disse che sottoposto a visite mediche ed esami clinici diversi, il responso era stato uni­ voco: niente sforzi, niente sport. Invece Fausto ha dimostrato che la sua figura gracile non è che la... mimetizzazione di un corpo e di uno spirito fortissimi; che i suoi muscoli sono lucido e sonante nervo d’arco per scoccarne saette inesorabili verso i più alti vertici e bersagli della conquista sportiva; che quella, in apparenza, così modesta cassa toracica dispone di una capacità pol­ monare (altri medici, sportivi questi, la riconobbe­ ro, di sei litri d’aria in inspirazione) da consen­ tirgli gli sforzi e i recuperi più estesi che corpo umano possa sostenere, e senza alterazione nella circolazione sanguigna e nella funzione cardiaca.. Ciò che gli consente una regolarità e permanente freschezza di sforzo, una perfezione assoluta di sti­ le e conseguente massimo rendimento. Non c’è tec­ nico, straniero o italiano, che non sottolinei lo stile di Conni in azione; quello stile accompagnato, fu­ so anzi, con quei mezzi che fanno del « direttissi­ mo » un camnione eclettico che vince su pista e su strada, contro ogni avversario e contro ogni li­ mite massimo indicato dal cronografo. Che fanno di lui. « l’uomo — per usare la felice espressione di un notisismo esoerto delle corse e dei campioni del ciclismo, Vittorio Spositi — che vince dal metro in su ».

oppi campione tutti lo conoscono. E tutti amano immaginarselo, anche nella vita privata, sicuro forte, elastico e duro: deciso e spicciativo; co­ me quando pigiando sui pedali con morbidezza e impeto di felino, divora con lo stesso slancio nastri di pianure e impennate di greppi montani, seminan­ do con la stessa indifferenza, tutti rassegnati allo stesso livello, campioni e comparse. Per molti Coppi è il Cyrano di Bergerac del ciclismo: temerario, colpitore preciso, d’istinto, in­ saziato cercatore d’avventura e di gloria su ogni pista e ogni strada del mondo; cavalleresco, da non temere aspre contese nello sport come nella vita di ogni giorno. E quel suo caratteristico sorriso a mezza boc­ ca, tirato fuori come da un singulto nervoso, tanti lo internretano come un sorriso d’astuzia mefisto­ felica... Ma è un sorriso di soddisfazione e di gu­ sto interiore per l’avventura brillantemente supe­ rata, per il nuovo alloro che sta per ghermire o ha già ghermito. Invece. Fausto ha un animo di fanciullo, ma di­ feso da una intelligenza pronta, ricca, fantasiosa: e ne offre la più ampia dimostrazione nelle corse in cui vuole attaccare e vincere. Fausto ha un animo di fanciullo, tanto è genti­ le e pio; e di poeta, tanto è sognatore. Se avrete oc­ casione di conversare con lui, a quattr’occhi, in con­ fidenza. non nel tumulto di un albergo dopo l’arri­ vo o prima di una corsa, ma in una pausa serena, magari durante una delle sue preferite partite di caccia nor la fiorita campagna della Riviera o su una dondolante imbarcazione marina nell’attesa che un cortese pesce abbocchi all’amo pazientemente proteso dal campione, vi accorgerete della vivacità di soirito. della fertilità di fantasia, della sana gio­ ia di vivere in bontà e letizia, dell’* uomo ». Fausto, ha il dono delle migliori qualità: fede in Dio. amore nella famiglia, nella Patria: genero­ sità, fermezza, rettitudine di carattere.

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È un essere felice quando può trovarsi fra i bimbi. È il loro amico. Quando non era ancora dive­ nuto padre, amava giuocare spensieratamente con i piccoli coi quali s’intratteneva, e non si lasciava battere in scherzi e biricchinate... A contatto con i bimbi, si intenerisce — è sua confessione — e il pensiero gli corre subito alla sua piccola Marina, se ne è lontano. E se nel corso di inevitabili lontanan­ ze, gli chiedete della sua bambina, allora vedrete il suo sguardo vivido illanguidirsi, quasi immalinco­ nirsi, e, se lo fissate, vedrete i suoi occhi lustri. È un papà sentimentale. Basta che riceva un biglietto d’invito da una Scuola, da un Convitto o da un ospedale di bam­ bini, che Coppi, appena può. fila tra di loro, a sor­ ridere e far festa con loro. Rifugge, invece, dai ri­ cevimenti ufficiali. Lì non si trova a suo agio. Una delle sue amichette più affezionate è Mi­ rella Loik, la piccola e graziosa figliuola dell’in­ dimenticabile asso granata: Ezio Loik. Gli scrive sempre, prima e dopo d’ogni importante gara. È un po’ la sua « mascotte ». Vi ricordate la tappa dell’Izoard nel Giro d’I­ talia? Tutti i giornali ne parlarono: persino l’Ansa soiccò un comunicato. Fu così: Mirella aveva mandato a Fausto un telegramma... perentorio: « Domani Pinerolo saluterà « maglia rosa » il gran­ de campione amico del mio povero papà Stop Vin­ ca Stop Io sarò ad attenderla a Torino con i miei fiori et miei auguri ». Fu per il campione un inci­ tamento? Forse, non ve n’era bisogno. Comunque, Fausto, di fronte alla grande incognita del durissi­ mo Izoard, dove molti lo vedevano scacciato, vo­ lò — è il termine — trionfalmente, a Pinerolo con­ quistando la « maglia rosa », e, da quel giorno, l’a­ gognata vittoria del « Giro ». preludio dell’altra, ancora più significativa, del « Tour ». A Torino tro­ vò Mirellina, accompagnata dalla sua gentile mam­ ma, lì. al traguardo, con i suoi fiori. E Fausto l’ab­ bracciò. la baciò, e le fece dono d’una fiammante bicicletta che egli stesso aveva vinto nel « Con­ corso "Bartali - Ambrosia”. Poche parole disse, sul momento, alla piccina. Era commosso. Ci raccontò, dìù tardi, che per tutta la tappa, avvicinandosi a Torino, aveva avuto il pensiero fisso ai suoi ami­ ci scomoarsi nella catastrofe di Superba. Tutti li aveva rivisti con la fantasia: « capitan Valentino », Menti, Ossola, Gabetto. tutti, tutti, e particolar­ mente Loik. « Non li potrò mai dimenticare — ci disse — poveri e cari amici! ». ^Quest’annata 1949, seppure, ciclisticamente parlandò, si può chiamare «l’annata di Coppi» (con quelle gemme di singolare splendore, quali il doppietto Giro d’Italia - Giro di Francia, il titolo mondiale a inseguimento, seguite dal recentissimo trionfo nel Giro di Lombardia, che l’ultracampione ha incastonato nel suo scettro) pure ha rappresen­ tato una somma di fatiche titaniche che non pos­ sono non aver influito sulle condizioni dell’atleta. Troppe peregrinazioni, inoltre, sulle piste d’Eu­ ropa. E la pista, con tutta la sua scorrevolezza, è una lima sorda, consumatrice assai più della stra­ da. Non si immagazzina, nei velodromi aria libera e pura, ma aria circoscritta e densa. E per i col­ pi d’ala di Coppi ci vuole l’aria degli orizzonti: in questa si accumulano nuove energie: in pista snesso coperta, veleni. Così è per tutti i corridori. Ma ancor più per lui. con quei polmoni che assor­ bono ondate di vento. Ma come si fa? Gli affari sono gli affari. Nel ciclismo professionale è così, e secondo le esigen­ ze più crude. Quando, come per il famoso incontro con Schultze, ti offrono 700.000 franchi, e come per la recente riunione di Barcellona 750.000 lire, come si fa a rifiutare? Bisogna pure che il campio-

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ne non perda le occa. .li per provvedere a un bi­ lancio e a una riserva personale per quando non potrà più correre e passerà — destino delle car­ riere sportive — nel dimenticatoio, o per lo meno nel limbo dei pensionati... Si aggiunga che dopo il « Tour », ci si mise anche la tenia con le sue occulte ventose; che ag­ grappandosi alle viscere del campione, ne rubava l’alimentazione e ne succhiava letteralmente le energie. Fausto era permanentemente alle prese con la fame. E sì che il ciclista ne esige e ne con­ suma di calorie in eccedenza, con quel po’ po’ di combustione nella sua macchina in azione tra mi­ gliaia di chilometri e tonnellate d’aria! Si dovette ricorrere, un mese fa, a un metodo noto « ab antiquo », chissà, dai tempi di Esculapio: Fausto, dopo un lungo digiuno, fu collocato bocconi e con la bocca spalancata davanti a una ciotola di fumante latte: il.... « nemico interno N. 1 », per quanto affezionato cliente del cibo quo­ tidiano del campionissimo, non seppe resistere al­ l’appetitoso richiamo — aveva troppa fame, pove­ retto! — e a poco a poco, con la sua testa schiac­ ciata e il suo seguito a fettuccina, si fece avanti, e, finalmente, uscì per tuffarsi per intero beata­ mente nel bagno di latte. Anche di questa liberazione, Fausto ha voluto ringraziare la sua Madonnina del Ghisallo. Umile pellegrino è salito alla vetta consacrata. Il corteo che lo seguiva e attorniava e la cerimonia che si svolgeva non lo distraevano. Il suo cuore era lì davanti all’immagine a ringraziare e a offrire il suo voto di fedele. Dopo la cerimonia del Ghisallo, Fausto dove­ va partire subito per un galoppo di allenamento in vista del Giro di Lombardia. Il tempo a disposi­ ziono era stato strettamente calcolato. Ma per una malaugurata incidenza la maglia gialla del « Tour » da offrire fra gli « ex voto » alla Madonna (la ma­ glia gialla. Fausto non avendola con sè, l’aveva mandata a prendere") tardava a giungere. Fausto non volle dare ascolto a consigli contrari al suo proposito. Aspettò, senza impazienza. Aspettò fino a quando giunse la fatidica maglia, che egli con le con le sue stesse mani, umilmente, con filiale ve­ nerazione. volle consegnare nelle mani del Sacer­ dote. Senza fretta, volle compiutamente assolto il voto. Ma nella domenica successiva, Fausto Coppi passando in corsa nei pressi del Santuario, dovette essere per forza di cose, veloce nel gesto e nella preghiera, ma intimamente intenso. Un’invocazione confidenziale come da figlio alla Madre: « Proteggi­ mi. Madonna! »... Di novella forza si sentì pervaso Fausto. Andò via soedito. La salute gli tornava sempre più ga­ gliarda. Il sangue gli fluiva puro e generoso per le vene pulsanti vitalità e slancio. Sentiva che dan­ do fiato alle trombe e lasciando le briglie ai suoi cavalli... vapore, avrebbe scatenato il suo vecchio galoppo di carica, fino a Milano, fino al traguardo della Madonnina del Duomo. Scattò? No. Èra un progredire sciolto, irresistibile. Sulla salita aveva ansimato, caso nuovo, ma giustificabile dopo il male sofferto. Aveva sentito il cuore stretto nella morsa dello sforzo. Ma ora, dopo il Santuario, e il saluto e la preghiera alla sua Madonnina vigi­ lante, Coppi era tornato quello della ■ maglia gialla ». , Nel suo orizzonte s’era inarcato l’arcobaleno del sereno spirituale e fisico. La vittoria era sua. E suo era anche il nuovo primato del Giro di Lom­ bardia: km. 222, alla media oraria di km. 38,002. Dal Ghisallo all’arrivo aveva marciato a 42.950 di media! Ancora convalescente, uomo dei primati.

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e rimpiangono di non .J mondo Molte volte le colse ciclistiche, troppe di questi tempi. tolte ‘orse, sono prive d’interesse. Pur marciando ad andatura velocissima e rag­ \1 inio tempo... scusatemi: meglio è che giungendo il traguardo con la realizzazio­ dica ci In un tempo » c sapete perchè? ne di una media chilometrica eccellente, Ciò mi fa meno vecchio c può far cre­ spesso gli arrivi avvengono in gruppo e dere al lettore che io sia giovane ancora. il vincitore balza fuori da una volatomi Dunque, ci fu un tempo che arrivi af­ alla quale partecipano gran numero di follatissimi difficilmente avvenivano: i corridori, la quasi totalità di quanti si corridori dilettanti o professionisti du­ allinearono in partenza. rante la gara si frazionavano si isola­ vano le selezioni venivano spontanee, di Accade ciò in campo professionistico forza, senza l’ausilio di sorprese, ed era­ «pianto in quello dei dilettanti; la mag­ no accentuate, decisive. Anche quando gior parte delle gare sono caratterizzate l’arrivo avveniva in gruppo, questo era da un solo episodio che generalmente si composto dei migliori gli altri erano ir­ verifica in sul finire della corsa: la fuga rimediabilmente indietro a distanze che di individui isolati o riuniti in esiguo davano la misura specifica del valore agruppetto che precede il folto del plotone tlctico di ciascuno. Perdere in un in­ nel quale non s’è trovato l’accordo, l’ener­ cidente cinque o dieci minuti non rap­ gia, la volontà per annullare la fuga. La presentava un guaio irreparabile, alme­ colpa di frequente è dovuta appunto a no per i più forti, che neH’inseguimento. tali mancanze agonistiche, ma va cercata spesso coronato dal successo, rimontavano anche fuori della volontà e delle possi­ bilità dei corridori; la bellezza del fondo uno a uno concorrenti isolati, tanto che stradale levigato c la perfezione del mez­ zo meccanico ad esempio. Osservate — pigliando a caso — la Mi­ lano Sanremo. Salvo rare eccezioni il grup­ po fino a Ovada e talvolta sul Turchino, qualunque sia l’andatura rimane com­ patto, pedalando a medie altissime per fare alzare le quali, gli organizzatori spes­ so ricorrono all’accorgimento di ammet­ tere alla gara anche valenti passisti di quelli che abitualmente gareggiano in pista. Essi imprimono all’andatura un rit­ mo indiavolato lungo i rettilinei della prima parte della corsa, ma ad onta di ciò, sono pochissimi quelli che prima di Ovada perdano contatto con il plotone, c quando ciò avviene, nella maggior par­ te dei casi la causa va ricercata in inci­ denti di macchina. Il cambio: ecco il segreto che fa figu­ rare bravi, come campioni anche coloro che se avessero corso in altri tempi, quan­ do il cambio della moltiplica non esiste­ va. di fronte all’andatura a pieni pedali l i dei migliori, sarebbero apparsi dopo bre­ vi chilometri dei modesti esemplari della casta dei corridori, se non addirittura dei cacciavite. Questo senza risalire ai tempi nei qua­ li là ruota libera non aveva fatto anco) a la sua apparizione. Le buonanime di Pro­ vinciali e di Rho i due più famosi . fa­ nali di coda » del ciclismo italiana debbo­ Giuseppe Stinchelli, segretario dell'U.V.I. è il no fremere osservando quanto per virtù più qualificato per patrocinare la causa del­ di perfezionamenti meccanici avviene oggi le gare a vantaggi.

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spesso accadeva di aver rimprcssionc di essere al seguito di una corsa a crono­ metro dove i concorrenti, si sorpassano senza che il sorpassato cerchi la ruota dell’altro. Altro che centurie di corri­ dori dove nel centro godendo del risuc­ chio. appiccicati come sanguisughe alle ruote precedenti, usando con frequenza incredibile la manovella degli 8 o IO cambi di moltiplica, mezze figure, alle quali si può riconoscere al massimo la buona volontà, reggono, i alle medie più . alte e mantengono per mn 100, onn 200 «un chilometri intatto il plotone. Voi direte che non c’è rimedio, che il male che si lamenta è frutto del progresso della tecnica del ciclismo, del­ le strade che sono diventate bigliardi. delle biciclette al massimo del rendi­ mento: magari anche qualcuno aggiun­ gerà che gli allenamenti più razionali e la simpamina servono a dar più vigore e più fiato alle mezze figure e far com­ parire — magari a tratti — gente di buona stoffa anche gli arrugginiti cac­ ciavite. Sia pure, posso essere d’accordo anche con questi ultimi, ma il rimedio c’è e non è nemmeno una novità, perchè si tratta di un accorgimento agonistico che fu molto in voga in un passato lontano, lontanissimo anzi, quando il ciclismo era agli albori, le corse su strada appena all’inizio ed i corridori con i loro pe­ santi cicli di ferro, sì e no con i primi pneumatici, gareggiavano su lunghi e larghi anelli di pista in terra battuta oaddirittura nei Trotter degli ippodromi. Si tratta delle corse a vantaggi, ad handicap come si diceva allora e come molti.’purtroppo, preferiscono dire anche oggiPoco prima del 1900 i corridori eranodivisi in professionisti e dilettanti ed ognuna delle due categorie in Semoret e Juniores, correvano spessissimo insieme, promiscuità graduata però da partenze separate di categoria e sotto categoria, con vantaggi massimi per i dilettanti juniores e con zero vantaggio — schracht dicono ancora oggi gli esterofili — per ì seniores professionisti. Ma i vantaggi spes­ so erano per gli individui senza distin­ zione di categoria ed un commissario tec­ nico li stabiliva. I più giovani, i meno quotati, incuorati dal vantaggio di partenza, partivano co­ me furie per non farsi raggiugere <l»

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chi li seguiva e coloro che seguivano, dalle spalle dei pili favoriti dal vantag­ gio a mano a mano fino agli ultimis­ simi a lasciare lo striscione di partenza, iniziavano inseguimenti alla diavola, dan­ do vita, agli uni e gli altri ad una gaia furibonda nella quale l’atnor proprio e lo sforzo erano frustrati dal dubbio di essere raggiunti i minori. e di non rag­ giungere i minori i più forti. A pa te la bellezza agonistica che ne veniva alla competizione i vantaggi agi vano come (allori di equilibrio e di giu­ stizia per quello che riguardava vittoria e conquista dei premi in palio. I.a parte del leone < he il fuori classe si attribuiva «piasi per acquisito diritto — la legge del più forte! — era resa più difficile e «pialche volta, anche con frequenza an­ zi. accadeva che i paria delle corse, quelli che corrono veramente per rispondere ad una passione sportiva ad un tempera­ mento agonistico e che non hanno che irrisorie probabilità di successo, riusci­ vano a cogliere qualche ramoscello d'al­ loro per adornarsene il capo ed ingros­ sare la smunta scarsella. perImmaginate oggi in una gara corso misto, con una o due buone sali­ tene nel mezzo del percorso o in pros­ simità dell'arrivo. un Burancano che par­ ta con IO minuti di vantaggio in conipagnia di Otturi ad esempio, o di qual* che altro e poi, mettiamo un Taddei. 'in I.ugati un Alfio Fazio che partissero un paio di minuti dopo c ad altri due minuti un gruppo con i Fornata, i Bontisso. i Salimbcni. i Soldati! ecc. e «piin­ di ancora una pattuglia dei più forti, all'ottavo minuto il gnippettino degli assi di minore calibro, ed infine, allo sca­ dere dei IO minuli dalla partenza di Baranca. Fausto Coppi, con Gino Banali magari. Che razza di gara verrebbe Imiti? Certo occorrerebbe che l'U.V'.l. ed i commissariali periferici disponessero di tecnici atti a stabilire equi vantaggi e m;n c'è abbondanza di uomini che possano accoppiare alla competenza tecnica, la imparzialità più spassionata, ma dall'A. N.U.G.. che un giorno o l’altro finirti con l'essere veramente all'altezza del suo com­ pito potranno uscire gradatamene R1' assegnatovi di vantaggi. Un tentativo del genere vi fu, duran­ te l'ultimo periodo bellico, a Roma «la parte dell'antico Giuseppe Stinchelli. l'ot­ timo segretario dcH'U.V.I., il «piale era allora presidente della Ciclistica Lazio. I tempi permettevano deroghe ai regola­ menti unionistici ed allora in una sua gara egli fece partire corridori di tutte le categorie: i veterani primi, poi gli al­ lievi, <piindi i dilettanti ed infine gli in­ dipendenti perchè credo che di profes­ sionisti romani non ce ne fossero in «pici tempo. Fu un grande successo. l’erclu'- non si dovrebbe tentare la sor­ te delle corse a vantaggio per dare mag­ gior esca agonistica particolarmente a quella gara a fondo piatto tipo MilanoModena. cercando di evitar arrivi con volatone di dozzine di corridori? Giuseppe Stinchelli potrebbe al Con­ gresso non lontano di Trieste presentare la proposta.

La prontezza dei riflessi neirattività sportiva ili <«ÌIINC|»pe 1/21 <\lV2l

Quante volte, nell’osservare la brillante risposta che uno scher­ midore da ad un suo avversario o la prontezza con cui un portiere blocca la palla tirata a rete da po­ chi passi, sentiamo dire che quel­ lo schermidore ha i « riflessi pron­ ti ». L’espressione è tolta di peso dal linguaggio tecnico - scientifico e vuol significare che quel soggetto sa adeguare immediatamente la propria azione muscolare a quel­ la dell’avversario. Ciò è partico­ larmente necessario in quegli sports quali la scherma, il pugila­ to. il calcio in cui l’atto offensivo dell’avversario richiede, ai fini del gioco, un movimento di difesa che lo neutralizza. Vediamo ora un poco più ana­ liticamente ciò che avviene nel si­ stema neuromuscolare dell’atleta dal momento in cui l'atto offensivo dell’avversario ha inizio fino alla sua neutralizzazione. Prendiamo il caso del pugile il quale vede partire un colpo diret­ to al suo mento: l’immagine del guantone dell’avversario, con la velocità della luce (e quindi pra­ ticamente nello stesso istante del­ la partenza) colpisce la sua retina e cioè quella lastra fotografica che ciascuno di noi possiede nel fondo dell’occhio: dalla retina l’immagi­ ne viene trasmessa, attraverso il nervo ottico, ai centri cerebrali della visione, dai quali parte a sua volta un ordine ai centri motori, che si trovano in un’altra circon­ voluzione cerebrale: questi, a loro volta, attraversano i nervi perife­ rici. mettono in azione quei deter­ minati muscoli delle braccia, se il colpo viene bloccato con l’arto su­ periore o del tronco e delle gam­ be, se il colpo viene schivato di misura. Come si vede, si tratta di un meccanismo piuttosto complesso e che perciò richiede un certo perio­ do di tempo per il suo espletamen ­ to. Questo tempuscolo, che inter­ corre fra lo stimolo (che nel no­ stro caso è rappresentato dal guan-

tono a] l’inizio della sua traietto­ ria) e la reazione (che nel nostro caso è costituita dal bloccaggio o dalla schivata) si chiama in termi­ ne tecnico « tempo di reazione ». Esso si calcola in genere a de­ cimi o ventesimi di secondo; varia con i vari individui, essendo mini­ mo in alcuni soggetti particolar­ mente dotati per natura, e dimi­ nuisce sempre più con l’esperienza e con l’allenamento. E ciò perchè con l’allenamento e la costante ri­ petizione del movimento, questo diventa automatico, quasi come un riflesso rotuleo in cui la volontà e la determinazione non entrano per nulla. Per spiegarmi meglio ricorderò quanto avviene comunemente quando si passa rapidamente la mano davanti agli occhi di un in­ dividuo: avrete notato come que­ sti chiuda immediatamente le pal­ pebre. Ebbene, si tratta anche qui di un riflesso di difesa che, per la lunga abitudine acquisita attra­ verso i secoli di difendere un or­ gano così importante quale è quel­ lo della vista, è diventato per tra­ smissione ereditaria incosciente e quasi automatico. Lo stesso, in via teorica, dovrebbe avvenire negli atleti. Per un portiere di calcio la reazione allo stimolo del pallone calciato in rete, deve, attraverso le doti naturali e il lungo e continuo esercizio, diventare talmente au­ tomatica da manifestarsi come un riflesso indipendente dalla vo­ lontà. Questo fattore della prontezza di risposta allo stimolo deve poi essere completato da doti naturali di intuizione psicologica che per­ mettano di percipire le intenzioni dell’avversario prima ancora che sia effettuata quell’azione motoria di attacco a cui deve rispondere un’azione motoria di difesa. Ma qui si entra in un campo di assai diffìcile trattazione e cioè nel mistero di quella psiche che fino­ ra sfugge ad ogni tentativo di ana­ lisi biologica.

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u Giuseppe Pasta con i figli Narciso, Emilio e Zaccaria nel 1892

o sport nella famiglia sarebbe argo­ mento interessantissimo per uno dei .conferenzieri della Ling.ade. Gli esempi non mancano nella storia dello sport. E il fattore tecnico s'intreccerebbe praticamente con episodi di ele­ vato sentimento. Quanti sono stati i nomi di famiglie citati nell’articolo di Gian Carlo Zuccaro in un numero scorso di « Stadium » ? E quanti e quanti a.tri avrebbero avuto diritto di citazione? Di citazione, ma an­ che di un po’ di storia. I racconti che si fanno, ad esempio, attorno alla famiglia di Beppe Nadi, di ■ Maestro Nadi », vis­ suto nella romantica sala d’armi livor­ nese, e dalla quale uscirono per la mag­ gior gloria della scherma italiana nel mondo. Nedo e Aldo, non meriterebbe­ ro di essere raccolti in volume? Ma oggi vogliamo parlare di un’altra famiglia sportiva italiana il cui ricordo s’è spento e le giovani generazioni spor­ tive non ne hanno conosciuto neanche resistenza: la famiglia Pasta. I Pasta possono veramente conside­ rarsi tra i pionieri dello sport in Italia. II nome dei Pasta è legato con vin­ coli indissolubili alla propaganda del ciclismo fin dal 1870 quando da poco il francese Michaux applicando al bici­ clo il pedale, aveva aperto nuovi oriz­ zonti a quello che oggi è il comunissi­ mo mezzo di trasporto chiamato < ca­ vallo d'acciaio ». Illustrare la vita dei » Pasta ■ equivale ad illustrare la storia del ciclismo italiano e, anche del pattinaggio. Una rievocazione che susciterebbe ben altro spazio che non quello di un articolo. Giuseppe Pasta, il capostipite di que-

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no subito quando si spieghi loro che non si trattava di una bicicletta di sette, ot­ to chilogrammi di peso, con cambio e tubolari, bensì di un biciclo di legno con cerehioni di ferro, del peso com­ plessivo di circa 40 Kg. Sorridete an­ cora” Naturalmente questa vittoria a 25 all'ora sul giro dei Bastioni sollevò . molti entusiasmi. Si trattava di una.., lunga e velocissima gara, la prima effettuata in Italia. E tanto per spie­ garvi che allora il ciclismo non era da tutti, vi diremo che dietro Pasta si clas­ sificarono i fratelli Fausto e Giuseppe Baratti Vaisecchi, della più pura nobil­ tà milanese. Giuseppe Pasta continuò imperterrito nella sua attività sportiva assolvendo il compito di industriale (aveva crea­ to una grande fabbrica di passamanerie! e quello di padre di famiglia. A 58 anni prese parte alla « Milano - Roma », ma nello stesso tempo aveva attratto e al­ levato allo sport i suoi figli. Ne fece de­ gli sportivi in gamba, dei campioni, I fratelli Pasta esordirono, vittoriosamen-

La storia dei

Biciclo di legno, cerchioni di ferro, peso 40 Kg. : 13 Km, in 35 minuti ! sta generazione di sportivi, nacque a Milano nel 1834, e fondò nel 1870, con altri undici amici, il famoso Veloce Club di Milano che ebbe la sua prima sede in una modesta casa sui bastioni della vecchia Porta Tenaglia. Sorse così dal­ l’entusiasmo di pochi volenterosi presi dalla passione per il nuovo sport, quel­ la società che più delle altre, resisten­ do a tutte le crisi e adattandosi via via al mutamento dei tempi, ebbe lunghissi­ ma vita a tutto vantaggio del ciclismo, del pattinaggio, della scherma e del ten­ nis. Annoverò fra i suoi valorosi soci, oltre ai Pasta, nomi come Brayda, Marley. Buni, Momo, Tallerini, Federico •Johnson e tanti, tanti altri. E, in seguito, il Veloce Club raccolse i più bei nomi dello sport lombarde. Giuseppe Pasta era tra i più accesi sostenitori del ciclismo. Giovane ardito, vivace, esuberante di vitalità, poteva considerarsi in quell’epoca, un auten­ tico campione velocipedista. Il 18 di­ cembre 1870 vinse la sua prima gara. Una data storica! La data di nascita del­ la « gara velocipedistica di fondo » de­ nominata: Giro dei Bastioni di Mila­ no. I 13 chilometri del percorso furo­ no coperti in 35 minuti. A questo pun­ to chissà quanti giovani storceranno la bocca ed abbozzeranno un sorriso di commiserazione: « 13 chilometri in più di mezz’ora!, diranno. Ma si ricrederan-

te. in gare riservate ai giovanissimi. Fi­ gli di tanto padre, seppero subito met­ tersi in primo piano nell'agone sportivo. Ben presto il loro nome e le loro gesta si irradiarono per tutte le strade italia­ ne varcando i confini, con alterna for­ tuna, seguendo i progressi del mezzo meccanico, portando la loro passione in tutti i piccoli e grandi centri, attraverso le, allora, vere strade di... campagna. E i nostri giovani non hanno idea di cosa fossero le strade d’al.’ora. Un inferno di buche e di polvere. Ne avemmo un esempio, del resto, fino ad un paio di decine d’anni fa Narciso fu il più bravo di tutti. Il bel giovane bruno, dallo sguardo melanco­ nico si rivelò campione di classe inter­ nazionale. Dal 1886 al 1896 furono die­ ci anni di intensa attività coronati da una sequenza di vittorie: due volte cam­ pione d’Italia su triciclo e due volte su biciclo, divenne popolarissimo. Popola­ re quanto Buni, il leggendario campio­ ne. La folla gridava il famoso: » Mol­ la Buni! »; ma gridava anche: « Molla Pasta! » E Pasta, come Buni, mollava. Cioè lasciava liberi gli stantuffi delle sue gambe di girare con quanta forza e quanta velocità fosse umanamente possibile. Narciso Pasta nel 1891 fu la rivelazione dell’annata sportiva. Nel campionato svoltosi a Firenze si clas­ sificò secondo, a ruota, dietro il forte


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Robecchi; ma subito dopo a Torino si prese la rivincita classificandosi primo in una gara dove figuravano i più bei nomi del ciclismo internazionale. Altra sua affermazione nel campo internazio­ nale si registrò il 19 giugno 1882 ad Alessandria, dove insieme a Robecchi — che si classificò primo — sbaragliò una équipe di famosi corridori france­ si, fra i quali: Medinger, Cotten. Echallé. Nicodemy. Fu questa una afferma­ zione memorabile. Il ciclismo in Fran­ cia. anche allora, era assai considerato e questa sconfitta in terra italiana de­ stò molto clamore. Narciso Pasta fu altiere d’italianità anche in terra irredenta. 11 22 agos’o del 1892 si presentò a Trieste nella » Gran­ de Gara Nazionale » in maglia nera con la scritta bianca: » Pro Patria », e vinse. Potete immaginare di quali dimostrazio­ ni di simpatia fu oggetto da par’e d> quella italianissima popolazione Gruppi di dimostranti percorsero le vie della città al grido di » Viva la Pro Pa'ria! Viva Pasta! ». F i portato in trionfo e l'entusiasmo si propagò tanto rer Trie­ ste che le autorità di polizia austriaca lo... pregarono di ripartire in serata. Quel grido di evviva alla ■< Pro Patria ■ disturbava molto... Primati italiani furono stabiliti da Narciso nella specialità del triciclo, alla liliale si dedicò specialmente nel 1892. Ma la sua annata d'oro fu il 1894 dove vinse o gareggiò alla pari, in patria <•> all’es’ero con il campione del mondo Wiliie’- Zimmermann. il campione ingle ­ se Harris, il campione frani ese Courbed'Onlrelon. Pontecchi. Tarlarmi. More­ schi. Dani. Nuvolari e tanti altri cam­ pioni italiani e stranieri. Con un -Molla Euni! Molla Pasta!» si chiuse la sua carriera sportiva, diremo così attiva, all’Arena di Milano nel 1896. Una chiusura in bellezza, una chiusura tConfale: gli imbattibili Pasini - Tomasel'i furono battuti E Euni e Pasta ebbero le ovazioni e gli osanna della folla entusiasta. Ma Giuseppe Pasta neri ebbe soltanto un figlio campione in Narciso, anche gli altri figli: Zaccaria. Emilio, Eligio e Al­ fredo si fecero onore. Zaccaria, il mag­ giore. dal 1836 al 1889 fu tra i più noti campioni di biciclo. Emilio entusiasmò con le sue vittorie velocipedistiche a Milano. Torino. Vercelli. Reggio Emilia. Locamo e fu irriducibile avversario del campione d’Italia Max de Bluner. Fu­ rono dei duelli famosi, ir. quei tempi; ouasi come quelli tra Girardengo e Belloni. Emilio dovette poi abbandona­ re lo sport quando era nel vigore delle sue forze e in pieno ascesa di carriera per una grave caduta che gli procurò serie noie ad un piede. Eligio. invece, non eccelse. Gareggiò, poco, riportò qualche afic.-mazione, pur facendo dello sport attivo, si contentò di fare il ■■ tifo » per i fratelli. Afredo. da’ ciclismo, passò al pattinaggio a ro­ toli». Si pattinava allora (parliamo de’ 1888 quando Alfredo, ragazzo, si dedicò a questo sport) con ratiir.i di legno a ruote senza sfere! E il Veloce Club di

Milano con la sua pista asfaltata del salone, di Via Vivaio era frequentatis­ simo di appassionati dei due sessi. An­ che la donne pattinavano, e si dimo­ stravano bravissime anche nel pattinag­ gio sul ghiaccio. Esercizio sportivo che richiede eccezionale destrezza ed ele­ ganza di stile, il pattinaggio conquistò la simpatia delle folle sportive. Più al­ lora che adesso; almeno da quanto si legge dalle cronaciie. Alfredo Pasta aveva innata l’abilità dell'equilibrio e -Iella grazia delle mo­ venze; nessuno poteva gareggiare con lui. specialmente nel pattinaggio arti­ stico. Nella prima cara thè disputò a Milano batte Fogliarli, Hensemberger. Johnson. Fu campione Tftniia nell’indi-

vidualc e in coppia con ia sua allieva preferita Rosella Gagliardi, una valen­ tissima sportiva. Ecco, in sintesi, la Lcllisima storia sportiva dei componenti la famiglia Pa­ sta, moschettieri dello sport italiano, ci­ tati ad esempio dai giornali dell’epoca t che vanno maggiormente citati oggi all’ammirazione ed alla gratitudine de­ gli sportivi. Storia che mariterebbe ben più ampia trattazione di onesto breve articolo e che potrebbe benissimo servi­ re da ■< cano’ accio per un soggetto di film in cui si volessi presentare lo sport di fine 800 e di inizio secolo. I Pasta, padre e tìgli, sono da consi­ derarsi effettivi pionieri del ciclismo italiano. Angelini

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Alfredo Pasta in coppia

la signorina Rosolia Gagliardi compiono d'Italia di patt'-naggio a rotsllc, noi 1911.

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Appuntamento a <1 i

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ia più di un mese prima di que­ ll sta partita, poteva capitare, a U Roma come a Milano, a Genova come a Napoli, d’ascoltare dialo­ ghi come questi: — « Vieni a Lon­ dra? » — « Ne avrei voglia; ma non farò in tempo per il passa­ porto » — « Non preoccuparti: ba­ sta il passaporto collettivo» — In­ vece, purtroppo, il passaporto col­ lettivo non ci sarà perchè, con de­ cisione che sportivamente non può non giungere poco gradita, l’Am­ basciata inglese a Roma ha deciso altrimenti. Ciò non ostante, mol­ tissime sono le carovane organiz­ zate dagli enti più diversi, con ci fre adattate alle varie borse. Pare che gli sportivi italiani, i quali ne abbiano la possibilità in cmpo ed in denaro, si siano dati in appuntamento a Londra per il 30 corrente. Perchè tanto interessamento? e che cosa sperano recandosi oltre Manica, di vedere coi propri oc­ chi (anziché ascoltare soltanto coi propri orecchi alla radio) queste migliaia d'appassionati del calcio? L'interesse, anche morboso, per Italia-Inghilterra è più che legitti­ mo. Non c’è soltanto tutto un pas­ sato di quattro gare che minaccia pesanti conferme più che sognate rivincite; c’è, anche, il clima ar­ dente della vigilia dei Campionati del Mondo nei quali a noi — de­ tentori del più ambito titolo e agli inglesi — che quei Campio­ nati disertarono per l’addietro e ora, invece, affrontano -- non è certo riservato un ruolo di secon­ do piano. Insamma, senza peccare di na­ zionalismo sportivo, si può preve­ dere che tre dei quattro capi-grup­ po nei massimi Campionati del 1950 saranno: Italia, Brasile e In­ ghilterra. Ciò significa che l’incon­ tro contiene il valore di semifinale per la contesa cui partecipano cal­ ciatori dei cinque continenti.

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Inoltre, se è vero che noi par­ tiamo battuti, sulla carta, per l’in­ contro che vedrà alle prese bian­ chi e azzurri sul campo del Tottemabrn, non è men vero che, ac­ canto ai molti elementi sfavorevo­ li, ve ne sono anche, se pur pochi, alcuni i quali militano a favore di una onorevole affermazione del calcio italiano. Al passivo dell’Italia è, anzitut­ to, il « libro d’oro » dei preceden-

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ti confronti: due partite pari, e li conseguita nell’ultimo incontro due vittorie inglesi, una delle quaa Torino, e con un punteggio che, veramente, ci umiliò (4-0). Aggiungasi che alla nostra na­ zionale, in seguito alla tragedia del Torino, manca un uomo inso­ stituibile: Mazzola. Negli altri ruoli i « sostituiti» si possono tro­ vare sebbene la scomparsa di Men­ ti abbia aperto una diffìcile suc!

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Oarapelle.se ò uno degli indiscutibili...

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dra « battuti » cioè con nessuna responsabilità pesante sulle spal­ le. Sanno che un’eventuale scon­ fitta è scontata in partenza. Non hanno, insomma, nulla da perdere. Al contrario degli inglesi che, invece, sulla carta del 30 No­ vembre giuocano tutto il loro pre­ stigio di maestri del pallone ro­ tondo. In questi opposti stati d’animo, i calciatori italiani possono giocare un brutto scherzo a chiunque. Del resto, di ciò che possono lo slan­ cio, l’entusiasmo, la volontà di vit­ toria, dettero un mirabile esempio gli azzurri che li precedettero nel­ l’unica partita coi bianchi s'.nora posata dai nostri oltre Manica. R'cordate? Battuti per 3 a 0, aven­ do perduto Monti, centro - soste­ gno e vera colonna della squadra, ; gli italiani segnarono nella ripresa due goals consecut v: chiudendo l’incontro, più che onorevolmente con un 2 a 3. i Senza il peso d'impegni che nes­ suno può obbligarli ad assumere di fronte all’opinione pubblica spor­ tiva italiani. animati dalla «fo­ ga » che — sul mutar della tecni­ ca — costituisce pur sempre una arma formidabile per gli atleti di temperamento latino, sospinti da migliaia di connazionali che le­ veranno alto, il loro incitamento, tutt’intorno al rettangolo di giuo­ co, gli azzurri, qualunque sia il risultato materiale della partita, terranno alto — ne siamo sicuri — il buon nome dello sport italiano e non si mostreranno indegni di portare da quindici anni, cioè dall’ormai lontano 1934, ininterrotta­ mente, il prestigioso titolo di Cam­ pioni del Mondo. Naturalmente, perchè ciò av­ venga occorre una selezione in­ telligente e tempestiva di coloro Questo è Moro, il portiere granata, famoso per aver imbroccato giornate di grazia in cui ha che saranno chiamati a vestire i saputo parare anche i rigori. Andrà a Londra? nostri colori nel grande confronto. Quando diciamo « intelligente » ■cessione all’ala destra; ed anche state le prestazioni degli azzurri intendiamo un compromesso, non facile a realizzarsi, nella scelta per la linea dei terzini, come non nei loro ultimi incontri. rimpiangere Ballarin? (Maroso i E’ vero che i bianchi hanno re­ dei singoli uomini, fra questi tre non giocò l’ultima partita contro i centemente battuto, fuori casa, elementi: 1.) valore assoluto del bianchi). l! « undici * gallese; ma le crona­ calciatore in quel ruolo; 2.) sue Gli elementi, a noi contrari, del che, unanimi, dell’incontro attri­ qualità specificamente necessarie pronostico continuano: dobbiamo buiscono questo risultato più agli per una partita con gli inglesi (in ^giocare in casa degli avversari... errori a ripetizione del portiere del special modo prestanza e vigore A che si riducono, allora, gli e- Galles che alla bravura degli at­ atletico); 3.) sue possibilità di alementi favorevoli? taccanti inglesi. E ciò dev’esser ve­ malgamare il proprio gioco con Primo: l’Inghilterra pare che ro se a Londra (come da noi...) si Quello dei compagni di squadra. da qualche tempo non sia più la parla delle necessità di risolvere Ora, anche scomparso il Torino, grande Inghilterra, in campo cal­ l’ancora insoluto problema del ripetiamo che, a parer nostro, il cistico. Il suo ruolino di marcia « trio » centrale d’attacco. calcio italiano può metter su un 1949 registra sconfitte in Svezia ' Altro elemento psicologico, fa­ undici che, quanto a valori indi­ ed anche sul suolo del Regno Uni- vorevole a noi, da non trascura­ viduali — eccettuato Mazzola — ■to. Ben altrimenti probatorie sono re. I nostri ragazzi vanno a Lon­ poco lasci rimpiangere, in linea

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SuH'incluciono in squadra del bianconero Boniperii non dovrebbero

tecnica, i grandi e cari Caduti. Più difficile è realizzare l’amalgama della nuova nazionale perchè que­ sta volta non solo non ci si può valere di dieci (su undici) Atleti d’una sola squadra, ma neppure •di sette, o anche di sei abituati a giocare insieme da tempo.

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esistere dubbi.

Non v’è dubbio che la Juven­ tus, apparsa la più forte del cam­ pionato è destinata a fornire anche il più gran numero di azzurri: si tratterà, al massimo, di quattro uomini (cosi almeno pensiamo noi).

Il problema più grave da risol­ vere, poi, è quello dell'attacco, per il quale abbiamo tre centro avan­ ti « azzurrabili » mentre una so­ la mezz’ala ha i suffragi di tutti, e per l’ala destra si naviga nel buio... Tre ruoli, dunque, da asse­ gnare su cinque, ammesso che solo Carapellesse e Bassetto siano indi szutibili. Come si provvedeva per gli altri Tìtoli? Probabilmente spostando qualche centro-attacco al ruolo di ala e di mezz’ala. Meno difficile si presenta al selezionatore la for­ mazione della difesa dove egli non ha che da scegliere, per i cinque titolari, su una rosa di otto, die­ ci atleti di gran classe. Quanto al portiere, con Moro, Pranzasi, Vio­ la, titolare e riserva ci son già e di primissimo ordine. Comunque, V« undici » s a for­ mato, occorrerà eh’esso svolga due (meglio tre) allenamenti e che in esso si crei, insieme alla basilare intesa tecnica, anche quella spiri­ tuale: uno per tutti e tutti per uno, con V « ar,':mo che vince ogni battaglia ». Gente soVda di mu­ scoli e di propositi per imporsi con qualunque tema e sistema di giuoco. Nel secondo tempo di Italia-Inghìlterra a Londra, Alleman­ da ind ment’erto gladiatore, spaz­ zò e dominò il campo. Perchè gli inglesi tanno gioca1-’. molto bene, sono dei veri maestri, non c'è dub­ bio: ma riescono a imporsi anche, e saremmo tentati di dire soprat­ tutto, per la loro prestanza fisica, e la loro maschia decisione. Su questa via, dai abianchi», del Pro Vercelli ai « granata » del Torino abbiamo anche noi una splendida tradizione: Sul mutare della tec­ nica calcistica, sul suo progress ro affinarsi, la saldezza dei corpi c delle volontà è stato e sarà sem­ pre elemento insostituibile di vit­ toria. Se qualcuno saprà far compren­ dere appieno agli undici azzurri di Londra che cosa potrebbe signi­ ficare una loro affermazione lassù, quel qualcuno avrà dato un sicu­ ro e infallibile viatico agli araldi del calcio, dello sport, della rina­ scente giovinezza itali ma in terra (usiamo l’appellativo più benevo­ lo) stranie-a.


I FASTI DEL CALCIO ITALIANO

IL QUADRILATERO DELLE UNIVERSITÀ' Di un famoso quadrilatero ci parla la storia del Risorgimento, elencando le «piatirò foltezze che. secondo i piani stra­ tegici dell'Austria. servivano a fissare una barriera insoi montabile per qualunque offensiva che si scatenasse da occidente, lungo la ralle padana: ma il quadrilate10 di cui intendiamo parlate adesso, non appartiene alla sloiia pallia, bensì a quel­ la dello sport, ed era composto di Alessanili ta ( asale Monferrato - Novara Vercelli. In ordine di tempo, la prima ad apri le i battenti lu quella di Vercelli. In mez­ zo alle risaie piu opime che il Piemonte possa vantare, il campo cosparso di carbo­ nella diventò ben presto famoso, e una stragrande quantità di ragazzi vi si alter­ nò ad apprendere e ad applicare le regole del foot ball che si era. da poco tempo, cominciato a giuncare a Genova, a Tori­ no e a Milano, li a stato il dottor Spen­ sley. quegli <he nel 19l."> doveva eroica­ mente molile nell'impresa dei Dardanel­ li. a importare il tool ball in Italia, e a lui si ciano subito alliancati parecchi fra i suoi connazionali tesidenti per ragioni di lavoro mila .Supcrga. e Davidson. Pa­ steur c qualche nitro buon ligure. Da Vercelli uno sportivo capitò sul campo ove Spensley e i suoi amici si allenava­ no, e il giuoco gli piacque, tanto che, ri­ tornato alla città nativa, ne parlò ai coe­ tanei, e li convinse a imitare quei calcia­ tori che per primi giuncavano con i pie­ di. La cosa sembrò un po’ strana, pensò, a gente abituata a imbastire magnifiche partite a palla di gomma sia col tambu­ rello sia col pugno nudo. Ma intanto an­ che a Torino e a Milano qualche stranie­ ro aveva cominciato a fare quello che Spensley faceva a Genova, c a Vercelli si misero di buzzo buono per impiantare una squadra — un team si diceva allora, usandosi soliamo vocaboli inglesi — che funzionasse bene. Sportivi che si erano fin allora addestrali al tamburello e alla pal­ la a pugno, formarono il primo scaglio­ ne ili calciatori, e assorbirono così bene lo spirito del nuovo sport, che in breve volger di tempo furono in grado di com­ petere vittoriosamente con i team forma­ ti dagli stranieri che giuocavano nelle grandi metropoli. Vennero subito in luce i Milano, specie Giuseppe il non dimen­ ticato capitano, e Felice, prima terzino, poi ala, c Innocenti il portiere, c Valle uno dei più potenti terzini che mai si siano visti, c i Corna, e Ceria dall’occhio di vetro, c Ara e Leone i due tradizionali laterali. E quei primissimi campioni quan­ ti s'ispirarono, per giuncare nella bianca casacca che la « Pro Vercelli » aveva adottata invece di una maglia, poi per

sciamare un po’ dappertutto, sì che vi fu un’epoca in cui era difficile vedere una squadra di divisione A nella quale non ci fosse almeno un vercellese. Piola, Ramclla. Casigliano. Rosetta, Alberico, per nominarne quattro fra i più vicini a noi nel tempo, furono appunto nel novero di tali « emigrami ». Dopo Vercelli. Novara, ove giuocatori come Mencghctti l’abilissimo centro me­ diano, c la coppia di terzini Proverbio c Pensotti non tardarono ad avere allievi e seguaci a josa. Non giunsero mai. i No­ varesi, ad avere una squadra di campio­ ni come invece la ebbero per lungo ordi­ ne d’anni i Vercellesi, ma seppero sem­ pre comportarsi onorevolmente, «piasi ogni anno piazzandosi nel mezzo della classifica del campionato nazionale. Terza sorse l’università di Casale Mon­ ferrato: sorse con sorprendente rapidità, chè una minuscola squadra presentatasi in categoria inferiore, assurse nel giro di una stagione alla massima divisione e giunse a vincere un campionato, col gi­ gantesco Gallina portiere e suo fratello mezz’ala, con Maggiano c Scrivani terzi­ ni, Barbesino. il dinoccolato. Barbesino che ebbe più tardi un « quasi sosia » nel felsineo Balbi, come centromediano, c Cairo e Varese, poi Migliavacca fra gli avanti, c Parodi fra i mediani. Una ma­ gnifica squadra che s’impose al temibile Genova l’anno stesso in cui questi itili-

neava un. team di stranieri, come Surdez, Eastwood, Walshinghan, Grant c Bauer Murphy, Tobias, ’ Macpherson, Smith, (a proposito, l’anno precedente, in occa­ sione della vittoria finale riportata da « Pro Vercelli » sul « Genoa Cricket and Football Club », i doriani avevano por­ tato in giro ampi cartelli sui quali ave­ vano scritto: « Pro Vercelli batte squa­ dra stranieri a Genova »). E da Casale usci quel valentissimo giuocatore che si chiamò Giuseppe Caligaris. Ultima venne zMessandria: la fusione di due società modestissime. Forze c Con­ cordia con Alessandria Sportiva, diede oririgine all’« Alessandria », promotore Ba­ do, allenatore Smith, centro mediano Carcano, terzini i fratelli Papa c il colossa­ le Ticozzclli, mediani Lazoli e Bcscapè. fra gli avanti Morelli c Capra, seguiti poco dopo da quell’irruente stoccatore che si chiamò Balonceri c da quella dut­ tile mezzala che fu Brezzi. Si rimproverò al quadrilatero di pra­ ticare un giuoco pesante, più sull’uomo che non sulla palla; si criticò il suo si­ stema di giuoco fondato più sul valore singolo dell’individuo che non sul com­ plesso; ma non si potè mai fare a meno di rilevare e apprezzare lo spirito antago­ nistico. l’amore alla propria società, l’ac­ canimento del famoso « serrate • vercel­ lese. l'estrosiià dei neri casalesi, l'elegan­ te manovra degli azzurri novaresi, il si­ stema del triangolo escogitato dai grigi alessandrini. Per vari anni tutti essi tennero il cam­ po con bravura e con onore, spesso di­ sputandosi i primissimi posti; poi. som­ merse dalle squadre che. potendo com­ perare grandi giuocatori nazionali ed esteri, erano in grado di formare teams di grande levatura e di alta classe, l’una dopo l’altra le quattro università decad­ dero. Adesso Vercelli e Casale si battono in divisione C, Alessandria in divisione B, e il solo Novara sopravvive nella di­ visione massima, faticosamente. Non importa: il ricordo delle loro an­ tiche gesta non muore ancora, non mor­ rà forse mai, c chiunque abbia nozioni sa quanto questo debba a quelle quattro intorno alla storia del calcio nazionale, società che furono la degna espressione del vecchio, coriaceo, battagliero Pie­ monte.

Sandro Cassone

Una « nazionale n azzurra di marca prettamente Vercellese: Berardo, Corna, Rissi, Inno­ centi, Milano Felice (II), Milano Giuseppe (I), Ara, Leone, De Vecchi.

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« Capitan Valentino » si dilettava, nei riposi famigliar!. a giocare con il figlio Sandrino partite... di calcio accanitissimo.

D'UN CONFLITTO che sarebbe stato meglio non creare «1 i

Notevole turbamento, e com­ menti sgradevolissimi, ha recato nell’ambiente sportivo nazionale la notizia delle divergenze sorte tra la direzione dell’A.C. Torino e il gruppo dei familiari eredi del­ le indimenticate vittime di Superga. Dette famiglie lagnano la sino­ ra registrata inadempienza — sia pure parziale — della direzione granata nei loro, riguardi. Parecchi mesi sono trascorsi dalla sciagu­ ra e ancora gli eredi, malgrado le molte richieste e i numerosi sol­ leciti, aspettano il saldo di quanto loro dovuto. E’ appunto sull’importo di tali obblighi, oltre che sul ritardo del pagamento, che le due parti sono

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arrivate all’odierno conflitto. Sia­ mo ormai giunti quasi alla fase legale della vicenda e dall’una e dall’altra parte si battono a colpi di comunicati, dichiarazioni, pre­ cisazioni e smentite che non gio­ vano a nessuno. Personalità uf­ ficiali del mondo sportivo e per­ sino illustri esperti in materia giu­ ridica sono stati tirati in ballo in una questione che immiserisce la tragicità del caso. Per fare il punto della situazio­ ne, almeno da quanto risulta in forma ufficiosa se non ufficiale, le famiglie delle vittime rivendicano < voci » di loro presunti crediti che il Torno, come ente, dichiara di non essere tenuto a riconoscere. Su alcune dichiarazioni e comuni­

cati non v’è da basarsi troppo, dato che sono stati tenuti volutamente nel vago, con prosa che sa di artificio giuridico. I dirigenti del Torino affermano che le pretese degli eredi risulta­ no eccessive e non giustificate dai fatti. La società si dichiara obbli­ gata a corrispondere solo quanto i regolamenti federali le permet­ tono di pagare. Agli eredi sarebbe stata proposta una cifra concorda­ taria inferiore al mezzo milione, comprensiva d’ogni credito; cal­ colato tutto sul solo stipendio, do­ vuto per il mese di maggio: aH’inizio del quale avvenne la cessione della prestazione d’opera per so­ pravvenuta morte. In più il Pr?' mio consueto per la vittoria *n


campionato, calcolato alla sua vol­ ta sulla cifra fissata dal Regola­ mento federale. Più ancora Quo­ te variabili per rimanenze relati­ ve ai singoli premi annuali di rein­ gaggio. Naturale che il Torino — con sua piena ragione — nulla inten­ de riconoscere sulle somme da ri­ partire dal fondo delle svariate inziative di benefìcienza: decreta­ te dal C.O.N.I., dalla F.I.G.C. e dalStato medesimo. Fondo accanto­ nato e a disposizione della Com­ missione Ministeriale nominata subito dopo la sciagura dalla Pre­ sidenza del Consiglio. Gli eredi impugnano le dichia­ razioni dell’A.C. Torino dichiaran­ do in opposizione che è loro dirit­ to percepire anche gli stipendi che la società avrebbe dovuto corri­ spondere ai suoi disgraziati gio­ catori sino allo scadere annuale dei contratti, che normalmente avviene a fine luglio. Circa il pre­ mio di Campionato sostengono che non deve calcolarsi sulle 300 mila lire regolamentari, bensì sulle 600 mila promesse e pattuite; tante, cioè quanto vennero corrisposte per la conseguita vittoria nel tor­ neo dell’annata precedente. Se le famiglie ciò potessero provare sul­ la base di un qualunque documen­ to scritto, ne salterebbe fuori, in materia sportiva, una questione piuttosto delicata che, logicamen­ te, la direzione del sodalizio si sforza in tutti i modi di evitare. Le famiglie stesse — che si so­ no riunite in una specie di con­ sorzio affidano la difesa dei pro­ pri interessi a un legale — riven­ dicano pure i premi partita per i quattro rimanenti incontri dal To­ rino giocati e vinti, sino al termi­ ne del torneo. Incontri che, per convenzione sportivamente e, con piena umana comprensione accet­ tata da tutte le restanti avversa­ rie, si stabilì di far giocare alla squadra « ragazzi! » granata che presero quindi il posto degli Scomparsi. Pare che i premi di tali partite giocate e vinte non siano affatto stati corrisposti ai giovanissimi che effettivamente le giocarono: naturale quindi la pretesa degli eredi. I quali sinora hanno riscosso, con le dovute cautele di legge per la tutela dei minori, solo degli an­ ticipi su quanto dovuto dail’A.C. Torino, pili l’importo della nor­ male assicurazione che spetta a tutti gli eredi delle eventuli vitti­ me di disastri aerei sopravvenuti nel corso di normali e straordinari viaggi di linea. Le famiglie delle vittime riven­ dicano anche, sia pure dal fondo delle iniziative di beneficenza, lo importo residuo del gettito rica­ vato dall’incontro che il River

Piate venne, con mai abbastanza lodato slancio di sportiva fratel­ lanza, a giocare in Italia il 26 mag­ gio; importo che deve aggirarsi — salvo ancora ulteriori possibili decurtazioni — su circa 14 milio­ ni; dai 24 e 900 che originariamen­ te si registrò. Su tale incasso, anzi, si è per­ sino, a suo tempo, discusso in quanto da una parte si credette che eli argentini si fossero portati a Torino per giocarvi a benefìcio della società consorella. Sull’erro­ nea interpretazione si dovette per­ sino richiedere esatta precisazio­ ne a Buenos Aires, anche perchè, nel frattempo, la somma — in de­ posito e a disposizione della F.I. G.C. presso la sede torinese d’un noto istituto bancario — venne prelevata, sia pure, forse, a titolo temporaneo. Il conflitto, che covava da qual­ che tempo, è entrato da poco in fase critica. Si è allo stadio delle contrastanti dichiarazioni, nel gio­ co alterno delle quali l’« uomo del­ lo strada » — che è poi quello che obbiettivamente valuta e serena­ mente giudica — si trova disorien­ tato é, diciamolo pure, piuttosto amareggiato.

Che l’A.C. Torino intenda tute­ lare i propri interessi è compren­ sibile, ma è altresì comprensibile come da parte delle famiglie si provi una umana reazione nel con­ statare come sia stata proposta la questione della loro quiescenza ad altre spese ingentissime, sia pur difficilmente dilazionabili. Tale reazione risultò acuita dalle ripe­ tute dichiarazioni degli esponenti granata di non potere, a suo tem­ po, provvedere ai richiesti paga­ menti, mentre attorno gran rumo­ re si faceva riguardo alle conces­ se sovvenzioni ammontanti a cifre piuttosto elevate. In definitiva sarebbe bene che ogni divergenza venisse al più pre­ sto appianata, con soddisfazione generale: magari con l’intervento di autorevoli compositori. Ben tri­ ste appare oggi che una vicenda tanto tragica, cominciata con la­ grime, lutti e generale compianto, miseramente degeneri — come ap­ pare avviata — in una lite d’inte­ ressi gretta e meschina. Dai fiori e l’esaltazione alle ci­ tazioni e alla carta da bollo. Il sa­ cro ricordo delle vittime di Superga non meritava davvero tan­ to scempio.

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Casigliano era un padr« felice accanto alla sua Paola.


Mike, dinamiti nel piede

a parte, è nien-

t'altro che una mediocre ala destra?

DECADENZA

DEL GLORIOSO

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a I Bologna arranca, il Bologna ansima 0 lungo le impiliie «scale del campiti­ ti nato, il vecchio e glorioso Bologna con malinconica rassegnazione ha ammai­ nato il bandierone rossoblu che già fu insegni di luminosi trionfi e segna il passo. Decadenza del Bologna: ceco una amara constatazione che suggeriste alla memoria il film indimenticabile delle passate glorie. I.es dietix s'en Toni, (di dèi se ne vanno: se ne andarono Casale e Pro Vercelli. Alessandria e Reggiana. Verona e Catanzarese e nella serie delle elette, nel salotto dell'aristociazia del Calcio italiano non le abbiamo pili riviste: bianche casacche vercellesi precipitate co­ sì. un giorno, in basso loro, quanta tri­ stezza ripensarvi così candide, immacola­ te: un simbolo di purezza sportiva che non si cancella dalla lavagna dei ricordi (di dèi se ne vanno: potrebbe toccare — amaro destino — al Bologna, questa voi la; pensate: al Bologna di Angiolino Schiavio. Monzeglio, Gasperi. .Montesanio, Baldi, Della Valle. Reguzzoni. Atidaisene in silenzio, nei panni dimessi della squadra duramente sconfitta: come staccare da una collana di perle smaglian­ ti un grano e gettarlo nel recipiente dei rifiuti. A questo pensano le schiere an­ cora ricche d’entusiasmo c di fede dei ti­ fosi rossoblu (e le capeggiano Otello. Vil­ lani: vecchi ma. col passar degli anni, ringiovaniscono in virili di misteriosi sortilegi) e vorrebbero non pensarlo, am­ birebbero che le aride cifre della classi­ fica non parlassero un linguaggio così eloguente — una grigia ouverture alla sfiducia —. vorrebbero che questo vecchio e acciaccato Bologna riprendesse a cani minare speditamente. « II Bologna è uno squadrone che tremare il mondo fa... » : rammentate (pesto spumeggiante ritor­ nello che pur fece impazzire di rabbia migliaia e migliaia di tifosi? Allora. il Bologna ricamava, Sansone e Fedullo mortificavano gli avversari sui campi di Milano, di Roma e di Forino, c Gianni lo clfiamavand-« gatto magico» e Monzcglio, con quel suo eterno fare sornione, sbucava trionfante dalle mischie più ac­ cese e, tac, la palla volava via dall’arca, spazzata come da un colpo improvviso di vento. Sono ricordi lieti che sbucano ni­ tidi da un album di fotografie ingiallite, e intristiscono, altro se intristiscono sc­ rocchio corre, poi, alla classifica di oggi. Gli errori, le colpe si pagano: presto o tardi, ma si pagano. Però, dove se caccia­ to il tifoso brontolone che incolpa Dal­ l’Ara (caro e buon presidente, anzi « si­ gnor Presidente», qua la mano: non sia­ mo amici?), il tifoso criticone che mette alla gogna oggi Cargnelli e domani Cap­ pello, oggi Ballacci e il « sistetna sistema » c do do-­ mani ancora Mike che, in fondo un piz­ zico di dinamite nel piede ce l’ha? Il tifoso brontola, critica ma la domenica è iti gradinata a sgolarsi per il « suo » Bo­ logna o in via Orefice, sotto al tabellone dei risultati, in trepida attesa. Non l- i! coraggio che manca: mancano le pezze di appoggio — o, forse, sono troppe al murmurc di lla critica e se Pinco ad­ dossa la colpa a Dall’Ara per i mancati acquisti, via. può aver ragione ma pu > anche non averne: e. di grazia, eccezion

fatta per potiti nomi, (piale « merce ■ of­ friva il mercato quest'estate? Allora. vogliamo dar ragione a Vico c uncinarci alla teoria dei colsi e dei ri­ corsi storici, dei cicli per cui anche alla porta del Bologna qualcuno ha bussato invitando i rossoblu ad accomiatarsi dall'aristocrazia? Ma il tifoso non tiie di queste splendide e serene fantasie: il ti­ foso paga ed esige il rigore della spiega­ zione logica: (he Ballacci non è un inedioccntro sistemista, che Taiti ha le can­ dele sporche, che Mike — dinamite nel piede a parte — è nient’altro che una mediocre ala destra. E ragiona su questi dati di fatto, il tifoso: li cui ina in una « lettera aperta » al giornale e pretende mia risposta. Certo, il Bologna 1919.50 non ingrana. Già i congegni della pos­ sente macchina avevano uno stinto ili ruggine l’anno scorso: niente s’e latto per rimettere in sesto il motore. Non mi can­ to chiaro, melodioso: ma un rotilo, un ansimo stridente che sa di vecchio, di ma­ landato. Intanto, a Torino dà spettacolo Martino e i danesi dell' Maltinta gareg­ giano in bravure e gli svedesi del Milan (non doveva venire a Bologna quel Gren?}, solisti di primissimo ordine, ri­ propongono alla memoria dei piu prov­ veduti i temi classici di Cesarmi. Ferrari. Feditilo e Sansone stessi. Dall'Aia è ri­ masto fedele ai « suoi » uomini, una so­ la carta abilmente giuocata all’estero (Garcia) c un'altra buttata sul tavolo col piglio del giuncatole che non teme l'insi­ dia della sorte avversa (il sistema). Pro­ prio per questo se ne va il Bologna? E ansima? E la grinta dura dei tempi an­ dati. e la spericolata baldanza che per­ metteva a Schiavio, lui solo, di mettere nei pasticci tre avversari l’ha, forse. Cap­ pello? Cappello: capitolo a parte nel ro­ manzo Bologna. Undici Cappello c il Bo­ logna potrebbe tanto vincere in bellezza lo scudetto come allegramente retroce­ dere in B. Tanta classe e tanta incostan­ za: ecco un soggetto che non manchereb­ be d'interessare gli studiosi di psicanali­ si. gli amanti (lei complessi freudiani. Decadenza del glorioso Bologna. Che non riesce a trovare sull'archetto la corda buona e s'impappina: che non s'imbizzar­ risce come il puledro di razza ai nastri e più non «sente» la partita; che, in­ fine. non. mastica il sistema con la neces­ saria disinvoltura e non può contare su « gaudi firme » come Socrensen. Martino. Hnnscn.. Pracsl. La decadenza del Bo­ logna suggella la line di un'epoca; la de­ cadenza del Bologna, rimasto fedele ai Ballacci, ai Cappello, ai Grilli è un po la stessa decadenza del calcio italiano, f.i-.s dirnx s’i'ii Toni. Ma Otello e Villani, .questi capilega della tifoseria lossobhi, non ' vogliono saperne di malinconia, e sperano, spelano sempre nella liioii1)11*' sta di una perduta stagione di glorie, l'­ hanno ragione loro, alla resa dei conti: il Bologna di Schiavio, Fedullo, Sansone. Andreolo, Monzeglio, Gasperi « tubo <1> gelatina ». Baldi. Della Valle. Montcsanto. Periti, proprio non deve morire.

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IL Consiglio Nazionale della Fe­ derazione italiana sports invernali ha lavorato due giorni per stende­ re il programma dell’attività scii­ stica 1950, programma che pun­ ta già decisamente alla partecipa­ zione olimpionica del 1952. La co­ sa non deve meravigliare. Le olimpiadi invernali sono infatti le più prossime e con tutta schiet­ tezza non vediamo un orizzonte molto diverso da quello di Saint Moritz, per quanto riguarda le pre­ stazioni azzurre. Lo sci non è cosa che s’improv­ visa, e d’altra parte è divenuto tal­ mente costoso a confronto degli anni anteguerra da- preoccupare e consigliare una maggiore utilizza­ zione degli elementi locali. Le file dei praticanti si sono sensibilmen­ te assottigliate negli ultimi anni. L’apporto delle valli è diminuito, mancando le manifestazioni a lar­ go raggio, a carattere propagan­ distico e le poche che si riesce a metter su, non hanno l’appoggio dovuto, e l’intera colpa va a ca­ dere sulle spalle del benedetto bi­ lancio federale che non consente iniziative maggiori. Parlavo un mese addietro, del problema dei giovani con il Magg. Fabre, simpatico ed esperto tecni­ co di sci, oltreché della montagna in genere, atleta militante egli stesso nelle severe competizioni sci-alpinistiche. Fabre è stato io scorso anno in Svezia a studiare da vicino l’organizzazione locale ma principalmente i metodi di al­ lenamento dei fondisti svedesi, che fanno parte con i finlandesi ed i norvegesi, delle tre nazioni scan­ dinave, dove lo sci è praticato quanto la bicicletta, Fabre ha vi­ sto un’infinità di cose interessan­ ti, ma si è più che mai convinto che lo sci nasce dal «fondo » e che senza tale specialità, che può far torcere la bocca alla maggioran­ za dei giovani per lo sforzo e la severa preparazione che richiede.

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non è possibile avere il numero siasmante e fruttuosa. Ad Asiago sufficiente di elementi da indiriz­ come a Trento e come anche a zare con successo alle varie rami­ Cortina i «campanili alpini» han­ ficazioni e colmare gli attuali im­ no avuto centinaia e centinaia di pressionanti vuoti del casellario partecipanti suddivisi con criterio azzurro. A meno che non si inten­ in categoria di età, di due in due da avviarsi alla polverizzazione del anni, dai dieci ai sedici. Il pro­ «fondo», il che equivarrebbe in gramma comprendeva una mode­ atletica all’abolizione delle corse sta prova di fondo che non ha su­ su strada o di fondo, a solo van­ perato per i più grandi i quattro taggio delle gare di velocità e de­ chilometri, e una altrettanto faci­ gli spettacolari «concorsi». le gara di discesa con dei passaggi Intendiamoci bene: non sono obbligati. questi rintocchi lugubri di campa­ La stessa organizzazione, il C. ne a morto per lo sci. Tutt’al più S.I., ha allargato quest’anno il suo il discorso va inteso come il tril­ raggio di azione e in aggiunta ai lo di un «campanello» di allarme campionati studenti medi che in­ da parte di chi ama lo sport bian­ teressano in genere i giovani dai co, quanto l’atletica e il nuoto: le 16 ai 20 anni, ha bandito proprio altre due attività che in un Pae­ in questi giorni un «triathlon» scii­ se come l’Italia non possono che stico, il quale fa parte integrale integrarsi per la foimazione dei della grandiosa manifestazione giovani. «.Tu Sport 1950» indetta dall’UffiPer questo interessa e soddisfa cio Centrale Juniores della G.I. il voto espresso dallo stesso con­ A.C. con la collaborazione tecnica siglio Nazionale della F.I.S.I. per­ del Centro Sporitvo Italiano, e se­ chè nelle scuole delle località condo le leggi tecniche della F.I. montane, ne periodo invernale lo S.I. alla quale il C.S.I. ha sottopo­ sci sostituisca o venga per lo me­ sto da tempo il programma chie­ no integrato nel programma di e- dendo a giusta ragione e con me­ ducazione fisica. Nè deve impres­ ritati titoli l’appoggio tecnico e sionare l’equipaggiamento. I ra­ morale. gazzi delle valli sono capaci di coIn cosa consiste questo 'triathlon' stuirsi dei rudimentali pattini da è presto detto: tre prove natural­ neve con due tavolette di legno mente con gli sci, una di fondo di qualsiasi o ancora oggi, come qual­ 5 o 6 chilometri, una discesa libe­ che anno fa, con due pezzi d'una ra. non a rompicollo, e una «ob­ vecchia botte. Comunque ripeto bligata», altrettanto facile e assi­ non può, non deve preoccupare la milabile da tutti i partecipanti. E spesa di qualche migliaia di paia per la classifica non verrà usata di sci che i ragazzi di montagna davvero la complessa tabella del­ custodiranno gelosamente come la «combinata alpina» nè quella l'abito della domenica e che del svizzera per le tre o quattro spe­ resto possono anche essere dati in cialità dello sci, bensì il pratico dotazione alle scuole. sistema di punteggio del «penta­ Lo scorso anno è stato tentato thlon moderno»: obbligo di parte­ oualcosa del genere. Il Centro cipazione dei concorrenti a tutte Sportivo Italiano ha lanciato i le tre prove, per essere classifica­ «campanili alpini» originale ma­ ti. e tanti punti corrispondenti al nifestazione propagandistica, a ca­ posto in classifica occupato in cia­ rattere locale per i piccoli scia­ scuna orova. Vince naturalmente tori. L’iniziativa è piaciuta e in chi realizza il punteggio minore. molte località la realizzazione è Quali siano i vantaggi di una stata tanto facile quanto entu- competizione del genere che la F.

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Enrico Berto’a cui ring america­ ni colse buone affermazioni. In questa foto i! pugile pugite italiano venne ritratto mentre era riuscito, dopo un a.-p.-o co.--.ba t'.monto (la sua bocca è sanguinante!) a mettere a terra l'avvcrrario.

norma costante di controllo, di disciplina e di vigile sor­ veglianza. La voce della scienza si è già levata ammonitrice indicatrice in proposito. Proprio in questo momento ho sotto gli occhi il nitida studio dell’insigne professore La Cava, presidente della Federazione dei medici per gli sportivi, sulla cranicencefalopatia da pugilato e i suoi rapporti con un nuovo reper­ to di endocraniosi traumatica. Tutti conosciamo con quale paterno amore il Prof. La Cava cura, studia e segue gli atleti in genere e i pugilatori in particolare. La sua monografia rappresenta, quindi, non soltanto una acuta analisi scientifica, ma anche una vivida opera del sapere che si illumina della passione di un cuore vi­ brante. Premesso che il pugilato è l'unico sport in cui il trau­ ma non è un incidente, beasi un elemento tecnico determ-.nante, il Prof. La Cava penetra nel profondo della sindro­ me lamentandosi che alcuni medici e neurologi che no.i

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abbiano confidenza con le sue caratteristiche dichiarino sani e idonei al combattimento pugili che l'esperto ricono­ sce facilmente come suonati. La sintomatologia parte da uno stadio iniziale in cui il pugile provato da un duro combattimento non appare più in quelli successivi sciolto come prima ma rigido e incerto; la potenza dei colpi è di­ minuita, la tecnica errata, l’incedere barcollante. Nello studio primario si entra nella sfera eminente­ mente psichica. Il pugile cambia di carattere; egli è ec­ cessivamente euforico con una sfumatura di megalomania; si dichiara sempre ingiustamente sconfitto, tratta con arro­ ganza i compagni c l’allenatore, diventa loquace e bugiar­ do. In un caso un pugile affermò di aver sostenuto otto­ cento combattimenti. La stadio secondario è caratterizzato dall’eccentuarsi dei fenomeni psichici. Subentra la mania di persecuzione. Il diminuito valore intrinseco rende il pugile meno com­ merciabile (il termine purtroppo è esatto) ed egli si crede perseguitato dagli organi sportivi dirigenti e dagli organiz­ zatori. Lo stesso La Cava è stato due volte aggredito da


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pugili che si ritenevano a torto esclusi dalla attività ago­ nistica. Si notano difetti di deambulazioni (il pugile cammina con gli arti divaricati e batte i talloni come se avesse gli .speroni) e disturbi nel parlare. Giunti allo stadio terziario si hanno i fenomeni del punch-drunk (ubriaco di pugni) e cioè incoordinazione dei movimenti associata a rigidità, tremori, disartria e deficit intellettuale. A questo punto il pugile è costretto ad ab­ bandonare definitivamente lo sport attivo trasformandosi in allenatore, massaggiatore, inserviente od altro del ge­ nere. Si aggirano per lo più intorno agli stadi, esseri ab­ brutiti e semi idioti, con una vaga reminiscenza di quello che furono nella speranza di incontrare persona che li ri­ conosca... e offra loro qualcosa in memoria dei tempi anda­ ti. Joe Green, il colosso Joe Green che nessuno era riusci­ to a mettere K.o. perchè incassatore veramente ecceziona­ le, s’era ridotto, completamente rincretinito a vendere i programmi all’entrata dello stadio che aveva visto il suo ininterrotto trionfo. Di recente un giovane dilettante dopo un solo K-o. ha lasciato gli studi, è diventato irascibile e aggressivo con i familiari e ruba in casa. Non mi dilungo sulla evoluzione dei veri casi, sulla ■diagnosi differenziale, sulla etiologia e frequenza e sulla anatomia patologica e patogenesi. Nel K.o. cerebrale tipi­ co l’effetto viene ottenuto mediante un colpo anche legge­ ro, ma secco e preciso, applicato sull’apice del mento su­ bito all’esterno della sinfisi; il colpo va portato a pugno chiuso in direzione trasversa verso l'interno e la superficie cl’urlo è costituita dalla testa dei quattro ultimi meta­ carpi. L’effetto è immediato: il pugile cade come corpo mor­ to cade. Altre volte invece il K.o. cerebrale scaturisce da una serie di colpi nelle varie regioni del capo, serie che provoca prima uno stato di stordimento quindi di subcoscenza e di vertigini fino a che il pugile si abbatte ad­ dormentato. Il guaio, come abbiamo detto. e piu serio quando il pugile incassa e non cade. Si giunge allora gra­ datamente all'esito letale o, quel che è peggio, al punchdrunk. In realtà gli incidenti mortali sul quadrato che di tanto in tanto si verificano e che impressionano l’opinione pubblica non sono più frequenti di quelli che capitano in altri agoni, apparentemente meno brutali, ma il fatto è che mentre negli altri sport la lesione è dovuta a fatti acci­ dentali, nel pugilato il trauma è elemento non solo rego­ lamentare ma anche naturale di gioco. Ci troviamo quindi di fronte ad un problema che si può risolvere soltanto adottando infinite precauzioni che il Prof. La Casa opportunamente Suggerisce affidandole al senso umano e sportivo dei dirigenti, dei procuratori •e dei pugili stessi. E una raccomandazione va fatta anche ■al pubblico abituale degli spettacoli pugilistici. Basta con lo spirito neroniano del pollice verso. L’a­ tleta anche quando viene posto in ginocchio, anzi proprio in tale circostanza, merita tutto il riconoscimento pel suo coraggio e non deve mai essere condannato, bensi conforta­ to ed esaltato. Ultimamente è giunta notizia da Detroit di un nuovo luttuoso incidente. Talmadge Busse;/, giovane speranza americana dei me­ dio-leggeri, è caduto in combattimento sul quadrato. La commissione pugilistica, dello Stato del Michigan ha subito adottato i seguenti provvedimenti: 1. obbligo di .guanti da otto once in luogo di queli da sei: 2. proibizione ai familiari di assistere all’incontro dall'angolo del qua­ drato: 3. riposo di novanta secondi tra le varie riprese an­ ziché di sessanta; 4. inibizione assoluta ad un pugnatore battuto per K.o. di riprendere l'attività agonistica prima di ■sei settimane. Ora io mi domando: perchè codesti provvedimenti non seno stati adottati prima? Subito dopo la morte di Bertoia, per esempio? Si sarebbe risparmiata un’altra vita. Intanto anche in Italia si è dovuto registrare, purtrop­ po, un’altra vittima. La dolorosa notizia l’apprendo mentre stavo chiudendo l’articolo. Un giovane dilettante di Sa­ ranno, Rino Bettola, dopo essere stato per due volte atter­ rato dalla violenza dei colpi, perdeva la conoscenza e tra­ sportato all’ospedale vi decedeva. Un altro atleta caduto. È sempre colpa del fato?

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Dalla monografia del prof. Giuseppe La Cava: « La cranio-encefalopatia da pugilato e suoi rapporti con un nuovo reperto di endocraniosi trau­ matica >■.

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Per quanto riguarda la terapia, accenniamo sol­ tanto alla comune terapia medicamentosa delle for­ me similparkinsoniane (belladonna, atropina, joscina) perchè assai scarsi sono i risultati che se ne traggono. Ma è il trattamento preventivo che è particolar­ mente importante. Conosciuto il male, è urgente por­ re in atto ogni mezzo utile a prevenirlo, poiché è inammissibile che uno sport che costituisce un mez­ zo considerevole di sviluppo fisico e una eccellente scuola di coraggio e di sangue freddo possa determi­ nare una schiera pietosa di vecchi pugili menomati fisicamente e psichicamente per il troppo grande nu­ mero di colpi ricevuti nel corso di troppi combatti­ menti. I gravi incidenti, che di tanto in tanto si verifi­ cano e che impressionano l'opinione pubblica, hanno posto il problema in primo piano e sollevato discus­ sioni e proposte che dimostrano come la questione sia particolarmente sentita nel mondo sportivo e non sportivo. In realtà, gli incidenti mortali causati dal pugilato non sono più frequenti di quelli che si verificano in altri sport, apparentemente meno brutali, ma ciò che pone la questione su un altro piano è il fatto che, mentre negli altri sport l'eventuale lesione è dovuta a fattori accidentali, nel pugilato il trauma, rappre­ sentato dal pugno che colpisce l’avversario, è ele­ mento regolamentare del gioco. Il regolamento internazionale del pugilato prescri­ ve che ogni pugile sia sottoposto, prima di ogni com­ battimento, in occasione del peso, ad una visita me­ dica che ne accerti le condizioni di idoneità al com­ battimento. L’esperienza ci ha dimostrato che questa precau­ zione non è sufficiente; e ciò non solo perchè le con­ dizioni ambientali in cui di solito tale visita si svolge non permettono un esame approfondito del soggetto (specialmente dal punto di vista neurologico, che è il più importante nel pugilato) ma anche perchè oc­ corre studiare e porre in atto altri provvedimenti che diano le maggiori garanzie di sicurezza per co­ loro che esercitano questo sport. Credo qui utile riferire in succinto i provvedimen­ ti che in tal senso sono stati attuati, su mia propo­ sta. dalla Federazione Pugilistica Italiana: 1) visita medica obbligatoria, con particolare ri­ guardo al sistema nervoso, di ogni pugile che chieda l'affiliazione: la visita viene rinnovata ogni anno; 2) visita prima di ogni combattimento; 3) istituzione di commissioni mediche regionali (medico, chirurgo, neurologo) che sottopongono a controllo tutti i pugili segnalati dai tecnici come tisi­ camente scaduti; 4) intervallo minimo obbligatorio di 7 giorni fra due combattimenti; 5) periodo di riposo obbligatorio di 30 giorni dopo un K.O. seguito da visita di controllo da parte delle commissioni regionali; 6) istituzione di un bollettino settimanale dei pu­ gili temporaneamente non idonei; 7) proibizione di combattere definitiva a tutti i pu­ gili che abbiano mostrato i primi sintomi della E.T.B. La proposta di uso di guanti più imbottiti non è stata da noi considerata favorevolmente in quanto è dubbio se tale provvedimento sia di reale utilità ai fini di una minore pericolosità del pugilato.

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Hi! IH HII/IIV di Komolo Passameli( i

l enza alcuna sorpresa, e tutta■ | via con intimo compiacimento, U abbiamo letto qualche giorno fa, in un quotidiano sportivo ro­ mano, l’annuncio seguente: « Er­ cole Buratti, che di Marcel Cerdan è stato molto amico fin da quando l’ex campione del mondo esordì al pugilato, farà celebrare sabato prossimo, alle 10, nella Chiesa di S. Lorenzo in Lucina, sita in Piaz­ za in Lucina, una Messa in suffra­ gio del compianto pugile francese, perito tragicamente nel disastro aereo delle Azzorre, mentre si re­ cava a New York per incontrare La Motta. Tutti gli sportivi sono invitati ad intervenire all’ufficio funebre. » Ora, per ben comprendere, e giustamente apprezzare, tutto il valore morale del gesto di Ercole Buratti, nato e cresciuto (la mam-

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ma, l’indimenticabile « Sora Chec­ ca », era custode dell’Associazione Sportiva Audace) nello sport pu­ gilistico della Capitale, bisogna por mente al fatto che la sua ami­ cizia con « Marcel » divenne si può dire, affettuosissima proprio in conseguenza dell’incontro che li oppose il 21 gennaio 1939, ad Al­ geri, che terminò, dopo dieci ripre­ se di lotta dura ed ardente, ma ca­ valleresca, con la meritata vitto­ ria ai punti del campione francese, il quale, trascorsi appena cinque mesi, battendo a Milano un altro italiano, Saverio Turiello, conqui­ stava il titolo europeo dei medjp leggeri. Cosa dite voi che indiscrimina­ tamente, vedete nel pugilato e non

in quel dato pugilato (che anche noi condanniamo) un genere di sport che eccita alla violenza e al­ la sopraffazione, le quali, a ragion logica, dovrebbero poi condurre all’odio? Così dite voi di fronte alla splendida difesa che, con tan­ ta semplicità, e senza accorgerse­ ne, ha fatto Ercole Buratti del « vero » pugilato, inarrivabile si­ stema di educazione fisica e mora­ le, onorando come meglio non avrebbe potuto, modesto operaio qual’è, un’amicizia sbocciata, co­ me quasi tutte le più sincere e durature, fra quattro pugni scam­ biati, faccia a faccia, e nei bersa­ gli consentiti, dieci anni fa? E poiché, pur senza nulla sot­ trarre alla sua bellezza, il gesto di


Buratti, verso un ex avversario sul quadrato, non costituisce affatto brillante eccezione ma piuttosto la conferma d’una regola di affettuo­ sa amicizia e solidarietà, nella buo­ na e nella cattiva fortuna, fra i « forti » della « nobile arte ». ge­ nerosi leoni e non viscidi serpenti, abbiamo cominciato con il dire che non ci ha sorpresi, ancne se non E ha mancato di commuoverci. — sarà certamente caro a Dio. Tracciamo ora un breve ricordo del veramente Grande Campione scomparso, mettendo anzitutto in rilievo, opportunamente ci sem­ bra, che l’ondata di sincero cordo­ glio che, dappertutto, ha suscitato la sua immatura dipartita, corri­ sponde perfettamente all’alone di ammirazione e di simpatia che l’a­ tleta mediterraneo aveva accentra­ to intorno alla sua prorompente e limpida giovinezza, al suo auten­ tico valore sportivo, alle sue quali­ tà d’intellètto e di cuore. Aveva poco più di 33 anni, Mar­ cel Cerdan, nato il 22 luglio 1916 in Algeria, e precisamente a Bel Abbès, e poi trasferitosi nel Ma­ rocco francese, a Casablanca: do­ ve, quando non impegnato per la sua professione sul Vecchio Conti­ nente o sul Nuovo, viveva sempli­ cemente con la famigliola, compo­ sta dalla moglie e di tre figlioletti: Marcel, Paul e Réné. Prima d’esser pugile fu calciatore e di clas­ se, a quel che si dice, eccellente. Passò al professionismo pugilisti­ co il 19 luglio 1935, non ancora di­ ciannovenne, battendo ai punti in dieci assalti, a Casablanca, Sarfati. Pochi giorni dopo, il 3 agosto, nel­ la stessa città, superava egualmen­ te ai punti in dieci tempi un certo Mestre. Questi i primi passi. Riprendeva a combattere soltan­ to 7 mesi dopo, probabilmente in seguito ad un primo incidente al­ le fragili mani, vincendo ai punti A. Abad, e quindi, pur non avendo ancora maturato la sua bella tecni­ ca offensiva e difensiva e ben co­ ordinato l’azione muscolare che dovevano fare di lui uno dei mi­ gliori « schermidori con pugno » di tutti i tempi, alternava regolar­ mente vittorie ai punti con quelle per abbandono dell’avversario o per arresto dell’incontro da parte dell’arbitro. Il vero e proprio « pugno folgorante », per il qua­ le, principalmente, divenne poi fa­ moso fra le folle sportive di tutto il mondo, non si sviluppò in lui, nell’intera sua potenza e temibilità, che a partire dall’anno 1943, dal quale alla fine del 1946, su 30 combattimenti tutti vittoriosi, ben

21 terminarono « via cappaò » ed uno per abbandono. Nel 1943, anno in cui siamo giunti rapidamente, sintetizzando alcuni aspetti della sua carriera, dovette rinunciare al titolo euro­ peo dei medio-leggeri che, come già avemmo ad accennare, strappo a Milano, nel 1939, a chiusura di una battaglia appassionante e lea­ le con il nostro abile ed intelligen­ te Saverio Turiello. In preceden­ za. era stato campione francese della categoria, fin dal 21 febbraio 1938, data in cui superò nel pun­ teggio, in 12 riprese, il connazio­ nale Kouidri, noto anche in Italia per l’incontro disputato con Egisto Peyre nel 1946; e tale trofeo aveva sempre vittoriosamente di­ feso contro i successivi assalti di Morin e del tenace Kouidri. Passato a far parte della marina del Gen. De Gaulle, disputò nel 1944 i campionati interalleati, re­ golando, spesso in poche battute, tutti gli antagonisti. Cessata la guerra, conquistò il titolo naziona­ le dei pesi medi mettendo « cap­ paò » in tre riprese, a Parigi, nel 1945, lo scuro di pelle A. Diouf; respinse poi, con altrettante scon­ fitte, le ambizioni di Tenet e del duro Charron. Una vittoria ai pun­ ti riportata il 6 dicembre 1946, a New York, sullo stagionato Geòr­ gie Abrams, gli apriva la « piaz­ za » nord americana, dove non rie­ scono ad affermarsi che i pugili di eccezione ed eccezionalmente ben diretti, fra quei durissimi sco­ gli dell’euforismo sportivo. Fino a questo momento, dopo undici anni di professione, non aveva dovuto incassare che due sconfitte, entrambe per squalifica e in verità molto discutibili: la prima, a Londra, nel 1939, contro H. Craster; la seconda, ad Algeri, di fronte a un Buttin. Successiva­ mente al 1946, con altre vittorie, venne anche la prima autentica « scivolata » in casa del belga Delannoit (poi battuto nettamente dal nostro Tiberio Mitri), che gli tolse il campionato europeo dei pesi medi, per restituirglielo, però, quasi d’urgenza, nella rivincita prontamente disputata a Parigi. E giunse finalmente il gran gior­ no della vita pugilistica dell’ormai « Marcel National » : il 21 settem­ bre 1948, a New York, piegava ed abbatteva, all’undicesimo assalto d’una entusiasmante contesa, il non più giovane ma ancora eccel­ lente Tony Zale, assicurandosi il campionato mondiale dei medi. Ti­ tolo che, quasi un anno dopo, il 17 giugno scorso, a Detroit, doveva

lasciare nelle mani dell’italo-americano Jake La Motta, di fronte al quale abbandonava olla decima ripresa per una lussazione alla spalla sinistra riportata cadendo all’inizio del combattimento. Da allora, un troppo severo de­ stino ha crudelmente voluto at­ traversare i piani del caro a ragaz­ zone », fino a spezzare la sua esi­ stenza quando stava per accin­ gersi, con ottime probabilità di riuscita, a tentare la riconquista dello scettro che fu suo. L’incon­ tro di rivincita, precedentemente fissato per il 28 settembre e rin­ viato ad appena quattro giorni dal­ l’effettuazione per indisposizione di La Motta, avrebbe ora dovuto svolgersi il 2 dicembre, cosicché Cerdan, accompagnato dal suo procuratore Jo Longman e dall’al­ lenatore Paul Jenser, si recava per tempo sul campo di battaglia, al fine di completarvi, come al solito, la sua accurata preparazione. Era splendente di salute e d’ottimismo ancora pochi istanti prima che l’e­ norme « Costellation » dell’Air France andasse ad immolarlo, e ad immolare le altre povere 47 vitti­ me cozzando ed incendiandosi con­ tro il picco dell’Algarvia, ad oltre 1000 metri d’altezza, nell’isola di S. Michele del gruppo delle Azzorre, l’ultima tappa del volo per New York. Nulla da fare contro il destino, che ha voluto così. Possiamo sol­ tanto rimpiangere ed affettuosa­ mente ricordare questo splendido esemplare dei a puliti dentro e fuori », confortare per quanto è possibile la sua famigliola, porgere agli amici di Francia i sensi più vivi e sinceri della nostra parteci­ pazione al loro lutto. C’è, però, e sicuramente, un modo di utilmen­ te onorare la memoria del Grande Pugile scomparso, illustrando ai giovani atleti del pugno, affinchè cerchino di trarne sprone ed esem­ pio, le sue doti d’intelligenza e di cuore, la Sua vita esemplare, la sua tecnica, la Sua volontà, il Sue attaccamento alla Patria, che giu­ stamente, anche se mestamente, oggi lo innanza sugli scudi come uno dei suoi più grandi Amba­ sciatori caduto al servizio della Nazione. Pace alla bell’anima Tua, Mar­ cel!

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Anche i « Vespisti >» formano numero nelle odierno conteso motociclistiche.

Il MIHIIIJIilISlIII III All e il suo glorioso prestigio Il motociclismo italiano sta ri­ prendendo l’aspetto d’una volta. La sua riorganizzazione è stata pronta e il suo potenziamento è in atto. In Europa e nel mondo nulla abbiamo perduto del nostro vecchio prestigio: marche e cam­ pioni si cimentano e vincono. Con questo, però, non vogliamo dire che tutto è perfetto e tutto va bene in casa nostra. Ancora abbiamo bisogno di la­ vorare. Non tutto il terreno per­ duto è stato riconquistato. E non tutta Italia, motociclisticamente parlando, ha dimostrato quell’atti­ vità agonistica e turistica che era lecito attendersi al giorno d’oggi. Il centro-sud è ancora troppo tra­ scurato. Neanche Roma ha avuto

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le sue manifestazioni importanti. Di chi il difetto? Certamente de­ gli organi che al motociclismo debbono dare organizzazione, propaganda, incremento. E vor­ remmo che per la ventura stagio­ ne si tenesse conto di questa ne­ cessità. Vorremmo che l’orientamento motociclistico nazionale fosse unico da un capo all’altro della penisola. Indicazioni, impostazio­ ni, decisioni fossero tutte orien­ tate col fine del massimo incre­ mento e del più razionale ordi­ namento della vita e dell’organiz­ zazione ' del motociclismo in Ita­ lia, sia nei riguardi della indu­ stria che dello sport e dell’uso utilitario, con particolare riferi-

mento alla zona del centro-sud più bisognevole di particolari cu­ re propagandistiche. E’ pacifico ormai che, alla pa­ ri dell’industria automobilistica., anche quella della motocicletta ha raggiunto in Italia un grado di eccellenza internazionale che non teme più confronti: ne abbiamoavuto le prove inoppugnabili e decisive così sui circuiti comesulle strade europee; abbiamo vi­ sto come nelle Mostre e nei Sa­ loni la produzione delle Case ita­ liane risponda in pieno alle esi­ genze del numero, della varietà, della qualità e: dell’estetica vocorsa, luta dall’uso specifico: sport, traffico, iuso commerciale, impiego militare. Il reparto « pro­


duzione » è a posto per il mo­ mento, e, abbiamo ragione di rite­ nere, con la rimodernizzazione in atto degli impianti industriali, lo sarà ancor più in avvenire, e tan­ to più lo sarà quanto più aumen­ terà la richiesta. Ora è il reparto « diffusione » che deve funziona­ re a pieno regime, e qui lo sport motociclistico ha una sua opera importantissima di propaganda, di attrazione e di convincimento da esercitare. E’ qui che deve entrare in cam­ po la Federazione motociclistica con i suoi motoclubs mediante una intensificazione di attività. Anche se iniziative, norme, ob­ blighi possano, ad un primo su­ perficiale esame, apparire onerosi per enti e associazioni, cui del resto si farà in modo che non venga a mancare,,.in reciprocanza, l’appoggio della stessa industria. E’ obbligo morale d’ogni asso­ ciazione organizzare almeno una manifestazione per il risveglio del movimento motociclistico del­ la rispettiva zona d’influenza. Istituite premi, concedere con­ tributi, per i motoclubs più at­ tivi dovrebbe essere da parte fe­ derale un incentivo costante. Il sempre maggiore impulso al­ le gare per « macchine sport » o di « serie », la dovuta considera­ zione alle prove di regolarità, il diffondersi del numero delle «cor­ se campestri », e della passione per esse: l’incrementare i «raduni» e i « convegni », con utilità di risul­ tati distributivi nelle partecipazio­ ni di massa, dovrebbero formare un importante complesso pro­ grammatico, in parte già esisten­ te ed ora bisognoso di più mar­ cato rilievo volto a quello, che vuole e deve essere il maggior ad­ destramento del motociclista sin­ golo e della massa motociclistica; e nel senso non solo della guida (abilità e resistenza) ma della co­ noscenza meccanica del mezzo. Addestramento che è squisita­ mente sport, ma riesce in sostan­ za anche addestramento della vi­ ta civile contemporanea. Adde­ stramento che conduce ad un massimo, e lo collauda, di efficien­ za sportiva sia del pilota come

della macchina: del « centauro », cioè, nel suo assetto completo di uomo-macchina. Ora siamo nel periodo, cosidet­ to di stasi nell’attività turistica e sportiva dei motociclisti, ma si tratta di una stasi più formale che effettiva poiché in realtà è questo il periodo in cui si lavora al banco c al tavolino, si allesti­ scono motori e si compongono squadre, si stringono accordi e si formulano programmi. E del resto, a dimostrare che non di riposo ma di vigilia attiva si tratta, ba­ sterebbe l’annuncio di un raduno per vedere i motociclisti scendere sulle strade sfidando le intemperie e raccogliersi in masse compatte per celebrare la perenne vitalità della motocicletta. In questo periodo di prepara­ zione è la Federazione del motociclismo che più di tutti deve la­ vorare pei' l’attività presente e fu­ tura. E deve lavorare nel senso che più sopra abbiamo indicato: con la carta geografica davanti agli occhi; tenendo presente che l’Italia se parte dall’estremo nord di Lom­ bardia finisce all’estremo sud della Sicilia o viceversa. Il motocicli­ smo italiano, per i suoi sviluppi e per la sua completa affermazione, ha bisogno di questo lavoro previggente e tutelare da parte degli organi federali. Per la prossima stagione occor­ rerà lavorar sodo: calendario, pro­ gramma, spirito, tutto dovrà essere improntato ed orientato verso quel potenziamento del motociclismo nazionale che è nel contempo pro­ paganda e lievitazione sportivo­ agonistica c sportivo-turistica; produzione industriale e sviluppo commerciale agli effetti sia del­ l’interno che deH’estero. Deve ini­ ziarsi, dalla prossima stagione, un nuovo ciclo di attività in grande stile, in generosa fede e severa te­ nacia; attività che deve portare ad un aumento sensibile il numero dei motociclisti attualmente cir­ colanti in Italia. Siamo certi che la Federazione Motociclistica Italiana continuerà nel cammino intrapreso e farà te­ soro di tutti quegli insegnamenti che l’attuale stagione, apparsa ab­ bastanza proficua, avrà rivelato

per un sempre maggiore poten­ ziamento dell’organizzazione. E, soprattutto, vorrà tenere presen­ te la necessità deio sport e del tu­ rismo centro-meridionale. Gare di velocità e di regolarità dovranno essere organizzate ovunque. Le manifestazioni propa­ gandistiche dovranno percorrere tutte le strade d’Italia. E perchè non indire un grande raduno in­ ternazionale a Roma in occasione dell’Anno Santo? Basterebbe met­ tersi d'accordo con il C.S.I. che è in relazione con tutte le Associa­ zioni sportive cattoliche del mon­ do. Sarebbe assicurato un succes­ so prandioso. Ed una manifesta­ zione del genere supererebbe di gran lunga quanti altri raduni so­ no stati, sin qui, organizzati, sia in Italia che all’estero. Che dire delle affermazioni in campo agonistico internazionale che il nostro motociclismo ha con­ seguito in questa ormai trascorsa stagione? Che esse sono state nu­ merose e clamorose, anche se ab­ biamo avuta una infelice parteci­ pazione alla «Sei Giorni» inter­ nazionale. I nostri «centauri» e le nostre moto, dalla Guzzi alla Gilera. alla Vespa, alla Lambretta, si sono affermati in primati ed in gare destando la più favorevole impressione in ogni ambiente. Nello Pagani (Mondial - 125 cmc,) e Bruno Ruffo (Guzzi - 250 cmc.) sono stati proclamati cam­ pioni del mondo. E nel prossimo anno dovremo dare l’assalto an­ che alle categorie maggiori, e in special modo alla 500 cmc. che quest’anno ci è sfuggita per un soffio. Ma soprattutto auspichia­ mo che la Federazione, con i suoi motoclubs, si faccia, promotrice di numerosi convegni, gite, gare per esordienti; che la sua opera di propaganda, ripetiamo, non si af­ fievolisca mai e non trascuri le iniziative di carattere tecnico, in­ teressanti anche i trasporti moto­ ciclistici e quelle rivolte a rendere più completo ed efficace l’inqua­ dramento delle masse motocicli­ stiche. Compito questo di alta im­ portanza, di vasto significato, fe­ condo di grandi risultati sportivi ed educativi.

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Il PANISMO

di Ialini Ferrari»

era un tempo il solo campo aperto alla pratica dell'a­ tletica e da esso scaturirono i Dorando Pietri e eli Arri

Due avvenimenti nel settore del podi­ smo, ci hanno colpito in questi ultimi tempi: ]a vittoria di Balistrcri di Paler­ mo nel Giro podistico di Milano davanti ai belgi Everacrt e Domus ed il francese Chauteau ed il successo del fiorentino Scstini, campione della maratona, nella doppia traversata di Venezia davanti allo ju­ goslavo Sniljkovia ed allo svizzero ImfeJd. Noi non siamo troppo teneri per le corse su strada: i nostalgici di questa attività dimenticano che un tempo, quando in campo atletico imperava il podismo, le strade erano morbide e non asfaltate co-

mo lo sono ora od inoltre esso era la sola attività praticata su vasta scala dalla federazione che disciplinava l’atletismo. Allora infatti non esistevano piste o cam­ pi sportivi degni di tal nome. Siamo, an­ zi, del parere che le corse su strada cosi come si svolgono oggi (Giri della città su strade completamente asfaltate o ad­ dirittura pavimentate, il che e peggio!) se non proprio decretare l’ostracismo, bi­ sogna limitarle, mentre è necessario au­ mentare il volume delle corse campestri c quello delle prove di fonilo su pista. Malgrado queste nostre preferenze det-

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tate da ragioni tecniche, diciamo ftalica­ mente che quando tutta l’attività atletica era contenuta da noi nel « podismo .., alle Olimpiadi, per quello che riguardava la maratona, eravamo nelle condizioni di inviare degli uomini della taglia di Dorando Pietri. Arri Valerio e Romeo Berlini, i quali sapevano affermarsi. Ora che la maggio) parte della nostra atti­ vità si svolge di preferenza sulla pista, non riusciamo a scovare un maratoneta di classe. Oliale è la ragione di questa nostra deficienza nel campo dei fondisti? Dobbiamo ritornare alle gare su strada?

Le vittorie raggiunte nel Giro podi­ stico di Milano e nella Doppia Traver­ sata di Venezia rispettivamente da Bali­ strcri e da Sestini non hanno altro signi­ ficato, dal punto di vista tecnico, che quello di contribuire a stabilire un orien­ tamento nei confronti dell’attività da far svolgere ai maratoneti. Balistrcri e Scstini sono entrambi due anziani ed anzi, a dire il vero, hanno forse le medesime origini: furono cioè le gare dopolavori­ stiche a metterli in luce e ad inquadrarli poi fra le schiere della l’.I.D.A.L. En­ trambi si sono dedicati pure alla pista at­ traverso quel campionato di società che. in virtù del congegno stabilito in origine, costringeva i vari gruppi a cercare tre atleti per ciascuna specialità. E così ven­ nero in luce i Tosi, i .Sestini, i Balistrcri e via dicendo. La pista ha indubbiamente reso ve­ loci il fiorentino ed il palermitano e. col passare degli anni, è aumentata anche la loro capacità di resistenza. L’anzianità, agli effetti del rendimento degli atleti, ha però un limite; così «piando noi vedia­ mo Giuseppe Lippi il «piale ha su­ perato da parecchio tempo i 40 anni, vin­ cere ancora delle gare podistiche, pensia­ mo che più del suo valore vi «• il fatto che manchiamo totalmente di rincalzi, quei rincalzi che si vanno ora cercando attraverso le ben congegnate manifesta­ zioni del C.S.I. Ecco perchè Sestini, campione italiano di maratona — il titolo se lo è aggiu­ dicato nella recente prova di Novara — non appare il maratoneta che potrà dar­ ci qualche grande successo alle Olim­

Giuseppo Dordoni, campione d'Italia dei 10 e dei 20 Km. di marcia, ha conquistato, con­ tro i migliori fondisti nazionali, anche 11 ti­ tolo dei 50 Km. Ultimamente ha vinto anche la tradizionale o classica 100 Km. milanese.

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Veder correre degli uomini

piatii, che fra l'altro si svolgeranno fra tre anni, (piando cioè Sestini sarà mag­ giormente invecchiato. Comunque que­ sto robusto podista, duro nei suoi movi­ menti e che corre di forza più che di agilità, ha vinto la traversata internazio­ nale di Venezia, battendo jugoslavi e svizzeri, rappresentanti cioè di nazioni che non dispongono di molti fondisti, ma che comunque sanno farsi valere.

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// camini della /ire/iarazionc Balistreri è pervenuto quest'anno ad aggiudicarsi il campionato italiano dei dicci chilometri su pista ed ha poi vinto il Ciro Podistico di Milano, prova che ha annoverato fra i suoi vincitori Dorando Pietri ed Emilio Lunghi, alfieri di due­ opposte specialità i (piali avevano trovalo attraverso tpiesta lunga gara il primo il mezzo per dimostrare di essere veloce, il secondo di csscie resistente. Balistreri si spingerà sino alla marato­ na? Anch'egli, ripetiamo, è un anziano, ma forse il suo rendimento non si è an­ cora appannato, tanto è vero che a Mi­ lano nel Giro podistico, ha piegato degli elementi di notevole levatura, fra i (pia­ li il belga Evcraert. che è uno dei mi­ gliori specialisti di corsa campestre del suo paese. Perchè non riteniamo utili le corse si. stiada. così come sono oggi congegnale? Perchè la strada asfaltata è dannosa ai podisti, in «pianto che appiattisce i pie«li degli atleti, i «piali proprio perchè de­ vono la domenica gareggiare su tali stra­ de. amano nel corso della settimana alle­ narsi sull'asfalto, l'n tempo le gare su strada venivano corse su terreno «lai fon­ alo naturale, cioè con quella sofficità che manca all'asfalto, che. se può evitarvi i danni dell'acciottolato, non pu<> però at­ tutire gli inconvenienti che derivano dal ■correre su terreni privi di elasticità, fc «piindi assolutamente sconsigliabilc. specie per i giovani, allenarsi su tali strade, che possono servire qualche volta per delle competizioni, purché non se ne abusi, mentre è bene orientarsi per questi al­ lenamenti in vista di gaie su strada e du-

rante i periodi invernali, verso le strade­ campestri. I maratoneti sono (piasi scomparsi in Italia non perché le prove su strada sia­ no diminuite, ma perchè tali gare non servono piu a produrre dei fondisti. La tecnica moderna si è infatti rivolta verso altri due settori per scovare i fondisti c maratoneti verso il settore delle corse­ campestri. al (piale affida il compilo di svolgere in un primo tempo opera di propaganda per il reclutamento e cònipilo di irrobustire gli atleti dinante lo inverno, ed infine alla pista per renderli veloci. Le corse campestri sono infatti prove invernali, che data la conformazio­ ne del percorso, diventerebebro pesantis­ sime nel periodo estivo. Ai due atleti che abbiamo citato è ba­ stato infatti l'avere svolto un certo lavo­ ro su pista per pei venire a vincere delle prove di fondo davanti ad altri elementi dotati solamente di resistenza. Ecco (pia­ le è l'insegnamento che deriva dalle duevittorie ottenute da Balistreri a Milano e da Sestini a Venezia dopo il successo di Novara. Occorre dunque che. specie i nuovi ele­ menti. (piando si esaltano per i gran­ diosi i istillati raggiunti da Dorando Pie­ tri nella sua brillante carriera, «piando pensano di orientarsi verso gare su lun­ ghi percorsi, sia della pista come della strada, pensino che non è la strada che potrà servire da banco di allenamento per affinare le loro qualità e dare ad essi re­ sistenza. ma sono invece le corse campe­ stri dinante l'inverno e la pista nel perio­ do estivo. Per coi reie mia maratona in 20 ore e 30. Difficilmente un «giovanissimo», po­ trà essere un maratoneta. Infatti la ma­ ratona richiedi- delle doti, che non si ac­ quistano di colpo, ma sono invece il frut­ to «li ima lunga esperienza e talvolta an­ che di un lavoro snervante. La prima qua­ lità è la resistenza, che è conseguenza della maturità e del potenziamento fisi­ co. Poi occorre anche una resistenza mo­ rale «la aggiungere a quella fìsica. In-

fatti una gaia di fondo è talvolta demo­ ralizzante e se non si ha il temperamento «lell'uomo abituato a vincere tutte le cri­ si. compresa quella originata dalla fa­ tica. non si diventerà mai maratoneti. Occorre vincere lo scoramento conseguen­ za di un distacco imposto da un attacco violento -.la parte degli avversari, bisogna saper distribuire saggiamente le proprie forze lungo i -12 chilometri del percorso, per avere sempre in serbo una certa dosedi energia quando nel momento critico l'atleta è attanaglialo dalla fatica o nel tinaie occorre staccare l'avversario. Co­ munque sul traguardo bisogna arrivare dopo avere speso tutte le energie, o dopo averle spese saggiamente. Occorre essere veloci ed agili. Oggi una maratona alle Olimpiadi la vincono atle­ ti che sanno correre Km. 16.500 all'ora e che tale velocità sanno mantenere per due ore c mezzo, ciò che equivale a saper percorrere ogni 35’ dicci chilometri. I.e gare su strada, indubbiamente spet­ tacolari. oggi non possono più dare i ri­ sultati tecnici che sono necessari a un maratoneta e noi riteniamo sia proprio imputabile a questa diversa preparazione dei nostri rispetto ai finlandesi ed agli inglesi, il fatto che abbiamo perduto (piota fra i maratoneti in campo internazionale. Se i nostri tecnici si orienteranno verso i concetti da noi enunciati, se verrà mo­ dificato il sistema di reclutamento «lei fondisti che attualmente è affidato uni­ camente alle gare su strada, se insomma anche in «piesto settore ci motlernizzeremo. allora risolveremo il problema dei maratoneti c dei fondisti della pista. Comunque i giovani se parteciperanno qual­ che volta alle gare su strada, se vorranno emulare le gesta di Sestini e di Balistre­ ri. tengano presente che il terreno per allenarsi in vista di tali prove è sempre la pista e la strada va calcata solamente durante la gara o. eccezionalmente qual­ che giorno prima della gara, per rico­ noscere il percorso.

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giorni si sono accorciati, la temperatura è tornata a far l’amore con lo zero, tornano a vedersi in giro — an­ che attorno i campi dello sport — ma­ glioni di lana e cappotti. È il solito ge lido dell’inverno che s’avvicina. Anche lo sport assume una nuova fisionomia. Cominciato il campionato di calcio, ca­ lato il sipario della stagione iillicialc delle corse ciclistiche su strada e sugli sport che vengono praticati nei mesi caldi stiamo attrezzandosi pei impe­ gnarci negli sports dei mesi invernali. E tra questi le corse campestri podisti­ che e ciclistiche. Già che ci siamo, cominciamo col ricordare che le corse campestri devo­ no essere svolte effettivamente attraver­ so ]a campagna, con i suoi percorsi er­ bosi, i suoi fossi, terrapieni, staccionate, siepi, murelli (gli ostacoli saltabili, da saltarsi effettivamente e non da girarci attorno), evitando di penetrare in zone di scarico o da costruzione, o su e giti per certe ripide gradinate che. franca­ mente, danno un carattere più avven­ turoso che atletico alla prova. Non che noi ce l’abbiamo particolarmente con le gradinate; anzi non ci dispiacerebbe un ritorno a qualche particolare gara su per lunghe scalinate (una volta a Roma se ne facevano, per esempio sulla scali­ nata dcll’Ara Coeli o a Trinità dei Mon­ ti) utilissime a saggiare — c migliora­ re con allenamento veramente metodico e razionale — sanità ed efficienza dello apparato respiratorio c del sistema car­ diaco. Ma quell’intrusione ha carattere troppo accidentale c snatura le carat­ teristiche della prova, che anche tra le irregolarità de) terreno prettamente campestre deve offrire un criterio uni­ forme di misura e un paragone atlctico-agonislico. E questo rilievo valga sia per le campestri podistiche come per le ciclo campestri. E a proposito delle ciclo campestri è sempre di attualità la domanda, è pro­ prio necessario che ai fini campestri si debba proprio inforcare una biciclet­

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Molti sono contrari alle ciclo-campastri vere e proprio. Non sarebbe più utile che nel pe­ riodo invernale i ciclisti si allenassero nello campestri podistiche?

ta e ai passaggi obbligati, ai tratti inipossibili, scendere e caricarsela sulle spalle? I propugnatori di questa tesi dicono: o si fa dell’atletica o si fa del « fac­ chinaggio ». Un facchino, un manova­ le. un trasportatore a mano di pacchi ecc., non sono degli atleti: sono sol­ tanto degli uomini forti. Sono degli atleti in potenza: ma per cavarne fuo-

ri degli atleti ce tic vuole di addestra­ mento ginnastico, fe del tutto sbagliata questa tesi? Ogni qualvolta abbiamo avuto occa­ sione di assistere a una ciclo-campestre, essa ci ha fatto riflettere anche a noi di trovarci di fronte ad una prova di facchinaggio spinto, piuttosto che ad una prova di iniziazione, di avviamen­ to, e tanto meno, di specializzazione-


' y atletica. Può rientrale in una esercita /ione tattica di truppe celeri: ma allora va fatta d'insieme, con criteri di ma­ novra e di combattimento. Non con cri­ terio agonistico, dove non vi vince «pia­ si mai il migliore, ma il più fortunato, «» il meno fortunato tra quella dozzina di elementi in grado di sostenere il du­ ro collaudo. Dove basta una bucatura per fermare campione c bicicletta di inarca, e favorire la mezza figura c il • calesse ». Siamo d'accordo che certa rusticità coriacea è proprio «piciIo che nei mezzi. Sfa, ci vuole, negli uomini nel caso> specifico, le gomme saranno «pianto agli uomini. sempre gomme; i per indurli a dovere c'è, basta e avanza. la corsa campcstrc podistica. Tuttavia la prova di ciclo-campestre non può pittò non risultare di grande utili­ pe r l’addestramento tà. lo ripetiamo, per tattico-militare, in prove d’insieme con raggiungimento, in ordine d’efficienza. ■ date ............posizioni, relativo stuilio sui di e tempi stabiliti per indicazioni quanto mai utili sui massimi c sui minimi c sulle inedie della capacità di sforzo e di rendimento, 'dalle possibilità di impie­ go «la parte di formazioni celeri. La corsa campestre pura e semplice, quella che già si correva ai tempi di Dante — per la conquista del drappo verde nella campagna veronese — pittò e dovrebbe essere la prova di convegno, di esercitazione c di paragone fra gli atle­ ti. campioni e nuove leve provenienti dalle più diverse categorie di sport. La corsa campestre è come la mar­ cia: pittò essere esercitata da tutti senza pregiudizio della propria specializzazio­ ne. Non solo: ma con elevatissimo be­ neficio delle condizioni fisiche generali. Per molti sports allapc.to l'inverno è periodo di stasi, c solo a una ristretta percentuale è dato dedicarsi alla neve e alla montagna; per molti sports che si fanno nel chiuso delle sale, la corsa cam­ pestre, sia pure isolatamente, è addi­ rittura base dell’allenamento (ad esem­ pio nel pugilato, c così fosse anche per la scherma: di maggior fiato disporreb­ bero gli schermidori se facessero prece­ dere o seguire le loro sedute in sala da una ventina di minuti di corsa per la campagna!): siamo celti che di som­ ma utilità riuscirebbe anche per lotta­ tori e pesisti, compresi i massimi, quasi sempre così a corto di fiato. Ai ciclisti, poi. lasciato da parte il loro cavallo di acciaio, e scegliendo, per loro, percor­ si più lunghi e ricchi di dislivelli, con­ ferirebbe — e moltissimi ne hanno as­ soluto bisogno — una estensione tora­ cica. un ampliamento polmonare, una capacità di spinta e di falcata degli ar­ ti inferiori quali pigiando sui soli pe­ llai! non si potranno mai ottenere. E appunto in grazia «li tanto e tale vantag­ gio, riteniamo perfettamente inutile per i ciclisti di tirarsi appresso i propri vei­ coli. Preferibile «'• che tutte le loro ener­ gie e la loro attenzione li dedichino alla corsa vera e propria e ai salti attraverso i campi, immagazzinando fiumi di aria fresca e ossigenata, accumulando c svi­ luppando energie muscolari generali e specifiche che al riprendere della sta-

gione ciclistica li faranno notare con l’organismo irrobustito, ben disposto, con le gambe più forti c più clastiche. Senza per questo pretendere che l'asso della strada o «Iella pista debba uscire dalle file dei « campcstristi ». 11 campione non si rivela in queste prove. Vi si potrà attrezzare, corroborare, tonificare; ma non e la corsa campe­ stre che forma il campione. Essa pre­ para la massa. Ciò sia detto subito. Tut­ tavia anche i campioni debbono ad es­ sa dedicarsi, anzi proprio loro: rivol­ gendosi ad essa come a una citta parti­ colare di ossigenazione, di ricavo e di completamento di energie. E ciò valga pei il campione di ciclismo, come di pu­ gilato, di lotta, di tennis, di scherma, di sci (quanti sciatori finlandesi non-sono anche ottimi corridori?), di atletica leg­ gera e via di seguito, sino al calciatore che invece di annoiarsi in giri di cam­ po, potrebbe uscire per la campagna, senza eccessiva preoccupazione per distor­ sioni, potendo benissimo servirsi delle sue scarpe da calcio, evitando la «lura superficie stradale (secondo noi. del re­ sto, ciò dovrebbe avvenire in ogni per­ corso campestre di dover evitare i trat­ ti di strada asfaltata). Abbiamo detto che la corsa campestre dovrebbe essere una piova di esercita­ zione comune a tutte le specialità e ca­ tegorie di atleti. Noi riteniamo che a conferirle il pili elevato valore tecnico e propagandistico, occorre senz'alno con­ vocare alla prova tutte le specialità di atleti distribuiti nelle varie federazioni, e pili precisamente a una serie di gare a carattere sia agonistico individuale che agonistico di rappresentative. Non si potrebbe, per queste manife­ stazioni compilare «Ielle classifiche specia­ li per «late specialità di sport? Ad esempio, far correre — categorie di podisti, corridori c marciatori, ca­ tegarie «li pugilaiori. «li ciclisti, atleti leggeri, pentatleti, (una ripartizione ge­ nerica o a settori, secondo come più opportuno), lottatori. p«?sisti, schermi­ tori. tennisti, e via di seguilo, a clas­ sifiche. punteggi e premi sia complessivi che separati. E chi sa che quali he vin­ citore e piazzato d’onore non abbia da appartenere affatto ~ alla categoria podisti! E al punteggio complessivo non —:----- -----sorprese!. Co­ si abbiano a rregistrare munque. la corsa campestre otterrebbe un ravvicinamento di ambienti, un appassionamento tra i singoli e categorie, un fervore, un entusiasmo nuovi di mas­ se: una vitalità sinora mai verificatasi nel capitolo corse campestri: una po­ polarità sinora riservata alle figure mi­ nori c ai gregari non più che volente­ rosi. agli iniziandi del podismo c del ci­ clismo, dei quali, una parte, non appe­ na rivoltasi con qualche pretesa o' qual­ che specializzazione, non penserà più a correre (salvo non si tratti di podista) in nessuna prova nè di campagna, nè di strada. E sarà perduta a una pratica che è invece pratica base di ogni e qual­ siasi sport e specializzazione. L.e corse campestri non vanno tra­ scurate. anzi incrementate e valorizzate!

Gianni Picconi

NOTIZIE

Due «caccia» americani a reazione del tipo «Republic F-84 Thunderjet» sono giunti in Gran Brettagna per esperimenti di rifornimento dopo aver attraversato l’Atlantico. È questa la quarta volta che «caccia» a reazione attraversano l’Oceano. La prima vol­ ta l'impresa fu compiuta da aerei del­ la Rovai Air Force.

È attualmente giunto in Italia il no­ to costruttore germanico A. Raab. che è stato incaricato dal governo di Baroda (India) di organizzare scuole sta­ tali di volo veliero. Pare che il sig. Raab intenda acquistare alianti e ve­ leggiatori, e forse anche biposti scuo­ la, da spedire in India. Si assicura, anche, che il nostro materiale di vo­ lo verrebbe affidato a piloti istruttori italiani disposti a recarsi laggiù.

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I piloti Waady Jongeward e Bob Wodehouse, già della marina ameri­ cana, hanno battuto con un piccolo aereo Aeronca il record mondiale di durata in volo. Essi hanno totalizza­ to ore 1124.14’5": il primato prece­ dente era di ore 1008.

Alla Mostra Aerea di Farnboroungh gli apparecchi che più degli altri han­ no attirato l'attenzione sono stati il de Havilland Comet. il primo appa­ recchio del mondo a reazione per tra­ sporto di passeggeri, l'Handley Page Hermes 5, il Vickers Viscount Arm­ strong Whitworth Apollo e l'Handley Page Marathon 2; due tipi di caccia modernissimi, il Supermarine 510 e l'Hawker 152, l'elicottero Cierva «Ca­ vallo dell'Aria» (il più grande del mondo), il primo caccia notturno a reazione de Havilland 113 e il primo bombardiere britannico a reazione English Electric Canberra. Negli ultimi due giorni la Mostra di Farnboroungh è stata visitata da oltre 300 mila per­ sone.

Il De Havilland «Comet» a reazione, ha realizzato recentemente una bella prova di percorso, volando da Lon­ dra a Tripoli e ritorno, percorrendo 3253 chilometri in circa 4 ore di volo. Come si vede le promesse dei costrut­ tori, di far volare il «Comet» alla ve­ locità di crociera di 800 chilometri, sono state pienamente mantenute. Nuovi, ampi orizzonti si aprono alla navigazione aerea commerciale. Dai 400-450 di crociera si realizza un gros­ so balzo sino agli 803 Cora.

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LI UHI! «GL l»lt EHI N'uiiic'osi ed interessantissimi sono i documenti che illustrano i sistemi della caccia nel Medio Ero: ceicheremo di farne, in sintesi, una descrizione il più aderente possibile alla lealtà. Molto uso si lacera dei cani ed un nome ricorreva assai spesso per indicarne i migliori: Souillard. .Secondo una tradizione che si perpetuò (ino a lutto il XV secolo. S. Uberto -- e cioè il protettole della cac­ cia possedera un cane di - ccezionale bravura, cui il Santo anelili** appunt i dato quel nome. E pertanto di .Souillard. ottimi, buoni e... mancali, le- cronache ce ne tramandano in quantità. Si può dire che non ci fosse stato un Papa, un cardinale un principe, un barone, un signorotto die. nelle proprie mute non avesse avuto un autentico, o... un poten­ ziale Souillard. Si parla di un certo ba­ rone Guidotto che. nel suo feudo, alleva­ va gran copia di cani: l'intendente- era incaricato a farne cominci ciò: i denari erano del barone, mentre le bastonate, allorquando il... Souillard all'atto pra­ tico si manifestava sotto la realtà di una buggeratola autentica, ciano dell'intendente. Sembra che il barone Guidot­ to (le cronache non ci tramandano ni- nomi patronimici, nè cognomi, forse per un senso di riguardo o di paura' con i suoi Souillard sia stato elevato a grande antenato dei moderni pataccari. Il noto e ricchissimo cardinale Ludovico Mezzanità Scarampo. amante oltre ogni dire della caccia possedeva un ingente numero di cani e. fia questi contata almeno una diecina di Souillard, contro­ distinti con i numeri ordinali I, II. III. IX . V e cosi ria. Come gli attuali gio­ catori di calcio, beninteso con tutto il rispetto, e senza neppur l’ombra di spe­ cifici riferimenti. Cani ben considerati erano gli Mani d’Inghilterra e della Artesc. limitatamente però alla caccia grossa. Si utilizzavano per i cinghiali, i cervi, i daini, i bisonti (allora ve ne erano in quantità) i lupi e le volpi. Erano d’indole fiera e venivano nutriti di pane c di pollame. Per la caccia alla lepresi adontavano i bracchi, i veltri, i le­ vrieri ed i segugi. Amedeo VII di Savoia di soli biacchi c levrieri ne possedeva oltre ottanta. Nel -Medio Evo la caccia che maggior­ mente però attirava era quella chic siipraticava con l'ausilio degli uccelli ra­ paci. Le ore più propizie erano le pri­ me del mattino e verso il tramonto. I cacciatori uscivano a cavallo, dai ma­ nieri. con un falcone posato sopra la mano a pugno fortemente inguantata. Allorquando frullava un volatile che si

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sapeva giadito al lapace e cioè di suo appello, come allora si diceva, si toglie­ va il cappuccio, che impediva la vista al rapace stesso. Questi, uscito di cappello. prendeva il volo ed adocchiata la vitti­ ma le piombava sopra, se si trattava di piccoli uccelli: se invece si trattava di selvatici piuttosto grossi ed assai forti, dei (piali avesse potuto temere la icazione. allora il rapace si esibiva in virtuosi­ smi ed in accorgimenti che denotavano forse piti che lavoro istintivo, una spe­ cie di ragionamento. Erano prudenti spi­ rali. finte tempestive, ostentazioni di fal­ si scopi e quindi aggressione nel mo­ mento. nella forma e nel punto piu con­ venienti e meno pericolosi per l'attac­ cante. Una vera e propria tattica ragio­ nata che aveva per scopo il come ed il (piando ferire. Afferrata la preda, si in­ nalzava e (piindi calava con ampie vo­ lute sul suo padrone, cui recava la preda stessa: il falconiere, dal suo canto, lo ricompensava con il dargli (pici pasto che sapeva maggio]niente appetirgli. I falconi si distinguevano, negli immediati effetti della caccia in altani e cioè che attaccavano volatili battenti alte quote in attacami in distesa t’adatti per le pernici, le starne, i fagiani, le beccacce) attac­ canti in campagna ((maglie, beccaccini, ecc.) ed attaccanti in riviera (uccelli ai(piatici). Per la caccia agli acquatici si ricorre'.;, anco’a ai cani. Mlorquando il falconiere avvistava ad esempio una pun­ ta di aironi si avvicinava ad essa con la maggiore circospezione ed a piedi. Giun­ to ad una distanza utile nei l'azione, fa­ ceva « horribili soni con bocca ovverosia con tainburro » in modo da spaventare gli aironi e da indurli a levarsi in volo, prima che avessero avuto sentore del fal­ cone. nel qual caso non si sarebbero cer­ tamente alzati. Non appena frullati, ve­ niva liberato il falcone. Intervenivano i cani che. abbaiando, impedivano agli ai­ roni di posarsi nuovamente nelle piscine o nei corsi di acqua. I falconi nifi gran­ di (si addomesticavano anche delle aquile) venivano ammaestrati a cacciar volpi, ca­ prioli e lepri.

Donzelle e dame, preferivano « terzuoli. sparvieri et eziandio merli Io che havevano di natura et di gcneratione di falconi et quasi falconcelli piccoli et si dilettavano a prendere uccelli come per­ nici. tordi, colombi et eziandio fagiani ».

La falconeria era uno degli svaghi pre­ feriti dalla nobiltà, ft interessante scor­ rere i trattati relativi a quel nobilissimo esercizio venatorio, apprendere le infinite sottigliezze per la scelta opportuna del falcone nella grande quantità delle specie che « divisano gli uccelli di rapina » più

o meno atri alla caccia, conoscere le re­ gole e le norme — g/f avvedimenti — che occorreva seguire per lare degli ot­ timi allievi, l’arte essenziale- dcH'ammacstraniente era la • ine ai milione « e cioè l’abituare il falcone a ghermire quella determinata sorta di uccelli, che erano poi più confacenti al suo istinto ed alle sue- brame. Occorreva inoltre indurlo a torna--- di buon grado al - logoro -. sor­ ta di richiamo costituito di penne e di os­ so, di farlo « maniero ■ cioè amico della mano che lo portata e quindi «oppugna­ to « cioè- docile nel testare fermo sul pu­ gno. Dorerà essere piacevole a lasciarsi toccare et piacevole a lasciarsi incappellare senza disdegno alcuno . Il buon alleva­ tore ed ammaestratore dorerà sapere « ac­ conciare le penne rotte o lotte del nobilefalcone- spartirle coll’ago et eziandio le unghia et il becco: bavere conoscientia delle smaltitine dalle (inali traci- potesse • udic'O di buona o c-oiiva digestione-. Spruzzar dovevagli di quando in quando le frode di buon et generoso vino bianco avvegnaché con tale sisthema il falcone più forte diveniva et esporlo per breve istante all'aria calda del fuoco, llaver dovcanc insonima quella cura che di pargolo di rezzi haver potriane affei'htiosa maire». Il nutrimento dei fal­ coni rariava a seconda dell età: » oliando chominciava ad uscii di penne piccole, carne di vitello et rosso d'oro: Inoliando I-- penne cbominciar ano a (ondeggiare, carne di tortora et netto di colombi: Int­ entando poi cbominciarano a purgarsi de le prime penne-, carne di colombi clic havessano «dà chomi'iciaio a volare. In­ lino ciba' faceansi di pollame e galline verosia di inori o di chosihole «riovini di vitelli». Ii>somma mi mantenimento adatto ai lumi di bina odierni! Mlorquando poi lo ■ uccello disolibitlicnte c-a e- non lo'n tra. eli s'im-m-va di notte il becco con grasso di belliche di piovin cor allo et allora tanto amatore divenir a <1-1 falconie1-- che mai dipartir voleva*’ d->lln sui di ho inumi». Per ac­ crescerne l'audacia gli si soministrava de la carne di colombo impastata con aceto e talvolta anche con acquavite. T più ap­ prezzati falaconi erano il pellegrino, il ""utile, il torifalco. il sacro, il laniere, il laniere villano, il laniere prwenzann. il laniere gentile o tttnìsengo. il rccolizo n bastardo, lo sbafinolo, Io sbinamhecco. il labidario. l’arbitrale, ed infine gli asstori, gli sbarvieri, i h-rzuoli c (di smerli. I più quotati erano il avutile ed il /«'A laurino. Ci siamo volutamente dilungali sulla caccia con il falcone in quanto, sia in Italia, sia in altre nazioni europee ed


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Si ritorna all'antico: caccia con il falcone.

americane si tenta di ritornare all'an­ tico. Nell’epoca dei fucili a ripetizione sembrerebbe un anacronismo, ma non Io è. E già molti sono coloro che di tale ritorno all’antico si mostrano entusiasti. Forse vera doccia fredda a tanto entu­ siasmo sarà per l'Italia il paterno Fisco non appena poserà le sue amorose cure sopra questa rediviva attività venatoria e. con tutta certezza, la beccata c gli ar­ tigli dei falconi nulla saranno in confron­ to alle robuste tasse che. bontà sua, ap­ plicherà. Ed allora? Intanto « Gaudea­ mus igitur... sine vectigalibus filini sit­ ili u.s.' » grideranno gli attuali tifosi del­ la falconeria. Altra sorta di caccia molto apprezzata era quella con il « bracco a rete » che per i risultati veniva considerata come una delle pili produttive e redditizie. Si trattava di una rete assai lunga e di una larghezza limitata conosciuta sotto il no­ me di erpicatoio o strascino. Veniva tira­ ta da due nomini che tenevano con tuta mano il capocorda al principio della rete, mentre con l’altra mano sostenevano il residuo della stessa. Quando il cane ri­ maneva in ferma gli uomini lasciavano

il residuo della rete c con tutta celerilà, tenendo ben tirato il capocorda, si por­ tavano alla volta del cane che veniva coperto, con la rete, insieme ai selvatici dal medesimo puntati. Vi era poi lo strascino maggiore o strascinacelo, molto più grande dello strascino ordinario che veniva tirato da due uomini a cavallo. Fra le battute di caccia che maggior­ mente abbiano fatto epoca nel Medio Evo sono quelle che il Pontefice Paolo II — Pietro Barbo da Venezia — indisse, fra gli altri festeggiamenti, per onorare Borso d’F.stc venuto a Roma per il suo inve­ stimento a litica di Ferrara. Questi ar­ rivò il 1. d’aprile del 1471 con un son­ tuosissimo seguito, nel quale figuravano 175 muli trasportati, su gualdrappe tri­ colori (bianco, rosso e verde), tutto quanto occorreva per uso personale al Duca ed al suo seguito. Venivano poi 75 muli con sonagliere d’argento e bardati con gual­ drappe di velluto cremisi, con lo stemma ducale ricamato. Erano carichi del cor­ redo personale del Duca. Seguivano 80 uomini a piedi in divisa unica e di nuo­ va foggia: ciascuno portava a guinzaglio quattro cani — levrieri. cornioli, strevieri

aliavi. segugi c biacchi diversi. Venivano poi gli strozicri con falconi, girifalchi Seguivano 500 uomini, a cavallo, con astori ed altri uccelli per l’aucupio. roboni di broccato d’oro d’argento e di velluto che precedevano i trombetti, i suonatori di pifferi in superbe monture di panno intessuto di oro. Venivano infine gli staffieri in divisa di broccato d’argento che circondavano molti gentiluomini ferraresi, modenesi e reggiani, che accompagnavano Borso. Durante il sog­ giorno del Duca a Roma numerose fu­ rono le battute di caccia, cui partecipa­ rono nobili romani cd anche alcuni Car­ dinali. Della battuta più importante il Papa volle rimanesse imperituro ricordo: venne infatti coniata una medaglia di bronzo che nel recto porla l’immagine di Paolo li con la scritta « Paultts II Venatus Pont. Max ». e nel verso porta incisa una foresta con cacciatori mentre stanno in­ seguendo selvatici. Sempre nel verso figu­ ra il motto « Solum in feras pius bellatur Postar » c cioè « Pio Pastore coni batte solo le fiere » .

Diligi Stilliti

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LA POSTA AI CHIMB ALDO MAURI, Milano. — Le recenti vittorie del tenente D’Inzeo nei più diflicili concorsi ippici internazionali, culmi­ nate con la conquista del prestigioso Gran Premio d’Europa sono dovute, oltre che alla indiscussa classe d'un cavallo e di un cavaliere, al trionfo d'una scuola: la scuo­ la italiana. Ciò non-meraviglia se si pen­ sa che il D'Inzeo. al pari del fratello, è oltreché figlio allievo d'uno del più bravi e apprezzati maestri d'equitazione, al cui insegnamento formarono non solo migliaia di soldati, di cavalieri, ma anche distinti e apprezzati cavalieri da concorsi, nel passato. Con una certa tristezza, velata di nostalgia, dobbiamo riconoscere che le nostre scuole d'equitazione sono poche; e — ciò che più dispiace — in esse la tra­ dizionale classica, efficace, della tecnica va sotto il nome di « metodo Caprilli » se non abbandonata del tutto, non è assolu­ tamente più quella. Ciò spiega almeno in parte, perchè salva l'eccezione D'Inzeo, le ultime generazioni non abbiano dato cavalieri della classe di coloro che. a die­ cine, illustrarono l'equitazione italiana in un recente passato. E spiega anche per­ chè in recenti concorsi vedemmo schie­ rati a difesa dei nostri colori uomini va­ lorosi ma ormai troppo vecchi per resi­ stere agli sforzi, soprattutto psichici, che un Concorso impone. Proprio in occasione dell'ultimo concor­ so di Roma, un vecchio ufficiale di caval­ leria francese, uno del mestiere, cavalie­ re di classe non comune ai suoi bei dì. osservava: « Come francese dovrei com­ piacermi che i nostri montano vittorio­ samente secondo la scuola italiana, ma, da sportivo, sinceramente mi rammarico che questa scuola stia cosi rapidamente de­ clinando e scomparendo da voi ». Rimedi Caro lettore, le sue osservazioni sono giu­ ste, nel senso che bisogna, con ogni sfor­ zo dedicare mezzi e intelligenza alla ri­ nascita dell'ippica italiana, preparandoci in tempo per le Olimpiadi del '52. Ma creda, la F.I.S.E. fa tutto quello che deve, ed anche di più. Secondo noi i grandi ca­ valieri del passato (vivi e vegeti) dovreb­ bero. anche con loro personale sacrificio, quotidianamente sorvegliare, incoraggiare, correggere, formare i ragazzi che iniziano il difficile sport del cavalcare. Oggi, gli istruttori ci sono, ma non sono quelli mi­ gliori, a parer nostro. Praticamente scom­ parsi i reggimenti di cavalleria, e le scuo­ le di cavalleria (la «cavalleria blindata» di oggi non ha cavalli) dobbiamo far gran conto delle scuole civili; ma ripetiamo, la F.I.S.E. che già tanto fa, deve fare di più proponendo ad essa cavalieri, grandi ca­ valieri, della vecchia scuola, che ripren­ dano una tecnica e una tradizione, en­ trambe offuscate, eppure pronte a riful­ gere ancora per le nuove vittorie dello sport italiano. ELIO CORSI. Firenze. — Secondo noi. il contrasto Torino-famiglie del Caduti di Superga è stato eccessivamente dram­ matizzato dalla stampa, nel gioco degli opposti interessi. Hanno torto coloro che devono dare, per la lentezza con cui sem­ brano disposti a dare, hanno torto le fa­ miglie ner l’impazienza che dimostrano nel chiedere. Certo, da un punto di vista sen­ timentale e umano siamo tutti dalla par­ te delle famiglie: m. queste devono, pur­ troppo, comprendere che almeno per quanto riguarda le cifre loro largite dallo Stato e dal Coni vi sono procedure inevi­ tabilmente lente, delle quali non si può far a meno. Siccome il «grosso» delle som­ me da dividersi tra i disgraziati superstiti è costituito, appunto, da queste cifre, la

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antipatica lite Torino-famiglie si riferisce a importi relativamente piccoli. Ecco, per­ chè, può sembrare che si sia eccessiva­ mente drammatizzata una vertenza, rac­ chiusa entro limiti ben ristretti. Nessun dubbio, infatti, che le famiglie avranno quanto per loro raccolto o assegnato dal­ lo Stato e dei vari enti, o offerto dalla pubblica solidarietà: si tratta solo — è bene ripeterlo — di remore burocra­ tiche che da parte di tutti si farà in mo­ do di affrettare il più possibile La discus­ sione sul «quantum» da corrispondere c relativo soltanto al modo d’interpretare il contratto di lavoro e. in generale, gli im­ pegni esistenti fra i Caduti c il Torino. E siccome la materia del contendere non passa le poche centinaia di migliaia di lire nei singoli casi, e i dieci milioni in tutto, è da sperare, veramente, che il buon senso trionfi, e non si arrivi all'aula del tribunale. Ma se in una sola partita di campionato, si può incassare il doppio, perche tanta fatica a riconoscere e pre­ miare il sacrificio di uomini che tanto il­ lustrarono il calcio nazionale?

di Roma Ma qui il discorso dovrebbe OSsere assai più lungo, non potendosi con­ siderare la deficienza della Capitale, in fatto di pista ciclistica, isolata, sibbene essendo necessario inquadrarla in quella più vasta di tutti, o quasi, gli impianti sportivi: dove, infatti, uno stadio alme­ no per 60.000 spettatori? Dove un ambien­ te adatto per un grande incontro di pu­ gilato’ E l'esemplicazione potrebbe con­ tinuare, non senza il rilievo che è peno­ so che avvengano proprio nell'Urbe dove si possono ammirare i ruderi di stadi con centinaia e centinaia di migliaia di posti... Si. è vero, la serie dei comunicati relativa alla rimessa in valore, al restauro, al completamento degli imponenti e quasi inutilizzati, impianti del Foro Italico con­ tinua: ma i lavori ancora non si iniziano. Tutto questo è penoso, molto penoso, quando si considera che esistono milioni dì disoccupati che potrebbero lavorare, c mili.T-di di patrimonio sportivo, creati col « Totocalcio - che potrebbero trovare il loro più nobile (ed anche redditizio) impiego.

MARIO RIGHI. Roma. — Si. ella ha per­ fettamente ragione. Se inglesi, belgi e. ìnsomma. ciclisti di tutta Europa vengono a Milano a tentare (e, spesso, a conse­ guirci primati, è perchè il Vigorelli è. sen­ za dubbio, il più veloce, il più moderno, il più completo velodromo oggi esisten­ te. N’è minor ragione ella ha quando rileva l'insufficienza del velodromo Appio

UMBERTO MANCINI. Lodi. — Non c'è dubbia che le due < famiglie schermisti­ che italiane più meritatamente celebri son ) quelle dei Nadi e dei Mangiaretti. Ma mentre la prima era. sportivamente parlando, composta solo del padre e dei due figli, la seconda, oltre il padre. Dario e Edoardo, vanta anche nella madre una valente campionessa della pedana.

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SPORT

(AHI.fi Con. Carlo Montò, del quale lo sport italiano ha in questi ultimi giorni pian­ to la scomparsa, era stato veramente un grande sportivo, un grande benemerito dell'attività sportiva nazionale. Come uo­ mo d’azione, era toccato a lui un primato mondiale che non è stato rilevalo — al­ meno per quanto ci risulta — dalla stam­ pa. Come è nolo, l’Italia fu la prima che impiegò l’aviazione in guerra, nell'impre­ sa libica (1911-1912); Montò, volando su Tobruck, a bassa quota, fu il primo avia­ tore al mondo ferito in guerra. Conte 01 ganizzatore e dirigente sportivo, ebbe il inerito nell’immediato dopo-guerra del primo conflitto mondiale, di portare — conte presidente del C.O.N.l. — gli atleti italiani alle Olimpiadi di Anversa (1920) con tale spirilo e fervore che. superando ogni deficienza tecnica, essi conseguirono memorabili vittorie. Membro del C.I.O. per lungo tempo e presidente di varie fe­ derazioni nazionali, dette, specialmente allo sviluppo e alle affermazioni del ca­ nottaggio e della scherma, un contributo di primissimo piano. Con l'on. Montù è

Una caricatura di Montù aviatore, del 1914.

scoiti parsa una delle piò grandi del nostro sport. Il presidente del C.O.N.I., aia'. Onesti, rendendosi interprete del mento di lutti gli sportivi italiani,

figure

Giulio senti­ ha in­

viato alla famiglia Montò un telegramma di profondo cordoglio.


operai sono al lavoro per completare la gigantesca opera. Lo Stadio avrà una ca­ pacità totale di 155 mila spettatori, dei quali 125 mila seduti. La visuale sarà perfetta da ogni punto delle tribune e delle gradinate. Il gradino più alto del­ l’immenso « catino » si leverà a 23 me­ tri da terra.

> PRAGA. — Favorito da condizioni di i ideali, allo Stadio~ Vitkovice di tempo ..................... ’’ O" strava,i, il campione Emilio Zatopek, nel _ di una gara sui in. 10.000 e contro corso avversari cecoslovacchi, ha nuovamente conquistato il primato mondiale sulla di­ stanza di cui è olimpionico vincendo nel­ lo stupefacente tempo di 29’21”2. sci se­ condi in meno, cioè, del « record » stabi­ lito il 1. settembre scorso dal finlandese Vjlio Heino. L’estrema facilità con la quale il feno­ menale cecoslovacco ha compiuto la stra­ biliante impresa, lascia chiaramente in­ tendere come il inuovo « record » sia non troppo, ormai. facilmente attaccabile 4 BUDAPEST. — Gli ungheresi dell'M.T.K. Gyongyossy. Nyeki, Szillard, Kadas durante una riunione svoltasi a Budapest nella staffetta 4 x 100 m. s. 1. hanno se­ gnato il tempo di 3’56”8 abbassando di 1” c 6/10 il primato europeo che appar­ teneva ai francesi della società del TOEC di Parigi. 4 PARIGI. — Il campionato del mondo di marcia si è disputato senza i rappre­ sentanti italiani, perchè non autorizzato dalla Federazione competente. Ha vinto il parogino Caron che ha coperto il 68 Km. in ore 6.19'21” alla media di Km. 10.753: 2. Gross, 3. Cornct, 4. Gilbert.

4 TRIESTE —- B n piacentino Giuseppe; Bordoni, campione ione d'Italia dei 10 e 20 km. di marcia, ha conquistato contro i migliori fondisti nazionali, il terzo titolo sulla distanza di km. 50. Ecco l’ordine di arrivo: 1. Bordoni Giuseppe (Virtus Bo­ logna) in ore 4.44’36”; 2 Cascino Salva­ tore (Pagliato di Roma) in ore 4.51’06”; 3. Croia; 4. Mazza; 5. Russo; 6. Crasso. 4 MILANO. — Il risultato migliore al Trofeo della Pergola lo ha fornito Tonino Siddi, che ha disputato tre gare vincen­ dole e precisamente i m. 200 in 21”7. i m. 100 in 10”8 e il salto in lungo> con m. 6.95. n campione del C.S.I. è istato molto festeggiato. Va poi notato il risultato raggiunto da Consolini; l'olimpionico con facilità irri­ soria ha toccato i m. 53.80. mentre Tosi ha lanciato a m. 51,02. Notevole pure il risultato di Matteucci nel giavellotto e buona la ripresa di Paterini nei m. 400.

4 LUSSEMBURGO. — Il Congresso della Federazione Internazionale di Atletica Leggera, riunitosi con la presenza del de­ legato italiano, ha approvato il seguente programma di massima per il 1950: 2729 maggio: manifestazione internazionale a Londra; 11 giugno: Manifestazione in­ ternazionale a Glasgow; 17-18 giugno: Belgrado contro Parigi e giornata olim­ pica Amsterdam-Lussemburgo; 21 giu­ gno: riunione Saint Gilloise a Bruxel­ les; 25 giugno: Milano-Parigi: Manife­ stazione a Bruxelles; Italia- Austria fem­ minile: 1-2 luglio: Jugoslavia-Belgio-Polonia-Romania c Varsavia: Romania-Polonia-Cecoslovacchia a Bucarest; 5 lu­ glio: Austria-Bclgio maschile a Vienna. 4 MOSCA. — L’atletessa moscovita An­ na Andreeva ha battuto il record del mondo femminile nel lancio del peso con 14 metri e 75. n vecchio record, di m. 14.51. apparteneva fin dall’ottobre del 1945 a Tatiana Sevroinchkova. Precedentemen­ te l’Andreva aveva lanciato 11 peso a m. 14.89. ma la Federazione Intemazionale non aveva riconosciuta per valida la pro­ va. 4 LIONE. — Nel corso di una riunione atletica, il duecentista Bally, campione di Francia, ha coperto i 400 metri nel tem­ po di 49”.

4 GENOVA. — Ecco l'ordine di arrivo del giro podistico di Genova: 1. Malachina Francesco (Trionfo Genovese) che compie i 19 Km. in 33’45’’; 2. Italia Giu­ seppe in 34’; 3. Rado Dino in 34’20"; 4. Noceo Giovanni; 5. Nocco Mario: 6. Sic-

cardi: 7 Verona: 8. Utre; 9. Vitali: 1U Munafò. 4 PARMA. — Si è svolto al Tardini di Parma il campionato assoluto di penta­ thlon femminile. Ecco il dettaglio: Peso: 1. Ferri (Cus Roma) 9,79: 2. Rossi (Pel­ nova) 9.35; 3. Pierucci (Colombo) 9.15; 4. Jannoni (Cus Roma) 8. 95. Alto: 1. Jannoni 1.50: 2. Pierucci 1,47; 3. Musso (Veneto Unica) 1,47: 4. Sciuto (Cus Roma) 1.44. M. 200: 1. Kunhe (Olimpia) 27”3: 2. Cavazzini (Parma) 27”6: 3. Pie­ rucci e Laurcncich (Bologna) 27”7. M. 80 4«>U X£. Hs.: 1 Musso 12”X, 1; 2. Sciuto 12”5; 3. CaLaurencich (Cestistica) ( vazzini c Laurcncich 13”2; 4. Pierucci 13”5 Lungo: Lungo : Pierucci 5,15; 2. Musso 4,98; 3. Kunhe 4,93; 4. Cavazzini 4,93. Classifica finale: 1. Pierucci (Colombo) p. 3728: 2. Musso (Venchi Unica) p. 3628: 3. Cavazzini (Stella Azzurra) p. 3480; 4. Jannoni (Cus Roma: 5. Rossi (Pclnova): 6. Kunhe (Olimpia). 4 OSLO. — L’incontro di ritorno Stati Uniti-Scandinavia che avrebbe dovuto svolgersi nel prossimo anno, è stato de­ finitivamente annullato. 4 ROMA — Il classico giro podistico di Roma è stato vinto dal foggiano Michele Fanelli; 2. Sestini (Firenze). 3. Padovani (Trento). 4. Romei (Lucca), 5. Braghini (Milano'. 4 TORINO. — Tagliapietra ha percorso 1'-T'O rrn, gli 800 metri; ir, in l ’53”2 senza impegnarsi soverchiamente. 4 MESSINA. — Nella decima prova del campionato podistico hanno tonto Giusep­ pe Beviacqua nella corsa (Km. 5 in 14’47”) c Telemaco Arcangeli nella marcia (Km. 7 in 32’10”4). 4 PARIGI. — La Federazione Atletica Francese ha ingaggiato il finlandese Mat­ ti Jorvinen. campione olimpionico nel giavellotto, per allenare i campioni fran­ cesi nella specialità. 4 NAPOLI. — Nell’incontro quadrango­ lare di atletica del Sud è risultata pri­ ma la Campania, seconda le Puglie, terza la Sardegna, quarta la Sicilia.

4- VIENNA. — Al Prater l’Ungheria ha battuto l’Austria per 4 a 3. Una vera de­ lusione per 1 tifosi viennesi 1

4 BELGRADO. — In una parte equili­ brata disputatasi allo Stadio dell’Esercito Jugoslavo di Belgrado, la rappresen­ tativa belgradese ha sconfitto quella zagabrese per 3-2.

4 PARIGI. — A fine febbraio il Racing Club Paris, vincitore della Coppa, gio­ cherà contro il Vasco de Gama, campio­ ne brasiliano. Questo incontro, che si svolgerà a Parigi pochi mesi prima dei campionati mondiali, è molto atteso es­ sendo in grado di dare un’idea precisa del calcio brasiliano. 4 RIO DE JANEIRO. — Per i campionati mondiali di calcio del 1950 Rio De Jianeiro disporrà dello Stadio più vasto del mondo nel suo genere. Millecinquecento

4 LONDRA. — Le Federazioni calcisti­ che di Inghilterra. Scozia e Galles hanno espresso la loro opposizione ad ogni for­ ma di scommessa sulle gare calcistiche, in una dichiarazione scritta presentata al­ la regia commissione sul gioco di azzar­ do. La F. A. inglese giunge ad afferma­ re che le « scommesse • in denaro po­ trebbero costituire un autentico pericolo per il gioco qualora la legge dovesse es­ sere attenuata in loro favore ». 4 CARDIFF — Nella eliminatoria per la Coppa del Mondo di calcio, la nazionale britannica ha battuto quella del Galles per 1-1. L’incontro si è svolto dinnanzi a 60 mila persone. La superiorità inglese è parsa schiacciante. 4 PARIGI. — L'incontro, valevole per la Coppa del Mondo, tra Francia e Jugo­ slavia è terminato alla pari: lai. Quin­ di ci sarà un nuovo confronto su terre­ no neutro, a Milano, il 27 novembre.

4 BORDEAUX. — Il ciclista francese Georges Paillard ha stabilito un nuovo record mondiale compiendo su strada, dietro una motocicletta. Km. 95.G40 in ore una. Paillard montava una bicicletta ap­ positamente costruita. 4 MILANO. — Nel corso di una riunione ciclistica internazionale al Vigorelll. in at­ tesa dell’arrivo del Giro di Lombardia l'inglese Reg Harris ha conquistato il pri­ mato mondiale sul chilometro con parten­ za da fermo, conquistando il tempo di l'9”4/5. U precedente record era dete­ nuto da Fabio Battesini e da Anseimo Morandi in l’10”l/5. La riunione com­ prendeva anche una potile internazionale di velocità che ha visto al primo posto in classifica Astolfi con punti 7. seguito da Harris con punti 5 e da Morandi con 3 punti. La finale nazionale di velocità dilettanti era vinta da Antonio Maspes (Lombar­ dia): 2. Pozzi (Lombardia): 3. Pugi (To­ scana); 4. Paccagnella (Veneto). 4 NEW YORK. — H maltempo ha co­ stretto Albie Bariow ad interrompere il tentativo di traversata ciclistica degli Sta­ ti Uniti dalla costa del Pacifico a quella Atlantica. Barlow. professionista di gran­ de notorietà in America, è giunto a Flagstaff nel bel mezzo di una bufera di gran­ dine che si è poi tramutata in neve. 4 BORDEAUX. — Nello Stadio di Bor­ deaux il corridore Chazand ha battuto il record del mondo dei 20 chilometri dietro motori commerciale coprendo la distanza in 16’51” alla media di 71.87® chilometri. 4 MILANO. — Il Giro ciclistico di Lom­ bardia ha visto vincitore Fausto Coppi (Bianchii alla media di Km. 38.002; 2. Kubler Ferdinando (Bartali); 3. Logli Nedo (Arbos); 4. Magni Fiorenzo. (Wiher Trie­ stina); 5. Covolo primo degli indipenden­ ti; 6. Albani; 7. Bresci; 8. Fornara; 9. Rolland; 10. Astrua; 11. Baratln; 12. Basotti; 13. Simonlni; 14. Castellucci: 15. Grosso; 16. Leoni; 17. Maggini; 18. Bevi­ lacqua;; 19. Sforacchi; 20. a pari merito: Croci, Torti. Soldani, Sciardis, Coppi Sor­ se e Pagliazzi; 25. Fumagalli; 26. Rosset­ to; 27. Zampini; 28. Mollneris: 29. Conte; 30. Casola; 31. Pontisso; 32 Levèque: 33. Zuretti; 34. Zanazzi Renzo: 35. Falsiroli; 36. Carnea: 37. Ghezzo: 38. Bon: 39. Brun; 40. Magni Vittorio. Seguono altri. 4 VARESE. — R circuito delle Tre Valli Varesine ha avuto il ” guente ordine di arrivo * 1. LÒGLI- Nedo (Arsos) alla media di Km. 37.494 : 2. Seghezzi (Lygie); 3. Za-

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nazzi (Viscontea!: 4. Tosi, primo della seconda categoria; 5. Covolo: 6. Corani; 7. Giudici: 8. Zampini; 9. Fasotti; 10. Fo.-nara; 11. a pari merito: Weilenmann. Verdini. Franchi, Ridolfi. Bellini. Fon­ delli. Tonini. Fanti. Cerati. Meazzo. Ros­ si. Bellini. Boi. Camellini. Giganti. Sfo­ racchi, simoiuiu, Simonini. ^«ugivii, Cai gioii, Fumagalli. M->raccni, r lineris. Spinazzi. Salimbeni. Dupi dio. Busancano c Croci Torti : seguono altri. 4 RO?4A. — La stagione eccezionale di Fausto Coppi, vincitore della Milano San Remo. Giro della Rimagna, Giro del Ve­ neto, Giro d'Italia, Giro di Francia c Gi­ ro della Lombardia, è espressa chiara­ mente nelle due classifiche del Trofeo Dcsarange-Calombo e nella «c'iallengen di regolarità del confratello belga « Belgique Sport-. Il campionissimo italiano è nettamente primo nelle fluì- classifiche. Nella «Desgrange-Colombo ■ Coppi prece­ de Magni, Bartali. Leoni, e Mollili, men­ tre nella classifica belga, il « bianco-cele­ ste" precede Peeters, Magni, impanis. Bartali e Kubler. 4 ZURIGO — L'Americana di 100 Km., terza prova del Campionato Europeo in pista ha dato i seguenti risultati: 1. Schulte-Peters alla media di km. 47,796: 2. Godean-Bouvard ad un giro: 3. LapebieBrunne) (id.): 4. Kubler-Bruyland (id.): 5. Knllot-Von Bueron o due giri: 6. Schaer -Stettler a tre giri.

♦ ROMA. — Il Sottosegretario alla Pre­ sidenza del Consiglio dei Ministri, on. Giulio Andreotti. ha ricevuto i corridori automobilisti Luigi Villoresi e Alberto Ascari ed il loro direttore sportivo Cor­ rado Filippini, accompagnati dall'avvoca­ to Giulio Onesti, Presidente del C.O.N.I. e da Franco Spotorno, Presidente dell'AS.A.I. I corridori Villoresi ed Ascari, insie­ me con Farina, Tarulli. Carini e Biondetti ed altri piloti europei stanno per iniziare un ciclo di corse in Argentina. L’on. Andreotti si è vivamente interes­ sato al programma sportivo dei nostri piloti ed ha espresso il suo compiacimen­ to, augurando poi che nelle imminenti gare in terra americana essi riconfermi­ no il loro valore, tante volte dimostrato sulle piste di tutto il mondo. Il program­ ma delle gare che si svolgeranno in Ar­ gentina è il seguente: 11 dicembre: G. P. Generale Peron a Buenos Ayres. 18 dicembre: G. P. Èva De Peron a Buenos Ayres. 6 gennaio: G.P. Mar de la Piata. 15 gennaio: circuito di Rosario. Altre corse si svolgeranno poi in Brasile e nel Venezuela. I corridori in partenza por­ teranno oltre le loro macchine, altre due Ferrari e altre due Maserati destinate ai piloti argentini Fangio e Campos. La co­ mitiva partirà da Genova a bordo del Conte Grande, il 16 novembre. 4 BRESCIA. — Gli organizzatori della Mille Miglia stanno studiando il percor­ so per l'edizione 1950 della grande corsa. Sarà certamente eliminato il tratto del­ la Cisa. mentre è assai probabile che il tracciato comprenderà Bologna e Firenze. Nella riunione internazionale degli Au­ tomobili Clubs si è proceduto alla com­ pilazione del Calendario Intemazionale Sportivo. Le «Mille Miglia 1950« — Coppa Franco Mazzetti — è stata fissata per il giorno 23 aprile 1950. La gara sarà retta dalla formula internazionale sport, ricon­ fermata dalla F.I.A. anche per il 1950. 4- MODENA. — L'A.C. di Modena ha ri­ cevuto l’approvazione della richiesta avanzata dalla C.S.I. a Parigi, intesa ad ottenere l'organizzazione di due grandi premi internazionali nel 1950. Le due ma­ nifestazioni — G.P. Aeroautodromo (for­ mula 2) e G.P. Città di Modena (formu­ la 1) — avranno luogo rispettivamente il 7 maggio e il 10 settembre 1950. Anche il Moto Club Modena ha predisposto due grandi competizioni. 4 MILANO. — La Commissione sportiva internazionale della F.I.C.M. ha ufficial-

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niente riconosciuto campioni del mondo: Classe fino 125 cmc.: Pagani Nello (Italia-Mondial); Classe 250 cmc. Ruffo Bru­ no (ttalia-Guzzi); Classe 350 cmc.: Frith (InghilteTa-Velocette): Classe 500 cmc.: Graham (Inghilterra-Norton). 4 PARIGI — Il Campionato mondiale pi­ loti sarà basato per la stagione 1950 su una serie di grandi prove. Potranno es­ sere ritenute valide per il punteggio quel­ le corse che sono state organizzate al­ meno una volta dal 1946 in poi. 4 MILANO. — L'Alfa Romeo inizierà prossimamente aH'autodromo di Monza una scuola di addestramento per piloti. La casa milanese proverà sulle sue vettu­ re numerosi giovani corridori che si sono messi in luce in questi ultimi anni. 4 PARIGI. — Il titolo di campione asso­ luto di Francia per il 1949 è stato aggiu­ dicato a Rosici-, 4 PALERMO. — La XXXIV Targa Fiorio — X giro di Sicilia — avrà una dotazione di premi per oltre 10 milioni di lire. 4 PARIGI. — 11 campione inglese e mon­ diale di sidecars Oliver ha battuto i tre primati mondiali della categoria sidecars 690 cmc. correndo sulla pista di Monthlery. I primati stabiliti da Oliver sono i seguenti: km. 50 alla media oraria di km. 162.400; miglia 50 alla media oraria di Km. 162.700; km. 100 alla media oraria di km. 162,600. I primati suddetti erano de­ tenuti rispettivamente: da Milhoux nei 50 km. con la media di km. 156.600: da Milhoux nelle 50 miglia con la media di km. 157: da Milhoux e da Debay nei 100 km. alla media di km. 162.700. 4 BOLOGNA. — Per il Giro dell'Emilia e Romagna sono stati stanziati sei milioni e mezzo di lire per i premi in palio. 4 BUENOS AYRES. — Il corridore ita­ liano Mario de Benedetti ha vinto l’impor­ tante corsa di alta valle Rio Negro sulla distanza di 100 km. battendo tutti i mi­ gliori corridori dell’America Latina. 4 PARIGI. — Ngl prossimo mese di di­ cembre la F.I.A. diramerà il calendario intemazionale di attività per le vetture corsa della formula n. 3. È stato intanto reso noto che le partenze delle vetture di detta formula potranno avvenire lan­ ciate. 4 SANTA FE'. — Il pilota argentino Bi­ zio è morto in un grave incidente di cor­ sa. Bizio era in testa ad altri 25 corri­ dori c stava percorrendo ad una velocità di 90 miglia il terzo giro del percorso al­ lorché per cause non ben precisate' la sua auto sbandava proprio nelle immedia­ te vicinanze di una pericolosa curva. Du­ rante le prove di qualificazione, era ri­ masto ucciso un altro corridore. Alonso Scandroglio. 4 ROMA — La classica prova in salita Vermicino - Rocca di Papa per la Coppa Romeo Galbenga Stuart ha dato i seguen­ ti risultati: Automobili: Classe 750 cc.: 1. LEONARDI (Fiat Patriarca) alla media di 99.139: 2. Musso (Fiat Giannini); 3 Matteucci (Fiat S.). Automobili Classe 1100: 1. SCAGLIARINI (Cisitalia) alla me­ di di 102,18; 2. Cagli (Cisitalia) 3. Marzotto (Cisitalia). Automobili Classe oltre 1100: 1. MARZOTTO (Ferrari 2000) alla media di 108.634; 2. Bracco (Ferrari 2000); 3. Coletti (Maserati 2000) in 8’37”. Moto Classe fino a 75 cc.: 1.POSSENTI (Alpino); 2. Cesari (Guzzi 75); 3. Zammati (id.). Mo­ to Classe fino a 125 cc.c 1. Cau su (Vespa) 2. Sammartin (id.); 3. Leonetti (id.); Mo­ to fino a 250 cc.: 1. ROSSETTI (Benelli 250) alla media di 102,816; 2. Franciscl (Guzzi 250); 3. Cipriani (Guzzi 250). Moto Classe fino a 350 cc.: 1. MILANI (Triumph): 2. Palombo (Matchless); 3. lerussi. Moto Classe fino a 500 cc.: 1. FRANCISCI (Guzzi 500) alla media di 106.273 (1. asso­ luto): 2. Cervoni (Guzzi 500); 3. Stazi. Moto Categoria Sidecar: 1. TOMASSETTI (Tomassetti 600); 2. Panella (P.M.W.). 4 PARIGI. — Il calendario dei Grandi premi automobilistici per il 1950 è il se­ guente: 22-29 gennaio: Raduno di Monte­ carlo; 10 aprile: Grand Prix de Pau (Fran­ cia); 23 aprile: Mille Miglia (d’Italia); 30 aprile: Grand Prix de Paris; 7 maggio:

Gran Premio di Finlandia (per macchine sport): 13 maggio: Gran Premio d'Europa (Gran Bretagna); 13-21 maggio: LisbonaGiro del Portogallo (Estoril); 21 maggio Gran Prix do Monaco: 28 maggio: Greti Premio d'Italia a Monza; 31 maggio: 500 Miglia di Indianapolis: 4 c 5 giurino: Boi d'Or a Parigi- parts. Angoulcmc (Fran­ cai: 11 giugno Grand Prix des Remparts *----------------------- 18 Angaideme (Francia): 18 giugno: Grand .......................... ,Jrix del Belgio: 24 e 25 giugno: Vcntiquattio Ore di iVl.ins iVlnns (Francia). 2 luglio: >-> . Franco Grand Prix de l’Autoclub de Francò luglio: Gran Premio d'Olanda; 30 luglio: (Reinis); 16 luglio: Grand Prix d'Albi: 23 Grand Prix des Natii ns (Svizzera): 6 ago­ sto Grand Prix de Comminges (Francia): 20 agosto: Gara di velocità a Stoccolma ò Gran Premio di Germania. 5-12 settembre; Corse Internazionali in Polonia; 17 set­ tembre: Gran Premio Pena Rhin in Spagna; 2! settembre: Gran Premio di Ceco­ slovacchia: 1 ottobre: Gran Premio di Ju­ goslavia: 8 ottobre: Gran Premio della Mostra dell’Aiitomobile a Parigi; 22 ot­ tobre: Gran Premio del Portogallo; 12 novembre : Gran Premio del Marocco (Ca­ sablanca).

4 STOCCOLMA. — Il campione motoci­ clista svedese Fritz Loefwvist è morto in seguito ad un incidente subito dopo ta­ gliato il traguardo d'una gara: andava a cozzare contro la barriera che divideva il pubblico dagli spettatori, rimanendo UCciso sul colpo. 4 ROMA. — II calendario automobilistico internazionjale comprende 23 manifesta­ zioni italiane È interessante far notare carne dette prove si distinguano in base alla formula, tenendo comunque presente che alcune di esse sono per due categorie di vetture: Corsa f. 1: n. 6; f. 2: 6; f. 3: 1: catego­ ria turismo: 9: categoria sport: 11; rallye: 1. La f. 1 verrà adottata a San Remo, G. P. Autodromo. Gran Premio Bari. Circuito di Pescara. G. P. d'Italia. Circuito di Mo­ dena. La I. 2 a: G. P. Modena. Gran Premio Autodromo. G. P. Roma. Circuito di Na­ poli. Susa Monccnisio, Aosta. Gr.'U San Bernardo. La f. 3, in attesa però di un supple­ mento di calendario internazionale, al Cir­ cuito del Garda. La categoria sport avrà le seguenti pro­ ve internazionali: Giro della Sicilia. MilleMiglia, Coppa Toscana. Coppa delle Alpi. Giro dcH’Ùmbria, Coppa Dolomiti. SusaMoncenisio. Aosta-Gran San Bernardo. Giro dell'Emilia. Pontedecimo-Giovi. Per la categoria turismo sono previste le seguenti corse: Giro Sicilia. Mille Mi­ glia. Coppa Toscana, Coppa delle Alpi. Giro Umbria. Coppa Dolomiti, Stella Al­ pina. Giro dell’Emilia. 4 PARIGI. — Due tentativi, coronati da successo .hanno avuto luogo all'autodro­ mo di Montlcry : quello effettuato dalla squadra inglese Bell. Dukcs e Oliver su Northon. La squadra ha battuto il record delle due ore della classe 500 cmc. per­ correndo chilometri 360.026 alla media di chilometri 180.013 (antico record 356. 753). Il record è valido anche per le classi 750 e 1000 cmc.: e quello per sidecars nel­ la quale categoria sempre l’inglese Oliver a bórdo di un sidecar Norton 600 cmc. ha battuto i seguenti record: 154.322 1ora, percorrendo chilometri (antico record 147,854). 100 miglia: 1,02'34"67/100, media 154.033 (antico record, ore 1.08’31”90/100). 2 ore: 297.44, media 148,622 (antico record 271.786). Questi tre record sono validi anche per la classe fino a 1000 cmc. 4- MADRID. — Il 1. I. P. automobislitico di Madrid ha avuto un grande successo spettacolare. Si calcola che oltre centomila spettatori abbiano assistito alla gran­ de competizione che ha visto la vittoria del francese Sommcr su Simca seguito da Trintirrmnt (Simco), de Graffenried (N. D.). Tmiffi (Clvitalia). dei (Stanguellini). Durante una delle batterie il pilota italia­ no Serafini, ad una curva, usciva di stra­


da investendo un gruppo di spettatori. Due di questi sono restati feriti gravi. 4- PARIGI. — L'inglese Crossley al volan­ te d’una vettura Alfa 1500 cmc. con com­ pressore ha battuto a Montlhery il record internazionale della categoria sui Km. 50 con 14’48"18 alla media di Km. 200.661. Il precedente record apparteneva ad Eldridge con 15'31”6 e fu stabilito il 23 settem­ bre 1936 sullo stesso autodromo.

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4- SPEZIA. — II campionato d’Italia dei pesi massimi è restato allo spezzino Al­ fredo Oldoini, il quale è stato dichiarato vincitore ai punti nell'incontro con Io sfidante Fausto Rossi, di Roma. Nella stessa riunione Bondavalli ha battuto ai punti il pari peso, piuma. Ghilardi, di La Spezia. 4- BARCELLONA. — Il campione d’Euro­ pa dei pesi gallo Remerò ha battuto ai punti in 10 tempi l’italiano Falcinelli nel­ l’incontro di rivincita. Il risultato dello incontro è stato disapprovato dal pubbli­ co che ha visto una seconda ingiustizia ai danni degli italiani. Nella stessa riunio­ ne il leggero romano Storti è stato battu­ to ai punti dal pari peso Viaplana, men­ tre il vercellese Berto ha pareggiato con Argote in 8 tempi e ancora una volta lo italiano Aiello ha vinto prima del limite battendo Mendicute per getto di spugna alla 7. ripresa. 4 NEW YORK — Il negro americano Harold Date, peso gallo, ha battuto il cam­ pione australiano Elle Bennett ai punti in un incontro di dodici riprese. 4 WHITE PLAINS (New Jersey). — Il pe­ so medio italiano Armando Amanini è stato battuto per squalifica alla terza ri­ presa dall’americano Jimmy Flooda di New York 4 MELBOURNE. — Per l’anno prossimo gli organizzatori australiani ricercano un gruppo di campioni di pugilato da Pae­ si in cui non sia in corso valuta ameri ameri-­ Essi .prenderanno il' .posto dei cana. p ' ‘ ‘ ;pugilatori americani che di solito vengono annualmente in Australia. La svalutazione della sterlina ha costretto gli —~ piaorganizzatori a modificare ■'i iloro i loro imni finanziari, a ridurre Stati Uniti „ pegni con atleti degli ed a preferirne degli altri. Perciò il grup— j; organizzatori dello ..« stadium Limipo di ted » invierà il suo agente Jack Warner per cercarvi dei pugnatori in Malesia e nel Siam, ingaggiandoli sin dal prossimo dicembre. Il direttore generale del gruppo. Richard Lean, si recherà allo stesso sco­ po in Inghilterra ed in Europa. 4- NEW YORK. — Joe Louis, ex cam­ pione del mondo dei « massimi », ha reci­ samente smentito che egli abbia sfidato l’attuale campione della N.B.A., Ezzard Charles. Alla domanda se egli intenda ri­ prendere l’attività nel prossimo giugno, egli ha risposto con un secco no. Tutta­ via negli ambienti pugilistici americani si sostiene che l'unico modo di uscire dal­ l’attuale intricata situazione, è di allesti­ re un incontro fra Louis 'ed Ezzard che possa dare il vero campione del mondo dei « massimi ». Dempsey. interrogato in merito, ha espresso questo parere: « Louis potrebbe e dovrebbe incontrare Ezzard Charles. Metterebbe d'accordo la N.B.A. c la Commissione di Boxe dello Stato di New York ». 4- HELSINKI. — La Finlandia ha battuto la Polonia per cinque a tre. Era questo il terzo incontro pugilistico fra le rappresentative delle due Nazioni. Prima della guerra i polacchi avevano vinto in entrambe le occassioni, questa volta hanno ceduto ma sono stati, ad ec­ cezione del match dei massimi, di poco inferiori agli avversari. 4- NEW YORK.— Nel centesimo incontro della carriera nrofessionistica il medio leg­ gero americano Billy Graham ha battuto ai punti in dieci riprese il campione fran­ cese della categoria Jean Valzack.

4- SAN FRANCISCO. — Ezzard Charles, come era nelle previsioni, è ancora cam­ pione del mondo. La « pantera nera » ha abbattuto all’ottava ripresa l’italo-americano Pat Valentino, in un incontro che ha avuto luogo al « Cow Palace » di San Francisco e al quale hanno assistito cir­ ca ventimila persone. Pat Valentino che era stato, come è noto, designato dalla National Boxing Ass. ad incontrare il cam­ pione del mondo si è difeso brillantemente e il combattimento è stato uno dei più massacranti che si siano visti in Califor­ nia. Il k: o. è giunto al 35. secondo del­ l’ottava ripresa, dopo che lo sfidante ave­ va fino allora tenuto molto bene il cam­ po, con una leggera supremazia di pun­ teggio. La brillante resistenza di Pat du­ rante tutto il combattimento, aveva fat­ to sperare alla folla, nonostante gli sfa­ vori del pronostico, che il contittadino avrebbe terminato con la vittoria ai pun­ ti. Ma il rapidissimo destro di Charles al mento ha colpito Valentino come un ful­ mine. 4- ALESS. D’EGITTO. — H peso medio italiano Widmer Milandri è stato sconfit­ to ai punti dal campione egiziano della categoria, Shafick Gubrial. Il combatti­ mento si è svolto in tre tempi di tre mi­ nuti. 4- BERLINO. — Il « mediomassimo » te­ desco Conny Rux ha battuto per k.o. al­ l’ottava ripresa Dieter Hucks in un com­ battimento valido quale eliminatoria per il titolo nazionale della categoria. L'in­ contro si è svolto allo stadio olimpico di Berlino alla presenza di 25.000 persone. 4 CINCINNATI. — Il peso massimo italoamericano Joey Maxim di Cleveland ha battuto il pari peso Joe Kahut di Por­ tland per arresto del combattimento. Il medico federale è, infatti, intervenuto, vietando a questo ultimo di riprendere la lotta al principio della quinta ripresa. 4- GIASGOW. — L’americano Manuel Ortiz. campione mondiale dei pesi gallo, ha battuto lo scozzese Jackie Peterson, ex campione mondiale dei pesi mosca ai pun­ ti in dieci riprese in un incontro non va­ levole per il titolo. Entrambi i pugnatori pesavano Kg. 56,245. 4- LONDRA. — H peso massimo indiano della stirpe Cherokee. Earl Walls. ha ot­ tenuto la terza vittoria consecutiva per knock out alla prima ripresa, ai danni del viennese Schiegl. Nel corso della stessa riunione, il canadese Verne Escoe (Kg. 82.300) ha battuto ai punti in dieci ripre-

se 11 belga George Rogiers (Kg. 37, 700) che il pronostico aveva dato favorito. 4- NEW YORK. — A Toledo (Ohio) il pe­ so leggero italiano Aldo Minelli è stato dichiarato battuto ai punti in 10 riprese di fronte all'americano Tippy Larkin. Mi­ nelli è stato dominato nelle prime cin­ que riprese, ma ha avuto un energico « ritorno » nel. finale. Una ferita alla fron­ te non ha permesso al bergamasco di pa­ reggiare le sorti del durissimo incontro. 4- HOI.YOKE (Massachussetts). — Garry Lasane di Houston ha battuto il mila­ nese Ermanno Bonetti per arresto di com­ battimento alla nona ripresa, n combatti­ mento si era fino allora svolto con acca­ nimento. Entrambi i contendenti avevano sofferto tagli agli archi sopracigliari ed il medico di servizio aveva proibito a Bo­ netti di continuare il combattimento do­ po il non round. Sèi punti sono stati ne­ cessari per chiudere la grave ferita all’occhio sinistro a Bonetti. Altri tre punti so­ no stati necessari per chiudere un taglio riportato da Lasane pure all’occhio sini­ stro. Al termine dell’ottava ripresa il com­ battimento era pari, ma nella nona la violenza dei colpi aveva posto i conten­ denti nella impossibilità di continuare la lotta. 4- SYDNEY. — È stato vivacemente disapprovato il verdetto che assegna all’australiano Alfie Clay la vittoria ai pun­ ti sul francese Pierre Montane. Quest'ul­ timo è campione francese dei pesi leggeri e Clay è un indigeno australiano, ma la vittoria del campione locale ha suscitato vivaci preteste. Per di più. Clay è un esor­ diente ed il pubblico ha energicamente fischiato il verdetto. 4- PARIGI — In relazione ai recenti lut­ tuosi casi di pugili deceduti in seguito a colpi ricevuti in combattimento, la Fe­ derazione Pugilistica francese ha deciso che un pugnatore messo al tappeto nel corso di un incontro, debba rimanere a terra almeno 8’’ c che un pugile battuto per fuori combattimento non possa salire sul quadrato prima che sia trascorso un mese. LONDRA. — Il canadese Solly Cantor ha battuto ai punti il finlandese Elis Ask in un incontro non valevole per il titolo all’Albert Hall. 4-NEW ORLEANS. — L’incontro fra i pe­ si piuma americani Maxie Docusen e Jackie Wever è stato fermato alla quarta ri­ presa in seguito a un profondo taglio ri­ portato da Wever ad un occhio.

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A coloro che invieranno subito l'importo di abbonamento saranno spediti In omaggio i N. 11 e 12 dell'annata 1949.

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4 NEW JERSEY. — Il peso massimo Joe Baksi. di Kulpmont. ha conquistato una vittoria ai punti in dieci rounds sul ne­ gro Jimmp Holden di Elizabetr, al Laurei Garden di Newark.. 4 DETROIT. — Lester Felton, un « me­ dio leggero • pressocchè sconosciuto, ha ottenuto uno dei successi più sensazionali della stagione, battendo ai. punti l'aspi­ rante « numero uno » al titolo mondiale della categoria, Kid Gavilan. Il pupio de­ molitore di Gavilan è risultato ineffica­ ce di fronte al velocissimo gioco del pu­ gile di Detroit, il quale ha impostato la lotta sugli scambi a distanza. 4 TRENTON. — L’americano Ike Wil­ liams, campione mondiale dei « leggeri ». ha battuto ai punti l'americano Al Mobley in dieci riprese. 4 WASHINGTON. — La « National Bo­ xing Association » ha reso note le sue classifiche finali del 1949 dei migliori pu­ gnatori del mondo. La « National Boxing Association », che è riconosciuta in tutti gli Stati salvo in quello di New York, afferma che Ezzard Charles è indiscussamente il campione del mondo dei pesi massimi. Come « lo­ gici contendenti » sono considerati Bru­ co Woodcock, Jersey Joe Walcott e Lee Savold La « Association » propone che Charles si misuri con Savold questo inverno e che il vincitore affronti quindi Woodcock. La N. B. A. elenca quindi questi altri pugilatori quali capilista delle rispettive categorie. Medio-massimi: Freddie Mills; piuma: Willie Pep' medi: Jake Lamotta; medio­ leggeri: Ray Robinson; gallo: Manuele Ortiz; mosca: Rinty Monaghan. Altri « notevoli pugilatori nella cate­ goria del medi sono Dave Sands (Austra­ lia); l’ex campione Rocky Graziano; con­ siderato terzo; Tiberio Mitri (Italia) con­ siderato quinto. La « National Boxing Association » ha incluso poi nella categoria dei pugilatori degni di » menzione onorevole » i seguen­ ti atleti: Pesi medi: Dick Turpin (Inghilterra); Pesi medio leggeri: Eddie Thomas (Gal­ les): Pesi piuma: Ellis Ask (Finlandia). Ronnie Clayton (Ingh.); Pesi gallo: Bunty Doran e Stan Rowan (Inghilterra), PhiI Phra (Siam); Pesi mosca: Dichie Sullivan e Norman Sennant (Inghi.); Jan Sneyders (Belgio). Tafify Hancock (Australia), Peter Kecnan (Scozia). 4 NEW YORK. — Il campione d’Europa dei pesi medio leggeri Livio Minelli ha battuto ai punti in dieci riprese l’americano Dave Andrews. La vittoria dell'ita­ liano è stata netta. 4 LONDRA. — Il campione canadese dei pesi massimi Verne Escoe ha battuto sta­ sera ai punti in 10 riprese il belga Geor­ ges Rogiers. in un incontro svoltosi alla Empress All di Londra. 4 MILANO. — Per la semifinale del cam­ pionato italiano medio-massimi Martin ha battuto Paimarini per getto della spu­ gna alla terza ripresa. 4 NEW YORK. — L’ex campione mondia­ le del piuma, Sandy Saddler. ha felice­ mente debilitato nella categoria dei leg­ geri battendo per K. O. tecnico al termi­ ne del nono round il coriaceo Paddy De Marco. 4 VATFORD. — Quattro fratelli, quat­ tro pugilatori 1 Buxton e. a quanto sem­ bra. tutti gagliardi. In una riunione svol­ tasi in questa cittadina vicino a Lon­ dra i fratelli Buxton hanno riportato un clamoroso successo. Nel leggeri. Joe Buxton ha battutto ai punti in quattro riprese Johnny Me Murdy. Nei medio leggeri, Allan Buxton ha costretto all’ab­ bandono alla terza ripresa Bobby Baines e nella stessa categoria, Laurie Buxton Sia colto un’analoga vittoria su Reg Quinlan Infine, il quarto dei fratelli Buxton. Alex ha battuto per fuori combattimen­ to alla quarta ripresa. Das Jones. 4 LOS ANGELES. — Con ogni probabili­ tà il campione del mondo dei massimi Ezzard Charles, sarà chiamato al pros­ simo dicembre a San Francisco a difende-

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re il suo titolo contro Tony Bosnich. Chiarlcs ha pure in programma una ven­ tina di incontri dimostrativi neH’America del Sud. Egli inizierebbe tale giro nel prossimo febbraio, per terminarlo in aprile. 4 GINEVRA. — Nel corso d’una riunio­ ne che ha avuto luogo a Chaux de Fonds il peso welter italiano, Rustichelli, ha confermato il suo valore battendo netta­ mente al punti, nell’incontro di rivincita. Said Bona. La vittoria dell’italiano è sta­ ta molto applaudita. 4 BOLZANO. — Bondavalli di Reggio Emilia (Kg. 57.600) ha battuto ai punti Di Curtis di Bolzano (Kg. 58.700). 4 MILANO. — Nel corso d’una riunione svoltasi nel Salone dell’A. S. Unione e Forza di Saronno. il pugile dilettante Ri­ no Bettolo veniva opposto al pari peso Giussani. Alla seconda ripresa il Bettolo. colpito da una serie di colpi, veniva in­ viato al tappeto. Egli si rialzava prima del « 10 ». ma in evidenti condizioni d’inferio­ rità. Colpito nuovamente era posto k. o. Dato che il Bettolo non riprendeva i sen­ si, veniva trasportato all’ospedale dove decedeva in seguito ad emorragia cere­ brale. 4 LOS ANGELES. — Ezzard Charles, ri­ conosciuto campione mondiale dei Mas­ simi della « National Boxing Association», inizierà quanto prima un film sulla sua carriera sportiva. Il suo manager. Jakie Mintz, nel dare l’annuncio, ha confermato che il propo­ sto match per il titolo, tra Charles e Tony Bosnich non si disputerà. 4 ELSINKI. — Le rappresentative d’Ita­ lia e della Finlandia hanno chiuso in pa­ rità, otto a otto, rincontro che le metteva di fronte. Gli italiani sono apparsi quei rapidi e tecnici pugili che le cronache de­ scrivevano. ma i finlandesi hanno sorpre­ so il loro stesso pubblico e gli esperti con uno spirito e un vigore combattivo ec­ cezionali. Zuddas. Polidori Bollana c Di Segni sono stati gli italiani vincitori. 4 CAGLIARI. — H cagliaritano Mclis ha battuto ai punti il pari peso, leggeri. Angeli di Roma in 8 riprese. 4 PARIGI. — Mitri ha battuto ai punti Gilbert Stok. Nella stessa riunione il campione di Francia dei leggeri Roger Baur ha battuto lo sfidante Morales per K. 0. alla 2. ripresa. 4 PARIGI. — Emile Gremaux Presiden­ te della Federazioni Pugilistica francese, ha annunciato di aver chiesto al capo del­ la Commissione Pugilistica di New York. Colonnello Eddie Eagan, di autorizzare il peso medio francese Laurent Dauthuille a sostituire il compianto Marcel Cerdan nell'incontro del 2 dicembre valevole per il titolo mondiale della categoria. 4 BOLOGNA. — lannilli ha vinto ai punti con netto vantaggio il francese Jean Wanès.

4- STOCCOLMA. — Nel campionato mon­ diale di pentathlon moderno lo svedese Bjurefelt si è classificato al primo posto. L'Italiano Brignetti è al decimo posto. Nella classifica per squadre la Svezia è prima e la Finlandia seconda; l’Italia è sesta .

4- LOSANNA. — Nella Coppa Le Coultre, gara di spada a squadre, i fratelli Mangiarotti hanno colto una netta vit­ toria, mentre i loro connazionali nel Cir­ colo d’Armi di Venezia si sono classifi­ cati al terzo posto. Ecco la classifica fina­ le del torneo: 1) Sala Mangiarotti di Mi­ lano (Dario, Eduardo e Mario Mangiarot­ ti). 3 vitt.; 2) Soc. Schermistica di Basi-

lea. 2 vitt.: 3) Circolo d’Armi di Venezia (Anglesio, Mandruzzato e Ragno). 1 vitt.; 3) Circolo d’Armi di Losanna. 1 vitt.

4- HELSINSKI. — Uno dei più noti scia­ tori nordici, il finlandese Heikki Hasu, vincitore della medaglia d'oro olimpio­ nica a St. Moritz in Svizzera nella combi­ nata. è stato scelto dal partito agrario come candidato per il posto di presiden­ te della Finlandia. Le elezioni presidenziali avranno luo­ go nel prossimo anno e il popolare Heikki Hasu rappresenterà il partito agrario finlandese. Hasu è contadino ed è pro­ prietario di una ben avviata tenuta agri­ cola situata nel Kymmenedalen. Data la popolarità che gode Heikki Hasu in tut­ to il Paese, e non soltanto come militan­ te nel partito agrario, non si esclude la possibilità che la Medaglia d’oro olim­ pionica' possa prendere possesso della carica di Presidente della Repubblica fin­ landese.

4 DALLAS — Art Larsen ha vinto il Torneo di Dallas battendo in finale Earl Cochell per 1-6. 6-3. 6-4, 6-4. Il doppio uomini è stato appannaggio di — Drobny c Cernik. che hanno battuto i finalisti del singolo in quattro set per 3-6, 6-3, 6-3, 6-3. 4 NEW YORK. — Col passaggio al pro­ fessionismo di Gonzales e di Parker le organizzazioni degli spettacoli di tennis riceveranno un nuovo impulso. Come ac­ cade per i giocolieri sulle scene dei caf­ fè-concerto, la « troupe » di Kramer e compagni si esibirà sui « courts » di tut­ to il mondo, ripetendo lo stesso program­ ma e offrendo agli appassionati sempre gli stessi «numeri» del suo repertorio. Da New York la compagnia dei grandi spettacoli tennistici prenderà le mosse per l'imman­ cabile giro del mondo. Si annuncia di fat­ ti fin d'ora che nel prossimo dicembre Kramer e soci verranno in Europa con un programma molto denso e che promette affari sostanziosi. 4- LONDRA. — Una incredibile prodez­ za è stata compiuta ieri a Londra dalla famosa racchetta francese Jean Borotra. Dopo 23 anni dalla sua prima vittoria nei campionati britannici su campi coperti, il grande Borotra ha trionfato negli stessi campionati battendo nella finale il nu­ mero due britannico Geoffroy Paish per 6 a 4. 6 a 2. 6 a 3. Il francese ha svolto un gioco spettacolare, ma anche deciso e la sua prova è stata così entusiasmante che perfino il flemmatico Paish dopo esser­ si battuto con tutte le sue risorse, ha la­ sciato cadere la racchetta a terra nello ultimo game per applaudire, insieme con l’immenso pubblico, il popolare Jean in una miracolosa palla smorzata. 4- SOFIA. — Per tre giornate consecuti­ ve, nella capitale bulgara, s'è svolto lo incontro internazionale di tennis fra le rappresentative della Romania e della Bul­ garia. Come era prevedibile i giocatori rume­ ni si sono imposti nettamente ad ecce­ zione del loro campione Badin. il quale ha dovuto cedere in sole tre partite al cam­ pione bulgaro Alessandro Dimitrov. L’in­ contro constava di sette incontri: quattro singoli maschili, un singolare femminile, un doppio misto e un doppio maschile. Nei doppi in modo particolare, i giocatori rumeni sono stati superiori aH’attesa. di­ mostrando la loro schiacciante superio­ rità. 4- STOCCOLMA. — Nel corso del Tor­ neo Internazionale di Stoccolma, in ... cui iu, fi il è in palio la Coppa del Re di Svezia, _____ 3 Johcecoslovacco Drobnste e lo svedese Jondoppio Kornanson hanno sconfitto il stedt (Svezia) e Harper (Australia) per 3-0. 4-6. 10-8, 6-2, 6-3.


?

IL

CENTRO

SPORTIVO ITALIANO

PER

L’ATTIVITÀ

GIOVANILE

NttI CIMITI STOMI ! CWIM1TI .11 8P«T 1115(1 La nostra rassegna mensile sull’attivi­ tà che il C.S.I. va svolgendo in favore della gioventù sportiva italiana per un sempre maggiore sviluppo dell'idea cri­ stiana tra i frequentatori delle palestre, dei campi c delle piste, inizia questa vol­ ta col prendere atto del lancio dei cam­ pionati JU SPORT 1950. La manifestazione, che tende a ripor­ tare tra le schiere giovanili l’esatta va­ lutazione dello sport inteso come elemen­ to educativo, è basata su competizioni di 9 sport: atletica leggera, corsa campestre, pallavolo, tennis da tavolo. Trofeo della Montagna (marcia in montagna), bocce, pallacanestro, nuoto e sci. La partecipazione alle gare agonistiche delle prime cinque discipline è obbliga­ toria. quella delle seconde quattro è fa­ coltativa. fermo però restando sempre il principio che ogni singola Associazione è libera nella scella di quei campionati che ritiene pili opportuni per le sue possibi­ lità di struttura tecnica e di attrezzatura. Questi in sommi capi i punti base del lancio di « JU SPOR T 1950 » che si pre­ fìggono di garantire con i loro campio­ nati lo svolgimento per i giovani della G.I.A.C. di una attività sportiva che eva­ dendo dalla noi male disputa isolata <■ momentanea, inquadra l’attività in un regolare Torneo che attraverso eliminato­ rie diocesane e provinciali giungono alle semifinali regionali c alle finali nazio­ nali. questa possibilità di conseguimento E i. . .ijdi «campione italiano» degli .... attributi da parte dei vincitorii delle finalissime a che i partecinazionali, sarà iincentivo _____ patiti gareggino nel segno della più acif Centro cesa rivalità mentre L ----- . Sportivo • . ^aliano, dalla realizzazione dei campio­ nati JU SPORT 1950. ù certo di ut a leva atletica fruttifera ptnrhò = a Ha una massa rilevante di pai,tee pani ? questo è particolantren e s.g^ ■ in vista di quanto 11 ^izioni sportive piare durante le manifesta?. i dell’Anno Santo.

Si tratterà allora di vedere la reale con­ sistenza dello sport cattolico in tutto il mondo, e di opporre quindi alle agguer­ rite rappresentanze estere, che numerose raggiungeranno Roma durante 1’ Anno Giubilare, i nostri atleti cattolici; e per il Centro Sportivo Italiano, che di questi atleti è diventato la bandiera efficiente, è innegabilmente positivo potrà disporre di un maggior numero di sportivi prati­ canti. ila selezionare per una maggiore possibilità di scelta ilei rappresentanti alle dispute mondiali che assumeranno particolare importanza oltre che come quantità ili concorrenti anche e soprat­ tutto per qualità ilei medesimi, tanto è vero che saranno denominate, con ogni probabilità. « Olimpiadi dello Sport Cat­ tolico ». È stata prevista una classifica per le Associazioni in base ad una originale ta­ bella-punteggio ed una classifica nazio­ nale per le Diocesi partecipanti; la pri­ ma classificala delle quali sarà premiata con il « TROFEO JUN1ORES » per l’Anno .Santo che verrà consegnato ai vinci­ tori dalle mani Auguste del Santo Padre. Ciò naturalmente oltre la normale clas­ sificazione agonistica individuale e col­ lettiva di squadra per l'aggiudicazione ilei titoli di campione d'Italia. Esaminando la manifestazione, in ogni sua parte balza evidente l’importanza della medesima per la leva che i cam­ pionati JU SPORT 1950 faranno sulla massa dei giovani. Specialmente attese sono le prove dell'atletica leggera che si comporranno di un pentathlon (100 me­ tri piani. 1500, lancio del peso, salto in alto c salto in lungo) c del Trofeo della Montagna, destinata a diventare una ma­ nifcslazione nifestazione classica che riporterà la mar i ­ c... in cia ..i montagna a non dimenticati fa­ stigi.

Molto risalto ha dato la stampa spor­ tiva nazionale alla notizia del compiaci­ mento che il Ministro della Pubblica Istruzione. ha avuto nell’apprenderc l'e-

sito dei Campionati Nazionali Studente­ schi 1950. S. E. l'on. Concila, infatti, ri­ cevendo la commissione Centrale dei campionati, organizzati anche per il 1950 — quinto anno consecutivo — dal Cen­ tro Sportivo Italiano ha preso atto dei risultati conseguiti nelle varie provincia sottolineando l’importanza della manife­ stazione. I Campionati Studenteschi hanno avu­ to nel 1949 un deciso orientamento atle­ tico e collettivo, ciò che si addice in mo­ do particolare alla organizzazione scola­ stica. Il criterio di classifica è stato ba­ sato sulla partecipazione degli Istituti ai 5 sport obbligatori comprendenti l’atle­ tica leggera quale attività agonistica e quattro discipline sportive di squadra: ginnastica. pallacanestro, pallavolo e calcio. II Ministro Concila, come abbiamo detto, si è compiaciuto con la Commis­ sione Centrale organizzatrice ed ha espresso il desiderio che lo sport nella scuola continui ad essere sviluppato con maggiore razionale intensità ed ancora con una più diretta collaborazione spor­ tiva nazionale. La Commissione organizzatrice ha provveduto a segnalare al Ministro del­ la Pubblica Istruzione le provincia dove maggiormente sviluppata è stata la ma­ nifestazione c gli Insegnanti di Educa­ zione Fisica che più si sono distinti nel­ la preparazione atletica degli studenti e delle squadre. Pubblicammo già la volta sco.sa le clas­ sifiche di categoria e quella generale compilate in base allo sfoglio dei risul­ tati pervenuti delle varie eliminatorie svoltesi in oltre CO provincia, compilando la classifica generale degli Istituti fina­ listi che risultano nelle due categorie, in­ feriore c superiori. 390. mentre il numero degli Istituti partecipanti alle elimina­ torie è di 1180. Il primato parziale nelle due categorie come quello assoluto spetta all’istituto I ecnico Agrario Monsignori di RemcdeJ-

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lo (Brescia) che si è imposto partecipan«io/con gli studenti, iscritti.ai suoi corsi a tutti c cinque gli sports obbligatori (calcio,- ginnastica, atletica 'leggera, pal­ lacanestro e pallavolo) oltre ad alcuni sport facoltativi. ■ L'Istituto Bonsignori che già lo scorso anno ebbe a conseguire una classifica d’o­ nore per la intelligente c completa pre­ parazione degli alunni nelle varie atti­ vità, ma in special modo orientando la pratica dell'educazione fisica alla formula agonistica più razionale, ha potuto rag­ giungere l'elevato punteggio partecipan­ do ai campionati .Studenteschi di Brescia che risulta al primo posto nella speciale classifica per provincie. Delle dodici specialità comprese nel programma di quest'anno tre hanno rag­ giunto la fase nazionale con evidenti ri­ sultati tecnici e proprio in quelle disci­ pline atletiche che più si addicono alla classe studentesca c che sono caratteri­ stiche «lei nostro paese: sci, atletica leg­ gera c nuoto. L’atletica leggera ha avuto la sua fina­ le nel maggio scorso nello Stadio di San­ ta Giuliana a Perugia, dove lo stesso Mi­ nistro Gonella. assistendo alle 1-1 gare in programma, si rese perfettamente conto dell'importanza della valorizzazione sem­ pre maggiore del settore sportivo nell'am­ bito della scuola italiana; mentre i cam­ pionati di sci si svolsero nella magnifica cornice dolomitica di Cortina d’Ampezzo e quelli di nuoto nella Piscina dello Sta­ dio, consacrato alla memoria degli Scom­ parsi di Superga, in Roma. Il Ministro Gonella ricevendo nei gior­ ni scorsi la Commissione Centrale dei Campionati Nazionali Studenteschi ha espresso agli organizzatori del Centro Sportivo Italiano il suo vivo compiaci­ mento augurandosi del resto che Io sport nella scuola italiana trovi il degno po­ sto che deve occupare affinchè l'eser­ cizio fisico diventi per i giovani motivo di ricreazione e di stimolo nell'adempi­ mento dei loro doveri di studio.

Nino Lombardi

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Il parto ò avvenuto? Sì. Ancora non sono apparsi gli annunci pubblicitari, ma la «Fiat 1380» sta por essere presentata al pubblico. Forse avverrà in occasiono... del Natalo o della Befana o anche prima (come, potrebbe darsi, anche dopo). Por ora non vi diciamo altro che questo: è una bella, stupenda macchina. Sembra una Studebacker, come f modello e linea di carrozzeria.

4Gli abbonamenti per il 1950:

annuale . . • . L. 1100 semestrale . . . L. 600 sostenitore . . . L. 5000

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.si ricevono presso l’Amministrazione di • Stadium », Via della .Conciliazio­ ne, !’• Róma. ' ’ ' " ' Coodirsttore ’ resp. S___ I S T Ò FA V RE

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te dei calciatori farà parte della Commissio­ ne foderale che dovrà incaricarsi di risol­ vere le questioni economiche. Poi c’è chi dico che lavoratori e datori di lavoro non vanno d'accordo. Qui, però, cari amici, si tratta della «corporazione della palla rotonda»

e Grossa battaglia si annuncia per il pros­ simo Congresso velocipedistico di Trieste. Sot­ to la poltrona presidenziale di Rodoni saran­ no fatti scoppiare tubi di «dinamite maira­ niana» nel tentativo di far scendere dal non sempre soffice seggio il Rodoni stesso. Bat­ taglia grossa. Ma, comunque, dovrebbe ma nifestarsi come una battaglia in famiglia; in quanto sia Rodoni che Mairano sono membri della Giunta de! C.O.M.I. e una vera lotta, senza esclusione dì colpi, non sarebbe edi-’ ficante... A meno che... A meno che il Mairano, si­ curo dello argomentazioni da far calere in Congresso e ritenendosi veramente il tocca­ sana di ogni malo umanistico non dia, pri­ ma del Congresso stesso, le dimissioni da presidente della Federazione della Pallaca­ nestro. Allora sarebbe un'altra cosa. Dimo­ strerebbe che si batte, convinto di farlo, per il bene del ciclismo italiano e sfaterebbe quella maligna leggenda che lo fa apparire corno l'uomo che vuol tenere... il piede in due staffe.

Questa è una storiella vera e di attualità... Nonna e nipotino sono affacciati sul balcone. Nella strada passa veloce una bellissima automobile rossa. — Hai visto il teuf-teuf? — Ma che teuf-teuf — protesta il piccolo — Quella è Un’Alfa Romeo, otto cilindri, dop­ pio carburatore, turbo compressore, ruote in­ dipendenti, nonna!

STADICM Dal prossimo gennaio 1950 ■ Stadium ■ aumenterà le pagine c diminuirà il prezzo di copertina. Sarà messo in vendita a L. 100.

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«Siopero, sciopero!» La drammatica ;parola ha eccheqgiato per campi calcistici, ri, se­ di sociali e, anche, a Salsomaggiore davo i. . il federale «senato» del salcio italiano si adunava per decidere tante cose. Ma il... tremendo pericolo di veder disertati i prati verdi degli stadi, alfine, è stato scongiu­ rato. (Una volta tanto il «compagno» Di Vit­ torio, che già gongolava por l’accoglimen­ to del suo verbo nelle file sportive, è ri­ masto deluso). Messer Buon Senso ha pre­ valso. I calciatori, noi loro «messaggio» al­ l’ente federale, si sono dimostrati del tutto legalitari c- conciliativi. Anzi, c'ò di più, hanno avuto dalla loro parto autorevoli con­ siglieri federali i .quali, anche in vesto di dirigenti, hanno' riconosci'uto ' là legittimità delle rehieste. avanzato .dai protestanti. Co­ sicché tutto si risolverà per il meglio. Anzi, pare ormai fatto acquisito, un rappresentanc/c' Portala • Roma 1/3905

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In un recente pranzo di giornalisti spor­ tivi, • presenti Andreotti e Onesti, a Bruno Roghi è stato consegnato un bianco diploma in cui, da parte del comitato artistico del Sindacato giornalisti sportivi romani, gli ve­ niva ■ conferito • il «Premio Bonacossa» per l'eloquenza. • • Però abbiamo visto consegnargli, il «diplo­ ma», non il premio. Forse il conte Bona­ cossa.' non l'aveva ancora rimosso al Comita­ to? Se così è, l'amico Roghi stia tranquillo: lo riceverà per posta...

C'ò chi dice che il pugilato ò la «nobile arte». E' vero o no? Vogliamo rileggere un... raccontino? E rileggiamolo: Giù alla porta, tra quelli che aspettano, il negro lucido, torvo, col labbro inferiore pen­ dente, parla di cazzotti o di America. Il palcoscenico è quasi buio. Lampadine rosso e bianche, mattoni che sbucano dal cernen­ te scrostato. In mezzo ad un quadrato di □anche è stato messo il ring. Alle 9 i pom­ pieri si calcano l'elmetto sulla testa e ti­ rano fuori gli orologi nichelati. L'impazienza si comunica alla fella. Ad intervalli partono raffiche di fischi e di applausi. Intorno al ring si agitano tecnici in maglietta. Ci sia­ mo. Un fascio di luce si proietta sul quadra­ to, tutto il resto sparisce nelll'ombra. Gli atleti in vestaglia saltellano sullo gambe cor­ te, stringono i pugni sopra la testa per sa­ lutare la platea, girano due volte su se stessi vanno a sedersi su uno sgabello in un angolo. Sotto le vestaglie si vedono le masse tondeggianti e rosse dei muscoli. Di scatto si lanciano e si scontrano sotto la gran luce della lampada. Si sento il ciac dei guantoni e il soffiar delle narici. — Daje, gonfialo do cazzotti! Gon. Sopraccigli spaccati, acqua sulle boc­ che snalancate e sullo stomaco. L acqua co­ la sull'addome e si mischia al sudore. Il primo incontro è finito. I pugilatori si danno un colpetto sulla schiena, sputano i paradelli paradenti rossi e spariscono con gli asciu­ gamani intorno al collo. I pesi-gallo sono feroci. Visi rigati di san­ gue, sangue dentro le catinelle, schizzzi di sangue perfino sulla maglietta candida del­ l'arbitro. . . — Bravo Righe', me piaci! — Faie la permanente! II pugilatore ha la bocca insanguinata e sembra che rida ». auAsto il il pugilato? Quasi. Ma E' proprio lupxiO questo q DUqilalo inteso come enon è tutto ,U"° C-----°S-• addosTramento o di cavaisgtcìzìo fisico di è veramente quella avleresco agonismo pugno per cui dii invincente scherma del -nort ne sono particoalesi, che di qUOu<°ma'no «nobile arte». quoI Bbrullo. roslo lari cultori, la chiam Quanto al resto wuu,»» ---o dolorosamente par­ che ha fatto già tan di rivedere regolamenti e Iare “hè si f^da. E proa,°- Ma ,ra,! purché norme. Ma purché s___ . .— scucJa Grafica 'Guido de Gregorio ■

Spod. abb. postale - Gruppo III . Autorizzazione della Commlnion. Nazionale Stampa N. 1769 del U/lT^T'


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