Stadium n. 11/1956

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PRESIDENZA NAZIONALE ARCHIVttr-SfO Lo sport, come

la cura

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dol corpo nel suo Insieme,

La Coppa "Brano Bertocco,, di Aeromodellismo

non deve essere un fine a sé,

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Profilo di Ignazio Fabra

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rale, deve promuoverlo, aiu­

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tarlo e favorirlo

Dal discorso del Santo Padre ai partecipanti alla Assemblea della Associazione internazionale della Stampa Sportiva.

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Spedizione in abb. postale gr. Il Un numero L. 20

SI E’ CONCLUSO IL MASSIMO CAMPIONATO DI BASKET

DOPO DE BRUYNE 1 BELGI E MAGNI, QUASI IL VUOTO

IL PRATICO SISTEMA DIFENSIVO ha fruttato lo scudetto alla Vìrtus

I giovani o la “Sanremow

De Bruyne è giunto con questo gran sorriso al traguardo della « classicissima »...

Come sia andata l’ultima Sanremo è ormai cosa risa­ puta. Ciascuno di voi avrà fatta una scorpacciata di cro­ nache e di commenti, di foto­ grammi televisivi e di radio­ cronache. E tutti sarete d'ac­ cordo, come me, che Alfred De Bruyne ha stravinto la prova, siglando la leggendaria impresa con la nuova mediarecord. Vien da chiedersi, anzi, do­ ve sarebbero salite le cifre se il sole avesse illuminata la scena e rischiarata l'atmosfe­ ra, di chilometro in chilome­ tro sempre più buia, più gri­ gia, più ventosa, più debili­ tante, intirizzendo i corridori ma specialmente i giovani non ancora adusi a simili galop­ pate che fecero la gloria dei pionieri. Di certo De Bruyne, nuovo leoncello delle Fiandre avrebbe fatto salire il limite ad oltre 4-2 orari, tanta è sta­ ta la foga, la padronanza, la spregiudicata stupenda azione Rare volte ho visto prodez­ ze del genere, rare volte un campione ha saputo sfidare gli elementi esterni, le ire im­ placabili di un temporale ca­ rico di freddo, di pioggia, di vento e persino di nevischio. Andando da solo, tutto solo, alla conrpiitsa della vittoria al traguardo di Sanremo, spo-

glia, senza fiori, avara di luci e di colori. Sulla scia del vincitore, ma assai in ritardo, irrimediabil­ mente ed imperdonabilmente in ritardo si è posto Fiorenzo Magni, bramante di rivincita prima ancora che di vittoria. Poiché Alfred De Bruyne è lo stesso uomo che ha piegato la coalizione avversaria nella Parigi-Costa Azzurra, domi­ nando in. particolare nella tappa a cronometro. Ciò vuol dire che il ventiseienne fiam­ mingo non ha solo la grinta dei campioni, ma possiede i’ molti numeri del vasto reper­ torio ciclistico, privilegio dei fuoriclasse. Può darsi che nel corso del­ la stagione, De Bruyne. esu­ berante di giovinezza e di for­ za, non riesca più a rinno­ vare le prodezze di Nizza c di Sanremo. Ma potrà sem­ pre dire di aver vinto una corsa che ha entusiasmato i tecnici d’ogni Paese, oscuran­ do ogni avversario. Tutti d'accordo, dunque, sul primo, e d’accordo anche sul secondo, su Fiorenzo Magni, come su Joseph Plankaert, come sul terzo belga, tra i primi quattro della graduatori a nella riviera dei Cori, Willy Vanni tsen.

qualcosa li frena Dove non siamo d'accordo è sui giovani. Sui giovani italiani, inten­ diamoci bene, chè gli altri, i belgi i francesi, gli svizzeri, non si fanno tirare la calzet­ ta quando si tratta di mettere il naso alla finestra. Si potrà obiettare che la sfortuna s'è accanita contro qualcuno, contro Fabbri ad esempio che ha dovuto com­ piere tre inseguimenti per al­ trettante forature, che Bcrtoglio e Boni hanno gareggia­ to alla pari dei < giganti > i quali hanno dato il loro: no­ me alla fase finale. Ma è trop­ po poco per convincere che i giovani corridori italiani valgono gli stranieri della lo­ ro età o, peggio ancora, che siano in grado di sostituire gli anziani. L’ambiente atmosferico è stato certo il meno adatto per consentire prestazioni di ri­ lievo degli elementi dell’ulti­ ma leva. Ma troppo pochi di questi son venuti alla ribalta a recitare, con volontà e sa­ crificio la loro parte che l’o­ pinione pubblica, gli sportivi, i tecnici, gli hanno affidata. A mio parere dev’esserci qualcosa che frena ed osta­ cola i giovani nella loro sca­ pigliata ed irniente azione, qualcosa che li trasforma in modo sorprendente, nel giro di pochi mesi, nel rapido pas­ saggio dalla categoria dei di­ lettanti a quella dei profes­ sionisti. Le nostre formazioni industriali-pubblicitarie han­ no preferito chiedere la col­ la borazione ed offrire lo scet­ tro di «-capitano» a stranieri piuttosto che agli italiani, con quale avvilente umiliazione per più d'uno dei nostri ra­ gazzi. A facile comprendere ed immaginare. Ho veduto, poco dopo la partenza, un paio di ragazzi montar di

Anno XI - H. Il - Roma 22 marzo 1956

SETTIMANALE DEL CENTRO SPORTIVO ITALIANO DIRETTO DA LUIGI GEDDA

guardia a Kubler indisposto, non già per improvvisa ma­ lattia ma per eccessiva stan­ chezza dovuta alla sei-giorni di Zurigo che aveva terminato appena sette ore prima di allinearsi alla partenza della < classicissima >. Con gli oc­ chi ancora lucidi di simpamina. le labbra . bianche e le gambe legnose come ceppi. Praticamente quei due ra­ gazzi, volonterosi gregari non hanno più potuto far nulla ed a Sanremo sono arrivati ima buona ora dopo De BruyL ne, intirizziti dal freddo e grondanti acqua peggio di spugna. Su Capo Berta ho veduto altri giovani spingere, origi­ nale sciovia umana, un cam­ pione che va per la maggiore e che al traguardo li ha pre­ ceduti poiché al momento op­ portuno è stato sufficientemente scaltro per approfittare delle circostanze. Superando il gruppo ho chiesto, quando già si era in riviera, tra Alessio e Savona. a quattro o cinque dei più sbrigliati perchè non andas­ sero all’inseguimento del ter­ zetto di testa, di Strelher, di De Rossi e di Robinson, co­ me più tardi di Van Looy e di Darrigade. Mi hanno ri­ sposto candidamente che non potevano muoversi. poiché questo era l'ordine di scude­ ria. Ho insistilo ancora, piu avanti. sulla stessa domanda, che voleva essere ad un tem­ po anche incitamento, ma sempre con esito negativo. Al punto che persino a Boni, di scena nelle ultime battute della gara con tanta proba­ bilità di affermarsi, è stato, così pare almeno, comandato di retrocedere e di attendere ¡1 grosso della compagnia. Il discorso potrebbe prose-

guire con altri esempi, con altre chiare documentazioni, ma non farei che ripetermi. E’ doveroso aggiungere in­ vece che gli stranieri sono sempre stati all’avanguardia. Dopo quaranta chilometri ap­ pena dal e via > si sono posti in fuga con Cassano, Zucconelli, Trombin e Petrei (quat­ tro giovani) anche Irapanis, Van Steembergen, Petrucci e Stablinski." Ebbene questi ul­ timi hanno menato la danza per quasi cento chilometri, af-

fatto preoccupati di correre il rischio di non arrivare a San­ remo. Ma era necessario muo­ versi e francesi, belgi, sviz­ zeri, olandesi, lussemburghe­ si e persino i tedeschi, si sono mossi. Con il risultato di as­ sicurare alla prova la mediarecord. Al traguardo tutti natural­ mente avevano una scusa: chi parlava di forature, chi del freddo impossibile, chi di cat­ tiva digestione, chi di mala­ sorte. Non uno che abbia ri­ conosciuto di averle prese di santa ragione, convinti come sono che basta una bugia pie­ tosa per riguadagnare la sim­ patia ed il rispetto dei tec­ nici e del pubblico. Decisa­ mente siamo su una strada sbagliata. La lezione della 47* Mila no-San remo non ci è stata impartita solo da De Bruyne o dagli altri migliori, bensì dall’intero schieramento d’oltralpe. Vogliano prenderne nota, di grazia, i Direttori sportivi e i Dirigenti federali, per l'avve­ nire. In quanto è, tempo si sappia come mai più vince­ remo un campionato mondia­ le della massima categoria se non muterà il sistema di cor­ sa all’italiana, se i giovani non verranno lasciati liberi, nei loro sacrosanti diritti, se, insomma, non si consentirà ad essi di manovrare con la di­ sinvoltura e la scaltrezza che Ma molti anni in qua ci frutta per contro la maglia iridata dei dilettanti. NATALE BERTOCCO

L’ultimo campionato ha segnato un netto miglioramento nel livello tecnico Alla Triestina l’affettuoso a rivederci di gioco di tutte le partecipanti

...ed ecco l'arrivo di Magni con il volto contratto dalo sforzo e dalla delusione

Cosi al traguardo

Le SEF Virtus Minganti co­ min ciò a vín cere il titolo di campione d’Italia nell’immediato dopoguerra ed esattamen­ te nel 1946 e per tre anni di seguito riuscì a mantenere ben cucito sulle maglie dei suoi giocatori l’ambito «scudetto». Poi venne l’avvento del Bor­ lotti. E meglio sarebbe dire ritornò l’avvento del Borlotti che già dal 1936 al 1939 aveva fatto suo il titolo. Il Borlotti mantenne, nel dopoguerra, la sua posizione di preminenza dal 1950 al 1954. Poi tornò in testa a tutte le squadre della massima divisione la Virtus Minganti che vinse il titolo nel 1955. Domenica la Virtus si è riconsacrata squadra campio­ ne sicché a tutto oggi gli « scu­ detti » conquistati assommano a sei.

Storia della Virtus 1. De Bruyne Alfred (Mercier), che compie i km. 281 in ore La squadra che si fregiò per 6.57’10'’, alla media di chilo­ prima del titolo assoluto era metri 40,415; 2. Magni Fiorenzo (Nivea- composta da atleti la cui fama Fuchs) in 6.57’56”; è ancora viva. Riteniamo do­ 3. Plankaert Josef (Eldorado- veroso ricordarli, questi nomi, Elve) in 6,58’; in questa circostanza perchè 4. Vannitsen Willy (Faema- negli sport dilettantistici gli Guerra) 6,59’01”; 5. Piazza Dona- esempi valgono più che in al­ to (Nivea-Fuchs) ; 6. Baroni Ma- tri sport. Eccoli i primi cam­ rio Derycke Germain; 8. Padovan Arrigo; 9. Albani Giorgio; pioni della Virtus: Marinelli, 10. Ockers Stan; il. Impanis Ray­ Vannini, Dondi, Girotti, Bermond; 12. Anquetil Jacques; 13. sani. Rapini, Cherubini, Calza. Favero Giuseppe; 14. Janssens I campioni di oggi sono, in­ Marcel; 15. Coletto Agostino; 16. vece, questi altri: Canna, CaDarrigade André; 17. Bertogllo lebotta, Rizzi, Gambini, LamEugenio: 18. Zampini Donato; 19. i i T."', Alesini. Battilani, BorTosato Mario; 20. Decock Roger; ’ 21. Schotte; 22. Ronzini; 23**’'gÌu- I ghi. Randi. Negroni. Si tratta dici; 24. Baffi; 25. Boni 26. Fa- di elementi espressi da uno I stesso vivaio, di atleti orgogliolaschi.

si di vestire la maglia bianca solcata da una vistosa « V » nera. Quel « V » vuol dire Vir­ tus ma per la società vuol dire anche vittoria. E di vittorie, come abbiamo visto, la Virtus ne ha mietute parecchie Ad eccezione di Negroni, la Virtus può considerarsi una squadra giovane. L’età media dei suoi componenti è di 24 anni. L’allenatore Tracuzzi le ha saputo dare un volto, un impianto organico, una tenuta di gioco intelligente ed è riu­ scito, infine, ad adattare il gio­ co degli uomini a disposizione alle esigenze del campionato. Anche a questo lavoro tecnico e psicologico compiuto da Tra­ cuzzi in un ambiente maturo per il cestismo così come la Toscana lo è per il ciclismo, si deve la maniera alquanto facile con la quale la squadra bolognese ha vinto il campio­ nato. Maniera facile non tanto se si considerano, gli undici punti che la separano dalla seconda classificata, il Borletti, quanto se si tiene a mente che la Virtus già da un mese poteva considerarsi campione d’Italia Le quali avversarie si sono in linea di massima equivalse. Sicché se si fa eccezione per la Virtus, si può dire che il campionato testé conclusosi è risultato tra i più equilibrati nel quadro delle trentatre edidizioni disputate dal 1922 ai nostri giorni. Prova ne sia che difficilmente e raramente si sono ottenute vittorie fuori ca­ sa. Lo stesso Bo rietti, che ne-

gli ultimi incontri ha saputo ritrovare se non la vena dei giorni migliori per lo meno lo spirito del periodo aureo, ha vinto soltanto due volte in trasferta

Troppe multe, quest’anno ! A questo punta torna conto però aprire una parentesi Nel­ la parentesi noi diremo che se la difficoltà di superare i terreni avversari può consi­ derarsi un indice di equilibrio nel rendimento delle squadre che in tal modo hanno tratto dal fattore campo il maggior utile, questa stessa difficoltà deve, per altro, attribuirsi elle non sempre obiettive direzio­ ni di gara. In breve, se è vero che il vantaggio del campo amico ha colmato quasi sempre eventuali divari di rendimen­ to tra le contendenti favoren­ do, in fine, la squadra pa­ drona di case, è pur vero che gli « arbitri di casa » come la terminologia sportiva defini­ sce alcune direzioni di gara, hanno data man forte al cri­ stallizzarsi di una situazione di equilibrio che prescinde, in fin dei conti, dal reale valo­ re tecnico delle protagoniste del massimo campionato. Al fattore «campo» e al fattore « arbitraggio » va aggiunto il fattore « pubblico ». Questo, forse, è stato il meno elogiabile ed il meno esemplare. Mai come quest’anno la Com­ missione Tecnica Federale è stata costretta a multare le so­

Due grandi finali C.S.I. nella Capitale Alla ribalta il tennis da tavolo Nei giorni 24 e 25 marzo i vincitori delle 18 fasi regio­ nali converranno a Roma per contendersi l’ambito onore di fregiarsi dello scudetto e del titolo di Campione del C.S.I. La manifestazione romana concluderà degnamente la VII Edizione dei Campionati di singolo e di doppio e diplo­ merà, alla fine di due giorna­ te di avvincenti contese, i mi­ gliori pongisti del C.S.I. per il 1956. Mai come quest’anno alla annuale rassegna pongistica del C^S.I. ha arriso una bril­ lante riuscita sia qualitativa che quantitativa e le cifre che qui di seguito elenchiamo dan­ no una lampante conferma del nostro asserto: fasi pro­ vinciali n. 86; atleti par ca­ panti n. 2998. Fasi regionali n. 18; atleti partecipanti nu­ mero 420. A queste già significative cifre dovrebbero aggiungersi tutti i partecipanti alle fasi locali controllate direttamen­ te dalle Commissioni Tecniche Provinciali. Da questa ampia selezione sono balzati alla ribalta 54 atleti che rappresetnano l'é­ lite del movimento pongistico del C.S.I. ed essi, consci di quest’onere più che onore, faranno del loro meglio per dimostrare la loro « aristo­ crazia della racchetta ». A questi giovani atleti che giungeranno a Roma pieni di speranze e di sogni di vitto­ ria sentiamo il piacere di rivolgere il più caloroso ben­ venuto e l’augurio che la fi­ ne delle gare segni l’apoteosi dei migliori atleti. i Una particolare atmosfera dovrà permeare gli ambienti di cui avranno luogo le gare, una atmosfera che dovrà qua­ lificare l’alto livello agonisti­ co e stilistico delle gare con una nota particolare, una no­ ta nuova ed indispensabile che pian piano dovrà essere la caratteristica basilare del nuovo sport italiano. 1 denigratori della nostra disciplina sportiva dicono che il tennis da tavolo non è uno sport nel senso agonistico del­ la parola e che i pongisti non sono atleti: dobbiamo sfatare onesta malevola leggenda e dimostrare nel modo più ine­ quivocabile l’alto contenuto agonistico del tennis da ta­ volo nonché l'indispensabilità di un fisico atletico per po­ tere conseguire dei rimarche­ voli risultati. L’alta carica di emotività che caratterizza un incontro

di tennis da tavolo, incerto ed avvincente dal primo al­ l’ultimo secondo, dà senz’al­ tro una convincente prova del­ l’agonismo che i due o quat-

tro contendenti debbono pro­ fondere per aggiudicarsi la vittoria. Per quanto riguarda i praticanti il tennis da ta­ volo, si può senza tema di

1950 - Singolo: MARIANI G. - Romagna Doppio : NEGRI - BIANCHI - Piemonte 1951 - Singolo: SALATI ENRICO - U. S. Gregoriana (Milano) Doppio : BONETTI - SACERDOTE - U. S. Gre­ goriana (Milano) 1952 - Singolo: MAGI VITTORIO - U. S. ENAL (Arezzo) Doppio : FIORILLO - VARLESE - U. S. CSI Napoli 1953 - Singolo: MAGI VITTORIO - U. S. ENAL -(Arezzo) Doppio : ZANOTTO - PIETRIBIASI - Pio X (Treviso) 1951 - Singolo: TREVISIOL LUCIO - U. S. Duomo Folgore (Treviso) Doppio : PETRELLI - CELATA - U. S. Guido Negri (Roma) 1955 - Singolo: FIONI ENRICO - U. S. Sfqndrati (Cremona) Doppio : PETRELLI - CELATA - U. S. Guido Negri (Roma)

smentita affermare che per poter resistere ad un tirato incontro (che può durare an­ che un’ora!) necessitano delle doti fisiche e psichiche tali da identificarsi con quelle di un calciatore o di un cestista. Concludendo è ora che il tennis da tavolo venga con­ siderato sport agonistico, nel senso più lato della parola e che i suoi praticanti siano, in effetti, degli atleti: soltan­ to allora il tennis da tavolo italiano avrà all’estero quel­ le affermazioni e quei risul­ tati, che lo tolgano da quella secondaria posizione in cam­ po intemazionale in cui si trova. A questa sicura asce­ sa contribuiranno in manie­ ra considerevole le giovani forze pongistiche del C.S.I. e vogliamo sperare che anche quest’anno dalle finali nazio­ nali di Roma balzi fuori qual­ che atleta di vera classe che vada a raggiungere in seno al GITeT i nostri validi rappre­ sentanti dall’azzurro Viviani, al neo-Campione di II Cate­ goria Trevisiol, dal forte Aldighieri al Campione di III Categoria Grancini, dall’irruento Fioni al giovane Car­ nevali e cosi via alle diecine di atleti provenienti dalle no­ stre file. FILIPPO DRAGOTTO

Sligoglioso vivaio atlético Si ritroveranno a Roma al-(grima magari. Sarà triste co­ la fine di questa settimana. statare come tanta volontà, Saranno più di cento e ver­ tanta passione, così prepotenti ranno da ogni più lontano an­ come possono esserlo solo in golo d’Italia a celebrare la un giovane, debbano essere piu bella sagra della corsa tanto male ricompensate. Ma campestre. E' primavera (o quasi!) Albo d’oro e loro sciameranno per i i campi come, quando erano { 1949: TRENTINI U. bambini, accorrevano a farsi Trento baciare dal primo tepido so­ le dell’anno. 1950: CONTI AGOSTI­ Sarà festa per lo sport, per NO - Bergamo l'atletica, per la gioventù: la 1951: CORNA LUCIANO più suggestiva ed entusia­ Bergamo smante. Generosi, daranno 1952: TRATTINI SER­ tutte le loro energie perchè la testa sia la più bella e non GIO - Pesei.’a venga dimenticata tanto pre­ 1953: GIANSANTE plE sto: da loro e dagli altri. TRO - Pescara Pochi minuti tutti da vi­ 1954: LUCCHI LUCIA­ vere, accanto e appresso a NO - Venezia quel nugolo di ragazzi che rincorrono un sogno che da 1955: CONTI LUIGI tanti mesi ormai accarezzano Bergamo in cuor loro: il traguardo, la vittoria, il trionfo, la gloria! Quella gloria che sarà poi la vittoria è bella perchè è di d’uno solo. In cento ad inse­ uno: il più forte, il più ga­ guirla: uno a conquistarla. gliardo, il PRIMO. Ma tutti l’hanno ugualmen­ Non resteranno soli gli altri. te meritata e sarà allora tri­ Anche loro avranno combat­ ste vedere alla fine qualche tuto pei* conquistare un pre­ volto rabbuiato, qualche la- mio. E lo avranno. Dopo le

lagrime, sentiranno dentro il petto qualcosa di nuovo che prima non c’era. La gioia di aver saputo combattere dan­ do tutti se stessi, con la stes­ sa dose di coraggio che ha animato gli avversari, darà loro la forza di alzare il ca­ po. sentir rinascere il pro­ prio orgoglio, sentir vincere la propria lealtà: e andranno a stringere la mano di chi li ha preceduti, partecipi della sua gioia, felici di aver dato un po’ di se stessi per la ce­ lebrazione di quella festa. E avranno acquistato un’al­ tra esperienza. Un po’ dura, amara, forse, ma proprio per questo tanto più efficace e fruttifera. Saranno un po’ più uomini di quando erano par­ titi e torneranno alle loro case mutati, anche se imper­ cettibilmente: avranno com­ piuto un altro piccolo passo verso la vita. In bocca al lupo, ragazzi. E non dimenticate che tutti vincerete la vostra battaglia: purché abbiate lottato gene­ rosamente, lealmente, fino al­ la fine. Come solo un giovane può e sa fare. La C. T. M.

Il Centro Sportivo Italiano porge il cordiale ben­ venuto a Roma agli atleti giunti da. ogni parte d’Ita­ lia per disputare le finali nazionali dei Campionati di Corsa Campestre e di Tennis da Tavolo. E’ assai probabile che taluni giovani i quali ga­ reggeranno nelle competizioni, a conclusione di un vasto ciclo di attività invernale, siano stati a Roma per il «decennio del CSI» e che la speranza del ritorno, a distanza di pochi mesi, sia stata il miglio­ re sprone per il loro affermarsi nelle fasi brillanti e serrate delle qualificazioni, in quanto il richiamo dell’urbe suscita tale suggestione da alimentare nuovi e più forti entusiasmi, in tutti, ma specie nei giovani, per il fascino che promana la Città immortale. I Templi di Roma, i Monumenti, le Stra­ de, i Palazzi, sono la testimonianza della civiltà cristiana trasmessa in retaggio alle nuove genera­ zioni da coloro che, nei secoli passati. Pontefici o Imperatori, hanno costruito un edifizio che non po­ trà crollare; poiché la Roma del Papa poggia su una promessa Divina e continuerà nel tempo ad inse­ gnare ai popoli dell’orbe il cammino della salvezza, Per gli sportivi del CSI, il viaggio a Roma costi­ tuisce li premio più caro, nel ricordo dell’indimenticabile viatico per la loro vita agonistica, ricevuto dall’Augusto Pontefice con Io storico discorso del 9 ottobre che rappresenta per tutti l’autentico codice dello sport. I fattori ideali che sorreggono, pilastri insostitui­ bili, la nostra Organizzazione, saranno maggiormen­ te espressi nelle due giornate romane dagli atleti partecipanti, i quali gareggeranno, questa volta, ellevando il pensiero e la preghiera a Carlo Rosi, gio­ vane emiliano la cui vita è stata stroncata nella pienezza degli anni e del quale di proposito la Pre­ sidenza Nazionale del CSI ha voluto onorare la me­ moria, intitolandoGli per l'appunto la manifestazio­ ne finale del simpatico torneo di singolo dei Cam­ pionati di tennis da tavolo. >• Alle Autorità Ecclesiastiche e civili .ai Dirigenti ai concorrenti ed agli atleti, il cordiale ringraziamento e l’affettuoso fraterno saluto.

il

c.s.i

cietà per il comportamento scorretto ed inurbano degli spettatori. Le multe sono pio­ vute a iosa, si potrebbe dire, così come sono state all’ordine di ogni settimana le squalifi­ che e le ammonizioni ai gio­ catori. Come se non bastasse sono stati ammoniti, diffidati e sospesi anche allenatori e di­ rigenti e ciò è veramente il lato meno edificante di que­ sto campionato. Sovente si è dimenticato, da parte del pubblico, cne il basket è sport dilettantistico onde mal gli si addice il « ti­ fo» essendogli sufficiente lo entusiasmo sportivo contenuto nei limiti dell’ educazione e della temperanza. Purtroppo a cagionare stati d’antrno ecci­ tati oltre il lecito hanno con­ tribuito alcuni allenatori che hanno dimenticato sovente es­ sere essi innanzi tutto degli educatori e non degli eccita­ tori di passioni che non si confanno alle palestre ed allo sport in genere. E’ augurabile che gli allenatori più in tempe­ ranti si rawedimo e conside­ rino il loro compito una mis­ sione più che un mestiere. e

« Roma » « Stella Azzurra »

Tornando a guardare le dassifica ci vi<.n voglia di dire che le squadre romane hanno, forse, c.eluso più del previsto La Roma per una serie di incidenti a catena non ha potuto rendere quanto real­ mente era nelle sue capacità e nel suo impianto tecnico. La Stella Azzurra ha lottato per non retrocedere pur avendo nelle sue file tre o quattro atleti di interesse per le «na­ zionali ». Costanzo, Pomilio, Volpini, Chiaria, Rocchi, Giampieri. Corsi, per non citarne che alcuni, hanno dovuto lot­ tare con i denti per salvarsi da critiche situazioni e questo è veramente inspiegabile co­ munque’si vaglia esaminare la questione. Di fronte alla Stella Azzurra non ci sono da fare tanti discorsi cerebrali, infar­ citi di alta strategia cestistica o di basket da cattedra uni­ versitaria (ammesso che in tal senso ci sia qualcuno capace di salire in cattedra). La Stel­ la Azzurra era squadra dai pri­ mi tre posti della classifica: questo è l’unico discorso da fare. La Stella Azzurra è fi­ nita nei bassi fondi della clas­ sifica. Questa è la realtà. I grandi luminari del cestismo, cerchino pure il sesso degli angeli, ma non pretendano di imbrogliare le carte in tavola. Ed, ora, una nota triste. La Triestina lascia la massima di­ visione perchè retrocessa, col Cama, in serie A. E’ una per­ dita per il basket italiano. La Triestina che più volte diven­ ne campione d’Italia, la Trie­ stina che seppe dare al cesti­ smo italiano atleti di vaglia meravigliosa, la Triestina che ancora fino ad un anno o due fa rifornì molte altre socieià con i prodotti dei suoi vivai, adesso retrocede. Francamen­ te tutto questo è melanconico. Ma anche lo sport ha una legge. Certo è che se la legge sui trasferimenti fosse stata sancita con un po’ di antici­ po la Triestina oggi occupe­ rebbe ancora i ranghi della Prima Serie, Arrivederci, Gin­ nastica Triestina. BALDO MORO

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