Stadium n. 1/1951

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ASSEGNA ■ NNO VI -

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GENNAIO 1951

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Rassegna mensile illustrata di tutti gli sport Anno VI • N. 1 - Roma . Gennaio 1951 - Direzione e Amministrazione : 50.020 Roma, Via Conciliazione 1 - Tel. 561.735 - 561.064 - 564.962 COMITATO

DI

DIREZIONE

LUIGI GEDDA dirotto™ - SISTO FAVRE condirono™

CARLO CARRETTO - GIULIO ONESTI

ERNESTO TALENTINO -

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LEOPOLDO SALETTI

BRUNO ZAULI

SOM M A R I O

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LANDÒ FERRETTI 1951: anno preolim­ piaco .

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SISTO FAVRE Eppur l’U.V.I. muove

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/? ICCA RDO BONA RELEI Risorgeranno le ciclo­ campestri? S. ENRICO CORBELLA Lo sport nella Scuola OTTORINO BARASSI Trasferimenti e in­ gaggi dei giocato: i EDOARDO KRONHEIM Divagazioni calcisti­ che ............................ GIUSEPPE LA CAVA Essenza e compiti della medicina spor­ tiva .......................

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LEOPOLDO SALETTI Funzione educativa e sociale dell’azione sportiva . . . .

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Affermazione dell’irdustria italiana alla Mostra del Ciclo e Motociclo . . . .

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CARLO BORBOTTI Rugby e lesioni trau­ matiche LORENZO BORGHI Problemi del basket ALDO GIORDANI Pallacanestro e cnica FILIPPO DRAG OTTO L’evoluzione della pallavolo . . . . VITTORIO SPOSITI Il nuoto per il sal­ vataggio . . . . JE/1Z.TE7? BEDOGNI Per voi, sciatori alpi­ nisti NATALE BERTOCCO Gli azzurri in Norve­ gia ...................... LUDOVICO SALVI Cinema, scuola, sport L. .1/. DE PARREL La parola è uno sfor­ zo atletico

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Seguono le rubriche : In tribuDa na - Posta di Chitone tutto il mondo. In copertina-. E’ stagione di cor­ se campestri.

ABBONAMENTI Annuale

1100 - Semestrale L. 600 6 00 - Benemerito L. 5.000 • Un numero L. 100

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Distribuzione. S. E M. C. I. - Via Conciliazione. 1 - Roma

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Pubblicità: S.A.E.P. (Seziono Periodici Sportivi) - Roma. Via Nazionale 172 - Tel. 684,260*07.133

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<1 i B, e <» p o I <1 <> jvi ON VE' SPORTIVO che non sia rimasto al­ ivi meno deluso per quanto accaduto in queste ultime settimane dell'anno. Ed è stata una delusione molto simile a quella che ciascuno può provare coll’assistere ad un in contro mal condotto e concluso con troppe squa­ lifiche. Si tratta invero di partite fuori programma, partite, a giudicare dcdl'attesa, molto grosse, ed anche importanti. giocate questa volta fra dirigen­ ti qualificati. delle maggiori federazioni sportive, il calcio e il ciclismo. L’esito, ciascuno lo conosce : dalla rivoluzione di Rapallo r.e è uscito battuto il Consiglio Fede­ rale, liquidate le Commissioni e messa k. o.. con lo scioglimento, la stessa Lega Nazionale. A tutti poi ì nolo lo strascico milanese della Lega ove abbiamo sentito parlare con eccessiva disinvoltura di avvenu­ te corruzioni. di impegni d'onore non mantenuti ed altre cose assai tristi. A Trento, il Congresso dell'U .V .1. ha chiara ­ mente mostrato, a giudicare dalle conclusioni. sep­ pure ve ne sono state, quale carenza preoccupan­ te, non pretendiamo affermare di maturità che sa­ rebbe pleonasmo, ma di preparazione, remota e prossima, che travaglia l'ambiente dirigente del ci­ clismo nostro. Siamo ben lontani con ciò dal volere dimostra­ re che gli sportivi non si meritano l'autogoverno, anche se stanno imparando a proprie spese cosa si­ gnifichi e quali problemi esso importi; lo sport italiano ha uomini (non tanti, ma ve ne sono), buona volontà ed una tradizione rispettabile. Occorre però puntare su una coscienza sportiva maggiormente permeata di quei valori positivi che vengano a bilanciare od almeno ad integrare nel senso buono, recando equilibrio nelle ambizioni, l'aspirazione al comando od almeno a primeggiare, che in genere si rivela in una troppo alta percen­ tuale dei partecipanti di ogni Congresso. Tutto ciò è indubbiamente cosa umana ed ogni aspirazione, e particdlarmente quelle che sono pa­ renti prossime se non figlie del primo vizio capita­ le. occorre siano gerarchizzate. temperate, poste al vaglio, per render possibile una valutazione serena concreta ed oggettiva di cosa effettivamente vi è dietro la così detta bandiera dell'ideale. Questo ab­ biamo voluto affermare prendendo spunto dagli episodi di Rapallo e di Trento per tornare a sot­ toli neare la necessità che i dirigenti dello sport italiano (e particolarmente quelli che hanno a cuore il domani sportivo della generazione che sa­ ie) si immedesimino con un mandato educativo che è implicito e che anzi grava come responsabilità primaria, in chiunque si proponga di giungere, o

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di fatto sta già pervenuto, ad un posto di premi­ nenza o di comando. Frutto di tale azione educativa sarà il riaffiora­ re e il tornare in auge di una coscienza w. concepita non tanto come affermazione dell'uomo*1*9 W sull’uomo. ma come capacità maggiore, valore per­ sonale. possibilità di impegno più grande nel ser­ « vizio di un ideale che oggi, troppo sovente, non va mollo al di là della propria persona e che in­ vece dovrebbe trascendere lo stesso contingente per incidere in valori più alti e duraturi. Connaturala con la 'natura umana, esiste l'aspi­ razione ad una completezza' di personalità che si manifesta nel campo sportivè\cpn unp^feirmTTolontà dell'atleta di pervenire alr'CffFCfmazione del­ la propria capacità. Questo almeno nella natura dell’uomo occiden­ tale, l'uomo orientale con la sua tendenza ascetica di svanire in un nirvana universale, va considera­ to psicologicamente orientalo verso forme di ma­ nifestazioni pseudo mistiche che limitano, o per lo meno non predispongono all'agonismo del

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fisico. Questa ferma volontà di essere sempre il primo ed il migliore e di brillare agli occhi degli altri, questo motivo conduttore di Qmero esprime l’am­ bizione dei mondo occidentale ed è in fondo tale ambizione che ha condotto l'uomo ai capolavori di Prassitele e di Michelangelo alle sinfonie di Beethoven ai poemi di Dante, alla teoria della rela­ tività ed alla fisica atomica. Lo sport in questa luce, non è che un riflesso della vita umana sul piano dell'azione fisica. Lo sport è una specie di gioco che manifesta questa ambizione nella giovinezza e che, più tardi, con­ durrà alla maturità di quei valori che rappresenta­ no l’affermazione nella vita. Non si può fare giustizia allo sport ed al suo contenuto etico-pedagogico, se non riconoscendo che non resterà nella vita solamente come una spe■ eie di gioco di gioventù con effetti superficiali, ma bensì come un plasmatore del carattere virile. Essere uno sportivo significa non sólo esercita­ re una pratica del fisico ma assai più: un abito di vita, una educazione, un modo di essere, un carattere. E' l'attitudine generale dell’uomo, del suo com­ portarsi cella vita, e per cui una legge morale sor­ passa ogni altro valore cosi come l’amb'zione del record e della Vittoria. Ma lo sport è pure una potente scuola di socialità. /I membri di una comunità sportiva e la collet­ tività stessa di tutti gli sportivi, formano una spe-

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Classe 500 c/c. : 1” MASETTI U., media km. 94,001

Gran Premio di Svizzera Categ. sidecar:

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Berna 27-3-1931

1° FR1GERIO E., media km. 113,713 (nuovo record)

Gran Premio di Francia Classe 500 c/c.: 1° 3° 4° Giro più veloce

Albi 13-7-1931

MILANI A., media km. 159,580 (nuovo record) PAGANI N. MASETTI li. MILANI A., media km. 162,410 (nuovo record)

Gran Premio delle Illazioni

Monza 9-9-1931

Classe 500 c/c. : 1° MILANI A., media km. 169,392 (nuovo record) 2° MASETTI U. 3° PAGANI N. MILANI A., media km. 172,602 (nuovo record) Giro più veloce Categ. sidecar: 1° MILANI Alb., media km. 143,943 (nuovo record)

Gomme Pirelli

Olio Castrol

Catene Regina

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I Allo Stadio Olimpionico del Foro Italico è stato aperto con inizio effettivo dei lavori, il cantiere di costruzione. Nell'occasione si è svolto un sopraluogo da parte delle autorità civili e sportive, al quale hanno partecipato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, on. Andreotti, il Sottosegre­ tario ai LL. PP.. on. Camangi. il prof. Elkan, Commissario della Gioventù Italiana, l’avv. Andreoli. Pro Sindaco di Roma, il conte Thaon di Revel. Membro del C. I. O., il Consigliere Miraglia. Capo di Gabinetto del Presidente del Consiglio e molte altre persone del mondo politico e sportivo, nonché nu­ merosi rappresentanti della stampa italiana. Gli invitati sono stati ricevuti dal Presidente del C.O.N.I., che era accompagnato dai Presidenti di Federazioni presenti a Roma, dal Segretario Generale e dal prof. Roccatelli, Direttore del CentriStudi Impianti sportivi del C.O.N.I. e da numerosi tecnici e funzionari dell’Ente. L’on. Andreotti rispondendo al Presidente del C.O.N.I. e agli sportivi tutti, ha messo in rilievo come lo Stadio Olimpico rappresenti un bene non soltanto di Roma, ma dell'Italia tutta.

eie di spirito di corpo al quale scaturisce un’ami­ cizia cordiale, una fraternità di intenti e di sentire, che non s'arresta alle frontiere delle nazioni o di una barriera politica. Sinfonia che si manifesta in modo tutto par­ ticolare ponendo un denominatore comune fra co­ loro che. sportici nell'animo perchè veramente sportivi oltreché nel fisico, pure nello stile di vita, si ritrovano legati ad un sustrato comune di abi­ tudini collettive di impostazioni di vita come uomi­ ni di azione di valutazione serena dall'avversario, di superamento con atteggiamento agonistico delle difficoltà contingenti. di lealtà ed onestà di rap­ porti in qualunque situazione di divergenza di idee o di vedute contrastanti.

Se i dirigenti dello sport sapranno cogliere tutta la immensa portata dell'azione educativa cor.cepita con prospettive così vaste ed applicarle con l’impeto della passione sportiva, che li anima nella rettitu­ dine di sentimenti ed intenzioni che indubbiamen­ te pervade la loro opera, allora veramente in un prossimo domani potremo assistere alla realtà di una generazione rinnovata per l’apporto insostituibile recato dallo sport in tale azione formatrice di ca­ ratteri. dalla scuola, dallo stadio, dalle nevi, dagli specchi d'acqua ed in ogni dove può essere impo­ stato come cattedra di volontà e di carattere, il sano ed equilibrato agonismo del fisico. Allora lo sport assurgerà al significato altissimo di missione e. per chi lo guida, di vera vocazione.

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qr~x A QUANDO — pioniere, promotore e artefice -LJ il De Coubertin — si rinnovarono nei tempi moderni i Giuochi Olimpia, e cioè dal 1896, ben tre volte, nel corso di appena mezzo secolo, essi non ebbero il loro regolare svolgimento. E sempre ciò avvenne per il disfrenarsi della guer­ ra, per il sostituirsi alle incruente e nobili gare dei popoli nello stadio il selvaggio sterminio delle na­ zioni sui campi di battaglia. Cosi nel 1916 (6“ dlimpiade moderna), nel 1940 (12n), nel 1944 ( 1 3a) la bandiera dei cerchi sim­ bolici non ondeggiò sul pennone, la fiamma acce­ sa in Olimpia non riverberò su d’essa i magici ba­ gliori, la campana delle torre di Maratona non chiamò a raccolta da tutti i continenti la gioventù più sana e meglio temprata del mondo. Ripresi a Londra per 'la 14a Olimpiade, i Giuo­ chi potranno disputarsi ancora per la 15" che già da tempo ha lanciato l’invito alla tenzone maschia e cortese in Helsinki per le prove atletiche, in Oslo per quelle invernali, nell’anno di grazia 1952? Questa è la domanda angosciosa che tutti ci po­ niamo, che tutti si pongono. E se il drammatico — e. più che drammatico, tragico — corso degli even­ ti inclina gli animi a pessimismo, una speranza ancora sorride: che voglia la Provvidenza, già così copiosa dispensatrice di grazie nell’appena trion­ falmente conchiuso Anno Santo, allontanare mira­ colosamente dagli uomini la nuova irreparabile sventura. Fiduciosi, dunque, che nel prossimo anno i Giuo­ chi si svòlgeranno, già da tempo i vari Paesi prepa­ rano ad essi corpi e spiriti deèli atleti, mentre gli organizzatori assicurano una perfetta messa a pun­ to dei loro impianti. Per quali e quante ragioni gli sportivi di tutto il mondo sono ansiosamente felici di recarsi in Fin-

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landia! Finlandia: la patria dei Nurmi e dei Ri­ loia, la maestra. a tulio il mondo, di vigore atleti­ co e di sanità morale, lo Stato, così piccolo per nu­ mero di abitanti, ma i cui cittadini lo hanno fatto grande per il coraggio con cui. contro tutto e contro tutti, ne hanno sempre saputo difendere l’onore e le frontiere. Sarà, non ne dubitiamo. ['Olimpiade finlandese un trionfo dello sport sia dal punto di vista tecnico per il crollo di primati che ,nel corso di essa, è fa­ cile prevedere — sia da quello morale, che (salvo il precipitare di irreparabili catastrofi) in Helsinki converranno atleti di tutte le genti, al di qua e al di là del « sipario », a tangibile dimostrazione di ciò che possa, quale affratellalore di popoli, lo sport. In confronto a quelli di Londra, i Giuochi del 1952 rappresenteranno, in questo senso, un pro­ gresso immenso. Se alle 14“ Olimpiade, infatti, tanti, troppi furono gli assenti, alla 1 5a, anche e sopratutto per la promessa partecipazione russa, si avrà un concorso di nazioni e di atleti quale, forse, mai ebbe a Verificarsi nel passato. E' naturale che per un agone il quale si prean­ nuncio tanto selezionato e affollato, occorra che Stati e singoli partecipanti si preparino con ogni scrupolo e serietà. In Italia, il C.O.N.I. già da tempo — appena conclusasi l'Olimpiade di Londra — mise a dispo­ sizione delle varie Federazioni sportive fondi più che sufficienti perchè si assumessero, o confermasse­ ro, istruttori e allenatori ; si facesse opera di pro­ paganda tra i giovani: si indicessero gare nell’inter­ no del Paese e si moltiplicassero confronti interna­ zionali, validi a promuovere non soltanto un più acceso spirito agonistico, ma anche un progresso tecnico, nascente dalla conoscenza e dal confronto

dei diversi stili e dalle contrastanti scuole nelle sin­ gole discipline sportive. Anche per quest’anno il C.O.N.I. non ha lesinato i mezzi affinchè il processo di preparazione a Helsinki e Oslo si completi e si acceleri. Siamo, ormai, all’anno delle ultime, decisive sele­ zioni. Nei mesi del 1952 precedenti i Giuochi si potrà solo affinare, affiatare, potenziare quanto già selezionato nel corso di quest’anno. Sicché può dirsi che il 1951 è destinato da una parte a collau­ dare i risultati conseguiti dal lavoro svolto nei sin­ goli settori sportivi negli anni precedenti, dall’al­ tro a farci conoscere (in base ai tempi e alle distan­ ze nostre e a quelle dei probabili avversari olimpi­ ci) le probabilità maggiori o minori di ottenere alla 15" Olimpiade un complesso d’affermazioni tùie da conservarci il rango di grande nazione sportiva. Non v’è dubbio che anche il 1952 avrà il suo peso sui risultati degli azzurri nello Stadio: infatti (attraverso allenamenti collegiali: intervento di spe­ cialisti. assiduo e intelligente, presso gli atleti più qualificati : preparazione morale; attiva organiz­ zazione « in loco ») si potranno accrescere le pos­ sibilità di successo collettive e individuali. Ma, ri­ petiamo. il 1951, quest’annata sportiva, avrà il peso maggiore nella scélta e nelle probabilità di successo dei nostri atleti ai prossimi Giuochi. Sebbene non ce ne sia bisogno — che ben cono­ sciamo la loro passione sportiva e il loro attacca­ mento alla bandiera (perchè è la bandiera naziona­ le che sale al pennone dello Stadio) — diciamo, dunque, ai preposti allo sport italiano: « Affretta­ tevi. Le fortune e l’onore dello sport italiano sono affidati a voi: e non c’è un solo giorno da perdere perchè quelle appaiano gloriose e questo rifulga im­ macolato all'Olimpiade ».

a 1,5 -km. dal centro Stadio Olimpi coS -!

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Salone Mostre

Come si presenterà Helsinki 1952 con le sue attrezzature olimpiche

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A NCHE il LXVII Congresso dell'U.V.I. (il cizV clismo si avvia ai due terzi di secolo d una vi­ ta che fu il primo impulso a questa vertiginosa èra del motore) è stato celebrato secondo il solito stampo del concludere poco in fatto di legisla­ zione, di programmi e di iniziative, sia direttive sia di revisione, e tanto meno riformatrici, pur ora che di autentiche riforme e decisi aggiorna­ menti è sentita la necessità. In verità, constatiamo da circa mezzo secolo, si può dire « quasi » di persona, come gli svilup­ pi, gli indirizzi, le « svolte » del ciclismo na­ zionale si sono avuti al di fuori delle discussioni dibattute e degli ordini del giorno partoriti dai delegati, assommanti voti plurimi, delle nostre al­ me regioni, accorrenti ora in una, ora in altra delle cento città del bel Paese. Forse, o senza forse, questo « modo » — non è nè sistema nè meto­ do, è un fenomeno che si verifica spontaneo — eh condursi quasi da sé delle cose, risulta il più conveniente ai fini stessi del... benessere del cor­ ridore ciclista e del movimento federale. Il non concludere — e non impegnare — gran che in assemblea generale, conduce inevita­ bilmente a lasciare iniziative e decisioni a chi è già legittimamente a capo dell’organizzazione. E’ un tacito consentimento al « provideant consules », e non solo per ordinaria amministra­ zione, ma per questioni vitali da lasciar meditare e maturare. Così, più o meno, si è fatto sempre, e pur tra burrasche e memorabili scissioni tra Nord e Sud. Poi nostromi e ciurme (oh, i tempi della F.L^A.C. !) tornarono tutti sul medesimo basti­ mento che sbanda sempre e non si rovescia mai. e, alla resa dei conti, tiene ancora il mare (Rodoni ài timone e Magnani alle... caldaie) meglio d’una corazzata di linea. Merito di... pneumatici ben gonfiati e della maggioranza di benpensanti che vogliono sempre andar cauti con le alzate di scudi e con i tentativi senza preventivo periodo di stu­ dio e di esperienza, nonché ulteriore ruminazione e rielaborazione. Proprio essi non si lasciano lusin­ gare da certe sirene a doppia coda che si pavoneg­ giano davanti al paziente microfono, beandosi nel sentire il suono della propria voce e lusingandosi sugli effetti della loro dialettica... A costoro, per il bene dello sport, sarebbero da preferirsi coloro che non parlano, che tirano a campare, e, magari, si danno al turismo cittadino e circonviene a ogni convocazione di assemblea.

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E così anche questo raduno di Trento è pas­ sato alla... storia (,con la s minuscola, una storia senza pretese) con bilancio magro alla voce atti vita costruttiva. Ma, certamente, con efficaci in­ segnamenti per i dirigenti l’arca unionistica. Eppure era nelle speranze e nei voti che al... concilio di Trento (bè da non confondersi con quel­ lo famoso che durò, è vero, parecchio, ma, insom­ ma, varò la Controriforma che tuttora edifica e agisce con magnifico vigore), le discussioni, le pro­ poste e gli ordini del giorno conducessero a una attesa riforma delle Carte federali. Ma proprio dal punto-base: riforma, ha inizio e... fine il nulla di fatto. Ma andiamo per ordine, almeno nei sommi capi. Esordiva il presidente Rodoni con un’ampia relazione sulla attività sportiva e di gestione del­ l’annata 1949-50. Necessariamente densa di fatti e di dati che denotano l'effettiva operosità della fe­ derazione alla quale « rebus sic stantibus », vale a dire coi tempi, gli umori e le cattive abitudini cor­ renti, per « riformare » abbisogna per l’appunto la « riforma », e non si possono imputare direttamen­ te nè certi insuccessi internazionali, nè la caduta di Coppi, nè il ritiro di Bartali, nè il crollo uno e trino di Moorslede — la relazione veniva caloro­ samente approvata e corroborata di applausi ge­ nerali. Un trionfo per Rodoni! Le cose parevano bene avviate, e le previsioni circa il proseguimento dei lavori erano per uno svolgimento regolare, pacifico e proficuo, e verso una conclusione logica. Insomma, una netta smen­ tita al destino dei congressi dell’U.V.I. Infatti... Infatti, si attendevano costruttive discussioni con la presentazione dei progetti Gemignani e Berti, l’uno e l'altro, per diversi modi, ampiamente riformatori delle Carte federali. I con­ venuti, dalle copie in precedenza distribuite, già sapevano o dovevano sapere di che si trattava, e, quindi, è indubbio che avevano capito bene. Ma non pare che da parte della maggioranza vi fosse felice accoglienza a tali riforme. E la discussione sui due progetti non avvenne, come si attendeva. Nei.... corridoi, si vociferava tra fraintesi e malintesi. I capi delegazione tene­ vano circolo. Qualcuno di essi, alla ricerca di un bandolo, aveva la peregrina idea d’una fusione dei due progetti. Disperata impresa, da compiersi, per giunta, in poche ore: dalla sera alla mattina. Fuori sesto si rivelava quell’ordine del giorno approvato


per cosi perentorio invito di fusione. E quantun­ que alcuni colleghi abbiano scritto che il Gemignani e il Berti passavano poi un'intera notte alla... operazione dattiloscritta, nel tagliare e ricucire le loro proposte, sappiamo con certezza che i due egre­ gi riformatori hanno, invece, dormito saporitamen­ te al tepore dell’accogliente albergo, non avendo forse neanch’essi fiducia nella fusione. E, infatti, la mattina seguente, con il potere d’un nuovo or­ dine del giorno — la notte porta consiglio -— i progetti e pensata fusione venivano ritirati. Tante discussioni, tanta carta stampata, per nulla, alme­ no per ora. Il sipario calava tra l'indifferenza degli spettatori. ■

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Giusto allo scadere dell’Anno Santo, Fausto Coppi — ultimo di una lunga serie di campioni di tutti gli sport venuti In pellegrinaggio a Roma — ha lucrato i tesori spirituali del Giubileo, compiendo Insieme alla mamma e alla moglie, il giro delle Basiliche. In questa occasione non ha voluto attorno a se nes­ suno dei molti ammiratori e gli è quasi spiaciuto an­ zi che lo scaltrissimo Giuliani, sia riuscito a sorpren­ derlo con il suo obiettivo proprio all’uscita del grande Tempio della Cristianità, nella espressione Intima e serena della sua fede.

v t ogliamo esprimere qualche opinione in materia V di tale fallimento? Ecco, secondo noi, cominciamo col dire che i presidenti dei Comitati regionali erano i meno qualificati a firmare l’ordine del giorno in cui si invitavano i due progettisti a fondere le loro due fatiche. I Presidenti dei Comitati regionali, fino a prova contraria, sono i capi d’un organo federale periferico, ma in assemblea essi sono semphei de­ legati, anche perchè le delegazioni regionali e il capo delegazione esistono solo in pratica, e non sono previsti da alcuna disposizione statutaria. Infelice, inoltre, il connubio Berti-Gemignani, in quanto i due progetti, una volta fusi, veni­ vano a costituire un vero e proprio progetto nuovo, che non era stato studiato nè dalla Com­ missione Carte Federali, nè iscritto all’o.d.g. del­ l’assemblea, nè tanto meno studiato dai dele­ gati, che quasi ex abrupto avrebbero dovuto ap­ provarlo o meno. Non era certo possibile che studio e discussione del progetto nuovo avvenis­ sero addirittura in sede di assemblea. E, subito dopo, doveva verificarsi un incre­ scioso episodio: l’inopportuna, — almeno ai fini costruttivi di chi vuol sistemare le cose! — par­ tenza dei delegati piemontesi, proprio al momen­ to in cui si chiedeva all'Assemblea di assumere certe responsabilità e di decidere su importanti questioni. La loro partenza (Bertolino e compagni dissero che nevicava troppo forte e temevano quin­ di per il loro viaggio di ritorno!) metteva il Congresso in posizióne tale da non poter più con­ tare sui due terzi dei voti necessari per far appro­ vare le modifiche dei Gruppi B.C.D. Inutile, per­ tanto, risultava la discussione di essi. Quale il danno della mancata riforma? In qua­ le situazione incresciosa veniva a trovarsi la Pre­ sidenza? Niente di allarmante, come qualcuno ha temuto. Tutto restava come prima. L’U.V.I. può funzionare ugualmente, perchè lo Statuto e il Re­ golamento organico sono sufficienti a questo fun­ zionamento ed essi sono validi, come è stato ac­ certato in Assemblea. Piuttosto, tutte le proposte di modifica che servivano a perfezionare lo Statuto e il Regola­ mento Organico, sono rimaste così accantonate, rendendo vano (povero amico Concas!) il lavoro d’un anno della Commissione Carte Federali, e rendendo meno agile il funzionamento degli Or­ gani centrali e periferici, e creando, tra l’altro, un più complesso lavoro all’Assemblea dell’anno ven­ turo. La Commissione Carte Federali (l’unica a essere stata elogiata dalla relazione presidenziale)

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I si trova ora nella situazione di aver non solo la­ vorato senza esito, ma di dover lavorare senza il miraggio di una soddisfazione e senza la speranza di poter vedere, anche nel prossimo anno, i frutti della propria opera. Gli stessi Comitati regionali si accorgeranno quanto male abbiano fatto a non prendere sul serio il comma 5 dell’o.d.g. Ma non tutto ii male viene per nuocere: c, il Congresso, non ha fatto precisamente del male: ha concluso poco. Per di più neanche ha sconcluso. E dopo tutto, un rinvio non è una rinuncia. Quan­ to alla gestione federale, alle provvidenze per essa e l’intero movimento societario, l’attività agonistica nazionale anche nei rapporti internazionali, l’or­ ganizzazione sul circuito varesino dei Campionati del Mondo 1951, il solo fatto che l’assemblea ha confermato la sua piena fiducia in sede di relazione, c sulla base di quanto sperimentato e concluso, tutto ciò è pur tuttavia un risultato. Si tratta d'una approvazione piena e concreta da parte dei dele­ gati, nè svagati nè dissenzienti su tema essenziale. Insomma, se nella assemblea è mancato Io spirito risolutivo, non ha fatto difetto il buon senso, ma­ gari inerte e remissivo, lasciando le cose come sta­ vano e lasciando a fare chi e coloro hanno saputo fare, in ultima analisi, del lavoro costruttivo. A volte, nel non incitare il cavallo si fa andare avanti il carro meglio che con le pungolature... Così debbono aver pensato i più.

TVTel nuovo anno in corso l’U.V.I. può funzionare 1’1 ottimamente, solo che tenga bene presenti gli insegnamenti ricavati dalle dure esperienze e amare delusioni subite in campo agonistico, pur con tanti campioni in efficienza e le non poche nuove energie di rincalzo. Facendo, inoltre, te­ soro dell esperienza di Trento, sacriamo che la U.V.I. per l’assemblea del prossimo anno (an­ dremo a Cagliari!) voglia accogl-'ere questa nostra nroposta : di inserire le proposte di modifica a Statuto e Regolamenti al primo punto dell’ordine del giorno dell’Assemblea, in modo che i delegati siano costretti a discuterle. E speriamo che in tale storico dicembre 1951, in cui la discussione fon­ damentale non potrà essere evitata, le condizioni climateriche siano benigne (si avrà a che fare col mare stavolta, e non con la neve) altriment' du­ rante la traversata non saranno pochi i delegati amanti del turismo, che dovranno... amaramente marittima. Ma, pentirsi dell’agognata crociera forse, un no’ d» penitenza varrà a conferire maggiore applicazione di pensiero e decisione deliberativa, che è quanto occorre se non ner una ri­ forma rivoluzionatrice. per una revisione e una riorganizzazione del ciclismo nazionale, in art’coli statutari, in regolamenti tecnici, e soprattutto in mentalità e usi. , Per intanto dobbiamo registrare nel discreto e incolore congresso tridentino, il netto rifiuto a una proposta presentata da elementi insertisi nello sport per le più impensate vie. con la quale si chie­ deva di stabilire a 14 anni l’età minima dei par­ tecipanti alle corse ciclistiche. Chi sa, per prova, quale volume di maturate energie esiga e duale dispendio e usura delle medesime provochi il ci­ clismo agonistico, su qualsiasi distanza e percorso (e quale regime di superalimentazione — e prov-

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vista di calorie — non sempre ottenibili, richieda), non può non avvertire che si trattava di proposta inoltrata da persone che non sappiamo definire, tanto più che qualche organizzatore è saltato fuo­ ri con gare di corsa persino per bambini di sei-otto anni. Col buon senso e la pratica di vecchi ciclisti e padri di famiglia, la maggioranza ha senz’altro bocciato la proposta. Sulla quale, a illuminare con le sue pacate e ineccepibili considerazioni, era già per tempo intervenuto il Presidente della Federa­ zione Medici Sportivi, l'illustre prof. La Cava. Il rifiuto alle corse... infanticide veniva elegantemen­ te espresso con l’approvazione di un o.d.g. Am­ brosi™ (che ribadiva concetti già espressi su « Stadium »), con il quale l’U.V.I. si rivolgerà al Ministro dell’interno chiedendogli di far ri­ spettare la legge vigente per quanto riguarda le gare ciclistiche, le quali in nessun caso possono essere permesse senza il nulla osta dell’U.V.I. Nulla osta che la Federazione si guarderà b^ne dal concedere. E così, senza nulla innovare, e at­ tenendosi a quanto è già di norma, s’è risolta una questione di particolare importanza e del'catezza per la salute e lo sviluppo delle giovani generazioni. Tale soluzione viene però a ingranare ora anche con quella che interessa le gare cosiddette allievi, per ragazzi dai sedici ai diciotto anni, nel periodo critico dello sviluppo. Questione che va studiata, ma nella quale la Federazione deve subito agire. Agire intanto con limitazioni di chilometraggio e difficoltà dei percorsi, di numero delle gare, apertura e chiusura di stagione, orari delle dispute. Si usano dagli allevatori infinite cautele per i pu­ ledri. dai coltivatori per le piante da vivaio : e i nostri ragazzi li lasciamo allo sbaraglio? Non di­ mentichiamo che proprio la bicicletta è la grande iniziatrice della più viva e sana massa popolare allo sport e alla vita dinamica. Ma sanamente di­ namica per il presente e per l’avvenire, evitando ogni inconsulto anticipo di sforzo, di dispendio e dissipazione di energie in germoglio. Le Federazioni sportive hanno la responsa­ bilità della salute e della efficienza morale e fisica di milioni di tesserati, che sono la vera forza pro­ duttiva e continuatrice di una nazione. Proprio per tale compito sono in funzioni, e bisogna dire che già le assolvono con cura. Ma devono con­ seguire in ciò autentica nerfez'one e non lasciare nessun angolo morto del grandioso edificio ch’è olimpiaco, formativo, sociale e politico. Funzio­ namento federale e congressi hanno compiti, anzi m:ssioni altissime e vitali da assolvere, e sempre in senso concreto. In merito, l’U.V.I. ha acquistato titoli gran­ dissimi nella sua lunga esistenza: è stata inizia­ trice, promotrice e creatrice. Anche in. questi anni di così difficoltosa ricostruzione, ha saputo diri­ gere e amministrare nella buona e avversa for­ tuna, e se il ciclismo italiano ha registrato degli insuccessi, ha pur registrato trionfi che tra l’altro negli Italiani hanno risollevato morale e resusci­ tato concordia; e all’estero rialzato prestigio. All’U.V.I. col perfezionamento, diremo, per­ manente, delle sue istituzioni, con l’austerità e il valore tecnico-sociale delle sue manifestazioni e organizzazioni, resta affidato il ruolo, assunto sin dal suo nascere, di avanguardia e araldo di tutta l’Italia sportiva.


Risorgeranno /.

ciclD-campBslri? a scuola superiore del ciclismo di Velate ha posto in vetrina il suo primo prodotto, Carlo Carini, elemento non nuovo nelle cronache ciclistiche, per alcuni onorevoli piazzamenti otte­ nuti nelle corse ciclo-campestri del 1946 e che ora vi torna in qualità di insegnante per i nuovi aspiranti alla notorietà ed alla gloria. E per restare nella sua specialità, Carletto Carini ha debuttato precisamente con una lezione sulle corse ciclo campestri, cenerentole dell’ agonismo italiano. Se dovessimo trarre una conclusione dal rapporto fra i risultati della prima

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prova di Cesano Boscone e la seconda di Bruzzano, si dovrebbe senz’altro ri­ conoscere la riuscita dell’esperimento. Intendiamoci: nessuno dei corridori intervenuti alla prima lezione, al Vigorelli, figura fra i primi a Bruzzano, ma quando i vincitori rispondono ai nomi di Toigo, dei vari Zanazzi, di Malabrocca, di Locatelli e di altri atleti di pari levatura, è naturale che le matricole non possono avanzare pre­ tese eccessive. Ciò che invece, fa bene sperare è la aumentata affluenza dei corridori a queste gare che gli assi ignorano o fingono di ignorare, ma che potrebbero in un avvenire non lontano, occupare anche in Italia quel posto che ben a ragione occupano in altre nazioni. Vero è che in Italia la stagione ca­ ratteristica, adatta allo svolgimento delle corse cielo campestri è assai bre­ ve. La nazioni ciclisticamente più evo­ lute,, si trovano tutte al nord dell’Ita­ lia, in zone cioè nelle quali l’inverno è piuttosto lungo c non consente la ri­ presa dell’attività su strada a breve di­ stanza dalla chiusura autunnale della stagione agonistica. Da noi le condizioni che permangono per alcuni mesi in Francia, in Belgio, in Olanda, in Dnaimarca, nel Lussem­ burgo e nella Germania, durano un paio di mesi al massimo, durante i quali i nostri maggiori esponenti scorrazzano per le piste o fanno qualche breve punta nell'Africa settentrionale ed ini­ ziano ai primi di febbraio gli allena­ menti su strada. Poco tempo resta loro disponibile e durante gli intervalli non se la sentono di esporsi, con la partecipazione alle ciclo campestri, a qualche infortunio che comprometterebbe la loro parteci­ pazione a gare più .redditizie. D’altra parte le case costruttrici di ci­ cli non vedono la necessità di tare la reclame ai loro prodotti attraverso gare nelle quali il giuoco di squadra, che fa­ vorisce unicamente gli assi, non ha pos. sibilità di sviluppo ed i pregi dei pro­ dotti medesimi possono venir compro­ messi da un incidente di gara, molto più facile a verificarsi in una ciclo campestre che in gare di qualsiasi al­ tro tipo. La condotta delle case costruttrici potrà essere suggerita da criteri econo­ mici particolari che sfuggono all’osser­ vazione ed alla valutazione di chi non vive nell’industria ciclistica. A noi però sembra che i pregi di una bicicletta cioè che debba servire alla massa e non essere riservata ad un campione, po­ trebbero emergere ed essere maggior mente apprezzati laddove essa viene sot­ toposta a prove che richiedono doti speciali di solidità e di resistenza. La bicicletta di gran lusso non ha oggigiorno ragione di esistere, a meno che le masse non si orientino — e sa­ rebbe un gran bene — verso il cicloturismo. Il super-ciclo, costruito con cure speciali e con materiale selezio­ nato interessa soltanto la categoria di corridori ed in ogni caso non sono le

biciclette destinate agli assi ed anche ai gregari, quelle che vanno in com­ mercio. La grande maggioranza degli utenti vede oggi nella bicicletta il mezzo uti­ litario che consente di spostarsi rapi" damente ed economicamente sulle brevi distanze <be debbono essere percorse per le necessità della vita. Quale banco di prova migliore di una corsa ciclo campestre, per mettere in evidenza la robustezza e la resisten­ za di una bicicletta? Il ragionamento tende a condurci fuori del binario da seguire per par­ lare delle attrattive delle corse di tal genere; vi rientriamo quindi senz’altro. Le prime corse dell’annata hanno vi­ sto vincitori il campione italiano della specialità, Taigo e Valeriano Zanazzi, atleta già consacrato da numerosi suc­ cessi su strada, corridore eclettico, buono in ogni caso, capo squadra o gregario prezioso, sempre generoso nelle sue prestazioni; qualche altro buon corridore vi si è anche cimentato, encomiabile fra questi il velocista Bergoini, ma i grandi nomi sono rimasti e rimarranno sempre assenti. Qualche rara eccezione si è verifi­ cata nel passato: il ricciuto Piralla, un pietard che a suo tempo seppe farsi ri­ spettare in campo nazionale ed inter­ nazionale, il granatiere Corlaita, stradi­ sta e pistaiuolo di fama indiscussa, il popolare Belloni, generoso ed esube­ rante, non disdegnarono le corse ciclo campestri e ripetutamente ne furono i vincitori. Ma a quei tempi i parteci­ panti si contavano a centinaia e co­ munque i nomi illustri erano sempre ben pochi in confronto a quelli dei corridori stranieri che in tutti i tempi impiegarono proficuamente i mesi in­ vernali, cimentandosi nelle ciclo cam­ pestri. Fra quelli troviamo il baffuto Cristo, phe, vincitore della più massacrante San Remo, i fratelli Pelissier, che ripetutaniente intralciarono il cammino al no­ stro grande Girardengo, l’estroso e ve­ loce Lapize, Ronsse e Silver Maes, Franz il rivale di Bottecchia e Le Dro­ go, Chocque e Franzil e giù giù, sino al piccolo Robic, che doveva riaprire nella scorsa stagione, con la Roma-Napoli-Roma, la serie delle vittorie stra­ niere in Italia. Non sarà probabile che l’attuale ge­ nerazione dei corridori italiani abban­ doni la via seguita sino ad oggi per dedicare alle corse campestri sull’esem­ pio dei colleghi d’oltre Alpe, una parte del tempo che lascia loro disponibile la breve stagione invernale, ma potrebbe anche darsi che la Scuola di Velate dii una prima prova della propria utili­ tà, facendo rifiorire una specialità che. attualmente desta scarso entusiasmo è conta pochi proseliti in Italia. E chi sa che dalle corse ciclo cam­ pestri non emergano quei rincalzi che da qualche tempo sono divenuti troppo rari, minacciando di abbassare il livello superiore che il ciclismo italiano aveva meritatamente raggiunto.

Riecardo Bonarelll

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Insegnanti e allievi formano un corpo unico nelle uscite d'allenamento nella scuola inglese

in m unii scuoia T a ormai famosa Circolare Min'steriale, come era da prevedersi, ha su­ scitalo un mondo di commenti. Nè questi commenti guastano, anche se sono di tono meschino, come quelli che dico­ no: avete deciso senza interpellare chi sa, e solo perchè non si è chiesto l’illu­ minato parere d loro «che sanno». Ma, tant’è! La verità si fa .trada da sè; delle mille glosse marginali rimar­ ranno quelle costruttive; il buon senso ed il tempo dissiperanno le inutili e le malevole. Per valutare rettamente la importan­ za e le possibilità offerte dalla Circola

re del 19 ottobre scorso su !' insegnamento della Educazione Fisica e Spor­ tiva nella Scuola, bisogna tener presenti molti dati di fatto, per non essere facili entusiasti, o superficiali sgretolatoci ; dati di fatto die debbono essere valo­ rizzati e risolti in uno con la riforma scolastica.

E solo per citarne alcuni: dettami e precetti di una oculata scienza medica sportiva; preparazione degli Insegnanti attraverso la Scuola Superiore di Edu­ cazione Fisica e Corsi di aggiornamen­ to; attrezzature, palestre, campi, piste, piscine; retribuzione conveniente della

opera prestata; regolamenti scolastici " orari; abito mentale e psicologia di alunni, genitori, presidi e professori, stampa... Di tutto questo si può dire, discutere e suggerire, e, ante omnia, fare. Si può dire perfino che detta Cir­ colare è, di già e da parecchio tempo, attuata in alcuni Istituti, -dove Preside e Collegio dei Professor', Insegnante, alunni si sono posti sulla via di uno Educazione Fisica e Sportiva come, oggi è voluta dal programma, dove, quasi ba­ stanti sono le attrezzature, dove l’agoni­ smo sportivo è intenso e pur coordinato alle necessità dello studio serio e pra-

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ticato secondo le. norme di esattezza te­ cnica e pres rizione igienica.

Un piccolo esempio: il 16 novembre, si è corsa a Tradate una staffetta 6x1000 da otto squadre dei Collegi di 'limiate e Saranno. Ma dovendo scegliere tra i molti ar­ gomenti, ci sembra di dover dare la pre­ cedenza alla « quaestio pedagogica » precedenza che ci sembra richiesta per­ chè sta alla base della soluzione del pro­ blema dello Sport nella Scuola, e ri­ chiesta dalla necessità di agire subito, almeno qui dove a tutti .è possibile di agire. Quale è l’abito mentale, lo stato psi­ cologico di fronte alla Educazione Fisi­ ca nella Scuola?

Facciamo l’esame delle s Inazioni di difetto e cercando di cogliere l’atteg­ giamento che è più diffuso, ben sapen­ do che vi sono lodevolissirn e eccezioni i numerose.

Dovremmo prendere le mosse dagli uomini di Governo, Ministri, Deputati. Senatori... po che ad essi è demandato di legiferare indirizzi e destinare som­ me per lo sviluppo della Educazione Fisica. Ma si tratta di una macchina troppo complessa. C’è solo da rilevare che la Circolare è un segno di orienta­ mento nuovo, su cui si 'dovrà insistere, anche con l’r.pporto della pubblica opi­ nione. Presidi e Professori — anche se la convenzionalità burocratica strappa qualche lode e qualche gesto generoso — non sono molti quelli, veramente per­ suasi della importanza della Educazione Fisica; nè di rado fanno mistero delle loro opin oni con alunni e famiglie, ad­ ditando nello Sport la causa del regres­ so del profitto negli studi. Si è fatto uno slogan: «bravo in ginnastica, asino nel resto! ». Che dire di quell’ordine del giorno dei Signori Presidi delle Scuole Medie di Venezia, di cui dà notizia «La Cultura Fisica» del 25 novembre? Ivi si afferma: «sorpresa che tali innova­ zioni siano state decise senza la preven­ tiva consultazione degli uomini della scuola... giudicano che tali innovazioni turberebbero notevolmente il regolare andamento della Scuola con conseguen­ te abbassamento del tono della cultu­ ra... ». Davvero che la sorpresa sta nel dover constature la esistenza di una mentalità fuori posto.

Insegnanti di Educazione Fisica — a cui vogliamo dare molte attenuanti: ac­ ciacchi della età avanzata — mancanza di locali e di attrezzature — ambiente ostile... Si direbbe che alcuni tirano a campare, svolgendo una monotona le­ zione di cose mille volte ripetute, o che lasciano sbrigliata la scolaresca dietro un pallone. Non sono un ispettore della E. F.; non pretendo di conoscere mol­ tissime Scuole, ma quanto ho visto nel­ le provincia lombarde non smentisce questa affermazione.

E pure con meraviglia vediamo pub­ blicato il predetto ordine del giorno,

quasi con nota di lode, su una rivista che proclama di difendere la Educazio­ ne Fisica nelle Scuole. Preferiamo in­ terpretare come un « brutto incerto del mestiere », in cui si è cascati senza av­ vedersene.

re e sociale, fa dell’alunno: uno che ha cura della propria salute attraverso un esercizio fisico, voluto, continuo, disci­ plinato. Ripeto, da noi lo Sport riveste piuttosto il carattere di « spassoso diver­ timento ».

Ma è sopratutto errato lo stato psico­ logico dei genitori e degli allievi. Quan­ te famiglie giudicano in base allo slo­ gan che si sente ripetere tanto di fre­ quente: «.che necessità di questa disci­ plina? ».

E’ qui che la Scuola dovrebbe trova­ re il campo più ampio, e lo Sport nel­ la Scuola trovare la sua speciale mis­ sione. Cioè: «fare dell'alunno un ap­ passionato cultore della propria salute fisica, formandosi un abito duraturo di esercitazione fisica quotidiana ».

Forse si può affermare che la tagione prima del decadere dello studio del la­ tino nelle nostre scuole, sta in questi modi di dire: « perchè il latino? mio figlio deve diventare ragioniere .. da in­ gegnere. cosi gli serve il latino?. . ». E la famiglia parte a lancia in resta (ora diremmo, a bomba atomica) contro il latino, contro la « ginnastica », cd altro. Da ciò nasce il desiderio della « esen­ zione », a cui spesso collabora un me­ dico non molto scrupoloso. Stati d’ani­ mo che evidentemente si potenziano, se qualche professore di altra disciplina sentenzia: «con quello sport... i giova­ ni non studiano più ». Proprio come di­ cono quei bravi Presidi della Laguna. Stati d’animo e mentalità che passano nel figliolo, il quale non vorrà capire l’antifona contro la sua passione spor­ tiva, se ne ha una, sia essa calcio, bici­ cletta, vespa... ma riserverà la ostilità, tutta e senza quartiere, contro la lezione di Educazione Fisica. Anche perchè di detta lezione ormai ha nausea. E non a tutto torto. Infatti dalla prima media ha dovuto mettersi in riga, allinearsi, contare, mar dare, saltellare, far l’arrampicata, saltucchiare un cordino, far piegamenti, circonduzioni, qualche gioco di longeva età...

Sì, bisogna dirlo forte: l’alunno delle classi superiori ha nausea della lezione di Educazione Fisica, per molte ragioni. Non ultima questa: da tre. quattro... ot­ to anni ripete presso a jpoco gli stessi stereotipati esercizi; noni ne ha stima; non sono consoni al suo animo, allo spi­ rito dinamico del mondo giovanile ato­ derno. Come scrivevamo recentemente su « La Gazzetta dello Sport » la nostra maggior lacuna sta nel fatto che il sen­ so sportivo non è applicato a sè. l’atti­ vità fisica non è in funzione della pro­ pria salute fisica e di un miglioramen­ to morale; ha invece la nota di spas­ soso divertimento. Il caso è, si può di­ re, classico: milioni di bagnanti e ben pochi nuotatori; milioni di calciatori e poca pratica atletica; milioni di arram­ picatori e vuote le palestre, pedane di lancio per un alpinismo cosciente dei pericoli; migliaia di giovani schermi­ dori e quanti salgono in pedana fatti adulti?

Mentre nelle altre Nazioni, aventi un culto dello Sport, la Scuola aggredisce lo Sport, e, con la educazione famiglia-

Su questa appassionata cura, sarà fa­ cile alla Scuola (c dovranno cooperare la famiglia, la stampa, il C.O.NJ., lo Stato),man mano che si avanza lo svi­ luppo fisico dell'alunno, costruire il la­ voro atletico sportivo agonistico. Ad ottenere questo deve tendere la Circolare Gonella • Vischio, applicata nella Scuola; vorrei dire, questo deve essere il fine supremo della Circolare: immettere nelle nuove generazioni il culto di una equilibrata educazione fi­ sica e sportiva personale.

Di questa educazione fisica personale devono tener conto la tradizionale " gin­ nastica ”, la preatletica, la atletica e lo sport anche agonistico in tutte la forme che sono convenienti. Il Ministro Gonella disse: «dalla di­ dattica dell’esercizio fisico alla didattica dell’agonismo ».

Una didattica ci vuole. E chi più del­ la Scuola ha il dovere della didattica? Perchè di agonismo sfrenato da norme, ce ne è fin troppo. E’ lo « stradismo » denunciato da Sisto Favre. Il cani piani­ smo spettacolare non è il fine sapremo dello Sport, come magistralmente rileva la Circolare del C.O.NJ. E’ sconfortante vedere i giovani aste­ nersi dal salto o da una corsa, solo per­ chè ce n’è uno, che salta o corre più di loro; non vogliono essere in posizione arretrata; un orgoglio deleterio. Opera di educazione e di rieducazio­ ne. Con [Insegnante di Educazione Fi­ sica, che ha ora tra mano un arnese più adatto e più comprensibile per i giova­ ni e più aderente al desiderio dei gio­ vani, cooperino i Presidi e i Colleghi delle altre discipline, perchè la educa­ zione è opera di tutti. Cooperi la fami­ glia, meglio illuminata su i moderni problemi delle necessità fisiche e spi­ rituali dei figlioli.

Cooperi la stampa sportiva e politica smorzando tante verbosità storte e aven­ do miglior coscienza del suo compito educatore, come Soletti rilevava tanto giustamente. Quello, dunque, che più conta, è la serenità con cui famiglie, insegnanti, stampa, autorità debbono attuare la in­ novazione nella Scuola. Dietro a questi i giovani cammineranno velocemente, più di quanto non si creda.

d. Enrico Corbella

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frasferimenti e ingaggi ilei giocalnri e

capitolo che pesa di più sulle società dice Ottorino Bufiinnì

Commenti, discussioni, critiche, tutte più o meno vivaci, ha susci­ tato il progetto di riforma al cam­ pionato di calcio. E molti, a dil­ la verità, tra tanto clamore e tanto blaterare, non ci raccapezzano più nulla. Chi ha ragione? 1 « conser­ vatori » o i « riformatori »? I giornali sportivi e le rubriche specializzate dei quotidiani poli­ tici si sono -lasciati trascinare a lunghe polemiche dove ogni arti­ colista fa sfoggio della propria competenza e tenta di accendere lumi per diradare il fitto buio che circonda quei lettori non esperti di regolamenti federali. A mettere veramente a fuoco la discussione è intervenuto l’ing. Ottorino Barassi, benemerito pre­ sidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, con il seguente articolo che siamo lieti di portare a conoscenza dei lettori di « Sta­ di um » : C’è chi. trova che formati tutti e tre su girone unico, i futuri campionati di Lega Nazionale (professionistici) diano luogo ad un cilindro, anziché una piramide. Il ricorso alla geometria, piana o solida, è frequente da un po’ di tempo nel giuoco del calcio, per i problemi tecnici e per quelli organizzativi e se ne fa anche un certo abuso, almeno nella tattica di giuoco. I problemi calcistici, purtroppo, sono complessi e non basta la geometria a risolverli. Si dice: la piramide si ottiene due gruppi di Serie B ed con di A. Ma le società di B ciuc­ uno sero ia modifica del mio progetto professionale (clic sull’attività almeno in un primo prevedeva, “solò la A e la B) con 1 agtempo della C per le nec®®“ta giunta delle società da retrocededi vita ’i stessi motivi che re, cioè per %“ la Serie B, nei riguardi crearono della A, e che la fecero r.durre ad

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un girone quando essa venne in­ flazionata... a tre gironi. Se non esistesse da noi il prin­ cipio della « via aperta » fra un settore e l’altro (principio sul quale tutti sono d’accordo) si po­ trebbe anche parlare di due gi­ roni di B. Per quanto, malgrado i ruoli chiusi, in Inghilterra esi­ stano i tre gradini per motivi di selezione e di interesse agonisti­ co. Che poi i gironi di C possano essere due come in Inghilterra (la quale col suo girone unico di A e B ed i due di C non realizza neppur essa... una vera piramide) è cosa che potrà dire il tempo. Comunque l’argomento non è prevalenteNoto che l’Inghilterra per mol­ ti anni ha avuto tre Serie tutte su girone unico, e solo da qualche anno la terza Serie è su due gironi. I due gironi di B, senza C, non risolvono il problema della sede

Offerta del C.O.N.I. al Presidente del Consiglio per onere di beneficenza Il Servizio Informazioni della Presidenza del Consiglio comu­ nica:

IL Presidente del Consiglio ha ricevuto ieri l’avvocato Giulio Onesti, presidente del C.O.N.I., accompagnato da alcuni membri della giunta esecutiva del Co­ mitato olimpico nazionale. L’avv. Onesti ha rimesso al Presidente del Consiglio per ope­ re di pubblica beneficenza l'inte­ ro importo della quota spettante al C.O.N.L per la giornata del Totocalcio della vigilia di Natale. L’on. De Gasperi ha destinato detta somma per cinquanta mi­ lioni al « Fondo del soccorso in­ vernale » e per il resto ad atti­ vità assistenziale nei territori di frontiera.

adatta per lo società retrocesse dalla B. Per risolverlo, mantenen­ do anche la piramide, occorrereb­ be poi creare la C su tre o quat­ tro gironi. E riuscirebbe un bel... piramidone, di oltre cento squadre! Purtroppo l’esperienza attuale insegna che non ci sono i mezzi tecnici e finanziari per assicurare la vita di un così numeroso com­ plesso professionale. Resta la osservazione più seria : quella sui maggiori oneri del gi­ rone unico di Serie C, rispetto agli attuali quattro gironi. I van­ taggi sportivi del girone unico, e quindi il maggior contenuto te­ cnico ed agonistico delle partite, fanno prevedere maggiori incassi, per fronteggiare un aumento di assegni ai giocatori, i quali sono già attualmente, nelle maggiori squadre di Serie C (quelle che presumibilmente passeranno alla Categoria professionale) degli sti­ pendiati, senza altra occupazione. Le maggiori dislocazioni, non hanno influenza sui giuocatori professionisti e come tali a com­ pleta disposizione delle società, e non ne hanno sensibilmente nep­ pure sui costi delle trasferte. In gran parte esse vengono sostenute federalmente con i contributi To­ tocalcio. Si tratterà di arrotondarli vieppiù, perchè le necessità della categoria sono in funzione della attività di tutto il complesso pro­ fessionale Chi ha fatto i calcoli sa bene che, malgrado la particolare configurazione della penisola, non è il capitolo trasferte del campio­ nato che pesa di più sulle società, ma purtroppo quello « trasferi­ menti ed ingaggi dei giuocatori» Un errore solo in questo capitolo, pesa sovente più di tutte le tra­ sferte inesse insieme.

Ottorino BaraNgi


di Edoardo Kronliclm

DIVAGAZIONI CALCISTICHE

TI lungo Campionato si avvicina ornici -i- al « giro di boa », si combatte per il titolo platonico di Campione d’inver­ no in attesa di aprire il fuoco per con­ quistare il più sostanzioso titolo estivo, ed è presumibile che non sarà difficile l’accensione dell’ambiente con tanti­ svedesi sparsi qua e là. Abbiamo visto giuocare bene e male in queste setti­ manali rassegne di atleti da settembre ad oggi, e quel che non abbiamo visti direttamente ce lo hanno raccontato i giornali, mentre i documentari cinema­ tografici hanno offerto una felice sintesi del « meglio », ovviamente lasciando fuori il «meno buono» ed il « peggio». Il Campionato attuale, tecnicamente considerato sotto il profilo delle tatti­ che usate, potrebbe agevolmente essere definito impostato sul tema fondamen­ tale del « sistema » con variazioni. E queste variazioni, appunto perchè tali, riproducono, nella geometrica grafia de­ gli uomini disposti sul terreno di giuo­ co, improvvisazioni che in musica corri­ spondono all'ispirazione momentanea ed in tecnica calcistica presentano invece il sottofondo della valorizzazione tattica dei giuocatori disponibili. Molto spesso — poi — le squadre in trasferta, impostate sulla difensiva, scen­ dono in campo con il più ortodosso dei WM e durante il giuoco fanno vedere questo interessante fenomeno: mezze ali arretrate in funzione di controllo degli interni avversari, mediani laterali spo­ stati verso i bordi del campo a diretto contatto con le ali, terzini liberi arre­ trati, in una parola un tipo di schiera­ mento metodista effettuato... alla che­ tichella, sotto il naso di 20 o 30.000 persone una specie di... carboneria in pieno regime sistemista: e con ottimi risultati, quanto a giuoco di difesa, per­ mettendo quei classici interventi com­ binati che mandavano in visibilio gli ammiratori di famosi « tandem » verti­ cali come Serantoni-Monzeglio, Ferra­ ris IV-Rosetta, Bertolini-Caligaris, per­ fetta fusione del mediano laterale con il terzino retrostante, che permetteva la brillante azione del passaggio in difesa. Si afferma, dunque, un ritorno al vec­ chio «metodo»? Sembrerebbe di sì, al­ meno per quanto concerne lo schiera­ mento « da trasferta », sopratutto quando non si abbiano dei difensori di altissimo valore individuale, premessa assolutamente necessaria per attuare bene il si­ stema. Solo così si può spiegare il limita­ to passivo di squadre che, come l’Atalanta o il Como, non hanno dei complessi difensivi ragguardevoli: anche il Como, poiché dobbiamo obbiettivamente con­ siderare il suo passivo... depurato dei 7 goals subiti a Napoli in una partita do­ minata dallo scoramento e dallo sban­ damento dei lariani. Altra prova evidente che il metodo si afferma in trasferta mentre in casa dob­ biamo ancora pronunciare verdetto di parità è data dal recentissimo incontro internazionale di Glasgow, dove la me­ todista Austria batte con il classico pun­ teggio di 1-0 la sistemista Scozia, in vir­ tù della grande partita del portiere Zeman (ma proprio gli inglesi dicono che non vi è grande squadra se manca un

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grande portiere) e del «triangolo ma­ gico s> Ocwirck, Decker, Stojaspal che dà scacco matto al « quadrilatero » scoz­ zese, permettendo ad uno dei 3 uo­ mini di punta di vincere il personale duello con il diretto avversario, dopo un’azione di avvicinamento. Questo è stato il responso deil’Hampden Park di Glasgow, confermando, in linea tecnica, quanto da settimane ri­ vela — come si notava — il Campiona­ to italiano, che se si vuole rendere frut­ tuosa una trasferta può essere opportu­ no tornare all’antico, più o meno... clandestinamente come Atalanta c Co­ mo: già, amici lettori, abbiamo nomi­ nato le due simpatiche « provinciali » lombarde, allenate dai fratelli Varglien Si parlava di variazioni: ne abbiamo viste di due tipi principali, una model­ lo Juventus od Intcr, con l’ala arretrata in funzione di quarto mediano, l’altra modello Palermo, con il centro.avanti in posizione intermedia fra la linea dei mediani laterali e quella degli uomini di punta: Ala arretrata: la versione « interista» non è una trovata originale di Olivieri, poiché costituisce in realtà un emen­ damento, suggerito da particolari atti­ tudini di giuocatori, dell’applicazione, già fatta da Carver nella Juventus, della più moderna espressione del sistema co­ me è realizzato in Inghilterra. La fun­ zione esercitata dal giuocatore cui viene affidato questo compito è di grande in­ teresse sia dal generico punto di vista tecnico che da quello più particolarmen­ te tattico. Può riuscirvi solo un giuoca­ tore dai riflessi prontissimi e dal fiato di struzzo, poiché è l’unico ruolo che, in teoria, può chiamare in azione il giuoca­ tore lungo una fascia laterale lunga 110 metri. Nelle fasi di attacca il giuocatore lungo una fasica laterale lunga 110 me. tri. Nelle fasi di attacco il giuocatore tende a spostarsi trasversalmente, dalla linea laterale verso il centro dell’area avversaria, ed il tema tattico è costitui­ to, prevalentemente, dall’improvvisa ap­ parizione in una zona momentaneamen­ te sguarnita per gli spostamenti effet­ tuati dai compagni di linea che « risuc­ chiano » i difensori, obbligati dalla ri­ gida marcatura sistemista ad una difesa sull’uomo e non sulla zona libera. Tema che è svolto con grande frequenza dalla Juventus, in cui Muccinelli, appunto ala destra, segna il 99% dei suoi goals ton tiri o deviazioni al volo, effettuate con vere e proprie incursioni nella zona centràle dell’area avversaria. « Condi­ lo sine qua non » l’assoluto e preciso sincronismo di movimenti, cosa che la elevata classe individuale degli juven­ tini consente senza discussione. I compili difensivi dell ala arretrata sono quelli di un comune mediano tate rale. con la differenza che, non avendo da rontrol. praticamente un avversario :. ..v.3 Può intervenire più lare, il giuocatore ■ > che sull’uomo, riservando sul passaggio della sua attenzione alle even­ una parte <— ne] terzino sinistro avvertuali discese volta privo di avversario sario, a sua quindi in condizione tale da diretto e avanzare liberamente. poter

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Fondamentalmente uguale la radice, é ben diverso lo sviluppo dato da Oli­ vieri a questa tattica, una tattica che è venuta a maturazione nella mente del­ l’allenatore neroazzurro quando... si é trovato privo dell’ala destra titolare Ros­ setti, tenuto a lungo riposo per un in­ cidente. « Ripescato » in extremis Ar­ mano, proprio mentre si parlava di un suo probabile trasferimento alla Roma, Olivieri è stato costretto a modificare sostanzialmente l’impostazione tattica originariamente data alla squadra, man­ cante di Rossetti e di Fattori; erano utilizzabili Armano e Rearzot, o Ari»», no e Miglioli, come sostituti, ma certa­ mente di classe e di rendimento infe­ riore a quello « standard » dei due in­ fortunati.

Occorreva quindi uscire dai binari della consuetudine per avventurarsi alla ricerca di uno schieramento che permet­ tesse di valorizzare le attitudini degli atleti schierabili. E poiché in prima li. nea Wilk.es, Lorenzi e Nyers, e più tarili Skoglund, bastavano da soli ad assicu­ rare il giuoco e le segnature, ecco Oli­ vieri togliere la pedina Armano per de­ stinarla ad un giuoro più che altro di­ fensivo, in tandem verticale con l’inl.i. ticabile Miglioli dopo che la venuta di Skoglund aveva permesso di arretrare lo stesso Miglioli al posto del promet­ tente ma ancora acerbo Bearzot. Que­ sta l'idea-baae, successivamente variata con un nuovo accorgimento che valoriz­ za le doti di un terzo giuocatore, quel Blason che, forte di una lunga cspc. rienza di terzino volante nella Triesti­ na mezzo-sistemista, si sposta, libero, al centro dell’area di rigore, mentre Mi­ glioli ed Armano si occupano alternati­ vamente dell’ala e dell’interno sinistro avversario. Qui il discorso fatto in pie. cedenza, dell’opportunità di schierarsi a metodo quando non si abbiano difen­ sori eccelsi, muta leggermente osservan­ do che, a sua volta, lo schieramento con l’ala arretrata può essere felicemente at­ tuato purché i quattro uomini che restano in prima linea stano in grado di offrire una cospicua massa di giuoco e sicure doti di penetratività. E dal recente scontro fra le due squadre è risultata chiaramente l’impottanza di questa pedina: campo pesan­ tissimo su cui lo... scarso tonnellaggio di Muccinelli fa annaspare il giuocatorc bianconero, sì che nel meccanismo ju­ ventino qualche cosa non funziona più: l’« interista » Armano, invece, sul fango è di casa, lui che proviene da quel « Moccagatta » di Alessandria che du­ rante i mesi invernali si tramuta in un immenso pantano. E, praticamente 11 contro 10, la parlila è facile appannag. gio dellTnter.

Centro-avanti arretrato: é questo uno schieramento studiato da Viani, l’auto­ re del celebre « vianema » espcrimcntato con alterna fortuna dalla Salerni­ tana 1947.48 allenata, appunto, dall’attuale trainer del Palermo: e di quello costituisce una variante, che per essere compresa richiede un accenno preli­ minare al «vianema»; questa tattica al-

lineava così i giuocatori: terzino volan­ te davanti al portiere, linea di tre uomi­ ni con il compito di marcare gli uo­ mini di punta avversari, mediani late­ rali (uno dei quali era una mezz’ala, poiché il laterale vero e proprio si schie­ rava in uno dei ruoli della linea di tre uomini) fra cui si inscriva il centro avanti con funzione prevalentemente di­ fensiva, di controllo sul centro avanti avversario agendo in stretta collabora­ zione con il proprio centro mediano. All’attacco tre uomini. Schieramento da difesa dello 0-0, come si vede, tale da consentire ad una squadra dotata di po­ chissimi uomini di (lasse di strappare alcuni punti insperati. Ma troppo ri. nunciataria quella tattica per un Paler­ mo in cui abbondano interessanti ele­ menti: ed ecco Viani mantenere inal­ terato lo schieramento « vianemista » so­ lo nella forma del centro avanti arre­ trato ma. non nella sostanza poiché il giuocatore con la maglia numero 9 non è un semplice distruttore delle trame avversarie (questo compito è lasciato alle lìnee arretrate che riprendono la normale dùiposizione sistemista, resti­ tuendo una mezz’ala alla linea di al­ taico) ma è da considerare alla stregua di un secondo centro mediano, sdop­ piandosi in due giuocatori l’antica figu­ ra del mediocentro metodista, sì che il « 5 » si occupa della difesa ed il « 9 » dell’attacco. D’altra parte non é nuova nemmeno questa interpretazione del sistema poiché fin dall’anno scorso Amadci, nelle file dell’Internazionale, assumeva molto spesso posizione arre­ trata in funzione di regista del giuoco di attacco, espediente cui ri.orre anche in maglia partenopea. Poco diverso è l’esperimento tentalo, con la Lazio, da Sperone, arretrando, ma di pochi metri, Hofling rispetto ai compagni di linea: ma mentre nel caso Viani si,tratta di ricerca di un «regi­ sta », nel caso Sperone si tratta sopra tutto di sottrarre Hofling dalla stretta marcatura del centromediano avversa­ rio permettendogli maggior libertà di manovra: prova ne sia che questo accor­ gimento è stato tatti.amente usato una sola volta dal primo minuto della par. tita, contro la Triestina che ha, con il numero 5 sulle ampie spalle, quel gran de giuocatorc che risponde al nome di Grosso, mentre in altri, sporadici ca­ si si è trattato di variazioni momen­ tanee.

Queste sono le più importanti varia, zioni introdotte dai nostri tecnici sul tronco dello schieramento a WM o « si. sterna » che dir si voglia. Ortodossa la «ala arretrata» juventina (con un al­ lenatore inglese al 100% come poteva essere altrimenti?..), dettata dalle esi­ genze del momento c dalle attitudini dei giuocatori quella dellTntcr, arieg­ giarne al « metodo » il ccntroavanti ar. rctrato di Viani, tre diverse concezioni che tuttavia danno ottimi frutti se si osserva la classifica: e non è tutto me­ rito dei giuocatori quanto, e sopralut­ to, dei tre tecnici che ne valorizzano le qualità impostandole nel modo più ido­ neo per sfruttarle.


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M lì » ! 4BVA Ni’Olt VIVA del prof. Giuseppe La Cava

’ATTIVITA’ SPORTIVA ha assumo in questi ultimi anni un tale sviluppo ed una tale d:f fusione da costituire uno degl: 'spetti più importanti e piu con­ siderevoli del complesso socialecconomico di una nazione. Sono migliaia di individui che si dedica­ no ad ogni genere di sport quasi come ad una liberazione dell’azio ne deprimente che la moderna ci­ viltà meccanizzata tende ad eser­ citare sull’individuo col limitarne l’attività fisica. Ma se l’attività fisica è stata te­ nuta sin dall’antichità nella più alta considerazione per il migliore sviluppo e la sanità della stirpe, pur tuttavia è noto che l’attività agonistica richiede all’organismo un dispendio di energie che supera spesso la soglia fisiologica; entra­ no in gioco in tal caso le estreme possibilità individuali di forza e di resistenza che superano spessa ; limiti delle normali capacità fisio­ logiche per cadere nello sforzo e nella fatica. Esiste dunque una fisiologia ed anche una patologia dell’atleta se quanti praticano tale genere di at­ tività, per ragioni le più varie, che li mettano in condizioni di non poter sopportare gli sforzi com­ piuti, sorpassano il limite di tolle­ ranza che divide il fenomeno fi­ siologico dal patologico. Tale sta­ to di cose può sortire effetti ancor più dannosi quando l’attività fi­ sica s:a condotta irrazionalmente o empiricamente, oppure si associ alla inosservanza di opportune norme tecniche. Sorge così l'opportunità, o me­ glio la necessità che l’attività spor­ tiva sia sottoposta al controllo medico nella sua triplice funzione, selettiva, preventiva, curativa. Da tale necessità particolarmente sen­ tita in ouelle nazioni in cui lo sport è maggiormente in auge, è sorta quasi per gernainaz:one spon­ tanea questa nuova branca delle scienze mediche che è la medicina dello sport, la quale per la sua stessa natura, ha necessari adden­ tellati con l'anatomia, la fisiolo-

già, la patologia e la terapia, traen­ do da ciascuna di queste gli cle­ menti per la costituzione di un proprio corpo dottrinale, che la individua come branca a se stante delle scienze mediche, con impor­ tanti riflessi nel campo sociale. Suddivisione e limiti della medicina sportiva

Nel Congresso Medico Sportivo Internazionale di Praga del 1948 sostenni che la med eina sportiva non deve essere limitata soltanto allo studio delle reazioni organiche di fronte allo sforzo fisico (come da molti cultori della materia an­ cora si sostiene), ma spazia in un campo assai vasto (la biologia sportiva) che proponevo di suddi­ videre in tre capitoli fondamenta­ li : fisiologia sportiva, traumato­ logia sportiva, medicina sportiva preventiva. La Fisiologia sportiva studia morfologicamente e funzional­ mente, l'organismo umano nor­ male in rapporto all'attività spor­ tiva in genere e alle singole spe­ cializzazioni.

Essa comprende pertanto: a) la valutazione della co­ stituzione fisica e psichica dell’in­ dividuo, onde indirizzarlo verso quell’attività sportiva che più ri­ sulta adatta al soggetto, e lo studio delle reazioni dell’organismo sot­ toposto ad attività fisica, specialmente agonistica, allo scopo di mettere l’atleta nelle migliori con­ dizioni per iniziare tale attività e regolarla adeguatamente nelle fasi successive deirallenamento. b) analisi anatomo-funzionale dei movimenti che costituiscono la tecnica dei vari esercizi sportivi, onde trarne conclusioni atte a giu­ dicare il valore educativo (in sen­ so fisico) di ogni singolo sport, ed a perfezionare eventualmente i risultati tecnici, anche in rapporto agli attrezzi di cui alcuni sport si servono. Per esemplificare: lo studio dei movimenti del corpo nell’acqua può dare origine ad una perfezio­ nata tecnica del nuoto; lo studio anatomo-funzionale del pugno può dare regole per colpire effi-

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L’olimpionico Ognio all’esame del torace nel gabinetto dello Fed. Medici degli Sportivi

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cacementc senza danno per la ma­ che oggi in Italia vengono esenta­ no; l’analisi dei movimenti della ti dalla educazione fisica scolastica spalla nel lancio del disco può in­ proprio quei giovani che maggior­ dicare il grado di abduzione opti­ mente ne avrebbero bisogno. Per questi suoi compiti la medicina mum per il lancio stesso; nei ci­ clisti l’esame morfologico-funzio- sportiva preventiva ha ampi e im­ portanti riflessi nel campo sociale nale dei muscoli del tronco e dei segmenti dell’arto inferiore dà pre­ Organizzazione medico­ ziose indicazioni per la scelta dei sportiva nel mondo rapporti, la posizione del sellino Gli studiosi ed i medici che si e del manubrio, ecc. interessano di questa nuova branca La traumatologia sportiva stu-^| della scienza medica, sono raccolti dia le alterazioni traumatiche che nelle varie associazioni nazionali possono essere conseguenza di in­ medico-sportive, che confluiscono fortunio sportivo: essa trova la in un organismo internazionale, giustificazione della sua individua­ che è la « Federazione Interna­ lità nell'esistenza delle lesioni ti­ zionale Medico-Sportiva » fonda­ piche da sport, e cioè quelle lesio­ ta nel 1928 a S. Moritz, di cui è ni che, per la frequenza con cui si attualmente Presidente il Prof. riscontrano in ciascuna specialità Alberto Gcvaerts dcH’UniVersità sportiva, per la uniformità del di Bruxelles, e Segretario Generale meccanismo patogcnetico rappor­ lo scrivente. tato alla tecnica di queste, per Fra le varie attività di detta l’individualità del quadro clinico Federazione, assai importante è ed anatomo-patologico, per la l’organizzazione di Congressi In­ qualità delle richieste terapeutiche ternazionali, che riuniscono ogni inerenti al recupero della funzio­ due anni i rappresentanti delle va­ nalità sportiva specifica, devono rie organizzazioni medico-sportive essere considerate come les-’oni « ti­ nazionali, ed in occasione dei qua­ piche » da sport. Tali, ad esempio, li vengono svolte relazioni scien­ la encefalopatia traumatica croni­ tifiche. L’ottavo Congresso Inter­ ca dei pugili (punch-drunk), la nazionale, si è tenuto recentemente epicondilite dei tennisti, la sin­ a Montecatini nel maggio scorso, drome meniscale dei calciatori ecc. con la partecipazione di circa 200 La Medicina Sportiva Preventi­ medici in rappresentanza di 17 va studia le possibili, alterazioni naz;oni. di natura medica conseguenti ad In Italia la Federazione Medicoattività sportiva intensa e prolun­ Sportiva Italiana, fondata nel gata nel tempo (surmenage acuto 1930. accoglie tutti coloro che si e cronico, cuore da sport, dismordedicano allo studio dei problemi fismi acquisiti) allo scopo sopra­ della Medicina applicata allo tutto di : Sport e che prestano la loro att:vità professionale a favore di a) stabilire con esattezza i confini (grenz-gebiete) fra stato quanti esercitano la cultura fisica fisiologico e stato patologico del­ e lo sport. L’attività della Federazione Ita­ l’atleta, tenendo presente che il li­ vello dei valori fisiologici dell’atle­ liana ouò dividersi in due settori ta in allenamento si sposta gra­ scientif:co e pratico, che si inte­ dualmente verso reperti che nei grano e si completano scambievol­ soggetti comuni sono considerati mente. come patologici; ad es. le 40 pul­ L’attività scientifica si concreta : sazioni al minuto di Bartali, che а) nei corsi annuali di me­ spaventerebbero in un comune soggetto, permettono a questo dicina sportiva per laureati, corsi tenuti sotto il patrocinio dell’Alto atleta le sue straordinarie imprese; Commissariato Igiene e Sanità, se­ ò) seguire e controllare l’atle­ guiti da esame finale di qualifi­ ta nelle fasi successive della sua cazione; attività, allo scopo di riconoscere б) in concorsi annuali a pre­ sin dall'inizio l’eventuale passaggio mio per lavori scientifici inerenti dallo stato fisiologico e quello alla medicina sportiva; patologico. c) nella pubblicazione mensi­ Compito collaterale della me­ le della rivista « Studi di Medi­ dicina sportiva è quella di indi­ cina e Chirurgia dello Sport » : rizzare verso lo sport quei giovani d) nella pubblicazione di che da esso possono trarre grande una collana di monografie; beneficio terapeutico e per una lo­ e) nei corsi annuali per masro deficienza fisica iniziale po­ saggiatori sportivi, tenuti nelle trebbero credersene esclusi; si pensi princ’pali città d’Italia.

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L’attività pratica si esplica at­ traverso l'opera di vigilanza sa­ nitaria ed assistenza ai vari atleti, esercitata da circa 1500 medici iscritti alla F.M.S.I., organizzali perifericamente su base provincia­ le e regionale. Tale attività è basata essenzial­ mente sulla visita annuale di con­ trollo degli atleti praticata da me­ dici sportivi, con la compilazione di un apposito libretto sanitario, che è stato studiato e brevettato dalla F.M.S.I., e che alla comple­ tezza delle indagini cliniche ri­ chieste, riunisce il pregio di avere la durata di cinque anni in modo da consentire di poter seguire le condizioni fis’che dell’atleta per un lungo periodo di tempo. Ol­ tre a ciò la F.M.S.I. va organiz­ zando nei principali centri degli Ambulatori Medico - Chirurgici specializzati, per le prestazioni te­ rapeutiche agli atleti infortunati. Sono allo studio dei progetti per la ist ruzione di Centri di Stu dio e Ricerche nel campo medica sportivo limitatamente per ora alle sedi di Bari con particolare indi rizzo fisiologico, di Roma con m dirizzo traumatologico e di Torino con indirizzo medico. In considerazione delle carat­ teristiche proprie alle vare attivi­ tà sportive, la F.M.S.I. ha rite­ nuto opportuno che in seno ad ogni Federazione sportiva Fattivi tà medico-sportiva focse regola­ mentata da un proprio regola­ mento sanitario, che, sulla base di norme generali, tenesse conto delle diverse esigenze inerenti alla pratica dei diversi sport. Il Governo Italiano in analo­ gia a quanto già statuito ed appli­ cato in altre Nazioni, si è reso sollecito verso una soluzione ra­ zionale di questo problema di così alta importanza sociale, presen­ tando una legge sul controllo sa­ nitario delle attività sportive, che è già stata approvata dal Senato e dalla Camera dei Deputati, e che si concreterà nella vigilanza e nel controllo degli atleti, affidati alla F.M.S.I., sotto 1 'egida dell’Alto Commissariato Igiene e Sanità. L'opera del Medico Sportivo viene così ad assumere un alto va­ lore sociale, regolando tutta l’atti­ vità sportiva dei soggetti, dalla fase selettiva a quella formativa dall’allenamento al mantenimento dell'efficienza fisica, affinchè que­ sta nobile attività umana costi­ tuisca fattore di miglioramento individuale e collettivo e non causa di deviazioni patologiche.


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Umberto Mosetti campione de! mondo 1950 su Moto " Gilera

ilbMl!lll!Ì 'bì! I ll'UlTI ililli» alla Mostra del Cielo e del Motociclo La XXVIII Mostra del Ciclo e Moto, ciclo svoltasi quest'anno a Milano ri­ marrà come una delle meglio riuscite per presentazione di prodotti e per in­ teressamento suscitato nel pubblico dei visitatori e dei tecnici. Una mostra che è stata veramente una imponente ras­ segna della produzione italiana nel cani. ___ del veicolo a due ruote. 1’0 specifico Tutti i migliori prodotti dalla Gilera alla Bianchi, dalla Benelli alla Guzzi, alla Fespu, dalla Taurea alla Frejus, dal­ la Legnano alla Cimatti, alla Gonna, alla Bartali, ecc., ecc. Il numero dei visitatori è stato superiore ad ogni previsione e il succes­ so della manifestazione al di là di ogni pronostico. Successo organizzativo, pri. ma, di cui va data ampia lode all’A.N.C. M.A. e al suo presidente prof. Robecchi e successo tecnico ed industriale in cui l’industria italiana del motociclo ha af­ fermalo la sua mirabile vitalità e la sua feconda operosità. Il bilancio della Mostra ancora non è noto nelle cifre

che lo caratterizza e che costituiscono un indubbio primato. Possiamo affer­ mare però che anche dal punto di vi­ sta degli affari notevolissime c più am­ pie risultano le possibilità commerciali dell’immediato avvenire sia per il mer­ cato interno come per quello estero. Un vivo successo sotto ogni punto di vista. E specie la parte motociclistica ha avuto unanimi consensi. E a Milano proprio >n quei giorni, proprio in occa­ sione della Mostra, si è riunito il Consiglio Nazionale della Federazione Motocicilistica Italiana per svolgere i vari temi riguardanti l'impostazione del­ l’attività sportiva, turistica e assisten­ ziale per l’anno 1951. In tale riunione dei maggiorenti il motocicilismo nazionale — riunione che ha avuto i suoi echi negli stands stessi della Mostra — si sono impostate le attività per l’anno che nasce. E non è stato trascurato (visto che tutto aumen­ ta!) anche l’aumento delle quote fede­ rali. che per i singoli da L. 300 è stato

portato a L. 500 e per le associazioni da L. 4000 ,a L. 6000. Uopo la relazione del conte Lurani sui lavori del recente Congresso d’autunno della Federazione internazionale, veniva preso in esame il programma sportivo della prossima sta­ gione. Il campionato italiano marche, riservato a conduttori di prima catego­ ria, sarà effettuato in tre prove di ca­ rattere internazionale (Ferrara, Monza e Senigallia), quello per conduttori di I categoria in cinque prove (fra cui la Milano-Taranto). Anche il campionato nazionale per conduttori di II categoria si svolgerà in cinque prove. All’unani­ mità si stabiliva poi di mantenere l’obbligatorietà dell’assicurazione contro l’infortunio personale, nella forma tut­ tora in atto, per i licenziati di I e li categoria ammessi alle gare di velocità, demandando lo studio della delibera alla Giunta secutiva, la quale dovrà te ner conto che il contributo della Fede­ razione non potrà superare la cifra stanziata, nel bilancio preventivo 1951,

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f I sotto la voce « premi ai corridori ». Per i partecipanti alle gare di regola, rità e ai motocross, si dei ide invece, con 18 voti favorevoli e 5 contrari, di lasciare facoltà al conduttore di provve­ dere o meno alla assicurazione contro l’infortunio personale, fermo restando l’obbligo di quella per danni a terzi. Ma torniamo alla Mostra. E dire di essa che non ci si attendeva tanto ent usiasl ico> consenso da parte di tutti, autorità e< pubblico, tecnici e giornalisti. è cosa rispondente alla pura verità, Tutto interessante, tutto bello, lutto ben riuscito. Peti l'eleganza e signorilità nell’ad­ dobbo degli stands e per i gioielli tecnici presentali dovremmo qui elencare tutti gli espositori, ma ci limiteremo a citarne alcuni fra i maggiori e fra quelli le cui novità hanno attiralo mag. gior folla di visitatori. La GUZZI, la dominatrice di Mandello, ha presentato i suoi nuovi mera­ vigliosi tipi di Motoleggere 65 ce. motore a 4 tempi — Freni ad espansio­ ne: l’anteriore a mano e il posteriore a pedale — Peso Kg. 65 circa; i Moto­ cicli AIRONE cc. 25 — AIRONE SPORT 250 cc., ASTORE 500 cc. — FALCONE 500 cc.; e l'ormai famoso GALLETTO 160 cc. a 4 tempi — vai. volo in testa — Cambio a 3 velocità. La GILERA, la campionissimo ài Arcore, era presente con i suoi insu­ perabili modelli: SATURNO 500 cc. — NETTUNO 250 cc. — Motoleggera 125 cc. 4 tempi — Valvole in testa, che hanno riscosso il più vivo interessamento da parte dei visitatori d’ogni condi­ zione. La TAUREA di Torino ha esposto i suoi ammiratissim.i tipi di biciclette di lusso e di superlusso nonché i ciclomotori realizzati con telai ad alto ren­ dimento.

Li FREJUS, sempre affollatissima, ha presentato i nuovi modelli 1951 FRE. JUS-ROLA — Campioni-ino e la bici­ cletta da corsa Frejus con la quale Ferdy Kubler ha vinto il 37“ giro di Francia. La novità della BIANCHI, la Bian­ china 125 cc. era magnificamente circon­ data dai vari tipi di Moto e Ciclo noti in tutto il mondo sportivo. Anche que. sto stand sempre affollatissimo ha meri­ tato il plau.-o dei visitatori. La BENELLl ha esposto la sua po­ lente motoleggera « LETIZIA » 98 cc., motore monocilindrico a due tempi (due litri di benzina per 100 Km.). La CIMATTI di Bologna, anche ha avuto i più vivi elogi per i suoi nume­ rosi tipi di biciclette da viaggio e da corsa oltre ai Motocicli! e Ciclomotori. La ISOTHERMOS. con i suoi ormai notissimi Motor.Scooters, e la ISO 125 cc. c infine la PRINA-ORIX ha pre­ sentato un tipo di Motor-Scooter fuori serie veramente bello e interessante per le sue caratteristiche tecniche e per la linea elegante. Naturalmente facevano degna corona i vari tipi di biciclette « ORIX » e «SAVOIARDA» e delle altre piò note Case. Nel campo degli accessori abbiamo notato Io stand della NIEDDU con i suoi famosi cambi e manopole per cicli, brevetti Vittoria; la Soc. ITALIANA CATENE CALIBRATE REGINA, la Ditta GUGLIELMO CAIMI e tante altre che solo Io spazio troppo avaro non ci consente nominare. E questa degli accessori è stata la parte certa, mente più caratteristica della Mostra, la più vivace e la più... reclamistica. Si sono visti, per i due popolari mezzi di trasporto, manubri di tutte le foggie, freni, tubi, giunti, pipe, mozzi, raggi, cerchi, pedali, ingranaggi, catene,

parafanghi copricatena, paravesti, ver. chi di legno, acciaio, alluminio, cilindri, pistoni, cambi di velocità, magneti, aictiululatoci, fanali, indicatori di direzione, contachilometri, tachimetri, vulcanizza­ tori, fermapiedi, campanelli, segnali acustici, indumenti per turisti e per corridori, nipple*, chiavi fisse ed inglesi, manopole, pneumatici, parabrezza, selle, antifurto, forcelle fisse ed elastiche an­ teriori e posteriori, valvole, teste di cilindro, candele, carburatori, porta targa, porta paci hi, seggiolini per barn, bini, sidecars, rimorchietti per moto, copriseli.-!, olii, vernici, raddrizzatori di corrente, lampadine, decalcomanie, filtri, nastri metallici, paraspruzzi, tettucci pel­ inolo, distributori di benzina, trasmis­ sioni, sfere, metalli d’ogni genere, alesanietri, materiali plastici, marmitte, garages mobili, e chi più ne ha più ne metta. Una mostra veramente interessante, più interessante, forse da un certo punto di vista, che non quella delle biciclette e delle motociclette, perche v’è maggiore varietà di prodotti e le cose nuove e geniali non sono poche ed attraggono l’attenzione del visita­ tore. Il quale, se italiano, ha anche la gra­ dita sorpresa di vedere come il nostro Paese sino a potili anni fa comple­ tamente tributario dell’estero in fatto di accessori, si sia del lutto emancipato, non solo, ma riesca ad emulare la migliore produzione straniera ed an­ che ad esportare oltre confine. Insemina, mostra dei « grossi calibri » del motociclismo e del ciclo e mostra degli accessori, tutto si è risolto in una grande affermazione dell’industria italiana, a coronamento della volontà che domina il nostro popolo per tor­ nare alla più fervida vita internaziona­ le con le opere del lavoro.

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RrGBY lesioni traumatiche articolo del prof. Carlo llorMottl

Siamo lieti di riportare quanto il prof. Carlo Borsotti, dell’università di Torino, medico sportivo della «Juventus», la squadra campio­ ne italiana di calcio, ha scritto in merito alle lesioni traumatiche dei giocatori di rugby. E’ un interessante e probante studio con il quale la scienza risponde in modo preciso ad un argomento d’attualità: se il rugby può essere consigliato ai giovanissimi. E con ciò rispondiamo anche agli amici di « Rugby • che, nel n. 10-11 dicembre scor­ so, interpretando lo scritto d’un collaboratore come impegnativo per la Rivista, hanno lan­ ciato treccie e... sassate tirando anche in ballo, non opportunamente, il C.S.I Comunque, per quanto riguarda il Centro Sportivo Italiano, possiamo precisare che tale Ente — e gli amici di « Rugby • dovrebbero saperlo — conta un cospicuo numero di sue Unioni Sportive affiliate, le quali praticano encomiabilmente tale disciplina sportiva. In ogni modo; polemizzare ed esprimere propri punti di vista su questo o quello sport non significa fare del... disfattismo per partito preso. « Stadium », palestra di discussioni, lascia libero il campo proprio alle discussioni. ricordare brevemente le principali lesioni riscontrate nei giuocatori di rugby, perchè questo sport che sta ora affermandosi anche fra le masse, presenta sotto certi punti di vista dei caratteri di decisione, che dai non iniziati potrebbe essere anche considerata violenza tantoché qualche voce è sorta ad affermare la grande pericolosità di questo giuoco. Nessun giuocatore di rugby va infatti immune da lesioni, però la maggior parte di queste sono di poca entità: abrasioni in corrispondenza delle regioni trocanteriche e cubitali non mancano mai in un buon terzo dei giocatori presenti alla fine di una partita un po’ movimentata; così pure sono frequentissime le contusioni nelle piti svariate sedi talora con forma­ zione di ematomi. Non molto rare sono le ferite dell'arcata sopraci­ liare o le contusioni del naso che talora impressio­ nano per l’emorragia. Sono però queste lesioni di poco conto che guariscono con grande rapidità e per­ mettono quasi sempre al giuocatore di allinearsi coi compagni la domenica successiva. Un gradino più in alto nella scala della gravità stanno i traumi che possono indurre momentanea perdita della coscienza con un meccanismo simile a quello dello choc da colpo sull’addome, o sulla la­ ringe oppure per knock-out (vibrazione dei canali se­ micircolari dell’orecchio trasmessa attraverso la bran­ ca montante della mandibola, l’articolazione temporo mandibolare e la rocca petrosa). E’ però interessante notare come tutte queste le­ sioni siano specialmente frequenti al principio della redo interessante

stagione sportiva, mentre più tardi con l’esercizio: l’organismo si abitua rapidamente e risente molto meno di traumi e traumatismi che prima sarebbero stali causa anche di gravi danni. Si verifica cioè per questo sport quello che, sia pure in minore grado, si è solito vedere in tutti gli esercizi, cioè l’assuefazione o aumento della resistenza individuale che Muzuez: « Quelques considerations sur un sport moderne: le rugby ». (Edit. Base, Lyon 1929) chiama addirittura Mitridatismo. Le lesioni sin qui accennate salvo casi particolar­ mente sfortunati, di cui mai sono stato spettatore (ad es. emorragie endocranitiche tardive) non portano gravi conseguenze, anzi se mai contribuiscono ad indurre una maggiore resistenza ai traumi in questi giocatori. Vi sono però altre lesioni che pur non essendo strettamente caratteristiche del rugby si riscontrano nei cultori di questo gioco con una certa frequenza e con uniformità di meccanismo patogenetico. Queste lesioni meritano di essere segnalate un po’ più per esteso sia in rapporto alla loro forma che alla loro frequenza. Ho fatto le mie osservazioni per più di 5 anni su 40 giocatori e per poter dare un’idea della frequenza o meno delle varie lesioni riscontrate, ricorderò le principali raggruppandole in una tavola schematica. Distorsione del piede D: 14 di cui 9 esterne (2 con strapp. apice malleolo peroneale e 5 interne. Distorsione del piede S: 11 di cui 8 esterne e 3 interne. D. S. pollice 6 4 8 indice Distorsioni dita mano D: 19 8 13 medio Distorsioni dita mano S: 16 4 4 anulare 2 mignolo 31 25 Distorsioni del ginocchio D. : 2 (ambedue con strappamen­ to legamento collaterale mediale). Distorsioni del ginocchio S. : 7 (uno di questi con grave emartro) Distorsioni del pugnetto D. : 2 — S. : 1 Distorsionoi del gomito D. : 1 Distorsioni artic. scanol oomerale D. : 8 — S. : 9 Distorsioni artic. sterno claveare D. : 2 — S. : 1 — bilat. 2 Distorsioni artic. acromio clavicolare D. : 1 — S. : 1 — bil. 1 Lussazioni testa omerale D. : 1 (sottocoraicodea) Lussazioni testa omerale S. : 1 (sottocoraicodea) Lussazioni testa omerale bilaterale : 2 (sottocoraicodea) Lussazioni clavicola S. ; 1 (sopraacromiale) Fratture setto nasale: 4 (di cui 1 con fratturaosso proprio del naso) cartilagine nasale: 1 radio S. (estremità distale): 2 tibia (terzo inferiore): 1 clavicola S. (sottoperiostea): 1 Il falange anulare D. : 1 Il falange pollice D. : 1

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Rotture tendini: 1 anulare S. estensore 1 anulare D. estensore 1 medio S. estensore Lesioni varie: Contusione cartilagine tiroidea con disfonia: ?. Sinovite ginocchio S. : 1 Emartro ginocchio S. : 1 Ematuria da calcio alla regione lombare: 1 Lesione permanente iride dell'occhio D. : 1 Esostosi bilaterale calcagno: 1 Flemmone "/z superiore gamba S. (dopo ferita la­ cero-contusa): 1.

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Secondo la mia esperienza si riscontra con fre­ quenza la distorsione del piede (con forte prevalenza della distorsione esterna) la quale benché sia lesio­ ne comune di molti altri sport, trova nel rugby la sua patogenesi sia nell'arresto (placcaggio) basso in cui i piedi di un giocatore seno fìssati a terra come in una morsa dalla presa dell’avversario mentre il corpo continua la sua traiettoria, sia nello scarto improvviso per evitare un avversario in corsa e an­ cor più nel caratteristico movimento cui il giocatore ■ ricorre per svincolarsi da una presa alla testa. Più frequente in questo che in qualunque altro sport è poi la distorsione delle dita, facilmente com­ prensibile quando si consideri lo sforzo, richiesto so­ vente in modo improvviso, per prendere e trattenere il pallone. Il distacco dei tendini delle dita è per lo più do­ vuto ad un trauma, calcio, applicato sull’estremità del dito la cui falangetta viene bruscamente portata in flessione forzata (meccanismo di Segond). Sovente si tratta di un distacco parcellare dell’inserzione ossea del tendine estensore alla falange ungueale. Relativamente meno frequenti che in alcuni altri sport, sono poi le distorsioni del ginocchio spesso accompagnate da strappamento parziale del lega­ mento collaterale mediale alla sua inserzione supe­ riore raramente accompagnata da grave emartro. Di­ rò subito che stupisce il fatto che raramente in que­ sto sport ci si trova di fronte a lesioni meniscaii. Il meccanismo patogenico delle distorsioni del gi­ nocchio nel rugby consiste infatti il più delle volte nell’azione esercitata dal peso del corpo di un av­ versario in placcaggio che viene a gravare lateral­ mente o medialmente in corrispondenza del ginocchio a gamba estesa; altre volte invece è una presa clas­ sica alle gambe, durante la corsa, che provoca iper­ tensione o inclinazione laterale o mediale dell’artico­ lazione e caduta a terra. E’ dunque un meccanismo totalmente diverso da quello che provoca di solito le fratture meniscaii nei giocatori di « calcio » in cui si ha la distorsione del ginocchio a gamba flessa e sopportante il peso del corpo, mentre l’altra gamba è alzata nell’atto di calciare. Nel rugby troviamo invece con una frequenza maggiore che in altri sport le lesioni delle articolalazioni della spalla e della clavicola. Queste possono essere di vario grado e vanno dalla semplice distor­ sione, che tutti i giocatori presto o tardi presentano, alla lussazione completa. Esse rivestono una partico­ lare importanza nella traumolqgia del rugby perchè trovano la loro causa in atteggiamenti che in questo giuoco ricorrono spesso e il giocatore presenta so­ vente il ripetersi di una stessa lesione sempre con lo stesso meccanismo patogenetico, con il risultato di essere talvolta obbligato a desistere dal gioco o almeno a cambiare ruolo. La causa della maggior parte d.i queste lesioni sta infatti nella cosidetta: « mischia » in cui alcuni giocatori attaccanti, piegati in avanti e afferrati saldamente gli uni agli altri per mezzo delle braccia poste al disopra della schiena dei compagni (per dirla brevemente) si dispongono su due fronti formando una galleria sotto la quale l’ar­ bitro getta il pallone. Nello svincolarsi dalla mischia può succedere che

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Un giocatore perda l’equilibrio e precipiti in basso prima di aver potuto disimpegnare le braccia dalla schiena dei compagni. Particolarmente disposto a questo genere di le­ sione è il « tallonatore » cioè il giocatore centrale de­ gli uomini di prima linea il quale ad rtn dato mo­ mento viene ad essere sospeso al collo dei suoi late­ rali (ptliers). Con il meccanismo suddescritto le braccia e le spalle vengono spinte fortemente indietro. Quando l’abduzione dell’omero, combinata sovente ad una pressione sul dorso esercitata da un altro gio­ catore, supera un determinato limite si può avere la lussazione anteriore della testa omerale. Questa si ha tanto più facilmente in quanto le braccia, in posizione di abduzione e rotazione ester­ na, fanno spesso con l’asse del corpo un angolo supe­ riore al retto dimodoché la testa omerale viene a puntare contro quella parte antera-inferiore della capsula articolare che per la mancanza di legamenti di rinforzo è appunto la più facilmente lacerabile. Questo meccanismo spiega anche la relativa frequen­ za delle lussazioni bilaterali. In modo analogo si spiegano altresì le distorsioni e le lussazioni della clavicola perchè, con la spalla, viene sollecitalo fortemente all’indietro il suo capo laterale, le cui connessioni legamentose con l’acromion sono molto robuste e per lo più resistono, di modo che la clavicola fa perno sulla prima costa e il suo capo mediale viene sollevato in avanti. Quando la forza supera un determinato limite e la compa­ gine ossea resiste, il capo clavicolare perde contatto con la faccia anteriore dello sterno e viene portalo in avanti mentre il fascio claveare del muscolo sterno cleido mastoideo tende a portarlo in alto (lussazione superiore). E’ questa però una eventualità rara e di solito gli strappamenti legamentosi non sono com­ pleti, di modo che si ha soltanto una distorsione. La distorsione e la lussazione del capo laterale della clavicola si hanno invece di solito in seguito alla caduta su di una spalla per placcaggio al tronco. In questo caso il giocatore batte a terra la spalla mentre il gomito è applicato dalla presa dell’avver­ sario contro il torace e si verifica perciò un mecca­ nismo per cui la forza, rappresentata dal terreno, si applica sull’acromion, provocando una rotazione del­ la scapola attorno ad un asse antera posterio: il pro­ cesso coracoideo, portato in alto, tiene a puntare sotto la clavicola. Continuando l’applicazione della forza, talora accentuata in questo caso dal peso dell’avver­ sario che cade sopra l’individuo a terra, la clavicola si inarca e, se la compagine ossea resiste, strappate le connessioni esterne abbandona la faccia articolare dell’acromion (lussazione sopra acromiale). Ricorde­ rò poi ancora fra gli atteggiamenti del rugby che fa­ voriscono lesioni della spalla, la caduta a terra con il pallone a ridosso dell’angolo formato dal braccio, spalla e torace. Le fratture, eccettuate quelle a carico dell’impal­ catura nasale, sono rare e non presentano un mec­ canismo patogenetico caratteristico in questo sport. Interessante è invece segnalare le lesioni del pa­ diglione auricolare che sono frequenti nei giocatori che usano il casco protettivo. Esse sono dovute allo sfregamento contro la testa degli avversari o le terga dei compagni durante la « mischia ». Abbiamo osservato molti casi di ematoma (che in questa sede sono molto dolorosi e vanno subito svuo­ tati) e anche casi di frattura della cartilagine. Essendo questi incidenti frequentissimi, ne viene che dopo un certo tempo, in seguito all’organizzazio­ ne degli ematomi e alle deformità dovute alle frattu­ re cartilaginee, si osserva una alterazione della for­ ma delle orecchie che consiste in un ispessimento e in un accartocciamento esterno dei padiglioni auri­ colari veramente caratteristici di questi giocatori (orecchie da rugby).


La cura da istituirsi nelle lesioni sportive sopra elencate è naturalmente la stessa, nelle grandi linee, cui si ricorre per le altre lesioni da cause svariate, però nella terapia degli sportivi e specialmente dei dilettanti che hanno forte tendenza a trascurare la loro stessa salute per poter attendere allo sport pre­ diletto, bisogna tener conto di qiiesto entusiasmo che, se è un grande coefficiente di guarigione può essere dannoso inquantochè il malato è poco disposto ad at­ tenersi scrupolosamente ai consigli del medico spe­ cialmente per ciò che riguarda il riposo. D’altra par­ te entrano in giuoco anche altri fattori quali l’im­ portanza di poter mettere rapidamente in grado di giocare elementi indispensabili alla squadra e la ne­ cessità di praticare le cure senza danneggiare gravemente l’allenamento dell’atleta. Particolare cura va dedicata alle lesioni del cin­ gola scapolo-omerale. Le lussazioni della clavicola golo richiedono accorgimenti speciali sui quali non è mia intenzione fermarmi, e ricorderò soltanto come so­ vente sia indispensabile l’intervento chirurgico per le difficoltà inerenti più che alla loro riduzione, alla loro contenzione. Nello stabilire il trattamento dei giocatori di rugby infortunati, va ricordato che le caratteristiche stesse del gioco in determinati ruoli (specialmente avanti) predispongono alla distorsione delle articolazioni del­ la clavicola e della spalla, donde la necessità di pro­ lungare il riposo a questi atleti. Talora per il ripetersi della lesione bisogna ricor­ rere al cambiamento di ruolo se il paziente non vuole correre il rischio di dover abbandonare lo sport per l’insorgere di fatti artritici. Speciale cura dovranno inoltre porre gli allena­ tori nell’esigere dai giocatori una posizione di ^mi­ schia » molto corretta, perchè qrianto più le braccia sono dirette orizzontalmente in avanti, invece che all’indietro, tanto più l’articolazione della spalla è facilmente vulnerabile. Non mi dilungo sulla terapia delle varie lesioni; ricorderò soltanto come nella pratica sportiva si sia sovente posti dinanzi alla necessità di combattere un sintomo di per se stesso, quale il dolore che impe­ disce l’attività di un atleta. L’uso di soltizioni ane­

stetiche per infiltrazione locale (percaina, novocaina) ha dato sempre ottimi risultati, talora praticate an­ che immediatamente prima della competizione spor­ tiva; m aanche qui bisogna essere molto prudenti per quel che riguarda la dose di anestetico, tener pre­ senti i casi di tolleranza individuale e ancor più la sede di inoculazione: la perdita della sensibilità in certe regioni può addirittura rendere nullo il gioca­ tore, non solo per quel giorno, ma per molti altri favorendo il peggioramento della lesione. Concludendo, le lesioni di una certa importanza riscontrate nel rugby sono relativamente rare e si ha la guarigione con il ritorno allo sport della quasi totalità dei giuocatori. Ciò non vuol dire che il giuoco non presenti pe­ ricoli, ma questi non sono maggiori di quelli di altri esercizi sportivi E’ però indispensabile che si dedichino a questo sport soltanto individui di conformazione fisica ec­ cellente ed è in questo campo che dovrà esplicare l’opera sua il medico sportivo non solo nell’ammis­ sione: ma anche nella sorveglianza degli atleti spe­ cialmente per ciò che concerne la funzionalità car­ diaca e la capacità polmonare. Soprattutto avrà poi importanza, nell’organizza­ zione degli incontri, l’evitare gli squilibri di peso fra le due squadre. Più che in ogni altro sport infatti la corporatura atletica ha nel rugby una importanza decisiva per il risultato delle competizioni. Noti dovranno dunque giocare i giovani che non hanno raggiunta ancora la maturità fisica (se non in partite con loro coetanei); è meglio invece che essi si preparino con esercizi atletici alle competizioni future, poiché il rugby non è solo gioco di intuito, destrezza, velocità, ma soprattutto di forza. D’altra parte è questo tino sport fisiologicamente completo esercitando tutti indistintamente i gruppi muscolari e nello stesso tempo è altamente educativo perchè abitua l’atleta che scende in campo a -rice­ vere, senza batter ciglio, le non poche durezze per­ messe dal regolamento, e ad affrontare con coraggio e lealtà la lotta nella quale deve profondere tutte le sue energie.

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PROBLEMI BEL BASKET I.a Nazionale di pallacanestro ha fat­ to la sua prima uscita in campo inter­ nazionale incontrando la giovane squa­ dra elvetica alla quale ha saputo ini porre con un ritmo di gioco veloce e ben impostato, la sua netta superiorità. Non è qui la sede nè il momento di vedere come e perchè la rappresentativa azzurra è stata formata di soli due bloc­ chi, omogenei fin che si vuole, ma che non poteva dirsi rappresentassero il me­ glio de) cestismo italiano pur apparte­ nendo, questi cestisti, alle due squadre che in questo primo scorcio del cam­ pionato della massima divisione, vanno per la migliore. Anche se il risultato è stato buono, non è certamente su que­ sto che si fermeranno i massimi diri­ genti della Federazione ben sapendo che oltre alla preparazione tecnica de­ gli atleti ci sono da superare certe di­ vergenze di vedute e certe prese di po­ sizioni che sono uscite fuori come un fulmine a ciel sereno, nelle non lon­ tane giornate di Santa Margherita. E’ necessario far ritornare il sereno ed una maggiore serenità fra giocatori e Dirigenti perchè si possa guardare fidu­ ciosi e operosi alle prossime Olimpiadi dove certamente gli Azzurri vorranno cancellare il triste episodio di Londra il quale, per dire il vero, dopo il Tor­ neo di Nizza resta solo pallido ricordo. Bisogna preparare gli « uomini > ma sopratutto definire chiaramente la Posi­ zione di coloro che a bile preparazione saranno preposti preposti dam o £ro precisi compili e responsabilità ben det mte. e 1—

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E’ certo che Dirigenti capaci non man­ cano conte non mancano 'atleti per for­ mare ima rappresentativa che sappia imporre il proprio valore tecnico-ago­ nistico alle varie rappresentative fran­ cesi e spagnole, cecoslovacche e perchè no, anche russe. Bisogna solo trovare il modo di unire i primi ai secondi in un unico pensiero ed in un’unica aspi­ razione: affermazione, e una sempre maggiore ascesa del cestismo italiano. Di questa intensa preparazione all’atti­ vità internazionale ne è prova l’ultima riunione del Consiglio federale della F.I.P. durante la quale molte cose sono state messe a punto specialmente per quanto riguarda i Dirigenti o meglio la nomina del Direttore Tecnico Naziona­ le nella persona del sig. Bocciai di Trieste e con lo studio di una serie di incontri internazionali che vanno dal l’incontro con lp Francia e il Belgio, alla possibilità di una partecipazione ai Giochi del Mediterraneo ad incontri (sempre nelle possibilità) con la Fin­ landia e la Russia. Ci si augura che tutto questo possa avverarsi e che, co­ me qualcuno dice, si chiuda una buo­ na volta la campagna delle rinunce, ma non si dovrebbe però dimenticare che altri problemi molto gravi e di ur­ gente risoluzione (che prevedono anche un impegno finanziario) non dovrebbe­ ro essere dimenticati, come quello dei giovani e quello delle zone centro me­ ridionali che, diciamolo francamente, ancora oggi navigano in brutte acque. Eppure queste cose pare che il Consi­

glio non possa, al momento, affrontarle; specialmente la seconda. E’ stato preso atto della riforma ai proogrnmnii di educazione fisica per le scuole medie che vedono inserito lo sport nei medesimi, ma si dimentica che vi sono molti giovani che non vivono più fra i banehi della scuola, ma vivono nelle officine o nelle fabbriche e dei quali nessuno o pochi si interessano. Si dirà che vi sono le Società e che a queste spetta il compito di reclutare questi giovani, ma non si pensa che molte di queste vivono alla. giornata, che pochis­ sime hanno la possibilità di aiutare i propri atleti, che altri enti poco si cu­ rano di questa attività sportiva che an­ che in Italia sta facendo passi da gi­ gante e che come sport di squadra, pos­ siamo affermarlo, sta raccogliendo alti consensi anche fra coloro che ormai de­ lusi del calcio, vedono nel basket lo sport completo ma sopratutto Io sport che ancora oggi resiste (speriamo per sempre!) alla tragedia del professioni­ smo. Così come questo anche il problema del Centro Meridione non dovrebbe sempre essere relegato all’ultimo posto degli ordini del giorno che, poi, si sa, viene aggiornato alla riunione seguente. Oliando a Bologna il primo congresso, dopo lunghe discussioni, riuscì ad uni­ ficare i due tronconi dell’allora divisa Federazione, si discusse anche questo problema e vennero fatte in quella oc­ casione grandi promesse agli amici del Centro Sud. Oggi, a quattro anni di di-


stanza il problema è ancora sul tappeto e pare che ancora non sia maturo dato che anche nell’ultima riunione « il Con­ siglio si è limitato a riconoscere, per l’ennesima volta la necessità di affron­ tare il problema: quanto a risolverlo sembra che verranno convocati i Presi­ denti dei Comitati Regionali per udire dalla loro voce suggerimenti c richieste per i problemi della loro Regione ». Perchè questo continuo rimandare quando già erano state fatte tante pro­ messe? Si dovrebbe concludere che or­ mai qualche detto debba essere aggior­ nato c che le famose « promesse di ma­ rinai » dovrebbero essere cambiate in « promesse di congressi ». Si faccia sì l’attività internazionale con trasferte alresterò, ma che ciò non impegni tutte le forze (anche amministrative) della Federazione in questo solo campo che potrebbe domani portare al grave pe­ ricolo, fino ad oggi più o meno bene scongiurato, del rovinoso professioni­ smo. Bisogna creare nuovi impianti perchè cfiielli attuali non sono più sufficienti a contenere il numeroso pubblico ed an­ che perchè sono molto scarsi, bisogna sopratutto curare i giovani perchè è da questi che possiamo avere la continuità nel domani e la possibilità di una sem­ pre maggiore selezione. Ma i giovani devono essere guidati ed impostati a vedere non lo sport per lo sport od il canipionismo, ma un mezzo efficace per un maggiore potenziamento fisico-mo­ rale. Preparare i giovani con clementi tecnicamente idonei che abbiano una perfetta conoscenza dei giovani e delle loro capacità fisiche, tanto da impedire qualsiasi deformazione sia della tecnica del gioco che della personalità del gio­ vane. Esiste una pedagogia_per la prepara­ zione e l’impostazione di una squadra? Se non esistesse, se un qualunque pra­ ticante solo perchè è appassionato spor­ tivo si mettesse a fare l’allenatore si vedrebbe ben presto che lo sport per­ derebbe tutta la sua attrattiva ed il suo scopo principale. Prima di affrontare un gruppo di gio­ vani che intenda dedicarsi all’ attività cestistica. come del resto a qualsiasi al tra attività snortiva, è necessario che l’istruttore abbia chiaramente in sè il piano di lezione che dovrà essere svol­ to. quindi una preparazione prossima tale che possa penetrare nei giovani con brevi ma chiare cognizioni stimolando ed interessando l’allievo ad una educa­ zione attraverso il divertimento; abi­ tuandolo altresì al controllo di se stes­ so in tutte le azioni individuali e col­ lettive. Dare quindi una personalità al giocatore, in funzione di una persona­ lità di squadra, che lo metta nelle con­ dizioni di dare tutto se stesso per il miglior risultato tecnico possibile, sco­ po primo del confronto fra due squa­ dre. Però non bisogna dimenticare una cosa che troppo spesso è trascurata: insegnare a saper perdere. In molte occasioni si sono viste squa­ dre che >pur di fronte ad avversarie di più alta levatura non volevano rasse­ gnarsi a perdere e per questo tram»-

lavano il loro gioco in una serie con­ tinua di scorrettezze tali da costringere il Direttore di gara (al quale, natural­ mente vanno tutte le colpe) ad appli­ care le norme più drastiche del rego­ lamento. Occorre quindi, oltre che una accurata preparazione di uno scel­ to nucleo di allenatori, una impostazio­ ne educativa e morale degli allievi at­ traverso una consona pedagogia tecnica. Preparata così, moralmente, la squa­ dra, si potrà passare senz’altro alla fa­ se di impostazione tecnica attraverso un costante esercizio di presa e lancio del­ la palla, al palleggio, al passaggio, e quindi alle successive fasi di tiro in ca­ nestro da fermo cd in «orsa. Attraverso questi esercizi l’atleta dovrà cercare in ogni momento la padronanza di se stes­ so. padronanza che deve riflettersi in una costante stabilità e sicurezza ed in una azione pronta per dare >111 certo ritmo i quella che dovrà essere, in seguito, una vera e propria azione di gioco.

Anche in queste l’atleta dovrà dimo­ strare tutta la sua personalità e capa­ cità tecnica tenendo presente nero che queste devono essere sempre in funzio ne di un gioco di squadra squadri e non di un esibizionismo personale, ciò che tante volte porta tin grave danno all’ anda mento di un incontro. Si avrà allora la vera fusione fra tecnica del gioco e tat­ tica. Mentre la tecnica rimane quella che è stata data dall’allenatore nell’im­ postazione della squadra, la tattica po­ trà scaturire dalle capacità del singolo

atleta in conseguenza dell’organizzazio­ ne c del gioco della squadra avversaria. Non è il caso di entrare in merito ai vari sistemi di gioco, che del resto in Italia vanno quasi uniformandosi sugl; schemi dell’allenatore della nazionale o su quelli dei nostri migliori tecnici. Ci pare però sia necessario dare a quan­ to ci è stato portato dall’America una fisionomia nostra più consona alla per­ sonalità dell’atleta italiano e che lo met­ ta in condizioni di non inferiorità di fronte ai grandi complessi europei. Uno schema di impostazione è assolutamente indispensabile, ma è altresì necessario che il tema non sia sempre quello spe­ cialmente quando l’avversario, conosciu­ tine i punti base, è riuscito a trovare il modo di evadere. Abituare i giovani ad un costante e severo allenamento che li metta nelle condizioni di essere sicuri di se stessi e pronti a qualsiasi evenienza; ma so­ pratutto perchè attraverso un intenso al­ lenamento il giovane si abitui al domi­ nio di se stesso a tutto vantaggio della formazione della sua personalità e del contributo che ognuno deve portare al rendimento della squadra. Ci auguriamo che il prospetto ripprtato nelle pagine seguenti possa essere di valido aiuto, a coloro che dedican­ dosi per le prime volte al non facile compito di preparare una squadra di pallacanestro, troveranno specie nella parte pedagogica un efficace piano di lezione per i diversi allenamenti.

Lorenzo Bordili

Anche le ragazze dell'Archldlocesl di San Francisco giocano alla pallacanestro

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PALLA' Nel nuadro delle redole essenziali: Marcare pili punii che l'avversario PER li: <; (OLIATORE:

TECNICA

Movimenti della Pallaca­ ■ nestro, attitudini, (lan- Li ciò, corsa) tenendo conto dei fattori che le sono propri:

— NEL TENERE LA PALLA: Sicurezza della presa.

Prontezza del lancio.

Sensibilità delle mani. NEL MOVIMENTO:

— lo spostamento giuocatori;

Sicurezza in tutte le evoluzioni proprie della Pallacanestro:

(1)

Spostamento limitato attaccando.

(2) Proibizione del contatto in difesa. — INIZIATIVE INDIVIDUALI: Collaborazione con i compagni di squa­ dra: All’attacco: sfuggendo agli avversari trovare la posizione di tiro;

In difesa: recuperare la palla; Marcare gli avversari.

PER LA SQUADRA: Essere affiatata per marcare dei punti se la palla è in suo possesso, o per con­ quistare la palla se T’ha perduta.

Per l’educatore Classificazione e coordina­ mento delle cognizioni

PADRONANZA DI SE’

dei j

— niente contatto; — gli avversari.

Per impadronirsi dell’automa­ tismo:

Stabilità (movimenti equili­ brati). Distensione muscolare (movi­ menti ritmati). Tutto l’esercizio individuale o collettivo è suddiviso in due fasi:

1 ATTACCO INDIVIDUALE

Elementi di tattica ottenu­ ti applicando direttamen­ te gli elementi di tecnica individuale. Canestro, posizione di tiro (eliminare gli avversari).

Fase di preparazione: ricerca di equilibrio relativamente lento. Localizzazione delle forze esistenti.

DIFESA INDIVIDUALE Condurre l’avversario a perdere la palla.

Fase d’esecuzione: Azione Pro­ pria. Cambiamento di ritmo in funzione delle reazioni contrarie.

ORGANIZZAZIONE TATTICA

Ruolo di ciascun giuocatore in una squadra:

— posizione — sistema


1

A N EST RO I» I- !> l G O G I I •Compito dell’Educatore

IDEE DIRETTRICI

Stimolare, interessare, educare divertendo

Studio dei « mezzi » che permettono di raggiun­ gere lo scopo: segnare un canestro.

abituare al controllo di sé in tutte le anioni indivi­ duali o collettive. Iniziazione

Tirocinio: 1) movimenti fondamentali; 2) tipi di elementi te­ cnici; 3) loro utilizzazione (gioco collettivo) ; 4) spirito del giuoco (di­ fesa corretta).

REGOLA GENERALE

PROCEDIMENTO

Un minimo di spie­ gazione e di stu­ dio del giuoco: — preparativo; •— educativo; •— derivato.

Per l’insegnamento dei movi­ menti e delle fasi del gioco:

(Isolare le difficol­ tà e introdurle sperimentalmen­ te nei giuochi di allenamento).

Presentazione

Giuoco Applicazione della tecnica su un piano pratico.

Utilizzazione dei « mezzi » seguendo il comporta­ mento dell’avversario.

Preoccuparsi dell’organiz­ zazione e della sua efficacità.

Fusione fra tecnica e tat­ tica.

5’ questo il primo stadio dell’« allenamento ».

Ricerca di uno stile (per­ sonalità del giocatore).

o esercizi o ginnastica

preparazione

)

Dimostrazione (allenatore)

Saggio complessivo (allievo)

Analisi Pratica

j studio

Meno giuoco. Più esercizi (ritmo reale) da trasfor­ mare in seguito in fasi e spunti, o giuoco.

Esercizi tattici.

Applicazione (ritmo reale) Efficacità (avversari)

Dare una personalità alla il squadra.

Ricerca di un rendimento (competizione) : fisico, giuoco collettivo. S’ questo l’« allenamento »

Attacco e difesa: 1) Posti di giuoco (fun­ zione di un posto as­ segnato) ; 2) organizzazione della squadra: a) specializzazione del giocatore (secondo le sue attitudini) ; b) comportamento della squadra conseguente­ mente all’organizza­ zione degli avversari (attacco, difesa, stra­ tegia).

'■J

Piani ben studiati: Prepararli tenendo conto della natu­ ra della competi­ zione, dell’età e della personalità dei giuocatorì.


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Mastri e locnicii

P oichè Natale e Capodanno, in virtù -*• di una disposizione federale certa mente azzeccata, hanno fermato per quindici giorni la marcia dei campionati nazionali, vediamo d’intrattenerci questa volta su uno dei problemi di maggior portata che l’attività cestistica ha posto finora sul tappeto: ci riferiamo al pro­ blema dei campi scoperti, con tutto il dolente corollario degli incontri giocati su terreni impossibili, che niente ban­ no a che vedere con la pallacanestro. Già — come più volte s’è detto — il basket è unicamente uno sport da pa­ lestra, e quello che si pratica su un lampo in terra (sia pure esso il miglio­ re campo del mondo e nelle migliori condizioni possibili) non ne è che un insipido surrogato. Purtroppo però, noi stiamo ancor oggi pagando la fallace credenza dei tempi « eroici », che la pallacanestro si possa giocare ovunque, anche su un rettangolo dal fondo qual­ siasi purché abbia misure regolameli, tari; ed è invece praticamente impos­ sibile giungere a qualcosa di buono nel1 impostazione tecnica individuale e di squadra su un campo terroso, anche in ottimo stato di manutenzione. Per cui. neH’omologare i campi, non tanto ci si dovrebbe preoccupare delle dimensio­ ni, (pianto del « fondo » del campo stesso, giacché è certamente preferibile un campo piccolo ma dal pavimento in legno o in linoleum, ad un campo di misure «olimpiache», ma in terra bat tuta o in asfalto. Ma c.’è di più: c’è che la stagione cestistica si svolge a cavallo dell’inver­ no, e non è certo ubbidendo ai capric­ ci del tempo che ci si può allenare co­ me il gioco — un gioco tremendamen­ te esigente — richiede. Le giornate buo­ ne sono poche, comunque si fa buio presto, ed il povero allenatore — dato e non concesso che dei giocatori di­ lettanti possano sempre dedicare il po­ meriggio allo sport — ha sì e no due ore un paio di volte la settimana per preparare gli allievi, che viceversa avrebbero bisogno di lavorare sodo con continuità, di avere una palestra per farne la mèta di ogni sera, il proprio ritrovo preferito, per sbizzarrirsi con il pallone a tempo perso, per provare e riprovare, magari per passatempo o per divertimento, questo o quel movimento,

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per acquisire con l'andar del tempo quell’automatismo che è la caratteristi, ca di ogni buon giocatore e che invano si persegue con due allenamenti setti­ manali all’aria aperta. Per convincersi, basterebbe del resto guardare il libro d’oro del campionato italiano: sono più di dodici anni che il titolo assoluto va sempre a fregiare le squadre che si preparano e giocano in palestra; cioè da (piando il gioco, ab­ bandonato l’empirismo iniziale, .-’è am­ mantato essenzialmente di tecnica, che il basket fiorisce e prospera soltanto nelle città che hanno avuto la perspi­ cacia di puntare esclusivamente sui lo­ cali coperti. O credete forse che i mi­ racoli tipo Varese e Como, dove il ba­ sket fino a quattro anni or sono era quasi sconosciuto e dove oggi vi sono due fra le più forti squadre d'Italia, siano possibili senza l’ausilio di una capace palestra? E credete forse che la Ginnastica Roma avrebbe potuto por. tarsi quest’anno sul piano nobile della classifica senza la possibilità di usu­ fruire finalmente di una palestra per gli allenamenti e le partite? Dove non ha palestre il basket intri­ stisce, tutt’al più vegeta, che è quanto dire muore, per un gioco che viceversa avrebbe la possibilità di affermarsi do­ vunque. Purtroppo, in Italia, gran dovizia di palestre non c’è; ed anche quelle che ci sono, per un verso o per l’altro sono « tabù ». Qualcosa, è vero, sfugge alla regola del]’« out of bounds» allo sport: ma il... fenomeno è tanto sporadico da diventare insignificante nel quadro del. la situazione generale. Questa tuttavia non è una buona ra­ gione perchè la FIP continui a permet­ tere che si giochino incontri anche di cartello su campi che preferiamo non descrivere, e che le partite di campio­ nato si inizino e si conducano a termi­ ne in campi che solo il più « tabula rasa » degli incompetenti potrebbe con­ siderare praticabili. E vi assicuriamo che in questi pi imi mesi di attività cestistica — col tempo che è stato generalmente inclemente, specie nelle prime settimane di dicem­ bre — se ne son viste davvero di cotte e di crude... Ebbene, di fronte a tale stato di co­ se, di fronte sopratutto all’indifferenza con cui i maggiori dirigenti del cesti­ smo italiano accolgono ed archiviano il ripetersi di tali storture, è necessario richiamare i responsabili al loro dove­ re, che è quello di voler finalmente prendere i provvedimenti atti a garan­ tire il successo delle manifestazioni cestistiche, di cui quelle giocate sotto la pioggia o in mezzo al fango non sono altro che umoristiche parodie. A nostro parere, la situazione cestistica italiana è ultra-matura per esclu­ dere almeno dalla Serie A ogni squa­ dra che non possa giocare su un cam­ po coperto: e il provvedimento, solo in apparenza, sarebbe... draconiano, in quanto è perfettamente inutile indurre r.ocietà ed atleti a spendere fior di quat­ trini e a perdere del tempo, quando si sa a priori che ogni sacrificio sarà va-

no,i. che il livello t Genico del gioco non poiitrà mai essere migliorato, <• che — come unico risultato — si otterrà quel­ lo di falsare la regolarità dei eampionati. Ma se anche non si vuol giungere a' tanto, si diano almeno precise disposi­ zioni agli arbitri di non far disputare incontri quando il campo non sia in condizioni più che perfette: si dia loro la facoltà, per esempio, di obbligare le squadre a portarsi nella più vicina pa­ lestra (ove ve ne siano), e si rivedano inoltre le disposizioni in materia di in­ contri da ripetere, per impraticabilità di campo, disposizioni che sono oggi quanto di più ingiusto ed incompleto si possa immaginare, e che colpiscono la squadra ospite, la quale è l’unica a non avere nell'accaduto la più lontana responsabilità. Insomma, il campionato di Serie A, il campionato d’« élite », la «mostra» del non plus ultra in fatto di basket, non può continuare ad offrire spetta­ coli miserevoli per la sola ignavia di dirigenti che con tutta probabilità non si preoccupano di metter mano al pro­ blema unicamente perchè preferiscono « non avere grane ». Se la Federazione non mostra, essa per prima, di essere convinta che la pallacanestro va giocata in palestra, c che è molto ma molto meglio avere ma­ gari meno squadre, ma un’attività che non presenti i punti neri di quella at­ tuale, si può star certi che la pallaca. nestro italiano avanzerà ancora a passo di lumaca, e che le altre nazioni fa­ ranno presto ad infliggerci ancora, an­ che dal punto di vista qualitativo, quel distacco che con tanta fatica eravamo riusciti a colmare in questi ultimi anni. Per convincervi di quanto andiamo dicendo, vi diamo alcune cifre: senza considerare gli incontri disputati su campi in condizioni precarie, la media dei punti segnati per partita è — nel­ le gare dell’attuale campionato finora svoltesi su campi aperti — di 66 punti; la stessa media, negli incontri giocati in palestra, è di quasi 75! Se si pensa che gli Stati Uniti erano aià l’anno scorso a quota 110, e che nel­ la stessa Francia — dove vigono dispo­ sizioni severissime in fatto di pratica­ bilità dei pochissimi campi aperti anco, ra in funzione ner il campionato mag­ giore — sono già stati raggiunti gli 84 punti, si vede bene come sia di im­ prescindibile urgenza un nrovvediniento che elimini quelle partite che — a dispetto del valore delle squadre — ne attardano comunque il nrogrcsso e il miglioramento, e che bandisca del tut­ to — anche per un senso di rispetto verso uno sport che la Federazione competente dovrebbe essere la prima a difendere — quelle penose esibizioni che nulla hanno a che vedere non solo con la pallacanestro, ma neanche con lo sport. Si può star certi che un provvedi­ mento del genere darebbe in poco tem­ po un notevolissimo immilso alla parte più sana del basket italiano.

Aldo Giordani


L’EVOLUZIONE DELLA PALLAVOLO 1 A pallavolo, cho è stata ideata ne1 | j 1895 dal sig. William Morgan, in­ segnante di educazione fisica in un collegio del Massachussets, venne im­ portata in Italia con i contingenti di truppe americane che ci affiancarono durante la Guerra '15-18. Ebbe subito molti appassionati cultori, specie fra i militari, a contatto con gli americani, ma la pratica di questo nuovo gioco s: affievolì man man forse per la mancanza di una vera e propria atti­ vità. La tecnica, se tale si può chiamare, di allora consisteva principalmente nel far passare con ogni sforzo possibile la palla al di là della rete. I giocatori, fissi quasi ai loro posti, si basavano unicamente sulle loro doti personali per riuscire a piazzare in qualche modo la palla nel campo avver­ sario nella speranza di poter realizzare il punto. La battuta era un’arma for­ tissima poiché, come capita a tutti i principianti, riusciva difficile rinviare la palla. Il palleggio era rudimentale ed i passaggi fra compagni di squadra era­ no fulgide gemme nell'informe massa di rimandi diretti. Senza parlare per altro della « schiacciata » quasi scono­ sciuta. Man mano però la tecnica andava evolvendosi con l'accresciuta attività ed un primo periodo formativo si ha quan­ do, per l'impulso impresso dall'O.N D. e dalla Marina Militare, le squadre pallavolistiche si moltiplicano e svolgono una continua attività agonistica. Già nei Campionati Dopolavoristici cominciano ad apparire quegli elementi di tecnica che sino al 1947 formeranno « il van­ gelo • degli istruttori italiani. Postulati erano: la netta divisione di compito fra alzatori. a destra, e schiacciatori. a sinistra, con qualche rara ec­ cezione per quelle squadre che anno­ veravano nelle loro f'ie schiacciatovi mancini o ambidestri; difesa prevalen­ temente a terra, basata sull’intuito e sulla prontezza acrobatica degli atleti; formazione 3-1-2 con qualche raro 2-3-1; ed infine, imperativo categorico. . i tre passaggi! (A tale proposito non sono mai riuscito a spiegarmi il per­ chè di tale definizione dato cho i pas­ saggi sono in realtà due e tre i tocchi della palla). La netta divisione dei compiti oltre che a costringere gli attaccanti a con­ tinue evoluzioni, favoriva il giuoco di­ fensivo avversario che poteva quasi sempre prevedere il tema d’attacco e predisporre tempestivamente la ne­ cessaria copertura. Pertanto le schiac­ ciate avevano la loro possibilità di riu­ scita o nella loro potenza, che non dava la possibilità di rimando, o nella scarsa abilità di chi si trovava a riceverle. Inoltre i continui spostamenti dei gio­ catori creavano malintesi, scontri e con-

le, si prodigarono con ammirevole slan­ fusioni che certamente non contribui­ cio. ma sia la difesa attiva, basata sul vano al rendimento delle squadre. muro a 1 o 2 giocatori e compietaLa stessa difesa a terra, che ancor mente sconosciuta in Italia, che una oggi è adottata da squadre potentissime migliore impostazione offensiva della come la Russia (squadra Campione del Squadra francese, fecero naufragare i Mondo), non integrata da un'adeguata loro generosi quanto vani sforzi. preparazione ginnico-atletica era in­ Un senso di sconforto invase i nostri costante e presentava di volta in volta appassionati per tale cocente sconfitta, pregi e difetti a seconda della squa­ non lenita neanche dal ricordo del vit­ dra, o magari dell’atleta, che la prati­ torioso confronto fra le due rappresen­ cava. tative regionali italo-francesi, giocato a Dulcis in fundo. la norma fissa, o qua­ Torino. Necessitava cominciare da ca­ si, dei tre (!) passaggi, che standar­ po per formare, alla luce delle dolorose dizzava la fase d'attacco di quasi tutte constatazioni, una nuova tecnica. le squadre Prima fra tutte la scuola ravennate si A questo livello tecnico affrontam­ mo la nostra prima trasferta internazio­ pose al lavoro e riuscì ad applicare con buoni risultati la difesa attiva, miglio­ nale. La nostra Rappresentativa, for­ rando nel contempo il giuoco d’insie­ mata dopo un’affrettata quanto empi­ me della squadra. rica preparazione, dai migliori elementi 11 nostro secondo confronto interna­ disponibili in Italia, fu addirittura ridi­ zionale, o meglio serie di confronti, fu colizzata dalla rappresentativa francese contro la forte squadra cecoslovacca nella sala Japy di Parigi. Gli azzurri del Benesow. di allora, che fra le altre cose si tro­ La migliorata impostazione tecnica varono a giocare per la prima volta ci permise di non sfigurare nell’impari in un locale chiuso e con luce artificia­

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r confronto e ci diede anche la possibili­ tà di assimilare facilmente quanto di utile v’era da imparare. La tecnica cecoslovacca impostata sulla prestanza fisica d,ei suoi atleti, i quali con la loro altezza sviluppano temi brucianti d’attacco e costituiscono con perfetta sincronia una insormontabile difesa attiva a 1 2 o 3 (quest’ultimo tipo molto raramente) giocatori, ci con­ vinse maggiormente, ove ve ne fosse la necessità, che la strada presa dal te­ cnico Costa e da altri istruttori, era quella buona, c che si doveva, altresì, fare tesoro della « lezione » cecoslovac­ ca per un ulteriore perfezionamento di stile. L’incontro giocato ad Alessandria tra una nostra selezione e la nazionìale americana, vinto da quest’ultima sten­ tatamente per 3-2. mise in luce il netto miglioramento del giuoco italiano. Miglioramento effettivo sia nella di­ fesa attiva con « muro » a 1 o 2 gioca­ tori. discretamente realizzato, sia con scattanti recuperi nella difesa a ter­ ra. Si notava anche un sostanziale cambiamento negli schemi d’attacco che erano veloci ed incisivi. Quello che era migliorato nettamente poi era il tocco perfetto della palla che passava come accarezzata con precisa parabola da un giocatore all’altro. Poco efficace an­ cora per difetto di potenza la schiac­ ciata. ma in compenso di solito molto ben piazzata. L’intensa attività in Italia favoriva considerevolmente il miglioramento qualitativo delle varie compagini ed ai Campionati Europei svoltisi a Roma nel settembre del 1948. organizzati impec­ cabilmente dalla giovanissima Federa­ zione italiana che contava appena due anni di vita, se ne ricavarono signifi­ cativi frutti. Un buon terzo posto venne a premia­ re gli sforzi diuturni dei nostri istrut­ tori e forse se la fortuna non ci aves­ se avversato saremmo riusciti a spun­ tarla anche con la Francia che, con prosopopea gallica, aveva sottovalutato i nostri azzurri. Vinsero i cari « cu­ gini d’oltr’Alpe » ma dovettero dura­ mente lottare e solo alla quinta par­ tita. dopo oltre due ore di entusia­ smante contesa, riuscirono a piegarci per 15 a 13. Il Campionato lo vinse la Cecoslovac­ chia, la quale benché palesasse una scarsa difesa passiva e mancasse quasi totalmente di una efficace battuta, s’im­ pose per l’altezza dei suoi giocatori che si trasformavano a tratti o in una bar­ riera insormontabile con perfetti « mu­ ri » a due o in una catapulta micidiale, la quale più che sfondare le difese av­ versarie le superava in altezza! Subito dopo si ebbe il primo incon­ tro ufficiale con la nazionale francese a Parigi, nella fatidica sala Japv. dove eravamo stati polverizzati nel '47. Gli azzurri erano quasi gli stessi dei Cam­ pionati Europei, mentre la Francia aveva rivoluzionato di molto la sua formazione. I.'incontro fu bello ma sfortunato poiché il punteggio apparentemente netto di 3 a 1 a favore della Francia non rispecchia certamente il valore defi­ lé due compagini, anche per il fatto che. per la mancanza in Italia di ade­ guate atrezzature, la palestra e la luce artificiale non si addicevano allo scin­ tillante giuoco degli azzurri. Infatti il giorno dopo, all’aria aperta, aperta. la stessa formazione francese veniva sonoramente battuta dagli italiani, i quali si prendevano così una ufficiosa rivincita.

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Quali passi da gigante aveva fatto la pallavolo italiana sia qualitativamente per tecnica ed abilità d’istruttori capa­ ci, sia quantitativamente per la co­ stante opera della Federazione che ve­ deva aumentare le proprie Società dal­ le 47 del 1946 alle 312 del '49, con una massa imponente di tesserati. Ma questo era ancora poco a confron­ to delle nazioni più progredite in que­ sta disciplina sportiva. La prova si eb­ be ai Camiponati Mondiali di Praga dove, magari con un po’ di sfortuna, fummo relegati ad un 8° posto. Qui la tecnica italiana ebbe modo di assimilare i caratteri di quelle delle altre nazioni e principalmente quelli dei russi,caratteri facilmente adatta­ bili al nostro fisico ed al nostro estro. Le impressionanti schiacciate da ogni posizione e con ambedue le braccia, la funanbolosca difesa, a terra, la perfet­ ta tecnica della battuta, la formazione 3-1-2, furono nozioni utili da appren­ dere e andarono .ad accrescere le co­ gnizioni già acquisite. Questo periodo che si può considerare il periodo d'incubaz.one della tecnica italiana, termina quando, per la inde­ fettibile volontà dei dirigenti la Fede­ razione, si giunse al I Corso per Istrut­ tori che segnò per l’abilità dei tecnici preposti e per la profondità degli ar­ gomenti trattati, una vera svolta nella storia della tecnica pallavolistica ita­ liana. A tale Corso, con l’accurato studio di tutti gli elementi raccolti, si potero­ no enunciare quei principi basilari che sviluppati convenientemente formeran­ no la scuola italiana: italiana di con­ cezione e di applicazione. Punti fondamentali di questa nuova tecnica: riconosciuta necessità che la squadra sia sempre formata da sei ele­ menti capaci a «tutto fare » ( perfezio­ ne tecnica alla quale neanche i cam­ pioni russi e cecoslovacchi sono giunti avendo tutti come impostazione la 4-2); preparazione meticolosa della di­ fesa attiva, con « muro » attivo, e, pre­ feribilmente, passivo (questo secondo tipo dà sempre la possibilità di contro­ battere con estrema energia l’offesa av­ versaria); buona attitudine alla difesa a terra, praticata con particolare pron­ tezza nel « contro-muro », cioè nella protezione delle zone temporaneamente sguarnite per la formazione del « muro». Fra i due tipi di protezione, quello cecoslovacco 3-2-1 e quello russo 3-1-2, crediamo sia preferibile quello russo, poiché si adatta maggiormente al no­ stro particolare spirito italiano, essen­ zialmente individualista, che dà la pos­ sibilità al centro della seconda linea, il quale dovrà guardare una vasta zona di campo, di spiccare con convincenti prove della sua abilità. Si eviteranno altresì eventuali malintesi fra i due sostegni che si dividono lo stesso com­ pito nel metodo cecoslovacco. La nuova tecnica richiede inoltre uno studio profondo di perfezionamento del­ la bruciata, nei due tipi « a tennis » e a « bilanciere », riuscendo a portarla'per­ fetta con ambedue le braccia; nonché un miglioramento generale della bat­ tuta o potentissima « a bilanciere » o altissima e piena d’effetto «controsole». Tutti questi perfezionamenti di stile darebbero si delle squadre affiatate e potenti ma non basterebbero a giu­ stificare il termine di «scuola italiana ». Qual è la particolarità che la distin­ gue dalle altre scuole? L’anticipo. Quest’arma potentissima, già entrata nel bagaglio tecnico delle nostre miglio­

ri squadre, è la caratteristica del no­ stro giuoco. In che cosa consista l’anticipo è facile a dirsi, ma riuscire ad adattarlo è sta­ ta una stentata vittoria degli istrut­ tori italiani. L'anticipo è il riuscire ad eludere con abili finte e veloci potenti schiacciate il muro dove esso non può più formarsi: vale a dire prendere la squadra avversaria « sul contropiede » come si dice per gli altri sports di squadra. Questa tattica richiede un perfetto controllo della palla, una velocissima effettuazione di passaggi ed una pron­ ta intuizione combinata con agilità, scatto e potenza di leva. Le recentissime vittorie sulla nazio­ nale francese a Parma e a Ravenna hanno confermato la bontà di tale me­ todo, e se i francesi alla fine della loro tournée hanno potuto dire, con sufficienza ed albagia, che malgrado i successi ed i miglioramenti avuti la pallavolo italiana è ancora inferiore a o.uella francese, ciò è principalmente dovuto al fatto che la nazionale italiana durante rincontro ufficiale, forse per lo estremo valore della posta in palio, non ha reso quello che avrebbe potuto ren­ dere. Se l’allenatore francese avesse avuto la fortuna di assistere agli allenamenti collegiali della nostra squadra sareb­ be rimasto inpressionato dalla potenza del suo giuoco, che in qualche fase ha -----------------i__ITIbrillantissimo — --- dei ruseguagliato quello si, e si sarebbe ben guardato dal fare tale gratuita affermazione. La meta raggiunta dagli azzurri e da alcune compagini italiane è difficile da conseguire ma deve essere presa d’e­ sempio da tutte le squadre. Per giun­ gere a tale perfezionamento di tecni­ ca che chiameremo italiana ogni istrut­ tore dovrà curare, curare e curare in­ stancabilmente la preparazione ginnico-atletica dei suoi elementi. E’ indi­ spensabile che un buon giocatore sia un atleta nel senso più ampio di tale pa­ rola e meglio sarà se già praticherà qualche specialità atletica; poiché un giocatore dovrà essere contemporanea­ mente un velocista ,un saltatore ed un lanciatore, cioè dovrà avere velocità, scatto, colpo di reni e potenza di brac­ cio. Pertanto se sarà utile ad un gio­ catore di pallavolo praticare l’atletica, anche il caso inverso sarà raccoman­ dabile agli atleti. Essi dovrebbero de­ dicarsi alla pallavolo nei periodi di stasi dell’attività atletica. La pratica di questo sport terrebbe sempre in per­ fetta carburazione tutti i loro muscoli anzi ne aumenterebbe la tonicità; e da­ rebbe loro la possibilità di trovarsi per­ fettamente a punto all'inizio della sta­ gione sportiva. Pertanto dal binomio atletica-palla­ volo si è formata e si svilupperà la te­ cnica italiana che, bruciando le tappe, è giunta con piena parità di diritti nel­ l’empireo della pallavolo mondiale. A tanto è arrivata la pallavolo ita­ liana, che i francesi, bontà loro, ora la pongono nel novero di quelle da bat­ tere, ma per giungere a tali sospirate mete quanti sacrifici, quante amarezze, quante amorevoli cure e quale ferrea volontà da parte di appassionati cul­ tori e studiosi tecnici! Ora però un luminoso avvenire le si para innanzi e gli azzurri italiani, fiori eletti di una schiera mirabile di pallavolisti, sapranno sempre ed ovun­ que tener alto il nome ITALIA che spicca sulle loro tute.

Filippo Dragotto


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A Federaz. italiana di nuoto rac cogliendo l’eredità della -? Notato riunì » benemerita società che ave va per sco-po l’insegnamento al salvatag giot non è molto tempo che istituì cors di addestramento ed un Brevetto per nuotatori che li frequentano apprenden do tecnicamente e praticamente come s salva un uomo in procinto di annegare nuotatore malesperto o volontario sui cida che sia. Fra lutti i Brevettati ha poi fatto di sputare nella seconda quindicina dello scorso dicembre, un campionato nazio­ nale che si è svolto nella piscina co­ perta dello Stadio Nazionale di Roma. Il campionato ha avuto un ottimo suc­ cesso per il numero di « salvatori » che vi hanno partecipato — individuali e in squadre di quattro nuotatori — e per la bravura dimostrata. La Sezione Centrale di Salvamento della Federazione italiana di nuoto te­ nendo presenti i risultati tecnici regi­ strati nelle selezioni periferiche clic erano state effettuate in agosto e set­ tembre, invitò alla ___ disputa del campio­ nato 3 squadre dell’Esercito, 4 dei Ca­ rabinieri, due della Marina Militare, una della Guardia di Fi­ nanza, 2 dei Vigili del Fuoco, ed infine due di Società civili che — vale la pena di ricordarlo — fu­ rono la R. N. Na. poli e il Gruppo Nuoto Salvamento Roma. Un comples­ so dunque di 18 squadre con 72 concorrenti. La vittoria collettiva rimase al Cen­ tro Sportivo romano della Marina men­ tre individualmente riusciva vincitore l’aviere del Comando Soccorso di Vi­ gna di Valle; Armando Nerman. Lodevole cosa quanto la F. I. N. ope­ ra a favore della: propaganda del nuoto per il salvamento e ci auguriamo che il suo lavoro si svolga in profondità e che il salvamento infine possa essere incluso nelle attività sportive che la re­ cente legge Gonella ha reso obbliga­ toria nelle scuole. Ed o correrà anche che la F.l.N. fac­ cia opera di propaganda, diremmo quasi :impositrice, _____ r.. . : -•fra _____________ ... * .... i giovani• ____ nuotatori tut­ ti, convincendoli che è più necessario guadagnarsi il Brevetto di « salvatore di uomini » che percorrere in 32” o 33’ la corsia di una piscina. Perchè la verità è questa: mentre si progredisce tecnicamente in Italia per quanto riguarda lo stile ed il rendimento agonistico, vanno scomparendo quei nuotatori di tempi ormai lontani ognuno dei quali era un autentico tri­ tone che non temeva violenza di onde marine o gorghi insidiosi di fiumi, che non avevano conoscenza di « crawl », ma che nuotavano con le sole gambe, a mezzo petto fuori dal pelo dell’ac­ qua, sostenendo a braccia alte pesi non indifferenti.

Il min Pii I SMKII1

Dai nuotatori del passato, ai vincitori del campionato nazionale del dicembre scorso «li Vittori» Spositi

Di tali nuotatori se ne trovano anco­ ra fra la gente di mare dei porti e delle comunità di pescatori, ma sono pressoché scomparsi tra i frequentatori delle piscine. Noi vorremmo che la F.I.N. pur con­ tinuando nel suo assiduo lavoro tenden­ te a creare nuotatori thè possano ga­ reggiare in campo internazionale, pen­ sasse anche ad un ritorno a quello che fu il nuoto del passato. Vi pensasse ap­ punto con la' sua lezione di salvamento. La massima parte dei « brevetti » so­ no stati attribuiti a nuotatori che le loro prove compirono in piscine, ed in piscina sono state disputate le prove per il campionato italiano. Ci sembra, meglio ancora, siamo fer­ mamente convinti, che molto più van. taggioso sarebbe per i nuotatori del salvataggio se i loro brevetti fossero stati conseguiti dimostrando la loro pe­ rizia di salvatori di uomini nelle acque Inquiete di una rada marina e su quel­ le traditrici di un fiume vorticoso. Un’altra cosa ancora: il campionato s’è svolto in piscina coperta e quindi a temperatura comandata. Non sareb­ be opportuno, le prove dei brevetti estenderle anche a prove invernali? Quando si deve salvare se stessi o salvare le vite altrui pericolanti in ac­ qua, non si può davvero avere la scel­ ta della stagione e della temperatura,

nè sempre si può essere sicuri di com­ piere il salvataggio su uno speccìiio di acqua tranquillo e trasparente come quello delle piscine. Ci fu un tempo nel quale le gare su acque fredde e correnti, che si presta­ vano ottimamente allo s.opo del salva mento furono molte, e d’inverno anche. Chi non ricorda quel « cimento indù­ mentale » che a chiusura della stagione balneare indicevano contemporanea­ mente le varie Rari Nantes italiane?

Un apostolo del nuoto invernale fu lo scomparso scultore milanese Cantù che, primo, lanciò nel 1895 l’idea dei « Cimenti invernali » da disputarsi il giorno di S. Stefano; • egli ebbe la sod­ disfazione di vedere accolto, con favore che crebbe di anno in anno, il suo prin­ cipio, e cioè che il nuoto invernale è vantaggioso, necessario anzi, per abitua re i nuotatori a sopportare tuffi gelidi e ciò non soltanto a scopo sportivo o per bizzarria, ma principalmente per un umanissimo scopo, quello del salvatag­ gio.

A Roma, nel Tevere principalmente, il nuoto invernale ebbe cultori numero­ sissimi ed il nuoto a scopo di salva­ mento campioni di grande valore. I no­ mi di Armando Sannibale e di Alberto Schiavi, quelli di Bruno Basilici e di Vincenzo Altieri; la schiera tutta degli appartenenti alla « Società degli asfit-

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tira » testimoniano quale fosse Fattività invernale agonistica o volta ai salva, taggio dei nuotatori romani. Erano pionieri < he dimostra vano pa­ lesemente che un nuotatore allenato a tuffarsi in acqua fredda poteva bagnar­ si impunemente a temperatura bassissi­ ma in nuotate di l o 5 minuti senza che ne risentisse danno il sistema re­ spiratorio o quello circolatorio. Ci furono poi gli exploits di eccezio­ ne: quello del lombardo Margarini che. il giorno di Natale, del 1908 percorse nel Naviglio 1000 metri; quello del ro­ mano Ugo Ferri che nuotò per 7 chi­ lometri nel Tevere rimanendo in una fredda giornata di gennaio 50 minuti in acqua. Nacquero le gare natalizie che già fu­ roreggiavano in Francia. Fernando Re­ taceli! vinse a Parigi la traversata delia Senna e a Torino quella del Po. A Roma dal 1912 si organizzò la Coppa di Natale la ini prima edizione fu vinta da Omero Chiesa. Nel 1913 in una rudimentale celebre edizione che fu vinta dal ligure Mario Pratolongo, fra la schiera dei concorrenti si allineò an-

settembre in vesti maschili aveva con­ quistato il brevetto del cimento indù­ mentale) che gareggiò con gli uomini in un Tevere gonfio come poche volle io si era visto e con una temperatura che faceva rabbrividire gli spettatori. Quando Pltalia entrò in guerra nel 1915 non fu difficile ad un vecchio nuotatore romano, il capitano bersa­ gliere Remo Pontecurvo costituire i « Caimani del Piave » che furono re­ clutati nella maggior parte fra i nuo­ tatori invernali e quelli dediti al sal­ vamento. Essi — audaci pattuglie in costume pressoché adamitico, elmetto in testa, pugnale e bombe a mano in una sacca impermeabile — passivano le notti invernali nelle «grave» del fiume che arrestò lo irrompere delle ar­ mate austro-ungheresi, raggiungendole n nuoto o a guado, sentinelle vigili con­ tro ogni sorpresa nemica. Poi,... poi il nuoto invernale decadde, della « Natatorium » non si parlò più. Salutiamo perciò con vivo compiaci­ mento l'iniziativa della F.I.N. di far rinascere i « Salvatori di uomini s au­ gurandoci che le nostre osservazioni trovino consenzienti i dirigenti la Se-

Fra i partecipanti alla romana Coppa di Natale del 1912 vi fu anche una nuotatrice,

la signorina Luigia Palmioli. Eccola ritrattato su un galleggiante fiumaralo dopo la gara-

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Cronaca dell'epoca! Dal « Messaggero • del 27 di­ cembre 1912: • La vita sportiva sul Tevere non si arresta nemmeno l’in­ verno, malgrado la bassa tempe­ ratura e le piene del fiume. Il giorno di Natale abbiamo assi­ stito meravigliati ed entusiasti alla riuscita gara di velocità sul percorso di 150 metri, resa an­ cor più importante dalla parte­ cipazione di una gentile e co­ raggiosa signorina; ieri Santo Stefano i Rari Nantes hanno ri­ chiamato al loro tradizionale Ci­ mento un’altra folta schiera di bravi nuotatori. Così ieri verso mezzogiorno nella Casina e sul galleggiante del R, Club Canottieri Anione, si andavano riunendo e prepa­ rando all’imminente prova nata­ toria sul percorso di 250 metri ben 23 atleti giovani robusti e slanciati, dalle membra ancora un poco abbronzate dal sole dell’estate, mentre sul lungote­ vere, sul ponte Margherita, sui galleggianti raccoglievasi una folla di sportmen e di altri spet­ tatori per ammirare ed applau­ dire gli arditi fiumaroli. Quando Armando Sannibale. il re del Tevere, invita i con­ correnti ad uscire dallo spoglia­ toio dell’Aniene per recarsi al punto di partenza un applauso accoglie le sue parole e i nuo­ tatori, saliti rapidamente sulla banchina si slanciano di corsa verso ponte Margherita in mezzo alla folla che fa ala al loro pas­ saggio. Dal galleggiante del Tevere essi si tuffano in acqua e subito disseminandosi occupano quasi tutta la larghezza del fiume; a vigorosi colpi di over, di trudf-eon, di brasse e dell’indigeno braccetto, in pochi istanti, aiuta­ ti in ciò anche dalla grande velo­ cità del fiume in piena, raggiun­ gono tutti .senza incidenti, l’ap­ prodo dell’Aniene, uscendo dal­ l’acqua rossi come gamberi, ma sorridenti e lieti. Poco dopo avviene la distri­ buzione dei diplomi ai vincitori. Essi sono: Berthelet Ettore della Rari Nantes Roma; Cianciafara Filippo. Coccia Ivo, Samaritani Tommaso della Rari Nantes Ostia; Portuosi Lorenzo, Catta­ neo Piqtro, Vismara Giuseppe della Romana di Nuoto; Bargi­ glioni Carlo, Spositi Vittorio, Mariani Felice, Torchio Umber­ to della Società Podistica Lazio; Boaselli Teodorico del Circolo Romano Audax; Baccini Italo dell’Audace Club Sportivo; Sor­ rentino Pietro e Amilcare, Farneti Umberto, Peroni Giuseppe della Cristoforo Colombo, ecc.


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PER VOI sciatori alpinisti Nel numero precedente di Staclium abbiamo accennato ad un aspetto par­ ticolare dello sport della neve, che si allontana dalla forma spettacolare fi­ ne a se stessa, e allo stesso desiderio di successo agonistico, per fondere in un sola, la bellezza della neve e il fascino dell’alta montagna: l'alpinismo invernale. così abbandonata mentre la media alti­ ed al gelo notturno forma uno strato Chiunque si sia accostato alla mon­ tudine offre un ottimo campo di pre­ compatto sul quale si può procedere tagna nella sua veste invernale, reca parazione per le future salite. Il fred­ con sicurezza e senza pericolo di stac­ un incancellabile ricordo di quelle do rigido di gennaio e febbraio man­ care valanghe mettendo in movimen­ candide distese nevose, di quei silenzi tiene invece le buone condizioni atmo­ to la massa di neve sottostante. profondi, violati neppure dalla caduta sferiche più a lungo favorendo, anche Le nevi si ritirano quindi sempre più di un sasso o dal mormorio del ru­ se la giornata è corta, il programma verso l'alto sino a che il loro limite in­ scello sepolti entrambi dal grande man­ dello sciatore-alpinista. feriore arriva ai 3000 metri di altitu­ to ovattato. dine. Durante il periodo di mesi freddi di­ La neve dura dei ripidi pendìi è Sparite le ondulazioni provocate dal verse sono le condizioni in cui si pre­ quanto di meglio si possa trovare in vento, la superficie si presenta dolce ed senta la montagna e l'alpinista diven­ questo periodo, per salire velocemente uniforme per le veloci e sicure discese, tato sciatore deve uniformarsi nella sua e sicuramente con il solo dispiacere di compatta per le ripide salite percorri­ attività invernale ai capricci del tempo. dover rinunciare alle belle scivolate bili senza dover tracciare continue svol­ Per lo sciatore-alpinista le stagioni che invece concede la compatta neve te. Solo le cime più alte, per la facile segnate sul calendario non rappresenta­ primaverile. formazione di cornicioni, offriranno pe­ no per lui che delle convenzioni forma­ Marzo e aprile rappresentano il pe­ ricolo nelle salite per il formarsi del­ li ed egli riconosce solo determinati riodo transitorio tra questi due periodi le valanghe mentre le pur sempre va­ periodi distribuiti lungo l'anno se­ che segnano la fine dell’inverno ed il riabili condizioni della montagna rap­ condo esigenze e particolari condizioni principio dell'estate. Ad altitudiné me­ presenteranno il fattore più incerto e dei monti. dia le nevi soffici vengono sostituite più decisivo per la riuscita delle ascen­ Il 21 dicembre, inizio inverno ed il 21 da altre più pesanti, che vanno a sioni modificando con i suoi capricciosi marzo inizio primavera non sono accet­ comprimerle specie sotto l’azione delle passaggi le normali condizioni stag'onatati. determinando delle discussioni sul­ piogge e delle prime valanghe che co­ li e le più fondate previsioni. la interpretazione delle « prime salite minciano cadere. Ed ecco qui finalmente lo sciatore invernali » tra arrampicatori ed alpi­ Subito dopo, finalmente la fase in cui impegnato contrariamente, all'usanza nisti-sciatori. viene a culminare lo sci-alpinismo che comune, ad adoperare gli sci più per sa­ I primi restano rigidi nel loro crite­ naturalmente può variare ogni anno lire verso l’alto che a scendere, con le rio di classificazione solare, i secondi, conformemente alle condizioni meteoro­ sole sue forze, in barba alle funivie, meno ostinati hanno fissato il loro pe­ gli scoscendimenti ed i declivi fatti logiche delle varie zone mentane. In riodo di attività dalle prime nevi au­ più silenziosi ed immobili che durante questo periodo il depositarsi della neve tunnali alle ultime primaverili, spin­ le ascensioni estive. che ancora copre i crepacci assicuran­ gendosi infine verso le cime più alte. Qui lo sci cessa di essere fine a se do sopra di essi ponti percorribili, lo Assai raramente però i mesi di otto­ stesso, e diventa un mezzo per conti­ stabilizzarsi delle condizioni del tempo, bre, novembre e pure dicembre offro­ nuare l'attività alpinistica nella sta­ la maggior luce del giorno fanno sì che no una montagna in condizioni di neve gione invernale e primaverile. lo sciatore alpinista possa trovare le favorevoli. Per praticare l’alpinismo invernale è condizioni desiderate. II tempo instabile impedisce uscite di necessario essere buoni alpinisti, conoLa neve sottoposta alla fusione dii rna qualche rilievo e l’alta montagna viene

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scitori dell’alta montagna, oltreché buo­ ni sciatori. A questo proposito è super­ fluo parlare anche minimamente di tecnica dello sci e delle sue svariate esibizioni: lo sciatore alpinista deve es­ sere preparato a qualsiasi variazione di tempo, di luogo, di neve e di pendio anche se il modo con il quale se la cava sia di ispirazione stilistica o meno. Questo criterio di praticità deve esse­ re usato anche nella scelta dei mezzi tecnici che si adoperano, come, in par­ ticolare, nel vestiario. Gli abiti indubbiamente eleganti adatti nelle stazioni invernali od alle piste battute o tutt’al più a qualche gita di media montagna, sono da sostituire del tutto con indumenti più pratici e più comodi. Inutile imbottirsi di maglioni di lana che impacciano ed affaticano. In linea di massima l’abbigliamento può essere quello per l’alpinismo estivo d’alta mon­ tagna. completato con qualche indu­ mento atto a preservare dalle rigide temperature. I pantaloni norvegesi tipo salto at­ tualmente di gran moda sulle piste, so­ no troppo leggeri e troppo stretti per le gite alpinistiche. Anche nel caso in

cui fossero di pesante gabardine ed as­ sai comodi sarebbero ad ogni modo da sostituire con pantaloni da allacciare sotto il ginocchio nel caso ci fosse ne­ cessità di alternare gli sci con i ram­ poni. La giacca a vento tipo càmice con cappuccio è da preferirsi a qualsiasi giubbetto o maglione multicolore. Per le calzature basterà servirsi di quelle normali eventualmente ricoper­ te da soprascarpe di tela che evite­ ranno il congelamento dei piedi. I volgari mutandoni di lana lunghi sino alle cavigli? serviranno benissimo a proteggere il ventre e le ginocchia. Gli occhiali da neve, il passamontagna, i guanti di lana ed i sopraguanti di pelle o tela completano l'abbigliamento che va comunque regolato secondo le esigenze personali. Nella delicata scel­ ta degli attrezzi, gli sci a punta alta si prendono la rivincita su quelli lunghi da discesa facendosi preferire per la maggior facilità di frenaggio e di vol­ teggio e per questo scopo sono più corti del normale. Gli attacchi a trazione diagonale so­ no ottimi anche per lo sci d’alta mon­ tagna. Oltre alla laminatura le pelli

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ùi foca sono mezzi indispensabili spe­ cie nelle salite di notevole pendenza sulle quali permettono una marcia di­ retta e rapida come nessun altro mez • zo. Ci sono pelli di foca naturali o arti­ ficiali (in fibra tessile) da fissarsi con cinghie attorno allo sci o meglio an­ cora da far aderire completamente alla base mediante speciali adesivi. Anche i bastoncini sono’ dissimili da quelli usati dai discesisti che li vogliono corti; preferibilmente di tipo leggero purché robusti devono essere di poco inferiori all’altezza dell’ascella dello sciatore. Ed infine ricordiamo la corda anzi le corde perchè oltre a quella che serve per formare la cordata è indi­ spensabile un cordino rosso per le va­ langhe. Tale cordino legato ai fianchi dovrà essere abbandonato per tutta la sua lunghezza nei tratti pericolosi quando cioè per il pericolo di valanghe con­ verrà liberarsi dalla corda comune pro­ cedendo ad una discreta distanza l’uno dall’altro. In caso di slavina il cordino, . evidente per il sue colore rosso sul can­ dore della neve, potrà essere di aiuto ai compagni per poter disseppellire più rapidamente il disgraziato, coperto dal­ la massa di neve. E’ evidente che ogni sciatore dovrà possedere il proprio « filo d'« Arianna per disseppellimenti. Infine l’equipaggiamento è bene com­ prenda quanto può servire in caso di rottura di sci. di racchette o altro, sen­ za tuttavia, trascinarsi dietro un carro officina. Un punta rotta su di una comoda pi­ sta battuta porta ad una spesa più o meno forte ed a sospendere le discese se non si posseggono sci di ricambio, ma una punta rotta in alta montagna dove non esistono funivie di sorta o rifugio alcuno, può portare a delle con­ seguenze disperate venendo a mancare la possibilità di muoversi e ritornare a valle. Non manchi quindi mai una punta di ricambio o la rotellina di un baston­ cino per ogni eventuale bisogno. Altra cosa che discorda con il nor­ male discesismo in modo solenne, è la velocità moderata che lo sciatore al­ pinista deve aver cura di mantenere sempre, al fine di evitare pericolcse cadute o l’inconveniente di rompere gli sci. Il percorrere un ghiacciaio è sempre un piacere per uno sciatore e la tenta­ zione della veloce scivolata è grande spece nel periodo di buon innevamento. Il pericolo dei crepacci però è tale che conviene prestare molta attenzione nella discesa. L’uso della corda per di­ scendere con sci è talmente ingom­ brante che conviene generalmente fi­ dare più nel proprio buon senso e pru­ denza che ci consigliano appunto di eliminare la velocità come prima cosa. Da evitare in secondo luogo gli arre­ sti bruschi o tutto ciò che, come le cadute, può provocare la frattura di un ponte sospeso su di un crepaccio. Sottolineiamo ancora, quindi, che la principale prerogativa dello sciatore-al­ pinista è di non lasciarsi mai prendere da eccessiva velocità rendendosi esatto conto ad ogni istante, del terreno e dell’esercizio più adatto all’occasione con quella prontezza di riflessi indi­ spensabile in alta montagna.

Walter Hedognl

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I giovani ai Campionati

Studenteschi

in una edizione

in grande stile di sicura efficacia propagandistica <1 I

T A NEVE è giunta in anticipo que-*-4st’anno sorprendendo atleti e dirigen­ ti. Se i meteorologi avessero sul serio del credito si sarebbe potuto impostare il calendario in altro modo e già sotto Natale avremmo avuto delle competi­ zioni nazionali di grido. Tuttavia se il calendario è ancora una volta fitto e stipato nei tre mesi e quasi, che comprendono la stagione sciistica, la preparazione degli atleti ne ha avuto grandi vantaggi. Le vacan­ ze natalizie hanno scaricato su tutte le montagne centinaia, o fors’anche mi-

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Bertocco

gliaia, di giovani ed è questa per lo sport della neve la migliore befana. L'abbondanza della bianca reginn dei monti ha inoltre permesso alla FISI di realizzare degli utili allenamenti colle­ giali. A Trento, tornando dal congres­ so dell’UVl. poco prima di Natale ho incontrato Celina Seghi con le sorelle Marchelli a le altre aspiranti azzurre. Scendevano dalla Val Gardena, che per quante montagne ci siano in Italia, per auante piste eccellenti esistono, il Ciampinoi con la sua variatissima e spre­ giudicata « 3 » resta pur sempre il clas­ sico banco di prova per i discesisti.

Lo scorso anno prima cFandare ad Aspen, Zeno Co’ì, Silvio Alverà e Gartner con l'immancabile Celina naturai, mente, fecero una scorpacciata di questa classica ” pista ” e le faccende sulle mon­ tagne dell’Eldorado andarono nel ma do brillante che tutti sappiamo. Colà con le 'gambe d’acciaio e il fiato a et­ tolitri snazzò via tutti i concorrenti c intascò due titoli, sfiorando, proprio per un'inezia il terzo. Cambiare... officina azzurra dunque sarebbe stato oltretutto fuori posto. 1 giovani azzurrabili, sono stati portati in­ vece in apertura di stagione a Malga

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■ /irrigo, sopra Vipiteno, dove si svolge­ ranno anche i campionati assoluti, ai pri­ mi di Marzo dopo l'avventura di Iloti, menkollen. Ma Maina '/.irono altro non è che una manciata di casupole rosso­ verdi, buttate alla rinfusa sul costone del monte, assai in alto, ed è inutile andare nel regno dei duemila metri, quando la stagione, come questa, con­ sente tanta abbondanza di... materia pri­ ma sui mille, dove l’aria è carica di os­ sigeno ben dosato e immagazzinabile. Non tutti hanno la virtù di poter vive­ re bene sui duemila metri, ed è que­ llo il particolare che fa preferire le sta. zioni climatiche della Val Gardena c delle Dolomiti, alle altre eccessivamen­ te alte, specie nei primi mesi dell’in. verno, in Gennaio e Febbraio. A Malga Zirugo i giovani discesisti hanno fatto progressi notevoli, ma l’esa­ me di laurea, ner la nielli,, azz'irn lo sosterranno anch’essi sul ” Ciampinoi ” a Selva. /litro novità della stagione ; la prepa­ razione delle fondista. La FISI ha con­ vocato durante le feste natalìzie a pada, Verino Cecconi, Jole Paoli, Fides Romania, Ildegarda Taffra e Rosina IInerich, per un allenamento collegiale

diretto dallo svedese Georges Bergfors al quale ha tinto una mano, Andrea IVuerich, il simpatico e buon Andrea, non più ’’ fiamma gialla ", a Predazzo ma sempre maestro, serio e capace. Ap­ pena finito questo rapido corso di per­ fezionamento tecnico (e con Bergfors c'è veramente, tanto da apprendere! ) le fondiste se ne andranno a fare un altro in Francia ad Autrang, ospiti della fede­ razione francese di sci che ha messo mano anch'ess't alla specializzazione del fondo femminile. Le ragazze disputeran­ no poi in Svizzera la prima gara inter. nazionale femminile di fondo a Grillidehcald e finalmente debutteranno in Italia a Tarvisio il 21 Gennaio. Nutritissimo un che il programma de­ gli azzurri, per elencare il quale ci vo­ gliono delle intere colonne. La FISI ha anzi avuto, e da più parti, critiche alla eccessiva partecipazione a prove stra­ niere, svuotando cosi l'interesse di mol­ te nostre classifiche. Forse sarebbe stato bene, scegliere una via di mezzo, invi­ tando cioè alcuni tra i maggiori eie. menti stranieri alle nostre prove con un pratico e utile scambio di atleti. La partecipazione di campioni stranieri alle nostre prove costa agli organizzato-

ri sacrifici notevoli che non sempre pos. tono sostenere, per cui se la FISI, ri­ sparmiando qualcosa sui viaggi dei no­ stri potesse dare una mano alle società cd agli organizzatori, la faccenda sareb­ be almeno in parte risolta. Ma è un di­ scorso questo che non garba troppo ai dirigenti federali, quasi che offrire de­ gli autentici spettacoli di virtuosi dello sci. al pubblico no.tro, non faccia par­ te doverosa del programma propagati, distico della Federazione Italiana degli sports invernali, come di tutte le altre consorelle. Qualche centro quest'anno tenterà di mettersi in evidenza anche in campo in­ ternazionale. Roccaraso ad esempio, che torna sulla scena per la passione dei Radaelli e dei Ciprigni e annuncia poni, pesamente la sua "settimana internazio­ nale”. Ma è logico che prima degli stra­ nieri anche Roccaraso si assicuri gli ita­ liani . Il mese prossimo lo squadrone azzur­ ro sarà ad Ilolmenkollen. Squadrone perchè la FISI ha intenzione di col­ laudare nella prova generale delle Olim­ piadi invernali (che si svolgeranno giu­ sto fra un anno nel 1952 ad Oslo} quan­ ti più atleti possibile. Per questo saran.

Un giovane partecipante ai Campionati Studenteschi del 1949

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L’asso azzurro e mon­

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A no presenti olla grande rassegna dei di­ scesisti con il campione del mondo Ze­ no Colò in testa al grupno maschile e la vice campione Celina Seghi a quello femminile, un buon nucleo di fondisti e granfondisti, la nostra staffetta, un paio di saltatori e — grande novità questa — anche le nostre prime ” fondiste”. Le gare femminili di fondo sono state incluse ria poco nei programmi dei campionati italiani e tuttavia esse han­ no già raccolto risultati eccellenti, cosa più che logica del resto se si pensa alle molte valligiano capaci di compiere con gli sci ai piedi lunghe distanze. E’ bene dire subito che la partecipazione

delle nostre fondista alle gare norvege­ si, ha solo scopo dimostrativo che sa­ rebbe sciocco avere delle, velleità in proposito e sperare ■ in risultati. Questi si avranno invece nelle discese c non soltanto per la classe eccelsa di Colò, ma anche dei giovani che si vanno af. fermando da qualche anno, scoperti at. traverso le "leve ” alle quali la FISI deve dare maggiore sviluppo. Ci siamo espressi ripetutamente sui ” centri di addestramento” che si svolgono in gran numero nelle valli più importanti e in quelle dov'è possibile un minimo di propaganda e di impostazione stilistica, ma pensiamo che occorrerebbe forse da-

re qualcosa di più alle gare propagan­ distiche e alle manifestazioni a caratte­ re popolare che devono svolgersi in ogni dove. Quest'anno si annuncia una edizione in grande stile dei campionati studen­ teschi, e il risultato dopo l'ingresso trionfale dello sport nella scuola non dovrebbe mancare. Sicché pur tenendo conto delle esi­ genze delle preolimpiache ( per cui giustifico l'operato della FISI circa la nutrit i partecinaz one all’estero^ no» possono nè devono ignorare le fonti naturali da dove possono scaturire i cam­ pioni delle future prove.

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/"X HELLO che è certo e che è base alla questione che qui poniamo, è che la scuola di domani, destinata a soddisfare le esigenze della società mo­ derna, non può non tener conto di un fenomeno cosi vasto, e ha da impadro­ nirsi e da servirsi per i suoi fini edu­ cativi di questo formidabile strumento offerto dalla tecnica ». Così, l’on. Guido Concila, Ministro alla Pubblica Istruzione, in un suo ar­ ticolo su « Revue Internationale du ci­ nema » sotto il titolo « Liaison néees sairc entre cinema et enseignement ». Il problema del cinema didattico o educativo è stato, in questi ultimi tem­ pi, all’ordine del giorno e vi si sono interessiti e polemicamente appassio­ nati uomini rappresentativi della cultu­ ra, del pensiero e della didattica na­ zionali. L’ostacolo più forte, un ostacolo di passività, era rappresentato dal corpo insegnante «vecchio stile», il quale era certo che la macchina cinematografica, invece di proiettare una valida illustra­ zione della materia trattata, avrebbe in­ goiato nei suoi meccanicistici recessi tutte le nobili tradizioni della loro (più che nostra) scuola. Ma diceva il Ministro Gonella, in al­ tra parte dell’articolo più sopra citato, che egli, affermando la volontà di im­ mettere nelle scuole la didattica cine­ matografica, si rendeva semplicemente interprete del pensiero espresso da tan­ ti educatori italiani nelle risposte al questionario sulla Riforma della Scuo­ la; il (he dimostra come anche quei vecchioni « oppositori » si debbano, in buon numero, essere smontati e avere abbracciato il credo di quelli più gio­ vani e più moderni. La causa è stata vinta, ma... una do­ manda elementare si impone: dove so­ no questi film didattici? Io non saprei proprio dirvi dove. Infatti: tante parole, belle parole, tanti quesiti, tanti dubbi, tante opposi­ zioni, per che cosa poi? Per arrivare a constatare che: sì, il cinema didattico è complemento necessario della scuola moderna, e che lo si deve contemplare nei programmi scolastici. Tutto qui, però! Cioè solo una mozione, un ordi­ ne del giorno (come se ne son sentiti tanti) scritto in bei caratteri eleganti, su una carta intestata, bollata, protocol­ lata, chiuso in una cartella, dentro un cassetto e sul cassetto un cartoncino, de­ stinato, forse, ad ingiallire lì sopra, con la scritta: «da farsi», oppure: «da ve­ dersi», e sottinteso « con più comodo ». Speriamo che non sia così, speriamo che, lasciandoci trascinare dal pessimi­ smo, si sia fatta solo della poesia del burocraticismo. Resta il fatto che i film didattici che potrebbero essere proiet­ tati nelle scuole sono da contarsi sulle dita di una mano al confronto con la richiesta che ce ne sarebbe. E poi non contano quelli che ci sono, contano quelli che devono essere fatti; costruiti su misura, in base a schemi precisi, razionali, utili; in modo che gli insegnanti possano disporre di una serie

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CINEMA SCUOLA S P trinomio

d'ava ng uard ia

illustrativi di luidi film integrativi ta la materia del corso. E questi non ci sono e non si sa quando, nè come, nè se faranno ren­ lizzati. Dello Sport giovanile e del Cinema sportivo

Che la gioventù abbia, oggi piu che mai, bisogno di essere educata alla pra­ tica sportiva e che lo sport debba esse re inquadrato e organizzato ai fini della valorizzazione del corpo e dello spirito di tanti ragazzi, c non debba più essere abbandonato a se stesso col rischio di vedere migliaia di giovani deformati da una inconsulta pratica degli sport, è questo nel pensiero di tutta la nazione. Nell'intento di risolvere questo pro­ blema (già, molte volte, segnalato e di­ scusso dal Centro Sportivo Italiano su questa rivista) il Ministro Gonella ha inviato ai Capi delle Scuole e degli Isti­ tuti di ogni ordine e grado una circo­ lare riguardante appunto il ripristino integrale dell’ Educazione Fisica nella Scuola. E’ interessante leggere di que­ sta circolare l’ultimo paragrafo il qua le tratta dei provvedimenti che verran­ no presi al fine: «di attivare, anche con l’assistenza tecnica, eventualmente, degli organi locali del C.O.N.I., tutte quelle iniziative le quali più sembrino idonee a fare di detto insegnamento uno strumento che veramente si adegui alle esigenze della preparazione fisica e sportiva della gioventù ». Ecco dunque (come scriveva Sisto Favre nel numero 11 dello scorso anno di questa rivista): « Finalmente lo sport nella Scuola! ». Lo sport e i giovani avevano bisogno di questo riconoscimento. « Nel mondo quale noi lo conoscia­ mo, lo spirito e il corpo formano un tutto organico. Quello che colpisca nel­ lo spirito influenza il corpo, quello che colpisce nel corpo influenza lo spirito ». Queste le parole con le quali il filosofo inglese Adolfo Huxley, rifacendosi al pensiero universale da Aristotele a San

Tommaso D’Aquii.o ai nostri giorni, riassume i rapporti tra il corpo e lo spirito. Per questo ci sembra che lo sport, entrando nei programmi scolasti­ ci, venga veramente a ristabilire la real­ tà vacillante di una scuola (he aveva fin’oggi pressocchè ignorato questo im­ portante fattore dell’equilibrio umano. Ora, rifacendoci a quanto in princi­ pio abbiamo riportato delle parole del Ministro Concila, vorremmo sottolinea­ re l’utilità, anche per la didattica spor­ tiva, di « questo formidabile strumen­ to offerto dalla tecnica»: il cinema. Infatti, lo sport, entrando nella Scuo­ la (come del resto anche fuori della scuola: nelle associazioni sportive, nei dub sportivi, nelle parrocchie che, anch’esse, raccolgono sempre un buon nu­ mero di giovani praticanti lo sport) de­ ve tener conto del prezioso sussidio rappresentato dal cinema didattico. Da quello stesso cinema che è stato vitto­ riosamente propugnato come efficace il­ lustrazione delle altre materie di stu­ dio, e nel quale, proprio lo sport, più che le matematiche e la storia e qual­ siasi altra materia si identifica come ritmo e movimento. Il cortometraggio sportivo, illustrante la te.nica di uno sport; il film storico­ sportivo; l’acquisto delle vecchie «at­ tualità » sportive, comparse nei notizia­ ri cinematografici settimanali, che op­ portunamente selezionate e fuse posso­ no costituire dell’ottimo materiale edu­ cativo allo sport col presentare fasi di giuoco impreviste e dinamiche quali mai si potrebbero, volutamente, rico­ struire; tutto questo ed altro ancora, che potrebbe essere l’apporto delle idee di tutti coloro che collaboreranno c cre­ deranno in questo cinema per lo sport, sarà il prezioso patrimonio che noi da­ remo ai nostri giovani per invogliarli alla disciplinata pratica sportiva come educazione del corpo e dello spirito, per conquistarli al desiderio della perfezio­ ne che soltanto con lunghi sacrifici l’a­ tleta raggiunge. Nel lontano... 1938 (circa) un certo Parenti produsse, per l’Olimpia Film,

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un paio di documentari sull’atletica: lancio del giavellotto, del disco... Da allora: più niente. Vien fatto di pensare che se questo articolo non fosse ora scritto, sarebbe veramente il caso di pensarci. Perchè, anche al di fuori della scuola, anche al di fuori di una qualsiasi organizzazio­ ne sportiva nazionale, al di fuori quin­ di di quello che possa essere la situa­ zione attuale, appare illogico che nes­ suno si sia, qui in Italia, in dieci e più anni, preoccupato di usare per l’inse­ gnamento e la valorizzazione dello sport di questo mezzo « cinema », or­ mai sfruttato, fino talvolta a procurarci la nausea, nei campi e per le cose più disparate. Il cinema ha scoperto lo sport sol­ tanto quando si è accorto che anche questo è un centro di interesse per le folle. Allora ha prodotto film come « Il

Campione », o « Stasera ho vinto an­ ch’io », oppure farse ridicole tome un «Totò al Giro d’Italia», fn genere han­ no sfruttato la formula di mettere bene in vista gli atleti più popolari assicu­ randosi così un buon incasso con film da mandare altrimenti al macero. E an­ che nei film più degni, dove un qual­ che intento artistico ha salvato almeno la forma, è sempre il cinema che sfrut­ ta lo sport senza che questi ne tragga alcun altro vantaggio *che la reclame.

Avremo un Cinema Didattico Sportivo ? Ormai l’interrogativo l’abbiamo po­ sto; le idee, per quello che potevamo, ce le abbiamo messe, e per strada, ab­ biamo trovato anche qualcuno che farà qualcosa in questo senso, tutto per con­ to suo.

Non solo, ma anche il C.O.N.I. affron­ terà, non possiamo non pensarlo, que­ sto problema del cinema didattico spor­ tivo, stimolando ed affiancando nella produzione l’iniziativa privata, e coor­ dinandola nella diffusione in tutta Italia. Il termometro del mezzo secolo segna una intensa ascesa e il suo mercurio è fuso con gli ideali, gli entusiasmi, le volontà di noi italiani che dopo tante burrasche e naufragi vogliamo ora tor­ nare a galla, vogliamo segnare ’-l passo con gli altri, i più progrediti, )e nazio­ ni più privilegiate; e ci riusciremo se terremo conto delle esigenze nuove ade­ guandovi saggiamente le tradizioni, sen­ za fermarci su quella panchina, là al­ l’angolo, per vedere la gente che passa e guardare, un po’ indifferenti un po' interessati, dove andrà a finire.

Ludovico Salvi

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sforzo alito Il irallaninnlo vocale deve co sii In ire una delle I a p p e iniziali dell’ educazione lisina

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Professore di dizione al Conservatorio di Parigi. Cavaliere delle Legione d'Onore. Louis Matha de Parrei di­ mostra m questo studio la necessità di un trattamento vocale metodico, fattore importante di salute fisica e di equilibrio inorale.

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E’ comunemente ammesso che per tirare a pugilato, nuotare, giocare a tennis, praticare un qualsiasi sport atletico, è necessario un lungo al­ lenamento preparatorio, Non esi­ stono scuole di nuoto, di sci, di ten­ nis, d’equitazione, di ginnasti­ ca, ecc.? Trattamento ininterrotto, esercizi metodici sono richiesti per permettere all’atleta di praticare il suo sport preferito nelle migliori condizioni di equilibrio, di resisten­ za e. nello stesso tempo, per affron­ tare le dure difficoltà dei Campio­ nati e delle competizioni. Perchè la parola, questo sforzo atletico realizzato negli organi della respirazione, della emissione e dell articolazione, sfugge a tutti gli al­ lenamenti? Perchè non la si consi­ dera come una funzione naturale al pari della digestione o della cir­ colazione, ossia senza la necessità, in ciò che la concerne, di una spe­ ciale preparazione. Questo è l’errore fondamentale. La parola fa la sua prima appa­ rizione (salvo il caso in cui il bam­ bino non presenti segni di sordità) dopo il primo anno di età con de', balbettamenti, delle onomatopeie, delle sillabe oltreché con dei moti. A questo momento è richiesta la più severa attenzione. Non sempre nel­ le famiglie si è d’accordo nell’im­ portanza che richiede questa que­ stione. La parola, si stabilisca o non si stabilisca, sia corretta o meno, non importai si lascia fare... Perfino lo stesso ambiente si diverte stu-


pidamente degli imbrogli fonetici da parte del bambino. Com’è gen­ tile ciò! Non pronuncia bene le ”p” c le ”b”, confonde le ”t” e le ”t’ e le ”c” con le ”d” e la ”g”... Com'è faceto... Quale madornale erro­ re. invece! Errore le cui conseguenze posso­ no compromettere l’avvenire socia­ le e professionale del fanciullo. I ge­ nitori. o chi li sostituisce, non hanno il diritto di Rimanere indifferenti ad un ritardo o ad una deficienza ael linguaggio del loro piccolo di cui hanno la cura. Senza indugio con­ viene farlo visitare da uno specia­ lista e al più presto iniziarne la rieducazione. Non è mai troppo tardi. Il dottor De Perrel non ha scritto spesse volte: La precocità è un fat­ tore di successo nel trattamento rieducativo? I - NEL FANCIULLO

Il trattamento vocale è la tappa ini­ ziale dell'educazione fisica per le se­ guenti ragioni: 1) il trattamento vocale metodico sviluppa la capacità respiratoria del fanciullo; 2) permette di disciplinare l’espi­ razione, che diviene continente, eco­ noma e ritmica; 3) assoggetta i muscoli estrinseci ed intrinseci della laringe ad un tratta­ mento progressivo e diretto, il quale aumenta la loro tonicità, la loro flessi­ bilità e la lora resistenza; 4) dona ai movimenti dell’articola­ zione la precisione e la potenza indi­ spensabili alla chiarezza e alla perfe­ zione della parola. D’altra parte, il trattamento vocale gioca un importante ruolo profilattico, proteggendo il fanciullo: 1) contro i malmenamenti e gli strapazzamenti cosi frequenti nei rag­ gruppamenti scolastici e che iniziano delle tenaci disfonie, talvolta irrime­ diabili; 2) contro le cattive abitudini dell’ar­ ticolazione contratte per mancanza di sorveglianza, per l’imitazione, per l’ipe­ remotività, per imbrogli respiratori, ecc. c che si traducono in delle « blésités » o « dyslalies », quali la deformazione delle consonanti, il borbottamento, il balbettamento, ecc.; 3) contro le future conseguenze di queste imperfezioni di pronuncia che. nella vita sociale, professionale, fami­ gliare o sportiva di un individuo rap­ presenta un « handicap » notevole e talvolta uno stesso difetto inibitorio. Per questa lotta contro le malattie della voce e della parola, i genitori, gli educatori, i medici della scuola, i pro­ fessori di educazione fisica devono uni­ re i loro sforzi. Tutti devono dunque essere istruiti sui principi fondamentali dell’igiene, della cultura e della pro­ filassi vocale nel fanciullo. Il - NELL’ADOLESCENTE

Nel periodo del mutamento, vale a dire verso l’età di 14 anni per il ra­ gazzo e di 13 per la ragazza, la voce deve essere risparmiata e sorvegliata, poiché gli organi della laringe sono particolarmente vulnerabili durante cri ■ si vocale fisiologica che coincide con la pubertà.

Si sa che il mutamento è molto più forte nel ragazzo che nella ragazza, e che nel primo avviene un cambia­ mento totale dei tessuti mentre il suo tono vocale si abbassa di un’ottava ri­ spetto alla sua voce di fanciullo. La lunghezza delle corde aumenta da 15 a 25 mm. Il periodo primario dell’età del mu­ tamento dura circa sei mesi; il pe­ riodo secondario due anni. La consolidazione vocale si opera verso i 17-19 anni. Durante il periodo dell’età del muta­ mento. il soggetto dovrebbe essere mes­ so a riposo vocale: ogni esercizio col­ lettivo, eseguito sia nel coro parlato che nel canto, gli sarà rigorosamente proibito. Bisogna notare che l’età del muta­ mento coincide in generale con i pri­ mi saggi di esercizi fisici metodici, pur­ troppo così favorevoli ad un eccessivo affaticamento dell’organo laringeo. Il ruolo di protezione che deve giocare l’educatore è di grande importanza. Ne può dipendere l’avvenire vocale dal­ l’adolescente.

Ili - NELL’ADULTO

Non è detto che dopo il rafforzamen­ to vocale, vale a dire verso i 19 anni circa, non si possa riprendere il tratta­ mento vocale in maniera più intensiva, soprattutto nei giovani che si prepara­ no ad una carriera dove la voce gioca un ruolo professionale predominante. La serie degli esercizi è la stessa dì quella nel fanciullo: esercizi di respi­ razione, di emissione, di articolazione c di ritmo. In alcuni casi esercizi mo­ derati e regolamentati di vociferazione nel senso tecnico di questa paroia. Il trattamento respiratorio forma in ogni evidenza la base di questa educazione vocale metodica. Ma, innanzi tutto, la tecnica di que­ sta educazione deve reclamare un esa­ me medico sugli organi della parola, sulle condizioni dell’equilibrio « pneumo-glottique », sull’età polmonare, sulla capacità respiratoria, ecc. La cultura vocale non è che un ca­ pitolo della cultura fisica. Essa deve assoggettarsi alle stesse esigenze, vaie a dire che non può essere iniziata sen­ za la motivata autorizzazione da parte

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del medico c che non può essere perse­ guita che sotto il periodico controllo del medico stesso. Ogni altro modo di fare è imprudenza e l'educatore ne porta la responsabi­ lità. Se non esiste alcuna contro-indica­ zione costituzionale o acquisita, il trat­ tamento vocale deve essere iniziato o ripreso ed è questo un fattore impor­ tante di sanità fisica e di equilibrio morale. Ciò che abbiamo detto per il fanciullo vale anche per l’adulto. L'e­ ducazione vocale indispensabile a qualcuno è utile a tutti. Per concludere: che dire di un inse­ gnante di cultura fisica, di un campio­ ne, d’un atleta, che parla in maniera difettosa o ridicola? Quale autorità potrà avere il profes­ sore sui propri allievi, quale disingan­ no daranno ai loro ammiratori i vinci­ tori di Campionati, di competizioni o di tornei, che borbotteranno o balbuzicranno lamentevolmente... D'un solo colpo il loro prestigio ne sarà diminuito. Un atleta non deve presentare alcu­ na deficienza sia motrice, che fisica e possibilmente intellettuale. Sarà dunque desiderabile, e noi non lascieremo passare occasione per ri­ peterlo. che i poteri pubblici si dedi­ chino con una più pratica attività alla questione vocale e « fonetica » nei giardini d'infanzia e nelle scuole ma­ terne; che le consultazioni della parola siano più numerose nei dispensari di cura e nelle scuole tecniche, nei licei, nelle scuole superiori, nonché nei cen­ tri di educazione fisica. Così l’indivi­ duo verrà sottoposto a questo tratta­ mento in tutti gli stadi del suo svilup­ po fisico, neuro-psichico e mentale. Le trombe fonetiche sono suscettibi­ li di correzione anche nell'adulto. Il trattamento rieducativo, però in questo caso, è assai più lungo e difficile. Ma, ciò che è indispensabile, è curare e cor­ reggere. I.a salute fisica e fonetica sarà così salvaguardata e noi avremo dei begli atleti che oltre a parlare bene, faran­ no onore alla loro educazione e al loro coraggio.

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GLI ALBORI dell’automobilismo, nel 1905 ebbe luogo il primo grande « ra'd » in macchina con motore a ben­ zina, Parigi-Tokio. Vincitore fu il prin­ cipe Borghese. Oggi non può destare stupore un raid Nord-Sud Africa: cioè Tangeri-Città del Capo. Si tratta d> un percorso di circa 15 mila km. di cui 3.000 sono di pretto deserto. L’Italia vi partecipa con tre macchine con tre equipaggi torinesi, Uno è capitanato dal dott. Veglia, me­ dico ortopedico e saltatore con l'asta, avente a compagni il dott. Carlo Pavesio, industriale alpinista e sciatore e lo studente universitario Paolo Butti, lau­ reando in commercio, vai-ente caccia­ tore e sciatore. Gli altri due equipag­ gi, su macchina Lancia Beta Viberti, cono capitanati dagli ingegneri Ferdi­ nando Gatta ed Emilio Cristillin. Orientamenti sul tipo e le caratteri­ stiche di macchine, sul tipo delle gom­ me, sui modi e i tipi di costruzione di percorsi stradali verrà a suggerire si­ mile grandiosa impresa, a cui gli Au­ tomobile Club di Francia. Belgio, Unio­ ne Sud Africa e Italia danno il loro con­ corso, con adesione entusiastica di loro rispettivi rappresentanti-concorrenti al­ l’appello dell'A.C. di Algeri e « degli Amici del Sahara ». Per tale traversata è in previsione la media obbligatoria di 35 km. orari. Non passeranno molti anni che tale media la vedremo raddoppiata: problema di .strade c posti di rifornimento. E cosi, una volta di più, lo sport avrà aperto alle conquiste del lavoro e alle necessità di espansione demografica giungle e deserti, immensi spazi donati — o restituiti — alla vita umana civile. Tuttociò sarà consentito dalla velocità di traffico pratico indicato dalle avan­ guardie dello sport alle realizzazioni c trasformazioni commerciali, industriali, costruttive. • L Consiglio Direttivo dell'U.V.l. si raduna a Roma in questi primi giorni di gennaio. Oh, ecco, qui per forza bi­ sognerà concludere qualche cosa. Allo ordine del giorno sono tutte le questio­ ni che il Congresso ha passato come « raccomandazioni (corridori indipen­ denti, questione dei gióvani ecc.); pro­ blemi e relazioni con l’Associazicne corridori, con l'Asscciazione industriali e altro. E’ sperabile che le risoluzioni in materia, prese tra pochi ma buoni esperti, riescano opportune e soddislacenti. I— 'INDUSTRIA e gli industriali del motore — auto e moto — cominciano a dar segni di insofferenza nei confronti della oramai troppo annosa tirannia (di­ cono loro!) della F M.I. e dell’U.V.I. che legiferano a tutto spiano mentre l’A. N. C. M. A. rimane costretta a eseguire... La tesi del rappresentante della federa-

zionc industriali, prof. Robecchi, soste­ nuta all’Esposizione Internazionale del Ciclo e Motociclo, è che bisogna a ogni costo ottenere la riduzione dei co­ sti, e, allo scopo di conseguirlo, la or­ ganizzazione delle gare sportive e la partecipazione a esse non deve gravare troppo sulle Case. Le gare rappresen­ tano sempre il mezzo per il lancio di un prodotto: ma l’attività sportiva va con­ trollata attraverso una effettiva avve­ duta collaborazione tra organizzatori e case industriali. E un accordo in mate­ ria è indispensabile sia nell'interesse dello sport (e Federazioni annesse e connesse) che delle Case. La tesi di Rocecchi. uomo di sport e dirigenti di industria è giustissima. Ma attenzione a non danneggiare troppo lo sport vero. 1— E condizioni di... innevamento sono magnifiche su tutti i monti e le monta­ gnole d'Italia, dai 500 metri in su. Sic­ ché non si troveranno spaesati i disce­ sisti e saltatori norvegesi che si esibi­ ranno sulle piste e i trampolini di lan­ cio più noti delle Alpi e dell’Appennino. I saltatori sono Enrick Sommerschildt, campione juniores, Kiel Knarvik e Arne Hoel (questi è già in Ita­ lia in qualità di allenatore). I discesi­ sti sono Stein Eriksen e Gunnar Hjelpnest, più altri due non ancora noti e due ragazze. Insomma, l'occasione è ot­ tima per gli sportivi della neve per godersi la... stazione propizia e le alte prove di tecnica e stile dei campioni d'oltre Baltico.

*—'RMAI si aprono più ampi orizzonti per i nostri ciclisti della pista, velocisti e mezzofondisti, proprio nella stagione invernale che in Balia rappresenta una ■tasi (del resto la pista è pressoché in stasi perpetua da noi, in tutte le sta­ gioni). Questi orizzonti fanno capo all’Africa del Nord, in Tunisia e nel Ma­ rocco. dove salvo rare eccezioni, si sta magnificamente bene sulla spiaggia e nelle tepide onde di pieno gennaio. A una serie di riunioni su pista sono sta­ ti invitati i nostri Sacchi, Citterio. Colombara, Morettini a cui dovrebbero aggiungersi Ghella e Messina. Non sa­ rebbe male che la cosa prendesse piede. Se gli stradisti hanno bisogno di riposo, i pistaioli hanno invece necessità di ren­ dere intensa la loro attività, sinora scarsa e . improduttiva. E l'Africa è a due passi, eterna cala­ mita • L Padova ha chiesto un allenatore in Inghilterra: provvedimento ottimo, e di gran lunga preferibile alla ricerca ci giuocatori stranieri, i quali, specie se non risultano super assi autentici so­ no motivo di malcontento tra le squa­ dre Invece l’allenatoré di altro Paese, di solito di riconosciuto valore, gode sin dall’inizio del massimo rispetto e di indiscussa autorità, e riesce quasi sem­ pre ad ottenere buoni risultati. La tra-

dizione dei Burgess, Garbutt, Erbstein e altri valentuomini potrebbe avere d,ei continuatori e con vantaggio tangibile per ii calcio nazionale. Si dirà: ma non abbiamo anche buoni allenatori italiani? Il tasto è molto delicato. D’altra parte è pur sempre vero il detto, antico quan­ to ... l'antichità: « Nomo propheta in patria ».

• L Commissario Tecnico dell’U.V.l. cioè Alfredo Binda, si sta preparando per Varese. Questa volta non intende ricevere... scherzi di cattivo genere dai suoi infidi pupilli Li lascerà liberi di correre o mantenersi in forma, ma ba­ dando che al massimo della forma ci si travino proprio verso l'epoca della di­ sputa dei Campionati del mondo. Non pensa a un allenamento collegiale vero e proprio: soltanto li terrà sotto il suo immediato più stretto controllo nella settimana precedente le prove. E non userà complimenti per nessuno. Soltan­ to chi si troverà veramente nelle mi­ gliori condizioni e disposizioni di fisico e di spirito sarà il prescelto. Si tratta di formare rappresentative in efficien­ za perfetta. Scarterà inesorabilmente cni non risponderà alle esigenze del ca­ so. Quanto alla organizzazione sul circui­ to varesino, tutto sarà predisposto con la massima cura. I corridori avranno un. percorso degno di campioni, secondo caratteristiche di difficoltà a media ele­ vata. La pista è la pista e la strada è la strada. Tuttavia chi non sarà anche velocista non troverà nulla da fare. Quanto all'affluenza di pubblico pa­ gante lungo il circuito essa è prevista per circa 450 mila persone. O le cose si fanno in grande o non si fanno.... Au. guri, sin da queste Capod'anno. 'era detto che entro il 1950 avreb­ bero avuto inizio i lavori per la co­ struzione del grande Stadio dei Ci­ pressi all’ex Foro Mussolini? Benis­ simo, mai parola fu mantenuta con tanta precisione. Infatti, i lavori han­ no avuto inizio in data 28 dicembre detto anno 1950. Agli ultimissimi gior­ ni, ma insomma la faccia dell'anno è stata salvata. L'appalto è stato aggiudicato all’im­ presa Garbarino-Sciaccaluga- Mezzaca_ ne. Il primo gruppo di lavori compren­ de il completamento delle gradinate, la sistemazione dell’area di gara e la co­ struzione del selezionatore. La capienza dello Stadio è prevista per centomila persone. Come primo risultato, avremo un ac­ crescimento di potenziale finanziario per le due maggiori società calcistiche della Capitale, che finora col vecchio Stadio si vedevano costrette a incassi limitati anche in giornate da pubblico di 50 mila persone. E lo Stadio Torino potrà riuscire molto utile allo società minori, oltre che per altre organizza­ zioni.


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GIANDUIA TONIOTTO (Cuneo) — Ci manifesti la tua diffidenza sullo « sport, che in troppi cas’i è scuola di violenza >? Eccoti una risposta, comin­ ciando dalla lettera A (Alpinismo) con l’ordine alfabetico evitando così ogni inconveniente circa le precedenze. Il Premio della Solidarietà 1950 è stato assegnato a Don Martino Delugan, gio­ vane prete-guida, curato di Cresta di Segonzano, in Val di Cembra (Tren­ tino). E’ il premio che va assegnato « al gesto più significativo di umana bontà compiuto durante l’anno da al­ pinisti, guide e montanari >. Don Delugan, dopo aver fondalo un primo asilo per l’assistenza ad una dozzina di bimbi della sua poverissi­ ma parrocchia, trasferito in altra sede nella stessa valle, ne fondava un se­ condo, provvedendo alla cura di 24 altri ragazzi. Allo scopo di procurar­ si i mezzi per il funzionamento dei suoi asili, egli frequentava l’apposito corso per Guide e portatori del C.A.I., con­ seguendo la patente, e da tre anni, nei mesi estivi esercita quale portatore, devolvendo ogni suo guadagno alla pia istituzione. Molti alpinisti milanesi ne ricordano l'attività, poiché egli è soli­ to prestare i suoi servizi nel gruppo del Sella, con base al Rifugio sito al Passo omonimo. All'ammontare del premio in lire 60 mila, si sono aggiunte altre 40 mila lire, donate spontaneamente dalla Cas­ sa di Risparmio delle Provincie lom­ barde. Inoltre l’Ordine del Cardo ave­ va raccolto fra i propri aderenti alcu­ ni pacchi-dono per i bimbi di don De­ lugan, che sono stati distribuiti a Na­ tale.

PASQUALE JANNELLO (Portici) — Ma certo che si sta sviluppando in grande stile la pesca subacquea. Oggi la si pratica col... fucile, e ci si pos­ sono ricavare delle grandi soddisfa­ zioni anche contro i pescicani... Esiste una « Unione Sportivi Subacquei >■ a Genova, in via A. M. Maragliano. 8. Essa ha anche stampato un magnifico numero unico in argomento. Del re­ sto, nulla di nuovo sotto il sole, e tanto meno sott'acqua. Nuotavano in profondità. Fenici, Greci. Romani (que­ sti poi, accaniti nuotatori). Esplorazio­ ni subacquee le preconizzò — e disegnò qualche congegno in proposito — Leo­ nardo Da Vinci, e le esperimentarono Giacomo Mariano nel 1450, Nicola Tar­ taglia nel 1551. Bonaiuto Lorini nel 1597, Giovanni Alfonso Sorelli nel 1680. Del resto, prima ancora che i tradi­ zionali pescatori di perle , e i fucilieri del più recente conio, insegnano molte cose gli stessi « scugnizzi > delle tue parti, e dei quali conosci bene l'abi­ lità nel tuffarsi e raccogliere con la bocca le monete gettate da qualcuno in acqua. Particolarmente adatta sarebbe la pesca subacquea nelle trasparentissime onde partenopee. In quelle dello Jo-

nio ancora meglio. Una magnifica pa­ lestra si sta aprendo pertanto per la gioventù marinara. E l’Italia ne ha un immenso bisogno di gioventù marinara MARCO CAPOCCHI (Vetralla) — A che servono le Mostre del ciclo e mo­ tociclo? — A quanto pare ritieni che basti la vetrina, se ce l’ha, del nego­ zio di biciclette vicino casa tua. Op­ pure che basti sfogliare un catalogo di biciclette e moto. Caro mio, le grandi case sono a dozzine e producono centinaia di migliaia di tipi e di modelli. ---------- :--------- 1---le fabbriche in serie 0o jn (campione; artigiane‘ non si riesce a contarle. E tutti iz; mettono fuori macchine intere oppure pezzi e congegni, finiture e aggeggi i più svariati e originali, di tutti "tti i: pressi prezzi e di tutte le qualità. Quindi... esposizione e libero esame e libera scelta. E’ proprio quello che ci vuole per stimolare ingegni e curio­ sità, interessamenti e critiche, per mol­ tiplicare attività, produzione, vendita e acquisti. E’ la classica fiera, organizza­ ta con criteri moderni e del più alto rendimento. Una volta c'erano fiere di cavalli e altri quadrupedi (ce ne sono ancora adesso, e famose, dato che la macchina non potrà mai sop­ primere la trazione e lo sforzo ani­ male) soltanto che le mostre riescono più.z linde, scintillanti e inebrianti per chi se ne intende. Esci un po’ dal guscio, e gira un no’ di mondo. Anche con la sola bicicletta molte mostro di carattere meccanico potrai visitare. Sgranchisciti le gambe e ti sgranchirai anche le idee. LUDOVICO SPERELLI (Matera) — Non sei al corrente col calendario del­ le corse ciclistiche francesi anno 1951? Non è tutto completato, ma in ogni modo, ecco qua: Inizio, il 25 febbraio con la Nizza-

GLI AZZURRI DELLA F.l.D.A.L. AL LORO PRESIDENTE Gli atleti della Nazionale Azzurra hanno voluto concludere il loro « glorioso » 1950 con gesto di affet­ tuosa simpatia verse il loro Presi­ dente inviando Giuseppe Tosi, al­ l'uopo nominato « Ministro Pleinipotenziario ». per la consegna a Bruno Zauli di un ricchissimo orologio. Sulla cassa c’è la dedica degli Az­ zurri con la data di Bruxelles, che fu vittoria particolare di atleti e generale di tutta la Federazione. Il Presidente ha vivamente ringrazia­ to Tosi a voce ed il capitano Con­ solini telegraficamente per il gesto spontaneo e cordiale degli atleti, ai quali ha augurato le migliori for­ tune per l’avvenire.

Mont Agel, con la corsa di nuovo co­ nio Parigi-Costa Azzurra-Nizza le cui date sono previste dal 28 febbraio al 4 marzo o dal 7 all'll marzo, e con la Parigi-Nizza prevista dal 6 al 13 marza, quasi in coincidenza col primo Giro della stagione, quello dell’Africa del Nord. Si prevedono sette gare nel mese di marzo, diciannove nel mese di aprile, ventitré nel mese di maggio e quindici nel mese di giugno. La Parigi-Tours rimarrebbe fissata al 6 maggio e il Criterium del Delfinato dal 3 al 10 giugno, mentre per il cam­ pionato di Francia, già previsto al 17 giugno, non v’è nessun accenno. Si rileva, comunque, che mentre quattro corse si disputeranno il 17 giugno, nessuna è stata prevista per il 24, per cui si può dedurre che esso campionato troverà posto in quest'ultima data e cioè tre giorni prima del Tour, che va dal 27 giugno al 22 luglio. Prima del « Tour » avrà luogo il 34° Giro d’Italia, in 12 tappe dal 19 mag­ gio al 10 giugno. NELLA ROMITI (Pavia) — Ti sei perdute le classifiche 1950-51 dei no­ stri azzurri. Niente paura. Le abbia­ mo noi e te le ripubblichiamo: Specialità Alpine: Alverà Albino. Alevrà Silvio, Chierroni Vittoria, Colò Renzo, Gartener Carlo, Lacedelli Ro­ berto, Marcellin Alberto, Marchelli Maria Grazia. Minuzzo Giuliano, Mori Eugenio, Nogler Ermanno, Pelissier Anna. Seghi Celina. Specialità nordiche: Caneva Bertilio, Compagnoni Ottavio, Compagnoni Se­ verino, De Lorenzi Carlo, De Florian Federico, Mosele Bruno, Perruchon Vincenzo, Prucker Alfredo, Rodeghiero Riziero, Trivella Aldo. Bob: Alverà Michele, Angeli Ame­ deo, Cavalieri Luigi, Della Beffa Al­ berto, De Zan Francesco, Dompè Fran­ co, Filomari Vittorio, Gillarduzzi Berto. VITTORIO MELIS (Roma) — Nella pallavolo la squadra azzurra ha conse­ guito progressi autentici. La prima conferma si è avuta già nell’incontro giuocato a Parma il 15 ottobre scorso, contro la Francia. Ecco le sequenze della partita: Sequenza dei quindici: Italia 15, Francia 7; 12-15; 16-14: 9-15: 15-8. To­ tale: talia b. Francia 3-2. Italia: Schenal, Rasori. Bordini. Esta­ si. Sorelli, Barbieri, Tazzari. Isè, Gam­ bi, Mazzucca, Bresciani, Morandi. Francia: Aujard. Constantin. Vabre, Willemin, Demotte, Pascalini, Boulatsel. Bonavita, Bertrand, Dujardin.

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dicembre il Torneo delle Regioni. Gui­ do Figone si è ancora una volta im­ posto in virtù della sua brillante clas­ se di grande ginnasta classificandosi primo. Fra lo Regioni l’Emilia ha vin­ to la Coppa del Sindaco, seguita nel­ l’ordine di classifica dalla Lombardia c dalla Liguria.

® SYDNEY — Il segretario del Cir­ colo dei Calciatori ed Atleti professio­ nisti australiani, A. C. Wright, ha di­ chiarato che lo scattista americano Lloyd La Beach, primatista mondiale dei 100 metri in 10”l. ha deciso di passare al professionismo. Secondo il Wright, La Beach correrà la prima volta dietro compenso in danaro alla festa annuale dell'ente professionista, che si terrà a Gcelong (Victoria) il 13 gennaio prossimo. © SYDNEY — Il primato australiano di lancio del giavellotto è stato mi­ gliorato dall’oriundo lettone Hakelis che, pur contando 38 anni ha lanciato a m. 62,09 inolia stessa riunione il diciannovenne Doung Stuart ha salta­ to in alto 1,93.

Parigi, prima decade di ottobre; Ger­ mania: Francoforte, 28 ottobre-4 no­ vembre; Inghilterra: Londra, 12-19 no­ vembre; Italia: Milano, 1-10 dicembre.

S (tletica fresante I ■■■■■■■■■■■a------------------------------------------------------------------

<• BELGRADO — Il Club Atletico Faenza, squadra campione d'Italia per la lotta greco-romana, ha vinto nella città di Subotica, sul confine con la Ungheria la più forte squadra jugosla­ va con un punteggio di 5 a 3.

C> MILANO — Dal 2 all’ll dicembre si è tenuta nei locali del Palazzo dell'Arte, la XXVIII Mostra del Ciclo e Motociclo, che ha avuto un vero suc­ cesso sia come partecipazione di espo­ sitori che come affluenza di pubblico che dimostra un grandissimo interesse per le molteplici novità presentate nel campo tecnico ed estetico. €■ BRUXELLES — Nel Belgio si cor­ reranno a marzo due classiche gare ciclistiche; il Giro delle regioni Fiam­ minghe, e l’« Het Wolk >. Per queste due gare è stato deciso dagli organiz­ zatori di non permettere il cambio di velocità.

<* MILANO — Durante il Congresso del Bureau Permanent International des Constructeurs des Motocicles. è sta­ to eletto presidente per il 1951 il prof. Guido Robecchi già presidente dell’A.N.C.M.A. L'assemblea ha anche de­ finito il calendario per le Esposizioni Internazionali che si terranno nel 1951: Belgio: Bruxelles, 13-24 gennaio; Olan­ da: Amsterdam, 9-19 febbraio; Sviz­ zera: Ginevra: 8-18 marzo; Francia:

€ PARIGI — Allo Stadio di Colombes il 1° dicembre la Francia ha bat­ tuto la nazionale olandese per 5 a 2. <■ ANKARA — Il 10 dicembre la Na­ zionale B francese ha battuto la na­ zionale turca per 3 a 2. Il contegno degli sportivi turchi è stato poco... sportivo, tanto che ci è voluto l’inter­ vento della polizia a proteggere i giuocatori francesi. <■ PARIGI — Il 6 febbraio prossimo, al Parco dei Principi, avrà luogo rin­ contro di calcio Francia A - Jugosla­ via. Lo stesso giorno un’altra squadra francese sarà opposta ad un'altra jugo­ slava a Lione, e il 7 febbraio una terza squadra francese incontrerà una terza formazione jugoslava a Bordeaux. <> COPENAGHEN — Erik Kuld Jensen, centro avanti dell’AGF, e giuocatore della Nazionale di Danimarca, è stato comprato dalla squadra francese di Lilla per 5 milioni di franchi alla firma del contratto, e centomila fran­ chi al mese. Jensen ha venticinque anni, è un giuocatore di grande classe, ed è stato considerato in Danimarca il migliore centro avanti dell'annata.

W! < GENOVA — Alla presenza del Pre­ sidente del CONI Avv. Giulio Onesti c di numerose altre personalità del mondo sportivo ha avuto luogo il 3

< TORINO — Il comm. Beano tito­ lare della carrozzeria Ghia e Gigi Se­ gre. noto corridore automobilista e con­ sulente della stessa fabbrica, ha stipu­ lato un contratto con il Gruppo Indu­ striale Americano Crysler che compren­ de le marche automobilistiche: De So­ fà, Dodge. Crysler e Plymouth, per la costruzione dei modelli di serie della casa americana. Inoltre è stato con­ cordato, in linea di massima, di co­ struire in Italia un certo numero di carrozzerie per telai Crysler, macchi­ ne che verrebbero destinate a speciali clienti. E' indubbio, che questo con­ tratto segna una nuova affermazione dell’automobilistica italiana e dei suoi artefici. Ai successi sportivi di Nuvolari e della Maserati ad Indianapolis, el­ la vittoria di Theo Rossi nella Gold Cup motonautica, alla vittoria del campio­ nato mondiale di Farina e dell’Alfa, alle affermazioni mondiali della Fer­ rari, si aggiunge ora il riconoscimento di questo nostro primato nel campo tecnico ed industriale.

<• MILANO — Ha avuto luogo in un grande albergo milanese, il 1° dicem­ bre, la premiazione dei campioni del mondo automobilistici. Hanno parlato il Principe Caracciolo, il sig. Perouse presidente della Commissione Sportiva Internazionale, Canestrini, il presiden­ te dell’A.C. di Milano, Bertett e M. Haecker presidente della Federazione Motocilistica. Farina, il campione fe­ steggiato. ha ricordato, ringraziando la preziosa collaborazione avuta dagli operai, tecnici e dirigenti dell’Alfa che gli hanno dato lo strumento della vit­ toria.

<• PARIGI — Si è ormai definito l’or­ ganizzazione e il percorso del Giro di Francia automobilistico. Il colonnello Beaupuis e il suo diretto collaboratore M. Porsi ,a bordo di una Ford hanno percorso 7600 km. per ispezionare il percorso e le sue possibili varianti. La competizione sarà dotata di premi per più di sei milioni di franchi. Il per­ corso definitivo è stato fissato su 5000 km. ed è stato ripartito in sei tappe

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