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TUTTI A ROMA ALLA CONFERENZA NAZIONALE SULLO SPORT DILETTANTISTICO N. 1/2 GENNAIO/FEBBRAIO 2002
€ 1,80
SP. IN ABB. POST. ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FILIALE DI ROMA
WEB SITE WWW.CSI-NET.IT VIA DELLA CONCILIAZIONE, 1 00193 ROMA
CON LO SPORT SI CRESCE ...MA LO STATO NON LO SA ...MA LO STATO NON LO SA
LETTERA APERTA DEL CSI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
ROBERTO BONINSEGNA PAG. 12
NATI NEL CSI
SIC SCI DI FONDO PAG. 46
ERBARANCIO
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uno sport alla volta
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eeditoriale ditoriale
EDITORIALE
I giovani nonnon aspettano I giovani aspettano I giovani non aspettano Il 23 gennaio, presenziando nella sede del CONI alla cerimonia di assegnazione dei "Collari d'oro" al merito sportivo, il Presidente del Consiglio, on. Berlusconi, ha indicato nella famiglia, la scuola e lo sport i tre pilastri formativi su cui si fonda l'educazione delle giovani generazioni. È un'affermazione che in linea di principio non fa una grinza, ma che nel contesto dell'Italia odierna risulta piuttosto aleatoria. Se oggi ci sono così tanti segnali di disagio giovanile, accade anche perché famiglia, scuola e sport non Il Presidente riescono più a fare il del Consiglio, on. proprio mestiere. Si tratta, infatti, di tre setBerlusconi, ha tori in crisi di identità, indicato nella che sempre meno famiglia, la scuola riescono a svolgere e lo sport i tre un'autentica funzione pilastri formativi su educativa. cui si fonda Sui problemi della famil'educazione delle glia e della scuola sono giovani stati scritti interi tomi. generazioni. Dei problemi dello sport, che non sono quelli di cui si discute nei processi televisivi, si parla di meno, ma non per questo sono meno gravi, visto che l'intero sistema rischia di schiantarsi tra ritardi normativi, finanziari e culturali. In queste condizioni, esaltare il ruolo strategico di famiglia, scuola e sport è un puro esercizio retorico, se contemporaneamente non si prevede di dare ad essi gli strumenti per uscire dalla crisi, o, per dirla più chiaramente, non si decide di varare una politica a loro sostegno. Dicendo "una" politica intendiamo proprio parlare di un progetto in cui le tre
componenti svolgano un'azione integrata ed unitaria, visto che ora come ora ciascuno va per conto proprio. In questo senso è esemplificativo il cattivo rapporto tra scuola e sport. La promozione dell'attività sportiva nella scuola è ancora un ospite a mala pena tollerato. Le cose andrebbero meglio se la scuola chiamasse in soccorso l'associazionismo sportivo, e se questo si facesse avanti con proposte concrete e con sincero spirito di servizio, invece di essere mosso dalla voglia di conquistare spazi e "clienti", ma ciò non avviene o avviene in modo sbagliato. Sbaglia di grosso chi ritiene che nell'attuale situazione famiglia, scuola e sport possano risolvere da soli i loro problemi, e dopo averlo fatto trovino, sempre da soli, il modo di smontare pregiudizi reciproci e d'incanto mettersi a lavorare in sintonia. Occorre uno sforzo diverso: non basta la buona volontà, né bastano le belle parole. I giovani non aspettano, mentre tu discuti loro crescono. Con tutte le loro indeterminatezze e contraddizioni, se non gli dài una mano. Ecco perché riteniamo che sia tempo di sedersi tutti intorno a un tavolo pubbliche istituzioni, associazioni di genitori, scuola, associazioni sportive per gettare finalmente i presupposti di quella rete educativa integrata che continua ad essere l'anello mancante nel processo di crescita della nostra gioventù. La nostra speranza è che la Conferenza nazionale dello sport di base che il CSI organizzerà a maggio possa essere la prima tappa di un nuovo, importante cammino comune.
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STADIUM
INDICE N. 1/2 GENNAIO/FEBBRAIO 2002
FUORIGIOCO 4 Palloni gonfiati di Alberto Caprotti
VITACSI 14 Enduring alliance di Felice Alborghetti
19 “Nozze d’argento” per il CSI Piscinola ARGOMENTI 6 Il “sei nazioni” di Alessandro Castellani
8 Un’altro mondo in costruzione di Ilaria Podda
10 Lo sport in Toscana di Rosita Farinosi
di Angelo Pugliese
20 Venduti per sport di Leo Leone
27 La finestra sul cortile a cura di Enrico Mastella
46 Erbarancio di Giosi D’Amore
58 Almanacco
16 Il signore degli anelli di Felice Alborghetti
17 Eureka! di Filippo Alloatti
28 Passato, presente e futuro dell’erba sintetica di Ted Robani
30 Cultura e politica: i due nodi della riforma dello sport di mons. Carlo Mazza
44 Lo spirito di Assisi di Rita Salerno
49 I collari d’oro di Danilo VIco
SPORT&SPORT 32 Nel magico mondo dello sci di fondo di Francesca Marini
38 Per la mente: dove nasce la psicologia dello sport? di Sandro Gamba
42 Quella linea così sottile di Bruno Longhi
43 Bar sport 51 Per allenamento: preparazione presciistica di Alfredo Stecchi
53 Sport al femminile: Manuela Di Centa di Rita Salerno
55 Parole di sport: effetto di Claudio Arrigoni
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Stadium gennaio febbraio 2002
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Foto Copertina: F. Seguin/Corbis
Stadium Mensile del Centro Sportivo Italiano DIRETTORE RESPONSABILE Edio Costantini EDITORE ARANBLU s.r.l. Società Unipersonale del Centro Sportivo Italiano Via della Conciliazione 1 - 00193 Roma
DOSSIER 22 Lo sport che non c’è: un diritto per tutti di Andrea De Pascalis
RUBRICHE 12 Nati nel CSI: Roberto Boninsegna
DIREZIONE REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma Tel. 06.68404590 - Fax 06.688.02940 http://www.csi-net.it e-mail: aranblu@csi-net.it PUBBLICAZIONE ISCRITTA al nº 4987 del Reg. Stampa del Tribunale di Roma del 4/1/1956 PROGETTO GRAFICO ARANBLU s.r.l.
di Giuseppe Sabbadini
15 Per E-mail 21 Cinema: Quel che conoscevamo già di Alì di FIlippo Fenoaltea
35 Salute: ...e ancora più a fondo di Sergio Cameli
40 Per gioco: slittino di Giancarlo La Vella
47 I gregari: una vita da mediano
REDAZIONE Felice Alborghetti, Alessandro Cappelli, Andrea De Pascalis, Rosita Farinosi. IMPAGINAZIONE Marco Croci, Alberto Greganti, Loretta Pizzinga, Emanuele Serra. STAMPA SO.GRA.RO. Società Grafica Romana S.p.A. Via Ignazio Pettinengo, 39 - 00159 Roma
di Darwin Pastorin
48 Formare: la formazione va... in rete! di Guido Gangi
50 Controcorrente: il razzismo del lunedì di Andrea De Pascalis
56 Tuttoleggi a cura di Francesco Tramaglino
Spedizione in abbonamento postale Art.2 Comma 20/B legge 662/96 Filiale di Roma Abbonamento annuale euro 18,08 Una copia euro 1,80
62 Agenda 63 Allo specchio di Vittorio Peri
Periodico associato all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana)
64 Il racconto di Edio Costantini
I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo.
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FUORIGIOCO
PALLONI GONFIATI di Alberto Caprotti
Palloni gonfiati Palloni gonfiati
IL GIORNALISMO SPORTIVO È UN GRANDE “PALLONE GONFIATO”. VALE SEMPRE PIÙ LA REGOLA PER CUI SE I FATTI NON CI SONO, SI INVENTANO; SE NON FANNO NOTIZIA, SI GONFIANO Una ventosa mattina di Trieste di qualche mese fa ci regalò, insieme al caffè bollente, un Giovanni Trapattoni ancora più sincero del solito. La Nazionale aveva appena vinto e convinto la sera prima. Sotto i polpastrelli degli scrivani inviati prudevano iperboli azzurre da regalare ai lettori e il ceruleo Trap, quasi per farsi perdonare quel caffè rigorosamente non offerto (sempre grande il Giuan, anche nel suo mitico braccio corto), ci compensò con una mezza frase: «Roby Baggio? Bravo, ma al Mondiale lo porterei solo se fossero indisponibili i tre giocatori che gli stanno davanti nel suo ruolo…». Era una bocciatura chiara, inequivocabile, definitiva, impossibile da fraintendere. Eppure la «quarta scelta» Roby Baggio il giorno dopo si ritrovò stravolto e truccato nei titoli di molti quotidiani: «Baggio andrà ai Mondiali», «Trap, una speranza per Baggio». E così si è continuato per mesi. L'infortunio di Roby ha poi cancellato ogni dubbio (ma non l'insistenza di chi per gusto personale o ragioni di immagine Baggio al Mondiale doveva spingerlo comunque), ma il raccontino è utile per capire quale strada ha imboccato da tempo il giornalismo sportivo sempre più piegato alla logica seconda la quale se i fatti non ci sono, si inventano. Se non
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fanno notizia, si gonfiano. E se non creano polemica, non valgono. L'informazione staccata dall'opinione è esercizio di pochi. E le storie, i personaggi, le vicende umane che stanno dietro agli interpreti dello sport, non meritano più spazio e vetrine. La colpa probabilmente è di chi non le va a cercare, di chi si arrende ad un giornalismo di frusta e peperoncino eleggendo a regola di mestiere le "bombette" televisive e le comparse urlanti di ex giornalisti diventati pagliacci per sopravvivere. Ma è il solito dilemma dell'uovo e della gallina. È un fatto che esiste un quotidiano sportivo nazionale che propina ai suoi lettori una falsa notizia di calcio-mercato al giorno e proprio grazie a questo ha notevolmente aumentato le vendite. Una contraddizione in termini che sconforta ma fa anche riflettere. Servirebbe chiedersi cosa vuole la gente, e domandarsi se vale la pena di piegarsi alla logica commerciale dei divoratori di sport in poltrona, di arrendersi ai bisogni di massa (di una certa
Baggio andrà ai Mondiali? ...l’infortunio di Roby ha cancellato ogni dubbio ma non l’insistenza di chi in Giappone doveva spingerlo comunque...
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no l'eccezione che conferma la regola) un torneo importante dai tempi in cui Panatta non aveva la pancia. In compenso dopo anni spesi da Gianni Brera a spiegarci che, latini e pastasciuttari, non potevamo vincere le grandi prove di resistenza, siamo arrivati a dominare tante discipline di fatica. Ma Brera diceva il vero per la sua epoca. È cambiata epoca, è cambiato lo sport, soprattutto è cambiata la scienza appiccicata allo sport, adesso anche con ipotesi inquinanti di trapianti, clonazioni, ingegneria genetica. La scienza sta cambiando molto, tutto, e noi ne sappiamo poco, ne vogliamo saper poco, anche per paura del futuro e
Giovanni Trapattoni
Foto di G. Sposito
epoca, lui e le sue massa). O piuttosto Pare scorretto imprese, i suoi rivali, i sopravvalutare per un inseguire i fantasmi. suoi amori. Una morte momento la funzione Ad esempio l'ultimo romanzata forse era di chi fa informazione giallo sulla morte di inevitabile per chiudee provare finalmente a Fausto Coppi. re il cerchio, ma da qui introdurre un po' di Correttezza e decoro a certificare per vere professionalità e l'opavrebbero suggerito strane e impalpabili portunità educativa di supposizioni, ne pasquesto mestieraccio. quattro righe a fondo sa. La verità è che il Soffiare sul fuoco delpagina, invece è giornalismo sportivo la rissosità dello sport, diventata la ingigantire la propenrivelazione del secolo. riflette le contraddizioni dell'argomento che sione velenosa dei tratta. suoi protagonisti aiuta a colmare il vuoto di idee, ma non Abbiamo un patrimonio di base preserve a nessuno. Se i nostri presi- zioso e unico ma non una coscienza denti del calcio sparano a zero sugli sportiva nazionale nè governi che lo arbitri un giorno sì e l'altro pure, regi- valorizzino o almeno sappiano ricostrare è doveroso, ma insistere è noscerlo. Guidiamo come se sempre delittuoso e rende complici. Così fossimo in gara, però da un secolo come pare francamente scorretto inseguire i fantasmi. Cito ad esempio l'ultimo, improbabile romanzo giallo legato alla morte di Fausto Coppi. Qualche settimana fa un giornale ne ha fatto scempio, riesumando un misterioso frate e le sue presunte dichiarazioni riportate da un altrettanto improbabile dirigente del Coni secondo le quali il campionissimo non morì di malaria ma fu avvelenato. Correttezza e decoro - visto i contorni sfumati e inverificabili della vicenda - avrebbero suggerito quattro righe a fondo pagina, invece è diventata la rivelazione del secolo. Ora, la storia di Coppi, parlandone da vivo, uscì da un periodo storico dove la fantasia prevaleva necessariamente sulla cronaca: troppo esigui e rudimentali i mezzi di comunicazione, troppo grandi le distanze, perché su una vita e una carriera già romanzesca di suo non si aggiungesse una generosa sovrastruttura di leggende. Anzi proprio grazie a questa patina non abbiamo più un grande pilota sfumata ed eroica un grande campio- automobilistico. ne è uscito dallo sport per entrare Consideriamo moltissimo il tennis, nella mitologia dei ricordi: lui e la sua ma non vinciamo (Sanguinetti a Mila-
amore del passato. Raccontare tutto questo con sincerità è sempre più difficile, ma anche sempre più urgente.
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ARGOMENTI
RUGBY: IL “SEI NAZIONI” di Alessandro Castellani
RUGBY Il “Sei Nazioni” Lealtà, valori positivi, rispetto per to in questi sport scende in campo l'avversario, forza fisica, birra. È que- unita, senza distinzioni fra Nord ed sta l'essenza del rugby, sport tra i più Eire o fra cattolici e protestanti. Tutti seguiti al mondo anche se non tutti per uno ed uno per tutti, tifando per (in Italia) se ne sono accorti. Dati tele- quei ragazzi un po' matti in maglia visivi alla mano, soltanto Mondiali di verde, seguiti sempre da almeno setcalcio ed Olimpiadi hanno avuto temila tifosi quando vanno in trasferta. Inghilterra, Scozia audiences maggiori di e Galles, invece, a volquella della Coppa del Muove migliaia di persone te sono seguite dai Mondo (edizioni '95 e e un giro di affari presidenti onorari del'99) della palla ovale. ultramiliardario, che porta le rispettive FederaPerfino la Formula 1 e la mitica Ferrari sono una quindicina di milioni di zioni, ed è motivo di vanto. Sono, rispettivenute dietro. Roma Euro annui nelle casse vamente, la Regina spesso nemmeno sa, Elisabetta, la Principer la totale mancandella federazione italiana: pessa Anna (il cui za di pubblicizzazione, non male visti gli attuali figlio ha anche giocaquando l'Italia gioca al tempi di magra dello sport to nell'under 21 scozFlaminio per il torneo zese) ed il Principe delle Sei Nazioni, ma azzurro. Tra l'altro, pare Carlo. Allora, davanti l'evento è ugualmenche gli introiti nel 2002 te di quelli da non perdere. Muove migliaia raddoppieranno... di persone e un giro di affari ultramiliardario, che porta una quindicina di milioni di Euro annui nelle casse della Federazione italiana: non male visti gli attuali tempi di magra dello sport azzurro. Tra l'altro, pare che gli introiti nel 2002 raddoppieranno. Il Six Nations è il torneo più antico del mondo, essendo nato nel 1882 e fa parte della mitologia sportiva. In certi ambienti ''british'', alcuni molto esclusivi, viene assai prima del calcio e della Coppa d'Inghilterra. All'inizio era ristretto alle tre britanniche ed all'Irlanda che, miracoli del rugby, soltan-
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Stadium gennaio febbraio 2002
Foto di Carlo Giuliani
FRANCIA, GALLES, INGHILTERRA, IRLANDA, ITALIA E SCOZIA "IN AMICIZIA" CON LA PALLA OVALE
Foto di Carlo Giuliani
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Il Sei Nazioni è sportività, perchè due squadre quando si affrontano in campo si spingono, placcano, si colpiscono ma alla sera vanno a cena assieme, ed il regolamento
a tanto sangue blu, si può anche perdere, ma sul campo e non anche la faccia. E, soprattutto, sempre nel rispetto di certi ideali di una disciplina d'altri tempi. Poi al torneo si è aggregata la Francia, dal 2000 è toccato all'Italia, momento storico del nostro sport da qualcuno, probabilmente per ignoranza sportiva, non apprezzato come avrebbe meritato. Dominguez e compagni hanno esordito subito con un'incredibile vittoria, al Flaminio contro la Scozia, poi sono arrivate nove sconfitte in due anni e, nel 2001, il cucchiaio di legno, simbolico ''trofeo'' che va a chi chiude all'ultimo posto con lo zero nella casella dei successi. Per gli azzurri, affidati alla coppia di tecnici neozelandesi Johnstone-Kirwan a cui si è ora aggiunto lo specialista della difesa Graham, che lavorerà con gli azzurri per un paio di mesi, è comunque un'esperienza importante, basterebbe solo riuscire a capire il perché
Foto di Carlo Giuliani
impone lo smoking
di certi cali improvvisi nella ripresa (ormai una costante) e di un eccessivo nervosismo che, come nella partita di apertura del Sei Nazioni 2002 contro la Francia, alla fine costa molto caro. Il Sei Nazioni è sportività, perché due squadre quando si affrontano in campo si spingono, placcano, si colpiscono ma alla sera vanno a cena assieme, ed il regolamento impone lo smoking: molti giocatori dell'Italia non lo avevano, e la FIR ha provveduto con un contributo
di 850 mila lire a testa, che viene dato ad ogni nuovo arrivato. Il Sei Nazioni è tradizione, ma anche tecnologia e modernità. Nel calcio siamo ancora ai discorsi ed alle ipotesi, nel rugby del ''Nations'' il Television Match Officer è una realtà. È un quarto uomo che segue la partita dal pullmino della regia, collegato all'arbitro con un auricolare e viene interpellato quando c' è bisogno di capire se una mèta sia stata effettivamente realizzata. Lui controlla alla moviola e poi riferisce all'arbitro, che nel frattempo ha interrotto la partita. Finora non ci sono mai state discussioni o intemperanze del pubblico, che alle partite, vedi quanto succede al Flaminio, assiste alle partite mescolato, senza cordoni di polizia a dividere tifosi di casa da quelli ospiti. I quali, almeno a Roma, spesso sono numerosi come quelli degli azzurri, e prima ed alla fine si va tutti nei pub a bere, senza eccessi da hooligans ma in grande amicizia. Nel calcio non sarebbe mai potuto succedere, nel rugby è normale che accada. Il mondo della palla ovale è diventato ricco ma non ha perso le sue origini, i suoi valori. Con i miliardi è arrivata anche qualche decisione strana, come quella sugli equiparati. Basta vivere in un paese per tre anni di seguito e poi, pur senza aver preso un nuovo passaporto, si può giocare nella nazionale di residenza. L'importante è non avere presenze nella Selezione del paese di origine. Ecco perché nell'Italia ha potuto esordire il neozelandese Matthew Phillips ed ecco perché presto lo farà il sudafricano Gert Peens. Ma il rugby, non è una frase fatta, rende tutti fratelli, anche oltre il concetto di nazionalità. E poi, come criticare un Phillips che, in ritiro, oltre ad allenarsi, ha passato ore a farsi insegnare dai suoi nuovi compagni l'inno di Mameli per poterlo cantare anche lui (e lo ha fatto, a squarciagola) nello stadio di Parigi?
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ARGOMENTI
UN ALTRO MONDO È IN COSTRUZIONE di Ilaria Podda
forum
Un altro mondo è in costruzione A PORTO ALEGRE IL FORUM SOCIALE MONDIALE: UN APPUNTAMENTO PER COSTRUIRE UNA GLOBALIZZAZIONE DELLA SOLIDARIETÀ E DELLA GIUSTIZIA.
Porto Alegre, piazza Argentina. Partecipano al II World Social Forum colpiscono casseruole e gridano slogan contro il governo argentino durante un "cacerolazo" di solidarietà con il popolo argentino.
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to a New York da Davos, la città svizzera che lo ospitava da 31 anni. Il Forum Sociale Mondiale è nato lo scorso anno come uno spazio di incontro per organizzazioni non governative, movimenti sociali, associazioni ed enti religiosi, sindacati, gruppi di cittadini di ogni paese. Esso è finalizzato al confronto, alla riflessione, alla progettazione e formulazione di strategie, cammini e proposte alternative che pongano i diritti
dell'umanità e il suo sviluppo al centro di ogni azione sociale, politica, economica. La sfida che il movimento riunito a Porto Alegre si propone è quella di passare dalla protesta contro le ingiustizie e le disuguaglianze che lacerano il mondo, ad un'azione costruttiva, mirata a proporre alternative concrete e a costruire una nuova globalizzazione dei diritti umani e della solidarietà.
Foto Agenzia SIR
Una festa di colori, decine di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, musica e danze, ma soprattutto incontri, proposte e progetti per il futuro di tutti noi. La città brasiliana di Porto Alegre ha ospitato dal 31 gennaio al 5 febbraio il secondo Forum Sociale Mondiale, in concomitanza con il Forum economico mondiale, il vertice dei grandi dell'economia e della politica internazionale, che quest'anno si è trasferi-
Foto Agenzia SIR
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Quella intrapresa sembra essere la strada giusta, anche se molto cammino resta ancora da fare, e per rendersene conto basta guardare cosa è successo quest'anno a Porto Alegre. In apertura e chiusura della manifestazione si sono svolte due grandi feste, ricche di musica e colori, ma anche di messaggi forti, con testimonianze e interventi da parte delle figure più rappresentative della contestazione e di studiosi ed esperti dei temi della globalizzazione. Sono state ventisette le assemblee, divise in quattro gruppi tematici (produzione della ricchezza e riproduzione sociale; accesso alla ricchezza e sostenibilità; società civile e spazi pubblici; potere politico ed etica); 50 i seminari e 800 i workshop su molteplici questioni, da "La salute e l'ambiente a partire dai discendenti degli africani" a "Una ontologia del divenire: nuovi modi di vita individuali e collettivi" (solo per citare il primo e l'ultimo in ordine alfabetico del lungo elenco degli incontri). Alcuni eventi speciali si sono svolti nel corso del Forum: un'assemblea per decidere come impiegare gli 800 miliardi di dollari che ogni anno vengono spesi nel mondo per le armi; una conferenza sulla pace; due tribunali internazionali dei popoli, uno sul debito estero e l'altro sul clima; la marcia continentale contro l'Accordo di libero commercio delle Americhe (Alca).Inoltre, prima e durante la manifestazione principale, si sono
riuniti alcuni forum paralleli: quello dei Parlamentari, il Forum Sociale Panamazzonico, il primo Forum Sociale dei giudici e quello delle amministrazioni locali, nel corso del quale oltre duecento sindaci di 26 paesi, tra i quali alcuni italiani, compreso quello di Roma, Veltroni, si sono confrontati con il modello del Bilancio partecipativo, applicato da molti anni a Porto Alegre, grazie al quale i cittadini intervengono direttamente nel definire democraticamente e concretamente l'utilizzo dei fondi municipali. I numeri del Forum dànno un'idea dell'importanza dell'evento: 52.000 partecipanti, 210 etnie, 186 lingue, 15.230 delegati (la delegazione italiana è seconda solo ai brasiliani, padroni di casa), 11.600 giovani di 48 paesi nell'accampamento della Gioventù, 550.000 accessi giornalieri al sito ufficiale, 2.400 giornalisti di 48 paesi, 467 giornali e 193 riviste, 188 radio e 140 canali digitali, 116 canali televisivi e 780 giornalisti free lancer da 33 paesi. A tutti la Pontificia Università Cattolica di Porto Alegre ha aperto le sue porte: è qui che si sono svolti gli eventi principali, e non è un caso. Infatti, al Forum sociale sono molti i rappresentanti delle chiese cristiane, tra movimenti, organizzazioni ecumeniche e personalità provenienti dal mondo intero. Inoltre, la Conferenza Episcopale brasiliana è tra gli organizzatori dell'evento. La forte presenza dei Cristiani è una dimostrazione tangibile di quanto sia
ampio e complesso il movimento che si è riunito in occasione del Forum Mondiale Sociale: persone diverse per etnia, lingua, fede, esperienze di vita, motivazioni, ma unite dalla volontà di costruire una globalizzazione solidale che ponga al centro l'uomo e i suoi diritti fondamentali. Gli impegni che i partecipanti al Forum hanno assunto per il futuro riguardano la vita dell'intera umanità e la quotidianità di ciascuno. Sono campagne su temi come la solidarietà, il terrorismo, la pace e la guerra, il lavoro, il debito estero dei paesi del Sud, l'ambiente, la democrazia, l'equità fiscale, i diritti umani, le donne e i bambini e molto altro. Non si tratta di proposte teoriche ed ideali, ma di progetti concreti da realizzare subito, insieme. Molti sono già in corso di attuazione, altri sono stati lanciati proprio in questa occasione, come la campagna sull'acqua e quella legata al prossimo campionato mondiale di calcio, per chiedere al comitato organizzatore e alle squadre nazionali di non firmare contratti con le multinazionali che non rispettano i diritti dei lavoratori o che fanno lavorare i bambini. Porto Alegre vuole essere un punto di partenza. Lo slogan del Forum Sociale Mondiale 2001 era "Un altro mondo è possibile", quello di quest'anno è "Un altro mondo è in costruzione". Ora, l'impegno per tutti è quello di lavorare per costruirlo realmente. Nessuno può sentirsi chiamato fuori.
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ARGOMENTI
LO SPORT IN TOSCANA di Rosita Farinosi
Lo sport in Toscana La Regione Toscana ha deliberato, nello scorso febbraio, il piano regionale per la promozione della cultura e della pratica delle attività motorie, ricreative e sportive, frutto di una dettagliata analisi delle attuali esigenze e, in particolare, dei mutati rapporti di domanda e offerta nella regione. U NA " FOTOGRAFIA "
NEL PANORAMA SPORT .
L'analisi del fenomeno sportivo in Toscana individua un allargamento dell'attività fisica che risente ancora, però, delle condizioni sociali di appartenenza. In pratica, se lo sport non è più patrimonio di pochi privilegiati, non è tuttavia accessibile a tutti. Diventa quindi necessario il concorso degli Enti pubblici e dei soggetti operanti nel mondo dello sport, affinché, nel terzo millennio, la pratica dell'attività motoria diventi a tutti gli effetti componente della cultura sociale.
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La domanda di sport, oggi, riflette le rapide trasformazioni socio-economiche, le mutazioni demografiche (invecchiamento della popolazione) e l'esigenza di fruire della dimensione naturalistico-distensiva. Ecco quindi diminuire la richiesta di sport organizzato, competitivo ed agonistico, e aumentare quelle attività individualizzate, finalizzate al raggiungimento di obiettivi diversi dal risultato di prestazione, come l'equilibrio interiore, il benessere psico-fisico e la ricerca di socialità. Èun modo di fare sport che si va affermando in frazioni di popolazione una volta escluse, come le donne e gli anziani. Se da una parte ciò incrementa la domanda di sport, una recente ricerca dell'Istat mette in luce una netta diminuzione nel numero di praticanti nella fascia compresa tra i 15 e i 19 anni, specialmente nelle ragazze, nonostante l'aumentata consistenza nel territorio regionale di impianti sportivi e associazioni. Ciò offre un nuovo spunto di riflessione che riguarda la non adeguata considerazione delle attività motorie e sportive nella riforma della scuola media superiore. Ecco la necessità di affermare il ruolo rilevante delle Società sportive in grado di organizzare dif-
fusamente l'attività nel territorio. Insomma, un quadro generale vario e complesso, che tiene conto del coinvolgimento ancora basso di categorie sociali come gli anziani, i portatori di handicap e gli immigrati e che evidenzia anche gli aspetti economici della situazione. Infatti, a fronte di una cospicua percentuale di popolazione con reddito basso, il costo della pratica sportiva è aumentato anche negli impianti di proprietà degli Enti Locali a causa dell'incremento dei costi di gestione. Occorrono dunque strategie operative e promozionali individuate e attuate con l'associazionismo sportivo e interventi finanziari mirati per far sì che lo sport sia davvero "per tutti".
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LEGGE REGIONALE
72/2000
Il cardine della legge è rappresentato dal ruolo attivo nella programmazione delle politiche dello sport degli Enti Locali e dei soggetti del terzo settore, oltre alle Federazioni sportive e agli Enti di promozione sportiva. Lo sport assume una definizione più estesa (cultura e pratica delle attività motorie, ricreative e sportive) e, soprattutto, viene considerato come fattore di integrazione sociale, di tutela del diritto alla salute, coordinato alle politiche per la prevenzione delle malattie e del disagio sociale. Il concorso ai programmi locali dei Comuni, delle Comunità montane e di tutto l'associazionismo sportivo assicurano l'azione capillare nel territorio. Il ruolo delle Province è di promuovere lo sport per tutti e di realizzare una serie di attività programmatiche attinenti ad esso: adeguamento di impianti, di infrastrutture e di attrezzature, manutenzione degli stessi, documentazione e diffusione della storia e della cultura dell'attività sportiva e interventi finanziari di sostegno. Questi obiettivi saranno contenuti in un unico piano provinciale che beneficerà dei budget finanziari erogati dalla Regione. La legge prevede, inoltre, un ampliamento dell'offerta di qualificazione professionale attribuendo agli Enti di promozione sportiva e al CONI una responsabilità e un'opportunità inedite in quant o
A colloquio con Franco Privitera, Responsabile del servizio sport della Regione Toscana Per l'attuazione della recente legge sullo sport, sono aumentati gli stanziamenti economici rispetto al passato? Normalmente gli stanziamenti sono fatti con legge di bilancio a parte e non sono stabiliti dalla legge sullo sport, però questa ha messo in evidenza e ha dato priorità allo sport per tutti in maniera tale che poi il bilancio potesse avere la preferenza per questi aspetti. Qual è il punto di forza della nuova normativa? Come sviluppato nel piano di attuazione regionale, è appunto il settore dello sport per tutti, il settore del benessere personale e dell'equilibrio psicofisico che noi tutti dobbiamo trovare; uno sport, quindi, che si deve adattare alla nostra personalità e
dispone che essi siano considerati agenzie formative ai sensi della L.R. 70/94 sulla formazione professionale. Una semplificazione amministrativa riguarda l'apertura e la gestione delle palestre in cui si svolgono attività fisiche e discipline sportive non regolamentate da Federazioni nazionali o dal CONI.
che deve diventare un "diritto di cittadinanza" per ognuno di noi. Quali sono state le novità introdotte ai fini di agevolare e diffondere la pratica sportiva? Vorrei sottolineare la particolare attenzione rivolta ai piccoli centri. Ad esempio, per quanto riguarda l'allestimento degli impianti sportivi, oltre alla forma classica del prestito in conto interessi per la realizzazione degli stessi, è stata introdotta la possibilità di concedere contributi in conto capitale, come dire regalati, a comuni che non superano i diecimila abitanti. Ciò consente quindi di ottenere somme a fondo perduto sul 30 per cento della spesa ammessa per mettere a punto impianti soprattutto della scuola. Questo è un aspetto molto innovativo rispetto alla precedente legge. Avremo anche una burocrazia più "snella"? Sì, questo è un procedimento che sta interessando tutta la pubblica amministrazione della Regione Toscana.
Sarà, infatti,compito del titolare attestare la conformità dei requisiti tecnici, igienico-sanitari e di sicurezza della struttura presentando un'autocertificazione che sarà verificata in seguito dal Comune di appartenenza.
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NATI NEL CSI
ROBERTO BONINSEGNA di Giuseppe Sabbadini
Roberto Boninsegna DA INIZIO ANNO CI TROVIAMO A FARE I CONTI CON QUALCOSA DI NUOVO…
22 maglie azzurre con 9 gol di cui due pesanti (alla Germania nell'indimenticabile 4-3 e al Brasile nella finalissima dei mondiali messicani del 1970). Ha indossato le casacche di Prato, Potenza, Varese, Cagliari, Inter, Juventus, Verona. Due volte capocannoniere (1970-71 e 1971-72) con un bottino totale di 169 reti in carriera. Questi i numeri di Bobo-gol uno dei più forti bomber del calcio italiano. Qualcuno lo ricorda da bambino bomber nel CSI a Mantova, sua città natale, dove oggi è allenatore A metà degli anni '50, a Mantova si tirava calci al pallone un po' dappertutto, ma era l'oratorio parrocchiale il punto d'incontro della gioventù. Memorabili le sfide tra gli Aquilotti ed il S. Egidio. E, che dire, delle partite disputate sul mitico campino dell'Anconetta, in riva al Lago di Sotto. Era qui che Boninsegna fu scovato e portato nelle giovanili dell'Inter. Roberto Boninsegna, nasce dunque nel CSI, nel S. Egidio. Quali ricordi hai? Ricordi bellissimi. Ho cominciato a frequentare la parrocchia a 8/9 anni. Si andava alla S. Messa e poi sul campetto a giocare. Questo fino ai 13-14 anni. Sino a quando un osservatore mi ha visto e mi ha portato a Milano mentre i miei compagni del S. Egidio sono finiti quasi tutti al Mantova che a quel tempo era guidato da Fabbri. L'allenatore del "Piccolo Brasile" (il Mantova della scalata dalla quarta serie alla serie A) mi aveva promesso che in caso di insuccesso
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Stadium gennaio febbraio 2002
ROBERTO BONINSEGNA
Da ragazzino ero tifoso dell'Inter e riuscire a vestire la maglia nerazzurra da titolare per 7 anni è stata la realizzazione di un sogno.
all'Inter mi avrebbe accolto senza problemi. L'ambiente parrocchiale a quel tempo era fondamentale per la crescita del ragazzo e per lo spirito di aggregazione? Si, terminati i compiti andavamo tutti in parrocchia. Era il ritrovo di quasi tutti i ragazzi dei quartieri. Si giocava a calcio balilla, a tennistavolo e ovviamente a pallone. La domenica dovevamo portare, a spalle, al campo sportivo i pali della porta, che per evitare fossero rubati non venivano fissati al terreno. Dopo la gara li riportavamo, sempre a spalle, in parrocchia. l salto dalla squadretta del S. Egidio all'Inter è stato difficile? È stato un rischio. I primi due anni partivo per Milano al giovedì e ritornavo a casa il lunedì. Milano, una grande città, incuteva paura ad un ragazzo come me abituato alla tranquilla Mantova. Si era isolati, controllati, mancava il calore umano degli
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amici. Ero inoltre abituato bene: essendo figlio unico ero coccolato dai miei genitori. La mia grande fortuna a quel tempo è stata l'assenza di infortuni. Ora, un menisco, una contrattura o problemi ai legamenti ti ferma per un breve periodo di tempo mentre a quell'epoca un infortunio poteva troncarti la carriera. Oggi non rifarei più questa scelta. Non andrei subito in un grande club, opterei per una piccola società, magari la squadra della città dove vivi, perché alla fine se hai delle capacità e delle qualità, queste vengono a galla. Hai giocato in grandi squadre: Inter, Juventus, quale ricordi con più affetto? Da ragazzino ero tifoso dell'Inter e riuscire a vestire la maglia nerazzurra da titolare per 7 anni è stata la realizzazione di un sogno. La Juventus ha significato la rivincita perché essere ceduto quando mi sentivo una bandiera mi è sembrato un errore. Il trasferimento non è stata una mia scelta. Però, nella "Vecchia Signora" ho trascorso 3 anni meravigliosi con grandi soddisfazioni. A detta del presidente Boniperti ho fatto parte di una tra le 3 Juventus più grandi della
storia. Abbiamo vinto due scudetti, una Coppa Italia e la prima coppa europea: la Coppa Uefa 1976-1977. C'era differenza a livello societario? Non molta. Sono due grandi società, forse la Juventus ha più fascino anche per la presenza dell'"Avvocato", persona di grande carisma. Gianni Agnelli è noto per le sue telefonate mattutine. Ti è mai capitato di essere chiamato? Una sola volta per un malessere. Mi ha chiamato per sapere come stavo. La tua storia in Nazionale. I miei rapporti con Valcareggi sono sempre stati difficili: non mi ha mai fatto giocare anche se avevo al mio attivo 100 reti in 5 anni. Sono andato in Messico per pura fortuna grazie… all'appendicite di Anastasi. Dopo i mondiali, ho disputato un ottimo campionato ma lui non mi vedeva, non mi considerava. Addirittura non mi ha fatto giocare neanche nelle due successive amichevoli che abbiamo effettuato in Messico. Non so se aveva solo ragioni tecniche! Preferiva altri. Considero un'errore storico il mancato utilizzo di Rivera nella finale contro il Brasile perché con la sua tecnica poteva contrasta-
re efficacemente la forza della squadra brasiliana. Non stava scritto da nessuna parte che bisognava effettuare la staffetta con Mazzola perché altri giocatori erano già a corto di energie. Dopo la Nazionale di serie C in cui hai scoperto Toldo, Di Biagio, Iuliano e altri, sei passato alla guida del Mantova che è in brutte acque: una sfida coraggiosa. Ho accettato la sfida perché voglio fare qualcosa d'importante per la mia città che amo moltissimo. Non ho avuto l'opportunità di esserle d'aiuto come giocatore e così voglio tentare da allenatore grazie all'invito del nuovo gruppo dirigente. Ho ben presente che non sarà facile. Mantova è una piazza difficile, in tanti hanno tentato ma da 30 anni è nel limbo della serie C. Dopo 13 anni di selezionatore della Nazionale C ho voluto mettermi a disposizione della mia città. Quali consigli ti senti di dare ai genitori dei ragazzi che militano nelle squadre del CSI? I genitori, sportivamente parlando, sono un… problema: vedono sempre nel loro bambino il Maradona, il Pelé e non cercano lo sport per i valori che esso può trasmettere ai figli. Lo sport del CSI ha dentro di sé tutti i valori più importanti che un ragazzo deve imparare nella vita, dall'amicizia alla solidarietà. Inoltre, lo sport vero serve per portare il ragazzo via dai pericoli della strada e dall'ozio. Ecco quindi l'importanza delle piccole "grandi" società sportive del CSI: riuscire a far praticare sport a tutti anche ai ragazzi meno dotati. Come vedi il campionato Amatori del CSI? Sicuramente "divertente" perché è un modo bellissimo per stare in compagnia. Dopo l'allenamento si va fuori a cena, si sta insieme, si conoscono tutte le realtà della provincia. È un calcio molto… parlato e tutti possono partecipare. Io che ho iniziato nel CSI ho terminato nel CSI proprio negli Amatori del S.Egidio.
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VITACSI
ENDURING ALLIANCE di Felice Alborghetti
Enduring alliance IL CARDINAL MARTINI AL PALALIDO: "MI PARE CHE LO SPORT, QUANDO È FATTO BENE, CREI AMICIZIE VERE. ALLEANZE DURATURE
"…Ho l'impressione che in Italia ci siano molti tifosi e pochi che fanno sport. Molti gridano e molti guardano la televisione, mentre sport di tutti vuol dire che chi guarda lo sport, deve anche farlo. Vale anche per me ma soprattutto per i nostri giovani… ."
"Car-lo Ma-ria" come allo stadio scandivano in coro gli oltre tremila sportivi, presenti lo scorso 17 dicem-
bre al Palalido di Milano in occasione del "Natale degli sportivi 2001". Un coro ritmato, inframmezzato dal rapido battito di mani, a salutare l'Arcivescovo della diocesi milanese. Carlo Maria è lui, il cardinal Martini, il quale, anche quest'anno, ha voluto
Al consueto "richiamo" del Cardinal Martini lo sport milanese ha risposto in massa, da quello professionistico del basket, della pallavolo, del calcio e dell' hockey-ghiaccio, a quello dilettantistico, degli oratori milanesi, dello sport per disabili e dei gruppi sportivi militari. Riportiamo alcune voci dalla platea:
giocano in molte squadre che non sono miliardarie. Lo sport è bello di per sé; è bello trovarsi qui insieme ed soprattutto capire e scoprire cos'è il vero sport".
Massimo Moratti: “Bella, di sostanza, proprio come il carattere del nostro cardinale. Importanti le sue parole, da ricordare. Seguo sempre con molto interesse l'altro sport, quello di base. Del resto abbiamo tutti dei figli che
Luigi Di Biagio: "Sto volentieri in mezzo a questi giovani. Molti di questi ragazzi sono cresciuti come me in oratorio, alla fine abbiamo tutti la stessa storia, e lo stare insieme è sempre bello".
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Adriano Galliani: "Un incontro molto emozionante, significativo e molto bello"
dispensare di persona gli auguri agli sportivi milanesi. È stata una serata semplice e ricca. D'impatto la scenografia allestita sul palco, dove ad intervalli brevi cadevano uno dopo l'altro i muri di cartone - evidente il riferimento al crollo delle torri newyorkesi - ricostruiti nel corso della serata dai giovani sportivi sotto la regia del Cardinale di Milano, il quale ha indicato loro i valori sui quali ricostruire anche lo sport. Ne sono uscite tre pareti con tre murales fotografici - un abbraccio al traguardo, bambini che giocano in piazza, ed una gara in carrozzina, in nome di uno sport leale, vero e di tutti, per l'appunto i temi-slogan di questa edizione. José Antonio Chamot: "È Gesù Cristo che ci fa vivere uno sport speciale. Dove c'è l'amore, il rispetto, la pazienza è perché Gesù Cristo lo ha insegnato e ci ha fatto crescere così”. Giampiero Montali: "Lo sport è uno strumento che insegna sagacia, sacrificio e coraggio; delle qualità che ho conosciuto anche attraverso i miei giocatori". Dan Gay: "Una bella festa e una bellissima manifestazione. Vedo tanti ragazzi, varie società, vari colori, varie età. Tanti sport insieme, tante squadre. È bello incontrarsi tutti insieme”.
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PER E-MAIL
LA
stadium@csi-net.it
PARROCCHIA PER SOCIALIZZARE
Siamo un gruppo di educatori della parrocchia "Gesù Buon Pastore" di Castellammare di Stabia. Da circa tre anni portiamo avanti un progetto per i giovani: un modo per stare insieme che sia alternativo alla strada. E così offriamo loro la parrocchia come luogo dove socializzare, giocare e passare il tempo libero. La vostra proposta di un circolo sportivo culturale parrocchiale ci trova veramente favorevoli perché sentiamo il bisogno di fare un salto di qualità. Se vorrete prendere in considerazione la nostra richiesta, sappiate che questa è l'occasione che aspettavamo da anni. Parrocchia GBP, Castellammare di Stabia
LA
NOSTRA È UNA MISSIONE
Un giorno leggevo Stadium e mi è caduto l'occhio su una pagina gialla (credo) che parlava di un certo campus per giovani dirigenti. Trenta secondi dopo aver letto quella breve pagina avevo già deciso che non potevo mancare. E sì, di strada ne abbiamo fatta tanta, ma è niente se pensiamo a quella che ancora abbiamo da fare. La nostra è una missione, tenetevelo bene in mente. Stefania, Toscana
LA
GOCCIA DEL VASO
Sono molto impegnata per il CSI. Quanti sono i giovani che hanno bisogno di una proposta interessante e coinvolgente, quanti quelli che aspettano solo la "goccia che fa traboccare il vaso?” Quanti aspettano la mia mano o la mia voce? Ora tocca a me: devo cercarli, coinvolgerli, emozionarli ed entusiasmarli, come non ho mai fatto. Stefania, Como
U N CSI
A DUE ANIME
@
Il CSI che conosco ha due anime, di una sono profondamente innamorato, dell'altra sono nauseato. La prima è fatta di nobili ideali e voglia di evolversi ascoltando il grido dei bisogni del nostro tempo; l'altra è fatta di pressappochismo e appiattimento. Le due anime quasi sempre convivono nel corpo dell'Associazione e, a volte, riescono persino a trovare un equilibrio tra loro. La mia esperienza personale, che si è scontrata quotidianamente con l'anima vuota del CSI, è quella di un enorme senso di solitudine. Un momento in cui ci si sente soli e quasi inappropriati, quando si arriva a pensare addirittura di aver sbagliato associazione. Non sentitevi inutili all'Associazione solo perché non conoscete personalmente il presidente nazionale o quello regionale. Marcello, Calabria
COME SI POSSONO RECUPERARE I VALORI ?
Salve, sono un professore di educazione fisica che si dedica da molto tempo all'attività sportiva in ambito oratoriale. In tre anni ho formato un gruppo di circa 40 giovani uniti dalla passione per il calcio. Con il passare dei mesi questo gruppo è cresciuto a dismisura e ho deciso di iscriverlo al campionato CSI perché necessitavamo di una valida organizzazione. Oggi, dopo un lungo periodo di riflessione, voglio esternarvi la mia delusione. Ho letto molto sul CSI e sulle sue
più profonde finalità. Concordo in tutto e sono affascinato da testi come "Per una spiritualità dello sport" o "Sport e Chiesa: pastorale sportiva e progetto culturale". Ma perché, mi domando, in Umbria ed in particolare modo nell' hinterland perugino, dove io vivo, questi valori vengono messi da parte per far posto alla quantità del numero degli affiliati? Cosa possiamo fare per recuperare i veri valori? Aspetto con gioia una chiara spiegazione. Mauro, Umbria
In un'associazione grande, diffusa come il CSI, può accadere che ci siano "salti" da zona a zona nel modo in cui i valori associativi vengono rappresentati e vissuti. Può anche accadere che ci siano realtà in cui si bada più a mantenere e incentivare "numeri" più che fare dell'attività sportiva qualcosa che genera "princìpi". Ma va anche detto che il compito di rendere "viva" la realtà associativa è qualcosa che riguarda ogni operatore CSI nella sua realtà quotidiana. Non si può restare in attesa che i valori arrivino da chissà dove, dall'alto, dalla struttura organizzativa per poi diffondersi nelle persone. È l'esatto contrario: ciascuno di noi deve testimoniarli nel suo piccolo, perché solo così facendo tutti insieme alla fine si potrà dire che il CSI, come struttura, come associazione, è luogo di valori. Questo processo deve cominciare proprio sui campi di gara. Non a caso il nuovo progetto culturale sportivo del CSI si apre con una frase significativa: "L'attività sportiva è il principio generativo della vita associativa del CSI". Rimboccati dunque le maniche, Mauro, e un grande "In bocca al lupo!".
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ARGOMENTI
IL SIGNORE DEGLI ANELLI
Il signore degli anelli JURI CHECHI, GRANDISSIMO GINNASTA AZZURRO È UN GRANDE APPASSIONATO DI CINEMA
Il romanzo di Tolkien rivive in questi giorni nei cinema. Il racconto epico che ha reso sognatori, adulti e bambini è stato reso sullo schermo da Peter Jackson in uno tra i più bei film fantastici. Le impressioni dello sportivo che più si immedesima nel titolo, data la specialità ed il suo celebre soprannome. Certamente mi sono sentito chiamato in causa. Avevo provato a leggere il libro già due volte. Ce l'ho fatta alla seconda. Mi incuriosiva. Questo titolo mi ha sempre fatto molto piacere. Lo sento un po' mio. Anch'io un piccolo Frodo (sorride, alludendo alla sua bassa statura). Ho visto il film e l'ho trovato tra i più belli degli ultimi anni, tra i più riusciti. Mi è piaciuto molto e devo dire che anche il genere d'avventura, che io prediligo, me lo ha reso particolarmente familiare. A parte la storia appassionante, il film è girato molto bene e devo dire che sarà uno di quei film di cui comprerò sicuramente il dvd per rivederlo con piacere. Gli effetti speciali nel film ed i tuoi, con le piroette, le acrobazie ed i volteggi. Ci sono analogie oltre al titolo? No. Assolutamente. Sono mondi diversi, anche se entrambi spettaco-
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lari. Nella mia specialità, ci si allena ripetutamente per eliminare gli errori per una gara che è in rigorosa diretta. Lassù nessun effetto speciale. Semmai è lo spettatore che trovava particolare e speciale l'esercizio. Un regista ha più tempo per limare gli errori. Anche lì gli effetti sono costruiti, ma al computer. Sugli anelli è tutto naturale e alla luce di tutti. È vero, però, che un'esecuzione acrobatica ha la sua componente artistica che non è da sottovalutare, così come una pellicola cinematografica, ma poi stop. I miei anelli nascondono solo verità. Nel film direi c'è soprattutto finzione. E la fantasia? In alcuni sport - e per certi versi anche nel mio - la fantasia esce fuori. Però devo dire che alcuni sport sono ormai schiavi del risultato a tutti i costi. Nel calcio, ad esempio, i fantasisti non esistono quasi più: solo tattiche o
schemi a cui assoggettarsi. Si lavora molto sulla fisicità e poco sull'estro e sulla fantasia. È un cambiamento che un po' tutti gli sport stanno acquistando, proprio in virtù di questa ricerca del risultato agonistico. Anche nella ginnastica? Anche qui vedo che si è sempre più regolarizzati e codificati. Certamente è uno svantaggio ma può essere anche un bene, in uno sport come il nostro, dove magari c'è di mezzo il giudizio umano. Hobbies? Ho un rapporto intenso e continuo con la musica. Vivo con essa. Ma la mia seconda passione, dopo lo sport, è il cinema. Chechi e Benigni: due pratesi… Per un pratese come me è facile dire che è l'attore che adoro di più, ma e così. Una persona speciale, splendida, che ho avuto la fortuna di conoscere e parlarci qualche volta. Un vero genio del cinema. Peccato non mi abbia mai chiamato per una particina in un film. L'avrei fatta volentieri. Film più belli? Non uno in particolare. Per fortuna ce ne sono sempre dei nuovi, che mi riescono ad entusiasmare. Come il signore degli anelli.
Foto A. Bartolozzi
di Felice Alborghetti
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ARGOMENTI
EUREKA di Filippo Alloatti
Foto A. Bartolozzi
Euro €ureka! DA INIZIO ANNO CI TROVIAMO A FARE I CONTI CON QUALCOSA DI NUOVO… Annunciata, attesa, agognata, alla fine si è presentata puntuale. Parliamo della moneta unica europea. Fantasiosa come solo il Vecchio Continente sa essere ("euro europeo" come "franco francese" grida vendetta!…), colorata come un vero arcobaleno monetario ma anche "forte". Vediamo di chiarire alcuni aspetti, tralasciando le spiegazioni più astruse della scienza lugubre. Le nuove banconote sono già biglietti fuori dal comune. Da un esperimento di alcuni giornalisti tedeschi la nuova cartamoneta può essere lavata, anche a 60 gradi e in lavatrice, asciugata a macchina, bollita, immersa in un bicchiere di vino rosso (!), ma mai stirata. Sotto il ferro - hanno affermato con tono grave - la sottile filigrana si arriccia, mentre trenta secondi nel forno a microonde la fanno secca definitivamente. Se poi per errore il vostro bimbo le dovesse ingoiare, nessun problema. Con l'avvertenza, però, di non ingerirne più di 400 euro, se si tratta di biglietti da 10. Questo taglio, se preso in grandi dosi, pare contenga una sostanza tossica per la salute come per le nostre finanze! Tra le €-novità si segnala l'ingresso in grande stile nei nostri borsellini (rapidamente integrati da portamonete griffati e accompagnati da supersofisticati "convertitori multifunzionali" come li chiama il Cav.) di un nuovo
comprimario monetario: il temutissimo centesimo. Microscopica, umile, timida, mezza calzetta monetaria, impalpabile monetina di meno di 17 millimetri. Unità valutaria alla quale un cambio ingeneroso ha negato la dignità dell'arrotondamento a 20 lire: 19,36. Prossimo (prevedibile) passo: lo accuseranno per la centesima volta di essere uno spudorato ≠uroscettico? E al ritorno sotto i riflettori dei numeri decimali farà seguito anche quello della fin troppo bistrattata matematica? A togliere le castagne dal fuoco ci penseranno, al solito, gli amici commercianti con generosi arrotondamenti… in più. Famelici! A proposito di "Maths & Cents" bisognerà fare i conti anche con il
c.d. "raptus da convertitore", un oggetto destinato a diventare sempre più casalingo ora che è stato inviato presso 18,7 (alla virgola ci tengo!) milioni di famiglie. I sintomi della suddetta patologia si manifestano con un uso maniacale dell'≠uro-elettrodomestico-(tascabile). In pratica se ne soffrite (o ne soffrirete) vi capiterà, mentre camminate per strada, in coda alle poste, o nella metro di impugnare il convertitore come un rosario e di utilizzarlo prontamente non appena vi comparirà davanti agli occhi un prezzo in lire (orrore!). Roba da finire su Tele Mike. No, forse su Blob…
UN PO' DI EUROSPORT A proposito di sfide ci dispiace per i tifosi laziali ma hanno atteso troppo per contestare il loro b a s c o .
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ARGOMENTI
EUREKA di Filippo Alloatti
Euro o Euri?
Da un esperimento di alcuni giornalisti tedeschi la nuova cartamoneta può essere lavata, anche a 60 gradi e in lavatrice "Mendieta, Mendieta non vali una peseta". Bello slogan, pessimo timing. Fosse stato udito a dicembre lo avremmo senz'altro apprezzato”. Oggi, infatti, le pesetas non valgono comunque nulla… Monete di sport. Ricorderete tutti quella famosa di Alemao in AtalantaNapoli che pagò bene uno scudetto all'ombra del Vesuvio. Non era un Euro. Lo stesso avrà pensato Jamie Carragher, difensore del Liverpool e della Nazionale inglese, il quale, colpito da un pound lanciatogli dai tifosi rivali dell'Arsenal ad Anfield Road, non ha saputo fare di meglio che rilanciarlo platealmente contro di essi. Avrà forse detto : "È una sterlina non un'€uro". Scherzi a parte è stato pesantemente squalificato e rischia oltre all'esclusione di Eriksson per i prossimi Mon-
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Si dovrà dire 5 "euro" o 5 "euri"? La questione è stata dibattuta a lungo, da quando si diffuse la notizia che i Ministri del Tesoro dei Dodici avevano deciso per un plurale indeclinabile, quindi "l'euro" e "gli euro". Alcuni puristi della lingua italiana si erano ribellati, in nome della declinazione dei nomi maschili in -o, che regolarmente fa -i (marco fa marchi, dollaro fa dollari). Su una questione così complessa e specifica la parola definitiva è venuta dall'Accademia della Crusca. Il presidente dell'Accademia, Francesco Sabatini, conferma che il problema è stato discusso a lungo e in profondità da un gruppo di lavoro specifico, che si occupa in particolare dei neologismi, il Clic, centro di Consulenza sulla lingua italiana contemporanea.
"Visto che la moneta è unica e invariabile- spiega il professor Sabatini - si è scelto di renderla invariabile anche linguisticamente; e così le ragioni dell'unità hanno prevalso su quelle della tradizione". In ogni caso, è vero che in italiano il plurale dei maschili in -o è -i, "ma - continua Sabatini - esistono anche nomi invariati in -o: in maggioranza sono femminili (l'auto le auto, la moto le moto), ma esistono anche i maschili come 'il frigo', 'i frigo' (e non 'i frighi')". Euro, ci ricorda il Grande Pignolo Della Porta Raffo, è sì una moneta e il "primo elemento di parole composte di formazione moderna in cui vale 'europeo'", ma è anche "nome classico del vento che spira da Sud-est, più tardi denominato Epeliote, abitualmente rappresentato sotto forma di un giovane alato 'scirocco'. Euri (rifiutato come plurale della nostra nuova moneta) è poi "primo elemento di parole composte della terminologia dotta o scientifica che significa largo, largamente e simili, ma è anche il nome di un'antica e mitica popolazione dell'Asia centro meridionale. Esseri giganteschi, violenti e superbi, gli Euri furono fatti sparire da Giove che li fece risucchiare dalla Madre Terra. Avevano osato sfidare gli dei (il dio dollaro?) e mal gliene incolse.
diali, una condanna penale! Ogni arbitro avrà da quest'anno nel suo taschino il nuovo spicciolo per decretare palla o campo. Attenzione a non chiedere ai capitani: testa o croce? La testa è solo quella di Dante sul retro dei 2€. In pochi rischieranno quasi quattromilalire (come sa di vecchio!) per uno stupido sorteggio a centrocampo. Ultimissima euronew: non potremo più chiamare “miliardari” i calciatori. Ora infatti sono solo... multimilionari!
fameliche banconote: vi aspettano orrendissime orde di "ponti a non finire, tirati non si sa verso dove, e colori pallidi da minestrina per inappetenti. Sarà ma chi scrive non usa "spendere" troppo tempo con il denaro. Anzi è convinto che se questo avesse il dono della parola lo userebbe per dirgli, al più, "arrivederci". A proposito di saluti cosa ne sarà delle valute europee che a fine gennaio vanno in pensione? Di tutto, di più: mattoncini, fermacarte da vendere all'asta per beneficenza o in monumenti alla vecchia moneta (Italia), in fertilizzante o materiale isolante (Germania), in prodotti da cancelleria (Belgio), in soprammobili di presunto cattivo gusto (Irlanda), in nulla (Francia, i soliti francesi sciovinisti…). Tutto il resto (rigorosamente in euro) è noia!
EUROSPICCIOLI Sul Corriere della Sera l'economista Alvi ha mosso all'indirizzo dei nostri spiccioli colti biasimi estetici. Le banconote sarebbero ree di essere "tagliandi asettici, in cui può rispecchiarsi solo un rappresentante di porte e finestre, tanto vi abbondano". Non provate a guardare il retro delle
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VITACSI
“NOZZE D’ARGENTO” PER IL CSI PISCINOLA di Angelo Pugliese
“Nozze d’argento” per il CSI Piscinola LA SOCIETÀ PARTENOPEA HA CELEBRATO IL 25º DI FONDAZIONE CON DUE GIORNI DI FESTA E DI SPORT
Rievocazione di una piccola, grande idea diventata realtà ma anche propositi per il futuro. Questa è stata, in sintesi, la celebrazione del 25º anniversario della fondazione del Csi Piscinola, il 1° e il 2 dicembre scorso nella città partenopea.Tutto nacque grazie a Donato Mosella e Pierino De Lisa, che, coadiuvati negli anni da tanti altri giovani appassionati, in poco tempo diedero vita ad un Comitato Piscinola che non solo ha acquistato una "credibilità" nei confronti del mondo dello sport propriamente detto, ma ha saputo intrecciare ottimi rapporti con il mondo della scuola, col Tribunale dei minori, con i servizi sociali e le varie amministrazioni locali che si sono succedute in questi 25 anni alla guida del governo del territorio. Un
esempio di come questa collaborazione non sia solo sulla "carta" è l'apprezzamento che il Comitato di quartiere locale ha per il Csi Piscinola come realtà di promozione sociale. Ma non per questo la società e i suoi dirigenti si ritengono appagati, anzi adesso si pongono un nuovo obiettivo: un maggior coinvolgimento delle parrocchie del luogo nel mondo associativo. E non c'è da dubitare, che questo traguardo sarà raggiunto in tempi brevi. Intanto la "due giorni" di festa ha coinvolto migliaia di ragazzi; il 1° dicembre, l'iniziativa della "marcia della pace", nell'ambito dei festeggiamenti del venticinquennale, ha visto sfilare gli alunni della scuola media "G.Marconi" con i loro disegni, manifesti, striscioni che hanno testi-
moniato la profonda sensibilità per questo tema. In testa al corteo dei bambini, c'era il "presidente onorario" del Comitato di Piscinola, Donato Mosella, già ex presidente nazionale del Csi e ora impegnato attivamente in politica, ma sempre con un occhio attento alle vicende associative. Nel pomeriggio di sabato si è svolta la maratona del volley, mentre il 2 dicembre centinaia di concorrenti hanno gareggiato per la gara di corsa su strada; infine, una esibizione di pattinaggio artistico e di alcune scuole di ballo nel complesso polifunzionale di Piscinola ha concluso la serie di iniziative per le celebrazioni. Il tutto alla presenza di autorità istituzionali, come l'assessore allo sport, Giulia Parente, e i massimi dirigenti a livello nazionale dell'associazione, come il presidente Edio Costantini, che ha vissuto una vera e propria "giornata napoletana", nonché il Consigliere nazionale e presidente del Csi Provinciale di Napoli, Salvatore Maturo. Ad aiutare i dirigenti di Piscinola nell'organizzazione di questo evento, notevole è stato l'apporto del comitato di Cava dei Tirreni, che con il suo presidente Mario Foresta, ha contribuito fattivamente nella buona riuscita dello stesso.
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VITACSI
VENDUTI PER SPORT di Leo Leone
Venduti per sport CSI E LIBERA INSIEME PER RICONCILIARE SPORT E LEGALITÀ Il tema della legalità oggi salta ai primi posti nella scala delle emergenze in cui si imbatte la nostra società. Un giorno un detenuto in un carcere di massima sicurezza, a proposito di "Legalità e Sport" ci elettrizzò con una testimonianza: "Molti di noi sono qui perché da bambini non hanno giocato abbastanza". Proprio da bambini, infatti, uno dei prerequisiti per avviare il gioco era definire le regole. Ecco allora il matrimonio tra Centro Sportivo Italiano e Libera. Stesso DNA e affinità di natura etica ed educativa. Comune il piacere di fare più che di parlare di queste cose. Entrambi abbastanza vaccinati da etichettature e da slogan di turno, anche perché ci sentiamo molto liberi... Liberi sì, come persone e come associazioni. Liberi a tal punto da dichiarare che lo sport subisce violenza dalle logiche di mercato, dal risultato ad ogni costo e sotto molti aspetti: spettacolarità, compra-vendita di atleti anche giovani e giovanissimi, tecniche che poco hanno a che fare con le persone e con le regole... e giù fino a dichiarare con dolente certezza che pur di ottenere il risultato, anche da parte dei giovani si ricorre a sostanze dopanti. Si è preso la distanza da quel giocare la vita che aveva tutt'altro senso quando l'attività ludica e sportiva affiorava nell'infanzia per esaltare e per celebrare la vita. E per questo si dava delle regole.
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Ad Angelo, questo il nome del detenuto, era mancata questa opportunità, e non solo a lui… Altri sono riusciti ad intossicare quel frutto meraviglioso privandolo della sua essenza gustativa: la regola. E nemmeno ci va più bene il ripeterci che lo sport è figlio del tempo e risente, perciò, dei contagi della storia. Ribattiamo: un figlio che si adegua in
Liberare lo sport per liberare la vita Cesenatico 22/30 giugno
tutto è destinato ad essere un pover'uomo. Un po' di dissenso non guasta perché è sempre sintomo di voglia di crescere e di essere libero. Per questo diciamo CSI e Libera: non ci rassegniamo all'esistente. no a partire dalle fasi territoriali fino alle manifestazioni nazionali. Il progetto "Liberare lo sport per liberare la vita" riguarda anche lo sport per disabili e per
Il progetto sull'educazione alla legalità all'in-
i rispettivi tecnici e animatori, come pure gli
terno dello sport non può passare che attra-
interventi di sport sociale che da sempre il CSI
verso i programmi delle attività e dei percorsi
realizza in contesti sociali in cui l'attività ludi-
formativi che li sostengono. Essi vanno com-
ca e sportiva si fa carico di bisogni e di pro-
misurati all'età e alla condizione dei pratican-
blematiche alle quali le istituzioni per lo più
ti. Per cui si prevedono delle scansioni che
cercano di far fronte con interventi di natura
rispettano le fasce in cui si articola il progetto
repressiva. In corso d'opera sono previsti
sportivo-educativo del CSI.
momenti di conduzione in comune e spazi
Per l'attività sportiva si prevedono i seguenti
seminariali e di convention tra le due associa-
passaggi.
zioni. Di certo una sinergia verrà attivata tra
• Attività ludico-espressiva e ludico-motoria
CSI e Libera circa taluni percorsi formativi
per gruppi di bambini e bambine dai 3 ai 5
come quelli rivolti agli educatori di strada.
anni e dai 6 ai sette anni.
Così come è previsto un momento forte in
• Attività polisportiva e monosportiva per
occasione della manifestazione sportiva
gruppi e squadre di ragazzi compresi tra gli 8
nazionale che si svolgerà a Cesenatico dal 22
e i 10 anni e i preadolescenti tra gli 11 e i 13
al 30 giugno e alla quale parteciperanno cir-
anni
ca 6000 atleti di tutte le fasce di età. È previ-
• Coppa "Fair Play" per attività monosportive
sta la partecipazione di circa 3000 giovani per
di squadra dai 14 anni in su.
i quali è riservato un momento associativo a
Per ciascuna di tali fasce di età sono previsti
forte valenza formativa e celebrativa proprio
percorsi formativi per animatori, istruttori tec-
sul tema della legalità nello sport.
nici, allenatori delle varie discipline ma anche
Don Luigi Ciotti sarà presente per vivere e ani-
per arbitri, giudici di gara, dirigenti e formato-
mare un'esperienza che vuole essere, non la
ri.
solita becera tribuna dell'effimero sportivo,
Una nota particolare merita la Coppa "Fair
ma un diverso modo, diciamo antagonista allo
Play" che farà da cornice alle attività di squa-
spettacolo sportivo corrente, per celebrare il
dra (tornei, campionati...) che si svilupperan-
gioco della vita.
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CINEMA!
QUEL CHE CONOSCEVAMO GIÁ DI ALì di Filippo Fenoaltea
Quel che conoscevamo Muhammad già di Alì... Alì IN USCITA IN ITALIA L'ATTESO FILM SULLA VITA DEL CAMPIONE CASSIUS CLAY Tra quanti hanno trasmesso sostanziali eredità avulse dalle loro gesta sportive, leggendario è ormai Cassius Clay - Muhammad Alì, post conversione all'Islam - distintosi per aver devoluto tanta notorietà al dibattito sociale. L'integrità del personaggio è con certezza discutibile. Il solo contesto, la boxe professionistica, nei suoi anni è tra i più contaminati; irriguardoso è invece Alì, sebbene strategico, nella spavalderia ostentata con sovente assenza di rispetto. Vi è però un versante della sua condotta, al di fuori del ring, il cui germe di sportività si rivela quanto mai autentico. Lo sport è una sfera delimitata da regole sovrane. Sportivo può dirsi solo chi è pronto a contrapporvisi, arrestando il gioco o alzando la voce, qualora identifichi nelle stesse contraddizione agli ideali decubertiani. Alì, parafrasando tali ideali, ha edificato un'esistenza. A misurarsi in questa insidiosa trasposizione cinematografica il regista Micheal Mann (L'Ultimo dei Mohicani, Heat e The Insider). Anni addietro fu Oliver Stone a meditare sulla fattibilità di un simile progetto, ma nulla venne concretizzato. Alì, il film, si rivela un'opera di discreto intrattenimento. La sua veste estetica è di ottima qualità. Riprese tradizionali si alternano a sequenze in digitale, scandendo con tale artificio l'avvicendamento ed il timbro delle ambientazioni. Meticolosa è la cura del dettaglio, dalle interpretazioni dei protagonisti alla bontà dall'azione sul ring. Il limite deriva dall'aver avvilito le
"Mi è stato regalato così tanto dalla vita nella sua prima parte... mi sembra giusto che adesso voglia riprendersi qualcosa..."
attese in una trama approssimativa, vagante, con fare incerto, dal primo mondiale contro Sonny Liston, all'epica notte nello Zaire con George Foreman. Regna nella sceneggiatura una carenza di nomi ed antefatti, sul-
l'erroneo assunto che lo spettatore conosca già e con effetto consuntivo di grande smarrimento. La sensazione è che, dietro un timore di smentita, la penna di Mann e del coautore Eric Roth - oscar alla sceneggiatura con Forrest Gump - si sia volutamente limitata a raccontare quanto già di dominio pubblico, evitando l'azzardo dell'interpretazione soggettiva. L'enfasi intrinseca nella vita del campione e l'abbondanza di filmati di repertorio avrebbero reso allora preferibile l'adozione della tecnica documentaristica, come eseguito dal celebratissimo When we were kings. Nel convulso intercedere degli eventi riusciamo appena a captare cenni relativi al rapporto di Alì con Malcom X, da cui il suo impegno contro le discriminazioni razziali; la conversione all'Islam, i suoi tre matrimoni ed il conflittuale rapporto con il padre, il tutto, sulla falsariga dominante, spoglio di premesse, supporti, analisi e retroscena. Osserviamo così talento e coraggio esibiti, l'intercalare ritmato della sua dialettica e lo sport, linguaggio universale, al pari di musica ed arti visive, vettore di ideali ubiqui ed atemporali. Alì è metafora dell'andare dove si crede e non dove conviene, al prezzo di carcere, squalifiche e conseguente crisi finanziaria. "Mi è stato regalato così tanto dalla vita nella sua prima parte... mi sembra giusto che adesso voglia riprendersi qualcosa...", ha dichiarato in un intervista, da uomo di sport, di fronte alla malattia.
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Centro Sportivo Italiano LETTERA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ON. SILVIO BERLUSCONI Signor Presidente, chi le scrive è il presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano, una associazione fondata nel 1906 per raccogliere le tante realtà associative dello sport cattolico, che fu cassata dal regime fascista nel 1927 e si ricostituì nel 1944. Alle spalle abbiamo, dunque, quasi un secolo di storia, nel quale arco di tempo abbiamo dato allo sport italiano tanti grandi campioni di ogni disciplina, da Rivera a Gimondi, da Signori ad Albertini, oltre a dirigenti e tecnici altamente qualificati. Lo stesso Artemio Franchi, che qualche decennio fa guidò così bene il calcio italiano, aveva cominciato la sua carriera sportiva nelle nostre fila. Il nostro vero motivo di orgoglio, però, è di aver consentito a generazioni di italiani di accostarsi alla pratica sportiva. Se oggi lo sport di massa è diventato in Italia una bella realtà, il merito è anche nostro. Ebbene, ci sono fondate preoccupazioni che il Centro Sportivo Italiano debba rinunciare ad una parte del suo impegno verso i giovani che popolano le grandi periferie urbane, i piccoli centri del Mezzogiorno, gli oratori di tante parrocchie. Il motivo è semplice: come tutto lo sport italiano, abbiamo subito negli ultimi anni le conseguenze del crollo dei proventi che il CONI traeva dai concorsi pronostici. Una parte minima di quegli incassi, lo 0.90% , il CONI lo destinava infatti al finanziamento globale del CSI e delle altre associazioni similari. Ora quel finanziamento, già risibile, è diventato pressoché inesistente. Negli ultimi due anni noi, come tutte le associazioni del settore, siamo andati avanti grazie al contributo straordinario concessoci dal Parlamento in sede di leggi finanziarie del 2000 e 2001. Quest'anno, però, le cose sono andate diversamente e il Governo ha respinto ogni proposta volta ad assegnarci in Finanziaria un contributo che ci consentisse di programmare anche per il 2002 un'attività di forte incisività sociale. È pur vero che è stato accolto un ordine del giorno che raccomandava al Governo di considerare la possibilità di reintrodurre tale contributo in sede di collegato alla Finanziaria, ma a tutt'oggi manca ogni indicazione sulla reale volontà del Governo di tener conto di tale raccomandazione. Tuttavia la prego di credere, signor Presidente, che il problema vero non è in quella manciata di soldi che il Governo potrebbe o non potrebbe concederci per il 2002. Per tradizione il nostro lavoro è fatto di volontariato. Per tradizione e per necessità i 100.000 operatori del CSI sono abituati a fare molto con pochissimo: basti pensare che l'intero nostro bilancio nazionale di un anno è oggi inferiore al costo di un promettente calciatore di serie C, e che con quella modesta cifra riusciamo a mantenere in attività 800.000 atleti e 12.000 società sportive. In qualche modo, non so ancora come, cercheremo di andare avanti anche nella situazione impossibile che si è venuta a creare in questi giorni, dopo che il CONI ci ha preannunciato un ulteriore, pesantissimo taglio del suo contributo. Ciò che mi preme sottolinearle invece, signor Presidente, è la situazione incredibile che è all'origine di tante difficoltà odierne. Lo sport non è più quello di un tempo, quando l'attuale sistema sportivo italiano fu impostato, nel 1942. Allora allo sport si chiedeva di preparare pochi atleti che conquistassero medaglie e record per dare lustro alla Nazione. Oggi ci sono milioni di cittadini che praticano lo sport come esercizio di un loro diritto fondamentale, che prescinde dalla possibilità di diventare campioni. Nell'attuale pratica sportiva trovano espressione bisogni sociali importanti, quali il bisogno di salute, di socializzazione, di emancipazione, di integrazione, di uso creativo del tempo libero, di lotta alla sedentarietà. Si tratta di una domanda di sport largamente accolta e sostenuta negli altri Paesi occidentali, e ormai riconosciuta anche dalle istituzioni comunitarie europee, che ne hanno sottolineato il valore nel Trattato di Amsterdam e nella "Dichiarazione di Nizza". Eppure in Italia questa forma di sport è ancora in attesa di un riconoscimento istituzionale che la inquadri e che chiarisca con quali connotazioni vada promossa e con quali mezzi finanziari. Diventata maggioritaria sotto il profilo dei numeri rispetto allo sport olimpico e allo sport professionistico, essa continua ad essere minoritaria quanto ad attenzioni e sostegno. Da questa grave lacuna, che è lacuna di civiltà e di cultura sportiva, nasce l'attuale difficile situazione del CSI. Se non lavoreremo tutti insieme - istituzioni, sport di vertice e sport di base - ad far lievitare la qualità della pratica sportiva e la cultura che la ispira, lo sport è destinato a vivere momenti di forte declino, di perdita di senso e di abbandono. Mi sembra davvero irreale che il Governo, nel momento stesso in cui riconosce la rilevanza sociale del fenomeno sportivo dedicandogli un Museo, manchi l'opportunità di riconoscere e garantire il movimento che è alla base di una vasta parte di quel fenomeno, ed anzi lo metta a rischio di estinzione. Le porgo queste mie osservazioni con grande amarezza ma senza spirito polemico, animato soprattutto dal timore che il perdurare dell'attuale situazione, o peggio il suo ulteriore degradarsi, disperda irreversibilmente un grande patrimonio di esperienze e di capacità poste al servizio di tutto lo sport italiano. Nel mentre confido di averle messo a disposizione ulteriori elementi di valutazione, le assicuro la piena disponibilità mia personale e del Centro Sportivo Italiano a collaborare ad un serrato processo di dialogo e di confronto tra le istituzioni e il mondo dello sport che rappresentiamo, affinché le esigenze del settore siano più nitidamente inquadrate e ad esse si possa dare celere soluzione. Roma, 17 gennaio 2002
Edio Costantini
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DOSSIER
LO SPORT CHE NON C’È: UN DIRITTO PER TUTTI di Andrea De Pascalis
Lo sport che non c'è: un diritto per tutti IL DIFFICILE MOMENTO DELLO SPORT DI BASE, SOSPESO TRA MUTAMENTI IN ATTO E MANCANZA DI RIFORME. IN CAMMINO VERSO LA CONFERENZA NAZIONALE DEL CSI SULLO SPORT DILETTANTISTICO Quale funzione ha, se gliene viene riconosciuta una, la pratica sportiva di massa nella società italiana? A chi spetta il compito di far sì che essa si sviluppi ulteriormente? Come mai, dopo 13 legislature, il settore è ancora privo di riconoscimenti giuridici e di norme di supporto? Perché "sport per tutti" è un concetto assunto nelle carte europee, ed è una forma di pratica sportiva sviluppata perfino negli Stati Uniti, ma
in Italia è qualcosa di cui non si parla più? Di chi è la responsabilità se oggi associazioni come il CSI rischiano di dover contrarre le attività proprio mentre la domanda sportiva investe circa 15 milioni di cittadini? Ha ancora un senso la tanto sbandierata peculiarità del sistema sportivo italiano, unico in Europa ad avere al suo centro un Comitato Nazionale Olimpico facente funzione di onnicomprensivo Ministero
dello sport? Di domande così, in quest'inizio di 2002, se ne potrebbero fare tante. Tutte gonfie di amarezza e tutte legittime, se si considera che mai come in questo momento il libero associazionismo sportivo non federale si è visto minacciare nel suo stesso diritto di esistere. Nell'arco di un mese, dalla metà di dicembre 2001 alla metà di gennaio 2002, tre campanelli di allarme si
sono messi a suonare. Prima c'è stata la decisione del Governo di non accogliere nella Finanziaria 2002 alcun emendamento per la concessione di un contributo straordinario che consentisse al CSI e agli altri Enti di promozione di compensare nel 2002 il crollo dei proventi del Totocalcio, contributo concesso dal precedente Governo nel 2000 e 2001. Negli stessi giorni il CONI ha comunicato che prevede di tagliare
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DOSSIER
LO SPORT CHE NON C’È: UN DIRITTO PER TUTTI
UN SISTEMA "INGESSATO"
ulteriormente, nel 2002, i già esigui fondi destinati agli Enti. Il terzo fatto negativo è nell'annuncio che il Ministero con vigilanza sullo sport sta preparando una propria proposta di legge sulle società dilettantistiche, che dovrebbe colmare la lacuna lasciata dalla mancata approvazione, nella XIII legislatura, proprio in dirittura di arrivo, del disegno di legge 769 sulle società sportive dilettantistiche e gli Enti di promozione, su cui ormai c'era la convergenza di tutte le forze parlamentari. La questione, non piccola, è che nell'attuale versione del disegno di legge tutta la parte relativa agli Enti di promozione è semplicemente... sparita, spazzata via. Il comune denominatore di queste ultime vicende è chiaro: un mix di disinteresse e di ostilità alligna nei Palazzi della politica e dello sport nei confronti di tutto ciò che non frutta fanfare e medaglie ma bada soltanto a soddisfare il diritto elementare di ogni cittadino a praticare lo sport che più gli aggrada. Un diritto, si badi, riconosciuto dappertutto, tranne appunto in Italia. A corto di finanziamenti e di riconoscimenti lo sport extrafederale è sem-
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pre stato, e qualcuno potrebbe pensare e dire che in fondo si può continuare così. Invece, quella aleatorietà, ora diventa davvero pericolosa, poiché il CONI continua ad avvitarsi in una crisi senza fine, che è di idee e di coraggio prima ancora che finanziaria; e così il sistema sportivo italiano rischia di trovare la sua "tempesta del secolo", affondando in una crisi strutturale senza precedenti. Navigare in tali acque tempestose senza vele (finanziamenti) e senza timone (norme di garanzia) diventa un'impresa più spericolata di una traversata del Pacifico in solitario. Perché succede? Che speranze ci sono di cambiare le cose? E con quali strumenti? Una riflessione di questo tipo si impone oggi a tutto il CSI, dalle sue strutture centrali alla più piccola società sportiva, perché o l'Associazione decide di battersi, tutta insieme, o si rassegna a perdere per strada i suoi "pezzi" più deboli, finendo con l’essere essa stessa più debole, o peggio ancora, il rinunciare a brandelli della sua identità, diventando, nella migliore delle ipotesi, un’organizzazione ancillare dello sport olimpico.
SPORTIVO
In quasi sessant'anni di vita della Repubblica Italiana, il fenomeno sportivo ha prodotto e subìto infiniti cambiamenti, che rendono oggi la sua realtà molto diversa da quella di un tempo. Eppure, se guardiamo alle connotazioni strutturali del sistema, ci accorgiamo che esso è rimasto sostanzialmente "ingessato" nella sua forma iniziale, come se il cambiamento non fosse stato percepito dal legislatore. Il sistema sportivo nato con la legge del 1942 nel dopoguerra aveva nel CONI il gestore dell'intera rete sportiva, finanziata autonomamente grazie alle lotterie sportive. All'interno dell'esperienza sportiva, tale sistema assegnava la centralità alla prestazione e rendeva di fatto il modello sportivo italiano un modello ad uso esclusivo di chi aveva le potenzialità necessarie per ottenere buoni risultati, escludendo tutti gli altri possibili praticanti. Di qui la posizione di marginalità del CSI e delle altre associazioni che non operavano in base a criteri della selezione esasperata e finalizzata all'eccellenza. Nel tempo la situazione è stata solo parzialmente modificata con la benevola elargizione di un contributo agli Enti e con il riconoscimento concesso dal CONI nel 1976. Ma la posizione dominante del CONI è rimasta intatta. Questo modello costituiva e costituisce un'aberrazione che non ha uguali negli altri paesi occidentali, dove la preparazione olimpica rappresenta una parte dello sport, certo la più visibile, ma non "tutto lo sport". In Italia questa anomalia, che ha sempre impedito di prestare attenzio-
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ne allo sport di massa non finalizzato alla prestazione di eccellenza, è stata fatta passare come ricchezza, un meccanismo così straordinario e prezioso da non tollerare mutamenti. Ed infatti nessuna proposta di legge di riforma sportiva - e nel tempo ne sono state presentate tantissime - è mai riuscita ad approdare nelle aule parlamentari.
MA IL CAMBIAMENTO È INEVITABILE Tutta la storia umana è fatta di evoluzione, di progresso, anche se c'è chi rema contro. Ed è così anche per la storia dello sport. Per restare al sistema sportivo italiano, negli anni più recenti sono intervenuti almeno quattro fattori che di fatto lo hanno modificato: • la globalizzazione dello spettacolo sportivo, che, assegnando risorse ad una parte sempre più ridotta ed elitaria dello sport, ha finito col provocare la rottura interna del principio della mutualità tra le varie componenti; • il declino numerico dei praticanti dello "sport che esclude" (lo sport selettivo) e il contemporaneo affer-
marsi di uno "sport che include", quello cioè che impegna il maggior numero possibile di persone a prescindere dalle loro potenzialità tecnico-agonistiche, al punto che oggi i tesserati delle Federazioni costituiscono appena il 20-25% dei praticanti continuativi; • il tramonto della capacità del CONI di autofinanziarsi attraverso giochi e lotterie sportive, fattore che già da due anni costringe lo sport a dipendere, per sopravvivere, dai finanziamenti straordinari del Governo, così cancellando, tra l'altro, il mito dell'autonomia dello sport dalla politica; • l’affermarsi di forme di sport a spiccata utilità sociale, tali da poter fare considerare le loro proposte di attività una risposta ad alcuni dei bisogni primari prefigurati dal sistema dello Stato Sociale (Welfare) dell'oltre 2000.Sotto questi colpi di piccone il sistema ha cominciato a fare acqua. Eppure si fa finta di non vedere, e si continua a difendere l'intangibilità del vecchio sistema.
UN DOVERE ANCHE PER IL GOVERNO ITALIANO È arrivato l'Euro, e ci hanno spiegato
che siamo diventati tutti più europei. Peccato che non si avverta la responsabilità di diventare europei anche in materia di sport. Le caratteristiche specifiche e le funzioni sociali che lo sport deve assumere in Europa sono state fissate dal Consiglio europeo di Nizza (7/9 dicembre 2000), con una dichiarazione di princìpi dei quali i Governi sono invitati a tener conto nell'attuazione delle politiche comuni. Nella carta di Nizza si distingue tra sport federale da un lato e sport dilettantistico e sport per tutti dall'altro. Di quest'ultima forma di sport si dice: "L'attività sportiva deve essere accessibile a tutte e a tutti, nel rispetto delle aspirazioni e delle capacità di ciascuno e nella diversità delle pratiche agonistiche o amatoriali, organizzate o individuali". A tale proposito gli Stati membri devono impegnarsi a promuovere "il volontariato sportivo, nell'ambito delle rispettive competenze, con misure che favoriscono una protezione pertinente e un riconoscimento del ruolo economico e sociale dei volontari...". Questo tipo di sport deriva la sua importanza da qualcosa in più rispetto al solo agonismo. Esso " è un'attività umana che si fonda su valori sociali, educativi e culturali essenziali. È un fattore di inserimento, di partecipazione alla vita sociale, di tolleranza, di accettazione delle differenze e di rispetto delle regole". Non sembra che da noi se ne voglia tenere conto. Si continua ad insistere in una direzione che considera lo sport finalizzato all'alta prestazione come l'unico sport legittimo, l'unico possibile.
UN PROBLEMA CULTURALE Perché questa battaglia conservatrice, che è fuori dal tempo e dalla storia? Perché tanta fatica a convincere istituzioni e semplici cittadini delle buone ragioni della pratica sportiva quale diritto di ciascuno di noi? Il problema è in gran parte di ordine culturale. Paghiamo lo scotto della
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DOSSIER
LO SPORT CHE NON C’È: UN DIRITTO PER TUTTI
subalternità culturale di tantissimi settori del Paese alla retorica dispiegata dal grande sport agonistico per giustificare se stesso, per cui lo sport miliardario si identifica in alcuni momenti con la Patria, e la conquista di una medaglia viene intesa come prova di civiltà. Da quest'immagine forzosa e forzata, puntualmente presentata all'incasso nei momenti critici, nasce l'intangibilità del sistema e di ogni suo anacronismo. In troppi pensano che la civiltà sportiva in Italia si misuri dal numero di volte che si alza il tricolore sul pennone di un'Olimpiade e non dal numero di praticanti che ogni giorno affollano gli impianti, i cortili delle parrocchie o i semplici spazi verdi. Finché in Italia la cultura sportiva dominante sarà questa, dai bar di paese ai banchi del Parlamento, sarà difficile ottenere al più presto un'inversione di rotta.
GIÀ E NON ANCORA Esiste ancora un sistema sportivo "coerente" in Italia? La risposta è negativa. L'unitarietà del sistema si è frantumata da un pezzo in più tronconi, tanti che è perfino difficile elencarli. Ci sono lo sport spettacolo ricco, lo sport spettacolo povero, lo sport agonistico che è professionistico ma non fa spettacolo, lo sport dilettantistico federale, lo sport per tutti, lo sport dei club privati, lo sport fai da te. Spesso le contrapposizioni sono anche all'interno di uno stesso settore: si guardi ai conflitti in corso nella Lega Calcio Professionisti. Se il vecchio sistema è tramontato, il nuovo non si è ancora delineato chiaramente. Siamo in mezzo al guado. La deriva che si avverte più chiaramente nei bisogni sportivi degli Italiani è quella che conduce allo sport modello "fai da te" o "mordi e fuggi". Sono modelli che non giovano a nessuno: né alle Federazioni, né agli Enti di
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promozione, né allo sport in sé, né ai praticanti. Abbiamo davanti due possibilità: a) guidare l'evoluzione verso un modello socialmente accettabile e strutturalmente coerente; b) restare a guardare e lasciare che il sistema accentui la frammentazione e l'incoerenza interna. È forte l'impressione che le istituzioni politiche e sportive non abbiano ben chiaro tale punto. Il legislatore va aiutato a capire, a superare la tentazione dell'immobilismo e ad elaborare un progetto ben fatto di civiltà sportiva per l'Italia che verrà.
QUALE STRATEGIA POSSIBILE? Come riuscirci? L'impressione è che solo un vasto movimento di opinione, sollecitato dalla base di più associazioni, che sia espressione di decine di migliaia di società sportive, centinaia di migliaia di operatori e di milioni di praticanti potrà valere a vincere le resistenze e l'indifferenza. Nello specifico del CSI, della sua
connotazione attuale e della sua tradizione, ciò significa semplicemente tornare ad essere soggetto attivo di politica sportiva, ma in un modo nuovo e più efficace rispetto al passato. L'esperienza di tanti fallimenti della politica sportiva italiana almeno una cosa l'insegna: senza movimento dal basso sarà difficile cambiare le cose, perché le riforme elaborate nelle stanze del Parlamento prima o poi si insabbiano nelle secche dei veti incrociati e delle lobbies trasversali. L'azione del CSI, dalla base al vertice, dovrebbe dunque cambiare prospettiva. Pur non trascurando il dialogo diretto con le istituzioni, o il cercare di coagulare intorno ai diritti dello sport "minore" l'attenzione e gli sforzi di parlamentari disponibili, è l'associazione nel suo insieme che deve mettersi in movimento. Una chiave di condotta può essere quella suggerita dalla logica che informa il concetto di "cittadinanza attiva". Il termine, che si sta facendo largamente strada nell'associazionismo di terzo settore, è connesso all'idea di una cittadinanza che non sia attesa passiva del riconoscimento dei propri diritti, ma atteggiamento attivo, fatto di coinvolgimento personale, di assunzione di ruoli ed esercizio di responsabilità. Diventa però importante individuare il modo in cui tali concetti possono essere applicati all'azione di politica sportiva del CSI, con quali strumenti e al servizio di quali idee-guida. Negli ultimi mesi l'Associazione ha lavorato alla stesura di un progetto culturale sportivo che già fornisce molte delle risposte necessarie. Di lì partiremo, nei prossimi numeri di Stadium, per approfondire gli scenari dell'impegno propositivo del CSI, anche come percorso di riflessione in vista della Conferenza nazionale su "Lo sport che verrà: un diritto per tutti", che il CSI ha programmato per il 18 maggio prossimo, in concomitanza con il Congresso nazionale.
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VITACSI
LA FINESTRA SUL CORTILE a cura di Enrico Mastella
La finestra sul cortile A VICENZA GLI OSPITI DEL S. PIO X DAL CARCERE COMUNICANO LE LORO ESPERIENZE
Tra le diverse iniziative realizzate da due anni a questa parte dal CSI vicentino in collaborazione con la Casa circondariale di Vicenza, c'è la realizzazione di uno spazio, che è stato ribattezzato "Finestra San Pio X". Qui affacciano alcuni ospiti del carcere veneto che propongono le loro riflessioni di carattere sportivo.
«Già da due anni è iniziata una collaborazione tra l'Istituto Penitenziario di S. Pio X e il Centro Sportivo Italiano di Vicenza che svolge, all'interno di questo Istituto, attività ludico-motoria. Lo scorso anno, grazie alla collaborazione tra il CSI e l'Associazione di Volontariato ''Progetto Carcere 663Acta non verba” il Vicenza di ''Pablito'' Rossi e degli altri giocatori vice-campioni d'Italia negli anni '80, è sceso in campo contro la ''nazionale” dei ristretti presso l'Istituto: occasione importante che ha sottolineato l'impegno del m o n d o sportivo locale
CARNEVALE sul piano della solidarietà umaEcco ci siamo na. Nuove iniziaQuello che noi aspettavamo tive stanno parCarnevale con le maschere tendo: i corsi di Per sorridere e scherzare arbitro e di alleDimenticare ed apprezzare Quello che il destino ci vuole regalare. natore che si Non siamo felici ma nemmeno concluderanno Siamo scontenti con il rilascio di Recitiamo ascoltiamo e cantiamo un patentino. Carnevale è da festeggiare Alcuni detenuti Dimentichiamo per il momento La nostra sofferenza hanno partecipaÈ festa to, e partecipaNon dobbiamo pensare no, a partite di che siamo chiusi senza creare calcio, pallavolo ciò che domani ci possa aiutare È Carnevale e ogni scherzo vale ed altro: una moAnche per noi dalità significativa Che ci piace indovinare ed importante Sospiriamo e gridiamo per concretizzare È carnevale anche per voi il contatto con la E invitiamo tutti a Divertirsi e scherzare insieme a noi comunità esterna Che cerchiamo in qualche modo al carcere avvadi recitare. lendosi del ''linS. P. (ospite del San Pio X) guaggio'' del mondo sportivo. Se si accetta questa importante sfida tramutandola in realtà, sarà dimostrato che lo sport può unire ed abbattere gli ostacoli, sia mentali sia culturali. E allora proviamoci!». Mariagrazia Bregoli Direttore della Casa circondariale di Vicenza
Disegno di Nevio De Zolt
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ARGOMENTI
PASSATO, PRESENTE E FUTURO DELL’ERBA SINTETICA di Ted Robani
Passato, presente e futuro dell'erba sintetica NEI CAMPIONATI CSI SI UTILIZZANO DA ANNI I MANTI ARTIFICIALI DELLA ITALGREEN S.P.A. Agli inizi degli anni ottanta, quando venne fondata a Villa d'Adda la prima azienda Italiana strutturata per produrre erba sintetica, parlare di superfici artificiali da utilizzare per la realizzazione dei campi da calcio sembrava un argomento più adatto alla fantascienza che alla realtà. In un'epoca in cui giocare a calcio sembrava più "naturale" e meno im-
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pegnativo, erano infatti in pochi a credere che, nel giro di pochi anni si sarebbe giunti ad un tale grado di tecnologia e di qualità costruttiva da rendere l'erba artificiale della cosiddetta "terza generazione" addirittura materia di interesse e approfonditi studi da parte della FIFA. In verità, la strada per vincere la diffidenza iniziale e far apprezzare a pie-
no le caratteristiche ed i vantaggi dell'erba sintetica è stata lunga e non priva di difficoltà. Ma, grazie all'effettiva qualità del prodotto ed alla spinta promozionale impressa in special modo dal fenomeno del "calcio a cinque", circolo dopo circolo, le superfici hanno vinto la prova "sul campo", stimolando i produttori alla ricerca di soluzioni che risultassero sempre
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innovative ed al passo con i tempi. I tappeti in erba sintetica, sono passati dalla prima generazione, con meno punti al metro quadrato e più sabbia all'interno, a quelli della seconda generazione più bassi e compatti, e anche le scelte del filato utilizzato per la tessitura dal polipropilene al polietilene, sino ad arrivare alle fibre ibride composte da copolimeri. Tutta questa ricerca e queste modifiche regalano oggi al mercato una gamma di superfici che si adatta ad ogni tipo di sport, aree verdi dedicate al gioco dei bimbi ed all'arredamento. Siamo così arrivati al presente, ed è alquanto stupefacente che, nonostante sia di strettissima attualità il tema dei campi ghiacciati, impraticabili per la troppa pioggia o resi indecenti da continue competizioni, a nessuno venga in mente di ricordare che, con i nuovi manti artificiali tutti questi problemi sarebbero eliminati, senza nulla togliere allo spettacolo o alle performance degli atleti. Polemiche a parte, un contributo significativo al successo dei manti artificiali ed alla loro divulgazione in Italia è da attribuire sicuramente al CSI, che, dando prova di grande lungimiranza, è stato sicuramente il vero precursore dei tempi, cogliendo immediatamente i vantaggi dell'erba sintetica e permettendone l'uso, in tornei e competizioni, con anni di anticipo
rispetto agli altri. Non a caso nelle parrocchie italiane si trovano alcune tra le più belle e moderne realizzazioni per il calcio a sei e a sette, classiche attività del Centro Sportivo Italiano. Tornando al presente, ci sembra comunque doveroso informare dello storico via libera dato a giugno dalla Lega Nazionale Dilettanti, che ha inserito l'erba sintetica nelle superfici omologate per le attività agonistiche, sino ad arrivare al Campionato Nazionale Dilettanti. Attualmente esistono sul territorio nazionale alcuni meravigliosi esempi di queste realizzazioni, già omologati e utilizzati a pieno regime per i campionati e gli allenamenti. Ma qual è stato il percorso utilizzato dagli esperti del settore per determinare i parametri di qualità? Innanzitutto si è partiti dall'attenta osservazione dei manti in erba vera e dalla loro risposta meccanica alle varie sollecitazioni impresse da-
gli atleti durante le varie fasi di gioco. Questi, unitamente alle caratteristiche tipiche di morbidezza, indispensabili per il takle scivolato, ed alle possibilità di utilizzo del campo con le normali calzature da calcio, sono stati i traguardi più difficili da raggiungere e che hanno impegnato maggiormente nella messa a punto del prodotto. Ora, con le nuove fibre utilizzate e le più moderne tecniche di riempimento, la perfezione raggiunta è veramente incredibile, al punto da rendere meno frequenti per gli atleti i traumi muscolari ed alle articolazioni. Forse si dovrà ancora aspettare per vedere il manto di San Siro finalmente in ottime condizioni grazie ad un tappeto artificiale, ma molto ci fa presupporre che in un futuro alquanto prossimo la maggior parte delle competizioni si giocherà su superfici sintetiche, senza manutenzione, ed in grado di assorbire con disinvoltura i sempre più frequenti impegni di gioco e di allenamento, rimanendo inalterate ed al top della "forma". Magari ci verrà la nostalgia per il profumo dell'erba tagliata di fresco, ma solo sino a quando non verrà trovata la giusta essenza, da aggiungere ai prati sintetici.
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ARGOMENTI
CULTURA E POLITICA: I DUE NODI DELLA RIFORMA DELLO SPORT
di Mons. Carlo Mazza
Cultura e politica: i due snodi della riforma dello sport Alle difficili prospettive che attendono nel 2002 lo sport di base, schiacciato tra taglio dei finanziamenti e mancanza di riconoscimento, sono dedicate alcune pagine di questo stesso numero di Stadium. Sull'argomento è intervenuto anche il direttore dell'Ufficio nazionale della CEI per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, mons. Carlo Mazza, la cui autorevole opinione ospitiamo qui di seguito. La vicenda attuale dello sport di base, per quanto concerne la sua sussistenza economica, richiede una valutazione precipua esigente, critica, lungimirante. La cosiddetta "questione economico-finanziaria" diventa la spia rivelatrice di un più ampio
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ventaglio di problemi che si innestano essenzialmente nel cambiamento culturale e politico in corso del nostro paese. Essendo lo sport parte integrante del presente sviluppo italiano, cultura e politica dello sport rappresentano i veri snodi della vertenza "economica".
CULTURA Il cambiamento in atto dagli anni settanta coinvolge il sistema di valori condivisi della nostra esistenza personale e convivenza civile. Siamo un popolo in crescita positiva, trascinante, ma anche un popolo che si interroga sul futuro. Questo riguarda, per così dire, i massimi sistemi, ma tocca anche i micro-sistemi come è quello dello sport in genere e quello di base in specie. Più nel dettaglio, riguarda il modo di concepire oggi l'uomo - anche l'uomo sportivo - non più sotto il profilo meramente idealistico o neo-illuministico ma nella sua singolarità-concretezza personale, fatta di umori, sensazioni, emozioni, corporeità, affettività, attese e smarrimento esistenziale, in una parola la sua originale soggettività. Questo uomo ha bisogno di categorie e strumentalità culturali nuove per ricomprendersi, percepirsi e definirsi rispetto al vivere quotidiano e al suo destino. Dunque l'uomo pone
domande di senso, anche in modo drammatico. Cadute le grandi mitologie ideologiche, i riferimenti forti e omnicomprensivi, ci dibattiamo nel particolare, nel frammento, con scarsa visibilità nella prospettiva. Viviamo in un clima nebbioso, sospeso, spesso indecifrabile, senza certezze, in un mare di parole vuote, inconsistenti, inconcludenti. Chi dice, poi disdice; chi parla, poi smentisce; chi promette, poi disillude; chi s'acconcia, poi deflette; chi enuncia, poi se ne dimentica; chi vorrebbe ma scopre di essere impotente. In questo contesto non è agevole raccapezzarsi e discernere tra valori autentici e quelli finti. Non si trova subito il filo risolutore della matassa, con conseguenze di incipienti stati di depressione collettiva o di apatia generale che lasciano
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troppo spazio a furbizie intrecciate. La posta in gioco è di ordine culturale e coinvolge l'universo del sapere e dell'agire. Più precisamente si tratta della "questione antropologica" dove l'uomo si deve misurare con le residue e brucianti sfide della modernità, soprattutto nel loro essere finalizzate allo svuotamento della dimensione spirituale. Lo sport non è assente da questa "crisi" della coscienza e dei criteri di affermazione del valore ineludibile della persona in sé e nel suo necessario relazionarsi con la società. Ora, lo sport serve a dare risposta a queste istanze? Qual è il suo contributo specifico? Non è facile individuare risposte esaustive e soprattutto risposte che non siano sovradimensionate e falsate dalla retorica. È certo che lo sport genera cultura umanizzante, rispon-
de a bisogni di relazioni positive e piacevoli, ordina la vita verso obiettivi precisi, allena alla disciplina degli istinti, promuove una socialità integrante e aperta, solidale e fraterna. Ma perché questo dinamismo virtuoso possa giungere a buon fine, è necessario, a tutt'oggi, un impegno diuturno, sistematico, mirato; è necessario un investimento sostanziale nella formazione dei dirigenti, degli allenatori; è necessaria un'altra "esemplarità” nello sport professionistico e, probabilmente, un'altra politica sportiva.
POLITICA Nella presente condizione ancor più è necessario che la politica riprenda il suo ruolo di indirizzo e di governo della realtà dello sport. Forse la politica pensa ad altro, è affaccendata in questioni grandi e complesse. Di fat-
to a chi interessa davvero lo sport? Nessuno trova ragione per morirvi. Dunque la situazione appare bloccata, in stato di stallo. O meglio, così sembra, e a chi mostra parvenza di conoscere i segreti dei palazzi sussurra e accenna a venturi interventi, di non ben evidente orientamento. Ma le supposizioni non fanno cultura politica. Oggi per lo sport di base, quello praticato da milioni di cittadini, ragazzi, giovani e adulti, si richiede un'autorevole riflessione, ai diversi livelli di responsabilità, tesa a riconsegnare allo sport il ruolo che gli spetta tra le molteplici attività umane, la dignità di istanza educativa-formativa della persona, la forza propulsiva di sostegno alla salute fisica e morale degli individui. Sembra vero affermare che la politica rispetto allo sport di base non pare aver molta fretta e non pare che abbia elaborato congetture e ipotesi plausibili. D'altra parte le rivendicazioni di potere non competono allo sport e non appassionano. Urge invece l'assunzione da parte della politica di una nuova consapevolezza circa i problemi dello sport di base e una decisa capacità di posizionamento dello sport nella ridefinizione politica dello "stato sociale". Quello che occorre è una nuova intelligenza della realtà sportiva di segno popolare e una ideazione progettuale generale che sappia dare nuovo impulso alla pratica sportiva con il concorso, armonico e positivo, delle istituzioni regionali e nazionali.
PROPOSTE • Avviare un aperto dialogo - rispettoso, civile, competente - tra tutte le componenti e i soggetti dello sport con le istituzioni statuali. • Governare lo sport di base nel senso di una sua riqualifica, di un suo riposizionamento, delle sue finalità (salutiste, fisico-motorie, competitive, educative, socio-culturali).
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UNO SPORT ALLA VOLTA
NEL MAGICO MONDO DELLO SCI DI FONDO di Francesca Marini
Nel magico mondo dello sci di fondo
sci di fondo Lo sci di fondo, che oggi conta un numero sempre crescente di appassionati, ha origini antichissime, determinate da esigenze e necessità di sopravvivenza. Gli sci nascono nei paesi nordici (da qui anche chiamato sci nordico) dove, durante la stagione invernale, la massa nevosa ricopriva totalmente le montagne, le colline, fino ad arrivare alle abitazioni, quindi essi rappresentavano l'unico mezzo di locomozione per i primi abitanti delle regioni scandinave. Gli sci servivano per andare a caccia e procurarsi il cibo necessario e per spostarsi da una località all'altra, percorrendo spesso itinerari molto accidentati. Con il passare dei secoli lo sci di fondo ha subìto una rapida e positiva evoluzione, diventando oggi uno sport sano e divertente che è possibile praticare in compagnia ed è in grado di stabilire un rapporto armonico tra l'uomo e la natura, penetrando nel magico mondo della montagna innevata. La stessa attività sportiva oggi, d'altro canto, vede impegnati molti atleti in competizioni nazionali, infatti questa specialità è stata notevolmente perfezionata sia nella tecnica sia nella regolamentazione. In Italia il fondo fu praticato per la prima volta intorno al 1915; venivano utilizzati materiali molto pesanti e naturalmente la battitura delle piste era praticamente inesistente. Il tutto si svolgeva senza itinerari prestabiliti in lunghe salite e ripide discese immerse fra i boschi. Oggi il gesto tecnico di questa disciplina ha subìto radicali mutamenti dando l'opportunità allo sciatore di utilizzare svariati passi e tecniche a seconda del terreno che si presenta.
Lo sci di fondo è in grado di stabilire un rapporto armonico tra l'uomo e la natura, penetrando nel magico mondo della montagna innevata.
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LA TECNICA CLASSICA È possibile distinguere tre tipi di tecniche quali: la tecnica classica, la tecnica di pattinaggio e quella di discesa. Nella prima tecnica, gli sci scorrono lungo un binario e il
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passo base utilizzato è chiamato il "passo alternato". Il modo più semplice per avvicinarsi a questo tipo di passo, è quello di simulare la normale andatura di marcia; camminando con naturalezza facciamo quindi scorrere gli sci sulla neve assecondando l'avanzamento con movimenti alternati degli arti superiori, in modo da facilitare il mantenimento dell'equilibrio dinamico del corpo. Prima di cimentarsi nell'esecuzione del gesto tecnico specifico, sembrano fondamentali alcuni suggerimenti ed esercizi preliminari graduati, necessari per iniziare a sviluppare il giusto equilibrio, la sensibilità e la coordinazione dei movimenti; ele-
Attività pratiche • Con un solo sci: 1) monopattino, appoggiando il piede divaricato di punta effettuare delle spinte; 2) balzare spostando tutto il peso del corpo sullo sci che scorre diagonalmente. • Con entrambi gli sci: 1) balzare diagonalmente in avanti spostando il peso del corpo da uno sci all'altro disponendo successivamente lo sci sullo spigolo interno. • In avanzamento: 1) sollevare alternativamente i due sci durante una circonduzione delle braccia; 2) sollevare alternativamente con slancio in avanti del braccio opposto.
Attività pratiche • Con un solo sci: 1) camminare sollevando lo sci che viene portato in avanti; 2) balzare in avanti spostando il peso del corpo sugli sci. • Con entrambi gli sci: 1) disegnare sulla neve fresca dei soggetti quali: una stella, una croce... 2) cambiare il ritmo, l'ampiezza dei passi e la direzione, ricercando progressivamente il piegamento di ginocchia e caviglie; 3 )fare due o tre passi e lasciare scivolare gli sci.
menti questi che rappresentano il punto di partenza per lo sci di fondo.
LA TECNICA DEL PASSO PATTINATO Passiamo ora alla tecnica del pattinato iniziando col dire che è senz'altro molto più giovane rispetto alla precedente, infatti compare agli inizi degli anni 80. Questo "nuovo modo di sciare" si diffuse velocemente prima fra gli agonisti e subito dopo
anche tra gli sciatori "domenicali". Nella tecnica del pattinato, gli sci non procedono più nel binario; si parte con le punte divaricate e gli sci leggermente inclinati all'interno; si avanzerà quindi con passi alternati, spostando il peso del corpo da uno sci all'altro, provando a far scorrere gli sci diagonalmente. Gli arti superiori asseconderanno il movimento in modo naturale. anche questa tecni-
ca prevede degli esercizi pratici atti a facilitare l'esecuzione del gesto tecnico.
LA TECNICA DI DISCESA L'ultima tecnica, che rappresenta una parte integrante nell'orizzonte del fondista, è la "tecnica di discesa". Nella discesa, l'esecuzione tecnica, non è altro che un adattamento della propria andatura al terreno
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UNO SPORT ALLA VOLTA
NEL MAGICO MONDO DELLO SCI DI FONDO
richiedendo particolare forza muscolare, né particolari doti di resistenza, garantiranno al bambino la massima tranquillità e una corretta interpretazione dei movimenti. Lo sci di fondo è una disciplina sportiva che mette a contatto con la natura, e fa godere del suo silenzio e delle sue meraviglie. È bello allontanarsi per qualche attimo dal caos e dalla routine quotidiana e tuffarsi in questo magico mondo ovattato. In fondo il fondo è un ottima ginnastica per il corpo e per la mente. In fondo in fondo…
Attività pratiche • Scivolare in posizione di equilibrio; • scivolare con piegamenti e distensioni degli arti inferiori; • scivolare spostando il peso del corpo da uno sci all'altro; • esercizi di percezione della posizione del bacino e della funzione dei muscoli addominali.
che si sta affrontando; il tipo di esercizio dipende poi dall'abilità tecnica dello sciatore e dalle finalità che ci si prefiggono. La posizione base e più semplice da praticare scivolando lungo un pendio, è quella di mantenere gli sci paralleli piegando le caviglie, le ginocchia e le anche, ricercando sempre equilibrio e centralità, grazie anche alla posizione delle braccia che si presenteranno leggermente avanzate. La tecnica di discesa prevede delle attività che metteranno lo sciatore in condizione di eliminare i comportamenti errati, quali la paura e la rigidità generale.
UNO SPORT PER TUTTI Ricordiamo che lo sci di fondo coinvolge tutte le età, dagli adulti ai più piccoli; in particolare i giovanissimi riescono di solito ad imparare a sciare per imitazione, ma sicuramente si mostreranno più stimolati e interessati se entrerà in gioco la componente ludica. Il gioco infatti, se adeguatamente organizzato e gestito con le dovute finalità, porterà il bambino a migliorare le proprie condizioni fisiche, a scaricare le tensioni emotive, ma soprattutto ad affinare le capacità coordinative specifiche che risulteranno utili per l'apprendimento del gesto tecnico. Si propongono, quindi, giochi con palle e piccoli oggetti, giochi di contatto e di gruppo, staffette e percorsi... ma saranno sicuramente anche molto utili giochi senza l'attrezzatura specifica che, non
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GIOCHI SENZA SCI 1) Camminare e correre sulla neve senza sci; 2) Effettuare una breve rincorsa e successivamente scivolare con entrambi i piedi appoggiati sulla neve; 3) Salire su un piano rialzato di neve e lasciarsi scivolare verso il basso (scivolarella); 4) Mantenendo un piede costantemente appoggiato sulla neve con l'altro imprimere delle spinte all'indietro (monopattino) cercando di scivolare in avanti; 5) Impugnando i bastoncini effettuare delle spinte all'indietro scivolando in avanti con i piedi pari. In gruppo: 1) Su terreno in leggera pendenza, marcare la neve con due linee trasversali distanziate di circa 10-15 m: con partenza dalla prima linea effettuare una rincorsa fino alla seconda e lasciarsi scivolare con entrambi i piedi appoggiati alla neve. Vince il bambino che effettuerà la scivolata più lunga con la misurazione che partirà dalla seconda linea; 2) Gara a staffetta su due percorsi paralleli simili, effettuando all'andata
scivolate con i soli piedi (utilizzando la spinta dei bastoncini), e, al ritorno correndo in linea retta.
GIOCHI CON GLI SCI • La cattura I bambini si muovono in ordine sparso nel campo con gli sci ai piedi: una coppia, tenendo una funicella (circa 2 m) alle due estremità cerca di catturare i compagni senza mollare la presa. I catturati (ogni 2) diventano a loro volta cacciatori con un'altra funicella. • Cambio Due squadre, ai lati opposti di un campo, alla parola "cambio" dovranno scambiarsi di posto con: passo alternato, passo pattinato, pattinaggio senza bastoncini... • Caccia al pallone Sono necessari alcuni palloni di 2 unità inferiori al numero dei bambini. I bambini si muovono liberamente sulla neve seguendo determinate andature. Ad un segnale convenzionato ogni bambino deve impossessarsi di un pallone; chi non riesce viene eliminato. Ad ogni ripresa del gioco vengono tolti dal campo 2 palloni.
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SALUTE
...E ANCORA PIÚ A FONDO di Sergio Cameli
…e ancor più a fondo
fondo Lo sci di fondo rappresenta il prototipo dello sport completo, in grado cioè di coinvolgere ai massimi livelli un elevato numero di apparati. L'esecuzione tecnica, infatti, richiede il contemporaneo impiego dei muscoli di tutti gli arti e del tronco con sollecitazioni atletiche notevoli e per una durata abbastanza lunga. Questo sport è considerato dal punto di vista fisiologico lo sport di resistenza per eccellenza. L'energia prodotta è infatti a carico del metabolismo aerobico. Il sistema cardiocircolatorio e quello respiratorio devono, quindi, garantire una adeguata fornitura di ossigeno ai muscoli. Negli studi di fisiologia applicata allo sport, gli sciatori di fondo presentano i maggiori valori di potenza aerobica, cioè della quantità di ossigeno che i muscoli possono consumare, con valori superiori anche ai podisti. Non a caso, i fondisti sono quelli che hanno i cuori più grandi, che possono mobilizzare ogni minuto la quantità maggiore di sangue ossigenato da mandare ai muscoli. L'allenamento, infatti, induce nel tempo degli adattamenti che sono positivi per l'organismo come il rallentamento del battito cardiaco (bradicardia) e l'incremento della gettata cardiaca (la quantià di sangue espulsa dal cuore ogni minuto). I cicli di allenamento prevedono una
valutazione periodica della soglia individuale anaerobica che, come sappiamo, è migliorabile con l'allenamento sistematico. Il dispendio energetico durante l'esecuzione di questa disciplina, è molto elevato potendo arrivare ad un consumo vicino alle 1000 calorie per ora, per cui anche lo studio della dieta da seguire giornalmente è molto importante. Nella fase di preparazione in cui vie-
È uno sport completo che richiede il contemporaneo impiego dei muscoli di tutti gli arti e del tronco ne curata la parte muscolare, è necessario incrementare l'apporto delle proteine, mentre nella fase precedente una gara l'apporto nutritivo preponderante sarà costituito dai carboidrati complessi come pasta pane e riso che aiuteranno la costruzione del glicogeno muscolare che rappresenta il vero serbatoio di benzina dell'organismo. La razione calorica giornaliera verrà completata da un adeguato quantitativo di grassi, materiale energetico di scorta e di frutta e verdura che forniscono vita-
mine e sali minerali. Nei programmi di allenamento è necessario che oltre al miglioramento della potenza aerobica, che come abbiamo detto, mette lo sciatore di fondo nelle condizioni di avere substrati energetici adeguati, venga curato il miglioramento della potenza muscolare e della velocità. Particolare attenzione viene prestata all'allenamento individuale negli atleti di alto livello che, oltre alle qualità fisiche, vengono addestrati a muoversi in maniera economica.
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SALUTE STADIUM
...E ANCORA PIÚ A FONDO
Per tale motivo il gesto tecnico viene analizzato attentamente utilizzando persino la galleria del vento al fine di riprodurre un gesto che consenta il più basso costo energetico per unità di tempo. Una pratica aerobica regolare (2-3 volte la settimana), viene consigliata per migliorare la qualità della vita in età avanzata. Un esercizio così intenso praticato in un ambiente freddo, va preceduto da una adeguata fase di riscaldamento che serve a preparare l'organismo a non andare incontro a disturbi muscolari e a ridurre la sensazione di affaticamento durante l'attività preparando il sistema cardiocircolatorio a sopportare lavori elevati. Va ricordato infatti, che la maggior parte dei problemi avvengono nella prima mezzora di attività.
Giornata alimentare dello sciatore di fondo della domenica Moltissimi hanno la possibilità di andare a farsi una sciata soltanto nel fine settimana. In questo caso molta attenzione va posta alla prevenzione, praticare una corretta alimentazione è un approccio positivo nei confronti di questo sport. Ricordo che la distribuzione dei pasti deve essere soddisfacente e ricca sul piano energetico soprattuto a colazione e pranzo rispetto alla cena.
Questo sport è considerato dal punto di vista di fisiologico lo sport di resistenza per eccellenza
Valutazione funzionale di Giovanni Boni Le gare principali cui partecipano gli atleti del fondo si svolgono sulle distanze da 10 a 50 km e sono gare a cronometro e con partenza individuale, eccezion fatta per alcune gare che si svolgono sulle distanze dai 30 ai 70 km in cui gli sciatori partono tutti allo stesso istante. L'atleta ha la necessità di allenarsi anche con altri mezzi quali la bicicletta o la corsa in montagna. In laboratorio l'atleta può essere testato con ergometri specifici per lo sci di fondo, effettuando test a carichi crescenti che monitorizzano l'andamento della frequenza cardiaca e del massimo contenuto di ossigeno. Uno dei test più utilizzati consiste nel far riscaldare l'atleta ad un'andatura di 8 km/h per circa 15 minuti per poi aumentare il carico di 2 km/h ogni due minuti fino all'esaurimento del soggetto. Il massimo consumo di ossigeno rappresenta una misura importante in grado di stabilire il livello di prestazione dell'atleta. In questa valutazione occorre considerare l'età - si è notato un progressivo aumento del consumo stesso fino a raggiungere valori elevati intorno ai 20 anni per poi diminuire rapidamente dopo i 50
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anni. Per ciò che riguarda il sesso, si è visto che è inferiore nelle donne rispetto agli uomini del 30%. Un altro valore che può essere individuato e che fornisce ulteriori indicazioni se l'atleta si trova in uno stato di equilibrio aerobico è rappresentato dal livello ematico di acido lattico. Un valore di acido lattico di 4 millimoli è stato unitamente assunto come valore corrispondente alla soglia anaerobica (superata la quale aumenta progressiva mente la fatica muscolare e la capacità di contrazione delle fibre stesse. Altri test che possono essere utilizzati per testare atleti di sci di fondo sono rappresentati dalla misurazione della forza massimale (la massima tensione espressa dal sistema neuromuscolare e della forza resistente (ripetere per un lungo periodo di tempo lo stesso tipo di gesto atletico). Infine altra caratteristica da valutare è la composizione corporea dell'atleta ossia lo studio dei diversi compartimenti del corpo umano quali massa magra e massa grassa. I metodi più utilizzati sono la plicometria e la bioimpedenzometria, che attraverso i valori di resistenza e reattanza fornisce spiegazioni circa lo stato di idratazione dei vari tessuti corporei.
Prima colazione 250 cc di latte con caffè o orzo 30-40 gr di pane tostao o 3 fette biscottate con burro e marmellata o miele uno yogurt o un succo di frutta o una spremuta di agrumi (in alternativa si può assumere un pò di formaggio) Spuntino a metà mattina un succo di frutta o una fetta di ciambellone (senza creme) Pranzo 80-100 gr di pasta o riso conditi con pomodoro oppure olio e parmigiano 30 gr di prosciutto crudo 200 gr di verdura cruda o cotta frutta fresca fi bicchiere di vino Merenda un tè caldo con 3 biscotti Cena minestrone all'italiana comprensivo di legumi 100 gr di carne bianca o rossa alla griglia o 200 gr di pesce verdure cotte 1 fetta di bruschetta frutta fi bicchiere di vino
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WWW. SPORT ON LINE
L’UNIVERSO INTERNET OFFRE PAGINE DI GRANDE INTERESSE PER CHI OPERA NEL SETTORE SPORT. ECCONE ALCUNE. WWW . SPORTFORALL . NET
WWW . CHIEVOVERONA . IT
Interessantissimo sito per tutti coloro che operano sportivamente con i più piccoli. Offre specifici programmi per l'infanzia, di attività fisiche e motorie per bambini in età compresa tra i 3 ed i 10 anni, descrivendone bisogni e benefici, suddivisi in tre categorie (3-5 anni; 5-7 anni; 8-10 anni).
È la rivelazione calcistica dell'anno: il Chievo Verona, la terribile squadra neopromossa che tanto stupore sta suscitando in Italia, e non solo, visto che sono giunte televisioni anche da Europa e Giappone per intervistare, riportare, raccontare, questo piccolo miracolo italiano. Oltre ad essere giunto in A per la prima volta, il Chievo ha un'altra particolarità: quella di rappresentare invece che una città un quartiere che non accoglie più di tremila abitanti. Il sito ufficiale del Chievo, che mantiene quel carattere "familiare" che gli è proprio.
WWW . OLYMPIADI . IT
WWW . SALTLAKE 2002. COM
È il sito ufficiale delle Olimpiadi invernali USA. Vi trovate le schede sui protagonisti, le ultimissime, il programma dettagliato delle gare. In più foto, spettatori, articoli ed anche un museo olimpico virtuale con video e storie dei più grandi campioni della storia.
Benvenuti al sito della Storia delle Olimpiadi Invernali, dal 1924 al 1998. Attraverso la "fotografia dei tempi" potrete cliccare sull'anno olimpico che vi interessa ed approfondire per scoprire i protagonisti, i risultati, i contesti storici, le immagini e i filmati dei Giochi Invernali. Una quantità incredibile di dati è disponibile per i "curiosi" di Internet. Per quanto riguarda poi l'Olimpiade 2002 di Salt Lake City in America, questa sarà seguita in diretta, con immagini e informazioni in tempo reale.
WWW . JURYCHECHI . SPORTLINE . IT
Il signore degli anelli, come lo abbiamo presentato in questo numero di Stadium, si racconta nel suo sito ufficiale. Per tutti gli amanti della ginnastica o semplici ammiratori del forte atleta toscano, un’occasione per curiosare, avere notizie ed anche scrivere alcuni messaggi a Juri Chechi, che pure nel web dimostra la sua grande simpatia ed ironia.
WWW . STREETPLAY . COM
Ogni disciplina sportiva ha il suo spazio naturale. Ma a volte anche la semplice strada, può trasformarsi nello scenario ideale per alcuni sport. Sulla strada sono nati e si sono sviluppati, infatti, alcune discipline che chiaramente risentono in maniera decisiva del contesto che le ha generate. Un mix di sport e svago con cui sono cresciuti milioni di bambini. Un gruppo di americani ha deciso di descrivere regole, strumenti, storia di tutti questi piccoli capolavori della fantasia umana, dando vita a Street Play, un simpatico angolo virtuale dove rivivere anche i primordi e vedere delle foto vecchie di decenni.
WWW . WEMBLEYNATIONALSTADIUM . CO . UK
Lo Stadio di Wembley, uno dei templi del calcio, quasi un luogo di culto per gli amanti del pallone, verrà purtroppo sostituito da una struttura più moderna e capiente. Per informazioni, non mancate questo sito.
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PER LA MENTE
DOVE NASCE LA PSICOLOGIA DELLO SPORT? di Sandro Gamba
Mental Dove nasce la Training psicologia dello sport? Novità 2002: Stadium apre una finestra mensile sull'importante settore della psicologia dello sport. A parlarcene sarà un amico ell'associazione, Sandro Gamba, ex CSI, pluridecorato allenatore di basket, oggi docente a Milano di psicologia sportiva. In questo primo articolo (in cui ha collaborato Valeria Resta) qualche aneddoto e un cenno storico, prima di entrare nel vivo della materia nei prossimi numeri…
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Olimpiadi 1960: Roma. Bill Nieder, lanciatore di peso statunitense continua a ripetere, sul pullman che lo trasporta allo stadio per la finale: "I'm the best, I'm the strongest, I'm going to win". Stupore e sorrisi di derisione: la squadra di basket italiana non immagina ancora quanto il self talk (linguaggio interno) sia una fase importante della preparazione alla gara. Alla sera, si saprà che ha vinto la medaglia d'oro. Metà anni sessanta: Stato dell'Indiana. I nuotatori del leggendario coach Doc Counsilmann tappezzano le pareti dello spogliatoio con scritte stimolanti. "Tieni duro, sei il più forte, dacci dentro". Assolute novità per noi italiani: non solo riprese subacquee ma discussioni sulla preparazione mentale alla gara e all'allenamento. Fantascienza. Sono passati più di trent'anni. Alla domanda "Dove nasce la psicologia dello sport?", la risposta non concede dubbi. Più difficile rispondere ai "perché della psicologia dello sport", considerando come sia complesso il fenomeno sportivo. Addirittura impensabile delimitarne le prospettive. Una certezza: la psicologia applicata allo sport è una scienza, non buon senso comune. Nata negli Stati Uniti negli anni venti come scienza sperimentale, ha spostato, a partire dagli anni settanta, i
suoi interessi. In particolare, da una fase di descrizione e di rilevazione di dati e da interventi di "counseling psicoterapeutico", l'intervento si è andato orientando verso modelli strutturati e finalizzati all'ottimizzazione del rendimento. Il Mental Training è da anni riconosciuto come strumento di acquisizione di tali abilità.
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Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport Il Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport di Milano è l'unico, in Italia, ad organizzare un Master in grado di fornire una preparazione in ambito sportivo. La metodologia didattica unisce lezioni teoriche a prove pratiche "sul campo", adattandosi sia a chi già opera nell'ambito dello sport e vuole ampliare le proprie competenze, sia a psicologi, medici, dirigenti ed allenatori che desiderano accrescere le proprie possibilità di sviluppo professionale. I contenuti spaziano dall'agonismo di alto livello (gestione di singoli atleti e i gruppi-squadra, al coaching e tecniche di mental training) alle tematiche relative allo sviluppo psicologico, al benessere ed alla terapia in ambito sportivo. Le lezioni, pensate e realizzate secondo i criteri più efficaci della formazione, sono tenute da docenti, scelti tra i migliori professionisti: allenatori, professori universitari, psicologi impegnati nello sport di alto livello, dirigenti. I responsabili del Master sono Marisa Muzio, docente di psicologia dello sport all'Università Statale di Milano, e Sandro Gamba, ex CT della Nazionale italiana di basket.
Un atleta vincente deve essere in grado di programmare i propri obiettivi, motivarsi, gestire le proprie risorse fisiche, emotive e cognitive, integrarsi funzionalmente nel gruppo o nella squadra. Un allenatore di livello deve saper pianificare, motivare, guidare e, quando necessario, apportare modifiche e correzioni al gruppo che conduce. Entrambi, in ultima analisi, per essere dei leader devono saper ottimizzare risorse e sviluppare potenzialità. La preparazione mentale si attiva prima, durante e dopo la gara. Prima di un evento per raggiungere uno stato psicofisico ottimale e immaginare quale sarà lo svolgimento della gara; durante la gara per combattere la
La preparazione mentale si attiva prima, durante e dopo la gara fatica, non sbagliare l'esecuzione, mantenere un ottimo grado di attenzione; dopo per rivedere ed analizzare nella mente il film della gara. Ma lo sport - anche se, nell'immaginario collettivo, è espressione d'agonismo - è fenomeno di grossa rilevanza nel contesto dell'educazione sanitaria, nel miglioramento della qualità della vita ed è un efficace strumento di prevenzione e terapia in caso di
infortuni e malattie. Psicologia dello sport è approfondimento delle problematiche dell'infortunio. L'atleta che si fa male deve fare i conti con il dolore, la paura, la rabbia, sovente con la perdita di sicurezza e la depressione. Va ascoltato e sorretto nel percorso riabilitativo. Il dolore è una sensazione complessa, misurabile in dimensioni sensoriali, emotive e cognitive. Pertanto, a parità di stimolo, circostanze e stati d'animo diversi permettono differenti interpretazioni del dolore, traducibili nei termini di una migliore tollerabilità. Per gli sportivi di alto livello, sono in uso programmi di training mentale idonei all'incremento della soglia di dolore.
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PER GIOCO
SLITTINO: IL BELLO DELLA VELOCITÀ SULLA NEVE di Giancarlo La Vella
Slittino: il bello della velocità sulla neve Non solo sci negli impianti di sport invernali. Lo slittino può essere una valida alternativa per giocare, divertirsi e muoversi sulla neve, con la possibilità di farne anche una vera e propria attività agonistica. Neve, neve, neve! Tanta neve come quest'anno forse la si ricorda solo nel 1956. Qualche mugugno per gli abitanti delle città; poco male, invece, per chi si trova in montagna, che ha potuto tirare fuori anzitempo dal solaio tuta, sci e scarponi, per fare qualche discesa. In tanti sono anche gli appassionati dello snowboard, ovvero il monosci, una sorta di skateboard senza ruote, per zigzagare sulla neve, facendo mille evoluzioni dalla vetta sino a fondo valle. E poi c'è lo slittino che sta tornando prepotentemente di moda. Lungi dal pensarlo unicamente un gioco per bambini o, al contrario, un sofisticato attrezzo per gare agonistiche, tra i due opposti c'è ampio spazio per chi non ha molta dimestichezza con lo sci o chi, comunque, vuole, ogni tanto, provare un'alternativa a slalom e libere. Ottimo per divertir-
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si sui campi innevati lo slittino è anche uno sport che, al pari del bob e delle altre attività da scivolamento, richiede preparazione fisica e tecnica singolari. Non per nulla, è stabilmente inserito tra le discipline olimpiche.
PRIMUM "SCIVOLARE" Probabilmente i primi uomini che abitavano le fredde regioni del nord Europa si accorsero subito della facilità di far scivolare qualcosa su una superficie ghiacciata o innevata, piuttosto che farla rotolare. Possiamo dire, dunque,che il pattino da neve, almeno tra quelle genti, è stato scoperto prima della ruota? Non vogliamo far rizzare i capelli agli storici, ma questa affermazione è alquanto suggestiva e ci proietta all'incirca nell'epoca in cui è nato lo slittino. Due lunghi pezzi di legno paralleli e ben levigati, uniti da due o tre stecche perpendicolari, per sedersi o appoggiare materiale, e lo strumento è fatto. Ma se ci affidiamo a fonti sicure, possiamo dire che è la Norvegia la patria dello slittino. Vicino Oslo esistono testimonianze dell'uso di grosse slitte che risalgono all'800 d.C. Cronache norvegesi parlano anche di gare effettuate con questi attrezzi, segno che, pur essendo un indispensabile strumento di lavoro, si è subito pensato allo slittino in chiave ludica e agonistica.
UNO SPORT SERIO Per trovare le prime prove documentate di competizioni, dobbiamo spostarci in Russia. Per l'esattezza a San Pietroburgo, la capitale zarista dove le slitte si sfidavano sui pendii delle colline ghiacciate che circondavano la città. Ben presto qui apparvero le prime piste da slittino, ma anche in Germania. Tuttavia è la Svizzera che vanta il singolare primato di avere orga-
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D ATI
TECNICI
Lo slittino Può essere monoposto o biposto, ha una lunghezza che varia da 1,25 a 1,35 metri per un peso che varia dai 23 ai 27 Kg. Il mezzo raggiunge una velocità massima di 145 Km/h senza alcun dispositivo frenante.
La tecnica Nel doppio l'atleta che sta davanti poggia sulle gambe del compagno. Gli atleti vestono particolari tenute aerodinamiche che permettono il massimo utilizzo della velocità e usano dei particolari guanti chiodati per far presa sul ghiaccio. L'atleta per direzionare la slitta fa pressione sui pattini dello slittino con le gambe.
Tipologia di gara Le gare di disputano in Singolo (maschile e femminile) o Biposto (misto).
La pista La pista varia a seconda del tipo di gara: Maschile: 1.316 m Femminile: 1.140 m Curve: 17 Dislivello: 104 m
nizzato la prima gara ufficiale di slittino. È il 1883, siamo a Davos, e vi partecipano 21 atleti. Un evento che farebbe pensare ad un immediato e inarrestabile boom della disciplina e invece bisognò attendere settantadue anni prima che i primi Campionati del Mondo di slittino vedessero la luce. Si disputarono a Oslo nel 1955 e vi presero parte 52 atleti provenienti da otto Paesi. Due anni dopo, staccandosi da quella del bob, venne fondata la Federazione Internazionale (FIL) e nel 1964 lo slittino divenne disciplina olimpica. Una storia agonistica che dura sino ai giorni nostri e che, nei suoi albi d'oro, annovera ripetutamente il nome dell'italiano Paul Hildgartner, plurimedagliato atleta altoatesino. E questo sport è uno di quelli che tradizionalmente porta medaglie e vittorie ai colori azzurri.
UNA TECNICA MOLTO PARTICOLARE Mentre sul bob, a due o a quattro, si sta naturalmente seduti, per guidare uno slittino da gara bisogna stare sdraiati, su un sedile impagliato o in cuoio, pancia in su e piedi in avanti. Le specialità, alle Olimpiadi o in Coppa del Mondo, sono due: singolo e doppio, maschile e femminile. Gli
l'attrezzo: in questo caso, pancia in giù e testa in avanti, con le mani che fanno da perno per frenare o per curvare. Lo skeleton fece due apparizioni nelle Olimpiadi invernali, ambedue a Saint Moritz, ma furono proprio gli svizzeri poi a promuovere e a diffondere col tempo lo slittino.
GIOCHI SULLA NEVE
atleti si confrontano su più prove cronometrate. Inutile dire che gli attuali slittini da gara sono dei sofisticati attrezzi costruiti in materiale particolare che consentono di volare sul ghiaccio delle piste, che ormai sono quasi tutte artificiali. Ma è indubbio che è la capacità di guidare provocando il minor attrito possibile che identifica il campione vero, colui che riesce ad andare più veloce di tutti. Le velocità che si possono raggiungere sono ragguardevoli: 100 chilometri orari e anche più. Un'interessante curiosità riguarda lo spettacolare skeleton, quasi il fratello maggiore dello slittino. La differenza sta nel modo di condurre e di sistemarsi sul-
Coloro a cui, invece, non interessano né record, né medaglie sono i bambini. Per i piccoli un bel pendio nevoso non evoca altro che un'allegra discesa su qualsiasi cosa possa scivolare. Si va dal sacco di spazzatura, ai costosi slittini rosso fiammanti in plastica, con tanto di freni meccanici. Sopravvive, su più di una pista, il tradizionale slittino in legno che per la maggioranza dei bimbi rappresenta il primo contatto con un attrezzo da neve. L'importante è assaporare l'ebbrezza della velocità, respirando l'aria fresca e pulita della montagna, per poi farsi recuperare da papà e mamma e ripetere ancora una volta il breve percorso, fino allo sfinimento… di figli e genitori. In fondo è sport anche questo e non per niente Babbo Natale ha scelto proprio la slitta come mezzo di locomozione.
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SPICCHI DI PALLONE
QUELLA LINEA COSì SOTTILE di Bruno Longhi
Quella linea così sottile "Sin da bambino, quando facevo il chierichetto, ho imparato a credere in Dio: sono un cattolico praticante, ma da oggi ho un motivo in più per essere convinto che lassù c'è chi decide il nostro destino. Ho segnato il primo gol in serie A nella prima partita giocata senza Vittorio nel gruppo: l'ha voluto Lui. Mi ha pilotato dal cielo sino a spingere la palla in porta dopo un passaggio del mio gemello Antonio". Queste parole, rilasciate a caldo dopo la vittoria del Brescia a Lecce pochi giorni dopo la tragica scomparsa di Vittorio Mero (1-3 che fa 13 come il numero della sua casacca), sono di Emanuele Filippini. Parole insolite in un mondo in cui le banalità, le frasi fatte, sono all'ordine del giorno. Parole pesanti come macigni che ci schiudono nuovi orizzonti, che ci costringono a pensare che spesso non sempre - sotto una maglietta intrisa di sudore c'è un uomo come tutti noi; non un robot, ma un individuo in cui le cose dell'anima possono avere più rilevanza di un'intervista in TV o di una copertina su un "magazine" che fa tendenza. È purtroppo un mondo sommerso quello dei calciatori che ammettono le loro debolezze religiose. L'immagine dell'uomo forte, duro, invincibile, ipersponsorizzato, deve avere il sopravvento su tutto. Se sei vincente non è Dio che ti dà la forza, ma quell'elettrostimolatore, o quel prodotto multivitaminico. È triste ammetterlo, ma è proprio così. Eppure ogni tanto qualcuno esce dal coro. Qualche ammissione, qualche mezza frase per dire e non dire ciò che forse gli altri non potrebbero capire. E allora è significativo ed illuminante
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Stadium gennaio febbraio 2002
Foto F. CAlabrò
FEDE E SUPERSTIZIONE: UN CONFINE SU CUI RIFLETTERE, ANCHE NEL MONDO DELLO SPORT
Emanuele Filippini, in lacrime dopo il suo gol in Lecce-Brescia
ascoltare Buffon che a precisa domanda - "Quali le differenze tra il Parma e la Juventus?" - risponde: "Un anno fa la domenica mattina potevo andare a Messa. Adesso c'è talmente una moltitudine di tifosi negli alberghi dei nostri ritiri che mi è impossibile uscire dalla camera. E ne sono dispiaciuto". Una dichiarazione, questa del numero uno della Nazionale, che fa cazzotti con quella che si pensava fosse la sua immagine più veritiera. E cioè quella del duro sensibile agli slogan del tipo "boia chi molla", e insensibile ai problemi legati alla spiritualità. Ma si sa, troppo spesso si va avanti per luoghi comuni. I calciatori sono colpevoli quando non dicono. Noi lo siamo allorché non domandiamo, forse perché pensiamo (e sotto sotto ne siamo convinti) che faccia più notizia una critica all'arbitro o all'allenatore, piuttosto che una confessione come quella di Filippini o come quella di Buffon. Ma il mondo del calcio, fortunatamente, non limita a questi rari casi la sua parte
migliore. Abel Balbo, per esempio, non ha mai nascosto il suo misticismo, la grande fede che ne accompagna l'esistenza, la quotidianità. Il tutto è da ricondursi a quando - ed aveva soltanto 9 anni - fu vittima di una malattia misteriosa, a quei tempi giudicata inguaribile. Guarì invece misteriosamente. E da allora la sua famiglia non ha mai smesso di essere devotissima alla Madonna. Tant'è che 6 anni fa Abel organizzò un'udienza speciale dal Papa per tutti i giocatori argentini che militavano a quel tempo in squadre italiane e ultimamente ha inciso un CD in cui una delle 5 canzoni è dedicata a Madre Teresa di Calcutta. La fede, insomma, scandisce i tempi delle sue giornate. Ed è questa una prerogativa di tantissimi altri campioni, non necessariamente cattolici. Ciò che conta, per loro, è cercare di essere più vicini a Dio. Ne sono un chiaro esempio "gli atleti di Cristo", e tra questi i "nostri" Taffarel, Ze Maria, Marco Aurelio, Marcos Paulo, Chamot, tutti appartenenti alla Chiesa Evangelista, che spendono buona parte della loro giornata assorti in preghiera o frequentando movimenti giovanili per un reciproco scambio d'esperienze. È nella quotidianità, lontano dai riflettori, che vengono fuori i valori veri, i sani princìpi. Ed è di fronte alla propria coscienza che il campione si riconosce uomo, in tutta la sua forza e con tutte le sue debolezze. Perché non è necessariamente facendosi il segno della croce dopo un gol o prima di giocare o dopo aver terminato la partita, che si comunica la propria religiosità. Il confine tra fede e superstizione è molto spesso sconosciuto anche a chi pensa di conoscerlo benissimo.
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BAR SPORT
FA GOL … Si può essere squalificati per aver segnato un gol? Sì, se a buttare il pallone in rete, volontariamente, è stato un arbitro. È quanto ha fatto la Federazione calcio inglese, comminando 7 settimane di sospensione a Brian Saville, 47enne dirigente delle ferrovie con l'hobby del fischietto. Dirigendo l'incontro di lega dilettanti tra Earls Coine e Wimple 2000, sul punteggio di 18-1 per i primi Saville aveva deciso di dare una mano ai secondi segnando un gol per loro, con un'impeccabile azione partita dal centrocampo. Saville aveva spiegato che il suo era un gesto istintivo per attenuare l'umiliazione dei giocatori del Wimple 2000.
T IFO
S E L ' ARBITRO
P RIMA
GRANA MONDIALE Niente cacio sui maccheroni per la truppa del Trap. C'è già un eliminato ai prossimi Mondiali di calcio: il parmigiano! E non si tratta di Cannavaro. Le autorità sudcoreane, infatti, hanno recentemente imposto il divieto di importare latte e tutti i suoi derivati. Il divieto è esteso anche al trasporto personale di tali prodotti; ciò impedirà alla Nazionale di varcare la frontiera con il parmigiano al seguito.
M ETTI
Oltre agli spettatori, anche il presidente dell'Earls Coine aveva gioito dell'inaspettata performance arbitrale definendola "un gesto meraviglioso". La Federazione, invece, l'ha presa molto male, squalificando Saville "per aver gettato discredito sul gioco del calcio". È finita che Saville si è dimesso per protesta. Solidali con lui stampa e pubblico: in fondo il calcio non è un gioco?
N ONNA
SLITTINO Così viene chiamata Anne Abernathy, che, con i suoi 48 anni è la donna più anziana che abbia mai partecipato ad un'Olimpiade invernale. Nata in Florida viene dalle Isole Vergini e ancora si diverte ad avere brividi da 120 km/h. Per lei nessuna medaglia, ma vittorie ben più grandi nella vita: un tumore diagnosticatole sconfitto ed un incidente che le aveva provocato danni al cervello, anch'esso superato.
LA PIAGA … SUL DITO ! Sensazionale! A Melbourne Daniel Chick, 26enne giocatore di football australiano (sport derivato dal rugby gaelico), si è fatto amputare la falange del dito medio della mano sinistra per migliorare la presa sul pallone. Qualcuno ha applaudito "è ammirevole…"; un medico ha giudicato la soluzione a dir poco "estrema". Nel nostro calcio italiano c'è chi toglie il piede, nell'australian rule chi si taglia la mano… Dimenticando che il rispetto del corpo è un princìpio fondante della prestazione sportiva.
LEALE NEL CALCIO Genitori tifosi unitevi! Un'idea originale e di grande "Cultura sportiva", così come il nome del progetto, è stata partorita nella stagione in corso dal Comitato Regionale Lazio Settore Giovanile e Scolastico della F.I.G.C. Nei tornei di calcio (2001/2002) riservati ai bambini sono infatti sanzionati i comportamenti antisportivi degli spettatori. Al termine delle partite dei Tornei Esordienti (10-12 anni) e Pulcini (8-10 anni), i dirigenti delle società che partecipano alla gara, segnalano sul referto arbitrale se gli spettatori presenti hanno sostenuto con calore i propri ragazzi oppure hanno "tifato" contro i bambini della squadra avversaria. Il dirigente della squadra ospite relazionerà sul comportamento dei sostenitori della squadra ospitata e viceversa.
L EONI …
IN CANOTTIERA ! New-look calcistico: i Leoni indomabili, i celebri calciatori del Camerun nel mese di gennaio sono scesi in campo con addosso delle maglie inedite, almeno nel football: senza maniche, tipo canottiere da basket. Nel corso della Coppa d'Africa, infatti, Mboma e compagni hanno sperimentato queste maglie speciali, realizzate dallo sponsor tecnico appositamente per attenuare gli effetti del caldo. Esperimento riuscito. A quanto pare (FIFA permettendo) potremo ammirare le nuove casacche dei Leoni africani anche nei prossimi Mondiali.
C HIEVO : B ENTEGODI
CON I "P ANE & S ALAME " Il Chievo è la rivelazione del campionato, non solo sul campo, ma ora anche sugli spalti. La notizia sarebbe passata inosservata, se non fosse che il club veronese ha saputo farsi apprezzare per i suoi sostenitori "Pane & salame". Lo striscione "Aia, un vero nome da polli", esibito dai sostenitori clivensi, non è stato giudicato punibile dalla Disciplinare in quanto non offensivo. L'Aia, come si sa, è anche un'azienda che commercia pollame e derivati. "L´espressione impiegata - dicono le motivazioni del comunicato appare sprovvista di intrinseca valenza offensiva, essendo notorio che essa si limita ad indicare in modo figurato un individuo inesperto e credulone".
L UNA
SVEDESE Chiari di luna a Salt Lake City. È notizia di qualche giorno che gli atleti svedesi che hanno raggiunto il podio riceveranno un premio in più. Oltre al metallo più o meno pregiato al collo, avranno infatti un acro (0,4 ettari) di terreno lunare, offerto loro da una società nazionale "Moon Shop" la quale sta lottizzando la
superficie del nostro satellite. È il caso di dire che in USA i biondi nordeuropei sono stati davvero… stregati dalla luna!
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ARGOMENTI
LO SPIRITO DI ASSISI di Rita Salerno
Lo spirito di Assisi A COLLOQUIO CON MONS. GIANFRANCO RAVASI DOPO IL MEETING UMBRO FRA TUTTE LE RELIGIONI DEL MONDO Il vertice di Assisi 2002 non è semplicemente una riedizione del precedente. È molto di più. Parola di monsignor Gianfranco Ravasi, il prefetto della Biblioteca Ambrosiana, biblista di razza ed autore di numerosi libri. Per il docente di esegesi biblica presso la facoltà teologica dell'Italia Settentrionale, "il terzo meeting interreligioso si pone in continuità con la prima edizione del 1986, che aveva creato perfino una locuzione, lo spirito di Assisi, dal punto di vista mediatico assimilata nel linguaggio comune. Quell'evento è stato un punto di riferimento per quanto riguarda il dialogo interreligioso. Anche quest'ultimo raduno si colloca sulla stessa linea e nella stessa prospettiva. Adottata con molta forza e coraggio dal Papa e dalla comunità ecclesiale più sensibile a questo tema. Si è trattato di un meeting per tanti versi nuovo. Perché si è svolto all'ombra dell'undici settembre scorso e soprattutto delle ricadute specialmente sul piano dei rapporti tra le religioni ed in particolare tra l'Islam e il cristianesimo. Di più. Nuovo e anche carico dei drammi connessi alla guerra in Afghanistan e alle tensioni mediorientali. È fuor di dubbio che quanto accaduto a New York non è stato solo una lacerazione nel tessuto dei rapporti tra gli stati, ma ha significato anche uno strappo nel dialogo tra le persone. L'uomo della strada è diventato più diffidente e sospettoso nei confronti del vicino".
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Che valore dare a questo pellegrinaggio della pace svoltosi nel segno del cammino comune? E, soprattutto, alla preghiera che per il Papa non è astrazione dalla realtà, ma al contrario affrontarla con la forza che scaturisce dall'Alto? "C'è un paradosso che va sottolineato. Di per sé, molti hanno l'impressione che la preghiera sia un gesto simbolico di non particolare rilevanza specialmente nell'ambito dello scacchiere internazionale e sul piano diplomatico. In una parola, sia poco incisiva sul piano della storia. Questo non vale per il credente per il quale la preghiera ha una sua forza esplosiva, di gran lunga più efficace dell'esplosivo che genera morte. Si tratta, infatti, di una bomba in grado di generare la vita e la fecondità. Pregare vuol dire riconoscere i propri limiti e far fiorire la dimensione del perdono. Significa far nascere lo spirito profondo dell'umanità che si sente connessa ad una comune origine. Vuol dire scoprire la presenza del divino nella storia capace anche di suturare le ferite che l'uomo con le sue sole mani non sa fare. Ma lo è anche per il laico, perché quei gesti delle mani unite nella preghiera che sono di così forte impatto visivo rappresentano un movimento di onde che poi lentamente avranno il loro effetto nel tessuto politico, sociale, culturale e in quello delle relazioni interpersonali". La parola pace è comune a tutte le grandi religioni. Ad Assisi tanti leader religiosi si sono uniti al grido di Giovanni Paolo II con-
tro l'uso distorto della fede in nome dell'intolleranza e del fanatismo. La vera novità di questo incontro è stato proprio l'impegno dei rappresentanti delle dodici grandi religioni a favore della pace e del ripudio delle offese all'umanità in nome di Dio. "Da un lato, tutte le grandi religioni nel loro cuore profondo hanno una scintilla di pace, un seme in grado di generare tutte le virtù come la giustizia e il perdono. Per questo non bisogna dimenticare che se si vuole essere fedeli alle grandi religioni, occorre essere i custodi della pace. Dall'altra, però, non si può dimenticare che le fedi sono incarnate, sono affidate alla testimonianza e alla vita dei singoli. Le persone, in sé, agiscono operando scelte non sempre giuste. La prassi ha in sé l'alibi della religione per creare tensioni. Il filosofo inglese del seicento, David Hume, era solito dire che gli errori della filosofia sono
Stadium gennaio febbraio 2002
DA INIZIO ANNO CI TROVIAMO A FARE I CONTI CON QUALCOSA DI NUOVO
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Foto Agenzia SIR
Foto Agenzia SIR
Giornata di preghiera per la pace nel mondo il Santo Padre Giovanni Paolo II saluti i delegati delle altre religioni
sempre ridicoli perché banali, quelli della religione sono sempre pericolosi. E questo è tanto più vero quando degenera nel fanatismo, nel fondamentalismo, nell'integralismo. Arrivando a diventare sorgente di guerra in quanto espressione di una degenerazione di se stessa. Ed è per questo che il gesto simbolico di Assisi è anche un modo per riportare alla sua essenza più vera il cuore di tutte le religioni e mostrarlo in maniera visiva. Quasi come se fosse una parabola in azione". Dopo l'undici settembre, il dialogo specie con l'Islam si è fatto più difficile. Iniziative
Foto Agenzia SIR
Da un lato, tutte le grandi religioni nel loro cuore profondo hanno una scintilla di pace...
coraggiose come queste possono davvero contribuire a cambiare lo stato delle cose? "Io sono convinto che bisogna attribuire, da un lato, a questa giornata di preghiera tutto il valore che essa ha. Io non sono d'accordo con chi dice che si è trattato solo di un grande evento mediatico, che si è risolto in una grande promozione e non di un evento capace di incidere sulle coscienze collettive. Al contrario, ritengo che la comunicazione di massa e quella televisiva in particolare ha il potere sì di creare vere e proprie degenerazioni collettive, ma al tempo stesso ha anche la possibilità di
generare virtù. E di dare vita a nuove coscienze. Penso, perciò, che questo evento, mediatico quanto si vuole, in sé ha una grande capacità di irradiazione. Dando vita ad una catena di avvenimenti generati da una mentalità e uno stile nuovi. Ma quel che conta è che ci sia uno spirito di irradiazione. Che quella lacerazione di cui parlavo prima nel tessuto sia in qualche modo ricostruito e si apra nuovamente al dialogo tra le parti. Un dialogo avviato, sia pure a piccoli passi e con non poche difficoltà, nella prima edizione del meeting sedici anni fa".
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VO
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VITACSI
ERBARANCIO di Giosi D'Amore
L'uomo è veramente tale soltanto quando gioca. F. Schiller
erbarancio erbarancio
UN PROGETTO PER UNA SCUOLA DELL’INFANZIA... E ALTRO!!! Il progetto nasce, da un'idea innovativa e sperimentale, frutto delle esperienze acquisite sul "campo" all'interno delle attività svolte dal Comitato bolognese, e raccoglie alcuni contenuti educativi, non ancora pienamente presenti e sviluppati nella scuola materna italiana. erbarancio evoca, con il suo nome, giochi di parole, odori, colori e collega il suo significato alla metafora del verde e dell'erba… acerba, dell'arancio frutto e colore… più maturo, delle stagioni e perciò della crescita… L'intuizione che ha dato vita al progetto, si basa sulla convinzione che, un Ente di Promozione sportiva, debba necessariamente collaborare con altre agenzie educative, quali famiglia, scuola, parrocchia, per rispondere ai bisogni ed alle esigenze dei nostri bambini. erbarancio è una scuola rivolta a bambine e bambini in età prescolare, nella fascia di età compresa tra i 2 e i 6 anni (materna e sez. primavera). erbarancio è allestimento di uno spazio per le attività di gioco, motorie e creative, rivolte a bambini e genitori insieme (ludoteca). Il progetto erbarancio raccoglie gli Orientamenti Didattici Ministeriali, per la realizzazione di attività nella scuola dell'infanzia, ma si caratterizza per una trasversalità di interventi nei vari ambiti educativi e per gli importanti obiettivi che si raggiungono rispetto agli sviluppi ed ai risultati attesi nel tempo.
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La programmazione di una giornata tipo, all'interno della scuola, comprende laboratori didattico-creativi, collegati fra di loro ed integrati dalle attività ludico-motorie, con l'uso di quell'utilissimo strumento pedagogico chiamato "sfondo integratore". Tutto questo è accompagnato ogni volta dalla consapevolezza educativa che prima di qualsiasi sport, specie nell'età infantile, esiste solo il gioco. Dunque, giocare con il movimento per portare, esprimere e tradurre i gesti e le acquisizioni in altri ambiti e sperimentazioni di tipo manipolativo, cognitivo ed emozionale quali il disegno, la musica, la fabulazione… ma anche ogni altro contesto creativo consigliato per questa fascia d'età. Una "semina" questa, che permette la nascita del primo "germoglio" di una "cultura sportiva", che accompagna i bambini nella crescita. Come? Attraverso programmi didattici che
valorizzino ogni singolo bambino, lo incoraggino a provare esperienze sempre nuove e ricche di fantasia, per scoprire e riconoscere le attitudini e le potenzialità personali, anche nella scelta dello sport da frequentare negli anni a venire. Inoltre, erbarancio cercherà di custodire i legami che si verranno a creare tra i bambini ed i loro insegnanti/istruttori/educatori nel corso degli anni, salvaguardando in questo modo la famiglia, intesa come nucleo originario importantissimo, e dando continuità al processo di crescita formativa, di attività creativa e sportiva fino ai sedici anni, età dell'adolescenza. Le scuole pubbliche e private sono le prime strutture a cui si rivolge erbarancio, ma anche i centri e le polisportive affiliate al CSI, ed ogni altro spazio o struttura idonea inserita nel tessuto cittadino potrà aderire a questa iniziativa. Tra gli obiettivi del progetto c'è, inoltre, quello di creare nuove opportunità di lavoro per operatori e istruttori che sono professionalmente inseriti e attivi, nel settore infanzia e adolescenza, nel circuito dei Comitati CSI insieme alla possibilità di nuove risorse finanziarie per i Comitati stessi aderenti al progetto. Per concludere le "chiacchere" e diventare più operativi, nel mese di febbraio avrà inizio il primo corso di formazione, rivolto a tutti quelli che desiderano partire per questo "viaggio" con noi… destinazione: erbarancio. A presto! erbarancio@csi-net.it
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I GREGARI
UNA VITA DA MEDIANO di Darwin Pastorin
Una vita da mediano
mediano SPAZIO AI GREGARI, I PORTATORI D'ACQUA, QUELLI SEMPRE A DISPOSIZIONE DEI CAPITANI, PRONTI A OSTRUIRE LE ALTRE SQUADRE, O A PORGERE LA BORRACCIA. MAI UN BACETTO DALLE MISS, POCHI TITOLI SUI GIORNALI. Beppe Furino non smetteva mai di correre e lottare. Era un mediano dai muscoli d'acciaio e dalla mutria severa. Gli dicevano: marca Gianni Rivera. E lui diventava la sua ombra, la sua ossessione. Furino correva per tutti, soprattutto per i fini dicitori, come Helmut Haller e Fabio Capello. Correva, correva e non si stancava mai. È stato il capitano della Juventus e, ancora oggi, il record è suo: otto scudetti con la stessa maglia. Il mitico Giovannino Ferrari, siamo negli Anni Tr e n t a , conquistò anch'egli otto titoli, ma con tre club: Juventus (5), Ambrosiana Inter (2) e Bologna (1). Vladimiro Caminiti, il poeta di «Tuttosport», lo soprannominò «capitano con l'elmetto», togliendolo dalla cronaca per proiettarlo nella letteratura. Frequentavo la curva «Filadelfia», deliravo per i colori bianconeri e per Petruzzu Anastasi, centravanti catanese dall'istinto sudamericano, che a Giovanni Arpino ricordava il pastore Rosario del mai finito romanzo «Le città del mondo» di Vittorini. C'era chi faceva il tifo per Roberto Bettega,
magistrale nei colpi di testa, o per Causio, fantasista guidato da un istinto atavico, o per Dino Zoff, il portiere destinato ad alzare la coppa del mondo nel delirio di Spagna nell'82. Nessuno aveva il poster di Furino. Ma al mediano importava poco, a lui bastava correre, annullare l'avversario, spegnergli la luce, soffocargli la vena creativa. Era basso e tarchiato, sembrava uscito da un romanzo di Dickens o di Stevenson. Quando mancava, la squadra ne risentiva: come fare senza il tigrotto salgariano? Come mettere in crisi Totonno Juliano o Luisito Suarez? A volte non bastavano i lanci perfetti di Capello e i gol di Anastasi e Bettega, una coppia che sarebbe piaciuta a Osvaldo Soriano. Serviva la furia di Furino, il suo ardore da ultima barricata, il suo cuore proletario di panormita puro. Serviva il suo esempio. Come Valentino Mazzola, si rimboccava le maniche e urlava: ragazzi, dobbiamo vincere, e basta! O g g i Beppe Furino insegna i segreti d e l mestiere ai giovani aspiranti calciatori d e l l a
Juventus. Nemmeno nel «dopo» ha tradito la squadra di una vita. I giovani lo ascoltano, attenti: e rimangono affascinati dal suo temp e r a mento, da quegli occhi fermi, attraversati da una nostalg i a antic a . Furino non fu un totem, ma mise insieme il «collettivo» Juve. Fu la guida tecnica e spirituale di un gruppo di campioni. A loro la gloria, a lui la fatica. La Juventus gli deve molto, anni di trionfo e di passioni, di lotte, di corse e rincorse, di un altissimo senso morale. Era lui nella pugna del derby a non esser da meno dei «cugini» granata. Loro mostravano i tacchetti, e lui pure. Loro stringevano i pugni, e lui pure. Loro mettevano l'agonismo, e lui pure, e fors'anche di più. E che duelli sull'erba verde dello stadio «Comunale», quando entravanto in contatto lui e Aldo Agroppi, oggi intrattenitore ironico e pungente a Stream e in Rai. Furino la roccia, Furino la bandiera.
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FORMARE
LA FORMAZIONE VA... IN RETE! di Guido Gangi
A.P.S.
La formazione va... in RETE!
TORNA IN VERSIONE ON-LINE LA RIVISTA APS, DEDICATA AGLI EDUCATORI E AI DIRIGENTI CSI Fra qualche settimana, registreremo quello che ci auguriamo sia accolto come un gradito ritorno. È ormai alle porte il lancio della nuova rivista on-line che nasce dalle ceneri di APS (Animazione e Promozione Sportiva). Il periodico, nato nei primi anni novanta e con gli anni assorbito, almeno in parte, da Stadium, è stato rivisto e corretto in una versione sobria e al passo con i tempi. Si chiamerà APS on-line e si avvarrà dei contributi dei formatori CSI e di esperti per approfondire le tematiche che riguardano la vita degli educatori e dei dirigenti sportivi del CSI. In più, un periodico on-line dà la possibilità di aprire una interfaccia più completa e meno passiva con i lettori, e soprattutto, diminuisce le distanze temporali e geografiche alle quali una organizzazione nazionale, come il CSI, è soggetta. La rivista on-line sarà accessibile attraverso una registrazione con la quale accedere a tutte le informazioni, facile da consultare e soprattutto ricca di notizie e aggiornamenti. Ovviamente il "cuore" di tale rivista on-line è principalmente di carattere sportivo, non tralasciando però le diverse attività ad esso correlate, come cultura e società. Saranno sviluppate quattro grandi aree di interesse: 1. Il Progetto culturale sportivo: in questa sezione si tenterà di leggere il nuovo Progetto culturale sportivo del CSI per comprenderne nel con-
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Stadium gennaio febbraio 2002
A.P.S. on-line vuole garantire un nuovo modo di informare e formare attraverso mezzi d i comunicazione sempre più adeguati alla realtà nella quale opera. creto le conseguenze e l'efficacia; 2. Area dei progetti specifici: verranno analizzati casi concreti, legati all'esperienza della base associativa, di progettazione sociale in cui lo sport appare come strumento privilegiato di intervento educativo; 3. Attività sportive: verranno approfonditi i fondamentali e le tematiche tecniche relative alle differenti disci pline sportive, mettendo in luce le prassi e le modalità migliori per
garantire la qualità educativa; 4. Area libera: uno spazio destrutturato, aperto a tutti coloro che vorranno dare il proprio libero contributo alla rivista con lettere, saggi di approfondimento, opinioni, ecc... A.P.S. on-line vuole così garantire al CSI un nuovo modo di informare e formare attraverso mezzi di comunicazione sempre più adeguati alla realtà nella quale opera. Ma l'irruzione delle nuove tecnologie non termina qui. Infatti, a partire dal 2 marzo 2002, partirà un corso di formazione in videoconferenza. In collaborazione con EAPA e finanziato dalla regione Lazio, nell'ambito del Fondo Sociale Europeo. Saranno promossi 6 appuntamenti per approfondire le attività e i progetti del CSI. Sul sito www.csi-net.it, saranno disponibili gli indirizzi delle 11 sedi messe a disposizione del CSI per approfondire, a distanza, le seguenti tematiche: • il circolo culturale sportivo in parrocchia; • il sistema sportivo e formativo CSI e le attività 2002; • il progetto Erbarancio; • i progetti CSI a favore della scuola e tanti altri argomenti. L'iniziativa si concluderà con un convegno nazionale in videoconferenza sulla situazione della politica sportiva in Italia. Come sempre, per informazioni e notizie, è possibile contattare il Coordinamento nazionale della formazione per e-mail all'indirizzo formazione@csi-net.it.
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ARGOMENTI
I COLLARI D’ORO di Danilo Vico
I collari d'oro
oro
PREMIATI A ROMA GLI ATLETI E LE SOCIETÀ SPORTIVE SEGNALATESI NEL 1999 E 2000 Nel Salone d'onore del CONI, mercoledì 23 gennaio hanno sfilato diversi campioni (iridati mondiali o olimpici) per ricevere il "collare d'oro", la massima onorificenza del CONI al merito sportivo 1999 e 2000. A premiarli il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi che, flash dopo flash, ha stretto la mano ad uno ad uno consegnando diploma d'onore e medaglia. Ecco allora Pino Maddaloni, Valentina Vezzali, Josefa Idem. E ancora Antonio Rossi, Paola Pezzo, Massimiliano Rosolino e Domenico Fioravanti. La scuderia Ferrari, il Circolo "Canottieri Aniene" di Roma, Sandra Truccolo, Alvise De Vidi. Molti tra loro, di ritorno da Sydney, erano già stati premiati dal CSI nel corso del Giubileo degli Sportivi. Nell'occasione il premier ha speso qualche parola per sottolineare il grande valore educativo della pratica sportiva, da lui indicata come il terzo fattore di formazione dopo la famiglia e la scuola. Un ruolo che allo sport deriva, ha detto Berlusconi, dalla sua capacità di conferire valori importanti e dei quali c'è un grande bisogno, come il
coraggio, la lealtà, lo spirito di sacrificio, la solidarietà. Nella stessa circostanza l'on. Berlusconi ha ricordato i meriti delle 100.000 società sportive e degli 800.000 operatori volontari che sono il tessuto connettivo del nostro sport di base. Non possiamo che condividere le parole del Presidente del Consiglio. Società sportive diffuse e volontariato sono i due elementi che consentono oggi al 25% degli italiani di praticare lo sport con continuità in un Paese che una politica sportiva degna di questo nome non l'ha mai avuta. La pratica sportiva diffusa che oggi gonfia i numeri dell'Istat, e che ci fa sentire un paese sportivo o quasi, si è sviluppata, infatti, in gran parte, lontano dal cuore dei governanti e dei responsabili dello sport olimpico. Oltre ai ringraziamenti, alle parole di elogio, il settore gradirebbe ricevere riconoscimenti giuridici e supporto economico. Lo sport di base svolge due compiti importanti: da un lato serve la socie-
DOMENICO FIORAVANTI
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Un grande onore essere qui. Un riconoscimento tale non mi è mai capitato. Significa che i tantissimi sacrifici che ho sostenuto sono stati ripagati ed apprezzati da coloro che non fanno parte direttamente del mondo sportivo.
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Sono molto contenta di questo riconoscimento perché spero che come promesso da Berlusconi anche lo Stato si adoperi per venire incontro al mondo dello sport. Le risorse finanziarie sono necessarie. Solo così tantissimi giovani potranno raggiungere i successi che noi abbiamo potuto cogliere.
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”
tà civile, grazie alla sua funzione educativa; dall'altra serve lo sport di vertice, andando a scovare tanti campioni come quelli premiati al Foro Italico dall'on. Berlusconi. Lasciarlo nel limbo delle cose incompiute non conviene a nessuno.
VALENTINA VEZZALI
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CONTROCORRENTE
IL RAZZISMO DEL LUNEDì di Andrea De Pascalis
Il razzismo del lunedì
buh-buh SERVONO DAVVERO MULTE E SQUALIFICHE PER COMBATTERE L’INTOLLERANZA NEGLI STADI? Ci risiamo. Il razzismo negli stadi torna a far discutere. È fine gennaio: a Lumezzane la squadra locale gioca col Treviso. Al 20' della ripresa l'allenatore degli ospiti effettua una sostituzione. Entra Reginaldo Da Silva, 19 anni, brasiliano di colore. Sugli spalti un gruppo di tifosi trevigiani si alza e va via per protesta. Sono recidivi: il 27 maggio scorso avevano abbandonato lo stadio quando la loro squadra aveva schierato il nigeriano Omolade. E dopo i fatti di Lumezzane, tutti di nuovo ad indignarsi e a chiedersi: che fare? La risposta, purtroppo, non si è scollata dal solito clichet: servono più severe misure punitive da parte della Federazione e del Parlamento. Misure che furono introdotte l'anno scorso, fruttando il topolino della squalifica di un turno del campo della Lazio, ma che non hanno cambiato di una virgola i termini veri del problema. Al contrario di certi atti di violenza, il razzismo non è un prodotto dello stadio. Il razzismo entra negli stadi alla domenica insieme alla società italiana, pagando il biglietto, ben annidato nella testa e nei cuori di un po' di spettatori, dove si è infiltrato nella vita di tutti i giorni. I “buh” di scherno indirizzati dagli ultras, ma non solo da loro, la domenica ai giocatori di colo-
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re sono i fratelli gemelli dei “buh”, non sempre silenziosi, che frullano nel cervello di quelle stesse persone ogni giorno, quando incontrano un lavavetri del Bangladesh, o un venditore di ninnoli africano. Ma questi “buh” facciamo finta di non vederli e di non sentirli. Ha scritto Gianni Mura: "Non esiste il razzismo della domenica e basta. Esiste il razzismo che la domenica fa più notizia, ma non cessa d'esserlo il lunedì". Se è così, multe e squalifiche non servono. E i media, prima di buttarla in caciara per fare notizia, prima di chiedere ulteriori e più severe misure "dall'alto", potrebbero cominciare a riflettere su cosa fanno loro, in prima persona, per educare il cittadino che vive all'interno di ogni tifoso. Fossimo i dirigenti di Treviso, Lazio o altre Società "a rischio", schiereremmo ogni domenica qualche atleta di colore. Forse i razzisti che la domenica fanno i tifosi resterebbero a casa, o andrebbero a far danno altrove. E finalmente sarebbe chiaro a tutti che ridurre il razzismo a fenomeno da stadio, e dunque da circo, serve solo a tranquillizzarci la coscienza, e che se qualcosa di serio si vuol fare davvero, occorre farlo in ogni tempo e in ogni luogo e non solo negli stadi la domenica.
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PER ALLENAMENTO
LA PREPARAZIONE PRESCIISTICA di Alfredo Stecchi
La preparazione presciistica SETTIMANA BIANCA: ALCUNI CONSIGLI PER NON AVERE NOIE MUSCOLARI
Qualche allenamento specifico prima delle abbuffate sciistiche è assolutamente indispensabile. Oltre ad evitare quei fastidiosi dolori muscolari tipici dei primi giorni ed aumentare così il nostro divertimento, potremo affrontare rischiose azioni articolari con più sicurezza. Anche 4-5 settimane di preparazione prima dei nostri appuntamenti con la neve saranno sufficienti per tornarcene a casa più che soddisfatti. Per molti italiani è impossibile rinunciare ad una settimana bianca e a qualche gita in montagna nel fine settimana; siamo d'accordo, quella meravigliosa ed inebriante sensazione di scivolare sulla neve ed ascoltare il fruscio degli sci circondati da panorami mozzafiato è sicuramente insostituibile.Non sempre però ci si organizza in modo tale da riuscire a godere totalmente di quei momenti.Se, infatti, da un punto di vista tecnico ce la caviamo, molto spesso è la scarsa condizione atletica a crearci dei problemi; ecco perché l'adattamento.
I PROBLEMI DELLA SETTIMANA BIANCA Dopo il primo giorno iniziano a comparire fastidiosi dolori tipici di chi per una settimana si scopre atleta e durante tutto il resto dell'anno è un
puro sedentario: le gambe in particolare, non abituate a tanta specifica attività, reagiscono manifestando quella sensazione che nel gergo comune viene definito imballamento da acido lattico. La terminologia è errata ma rende l'idea. In realtà, solo in minima parte l'acido lattico contribuisce a questa situazione. I fastidiosi dolori diffusi sugli arti inferiori che si acutizzano nel momento in cui si prova ad effettuare un piegamento, altro non sono che una risposta dell'organismo a degli stimoli particolarmente elevati a cui non si è abituati. Oltre alla produzione di acido lattico che contribuisce al problema solo in minima parte, si verificano particolari microlesioni del sistema muscolotendineo: così, per riprendere a muo-
versi con la velocità e l'agilità desiderata saranno allora necessari alcuni giorni di riposo rigenerativo. L'altro problema che può manifestarsi è purtroppo riferito ai risultati statistici che riguardano i traumi soprattutto a livello del ginocchio. Molto frequentemente può capitare che banali cadute causino seri problemi: questo acfig. 1 cade soprattutto perché
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PER ALLENAMENTO
LA PREPARAZIONE PRESCIISTICA di Alfredo Stecchi
fig. 2
non esiste un sistema muscolare, tendineo e legamentoso, ben allenato e capace di proteggere l'articolazione dai carichi che si manifestano anche con semplici movimenti non fisiologici. Le patologie più frequenti si presentano soprattutto sotto forma di traumi distorsivi.
ESERCIZI SPECIFICI Tra i movimenti specifici che possono essere inseriti qualche settimana prima delle nostre sciate vi sono gli affondi alternati (Fig.1), esercizio valido per il potenziamento dei quadricipiti femorali e dei glutei. Tre serie da 15 ripetizioni per gamba possono essere più che sufficienti, facendo attenzione durante la fase di piegamento di un arto a che il tronco non sia proiettato in avanti e che la proiezione del ginocchio al suolo non cada oltre il piede. In caso contrario l'articolazione del ginocchio verrebbe sottoposta a rischiosi carichi funzionali. Lo squat (Fig.2) è un'altra esecuzione estremamente importante per il nostro scopo anche perchè la sua azione simula quello che è lo schema motorio della sciata. L'ideale sarebbe eseguire questo movimento su delle tavole propiocettive, ma l'esercizio necessiterebbe di un lungo periodo dedicato all'apprendimento dell'esecufig. 3 zione.
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Se non si è allenati bisognerà evitare di aggiungere carichi esterni e si cercherà di fare 4-5 serie di circa 20 ripetizioni soprattutto per far assaggiare a tutte le catene cinetiche il sapore dello sforzo prolungato. A tal proposito, per migliorare ulteriormente i livelli prestazionali a queste contrazioni di natura dinamica (isotonica) possono essere sommate delle contrazioni di natura statica (isometrica): più semplicemente, basterà fermarsi nella posizione di accosciata per circa 20 sec. quando si arriva alla decima e alla ventesima ripetizione di ogni serie. Per iniziare ad abituare le ginocchia a qualche significativa ma utile sollecitazione, i balzetti laterali da fig. 4 gambe semipiegate (Fig.3) risulteranno estremamente efficaci: effettuare 4-5 serie da 12-15 ripetizioni cercando di superare dei piccoli ostacoli.
TEMPI DI RECUPERO I tempi di recupero dovranno essere abbastanza brevi: 30-40 sec. tra una serie e l'altra, non più di 1 min. e mezzo tra un tipo di esercizio e l'altro. La brevità dei tempi di recupero è dovuta alla caratteristica dei meccanismi fisiologici propri dello sci: ad uno sforzo di tipo muscolare è associato uno sforzo di tipo cardiorespiratorio. È molto importante allora eseguire le serie dei vari esercizi con un lieve ma presente debito d'ossigeno.
ALLENAMENTO CARDIORESPIRATORIO Oltre ad una buona corsetta di 2530 min. per 2-3 volte alla settimana, magari svolta con intensità variabili (allunghi di 40-50 sec. ogni 4-5 min. di corsa lenta), la macchina denomi-
nata Step (Fig.4), presente ormai in tutti i centri fitness, può risultare sicuramente di valido aiuto per il raggiungimento dei nostri obbiettivi in quanto ad un lavoro di tipo aerobico si aggiunge un lieve sforzo di tipo muscolare. Per questo genere di esercitazione si suggeriscono approssimativamente dai 15 ai 25 min. di allenamento.
ORGANIZZAZIONE GENERALE DELL'ALLENAMENTO Ricordatevi di inserire questi esercizi dopo almeno 10 min. di riscaldamento generale, di rafforzare la parete addominale con 3-4 serie da 2030 ripetizioni e di terminare ogni seduta con alcuni esercizi di stretching generale. Per raggiungere un discreto livello di forma sarà necessario esercitarvi almeno due volte alla settimana, al massimo quattro. Buon divertimento.
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SPORT AL FEMMINILE
MANUELA DI CENTA di Rita Salerno
Manuela Di Centa Quando parla delle montagne e delle piste innevate le si illuminano gli occhi. Subito dopo, travolge l'interlocutore con un fiume di parole. E non potrebbe essere altrimenti. Perché la neve e le montagne Manuela Di Centa le ha nel DNA. A cominciare dal luogo che le ha dato i natali, Paluzza, cittadina a pochi chilometri da Udine per finire con il suo ricchissimo medagliere personale che comprende sette medaglie olimpiche, sette mondiali e due coppe del Mondo. Insomma, la montagna, come ama dire, è sempre stata presente in ogni momento dentro di lei, nella buona e nella cattiva sorte, nelle vittorie e nelle sconfitte. Dopo aver vinto tutto il possibile, ora Manuela è alle prese con una sfida elettrizzante: la condu-
zione di Linea Bianca, il programma di Raiuno interamente dedicato alla neve e alle località di montagna. "L'intento di Linea Bianca è di far conoscere la montagna nelle diverse sfaccettature" - spiega durante una pausa del suo impegno televisivo "dall'aspetto fisico alla vita in montagna, la storia del popolo con le sue tradizioni culturali e culinarie, i risvolti che ci permettono di comprenderla nel suo territorio. Andiamo, in pratica, a vedere come si vive con la montagna invernale. Vogliamo dare dei contenuti interessanti cercando di farlo in maniera dinamica". E per quanto riguarda le altre discipline oltre allo sci come lo snowboard hanno spazio nel programma? "Ci sono tutti, dal parapendio allo
Ieri campionessa nello sci di fondo, oggi apprezzata conduttrice di un programma televisivo dedicato alla montagna e ai suoi segreti. Ritratto di una atleta che ha saputo trasformare la passione per la neve in un mestiere appagante.
snowboard. Quasi sempre ho modo di provarli per prima per poi poterli spiegare ai telespettatori. E questo li rende partecipi di ciò che io vado a raccontare. Personalmente, li amo tutti, ma il mio preferito resta, senza alcun dubbio, lo sci alpino. Mi piace molto andare in slittino. Le discipline alpinistiche sono, a mio avviso, estremamente appaganti. Non c'è niente di meglio di una bella passeggiata sulla neve per sentirsi a contatto con la natura e in armonia con se stessi". Lei ha detto che la montagna è stata sempre presente nella sua vita. In che modo l'ha cambiata o ha contribuito all'evoluzione della sua personalità? "Essendo nata in montagna, ho sempre condiviso con lei la mia vita. Per me vuol dire rispetto e confronto. In una parola, vita. C'è da ricordare che la montagna non è solo la cima, ma è anche l'albero, la flora, i sentieri, la fatica, la conquista, la sofferenza. Si scala giorno per giorno la montagna, e alla fine si raggiunge la vetta. Mi ha fatto capire quanto la vita sia difficile. Non è piatta, non è banale. Mi ha
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SPORT AL FEMMINILE
MANUELA DI CENTA
insegnato anche che cosa è l'onestà, la lealtà, la fierezza. Sentimenti che fanno parte di me fin dall'infanzia. E che la montagna ha reso parte integrante della mia vita. Grazie alla mia attività sportiva, la montagna mi ha accompagnato lungo la mia vita di atleta impegnata in una lunga preparazione ed ora nel mio nuovo impegno". Lei prese parte al Giubileo degli sportivi. Come ricorda quei momenti vicino al Papa? "Di quella settimana ho un ricordo stupendo. Legato, prima di tutto, alla conoscenza dei miei colleghi campioni. Insieme a Yuri Chechi ho fatto parte di un progetto, "Vivere da campioni" nel quale intervistavamo tutti i campioni del mondo dello sport legati al Giubileo. Grazie a questa inchiesta, se così si può dire, ho fatto delle scoperte molto belle. Personaggio dopo personaggio, ho conosciuto profondamente le personalità di molti campioni. Non solo. Per me è stato molto piacevole immergermi nella realtà giovanile che ha preso parte al giubileo degli sportivi. Ho capito davvero cosa vuol dire essere un modello per loro. Per me non era novità trovarmi in mezzo ai giovani però c'era qualcosa di diverso in questo Giubi-
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Essendo nata in montagna, ho sempre condiviso con essa la mia vita. Per me vuol dire rispetto e confronto.
leo degli sportivi: come si fosse raccolta tutta la base per iniziare da lì un cammino di crescita in positivo. Per me è stato un momento di confronto. Vedere tanti giovani uniti da una passione comune nel segno di Cristo mi ha fatto un piacere enorme perché mi ha riportato alla memoria le mie origini. Come loro, andavo sempre in chiesa, ero una catechista, prendevo parte a tutti gli incontri regionali, ho preso parte a tante gare del CSI. Mi è tornata in mente la stagione in cui il mio percorso sportivo ha preso il via. Le mie radici, come persona e i miei trascorsi in parrocchia, li ho rivissuti in mezzo ai giovani del Giubileo degli sportivi". Un momento bello se si pensa che sempre più lo sport è associato agli atti violenti, agli stadi e al doping…. "Io vengo da un paesino piccolo piccolo, di sole tremila anime, dove queste cose non se le sognano nemmeno. Tutto è a dimensione più umana. Il doping e la violenza sono fenomeni concreti con cui ti devi confrontare. Però nel momento stesso in cui tu ne parli e ne discuti, è un modo questo, a mio avviso, per avviare il problema ad una soluzione reale. Ed informare i ragazzi, questo il nodo della questione, sia per loro un momento di grande formazione". Le risulta che le donne hanno grandi difficoltà ad emergere non solo nel lavoro ma anche nello sport agonistico? "Secondo me ancora si respira una certa mentalità maschilista. Esiste, anche se formalmente sulla carta non risulta. Specialmente, è un modo di pensare, di agire mentalmente. C'è ancora molta strada da fare. Non voglio dire che siamo discriminate, per me si tratta del fatto che non abbiamo ancora raggiunto quella cosiddetta parità, a livello di cultura e di tradizioni. Da vari punti di vista non siamo considerati allo stesso livello, una considerazione che non vale sul piano legislativo, perché lì siamo tutti uguali. Però, di fatto, non è così".
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PAROLE DI SPORT
EFFETTO di Claudio Arrigoni
Effetto Effetto Il ragionamento non sembra fare una grinza. Che piaccia o no siamo nell' epoca della globalizzazione, c'era quindi da aspettarselo che prima o poi una sola lingua finisse a poco a poco per divenire lingua ufficiale del nostro "piccolo" mondo moderno. Lo è diventata l'inglese, ormai assurto a idioma universale, parlato in ogni dove. Non ha ancora sostituito i linguaggi nazionali (e per fortuna!), ma è riuscito comunque a insinuarsi ugualmente, imbarbarendone talvolta l'uso. A cominciare dallo stesso linguaggio quotidiano, infarcito sempre più da forme lessicali esterofile. Basti pensare al cosiddetto gergo giovanile divenuto, per molti di noi quarantenni, pressoché incomprensibile. Un destino che non ha risparmiato neppure il linguaggio sportivo. Persino il calcio, isola felice al riparo da suggestioni d'oltreoceano (là dove il soccer, nonostante i tentativi di "innesto", culminati con i Mondiali del 94, non riesce proprio ad attecchire), ha conosciuto non pochi forestierismi. Così il fallo laterale è diventato un "out", il rigore o tiro dagli undici metri si è trasformato in un "penalty", l'ultimo passaggio è un "assist", l'agonismo o il "tacalabala" di herreriana memoria è stato ribattezzato "pressing" un termine che nasconde più l'intento di far sbagliare l'avversario che quello di anticiparne la giocata. Mode o vezzi linguistici che tendono a impoverire il nostro linguaggio e a privarlo della sua acquisita valenza emotiva. Figuriamoci poi negli altri sport, quelli per intenderci che non hanno connotati nazional-
popolari, sia nel gradimento dei tifosi sia nella pratica dilettantistica. Prendiamo per esempio il tennis. Lo scorso gennaio ero in Australia per il primo torneo 2002 del Grande Slam. Del grande cosa? Slam, appunto!! So bene che fare oggi una telecronaca di tennis senza usare espressioni come: break, smash, match point ecc. sarebbe giornalisticamente anacronistico. Questo però non mi impedisce, per una volta, di difendere un termine che considero poeticamente e filosoficamente più accattivante del suo surrogato inglese. Mi riferisco alla parola: "effetto", sostituita dal più prosaico "top spin". Ricordiamo tutti il movimento con cui, impugnata da ragazzini la prima racchetta da ping-pong, sognavamo di imprimere alla pallina quella rotazione che le dava uno strano rimbalzo sul tavolo da gioco. Lo chiamavamo tiro ad effetto. Probabilmente anche per lo stupore, la meraviglia, la sor-
presa che appunto tale "effetto" generava negli occhi degli avversari e del pubblico. Una stupenda sovrapposizione linguistica, per cui l'effetto reale (quello conseguente a un particolare movimento della racchetta) coincideva con l'effetto nel suo significato figurale, ossia qualcosa che colpisce l'attenzione, che procura un'impressione viva e immediata. Ebbene, questo termine è scomparso dal vocabolario sportivo e non solo da quello tennistico. Così, quando Del Piero o Baggio colpiscono magistralmente con l'interno del piede e il pallone, scavalcata l'inutile barriera, termina la sua magica rotazione nel cielo sotto la traversa, questo tiro ad effetto è diventato un tiro "liftato". Quando Agassi arrota ogni colpo da fondo campo, facendo impazzire gli avversari, gioca un "top spin". Una volta questi colpi erano inequivocabilmente griffati (mi correggo, firmati) dal termine stesso che li generava e che racchiudeva nella sua semantica quel grumo di imprevedibilità che li identificava subito come colpi "geniali". In una parola il "tiro ad effetto" era un'invenzione, era un colpo "fuori" dall'ordinario, straordinario appunto, e il plauso andava indistintamente al gesto e al suo lessico, sempre lì a ricordarcene la natura. L'affermarsi di termini sempre più tecnici, freddi, senz'anima sta spazzando via tutto questo e di quelle tre sillabe: ef-fet-to non ci resta ormai che il ricordo di noi ragazzini quando, alzando un po' goffamente il gomito, cercavamo di emulare gli "artisti" della racchetta.
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TUTTOLEGGI a cura di Francesco Tramaglino
CIRCOLI CON SOMMINISTRAZIONE ALIMENTI E BEVANDE ADEGUAMENTO ALLE NORME DI PREVENZIONE IGIENICO-SANITARIE E METODO HACCP Il burocratismo, si osserva sovente, è uno dei mali atavici del sistema giuridico e amministrativo italiano, un vizio si potrebbe aggiungere - alimentato dalla falsa e illusoria credenza che a più obblighi e adempimenti corrisponda automaticamente un più elevato indice di rispetto della legge. Vizi a parte, va riconosciuto, però, che la burocrazia esiste per tutelare diritti e interessi collettivi: questo è il suo ruolo. Ed anche in un paese per molti versi anomalo come l'Italia le disfunzioni, rispetto a questo princìpio, sono l'eccezione e non la regola. Ne è testimonianza il D.Lgs 155 del 1997 attraverso il quale il Legislatore, recependo le indicazioni elaborate a livello comunitario, ha imposto a tutte le industrie alimentari (con ciò intendendo tutti i soggetti che, con o senza finalità di lucro, esercitano una o più delle seguenti attività: la preparazione, la trasformazione, la fabbricazione, il confezionamento, il deposito, il trasporto, la distribuzione, la manipolazione, la vendita o la fornitura, compresa la somministrazione di alimenti e bevande) l'obbligo di garantire, attraverso adeguate procedure di autocontrollo, l'igiene dei prodotti alimentari, ossia la loro piena e totale idoneità al consumo umano. La normativa, che interessa anche i
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circoli provvisti di punto ristoro per soli soci, presenta alcune rilevanti novità rispetto alla precedente legislazione, soprattutto laddove prevede l'obbligo di adottare procedure di autocontrollo, ossia sistemi di monitoraggio dei cicli produttivi a cui sono sottoposti gli alimenti. L'idea è che la salubrità degli alimen-
ti dipenda, in buona sostanza, dal modo in cui sono preparati, manipolati, conservati, ecc. e che, quindi, un corretto svolgimento di queste fasi del processo produttivo costituisca la migliore garanzia per una loro idoneità al consumo umano. A chiarire cosa si intenda per autocontrollo provvede l'art.3 del Decreto, il quale stabilisce che è compito del responsabile della industria alimentare (nei circoli è il Legale rappresentante) individuare nella propria attività ogni fase che potrebbe rivelarsi critica per la sicurezza degli alimenti e garantire che siano individuate, applicate, mantenute ed aggiornate le adeguate procedure di sicurezza avvalendosi dei princìpi su cui è basato il sistema di analisi dei rischi e di controllo dei punti critici HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points). Il sistema HACCP si basa, infatti, su un insieme di procedure che devono essere osservate in rigida sequenza e che comportano: 1) analisi dei potenziali rischi per gli alimenti, da individuarsi in relazione alle caratteristiche merceologiche del tipo di alimenti e bevande ordinariamente somministrati dai circoli; 2) individuazione dei momenti critici
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dell'attività di somministrazione in cui possono verificarsi dei rischi per gli alimenti;
sanitariaprevenire che nel corso del ciclo produttivo possano verificarsi i rischi di deterioramento degli alimenti;
3) decisioni da adottare riguardo ai punti critici individuati, ossia individuazione di procedure di monitoraggio sistematiche e ripetitive dei momenti critici dell'attività di somministrazione, per evitare che il rischio di deterioramento diventi reale;
5) riesame periodico, ed in occasione di variazioni di ogni processo e della tipologia d'attività, dell'analisi dei rischi, dei punti critici e delle procedure di controllo e di sorveglianza.
4) applicazione sistematica delle suddette procedure, con obbligo di registrare tutti gli interventi e le azioni di controllo effettuate su registri a disposizione per le verifiche dell'autorità
Poiché il concreto svolgimento dell'azione di autocontrollo potrebbe costituire un'operazione tutt'altro che semplice il Decreto prevede la redazione e l'adozione di manuali di autocontrollo nell'ambito dei quali sono specificati tutti gli adempimenti che il circolo deve
DOMANDE & RISPOSTE La ritenuta 27% sugli interessi attivi dei c/c bancari è da intendersi, per le associazioni sportive dilettantistiche, come effettuata a titolo d'acconto o a titolo definitivo? In base all'art. 26 DPR 600/1973 (TUIR), così come interpretato autenticamente dall'art.14 della legge 28/1999 e ribadito in numerose circolari ministeriali e sentenze di carattere tributario, le ritenute effettuate dagli operatori finanziari si devono intendere: a) effettuate a titolo di acconto, se il soggetto al quale si effettua il prelievo in questione è un'impresa individuale o collettiva o comunque un ente con finalità commerciali soggetto all'imposta sul reddito delle persone giuridiche; b) effettuate a titolo di imposta (e quindi secche, definitive) se il soggetto al quale si effettua il prelievo è una persona fisica non esercente attività imprenditoriale o un ente esente o escluso da IRPEG. L'associazione sportiva dilettantistica, rientrando nella situazione di tipo b) subisce, pertanto, una ritenuta secca a titolo di imposta definitiva che, sotto il profilo contabile, costituisce un costo dell'esercizio di competenza del periodo in cui sono maturati gli interessi.
Entro quali termini occorrerà provvedere alla certificazione del sostituto d'imposta per i compensi erogati nel 2001?
porre in essere in base alle caratteristiche proprie del settore. La Presidenza Nazionale sta valutando la possibilità di adottare, in tempi rapidi, manuali di autocontrollo HACCP i cui adempimenti siano commisurati alle specifiche esigenze dei circoli con somministrazione alimenti e bevande e di distribuirli ai propri affiliati, gratuitamente o con il solo rimborso delle spese. Maggiori informazioni sul metodo HACCP e sugli altri obblighi derivanti dal D.Lgs 155/1997 su Fiscalnews n. 1 di febbraio 2002, in distribuzione, via e-mail, a tutti i comitati CSI.
Ai sensi dell' Art. 18 Dpr 435/2001, l'obbligo dell'invio delle certificazioni dei compensi da parte dei sostituti d'imposta deve essere ora realizzata nel più ampio termine del mese di marzo, e non più entro quello di febbraio come previsto dalla precedente normativa in materia.
I costi sostenuti da un dirigente di società sportiva per cene sociali, pubbliche relazioni o altri eventi organizzati nell'interesse dell'associazione possono essere imputati all'associazione stessa? Si, ma le relative fatture e ricevute di costo devono essere, per quanto possibile, intestate all'associazione sportiva. Infatti, in tema di rimborsi spese, la vigente normativa fiscale stabilisce che sono rimborsabili pienamente e senza applicazione di imposta le spese sostenute in nome e per conto dell'associazione dai dirigenti, collaboratori, dipendenti, e simili. Con ciò si intende che sulle fatture e sulle ricevute deve essere indicata come intestataria l'associazione (e non il suo dirigente). Altri tipi di rimborsi esclusi da imposta, sono quelli per trasferte fuori dal comune di residenza ma si tratta, evidentemente, di tutt'altro discorso. Diversamente l'accollo di fatture e/o ricevute intestate al dirigente o non intestate affatto costituisce, per la società sportiva, erogazione di compensi in natura, che sono soggetti a ritenuta d'acconto. Tuttavia, le piccole spese non documentabili possono essere rimborsate, senza applicazione d'imposta, nel limite massimo di 50.000 lire e purchè non costituiscano acconti su maggiori compensi. Tale beneficio non si applica però ai collaboratori coordinati e continuativi e ai dipendenti dell'associazione.
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ALMANACCO
TOSCANA DI CORSA Un significativo successo in termini di partecipazione e di festeggiamenti ha mietuto il "1° Trofeo Festa della Toscana", corsa podistica non competitiva distinta in due percorsi di 3,5 e di 12 chilometri attorno al centro storico di Firenze il 2 dicembre 2001. Si è trattato di un esemplare incontro tra sport e storia. Il trofeo rivela infatti una interessante dimensione storica ponendosi come manifestazione conclusiva delle celebrazioni per la "Festa della Toscana", che si celebra ogni anno il 30 novembre nella ricorrenza dell'abolizione della pena di morte nel granducato di Toscana, avvenuta per la cronaca il 30 novembre 1786. La manifestazione era organizzata dal Consiglio regionale della Toscana con la collaborazione del Comitato CSI di Firenze e degli enti fiorentini di promozione sportiva Uisp e Aics. Ai blocchi di partenza c'erano, in rappresentanza di una qua-
rantina di società sportive, oltre seicento agguerriti "francescani" come sono conosciuti dalle parti di Firenze i podisti della domenica. Le due corse podistiche hanno premiato rispettivamente Alessandro Algerini nella 12 km e Alessandro Occupati nella 3,5. Nel suggestivo cortile del palazzo della Regione hanno avuto luogo le premiazioni. Nutrite sono state le rappresentanze dei Comitati CSI della Toscana che hanno ricevuto dei ricchi premi. Fra le autorità c'era il Presidente del Consiglio della Regione Toscana Riccardo Nencini che tra l'altro si è distinto ottenendo senza particolari affanni un dignitosissimo quinto posto nella corsa sui 3,5 chilometri. Per la nostra associazione era presente il Presidente regionale Marcello Tognoni assieme ai presidenti Provinciali di Massa Carrara Benedetti e di Firenze Marchesini; gli amici di Firenze sono stati invece coinvolti in forze in quanto hanno curato la parte organizzativa e logistica. Il Presidente del Consiglio Regionale Nencini ha concluso la manifestazione ringraziando i partecipanti e congratulandosi per la riuscita della manifestazione e ha auspicato che, per il futuro, la corsa possa diventare la "maratona della festa della Toscana".
A MONTEMURLO LA CRONOSFAMATA Il nome è già di per sé promettente: cronosfamata. Il CSI a Montemurlo l'ha pensata grossa: una corsa podistica che premia chi ingrassa di più durante il percorso. Il regolamento è quanto di più semplice ci si possa attendere: doppia pesata per i concorrenti per stabilire chi ha messo su pancia. Le tentazioni
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per i golosi non sono certo mancate, dai succulenti panini al salame al prosciutto alla bruschetta (la gara si è tenuta in conco-
mitanza con la sagra dell'olio. Quale poetica sinergia!. Il re dei "mangioni" torna a casa con quasi tre chili… sulla coscienza. Da girone infernale. Novecento grammi di calorie e grassi lo dividono dal secondo classificato. Alla fine l'ammontare di cibo consumato ha raggiunto i dieci chilogrammi.
ALL'AQUILA IN GARA LE PROMESSE D'ABRUZZO Il sodalizio Atletica L'Aquila ha organizzato sabato 2 e domenica 3 febbraio due importanti manifestazioni. Per primo c'è stato il "Trofeo delle gazzelle" riservato a tutti gli alunni del primo anno delle scuole medie cittadine, e disputatosi al campo scuola di piazza d'Armi. Lì gli studenti si sono sfidati in una gara di fondo sulla distanza di un chilometro. Ma l'appuntamento più importante è stato quello domenicale quando, sempre al campo di atletica di piazza d' Armi, si è svolta la corsa campestre "Trofeo Arrigo Leone", gara valida come campionato provinciale CSI per il settore giovanile. A fine gara è stato consegnato il "Memorial Alessandro De Ritis Frastani" al sodalizio che aveva il miglior punteggio totale realizzato con i miglior piazzamento degli atleti.
RIPARTE LA MTB BRESCIANA Riprendono a correre le mountainbike del comitato bresciano. Il campionato ha avuto inizio domenica 3 febbraio in riva all'Oglio in quel di Barco di Orzinuovi, la seconda prova si è svolta il 10 febbraio a Leno. Nel mese di febbraio le altre tappe sono rispettivamente il 17 a Desenzano ed il 24 a Castegnato. Il campionato si concluderà il 3 marzo con il classico appuntamento a Cellatica per l'assegnazione delle maglie.
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TENNISTAVOLO PER TUTTI Il CSI di Molfetta continua a crescere nella qualità dei progetti sportivi, grazie soprattutto all'entusiasmo e alla volontà dei suoi collaboratori e dirigenti. Dopo la festa "Natale Insieme" di domenica 16 dicembre, è stata la volta di "Natale nella racchetta": gara a squadre di Tennistavolo svoltasi domenica 23 dicembre presso il Palazzetto dello Sport sito in via Giovinazzo. A questa manifestazione hanno partecipato tesserati e non tesserati FITeT suddivisi nelle categorie Over 15 (maschile/femminile) e Under 15 (maschile). Le gare, hanno visto la partecipazione non solo di società affiliate al Comitato di Molfetta, ma anche di società sportive di comuni limitrofi come: A.S. TE.TA Casamassima, T.T. Ruvo, T.T. Barletta e altre ancora. Nella mattinata si sono svolte le gare di Under 15 e Over 15 femminile che hanno visto come vincitori , per entrambe le categorie, membri di una Società sportiva del Comitato di Molfetta: L'Angelo Azzurro. Nel pomeriggio e nella prima serata sempre di domenica, si sono svolte le gare per la Cat. Over 15 maschile dei tesserati FITeT i cui primi posti sono stati conseguiti dalla squadra della Società T.T. Ruvo. Complessivamente dunque, il CSI di Molfetta ha chiuso il 2001 in maniera soddisfacente se si considera che sono state riprese attività come la Pallacanestro e il Tennis-Tavolo, ferme da anni. E con lo stesso impegno,che da sempre è un ingrediente indispensabile per dar vita ad ogni attività ludico- sportiva, il CSI di Molfetta continuerà nel 2002 a trasmettere ai suoi atleti e collaboratori l'idea di uno sport sociale e pulito.
IN 170 SUL CIRCUITO DELLA NEVE CSI-LATTEBUSCHE Sempre in pista col circuito della neve Lattebusche 2002 promosso dal CSI di Feltre. Non molto buone le notizie alla partenza della gara del 22 gennaio. Come era facile prevedere la persistente mancanza di neve ha impedito la disputa della seconda prova del Circuito sulle piste di Pian di Coltura sopra Lentiai. Giocoforza, quindi, affidarsi ancora una volta all'ospitalità degli impianti di Forcella Aurine dove, sulla pista "Bepi", favorita da una splendida giornata e da un ottimo innevamento la gara ha potuto avere luogo. Da sottolineare la magnifica risposta di atleti e società a questa ennesima sfida: lungo le 18 porte dello slalom gigante si sono catapultati oltre 170 concorrenti in rappresentanza di 10 società. Evidentemente atleti e genitori hanno dimostrato di sapere ancora apprezzare questo genere di manifestazioni nelle
quali il piacere del divertimento e il gusto di stare insieme hanno il sopravvento sul semplice fattore agonistico.
300 PER LA CAMPESTRE A LANGHIRANO Trecentoundici atleti si sono affrontati il 23 gennaio a Langhirano (Centro Sportivo Sandro Pertini) in occasione del campionato regionale CSI di cross country. Una sfida invernale svoltasi su un tracciato spettacolare, in parte innevato, sul quale gli atleti hanno onorato l'impegno con tenacia, dando vita ad una serie di confronti di buon spessore
tecnico, dove la linea verde provinciale era rappresentata dalla Coop Nordest, CSI Juventus Vicopù, Cus Cariparma, Forti e Liberi, Fmi Parma Sprint, Stella Azzurra, società che ancora una volta hanno confermato i loro valori agonistici schierando atleti promettenti. La Coop Nordest è salita sugli scudi con Valentina Zanardi, vittoriosa nella
categoria Esordienti e con il Cadetto Teo Turchi, mentre la
Juventus Vicopò si è imposta nella categoria Ragazze.
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ALMANACCO
CAMMINATA- FIACCOLATA DI SAN LUCA Bologna - È il giorno dell'Immacolata Concezione. Una mattinata fredda ma piena di sole. Esattamente quello che gli organizzatori osavano sperare. Quasi 50 gruppi sportivi ritrovatisi in Piazza della Pace che hanno partecipato alla camminatastaffetta-fiaccolata. Non essendoci una classifica individuale, in molti di loro (i più mattinieri) hanno deciso di incamminarsi senza attendere la partenza del via ufficiale, come ormai tradizione data da Mario Melega, starter della manifestazione. Quindi un lungo biscione si è snodato lungo i portici e per via di Casaglia. Quasi 2600 persone, con carrozzine, passeggini e cani al seguito. Al termine, sul piazzale, the caldo per tutti, limoni, aranci e a tutti i gruppi il giusto riconoscimento, con targhe e premi in natura. Presenti l'assessore allo sport Paolo
Foschini e il presidente del CSI Stefano Gamberini. È da ventisei anni che viene riproposto questo strano ma significativo modo di portare il proprio saluto alla Beata Vergine di San Luca, eletta dai podisti bolognesi come loro patrona. Al termine la Messa in Basilica. Sulla giornata abbiamo raccolto qualche parere da parte dei protagonisti: Stefano Gamberini, presidente CSI: "Sinceramente le uniche parole che mi vengono in mente sono di ringraziamento a tutti i collaboratori. Vorrei proporvi anche le parole di don Luigi (assente, poiché ricoverato in ospedale) che siamo andati a trovare il pomeriggio della camminata: Fede e sport - ha ripetuto più di una volta - hanno dimostrato ancora di poter coesistere e camminare insieme". Andrea (un atleta): "Sono diversi anni che ho scoperto la camminata di
San Luca e sinceramente spero di poterci tornare sempre. È vero che a noi podisti interessa anche la competizione, ma per una volta la mettiamo dietro la gioia di salire insieme al Santuario, un modo di rispettare la Madonna di San Luca, che per i bolognesi non è una basilica qualsiasi. Daniele Perini, coordinatore provinciale e responsabile della manifestazione: “È doveroso ringraziare i 60 operatori che hanno contribuito a realizzare una macchina pressoché perfetta e le società del CSI che hanno partecipato. Quando progettiamo un evento sportivo pensiamo sempre che chi vi partecipa possa tornare a casa con quel ‘qualcosa di nuovo’ che possa diventare avvenimento”.
TROFEO "LOMBARDIA" OSPITE DA DON MAZZI Gennaio, tempo di campestre. Continua l'XI trofeo Lombardia di cross. Dopo le prime prove (Ravello e Primaluna ) datate 2001 oltre duecento atleti di 27 società ciessine, appartenenti ad 11 comitati, si sono ritrovati domenica 20 gennaio presso la "Casa di Beniamino" della comunita Exodus a Cavriana di Mantova. Un'intensa giornata di sport, vissuta gomito a gomito con i ragazzi della comunità, in un pomeriggio reso ancor più gustoso, dal sapore del classico risotto locale, preparato dai cuochi della Casa. I successivi appuntamenti sempre nel mese di febbraio hanno visto protagonista Cremona (10) e a Lodi (17).
FANTHAVOLLEY AL DEBUTTO. A GAZOLDO 140 RAGAZZI Domenica 13 gennaio, in una cornice di grande pubblico, si è svolta al palasport comunale la prima tappa del circuito di manifestazioni provinciali polisportive Fanthavolley, promosso dal CSI in collaborazione con l'Amministrazione comunale e l'associazione sportiva Ippoliti di Gazoldo. 140 i miniatleti arrivati da numerose loca-
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Stadium gennaio febbraio 2002
lità della provincia con al seguito le famiglie. Nell'arco del pomeriggio tutti i bambini hanno disputato numerose minipartite dirette dall'equipe di arbitrigenitori che si è messa al servizio dei più piccoli insieme agli animatori del CSI di Mantova. Giocare, praticare sport e divertirsi sono stati gli ingredienti vincenti per
quest’appuntamento ludico-sportivo che rientra in un più ampio progetto di esperienza al servizio dei bambini e dei ragazzi. Al termine degli incontri, coordinati da Gilberto Pilati e dal gruppo tecnico del CSI mantovano, sono seguite le premiazioni. Prossimo appuntamento domenica 24 febbraio a Piubega.
GIORNATA DI SPORT E AMICIZIA 2002 A LECCE Domenica 13 gennaio presso l'istituto dei Terziari cappuccini dell'Addolorata di Lecce circa 200 ragazzi divisi in 28 squadre hanno partecipato alle partite di calcetto della "Giornata di Sport e di Amicizia" promossa dal comitato locale per la valorizzazione dello sport come scuola di vita, di socialità e di impegno cristiano. Gli adolescenti hanno giocato divisi nelle categorie "primi calci", "allievi", "ragazzi" e "juniores". A cornice dell'attività sportiva c'era una mostra rievocativa di manifesti sportivi dell'associazione "Veterani dello Sport". A dare il calcio d'inizio presente il sindaco di Lecce, Adriana Poli-Bortone.
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IN PISTA I SACERDOTI SULLA NEVE CIRCUITO REGIONALE TOSCANO: SECONDA TAPPA A VIAREGGIO Clima non proprio favorevole, freddo polare, neve sparata all'inizio e poi naturale, piste magnifiche e tante atletiche tonache. Questi gli ingredienti della terza edizione della "Festa sulla Neve per Sacerdoti Sciatori", tenutasi a Sestola il 5 e il 6 febbraio scorsi. Il temerario gruppo di trenta sacedorti che, nonostante il maltempo, ha inforcato tanto gli sci e le racchette quanto i moderni scarponi "bi-iniezione" si è goduto gli splendidi impianti e le piste del Lago di Ninfa, a 1500 metri. Le due gare di sci di fondo previste, una sui 3, l'altra sui 5 chilometri a seconda dell'età dei ministri di Dio, sono state abilmente coordinate da Don Aronne Magni, consulente ecclesiastico del CSI di Modena e dell'Emilia Romagna, ideatore di questa originalissima manifestazione.
Erano oltre 250 in vasca domenica 3 febbraio nella piscina comunale viareggina in occasione del secondo appuntamento con il circuito regionale toscano di nuoto. In acqua nel corso della mattinata dai baby (4 anni) con le tavolette ai cadetti (15 anni) hanno dato vita a ben 72 batterie. Il tutto in un' atmosfera molto festosa, contagiata dalle circostanze del carnevale. Le medaglie ricordo per tutti i bambini erano infatti per l'occasione due simpatiche mascherine. Prossime due tappe
del circuito a La Spezia in aprile ed a Aulla in maggio.
IL CSI SAVONA IN CENTRAFRICA: MISSION POSSIBLE! Missione possibile. Non certo da 007, ma quella effettuata nei giorni a cavallo tra la fine dell'anno scorso e l'Epifania 2002 dagli sportivi del CSI Savona nella Repubblica Centro Africana è stata davvero una missione speciale. Un viaggio per sondare e valutare le possibilità di avviare un progetto di sviluppo, attraverso corsi di animazione sportiva in questa regione drammaticamente in crisi. Le condizioni di vita, infatti, sono da sottosviluppo: altissima la mortalità infantile, 10 figli per famiglia, l'AIDS che colpisce il 50% della popolazione. "Le bambine non hanno bambole con cui giocare ma direttamente fratellini da accudire" - questo raccontano del loro capodanno particolare Paolo Fradeani, Patrizia Castellaro, Otto-
rino Bianchi ed Elio Li Calsi, i quattro missionari sportivi, ospiti di padre Saverio Gavotto, ex consulente ecclesiastico del Comitato ligure ed oggi responsabile delle scuole cattoliche di Baoro, e Padre Roberto, parroco di questo piccolo centro della diocesi di Bouar. Lì, naturalmente, sono il calcio, il basket gli sport più praticati e seguiti. Tutto il mondo è paese; verrebbe da dire, ma non è proprio così. Due pali, una traversa, campo in terra pressoché regolamentare. Si gioca però a piedi scalzi; le donne stanno rigorosamente a guardare. "Noi non possiamo giocare" affermano. Si avverte un profondo stato di subalternità tra i due sessi; perfino a livello scolastico moltissime bambine non frequentano le lezioni.
Sport-scuola-donna diventano allora i tre punti d'intervento della mission possible dei nostri 007 della solidarietà. A marzo, come di consueto partiranno dall'Italia altri aiuti, materiali e sussidi didattici (palloni, mute da gara, giacche a vento...), in agosto é previsto un corso di aggiornamento nelle scuole cattoliche della diocesi. La sfida in Centrafrica oltre che sportiva é anche scolastica, sanitaria ed alimentare. Non é la prima volta che il CSI utilizza lo sport come strumento di promozione e sviluppo nei paesi più poveri. Dal 1995 al 2000 era stato il Camerun, sempre in terra d'Africa, a beneficiare di queste attività. Ora speriamo che il programma "Sport in Centrafrica" prosegua senza intoppi.
CENTO… DI QUESTI CARNEVALI Cento in costume. Ma non solo per il Carnevale… Domenica 17 febbraio si è celebrata la terza edizione della gara di nuoto "Cento Carnevale d'Europa" organizzata dal CSI di Ferrara in collaborazione con il gruppo natatorio Acqua Time. Ai blocchi di partenza si sono presentati oltre 250 atleti dai più piccini, di 6 anni, ai ragazzi di 18-20 anni, divisi nelle categorie
pulcini, giovanissimi, ragazzi, allievi, assoluti. La competizione ha riguardato tutti gli stili (farfalla, rana, delfino, stile libero), sui cinquanta metri per più i grandicelli, sui venticinque per i piccini. Oltre ai costumi (da nuoto) sulle tribune si sono viste molte maschere!
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AGENDA
MARZO 2002
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Trento 2° Trofeo Cross Valle dei Laghi
Le campane di Re Laurino suoneranno ancora un volta. Domenica 10 marzo nella bellissima cornice del Passo Lavazè torna, infatti, la classica rassegna nazionale giovanile di sci nordico con la 42ª edizione della festa del fondo trentino intitolata al monarca tanto amato in queste valli. Nelle passate edizioni il Trofeo ha incoronato campioni come Franco Nones, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Grenoble. Alle 11,30 spazio alle vecchie glorie con il Laurino Revival, gara in linea su un anello di 15 km.
Val di Fiemme - Passo Lavazé 42ª edizione Trofeo Laurino Giovani 11° Laurino Revival Senior Massa 2° Gran Premio regionale di Tennistavolo Bologna Campionato interregionale di Judo Verona Campionato nazionale di ciclismo amatoriale - 1ª tappa
Rocca di Papa 5° Gran Premio nazionale di Corsa Campestre La Thuile Gran Prix Neve - slalom gigante Carpi 6º "Aerobic & Funk team" festival
Stadium gennaio febbraio 2002
Novità ciessina 2002 è il campionato di ciclismo individuale e a squadre a tappe. Sarà Verona ad ospitare il ritorno di questa manifestazione aperta a tutte le società delle due ruote. Ritrovo fissato alle 12,30, il gruppo percorrerà il Lungadige Attiraglio, da dove al km 1 prenderà il via la carovana, ed effettuerà vari circuiti a seconda delle categorie in gara. Il punteggio singolo (30 punti al vincitore, 26 al piazzato, 22 al terzo, fino ad un punto per il 15° al traguardo) e per squadra varrà per la classifica di tappa. In attesa della successiva prevista in maggio a Salerno.
Il Palazzetto dello Sport "Enzo Ferrari" di Carpi ospiterà domenica 24 la sesta edizione del trofeo "Aerobic & Funk team" festival. Più che una gara sarà una festa divertente dove si raduneranno moltissime società e palestre della zona. Anche quest'anno sono attese un migliaio di persone a gremire gli spalti. In gara andranno le atlete dai 10 ai 18 anni, mentre per le bambine dai 6 ai 10 l'esibizione sarà assolutamente non competitiva. Attese circa 30 squadre (6 le atlete in gara), ognuna con un programma di 2 minuti da presentare.
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ALLO SPECCHIO
ASSOCIARSI: PERCHÉ? di Vittorio Peri
Associarsi: perché? Incontro un amico che fu un tempo dirigente di un grosso comitato provinciale. "Sei ancora nel CSI!", mi dice con meraviglia. (Sa bene che, dopo esservi entrato nel 1960, ne ero uscito una ventina d'anni dopo, alla fine del 1981). "Ti hanno ripescato dopo quindici anni! Ma serve davvero, adesso, un'associazione come questa?" "Beh, sì, certo", rispondo un po' evasivamente, visto che la sua, più che una domanda, era di fatto un'affermazione, venata di scetticismo. E siamo passati a parlare d'altro. L'interrogativo però si è conficcato nella mente, e più d'una volta mi sono ritrovato a cercare una risposta adeguata. Certo, il CSI è utile perché serve a promuovere uno sport finalizzato alla crescita integrale delle persone. Se così non fosse - mi son detto - che ci starei a fare? La risposta ha però sollecitato un'altra domanda: c'è proprio bisogno di un'associazione per promuovere quel tipo di cultura sportiva? Non sarà che continuiamo a fare certe cose - incontri, assemblee, congressi, tornei, feste, manifestazioni - solo perché s'è fatto sempre così, e chi se la sente di chiudere una storia ormai centenaria? Il tentativo di rimuovere ogni dubbio ha richiamato alla memoria ahimé antiche e sbiadite reminiscenze liceali. In una visione meccanicistica dell'universo, ci diceva il professore di scienze, le proprietà di un "tutto" non sono che l'effetto delle proprietà dei suoi componenti, le caratteristiche di un "insieme" di cose (ad esempio, molecole, cellule, ecc.) sono né più né meno che la somma delle cose
stesse. (In ambito scientifico, diceva, tale concezione meccanicistica ricalca il determinismo filosofico per il quale il presente nient'altro è che il frutto del suo passato e la causa del suo futuro. In parole povere: noi siamo il frutto di ciò che eravamo, e domani - in un futuro che in realtà è un semplice e ripetitivo avvenire saremo la continuazione di ciò che siamo oggi. Non c'è niente di nuovo sotto il sole e sotto la nostra pelle. "Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà", come scrive Qoèlet. Tutto scorre ripercorrendo la medesima orbita, come i seggiolini della giostra. Ma in realtà, continuava il mio professore, le cose non stanno così. Il microcosmo insegna che molti fenomeni non sono attribuibili a ciò che preesiste, perché spesso il tutto è molto più che la semplice somma delle parti. In un tutto possono esservi proprietà naturali nuove, frutto di una determinata organizzazione della materia ed estranee agli elementi precedenti. Essendosi fatta intrigante, la riflessione mi ha spinto a consultare un amico biologo. Sì, mi ha detto, un certo modo di organizzare alcune molecole, ad esempio, genera proprietà inedite. C'è una legge universale nelle cose per la quale in esse si hanno talvolta proprietà emergenti non rapportabili ad alcun loro singolo costituente. A questo punto s'è accesa una piccola luce e mi sono detto: tale legge o tendenza della natura, oltre che in ambito scientifico non potrebbe operare anche nella vita delle persone?
Non potrebbe accadere che due più due anziché quattro, possano fare sei, otto o anche dieci? Che cioè le persone, mettendosi insieme riescano a moltiplicare i risultati del loro lavoro, anziché semplicemente sommarli? In realtà, avviene proprio così, come insegna questo adagio sapienziale ormai ben noto anche perché non pochi conferenzieri ne fanno la pista di atterraggio delle loro riflessioni: se uno sogna da solo, fa solo un sogno; ma se sogna insieme a moli altri, allora qualcosa di nuovo nascerà sicuramente. Ecco il valore aggiuntivo dell'associazione sull'impegno dei singoli associati. L'associazione moltiplica le forze psichiche e morali, allarga gli orizzonti culturali e operativi, dà agli associati la capacità di trasformarsi da spettatori in protagonisti della vita sociale. È così anche nell'ambito specifico della nostra associazione. Il monolite della prassi sportiva asservita all'ideologia campionistica ed elitaria ha i piedi d'argilla, come la biblica statua del sogno di Nabucodonosor mandata in frantumi da una semplice pietra. Fuori metafora, la pietra capace di mettere fuori gioco gli idoli del nostro mondo sportivo è una solida condivisione della nostra antropologia sportiva (chi vuol saperne di più consulti lo statuto, il patto associativo e il più recente progetto culturale sportivo). Ciò, tuttavia, a patto che tale condivisione sia patrimonio di tutta l'associazione, e non il "pallino" di pochi utopisti. Perché soprattutto le idee condivise fanno nuova la storia.
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IL RACCONTO
C’È UN TEMPO PER CERCARE E UN TEMPO PER... LASCIARSI TROVARE di Edio Costantini
C'è un tempo per cercare e un tempo per... lasciarsi trovare
C'è sempre qualcuno che cerca un amico, ma spesso non c'è nessuno che si preoccupa di esserlo.
Siamo tanti. Ci siamo conosciuti in tante manifestazioni sportive, nelle palestre, nei piccoli campi sportivi di periferia, nell'oratorio... Non siamo tutti uguali, ma la diversità è la nostra ricchezza. Siamo tanti. Sembriamo deboli ed a volte facciamo fatica a "chiamarci per nome", ma insieme abbiamo una grande forza e possiamo fare tante cose: voler bene, appassionare il maggior numero possibile di persone a fare sport. C'è una sorta di missione, di impegno comune che ci dà la forza necessaria per dare sempre il meglio di noi, per far sì che le persone stiano bene. Stiano bene fisicamente e interiormente, che siano felici. Essere felici. Tutti possiamo essere felici. È vero pure che spesso i nostri sforzi sono indirizzati a... complicarci la vita. Perdiamo molto tempo a guardare le porte chiuse e non vediamo quelle che nel frattempo si sono aperte per noi. La felicità non sta nella fortuna dei ricchi, nel potere dell'immagine, nella paura degli opulenti, nell'allegria di coloro che rubano al popolo, nei sermoni vuoti, nei consumismi, nelle baldorie. Le persone felici non necessariamente hanno il meglio della vita; piuttosto traggono il meglio da ogni cosa, avvenimento, persona che capita sul loro cammino. Tutti possiamo essere felici. E per essere felici è necessario essere amici. Tutti possiamo essere amici, di chi è solo, di chi è bambino, di chi è anziano, di chi è straniero, di chi è triste, di chi è tenuto lontano... A tutti possiamo dire: "Amico sei grande! Sei importante per me!". Anche in una grande associazione come la nostra l'amicizia, non mette nessuno da parte e aiuta a tirare fuori il meglio da ognuno. Noi conosciamo tutti i regolamenti, siamo bravi nell'organizzazione di attività sportive, ma non sappiamo tutto di ciò che conta nella vita. L'amicizia cambia la vita. Fa finire le guerre, rende amici i nemici, fa sentire vicini i lontani. Difende quelli che non si possono difendere. Può vincere sempre, anche quando sembra impossibile. Per questo vogliamo essere amici. Cominciamo dalle nostre famiglie, dalle nostre società sportive, dai nostri gruppi. Cominciamo da noi stessi. Costruiamo un'associazione senza barriere e senza muri tra le persone, dove tutti stanno a sentire gli altri, perché non hanno fretta. Tra allenatori ed atleti, tra atleti e dirigenti, tra squadre, tra comitati... Lo so che non è facile. C'è sempre qualcuno che cerca un amico, ma spesso non c'è nessuno che si preoccupa di esserlo. Allora, preoccupiamoci di essere "amici", e soprattutto lasciamoci trovare. Non quando vogliamo noi, non chi vogliamo noi. È un impegno. È una scommessa. Solo così possiamo aiutare a costruire non solo un'associazione amica ma anche una società amica. Lasciamoci trovare...! edio.costantini@csi.net.it
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Stadium gennaio febbraio 2002
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Jacovitti sport per tutti Con questa serie di cartoline di soggetto sportivo, disegnate da Benito Jacovitti, il più geniale e versatile umoristafumettista italiano del secolo appena trascorso, realizzata nel 1947 per il Centro Sportivo Italiano, vogliamo rendere omaggio alla memoria dell’artista e alla sua opera. Insieme torniamo a respirare per un attimo la sana aria di uno sport profondamente umano, forse approssimativo nei gesti ma sempre capace di essere gioia, festa, divertimento, impegno spontaneo e gratuito. Qualità che non sarebbe male riuscire a recuperare almeno un po’ in ogni forma di sport.
MODULO D’ORDINE
Per informazioni: Aranblu s.r.l. Via della Conciliazione,1 00193 Roma Tel. 06/68404590 - Fax 06/68802940 E-mail aranblu@aranblu.it
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