Stadium n. 1-2/2003

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N. 1/2 GENNAIO/FEBBRAIO 2003

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SP. IN ABB. POST. ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FILIALE DI ROMA

PER LO SPORT LA PACE PUÒ ATTENDERE... C O M E C A M B I A L’ I T A L I A D E L L O S P O R T SPORT AL FEMMINILE: PAOLA CARDULLO

RUOLI IN PRIMO PIANO: IL PORTIERE DI CALCIO

LA RIBALTA DELLE PARROCCHIE



EDITORIALE

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E D I O

C O S T A N T I N I

Anche le formiche nel loro piccolo... Per le cicale il decreto salva-calcio, e le formiche... dovrebbero stare a guardare

stato approvato a tempo di record, lo stesso CONI se il legislatore intervenisse: appena un paio di settimane, il cosid- per dire cos'è la promozione sportiva e cosa detto "decreto salva-calcio", provve- lo sport per tutti; cosa sono gli enti di prodimento misericordioso che consente ai mozione, qual è il loro compito e come lo si piccoli e grandi club del distingue da quello pallone di evitare la bancadelle federazioni; cos'è rotta, spalmando sui bilanci lo sport di servizio soBisogna riuscire a convincere dei prossimi dieci anni il ciale e chi lo deve conla politica, a tutti i suoi livelli, miliardo di euro di perdite cretizzare, con quale di due cose: che il nostro sport accumulate in sperperi di apporto delle istituzioni ogni genere. centrali e quale delle è una cosa seria, che molto Sarebbero fatti loro, visto autonomie locali. può dare al Paese, soprattutto che il provvedimento doIl CSI resta convinto sul fronte educativo; che vrebbe essere a costo zero che la prima causa di per lo Stato, se non fosse tanto vuoto legislativo aiutare questo sport a per l'etica che fa acqua in sia il ritardo culturale svilupparsi non è un costo, quel volare a soccorrere le con cui la politica piuttosto è un investimento. cicale dello sport proprio guarda allo sport. mentre le formiche se la E qui o ci aiutiamo da passano davvero male nelnoi o difficilmente ci l'indifferenza generale. Non è un caso che il aiuterà qualcun altro. maggiore quotidiano sportivo italiano ha Bisogna riuscire a convincere la politica, a definito la normativa "decreto spalmavergo- tutti i suoi livelli, di due cose: che il nostro gne". sport è una cosa seria, che molto può dare Sono fatti nostri, invece, i vuoti legislativi al Paese, soprattutto sul fronte educativo; che circondano gli enti di promozione spor- che aiutare questo sport a svilupparsi non è tiva, per i quali passano gli anni e i governi, un costo, piuttosto è un investimento. ma non si riesce a varare un quadro di Ne deriva per ciascuno di noi singolarmenregolamentazione. te e per tutti noi globalmente un duplice Accade così, ed è realmente accaduto, che impegno: sviluppare con rigore ogni nostra un dirigente del CSI vada a mangiarsi una attività, come si addice alle cose serie; trapizza con gli amici, e insieme al conto si sformarsi nei primi promotori dell'associaveda affibbiare la tessera di un altro ente di zione e del suo progetto culturale e sportivo promozione. Quante tessere "sportive" avrà di fronte alle istituzioni. In questa e in altre staccato a fine anno quella pizzeria? faccende, siano sportive o sociali, dobbiaE quante la discoteca accanto? mo essere coerenti, anche se cio’ ci costrinIl Centro Sportivo Italiano si sta battendo ge a andare contromano. con il CONI perché si faccia chiarezza, ma Altrimenti, tanto vale che andiamo tutti a... le cose sarebbero infinitamente più facili per mangiarci una pizza.

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INDICE

GENNAIO/FEBBRAIO 2003

ARGOMENTI

RUBRICHE

3 La pace non esiste, costruiamola insieme 14 Il portiere di calcio di Alfredo Stecchi

6 L’Italia s’è persa di Alberto Caprotti

46 Un “tavolo” per il dialogo nello sport di Andrea de Pascalis

11 La neve ai raggi X di Andrea De Pascalis

18 Come cambia l’Italia dello sport di Andrea De Pascalis

38 Volontari per sport di Pierluigi Tatti

39 Ricordando Papa Montini di Rita Salerno

52 Oratorio: le parole del Papa

20 Una carezza in un pugno

DIRETTORE•RESPONSABILE Edio Costantini

22 Luigi Turci di Felice Alborghetti

26 Sua altezza Paola Cardullo di Felice Alborghetti

40 La scuola degli ultras di Tito Dalla Torre

41 Stretching di Alfredo Stecchi

43 Violenza di Claudio Arrigoni

44 Libri 45 Nuova vecchia Champion’s League

9 La ribalta delle parrocchie di Ascanio Gardini

24 La strategia della semplicità di Massimo Rosa

29 Le colline di Napoli di Salvatore Maturo

di Bruno Longhi

51 Un fuoriclasse della parola di Darwin Pastorin

55 Tuttoleggi a cura di Francesco Tramaglino

58 Almanacco 62 Agenda

32 In ballo la danza CSI di Pasquale Scarlino

34 Uno sport di piacere di Sergio Cameli

36 Due allenatori in formazione

Mensile del Centro Sportivo Italiano

a cura di Alessandro Cappelli

di Manuela Robazza

VITACSI

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63 Allo specchio

EDITORE ARANBLU s.r.l. Società Unipersonale del Centro Sportivo Italiano Via della Conciliazione 1 - 00193 Roma DIREZIONE REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma Tel. 06.68404590 - Fax 06.68802940 http://www.csi-net.it e-mail: aranblu@csi-net.it PUBBLICAZIONE ISCRITTA al nº 4987 del Reg. Stampa del Tribunale di Roma del 4/1/1956 PROGETTO GRAFICO ARANBLU s.r.l. REDAZIONE Felice Alborghetti, Alessandro Cappelli, Andrea De Pascalis. IMPAGINAZIONE Marco Croci, Alberto Greganti, Loretta Pizzinga, Emanuele Serra.

di Eugenio Mondini

64 Mettiti alla prova... il potere dell’amore di Edio Costantini

di Paolo Seghedoni

46 Ghiaccio bollente di Rosa Massimo

STAMPA SO.GRA.RO. Società Grafica Romana S.p.A. Spedizione in abbonamento postale Art.2 Comma 20/B legge 662/96 Filiale di Roma Abbonamento annuale euro 18,08 Una copia euro 1,80

50 Uno Scala di valori Periodico associato all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana)

di Francesco Brasco

57 A cena col vescovo di Danilo Vico

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Via Ignazio Pettinengo, 39 00159 Roma

I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo.

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ARGOMENTI

La pace non esiste costruiamola insieme Tremilioni di colori per la pace Fabio Cerretani "L'arcobaleno della pace ha moltiplicato i suoi colori": i sette simbolici colori della bandiera della pace sono divenuti tremilioni, tanti erano i partecipanti alla "Manifestazione per la Pace" - svoltasi a Roma Sabato 15 febbraio 2003 - promossa dal "Forum Sociale Europeo" ed alla quale hanno aderito alcune centinaia di Associazioni, Comunità, Gruppi, Movimenti, Ong, Social Forum, Terzo Settore, Partiti, Sindacati, Enti Locali, Parlamentari e centinaia di migliaia di persone (singoli, famiglie, sacerdoti, suore, monaci, …) senza distinzione di età, di religione, di cultura, di razza e di colore. Moltissimi i giovani, per dimostrare ai signori della guerra, che la pace è possibile. Una marcia variopinta con centinaia di striscioni e migliaia di bandiere. E poi i tanti gonfaloni delle Regioni, delle Province e dei Comuni. Scorrendo il corteo in modo libero si poteva apprezzare ancora di più lo spirito unitario, quasi associativo, per certi aspetti cristiano, pur in presenza di molti laici o di altre religioni, che legava i presenti, dai multicolori palloncini, ai furgoni per la vendita a prezzo politico di panini e bevande... L'unitarietà nella condivisione della domanda di pace ha messo in secondo piano la presenza di figure, più o meno note alle cronache politiche di questi ultimi tempi, ma anche evidenziato i limiti di un governo che ha impedito, pur nella diversità delle posizioni ufficiali, il transito pacifico dei "tremilioni di colori" lungo le strade di Roma più vicine alla Camera, al Senato, all'Ambasciata degli Stati Uniti. Una manifestazione per certi aspetti profetica, perché "la profezia non è un annuncio sul futuro, ma la denuncia del presente, …" (David Maria Turoldo). Una manifestazione che deve rappresentare un primo passo nel cammino di crescita che l'umanità deve fare per riappropriarsi del valore universale della pace.

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La profezia non è un annuncio sul futuro, ma la denuncia del presente, …

Da vid Maria Turoldo

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MA PER LO SPORT LA PACE PUÒ ATTENDERE a pace è il tema che domina nei media e nelle piazze in questo inizio dell'anno, da quando gli Stati Uniti hanno intrapreso i preparativi di una guerra contro l'Iraq. È uno scenario lontano quello che potrebbe essere investito dalla guerra, eppure si è sollevata un'ondata di indignazione immediata e profonda, che ha coinvolto tanti settori della società civile. Tanti, tranne lo sport. Lo sport no, a livello collettivo non ha speso una parola o un gesto, come se la cosa non lo riguardasse. Ed invece non è così: non solo perché "nessun uomo è un'isola", ma anche perché in tempi di globalizzazione la pace somiglia ad un grande castello di carte: a tirarne giù una, si rischia che venga giù tutto. E allora ecco, sport a parte, il perché delle tante manifestazioni e marce, nel moto spontaneo di tante persone che sono scese in strada per gridare il loro dissenso. Serviranno a qualcosa? Bisogna essere sinceri. Difficilmente l'Amministrazione USA si farà convincere dalle proteste di piazza a cambiare i suoi piani, che probabilmente inseguono finalità che oltrepassano il disarmo irakeno, faccende meno confessabili come la sete di petrolio e la voglia di ridar fiato ad un'economia depressa. Ma in fondo alle persone che si riuniscono e manifestano poco importa distinguere tra motivi palesi e nascosti, o sapere se la loro protesta ha qualche possibilità di bloccare i marines. Il loro momento aggregativo è dato da un irrazionale "moto dell'animo", dall'urgenza di urlare al mondo intero che si è per la pace, che è tempo, in questo mondo e in questa civiltà, di bandire la guerra come strumento per dirimere i problemi tra le nazioni. Impugnare a milioni le bandiere con l'arcobaleno è proprio questo: un messaggio senza confini, che si rivolge insieme agli Stati Uniti, a Saddam Hussein, ad Osama Bin Laden e a tutti coloro che pensano di poter imporre il loro punto di vista con la guerra. Senza dimenticare che la "pace" internazionale si sigilla attraverso le iniziative della politica, ma non sarà mai autentica se non si fonda su un processo interiore che coinvolga ogni persona. Un processo che deve abbracciare ogni momento della vita di un essere umano, una scelta di vita di tutti e ciascuno, un richiamo alla responsabilità di essere individualmente e collettivamente "costruttori di pace".

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PAROLE TUTTI PARLANO DI PACE… Viviamo in un'epoca di mediocrità, di indifferenza e di individualismo, dove il motore della vita è regolato dalle leggi del mercato. Nel mercato si scambiano le merci e i prodotti secondo le regole dell'interesse personale, del guadagno e del consumo; la pace non ha mercato, non produce PIL...

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PACE NON ESISTE, ESISTONO UOMINI E DONNE DI PACE Questa affermazione può apparire blasfema: nessuno osa negare la pace; tutti ne riconoscono l'importanza e il valore... ma solo a parole. La pace non esiste, esistono uomini e donne di pace.


Da un'intervista rilasciata ad Aldo Maria Valli dal Vescovo ausiliare del Patriarcato di Babilonia dei Caldei, mons. Shlemon Warduni Mons. Warduni si fa portavoce della disperata situazione della popolazione irakena, piegata da 12 anni di durissimo embargo economico, senza una speranza di miglioramento e con lo spettro imminente e incombente di una nuova guerra. Dopo la guerra del Golfo nel 1991 la situazione non è migliorata, anzi l'embargo si è rivelato una nuova ingiustizia, ancora più dura della guerra stessa: ha piegato la speranza dei bambini e dei giovani in una vita migliore: "Ogni anno si dice che sarà meglio e invece vediamo che è peggio. Quando, specialmente nella situazione di adesso, ascoltiamo voci che sono così negative, … che non vogliamo nemmeno ascoltarle, che fanno saltare in aria la psicologia della gente… le preoccupazioni ci sono… sempre guerra, sempre guerra! Così possiamo dire che siamo al tempo di Giona, al tempo di Ninive". Il grido di mons. Warduni non lascia insensibili le coscienze; è un grido fatto di domande la cui risposta va cercata prima che nei fatti di politica, nella coscienza di ognuno di noi: "Questo è il mondo del terzo millennio, questo è il mondo che parla della pace… fa arrabbiare! Questo è il mondo che parla dei diritti dell'uomo e va contro ai diritti dei nostri bambini?! Dove siamo?! Dov'è la coscienza umana?!". È un mondo che ha dimenticato Dio: "Per noi c'è una cosa molto forte nell'aria: è la non credenza dell'uomo". E come Ninive, il mondo è governato "dalla regola della giungla", in cui ognuno fa i propri interessi e il forte mangia il debole. In questo contesto, l'unica speranza nasce dalla preghiera a Gesù Cristo e dall'unità con la Chiesa: "Il popolo irakeno è molto preoccupato perché sarà una situazione molto grave e per questo noi invitiamo tutto il mondo di stare con la Chiesa. Prima di tutto pregare Lui, perché Lui è l'unico che potrà fare qualcosa!".

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SPORT E CON LO SPORT PER COSTRUIRE LA PACE Il CSI accoglie con entusiasmo e senso di responsabilità l'invito di Giovanni Paolo II ad attuare concreti gesti di pace e sprona con forza le società sportive, le squadre, gli oratori e tutte le realtà dell'associazione a vivere con pienezza la dimensione comunitaria dell'associazione e dello sport. Soltanto partendo dalla quotidianità di ogni giorno possiamo acquisire la consapevolezza e la forza per alzare alto il nostro "NO" ad ogni forma di guerra, di violenza, di prevaricazione, di abuso…

LA PACE È DONO DI DIO ALL'UOMO Il saluto "Pace a voi!" non è un semplice augurio, ma un vero e proprio dono. La pace, infatti, è dono di Dio all'uomo: soltanto Dio è generatore di pace e soltanto Dio può dare la pace. Ciascuno di noi deve saper guardare in fondo al proprio cuore, per raccogliere quel dono che Dio offre ad ognuno. La pace sta nel cuore di ognuno di noi e spetta a noi costruirla, difenderla, amarla e portarla nel mondo.

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FUORIGIOCO

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A L B E R T O

C A P R O T T I

L’Italia s’è persa Il team Ferrari parla straniero, eppure le sue vittorie esaltano il sentimento nazionale. Ma se il Tra p convoca l’oriundo Camonaresi, le proteste si sprecano. È il numero di successi che azzera gli stecca ti e annulla le dogane? he la Ferrari di Schumacher sia italiana è un teorema tutto da dimostrare, eppure nessuno lo mette in dubbio. Quando il fenomenale antipatico sale sul podio e dirige l'esecuzione di Mameli roteando le braccia da capo orchestrale, tutti sorridono. Ma se Mauro German Camoranesi ammette di non conoscere le parole del nostro inno, ecco che qualcuno mette in dubbio la legittimità della chiamata in Nazionale di un oriundo. Così la coerenza va fuori strada e l'ipocrisia rientra dal fuorigioco. La riprova si è avuta nello spazio di un giorno appena, qualche settimana fa: peana e giubilo alla presentazione della nuova Ferrari, imbarazzo e polemiche soffuse per la convocazione in azzurro di un mezzo argentino. Forse è una questione di anima, di fusibili più che di caviglie. Ed è una verità innegabile che Schumacher non sarebbe Schumacher, e soprattutto la Ferrari non sarebbe la Ferrari, se una qualche divinità nostrana, un qualche nostro totem di tutti i giorni, sia questo il tortellino o il cacciavite, non si rivelasse fondamentale nel felice, proficuo divenire della complessiva vicenda maranelliana. Poi ci sono pure la tradizione, la magia, il mistero, le bravure assortite, e tante altre cosucce con le quali noi italiani gozzovigliamo meglio di altri, di tutti gli altri. Ma resta il fatto che quando Todt e gli altri del team Ferrari si alzano dalle loro postazioni che sembrano tavoli di lavoro dei tecnici spaziali e tutti insieme corrono verso la pista a far festa, c'è la sensazione che siano davvero i nostri rappresentanti, i più veloci e fortunati di tutti noi. Eppure poche persone sono così lontane, caratterialmente e persino fisicamente, come Schumacher dalla tipologia media italica. Si vendono e si vedono più Ferrari nella sola Los Angeles che in tutta Italia e il successo della "rossa" ha soprattutto firme straniere, dal produttore di sigarette al creatore dei telai, ed è ispirato, assecondato da una tecnologia spinta, severa, precisa e, dunque, poco nostrana nel suo dipanarsi.

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È francese - anche se con la faccia molto italiana di Alvaro Vitali - Jean Todt, il direttore generale; sono tedeschi (Schumacher) e brasiliani (Barrichello) i due piloti; è brasiliano (Felipe Massa) pure uno dei due collaudatori; inglesi il direttore tecnico (Ross Brawn), il responsabile tecnico corse (Nigel Stepney) e l'ingegnere di pista di Schumacher (Chris Dyer); il responsabile dell'aerodinamica (Nicolas Tombazis) è greco; neozelandese il capo progettista (Rory Byrne), francese il responsabile tecnico corse (Gilles Simon). Però l'Italia giubila, e non basta, perché il successo appare complessivamente, nitidamente, profondamente italiano, e questo anche senza pensare alla proprietà della Ferrari, che è tutta Fiat. Così, appena tolti i veli la nuova macchina sembrava già lievitare verso il cielo per raggiungere il suo inevitabile ispiratore, quel Gianni Agnelli italianissimo - parlandone da vivo - nelle debolezze ma terribilmente alieno alle abitudini dell'italiano medio nell'anima e nel cervello. Torna allora profondamente attuale il tema della nazionalità dello sport: illusione, necessità o retaggio del passato che la globalizzazione imperante deve far dimenticare? Chissà. Intanto se la nera Fiona May salta e vince in azzurro con debordante accento inglese, nessuno fa una piega. Ma se ci prova Camoranesi, a lui non basta parlare un italiano migliore di quello di Totti o Gattuso per farsi accettare. Dunque è il numero di vittorie che azzera gli steccati e annulla le dogane. E pazienza se Schumacher continua cocciutamente a non voler imparare neppure una parola oltre a "stipendio" nella nostra lingua: in fondo sembra nato a Napoli perché ha il mento di Totò. Che importa se poi ha il calore umano di una statua di ghiaccio, la simpatia di un varano, e che quando muove le braccia per alzarle al cielo, aderendo ad una semantica comunissima della felicità, sembra che stia cambiando ancora la marcia. Siamo tutti italiani, ma solo nel trionfo. A Camoranesi, e agli altri mezzi italiani come lui che verranno, non resta che vincere.


ARGOMENTI

A N DRE A

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PA SC ALIS

Il presidente Petrucci, di fronte alle difficoltà di far decollare il Comita to Nazionale Sport per Tutti, propone un nuovo strumento di concertazione per la promozione sportiva

Un “tavolo” per il dialogo nello sport n organismo di collegamento e di concertazione CONI-Federazioni-Enti di promozione sportiva, che acquisisca in parte il ruolo e le funzioni originariamente attribuiti a quel comitato nazionale sport per tutti previsto dal decreto 242/99 di riordino del CONI, ma che non si è mai riusciti a mettere in piedi, stante soprattutto l'opposizione di principio delle Regioni: è questa la proposta formulata ai primi di febbraio dal presidente del Comitato Olimpico, Gianni Petrucci, in un incontro con gli Enti di promozione. Il "tavolo" così costituito dovrebbe consentire di riaprire il dialogo tra Enti e Federazioni, e di avviare una armonica politica di promozione sportiva da parte dei vari soggetti interessati. La proposta Petrucci va ad inserirsi in una fase di rapporti abbastanza problematici tra gli stessi Enti di promozione, sfociato in una lettera che il CSI ha inviato al CONI chiedendo controlli più severi sul proprio operato, sul numero dei propri tesserati, delle società sportive affiliate e delle attività svolte. E di pari passo, controlli altrettanto severi sulle altre associazioni di promozione sportiva. Non si è trattato di una boutade o di una sfida. Di questi tempi la promozione sportiva è una sorta di grande e insondabile buco nero, di cui si ignorano le dimensioni. Se l'associazionismo sportivo in genere mostra segni di crisi, come batte il polso dello sport amatoriale e dello sport per tutti? I tesserati degli enti di promozione sportiva sono quattro milioni e mezzo, come sostengono gli ottimisti, o poco più di tre milioni, come affermano gli scettici? E quali forme di attività svolge questa massa di praticanti comunque notevole? Il guaio è che a domande di questo genere ormai non sa più rispondere nessuno, da quando il CONI ha dovuto rinunciare a certificare quantità e qualità delle singole associazioni, accontentandosi di

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Intanto il CSI chiede al CONI il monitoraggio sui dati degli enti di promozione

Gianni Petrucci, presidente del CONI

quanto da esse viene autocertificato. Le implicazioni sono sottili. Il CONI assegna annualmente agli Enti un contributo che viene ripartito tra le diverse associazioni secondo criteri complessi, che tengono conto di più parametri: consistenza organizzativa, progettualità, risultati raggiunti. Ma alla resa dei conti, attualmente ogni calcolo si basa su quanto viene autocertificato. In mancanza di controlli a campione, dubbi e scontento accompagnano ogni anno l'assegnazione dei fondi CONI. "Così non si può più andare avanti - ha fatto presente al CONI Edio Costantini, presidente nazionale del CSI - Se si vuole che il settore della promozione sportiva continui a crescere, bisogna restituirgli serenità e certezze. Cominciando con affondare il bisturi nelle situazioni dubbie. C'è chi conta tra i propri tesserati sportivi ragazzi che entrano in discoteche etichettate come società sportive, così come c'è chi si limita a 'sponsorizzare' società sportive federali presentando poi come propria la loro attività. Non vogliamo criminalizzare nessuno, chiediamo soltanto che si faccia chiarezza vincolando il settore a regole serie ed uguali per tutti. Sia chiaro però: la responsabilità maggiore della situazione attuale non è del CONI quanto del legislatore, che non ha mai portato a buon fine alcuna delle molte proposte di legge di regolamentazione degli enti di promozione sportiva". Già, la famosa legge sugli enti di promozione e o sport per tutti, da almeno trent'anni annunciata e mai arrivata. Ora si sussurra che il Ministero vigilante sullo sport stia lavorando ad una nuova proposta di legge, e che altrettanto stiano facendo gruppi parlamentari dell'opposizione. Un'ulteriore bozza di legge è allo studio del Forum del Terzo Settore, con l'apporto proprio del CSI e di altre associazioni. Il presidente Costantini spiega così

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Per essere credibili nel presentare questa richiesta alle istituzioni, noi associazioni di settore dobbiamo essere i primi a perseguire al nostro interno lo sradicamento di ogni situazione che sia meno che trasparente

quest'ultima iniziativa: "Vogliamo una legge vera, che aiuti il settore a crescere e non si limiti a distribuire qualche contributo a pioggia; desideriamo un provvedimento che faccia della promozione sportiva e della pratica dello sport per tutti, concepiti come strumenti di promozione umana e sociale, altrettanti pilastri del processo di modernizzazione del paese. E per essere credibili nel presentare questa richiesta alle istituzioni, noi associazioni di settore dobbiamo essere i primi a perseguire al nostro interno lo sradicamento di ogni situazione che sia meno che trasparente". Secondo indiscrezioni, la proposta di legge cui il CSI sta collaborando riguarda l'ambito specifico dello sport per tutti, che viene definito e istituzionalizzato in modo tale da distinguerlo dalla promozione sportiva vera e propria, intesa quest'ultima come attività di formazione fisico-sportiva e di avviamento giovanile alla pratica sportiva congeniale all'attività federale e a questa connessa. Lo sport per tutti viene invece inquadrato come sport dei cittadini, ovvero come attività dove il risultato conto poco o nulla, poiché persegue primariamente finalità educative, sociali, culturali, sanitarie e di tempo libero. Così inteso, il suo sviluppo compete non al CONI ma allo Stato e alle Autonomie locali, che devono creare le condizioni necessarie affinché il libero associazionismo possa organizzare le attività per i praticanti. L'organismo di governo dello sport per tutti dovrebbe quindi essere una sorta di "agenzia" composta da una pluralità di soggetti, sociali oltre che sportivi, posta fuori dal Comitato Olimpico. Richiamare all'interno del CONI - come fa la proposta Petrucci - il coordinamento Federazioni-Enti sulla promozione sportiva, lasciando fuori lo sport per tutti, costituisce un indiretto viatico a quella diversa configurazione dello sport per tutti previsto dal testo cui si sta lavorando nel Forum del Terzo Settore.

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MA COS'È LO SPORT PER TUTTI? Sport dilettantistico, sport per tutti, sport sociale, sport dei cittadini... Sono numerosi i termini usati per definire lo sport praticato da quegli oltre dieci milioni di persone che non fanno attività strettamente finalizzata alla competizione. Ne viene fuori una certa confusione, che consente, ad esempio, di ritenere che la recente legge sulle società sportive dilettantistiche "copra" e garantisca tutto ciò che non è sport professionistico. Il lavoro che gli esperti del CSI, di alcune altre associazioni e del Forum del Terzo Settore hanno compiuto per definire i principi fondanti di una legge sullo sport per tutti partono proprio di lì: da una definizione univoca di quell'altro sport. Vediamo in anteprima come la bozza predisposta nell'ambito del Forum inquadra questo ambito di attività. A) Specificità dello sport per tutti. "Lo sport per tutti ha la sua specificità nella prevalenza delle finalità di promozione umana e sociale su quelle legate alla mera prestazione assoluta, e in una logica che privilegia l'inclusione dei praticanti piuttosto che la selezione operata in base alle attitudini psicofisiche". B) Diritto allo sport per tutti. "La pratica dello sport per tutti è diritto di ogni cittadino, a prescindere da quali ne siano età, sesso, razza, religione, etnia, status socioeconomico e capacità fisiche e mentali. Le opportunità di accesso allo sport per tutti devono essere garantite a chiunque, in una pluralità di forme e di occasioni, nel rispetto delle aspirazioni, delle possibilità e delle capacità di ciascuno".


VITACSI

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A S C A N I O

G A R D I N I

La ribalta delle parrocchie Al via il progetto per la promozione dei Circoli Culturali sportivi in parrocchia in tutte le diocesi italiane. In prima vera il CSI ha fissa to tre da te stra tegiche.

Novità in vista per parrocchie e oratori. Nei periodi 21-23 marzo a Matera, 28-30 marzo a Roma, 4-6 aprile a Verona, infatti, sono in programma tre seminari volti ad individuare strategie organizzative per rilanciare il "Progetto della promozione in tutte le diocesi italiane, dei circoli culturali sportivi in parrocchia", voluto, studiato e sostenuto dal CSI. Questa iniziativa parte dalla considerazione (ribadita anche da alcune Regioni italiane attraverso apposite leggi regionali) dell'enorme funzione socio-educativa svolta dagli oratori e dai circoli parrocchiali. Per troppo tempo queste realtà sono state considerate solo come mero punto di ritrovo dei ragazzi nel dopo scuola. Luogo in cui organizzare partite di calcio, o in cui trovarsi per passare il tempo. Sono così venuti meno i connotati educativi insiti e caratterizzanti questo tipo di organismi. Gli oratori sono a stretto contatto con il territorio. Focalizzano i bisogni dei ragazzi, cercando di dare risposta alle domande di vita dei giovani, e di essere per loro un costante punto di riferimento. Ebbene: questi elementi distintivi sono stati il moto propulsore di un progetto organico che coinvolgesse tutte le realtà nazionali. Il CSI, quale associazione sportiva di matrice e ispirazione cristiana, ha inteso offrire una visione delle esigenze educative in chiave sportiva. Attraverso la presenza costante e continua della pratica sportiva, organizzata in forma sistematica ed inquadrata in una logica formativa, si vuole riconoscere la prevalente funzione educativa dell'Oratorio, quale luogo di formazione cristiana dei ragazzi e dei giovani. Ecco, allora, che il "Circolo culturale sportivo in parrocchia" diventa una necessità. Un luogo dove i ragazzi possano praticare lo sport, comprendendone gli insegnamenti ed i valori alla luce della Parola. Una visione cristiana che prescinde dallo sport come strumento per prevalere sull'altro, o di mero perseguimento del successo. Una visione cristiana, infine, che vede nella costante pratica sportiva un momento di relazione, confronto e coesione tra coloro che la praticano. Concretamente il progetto si attua attraverso un percorso che coinvolge diverse fasi. Una prima di "lancio e avvio del progetto" prevede che ogni comitato territoriale nomini un referente per ciascuna diocesi del territorio di competenza, che si presenterà nel corso dei seminari. La fase 2 "presentazione dei kit Circoli culturali sportivi in parrocchia" ha la funzione di divulgare materiali didattici, progettuali e formativi per gli animatori che opereranno in parrocchia.

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Gli oratori focalizzano i bisogni dei ragazzi, cercando di dare risposta alle domande di vita dei giovani, e di essere per loro un costante punto di riferimento.

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La ribalta delle parrocchie OBIETTIVI DEL CIRCOLO •a ggregare i ra gazzi e i giovani, a ttra verso una proposta sportiva, culturale e di animazione del tempo libero •educare ai valori umani e cristiani •rinnovare i luoghi e le a ttività della parrocchia e dell'ora torio PERCORSI • percorso ludico-motorio: giochi di movimento, a vviamento allo sport • percorso culturale ricreativo: labora torio tea trale, grafico-pittorico, musicale, scrittura crea tiva

La terza fase focalizzerà sulla formazione degli animatori culturali in parrocchia, attraverso corsi specifici. L'ultima fase si concretizzerà in azioni di sostegno all'intero progetto supportate dalla Presidenza nazionale. Come si vede, il progetto pone un itinerario complesso ed articolato, ma indispensabile, per "ridare valore" agli oratori, troppo spesso dimenticati. Valore che non è legato solamente ad iniziative sportive, ma anche culturaliformative. All'uopo è stato previsto un corso di formazione per "Animatori culturali in parrocchia", destinato a coloro che vorranno operare all'interno dei circoli culturali parrocchiali. Gli argomenti di insegnamento sono: • il progetto culturale sportivo del CSI; • aspetti essenziali dell'antropologia cristiana; • lo sport nei documenti del magistero della Chiesa; • il CSI e la formazione degli educatori parrocchiali. Ma la presenza del CSI nelle parrocchie sarà polivalente; si approfondiranno infatti tecniche e metodologie di altre attività come quelle: • grafico-pittoriche; • musicali; • teatrali; • multimediali;

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• bans; • cineforum; • pellegrinaggi; • danza e balli di gruppo.

COSA OFFRE IL CSI Il Centro Sportivo Italiano mette al ser vizio delle comunità parrocchiali la propria esperienza e le proprie competenze tecnico-organizza tive. Offre ai parroci e a tutti gli opera tori parrocchiali: •itinerari sportivi forma tivi mira ti e di qualità; •garanzie e assicurazione per infortuni e responsabilità civili; •consulenze efficaci.

Dunque lo scopo di questo itinerario formativo, ricompreso nel progetto "Circolo culturale-sportivo in parrocchia" è quello di offrire una preparazione agli operatori del settore che prescinda esclusivamente dalla pratica sportiva. Il fine che si vuole realizzare è quello di far sì che gli oratori diventino un luogo di aggregazione, di formazione e di cultura, non legati solamente ad attività sportive. Gli oratori devono "ridiventare" il punto focale delle risposte alle domande di vita e di indirizzo dei ragazzi, che non possono essere soddisfatte dalle famiglie. In questo senso la parrocchia fungerà anche da luogo d'integrazione culturale e sociale delle diverse etnie. Stante le profonde mutazioni socialisportive-culturali di questo ultimo decennio, il progetto in questione è indispensabile per rispondere a queste esigenze. L'augurio è che, oltre alla riuscita dell'iniziativa, vi sia una costante e continua presa di coscienza da parte degli organismi territoriali (comuni, province e regioni), della funzione formativa svolta dai “Circoli culturali sportivi in parrocchia”, ai fini di un possibile sostegno finanziario degli stessi.


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D E

P A S C A L I S

Se è vero che l'a pproccio degli italiani alla pra tica sportiva sta cambiando, con il declino di alcuni sport tradizionali e il passa ggio da gli sport di squadra a quelli individuali, come se la passano le diverse discipline sportive nel CSI? Per scoprirlo analizzeremo su ogni numero di Stadium l'andamento di uno sport nell'arco del triennio 1999-2002, ovvero nelle ultime tre sta gioni sportive di cui si hanno da ti completi e definitivi. In vista del Gran Premio Nazionale di Tar visio cominciamo con gli sport della neve.

La neve ai raggi X a banca dati del CSI distingue fra tre gruppi di sport della neve: sci alpino, sci nordico e sport invernali. Ovvero, rispettivamente: specialità legate alla discesa; specialità legate al fondo; slittino e tutto ciò che non è riferibile alle prime due categorie. Non si può scommettere, però, sulla precisione con cui i Comitati inoltrano i relativi dati al CED della Presidenza nazionale suddividendoli tra i tre diversi raggruppamenti. Diciamo pure che talvolta si fa un po' di confusione, caso evidente allorché un Comitato che ha una discreta attività sulla neve segnala unicamente tesserati per la voce "sport invernali", come se si facesse solo snowboard e niente sci. Per questo motivo, e per ragioni di spazio, abbiamo perciò deciso di raggruppare insieme i dati di tutto il settore degli sport della neve, considerandoli nella loro globalità.

L

SPORT

DI NICCHIA, E IN LIEVE FLESSIONE

I dati generali segnalano subito due cose: a) anche se le settimane bianche sono segnalate essere un'abitudine di tanti Italiani, e la vendita di articoli per sci fanno registrare cifre da capogiro, lo sci nel CSI è uno sport di nicchia in quanto non raggiunge il 2% del totale degli atleti CSI; b) nell'ultimo triennio si è assistito ad una piccola flessione del numero dei tesserati per gli sport su neve, passando dagli 11.198 tesserati del 1999/2000 ai 10.216 del

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Stadium Gennaio 2003


> La neve ai raggi X

Gli sport della neve in cinque Comitati COMITATO

UDINE BERGAMO TORINO VALLE D'AOSTA REGGIO EMILIA

TESSERATI 1999/2000 SPORT DELLA NEVE

631 1399 1592 243 165

TESSERATI 2001/2002 SPORT DELLA NEVE

637 988 1309 257 647

2001/2002, con una variazione negativa di 982 tesserati, piccola se considerata in termini assoluti ma significativa se vista in termini percentuali, trattandosi di una flessione pari all'8.75%. La lieve flessione entra in contraddizione con i dati di partecipazione alle quattro edizioni dei Gran Premi nazionali sin qui disputati, che mostrano un sia pur contenuto crescendo di partecipanti.

FASCE

GIOVANILI A RISCHIO

Guardando al dato anagrafico, dov'è che si registra la flessione? Da qualche anno il CED del CSI raggruppa i dati di tesseramento in 8 diverse fasce di età, e ciò consente un'indagine minuziosa. Aggregando i dati in base alle età, si ha una piccola sopresa: nella primissima fascia, 0-10 anni, non solo lo sport su neve non regredisce, ma anzi è in aumento: dai 1754 tesserati del 1999/2000 si è passati ai 1946 del 2001/02, con una crescita del 5.2%. La flessione è lieve nelle due fasce successive, 11-15 anni e 16-20, ma poi cominciano i problemi. In tre anni la fascia 21-30 ha perso il 31.1% dei propri tesserati, e quella 31-40 il 15.5% . Dai quarantenni in su il saldo dei tesserati torna in attivo. Lo sci del CSI, dunque, funzione bene nell'infanzia, entra in crisi alle soglie dell'adolescenza, perde colpi tra i giovani e riacquista appeal negli adulti e anziani. Per comprendere meglio tale andamento bisogna però considerare la realtà generale dell'associazione nell'arco del triennio considerato. Se guardiamo alla totalità degli atleti tesserati per tutti gli sport e poi analizziamo quanto pesa su quei totali ogni fascia di età, abbiamo questo risultato: dal 1999 al 2002 la fascia 0-10 anni è

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Stadium Gennaio/Febbraio 2003

VARIAZIONE

+6 -411 -283 +8 +482

aumentata del 2.4% e la fascia 11-15 dell'1.1%; la fascia 16-20 è diminuita del 3.4%; la fascia 21-30 è sostanzialmente stabile (+0.3%), così come la 31-40 (+0.3%), la 41-50 (+0.2%). In altri termini il trend generale è quello di un indebolimento della fascia 15-20 anni, e di un aumento della fascia dell'infanzia. Lo sport della neve ha però un andamento specifico che si discosta dalla media nazionale CSI: la fascia 0-10 anni ha avuto un incremento quasi doppio rispetto alla media degli altri sport, quella 16-20 è stabile a fronte del calo che si registra negli altri sport, mentre c'è un decremento vistoso nella fascia 21-30, che invece negli altri sport è stabile. Una possibile spiegazione è che il giovane sciatore ciessino, una volta familiarizzato con lo sport sulla neve e divenuto grande abbastanza per andare sulle piste da solo o con gli amici, salta l'attività programmata dal CSI e preferisce organizzarsi da sé.

COMITATI

A MACCHIA DI LEOPARDO

Per praticare gli sport della neve occorre avere a portata di mano… la neve. Un paio di settimane bianche le si possono organizzare anche a Bari, mettendosi in viaggio per il Terminillo o per le Dolomiti, ma non si fa torto a nessuno dicendo che il polso dello sci CSI lo si ha guardando cosa succede in quei Comitati dove c'è una tradizione che si origina dalla vicinanza delle stazioni di sport invernale. Abbiamo quindi estrapolato i dati dell'andamento degli sport invernali in cinque Comitati, scelti casualmente, di altrettante regioni: Udine, Bergamo, Torino, Aosta, Reggio Emilia. L'andamento delle variazioni 1999/2002 è così altalenante, quasi "schizofrenico",


Farina bianca, slalom gigante e fondo sono gli ingredienti principali della ricetta sciolina ta dal CSI per il 5° Gran Premio Nazionale di sci, che comprende specialità alpine e nordiche. Il cancelletto di partenza sarà a perto dal 6 al 9 marzo a Tar visio. La località alpina dopo l'Universiade invernale 2003, offrirà un fantastico palcoscenico, con ottime piste e traccia ti, ai numerosi scia tori del circo bianco ciessino che stringeranno gli a ttacchi sulla neve friulana.

da impedire di trovarvi un nesso: per un Comitato che nel triennio perde il 30% dei tesserati della neve, ce n'è un altro che li quadruplica. Si scontano, quasi certamente, le difficoltà, molto diverse da zona a zona, incontrate negli ultimi anni dalle stazioni sciistiche per via di condizioni metereologiche troppo buone, con quella mancanza di neve che ha afflitto anche le finali del Gran Premio Nazionale di Sci. In questo campo, perciò, è più prudente rinviare ogni analisi a tempi… peggiori climaticamente.

Gli sport della neve: atleti in fasce di età STAGIONE SPORTIVA

0/10

11/15

16/20

99/00

1754

1509

876

00/01

1818

1436

01/02

1946

1391

21/30

31/40

41/50

51/60

OLTRE

2726

2125

1182

642

384

11198

840

2438

2052

1272

726

457

11039

822

1878

1792

1269

721

397

10216

13

TOT

Stadium Gennaio 2003


C'era una volta il portiere con quel numero 1 fisso dietro le spalle, custode geloso della porta, unico abilitato all'uso delle mani sempre e ovunque. Oggi il ruolo dell'estremo difensore è profondamente mutato, sui passaggi volontari all'indietro non può più bloccare la palla, ma solo giocarla con i piedi. Tatticamente deve saper leggere meglio il gioco, uscendo rapidamente sugli avversari lanciati a rete, spesso anche fuori dall'area di rigore. Attento come non mai a non causare falli da ultimo uomo (quasi sempre puniti con il rigore), pena l'espulsione. Insomma un mestiere difficile.

ilpor tiere di

calcio

Tecnica, psicologia e curiosità nell’area dell’estremo difensore D I

A L F R E D O

S T E C C H I

Nel professionis mo l'altezza è una caratteristica fondamentale

All'interno di una squadra di calcio, uno degli undici giocatori si trova a praticare sia uno sport di squadra sia uno sport individuale. Si tratta di un ruolo a dir poco particolare, dove le capacità di carattere fisico-atletico e quelle di tipo tecnico devono essere esaltate da una elevata preparazione psicologica. Si tratta ormai di una condizione indispensabile per giocare in questo ruolo: il portiere di calcio deve possedere una certa altezza. A meno che non si tratti di campionati del settore giovanile o amatoriale, l'altezza minima indispensabile deve aggirarsi intorno ai 180 cm; a livello professionistico questa statura risulta addirittura insufficiente tanto da considerare la misura minima intorno ai 185 cm, e anche in questi casi bisogna essere dei veri e propri gatti per potersi affermare.

La preparazione fisica Se l'altezza è indubbiamente il presupposto antropometrico fondamentale, la qualità fisica primaria è rappresentata dalla forza esplosiva accompagnata dalla capacità di reazione (nel più breve tempo possibile) ai vari stimoli. Gli allenamenti fisici dovranno allora indirizzarsi soprattutto verso l'aumento della forza e della velocità andando così a migliorare quella capacità che in un termine viene chiamata potenza. La potenza dovrà esplicarsi assieme ad un elevato livello di mobilità articolare in modo equilibrato in tutti i distretti corporei andando però a privilegiare i muscoli

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Stadium Gennaio/Febbraio 2003


squat jump

Il portiere è un atleta "esplosivo"

della parete addominale e lombare. Per il miglioramento della forza esplosiva degli arti inferiori, lo squat jump può a giusta ragione essere considerato una delle migliori esecuzioni. Le girate con distensioni, risultano ottimali per l'incremento della forza e della velocità della parte superiore dell'organismo; a tal proposito risulta sostanziale lavorare con carichi leggeri per non rallentare la dinamicità degli arti superiori. Assieme a queste prerogative il portiere dovrà necessariamente possedere capacità acrobatiche di buon livello, non proprio come un ginnasta del corpo libero o un tuffatore dal trampolino, ma sicuramente in grado di cadere al suolo con destrezza e di rialzarsi con altrettanta facilità.

La preparazione tecnica

girate con distensioni

Indubbiamente un bravo portiere deve possedere delle doti naturali che solo il codice genetico può dargli. In tutti i casi l'apprendimento della tecnica risulta fondamentale per una formazione completa. Il portiere passa ore ed ore con il suo preparatore a affinare la tecnica specifica mentre gli altri calciatori fanno ben altro. Una delle prime cose che viene insegnata ad un portiere è il senso della posizione, capacità che viene migliorata stimolando la percezione spazio-temporale. Considerando le notevoli misure della porta, la regola della bisettrice è sicuramente un sistema utile per ridurre lo spazio da coprire (fig. a). Lui è il padrone assoluto dell'area piccola, deve coordinare tutta la difesa e deve

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Stadium Gennaio/Febbraio 2003


>

ilpor tiere di

calcio

MIAA!!!, oppure, LASCIAA!!! riuscire a deviare e ad intercettare tutti palloni aerei che possono essere motivo Sono le parole che il portiere di rischio; per far questo molto frequentemente deve gridare per avvertire i comgrida per far suo il pallone pagni di squadra che il pallone in arrivo è soltanto "suo".

La preparazione psicologica

fig. a

Il portiere deve farsi trovare sulla linea che divide in due parti uguali l'angolo formato dalle proiezioni del pallone sui due pali; è facile intuire che più a vanti si troverà il portiere, minore sarà lo spazio da coprire

Il portiere non deve essere il giocatore più "matto", ma sicuramente il più equilibrato

UNO CONTRO TUTTI: X Finisce in parità il duello tra portieri con il numero 1 e non. Delle 18 squadre presenti nella massima serie sono 9 i portieri che sotto il nome ostentano il classico 1: Taibi (Atalanta), Pagliuca (Bologna), Berti (Empoli), Toldo (Inter), Buffon (Juventus), Frey (Parma), Kalac (Perugia), Belardi (Reggina), De Sanctis (Udinese). Gli "alternativi" sono invece, con il 22 sulle spalle Sereni (Empoli), Pelizzoli (Roma), Ballotta (Modena), Manninger (Torino), con il 34 Brunner del Como e con il 70 Peruzzi della Lazio. Poi c'è Dida del Milan che ha il 12, Guardalben del Piacenza addirittura con il 99 e Lupatelli in ultimo con un 10 da fuoriclasse.

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Stadium Gennaio/Febbraio 2003

Non tutti immaginano che nella preparazione dei grandi portieri, molta attenzione deve essere dedicata alla preparazione psicologica e in particolare alla concentrazione: un portiere può anche non toccare un pallone per tutta la partita ma dovrà però farsi trovare preparato all'ultimo tiro del 90° minuto. La concentrazione consiste nel riuscire ad estraniarsi completamente da tutto ciò che lo circonda vivendo la partita istante dopo istante con estrema intensità e pronto a farsi trovare deciso in ogni situazione. Il portiere per forza di cose deve trasmettere tranquillità a tutti i suoi compagni di squadra e in particolare ai difensori guidandoli con fermezza e decisione ma senza isterismi inutili. Se il portiere effettua all'inizio della partita delle grandiose parate, riesce a galvanizzarsi così tanto da continuare la prestazione in modo eccellente; viceversa nel caso di madornali errori all'inizio dell'incontro, potrebbe continuare la sua prestazione in modo disastroso. Un bravo portiere deve invece riuscire sempre a mantenere un costante equilibrio dell'umore in ogni situazione. Un vecchio luogo comune decretava il portiere come il più matto di tutti gli undici giocatori, mentre adesso gli allenatori optano più per persone equilibrate e costanti capaci di poter trasmettere più serenità possibile a tutta la squadra e di garantire un rendimento continuo senza troppe alternanze di eccessi positivi o negativi che siano.



ARGOMENTI

D I

A N D R E A

D E

P A S C A L I S

Come cambia l’Italia dello sport Inda gine Ista t sul tempo libero Nell'ambito dell'indagine "I cittadini e il tempo libero", svolta a dicembre del 2000 su un campione di circa 20.000 famiglie, l'Istat ha dedicato ampio spazio alla rilevazione della pratica sportiva e dell'attività fisica svolte dalla popolazione nel tempo libero.I dati raccolti non sono stati solo quantitativi, ma hanno approfondito fondamentali aspetti qualitativi della pratica sportiva in Italia. Ed eccone alcuni.

Aumentano i pra ticanti giovani, diminuiscono gli adulti. In declino gli sport tradizionali. Si sceglie la polisportività

Il numero dei praticanti. Sono oltre 16 milioni e 700mila le persone che nel 2000 dichiarano di praticare uno o più sport con continuità (20,2%) o saltuariamente (9,8%), pari al 30% della popolazione di 3 anni e più. Rispetto al 1995 le persone che praticano sport sono aumentate di 3,4 punti percentuali. L'analisi per fasce d'età mostra come l'incremento si sia verificato per tutte le età e sia stato particolarmente forte per i 15-17enni (9,5 punti percentuali). Per gli uomini la crescita è stata maggiore tra i più giovani (oltre 10 punti percentuali tra i 1517enni e 7,6 punti tra i bambini di 6-10 anni) e nelle età adulte, in particolare nella fascia 55-59 anni, dove si registra una crescita di 5,5 punti percentuali. Tesseramento e partecipazione. Circa 8 milioni e 200mila sportivi sia continuativi che saltuari sono iscritti ad una società sportiva, e di questi circa 6 milioni e 400mila hanno dichiarato che la loro società è affiliata ad una Federazione o ad un Ente di Promozione sportiva. Con riferimento alla dimensione competitiva oltre 3 milioni e 900 mila sportivi hanno dichiarato di aver partecipato ad una o più competizioni ufficiali (pari al 23,5% degli sportivi) e oltre 2 milioni e 500 mila a competizioni non ufficiali (15%) come gare, tornei, campionati organizzati da circoli, scuole, parrocchie ecc.


I motivi per cui si pratica sport. Lo sport è praticato prevalentemente per passione o per piacere (62,9%), per svago (49,8%) e per mantenersi in forma (49,2%). Anche la diminuzione dello stress costituisce una motivazione molto importante (26%), segue la possibilità che lo sport offre di frequentare altre persone (20,7%). Stare in mezzo alla natura è la motivazione indicata dal 10,3% dei praticanti. Queste motivazioni variano sensibilmente al variare dell'età. I più giovani vivono lo sport come una passione, ne sottolineano l'aspetto socializzante e l'importanza per i valori che trasmette. Superata la soglia dei 20 anni, pur rimanendo importanti le motivazioni legate all'aspetto ludico e di piacere, acquistano più importanza il desiderio di mantenere una buona forma fisica, indicato dal 61% circa dei 20-34enni, e la possibilità di scaricare lo stress, motivazione indicata dal 37,4% degli sportivi tra i 35 e i 44 anni. I motivi per cui non si pratica sport. Passando alle motivazioni per cui non si pratica sport, la mancanza di tempo viene indicata come la causa principale (il 40,6% dei non praticanti). Seguono la mancanza di interesse (29,7%), l'età (24,7%), la stanchezza/pigrizia (13,5%) e i motivi di salute (13,2%). Anche rispetto alle motivazioni della non pratica l'età gioca un ruolo fondamentale. Ad esempio, circa l'11% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni che non praticano sport indicano i motivi economici come causa, e il 18,5% degli 11-14enni e il 16,4% dei bambini di 6-10 anni indicano la mancanza di impianti o la difficoltà a raggiungerli. Tra i più giovani pesa anche la stanchezza/pigrizia. Al crescere dell'età acquista sempre più peso la mancanza di tempo e già a partire dai 18 anni oltre la metà dei non sportivi indica questa motivazione. I motivi di salute e l'età acquistano importanza a partire dai 55 anni. L'aumento della polisportività. Tra il 1988 e il 2000 si registra la diminuzione degli sportivi continuativi che praticano un solo sport (dal 76,1% al 65%), a fronte dell'incremento di coloro che dichiarano di praticare due sport (dal 17,5% al 23,6%) e tre sport o più (dal 5,5% all'11,4%). Il cambiamento di gusto. Nel 2000 lo sport più diffuso è stato il calcio (25,7%), seguito da ginnastica e danza (22,9%), nuoto (21,4%) e dagli sport invernali (12,7%). Gli unici sport che registrano un aumento nel periodo 1995/2000 sono quelli del gruppo nuoto, pallanuoto e tuffi (dal 16,9% al 21,5%) e l'atletica leggera. Evidente il calo registrato dal tennis e gli altri sport di racchetta (dal 10,6% al 7,8%). In flessione anche ciclismo (da 7,9% a 6,9%), pallavolo (da 8,5% a 6,7%) e caccia (da 3,3% a 2%). Per calcio, pallacanestro, sport invernali, footing, jogging e ginnastica/danza la quota di praticanti rimane pressoché invariata. Una "foresta" di sport. Infine un dato che non appare esplicitamente nelle ricerca, ma che l'Istat ha dichiarato in conferenza stampa: sono oltre 280 i differenti sport praticati dagli italiani. La centralità delle "vecchie" discipline, e probabilmente anche delle federazioni che le rappresentano, non ha più motivo di essere.

I l l e t t o re d i S t a d i u m c h e f o s s e i n t e re s s a t o a d a p p ro f o n d i re u l t e r i o r i a s p e t t i d e l l ' a rg o m e n t o p u ò s c a r i c a re g ra t u i t a m e n t e , i n f o r m a t o e l e t t ro n i c o p d f , l'indagine Istat "Sport e attività fisiche", volume IV dell'Indagine Multiscopo sulle f a m i g l i e " I c i t t a d i n i e i l t e m p o l i b e ro " , d a l s i t o i n t e r n e t w w w. i s t a t . i t .

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Stadium Gennaio/Febbraio 2003


Ex campione di pugila to. Inizia la sua carriera a soli diciotto anni. Nel 1960 è meda glia d'oro alle Olimpiadi di Roma. Passa dal dilettantismo al professionismo portandosi dietro l'incredibile ruolino di marcia di 120 vittorie su altrettanti incontri. Per 8 volte è campione mondiale tra pesi medi junior e pesi medi. Finirà la sua carriera con un totale di 90 incontri disputa ti e 82 vinti, di cui 40 per K.O. A Stadium racconta il suo incontro con Griffith, di boxe e di amicizia.

Nino Ben

venuti

UNA•CAREZZA•IN•UN•PUGNO A

C U R A

D I

A L E S S A N D R O

C A P P E L L I

«Il pugilato è uno sport duro, aggressivo, crudele. Un pugile vince solo se picchia più forte del suo avversario. Questa è la realtà, ma raccontata così superficialmente potrebbe lasciar spazio a troppi equivoci. C'è chi vuole vedere dietro ad un incontro di boxe solo la presunta cattiveria e acredine degli atleti che salgono sul ring. La mia analisi è di tutt'altra veduta. Il pugilato, grazie alla sua natura di sport "maschio", permette di scoprire la grande umanità di chi lo pratica e la sincerità delle amicizie che spesso fa nascere. Nel 1967 sfidai a New York Emil Griffith per il titolo mondiale dei pesi medi. Fu il primo di una serie di tre incontri che hanno profondamente arricchito la mia vita. Pugilisticamente parlando furono incontri memorabili, arrivammo alla fine dei quindici round previsti in tutti e tre i combattimenti. L'informazione seguiva l'evento con grandissima attenzione: in ballo c'era il confronto tra Europa ed America, tra un uomo bianco ed uno di colore ed erano sicuramente temi delicati in quegli anni. I primi due incontri furono un botta e risposta nell'arco di quattro mesi. Ma andiamo per ordine. Al mio arrivo a New York sentivo tantissimo la mia condizione di sfidante, ero molto concentrato e sicuro di me, ma ero anche altrettanto cosciente della forza del mio avversario. Non dimenticherò mai il giorno delle operazioni di peso ufficiale... Entrai nella stanza preposta al peso e vidi, di spalle, Griffith che parlava con la stampa. Non c'eravamo mai incontrati prima. Io mi avvicinai a lui, gli diedi una pacca sulla spalla e lo salutai con un timido quanto disinvolto "hallo". Emil stizzito mi rifilò una frase che mi segnò più di un montante: "Io sono il campione, non puoi rivolgerti così a me". Gli chiesi scusa e lì fini il nostro dialogo. Poi ci fu il tanto atteso incontro dal quale uscii vincitore. Ero troppo felice, avevo coronato il mio sogno più grande e la sera stessa mi lasciai andare, tra amici e familiari, a meritati festeggiamenti al Mama Leone's Restaurant, un bellissimo locale di New York. Nel bel mezzo della cena si presentò inaspettatamente Griffith che mi si avvicinò e mi disse: "Ora sei tu il campione ed io vengo qui per renderti onore". Da quel momento nacque fra noi un'amicizia eterna. Quattro mesi dopo quel primo 20

Stadium Gennaio/Febbraio 2003

Sopra - L’incontro con Griffith, 1967.


incontro, come dicevo prima, fu Emil che da sfidante mi propose la rivincita. Sempre a New York e questa volta ebbe la meglio. L'anno successivo ancora, era il 1968, sempre nella città della "Grande Mela", disputammo la bella, l'incontro

che avrebbe consacrato l'indiscusso campione. Andò a finire nel migliore dei modi... Ma dove vinsi ancor di più fu proprio nell'aver conosciuto quell'uomo. Io ed Emil siamo diventati veramente grandi amici, lui viene spessissimo in Italia

ed è sempre mio ospite, a casa mia, con la mia famiglia. È stato padrino di mio figlio Giuliano quando è stato cresimato. È veramente come un fratello per me. Ora capite perché sostengo che non ci si può solo picchiare tra pugili?». 21

Stadium Gennaio/Febbraio 2003


nati nel

NATI NEL CSI Nel primo numero di Stadium 2003, anche l'a tleta "na to nel CSI" è un numero 1. Abbiamo incontra to Luigi Turci, portiere della Sampdoria, già all'Udinese e alla Cremonese, dove è cresciuto calcisticamente.

Luigi

Turci

Dai rigori parati ai campioni in serie A, agli “indimenticabili” anni trascorsi nell’oratorio di... D I

F E L I C E

A L B O R G H E T T I ...S. Giovanni in Croce. Giocavo nella squadra che poi divenne la Polisportiva San Giovanni. Ho cominciato ad otto anni, ma quando si gioca all'oratorio non si ha mai un'età. Avevamo un campetto-ritrovo in oratorio dove giocavamo tutti insieme, ogni età. Poi per le partite ufficiali ci trasferivamo sul campo più grande. Solo quando si decise di partecipare al campionato CSI si è dovuto fare una scelta, selezionando per età, altrimenti le squadre venivano su miste: giocavamo tutti, dai bambini di 6 anni, agli adulti, ai giovani laureati, ciascun gruppo ad orari diversi. Hai ricoperto mai altri ruoli? No. Ho giocato sempre in porta, è stata una passione immediata. Sai, quando giochi in oratorio ci sono due ruoli soltanto: chi gioca avanti e chi in porta; a me dei due soli ruoli piaceva il secondo. I tuoi idoli? Più che Zoff c'erano Bordon e Zenga, che mi piacevano, i due portieri dell'Inter. Del CSI quali nomi ricordi? Su tutti don Natalino Tibaldini, il parroco-allenatore-accompagnatore della squadra. A dire la verità, dovrei dire almeno cento nomi. Il problema, pardon la fortuna di queste realtà di paese, che altrimenti non esisterebbero è che intorno al calcio c'è la passione di tutto il paese. Dall'addetto al campo, a quello agli spogliatoi, li ricordo tutti, tutti accompagnavano la squadra. Per loro, veri e propri volontari, l'unica e sola soddisfazione era vedere crescere dei ragazzi. Più dei nomi delle persone vorrei rimarcare questo. Ci racconti alcuni aneddoti di quei tempi? Dico della figura di don Natalino: prima che venisse lui non c'era questa attività e perciò nel momento in cui si parlò di formare una squadretta del paese l'entusiasmo fu grandissimo e vasto. Che dire poi delle trasferte… ci portava sempre lui in macchina, assieme a qualche altro genitore. Si arrivava al massimo a Cremona, dove l'avversario storico per noi era la squadra dell'Urania, un quartiere dietro l'ospedale maggiore di Cremona.

Foto: Ufficio stampa Sampdoria


Don Natalino ti ha mai allenato? Certamente! E come succede per alcuni, mi faceva giocare con le categorie più grandi di me per fare esperienza, anche perché ero abbastanza alto. Poi un giorno venne una specie di provino con la Cremonese. C'era sempre una selezione dei paesi che veniva provata dalla Cremonese. Ricordo quel giorno freddissimo, sotto la neve. In panchina con don Natalino c'era Mondonico, di lì a presto avrebbe allenato la prima squadra. Non mi disse nulla ma dal giorno seguente mi allenai sempre con la Cremonese. Il calcio visto da bambino: il sogno e poi il traguardo della serie A. Ti ha deluso rispetto a come lo immaginavi? Devo essere sincero: nella mia vita ho sempre adottato un criterio di scelta, valido in ogni settore. Ci sono i pro ed i contro in tutto. Finché i primi superano dell'1% i secondi si continua in una strada altrimenti si cambia, in questo caso lavoro. Devo dire che nel mondo del calcio, pur con tanti equivoci, le cose positive superano le negative. Quali valori trovi nel tuo sport? Io dico che i valori in senso assoluto sono personali. Uno dei più bei ricordi che ho è quello del tempo trascorso nel CSI. Per il senso di aggregazione che attirava. Il trovarsi tutti in oratorio e la verità era che poi ognuno prendeva qualcosa dall'altro: i piccoli dai grandi, ma anche i grandi dai piccoli, magari nella spontaneità… Mi piaceva questo scambio. Di certo non contava il risultato. Tutto ciò che fuoriusciva dall'esperienza ludica era una violenza. Si insegnava la tecnica e la tattica ma tutto era circoscritto in termini di gioco e di divertimento. Certo, se però oggi la Samp non venisse in serie A… È diverso. Qua il gioco si fa professione e dunque come in ogni lavoro ci deve essere rendimento, tornaconto, ma finché non è professione si deve sempre privilegiare il gioco. Andiamo ora al Turci portiere. Hai qualche trucco speciale nel tuo modo di piazzarti? No. Sulla tecnica dei portieri non si inventa nulla. Certo l'esperienza conta molto. Sulle punizioni magari c'è chi

Foto: Ufficio stampa Sampdoria

attua soluzioni proprie per piazzare la barriera. Chi sono gli specialisti che temi o hai temuto di più? Su tutti dico Mihajlovic per il suo far gol anche da distanze siderali, poi Veron e Batistuta, capaci di disegnare traiettorie particolarissime. Ricordo il serbo fare tre gol a Ferron, qualdo era lui il portiere della Samp, in una stessa partita, nonostante fossero stati compagni di squadra e conoscesse benissimo il suo modo di calciare. La tua bestia nera? Crespo; non so quanti gol mi abbia potuto fare. Ha una grandissima media contro di me. Rigori parati, quali ricordi con più soddisfazione? La soddisfazione per un portiere è direttamente proporzionale al rigorista. Dunque cominciamo con quello parato a Zidane in uno Juve-Udinese finito 3-0 per i friulani, poi quello a Schevchenko, quando vincemmo con l'Udinese sul Milan per 3-2 oppure quello parato a Signori del Bologna. Ce ne sono tanti… Segreti a parte è sempre vero che conta molto rimanere fermi fino alla fine per non dare vantaggi al tiratore? Non è sempre vero, secondo me. Vale se hai di fronte rigoristi capaci di cambiare in corsa l'angolo di tiro. Se invece tira uno che va spesso di potenza, o sempre angolato, allora magari è meglio anticipare o tentare. È comunque indubbiamente fondamentale l'aspetto psicologico. Quali differenze hai trovato tra serie A e B? Ci sono nella mentalità. In B conta prima distruggere, poi costruire. Tante botte, molto agonismo. In serie A non si

può andare a giocare cercando di non prenderle o solamente per distruggere il gioco avversario. Ci sono in B delle squadre cosiddette "di categoria", che conoscono bene i ritmi e i toni agonistici in campo e non ti fanno giocare bene. Sui contratti e sulla riforma del calcio hai qualcosa da dire? Che il calcio vada riformato e che debbbano prendersi dei provvedimenti è sicuro. Quanto ai contratti in essere ci deve essere volontà bilaterale per ridiscuterli, cone in ogni settore lavorativo. Poi in futuro vedremo. Nel futuro la Samp, destinata e pronosticata da tutti verso la A. Pronosticata più che destinata. Il destino è discutibile. Non c'è nulla di scontato. Ce le fanno sudare tutte, ogni squadra ci affronta come se giocasse contro la Juve di serie B. Certo fa piacere perché ci ritengono di livello superiore, ma ogni squadra contro noi blucerchiati ha giocato sopra le righe. La squadra migliore in cui hai giocato e la partita nell'album dei ricordi? Io ho avuto la fortuna di vivere insieme a Gigi Simoni gli anni più belli della storia centenaria della Cremonese. La Cremonese è stata spesso in serie B, ma nei pochi anni di serie A retrocedeva sempre. Noi invece riuscimmo a salvarci per tre anni consecutivi. Chiaro però che contano i risultati e devo dire che la migliore è stata l'Udinese di Zaccheroni che arrivò terza in campionato. Come partita invece scelgo la doppia sfida con l'Ajax in semifinale di Coppa UEFA, quando perdemmo 1-0 ad Amsterdam e vincemmo 2-1 al Friuli, eliminati sì, ma avendo giocato molto bene. 23

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VITACSI

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M A S S I M O

R O S A

Parte da Verona la serie di interviste ai presidenti provinciali del CSI. Gli interrogativi sullo stato del Comitato, i rapporti con gli enti locali, le prospettive future.

La strategia della semplicità i è sempre più chiaro che da soli non si può realizzare molto, che ogni attività è la sintesi di un intreccio di volontà positive, motivazioni alte, di sofferenze accettate liberamente… e dietro a tutto ciò c'è sempre il volto di una o più persone". Con queste parole, il presidente del CSI di Verona, Danilo Furlan, inizia la sua chiacchierata a ruota libera sullo stato di salute della realtà che rappresenta. Parte da lontano per indicare che, se risultati ci sono stati (e ci sono stati) non è frutto di un singolo bensì di un'azione corale di persone, che con la loro abnegazione hanno fatto del CSI della città scaligera uno dei più dinamici d'Italia. Il primo dato snocciolato dal presidente è quello delle 330 società a cui fanno capo 17 mila iscritti, numero che la dice subito lunga di come il CSI abbia funzionato bene nel trascorso 2002. La vita associativa, continua, è poi incentrata sui due gioielli di famiglia: il Centro Avanzi ed il Centro Cabianca. Due centri comunali, un tempo dismessi ed in stato di quasi totale abbandono, recuperati e riattivati, grazie all'intuito, ed al fiuto, di Furlan. Oggi nei due centri vi si trovano complessivamente 4 campi di calcio a 5, 12 campi di bocce (4 coperti e 8 scoperti), omologati dalla FIB, 5 campi da tennis in terra, a norma FIT, 1 piattaforma polivalente per basket e pallavolo, 1 pista di pattinaggio, 1 centro congressi capace di ospitare 200 persone, una edificanda palestra di fitness, 2 campi giochi per bambini, 2 campi di calcio a 7, oltre naturalmente ai servizi logistici quali uffici e ristoranti-bar. Se poi a questi numeri si dovesse aggiungere il numero di squadre…

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Da quanti anni Furlan è alla guida del comitato? Cosa ha trovato in eredità e com'è oggi lo stato di salute del CSI Verona? Come e cosa è cambiato nel CSI Verona in questi anni? Per quanto riguarda la guida, sono presidente da 3 anni. Il CSI che ho trovato era in buono stato, e ben organizzato. Mi sembra che quanto già accennato la dica tutta

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330 società a cui fanno ca po 17 mila iscritti, e due gioielli di famiglia: il Centro Avanzi ed il Centro Cabianca

Danilo Furlan, da tre anni presidente del CSI•Verona

sullo stato attuale: bene, direi, anche se non spetta a me giudicare. Sul come e cosa, beh, innanzitutto devo dire che il Direttivo in carica ha sposato la mia politica, sostenendomi nell'imprimere nuova velocità e metodologia alle nostre numerose iniziative, più consone ed al passo con i tempi attuali, ponendo così il CSI - che rappresento - all'avanguardia nel mondo dell'associazionismo, per lo meno di quello nostrano. Cos'è spregiudicatezza? Non direi. È semplicemente il prendere atto che se oggi si vuole fare un servizio sociale di grandi numeri ma di qualità, necessita offrire un appeal accattivante al pubblico che deve scegliere dove andare e cosa fare. Può elencare i progetti su cui avete investito maggiormente, in termini di risorse economiche e di lavoro? Abbiamo curato soprattutto l'impiantistica sportiva, dotando le nuove realtà di strutture adeguate e fortemente desiderate soprattutto dai nostri tesserati; poi direi "La Grande Sfida", un appuntamento imprescindibile per i nostri fratelli disabili, grande successo di protagonisti e di pubblico. Altro fiore all'occhiello è "Acta non Verba", che quest'anno ha avuto un grande riscontro, terminato con un importante convegno a cui hanno partecipato personaggi di primo piano. Ma anche di un'altra iniziativa sono fiero, mi riferisco a quella dei Centri Estivi Ricreativi, che hanno visto transitare dalle strutture deputate 4.000 bambini e bambine veronesi. A quest'attività, si aggiunga poi l'enorme mole organizzativa di tornei e campionati, e di eventi vari in calendario. In termine poi di risorse economiche non dobbiamo che ringraziare le istituzioni pubbliche che ci hanno sostenuto, ci sostengono anche oggi, perché evidentemente credono nel nostro CSI. Colgo l'occasione per sottolineare anche l'ottimo rapporto che abbiamo con l'Università di Verona, con la quale abbiamo delle collaborazioni continue.


Qual è la politica attuale del comitato per promuovere l'attività sportiva, e con quali strategie? È quella della semplicità e del rispetto verso tutti gli altri, in parole povere di buon vicinato. Mi chiede con quali strategie ? È ormai accertato oggi, che siamo nell'era della comunicazione, che necessita essere sempre presenti nei momenti e nei modi giusti. Questo lo insegnano gli strateghi del marketing. Basta infatti sparire per un po' che piombi nel dimenticatoio. E questo non deve mai accadere. La guardia deve essere sempre alta. Quindi è la visibilità costante, logicamente in diverse forme, che alla fine paga. E così anche noi ci siamo adeguati. Si sente spesso parlare di Consulta dello sport Sì, e noi siamo in prima fila a che il Comune di Verona rivitalizzi una nuova Consulta. Riteniamo, infatti, che questo nuovo soggetto possa dare man forte all'Assessorato dello Sport oberato di una mole di lavoro quasi insostenibile. Su quali risorse operative può contare il CSI nella propria all'attività? Ci si affida solo al volontariato o si ricorre anche ai professionisti? I numeri e le risorse economiche parlano chiaro: ci si affida al volontariato, anche se mi rendo conto che in alcuni casi l'affiancamento di un professioni-

sta potrebbe dare diversi risultati. Ma questo non deve suonare male ai nostri tesserati-volontari, che sappiamo dare l'anima ed il loro prezioso tempo. Purtroppo i professionisti hanno un costo! E questo non possiamo permettercelo, salvo in qualche raro caso. Ma il volontariato non è sempre più difficile da reperire? In un certo senso, sì! Oggi le persone hanno mille interessi, e la voglia di regalare il proprio tempo libero è sempre più rara, se poi a costo zero, le cose si complicano ulteriormente. Comunque non sfasciamoci la testa, perché, per fortuna nostra, qualcuno sente ancora questa vocazione disinteressata. In quali percentuali è ripartita la vita del CSI scaligero? Posso dirlo così a grandi linee. Di sicuro le parti preponderanti, che si equivalgono, sono a mio avviso quella impiantistica e quella sportiva, con una valutazione del 60%, il resto è ripartito più o meno in ugual misura tra le altre voci. Avete accordi specifici con altre realtà? Sì, con l'FCI. Assieme promuoviamo il ciclismo giovanile e quello amatoriale, caso forse unico in Italia. Abbiamo poi un gentleman-agreement con l'UISP per quanto riguarda i calciatori, nel senso che se qualcuno è squalificato da uno dei due enti non ha alcuna pos-

sibilità di giocare, né di qua, né di là. Ce n'è un altro importante con l'AVIS per la diffusione delle problematiche legate alla donazione del sangue, che auguriamo possa raggiungere gli obiettivi prepostici. E, dato che ci siamo, mi piace anche ricordare la collaborazione stretta con il Panathlon Club Verona, con il quale abbiamo intrapreso delle azioni comuni. Quella sicuramente più eclatante fu in occasione delle ultime elezioni amministrative quando mettemmo allo stesso tavolo, a discutere di sport, tutti i candidati. E nell'occasione abbiamo riscontrato quanto questi fossero digiuni. Presidente, e gli anziani? Esiste già “Nuova Primavera”, associazione a loro dedicata, ma al di là di questa cerchiamo di cooptare anche altre realtà del tutto scollegate tra loro. Un'ultima domanda, cosa c'è nel prossimo futuro del CSi veronese? Sicuramente il 2003 sarà l'anno delle parrocchie, dove cercheremo di rilanciare il progetto dei circoli culturali sportivi. Il mio mandato è in scadenza, il CSI è in salute, ed il futuro? Il futuro non potrà che essere buono, perché farò in modo che le porte restino aperte. Poi, eventualmente, sarà compito del mio successore. C'è da crederci, anche se in molti si augurano che Danilo Furlan sia il successore di se stesso.

A C TA N O N V E R B A

LA GRANDE SFIDA Manifestazione nazionale di gioco, sport, teatro e confronto con persone diversamente abili organizzata dal Progetto handicap & Sport e dal CSI scaligero che vede ogni anno la partecipazione di un migliaio di ragazzi provenienti da tutta Italia. Si svolge in luoghi appositamente scelti per rompere barriere e schemi e confrontarsi con le realtà della vita giovanile quali possono essere il teatro, la discoteca, l'università e Piazza Bra, il salotto buono di Verona, e in ciascuna di queste sedi i ragazzi diversamente abili giocano un ruolo di indiscussi protagonisti, con gli accompagnatori, animatori e ospiti-testimonial a fare da spettatori.

È un progetto che coinvolge le quinte classi delle scuole superiori e la Casa Circondariale di Montorio. I ragazzi (oltre 1000 all'anno per 50 istituti superiori) varcano la porta della Casa Circondariale dove ad attenderli a turno un blocco di 30 reclusi al giorno pronti al confronto-incontro agonistico sul campetto di calcio o di pallavolo (per le donne). Alcuni di essi hanno anche la possibilità di giocare "fuori casa", ospiti di alcuni istituti o squadre del CSI. Oltre agli incontri sportivi varie iniziative culturali, quali concerti musicali, dibattiti e convegni sul tema e un libro, "Studenti in carcere", dove sono raccolti 150 temi svolti dai ragazzi dopo le visite al carcere.

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La Nazionale di palla volo femminile è sta ta vota ta squadra dell'anno 2002. A ra gione, dopo l'oro ai campiona ti mondiali. Pensandola, si rivede subito l'imma gine della titanica Togut, sovrana della rete. Nessuno ha dimentica to però accanto a lei, quella "puffetta", da tutti chiama ta Pally. Tanto diversa nel colore della sua ma glia, nella sua non-altezza, nel suo viso bambolesco. Tanto uguale nella sua grinta conta giosa, nel suo cora ggio e nella sicurezza in difesa sulle saette sca glia te dalle a vversarie. Così piccola… così gigante. SUA ALTEZZA

Paola

Cardullo La mini-maxi campionessa mondiale dell'Italvolley libero dell'Asystel Novara e della Nazionale risponde a Stadium D I

F E L I C E

A L B O R G H E T T I

Paola Cardullo: 162 cm di... Tenacia, testa dura e tanto sacrificio. Un problema questa benedetta altezza? Ho iniziato a giocare che avevo 10 anni, la statura non mi importava e non mi pesava fino ad una certa età, poi qualche problemino l'ho avuto, vedendo che le altre crescevano più di me. Devo ringraziare poi uno dei miei allenatori, Pedullà, che mi ha insegnato molto e adesso con il ruolo che faccio non mi pesa più la statura minuta e non mi pongo più il problema.

Quali sono le maggiori doti di un libero? Sicuramente la difesa, poi devi essere forte in ricezione per essere un buon libero. Ma oltre le doti tecniche su cui ci si può allenare e migliorare, è importante la costanza, la pazienza nel capire questo delicato ruolo. È difficile giocare, sapendo di non poter mai attaccare, non poter fare i punti. Anche per me lo è stato all'inizio: ero sempre in difesa mi dicevo "non attacco mai", poi man mano ho cominciato a capire l'importanza tattica del ruolo, perché se non c'è ricezione e difesa non si può cominciare un gioco bene, fatto come si deve. Il libero si può dunque vedere come una sorta di gregario, uno specialista, un ruolo di grande aiuto alla squadra? Sì, è una giocatrice che fa il giro dietro, poi magari si siede in panchina, ma che è fondamentale nel gioco di squadra e che dà una mano determinante.

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Foto: Ufficio stampa FIPAV

Conosci il CSI? Avevo molte amiche che giocavano nel CSI. Anch'io ho cominciato giocando nella scuola di Omegna assieme alla Lo Bianco. C'era la squadra del paese, l' Omegna pallavolo, che disputò i suoi primi campionati nel CSI. Io vi arrivai più tardi, quando la squadra non era più nel CSI.

I riconoscimenti sono stati tanti, ma la cosa più bella è stata la grande emozione del momento: coronare davvero un sogno, un qualcosa che davvero sembrava incredibile.


La maglia di colore diverso: una discriminante o cos'altro? No. Assolutamente non mi dà fastidio, non è discriminante. Anzi. La si accetta volentieri, perché è stata creata per essere riconoscibili dall'arbitro immediatamente, visto che il libero ha un regolamento tutto particolare. Facilita nelle entrate-uscite il compito degli arbitri.

sempre tutte unite ci ha fatto vincere il mondiale. A Berlino abbiamo vinto perché siamo state tutte l'una al servizio dell'altra. Cosa ti piace più di te stessa come giocatrice? Mi piace la mia voglia di divertirmi. Cerco sempre di essere allegra e di trasmettere allegria anche alle compa-

Si viene riconosciute e ben individuate anche dal pubblico. Non a caso, sei delle campionesse del mondo tra le più conosciute e ad ogni partita della Nazionale ricevi l'applauso più lungo. Ah, ho capito - se la ride - mi applaudono per la maglia diversa, non perché sono brava…

Il ricordo più bello? Tutte le partite, ma il ricordo più bello è stato la vittoria del gruppo. Essere

Foto: Ufficio stampa FIPAV

Dopo l'oro mondiale siete state ricevute da Ciampi e avete avuto altre importantissime onorificenze. Che effetto ti fa? Sembrerò sciocca ma è la verità se dico che ancora non mi rendo conto di quanto sia stata importante questa vittoria. Le testimonianze che sono susseguite me lo hanno cominciato a far capire. I riconoscimenti sono stati tanti e bellissimi, ma la cosa più bella è stata la grande emozione del momento: coronare davvero un sogno, un qualcosa che davvero sembrava incredibile.

Foto: Ufficio stampa FIPAV

Foto: Ufficio stampa FIPAV

Mi piace la mia voglia di divertirmi. Cerco sempre di essere allegra e di trasmettere allegria anche alle compagne


Foto: Ufficio stampa FIPAV

Devi essere forte in ricezione per essere un buon libero. Ma oltre le doti tecniche su cui ci si può allenare e migliorare, è importante la costanza, la pazienza nel capire questo delicato ruolo sta società. Un nome particolare che ricordasse che questa squadra fu fondata dalle suore. Io sono solo 4 anni che gioco a Novara, ma sono valori che ho fatto miei, tant'è vero che ho cercato di portare quest'"agilità" anche in azzurro. Questo per dire che sono valori di ogni squadra.

Quali sono i valori che contano di più in un'atleta? La tenacia, la concentrazione, la comprensione di se stesso: bisogna riuscire a specchiarsi, a comprendersi nei momenti si ed in quelli no. Occorre non deprimersi in questi ultimi e non esaltarsi nei primi.

Foto: Ufficio stampa FIPAV

gne. Poi magari ci sono momenti che sono arrabbiata in cui "non dirmi una parola che ti mangio!". Altrimenti, se vedo qualcuna che è giù cerco sempre di aiutarla, di essere serena e simpatica.

ce, questo l'ha aiutata molto. Quanto conta l’amicizia per te? Il giusto. È importante stare bene con le altre, cioè trovarsi bene con le compagne. Magari, se penso al gruppo delle azzurre, non ci sentiamo per lungo tempo, ma al momento del primo raduno si hanno tantissime cose da raccontarsi. È successo così anche in campionato quando qui a Novara abbiamo ospitato Jesi, dove giocano la Leggeri e la Togut, e dopo la partita siamo uscite a cena assieme. L'amicizia voglio dire va al di là del campo di gioco. Tu sei allenata nel club da una donna, ma spesso anche questa figura è ricoperta da uomini. Ci sono differenze? La Lang Ping, che abbiamo noi all'Asystel, sicuramente è un'allenatrice affermata e secondo me tra le più brave al mondo. Di certo ha dovuto faticare molto, ed è una delle poche donne che ha saputo farsi strada in questo ruolo, ma essendo stata una grande giocatri-

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Ma c'è forse quel qualcosa in più? Voglio dire, vi capite meglio al femminile? Mah, forse c'è maggiore conversazione o magari qualche battuta in più. Ma in fondo l'allenatore per me dev'essere una guida tecnica, se non fosse così sarebbe difficile seguire i suoi programmi. Uomo o donna che sia per me non fa differenza. L'importante è che l'allenatore sia una guida, capace di farmi crescere tecnicamente. Poi magari fuori dal campo da gioco è sì diverso, si può andare più o meno d'accordo. Giochi nell'Asystel Novara che è lo sponsor di quella società nota anche come Agil Volley Cosa ti dice questo nome? Amicizia, Gioia, Impegno e Lealtà sono valori dell'AGIL e dell'Asysytel, che suor Giovanna, la fondatrice della squadra, aveva dato agli albori di que-

C'è una proposta di far partire un campionato di volley femminile, giocato solo da donne sotto l'1,75 di altezza. Cosa ne pensi dall'alto dei tuoi centimetri? Se fosse attuata, mi piacerebbe giocarci a fine carriera per divertirmi un po’. Giocherei schiacciatrice, come ho sempre fatto nelle giovanili e fino a prima che inventassero il libero. A parte gli scherzi mi piacerebbe venisse attuata quat'idea, la vedo nel segno dello sport per tutti. In che senso? Nella pallavolo vedere squadra di sole under 170 credo non sia una malvagia idea: darebbe possibilità alle moltissime ragazze che giocano e magari si fermano a causa dell'altezza. Già l'aver istituito il libero ha dato qualche opportunità in più alle bassette, ma oggi chi è alta meno di 170 cm o fa il libero o fa il libero e non è detto che a tutte piaccia. Ritengo sia giusto provare. Amuleti, quando giochi? Sono assai scaramantica, ne ho molti, e naturalmente non te li dico. Un messaggio conclusivo alle centinaia di pallavoliste CSI? Siate voi stesse, cercate sempre di dare il massimo per raggiungere gli obiettivi che di volta in volta vi prefiggete e sopra ogni cosa non dimenticate mai di divertirvi!


V I TA C S I

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S A L V A T O R E

e Colline di Napoli", gara a tappe svoltasi su tre splendide cornici napoletane (Parco di Capodimonte, Parco Virgiliano, Vomero Parco Floridiana) ha visto la partecipazione di oltre 250 atleti, tra cui circa 30 donne, in rappresentanza di 55 Società sportive provenienti, oltre che dalla Campania, dalla Lombardia, dal Piemonte, e da Lazio, Umbria, Sardegna, Sicilia, Puglia, Toscana, Liguria, Emilia Romagna e Veneto. A rappresentare i colori del CSI, oltre gli atleti delle società campane, era presente il CSI Morbegno del Comitato di Sondrio. La presenza di Orlando Pizzolato, vincitore di due edizioni della Maratona di New York, a Napoli per quattro giorni, dalla presentazione dell'evento alla premiazione finale, è stata gratificante e di stimolo per gli organizzatori

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M A T U R O

della Società RuNaples che auspicano per la seconda edizione un'ancora maggiore partecipazione. Orlando Pizzolato, è stato tra la gente, ha consigliato tattiche e tecniche da mettere in atto per una gara del genere, ha parlato di alimentazione pre e post gara, ha calmato qualche esagitato, ha consolato chi non poteva fare di più. Con tutti e per tutti è stato un testimonial veramente d'eccezione. La classifica dopo tre giorni di gara ha visto sul podio maschile al primo posto il toscano Alberto Di Petrillo (Uliveto Atletica Siena) seguito dai campani Alessandro Grauso (Amatori Jogging Capua) e Andrea Maresca (Movimento sportivo Bartolo Longo Pompei). I Podisti del CSI Morbegno hanno ottenuto buoni risultati piazzandosi al 38° posto (Cosi-

mo Mazzotta) e al 54° (Soccorso Cresta) mentre, nella speciale classifica per Società li vediamo al 15° posto. Tutto sommato un ottimo risultato visto il gran numero dei partecipanti. Per le donne il gradino più alto è stato conquistato da Rita Losco (Euro Fitness Stabia) seguita da Maria Grazia Villella (A.S.A. Detur Napoli) e Cinzia Oliva (Euro Fitness Stabia). La classifica per Società vede ai primi cinque posti le Società: €uro Fitness Club Stabia con punti 4189, l'A.S.A. Detur Napoli p. 3356, il G.S. Erco Sport p. 2948, il G.S. Stufe di Nerone p. 2930 e il G.S. Brancaleone Asti p. 988. Con una ricca premiazione l'organizzazione ha salutato tutti i partecipanti presso lo Stadio Collana al Vomero dando appuntamento al prossimo anno.

Le colline di Napoli Tre giorni di gare, tre giorni diversi per clima e percorso, tre giorni esaltanti per il podismo italiano.

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A passo di danza l'a ppuntamento che il CSI ha fissa to per tutti i ballerini è per il 14 e il 15 giugno 2003 a Ca va de' Tirreni. Sarà la prima manifestazione nazionale di danza sportiva. Andiamo a scoprire di cosa si tra tta.

IN BALLO...

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Danza CSI

P A S Q U A L E

S C A R L I N O

ava de' Tirreni aspetta a metà giugno il popolo della danza sportiva, una disciplina che in tutta Italia movimenta più di centomila appassionati. Sono ormai alcuni anni che anche all'interno del circuito associativo del Centro Sportivo Italiano viene praticata l'attività di Danza Sportiva anche se in modo non sempre omogeneo su tutto il territorio nazionale. Spesso sono proprio le piazze ad ospitare le esibizioni e le manifestazioni organizzate dai diversi comitati. In alcune zone più "tradizionali" sono maggiormente sviluppate le discipline relativo al Ballo Liscio quali il ballo da sala comprendente Valzer lento, Tango e Fox Trot; il liscio unificato che comprende Mazurca, Valzer viennese e Polka; le danze standard quali il Valzer inglese, Tango, Valzer viennese, Slow Fox Trot e Quick Step e le danze latino americane tra cui troviamo Samba, Cha cha cha, Rumba, Paso Doble e Jive. Accanto a queste ci sono poi i tradizionali settori di Danza classica e Danza moderna che annovera le discipline di Modem jazz - Hip-hop e Musica. In questi ultimi anni ed in modo uniforme vanno sviluppandosi i balli di gruppo, ovvero danze eseguite da un insieme di persone in movimento coordinato e sincronizzato con relativo ritmo ed accompagnamento musicale. Pertanto prossimamente partirà un regolamento che andrà a coordinare queste attività di ballo di gruppo, mentre quelle relative al Ballo Liscio sono già per se catalogate con un regolamento federale ben collaudato. La manifestazione nazionale non poteva che partire da Cava de’ Tirreni, la capitale storica della danza CSI, dove quest'anno la stagione della danza è partita con una manifestazione con ben 23 scuole di ballo e 620 atleti partecipanti, bissata dal comitato di Salerno con un'analoga iniziativa che ha visto partecipare 18 scuole e circa 450 atleti. E sarà dunque una vetrina importante per le tante società ciessine, un confronto assai atteso tra le diverse realtà partecipanti, un'occasione per cercare il definitivo lancio - in

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…È difficile trovare le parole giuste per esprmere le mille emozioni e le sensazioni che si provano quando si esegue un'arabesue, la dolcezza di un plié e la forza di un tandu. Tutto ciò si fa spettacolo nel momento in cui le parole si trasformano in gesti ed il corpo segue la musica. Credo che la danza sia il miglior modo di comunicare di un'unica arte: l'arte di vivere!

I numeri della FIDS La danza sportiva è oggi praticata in oltre 80 nazioni al mondo. La Federazione Italiana Danza Sportiva dal 5 settembre 1997 è riconosciuta dal CONI e dal CIO ed è tra le discipline associate quella con più tesserati: 62000. Vanta inoltre 1520 società affiliate e 3000 tecnici, 50 Campionati Federali. Organizza 180 gare agonistiche, 400 gare di preagonismo all'anno nei Palasport di tutta Italia. Inoltre seleziona anche una Nazionale azzurra, che partecipa alle competizioni internazionali, tra cui i Campionati del mondo. Dal 2003 la FIDS è integrata nel "progetto scuola", attraverso un protocollo siglato tra CONI e Ministero dell’Istruzione.


ritmo, ci sono sentimenti sportivi profondi, come il rispetto per l'agonismo. Alla bravura e alla fantasia dei protagonisti più giovani si unisce la vitalità incredibile delle coppie meno giovani che, danzando, sembrano aver scoperto il segreto per sconfiggere l'età. SPORT E SPETTACOLO Nella danza si fondono l'aspetto sportivo e quello spettacolare. Uno sport che racchiude al suo interno non solo il gesto atletico ma anche l'armonia, la musicalità, l'interpretazione, il coordinamento dei movimenti. L'applicazione seria a questo sport richiede ore di studio quotidiano, lavoro in palestra e di fiato. La competizione è l'aspetto più strettamente sportivo. La caratteristica tecnica è la sincronia.

OCCHIO ALLA DANZA 3D! Di Alberto ZINI

termini associativi - di questo sport, come detto dagli ampi margini di crescita. . La Commissione Nazionale Danza sta studiando un vero e proprio regolamento "tutto CSI" che indirizzi l'intero settore della danza. Per ora le esibizioni del 14 e 15 giugno seguiranno un regolamento-gara imperniato soprattutto sullo spirito aggregante nei balli di gruppo. Per il settore Liscio andrà in vigore il regolamento federale laddove ci saranno determinate richieste di partecipazione, in caso contrario anche per questa attività e soprattutto per l'attività di Danza classica e moderna ci saranno dei momenti dimostrativi all'interno della due giorni della manifestazione. Danzatori di tutta Italia unitevi. Ci vediamo a Cava. C'è in ballo la danza! IL VALORE EDUCATIVO DELLA DANZA SPORTIVA Dal punto di vista puramente educativo, la pratica della danza sportiva aiuta i giovani a superare l'impaccio dell'avvicinamento tra i due sessi. Aiuta inoltre a trovare equilibrio, educa al sostegno reciproco, al controllo delle emozioni e, con la pratica dei diversi stili internazionali, al riconoscimento delle varie etnie nonché alla comprensione della musicalità e del linguaggio del movimento. Intorno all'amore per la danza, quindi per la musica e per il

La danza sportiva in "formato 3D" intende essere una risposta alle tante richieste che hanno molte scuole e associazioni da parte di gruppi di giovani a cui piace ballare, ma non nella dimensione tradizionale di coppia. Sotto la denominazione di danza 3D sono raggruppabili numerose tipologie di balli e danze che hanno la caratteristica comune di prevedere esibizioni con almeno tre danzatori. Nella danza sportiva versione 3D si esibiscono perciò i gruppi. Le discipline più gettonate sono quelle della danza moderna e, in particolare, jazz, funky e hiphop. Ma è possibile immaginare anche raduni ed esibizioni in cui vi sono gruppi di flamenco, di balli latino americani o di country, cioè tutte quelle discipline riconducibili all'area delle danze tradizionali o popolari. Infine, come propone anche la FIDS dallo scorso anno, c'è l'area della danza classica, che comprende anche delle proposte di repertorio e, quindi, l'allestimento di veri e propri spettacoli da rappresentare in teatri, auditorium o piazze. Il luogo ideale per le esibizioni di danza 3D non è quindi necessariamente il Palasport. È possibile proporre anche il genere "musical", che può diventare a sua volta cornice o parte integrante delle manifestazioni sportive del CSI. Dal 2001 il CSI ha sostenuto in diversi comitati (Modena, Ferrara, Torino) iniziative e manifestazioni che possono benissimo rientrare nel genere 3D, anche se non esiste ancora una proposta nazionale in tal senso e un calendario ufficiale. A Modena il CSI ha sponsorizzato la IV edizione di Modena Danza, una manifestazione che vede la partecipazione di molti gruppi che si esibiscono in alcuni generi della Danza 3D (prevalentemente danza moderna). La manifestazione non ha tuttavia carattere competitivo, né dovrebbe essere questa anche in futuro la dimensione principale del Progetto Danza 3D. Sempre dal 2001, a Nocera Umbra, sono iniziati corsi per istruttori di danza che hanno introdotto i partecipanti all'insegnamento di alcune delle precedenti discipline.

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UNO SPORT

DI D I

piacere S E R G I O

C A M E L I

Sindromi da sovraccarico del ginocchio Ginocchio del saltatore D I

G I O V A N N I

B O N I

Può capitare che praticando la danza sportiva si verifichi un fastidio al ginocchio, con particolare localizzazione al tendine rotuleo, nella giunzione tra osso e tendine a livello del polo inferiore della rotula, e se pur meno frequentemente, fastidio al tendine del muscolo quadricipite, a livello dell'inserzione sul polo superiore della rotula. Il ginocchio del saltatore è una patologia frequente in coloro che hanno un muscolo quadricipite molto sviluppato e che svolgono un'attività fisica che comporta un sovraccarico continuo e ripetuto dell'apparato estensore della coscia, così come si verifica in chi pratica danza sportiva, e che richiede contrazioni del muscolo quadricipite improvvise ed eccentriche determinando delle microlacerazioni a livello della giunzione osteotendinea, ossia nel punto di contatto tra il tendine e l'osso. Tra i fattori predisponenti annoveriamo la "rotula alta" e le anomalie del quadricipite ("quadricipite corto"). Gli atleti riferiscono un dolore insorgente spesso dopo attività fisica, localizzato alla porzione anteriore del ginocchio, in prevalenza a livello del polo inferiore della rotula, spesso accompagnato da tumefazione e da edema peritendineo. Al dolore può accompagnarsi, instabilità, debolezza o una sensazione di blocco. Spesso fermando l'atleta per un breve periodo di tempo si risolve completamente la sintomatologia, e addirittura, se si evitano le contrazioni eccentriche del muscolo quadricipite, è possibile continuare le sedute di allenamento. In altri casi, ben più gravi, il dolore può comparire anche durante il riposo e durante l'attività sportiva, segno di maggior gravità della patologia, e in casi estremi si può arrivare alla rottura del tendine rotuleo. Sarà il medico, in base alla visita clinica a richiedere, se necessario, esami strumentali per permettere una diagnosi più accurata. Tra questi la radiografia standard che ci documenta la presenza di rotula alta o di calcificazioni a livello del tendine, l'ecografia che rappresenta l'esame principale per accuratezza, bassi rischi e costi relativi, ed eventualmente la TAC e la RMN in grado di evidenziare piccoli noduli, edema e calcificazioni nel contesto del tendine. Seguiranno oltre al riposo assoluto, le cure del fisioterapista (laser e magnetoterapia, ipertermia).

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ra le attività sportive che si stanno prepotentemente affacciando nel panorama nazionale, ma già da tempo diffusamente presente in molti altri stati del mondo e che presto diverrà disciplina olimpica, annoveriamo la Danza Sportiva. Si tratta di uno sport che comprende molteplici specialità: standard (valzer inglese, tango, valzer viennese, slow fox trot, quick step) e latini (samba, cha cha cha, rumba, paso doble, jive). Essa racchiude molteplici qualità come tecnica, destrezza, coordinazione e armonia del gesto in coppia, accanto a elasticità, potenza muscolare e resistenza alla fatica. La comunità scientifica medico sportiva, da tempo segue con attenzione il modello funzionale che caratterizza i praticanti di questo sport. I risultati di uno studio condotto dalla Commissione Medica della Federazione Danza Sportiva, indicano che si tratta di un tipo di attività nella quale i danzatori sembrano possedere buone qualità aerobiche. Quest'ultime sono superiori a quelle possedute dai praticanti di molti sport di situazione, ma inferiori a quelle di chi pratica sport di resistenza. Le qualità meccanico-muscolari, soprattutto a livello femminile, non sono particolarmente elevate. Non sembra ancora perfettamente chiaro se tali dati derivino dalle caratteristiche specifiche di questo sport oppure se siano dovuti agli adattamenti conseguenti a programmi di allenamento individuale non appropriati. La pratica della danza sportiva prevede l'alternanza di fasi attive (balli), di media durata ed alto costo energetico (aerobico ed anaerobico) e brevi periodi di recupero. Il lavoro è condotto ad alta intensità ed è solitamente svolto in un ambiente sfavorevole caratterizzato da molte potenti luci, è praticato indossando vestiti inadatti al movimento e spesso accollati a seconda delle diverse specialità e prevede l'uso di creme autoabbronzanti per fini estetici. Tutti questi fattori provocano delle alterazioni nella capacità termoregolativa dell'organismo, rallentando la dispersione del calore prodotto durante lo sforzo. Il valzer viennese sembra richiedere la più alta produzione di energia aerobica con un coinvolgimento non molto elevato del metabolismo anaerobico a differenza del tango. Il quick step, oltre a richiedere un'elevata produzione di energia sia da parte del metabolismo aerobico che anaerobico, necessita anche di una notevole potenza muscolare. Gli studi condotti sul dispendio energetico, inoltre indicano che una notevole quantità di liquidi vengono persi durante le gare. Per tale motivo appare assolutamente centrale il ruolo di un corretto regime alimentare, anche nei giorni immediatamente precedenti la competizione ufficiale, nonché la reintegrazione sia dei liquidi sia dei sali durante la gara, che peraltro nella danza sportiva si svolge nell'arco di ore se non addirittura di una giornata. Tra gli infortuni più frequenti troviamo le contusioni e le distorsioni, dovute alle cadute conseguenti alla perdita di equilibrio durante l'esecuzione di figure particolarmente complesse. Le articolazioni più a rischio sono la tibio-tarsica e il ginocchio. La coordinazione occupa un ruolo centrale nella prevenzione. L'allenamento stesso è improntato alla armonizzazione sempre più perfetta dei movimenti tra i due ballerini alla ricerca della massima sicurezza in qualsiasi tipologia di figura, anche la più complicata.

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SPORT ONLINE

WWW. TENNIS . IT

WWW. ILPORTIERE . COM

Scendete pure a rete, senza racchetta in pugno ma con un semplice mouse. Giocherete un set virtuale con gli assi del tennis mondiale, di cui questo sito riporta infinite notizie. Tutto su Italian Open, Coppa Davis, Grande Slam e inoltre molto divertenti le "bizzarrie" sullo strano mondo della racchetta.

Un sito per numeri uno. Aggiornato, rapido, è un mix di notizie, curiosità, esercizi riguardanti il difficile ruolo del portiere. In home-page un bel sommario: si va dalle classifiche di rendimento degli attuali portieri di serie A, al parere di un esperto sul migliore allenamento per un estremo difensore. Tanti i video filmati tra cui la parata più bella della storia, dei Mondiali, dell'anno, la più spettacolare (il famosissimo scorpione di René Higuita), la più emozionante (Zoff al Mondiale '82) ed il gol più bello realizzato da un portiere (non poteva che essere del paraguayano Chilavert).

WWW. ICEWIRE . IT

WWW. ATLETIC . IT

È un sito molto approfondito sull'alimentazione adeguata dello sportivo e sulla preparazione atletica nelle diverse discipline sportive. Una serie di articoli e documenti scaricabili sul proprio PC, analizzano problematiche legate al sovrappeso, alla giusta "dose" di attività sportiva per gli addetti e non, redatte da medici e specialisti del settore. Inoltre, con la semplice registrazione, si avrà la possibilità di usufruire di numerosi altri servizi gratuiti. Offerti servizi di comunicazione diretta con i Direttori Tecnici, servizi di merchandising di prodotti specifici e molto altro ancora…

Fa freddo anche in rete specie su questo sito interamente dedicato al pattinaggio su ghiaccio. Ecco a voi in un secondo articoli, chat, eventi, impianti, forum, e tutte le principali informazioni inerenti questa disciplina che anche nel CSI sta prendendo piede. I più giovani potranno registrare una propria scheda personale, presentandosi nella sezione danza, artistico oppure sincronizzato. WWW. ESCURSIONISMO . IT

Dedicato all'escursionismo sotto tutti i suoi aspetti: trekking, hiking, materiali e attrezzature, pronto soccorso, psicologia del gruppo in montagna. Qui trovate inoltre previsioni meteo aggiornate, immagini dal satellite, link su mountainbike, torrentismo, canoa e kayak. Inoltre una nuova pagina dedicata ai waypoint, in cui troverete alcune coordinate, utili per navigazione tramite GPS, relative a cime, valli e rifugi...

WWW. FIDS . IT

È il sito ufficiale della federazione danza sportiva. Oltre al calendario gare di tutto l'anno, gli indirizzi dei vari comitati regionali, a cui rivolgersi per instaurare partnership, notizie sulle varie forme delle danze riconosciute, i programmi obbligatori per le danze olimpiche. E la possibilità di iscriversi gratuitamente alla mailing-list federale per avere in tempo reale gli aggiornamenti salienti dell'attività.

WWW. SPORT. IT

Un bel portale di sport, dal corredo grafico e fotografico di buon livello. Spazia dalle news, agli approfondimenti su quasi tutti i principali sport . Un link in homepage (sports stars) rimanda a delle interviste con campioni, allenatori ed indimenticabili dello sport. Ci sono poi consigli tecnici sotto la voce "special trainer".

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V I TA C S I

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S E G H E D O N I

Due allenatori in formazione A Modena Gianni De Biasi e Angelo Lorenzetti, due amici CSI, a colloquio con i giovani tecnici del Comita to.

Il “miracolo” Modena, sotto il profilo sportivo, è davvero sotto gli occhi di tutti. Squadra di volley al vertice nazionale (con l'ultimo scudetto conquistato proprio la scorsa stagione) e internazionale, il calcio che, dopo 40 anni di assenza, ritrova la serie A, la Ferrari pigliatutto, due società di massima serie nel volley femminile (con il Volley Modena lo scorso anno ha conquistato la Coppa dei Campioni!), squadre in serie A (o A1 che dir si voglia) nell'hockey a rotelle, nel baseball, nel tennis, nella pallamano (sia pure con una società in coabitazione con Rubiera). Inoltre società di vertice (in A2 o B) nel basket femminile, nella pallanuoto, nel tennistavolo, nel rugby… E, nello sport di base, un Comitato provinciale del Centro Sportivo con numeri da primato. Oltre 16mila iscritti, 204 squadre nel campionato di calcio a 5 (a cui si devono aggiungere, su base provinciale, le 70 del Comitato di Carpi, che ha una sua piena autonomia), tornei di vario genere ed iniziative come il Villaggio dello Sport, che portano nel centro di Mo36

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dena lo sport e la solidarietà. Numeri da record, dunque, come da record sono i corsi di formazione già effettuati o in cantiere. E proprio di questi vogliamo parlare, attraverso le parole di due 'professori' davvero d'eccezione. Infatti nei corsi per allenatori di calcio è stato presente l'allenatore del Modena Gianni De Biasi (già alla terza partecipazione consecutiva come 'maestro' dei nuovi tecnici CSI), in quello per tecnici di volley

(per il secondo anno) ha tenuto lezione Angelo Lorenzetti, allenatore della Kerakoll Modena scudettata. Cominciamo, in ordine cronologico di apparizione, da Gianni De Biasi, allenatore del Modena che è passato, in due sole stagioni, dalla C1 alla serie A. De Biasi è un allenatore 'sui generis': parla chiaro e sa quello che dice, non si limita a dettagli tecnici, ma ai tecnici del CSI racconta il suo modo di vivere e di intendere il calcio. "L'allenatore è per il 50% tecnico

e per il 50% psicologo spiega il tecnico dei canarini - deve infatti conoscere bene i propri atleti e saper toccare le corde giuste con ciascuno. In una situazione di difficoltà, come quella che sta vivendo ora il Modena dopo due anni di successi costanti, bisogna da una parte ricordare ai ragazzi quello che hanno saputo fare, dall'altro far cogliere che il salto di categoria impone una concentrazione ed una dedizione ancora maggiore rispetto al passato".


A sinistra: Stefano Prampolini premia Angelo Lorenzetti allenatore del Modena Volley Sotto: Gianni De Biasi allenatore del Modena Calcio

De Biasi ha voluto parlare a ruota libera ai tecnici CSI, cercando di offrire sia spunti importanti per il loro lavoro con gli atleti sia affermando alcune sue convinzioni sul mondo del calcio: "Una cosa importante è lavorare sulle variabili che siamo noi a determinare, ovvero cercare di migliorarsi continuamente. Senza dimenticare che il calcio, soprattutto a livello amatoriale, deve rimanere principalmente un gioco". Il rapporto del Centro Sportivo con De Biasi è profondo, tanto che il tecnico del Modena non ha esitato a dire di sì in diverse occasioni in cui è stato invitato. E, per segnalare ulteriormente la vicinanza di De Biasi con i valori dell'associazione, ha partecipato anche ad un incontro con il Vescovo di Modena ed i giovani, organizzato dal Centro di Pastorale Giovanile. "Credo che, anche nella scelta dei giocatori, bisogna tenere conto prima di tutto dell' uomo e che il fare gruppo sia un elemento fondamentale a tutti i livelli, dagli amatori alla serie A". Anche Angelo Lorenzetti è

'amico' del Centro Sportivo. Anzi, il tecnico della Kerakoll Modena di volley è 'nato' sportivamente nel Centro Sportivo, avendo sia militato in una squadra CSI sia allenato, per la prima volta, una compagine del Centro Sportivo a Fano, il suo luogo di nascita. "Ho iniziato proprio in una società del CSI, il Delfino, sia come giocatore sia come allenatore - conferma Lorenzetti - e tutto sommato non penso ci siano

grandissime differenze tra lo sport di vertice e quello di base, in fondo si tratta di sport e basta, fatto di vittorie e di sconfitte a tutti i livelli. CSI o serie A, per l'impegno e la voglia di far bene, sono uguali". Il tecnico della Kerakoll, poi, commenta l'attività del CSI di Modena: "Ho già conosciuto questa realtà e devo dire che è molto sviluppata, si tratta di una realtà molto ricca, sia a livello di pallavo-

lo che di Centro Sportivo, ho visto molti allenatori preparati, anche a questi corsi ben organizzati. E poi a Modena la pallavolo è davvero uno sport molto diffuso e praticato. Sono qui con umiltà, sapendo di essere molto fortunato ad allenare una realtà così prestigiosa". Ha vinto lo scudetto al primo tentativo a Modena, Lorenzetti, ma prende il successo con il giusto distacco, consapevole che non è tutto: "Qui sto bene, ho cominciato benissimo ed ho un buon rapporto anche con le

persone. Ma so che prima o poi finirà e che andrò da altre parti ad allenare, e so che non ci saranno sempre scudetti da vincere". De Biasi e Lorenzetti, due personaggi per certi versi speculari. Due grandi allenatori che sanno che il successo non si guadagna facilmente e che nello sport ci sono altri valori. Due belle facce della Modena sportiva che vince e, non ultimo, due veri amici del CSI.

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ARGOMENTI

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Volontari per SPORT Da febbraio è a ttivo nel CSI il ser vizio civile nazionale

Giuditta “Ho 20 anni, mia madre mi a veva parlato spesso di questa nuova opportunità di un servizio civile volontario. Avendo un pa pà molto sportivo - è un maestro di kara te, a casa mia sono circonda ta di medaglie, cinture, videocassette - non a ppena ho letto CSI sul bando di concorso ho fa tto domanda e per fortuna sono sta ta scelta. La mia è sta ta una scelta dell'impegno, serio, in aiuto del prossimo; anche per arricchire le mie conoscenze. Amo stare con i bambini, mi danno molte emozioni: spero che in questo anno di ser vizio ca piti l’occasione di poterli frequentare nelle parrocchie o nelle manifestazioni sportive del CSI”.

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l primo febbraio è stato il loro primo giorno di servizio. Sono i volontari del servizio civile nazionale, istituito con la Legge 6 marzo 2001 N° 64, durata: dodici mesi. Fino al termine della leva obbligatoria, potranno accedere a tale servizio le ragazze dai 18 ai 26 anni e i ragazzi della stessa età riformati per inabilità al servizio militare. Le procedure di presentazione dei progetti e di selezione dei volontari sono assai semplici. I progetti devono consistere in attività di assistenza, prevenzione, cura e riabilitazione, reinserimento sociale, educazione, promozione culturale, protezione civile, cooperazione allo sviluppo, formazione in materia di commercio estero, difesa ecologica, salvaguardia e fruizione del patrimonio artistico e ambientale, tutela ed incremento del patrimonio forestale e potranno aver luogo sia in Italia sia all'estero. Tutti i progetti devono inoltre garantire la formazione civica, sociale, culturale

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e professionale dei volontari. Gli Enti accreditati presentano i loro progetti all'Ufficio nazionale per il servizio civile che provvede ad esaminarli ed eventualmente approvarli, emanando poi il relativo bando per la selezione dei volontari. Gli interessati fanno domanda direttamente all'Ente titolare del progetto che provvede a selezionarli e a predisporre la relativa graduatoria. L'Ufficio nazionale per il servizio civile approva la graduatoria e comunica ai volontari l'inizio del servizio. Il rimborso è attualmente stabilito in 433,80 euro lordi mensili. Nel CSI queste procedure avvengono con il filtro della Presidenza nazionale che tiene i contatti con l'Ufficio nazionale per il servizio civile. I "nostri" primi 26 volontari hanno preso servizio all'inizio del mese di febbraio nei Comitati di Acireale, Agrigento, Ancona, Ascoli Piceno, Caserta, Macerata, Pesaro. Alla sede della Presidenza nazionale, sono stati assegnati Giuditta e Sergio, sentiamoli:

“Ho 23 anni; cerca vo un la voro parttime, visto che sono studente al DAMS, ho visto questo bando di concorso e non me lo sono lascia to sfugggire. Mi incuriosiva il progetto CSI per lo sport in parrocchia ed ho quindi espresso la mia preferenza in questo senso. Avevo già in passa to un'esperienza positiva, in fatto di sport, avendo allenato in oratorio (nella PGS di S. Francesca Cabrini) i bambini del calcio a 5. Dal 3 febbraio ho preso ser vizio, e devo dire che è

un'esperienza utile per un primo approccio al mondo del lavoro. Ho molti stimoli per questo anno che verrà, in ultimo ringrazio il CSI per a vermi scelto”.

Sergio


ARGOMENTI

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S A L E R N O

Ricordando Papa Montini Ne parla, monsignor Macchi, suo segretario particolare nel periodo milanese prima e romano poi. Il suo grande amore per Milano, l'umiltà come tratto distintivo nell'approccio con le persone e il suo sorriso: la personalità di Papa Montini le racchiude tutte e anche di più. Se ne ricorda bene chi ha trascorso anni al suo fianco, come monsignor Pasquale Macchi, suo segretario particolare nel periodo milanese prima e romano poi. Non uno ma mille ricordi, frammenti di un'esperienza mai del tutto conclusa che compongono un cassetto originale della memoria del presule. Non è facile per lui raccontare l'esperienza a fianco di un principe della Chiesa, prima, e di un pontefice, poi. Ne parla con pudore e ritrosia, monsignor Macchi, ma alla fine si lascia andare commosso ai ricordi. Un'avventura umana e spirituale unica nel suo genere per l'eccezionalità dei protagonisti che, ammette Macchi in passato arcivescovo prelato di Loreto, non è ancora definitivamente risolta. Il suo servizio a fianco di Papa Paolo VI è durato ventiquattro anni. Ma solo dopo venticinque anni si è deciso a scrivere queste righe indimenticabili sul Pontefice che guidò la Chiesa negli anni difficili post concilio. Gli anni complessi della contestazione e del caso Moro, tutti ancora da decifrare. Le quattrocento pagine che compongono "Paolo VI nella sua parola", edito dalla Morcelliana, tratteggiano una figura umile e generosa. Scritto in prima persona ma non per questo è una biografia o un libro di memoria, il volume permette di comprendere la genesi delle sue azioni più importanti. "Non mi sono deciso prima" - si schermisce il presule - "perché occorre tempo e sosta nella preghiera per far maturare certe riflessioni". Lo sguardo penetrante e il luminoso sorriso di Papa Montini: questi i due tratti caratteristici del Pontefice bre-

sciano che ama ricordare. "Devo dire che Papa Paolo VI aveva un rapporto con le persone di estrema umanità" tiene a precisare Macchi - "Nel mio cammino, non ho trovato nessuno che lo eguagliasse quanto a sensibilità. La sua umanità si manifestava in modo particolare attraverso il suo sguardo. Occhi mai inquisitori, mai di rimprovero. Ma di amore per il prossimo. Il suo desiderio era di penetrare nell'animo umano per poterne comprendere le istanze più profonde. Per arrivare ad un rapporto sincero, profondo ed intimo. Quanto al suo sorriso, quello più bello che gli ho visto dipinto sul volto fu quando subì l'attentato. Ricordo di essere riuscito a prendere per il collo l'uomo, allontanandolo dal Papa. Istanti velocissimi in cui colsi nel viso di Papa Montini una punta di rimprovero per la mia reazione violenta al gesto dell'attentatore. Che subito dopo diede spazio ad un largo sorriso che non dimenticherò mai. Espressione della gioia di chi sceglie di donarsi interamente a Cristo fino all'estremo sacrificio". Papa Paolo VI era consapevole delle

responsabilità insite nella sua missione al servizio della Chiesa. "È arrivato alla guida della Chiesa in un momento storico molto delicato. Anni difficili, quelli vissuti nel secolo scorso, come il periodo conciliare e la contestazione che ha avuto profonde risonanze all'interno della Chiesa. Uno scenario che da subito lo vide impegnato in prima linea per diffondere la Parola di Cristo". Dalle pagine emerge chiaramente il rapporto di tenerezza e di amore dell'arcivescovo Montini nei riguardi della sua Milano che guidò per due anni, prima di salire al soglio pontificio. "Posso dire che ha amato Milano di un amore veramente straordinario. A tal punto che la considerava la sua città. Ne sono un esempio l'inno per il Duomo e le splendide pagine scritte per i ragazzi delle scuole di Milano. Ne è una prova l'esperienza della missione di Milano, a cui ha dedicato tutto se stesso, visitando per due anni i luoghi di incontro, le fabbriche e le parrocchie. Una dedizione totale che gli ha permesso di incontrare affettivamente la popolazione. Mai avrebbe voluto lasciare Milano".

Pa pa Paolo VI con Aldo Moro


CONTROCORRENTE

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T O R R E

La scuola degli ULTRAS Nei bambini il tifo integralista, quello che irride l'a vversario e vuole la sua rimozione, non è folklore né è gioco, come forse pensano gli insegnanti: è il primo germe dell'intolleranza

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utta Italia ha potuto vedere in diretta televisiva i tifosi di Lazio e di Roma darsele di santa ragione nella tribuna Tevere dello Stadio Olimpico poco prima del derby di Coppa Italia tra le due squadre. Si è trattato di un brutto segnale: finora la Tevere era rimasta un'estrema zona franca dell'Olimpico dove tifosi biancocelesti e giallorossi potevano ancora vedere un derby seduti fianco a fianco come

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ai vecchi tempi. È stato come se la violenza da stadio, approfittando delle telecamere, avesse detto a noi tutti: "Guardatemi bene, non solo non riuscite a sconfiggermi, ma nemmeno potete impedirmi di continuare ad avanzare fino ad impadronirmi di ogni settore di qualsiasi stadio". Ripensavo a quelle scene la mattina dopo in autobus, guardando una scolaresca delle elementari che le maestre accompagnavano in visita ad un museo. I bambini portavano sui cappotti e sui giubbetti i segni del tifo imposti loro dai familiari: sciarpe, braccialetti, zuccotti, ciondoli biancocelesti o giallorossi. Simboli contagiosi, a giudicare dal modo in cui alcuni di loro discutevano del derby, con i vincitori che prendevano in giro i vinti e questi che replicavano con insulti, sia pure senza la cattiveria degli adulti, ma in modo viscerale come sanno fare anche i bambini. Le maestre guardavano altrove, come se quel discutere tifoso non le riguardasse. Mi venivano in mente altre cose. Ad esempio, il disegno fatto da un bambino e appeso in bella mostra ai vetri del box del bidello di una scuola in cui ero andato a votare: un tifoso con al collo la sciarpa di una squadra romana gettava orgogliosamente nella pattumiera un tifoso con al collo la sciarpa dell'altra squadra cittadina.

Quel disegno non solo doveva essere "bloccato" e discusso in classe dall'insegnante, ma mai e poi mai avrebbe dovuto essere affisso nell'atrio di una scuola. E ancora mi veniva in mente il racconto del figlio di alcuni amici, al quale sembrava logico che nella sua scuola la ricreazione all'aperto si trasformasse in un antagonismo permanente tra laziali e romanisti: questi a giocare di qua, e quelli a giocare nel lato opposto. Una situazione, mi è stato detto, diffusa in molte scuole della Capitale. Nei bambini il tifo integralista, quello che irride l'avversario e vuole la sua rimozione, non è folklore né è gioco, come forse pensano gli insegnanti: è il primo germe dell'intolleranza, che domani non si sa quale strada potrà prendere. Il tifo, i suoi simboli e le sue usanze dovrebbero restare fuori dalla scuola, o almeno dovrebbero essere oggetto di riflessione attenta. Dal momento che la scuola italiana intende vivere il 2004 come "anno internazionale dell'educazione allo sport", sarebbe bene che qualcuno spiegasse al corpo docente che tifo e sport non sono la stessa cosa, anzi sono cose che si elidono a vicenda: se lo sport ha pieno titolo di cittadinanza nella scuola, il tifo non ne ha affatto. Anche se purtroppo si registra per ora l'esatto contrario.


PER ALLENAMENTO

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S T E C C H I

Stretching: miglioriamo la nostra performance sportiva La rigidità articolare è sicuramente uno degli ostacoli più frequenti che possono limitare il miglioramento della performance sportiva, predisporre a lesioni di tipo muscolo-tendineo e fa vorire l'insorgere del mal di schiena. Molto spesso, però, l'allenamento per ridurre questa rigidità viene trascura to.

La mobilità articolare

La mobilità articolare raggiunge i massimi livelli durante l'adolescenza e si riduce con il passare degli anni

Effettivamente lo stretching è solo un tipo di tecnica d'allenamento per il miglioramento della mobilità articolare, o flessibilità. Quest'ultima può essere definita come la capacità di un'articolazione di muoversi nella massima ampiezza possibile, presupposto assai importante per consentire lo sviluppo ottimale di tutte le capacità condizionali, come la forza, la resistenza e la velocità, oltre a favorire il miglioramento delle capacità coordinative. Un buon atleta possiederà sicuramente un buon grado di mobilità articolare, mentre il soggetto sedentario così come quello anziano andrà incontro ad un ispessimento accompagnato da un accorciamento del tessuto connettivo con conseguente riduzione dell'escursione articolare. Gli altri fattori che condizionano la flessibilità sono la temperatura esterna, l'ora del giorno, il sesso, il volume delle masse muscolari e le singole tipologie articolari. Si tratta quindi di una capacità che può essere migliorata con l'allena-

mento specifico ma che peggiora a causa della sedentarietà e del passare degli anni. fig. 1

fig. 2

fig. 3

I sistemi di sviluppo Come già accennato precedentemente, lo stretching è solo un metodo per allenare staticamente la mobilità articolare; le tecniche dinamiche o balistiche, oltre alle tecniche del PNF (facilitazione propiocettiva neuromuscolare), rappresentano altri sistemi di sviluppo che verranno trattati in altri numeri. Le tecniche di stretching statico sono sicuramente le più diffuse oltre ad essere rappresentate da esercizi che risultano efficaci e privi di effetti lesivi sull'apparato muscolotendineo. Questa metodica coinvolge passivamente l'estensione di uno o più muscoli, di una o più articolazioni, riuscendo a donare delle piacevoli sensazioni di rilassamento e allungamento. Lo stretching statico è un'attività che si effettua tranquillamente alla fine di ogni allenamento con la possibilità di produrre anche tensioni muscolari di livello massimale ed

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Lo stretching è solo un metodo per allenare sta ticamente la mobilità articolare.

ogni postura può essere protratta per circa 20-30 secondi; è necessario invece prestare molta attenzione nella fase del riscaldamento che precede l'allenamento o la competizione, esercitandosi con tensioni submassimali e accennando soltanto ad uno stimolo d'allungamento le articolazioni che verranno più coinvolte.

fig. 4

Lo stretching come tecnica di rilassamento

Le posture più importanti

È bene non esagerare nello stretching durante il riscaldamento

Gli esercizi di stretching statico sono veramente numerosi, per cui è necessario, soprattutto se non si dispone di grandi quantità di tempo, effettuare quelli che riescono a coinvolgere nella stessa posizione più muscoli e più articolazioni. Un esempio tra questi ci viene offerto dall'esercizio raffigurato nelle immagini n. 1 e n. 2, in cui si viene a realizzare un allungamento del tratto lombare della colonna con tutto il sistema muscolare annesso e della catena glutea.

fig. 5

È sempre consigliabile, infine, far coincidere il momento di massimo allungamento ad uno stato di rilassamento psichico generale e di effettuare respirazioni profonde tali da contribuire maggiormente all'alleggerimento dello stato di contrazione generale. fig. 6

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Nella figura n. 3 è evidenziabile una sollecitazione di tutta la colonna vertebrale e dell'articolazione delle spalle, mentre nella figura n. 4 si realizza una importante azione di mobilità delle articolazioni vertebrali . L'immagine della figura n. 5 mostra come sia possibile (anche se viene raffigurato un atleta di livello superiore) condizionare l'allungamento dei muscoli femorali e adduttori, della colonna e delle spalle; nell'ultima immagine, infine, vengono sottoposti a stretching i muscoli retti femorali, il cui allungamento causa per via indiretta una riduzione del carico gravante sulla curva di lordosi lombare.


PAROLE DI SPORT

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C L A U D I O

Gli "eterni adolescenti" di oggi diventano violenti quando si offre loro un modello di comportamento violento. E il virus della violenza si trasmette anche con la bocca, a parole.

A R R I G O N I

violenza S

copo di questa rubrica è scegliere una "parola" e cercare di analizzarne i risvolti e le implicazioni nel vasto panorama del mondo sportivo. In alcuni casi può essere accaduto che abbia indugiato un po' troppo sul mondo del calcio. Ne faccio ammenda. Ma questa volta è la parola stessa: "violenza" che impone un'analisi circoscritta e allontana da me ogni pur velato sospetto di calciofilia. Non c'è infatti altro sport dove le cosiddette "minoranze" di tifosi si abbandonino sistematicamente ad atti di violenza o di vandalismo. Certo, in uno stadio con 60.000 persone la probabilità di incontrare bande di scalmanati è maggiore che in un pallazzetto di "soli" 4.000 tifosi. Ma non è ovviamente solo una questione di numeri. Il problema della violenza nel calcio ha radici più profonde e complesse. Il tifoso, o meglio, l'intero mondo del pallone negli ultimi anni ha subìto un'autentica mutazione "genetica" che ha finito per condizionarne (in negativo) il suo stesso sviluppo. È cambiato lo spirito del gioco. Sono cambiati i giocatori, i dirigenti, i tifosi. In una parola, è cambiata la cultura del calcio. Si dirà che era inevitabile, visto che a cambiare per prima è stata la società. Il calcio non avrebbe fatto altro che adeguarsi ai tempi. Ma è proprio qui l'errore. Si è adeguato fin troppo bene, tanto da smarrire a poco a poco la propria peculiarità, quell'etica del divertirsi (per il giocatore) e del divertimento (per lo spettatore) che l'aveva promosso a fenomeno positivo del costume e sana passione dei tifosi. Oggi, invece, tutto e tutti sembrano congiurare affinché il clima e gli animi si infiammino. Bilanci in disordine, presidenti che esternano, allenatori che querelano gli arbitri, arbitri che controquerelano gli allenatori, squadre in silenzio stampa per protesta, moviole perennemente accese, "veti" incrociati tra Lega e Federazione. E quando l'ambiente è saturo di gas, ci vuole poco per provocare il botto. Al resto ci pensano il diffuso disagio giovanile e la costante perdita di valori della società. Ma è un di più. E mentre ci si interroga su come uscire da questo vicolo cieco o ci si rimpalla le responsabilità, i fomentatori di violenza e gli agitatori di professione ne approfittano, sfruttando anche l'ondivaga legislazione del nostro Paese sempre in bilico tra severità e garantismo. Il risultato è che per la violenza è di nuovo scattato l'allarme rosso. Nelle prime 13 giornate di campionato i feriti sono passati da 42 a 150 tra i tifosi, da 97 a 357 tra le forze dell'ordine. Durante un recente vertice al Viminale, il sottosegretario Pescante ha chiesto che venisse ripristinata la flagranza di reato estesa a 48 ore, un provvedimento che era stato introdotto e successivamente cancellato. E tutto questo mentre in Inghilterra per la sola invasione di campo un hooligan è stato condannato lo scorso novembre a 4 mesi di carcere, squalificato a vita da quel-

lo stadio ed escluso per 6 anni da tutti gli impianti del Regno Unito. Minor impunità quindi per i violenti, ma anche un rapido adeguamento delle strutture sportive. Secondo un rapporto, sempre del Viminale, il 19% degli stadi di A, B e C sarebbero da chiudere perché privi delle idonee misure di sicurezza (divisioni fra vari settori, recinzioni esterne, ecc.). Provvedimenti urgenti e inevitabili. Ma per sconfiggere la violenza è necessaria anche una nuova "filosofia" della classe dirigente e interventi più radicati nel tessuto sociale. Aggressioni a giocatori in campo, dopo gli allenamenti o addirittura nella propria autovettura (com'è accaduto qualche tempo fa al capitano del Napoli Baldini) sono episodi sintomatici di una situazione che è andata via via degenerando e rivelano sempre più mali e malesseri dell'intero sistema. Due piccoli esempi forse un po' banali, ma altamente significativi, possono aiutarci a capire. Una volta era il tifoso che al più apostrofava l'arbitro con un perentorio "cornuto". Oggi sono gli stessi allenatori o addirittura alcuni presidenti che con toni assai meno gaglioffi si rivolgono non più alle mogli, ma direttamente ai loro mariti. E ancora. Alla fatidica domanda del giornalista su chi vincerà lo scudetto, gli allenatori e i presidenti di una volta, per scaramanzia o per umiltà, non rispondevano mai, nascondendosi dietro fumosi giri di parole. Oggi invece non ne fanno più alcun mistero. "Puntiamo a tutti gli obiettivi della stagione" rispondono senza esitare. "Vincere a tutti i costi" è la nuova parola d'ordine. La sconfitta è diventata ormai sinonimo di fallimento sul campo, ma anche e soprattutto sul piano economicofinanziario. Un "lusso" che alcuni club, quotati in Borsa, non possono permettersi. E se un presidente o un allenatore dimostrano di non saper più accettare la sconfitta, si potrà condannare finchè si vuole la violenza, ma non ci si potrà poi stupire se un tifoso si senta in qualche modo legittimato a esprimere "alla sua maniera" il dissenso verso una squadra o addirittura verso un giocatore. Persino opinionisti moderati (penso ad esempio al collega del Corriere della Sera Giorgio Tosatti) arrivano a scrivere che la violenza è "anche figlia delle dichiarazioni incendiarie di molti tesserati". E molti tra gli stessi calciatori denunciano il fatto che la cultura del sospetto si è ormai insinuata profondamente nel mondo del calcio. Nulla è irrimediabilmente perduto. Ma occorre intervenire, e al più presto. Gli adolescenti o se preferite gli "eterni adolescenti" di oggi diventano violenti quando si offre loro un modello di comportamento violento. E il virus della violenza si trasmette anche con la bocca, a parole.

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LIBRI

SECONDO... ME UNA CARRIERA IN 12ESIMO Autore: Nicola Calzaretta Editore: Libri di Sport Edizioni Prezzo: 12,91 euro siste nel gioco del calcio un ruolo più poetico del portiere di riserva? Secondo... Calzaretta no. Nonostante una venerazione mai nascosta per il grande Dino Zoff, i suoi idoli, quelli veri, sono stati Piloni, Alessandrelli e Bodini, i dodicesimi. Eroi reali, non fantastici, mai completamente valorizzati. E come loro tutta una schiera di "secondi portieri", con quel numero dodici appiccicato sulle spalle: una bella etichetta con tanto di lasciapassare per la panchina. A mordere il freno, a incitare, a sperare in una chiamata del mister. Questo libro è dedicato a loro. È un sincero atto di ringraziamento a chi ha sacrificato una buona fetta di carriera per motivi superiori. La squadra, la

Autore : King Martin Knight Martin Pagine: 224 Anno: 2002

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tranquillità del titolare, per lo spogliatoio. Per chi ha vissuto all'ombra della luce, con classe e dignità. E adesso? In questo calcio schiavo del mercato, delle tv e delle plusvalenze, è ancora possibile fremere per un numero 12? Forse sì, a patto che in un'epoca di numeri pazzi, a nessuno venga in mente di metterlo sulle spalle di un terzino, o, ancora peggio, di cancellarlo magari perché ritenuto un numero "perdente".

hi è stato protagonista del mondo del calcio descrive quest'ambiente in un certo modo. E cioè facendo crollare tutte le illusioni e tutti i sentimentalismi che spesso ancora riempiono il gioco/business del pallone. "Sporco amore" è un romanzo dal titolo indovinato che riassume la passione e le sofferenze di Nello Governato, l'autore, giornalista, ex calciatore e già direttore sportivo di Juventus, Bologna, Fiorentina e Lazio. Nel libro, Governato si riconosce in Carlo Aietti, dirigente dal cuore talmente tenero che arriva a far entrare, contro le disposizioni della società, al campo d'allenamento della squadra dei Blu, una donna e il proprio figlio che invano, davanti al cancello, aspettavano da giorni un sorriso dei loro beniamini. Un'onestà nei comportamenti che nel calcio è

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anatici da stadio, tifosi e frange violente. È la storia di Martin King e dei suoi 30 anni di coinvolgimento nel fenomeno degli hooligan. Particolarmente come membro dei noti Cacciatori di Teste del Chelsea. Descrive i caratteri dominanti, gli scontri famosi, le imboscate organizzate e colloca il fenomeno hooligan nel suo contesto sociale. Questo libro non è un altro libro sul già trattato tema della violenza nel calcio. A

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SPORCO AMORE

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HOOLIFAN 30 ANNI DI BOTTE

differenza degli autori precedenti Martin King non cerca di prendere le distanze dalla violenza e lascia al lettore trarre le proprie conclusioni.

Autore: Nello Go vernato Editore: Edizioni Limina Pagine: 146 Prezzo: 13,50 euro causa di un aspro confronto con il risoluto modo d'agire di Aliboni (Moggi?), il padrone del mercato e avversario della partita scudetto che si risolverà con un autentico colpo di scena. Nel romanzo, i personaggi immaginari hanno riferimenti reali: non è difficile scovare i vari Nedved, Nesta, Zeman, Biscardi e Cragnotti. Provate a capire sotto quali nomi si celano. Può essere un ulteriore motivo d'interesse. E, dopo aver seguito con crescente disagio, i ripetuti tentativi di alterare la regolarità della partita decisiva, provate a non farvi cogliere da un piccolo dubbio, quando dal match di carta passerete allo "Sporco amore" del nostro campionato. Se, d'ora in avanti, anche volendo far finta di niente, non riuscirete a scacciarlo, qual tarlo fastidioso, sarete in buona compagnia.


SPORT SPORT

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Nuova vecchia

Champion’s League! di nuovo Champion's League, è già vecchia Champion's League. Mentre il massimo torneo continentale per club ritorna a riempire le settimane dei calciodipendenti, già se ne celebra il suo funerale… La formula del doppio girone prima dei quarti ad eliminazione diretta sta andando in scena per l'ultima volta e dalla prossima stagione lascerà il proscenio ad una nuova edizione più snella con 4 partite in meno per venire incontro alle esigenze di quei club (e di quei paesi) i cui giocatori giungono a fine stagione con le batterie completamente scariche. Ripartiamo con 4 formazioni ancora in lizza, Juventus, Milan, Inter e Roma il che dimostra che anche i nostri tecnici hanno imparato a dosare le energie dei giocatori con una razionale ed intelligente distribuzione del turn over. Ma non dobbiamo dimenticare che il nostro calcio è praticamente assente dalla zona medaglie della Champion's League da quando questa ha portato a 17 il numero di gare necessarie per arrivare fino in fondo. Viviamo un momento interlocutorio, di grandi, futuribili riforme. In Italia, dove le società debbono ridiscutere gli ingaggi, i bilanci, le strategie di mercato per non precipitare nel baratro dell'indebitamento folle. In Europa dove si cerca disperatamente una nuova formula che possa rispondere alle attese dei tifosi e suscitare rinnovato interesse negli sponsor e soprattutto nei network televisivi. I grandi club, quelli apparteneti al cosiddetto G14 (in pratica è già

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Riecco la massima competizione europea. L’ultima delle italiane a vincerla, 7 anni fa, fu la Juventus divenuto G18) sono già scesi sul sentiero di guerra, pronti a dare battaglia, a mettere sul piatto della bilancia quelle idee rivoluzionarie che, per motivi tecnici e di carattere contrattuale, non potranno diventare operative prima del 2006. Le ipotesi sono diverse. C'è chi ipotizza una coppa unica su più livelli, tipo serie A e serie B, che inserirebbe nella prima fascia i club appartenenti ai paesi più forti in base al ranking uefa, e nella seconda i più deboli che avrebbero però la possibilità di accedere al torneo di livello superiore in base al meccanismo delle promozioni e delle retrocessioni. C'è poi l'idea di un imprenditore spagnolo, Carlos Pardo, che promette di lanciare ad aprile la sua European Golden Cup che altro non sarebbe che un campionato d'Europa per club che prenderebbe il posto di Champion's League e Coppa Uefa. Ed è sempre vivo quel progetto di Michel Platini che vorrebbe trasformare il calcio europeo per club in una grande coppa con la formula della eliminazione diretta alla quale potrebbero partecipare ben 128 squadre. In pratica l'Europa si ispirerebbe al modello

della FA Cup inglese. È chiaro che è decisamente transitorio il momento che stiamo vivendo. L'attuale Champion's League rimane prestigiosissima ma ha il neo di propinare spesso nella fase a gironi partite senza il giusto appeal. La coppa Uefa, poi, è stata praticamente svalutata tant'è che gli allenatori la considerano quasi alla stregua di una competizione di consolazione per quei giocatori spesso estromessi dall'undici di campionato. Come andrà a finire? Difficile azzardarlo oggi. Quale nostra piccola proposta suggeriamo di ridurre le partecipanti per paese (così da ridare nobilità al torneo) premiando con l'iscrizione di diritto alla Champion's League oltre alla prima del campionato anche e soltanto la vincente della coppa nazionale (e ciò ridarebbe interesse anche a questa manifestazione). Un'eventuale terza squadra entrerebbe in lizza solo attraverso eventuali spareggi tra squadre appartenenti ai paesi col più alto ranking e in base a coefficienti di meritocrazia. Nel frattempo godiamoci questa edizione della Champion's League 2002/2003. non la vinciamo da ben 7 anni (Juve-Ajax 1996) ma con quattro squadre ancora in lizza non è affatto utopistico pensare positivo.

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VITACSI

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Ghiaccio bollente CSI on ice: il pattinaggio fa scintille l CSI ha rotto il ghiaccio. In aumento i comitati che durante le festività natalizie, e non solo, hanno proposto piste da pattinaggio per divertire gli amanti di questa specialità. Ad esempio il 21 dicembre, per il quarto anno consecutivo, è stata aperta la pista di pattinaggio sul ghiaccio a Torino, presso l'Impianto Polisportivo "Sport di Borgata", gestito tra gli altri dal CSI. Oltre la pista il centro comprende una piscina, una palestra per le bocce e un'area verde. Grande l'affluenza in pista, specie in concomitanza con il Capodanno e con la Befana, giorni in cui sono state organizzate due riuscitissime feste. Per iniziare l'anno in bellezza i ragazzi si sono scatenati pattinando al ritmo della musica dance, mentre i loro accompagnatori, nonni o genitori, partecipavano alla tombolata. Il 6 gennaio poi più di 500 persone hanno pattinato con le befane… che altri non erano che i 6 animatori in pista. Due i momenti della festa: la mattina i bambini delle elementari e i ragazzi delle medie hanno giocato insieme, costruendo un puzzle rappresentante le bandiere del mondo nel quale campeggiava la scritta PACE, che resterà lì tutto l'anno. Nel pomeriggio, nonostante un'imponente nevicata, c'è stata l'esibizione della squadra S.P.Hockey Pianezze, arrivata seconda ai campionati federali. Alla fine tutti in pista magari per smaltire i dolci consegnati dalle befane della pista. Cambiando la pista il risultato non cambia. Si chiama Hot

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Ice, ma non si è ancora sciolto, anzi resiste più che mai: è il ghiaccio della pista di Parma, allestita presso piazzale Picelli. L'iniziativa, nata da una collaborazione tra CSI e Comune di Parma, avrebbe dovuto concludersi il 12 gennaio, ma le 12mila presenze hanno convinto ad una proroga fino al 9 febbraio. Molti cittadini hanno scritto ai giornali locali complimentandosi per la scelta, convinti che l'iniziativa potesse essere un traino per la zona. Ci sono stati anche dei momenti importanti, come quello del 26 dicembre, quando si sono esibiti acrobati ed alcuni campioni di pattinaggio artistico. Di pista in pista arriviamo a Bergamo e più precisamente a Seriate dove il CSI ha preso in gestione la pista di via Roma. Nonostante l'iniziativa fosse partita come una sperimentazione il successo è stato grande. Si stima che più di 4mila persone abbiano usufruito dell'impianto. Tra questi anche i campioni mondiali Fusar-Poli e Margaglio che si sono esibiti per inaugurare la pista. Naturalmente la pista è aperta a tutti: nel pomeriggio due istruttori del CSI tengono i corsi di avviamento al pattinaggio, la sera, il sabato e la domenica invece è possibile pattinare liberamente. Visto l'entusiasmo intorno l'iniziativa, il CSI di Bergamo conta di riscattare la pista, in modo da poterla gestire autonomamente e soprattutto sono già in cantiere i progetti per l'anno prossimo.


ZOOM

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A L F R E D O

DIMAGRIRE CON IL CHEWING GUM Secondo una ricerca svolta alla Mayo Clinic di Rochester di New York, sembrerebbe che il chewing gum aiuti a far perdere peso. Analizzando un determinato numero di soggetti, tutti nella posizione seduta, si è osservato che coloro che avevano masticato la gomma hanno perso 11 calorie all'ora in più di quelli che non l'avevano masticata, presentando anche un aumento del metabolismo del 20%. Una persona potrebbe perdere così fino a 5 kg all'anno solo masticando gomme. In realtà, esisterebbero centinaia di sistemi anche più semplici per perdere il peso indicato nella fantasiosa ricerca.

S T E C C H I

IL DOPING E I DANNI PER LA SFERA PSICHICA Tutti quanti credono che l'utilizzo di sostanze dopanti per l'incremento e il miglioramento della prestazione fisica risulti deleterio soltanto per l'insorgere di problemi che riguardano tumori al fegato, ai reni, alla prostata, oltre a problemi di carattere cardiovascolare e ad altri apparati. Se ciò non dovesse bastare, recenti studi hanno messo in evidenza come questi farmaci illeciti arrechino gravi e a volte irrimediabili danni alla psiche di chi ne fa uso. In particolare sembra che il tono dell'umore subisca devastazioni così accentuate da suscitare stati che passano da grande euforia a profonda depressione. In una ricerca effettuata su ex-atleti della Germania dell'Est purtroppo, sono stati evidenziati anche numerosi casi di suicidi.

PIEGAMENTI PREGO, NO FLESSIONI! È luogo comune errato continuare a denominare "flessione" l'esercizio raffigurato nell'immagine. Si tratta invece di piegamenti, che si differenziano dalle flessioni per la presenza di un appoggio, pur essendoci un movimento articolare a livello del gomito. In pratica, la flessione del braccio, partendo da una posizione di distensione, non è altro che un avvicinamento della mano verso la spalla. Chi dice quindi di riuscire a fare 100 flessioni al giorno, non realizza in realtà una consistente espressione di forza.

NELLA SCIENZA DELLO SPORT UN ITALIANO AI VERTICI MONDIALI Nella cultura scientifica sportiva mondiale un docente italiano si sta evidenziando negli ultimi decenni per le sue attività di ricerca, di sperimentazione e di invenzione. Si tratta del Prof. Carmelo Bosco, siciliano, conosciutissimo ormai in tutto il mondo sportivo. Oltre infatti a numerosissimi studi pubblicati sulle più importanti riviste scientifiche del settore, ai numerosi libri scritti, ad aver brevettato sistemi a dir poco geniali per la valutazione funzionale dell'atleta, il Prof. Bosco è consulente di diverse importanti squadre professionistiche americane di basket e di footbal. Tra le sue ultime iniziative, la creazione della "pedana delle vibrazioni", una macchina utilizzata per l'allenamento degli astronauti della NASA, nella preparazione fisica sportiva e nella riabilitazione fisica.

BANANA SPRINT Molto spesso si è incerti su cosa assumere prima di allenamenti o competizioni. Scartando i soliti snack è venuta alla ribalta la banana. Un'ora prima di qualsiasi attività fisica, questo frutto riesce a fornire una buona dose di carboidrati (fruttosio) come carburante energetico; in più, contenendo una buona dose di potassio protegge, il sistema muscolare dall'insorgenza dei famigerati crampi. Se l'attività fisica dovesse realizzarsi attorno alle prime ore del pomeriggio, allora un buon piatto di riso o pasta, condito possibilmente con sughi senza soffritti e consumato almeno 2 ore prima, rappresenterà la migliore alimentazione. 47

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Il mondo avrà una grande anima TELE2 insieme al CSI nel progetto "Sport for Africa" Giustizia, pace e fratellanza tra tutti i popoli del mondo sono i difficili ma possibili traguardi a cui anche l'ambito sportivo può dare un contributo concreto. Il CSI, in collaborazione con l'Ufficio per la Pastorale del Tempo Libero e Sport della CEI, forte della propria esperienza ed in linea con i valori autentici insiti nello sport, ha avviato da oltre 5 anni dei progetti in Africa per la formazione degli educatori e animatori sportivi e la realizzazione di società sportive. Questa la sfida lanciata nella convinzione che non sia giusto imporre ai paesi in via di sviluppo il modello occidentale dello sport spettacolo. Ai Paesi più poveri, l'occidente ruba bambini e giovani, attraendoli con il miraggio di diventare campioni, ed impone un modello sportivo distorto, che invece di proporsi come motore di aggregazione e di educazione tra i giovani, insegue la ricerca, la selezione e l'addestramento del campione. Quest'anno il paese destinatario dell'intervento è il Camerun ed il progetto consiste nel realizzare piccoli impianti sportivi nei villaggi per favorire la promozione dell'attività sportiva. Solidarietà, quindi, e comunione di intenti tra chi vuole realizzare una vera "civiltà dell'amore", come ci ha invitato a fare il Papa. Un aiuto particolare all'iniziativa verrà da Tele2 che si è impegnata a devolvere un contributo all'iniziativa "Sport for Africa" del CSI per ogni contratto telefonico attivato in convenzione. NON ASPETTARE QUINDI, DIVENTA SUBITO UN CLIENTE TELE2 E ATTIVA LA PRESELEZIONE AUTOMATICA, POTRAI RISPARMIARE SULLA TUA BOLLETTA TELEFONICA E CONTRIBUIRE AL PROGETTO DI SOLIDARIETÀ! Compila il modulo che trovi nella pagina a fianco e spediscilo subito a: TELE2 Italia, Casella Postale 27, 67010 Coppito (AQ). L'attivazione è gratuita! Per ogni informazione puoi chiamare il numero verde:

800 92 1070



VITACSI

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FRANCESCO

BRASCO

Uno SCALA dei valori A Vicenza, l’ex allena tore del Parma parla dei ra pporti tra gioca tori, tecnici e ambiente. ille euro per la Città della speranza, l'ospedale padovano specializzato per la cura delle leucemie. È il dono del comitato vicentino del CSI, consegnato al termine del convegno tenutosi il 26 gennaio nella sala Aeropago dell'Istituto S. Paolo di Vicenza. Il contributo è stato raccolto grazie alla vendita di 400 copie del libro "Ho fatto piangere il Brasile" scritto da Pablito e messo a disposizione, ad un prezzo di assoluto favore, per il CSI. Il convegno "Dirigenti CSI: insieme per educare" ha visto la partecipazione di 130 dirigenti delle 160 società sportive del CSI provinciale, che in terra berica conta circa 10 mila tesserati. Relatori Nevio Scala e Paolo Rossi che inizialmente hanno seguito attentamente le parole di Leo Leone, già cordinatore nazionale della formazione e attuale referente per il Terzo Settore del CSI. Due sono stati i punti intorno a cui ha ruotato il dibattito. Innanzitutto è stata ribadita la centralità dell'elemento umano. «Per lo "sport azienda" la finalità è il risultato, per lo "sport amatoriale" del CSI l'elemento primo è la persona, il ragazzo o la ragazza che hanno bisogno di crescere bene» ha affermato Leone. L'obiettivo da centrare non è un nuovo record, ma la crescita del ragazzo che va aiutato nel suo percorso formativo. Fondamentale per questo scopo è la comunicazione tra le varie componenti della società sportiva che, come scritto nel Patto associativo, è la "cellula di base del CSI e luogo più qualificato per l'esperienza associativa dei praticanti". Siamo passati al secondo punto del dibattito, in cui si sostiene che dirigenti, allenatori e atleti devono operare in comunione d'intenti. Particolarmente interessato da questo aspetto è sembrato Nevio Scala, ex allenatore dello straordinario Parma dei primi anni '90, reduce da un'ultima esperienza in Turchia. Il tecnico ha spiegato: «È importante mantenere una divisione netta dei ruoli tra allenatore e dirigenti. Ad ognuno il suo compito!». Poi, ricordando la sua esperienza, ha proseguito: «è fondamentale essere chiari e sinceri: mai raccontare bugie, soprattutto nello spogliatoio. Il segreto del “mio” Parma è stato quello di essere riusciti a coinvolgere i giocatori su un principio ben preciso - ha continuato - Il primo anno nel ritiro della squadra ho detto ai giocatori della rosa che saremmo stati una squadra vincente se ognuno di noi fosse riuscito ad accettare i limiti dei compagni e dell'allenatore. E questa mia filosofia ha avuto successo! "L'esperienza nel mio caso ha dimostrato che non conta più di tanto lo schema di gioco o la formazione ma soprattutto conta essere sè stessi!». Scala ha quindi raccomandato agli allenatori presenti: «Non

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copiate gli allenatori famosi, perché il successo viene dal rapporto che si instaura tra l'allenatore e i giocatori e tra lo stesso e l'ambiente della società sportiva compresi i dirigenti. Il mio Parma ha chiuso il ciclo nel 1995-96, quando non sono state più rispettate le regole che ci eravamo prefissi. ha svelato - Inizialmente si voleva una squadra senza fenomeni e l'obiettivo principale era di riempire lo stadio. Quando sono arrivato a Parma al Tardini c'era una media di 3.200 spettatori. - e continua - Abbiamo coinvolto la città, ci allenavamo in mezzo alla gente… Poi i risultati sono arrivati... ma alla fine è arrivato anche il pallone d'oro Stoichkov che non volevo e che mi ha sbilanciato lo spogliatoio: era pagato 10 volte più degli altri giocatori». "Me l'ero cavata sempre - ha proseguito l'allenatore di Lozzo Atestino - Ero riuscito a gestire i rapporti anche con giocatori problematici come Asprilla e Brolin, ma l'inserimento di Hristo Stoichkov, dettato da esigenze di immagine della società, è stato l'inizio della fine!». Nevio Scala a proposito del settore giovanile, tanto caro al Centro Sportivo Italiano, ha riportato alcune esperienze legate ai cinque anni in cui lavorò con i giovanissimi e gli allievi del Vicenza Calcio. «Nella mia carriera non ho mai detto tu sei titolare e tu una riserva. Ho dato attenzione sempre a tutti i giocatori in rosa e in modo particolare a coloro che avevano sulla maglia dal numero 12 in su. - afferma Scala - È vero che nel professionismo alla fine giocano sempre i più bravi e i più in forma, ma nel giovanile bisogna far giocare un po' tutti proprio per gestire al meglio il gruppo e mantenere tutti sullo stesso piano!». Alla fine da Scala arriva un monito: «Attenti voi allenatori delle squadre giovanili. Sappiate che avete una grande responsabilità: potete aprire le strade dello sport ad un ragazzo o viceversa chiuderle per sempre! I miei figli ad esempio, proprio per problemi di rapporto con gli allenatori, hanno smesso di giocare per sempre. Per fortuna mi danno soddisfazione nello studio!».


TRAME DI GIOCO

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DA RWIN

PAS TORIN

Un fuoriclasse della parola I pensieri di Giovanni Arpino sul Giro d’Italia, sul ciclismo e su Enzo Ferrari.

a mia generazione deve molto a Giovanni Arpino. Parlo di noi cronisti sportivi che oggi viaggiamo sui cinquant'anni. Arpino, grande scrittore, grande "bracconiere di tipi e personaggi", ha raccontato il calcio e lo sport con ironia, sentimento, elevando un genere, erroneamente considerato di seconda categoria, a fenomeno culturale. Rimangono pagine indimenticabili, nei giorni in cui, pensiamo al mundial dell'82, raccontavano i campioni azzurri altri fuoriclasse della parola e dell'aggettivo come Gianni Brera, Mario Soldati e Oreste del Buono. Giovanni Arpino fece conoscere Osvaldo Soriano in Italia: e a noi, giovani praticanti di pallone e letteratura, regalò una copia a testa di "Triste solitario y final". Erano anni di pensieri e conoscenze, di uno studio leopardiano "matto e disperatissimo". Lo sport si univa alla letteratura ed era bello scoprire l'elogio gozzaniano della bicicletta al tempo del primo, eroico Giro d'Italia. Buzzati, poi, raccontò tutto un Giro, quello del '49. E Arpino, nel '70, si dedicò, da par suo, alle due ruote: "Il ciclismo è una lingua morta. L'asserzione, fulminea e significante, appartiene a uno dei più illustri critici sportivi italiani. Forse ha ragione, intendendo il ciclismo su strada come sport anacronistico, tanto leggendario quanto ai margini di veri interessi agonistici. Ma dovremmo aggiungere: il ciclismo è una lingua morta, però quanti la parlano ancora, professori e studenti, dotti e analfabeti: tutti impegnati a coniare vecchi verbi e consunti aggettivi attorno alle imprese di campioni che con il gesto puro dell'atleta ideale hanno che fare meno di uno scattista da centodieci a ostacoli, meno di un ginnasta, di un nuotatore, di uno stesso centravanti lanciato in area di rigore. Ma la verità più sottile è probabilmente questa: il Giro d'Italia è ingiudicabile. Fa categoria a se stante, non sopporta e non pretende paragoni, spreme di se stesso tutti gli elementi critici necessari alla sopravvivenza. Il giorno in cui la famosa carovana del Giro dovrà piegarsi a criteri più tecnici o più condizionati da fattori strettamente contingenti, il Giro smarrirà la propria anima, clamorosa e colorita, urlante e fiabesca". Sì, Arpino aveva questa capacità di anticipare il futuro, mode e argomenti. La sua era una chiaroveggenza intellettuale, di chi sapeva leggere "dentro" un avvenimento, "dentro" la fragi-

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lità dell'essere umano. Come Montale, ci insegna Lorenzo Mondo, Arpino, esortava a preservare, in tutte le cose, una "quotidiana decenza". Ai giovani consigliamo di riprendere in mano Arpino, la sua intelligenza, il suo onesto rifiuto per l'ipocrisia, per la volgarità. Leggete, ragazzi, "La suora giovane", uno dei più bei romanzi del nostro Novecento. E, se riuscite a trovarlo, "Azzurro tenebra", un autentico gioiello di trama calcistica elevata a letteratura. Bastano poche frasi per illustrare la sua grandezza. Come queste, dedicate a Enzo Ferrari: "Più della velocità, Enzo Ferrari ha sfidato il mistero della vita. E certo non l'ha vinto, ma gli ha costruito di fronte, a difesa, un muro di cose, di traguardi, impegni, una piramide di prestigiosi mattoni. Che gli altri adorano, lui no, perché quel mistero è sempre lontano, sempre crudele, sempre insondabile".

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ARGOMENTI

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ROBAZZA

Dopo l'ultima assemblea del Forum degli Ora tori italiani, svoltasi dal 7 al 9 febbraio, durante l'Angelus, il Pa pa ha rivolto il suo saluto ai partecipanti: "Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i membri del Forum degli Ora tori Italiani, riuniti per la loro Assemblea annuale. Possa la ricca esperienza degli ora tori continuare a svilupparsi nel tessuto ecclesiale e sociale, offrendo ai giovani e alle famiglie un prezioso contributo educa tivo". L'occasione è interessante per andare a cercare che cosa ha detto il Pa pa sugli ora tori negli ultimi due anni. Il risulta to è una specie di "Pa pa-pensiero" sull'ora torio. L'oratorio "ponte tra la chiesa e la strada" «Rilanciate gli oratori, adeguandoli alle esigenze dei tempi, come ponti tra la Chiesa e la strada, con particolare attenzione per chi è emarginato e attraversa momenti di disagio, o è caduto nelle maglie della devianza e della delinquenza». (Ai giovani della diocesi di Roma, 5 aprile 2001) L'oratorio "laboratorio di fede" «Il progetto educativo ha nell'oratorio il centro pulsante, il "laboratorio" di una fede che intende coniugarsi con ogni aspetto del vivere e del sentire dei giovani: una fede piena di vita per una vita piena di fede! Luogo di educazione e di co-educazione, che si affianca in maniera quanto mai opportuna all'opera educativa dei genitori. I ragazzi, in effetti, hanno bisogno di un ambiente in cui rafforzare, con altre figure e altre dinamiche, i valori ricevuti in famiglia. A tale scopo contribuisce efficacemente anche l'attività sportiva. Se ben impostata, infatti, essa aiuta i giovani ad essere generosi e solidali». (Ai partecipanti al pellegrinaggio dell'oratorio San Vittore in Varese, 31 agosto 2002) L'oratorio "scuola di servizio" «L'Oratorio è scuola di servizio, dove si impara a lavorare generosamente per la comunità, per i piccoli, per i poveri. Ed è proprio il servizio, animato dalla preghiera, la via privilegiata per la nascita e la crescita di autentiche vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e missionaria, come pure di robuste vocazioni laicali, coniugali e non, improntate alla dedizione di sé nel servizio verso gli altri. Mantenete sempre vivo questo spirito nel vostro Oratorio e nella vostra Società

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Oratorio: le parole del PAPA sportiva. Camminate sempre uniti, per essere "sale della terra e luce del mondo". (31 agosto 2002) L'oratorio luogo in cui "si parla al cuore" «Favorire un personale incontro con Cristo rappresenta anche il fondamentale "metodo missionario" dell'Oratorio. Esso consiste nel "parlare al cuore" degli uomini per condurli a fare un'esperienza del Maestro divino, capace di trasformare la vita. Ciò si ottiene soprattutto testimoniando la bellezza di un simile incontro, da cui il vivere riceve senso pieno. È necessario proporre ai "lontani" non un annuncio teorico, ma la possibilità di un'esistenza realmente rinnovata e perciò colma di gioia». (Ai partecipanti al Capitolo Generale della Confederazione dell'oratorio di San Filippo Neri, 5 ottobre 2000) L'oratorio: un cuor solo e un'anima sola «Il fine specifico e la missione della Congregazione dell'Oratorio è la nascita e la crescita di autentiche comunità cristiane, luce e sale della terra. Nelle vostre Costituzioni esse sono presentate, fin dai primi articoli, come un'unione fraterna di fedeli i quali, seguendo le orme di San Filippo Neri, si prefiggono ciò che egli insegnò e fece, diventando così "un cuore solo ed un'anima sola". Il modello a cui si ispirano sono gli incontri di preghiera semplici e familiari ed i colloqui spirituali del vostro Padre Filippo con penitenti ed amici. In tale prospettiva, l'Oratorio riconosce la sua identità nel "praticare in comune la trattazione della Parola di Dio in modo familiare, nonché l'orazione mentale e vocale, onde promuovere nei fedeli, come in una scuola, lo spirito contemplativo e l'amore delle cose divine». (5 ottobre 2000) L'oratorio: la fede attraente «Faccio voti che l'Oratorio, ponendosi al servizio degli uomini con semplicità d'animo e letizia, sappia manifestare e diffondere tale metodo spirituale in maniera sempre più attraente ed efficace. Potrà così offrire una coerente ed incisiva testimonianza, vivendo in pienezza il fervore delle origini e proponendo agli uomini di oggi un'esperienza di vita fraterna fondata principalmente sulla realtà, accolta e vissuta, della comunione soprannaturale in Cristo». (5 ottobre 2000)


VOTA L’ATLETA! Il Centro Sportivo Italiano in collaborazione con Avvenire lancia la Joy Cup, con un concorso dedicato ai giovani sportivi

Dal gemellaggio tra la Joy Cup, il più importante degli eventi nazionali del CSI, e il quotidiano Avvenire è nato questo concorso rivolto agli atleti CSI (Allievi o Juniores di Calcio e Pallavolo, maschile e femminile). Si dovrà votare e far votare l'atleta preferito o il più rappresentativo della squadra CSI di calcio o pallavolo (per il calcio bisogna specificare il ruolo tra portiere, difensore, centrocampista o attaccante), e votarlo spedendo il tagliando originale che troverete pubblicato fino a giugno ogni sabato su Avvenire, nell'inserto CSI - ai seguenti indirizzi: • Centro Sportivo Italiano - Presidenza nazionale - Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma; • fax 06 68802940. Il quotidiano Avvenire pubblicherà, ogni Sabato, il regolamento, il tagliando e gli aggiornamenti sull'andamento del concorso, con la classifica parziale.

Verranno premiati i 20 atleti più votati: 4 di calcio allievi e 4 juniores, 6 di pallavolo allievi (3 maschi e 3 femmine) e 6 juniores (3 maschi e 3 femmine). I vincitori parteciperanno gratuitamente alle finali nazionali della Joy Cup, in programma dal 27 al 29 giugno 2003 in Sicilia e trascorreranno un week-end nel prossimo ottobre con i campioni dell'Inter e dell'Asystel Volley Milano, ospiti di un loro allenamento e di una partita di campionato. Ma la Joy Cup non premia solo chi gioca. Sono infatti partiti due concorsi paralleli, "cronista CSI" e "fotoreporter CSI", aperti a tutti, che definiranno a metà giugno i 5 giornalisti ed i 5 fotografi ufficiali della manifestazione sicula. In questi due casi occorrerà seguire le partite ed i tornei Joy Cup, da febbraio a giugno, raccontarli con un flash, uno scatto, o tramite un articolo per poter concorrere al premio finale. Due volte al mese poi i migliori lavori pervenuti al CSI saranno pubblicati sulle pagine di Avvenire.


Avvio scoppiettante dei tre concorsi Jo y-Cup in collaborazione col quotidiano Avvenire. Mentre proseguono ad arrivare i ta gliandi di “Vota l'Atleta”, diverse decine di foto e di cronache sono giunte al CSI nelle prime settimane del concorso. In questa pa gina diamo spazio ad una delle foto vincitrici, pubblicando invece una cronaca inedita da vvero "speciale", tra ttandosi di una partita di fantasia.

Basta un sorriso e Torno vincente S

i è disputato ieri l'incontro di calcio valido per le gare eliminatorie della "Joy Cup". Tanta la gente accorsa alla manifestazione, accompagnata dalla splendida giornata di sole. In campo due squadre di calcio a cinque, i rossi e i verdi, che hanno dato vita ad un avvincente incontro terminato 2 a 2. Nessun vinto dunque, ma sicuramente a vincere è stata la solidarietà per questa giornata dedicata a coloro che forse non giocheranno mai con un pallone. La cronaca della partita racconta di due squadre affrontatesi a viso aperto, che hanno visto il goal di vantaggio dei rossi al 12', con il nr. 5 Basta che raccoglieva un suggerimento dalla destra di un compagno infilando la palla in rete sfiorando il palo alla destra del portiere avversario. La reazione dei verdi arriva dopo appena quattro minuti, arriva il pareggio ad opera di Torno che poco dopo il centrocampo fa partire una bordata che termina nel sette dell'esterefatto portiere Sorriso. Nell'intervallo simpatiche coreografie dei sostenitori di entrambe le squadre con canti ed incitamenti degni di un grande stadio. La ripresa conferma quanto di buono è stato visto durante la prima frazione dell'incontro. Subito da segnalare una traversa colta dai rossi con un colpo di testa del solito Basta. Gli ultimi cinque minuti vedono in Vincente il protagonista assoluto della gara. Prima devia sfortunatamente nella propria porta un tiro-cross avversario, successivamente - all'ultimo minuto - supera ben tre avversari sulla destra ed infila inesorabilmente la porta avversaria. Al termine della gara tutti soddisfatti per aver dato vita ad un match avvincente che ha contribuito - anche se solo per qualche minuto - ad alleviare i dispiaceri di coloro che soffrono. Emanuele Faccilongo

CONCORSO "CRONISTA CSI" E "FOTOREPORTER CSI" CHI

PARTECIPA

Sono concorsi aperti a tutti. Basta scrivere una cronaca di 1800 battute di una qualsiasi partita dei campionati CSI o scattare una fotografia che riprenda atleti, squadre, manifestazioni CSI. Quindi spedirle - specificando il concorso, cui si vuole partecipare, indicando correttamente i dati del mittente, per fax, posta o e-mail al seguente indirizzo: Centro Sportivo Italiano - Presidenza nazionale - Via della Conciliazione, 1 00193 Roma; fax 06 68802940 e-mail: promozione.sviluppo@csi-net.it. Per le foto ricordarsi di specificare "concorso Fotoreporter CSI" sul retro della fotografia, ed inviarle sia per posta ordinaria, che per posta elettronica (scansione ad una risoluzione di 300 dpi).

REGOLAMENTO • Fase eliminatoria A sabati alterni, a partire da Febbraio, Avvenire dedicherà un'intera pagina ai tre concorsi legati alla Joy Cup. Lì saranno pubblicate le 3 migliori cronache e le foto migliori pervenute, scelte dall'ufficio stampa del Centro Sportivo Italiano. •Fase Finale Tra tutte le cronache e le foto pubblicate da Febbraio a Giugno 2003 saranno selezionate le 5 migliori per concorso da una giuria costituita da Dino Boffo (direttore di Avvenire), Bruno Pizzul (giornalista sportivo) ed Edio Costantini (Presidente nazionale del CSI). • Cosa si vince I 10 vincitori saranno invitati gratuitamente alle finali nazionali della Joy Cup che si svolgeranno in Sicilia, dal 24 al 29 Giugno 2003. In quell'occasione saranno i cronisti ed i fotografi ufficiali del torneo e le loro cronache ed i loro scatti saranno pubblicati su Avvenire.

A fianco: foto pubblicata su Avvenire il 22 febbraio di Lucia Teormino


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C U R A

D I

F R A N C E S C O

T R A M A G L I N O

L’aumento delle tariffe postali ... chi può lo rispedisca ai mittenti

a storia - è fatto noto - tende a ripetersi. Ed un fatto che, da qualche tempo a questa parte, si ripete con la precisione meccanica di un orologio svizzero, è l'ambiguo atteggiamento del Legislatore che con una mano rifila al settore sportivo dilettantistico alcune agevolazioni fiscali, peraltro di non facile interpretazione e applicazione, e con l'altra gli sottrae benefici di vecchia data, acquisiti, ormai, come diritti e tuttavia cancellati con la rapidità di un colpo di spugna (leggasi agevolazioni postali per l'invio delle pubblicazioni associative). Esattamente un mese prima dell'emanazione della Legge Finanziaria 2003, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha partorito, infatti, il DPCM 294 del 27-11-2002 con il quale sono state imposte incisive restrizioni alla platea dei soggetti che possono beneficiare delle tariffe postali agevolate: ed i soggetti più colpiti - fatalità - sono proprio gli enti del terzo settore, ivi compresi i tanti comitati CSI che distribuiscono i loro bollettini e le proprie pubblicazioni attraverso il mezzo postale. A dire il vero l'art. 1 del decreto in questione ammette gli enti senza scopo di lucro al godimento delle tariffe ridotte ma poi specifica che: "Si intendono per associazioni ed organizzazioni senza fini di lucro quelle di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460 (ONLUS, ndr), le organizzazioni di volontariato di cui alla legge 11 agosto 1991, n. 266, le organizzazioni non governative riconosciute ai sensi dell'articolo 28 della legge 26 febbraio 1987, n. 49, le fondazioni ed associazioni senza fini di lucro aventi scopi religiosi, nonché gli enti ecclesiastici". Ne consegue che sono esclusi dal godimento delle tariffe postali ridotte tutti gli enti e le organizzazioni no profit a meno che non rivestano, ai sensi delle leggi prima menzionate, la qualifica di ONLUS, ovvero di associazione di volon-

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tariato, di organizzazione non governativa, di ente religioso o ecclesiastico. Un bel "regalino" senza dubbio che, tuttavia, almeno per alcuni comitati del CSI, potrebbe essere cortesemente rispedito al mittente, tenuto conto anche del fatto che gli aumenti del costo di spedizione conseguenti al venir meno delle agevolazioni in questione sono tutt'altro che bruscolini.

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POSIZIONEDEI

COMITATI CSI

Incaricato di risolvere il problema, l'Ufficio Problemi Giuridici e Fiscali ha rilevato, infatti, che il Centro Sportivo Italiano e i suoi organi periferici possono costituire, seppure a determinate condizioni, delle "ONLUS di diritto" e, pertanto, fruire, nei termini che chiariremo, delle tariffe postali agevolate. La natura (eventuale) di ONLUS deriverebbe al CSI dall'art. 10 del D. Lgs 460/1997 il quale stabilisce al comma 9, che: "…gli enti di cui all'articolo 3, comma 6, lettera e), della legge 25 agosto 1991, n. 287, le cui finalità assistenziali siano riconosciute dal Ministero dell'interno, sono considerati ONLUS limitatamente all'esercizio delle attività elencate alla lettera a) del comma 1 (tra cui compare l'attività sportiva dilettantistica, ndr); fatta eccezione per la prescrizione di cui alla lettera c) del comma 1, agli stessi enti e associazioni si applicano le disposizioni anche agevolative del presente decreto, a condizione che per tali attività siano tenute separatamente le scritture contabili previste all'articolo 20-bis del decreto del Presidente delle Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, introdotto dall'articolo 25, comma 1". Il CSI, infatti, è ente le cui finalità assistenziali sono riconosciute dal Ministero dell'Interno, in forza del D.M. 10/28419/12000 A (65) del 3/12/1979; esso inoltre svolge attività sportiva dilettantistica, formativa, di istruzione e (in

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alcuni casi) di beneficenza che rientrano nella lista degli ambiti operativi delle ONLUS previsti dall'art. 10, comma 1, lett. a) del D. Lgs 460/1997.

I REQUISITI ONLUS

PER ESSERE CONSIDERATI

Questi requisiti soggettivi, che il CSI possiede in pieno, non sono però sufficienti a far sì che esso sia considerato ONLUS. Per poter beneficiare delle agevolazioni fiscali riservate alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale è, altresì necessario, che vengano rispettate le seguenti condizioni: a) le attività di organizzazione dello sport dilettantistico e le attività di istruzione, formazione e beneficenza devono essere, almeno in parte, dirette a soggetti in condizioni acclarate di svantaggio sociale, fisico, psichico, ecc. Non è considerata ONLUS, per esempio, l'ordinaria attività sportiva organizzata per i normali soci (in ambito ONLUS questa viene definita attività "connessa"). Lo è, invece, quella svolta a beneficio di portatori di handicap o di persone in condizioni di marginalità varie e ciò a prescindere dal fatto che essi siano associati o meno; b) limitatamente alle attività sportive, formative e di istruzione svolte a beneficio delle persone svantaggiate e a quelle ad esse direttamente connesse (che sarebbero le medesime attività svolte però nei confronti dei non svantaggiati) deve essere tenuta contabilità separata. Questo adempimento, che a prima vista potrebbe sembrare gravoso, in realtà può essere soddisfatto prevedendo negli schemi di contabilità e di bilancio già in uso presso i comitati dei mastri (con relativi conti e sottoconti) accesi alle attività svolte a beneficio delle persone in difficoltà: es. creando un mastro denominato "attività onlus" e, quindi, ripartendolo in più conti del tipo "attività sportiva per portatori handicap"; "attività formativa per giovani in condizioni di disagio" ecc. A parte questa aggiunta, la residua struttura delle scritture contabili dei comitati resta immutata in quanto le ordinarie attività sportive, formative e di istruzione vengono considerate attività connesse. Si dovrà prestare attenzione, quindi, solo alle eventuali attività commerciali per le quali, tuttavia, l'obbligo

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della tenuta della contabilità separata prescinde dal trattamento tributario delle ONLUS e si applica a tutti gli enti non commerciali; c) devono essere rispettate una serie di formalità e di vincoli patrimoniali da inserire negli statuti che, tuttavia, coincidono con quelli già previsti dal D.Lgs 460/1997 per la generalità delle associazioni che intendono godere delle agevolazioni fiscali (statuto redatto per iscritto e registrato, vincolo di democraticità, divieto di distribuzione degli utili, ecc.). Tali obblighi sono già stati adempiuti, pur con alcune incertezze, nello statuto CSI attualmente vigente. Dubbia è, invece, la norma che impone l'inserimento nella ragione sociale e nei documenti ufficiali della locuzione "onlus". Posto, infatti, che il CSI è ONLUS limitatamente alle sole attività di contenuto solidaristico da esso poste in essere, tale prescrizione si applica solo negli atti che riguardano queste attività. Altrettanto dubbia è la norma che prevede che le attività di contenuto solidaristico debbano essere sempre prevalenti su quelle connesse: ciò significherebbe, per intendersi, che la parte dell'attività sportiva svolta a beneficio delle persone svantaggiate dovrebbe essere (in termini di risorse utilizzate) superiore a quella svolta nei confronti degli ordinari soci. Tale norma - secondo il nostro parere - non si applica al caso dei comitati CSI in quanto essi, per espressa disposizione legislativa, non godono delle agevolazioni ONLUS su tutto il volume di attività che essi svolgono, bensì solo su quello (eventuale) di iniziativa solidaristica. La norma che impone la non prevalenza delle attività connesse su quelle solidaristiche riguarderà, quindi, solo gli enti che intendono avvalersi delle agevolazioni ONLUS su tutta l'attività da essi svolta.

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DUBBI INTERPRETATIVI

Non vi è dubbio che la normativa qui esposta presenta non pochi aspetti di difficoltà. A nostro avviso i punti di maggiore incertezza riguardano: a) non è chiaro se la natura di ente con finalità assistenziali riconosciuto dal Ministero degli Interni sia di per sé sufficiente a configurare il CSI come una ONLUS - per cui lo svolgimento anche

parziale di attività solidaristica e la relativa specifica contabilizzazione risultano solo degli adempimenti conseguenti oppure se sono proprio questi adempimenti a caratterizzare il CSI come ONLUS. La questione non è di poco conto: se l'interpretazione corretta è la prima vuol dire che dichiararsi ONLUS, in assenza dello svolgimento di una specifica attività solidaristica, non comporta una dichiarazione falsa, ma, semmai, un'inadempienza amministrativa; se vige la seconda, al contrario, il mancato rispetto degli adempimenti in parola fa venir meno la qualità di organizzazione non lucrativa di utilità sociale e dichiararsi tale, pertanto, è un falso, con eventuali implicazioni di natura penale; b) non è chiaro se le agevolazioni postali debbano considerarsi come una specie molto particolare di agevolazioni tributarie (con relativa necessità di adeguarsi alle disposizioni fiscali sulle ONLUS esaminate in questa rubrica) oppure se hanno una differente natura e, pertanto, il mancato adeguamento alla normativa fiscale non fa venire meno il diritto alle agevolazioni postali.

AVVERTENZE

PER L’USO

Fatto sta che i comitati interessati al godimento delle tariffe postali agevolate devono dichiarare in apposito prospetto inviato dalle Poste Italiane S.p.A., la loro natura di ONLUS ovvero di associazione di volontariato ecc. Dette dichiarazioni sono rese sotto la responsabilità del legale rappresentante al quale, pertanto, si rammenta, prudentemente, che la possibilità di avvalersi dello status di ONLUS per il proprio comitato è subordinata al reale e concreto svolgimento di attività sportiva, formativa, di istruzione e beneficenza diretta a persone in stato di svantaggio sociale, fisico, psichico, economico, ancorché tesserate al CSI, nonché alla separata ed evidenziata indicazione in contabilità e bilancio delle suddette attività. Pertanto, i comitati che non intendono svolgere nel 2003 attività di questa natura dovrebbero, prudentemente, astenersi dal dichiararsi ONLUS ai fini postali. Buona norma sarebbe, inoltre, quella di dare il giusto spazio e risalto sulle pubblicazioni associative agli eventi di utilità sociale effettivamente organizzati.


VITACSI

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D ANILO

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A CENA COL VESCOVO Da diversi anni il CSI di Sa vona porta a vanti il progetto Amici in Centrafrica. Il 22 febbraio al ta volo di beneficienza era seduto anche mons. Domenico Calca gno

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ggiungi un posto a tavola. E così a cena con il vescovo della diocesi di Savona-Noli, mons. Domenico Calcagno, e con il sindaco del capoluogo ligure Carlo Ruggeri erano davvero in molti il 22 febbraio scorso, presso la mensa del polo universitario di Legino. Menu a parte, la lista delle portate aveva come piatto forte la solidarietà. "Amici in Centrafrica", il progetto umanitario su cui dal 2001 lavora il CSI savonese, si prefigge di dare un carattere ludico all'attività scolastica dei bambini centrafricani, cercando di ridurre l'alta percentuale di mancate frequenze e di abbandoni delle attività didattiche. A sostenerlo un centinaio di commensali, tra cui onorevoli ed autorità locali, che hanno aderito a questo momento di incontro e di beneficenza, spinti anche dalla curiosità di assaggiare qualche ricetta preparata proprio dallo stesso mons. Calcagno. Buona fama da chef, di fatti per telefono ci aveva anticipato la preparazione di un ottimo pesto alla genovese, focalizzando poi la sua attenzione sull'opera di solidarietà. "In un momento così delicato tra i popoli - ha detto mons. Calcagno - in una regione falcidiata da continue guerre, dove le popolazioni soffrono angherie, sviluppare attività educative è quantomai importante". Tornando poi sul discorso della cena, il vescovo, da marzo in carica nella diocesi ligure, ha chiarito: "Quando è possibile, è bene favorire l'incontro anche a tavola, in modo disteso. Credo sia un mezzo per favorire la convivialità, la comunione tra la gente". Circondato da una decina di "camerieri", rigorosamente con la divisa del Centro Sportivo Italiano, mons. Calcagno ha poi voluto svelare i suoi piccoli trascorsi sportivi: "Un po' di bicicletta, football in seminario, qualche scazzottata, e molte arrampicate in montagna quando dal seminario di Genova andavamo nel periodo estivo a Montemale nel cuneense". Tornando al progetto "Amici in Centrafrica" sono state già due le visite operative nel paese africano lo scorso anno: 130 insegnanti delle scuole elementari della diocesi di Bouar, nella Repubblica Centraficana, hanno partecipato agli incontri formativi, suddivisi in due turni di una settimana ciascuno, mirati all'apprendimento di una didattica da applicare attraverso il gioco e lo sport. Anche per il 2003 è prevista una seconda fase formativa, sempre con operatori del CSI che si recheranno sul posto.

Alcuni dati sulla Repubblica Centroafricana Situato nel cuore dell’Africa, senza sbocchi sul mare, il paese occupa un altopiano irrigato dagli affluenti del fiume Congo (uno di questi, l’Ubangui, è la via di comunicazione per il commercio con l¹estero) e dal lago Ciad. La parte sud occidentale è coperta da una fitta foresta tropicale. L’agricoltura per l’esportazione si accentra su tre prodotti: cotone, caffè e tabacco. L’estrazione dei diamanti è una importante fonte di guadagno. Superficie: 622.980 Kmq. (due volte l'Italia) Popolazione: 3.549.000 abitanti (1999) (5,7 abitanti per Kmq.) Capitale: Bangui Lingua: sango, lingua nazionale; francese, lingua ufficiale Religioni: animismo 35%; cristianesimo 50%; islam 15% Data dell'indipendenza: 13/08/1960 (ex colonia francese) PNL pro capite (1998): 300 $ anno Moneta: franco C.F.A. Istruzione Alfabeti (1995): 40% (maschi 54%, femmine 27%) Tasso di scolarizzazione: elementari 58%; medie 21%; università 1% Sanità (dati 1998) Speranza di vita: 45 anni (maschi 43, femmine 47) Mortalità infantile: 113 su 1.000 Mortalità materna: 1.100 su 100.000 nati vivi; sotto i 5 anni: 173 su 1000 6 medici ogni 100.000 abitanti (1993) Acqua potabile: 38% (1990 98) ISU (posizione/valore): 165/0,378 (1997). Con un solo indice questo dato rappresenta l'aspettativa di vita alla nascita, il livello di istruzione e il reddito procapite di un paese. Per l'Italia esso è 19 come posizione e 0,9 come valore. Debito estero (1998): 921 milioni di dollari. Servizio del debito (quota d¹ammortamento e interessi): 20,9% delle esportazioni (1998)

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almanacco

A SCI

IL CIRCO BIANCO CSI È PARTITO Il 12 gennaio, con lo slalom gigante di Cervinia, è partito il VI Gran Prix regionale di sci Piemonte e Valle D'Aosta. In 150 si sono sfidati tra i paletti larghi per raggiungere il traguardo nel minor tempo possibile. Le tappe in totale sono cinque, dopo Cervinia, è stata la volta di Pila il 26 gennaio, poi Sestriere l'8 febbraio, per una tappa in notturna, e Crevacol il 23 febbraio. Infine si chiuderà a La Thuile il 23 marzo. Negli stessi giorni anche la Lombardia ha ripreso a gareggiare sugli sci. Il 12 gennaio, infatti, a Colere, presso lo Sci Club Bisogne, si è svolta la seconda tappa del Campionato interprovinciale di sci. Entrambe le manifestazioni sono state un ottimo banco di prova per il Gran Premio nazionale di sci, in programma dal 5 al 9 marzo a Tarvisio.

NAPOLI

FESTA DEL CALCIO 2500 ragazzi hanno preso parte dal 3 al 6 gennaio alla Festa del calcio organizzata presso il centro di Marianella dal CSI Napoli, contestualmente al torneo internazionale primavera NIC (Napoli International Cup), cui hanno partecipato oltre a Napoli e Salernitana, team del calibro di Feyenord, Benfica, Manchester United ed Atletico Madrid. Alla fine il torneo, diretto da Ugo Picarelli, è andato alla squadra spagnola. La Festa del calcio ha fatto registrare un pienone sugli otto campi laterali. "Porte aperte" al centro sportivo del Napoli per chiunque volesse giocare a pallone ed il risultato è stato un record: oltre 600 squadre iscritte nei vari tornei a rotazione nelle sei ore giornaliere di gioco. Sorprese a non finire; il thunder gol, le prove di speed-shoot e le centinaia di figurine dei calciatori distribuite hanno mandato in visibilio i numerosissimi minicalciatori accorsi ed i loro genitori.

PISTOIA

SOAVE

SPORT PER TUTTI... SULLA NEVE E NON SOLO

UN PIENO DI KARATE CSI

Il 20 gennaio presso il Comune di Abetone e Cutigliano si è svolta l'ultima giornata di "Sport per tutti... sulla neve". L'iniziativa promossa dalla Provincia di Pistoia, in collaborazione con il CSI e il CONI provinciale di Pistoia, è servita ad avvicinare allo sport i ragazzi della provincia. In realtà non si sono svolte solo gare di sci, ma c'è stata anche la possibilità di nuotare vista la disponibilità dell'impianto di Boscolungo. I ragazzi hanno potuto trascorrere una giornata in piscina seguiti dagli istruttori del CSI di Pistoia, che hanno cercato di coinvolgere il più possibile i novelli nuotatori, mescolando lezioni di tecnica e giochi.

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Trecentocinquanta atleti hanno invaso domenica 26 gennaio il palazzetto dello sport "Andrea Piubello" di Soave in occasione della terza giornata del torneo veronese di karate, organizzato in collaborazione con l'assessorato comunale allo Sport. Una ventina di società di arti marziali hanno messo sul tatami bambini, ragazzi e adulti di ogni cintura ed età. Gara strutturata in quattro prove: il kata individuale, combattimento simulato con avversari immaginari; il kata a squadre - tre atleti per volta in sincronia tra loro -; jiyu ippon kumite, ovvero il combattimento dichiarato; jiyu kumite, combattimento libero. Sui tatami quattro arbitri nazionali di karate - Zeno Falzi (responsabile regionale arti marziali), Christian Zorzi, Patrizia Matuzzi e Giorgio Soranzo - più 18 arbitri regionali e 12 presidenti di giuria. Il torneo provinciale del CSI continua il prossimo 16 febbraio a Zevio, il 16 marzo a Roncoferraro (Mantova) e il 13 aprile al palasport di Verona quando si disputeranno le finali del torneo


FERRARA

PRIMO RESPIRO DELLA SUBACQUEA Anche quest'anno, per il quinto anno consecutivo, il Gruppo Subacqueo ferrarese, in collaborazione con il CSI, ha dato la possibilità, a chi lo volesse, di provare l'emozione di un'immersione subacquea. L'iniziativa, che si chiamava "Primo Respiro", si è svolta mercoledì 29 gennaio presso la piscina di via Beethoven ed era completamente gratuita. Ai partecipanti, una trentina in tutto, venivano fatte provare le bombole e l'attrezzatura per "un giro" in acqua di 6,7 minuti, naturalmente assistiti dagli istruttori. Sono stati i ragazzi i più numerosi a rispondere, ma non sono mancati "i grandi" che hanno voluto cimentarsi con questa nuova esperienza. Per tutti è stato un modo per avvicinarsi ad uno sport non tanto conosciuto, ma sicuramente molto affascinante. Anche se non è mancato chi non è riuscito a superare la paura dell'immersione e ha desistito prima della prova. La manifestazione era stata annunciata da una mostra tenutasi dal 17 al 20 gennaio nella galleria dell'Ipercoop di Ferrara. In due gazebo erano in mostra le attrezzature per le immersioni ed erano proiettati filmati dei corsi tenuti dal Gruppo Subacqueo Ferrarese. Il gruppo da diversi anni realizza corsi di sub potendo usufruire di istruttori con brevetti nazionali della Fipsas e internazionali della Icmas, le due federazioni che gestiscono l'attività di immersione. I corsi si dividono in tre livelli: Subacqueo, Sommozzatore e Sommozzatore Esperto. Hanno una durata variabile, sono sia teorici sia pratici e alla fine di ognuno viene rilasciato un brevetto. Le immersioni avvengono sia in lago sia in mare, naturalmente dopo un'attenta preparazione in piscina.

SUTERA

FESTA DELLO SPORT Spettacolare ed entusiasmante, anche grazie alla bellissima giornata di sole, la "festa dello sport-Natale 2002" svoltasi il 27 dicembre a Sutera. Ancora una volta il CSI ha donato felicità e gioia ai ragazzi. La manifestazione, promossa dalla Provincia Regionale di Caltanissetta e organizzata dalla Associazione Sportiva Soter in collaborazione con il CSI, ha visto la partecipazione complessiva in tutta la giornata di tanti ragazzi che si sono divertiti ed hanno trascorso una giornata di spensieratezza e gioia. La mattina il campo sportivo (addobbato con bandiere, striscioni e manifesti e locandine della giornata) è stato teatro di tantissimi giochi. In contemporanea nel campo sportivo si svolgevano tre tornei di calcio 3X3, gare di atletica leggera (50 m.), due tornei di minivolley con arbitri e volontari che coordinavano i giochi. Tante grida, gioia e allegria. Al termine della mattinata i partecipanti hanno ricevuto medaglie ricordo e casacche con il logo della giornata. Nel pomeriggio più agonismo nel triangolare di calcio a 5 tra Sutera, Vallelunga ed Acquaviva, vinto da quest'ultima. Per tutti in regalo maglie, medaglie, targhe e coppe. In serata megariunione al Centro polivalente della ex Chiesa Agonizzanti per l'apertura della mostra "25 anni di sport a Sutera" e per i ringraziamenti e i saluti. La mostra è stata molto apprezzata in particolar modo dai tanti atleti che negli anni hanno giocato nelle varie squadre (non solo di calcio) di Sutera e che si sono ritrovati in fotografie e vecchi articoli del mensile locale "La Voce di Campofranco".

SESSA AURUNCA

IN CORSA... PER LA VITA Ha riscosso pieno successo la prima edizione di "In corsa…per la vita", gara podistica di solidarietà tenutasi a Sessa Aurunca sabato 7 dicembre 2002. La manifestazione si è svolta attraverso il centro storico con diverse gare podistiche a seconda della categoria. L'organizzazione è stata curata dal CSI di Sessa Aurunca con la collaborazione dell'A.S.E.L.L., Associazione Sessana lotta leucemia e linfomi, e dei commercianti Sessani del “Vivi il Natale nella tua città”. Inoltre l'iniziativa ha goduto del patrocinio del Comune di Sessa Aurunca e si è avvalsa dell'opera dei Volontari della Croce Rossa per l'assistenza sanitaria e la vigilanza sul percorso. Alle gare hanno aderito oltre seicento atleti senza nessun limite di età e di sesso. Ai vincitori delle rispettive categorie è stata consegnata una Coppa messa in palio dal Centro Sportivo Italiano, ed inoltre è stato premiato l'atleta più giovane e quello più anziano partecipante alla manifestazione. Scopo principale dell'iniziativa, peraltro pienamente raggiunto, è stato quello di raccogliere fondi da devolvere alla ricerca per la lotta alla leucemia ed ai linfomi. L'obiettivo per le prossime edizioni sarà fare qualcosa di meglio e di più, continuando, attraverso varie tappe di solidarietà, una raccolta di fondi a favore delle associazioni locali impegnate nel sociale e dimostrando così come Sport e Solidarietà possano andare d'accordo apportando un valido contributo.

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almanacco

A PARMA

TREKKING LUNGO I FORTI SETTECENTESCHI Il caldo primaverile in una giornata d'inverno scalda l'atmosfera sportiva sulle montagne di Genova dove il 9 febbraio si è svolta una delle tante escursione di trekking, organizzata dal CSI di Parma. I 52 partecipanti, posate le vesti della quotidiana vita cittadina, hanno indossato quella dei trekkisti avventurieri; una sorta di marcia trionfale in quelli che un tempo erano considerati punti strategici per la difesa della città. Lungo il loro cammino hanno ammirato quei famosi Forti Ratti, al centro di numerose controversie legate alla riapertura della Cava. Paesaggi immersi nella natura, vecchie cave abbandonate circondate da misteriose leggende o semplicemente "dicerie": chissà quanto tempo avrebbero guadagnato i partecipanti se solo fossero venuti a conoscenza di quei famosi cunicoli segreti che collegano i Forti, ma di cui nessuno ha mai indicato l'accesso. Le scalate a 600 metri d'altezza di certo più faticose, hanno regalato panorami mozzafiato e di rara suggestione che hanno giovato miracolosamente lo spirito dei trekkisti fuggiti dalla città. Il tempo benevolo ha garantito il successo della manifestazione, ma un plauso particolare và al Centro Sportivo Italiano di Parma che da qualche anno organizza queste piacevoli giornate di sport!

FRASCATI

ARTI MARZIALI AI CASTELLI Finalmente è arrivato anche il momento delle arti marziali. Pieno successo, il 22 febbraio, all'impianto Sportivo della Banca d'Italia di Frascati, per il primo atto della prova provinciale Joy Cup 2003. La manifestazione, etichettata come 1° Trofeo Città di Frascati, in virtù del patrocinio concesso dal Comune, ha avuto inizio alle ore 15 e si è protratta sino alla sera, con il susseguirsi sui tatami degli oltre trecento kimoni giunti nella cittadina dei Castelli. In gara sono scese le categorie: Bambini, Ragazzi ed Esordienti A, maschile e femminile. Inoltre gli Esordienti, i Cadetti, gli Juniores ed i Seniores. Per queste ultime classi valide le tecniche di shime-waza, kansetsu-waza, sutemi-waza, makikomi e di suwari-seoinage (tecniche di soffocamento, leve articolari, tecniche di sacrificio e di trascinamento).

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EMILIA ROMAGNA

CONVENTION REGIONALE DEI DIRIGENTI ASSOCIATIVI Dal 24 al 26 gennaio Ferrara ha ospitato, presso l'affascinante complesso quattrocentesco di "San Girolamo dei Gesuati", la convention regionale dei dirigenti associativi del CSI. Sono intervenuti Edio Costantini, presidente nazionale, che ha sottolineato la centralità della persona nell'opera del CSI, e Mons. Vittorio Peri, consigliere ecclesiastico dell'ente, che invece ha ricordato il valore della fede nella vita umana. I momenti di riflessione si sono alternati a quelli di divertimento, grazie allo spettacolo del comico toscano Enio Drovandi, protagonista dei film di Vanzina ed educatore sportivo del CSI.

PISA E PISTOIA

UN BEL BIS DEL NUOTO TOSCANO Hanno riscosso un grande successo di pubblico le due tappe del Circuito Interregionale di Nuoto del CSI. La prima è stata organizzata dal comitato pisano alla piscina comunale, in Piazza dello Sport. Alla competizione hanno partecipato società importanti come l'ass. Pescia Nuoto, Aulla Nantes, Canottieri Arno Pisa, Cogis Pistoia, Csi Pisa, Faro Csi Firenze, Gesco Nuoto Alassio, Gs S.Giuliano Terme e Nuoto Club Apuania. All'ombra della torre pendente ben 260 atleti si sono cimentati in diverse categorie. La più applaudita è stata quella delle "tavolette", ovvero gli atleti più piccoli alle prime bracciate. Alla fine della manifestazione Antonio Pastorelli, coordinatore dell'attività sportiva regionale, insieme con Giorgio De Leonardi hanno premiato gli atleti. La seconda tappa, svoltasi a Pistoia il 9 febbraio, non è stata da meno. Al via, presso la piscina "S.Fedi" di Via Panconi, c'erano quasi 200 atleti divisi in otto squadre che hanno dato vita ad un'accesa competizione nelle specialità Delfino, Rana, Dorso e Stile Libero sia Maschili sia Femminili. Ricordiamo che il circuito Interregionale di Nuoto si svolge in quattro tappe: il prossimo appuntamento è previsto per il 9 marzo a Viareggio e vi parteciperanno squadre dalla Liguria, dall'Emilia Romagna oltre che, naturalmente, dalla Toscana.


BRESCIA

GIOCASPORT: IN ORATORIO IL GIOCO DIVENTA SPORT Parafrasando le parole dell'assessore allo sport della provincia di Brescia, Alessandro Sala, espresse alla presentazione del progetto "Giocasport 2002", si può ben dire che il sogno è diventato realtà. Le sinergie messe in campo dalla provincia di Brescia, dal CSI e dall'Ufficio Oratori della Diocesi della provincia, hanno permesso di realizzare il primo progetto sportivo destinato agli oratori bresciani. Il percorso ludico/sportivo si è svolto da giugno ad ottobre ed ha interessato 16 parrocchie dislocate su tutto il territorio coinvolgendo 3500 ragazzi tra i 9 e i 14 anni. Il progetto ha preso spunto dalla funzione primaria che ancora oggi gli oratori svolgono tra i giovani, riconoscendo loro un ruolo educativo e formativo. Il comitato CSI di Brescia ha redatto un corposo programma tipo per il Giocasport. Ampio era il ventaglio delle attività sportive proposte: gare di pattinaggio, calcio, basket, karate, tennis, rugby, atletica leggera, pallamano. Ai ragazzi era consentito di organizzarsi in squadre e di passare da uno sport all'altro liberamente. La risposta degli oratori coinvolti è stata più che positiva perché sono riusciti a far passare, e non era facile, il principio che giocare può diventare sport senza perdere nulla della bellezza del gioco. Ha contribuito al successo dell'iniziativa anche il supporto tecnico/organizzativo dei dirigenti delle società sportive operanti sul territorio. Il Giocasport voleva essere un'occasione per realizzare un rapporto aperto e costruttivo, come ha ricordato l'assessore Sala, tra le istituzioni e la diocesi. I risultati finali hanno dimostrato che questo rapporto è possibile, anzi può essere la premessa per nuovi e più ampi momenti di collaborazione. Le condizioni perché quest'esperienza cresca, già dalla prossima estate, ci sono tutte. Il progetto prevede, infatti, un impegno triennale della Provincia di Brescia con un piano finanziario complessivo di quasi 260.000 euro e con l'obiettivo di arrivare a coinvolgere 50 oratori della zona. Da parte sua il comitato di Brescia è già al lavoro per preparare un nuovo e più ampio programma di discipline sportive che soddisfino sempre di più le esigenze dei ragazzi. Il comitato ha inoltre avviato contatti con numerosi dirigenti e tecnici per preparare al meglio la prossima edizione del Giocasport. Non si vuole lasciare nulla al caso, tutto deve essere predisposto con la massima serietà e competenza, qualità che da sempre contraddistinguono la nostra associazione.

ASCOLI PICENO

CALCETTO ED INTEGRAZIONE Chi l'ha detto che deve esserci un tetto per gli stranieri nel calcio? Ad Ascoli Piceno sono ben accetti i calciatori stranieri. Domenica 16 febbraio è partito il 3° Trofeo Città Aperta, un torneo di calcetto tra squadre italiane e straniere per favorire ulteriormente l'integrazione degli extracomunitari. 8 comuni della provincia ospiteranno le partite e gli incontri culturali. La finale si terrà il 18 maggio a Castel di Lama. Ci saranno anche una grande festa multirazziale e un dibattito sull'integrazione. A seguire partirà un torneo di basket in collaborazione con l'associazione Filippini e ci sono le richieste per un torneo estivo di pallavolo. Ma l'impegno del CSI non si ferma ai tornei. Infatti sono stati avviati dei programmi per coinvolgere gli immigrati nelle attività sportive consuete. Uno di questi prevede l'utilizzo di istruttori ciessini nelle scuole elementari per fare in modo che, grazie allo sport, i bambini stranieri possano socializzare più facilmente con i loro coetanei italiani. Tutte le attività vengono progettate in collaborazione con le associazioni di immigrati della zona che hanno nel Csi un appoggio incomparabile.

NOTO

2° TORNEO DELLA SOLIDARIETÀ Il comitato del CSI di Noto, insieme al Consiglio Pastorale cittadino, ha organizzato il 2° Torneo della solidarietà indetto tra gli alunni delle scuole secondarie superiori di Noto. La manifestazione ha messo in campo due discipline, calcio a undici e pallavolo femminile, ricevendo da subito ampi consensi con la coinvolta partecipazione di quasi ottocento ragazzi. Il torneo fa parte della campagna di sensibilizzazione presso scuole, aziende, parrocchie ed enti pubblici e privati, portata avanti dal Comitato pro Infanzia "Giorgio Cerruto" per promuovere la recente realizzazione del Centro Nutrizionale finalizzato all'aiuto dei Bambini di Butembo-Beni (Repubblica Democratica del Congo, Africa), con cui c'è un gemellaggio attivo dal 1998, oggi purtroppo triste scenario di guerriglia.

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age marzonda

03

CORSA CAMPESTRE Camp.regionale

1

FINALE LIGURE

S. LAZZARO DI SAVENA (BO) INCONTRIAMOCSI

2

INCONTRIAMOCSI S. LAZZARO DI SAVENA (BO)

CORSA CAMPESTRE Camp.regionale

2

LAGO S. GIULIA (PZ)

5° GRAN PREMIO NAZ. DI SCI 1° G.P. NAZ. DI SCI PER SACERDOTI

6/9

TARVISIO (UD)

9

43° TROFEO POLISPORTIVO BARI - TREGGIANO

16

PALIO DEI BORGHI CITTÀ DI TORINO TORINO

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G.P. NAZ. CORSA CAMPESTRE PAESTUM Giornata della spiritualità Sabato 5 aprile 2003, presso il Divino Amore a Roma, si terrà la giornata di spiritualità, dal tema "Corpo e Spirito. Una sfida per lo sport", promossa dalla CEI. Sull'argomento relazionerà Mons. Prof. Giuseppe Lorizio, docente di antropologia presso la Facoltà Lateranense. Nell'ambito di questo appuntamento il CSI organizzerà dal 4 al 6 aprile un incontro dei formatori SNES e SNAD per approfondire questo aspetto della sportività. Info: www.csi-net.it 62

Stadium Gennaio/Febbraio 2003

Anche quest'anno il Csi di Bologna con il patrocinio del Comune di S. Lazzaro, organizza la manifestazione di ginnastica "IncontriamoCSI". Previsto un saggio di ginnastica artistica, ritmica e aerobica a livello giovanile. Solidarietà e beneficenza sono le colonne portanti della manifestazione: le offerte raccolte tra il pubblico saranno infatti devolute all'AGEOP, un’associazione per la ricerca dei tumori nei bambini. Alcuni incaricati dell'associazione, inoltre, per incentivare le offerte proporranno la vendita di alcuni prodotti. Noi del CSI contiamo su di voi, con una piccola offerta si può salvare il mondo!

TORINO CALCIO A 5: PALIO DEI BORGHI DELLA CITTÀ DI TORINO Il comitato di Torino del Centro Sportivo Italiano, con il patrocinio della Città di Torino, organizza la seconda edizione del "Palio dei Borghi della Città di Torino" di calcio a cinque, inserito nei festeggiamenti di San Giovanni, patrono della città. Il torneo, che avrà inizio il 16 Marzo e siconcluderà a fine Giugno all'interno di Stadium sport in tour, vedrà confrontarsi le squadre di ogni quartiere della città in 5 tappe eliminatorie. Infine una tappa finale che vedra scontrarsi in match "agguerriti", le vincenti delle tappe eliminatorie e la squadra detentrice del titolo, il Circolo Ricreativo San Paolo IMI.


ALLO SPECCHIO

D I

E U G E N I O

M O N D I N I

Il radicamento etico nel CSI Il CSI esiste, proprio e solo, per il "ser vizio sportivoeduca tivo" e il suo ethos sarà il desiderio a ppassiona to del bene, non del benessere, di quanti vivono l'a ttività sportiva

osa può significare un forte radicamento etico in una società ad "amoralità diffusa"? Non parlo di immoralità, ma di un pericolo più grave: la spinta, nemmeno tanto nascosta, di stemperare i confini di valore, e ridurre male e bene a una questione di utilità. L'“ethos” di un popolo diventa il suo stile e i suoi riferimenti. E mi domando: qual è l'ethos del popolo del CSI? Sempre al n. 8 del Patto leggiamo: "La vita dell'Associazione fa riferimento alle regole statutarie rigorosamente improntate a criteri etici di trasparenza, correttezza e competenza". Parole impegnative. Nella nostra società l'unica moralità che sembra diffondersi è l'utilità "propria"; nel CSI si parla di "servizio". Proprio il contrario. Provo a misurare il radicamento etico dal "risultato" (vale per gli sportivi come per la vita quotidiana). Il risultato, nuovo dio a cui piegare ogni dimensione della vita, nella cultura dominante equivale a interesse personale o privato, riconoscimento pubblico, visibilità, entrature giuste, numeri giusti, sano realismo, coscienza della complessità. Ma su questa strada incontro sempre più cinismo, disincanto, appiattimento. Per l'alternativa mi aiuto con le parole dell'apostolo Paolo "la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza". Non sarà questa la strada? Prima tappa: "tribolazione", cioè fatica di stare in questa cultura (fin dove il compromesso?). Seconda tappa: "pazienza", cioè accettare il ritmo del fratello più debole (è compatibile la pazienza con la fretta del tutto e subito?). Terza tappa: "virtù provata", cioè solidità di vita pagata in prima persona, fatta di "trasparenza", cioè piena purificazione delle ambiguità e dei piccoli trucchi della vita; "correttezza": cioè grande rigore morale; "competenza": cioè conoscenza fatta di esperienza pagata sulla propria pelle (quale CSI esprimerà questo forte radicamento etico?). Il risultato? La speranza che genera futuro, il poter dire sempre "ancora", di più… nel servire. Il CSI esiste, proprio e solo, per il "servizio sportivo-educativo" e il suo ethos sarà il desiderio appassionato del bene (penso ai nn. 5 e 6 del Patto), non del benessere, di quanti vivono l'attività sportiva. In questo modo "il risultato" - della gara, della qualità della società, del Comitato, dell'Associazione - diventerà parabola sportiva del "perché e per chi" si vive, si muore, si spera, si ama, si attende, si lotta. Ma se non vogliamo che il "come" - che vuol dire anche organizzazione, democrazia, partecipazione, centralità della persona, ecc. - contraddica le belle affermazioni, diventa indispensabile che quelle "regole rigorosamente improntate a criteri etici" siano conosciute, verificate costantemente e… attuate. E non è scontato.

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PER RIMANERE INTENSI

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E D I O

C O S T A N T I N I

Metti alla prova... la potenza dell’amore Mi hanno detto che da una pianta secca può nascere un frutto e io ci credo. Mi hanno detto che da una stanza buia, senza finestre può filtrare un ra ggio di sole e io ci credo. Mi hanno detto che da una terra arida può nascere un fiore e io ci credo. Mi hanno detto che il mondo sta morendo per mancanza d'amore ed io, assolutamente non ci credo. Claudio

o voluto leggere e rileggere tante volte questa poesia di Claudio, uno dei tanti giovani che ha creduto follemente nella forza dell'amore... Ci ha provato e riprovato con tutti i modi... compresi quelli sbagliati... senza riuscirci... Mi lascio penetrare e provocare dalla forza dei suoi sentimenti. Come lui, anche io credo che l'amore c'è, esiste davvero, è un bene possibile, basta volerlo, basta avere chiari i "fondamentali" su cui appoggiare i nostri progetti, le nostre speranze, le nostre sconfitte... È pur vero che siamo trascinati ogni giorno nel pantano delle violenze fisiche e verbali, delle banalità e degli insulti, delle offese, dei tradimenti e delle menzogne... Ma credo che l'amore non è un'idea, non è un discorso. Non sono amore i moralismi, i proclami sdolcinati o le promesse che stanno sulla bocca di tutti... L'amore, quello vero, quello caldo, è il grande Avvenimento che cambia la vita, che muove le coscienze, che affascina e conquista e che dà concretezza al "bene". L'Avvenimento ha un nome. È quel qualcosa di nuovo, anzi, è Qualcuno che entra ed accompagna le nostre esperienze di vita quotidiana, le colora e le riscalda... È un fuoco che brucia dentro, o almeno così lo hanno descritto tanti saggi; un fuoco che ciascuno di noi, povero o ricco, giovane o anziano, istruito o meno, deve cercare con pazienza, dal mattino fino a notte fonda... e così, ogni giorno. Io spero che tu possa essere felice. Lo sarai se avrai sperimentato sulla tua pelle questa folle esperienza dell'amore, della fraternità, dell'amicizia, del volersi bene... attraverso il compito che sei chiamato a svolgere ogni giorno, attraverso l'opera educativa. Educare, prima di ogni altra cosa, è un atto d'amore perché, per essere un'azione efficace, dev'essere un atto che parte dal cuore... Lo dico a te per ricordarti che senza questa prospettiva nell'animo tutto il tuo "fare" sarà vano e inconsistente. Ogni tuo impegno a favore degli altri va donato così, senza temere la fatica necessaria né le eventuali sconfitte... perché l'amore c'è ed è possibile, ed una volta scoperto dentro di te non verrà mai meno. Darà un senso alla tua vita e a quella degli altri che camminano con te o che incontri sulla tua strada. Come dice la poesia di Claudio, il mondo rischia di morire di mancanza d'amore. Risvegliare l'amore in noi e negli altri è la cosa più importante che possiamo fare per costruire un mondo migliore... mettiti alla prova.

H

edio.costantini@csi-net.it

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