Stadium n. 1-2/2012

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• Le origini del baseball a Roma • Viaggio nello sport italiano • Hanno detto del Csi • Come mosche nella rete

Il magazine di chi ama lo sport pulito

Fondato nel 1906 - N. 1/2 gennaio/febbraio 2012

UN ANNO DI SPORT I CAMPIONATI NAZIONALI 2012

CONDIZIONE GIOVANILE In cerca di ali e di radici FOCUS Il ritorno della bicicletta


PAROLA DI PRESIDENTE

Massimo Achini Presidente nazionale CSI

L’assemblea nazionale delle società sportive: un appuntamento da non perdere

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ualcuno, dati alla mano, le ha definite “la più ramificata e ampia rete di servizi esistente in Italia”. Parliamo delle oltre 85.000 società sportive affiliate a Enti di promozione, Federazioni, Discipline Associate, che offrono a oltre 10 milio-

ni di italiani la possibilità di fare dell’attività sportiva uno strumento primario di tutela della salute, di benessere, di educazione, di integrazione sociale, di esercizio della cittadinanza attiva. Si tratta di una realtà che tanti altri Paesi ci invidiano, ma di cui il sistema Italia raramente mostra di avere coscienza. Basate sul volontariato di centinaia di migliaia di operatori, le società sportive sono da sempre abituate a lavorare in silenzio, chiedendo poco e offrendo molto, supplendo con la passione e il sacrificio a mille difficoltà. Oggi, però, la situazione si sta complicando enormemente. Le società sportive si ritrovano ad essere triturate in un frullatore fatto di normative giuridiche e fiscali sempre più complesse, di responsabilità sempre più grandi per chi le gestisce, di risorse che scarseggiano, di istituzioni spesso distanti e disponibili solo a grandi pacche sulle spalle. Il taglio nei bilanci delle pubbliche amministrazioni, a tutti i livelli, pone ulteriori interrogativi sul futuro prossimo. Che fare, pur tenendo conto con grande senso di responsabilità, del momento critico del Paese? All’interrogativo cercherà di rispondere l’Assemblea nazionale delle società sportive, convocata a Roma il 3 marzo per iniziativa di un gruppo di società di base, idea subito sostenuta da Csi, Uisp, Us Acli e Aics e dal CONI. Che se ne sentisse il bisogno lo dimostrano le adesioni al documento “Voce allo sport” lanciato, anche attraverso le pagine di Facebook, dalle 27 società promotrici, un documento già sottoscritto solo nel CSAI da oltre 2.000 società. La partecipazione all’Assemblea è “libera ed aperta” a tutte le società sportive, quale che sia la loro affiliazione. Varrà la pena esserci a Roma, un appuntamento storico, da non perdere, perché è la prima volta che si mette in campo un’iniziativa popolare come questa. Ma anche chi resterà a casa potrà dare il proprio contributo, sottoscrivendo prima del 3 marzo i 12 punti del documento “Voce allo sport”. Obiettivo di tutto ciò non è protestare, fare gli indignados, ma valorizzare l’impegno e l’operato delle società sportive. Nulla di più, nulla di meno.

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ANGELI & DEMONI

mons. Claudio Paganini Consulente Ecclesiastico Nazionale CSI

Il Signore della Danza Bibbia, poesia ed educazione

E

ra il primo dopoguerra, e con la voglia di costruire una nuova Italia fiorivano ovunque locali da ballo e discoteche. Ed i parroci, tuonando dal pulpito, non lesinavano pubbliche scomuniche: “il ballo è frutto del demonio! Guai a quelle giovani che frequentano simili luoghi di peccato!”. Forse, più che il ballo, a scandalizzare i vecchi parroci era la promiscuità con cui i corpi maschili e femminili si cercavano ignari delle norme etiche di comportamento sociale. Eppure la danza, appartiene al linguaggio biblico, alla narrazione sapienziale, ad una forma di lode del popolo Ebraico a Dio. Gli stessi salmi, pregati ogni giorno dalla Chiesa, si propongono come canti del Re Davide adatti alla danza. Se poi andiamo fino al sesto secolo dopo Cristo l’arte cristiana raffigura sovente la danza della resurrezione. Il Cristo glorificato trascina con se, verso il Padre, il popolo dei redenti in una danza spirituale. Qualche secolo dopo, circa il 1500 d.C., compaiono nelle valli trentine le danze macabre. Famosa quella di Pinzolo. In esse la morte danza con la vita portando i giusti a Dio ed i peccatori alla dannazione eterna. Ora, anche nel recente documento della Chiesa italiana per il prossimo decennio, “Educare alla vita buona del Vangelo”, si fa riferimento alle scuole di danza come luoghi da accompagnare in un percorso di educazione ed evangelizzazione. Non è più tempo di lotta tra angeli e demoni sul valore della danza. È tempo piuttosto di approfondire un linguaggio caro al mondo giovanile. Prima che diventi anch’esso preda egemonica dei mercanti e dei cattivi maestri, qualche riflessione sul valore biblico, etico ed educativo della danza sarà bene farlo.

Il Signore della danza Danzate, ovunque voi siate, dice Dio, perché io sono il Signore della danza: io guiderò la danza di tutti voi. Dovunque voi siate, io guiderò la danza di tutti voi. Io danzavo il primo mattino dell'universo, io danzavo circondato dalla luna, dalle stelle e dal sole, disceso dal cielo danzavo sulla terra e sono venuto al mondo a Betlemme. Io danzavo per lo scriba e il fariseo, ma essi non hanno voluto seguirmi; io danzavo per i peccatori, per Giacomo e per Giovanni, ed essi mi hanno seguito e sono entrati nella danza. Io danzavo il giorno di sabato, io ho guarito il paralitico, la gente diceva che era vergogna. Mi hanno sferzato mi hanno lasciato nudo e mi hanno appeso ben in alto su una croce per morirvi. Io danzavo il Venerdì, quando il cielo divenne tenebre. Oh, è difficile danzare con il demonio sulle spalle! Essi hanno sepolto il mio corpo e hanno creduto che fosse tutto finito, ma io sono la danza e guido sempre il ballo. Essi hanno voluto sopprimermi ma io sono balzato ancora più in alto perché io sono la Vita che non può morire: e io vivrò in voi e voi vivrete in me perché io sono, dice Dio, il Signore della danza. Sidney Carter

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SOMMARIO Il magazine di chi ama lo sport pulito

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CENTRO SPORTIVO ITALIANO

2 PAROLA DI PRESIDENTE L’assemblea nazionale delle società sportive

12 LIBRI Viaggio nello sport italiano

3 ANGELI E DEMONI Il Signore della Danza

13 PAGINE DI STORIA Le origini del baseball a Roma

5 APPROFONDIMENTO Come mosche nella rete 7 FOCUS Il ritorno della bicicletta 10 HANNO DETTO DEL CSI Mons. D. Tettamanzi Mons. M. Crociata

15 DOSSIER In cerca di ali e di radici 17 PERSONAGGI Con la forza dei principi che non tramontano 18 EVENTI Un anno di sport

20 VITACSI Un ponte sul futuro 23 DISCOBOLO AL MERITO Bravo Farina! Un esempio che vale

Mensile del Centro Sportivo Italiano www.csi-net.it

25 FISCO E SPORT L’”effetto Monti” sullo sport dilettantiscico

Direttore responsabile Claudio Paganini claudio.paganini@csi-net.it

27 YOG La Giovane Italia ci dà il 5

Autorizzazione del Tribunale Civile di Roma n. 423 del 15/12/2008

Hanno collaborato a questo numero Massimo Achini, Felice Alborghetti, Andrea De Pascalis, Claudio Paganini Redazione: stampa@csi-net.it Tel. 06 68404592/93 Fax 06 68802940


APPROFONDIMENTO

Dalla ricerca di Telefono Azzurro sull’utilizzo quotidiano di internet

Come mosche nella Rete Cresce tra i ragazzi italiani il numero delle ore trascorse navigando in rete. Di pari passo aumenta tra di essi un uso sconsiderato del Web, che genera dipendenza ed espone a mille rischi.

di Andrea De Pascalis

A

lla metà degli anni Novanta sociologi e pedagogisti dibattevano sulla “cattiva maestra televisione”, baby-sitter elettronica, ladra di tempo, dispensatrice di falsi valori e false verità, le cui “sirene” – ci avvertiva tra gli altri il filosofo Karl Popper – mettevano a rischio i processi di crescita fisici e psichici dei ragazzi. Oggi, dopo 15 anni o giù di lì, forse dovremmo cominciare a rimpiangere il fascino ammaliatore della TV, scavalcato da quello ben più perverso del Web. Web, “rete” ma anche “ragnatela” in inglese. Mai nome è stato più profetico. Nulla rende l’idea del suo rapporto con i minori meglio dei versi di apertura di un’antica poesia Il Ragno e la Mosca di Mary Howitt: «”Vuoi entrare nel mio salotto?” disse il Ragno alla Mosca. “È il più grazioso salottino che esista…Lì ho molte cose curiose da mostrarti…». È così che il ragno Internet invita oggi i bambini ad accomodarsi nella ragnatela, nel Web, promettendo la visione di innumerevoli curiosità. Il ragazzo imprudente che ci si butta a capofitto rischia di fare la fine della mosca, di restarne impigliato ed essere divorato. Il veleno di questo “ragno” moderno risiede sia nella quantità sia nella qualità delle informazioni che mette a disposizione.

Dalla fragilità alla dipendenza Su quali pericolose strade si evolve il rapporto tra i ragazzi italiani ed Internet viene monitorato anno per anno da Telefono Azzurro ed altre organizzazioni. L’utilizzo quotidiano di Internet è elevato: solo il 7% dei ragazzi non naviga mai, il 37,7% lo fa per 2 ore, il 24,4% per 4 ore, il 13,3% anche di più. Ce n’è abbastanza per parlare di “Internet-dipendenza”, con indici che misurano attraverso test fino a che punto questa “droga” si sia impadronita delle menti dei minori. Il collegamento

ad Internet attraverso il cellulare (il 97% dei ragazzi ha il cellulare), in sicuro aumento, renderà ancora più esteso il fenomeno. Anche i social network contribuiranno ad espandere il rapporto dei giovani col Web: oggi ben l’85,6% dei ragazzi dai 12 ai 18 anni utilizza Facebook, e metà di loro si collega a perfetti sconosciuti. La metà dei ragazzi intervistati da Telefono Azzurro (49,9%) dichiara di perdere la cognizione del tempo quando è on line, dimenticandosi di fare altre cose. Ben il 34,3% dei ragazzi usa Internet per non pensare e per sentirsi meglio, segno che vi sono ragazzi per cui Internet non è semplicemente uno strumento per socializzare, informarsi, distrarsi o giocare, ma piuttosto un “luogo virtuale” in cui ci si sente più a proprio agio che nella “vita reale”, o che consente di “sfuggire” dai problemi e dalle difficoltà del quotidiano. Quasi 1 ragazzo su 5 (19,5%) si sente irrequieto, nervoso e triste quando non può accedere alla Rete, e il 17,2%, ha cercato di ridurre l’uso di Internet senza riuscirci. L'abuso di Internet è una vera e propria malattia (IAD, Internet Addiction Disorder), spesso determinata da un senso di vuoto, da un vissuto di solitu5


APPROFONDIMENTO

delle femmine), sia a riceverli (15,5% contro il 7,1% delle femmine). Analogamente, il 10,5% dei maschi ha effettuato telefonate a linee telefoniche per adulti, contro il 6,4% delle femmine.

dine e dalla difficoltà di investire la realtà off line. Sono nati e si stanno moltiplicando i centri medici che si occupano di curare l’IAD. Il cybersex Assuefazione, dipendenza, ma c’è ben altro. Gli orientamenti di valore espressi da chi naviga molto in rete sono grande motivo di allarme. Ecco tre rapidi esempi: un adolescente su 10 ritiene accettabile spogliarsi in rete; diffondere informazioni false è lecito per un terzo degli intervistati; in misura variabile si ritiene lecito scaricare musica e film senza pagare, pur sapendo che così si viola la legge. Già sappiamo che l’uso incauto di Internet aumenta per il minore il rischio di restare vittima di pedofilia o di subire stalking. La novità riguarda la nuova pratica del sexting, ovvero l’invio di immagini e video a sfondo sessuale ad amici, fidanzati, adulti, persone conosciute e non. Ben il 6,7% degli adolescenti ha inviato sms o mms a sfondo sessuale ed il 10,2% li ha ricevuti. In alcuni casi l’invio e la pubblicazione online sono strumento per atti di bullismo, legati alla volontà di ferire il protagonista delle immagini stesse. 6

In molti casi, inoltre, i ragazzi non sono consapevoli di scambiare materiale pedopornografico, che può arrivare nelle mani di soggetti malintenzionati. L’8% dei ragazzi ha usato il cellulare anche per fare chiamate a linee telefoniche per adulti. Il fenomeno del sexting sembra interessare sia maschi sia femmine, seppur con qualche differenza: sono prevalentemente i maschi sia a inviare sms o mms a sfondo sessuale (contro il 3,6%

Educare all’uso critico Cadere nella ragnatela di Internet come la mosca della poesia di Mary Howitt è un rischio reso più forte da due fattori: i ragazzi non sono completamente consapevoli dei pericoli della Rete, e non colgono, in particolare, i rischi legati allo sviluppo di una dipendenza da Internet e alla divulgazione dei dati personali; i genitori sono poco informati sui pericoli del Web e sono scarsamente interessati a ciò che fanno i figli su Internet. Conclude Telefono Azzurro: «L’insieme dei dati, che lasciano piuttosto sconcertati, rende evidente che la consapevolezza dei rischi connessi ad un utilizzo acritico della Rete è un obiettivo da raggiungere non solo con i ragazzi, ma soprattutto con gli adulti che stanno loro accanto». Alla fine, ancora una volta il problema risiede nell’assenza degli adulti nei momenti topici di quelli che sono oggi i luoghi e i processi di formazione dei figli. Per il minore Internet può trasformarsi nel più insidioso dei “cattivi maestri” o in una inesauribile fonte da cui ricavare conoscenza. Come in ogni settore della vita, i ragazzi non vanno né mandati allo sbaraglio né chiusi sotto chiave per proteggerli. Meglio, molto meglio, prenderli per mano e accompagnarli nella progressiva scoperta del mondo.


FOCUS

Un dato che emerge dal rapporto annuale Censis 2011

Il ritorno della bicicletta Negli ultimi dieci anni l’uso della bici come mezzo di trasporto personale si è triplicato. A sostenerlo è il Centro Studi Investimenti Sociali, che ritiene concreto un ulteriore aumento della mobilità ciclistica nei prossimi anni. Al presidente della FCI, Renato Di Rocco, abbiamo chiesto di commentare la previsione.

di Andrea De Pascalis

C

hi dà per spacciata la bicicletta, ferita a morte dal traffico caotico e pericoloso delle automobili e superata in praticità dai motorini, forse dovrà ravvedersi. Un capitolo del Rapporto Censis 2011, dedicato alla mobilità degli italiani, rivela un quadro insospettabile. Se è vero che nel nostro Paese la bicicletta copre non più del 4% della complessiva domanda di mobilità, è altrettanto certo che nell’ultimo decennio si è registrato un aumento molto significativo del numero di persone che raggiungono la loro destinazione abituale in sella ad una bicicletta almeno 3 o 4 volte la settimana. La rinnovata popolarità della bici come mezzo di trasporto è testimoniata da alcune semplici cifre: nel 2002 la usava di frequente il 6,8% della popolazione, nel 2007 il 13,5%, oggi il 18,7%. In dieci anni, dunque, la vecchia due ruote avrebbe triplicato il suo appeal. Si tratta, fa notare il Censis, di percentuali ancora molto basse se confrontate con quelle del Nord Europa, dove la media si aggira intorno al 30%, tuttavia due considerazioni suggeriscono un cauto ottimismo circa un’ulteriore espansione: • in alcune aree del Paese, soprattutto nel Nord-Est, l’uso della bicicletta è paragonabile, per intensità, alle aree

del Nord Europa; • alcuni indicatori rendono evidente che, al di là degli utenti reali, esistono quote significative di utenti potenziali. Basti pensare al fatto che circa 10,5 milioni di italiani dichiarano di usare occasionalmente la bicicletta e che la quota di ciclisti… saltuari sul totale della popolazione è passata in 5 anni dal 16,9% al 23,5%. Così alla fine si scopre che il traffico cittadino, dopo avere segnato il declino della bici in nome della velocità di spostamento, ora è divenuto il motivo trainante per una rinnovata popolarità. E si tratta di un rovesciamento di prospettiva che sembra destinato a crescere. «Un ulteriore significativo aumento della mobilità ciclistica nei prossimi anni prevede l’Istituto di ricerca romano sembra dunque una possibilità concreta anche se, in particolare nelle grandi città del Centro-Sud, c’è ancora tanta titubanza nel promuovere questo tipo di modalità di trasporto». Si realizza qualche chilometro in più di pista ciclabile, qualche debole tentativo di bike-sharing, ma le amministrazioni locali continuano a pensare alla mobilità ciclabile come ad una politica settoriale, isolata sia da quanto avviene nel

contesto fenomenologico urbano, sia dalle misure adottate in altri ambiti dell’azione pubblica. «Di impatto ben maggiore – conclude il Censis - sarebbero operazioni come la ridestinazione di parti della viabilità oggi dedicate esclusivamente al traffico motorizzato, la realizzazione di “dorsali ciclabili” di attraversamento delle città raggiungibili facilmente attraverso percorsi di adduzione dai quartieri, la realizzazione di ciclostazioni in prossimità delle aree ferroviarie centrali finalizzate a promuovere una intermodalità che non necessita del trasporto di biciclette a bordo dei mezzi pubblici». 7


FOCUS

Tre domande a... Renato Di Rocco, presidente FCI Il forte ritorno di popolarità della bicicletta nell’uso quotidiano, così come segnalato dal Censis, non sembra tradursi in un altrettanto vertiginoso aumento dei praticanti agonisti. Come interpreta il dato? Sarebbe bello che il trend di crescita esponenziale della pratica ciclistica ai fini della mobilità, di svago e salutari si traducesse automaticamente in quello dei nostri tesserati. Ma questo non succede in nessuna disciplina sportiva per ragioni facilmente intuibili. Senza entrare nel dettaglio, l’attività agonistica è una scelta d’impegno e di sacrificio che crea di per sé una selezione tra i praticanti. Nondimeno, dal 2005 registriamo una netta inversione di tendenza rispetto all’emorragia di tesserati che sembrava inarrestabile nel decennio precedente. Siamo passati dai 57 mila agonisti di tutte le specialità e categorie agli attuali 68 mila, con percentuali di aumento nel settore giovanissimi, amatoriale e femminile superiori al 20%. Il passaggio più delicato è quello dalla categoria under agli élite. Per questo portiamo avanti un progetto di assistenza e valorizzazione dei giovani talenti che sta dando ottimi frutti in termini quantitativi e qualitativi. Nell’ultimo anno le manifestazioni organizzate sono salite da 4.428 a 4.903. Voglio sottolineare che la Federazione, insieme agli Enti, ha dato una spinta importante alla “riscoperta” della bicicletta “come stile di vita”. Partecipiamo attivamente, con proposte e studi aggiornati, alle iniziative per diffondere nel nostro paese piste e itinerari ciclabili e favorire l’uso della bicicletta ad ogni livello, come avviene nelle nazioni più avanzate. Sono convinto che faremo un grande passo avanti nel proselitismo con le nuove norme volte a favorire la polivalenza dell’attività giovanile. Non solo strada, ma anche pista e fuoristrada (ciclocross, mountain bike, bmx) per 8

ampliare il ventaglio delle offerte sul territorio. La Gazzetta dello Sport ha pubblicato di recente un’interessante analisi del movimento ciclistico mondiale, dalla quale risulta che l’Italia è al primo posto per numero di professionisti, con molti giovani di sicuro avvenire. Ma siamo trainanti anche nel settore femminile. Ciò significa che abbiamo saputo stimolare e intercettare la domanda di pratica agonistica garantendo il ricambio anche al livello di vertice. Il Censis fornisce alcuni suggerimenti per incrementare ancora la riscoperta della bici. Cosa ne pensa? Cosa cambierebbe o aggiungerebbe? Sono perfettamente d’accordo sulle soluzioni proposte, che riguardano una diversa organizzazione della mobilità e delle attività ricreative e sportive all’aperto sul territorio urbano ed extraurbano. Il degrado ambientale è una delle emergenze più avvertite nel nostro Paese. Molte regioni e molti enti locali hanno capito che la bicicletta è una grande alleata per attuare politiche virtuose volte all’educazione dei giovani, alla promozione e alla valorizzazione del territorio, alla difesa della salute e dell’ambiente. Occorre evitare interventi settoriali e slegati. Per questo è necessario un coordinamento nazionale tra tutte le componenti istituzionali, sportive e culturali interessate e noi ci siamo mossi in questo senso con il “Progetto Tandem” e i rapporti di collaborazione con i Ministeri competenti, le Istituzioni locali, la Scuola e gli Enti di Promozione. La Federazione ha firmato da poco un’intesa con il CSI per la promozione del ciclismo giovanile, in particolare presso le parrocchie. Più in genere, cosa dovrebbe fare una

società sportiva CSI per rilanciare il ciclismo nel territorio di riferimento? Il patto d’intesa firmato con il CSI rientra nel quadro sopra descritto. È un modello di collaborazione su obiettivi condivisi che va riempito di contenuti con la partecipazione delle Società presenti sul territorio. Gli obiettivi fissati nel documento sono la risposta alla sua domanda. In sintesi: sarà costituito un Comitato paritetico che dovrà progettare, elaborare, iniziative finalizzate alla valorizzazione e alla promozione dei valori educativi dello sport giovanile. Sarà realizzata congiuntamente una Campagna Nazionale “In bicicletta”, che prevede tra l’altro l’organizzazione di manifestazioni non competitive su circuiti prevalentemente stradali protetti, in cui saranno coinvolti bambini, ragazzi e giovani degli oratori cittadini. Sarà favorita la partecipazione di atleti tesserati del settore giovanile C.S.I. e F.C.I. ad un programma di manifestazioni sportive promozionali - relativo al circuito degli oratori e delle parrocchie - secondo un calendario e nel rispetto di norme tecniche concordate dai due Enti. Per tale ragione saranno consentiti la doppia affiliazione delle società sportive ed il doppio tesseramento degli atleti del settore giovanile. Sarà data efficacia reciproca ai provvedimenti disciplinari adottati dai rispettivi Organi di Giustizia nei confronti dei rispettivi tesserati. E, ancora, promuoveremo con il CSI progetti per la formazione di animatori culturali sportivi capaci di evidenziare le potenzialità educative, relazionali e salutari del ciclismo soprattutto giovanile e praticato dalle famiglie. A sostegno di questi progetti cercheremo di intercettare finanziamenti da parte di enti e istituzioni, pubblici e privati che condividano lo spirito e le finalità del protocollo, Queste e altre iniziative congiunte consentiranno alle società del CSI di investire con profitto il patrimonio di esperienze e di valori che appartengono alla storia e alla tradizione del loro Ente di riferimento.



HANNO DETTO DEL CSI

Mons. Dionigi Tettamanzi Nell’indirizzo di saluto offerto al Meeting di Assisi 2011

SULLA SOCIETÀ SPORTIVA

U

na società sportiva non è solo un luogo dove si fa sport. È molto, molto di più. È un grande laboratorio di incontri e di esperienze, che resta vivo e propositivo per tutto l'anno. Le società sportive, di ogni tipo, sono agenzie educative tra le più diffuse sul territorio. Non esiste Comune, quartiere, spazio di periferia, insediamento di persone, Oratorio – salvo rarissimi casi – dove non ci sia un gruppo sportivo. Non solo! So che recentemente il CSI ha fatto nascere società sportive anche in carcere, nelle comunità di recupero e in alcuni ambiti di marginalità, testimoniando così un forte impegno anche in questa direzione. Le aggregazioni sportive sono un tesoro prezioso per l'intera società civile. Un tesoro prezioso che però troppo spesso viene dimenticato o ignorato. Per portare avanti le società sportive che si basano esclusivamente su un generoso volontariato, non bastano la vostra passione educativa – benché sia grande! – e il vostro spirito di sacrificio. Servono anche strutture e risorse economiche che consentano di “dare fiato” al vostro generoso impegno. Lo esige l'amore stesso per la Città e per coloro che la abitano, a servizio dei quali sta anche la dignità dello sport. Parlando agli Amministratori locali in recenti incontri con loro, ho detto, tra l'altro, a proposito della qualità della vita che offriamo ai giovani: «Quale ambiente offriamo ai giovani? Quali opportunità? Quale accompagnamen10

to? [...] Non aiuta i giovani vivere in quartieri-dormitorio, in città-dormitorio, in luoghi senza possibilità di partecipazione alla vita civile. Non li aiuta frequentare scuole dai muri fatiscenti, né avere impianti sportivi costosi e inaccessibili, dove fare dello sport è un lusso, né usufruire di una biblioteca non aggiornata e senza risorse tecnologiche adeguate». Mi sono chiesto spesso perché il Sistema sportivo italiano spende solo una piccolissima percentuale delle sue risorse per sostenere società sportive come le vostre. È perché le Istituzioni spesso finiscono per dimenticarsi di voi. E così, allo sport di base e popo-

lare vengono destinate cifre minime ed irrisorie dei finanziamenti previsti per lo sport, per l'educazione e per le politiche sociali. In questo senso, non rinuncio alla mia precisa responsabilità di Vescovo di chiedere alle Istituzioni di non dimenticarsi di voi e di convincersi del fatto che, per costruire la Città del nostro sogno e della nostra volontà, è importante valorizzare “spazi vitali” come quelli delle società sportive del CSI e degli altri Enti di promozione sportiva di ispirazione cristiana. Ma, nella logica della reciprocità, anche voi avete delle responsabilità nei confronti della società civile.


HANNO DETTO DEL CSI

Mons. Mariano Crociata

Nell’Omelia al convegno nazionale 2011dei consulenti ecclesiastici

EDUCARE MENTE

E

CUORE

L’

attività sportiva ci insegna innanzitutto la necessità dell’allenamento, e quindi della disciplina e del rigore con cui lavorare su di sé per raggiungere risultati significativi. C’è un servizio da compiere, nella vita come nello sport, che consiste nel lavorio sul proprio fisico come luogo concreto di realizzazione di un progetto. Nella fisicità del nostro fare, sia esso allenamento sia esso attività di qualsiasi genere, entrano in gioco i nostri pensieri, le nostre aspirazioni, i nostri progetti, in altre parole il nostro spirito. Lo sport si presenta come un modello di formazione dell’uomo completo. Ma lo sport è parabola della vita anche in un’ottica di gratuità; è il simbolo di ciò che nella vita ha valore per se stesso, non in vista di un guadagno o di uno scopo estraneo di qualsiasi genere. Raggiungere un traguardo, superare una sfida, vincere una partita ha già in se stesso il proprio senso, il risultato e il motivo di soddisfazione. Nella vita ciò che conta ultimamente va al di là del calcolabile e dell’utile. E lo stesso risultato, nell’attività sportiva, non è, nemmeno esso, il semplice prodotto di una preparazione, ma l’effetto di una serie di fattori tra i quali lo stesso necessario allenamento è soltanto uno dei tanti, che consistono nel loro imponderabile concorrere verso un risultato felice che è sempre sorprendente, come una grazia. In tale concorrere di fattori, l’elemento forse più importante è la rete di relazioni entro cui si conduce il cammino dell’esistenza. Nelle relazioni –

di considerazione, di stima, di affetto, di amore – che ci fanno vivere, si intrecciano disciplina e gratuità, poiché bisogna imparare le relazioni, e cioè il rispetto, l’accoglienza, la dedizione di aiuto e di servizio, ma bisogna anche scoprire che ogni persona è un miracolo, una sorpresa con cui Dio dà senso e pienezza alla nostra esistenza. Allora il vostro compito di consulenti ecclesiastici, o più semplicemente di sacerdoti impegnati tra gli sportivi, ha fondamentalmente un carattere educativo, con la parola e con l’esempio, e inseparabilmente con l’annuncio e con il sacramento. Insegnare e testi-

moniare la necessità della disciplina e dell’allenamento per mirare alle cose che contano nella vita e che, in definitiva, riguardano la propria persona, se stessi e il proprio miglioramento e perfezionamento; e, poi, la gratuità come scoperta di ciò che non si può semplicemente conquistare, ma solo riconoscere, ricevere e accogliere. In questo modo educhiamo gli altri e noi stessi ad una apertura della mente e del cuore verso un oltre, senza timore della fine terrena, capaci di accettare le prove fino a quella decisiva, ma certi di una comunione di grazia e di un amore che promettono una vita in pienezza e senza fine. 11


LIBRI

Viaggio nello sport italiano Un libro a firma di Michele Uva e Marco Vitali esplora il panorama complessivo del nostro sistema sportivo tra luci ed ombre, focalizzandone i punti critici su cui lavorare.

di Danilo Vico

L

o sport italiano è in questo momento un puzzle dalle molte tessere, che è difficile riportare al quadro di insieme: sport di vertice e sport di base; sport di prestazione e sport per tutti; sport delle Federazioni e sport degli Enti di promozione; sport dei club milionari e sport degli oratori e delle società di quartiere; sport finalizzato alla salute, o al fitness, o all’educazione, al tempo libero, alla socializzazione… tanti volti e tante specificità che rispecchiano un mondo che evolve in molteplici direzioni. In questo arcipelago si avventura “Viaggio nello sport italiano” (Edizioni Studio Domenicano, Bologna), libro scritto da Michele Uva e Marco Vitale. Un viaggio complesso, minuzioso e fortunatamente non soltanto descrittivo. Si guardi la premessa, la prima parte, dedicata ai “Fondamenti storici e morali dello sport”, che nel confronto tra le Olimpiadi antiche e quelle decoubertiniane cerca di inquadrare il senso che oggi rivestono l’agonismo, l’etica, il rapporto con la politica e con la spiritualità. Descrittiva è invece la 12

Un viaggio complesso, minuzioso e fortunatamente non soltanto descrittivo. seconda parte sull’organizzazione e le discipline dello sport in Italia in riferimento al mondo del CONI e delle Federazioni. Lo sguardo torna ad

allargarsi poi con un disamina articolata dei diversi fattori che concorrono a formare l’organizzazione dello sport italiano. Proprio in questa parte viene trattata la specificità degli Enti di promozione, con una particolare attenzione al Centro Sportivo Italiano. Il compito di illustrarne storia e mission è affidato ad un intervento firmato dal presidente nazionale CSI, Massimo Achini. Di sintesi critica, si potrebbe dire, l’ultima parte su “Sviluppi, strategie, emozioni”, che focalizza luci ed ombre emerse durante il “viaggio”, esplorando i punti critici sui quali il sistema deve accelerare il suo sviluppo, da un migliore management a tutti i livelli alla necessità di una legge-quadro sullo sport dilettantistico. Dopo tanti libri agiografici sullo sport italiano, dedicati ad esaltare trofei, medaglie, campioni, eventi epici di ogni epoca, il libro di Uva e Vitali inaugura finalmente una via diversa, più analitica e critica. C’è da sperare che altri seguano l’esempio, costruendo un modo diverso di fare editoria sportiva.


PAGINEDI STORIA

Nel 1889 a Piazza di Siena

Le origini del baseball a Roma: un affare da seminaristi Lo rivela lo storico della Federbaseball e membro della Società Italiana di Storia dello Sport.

di Roberto Buganè

N

el 1888, al termine del campionato professionistico americano di baseball, Albert Goodville Spalding, proprietario della squadra professionistica di Chicago e titolare fondatore della omonima società produttrice e distributrice di materiale per il gioco e di abbigliamento sportivo, decise di portare il gioco del baseball in giro per il mondo. Compose un secondo team con giocatori professionisti provenienti da squadre di altre città e selezionò un certo numero di accompagnatori, fra i quali il giornalista Harry Clay Palmer. Giocando partite dimostrative in diverse città americane, al fine di finanziare il viaggio, attraversò gli States per portarsi in California lasciando il suolo americano da S.Francisco il 18 novembre del 1888 e dando inizio a quella che venne considerata la più grande impresa sportiva dell’epoca. Spalding si proponeva infatti di toccare tutti e cinque i continenti tanto che quel viaggio venne chiamato "The Tour Around The World". La prima meta raggiunta furono le Haway alle quali seguì l’Australia. Lasciato il continente australe la comitiva si diresse verso l’Asia. Era intenzione

di Spalding di giungere in India per giocarvi partite ma le condizioni sanitarie del paese lo convinsero a cambiare programma. Sbarcarono invece a Ceylon ove si esibirono in una partita. Lasciata l’Asia il gruppo si spostò in Egitto dove giocarono la loro partita egiziana all’ombra delle Piramidi. Mancava l’Europa. Il 15 febbraio 1889 lasciarono l’Egitto e presero terra in Europa a Brindisi ove

pernottarono. Il 16 in treno si trasferirono a Napoli che suscitò in loro stupore per le sue bellezze. Da turisti assistettero ad un’opera lirica al S.Carlo e non mancarono di salire sul Vesuvio e di visitare Pompei. Ovviamente anche a Napoli, il 19 febbraio, giocarono una partita che però non potè terminare a causa dell’invasione di campo degli entusiasti spettatori. Si trattò certamente della prima partita giocata da gioca13


PAGINE DI STORIA

tori professionisti sul suolo continentale europeo. Da Napoli si trasferirono a Roma. La capitale italiana seppe conquistare la loro ammirazione. Racconta il giornalista al seguito: “Ho visto a passeggio in questa strada di traffico (Via del Corso n.d.a.) così tanta vita, tanta gente, tanti magnifici equipaggi, tanta ricchezza, nobiltà e moda, che nemmeno i Campi Elisi a Parigi reggono al paragone”. Visitarono tutti i luoghi di interesse turistico. Dice ancora Palmer: “Per chi ha letto qualcosa della storia del grande impero, una passeggiata in carrozza attraverso i luoghi dell’antica Roma è un’esperienza indescrivibile. Tutto intorno si scorgono infatti i segni della pompa, della gloria della città scomparsa”. Spalding ricevette l’invito a visitare il Collegio Americano di Roma e con piacere vi si recò accompagnato da tutti i compagni di viaggio portando il saluto della madrepatria americana. Furono accolti da Mr. O’Connel, direttore del Collegio. Da subito si creò uno spirito di cameratismo fra i giocatori ed i seminaristi anche perché si incontrarono alcu14

ni vecchi compagni di studi. La curiosità era reciproca, mille furono le domande scambiate. Racconta Harry Palmer “Tutti questi giovani erano appassionati di baseball, ed ovviamente furono presenti in gruppo alla nostra partita il giorno seguente. 'Noi siamo appassionati di baseball, e stiamo studiando per divenire preti' - mi disse un giovane dall’aspetto atletico - 'e, come dico al Dr. O’Connell, noi saremo buoni preti se la cosa peggiore che faremo sarà quella di conservare amore ed ammirazione per il buon ‘vecchio gioco’. Giochiamo? Certamente, d’estate ogni sabato usciamo e giochiamo partite accanite. Abbiamo una buona squadra? Si, abbastanza. Ci sono anche altre squadre, ma giochiamo la metà delle partite che vorremmo”. Questa precisa testimonianza ci dice quindi che a Roma all’arrivo di Spalding già si giocava il baseball e quindi la partita giocata dagli uomini del magnate americano fu la prima giocata da professionisti, ma in assoluto gli amatori del Collegio Americano li avevano preceduti. Non è chiaro quando quei seminaristi avesse-

ro iniziato a giocare sul campo del Collegio. La Gazzetta Livornese del 24 gennaio 1884, ci informa che a Livorno si sarebbero giocate partite fra i marinai di una corvetta e una di una fregata della U.S.Navy. Purtroppo non è dato sapere se i seminaristi avessero giocato al Collegio prima di quella data e quindi non è possibile stabilire con certezza chi furono i primi a giocare il baseball sul suolo italiano. Certo è che furono i primi a giocare il baseball a Roma. La storica partita di Spalding si giocò il 23 febbraio 1889 a Piazza di Siena, alla presenza, pur breve, del Re e della Regina d’Italia. Dopo Roma si giocò a Firenze alle Cascine. La comitiva si trasferì poi in Francia e quindi in Inghilterra da cui partì per il rientro in patria dove giunse il 6 aprile 1889. Erano trascorsi quasi 6 mesi dalla partenza. Nelle pagine del Museo virtuale della Federazione Italiana Baseball Softball è possibile leggere la traduzione integrale del capitolo del libro scritto sul viaggio da Harry Clay Palmer dedicato alla presenza delle due squadre sul suolo italiano.


DOSSIER

Condizione giovanile

In cerca di ali e di radici Nella persistente mancanza di interventi concreti e di qualità, si allarga l’area del disincanto giovanile, che priva il Paese di preziose risorse progettuali e operative, negando ai ragazzi e adolescenti altro che non sia lo sballo e la trasgressione. È quanto emerge dalle più recenti ricerche degli istituti specializzati, che offrono alcune ricette per cambiare le cose. Vediamo quali.

di Andrea De Pascalis

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na fortunata raccolta di saggi pubblicata nel 2007 definiva “figli del disincanto” i ragazzi nati subito dopo il 1980 e cresciuti nel clima del crollo delle ideologie successivo all’abbattimento del muro di Berlino. Il disincanto si riferiva alla politica e si traduceva in deficit di fiducia nelle istituzioni, di senso di appartenenza, di partecipazione politica, di speranza di cambiamento. Cinque anni dopo il concetto di disincanto è ancora all’ordine del giorno, recuperato dal Censis nel Rapporto Italia 2011, presentato a dicembre, dove il termine però fa riferimento non solo ai giovani dei primi anni ‘80, oggi sulla trentina, e non solo alla sfera del rapporto tra cittadini e politica. Preda del disincanto sono oggi per il Censis tanto le donne italiane, che in Europa sono quelle che fanno meno figli e in età più tarda, o le coppie che aspettano un’età sempre più avanzata per fondare una famiglia, quanto i ragazzi nati nel contesto dell’Europa senza muri e con la moneta unica. Nell’allargarsi della sfera del disincanto giocano un ruolo centrale la contrazione del mercato del lavoro e le modalità con cui la crisi si è riversata sui più giovani. È probabile - ma si tratta di una probabilità che appare più simile ad una certezza - che la società italiana, conti-

nuando ad ignorare la criticità della condizione giovanile, abbandonando i ragazzi e i giovani a se stessi, si stia privando di energie che potrebbero offrire un contributo sostanziale per una crescita progettuale e di fiducia, oltre che economica. Trasformare il disincanto in speranza è dunque un compito primario, urgente quanto fare tornare in crescita il PIL o ridurre il debito dello Stato. E se trovare le soluzioni per gli aspetti economici del problema spetta alle istituzioni, cancellare il disincanto dell’anima, incoraggiare i ragazzi e i giovani ad essere attivi, a rendersi protagonisti della loro riscossa, è un problema che interpella l’intera società. Non perdiamo altro tempo Si è perso già molto tempo: «Nelle nostra società non si fa che parlare di bambini e adolescenti, dei loro diritti, della necessità di promuovere la loro partecipazione attiva alle scelte che li riguardano, anche di tipo politico e amministrativo. Tuttavia nessuna azione o iniziativa concreta e di qualità sembra seguire al dibattito, che si è fatto ormai sterile e ripetitivo...». Mettere sotto accusa la famiglia è come sparare sulla Croce Rossa: «è sotto gli occhi di tutti come gli stessi adulti siano affannati, disorientati, in crisi – non solo

nel proprio ruolo genitoriale – di fronte ad un contesto sociale che con i suoi mutamenti li costringe a riformulare aspettative, a riadattare stili di vita, a ricostruire il proprio avvenire in termini personali e professionali». Parola di Eurispes. Si torna così al concetto di educazione alla vita come responsabilità collettiva, di rete educativa - con istituzioni ed enti locali ma anche comunità, scuole e famiglie - come rimedio più adeguato. Le famiglie non possono occuparsi dei figli se non adeguatamente sostenute da politiche che realmente favoriscano il progetto genitoriale, dalla scuola, e 15


DOSSIER

dalle altre istituzioni educative. La parola d’ordine è, o dovrebbe essere: promuovere le competenze genitoriali, sostenere la genitorialità. Fare bene e fare presto. La trasgressione adolescenziale - che sin qui ha caratterizzato ogni generazione come sfida al mondo degli adulti, modo di mettersi alla prova - si traduce oggi, in «comportamenti che mettono a rischio lo sviluppo fisico e mentale, se non la stessa vita. Alcol, fumo, sostanze stupefacenti, vandalismo, sesso non protetto: sembrano essere queste le variabili che caratterizzano l’esistenza degli adolescenti, alla ricerca di uno “sballo”, nel tentativo di affermarsi in una società contemporanea che richiede continuamente visibilità e fama». Essere educatori oggi Parlare di giovani viziati, irresponsabili, che pensano solo allo sballo con i soldi di mamma e papà, di “bamboccioni”, è un modo facile di costruirsi un alibi, di 16

sfuggire alle proprie responsabilità di adulto. «Se - spiega l’Eurispes - è ormai diventata una chimera la possibilità di costruirsi un futuro che preveda un lavoro stabile ed una famiglia, all’adolescente non resta che rifugiarsi nella cultura del divertimento, la cui parola d’ordine è “consumo”: si consumano le droghe, l’alcol, i rapporti sessuali, il tutto spesso con scarsa moderazione, poca consapevolezza ed una velocità che lascia poco spazio alla riflessione. Il divertimento come momento d’evasione e di svago momentaneo finisce per trasformarsi nella conditio sine qua non di un’età adolescenziale che spesso protrae i propri limiti temporali fino ai 25-30 anni. Parallelamente, queste esperienze eccentriche e trasgressive ad ogni costo, anziché permettere la creazione di un Sé unico ed originale, riflettono una condizione di omologazione a costumi e abitudini rassicuranti per i giovani, che sentono di appartenere ad un gruppo ben identificabile (le

nuove tendenze degli “emo” o delle “lolita rococò” ne sono solo un esempio), bisognosi di essere in e cool». Un proverbio arabo afferma: «Benedetto colui che riesce a dare ai propri figli ali e radici». Ai giovani bisogna dare valori da cui partire e strumenti per volare alto, per andare oltre: una cosa ha bisogno dell’altra. Se al termine “genitori” sostituiamo quello di “educatori”, accettando l’idea di una responsabilità condivisa, vale la via indicata da Eurispes e Telefono Azzurro: «Essere educatori oggi significa restare al passo con i tempi senza perdere di vista valori e punti di riferimento, destreggiandosi all’interno di una società frenetica in cui è facile perdere l’equilibrio. Insegnare a sognare, a perseguire gli obiettivi, affrontare le difficoltà a testa alta, mettersi in gioco, superare ansie, paure e ostacoli, avere fiducia in se stessi, non perdendo però mai d’occhio la realtà». È una ricetta complessa, difficile, ma è la migliore possibile.


PERSONAGGI

La testimonianza di vita di Oscar Luigi Scalfaro

“Con la forza dei principi che non tramontano” Con la scomparsa di Oscar Luigi Scalfaro è venuto meno, oltre che un esponente di spicco del movimento cattolico e una grande figura istituzionale, un vecchio e prezioso amico del CSI. I discorsi e i messaggi da lui indirizzati in più occasioni all’associazione costituiscono ancora oggi un lascito illuminante. di Andrea De Pascalis

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el giugno del 1962 l’on. Scalfaro, allora Sottosegretario al Ministero dell’Interno, intervenne al VII Congresso nazionale CSI, proponendo una lunga e anticipatrice relazione sul tema “Sport e Stato democratico”, il cui punto saliente riguardava il diritto allo sport di tutti i cittadini e le responsabilità che ne derivavano allo Stato. Per capire la straordinarietà di quell’intervento, basti pensare che ancora oggi l’argomento non trova una piena accettazione. Il diritto allo sport per Scalfaro si incardinava nella Costituzione, lì dove essa riconosce e tutela la famiglia, nonché il diritto al lavoro e le condizioni che rendono effettivo tale diritto. Il diritto allo sport è però diritto ad una particolare forma di sport. «Se lo sport è visto e considerato come un qualsiasi divertimento, un qualsiasi svago – qualsiasi nel senso che sia sostituibile, se manca, da un altro svago e da un altro divertimento – non mi sentirei capace di concludere in questo senso, in modo rigidamente positivo. Ma se lo sport, come mi pare, si deve ritenere come integrante dell’educazione dell’uomo – a maggior ragione del giovane – se viene considerato come integrante per la salute, nella sua accezione più completa, umana, salute fisica, psichica, spirituale, non vi è dub-

bio che sì, a mio avviso, vi è un diritto a svolgere attività sportiva». Un diritto, aggiunse Scalfaro, legato all’art. 36 della Costituzione, il quale parla esplicitamente del diritto al riposo. Ne derivavano conseguenze di tipo politico. L’allora Sottosegretario criticava il modo in cui lo Stato guardava soltanto alle manifestazione sportive, viste come attività turistiche e quindi fonte di redditi. Una visione, aggiunse, dalla quale derivava il maggiore interessamento dello Stato per lo sport “fatto da pochi e osservato da molti”. Lo Stato – queste le sue conclusioni – doveva invece concentrarsi su un concetto di sport finalizzato al suo ruolo educativo, sociale: promuovendo la consapevolezza dell’utilità dello sport; supportando la Scuola e le organizzazioni che tale sport proponevano; colmando l’eventuale vuoto dell’iniziativa privata; evitando di fare dello sport uno strumento di bassa politica o un mezzo per ottenere consenso, intervenendo per fornire attrezzature e impianti. Non a caso Stadium, nel proporre il testo dell’intervento, parlava nella titolazione di fondante riconoscimento dello sport per tutti. Per comprendere meglio la portata dell’intervento va ricordato che il primo appello per il riconoscimento e la promozione dello sport per tutti arrivò dal Consiglio d’Europa solo 8

anni dopo, nel 1970. Nel 1995 Oscar Luigi Scalfaro, allora presidente della Repubblica, ricevette il CSI in Quirinale in occasione del 50° di fondazione. Soffermandosi ancora sull’importanza di uno sport che coinvolgesse l’individuo nella sua interezza, si congedò con un messaggio tuttora valido: «Ritornando alle vostre case, portate avanti questa grande lezione: lo sport è un fatto dell’uomo che serve all’uomo; ma lo sport visto da chi ha il dono della fede è anche una strada per elevare se stessi e gli altri. Perciò alzate gli occhi verso il cielo. «Vi ringrazio del lavoro svolto e vi auguro che la vostra testimonianza, specialmente tra i giovani, sia una testimonianza di vita, di capacità di credere che la forza viene dai principi che non tramontano. Questa è la forza che vi auguro di avere, in ogni giorno della vostra vita». 17


EVENTI

Diecimila finalisti attesi nella lunga stagione dei Gran Premi e delle Finali dei Campionati Nazionali 2012

Un anno di SPORT di Felice Alborghetti


GRAN PREMI NAZIONALI Da marzo ad ottobre titoli del Csi in palio in sedici specialità. Si parte con lo sci sulla neve cara a Tomba. Corsa Campestre a Pisa con lo Staffettone delle Regioni che si disputerà sul Lungarno.

14° GRAN PREMIO NAZIONALE DI SCI “Diavolina Cup” Sestola (MO) - 8/11 marzo 2012 15° GRAN PREMIO NAZIONALE DI CORSA CAMPESTRE Pisa - 30 marzo/1 aprile 2012 12° GRAN PREMIO NAZIONALE DI TENNISTAVOLO Messina - 19/22 aprile 2012 10° GRAN PREMIO NAZIONALE DI JUDO Bergamo – 27/29 aprile 2012 10° GRAN PREMIO NAZIONALE DI KARATE Bergamo - 30 aprile/1 maggio 2012

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on il calendario dei Gran Premi e delle Finali dei Campionati Nazionali 2012, date, luoghi e numeri. Si comincerà come sempre dal cancelletto del Gran Premio di Sci, l’8-11 marzo a Sestola (Mo), sulle nevi care al grande Alberto Tomba. In Toscana poi arriverà il clou della corsa campestre, con migliaia di atleti a Pisa, dove il tradizionale Staffettone delle Regioni, si correrà sul Lungarno. Gli altri Gran Premi degli sport individuali seguiranno a ritmo ravvicinato dopo la Pasqua, colorandosi d’azzurro con sullo sfondo i tavoli del tennistavolo, e la piscina del nuoto), fino alla fine di maggio (Gran Premi di ginnastica ritmica e artistica), per poi lasciare il posto, dalla metà di giugno ai primi di luglio, ai numerosi scudetti messi in palio nelle finali dei Campionati degli sport di squadra. I Gran Premi riprenderanno a settembre (atletica leggera e ciclismo) per chiudere ad ottobre con la novità del 1° Gran Premio nazionale di corsa su strada, dove luogo e data sono ancora da definire. Questo il calendario completo

10° GRAN PREMIO NAZIONALE DI NUOTO Lignano Sabbiadoro (UD) - 16/20 maggio 2012 7° GRAN PREMIO NAZIONALE DI GINNASTICA RITMICA Lignano Sabbiadoro (UD) - 31 maggio /3 giugno 2012 10° GRAN PREMIO NAZIONALE DI GINNASTICA ARTISTICA Lignano Sabbiadoro (UD) - 31 maggio /3 giugno 2012 16° GRAN PREMIO NAZIONALE DI ATLETICA LEGGERA 6/9 settembre 2012 1° GRAN PREMIO NAZIONALE DI CICLISMO (Mtb – Strada – Crono – Cicloturismo) 21/23 settembre 2012 1° GRAN PREMIO NAZIONALE DI CORSA SU STRADA Ottobre 2012

CAMPIONATI NAZIONALI SPORT DI SQUADRA FINALI CAMPIONATI NAZIONALI UNDER 10/12/14 Lignano Sabbiadoro (UD) - 13/17 giugno 2012 FINALI CAMPIONATI NAZIONALI SPORT DI SQUADRA Allievi-Juniores • Calcio a 11, Pallavolo Lignano Sabbiadoro (UD) - 23/27 giugno 2012 • Calcio a 5, Calcio a 7, Pallacanestro Lignano Sabbiadoro (UD) - 27 giugno /1 luglio 2012 FINALI CAMPIONATI NAZIONALI SPORT DI SQUADRA Top Junior – Open Salsomaggiore Terme (PR) - 4/8 luglio 2012

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RIMINI - RIMINI Conclusa domenica 29 gennaio l’appuntamento del Csi a Rimini, dedicata agli Stati Generali dell’Attività Sportiva e alla Convention nazionale della Formazione.

Un ponte sul futuro di Danilo Vico La convention romagnola è stata una delle più grandi occasioni di “ascolto” della base associativa nella storia del Csi, con 183 interventi orali nelle dieci sessioni di lavoro, per 60 ore complessive di audizioni.

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n ponte sul futuro, in attesa dei volti che quel futuro interpreteranno alla guida dell’Associazione. La tre giorni di Rimini del Csi, dedicata agli Stati generali dell’attività sportiva e alla Convention nazionale della Formazione e che si è conclusa domenica, in estrema sintesi si può interpretare così. In attesa dell’assemblea di giugno a Salsomaggiore, dove verranno eletti presidente e consiglio nazionale per il quadriennio 2012-2016, il Centro Sportivo Italiano si è guardato dentro per scoprire che cosa può essere ritoccato e aggiornato per essere sempre all’altezza di quel ruolo di avanguardia dello sport italiano che sotto tanti aspetti è già consolidata realtà. L’obiettivo lo ha spiegato, nel suo intervento, il presidente nazionale, Massimo Achini. “Non abbiamo bisogno di cambiare per correggere qualcosa che non funziona – ha

detto – Il Csi gode di buona salute. Ma ci mettiamo in gioco per crescere ancora, anche perché sono convinto che l’Associazione, pur molto efficiente, esprima appena il 60 per cento delle sue potenzialità e quindi siano notevoli i margini di crescita”. E, guardando ai prossimi otto anni (il 2020, quando la Chiesa completerà il suo decennio dedicato all’educazione), ribadisce, come punto di partenza, un concetto espresso ad Assisi appena un mese e mezzo fa: “Nel 2012 deve scendere in campo il Csi migliore di tutti i tempi”. La prima risposta, che induce all’ottimismo, sta proprio nella riuscita dell’appuntamento riminese: a così poco tempo dall’appuntamento nella città di San Francesco, dove si radunarono circa 500 dirigenti da tutta Italia, ecco che più o meno altrettanti (460) hanno risposto sì a questa nuova chiamata, pronti, come è accaduto, a guar-


RIMINI - RIMINI

darsi dentro (il territorio, i vertici dell’Associazione, l’attività sportiva e formativa) “con il coraggio di cambiare, per essere ancora migliori”. Un programma intensissimo, aperto nel tardo pomeriggio di venerdì e che, per ciò che riguarda gli Stati generali, si è articolato in una serie di sessioni di lavoro (10) che hanno reso quantomai piena la giornata di sabato per arrivare, domenica, dopo la Messa celebrata da monsignor Claudio Paganini nel salone principale del Palacongressi, alle prime conclusioni su come ridisegnare, dalla stagione sportiva 2012-2013 e per gli anni a venire, il nuovo modo del Csi di proporre l’attività sportiva, “per i ragazzi, per i giovani e per l’educazione alla vita”. “C’è sete infinita di educazione – ha aggiunto il presidente nazionale – e l’attività sportiva come principio educativo funziona”. L’obiettivo è quello di “puntare con umiltà all’eccellenza”, “perché il Csi ha le carte in regola per porsi al centro dello sport italiano, diventandone modello”. E ha lanciato uno slogan: “una fatica che sorride”, dove la fatica è quella dell’attività giorno per giorno, ma anche il mettersi costantemente in discussione; la gioia è ciò che ne deriva. Messaggio compreso? Pare proprio di sì, se sono stati 75, in tutta Italia, i Comitati che hanno portato idee per favorire questo rinnovamento, raccolte in 87 punti nel documento preparatorio: sono la base di partenza di quello che il Csi vuole diventare. Nelle lunghissime sei ore di sessione lavori, poi, sono stati 183 i dirigenti a intervenire nel dibattito, portando ognuno il proprio contributo di idee. Ora i dati, al momento disorganici, ma rappresentativi di tante istanze e intuizioni della base, dovranno essere elaborati. E diventare strumento di lavoro per tutti. Dalle Alpi alla Sicilia.

Stati generali

L’anno scorso i campionati degli sport di squadra hanno coinvolto 130 comitati di tutte le Regioni italiane, con 2.174 manifestazioni e 16 mila formazioni impegnate; negli sport individuali proposti dal Csi atleti e società di 89 comitati (anche in

questo caso di tutte le Regioni italiane) hanno dato vita a 509 appuntamenti. Grandi numeri, che richiedono una sempre maggiore qualità, tenendo conto che il Centro Sportivo Italiano insiste da sempre anche sul concetto dello sport aperto a tutti, ovvero quando la manifestazione sportiva diventa una festa. È stata la ricerca di idee e di proposte che partissero dalla base uno dei punti salienti che hanno caratterizzato la tre giorni di Rimini dedicata agli Stati generali dell’attività sportiva. Al termine dei lavori, coordinati dal vice presidente nazionale Vittorio Bosio e dal direttore tecnico nazionale Renato Picciolo sono stati illustrati i dieci punti certi, che sono la summa dei 183 interventi orali (e in qualche caso scritti) delle 10 sessioni di lavoro. 1) È forte nella base l’esigenza di promuovere azioni per la definizione della Legge quadro sullo sport, per arrivare alla quale il Csi è pronto a sostenere un ruolo di protagonista attivo, come già rilevato nel documento preparatorio in cui il 95 per cento dei 75 Comitati che hanno collaborato alla stesura si erano detti pronti a impegnarsi in una campagna ad hoc. 2) Parallela alla conferma dell’attuale sistema sportivo, che il Csi porta avanti dal 1998, viene avvertita l’esigenza di rilanciare un percorso ludico – ricreativo – sociale. 3) Nella giustizia sportiva, viene proposta una maggiore attenzione educativa nel decidere i provvedimenti, valutando l’opportunità di adottare sanzioni alternative

rispetto a quelle classiche (squalifica, ovvero esclusione dalle gare). Viene inoltre posto il problema della tutela della privacy di coloro che subiscono una sanzione. 4) Viene auspicato un più intenso reclutamento di arbitri a livello territoriale. 5) È forte l’esigenza di creare percorsi e proposte sportive di qualità studiate ad hoc per l’infanzia, per gli adolescenti e per le persone con disabilità. Nasce la proposta di lanciare nuove attività sportive. 6) Urge una formazione tecnica più specifica degli operatori sportivi. 7) Viene considerato necessario l’utilizzo di software modulabili a misura di comitato. 8) È ribadita la necessità della programmazione degli eventi nazionali con largo anticipo, per un effettivo coinvolgimento del territorio e per una più facile adesione da parte dei Comitati. 9) È richiesta da molti soggetti l’effettuazione di circuiti di attività sportive dedicati a parrocchie e oratori. 10) Si è ipotizzato di arrivare a riconoscere (magari attraverso un bollino) le società sportive di qualità per poter fornire ad esse un sostegno adeguato alle loro esigenze. Dopo la raccolta e la stesura di tutti i contributi, il documento conclusivo dapprima passerà al vaglio della Presidenza nazionale per arrivare all’approvazione definitiva da parte del Consiglio nazionale. Sarà allora che il documento sarà “tradotto” nei programmi dell’attività sportiva. Una data perché tutte le idee elaborate negli ultimi mesi e rilanciate a Rimini diventino realtà? “L’impegno è che tutto possa concretizzarsi a partire dalla prossima stagione”, hanno concluso Bosio e Picciolo. 21


RIMINI - RIMINI Convention Formazione Un’associazione ricca di progetti, proposte, esperienze. È questo il ritratto del CSI emerso durante i tre giorni della Convention della formazione 2012, che ha prodotto una sorta di bilancio delle attività formative svolte nel quadriennio che si chiuderà a giugno. I lavori si sono aperti con gli interventi del responsabile dell’area formazione Michele Marchetti e dei 4 direttori (Beppe Basso, Rossella Graziano, Eugenio Imperatori, Vittorio Ferrero) che hanno illustrato le linee guida per il futuro della Formazione. In evidenza alcune cifre: i 33.715 operatori iscritti negli Albi nazionali, ed i 792 corsi di formazione offerti a diverse figure associative, numeri veri, censiti e garantiti da Skynet, il sistema telematico che aggiorna in tempo reale gli albi nazionali delle figure associative. I numeri sono solo la punta dell’iceberg di un lavoro complesso, che guarda oltre l’orizzonte della consegna di competenze tecniche alle diverse figure di operatori. Il lavoro dell’area è stato piuttosto un intreccio tra processi formativi e azioni progettuali che hanno consentito al Csi di valorizzare e rendere sempre più riconoscibile la propria missione di promozione sociale attraverso lo sport. Una specificità, questa, che ha trovato evidenza nella messa in campo di progetti di sport a scuola, sport in oratorio e parrocchie, con i ragazzi dell'area penale esterna, con le fondazioni, ecc., con circa 1 milione e settecentomila euro di finanziamenti ottenuti. Il quadriennio ha anche visto la partecipazione del Csi a progetti di portata nazionale, quali “2You”, progetto nazionale finanziato dal Ministero della Pubblica Istruzione per la creazione di centri di aggregazione e recupero del disagio giovanile, e Sfp, programma di Sostegno alle Famiglie finanziato con oltre 13 milioni di stanziamenti dal Ministero dell'Istruzione e una rete di privato sociale. Dal bilancio alle prospettive. I lavori della Convention riminese hanno avviato di fatto il processo di consolidamento e 22

rilancio dell’area formativa blu arancio, secondo una linea che ne potenzi lo sviluppo concentrandosi sul rapporto tra terzo settore e progettazione. In questa prospettiva, si apre anche una transizione verso l'autonomia delle scuole di formazione CSI, con uno specifico ed immediato investimento a favore della scuola permanente di formazione per dirigenti. Quest’ultimo obiettivo è recepi-

to come di carattere strategico. Oggi i dirigenti associativi di Comitato e di società sportiva sono tanti, ma non sempre in possesso delle competenze necessarie per svolgere con efficacia il loro ruolo nel sempre più difficile contesto dello sport odierno. Si vuole arrivare ad avere una dirigenza tutta uniformemente preparata attraverso un percorso chiaro e riconosciuto.

NUOVI ESPERTI NAZIONALI Nei giorni della Convention della Formazione si è concluso anche il percorso formativo degli esperti nazionali animatori e allenatori (calcio e pallavolo) iniziato con il campo scuola di Tonezza. I 16 corsisti partecipanti oltre a sostenere la verifica finale (superata positivamente da tutti), hanno svolto alcuni momenti formativi relativi alla parte medico sportiva con il dott. Giovanni Boni, alla gestione dello staff tecnico con il dott. Roberto Mauri e alla prevenzione degli infortuni con il prof. Renato Marino. L’appuntamento di Rimini ha rappresentato un traguardo importante anche per i quattro aspiranti formatori che sono entrati di diritto nell’albo nazionale dopo un percorso formativo durato due anni: si tratta di Emanuele Bogliacini: (Pallavolo-Asti); Alberto Maria Nicoli (Pallavolo-Rovigo); Pietro Inuso (CalcioReggio Calabria); Emanuela Incerti (Calcio-Reggio Emilia).


Il difensore del Gubbio Simone Farina, premiato dal consigliere nazionale Csi Alessandro Rossi e dal presidente del Csi Gubbio Enzo Panfili

Quelli che… al merito Csi

Bravo Farina! N Un esempio che vale di Felice Alborghetti

Invitato da Blatter a Zurigo per la serata di gala del “Pallone d’oro”, convocato dal CT azzurro Prandelli al ritiro della nazionale di fine febbraio, premiato dal Centro Sportivo Italiano con il “Discobolo d’oro”…

elle scorse settimane Simone Farina, il calciatore del Gubbio che ha respinto un tentativo di corruzione e con la sua denuncia ha messo in moto l’inchiesta sul sottobosco del calcio legato alle scommesse, è stato al centro di tante iniziative che volevano mettere in risalto il valore del suo gesto di onestà. Ma non tutti sono stati d’accordo con l’opportunità di tanti festeggiamenti per chi, alla fine, non ha fatto altro che il proprio dovere, in coerenza con l’obbligo di lealtà e correttezza (fair-play) cui ogni sportivo è tenuto, obbligo sancito dal “Codice di comportamento sportivo” del CONI. Valga per tutti il commento del presidente del Gubbio, Marco Fioriti: «Quello di Simone è stato un comportamento che dovrebbe essere normale nel mondo dello sport. Se si esaltasse troppo il gesto di Farina mi impressionerebbe, perché vorrebbe dire che in questo mondo c'è troppo del marcio. Questo sport non è in mano a criminali

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DISCOBOLO AL MERITO

IL FATTO “A Simone Farina, esempio di lealtà sportiva, modello da imitare per i giovani”: questa la motivazione incisa alla base della targa del “Discobolo d’oro” che il Centro Sportivo Italiano ha consegnato al giovane giocatore del Gubbio, sabato 14 gennaio, presso lo stadio eugubino "Pietro Barbetti". In Farina, che respingendo un tentativo di corruzione e denunciandolo Simone Farina riceve il premio Fifa da Joseph Blatter

alla Procura Federale ha rotto il muro di omertà che circonda il

e scommettitori». Più…ruvidi i commenti di chi addirittura ha bollato come ipocrisia “premiare chi agisce secondo le norme”. Non so quali considerazioni abbiano ispirato gli inviti di Blatter e di Prandelli, ma so perché il CSI abbia ritenuto giusto, anzi necessario, premiare Farina, pur rendendosi conto che la decisione poteva incontrare l’obiezione di cui si è detto. «Al ragazzo del Gubbio va riconosciuto anzitutto - ha dichiarato il presidente Achini - il coraggio di essersi esposto pubblicamente in un ambiente di norma “omertoso”, abituato all’idea che i panni sporchi si debbano lavare soltanto in famiglia, ovvero nel chiuso degli spogliatoi. In secondo luogo il coraggio di una denuncia alle autorità competenti in un contesto che vedeva coinvolti spezzoni di malavita organizzata. Portare Simone Farina sotto i

riflettori ritengo però abbia avuto un valore che trascende il mondo dello sport e i suoi lati oscuri. I nostri figli e nipoti vivono in un Italia che propone loro come modelli di riferimento esempi discutibili: veline disinvolte, cantanti e attori più che “trasgressivi”, “tamarri” televisivi e non, e così via. Inutile parlare di educazione, di speranza nelle generazioni future se non si mettono a disposizione dei ragazzi “eroi positivi”. Condivido la tesi di chi ha affermato: “I giovani oggi non hanno bisogno di maestri, hanno bisogno di esempi”». Il mondo dello sport dovrebbe sfornarne a decine di questi esempi, ma troppo spesso le cose belle che ne scaturiscono passano sotto silenzio. C’è da augurarsi che con Simone Farina si sia invertita la tendenza.

COS’È IL DISCOBOLO D’ORO Il "Discobolo d’oro al merito CSI" è un riconoscimento istituito dal Consiglio nazionale del Centro Sportivo Italiano nel 1994 in occasione del Cinquantesimo anno di fondazione dell'associazione. E’ un premio che rappresenta uno dei più alti attestati di stima per tutti coloro che nel corso degli anni abbiano generosamente dedicato un'ampia parte della loro vita al CSI ed ai suoi ideali, favorendone lo sviluppo e promuovendo la sua proposta sportivo-educativa. Ad Assisi sono state rese note le assegnazioni relative all’edizione 2010 del Premio. In totale sono 81 i premiati, distinti a livello regionale fra tesserati, società sportive ed alla memoria. 24

mondo delle scommesse sul calcio, il Csi ha visto un grande segno di speranza per il futuro dello sport, un esempio da valorizzare nella speranza che sia “contagioso” per tutti i giovani impegnati nell’attività sportiva. Il premio è stato consegnato al giocatore dal consigliere nazionale del CSI umbro Alessandro Rossi e dal presidente del Csi eugubino Enzo Panfili, nel pregara della prima giornata di ritorno di B (inizio ore 15) Gubbio-Grosseto, finita con il risultato di 4-0.



FISCO E SPORT

Tra “Salva Italia” e “Cresci Italia”

L’"Effetto Monti" nello sport dilettantistico Cosa cambia e cosa resta della fiscalità sportiva con il governo dei professori

di Francesco Tramaglino

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i fa fatica ad archiviare serenamente il 2011, “annus horribilis” della finanza italiana. Va da sè che gli effetti della crisi, che ha colpito tutto il continente e soprattutto l'area mediterranea, sono ancora, in buona parte, da venire. Allo stesso modo, sono ancora da comprendere e sperimentare molti dei cambiamenti che l'irrigidimento della politica economica e fiscale avrà sui vari comparti dell'economia, ivi compreso quello dello sport dilettantistico e la promozione sociale. Cosa cambia e cosa resta, dunque? Sul piano formale il mondo del terzo settore non è stato oggetto di particolari e rilevanti mutamenti normativi. Il succedersi dei vari pacchetti "Salva Italia" e "Cresci Italia" sembra adagiarsi, dunque, sulle misure restrittive già adottate dai governi passati: EAS per quanto riguarda le agevolazioni fiscali e obblighi di comunicazione per quanto concerne i compensi sportivi agevolati. Questo è vero, però, solo se si guarda alla ristretta cronaca delle norme appositamente dedicate al terzo settore. Le novità, quelle importanti, vengono, invece, dalla fiscalità generale. Cominciamo, ad esempio, dal complesso intreccio tra due misuratori che, nei prossimi mesi, faranno emergere 26

molte delle contraddizioni che, fiscalmente parlando, caratterizzano il nostro paese: spesometro e redditometro. Lo spesometro, con riferimento all'anno 2011, costringerà tutti gli operatori economici, ivi comprese le ASD e SSD sportive dilettantistiche, a denunciare incassi e spese di tipo commerciale superiori o uguali a 3.000 euro al netto dell'iva. D'altro canto, i fornitori di palestre e centri sportivi faranno altrettanto, comunicando, quindi, i volumi di fatturato effettuati con i soggetti sportivi loro clienti, consentendo un monitoraggio incrociato. Se consideriamo, poi, che il fisco dal 2012 ha decisamente le "mani più libere" nel controllo dei conti bancari... bè allora la quadratura del cerchio è completa e l'erario avrà vita facile nel verificare natura e dimensione degli scambi che tutti gli operatori economici, ivi compresi quelli sportivi, effettueranno. Il redditometro è una misura ancora più efficace: evidenziarà tutte le possibili incongruenze tra i redditi che una persona dichiara e il tenore di vita che può permettersi. Il pensiero è rivolto, dunque, a tutti i soggetti che, nel comparto dilettantistico, abusano delle agevolazioni di settore, mascherando le proprie attività imprenditoriali con schermi non profit del tutto

inesistenti. Redditometro, spesometro e controllo dei conti bancari possono sicuramente "svelare" le contraddizioni di questi personaggi facendo emergere il contrasto che c'è tra la povertà del monastero (simbolo delle associazioni che sopravvivono grazie ai benefici fiscali) e la ricchezza dei monaci che li governano. Ma tutto questo funzionerà? Ci si augura di sì! Il nostro ragionamento ricalca il motto che è alla base della recente campagna dell'Agenzia delle Entrate contro l'evasione fiscale. Più sono i contribuenti che pagano maggiori saranno i servizi che la collettività potrà permettersi. Tra essi, non bisogna dimenticarselo, compare anche lo sport sociale: tra contributi pubblci, agevolazioni fiscali e contributive, 5 per mille e altre guarentigie, lo sport dilettantistico è il comparto del terzo settore che gode di più agevolazioni dopo le Onlus. Tutto questo ha un costo che viene finanziato con le tasse. “Non esistono pasti gratis”, diceva un grande presidente Usa e, nel nostro caso, sarà bene che il ticket lo paghino tutte le realtà che hanno poco a che fare con lo sport dilettantistico propriamente detto.


Conclusi ad Innsbruck i primi Giochi Olimpici Giovanili Invernali

La Giovane Italia ci dà il 5 di Felice Alborghetti

L'

I primi Giochi Olimpici della Gioventù (YOG) invernali si sono conclusi il 22 gennaio ad Innsbruck, in Austria, al termine di una cerimonia di chiusura seguita da una folla entusiasta. Cinque le medaglie azzurre, due ori, due argenti ed un bronzo, che ci regalano il 12mo posto nel medagliere generale. Nel programma sportivo diverse le novità, come il salto femminile, l’half pipe nello sci acrobatico e lo slopestyle nello snowboard. Formule di gara innovative per il doppio misto con squadre plurinazionali nel curling, la staffetta mista sci di fondo/biathlon, la staffetta mista nello slittino e per finire lo sky challenge, un concorso di abilità nell’hockey su ghiaccio. Curiosità: il Marocco è divenuto il primo paese africano vincitore di una medaglia olimpica con l’oro nel Super G, vinto dallo sciatore Adam Lamhamedi.

Italia chiude con un oro la prima edizione dei Giochi Olimpici Giovanili Invernali di Innsbruck 2012. La coppia Patrick Baumgartner-Alessandro Grande ha infatti conquistato il primo posto nella prova di Bob disputata all'Olympic Sliding Centre di Innsbruck. I due azzurri, quarti nella prima manche, hanno confezionato un capolavoro nella seconda discesa, lasciandosi alle spalle Austria e Monaco. Emozionata la coppia d'oro: "Un trionfo incredibile, una gioia immensa. Abbiamo pianto al traguardo dopo aver capito quanto fosse stata grande la nostra prestazione. Ci auguriamo che questo risultato diventi un trampolino per il nostro futuro". Mathilde Parodi-Valentina Margaglio si sono piazzate quinte nella prova femminile, nonostante il terzo posto nella prima manche. L'oro che ha chiuso i Giochi Olimpici Invernali di Innsbruck è la quinta medaglia azzurra dopo l'oro nello slittino doppio con Gruber-Kainzwaldner, l'argento della squadra di Curling (Mosaner, Losano, Pimpini e Zoppi) e quello di Hannes Zingerle nel gigante maschile e il bronzo di Nicole Martinelli nello short track (500 metri). L'Italia chiude al 12esimo posto nel medagliere generale: 4 i quarti posti (Davide Da Villa (slalom speciale), Davide Da Villa, Hannes Zingerle, Jasmine Fiorano e Veronica Olivieri (Parallelo misto di sci), Agnese Tartaglione (Skill Challenge Hockey sul ghiaccio), Nicole Martinelli (Short Track - 1000 metri). In serata, alla Medal Plaza, nel cuore di Innsbruck, si è svolta la cerimonia di 27


GIOCHI OLIMPICI GIOVANILI INVERNALI chiusura. Il Presidente del CIO, Jacques Rogge, ha manifestato la sua soddisfazione per la riuscita e per il significato rivestito dalla manifestazione. Questo il messaggio agli atleti: "Siete stati protagonisti di un grande evento, come esempi per la vostra generazione e rappresentate il futuro dello sport". Importanti anche i numeri dei Giochi Olimpici Giovanili: presenti 70 Comitati Olimpici, copertura televisi-

va in 60 Paesi, circa 110 mila spettatori, 1.400 volontari al lavoro e oltre 8 milioni e mezzo di contatti sui social network. Innsbruck 2012 cede il testimone a Lillehammer 2016: si disputerà infatti in Norvegia la seconda edizione dei Giochi Olimpici Giovanili Invernali. A Nanjing, in Cina, si terrà invece nel 2014 la seconda edizione di quelli Estivi.

DA TRENTO GLI ASSIST DI PETRUCCI E GNUDI A presentare a Trento la squadra di giovani promesse azzurre tra i 15 e i 18 anni c’era anche il presidente del Coni Giovanni Petrucci che ha dichiarato "Il Coni nel Dna ha quello di ottenere risultati, ma anche

IL BILANCIO DI ROSSANA CIUFFETTI, CAPODELEGAZIONE DEL TEAM ITALIA “È stata davvero un’esperienza significativa per i nostri giovani volenterosi nel conquistare una medaglia, ma pronti un attimo dopo a tifare, a partecipare ed applaudire i propri compagni ed avversari. Lo è stata per come i giovani hanno partecipato. Il fatto di sentirsi squadra, ognuno seguiva le gare degli altri. C’era coesione tra ragazzi in un bellissimo clima, dove era tangibile il valore dell’amicizia. Per quasi tutti loro un’esperienza mai vissuti: Ragazzi, penso ai vincitori nel bob, premiati da Alberto di Monaco, con tv di tutto il mondo ad intervistarli. Tutto ciò è esperienza certo rilevante nella loro crescita. Sono stati usati degli strumenti particolari di condivisione, per fare rete. Come la chiavetta yogger che interessava molto i ragazzi, una chiavetta con all’interno i contenuti educativi e non, dove facendo contattare i due estremi avveniva scambio di informazioni fra i possessori. Tecnicamente, ciascuno dei nostri ragazzi era ben preparato. Tutti sono andati meglio delle loro precedenti prestazioni. L’appuntamento di Innsbruck ha forse “obbligato” le federazioni a esternare una politica giovanile, finora non codificata. Stiamo lavorando con CONInet su un database dell’attività giovanile per capire gli sviluppi e le potenzialità. Nel bob, è stato poi eclatante il successo, visto che l’equipaggio formato appunto per gli Yog, aveva un’ottima guida, ma il ragazzo che spingeva era salito sul bob per la prima volta a novembre. I tecnici hanno valutato diversi ragazzi, hanno preso i bob Ferrari, in nostra dotazione e con due mesi di allenamento si sono ritrovati a vincere un oro. Non c’è dunque da parte del Coni una progettualità finalizzata a questo evento. Ovviamente chi partecipa agli Yog è un atleta in prospettiva per le Olimpiadi maggiori. La nostra squadra olimpica giovanile italiana era composta da 41 azzurri, 20 atlete e 21 atleti, accompagnati da 19 officials e dalla giovane ambasciatrice Lucia Mazzotti, che invitava costantemente i nostri ragazzi a partecipare attivamente agli atelier formativi. Difatti il Comitato organizzatore di Innsbruck 2012 ha proposto, come fatto già a Singapore, un programma culturale ed educativo (CEP) accattivante, organizzato sotto forma di laboratori che si sono svolti nel Centro Congressi della città e destinato ad educare i giovani, insegnando loro a vivere nel rispetto dei valori olimpici dentro e fuori dal campo di gara. Erano 33 gli Young Ambassador che hanno sviluppato i programmi educativi destinati ad orientare i giovanissimi partecipanti all’esperienza olimpica. Le due campionesse olimpiche, ambasciatrici ufficiali degli Yog, Yuna Kim e Lindsey Vonn, erano ad Innsbruck a sostenere i giovani atleti, assistendo alle attività del Cep e partecipando agli incontri con i giovani di tutto il mondo. 28

quello di diffondere la pratica sportiva. Prendetela come esperienza di vita e divertitevi". Anche il Ministro per il Turismo e lo Sport, Pietro Gnudi, a cui è stata regalata la maglia del team azzurro, ha ribadito i valori dello sport: "Voglio dimostrare che il mio impegno è per i giovani, lo sport è importante per l'educazione e va ad arricchire il capitale umano del paese".

Sopra: Il portabandiera italiano Florian Gruber, in coppia con Simon Kainzwaldner, d’oro nella prova di slittino Sotto: l'argento della squadra di Curling (Mosaner, Losano, Pimpini e Zoppi)


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