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Dall'Oratorio un sogno Olimpico

La seconda edizione della Junior TIM Cup, torneo di calcio a 7 under 14 promosso da Lega Serie A, TIM e CSI, ha coinvolto 713 oratori e 10 mila ragazzi in tutta Italia. Una partita di ogni torneo regionale della Junior TIM Cup è stata giocata in uno stadio di Serie A, regalando ai ragazzi delle parrocchie il piacere di calcare il campo dove giocano i loro beniamini. Sabato 3 maggio, nello stadio della capitale, le 4 squadre finaliste si contenderanno il titolo nel pre-gara di Fiorentina-Napoli.

di Felice Alborghetti

Dopo il successo della scorsa edizione, Csi, TIM e Lega Serie A sono tornate in campo con la Junior TIM Cup, un torneo di calcio a 7 riservato a giovani Under 14 di squadre oratoriali, che, oltre all’aspetto sportivo, celebra quel patrimonio di valori, storie e buone pratiche che costituiscono il riferimento del progetto di TIM “Il calcio è di chi lo ama”. L’iniziativa, frutto dell’alleanza tra lo sport di vertice e quello di base, ha coinvolto gli oratori delle 15 città le cui squadre militano nella Serie A TIM. Anche quest’anno il torneo ha supportato l’attività sportiva oratoriale grazie ad un fondo ricavato in parte dalle ammende comminate ai tesserati e alle società di Serie A TIM dal Giudice Sportivo, in parte da un contributo di TIM nel ruolo di title sponsor del torneo. Proprio per i suoi obiettivi la “Junior TIM Cup – Il calcio negli Oratori” si è aggiudicata il Best Practice Awards 2013, nella categoria Social Responsibility, premio assegnato dall’EPFL, l’Associazione che riunisce le leghe di calcio professionistico in Europa. Ogni settimana, il grande calcio, attraverso i suoi campioni, ha fatto visita con i suoi protagonisti in un oratorio cittadino, per uno scambio di esperienze.

Il filo conduttore degli incontri è stato il tema dell’amicizia e del rispetto, determinanti in un “gioco di squadra”. Alcune partite si sono disputate in una cornice d’eccezione, ovvero negli stadi in cui giocano le squadre del massimo campionato, durante il pre partita dei match di Serie A TIM. Le 16 squadre vincitrici dei tornei regionali della Junior TIM Cup disputeranno una finale e le prime due si contenderanno il trofeo allo Stadio Olimpico di Roma prima della finale di TIM Cup, Fiorentina-Napoli. Un anno fa fu l’Oratorio S. Borromeo di Cagliari ad aggiudicarsi la prima Junior TIM Cup.

Le 16 finaliste della Junior TIM Cup 2014

Oratorio Colognola

San Giuseppe Lavoratore

Don Bosco Nulvi

Parrocchia San Giorgio

Oratorio San Jacopino

Parrocchia San Cosimo di Struppa

C.P. Bellaria Cappuccini

Aso Cernusco

Aurora OSGB

Oratorio Badia Torrechiara

San Josèmaria Escrivà

S. Teresa di Gesù Bambino

Oratorio Giovanni Paolo II - Borgaretto

S. Giovanni Battista di Cassacco

Parrocchia San Giovanni Evangelista

Nel 2013 inaugurato un nuovo campo a Scampia

La Junior TIM Cup ha giocato anche la partita della responsabilità sociale, inaugurando ad inizio della stagione il nuovo campo di gioco dell’Oratorio Don Guanella di Scampia (Na) alla presenza di una cinquantina di ragazzi emozionati e entusiasti. L’impianto è stato realizzato dalla Limonta Sport, con l’intervento di riqualificazione (recinzione, panchine, impianto di illuminazione) sull’area di un vecchio campo di calcetto polivalente.

Marco Brunelli, Direttore Generale della Lega Serie A: “Siamo onorati come Lega Serie A di aver contribuito, insieme agli amici del CSI e al nostro storico partner Telecom Italia, alla realizzazione di questo campo di calcetto a Scampia . Viviamo nel mondo del professionismo, ma siamo stati tutti bambini, e non c’è soddisfazione più grande di aver regalato a questi ragazzi un luogo di aggregazione dove sognare e divertirsi giocando a calcio. Abbiamo oggi messo la prima pietra tangibile del nostro percorso e vogliamo vivere molte giornate come questa”.

Cristiano Habetswallner, Responsabile Sponsorship Telecom Italia: “Per noi di TIM è bello poter salutare la nascita di questo campo intitolato all’amicizia, uno dei valori alla base dello sport sano, di un calcio pulito, che è lo spirito con cui è partita la nostra campagna “Il calcio è di chi lo ama”. I bambini di Scampia hanno ora un posto nuovo dove allenarsi, al calcio e alla vita. Questo nuovo impianto sportivo è anche un esempio di come gli errori di qualcuno (mi riferisco alle ammende comminate ai giocatori e alle Società di calcio di Serie A) possano servire a costruire qualcosa di positivo per altri.”

Massimo Achini, presidente del Centro Sportivo Italiano: “La realizzazione di questo campo é il più grande investimento che il mondo del calcio potesse attuare, perché grazie all’impegno della Lega Serie A, che ha devoluto una quota parte delle multe incassate dalle società del massimo campionato, si è prodotta una quantità infinita di felicità. Un’ azione che renderà un altissimo tasso di redditività. Avere un campo sportivo ed un gruppo sportivo in parrocchia equivale ad andare una marcia in più”.

Don Marco Mori, presidente del Forum Oratori Italiani: “E’ venuto spontaneo regalare questo campo all’oratorio di Scampia. Penso che il calcio e lo sport più in generale possa dare un’opportunità a tutti. Queste zone periferiche troppo spesso vengono trattate come palcoscenici meno importanti, invece l’idea è quello di dare normalità di vita, un segno di giustizia e di eguaglianza, e lo si è fatto tramite lo sport. Mi auguro che dietro l’erba sintetica di questo campo ci siano sempre ragazzi e persone vere”.

un anno di emozioni per gli oratori

Da Orzinuovi al Brasile, l’assist di Cesare Prandelli, il ct cresciuto in oratorio

Prima di tuffarsi nella grande emozione azzurra del Mondiale in Brasile che accompagnerà l’ inizio estate di tutti i tifosi di calcio italiani, il commissario tecnico della Nazionale, Cesare Prandelli, non ha voluto far mancare il suo incoraggiamento ai giovani calciatori degli oratori, finalisti a Roma della Junior TIM Cup. Del resto era stato proprio il tecnico di Orzinuovi a battezzare la seconda edizione del torneo, nel suo oratorio, a due passi da casa sua, sorteggiando le squadre che poi nel corso dell’anno si sono incontrate sui campi degli stadi di serie A TIM. All’oratorio Jolly, il suo, Prandelli aveva detto ai ragazzi, prima di allenarli: “La Junior Tim Cup è un progetto straordinario, e consiglio di tenervelo stretto, andando avanti su questa strada perché lo sport e il calcio ne hanno bisogno. Del resto l’oratorio non è solo il luogo dove si gioca e ci si diverte ma un luogo formativo, bacino dove poter pescare anche giocatori dalla tecnica affinata”. Ora prima della finale capitolina il ct è tornato alla carica: “Essere sportivi”, e non necessariamente dei campioni, è una dimensione a cui tutti debbono aspirare, in particolare modo voi giovani, perché uno stile di vita sano è un investimento sul futuro che saprà sempre ripagarvi per offrirvi ogni volta una nuova occasione di crescita umana e morale. Oggi avrete l’onore di rappresentare idealmente anche quegli amici e avversari che con voi hanno condiviso un sogno iniziato cinque mesi fa sul campo di un oratorio, per celebrare con gioia e partecipazione la conclusione di questa entusiasmante avventura calcistica. Con il vostro entusiasmo e impegno potete contribuire da protagonisti a scrivere la storia di una grande giornata di calcio assieme ai vostri “colleghi” di Fiorentina e Napoli, al pubblico presente sulle tribune e ai telespettatori a casa.

#ilbulloèunapalla La Junior Tim cup contro il cyberbullismo. Il criminologo Massimo Picozzi “molti giovani confondono comunicazione con connessione”.

Il bullo si gonfia sul web

Il bullismo, fenomeno già preoccupante di per sé, oggi viaggia su internet, sbarca nelle chat e nei social network, corre sugli smartphone, trovando nelle nuove tecnologie un moltiplicatore di pericolosità, un canale per mettere in atto e diffondere azioni volte a intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altri ragazzi. Ne abbiamo parlato con Massimo Picozzi a margine dei suoi incontri con gli studenti a Genova e Milano.

Professore, è allarme cyberbullismo. Quale portata sta assumendo?

La risposta ce la danno gli stessi ragazzi. Da recenti indagini il pericolo più grave percepito da un adolescente è il cyberbullismo. L’età maggiormente a rischio è la fascia dai 13 ai 14 anni.

In che modo e con quali effetti si attua?

Essendo presi di mira, denigrati, mettendo in giro voci, molestando, rubando identità. Il cyberbullismo ruota intorno all’insicurezza e alla scarsa autostima

dei più fragili. Se si lascia la natura umana nascondersi dietro all’anonimato non c’è proprio possibilità che venga fuori il meglio di noi. Più anonimato, più sadismo. Infatti alcuni ragazzini non hanno nemmeno più la percezione che ciò che scrivono sia offensivo.

Cosa origina questa incapacità giovanile di stare insieme in armonia e la voglia di “divertirsi” a spese dei più deboli?

Molti ragazzi confondono comunicazione e connessione. Pensano di esistere poiché comunicano e comunicano perché si connettono. Tra di loro, è una sorta di sgarbo non essere raggiungibili. Occorre essere sempre “on line”, nell’illusione che ti perdi qualcosa se non lo sei. La grande seduzione, l’orgoglio tipico dei ragazzi è poter dire “ho 5mila amici su facebook”, ovvero avere la sensazione di essere popolari. Il cyberbullismo è poi più pericoloso del classico bullismo sia per l’anonimato, che amplifica il fenomeno, sia per l’assenza di pervasività: il bullo ti inseguiva fino alla porta di casa, ma non entrava. Ora invece possono andare avanti ad insultarti anche se non sei connesso. Un commento postato rimane per sempre.

In che modo quindi lo sport può contrastare il fenomeno?

Fare attività di gruppo, la competizione, lo spirito di squadra, ti mette di fronte ad una serie di informazioni per cui cresci. Chi vive vite virtuali non cresce mai. Gli studi dimostrano che chi fa sport ha un rischio del 30% minore, rispetto ai compagni che non lo praticano. Fare sport vuol dire interagire nel gruppo. Ovvero muoversi concretamente nella realtà, non nella virtualità di chi, anziché su un campo, cresce su internet, sui social network. Lo sport ti impegna nel tempo libero. Per gli altri non c’è più distinzione fra tempo impegnato e disimpegnato. La più parte dei ragazzi risponde a sms, chatta, mentre studia, mentre ascolta musica. Un dato preoccupante, perché non c’è più, oltre al tempo libero, il tempo dell’impegno.

E Il professore Picozzi dialoga con El Sharaawy

P.: Quando non ha impegni sul campo passi parecchio tempo al pc? ES: Sì, diciamo che navigo molto spesso su Internet quando non mi alleno e anche sullo smartphone tra WhatsApp e altro.

P.: Hai un account sia Twitter sia Facebook. Li segui tu? ES.: Sì, li aggiorno io insieme alle persone del mio staff di comunicazione, che mi aiutano a postare le informazioni. è molto utile questo collegamento soprattutto per relazionarmi e rapportarmi con tutti i miei fan. In questi due mesi di infortunio tutti i messaggi che ho ricevuto da parte dei fan mi hanno fatto veramente tanto piacere.

P.: Domanda difficile: ti è capitato di sentire cose sgradevoli successe a te o a qualcuno che conosci? Nel mondo del calcio capita di essere travisati. ES: Sì, nel mondo del calcio capita di ricevere delle critiche, ma fa parte del nostro mestiere accettarle. Mi dispiace a volte di leggere dei commenti o cose poco piacevoli, come insulti o cose totalmente inventate.

P.: è capitato anche a te di subire insulti o aggressioni on line? ES.: Sì sui social se ne vedono parecchie ma cerco di non farci caso.

P.: Secondo te quali sono le cose più fastidiose da sopportare, dei commenti che fanno su di te? ES.: Quando ricevi degli insulti o leggi cose che non sono vere, soprattutto sulla mia vita privata.

P.: A te è mai capitato di postare un messaggio sui social di cui ti sei pentito, qualcosa che è stato magari travisato ma che ti potevi risparmiare? ES.: No, non mi è mai capitato: io sto molto attento a quello che scrivo perché cerco sempre di trasmettere messaggi positivi a quelli che mi seguono, sono un personaggio pubblico e famoso e quello che scrivo può influenzare molto sia in senso negativo sia in senso positivo. P.: Ogni tanto si fa questo errore: molti ragazzi

giovani hanno timore di dire che hanno avuto esperienze negative sui social perché temono che i genitori gli tolgano il collegamento o il cellulare. ES.: L’importante è mantenere un buon rapporto con tutte le persone. Con il

lavoro che faccio relazionarsi, confrontarsi con le persone attraverso i social è fondamentale.

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