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Cinque errori da evitare
from Stadium n. 1-4/2014
by Stadium
L’influenza negativa dei genitori sull’esperienza sportiva dei figli si manifesta talvolta attraverso comportamenti sbagliati agiti del tutto in buona fede. Vediamo come li sintetizza una ricerca di oltre Oceano.
di Andrea De Pascalis
Non c’è solo l’abbandono precoce tra i rischi che incombono sullo sport giovanile. Altre e forse più agguerrite insidie provengono, secondo gli esperti, da sei fattori: doping, violenza, politiche sportive deboli o insufficienti, scarse possibilità di accesso e inclusione, esempi negativi provenienti dallo sport professionistico, comportamento sbagliato dei genitori. Nella graduatoria della rilevanza di questi fattori negativi la responsabilità dei genitori è al terzo posto. E non stiamo parlando dell’Italia: sembra che in questo campo si possa dire che “tutto il mondo è paese”. Il Csi ha affrontato il problema con la recente pubblicazione di “Genitori a bordo campo”, volume del componente del team nazionale Csi della formazione Roberto Mauri. Oltre Oceano un contributo di studio, tradotto in una serie di brevi schede come piace da quelle parti, è arrivato da due ricercatori, Cal Botterill e Tom Patrick, che, tra l’altro, hanno fissato l’attenzione su un aspetto poco indagato: i danni che i genitori arrecano inconsapevolmente, in buona fede, all’esperienza sportiva dei figli (per quelli intenzionali, palesi, la faccenda è diversa). Sono 5 specie di “errori”.
1) Entusiasmo fuori luogo. I genitori mettono troppa enfasi sulle prestazioni sportive dei figli, positive o negative che siano. Vorrebbero solo manifestare entusiasmo per le vittorie e incoraggiamento per le sconfitte, ma non tengono in conto che enfatizzando quelle circostanze rinforzano nel ragazzo l’idea che il risultato sportivo sia centrale nella sua vita e che esso sia molto importante per i genitori.
2) Induzione di senso di colpa. Il genitore spende soldi e tempo per consentire al figlio un’esperienza sportiva di qualità, ma se sottolinea eccessivamente quanto sacrificio ciò gli sia costato, magari con la sola intenzione di motivare il ragazzo, fa nascere in questo l’idea che tale sacrificio debba essere ricompensato assolutamente. E se i risultati non vengono, si produce senso di colpa.
3) Vivere lo sport attraverso i figli. Il genitore che non ha potuto vivere in proprio un’esperienza sportiva, anche se lo avrebbe voluto, o se ha avuto un’esperienza fallimentare, proietta sul figlio le sue attese giovanili mancate. Ciò induce pressione eccessiva nel figlio, che sente di dover “riscattare” ciò che non è riuscito al genitore.
4) Abbagliamento da.. oro. Una cultura sportiva “povera” del genitore lo porta a credere che l’unico fine dello sport sia primeggiare, salire sul podio per ricevere una “medaglia d’oro”. È accertato invece che meno dell’1% dei bambini ritiene importante tale meta, gli altri chiedono solo di divertirsi.
5) Perdita di prospettiva. I genitori talvolta perdono di vista qual è il beneficio prioritario che lo sport deve conferire a loro stessi e ai figli, ovvero la crescita fisica armonica del minore e una sua migliore preparazione alla vita. Più che parlare in famiglia dei risultati conseguiti, si dovrebbe parlare dei valori che emergono dall’esperienza sportiva e dell’importanza che essi rivestono una volta incarnati nella vita di tutti i giorni.


Roberto Mauri, Genitori a bordo campo, Editore In Dialogo, pp. 128, € 15,90
Questo libro vuol essere una sorta di manuale di sopravvivenza per genitori sportivi: non intende spiegare ai genitori come e perché far fare sport ai figli, quanto coinvolgerli in modo più consapevole e soddisfacente nel processo educativo che l’attività sportiva determina. Esso è il frutto di numerosi incontri sul tema condotti presso società e gruppi sportivi espressione dello sport di base, del lavoro di ascolto dei genitori e confronto con allenatori e dirigenti sportivi. Per evitare, per quanto possibile, che le considerazioni esposte restino semplici riflessioni, utili solo ad alimentare lamentele del tipo ‘sarebbe bello, ma…’, il testo offre qualche ‘istruzione per l’uso’, ovvero una serie di materiali e strumenti utili per costruire incontri e percorsi formativi con genitori, allenatori e dirigenti sportivi, e così cercare di rispondere alle principali esigenze ed attese educative di genitori e responsabili sportivi. Roberto Mauri, psicologo e ricercatore sociale. Collabora da tempo con gli organismi di Pastorale Giovanile della diocesi di Milano. È attualmente coordinatore del Team Formazione Nazionale del Centro Sportivo Italiano. Ha tre figli maschi che fanno sport con i quali si è confrontato a lungo nel preparare questo testo.