Stadium n. 12/1999

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D a l 1 9 0 6 i l m e n s i l e d e l C e n t r o S p o r t i v o I t a l i a n oD i c e m b r e 1 9 9 9 L ire 2 500 Sped in ab b poSt art 2 Co mma 20/b L egge 662/96 FiLiaLe di roma 12 Ci so no p artite che n on si pos so no perd er e

i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo

editoriale

03 Innamorati dell’uomo di donato renato mosella

vitacsi

12 Sport a Scuola: a che punto siamo? di paolo Fradeani

14 Hockey, la scelta è giusta di gianni marchi

15 Corsa a coppie di marco Croci

17 E il pubblico fischia... di Claudia Quatti

21 Per cosa corriamo? di marcello tortora

22 Le manifestazioni sportive nazionali 2000

24 Stadium: lo sport incontra la Piazza 2000 di marco d’amico

27 Evviva il parroco di Vittorio bosio

37 Un pieno di lanterne di micaela tirinzoni

41 Il servizio civile così non va di michele marchetti

42 Pari opportunità anche nello sport di Lucia teormino

43 Un salto di qualità di Vittorio Ferrero

dossier

08 Le partite che non possiamo perdere di edio Costantini

sport&sport

06 Tre saggi per “rifare” il CONI di tito della torre

23 Esperienze di sport nel carcere di Rebibbia di Lucia

39 Jorkiball

argomenti

04 Liberate gli schiavi! di andrea de pascalis

18 Genitori: fate sentire la vostra presenza di alessandro Cappelli

20 Raimondo Bucher riscalda i giovani di Luca baschi

28 Il ritorno dell’Oratorio di beppe Severgnini

30 Quale società civile per l’Italia di domani di rita Salerno

32 Il pentito di serie C di david Ciaralli

34 Daniele Scarpa: un campione controcorrente di giampiero Spirito

rubriche

44 Allo specchio di Vittorio peri

46 Il racconto di edio Costantini

s r l Società unipersonale del Centro Sportivo italiano Via della Conciliazione, 1 - 00193 roma

I D E N T E d e l C o n s i g l i o d i A m m i n i s t r a z i o n e donato renato mosella

Via della Conciliazione, 1 - 00193 roma tel 066867941- Fax 0668802940 http:\\www csi-net it e-mail: csi@csi-net it P u b b L I C A z I O N E I S C R I T TA al n 4987 del reg Stampa del tribunale di roma del 4/1/1956

P R O g E T T O g R A f I C O medias pubblicità - napoli

I M PA g I N A z I O N E gianluca Capponi, marco Croci, alberto greganti

L E f O T O D I q u E S T O N u M E R O S O N O D I : a bartolazzi: pag 6; a Criscuoli: pagg 8, 14, 23, 34; LdC : pagg 19; Helios: pag 5; disegni: ro marcenaro: pag 15; bolas: pag 24

S TA M PA

So gra ro Società grafica romana S p a Via ignazio pettinengo, 39 - 00159 roma Spedizione in abbonamento postale art 2 Comma 20/b Legge 662/96 Filiale di roma

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12 M E N S I L E D E L C E N T R O S P O R T I V O I TA L I A N O D I R E T T O R E R E S P O N S A b I L E edio Costantini E D I T O R E aranbLU
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sommario

Innamorati dell’ “ uomo ” Buon Natale

Sono passati cinquantacinque anni da quando, in una stanzetta vicino a Porta Cavalleggeri, a Roma, su una vecchia macchina da scrivere "rubata" all'Azione Cattolica furono compilati l'atto di nascita e il primo statuto del Centro Sportivo Italiano Novantatré ne sono trascorsi da quando, nel santuario di Oropa, i rappresentanti di sedici società ginnastiche cattoliche fecero nascere la FASCI

Il conteggio si impone dal momento che questa è l'ultima volta che sulla copertina di Stadium, fedele portavoce prima della FASCI e poi del CSI, compare la data 19... Insieme al conteggio si impone una riflessione sulle ragioni del nostro percorso, affinché sia più chiara la strada da tracciare per il nuovo secolo

La sede più adatta per farla è quella dei Congressi Ma almeno alcune cose possiamo sottolinearle qui.

In questi giorni arrivano alla periferia del CSI i moduli e i regolamenti per lo svolgimento dei Congressi. Essi ricordano a tutti noi che la democrazia e la partecipazione non basta volerle, ma serve organizzarle Una associazione cresce se la sua vita è impostata su regole democratiche, e se quelle regole sono portate alla conoscenza di tutti senza restare appannaggio di pochi. Non si deve consentire che le carte preparatorie dei Congressi passino direttamente dalla borsa del postino all'archivio: da loro ci deriva la straordinaria opportunità di partecipare, di coinvolgerci, di stare realmente dentro la vita associativa

Le regole sono poca cosa se non trovano corrispondenza, in ciascuno di noi, nella voglia di esserci, di contribuire in prima persona affinché il CSI resti fedele, in ogni sua espressione, alla dimensione umana nello sport Un impegno, questo, che non sempre osserviamo, magari senza rendercene conto

Pochi giorni fa un operatore del CSI, amico da sempre, mi ha scritto chiedendomi perché, avendolo incontrato qualche tempo prima, non mi fossi fermato con lui come al solito. Mi sono reso conto che in quella circostanza, preso da altri pensieri, mi ero distratto e avevo

lasciato che le preoccupazioni associative avessero la precedenza sui rapporti personali Ho scritto a quell'amico ringraziandolo per avermi dato l'opportunità di riflettere che la fedeltà ai compiti associativi è poca cosa se non si alimenta di dialogo e di disponibilità

La stagione dei congressi è il momento migliore per rilanciare la fatica della democrazia e della partecipazione, per rinunciare alle vecchie logiche del potere mettendo al loro posto il servizio, cominciando a testimoniare con il nostro comportamento individuale i valori che spesso decantiamo parlando agli altri e non a noi stessi

Sono convinto che l'Associazione debba sforzarsi di rimettere al centro la persona umana nelle cose più semplici e essenziali, nella quotidianità delle azioni e dei rapporti, evitando di credere che la qualità del CSI coincida soltanto con quella dell'organizzazione.

Sono convinto che partendo da questo avremo l'opportunità reale di costruire un CSI più fedele alle sue origini, alla sua storia, alla sua capacità di fare innamorare le persone di un'idea prima ancora che di un programma

Dopo tanti anni di CSI, ritengo di avere maturato il diritto di sognare un'associazione senza più barriere, capace di rappresentarsi con la stessa dignità, forza e senso di appartenenza in una strada o in un ufficio di Ministro.

Un sogno che in questi giorni che portano al Natale, desidero partecipare, insieme agli auguri, a dirigenti, tecnici, arbitri e a tutti gli iscritti al CSI Tra pochi giorni si aprirà la P o r t a S a n t a i n S a n P i e t r o , d a n d o i n i z i o all'Anno Santo. Un evento così grande ci invita ancor più ad uscire dai piccoli pensieri, per sentirci parte di un disegno che ci trascende e ci unisce, concedendoci ad una serena presa di coscienza dei nostri errori passati e delle nostre responsabilità attuali, come persone e come associazione, nei confronti di tutti gli uomini e le donne del nostro paese

Donato Renato Mosella

dov’è dio? dove lo possiamo incontrare? dove possiamo fare esperienza della sua presenza liberante? Sono le domande cruciali di milioni di persone in ricerca

Le Scritture dicono che l’unica immagine di dio che ci è data nella nostra esistenza storica è nel volto dell’uomo

molte volte è un volto segnato dalla violenza, dalla malattia, dall’egoismo, dalla povertà, dalla sete, comunque sempre segnato dal bisogno

dio non lo si incontra mai in acque tranquille e stagnanti e l’incontro con Lui lascia dei segni indelebili nella nostra vita

È in questo incontro concreto con le persone, nel quotidiano, che ci manifesta la sua “provvidenza” e ci spinge a lottare contro l’indifferenza, ad organizzare la carità e a far camminare la speranza anche nello sport e ci sono persone che non finiscono mai di stupirci per la disponibilità e il coraggio nel rendere visibile a tutti e spesso in situazioni difficili, il volto di dio con la concretezza dei gesti e delle opere

Uomini e donne, di ogni età, testimoni della carità, capaci di sporcarsi le mani e di rendere la loro vita un racconto di vera solidarietà fino a diventare “sale della terra e luce del mondo”

Questo è il natale che auguriamo a tutti: che gesù ci doni sempre la forza per continuare a costruire la difficile civiltà dell’amore

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Stadium

Liberate gli schiavi!

Se ad un angolo di strada o ad un semaforo vi si avvicina un ragazzino di colore che cerca di vendervi un accendino o una matita, guardatelo bene: potrebbe essere uno dei tanti piccoli calciatori che mediatori con il pelo sullo stomaco comprano in gruppo in Africa e portano in Europa, per poi abbandonarli a se stessi quando non riescono a piazzarli in qualche società. Un fenomeno così grande da essere indagato dalla stessa FIGC: gli extracomunitari minori di 16 anni tesserati lo scorso anno dalle società italiane, soprattutto dilettantistiche, sono stati 5 308 Impossibile dire quanti sono i ragazzi che non hanno superato i provini e ora girano l'Europa cercando di sopravvivere

Issa Hayatou, presidente della Confederazione calcio africana, denuncia: "L'Africa viene continuamente saccheggiata, ci sono maneggioni, anche italiani, che esportano bambini come fossero banane" Anche il brasiliano Pelè si lamenta: "Sono già 830 i potenziali campioni del mio paese che sono stati sradicati e portati in Europa negli ultimi anni". Innocenzo Mazzini, presidente del settore giovanile e scolastico della FIGC, parla di "vergognoso mercato" e aggiunge "Come entrano è facile pensarlo: magari in gommone e facendoli figurare come parenti di qualche connazionale già in Italia".

La FIGC ha cercato di metterci una pezza Da quest'anno i club giovanili possono tesserare un massimo di tre stranieri, prima potevano averne anche il 100%.

Una strana coincidenza

Il fenomeno è stato portato all'attenzione dell'opinione pubblica a novembre, con le lamentele della FIGC, i servizi dei giornali, le inchieste Ma a ben vedere non c'è nulla di nuovo Due o tre anni fa, in un container, fu scoperta una nidiata di giovani calciatori africani tenuti lì come bestie Solito polverone, promesse di controlli, di nuove norme e poi più nulla.

Lasciatemi essere cattivo Che nesso c'è tra il riesplodere dell'allarme sui piccoli schiavi del calcio e il grido di dolore che si è levato dalla Federazione sul futuro dei vivai italiani, a seguito della presentazione a Coverciano dello studio "Tutela del

Andrea De Pascalis

vivaio calcistico nazionale"? Tanto per capirci, lo studio sui vivai è stato presentato il 28 ottobre, lo scandalo dell'importazione dei baby calciatori ha toccato le pagine dei maggiori quotidiani italiani l'11 novembre

Cosa diceva la ricerca sui vivai? Dei ragazzi italiani che frequentano le scuole calcio, solo il 10% arriva alla A o alla B. La concorrenza dei ragazzi stranieri è sempre più forte anche lì. La crisi della nazionale comincia dalla crisi etnica dei vivai

La denuncia contro i negrieri del pallone è frutto di amor di patria calcistica? Forse, ma non solo. In un mercato dove il campioncino vero di 12/13 anni può valere anche qualche centinaio di milioni, l'eccesso di offerta (talenti veri o presunti) rischia di far calare i prezzi, di destabilizzare economicamente tutto un sistema. Faceva notare giustamente Antonio Maglie su Il Corriere dello Sport: "L'indignazione è giusta e opportuna, ma bisogna evitare di trasformarla in un polverone per coprire mercanteggiamenti che non vengono da Accra o da Abidjan, ma da Gela o Torre Annunziata"

Schiavi neri e schiavi bianchi

Fino a che punto si può essere sinceri se si denuncia la tratta dei piccoli extracomunitari e si chiudono gli occhi sul mercato dei baby calciatori indigeni? La Federazione ha messo lo sbarramento al numero di piccoli stranieri tesserabili, ma il baby mercato nostrano è tacitamente accettato. "Le norme - spiega sempre Antonio Maglie - dicono che i giovani calciatori, sino al compimento del sedicesimo anno di età, non possono spostarsi dalla regione di residenza: solo una deroga federale può autorizzare la violazione della regola, ovviamente in casi ben definiti, cioè il trasferimento dell'intero nucleo familiare Nel nostro Paese vige un principio aureo: fatta la legge, trovato l'inganno. Infatti il mondo del pallone è tutto un fiorire di famiglie che cambiano case, di padri che mutano lavoro, di madri con impegni improvvisi fuori porta. E qual è la regione in cui le abitudini familiari vengono più frequentemente

Lo scandalo dei baby-calciatori
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sconvolte? La Campania: più della metà delle deroghe concesse in Italia riguardano quella regione Visto che non tutti i ragazzini di quella regione sono imparentati con Maradona, allora vuol dire che all'ombra delle lacune federali si consuma un mercato senza legge e con troppi tetti"

Le cifre parlano da sole. Un bambino calciatore può essere comprato in Africa per il corrispettivo di 300.000 lire. In Italia viene rivenduto per qualche milione Ma anche di più vengono quotati i futuribili Del Piero nostrani Il giro di affari di una piccola società di terza categoria votata alla compravendita di talenti può raggiungere i 500 milioni in chiaro e chissà quanto in nero Si sente maledettamente l'assenza di norme che sanino l'incongruenza tra lo status di società dilettantistica e giri d'affari da capogiro.

Per un pugno di soldi

Una decina di anni fa la carne da cannone dello sport nostrano era costituita da pugili colored senza passato e senza futuro

Chiamarli pugili in qualche caso era eccessivo. In Italia erano arrivati in cerca di un lavoro qualsiasi. Facevano i benzinai, gli scaricatori del mercato, i venditori ambulanti. Se nel loro paese d'origine avevano tirato qualche pugno alla

meno peggio, trovavano da noi gente disposta a metterli in scuderia Il loro ruolo era quello di far fare bella figura al campioncino locale emergente, facendosi riempire la faccia di pugni in cambio di borse di un paio di milioni al lordo delle tasse Gente impreparata fisicamente e tecnicamente, e qualche volta andava a finire davvero male

Tra i nostri dilettanti del calcio di tipi che vengono dall'Africa, dall'Albania, dal Centro America ne girano tanti Esemplare la storia raccontata a Repubblica dal ghanese Malsaen Ntiamuah, 24 anni Arrivato in Italia a vent'anni, di sua iniziativa, di giorno lavorava in una conceria, nei giorni festivi dava calci in una squadra di prima categoria Poi è arrivato il procuratore, l'ha messo sotto contratto, l'ha venduto in Eccellenza I soldi del cartellino sono andati al procuratore, al ragazzo spettava uno stipendio mensile di due milioni, più vitto e alloggio Ad un certo punto Malsaen si è accorto che il calcio gli dava quanto la vecchia occupazione abbandonata, e che, finito l'effimero ingaggio, era rimasto abbandonato a se stesso senza un lavoro vero Ha piantato tutto ed è tornato a giocare in promozione la domenica, mentre nei giorni feriali fa il meccanico

Due milioni al mese sono davvero pochi per vendersi una vita andando allo sbaraglio, ma possono sembrare tanti a chi è cresciuto in posti dove il reddito medio è di venti o trenta dollari Su questa fame onesta proliferano gli appetiti disonesti di tanti procuratori.

Liberare gli schiavi

Come non giudicare fumo negli occhi lo sbarramento ai baby extracomunitari under 14? E gli under 15 e gli under 16? E tutti gli altri Malsaen Ntiamuah? Chi li aiuterà a non restare impigliati nei loro sogni?

Se si vuol fare sul serio, perché non inquisire a mettere fuori gioco i procuratori pescecani? Perché non fare pulizia in tutto il mercato dei giovanissimi, senza fermarsi a distinguere tra contrabbando di minori e mercato lecito dei minori? Il problema non è salvaguardare il futuro della nazionale azzurra, è di salvaguardare la dignità e il futuro di centinaia di migliaia di bambini e ragazzi, sia che vengano dall'Africa o dalla Basilicata

Il 2000 è anno di Giubileo. Uno dei segni originari del Giubileo era quello di "liberare gli schiavi". Un gesto forte da parte della Federcalcio, e non solo, sarebbe quello di impegnarsi a ripensare, in occasione del 2000, tutta la materia del vincolo giovanile Quel vincolo che in campo professionistico è stato cancellato e che in ambito dilettantistico sopravvive come "padre di tutte le tentazioni"

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Tre saggi per “rifare” il CONI

Presto, probabilmente prima di Natale, i tre saggi "esterni" incaricati di preparare il nuovo statuto del CONI, come conseguenza di quanto previsto dal "Decreto Melandri" per il riordino dell'ente olimpico, dovrebbero fare conoscere la bozza del documento che dovrà poi ricevere l'approvazione del Governo

I tre saggi - il senatore Manzella, l'onorevole Frattini e il consigliere Cardia - prima di elaborare una loro proposta hanno incontrato i rappresentanti di alcune componenti del mondo sportivo, per ascoltare il loro punto di vista sulle diverse problematiche collegate allo statuto CONI, allo scopo di acquisire il più ampio numero possibile di elementi di valutazione

Anche gli Enti di promozione hanno avuto modo di dire la loro All'audizione, che si è tenuta ai primi di novembre, gli Enti sono andati congiuntamente, presentando un loro documento unitario, che metteva l'accento soprattutto sull'incertezza che tuttora grava sul futuro del Comitato Nazionale Sport per Tutti

Dal cosiddetto "Disegno di Legge Veltroni" sulle società sportive dilettantistiche e sugli enti di promozione, tuttora fermo in Parlamento, è stata cassata, dopo emendamenti e lavori di commissione, tutta la parte inerente il Comitato, i suoi scopi e il suo funzionamento Ciò, si era detto, in quanto la materia avrebbe trovato una sua sistemazione nell'ambito del riordino del CONI

Il Decreto Melandri, però, accenna soltanto al Comitato Sport per Tutti, facendone un organo del CONI, e rimandando al nuovo statuto dell'ente olimpico il compito di chiarire le cose. Ecco, dunque, che una eventuale latenza di normativa nello statuto approntato dai tre saggi avrebbe conseguenze gravissime per il futuro dello sport per tutti. Ed è questo problema che gli enti hanno segnalato ai tre saggi, rimarcando come lo sport per tutti, che pure ha trovato riconoscimenti in documenti delle istituzioni europee e da parte dello stesso CIO, continui ad essere in Italia una sorta di figlio di nessuno.

Tito Della Torre

Sull’andamento dell’audizione facciamo qualche domanda al Presidente del CSI Donato Renato•Mosella

Terranno conto i tre saggi delle problematiche sollevate dagli Enti? Qualunque esito abbia sul piano concreto, - afferma in maniera ottimista Mosella - l'audizione ha già fruttato due importanti risultati. Innanzitutto l'associazionismo di sport per tutti è stato riconosciuto parte in causa nel nuovo assetto del CONI, nonostante certi arroccamenti registrati negli ultimi mesi in alcuni settori del Foro Italico In secondo luogo l'audizione ha ricompattato gli enti di promozione, che ultimamente avevano assunto posizioni diverse circa la riforma dello sport e l'azione svolta in questo campo dal Governo

Che impressioni ha suscitato l'incontro con i tre saggi? Abbiamo trovato - risponde il presidente del CSI - un atteggiamento cordiale, di estrema attenzione per le nostre ragioni. Cardia, Frattini e Manzella hanno chiesto alcuni approfondimenti circa il nostro documento, mostrando competenza e sensibilità E soprattutto manifestando la volontà di sceverare i problemi sul tappeto. La stessa storia personale dei tre saggi ci fa confidare che si arrivi ad uno statuto CONI che

Si ricompattano gli enti di promozione sportiva
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finalmente faccia del CONI qualcosa di diverso e di più dell'anacronistica struttura creata nel 1942 per curare e monopolizzare lo sport di alta prestazione.

Quali prospettive a questo punto, anche in vista della tanto attesa conferenza nazionale dello sport?

Il Governo ha più volte ribadito che la conferenza si terrà non appena sarà approvato il nuovo statuto del CONI Il ministro Melandri e il suo staff hanno già aperto il giro di consultazioni per preparare la conferenza È indubbio che molto dipende dal lavoro dei tre saggi. Se al tavolo della conferenza nazionale le varie componenti del mondo sportivo si siederanno come soggetti alla pari, avendo alle spalle una "carta" che ne riconosca dignità e funzioni, si potrà fare un buon lavoro, a tutto vantaggio del Paese C'è un dato che dovrebbe fare riflettere tutte le persone responsabili che hanno a cuore il futuro dei giovani: come ribadito nelle settimane sociali di Napoli, tra le diverse forme di associazionismo sociale, quello dello sport per tutti è l'unico che resiste al disimpegno giovanile Puntare tutto il futuro delle giovani generazioni sullo sport di competizione significa rischiare grosso. Ai tre saggi crediamo di averlo spiegato chiaramente.

Come salvaguardare lo sport per tutti

Nella parte centrale del documento presentato ai tre saggi incaricati di riformare lo statuto del CONI, gli enti di promozione hanno richiamato l'attenzione su otto questioni, in qualche modo connesse al futuro del Comitato Nazionale Sport per Tutti, che dovrebbero trovare una soluzione Vediamole in sintesi

1) Definizione dello sport per tutti Per definire nitidamente il campo d'azione del CNST sembra opportuno precisare cosa si intende come sport per tutti, e cosa differenzia questa forma di sport dallo sport di prestazione La distinzione è la premessa necessaria per evitare confusioni e sovrapposizioni La formulazione di sport per tutti prevista dal documento del centenario CIO, e poi ripresa dal CONI, appare insufficiente, anche se è evidente che ai livelli della pratica di base lo sport di prestazione e lo sport per tutti sono strettamente interconnessi

2) Responsabilità dello sport per tutti Fino ad oggi il CONI ha avuto come fine istituzionale la cura dello sport olimpico e tutto ciò che ne consegue in termini di promozione, selezione e preparazione Nel momento in cui il CNST diventa un organo del CONI deputato a promuovere lo sport per tutti, deve essere detto esplicitamente nello Statuto che il C O N I a s s u m e s u d i s é l a responsabilità dello sport per tutti, impegnandosi a promuoverlo e sorreggerlo in termini organizzativi e finanziari, riconoscendone l'importanza a fronte dello sport di prestazione Altrimenti lo sport per tutti resterà per il CONI un "di più" facoltativo

3) Il ruolo del CNST, al quale v a n n o a t t r i b u i t i c h i a r a m e n t e compiti di indirizzo, di coordinamento, di promozione e di progettazione

4) I poteri del CNST, tenendo conto della necessità di dare a questo organismo un mandato operativo, oltre che consultivo, di studio e di progettazione

5) La composizione del CNST, c e r c a n d o d i t r o v a r e i l g i u s t o equilibrio tra l'opportunità di rappresentare al suo interno i diversi attori dello sport per tutti e quella di evitare di farne un parlamentino farraginoso, nonché trovando la forme in cui garantire l'effettiva ed equa rappresentatività delle varie componenti

6) Il regolamento operativo del CNST, quale strumento che preveda la strutturazione del Comitato anche nel suo organo esecutivo

7) Il rapporto tra il CNST e il Consiglio Nazionale del CONI Il "Decreto Melandri" prevede che il presidente del CNST sieda nel C N d e l C O N I Va n n o f o r s e pensate ed indicate altre forme "fisse" di interconnessione e di scambio tra CONI e sport per tutti, per giungere ad una politica unitaria di programmazione sportiva

8) Il rapporto tra CNST e Scuola La realizzazione compiuta dello sport per tutti non può non coinvolgere la Scuola Vale la pena definire come il CNST si colloca i n r a p p o r t o a l l a p r o m o z i o n e dello sport per tutti nella Scuola, e se tale compito promozionale rientra tra le funzioni specifiche del CNST o deve restare tra quelle gestite direttamente dal CONI, com'è stato finora (vedi protocollo d'intesa CONI-Ministero della P I e progetto "Sport a scuola")

Il Presidente del C SI, Donato Renato Mosella, all’insediamento del Comitato nazionale Sport per Tutti il 6 settembre 1995. La mancanza di poteri forti ha reso il CNST un organismo di facciata. È un errore che va corretto.

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D O S S I e R

In ogni campionato ci sono partite facili e altre più difficili Partite che si vincono, si pareggiano e che, qualche volta, si perdono. Così è la vita di una squadra e così è la storia del CSI che vuole giocare fino in fondo la sua partita nella società civile di oggi

Le partite da giocare sono tante, più di un normale campionato di serie A E c'è qualche partita che il CSI non può assolutamente perdere, altrimenti verrebbe meno il suo ruolo e verrebbero meno le motivazioni originarie

Esse restano le stesse di sempre: appassionare i giovani allo sport; diffondere una nuova cultura sportiva che metta sempre al primo posto la persona umana; promuovere lo "sport per tutti", soprattutto per quelli che non lo praticano; realizzare modelli di attività sportiva per tutte le età e le categorie e fortemente validi sotto il profilo culturale ed educativo: combattere il doping ed ogni forma di violenza.

Di organizzazioni - associazioni dedite allo sport oggi ve ne sono molte ed alcune realizzano attività di buon livello tecnico Per giustificare la sua presenza il CSI:

• deve individuare obiettivi coerenti con quelle motivazioni e perseguirli con un impegno rigoroso;

• deve dare a tutte le sue attività un'impronta qualitativa alta sia sul piano morale che culturale e sociale.

Si potrebbe anche dire che il CSI, per giustificare la sua presenza, non basta che ci sia e che promuova ed organizzi bene ogni tipo di attività sportiva come poteva bastare qualche anno fa, ma:

• deve promuovere le attività che gli altri non fanno;

• deve promuoverle per quelle persone che gli altri trascurano;

• deve organizzarle meglio degli altri.

Altrimenti non si farebbe altro che ripetere ciò che già c'è, o mettersi in concorrenza con quanto già viene fatto

È importante capire questo affinchè la nuova stagione congressuale non si riduca ad una voluminosa raccolta di atti ma possa trasformarsi in un'occasione capace di rilanciare queste sfide sapendo che esse non possono essere delle "pie illusioni” o dei semplici slogan ma azioni concrete da realizzare

Le partite che abbiamo vinto

La prima partita vinta, in questi cinquant’anni di storia, è stata quella della tenuta dell'unità associativa. E questo grazie al grande senso di appartenenza e di responsabilità individuale dei suoi dirigenti

La seconda è stata quella della qualità della progettualità sportiva Anche se l’espressione è nuova, antica è la sua cittadinanza nell’Associazione La progettazione nello sport è stata lanciata in tempi non sospetti dal CSI quando nessuno del mondo sportivo italiano ne parlava

La terza è stata quella dell'innovazione e della modernizzazione Una partita difficilissima, vinta ai rigori, ma che ha dato uno slancio enorme verso i grandi

Le partite che non possiamo perdere di

9 Riflessioni per l’appuntamento congressuale
edio Costantini

traguardi raggiunti in questi ultimi anni Dal tesseramento informatizzato all’adeguamento delle norme statutarie

La quarta è stata quella della comunicazione Una bellissima ed affascinante gara stravinta. Riguarda la grande produzione editoriale, il miglior utilizzo della rivista Stadium e la collaborazione con Avvenire

Le partite che non possiamo perdere

La prima partita è con il sistema sportivo italiano Basta guardarsi attorno per capire il "marcio " che c'è dentro: dalle droghe alle violenze, dalle spettacolarizzazioni alle grandi operazioni commerciali, dai vincoli a vita allo sfruttamento dei baby calciatori Siamo ben lontani dai sogni decoubertiani e da una cultura dello sport fondata sul primato della persona umana È una partita che, in questi anni, abbiamo sempre perso Solo qualche volta c’è stato il pareggio Ora molti elementi e aspetti nuovi della vita e dell'organizzazione sociale inducono con urgenza a rivedere, correggere e rinnovare i modi e gli strumenti della presenza, della lotta e dell'impegno come cristiani nel sistema sportivo italiano

La stessa Chiesa, di cui il CSI è una “voce” autorevole per quanto riguarda lo sport, oggi guarda con minore sospetto e con rinnovato interesse a tutte le manifestazioni sportive, anche a quelle professionistiche e di alto livello agonistico, ma non per questo è meno rigorosa verso gli eccessi, le degenerazioni e gli abusi di ogni tipo.

La seconda è con i giovani Bisogna investire sui giovani La nuova classe dirigente e i nuovi operatori non possono nascere dal deserto o dal nulla Occorre una forte opera di formazione e un lungo accompagnamento. Chi si sente tradito, sfiduciato, incompreso, sfruttato, confuso… va aiutato a recuperare la fiducia. I giovani cercano interlocutori credibili e la loro ricerca deve trovare spazi concreti di accoglienza e di precise capacità di ascolto, di comprensione e di integrazione

L'apprendimento dei giovani dagli anziani è sempre avvenuto in contesti di azioni pratiche L'apprendistato delle arti e dei mestieri è sempre avvenuto attraverso la partecipazione diretta ai lavori e la subalternità ad un maestro È stato per secoli il modello fondamentale di trasmissione culturale e deve continuarlo ad essere nell'Associazione.

La terza è con la formazione Essa non è un optional o una questione per filantropi Non è un'attività tecnico-sanitaria Deve essere un'attività decisa, costante, sistematica, differenziata, efficace, finalizzata a dare competenze tecniche ma soprattutto a far crescere la vocazione ad essere "volontario", educatore, capace di rigenerare una persona, un gruppo, una comunità

Di operatori genericamente buoni e validi oggi lo sport ne ha molti e ormai tutte le organizzazioni sportive sono attrezzate per formarli in maniera sempre più qualificata Se l'operatore CSI non è diverso dagli altri non lo sarà nemmeno l'Associazione E le caratteristiche dell'operatore CSI sono strettamente correlate ai punti precedentemente trattati:

• l’operatore dev'essere fortemente e profondamente motivato, sul piano umano e anche della fede, a svolgere attraverso lo sport un servizio educativo e di impegno civile Vi possono essere altre motivazioni, ma questa dev'essere prioritaria e preminente;

• la "promozione sportiva" dev'essere la sua scelta prioritaria e cioè non deve sentirsi un operatore qualsiasi di sport, ma un "promotore" di “sport per tutti", nel senso che deve conoscere bene il suo "mestiere"

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La quarta partita è con la diversità, che è una ricchezza e che non può essere confusa con la cultura del sospetto e del mugugno Occorre ripartire dal concetto paolino dell’unità nella diversità La diversità, all’interno dell’unità associativa, è lo strumento che dà rigore, originalità e creatività alla progettualità e quindi alla vita delle strutture

La quinta riguarda le società sportive Pensare oggi una società sportiva come a un ambiente in cui il ragazzo e il giovane passano tutto o gran parte del loro tempo libero sarebbe un'evidente illusione

Bisogna che la società sportiva, se vuole incidere sulla vita e sulla formazione dei soci, proponga loro:

• dei segnali chiari attraverso quello che fa e che dice;

• delle esperienze sportive ricche di valori e di forte impatto morale e culturale, per come vengono proposte e realizzate;

• delle esperienze associative chiaramente ispirate alla democrazia, alla partecipazione, all'amicizia, alla comunione, all'impegno civile, alla socialità, alla solidarietà

In sintesi, una società sportiva concepita come un servizio sociale, educativo, sportivo; ma anche una società sportiva che fornisce ai propri soci servizi sportivi e associativi che rappresentino chiari e forti segnali educativi

Società sportive protagoniste

Considerare le società sportive punti focali dell'associazione nei congressi territoriali significa essenzialmente:

1) rendere le società sportive protagoniste dei congressi.

Non limitarsi a "considerarle" protagoniste, ma far sì che lo siano effettivamente Occorre dunque darsi da fare, fin da prima dei congressi, per informarle, sensibilizzarle, stimolarle per una partecipazione piena, motivata e consapevole all'appuntamento congressuale

Nel numero scorso di Stadium, a pag 11, vengono rivolte alle società sportive alcune "domande in attesa di risposta" È la Presidenza nazionale che si rivolge alle società per costruire insieme a loro la relazione dell'Assemblea Nazionale, ma le stesse domande sono valide anche per impostare i congressi territoriali I Comitati, dunque, devono sollecitare le società a dare delle risposte

2) confrontarsi nei congressi con la realtà, i problemi e le aspettative delle società sportive.

Il congresso non può essere - come forse è stato in passato - il momento in cui il Comitato "parla" alle società sportive, ma il luogo in cui le società "parlano" agli organismi dell'Associazione. Perciò è indispensabile preparare per tempo le società a fare in modo che partecipino attivamente con analisi, critiche, richieste e proposte rivolte alle strutture provinciali, regionali e nazionale

3) costruire con le società sportive la risposta associativa alle esigenze emerse

La risposta congressuale - gli impegni da assumere - non dev'essere prefabbricata, ma emergere da ciò che si è dibattuto e discusso

Deve trattarsi, però, di una risposta "associativa", cioè coerente con l'identità del CSI che non è una "federazione" di società sportive (come lo sono le Federazioni del CONI), ma un'"Associazione" di società che aderiscono a un'idea ispiratrice di matrice cristiana e a delle finalità di promozione umana e sociale attraverso lo sport

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Sport

Nell'ottobre dello scorso anno scrivemmo che lo sport sarebbe "salito in cattedra", riferendoci ad un nuovo ruolo dell'Educazione Fisica nella scuola dell'autonomia, supportata da una politica attiva del Ministero della Pubblica Istruzione. Oggi, a distanza di tempo, vogliamo fare il punto della situazione Le aspettative hanno dovuto fare i conti con una realtà in parte diversa che ha visto (e vede) lo "sport a scuola" vivere di alti e bassi La voglia di collaborare con la scuola da parte di agenzie educative, associazioni ed organismi, non è certo mancata ed in molti hanno stipulato convenzioni con il ministero. Anche il CSI, chiaramente, ha voluto dire la sua portando nelle scuole il Fantathlon e il Giocasport ed avviando validi ed approvati corsi di aggiornamento per gli insegnanti Il CSI ha quindi pienamente dimostrato di voler contribuire attivamente al progetto di riforma della scuola dell'autonomia, credendo fortemente nei principi che la caratterizzano

Nella scuola dell'autonomia lo sport deve essere promosso con la collaborazione delle istituzioni locali in modo da favorire un'organizzazione dell'educazione fisica più rispondente alle esigenze formative degli studenti Il "nuovo" studente deve avere la possibilità di crescere indistintamente nella mente e nel corpo, in modo continuativo ed equilibrato. La disciplina ludico-motoria deve favorire la crescita globale dell'individuo, senza che si faccia l'errore di considerarla un elemento accessorio.

Dalla scuola materna sino al termine della formazione scolastica, i ragazzi debbono avere a disposizione tutti i mezzi possibili per svolgere una corretta attività motoria Questo perchè lo sport ha un ruolo determinante nello sviluppo della personalità del bambino; il gioco è un elemento fondamentale sul quale poggiare una formazione educativa che concorra a garantire la salute e l'integrità fisica. Il Ministero della Pubblica Istruzione in questo sembra avere le idee chiare ed infatti, grazie all'istituzione del fondo permanente per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa, disposto dalla legge 18 dicembre 1997 n. 440, si è posto l'obiettivo di intervenire con

A che punto siamo? diPaolo

a Scuola: solo il Ministero ha le idee chiare
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un programma pluriennale nella valorizzazione dell'educazione motoria fisica nella scuola

Con la denominazione di "Perseus" è nato di fatto il programma che, stabiliti i presupposti operativi e finanziari, si propone di favorire gli interventi relativi all'educazione fisica in ciascun ordine e grado di istruzione, nella prospettiva del continuum formativo e in integrazione con gli snodi interdisciplinari di tutte le educazioni specifiche Il programma "Perseus" è concepito unitariamente pur essendo articolato in varie, singole iniziative, sulle quali vale la pena soffermarsi La prima prevede l'inserimento di un consulente (che può essere un docente di educazione fisica particolarmente esperto o formato attraverso appositi corsi o un diplomato ISEF che abbia dimostrato particolare interesse per la scuola elementare e che abbia svolto un anno di tirocinio sotto il coordinamento di un consulente) nella scuola materna ed elementare con lo scopo di sostenere il coordinamento didattico, di fornire l'assistenza organizzativa alla programmazione delle attività ludiche e motorie, oltre che curricolari e di favorire un sostegno alla formazione degli insegnanti La seconda prende vita dal nuovo valore culturale che la scuola vuole esprimere, dove più soggetti che fanno "comunità" partecipano responsabilmente alla programmazione della promozione dell'educazione fisica e sportiva e all'organizzazione dei giochi sportivi studenteschi La terza iniziativa prevista dal programma "Perseus" prevede il finanziamento per l'acquisto di attrezzature, ove possibile in cofinanziamento con gli enti locali

La nuova logica dell'organizzazione sportiva scolastica dovrà necessariamente vedere integrata la competenza e il ruolo degli insegnanti con l'esperienza fornita dai tecnici ed allenatori di attività sportive specialistiche Le attività proposte oltre l'orario scolastico vedranno la collaborazione di organismi esterni alla scuola muoversi nella stessa direzione e finalità perseguita dalla scuola stessa In parole povere la vera applicazione del principio della continuità didattica consisterà anche nel superare la distinzione tra attività scolastica ed extrascolastica. Le attività

I provvedimenti degli ultimi anni o b b l i g a n o a m i s u r a r s i c o n i l cambiamento dettato dall'autonomia, che significa soprattutto possibilità di una differenziazione dell'offerta informativa, con la valorizzazione di tutti gli apporti che alla scuola possono derivare dalle forze educative presenti sul territorio La scuola del domani deve essere efficace sul piano del profilo educativo Per

e s s e r e v a l i d a m e n t e p r e s e n t i nella scuola bisogna individuare e perseguire alcuni principi:

• la dimensione del pluralismo, all'interno del quale le singole associazioni contribuiscono con la propria esperienza e competenza alla realizzazione di un'offerta ampia e differenziata;

• la dimensione del coordinamento tra associazioni per realizzare una presenza robusta, per trovare consenso e credibilità maggiori presso gli organi scolastici, per promuovere azini educative integrate che si innestino nelle varie sfere di attività infra ed extrascolastica;

• la dimensione della progettualità, perchè l'educazione richiede continuità progettuale e non estemporaneità Questa pubblicazione, edita dal C SI, indica la strada percorsa in q u e s t a d i r e z i o n e d a a l c u n e associazioni di comune ispirazione, l'AGe, l'AGeSCI, il CeFeS, il C SI e il MSAC, soffermandosi sugli specifici, singoli, contributi che favoriscono la creazione di una scuola moderna, dove la separazione tra vita scolastica e vita quotidiana è minima

devono inoltre essere proposte ed organizzate per tutti gli alunni indistintamente, questo è l'imperativo categorico grazie al quale evincere i veri valori L'aggregazione sociale, la solidarietà, la lotta ai pericoli che derivano dall'isolamento, dall'emarginazione e dalle devianze giovanili, sono valori che devono essere percepiti da tutti gli alunni.

In conclusione, redigendo una specie di bilancio consuntivo, possiamo essere soddisfatti dell'andamento dei cambiamenti La strada verso il raggiungimento degli obiettivi di una scuola dell'autonomia è ardua quanto stimolante Un estratto del contributo che il Ministero della Pubblica Istruzione ha fornito al Governo al fine di favorire il piano d'azione a sostegno delle politiche per i giovani e la famiglia, è sicuramente una interessante testimonianza con cui attendere il completo realizzarsi di quanto perseguito con abnegazione: «Si vuole sottolineare che i programmi relativi all'Educazione Fisica nella scuola costituiscono parte fondamentale per i progetti d'istituto; gli obiettivi didattico-educativi da perseguire e le procedure metodologiche impiegate devono contribuire a realizzare interventi coerenti tra le "diverse educazioni" e soprattutto concorrono a costruire una dimensione di continuità tra tutte le attività scolastiche, in una logica di interdisciplinarietà e di integrazioni curricolari»

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di Wheelchair Hockey

HOcKey, la scelta è giusta

Si riparte dalle finalissime del 20 giugno scorso in Val di Sole (Trento) Lo scudetto '99 andò alla squadra dei Blue Devils di Napoli e oggi il tricolore campeggia degnamente sulle magliette dei partenopei.

Il 20 novembre ha preso infatti il via il quarto campionato nazionale di wheelchair hockey Una disciplina sportiva per disabili nata in Olanda e recepita in Italia di recente. Un'occasione in più di fare sport per coloro che sono portatori di handicap gravi L'unico momento di competizione sportiva era affidato alle varie gimcane con carrozzine elettriche Ma l'opera meritoria dell'Unione Italiana per la Lotta alla Distrofia Muscolare (UILDM) e la proficua collaborazione con il CSI hanno dato vita, dopo varie amichevoli e tornei di esibizione, a un vero e proprio torneo nazionale.

Dodici le squadre partecipanti, suddivise in tre gironi Aquile Palermo, Blue Devils Genova, Thunder Roma (gironeA); i campioni d'Italia del Blue Devils Napoli, Coco Loco Padova, Dolphins Ancona, Pallavicini Bologna, Pantere Milano (girone B); All Black Genova, Dream Team Milano, Magic Torino Sharks Monza (girone C) Accedono ai quarti di finale, che si

disputeranno a Napoli (dopo le esperienze di Cesenatico e Chiavari), le prime due classificate di ciascun girone, più le due migliori terze. Lo scudetto 2000 sarà assegnato nei primi dieci giorni del prossimo giugno.

L'hockey in carrozzina si gioca in palestra o su un campo di calcetto delimitato da sponde in legno per non far uscire la pallina vuota all'interno e quindi più leggera. I ruoli: un portiere, due difensori, un regista e una punta Si gioca a tutto campo, con passaggi e tiri in porta

Non ci sono tatticismi particolari e il gioco è spesso veloce e spettacolare, fanno sapere gli organizzatori, sottolineando altresì che prima di tutto c'è il valore di una chance sportiva offerta a tanti giovani La disciplina del wheelchair hockey ha il merito soprattutto di aver allargato l'ampia gamma di opportunità agonistiche dei disabili Non è mai facile allestire una squadra per i mille ostacoli che impediscono di fatto la pratica sportiva. Barriere tradizionali, architettoniche e psicologiche - ma anche economiche - non hanno invece rallentato la diffusione dell'hockey in carrozzina. Lo sport per disabili ha compiuto enormi progressi negli ultimi anni, anche se si riscontra una staticità negli iscritti, proprio per difficoltà di diffondere il messaggio partecipativo. Il wheelchair hockey cerca d'invertire la tendenza e da ultimo arrivato potrebbe, perché no, trainare tutti gli altri Questo è quanto si augura il Presidente della Wheelchair Hockey League, Antonio Spinelli, che, di recente, ha voluto sottolineare l'importanza del binomio CSI - WHL nella promozione, organizzazione e realizzazione di questa disciplina sportiva che merita, senza dubbio, l'attenzione di tutti.

Gianni Marchi

Al via il quarto campionato nazionale
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di

Bolzano:

Corsa a coppie

Sette chilometri tutti di corsa lungo una pista ciclabile e sentieri asfaltati dell'Oltradige: è la proposta che la società sportiva Sport Club Berg, del CSI di Bolzano, rivolge a concorrenti di ogni età, fino ai 121 anni e oltre. No, Matusalemme non c'entra Il fatto è che si corre rigorosamente a coppie: maschili, femminili, miste, padre con figlio o figlia, madre con figlio o figlia, coniugi. L'età dei due membri della coppia si sommano a formare l'età cui fare riferimento per accedere alle categorie di partecipazione E i single? Ai concorrenti senza partner verranno assegnati compagni dagli stessi organizzatori, prima della partenza.

L'originale manifestazione

sportiva si è svolta il 14 novembre a Caldaro (Bolzano) Al termine della gara, per ogni coppia si sono sommati i tempi dei due atleti Le prime tre coppie di ogni categoria hanno ricevuto un premio speciale.

È la famiglia la destinataria ideale della proposta dello Sport Club Berg La famiglia come squadra, come équipe per superare una frammentazione che nel tempo libero, invece di sanarsi, si aggrava. Le attività sportive tradizionali hanno infatti, insieme a tanti pregi, anche il difetto di porre troppe barriere di categorie, di limiti di età, di specializzazioni, di costrizioni temporali per consentire a genitori e figli di "giocare insieme".

A mediare tra famiglia e sport non può che essere la società sportiva “In questo contesto - dice Mons Carlo Mazza, direttore dell'Ufficio CEI per la pastorale dello sport e tempo liberodeve acquistare senso e valore l'interesse per il tempo libero della famiglia, in tutti i suoi aspetti e connessioni Alla società sportiva va richiesto un progetto famiglia per lo sport, progetto nel quale si praticano corresponsabilità e capacità educative”.

diMarco Croci

una gara tutta dedicata alle famiglie
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E il pubblico fischia...

Si chiamano "Arbitriadi" Le ha inventate il Comitato CSI di Brescia, per dare modo agli arbitri associativi di pallavolo di rammentarsi come si vive la partita dal punto di vista dei giocatori. L'edizione di quest'anno si è tenuta l'ultima domenica di ottobre, al Polivalente S Polo Sono scese in campo sei squadre, divise in due gironi, formate da arbitri dei Comitati di Brescia, Crema, Cremona, Mantova e Milano.

Impossibile citare i vincitori, visto che il regolamento della manifestazione aboliva la classifica, per premiare la partecipazione spensierata anche di chi è bravo ad arbitrare ma non è altrettanto bravo a fare muro o a schiacciare. «Ai nostri arbitri - dice Taglietti, il presidente provinciale CSI di Bresciaabbiamo voluto ricordare che lo sport è prima di tutto divertimento, non solo per i giocatori ma anche per gli arbitri. Nello stile CSI, indossare la divisa arbitrale deve significare conciliare precisione tecnica e sorriso sulle labbra»

Le "Arbitriadi" non sono una novità assoluta per il Centro Sportivo Italiano. L'Associazione - che a differenza di altre organizzazioni di sport per tutti non si appoggia ad arbitri federali ma dispone di un proprio corpo di giudici di garaincoraggia la partecipazione arbitrale alla vita associativa in tutte le sue espressioni, e dunque anche alla pratica sportiva. Spiega Renato Picciolo, coordinatore nazionale dell'attività sportiva del CSI: «A differenza di quanto accade nelle Federazioni, dove l'attività fisica degli arbitri è legata ad un discorso di preparazione atletica per condurre meglio le gare, da noi l'organizzazione di tornei e coppe per gli arbitri è anche un mezzo per evitare che gli arbitri si sentano una casta, un corpo separato dall'associazione».

A essere sinceri, il rischio è sempre in agguato: indossare la casacca arbitrale induce alla tentazione di sentirsi gestori assoluti di un potere da esercitare senza commistioni con il popolo dei giocatori e dei dirigenti «Da tempo - continua Picciolo - il nostro ideale è quello dell'arbitro educatore della comunicazione Fischiare con perizia non basta Pur essendo tenuto a far rispettare i regolamenti, l'arbitro CSI non deve dimenticare in alcune circostanze che la nostra attività considera preminenti le finalità educative I ragazzi si educano soprattutto sul campo di gioco, dove con loro interagiscono gli arbitri molto di più che gli allenatori. Un arbitro arroccato nel ruolo di silenzioso custode delle regole rischia di non essere capito nei suoi interventi e dunque di fare danni»

di

A Brescia gli arbitri si mettono in gioco
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Caludia Quatti

Genitori: fate sentire la vostra presenza

"Basta un poco di zucchero e la pillola va giù", cantavano spensierati i giovani della penultima generazione Quelli dell'ultima, i diciottenni di oggi, invece non cantano, non vivono, non sognano e prendono la pillola addirittura senza zucchero Volentieri.

Questa è la preoccupante situazione dei giovanissimi d'oggi, incapaci di aggredire la vita con determinazione, spesso influenzati e deviati dalla illusoria facile soluzione dei problemi, dal raggiungimento di una felicità momentanea, fasulla, transitoria, destinata a scemare e a spegnersi col tempo La vita è dura, anzi durissima e prima lo si capisce, meglio è

Secondo me esistono varie strade, percorsi possibili ma non certi, da poter seguire per aiutare i giovani Tutto quello che possiamo fare può essere giusto o sbagliato, utile o vano, ma non possiamo tirarci indietro ed esimerci dal tentarlo. Il primo strumento, quello immediatamente accessibile anche a chi vive il problema senza esserne coinvolto, è la legge Con ritardo e dopo i primi morti è arrivata Certo sembra assurdo pensare che si sia discusso per un decennio sul considerare la detenzione o uso di una canna di marjuana reato paragonabile ad un buco nelle vene ed accorgersi, solo ora, che nel frattempo un flagello ben più rilevante iniziava a prendere piede e si abbatteva in modo devastante sui nostri ragazzi. Ma a parziale discolpa di questo indugiare voglio apporre la relativa inefficacia del solo legiferare La legge c'è ma non intimorisce, non insegna, non previene. Ed allora bisogna fare un altro tipo di ragionamento, occorre muoversi anche in altre direzioni per arginare, non penserei mai di dire per "risolvere", questa complicata questione

La famiglia credo sia il luogo dove si può ancora fare qualcosa, anzi molto. L'amore dei genitori deve farsi sentire, deve abbracciare letteralmente i propri figli con intelligenza ed esperienza, con gli occhi aperti di chi non pensa che il proprio figliuolo non potrebbe "mai" fare sciocchezze. La furbata, la bravata, chiamatela come vi pare, i ragazzi la desiderano, la cercano e la trovano facilmente Questo deve essere ben chiaro, non illudiamoci di aver messo al mondo solo capolavori di

ragazzi O meglio sono e saranno sicuramente capolavori che tuttavia hanno ancora poca esperienza e che un nulla potrebbe farli perdere nella giungla della vita

Ma vediamo in concreto, basta con le chiacchiere, cosa si può fare per questi figli. Al primo posto ovviamente ci sono le compagnie Non scopriamo l'acqua calda affermando che i ragazzi fanno quasi sempre tutto quello che fa il gruppo, sono un po' le pecore di un gregge in cui il pastore, il ragazzino più furbetto, comanda e detta legge. Ed allora cosa fare? Bisogna innanzi tutto cercare di conoscere questi capo-gregge o migliori amici che siano, ma, come al solito, con intelligenza Ad un buon genitore, presente attivamente, basta poco per capire l'andazzo. Una volta inquadrato qual è il gruppo occorre lanciare input, stimoli e messaggi Anche se "i giovani d'oggi sono pigri", come si è solito affermare, stimoliamoli verso i veri piaceri della vita, mettiamoli al corrente che esiste lo sport, la musica, l'impegno nella solidarietà, la possibilità di partecipare ad esperienze avventurose Dirò un'assurdità: avete mai proposto a vostro figlio di lanciarsi con un paracadute? Avete mai pensato di iscriverlo ad un corso di subacquea per andare ad esplorare un mondo sepolto sotto cento metri d'acqua? Sicuramente no È vero, sono esperienze estreme, c'è molto rischio, potrebbe sembrare di spingere i propri figli verso la morte. Sbagliato: quella è vita! La morte è l'apatia, è vedere un ragazzo buttato su un letto, senza stimoli, senza sogni Soffermiamoci sulla rottura degli schemi: un'esperienza irregolare, forse estrema, non bisogna vederla come negativa. L'adrenalina che affiora sulla pelle dell'atleta, estremo o tradizionale che sia, irrobustisce, fortifica, insegna più di ogni altra predica L'esperienza paga, la teoria no. Come può un giovane capire se giocare a pallacanestro o immergersi nei fondali del mare è un'esperienza che lo appaga se non ci prova, se rimane buttato su un letto? Nella vita bisogna tentare le strade, non aspettare passivamente che passi il treno dei miracoli, perché potrebbe essersi scordato di noi Questo bisogna insegnare ai giovani Lasciamo perdere le aspettative, i pregiudizi, curiamoci dell'essenza Non vuole fare

Nella noia c’è il disagio
di
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quello che "dovrebbe fare", bene (e sottolineo "bene"), proponiamogli dell'altro con amore, con attenzione ed intelligenza. Non possiamo imporre la nostra volontà, possiamo solo consigliare e pregare perché il ragazzo possa trovare validi stimoli

Andiamo avanti con il vademecum Non bisogna viziare i figli, dare loro tutto e subito. Se non hanno una misura non riusciranno mai ad apprezzare quello che hanno davanti agli occhi Dare poco e non sacrificarsi per loro può sembrare una cattiveria che negli effetti è deleteria quanto il concedere tutto Se un ragazzo ha delle difficoltà a chi giova il risolvergliele? Forse al genitore che ha bisogno di sentirsi un buon genitore, ma anche qui l'erronea valutazione è ovvia Le difficoltà si superano stando vicino ai figli, facendo sentire loro la presenza, ascoltandoli quando parlano, traducendo la loro difficile lingua,

questo è il meglio che si può fare per loro Non occorre strafare, bisogna fare a sufficienza; sarà il modo più intelligente per vederli un giorno camminare spediti sulle loro gambe. È inutile stare a spendere parole sulle discoteche, sulle scuole e quant'altro Sono solo pretesti per allontanare le responsabilità Se il ragazzo non ha trovato ancora una valida strada per crescere si drogherà in discoteca quanto in mezzo alla strada o nella sua stanza da letto Ci sono luoghi che sono più consoni al "peccato", è vero che le ore piccole fanno pensar male, ma non siamo ridicoli, non vorrete farmi credere che un giovane che si prende una pasticca e muore aveva afferrato tutto il piacere e la soddisfazione che poteva offrirgli la vita? Stimoliamoli!!! Questo deve essere l'imperativo categorico!!!

La maturazione dei ragazzi è spesso lenta e difficile, non aspettiamo il peggio prima di offrirgli il meglio

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Sono incredulo, frastornato, esco appena ora da una chiacchierata di un paio d'ore che mi ha colpito ed insegnato più di mille altri momenti. Oggi ho conosciuto Raimondo Bucher, un uomo di 87 anni che ha assaporato a modo suo la vita, che non sostiene che si debba provare per forza tutto quello che ha fatto lui per essere felici (sarebbe praticamente impossibile). Da trentotto anni la sua unica dimora è una barca, non vuol sentir parlare di una casa sulla terra ferma perché è contento così, urla a gran voce che non gli manca nulla e continua imperterrito ad affrontare gli abissi del mare per andare a dar da mangiare ai suoi squali Ma Raimondo Bucher non è solo questo, per descrivere la sua vita non mi basterebbe l'intero "Stadium" Ed allora cosa c'è di meglio che sentire dalle sue stesse parole chi è Bucher e che messaggio vuole trasmettere ai giovani alle soglie del 2000?

«Non è facile esprimere un'opinione su me stesso Sono un osservatore, mi pongo continui interrogativi sulla vita e sulla natura; sono un romantico che non scende a compromessi Da sempre sono spinto dal gusto dell'avventura, dal piacere di osare e dall'eccitazione dell'ignoto, ma riflettendo ho scoperto che nella vita non ci sono traguardi, c'è solo un lungo cammino che va percorso con la stessa passione che mi ha animato fin dall'inizio I giovani dovrebbero alimentare maggiormente le loro risorse spirituali e non sprecare l'enorme dono della propria carica interiore. Vorrei riuscire a trasmettere la straordinaria bellezza della gioventù come io l'ho vissuta: la giovinezza è un valore sublime, perché è il simbolo della vita stessa anche se alla base di ogni nostra azione deve essere posto il valore morale che essa contiene Senza dubbio i beni materiali che possediamo ci fanno apparire molto più rispetto ai valori che portiamo in noi, ma l'essere è sicuramente più importante dell'avere I valori che i giovani d'oggi manifestano credo siano in rapida discesa. È chiaro che non mi riferisco a tutti i giovani, perché in alcuni si può riscontrare una grandezza interiore favolosa: ma questi sono e rimangono purtroppo una scarsa minoranza. Lo sport, che è una tipica espressione della giovinezza, richiede, per arrivare a grandi

Luca Baschi

L’esperienza di un grande uomo dello sport

Raimondo Bucher riscalda i giovani di

prestazioni e risultati, un enorme impegno e grandi sacrifici Per me, che ho svolto tanta attività sportiva, i risultati che oggi si ottengono hanno dell'incredibile. A 17 anni nuotavo i 100 metri stile libero in un minuto e quattro secondi quando il record del mondo di John Weistmuller era di un minuto: oggi è attorno ai cinquanta secondi. Per partecipare ad un incontro internazionale di nuoto e pallanuoto, tra Austria e Ungheria, dovetti elemosinare un contributo presso tutti i conoscenti, per le spese di viaggio da Graz a Budapest Oggi, i giovani, appena dimostrano un minimo di capacità hanno tutto gratis; per non parlare degli scandalosi ingaggi di chi deve solo dare una pedata ad un pallone I grandi traguardi si raggiungono solo attraverso la sofferenza, ma i giovani non vogliono soffrire, vogliono tutto e subito Il denaro sembra l'unico vero miraggio, io non comprendo questo loro modo di essere Può forse essere considerato un valore di giovinezza vederli scatenati in discoteca, dopo essersi riempiti di pillole o ubriachi? Vi sono sì giovani che sacrificano la loro vita per aiutare il prossimo, dedicandosi al volontariato, ma la stragrande maggioranza si esprime in "uffa che barba questi vecchi!" Non accettano consigli da chi costituisce un'inesauribile fonte di esperienza. Non mi sento di imporre niente a nessuno, mi preme solo sollecitare i giovani affinché impieghino al meglio quel dono incredibile che è la vita»

"La mia vita tra terra cielo e mare" edito da Ireco a cura di Stefano Gargiullo e Anna Fluri

È la biografia di Raimondo Bucher, scritta sotto forma di intervista in modo semplice, leggero e allo stesso tempo profondo Non è solo un libro per gli appassionati di sport, è un libro che accende la voglia di vivere

TeNeNTe COLONNeLLO PILOTA

RAIMONDO BuCHeR

• Per 30 anni ufficiale Pilota da Caccia; • Istruttore di Volo Acrobatico;

• 3 volte Campione Italiano di sci dell'Aeronautica; • Scalatore di 6° e vie nuove (parete est Thurwieser, 1940); • Due record mondiali di immersione in apnea: 30 metri nel 1950; 39 metri nel 1952;

• Campione Italiano di caccia subacquea nel 1951 e '52; • Numerosissime scoperte in campo archeologico subacqueo; • Scoperta, esplorazione e studio della grotta del Bue Marino in Sardegna nel 1958; • Studi ed osservazioni sul comportamento fisiologico e psicologico dell'uomo in immersioni profonde con "ARA"; • Croce di Guerra al merito; • Cavaliere ufficiale; • Medaglia d oro al Valore Atletico; • Stella d'oro al Merito Sportivo nel 1992; • Dal 1962 ad oggi, oltre tremila immersioni con autorespiratore ad aria (considerando solo quelle dai -80 ai115 metri)

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Quanta fatica per i giovani, alzarsi in piedi!

Per cosa corriamo?

È stato scritto su queste pagine, in modo provocatorio, che noi giovani siamo assenti Siamo “assenti” a quell’appello del “rimboccarsi le maniche” che l’Associazione va facendo. È stato anche detto che è venuta meno la voglia di lottare per le grandi utopie, insomma che preferiamo stare seduti

Sono provocazioni che fanno riflettere ma io ho già detto che "non gioco più". L’ho detto, credetemi, non per vendetta, o vigliaccheria, nè per paura e nemmeno per stanchezza Il mio lasciare il campo è stato necessario Ho creduto, ed il tempo ed i risultati mi hanno dato ragione, che le mie energie dovessero servire a costruire qualcosa e non ad essere "ingabbiate" in un “fai questo e fai quello” oppure "così è giusto, così è sbagliato" Ho provato sulla mia pelle a fare gli errori e patirne le conseguenze, ma con ostinazione ho continuato verso gli obiettivi che avevo in mente S nel CSI ho avuto la possibilità di non sbagliare perché qualcuno aveva l’ardire indicarmi la strada ma non so se questo mi abbia fatto più bene che male

Il CSI ha bisogno di giovani? Sì, ma di quali? Di quelli che hanno l'energia, l'entusiasmo, e che sono capaci, sbagliando, di bruciarlo tutto in una volta? O di quelli che fanno finta di fare gli "adulti", solo con la preoccupazione di occupare in futuro un posticino nel CSI?

E poi, per cosa corriamo? Corriamo per un posticino al sole o per fare sempr più grande l’associazione? Corriamo per qualcuno ce lo ha imposto o perché lo se nel profondo? È quella voglia matta di donare agli altri il nostro tempo libero o è solo per salire sul palco?

Credo che prima bisogna dare una risposta a questa domanda e poi, magari, fare i conti con una struttura, profondamente organizzata come il CSI che, per ragioni pratiche, deve

diMarcello Tortora

coniugare gli ideali, le risorse e l’organizzazione con i numeri Non è colpa del CSI se questa Società civile cerca solo i numeri e calpesta continuamente ogni tipo di valore ideale. Comunque non credo che i giovani siano seduti, credo che siano spesso semplicemente "instradati" a fare la parte dei giovani in un certo modo invece che in un altro

Oggi forse c'è da ripassare la patata bollente ai “vecchi”, “giovani e meno giovani” che per vari motivi non hanno mai avuto voglia di mettersi in discussione sentendosi i padroni del vapore Questi dovrebbero avere il coraggio di “lasciare”, lasciare veramente convincendosi che forse potrebbe essere un atto di grande coerenza e di vero stimolo al rinnovamento Invece a lasciare il campo sono i giovani, quelli con i grandi ideali Costantini scriveva qualche tempo fa, che i giovani ale a pensare che il loro grande nemico il potere dei “vecchi” ma che invece ebbe la “fretta” della società ad imporre itmi veloci e programmi spesso calati dall'alto Credo che sia vero Sarà quella strana voglia di fare “una grande associazione” anche di numeri che forse blocca i più giovani a dare forza alle spinte ideali (anche i più sinceri propositi di condivisione delle idee?).

Se, per assurdo, gli attuali quadri dirigenti (che hanno una media di età a i 50/60 anni) andassero via tutti di po... puff... spariti nel nulla, cosa derebbe? Il CSI sarebbe cenere, ma se è ha del fuoco dentro tornerebbe a bruciare... se è vero che serve alla società ed ai giovani, sarebbero gli stessi giovani bisognosi di questa associazione a ricostruirlo con errori, senza grandezze e disorganizzati; insomma da giovani, ma con una grande nuova vera linfa... la gioventù!

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Le manifestazioni sportive nazionali 2000

Il Gran Premio Nazionale di Sci, giunto alla sua seconda edizione, approda quest'anno in Veneto La caratteristica località sciistica situata sulle "piccole Dolomiti" al centro del Parco naturale della Lessinia a quota 1500 metri slm è l'ambiente ideale per la disputa di tutte le specialità proposte dal CSI Oltre alle consuete gare di sci alpino e nordico, quest'anno farà il suo ingresso, sotto forma di esibizione, lo Snow board specialità che attrae soprattutto i più giovani L'appuntamento invernale ricalca la formula già sperimentata lo scorso anno proponendo le due categorie dei Runners e degli Sleepers, che consentono a tutti di esprimersi in base alle proprie potenzialità.

Trofeo

Polisportivo nazionale di Giocasport

Brescia, 28 aprile - 1 maggio

La manifestazione che si snoderà nella città lombarda offrirà due proposte destinate alle categorie giovanissimi/e (nati/e 1989,1990,1991) e ragazzi/e (nati/e 1986,1987 e 1988) Il calcio a 5, a 7, a 11, il minivolley, il minibasket e il minirugby sono le discipline in cui si cimenteranno i giovani atleti Prevista anche una grande festa Fantathlon tra le splendide vie medioevali della città che coinvolgerà anche bambini e ragazzi locali.

La manifestazione si abbinerà ad un'iniziativa sociale/umanitaria in collaborazione con altre agenzie presenti nella città.

La terza edizione del Gran Premio Nazionale di Corsa campestre riprende la formula inaugurata ad Alberobello e consolidata lo scorso anno a Darfo Boario Terme proponendosi ormai come un appuntamento fisso nell'agenda delle manifestazioni sportive nazionali dell'Associazione. Anche quest'anno sarà una località termale ad ospitare la fase nazionale Fiuggi, conosciuta non solo per la sua acqua ma anche per l'essere al centro del basso frusinate in una zona nota per le sue abbazie benedettine.

Finali nazionali Joy Cup

Val di Sole (Trentino), 7/11 giugno

La seconda edizione della Joy Cup prende le sue mosse dalle riflessioni emerse in occasione dell'edizione sperimentale 99 Tra le novità l'ingresso di nuove discipline quali la pallacanestro tra gli sport di squadra, il ciclismo, la ginnastica generale, ritmica e aerobica, il nuoto, il tennistavolo il karate ed il judo tra gli individuali che amplieranno ancor di più il numero dei partecipanti Anche quest'anno la fase nazionale si disputerà in Trentino nella verdissima Val di Sole incorniciata dalle splendide Dolomiti del Brenta

2º Gran Premio nazionale di Sci Boscochiesanuova - San Giorgio (VR), 24-27 febbraio 3° Gran Premio nazionale di Corsa campestre Fiuggi (FR), 24-26 marzo
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esperienze di sport

nel carcere di Rebibbia

Sono una ex detenuta, una delle tante donne che ha avuto la sfortuna di assaporare la durezza del carcere di Rebibbia e la fortuna di tornare ad essere libera.

Il primo impatto con il carcere, soprattutto se non si ha bene l'idea di cosa significhi questa esperienza, è qualcosa di sconvolgente La realtà che si vive in prigione non può essere minimamente immaginata da chi ne è al di fuori In carcere il tempo è fermo, non passa mai, soprattutto per chi non ha un'occupazione e vive ciondolando tra letto e corridoio. Anche i rapporti tra noi detenute sono difficili, si ha sempre il timore di non essere capite È raro che nascano amicizie importanti. Ma fortunatamente c'è lo sport, anche se non tutti i carceri sono attrezzati a dovere per permetterne la pratica, grazie al quale diventa più facile aggredire la vita, scambiare idee, instaurare rapporti.

Ricordo perfettamente quel grido forte che proveniva dalle agenti: pallavolo, pallavolo! Era tanto che lo sentivo, che mi domandavo che cosa fosse quel gioco e che senso avesse praticarlo. Un giorno fortunatamente mi decisi a provare e fu come ricominciare a vivere: sentivo il mio corpo più leggero, la mente sgombra dal malumore La pallavolo mi rilassava, mi permetteva di ritonificare il corpo, mi proiettava in luoghi diversi dal carcere,

Sentivo il mio corpo più leggero di Lucia

mi faceva respirare aria di libertà, mi spingeva a vivere senza disperazione Mentre giocavo tutto prendeva una forma diversa, per alcuni momenti mi dimenticavo dov'ero, l'aria fresca che respiravo nutriva i bei ricordi che riattraversavano il mio cervello, altrimenti offuscato dal grigiore della vita sedentaria Fare sport in carcere rendeva più facile la comunicazione, mi dava modo di scambiare idee con le compagne e di sentirmi meno sola Il culmine di tutto ciò arrivò quando ci preparammo per il torneo di pallavolo con squadre esterne È difficile cercare di spiegare quello che provavo Incontrare in carcere chi viveva all'esterno, in piena libertà, riusciva a portare fuori dalla prigione un pezzo di me Avevo la possibilità di dimostrare il mio valore; per la prima volta giocavo "con" le mie amiche e non "contro", come purtroppo ero solita fare Ci scoprivamo unitissime, possedute dal solo pensiero di vincere Gli errori sul campo ci pesavano, ma sicuramente erano la miglior lezione per imparare ad accettare lealmente una sconfitta Sono sicura che lo sport è il giusto strumento per ritornare nella società con un animo ed uno spirito meno aggressivo; sono altrettanto certa che le ore che vivevo facendo sport erano le uniche che mi facevano desiderare l'arrivo di un'altra stagione della vita.

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Stadium

Il C SI inventa la prima rassegna europea itinerante su sport e diritti umani

Si respira europeo in questi giorni al Centro Sportivo Italiano. A tenere banco sono due progetti integrati che oltrepassano la dimensione nazionale Il primo riguarda il "Museo mobile per i diritti umani" Di che si tratta lo chiarisce il presidente nazionale Donato Mosella: "L'idea di partenza era quella di sensibilizzare i giovani, attraverso la pratica sportiva, ai temi dei diritti umani, della democrazia, della pace e della non violenza Abbiamo quindi pensato di allestire un museo laboratorio itinerante, al seguito della carovana che proporrà in alcune piazze di città europee manifestazioni di sport in piazza"

Ed eccola la seconda novità: il progetto sportivo "Stadium, lo sport incontra la piazza" indosserà la "maglia europea" e approderà in Francia e in Albania Una richiesta di finanziamento del progetto è stata inoltrata dal CSI alla Commissione Europea. È stata superata la prima selezione ed entro la fine dell'anno verrà comunicato l'esito definitivo della richiesta "Confidiamo che sia positiva - sospira Mosellaperché non proponiamo una qualunque kermesse sportiva Il nostro progetto ha una forte rilevanza sociale, e già in Italia è stato apprezzato moltissimo dai giovani Per questo abbiamo inserito nel programma l'iniziativa del Museo mobile per i diritti umani, che tra l'altro si sposa benissimo con lo spirito del Giubileo del 2000".

Sarà il primo museo mobile europeo dedicato alla promozione dei diritti umani attraverso la cultura e lo sport L'animazione sportiva costituirà l'elemento portante su cui trasmettere e testimoniare questi valori, oggi poco incarnati e molte volte quasi banalizzati Poi ci saranno incontri, mostre e dibattiti Si è certi che l'accesso al museo laboratorio verrà favorito dall'opportunità fornita ai giovani di frequentare per cinque giorni una piazza europea potendo fare giochi e sport gratuitamente

Lo sport in piazza europeo targato CSI nasce su basi solide. Nel 1999 "Stadium Lo sport incontra la piazza", è stata la grande partita che il CSI ha giocato su 25 piazze italiane, con oltre 70 000 partecipanti e con uno schieramento di un migliaio di volontari. Nessuno si è sottratto alle fatiche richieste per l'organizzazione dell'evento

Le credenziali del progetto sportivo del CSI sono salite a dismisura nel corso delle tre edizioni sin qui svolte, coinvolgendo complessivamente oltre 200 mila partecipanti. Si è partiti con la prima edizione, il 5 aprile 1997, nella splendida

diMarco D’Amico

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Calendario tappe Stadium 2000

piazza del Duomo a Messina e si è concluso, sempre a Messina, con la terza edizione, nella stessa piazza, domenica 31 ottobre con oltre tremila partecipanti.

Il mitico Tir, con il suo carico di attrezzature sportive, ripartirà nel prossimo mese di marzo: raggiungerà Tirana, Durazzo, Scutari e Valona e poi in Francia, a Lione, Strasburgo, Marsiglia In Italia toccherà 13 piazze Da piazza del Duomo a Milano, a piazza Maggiore a Bologna, piazza Brà a Verona e poi Torino, Bergamo, Pisa, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Catania... Animerà alcune piazze e strade romane, compresa la storica via della Conciliazione, durante la Giornata mondiale dei giovani e concluderà il tour 2000 il 29 di ottobre, in occasione del Giubileo degli sportivi

Grandi ed interessanti novità riguarderanno questa quarta edizione Discipline innovative dai nomi più difficili, come jorkyball, badmington, skate in line rappresenteranno i nuovi sport, accanto ai più rivoluzionari come il calcio tennis, mountain bike, Fantathlon, Giocasport..., e ai più tradizionali, come il calcetto, la pallavolo, il basket, il tennistavolo E ancora: le 24 ore no-stop di calcetto e pallavolo...

Ovunque le Amministrazioni locali si sono rese disponibili a concedere piazze e attrezzature per la realizzazione dell'evento Al CSI, in verità, chiedono qualcosa in più: aprire anche di notte le piazze delle città allo sport, un'idea che ha la sue radici in alcuni esperimenti di animazione notturna delle piazze effettuati da alcuni Comitati, con un buon successo.

Si spera che le Amministrazioni locali siano d'accordo Si realizzerebbe così un'esperienza che potrebbe essere una prima risposta alle ripetute sollecitazioni di don Domenico Sigalini, responsabile del Servizio nazionale di pastorale giovanile della CEI, per usare lo sport nella lotta al disagio giovanile nei luoghi stessi dove si manifesta Lo sport suscita sempre l'interesse a fare gruppo, ad aggregarsi, a superare la noia. E come dice don Vinicio Albanesi del CNCA, «meglio mille tornei che niente. Perché nel “niente” ci sono la noia e il disagio»

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Evviva il parroco

Nell'alta provincia bergamasca, ai piedi della Presolana e del Monte Pora, vicino ad importanti centri sciistici, si sono sviluppate, negli ultimi anni, numerose società legate al CSI, che organizzano sport quali calcio e pallavolo per un gran numero di atleti

La realtà di queste società è spesso diversa da quella degli altri gruppi sportivi della provincia. In queste zone di montagna, infatti, i paesi sono molto piccoli e le comunità sono ristrette Inoltre la conformazione del territorio ed il clima non favoriscono di certo le condizioni per una valida programmazione delle attività.

Per far fronte a questi problemi e superare l'inutile campanilismo che talvolta regna addirittura all'interno dei paesi, tra le numerose frazioni, si è cercato di unire le forze di alcune delle società sportive preesistenti in modo da garantire ai ragazzi della valle un'attività continua, organizzata con serietà e professionalità Da questo progetto è nata sei anni fa l'Unione Sportiva Conca della Presolana, che raggruppa in sè le parrocchie del Comune di Castione e delle sue due frazioni, Bratto e D'Orga L'idea di unificare le tre squadre originarie sotto il nome e l'organizzazione di un'unica società nasce dall'esigenza, molto sentita dai dirigenti, di formare ogni anno un numero di squadre sufficiente a coprire tutte le fasce di età, evitando così lo scomodo procedere a saltelli, un anno sì e un anno no, che non giova né agli atleti né agli organizzatori. La stessa esperienza è stata abbracciata dall'Associazione Calcio Val di Scalve, creata tre anni fa dall'unione di quattro comuni comprensivi delle rispettive frazioni: Azzone, Colere, Schilpario e Vilminore. Il grande vantaggio che queste società hanno tratto dall'unione di più comunità è certamente legato al crescente numero di ragazzi che ogni anno decide di entrare a far parte del gruppo. "Facendo giocare insieme ragazzi di paesi diversi - dice uno dei consiglieri dell'A C Val di Scalve - oltre a creare un ulteriore momento educativo di integrazione, aggregazione e collaborazione, abbiamo la possibilità di gestire un numero complessivo di giocatori sempre maggiore, che ci

permette di creare più squadre omogenee al loro interno Inoltre possiamo realizzare insieme progetti di più ampio respiro, come la ristrutturazione del complesso sportivo di Vilmaggiore, e affrontare in modo più costruttivo problemi comuni che ogni anno si presentano"

Il più evidente e rilevante di questi problemi è la neve che nei mesi invernali rende spesso inagibili i campi sportivi di questi paesi, oltre a rendere difficilmente transitabili le strade di collegamento tra i paesi stessi È per questo che spesso le società sono costrette a giocare negli impianti di altri paesi o addirittura a dover rimandare gli incontri, causando notevoli difficoltà organizzative A questo si deve aggiungere il fatto che queste organizzazioni sono troppo lontane da Bergamo per poter partecipare alle iniziative che il CSI propone in città. Viene così a morire gran parte del vantaggio di essere inglobati all'interno di una associazione così organizzata e propositiva

Gli stessi problemi sono purtroppo condivisi anche da tutte le altre società che si sviluppano all'interno dei singoli paesi. Una delle più antiche e più organizzate della zona, ad esempio, è il Gruppo Sportivo F lli Piantoni Colere Questa società, nata circa vent'anni fa, gestisce ad oggi quasi cinquanta tesserati suddivisi in tre squadre: esordienti, allievi e dilettanti. Il Gruppo Sportivo ha scelto di non avvalersi dei benefici che l'unione con altri paesi poteva offrire, valutando positivamente il fatto di poter gestire un numero non elevato di giocatori. "I nostri atleti - dice la segretaria del Gruppo, Claudia Belingheri - sono molto affiatati fra loro, giocano insieme da anni, di categoria in categoria L'associazione garantisce la continuità del lavoro e delle persone: i giocatori di una volta sono gli allenatori delle nuove squadre Inoltre il bello di una società come la nostra è che la comunità è stretta intorno a noi e molto attenta alle vicende delle squadre. Con quarantacinque ragazzi su mille abitanti, è facile comprendere che in quasi tutte le famiglie del paese c'è un giocatore!"

Le società, sia che svolgano l'attività singolarmente, sia che si organizzino in Unioni Sportive, restano comunque legate dal vero centro propulsore delle iniziative, quell'oratorio che le tiene inscindibilmente unite

Vittorio Bosio

di

Parroci e società sportive camminano a braccetto. Talvolta sono proprio i parroci ad aver dato il via alle società, così come non esiste società che non promuova la propria attività in oratorio

Bergamo: l’esperienza di alcune Società sportive di montagna
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È l’accademia alternativa anche per i ragazzi d’oggi

Ilritorno dell’Oratorio

Ci sono i corsi e i ricorsi storici. Ma anche i corsi e ricorsi sociali. Ecco la curiosa vicenda degli oratori, e della loro seconda (terza? quinta?) giovinezza

Come molti bambini italiani, ho avuto un'istruzione parallela, diversa da quella scolastica e familiare La mia accademia alternativa ha preso vari nomi: oratorio, lupetti e boy-scout, "cantine", bar, calcio amatoriale Aggiungerei le gare di sci e di ping-pong, uno sport magnifico (a patto di non chiamarlo tennis da tavolo).

In questi posti il figlio di un professionista, qual ero, ha imparato a essere un po' meno insopportabile. A questi posti, perciò, sono immensamente grato Mi hanno insegnato a calciare al volo e a stare con gli altri, due cose che nella vita tornano sempre buone

L'oratorio, per esempio La domenica guardavamo film di cow-boy al chiuso, durante la settimana giocavamo a calcio all'aperto (due attività accomunate da un particolare: mai capitato di vedere un bacio). L'oratorio aveva muri alti e prati spelacchiati; c'erano ghiaccioli, biciclette e palloni. Compariva ogni tanto il curato, che ci piaceva non tanto per le cose che diceva, ma per quelle che faceva Tollerava molto: anche una ragionevole dose di parolacce Nessuno ci ha mai fatto prediche, che io ricordi

L'unico rigore cui eravamo tenuti era quello dagli undici metri. Tutto ciò avveniva negli anni Sessanta. Poi gli oratori sono passati di moda. La stessa Chiesa (che talvolta rischia di farsi ipnotizzare dalla modernità da cui dice di volerci salvare) forse li riteneva superati

Oggi sono tornati alla grande: in tanti paesi e in molti quartieri sostituiscono il muretto dei giovani, il ritrovo per anziani, il centro sportivo Le case del popolo chiudono, i comuni contano i soldi, il pomeriggio nelle discoteche c'è solo il custode. Restano gli oratori. Ce ne sono 1.200 nella

provincia di Milano, 400 nel Bergamasco, altri 350 tra Cremona, Mantova e Pavia. In Veneto li chiamano "patronati" Nell'Italia del Sud, centri parrocchiali Molti genitori li considerano un luogo sicuro Un adolescente che gioca a calcio rischia, al massimo, una pallonata in faccia Con i tempi che corrono, è salutare come una benedizione

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L’imminente Giubileo 2000 è un evento spirituale di conversione e, come tale, non può che svolgersi all’interno della coscienza individuale Ma questo “cammino interiore” si manifesta anche attraverso segni e gesti esteriori, come i pellegrinaggi Così è stato nei precedenti 27 giubilei ordinari, e così avverrà nel prossimo Per il 2000 il Centro Sportivo Italiano ha in programma un cammino un po’ speciale: sia perché inizierà da Gerusalemme, la “città santa” culla del cristianesimo, e si concluderà nella “città eterna” di Roma, sia perché gli sportivi che si faranno pellegrini ripercorreranno il tragitto che nell’autunno del 60 compì l’apostolo Paolo sotto custodia militare verso Roma

Malta Roma Gerusalemme

In quei primi anni del cristianesimo la fede, come una fiaccola luminosa, fu portata da Gerusalemme a Roma Duemila anni dopo la stessa fede sosterrà i giovani nel lungo cammino che dalla Terra Santa li porterà a Roma il 31 dicembre 1999. Con loro, idealmente, saranno in cammino tutti gli associati al CSI, i quali potranno celebrare il Giubileo anche con gli altri sportivi delle rispettive città

La spedizione, composta da atleti cristiani, ebrei e musulmani, consegnerà la fiaccola della pace alle migliaia di giovani riuniti per la Veglia-Festa in piazza San Pietro

Percorrerà le strade della Terra Santa, passerà da Malta e risalirà l’Italia attraverso le Regioni del Sud. Tutte le Chiese locali e le comunità civili incoraggeranno gli atleti partecipando idealmente al raggiungimento della meta unitaria

Gli Atti degli Apostoli costituiscono la “guida” del viaggio, il riferimento essenziale per segnare il passo a ciascuna tappa.

L’itinerario

ISrAeLe

1ª tappa - 12 dicembre

Gerusalemme-Meghiddo

MALTA

2ª tappa - 13 dicembre

rabat (St Paul’s Grotto)-St Paul’s Bay

3ª tappa - 14 dicembre

S Paul’s Bay-Valletta Msida

SICILIA

4ª tappa - 15 dicembre

Siracusa-Catania

- 1.250 Km di percorso

- 80 comuni da attraversare

- 105 ore di marcia

- dislivelli fino a 800 m slm

5ª tappa - 16 dicembre Catania-randazzo

6ª tappa - 17 dicembre randazzo-Messina

CALABrIA

7ª tappa - 18 dicembre reggio Calabria-Palmi

8ª tappa - 19 dicembre

Palmi-Lametia Terme

9ª tappa - 20 dicembre

Lametia Terme-Paola

10ª tappa - 21 dicembre

Paola-Scalea

11ª tappa - 22 dicembre

Scalea-Lagonegro

CAMPANIA

12ª tappa - 23 dicembre

Lagonegro-Sala Consilina

13ª tappa - 24 dicembre

Sala Consilina-eboli

14ª tappa - 25 dicembre

eboli-Pompei

15ª tappa - 27 dicembre

Pompei-Pozzuoli

16ª tappa - 28 dicembre

Pozzuoli-Gaeta

LAZIO

17ª tappa - 29 dicembre

Gaeta-Latina

18ª tappa - 30 dicembre

Latina-Velletri

19ª tappa - 31 dicembre

Velletri-roma

(piazza San Pietro)

ormesulle
12D I C E M B R E D I C E M B R E 1999 1999
Sandi Paolo Maratona 31
Comune di roma Comitato
malta
Centru Kulturali Kerygma
Comitato Centrale grande giubileo dell anno 2000
olimPiCo nazionale italiano
olymPiC Commit tee federazione italiana di atletiCa leggera regione lazio

Quale società civile per l’Italia di domani

La società civile di oggi? È un mondo dove forza e debolezza sono presenti in dosi uguali Un sistema la cui struttura si presenta al tempo stesso forte e intrisa di debolezze. Che sa esprimersi al meglio quando mette in campo le sue risorse migliori: la fitta rete di soggetti sociali che costituiscono la sua prima, vera ricchezza.

Quella risorsa che nel corso degli ultimi ciquant'anni, ha permesso all'Italia di fare tanti passi avanti Un associazionismo dal volto nuovo cui aderisce un italiano su tre Un esercito che si è andato ingrossando a partire dalla metà degli anni ottanta per assestarsi poi nell'ultimo triennio Un dato per tutti: la percentuale degli aderenti è salita in poco tempo dal 28 al 35% E qui giunge la sorpresa: perché a tenere banco è l'associazionismo sportivo e ricreativo con un bel 40% sul totale, seguito da quello culturale con un 18% e socioassistenziale-sanitario nel 15% dei casi Tre categorie che unite insieme rappresentano il 70% del totale.

L'analisi è di Mauro Magatti del dipartimento di sociologia dell'università cattolica di Milano, intervenuto alla 43esima settimana sociale dei cattolici italiani svoltasi a Napoli dal 16 al 20 novembre scorso. Una interpretazione della realtà in continuo divenire nel nostro paese che è stata particolarmente apprezzata dai cinquecento delegati provenienti da ogni parte d'Italia. Soprattutto nella sottolineatura fatta da Magatti del ruolo dell'associazionismo nella società. Come indicatore del diffondersi di una cultura più consapevole delle esigenze di chi ci vive accanto Specie se fragile e indifeso

Una rete composta quasi in ugual misura da uomini e donne. Quanto ad adesioni, infatti, solo 13 punti percentuali separano ormai le donne dagli uomini Che ha il volto della terza età rispetto a dieci anni fa A scapito dei giovani e della popolazione in età lavorativa. Che attrae non solo persone istruite e benestanti, ma che attraversa con il suo innegabile fascino tutte le categorie sociali in egual misura Dove la quota di cattolici è la nota predominante. In particolare, è l'associazionismo sportivo a raccogliere il maggior numero di

consensi Basti pensare che dal 1989 al 1997 è passato dal 16,7% di adesioni al 25,7 Una forza che si traduce in impegno concreto almeno una volta alla settimana per oltre tre milioni di cittadini iscritti.

È un sistema, quello associazionistico, che Mauro Magatti non ha esitato a definire un cantiere aperto i cui assetti non sono ancora del tutto definiti. Infatti se da una parte è stato capace di rendersi sempre più autonomo dalla politica ed ha allargato il suo raggio d'azione, dall'altra dimostra nei fatti una scarsa capacità regolativa Dunque, espressione della società in cambiamento e delle contraddizioni che essa esprime. Ne è una prova lampante, ha aggiunto lo studioso ai partecipanti, il dinamismo privato capace di convivere con il disordine pubblico. Segno questo che il rapporto tra pubblico e privato è tutt'altro che risolto Oggi, per il sociologo, "occorre pensare la società civile non come un settore a se stante, ma come qualcosa che lega insieme, vivifica e trasforma gli ambiti istituzionali da cui è distinta ma di cui ha bisogno per poter esistere"

La ricetta di Magatti per uscire da questa situazione è una sola: lavorare per creare del nostro paese uno spazio pubblico non statale che, nel recuperare il contributo dei soggetti sociali e nel creare contesti di senso e di libertà, salvaguardi il bene comune e i vincoli di reciprocità e di appartenenza Un salto di qualità possibile solo se i soggetti coinvolti, ha concluso il relatore, "sapranno non derogare dal rispetto delle regole e dall'assumersi sino in fondo quelle responsabilità diffuse che si vogliono non più a carico dello stato e della sua amministrazione".

Ancora più esplicito il sociologo Pier Paolo Donati secondo cui per i cattolici "deve attuarsi un dialogo a distanza tra stato e società civile, qualunque sia l'orientamento del governo". Ad ognuno tocca svolgere un ruolo complementare all'altro e strategico, anche con gli inevitabili momenti di conflittualità Uscire dalla cultura idealistica della società civile: questo lo slogan dello studioso dell'università di Bologna. Che il

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Cosa hanno detto le Settimane sociali di Napoli

cardinale vicario Camillo Ruini, presidente della Cei, ha saputo tradurre in attenzione dei cattolici alla società "Il che significa", ha precisato il porporato, "esserci sui valori, sui contenuti che devono indirizzare la società, senza pretese di egemonia, consapevoli che dalla nostra fede deriva anche la capacità di interpretare la concretezza storica".

E dalla platea di Napoli è emersa l'esigenza di maggiore concretezza Se ne è fatto carico don Adriano Vincenzi della diocesi di Verona che ha preso parte al gruppo di studio su "Chiesa e società civile". La questione cruciale posta da Don Vincenzi ruotava intorno ad un interrogativo: è possibile concretizzare forze di consenso attorno al progetto di società

civile delineato nel corso dei lavori della settimana sociale di Napoli?

E dagli interlocutori possibili ad una proposta, quella di Stefano Zamagni che non ha mancato di suscitare una vasta eco di consensi L’economista ha invocato un "nuovo welfare" in cui "ai soggetti della società civile spetta il controllo dell'efficacia degli interventi della spesa sociale e allo stato il controllo della qualità, efficienza e trasparenza" Per Zamagni, infatti, lo stato deve configurarsi sempre più come "associazione civile" visto che il suo ruolo "non è quello di gestire le persone, ma di creare le condizioni perché le persone stesse, associandosi, possano liberamente gestirsi"

Nel rapporto tra società civile e politica, secondo Zamagni "alla politica resta un suo proprio spazio da coprire che è quello della sintesi delle posizioni espresse dai vari soggetti della società civile" In questo contesto la sfida che i cattolici devono raccogliere, ha concluso il relatore, è quella di "evitare, da un lato, di cadere nella tentazione di porsi al di sopra della realtà con l'utopia, dall'altro di collocarsi al di sotto della realtà con la rassegnazione"

Società civile uguale palestra di solidarietà concreta. Una indicazione, quella di Magatti, che è stata raccolta e fatta propria nelle conclusioni elaborate da Franco Garelli, segretario delle settimane sociali, e da monsignor Fernando Charrier del comitato di presidenza. In questo senso, il nodo da sciogliere riguarda la ricerca di un nuovo meccanismo capace di dare soggettività e piena cittadinanza alle formazioni sociali Per non chiudere un’esperienza così preziosa in un ambito ghettizzante. Per non fare della società civile un mondo "residuale" rispetto alla società politica ed economica Ma che permetta, al contrario, al laicato cattolico di proporsi come l'occasione per un nuovo protagonismo. Di fronte ai segni dei tempi la sfida centrale non può che essere una: quella di saper essere non solo coscienza critica ma anche voce profetica Una scommessa, c'è da giurarci, con la quale i cattolici italiani sapranno misurarsi.

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ragion di Stato anche nello sport?

Il pentito di serie C

Il pentito del campionato più bello del mondo è un giocatore di serie C Così ci vogliono far credere, sgonfiando in maniera definitiva un caso che aveva acceso gli animi di tutti gli appassionati di Calcio, cioè di mezza Italia. È come scoprire che Buscetta non era il braccio armato di Cosa Nostra ma il buttafuori di un locale a luci rosse La serie A era ai nastri di partenza, i tifosi, come drogati in astinenza, si preparavano all'overdose di partite spalmate lungo tutta la settimana, già con i decoder sotto le ascelle come francesi con le baguette, quando improvvisamente la stampa esplose: è tutto finto Il Milan che batte la Lazio di un punto nel finale più avvincente degli ultimi anni, è in realtà il copione di un film scritto a tavolino da chissà quali mani poco pulite

Sceneggiatori occulti, più diabolici di Hitchcock e King messi insieme, hanno modellato il nostro amato gioco, dandogli forme artificiali più confacenti ad interessi economici e di potere, incomprensibili per il comune mortale, che crede ancora alle canzoni sui mediani di Ligabue. Non era possibile, tutti aspettavano una smentita, come per il caso Pantani ci sentivamo talmente svuotati da rinnegare la realtà Facevamo tutti gli struzzi dunque, eccetto il procuratore Raffaele Guariniello che andava avanti per la sua strada. Doping o corruzione non faceva differenza, il magistrato di Torino, come Di Pietro nella politica, cercava il modo di abbattere il mondo del pallone

Ma attenzione, gli italiani possono sopportare di perdere Craxi, Forlani ed Andreotti ma non potranno mai rinunciare agli idoli della domenica Così ci provò prima la stessa magistratura a fermare il proprio figliol prodigo, ed il procuratore generale del Piemonte Antonio Palaja il 4 Settembre tolse l'indagine a Guariniello per assegnarla alla competenza del procuratore di Alba, dove ha sede la tipografia di Famiglia Cristiana che stampò il numero d'Agosto Guariniello non gradì la decisione tanto è vero che per dispetto non trasmise i suoi atti al collega di Alba Riccomagno, bensì alla procura di Udine, creando una serie di congetture che trovarono fertile terreno su stampa e televisioni. Infatti, si pensò

David Ciaralli

immediatamente che il giocatore che aveva fatto mea culpa inviando alla rivista cattolica la famosa confessione pubblicata nella rubrica "Colloqui col Padre", potesse far parte della compagine friulana, e per la precisione si fece frettolosamente il nome di Alessandro Calori Il Procuratore di Udine Caruso ed uno dei suoi sostituti più attenti, Giuseppe Lombardi, stanno tuttora indagando su una possibilità che, nonostante il segreto istruttorio, è nota a tutti: un giocatore dell'Udinese avrebbe causato la sconfitta della propria squadra in casa contro una formazione in lotta per non retrocedere che la settimana successiva ospitava un club prestigioso al quale avrebbe dovuto lasciar strada e tutto ciò in cambio di un vantaggioso ingaggio per l'anno successivo

Tutti hanno pensato subito ad Udinese - Perugia, penultima di campionato, con la squadra umbra che stravince clamorosamente sul campo dei friulani, e alla successiva partita, Perugia - Milan, dove i grifoni, vicini alla salvezza in virtù del successo sull'Udinese, hanno perso di un goal regalando alla squadra di Zaccheroni l'insperato scudetto. Calori, passato quest'anno alla corte di Gaucci, è stato prontamente indicato come il pentito che Famiglia Cristiana, attraverso il suo direttore don Antonio Sciortino, si ostina, giustamente aggiungiamo noi, a tutelare, in nome del segreto non solo professionale ma anche confessionale, dal momento che lo stesso autore della lettera individua nella rivista cattolica una sorta di parrocchia di carta. Il giocatore, a prescindere dagli esiti, ha inoltrato una serie di denunce per diffamazione nei confronti di autorevoli testate giornalistiche

In questo scenario da commedia all'italiana, dopo un lungo sospettoso periodo di silenzio, che ci fa pensare a chi sa quali intrighi ed accordi, la scorsa settimana salta fuori una nuova pista che ci conduce questa volta sui campi polverosi e meno nobili della serie C.

Lorenzo Battaglia, classe 1968, talentuoso giocatore rimasto nel limbo delle serie inferiori perché, come canta Morandi "uno su mille ce la fa", viene additato come il nuovo probabile

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autore della missiva incriminata La partita in questione questa volta è Castel di Sangro - Nocerina Se quest'ultima avesse vinto avrebbe guadagnato il diritto di disputare i play-off per la promozione in serie B ai danni del Savoia Ebbene, l'incontro venne sospeso dall'arbitro, Linfatici di Viareggio, al 41' del primo tempo per gli incidenti scatenati in seguito all'espulsione di Battaglia, l'unico in grado di capovolgere il risultato che penalizzava di una rete la Nocerina Scontata la sconfitta a tavolino per la squadra umbra con il punteggio di due a zero, a tutto vantaggio del Savoia che non solo entrerà nei play-off, ma salirà addirittura in B

Gli accertamenti da parte delle due giustizie, quella ordinaria, con la procura di Alba, e quella sportiva, con gli 007 dell'ufficio indagini della Federcalcio, convergono in un'unica direzione, quella che porta, per intenderci, ad un giocatore di 31 anni, Lorenzo Battaglia appunto, che come unica colpa per ora ha quella di essersi fatto sventolare in faccia un cartellino rosso dall'arbitro, né più né meno di quello che ha fatto Ronaldo nel derby della madonnina di quest'anno I sospetti si fondano più che altro sugli strani movimenti di mercato che lo hanno visto protagonista in estate. Battaglia passa proprio al Savoia che però poco dopo lo rivenderà alla Viterbese, altro club di Gaucci, personaggio scomodo e inviso dai potenti del calcio Risulta molto strano agli inquirenti anche il ping pong di Francesco Maglione, prima presidente della Nocerina, poi del Savoia fino al 2 Maggio scorso quando Moxedano, l'attuale boss, lo spodestò lasciandogli il ruolo di direttore generale fino alla fine della stagione quando tornò alla Nocerina sempre come

A Nocera Inferiore nessuno vuole credere alla combine ed al tradimento del suo giocatore più rappresentativo ed amato, e c'è chi sostiene che si tratti di un depistaggio per sviare le indagini vere Sicuramente, diciamo noi, oggi il calcio rappresenta una voce troppo importante per la nostra economia da rischiare di essere minato nella sua credibilità. Non ci stupiremmo se si trovasse una soluzione

machiavellica o ci si appellasse alla Ragion di Stato Se il pentito fosse individuato, almeno per l'opinione pubblica, nella figura di un giocatore di serie C ormai sul viale del tramonto, tutta l'inchiesta assumerebbe un tono secondario Saremmo quasi tutti portati a giustificare il comportamento scorretto di un modesto calciatore delle serie inferiori interpretandolo come l'espressione di un grigiore e un degrado che nasce dalla frustrazione di non poter raggiungere la fama e i guadagni delle divinità della Serie A

Eppure, anche se la verità non fosse così caustica da minare le nostre certezze sul Calcio Italiano che conta, non ci sentiremmo certo meglio nello scoprire che esiste la corruzione anche lì dove il pallone dovrebbe essere ancora solo un gioco Ma provate a immaginare cosa accadrebbe se fosse accertato un reato di corruzione che coinvolgesse un giocatore di serie C o di A In entrambi i casi la giustizia sportiva dovrebbe invalidare il relativo campionato dello scorso anno ridisegnando la geografia del Pallone, ma mentre nel primo caso le conseguenze economiche sarebbero poco più importanti del fallimento di un negozio che vende al dettaglio un articolo qualunque, nel secondo dovremmo registrare il crollo dell'intera industria dello stesso articolo Non credo pertanto che questo accadrà mai Per molto meno in passato sono riusciti ad insabbiare tutto ciò che era venuto a galla Avete più sentito parlare dello scandalo dei finti esami doping presso gli ambulatori della medicina dello sport dell'Acqua Acetosa? Lo stesso Zeman, l'accusatore del Palazzo, a detta di molti ha dovuto pagare il prezzo delle sue dichiarazioni con l'esilio in Turchia, e la Roma, la sua ex squadra, è stata costretta a rinunciare alla sua conferma per via di un evidente ostracismo da parte degli arbitri, che i tifosi giallorossi hanno indicato come il braccio armato del sistema. Aspettiamo, se fosse vero, il giorno che a pentirsi sia uno di loro, perché per ora questa storia di combine (come fu pure per Venezia - Bari e il caso Tuta dello scorso anno) è destinata al silenzio, per il quieto vivere dei mercati e delle borse.

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radiato per la seconda volta

l’olimpionico della canoa: non è corporativo

Daniele Scarpa: un campione controcorrente

Ha sempre voluto sfidare le cose più grandi di lui. Cominciò a 14 anni, con il suo kayak Provava un gusto particolare a fare la corsa con il vaporetto che sulla laguna ogni mattina portava da una parte all'altra lavoratori e turisti. Lui, Daniele Scarpa, nato a Treporti (Venezia) il 3 gennaio 1964 già si allenava Andava a scuola, certo, dopo aver spesso accudito i cavalli, all'alba Sentendosi anch'egli cavallo di razza Di quelli che fanno andare il mondo come vogliono loro. E che amano, ammettiamolo, sentirsi al centro del mondo Tutta la carriera di Daniele Scarpa è un andare controcorrente Non solo sul suo mezzo fluviale, mentre gli altri stavano sul battello.

Scarpa vuol dire Italia, vittorie, due ai mondiali e una alle Olimpiadi ma anche liti, esclusioni, ripicche Rimprovera al suo settore di non volersi estendere, contesta al suo ct i metodi di allenamento. Accusa la federazione di averlo drogato a sua insaputa È deferito, processato, radiato per ben due volte La prima l'8 febbraio 1998, la seconda nell'ottobre scorso In pratica per la stessa violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza al cui rispetto sono tenuti tutti i tesserati. Nella giustizia ordinaria non sarebbe stato possibile "Ne bis in idem" è la regola che impedisce ad un individuo di essere sottoposto a giudizio più di una volta per lo stesso presunto reato.

Scarpa ha denunciato il doping, si ritrova escluso dallo sport italiano per volere della sua federazione, la FICK Ma altre istituzioni, altri battelli che ha sempre voluto sfidare, l'hanno costretto a fermarsi. Sospeso per sei mesi dalla Polizia, il suo corpo, il recente 20 agosto, prima dei mondiali di settembre a Milano Avrebbe sottratto una canoa dal centro sportivo di Sabaudia, nel 1988. "Tutto ridicolo, l'imbarcazione mi era stata consegnata per un test da eseguire all'Acquacetosa di Roma. La riportai dopo un mese", disse a sua difesa E aggiunse: "La mia vicenda è una via di mezzo tra Kafka e un film di Totò" Non era ancora arrivata la radiazione bis. Per mano della commissione giustizia e disciplina della Federcanoa, riunitasi per giudicare il caso di quest'atleta veneziano che accusò proprio la federazione di aver somministrato agli atleti, a loro insaputa, prima dei

Giampiero Spirito

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mondiali del '94 del Liposom. La prima sentenza di radiazione fu annullata dalla Caf, la commissione di appello federale

Ripercorriamo la vicenda, seguendo l'atto di deferimento e di richiesta di condanna del procuratore federale, pubblico ministero dell'istituzione sportiva

Le accuse di Scarpa del novembre 1996 sono precise Del tutto ignaro, avrebbe subìto due anni prima l'iniezione di un farmaco proibito, il Liposom Norm ed avrebbe saltato un controllo antidoping sempre nello stesso periodo Un'accusa che scuote una disciplina da poco vincitrice di due titoli olimpici

Nel processo "kafkiano" la difesa diventa accusa, nel senso che la federazione contrattacca decisamente e riporta così i fatti. Innanzitutto il Liposom, farmaco della discordia Scarpa ne avrebbe appreso l'esistenza per sentito dire senza sapere la distinzione tra Norm, effettivamente vietato ma all'epoca non più in circolazione e il tipo Forte, consentito Sull'onda del clamore suscitato dall'uso delle sostanze proibite nello sport, Scarpa avrebbe voluto così farsi un po' di pubblicità, secondo l'accusa E avrebbe arricchito la vicenda di Città del Messico di circostanze false per "protagonismo, calcolo e per aumentare l'indice di attenzione sulla sua persona" Soffiando giorno dopo giorno sul fuoco, sostiene la procura federale, egli si sarebbe presentato quale vittima del sistema da un lato e dall'altro reagendo più violentemente all'esito negativo delle inchieste aperte dal CONI quale paladino della lotta contro il doping nello sport, nell'interesse generale e cioè contro tutti e a qualunque costo.

L'accusa poi, come spesso accade in queste occasioni è di voler cercare la popolarità sempre e comunque Avvalorata dal fatto che effettivamente Daniele Scarpa si è presentato alle elezioni federali per la carica di consigliere mancando l'obiettivo per una manciata di voti e presentandosi anche alla carica di deputato alle elezioni del parlamento europeo, oltre ad essere consigliere comunale a Venezia. I suoi atti e i suoi comportamenti hanno, secondo il procuratore federale, intenzionalmente intaccato il prestigio e il decoro della federazione Arrecando alla FIKC un danno morale e materiale e incidendo negativamente sul movimento di base e di vertice. Come si può dunque non ritenere che tale comportamento di Scarpa - si chiede l'atto di accusacosciente e reiterato, non abbia costituito gravissima violazione dei principi di lealtà e probità sportiva? E come si può infine ritenere compatibile la permanenza nella federazione di un tesserato che ha posto in essere un tale comportamento?

L'olimpionico naturalmente ha fatto ricorso in appello E un movimento di giovani appassionati ma anche attenti ai diritti

civili sta raccogliendo firme contro l'ergastolo sportivo (tale può essere considerata la radiazione) "È una situazione totalmente al di fuori da tutti i canoni della giustizia sportiva - è stata la reazione di Scarpa - È un procedimento che va avanti da tre anni, mentre il regolamento federale dice che dopo due cade automaticamente in prescrizione" Non è la sola chiarificazione dell'atleta (ex?). Scarpa continua a sostenere che: l) i quesiti posti in ordine alla somministrazione del farmaco Liposom in prossimità di importanti gare di canoa nel '94 non hanno mai trovato alcun concreto chiarimento da parte di dirigenti e medici federali; 2) nel '94 la FICK non fece alcuna richiesta di visita per controlli cutanei e valutazioni medico-sportive di idoneità in suo favore; 3) non chiedeva e non chiede altro che conoscere le proprietà del farmaco che gli era stato somministrato e le ragioni per le quali era stato usato

Anche un'altra questione è da discutere: perché la federazione ha riaperto il caso dopo il provvedimento annullatorio della Commissione d'Appello Federale? Secondo la commissione di disciplina "la decisione della Caf non prevede e non fissa alcun termine per la riassunzione del procedimento" Scarpa contesta e ricorda che la stessa Caf ha messo in risalto la mancanza del principio del rispetto del contraddittorio per il pieno esercizio del diritto di difesa e naturalmente dell'accusa E ribadisce che nell'intervista che fece scattare il primo deferimento e all'origine dell'azione disciplinare, rilasciata alla Gazzetta dello Sport il 3/11/96, si limitò a riaffermare che, di fronte ad alcuni episodi relativi all'utilizzo di un medicinale nell'ambito dell'attività sportiva, aveva inteso solo sollecitare un'approfondita verifica disciplinare.

Prima di trarre le conclusioni da questa amara vicenda è utile riportare il giudizio espresso dalla Gazzetta dello Sport a margine della notizia della radiazione bis, lo scorso 30 ottobre: "Da qualche tempo la Federcanoa trova sempre il peggiore dei modi per far parlare di sé (E cita la misteriosa rinuncia dell'atleta Luca Negri ai Mondiali, in un ambiente già prigioniero delle polemiche.) Ora la radiazione bis di Scarpa ridicolizzata in prima istanza dall'intero mondo dello sport Non sarebbe il caso di fermarsi?"

Dovremmo a questo punto tirare le somme. E dire chi ha ragione. Difficile, perché la nostra analisi, da cronisti, è comunque superficiale e certamente meno attenta (per fortuna!) ai minuziosi dettagli giuridici e procedurali, spesso esasperanti, tipici dei processi. E proprio qui sta il punto. Un vero processo forse non c'è stato e anche la Caf in qualche modo lo sottolinea Il principio di lealtà e correttezza spesso sfiora, negli ambienti federali, il concetto di obbedienza e ossequio delle istituzioni Scarpa sarà pure un atleta esuberante, che ama andare controcorrente e fare le sparate sui giornali Un personaggio insomma che spesso molte discipline cercano per avere più attenzione. Daniele ha il diritto di sapere ciò che viene iniettato nel sangue. Suo e dei suoi compagni. Ha il diritto di difendersi, senza essere denigrato E soprattutto ha il diritto di dire la sua verità per liberare lo sport dal “marcio che c’è dentro” Comunque Daniele continua ad essere un campione.

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Lecco: Orienteering a squadre

Un pieno... di lanterne

Oltre trecento ragazzi, tutti a correre sotto la pioggia battente, alla ricerca di decine di lanterne nascoste negli angoli più incredibili delle strade del centro storico di Lecco. Il maltempo non ha bloccato la gara di orienteering a squadre, organizzata dal Comitato CSI quale conclusione delle celebrazioni per il 40º di fondazione. Al termine della prova sono stati premiati, oltre alle ragazze e ai ragazzi più bravi, i gruppi sportivi arrivati da più lontano e quelli più numerosi

Il compito dei giovani atleti non era facilissimo: per ogni gruppo, composto da più bambini e un accompagnatore, si trattava di scovare il maggior numero possibile di lanterne nell'arco di un'ora Per i più grandi e i più esperti il compito era quello di trovare 20 lanterne nel tempo limite di 90 minuti Per riuscire nell'impresa c'erano gli strumenti principe dell'orienteering: la cartina e la bussola Una cartina recante alcuni punti di riferimento, ma da orientare, con l'aiuto della bussola, man mano che si copre il percorso, punteggiato dalle lanterne nascoste L'ottima partecipazione alla gara di Lecco dimostrava una volta di più la validità della scelta del CSI di calare la realtà dell'orienteering nei centri cittadini, per farne, oltre che una valida forma di attività motoria, un modo per riscoprire il luogo in cui si vive

L'orienteering nacque come “esercizio di esplorazione” per soldati e viaggiatori nei primi anni dell’ottocento, per essere poi convertito in vero e proprio sport da praticare nei boschi (o comunque nella natura aperta) verso la fine dello stesso secolo Svezia, Norvegia e Finlandia sono stati i primi paesi europei ad adottarne la pratica (divenuta presto tradizione sportiva); in Italia la prima gara ufficiale risale al luglio del 1974 Il CSI l'ha promosso al proprio interno oltre una decina di anni fa, ma stante la difficoltà di portare centinaia di ragazzi in parchi naturali, l'ha riadattato alla forma cittadina, più semplice da organizzare e altrettanto gradita ai ragazzi Anche nel Comitato di Lecco, come in tante altre strutture del CSI, la prova di orienteering è diventata un elemento costante del trofeo polisportivo Giocasport, attività dedicata ai preadolescenti

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di

GUIDA ORGANIZZATIVA FANTATHLON 1995, pagg 104, £ 5 000

Prodotti Editoriali

IL MIO QUADERNO FANTATHLON pagg 32, £ 2 000

FANTAGIOCANDO M.R. Graziano, S. Gaggia, G. Pantaleone 1999, pagg. 84, £ 15.000

I BAMBINI GIOCANO C. Bentivoglio E. Inzoli, L. Tirelli 1998, pagg. 96, £ 15.000

GIOCASPORT LO SPORT DI TUTTI I RAGAZZI D R Mosella, V Stera, ill Ro Marcenaro 1997, pagg. 328, £ 40.000

A CHE GIOCO GIOCHIAMO? 1998, pagg 72, £ 8 000

ORGANIZZARE LO SPORT PER TUTTI 1996, pagg. 144, £ 8.000

GIMME•FIVE Lo sport nelle comunità 1997, pagg. 120, £ 10.000

FORMARE Guida per gli ititnerari formativi del CSI 1997, pagg. 128, £ 3.000

LO SPORT È SALUTE P Zeppilli, S Cameli 1995, pagg. 44, £ 5.000

PRIMO SOCCORSO a cura di P. Giraldi 1999, pagg 72, £ 10 000

ORIENTEERING LO SPORT DEI BOSCHI 1992, pagg 72, £ 1 700

SPORT: POESIA E PREGHIERA a cura di Vittorio Peri 1997, pagg. 120, £ 40.000

SIGNORE INSEGNACI A PREGARE pagg 56, £ 3 000

SACERDOTE NEL CSI: COME E PERCHÉ 1998, pagg 64, £ 2 000

L’ARBITRO COME EDUCATORE: MOTIVAZIONI, COMPETENZE E TECNICHE 1997, pagg. 128, £ 20.000

GUIDA PER UNA NUOVA PROGETTUALITÀ 1996, pagg 160, £ 8 000

LO SPORT: UN PROGETTO PER EDUCARE 1998, pagg. 16, £ 2.000

ESSERE GIOVANI OGGI C Bucciarelli 1998, pagg. 48, £ 10.000

GIOVANI SPORT ASSOCIAZIONE M Pollo 1999, pagg. 72, £ 15.000

Centro Spor tivo Italiano V ia d ella Concili azio ne, 1 - 00193 a - tel 06/6867941 fax 06/68802940

Jorkyball

Quella scatola trasparente con tappeto verde/rosso e rete per tetto con dentro quattro atleti che tiravano calci ad un pallone non ha incuriosito poco i visitatori del CIM - Media Center durante la coppa del Mondo di Calcio France ’98 Era un campo da Jorkyball, ospitato in quella manifestazione come sportesibizione. Ma cos’è il Jorkyball? È la più veloce, divertente e diffusa forma di calcio 2 contro 2 Quattro giocatori divisi in due squadre, si affrontano in un campo di circa 10 metri di lunghezza e 5 di larghezza circondato da pareti trasparenti e sormontato da una rete in nylon Nato in un garage di Lione dalla passione di un ex benzinaio francese, il gioco si è sviluppato fino a contare oggi circa 100 club affiliati in 4 Paesi europei, la maggior parte in Francia, con circa 50.000 praticanti.

Il Jorkyball è giocato indifferentemente da donne e uomini di età compresa tra i 6 e i 50 anni Il gioco è praticato secondo un regolamento internazionale e competizioni ad ogni livello sono tenute periodicamente: la FIJA, Federation of International Jorkyball Association, controlla le associazioni nazionali che presiedono alla diffusione della pratica del gioco

La principale ragione che rende interessante il Jorkyball è l’attrattività del gioco: il connubio tra la novità e la tradizione garantisce a tutti la possibilità di cimentarsi e divertirsi a qualsiasi livello tecnico Pochi resistono al desiderio di voler provare ad entrare in quella scatola trasparente per provare un gioco che conoscono, almeno in Italia, da quando hanno iniziato a camminare Il campo mobile è di facile installazione e di sicuro risultato scenografico, in uno spazio di m 10 x10 si montano due campi.

Il Jorkyball è anche in Italia ed è rappresentato dalla ASJI (Associazione Sportiva Jorkyball Italia) Tra questa associazione e il CSI è stato sottoscritto un protocollo di intesa per promuovere, diffondere e gestire questo sport all’interno dei nostri Comitati

Il sito internet www jorkyball org è a disposizione di ogni appassionato con informazioni e notizie continuamente aggiornate

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Protocollo d’intesa tra ASJI e C SI

IL CALCIO

M Sartori, F Nalesso, R Longhi, O Jaconi 1996, pagg 160, £ 26 000

LA PALLAVOLO

Massimo Stera 1997, pagg 272, £ 35 000

LA PALLACANESTRO

N. Bevacqua, M. Mondoni, G. Salviati 1998, pagg. 208, £ 30.000

L’ATLETICA LEGGERA

Renato Marino, Fabio Sebastiani 1997, pagg. 128, £ 20.000

CENNI DI TEORIA E METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO

M Bellucci, R Longhi, M Stera 1998, pagg 120, £ 25 000

ELEMENTI DI BASE DI MEDICINA DELLO SPORT

S Cameli, M Donisi, R Vannicelli 1996, pagg 96, £ 20 000

modulo d’ordine Prodot ti editoriali

Cognome e nome

SPORT & EDUCAZIONE

D. Olmetti, E. Mazza 1996, pagg. 96, £ 15.000

LINEE GUIDA PER L’ATTIVITÀ FISICA CON GLI ANZIANI

C Bazzano, A Falconio, L Leone 1998, pagg 128, £ 15 000

Via n° Città CaP tel titolo CoPie Prezzo

modalitÀ Pagamento

allego fotocopia della ricev u t a d i v e r s a m e n t o s u l c / c postale n° 61827002 intestato a aranblu s r l - via della Conciliazione, 1 - 00193 roma

allego assegno n°

di £ della banca

da inviare contrassegno

im port o par ziale

Per i mporti superi ori a: £ 100 000 sco nto del 20%, £ 500 000 del 30%, £ 1 000 000 del 40% importo da pagare

(+ spese di spedizione)

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Centro Spor tivo Italiano

Via della Conciliazione, 1 - 00193 a - tel 06/6867941 fax 06/68802940
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Editoriali

Correggio (re): convegno sull’obiezione di coscienza

La corrente radical-liberale che sta attraversando la politica italiana, rischia di uccidere una delle poche situazioni di educazione civica “on the job” esistente in Italia. Così ha introdotto la sua relazione al Convegno nazionale organizzato dal CSI sul tema scottante del Servizio civile, Giovanni Bastianini, dell’Ufficio nazionale per il servizio civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Dal 2006, non ci saranno più obblighi per nessuno e il servizio civile presso gli Enti sarà affidato ad una sorta di strategia di marketing da parte di questi ultimi per conquistarsi coloro che avranno voglia di donare un periodo della propria vita agli altri

Senza dubbio, ne è passata molta di acqua sotto i ponti dagli anni in cui don Milani veniva processato per apologia di reato e dallo slancio ideale di coloro che erano pronti a rischiare la galera per affermare il diritto alla pace e alla vita Anche i giovani sono diversi e per molti il servizio civile appare semplicemente come l'unica via per evitare il servizio militare

Bastianini ha ammesso che la gestione del servizio sostitutivo civile da parte del LEVADIFE e del Ministero della Difesa, è stato troppo spesso caratterizzato da pregiudizi culturali ed ha portato a disfunzioni che hanno spesso sconfinato nel grottesco e nel paradossale Al momento, ad esempio, non esiste una banca dati degli aspiranti odc: chi l'avrebbe detto? Allora, non stupisce più se le richieste nominative, su cui tanto si affidano i Comitati CSI siano state deluse nella quasi totalità Sappiamo di obiettori, testimoni di Geova, spediti al CSI per progetti di sport in parrocchia! Né sorprende che ci siano ritardi nei rimborsi di competenza agli enti: pare che il record sia di ben 14 mesi

E allora, come finirà? L'ufficio nazionale per il servizio civile ha assunto già alcuni importanti impegni: le richieste nominative saranno rispettate e ogni ente potrà contare su obiettori rispondenti alle esigenze della missione associativa; verranno semplificate le procedure di comunicazione tra gli enti e l'Ufficio nazionale, introducendo una maggiore trasparenza e

Michele Marchetti

una maggiore fiducia, soprattutto sotto il profilo amministrativo; i tempi di attesa prima di iniziare il servizio saranno ridotti ad un massimo di 9 mesi dalla data di effettuazione della visita di idoneità; gli obiettori verranno assegnati sulla base non più di una semplice convenzione, ma di specifici progetti di impiego.

Proprio questo sembra essere una delle grandi novità del nuovo sistema di gestione degli odc: gli obiettori, per essere assegnati all'Ente, dovranno necessariamente essere inseriti in progetti a forte valenza formativa. In tal modo sarà molto più semplice motivarli e renderli partecipi degli obiettivi dell'Associazione Inoltre, l'Ufficio assegnerà obiettori solo se dal progetto presentato dall'Ente si evincerà che il giovane non verrà utilizzato per sostituire carenze di personale.

L'assemblea ha accolto con piacere gli impegni assunti dal dr Bastianini e ha dato vita ad un intenso dibattito dove sono emerse alcune esigenze. Innanzitutto, recuperare il valore ideale dell'obiezione di coscienza in Italia; non tanto per una sorta di inutile amarcord, quanto per rinnovare e rafforzare l'identità di una scelta di servizio

In secondo luogo, è stata condivisa la necessità di predisporre uno specifico percorso formativo sia per i giovani che decidano di svolgere il servizio civile nel CSI, sia per i responsabili che dovranno valorizzarli nei singoli progetti di impiego.

Infine, è stato chiesto un intervento sul governo perché valuti attentamente il rischio di non vanificare una grande risorsa con una legge che, anziché essere proposta in una logica di concertazione con gli interessati, è stata imposta con arroganza. Si pensi che solo nel settore dell'assistenza sono impiegati ben 35 000 obiettori

Approvato il nuovo D.L . sul Servizio Civile

Il servizio civile così non va di

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo Disegno di Legge sul Servizio Civile È confermata la non obbligatorietà, il limite di età dai 18 ai 26 anni e l’apertura alle donne Alla fine dell’attività svolta, i giovani otterranno alcuni “crediti formativi” che varranno come tirocinio per l’accesso al lavoro La durata dovrebbe essere di 12 mesi Il D L , che sarà operativo solo quando verrà sospesa la leva obbligatoria, contiene le linee generali della normativa mentre tutta la regolamentazione sarà stabilita da un apposito provvedimento di delega al Governo

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È iniziato qualche settimana fa il 6° Campionato provinciale di calcio a 7 CSI "Handicap e Sport", che quest'anno vede la partecipazione di 5 squadre appartenenti ad altrettanti Centri Socio Educativi (C.S.E.) impegnati nel progetto. Sono coinvolti 15 educatori, in media 3 per ogni squadra, e 123 ragazzi compresi tra i 20 e 35 anni di età

Il torneo, nato inizialmente come proposta sportivo-educativa sperimentale per giovani portatori di handicap psichici, ha in breve tempo trovato una collocazione ben definita tra le attività promosse ed organizzate dal Comitato milanese, oltre a riscuotere apprezzamento da parte degli educatori dei Centri socio sanitari che seguono, passo passo, le vicende sportive dei propri ragazzi

"Non solo - precisa il Prof Giuseppe Castelli, psicologo e coordinatore dell'iniziativa - non dobbiamo dimenticare che i ragazzi, coadiuvati dagli educatori dei C S E , frequentano strutture di tipo socio-assistenziale e sono coinvolti in tirocini socializzanti sul territorio; l'attività sportiva fa parte di un progetto globale, che rafforza i valori dell'aggregazione, dell'educazione e della crescita della persona"

Come vivono i ragazzi il momento del campionato?

«Con grande attesa addirittura sono loro a chiederci "quando giochiamo?" o a ricordarci che lo fanno in quel giorno stabilito; lo sport è vissuto come un'attività molto coinvolgente, stimolante, socializzante, altresì quale sana evasione e competizione Li fa divertire, ma anche percepire ed accettare quei valori legati alla vittoria o alla sconfitta e, allo stesso tempo, li fa sentire protagonisti di un evento, con la capacità di esibire sul campo (è il caso di dirlo) una bravura straordinaria Tra qualche settimana terminerà la prima fase del campionato La seconda è prevista per l'inizio della primavera per concludersi con le premiazioni di maggio».

C'è il desiderio di offrire "qualcosa di più", sotto il profilo sportivo, a questi ragazzi?

Milano: quando handicap e sport vanno a braccetto

Pari opportunità, anche nello sport di

«Un sogno nel cassetto è quello di poter promuovere una manifestazione polisportiva, dove ciascuno possa cimentarsi in altre discipline oltre a quella calcistica Per loro rappresenterebbe un'esperienza importante, soprattutto sotto il profilo umano Mi rendo conto, però, che dal punto di vista organizzativo sarebbe un'operazione complessa Questo non significa che non troveremo le forze per realizzarla».

LA NOrMALITÀ DeLL'HANDICAP

Handicap e sport una realtà che sta vivendo all'interno della nostra associazione uno sviluppo soprattutto in termini di qualità L'assiduo impegno dei dirigenti e responsabili ha dato, alla fine, i risultati desiderati Le difficoltà in termini organizzativi e logistici certo non mancano, ma è più forte la volontà di quanti ritengano importante e insostituibile una corretta pratica sportiva indirizzata ai giovani disabili Sarà capitato a molti di assistere ad un incontro tra i ragazzi dei centri socio-educativi e di fronte a tanto entusiasmo si rimane stupiti, quasi sorpresi Il clima che si respira durante i momenti di gara è davvero positivo e all'insegna della condivisione È bene sottolineare l'utilità e la bontà dell'attività sportiva rivolta ai disabili, e in particolare ai disabili psichici Purtroppo oggi viviamo in una società dove l'efficientismo e la prestazione a tutti i costi la fanno da padrone e coloro che vivono una situazione di difficoltà non riescono a trovare una collocazione che abbia senso Certo, molto è stato fatto, tuttavia rispetto ai cosiddetti "normali", i ragazzi disabili sono considerati "out" laddove la richiesta di prestazione va oltre le loro capacità L'obiettivo che il C SI ha concretizzato in questi anni è andato nella direzione contraria, ossia creare un settore, quello sportivo, che non rispondesse alle logiche di una società impazzita, ma che si adeguasse alle esigenze dei fruitori Si tratta, in altre parole, di calare nel quotidiano il principio delle pari opportunità che lungi dall'offrire a tutti la medesima soluzione, suggerisce di offrire a ciascuno quella più adatta alla propria condizione e aspirazione

Solo attraverso questa logica, attenta alle diversità e alle situazioni individuali, anche lo sport potrà acquisire dignità e decoro al pari di tante altre attività umane Lo sport come esperienza vissuta all'interno del centro socio-educativo non può che avvalorare la tesi che l'attività sportiva sia a servizio della persona Può aiutarci, inoltre, a comprendere quanto i nostri sforzi siano indirizzati talvolta verso finalità e obiettivi di poco conto

L'invito che rivolgiamo a tutti i soci del C SI è quello di seguire con attenzione l'attività sportiva di questi centri poiché l'esperienza di quei 123 ragazzi può davvero esserci utile

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L'esperienza delle scuole SNAD e SNES regionali ha conosciuto il primo effettivo anno di realizzazione, dopo il periodo di divulgazione e di organizzazione del nuovo sistema formativo. Le nuove strutture organizzative e le nuove prassi operative hanno così cominciato ad essere messe in atto e logicamente sono emersi aspetti positivi accanto a problemi soprattutto di ordine operativo.

Indubbiamente i corsi a livello regionale sono quelli che hanno mostrato i dati più interessanti in quanto si è cercato di mettere in pratica quanto esposto su "Formare" che deve diventare sempre più lo strumento di riferimento per l'attività formativa

Si è posta, infatti, particolare attenzione ai contenuti, modulati a seconda dei diversi livelli dei corsi, e anche gli aspetti organizzativi sono divenuti in qualche modo più esigenti e funzionali Il lavoro da parte dei Comitati tecnicodidattici è stato sostanzialmente puntuale nella messa a punto dei programmi e nella definizione degli obiettivi. Nel caso dei corsi SNES in alcune situazioni ci si è orientati all'organizzazione di corsi che presentavano una certa complessità in quanto, accanto agli interventi per allenatori di discipline diverse, venivano sviluppati interventi per animatori Fantathlon e Giocasport I corsi, inoltre, talvolta erano rivolti ad educatori sportivi che affrontavano il I livello di formazione ma anche ad educatori che iniziavano il percorso del II livello formativo È evidente che questa interazione di diversi corsi comportava problemi organizzativi non sempre facili, tuttavia nel complesso le iniziative realizzate hanno avuto un riscontro positivo.

Estremamente interessanti sono state la nascita e le prime esperienze di scuole SNAD e SNES di "consorzio" e questa logica del "consorzio" dovrebbe svilupparsi anche all'interno delle singole regioni mettendo insieme comitati territoriali che, non potendo organizzazione una formazione efficace da soli, possono ovviare una gran serie di problemi lavorando insieme

In termini quantitativi si deve purtroppo rilevare che l'attività

Vittorio Ferrero

della formazione sul territorio è stata molto limitata, nonostante il forte incentivo che doveva nascere anche dalla nuova esperienza della Joy Cup.

A parte questo dato sul quale si dovrà seriamente riflettere, a tutti i livelli associativi, i problemi che maggiormente si sono evidenziati riguardano una limitata interazione delle SNAD e SNES regionali con i singoli comitati territoriali. Va sviluppata, a questo proposito, una azione progettuale molto più approfondita che coinvolga le diverse realtà e che si fondi su di un principio reale di solidarietà e di collaborazione che superi steccati o difficoltà legate in genere ad una visione troppo particolaristica della vita associativa

Un aspetto senz'altro negativo che è emerso riguarda la scarsa attenzione posta al circuito di comunicazioni che dovrebbe invece essere molto attivo tra scuole regionali e SNES nazionale perché solo con una informazione costante e puntuale si possono mettere in atto tutti quegli strumenti che potrebbero aiutare l'Associazione a fare un reale salto di qualità e di quantità sul territorio in direzione della formazione degli educatori sportivi e dei dirigenti

Nel complesso il sistema formativo ha cominciato a muovere i primi passi ma deve essere notevolmente potenziato, sviluppando una seria azione di aiuto, di sostegno, di promozione da parte della SNAD e della SNES nei confronti delle diverse realtà locali e soprattutto è necessario, a tutti i livelli, entrare compiutamente nella logica e nella finalità del nuovo sistema formativo

Scuole regionali SNAD -SNeS approvate

Scuole Direttore Snad Direttore Snes

Abruzzo•Marche•Molise•Umbria Sandro Giampaoletti Alessandro rossi

Campania Luigi Di Caprio Ciro Stanzione emilia romagna

Friuli Venezia Giulia

Lombardia

Liguria

Un salto di qualità di

Giulio Bertoni Mario Salsi

Orietta Aguiari Claudio Bardini

Gilberto Pilati rinaldo Longhi

Ilario Terranova Patrizia Cattaneo

Piemonte•Valle d’Aosta Giuseppe Calloni Gabriele Balboni

Puglia•Basilicata•Calabria Vito Sgobba Alfredo Mastropasqua

Veneto Giordano Carraro Giuseppe Salviati

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SNAD & SNeS: per la formazione permanente nel C SI

specchio o Di quale luce abbiamo bisogno?

Un piccolo gruppo di atleti, organizzati dal CSI, la sera del 31 dicembre giungerà in Piazza di S. Pietro portando torce luminose davanti al Papa E con questo gesto simbolico concluderanno il loro "Cammino sulle orme di S. Paolo", da Gerusalemme a Roma, attraverso i luoghi ove sostò l'Apostolo tra l'autunno del 60 e la primavera del 61, durante il travagliato viaggio di cui parlano le ultime pagine degli Atti degli Apostoli. U n c a m m i n o d i o l t r e m i l l e c h i l o m e t r i all'insegna della luce, dunque E sarà ancora la luce di altre fiaccole e torce, di lampade, flambeaux e fuochi d'artificio a illuminare la Veglia di preghiera della notte in cui nascerà l'ultimo anno del secondo millennio del cristianesimo. Non a caso questa riflessione mensile inizia in questo tempo natalizio parlando della luce Com'è infatti noto, la celebrazione liturgica del Natale nel 354 fu fissata da papa Liberio al 25 dicembre, proprio perché in questo giorno - in pieno solstizio d'inverno, tempo in cui la luce comincia di nuovo a prevalere sulle tenebre - si celebrava a Roma la festa pagana del "dies natalis solis invicti" Sulla base di un versetto (3,20) del profeta Malachia ("Per voi che temete il Signore sorgerà il sole di giustizia") fu allora facile per la Chiesa primitiva contrapporre al culto del dio Sole il culto del vero Sole. Nel giorno in cui a Roma i pagani accendevano fuochi di gioia prostrandosi verso il sole che sorgeva all'alba, i cristiani si riunivano per celebrare la nascita della vera Luce del mondo, Cristo

diVittorio Peri

Signore "Rallegriamoci anche noi, fratelli - scriveva S Agostino - e lasciamo pure che i pagani esultino. Per noi questo giorno è santificato non dal sole visibile, ma dal suo invisibile Creatore"

In ogni cultura la luce è simbolo del bene e della vita, mentre le tenebre rappresentano il male e la morte, come possiamo leggere in una splendida pagina del libro di Giobbe che appare come un affresco i cui protagonisti si muovono sullo sfondo di luci e di ombre: "Quando non c'è luce, si alza l'assassino per uccidere il povero e il bisognoso. Agisce come un ladro di notte. L'adultero aspetta l'imbrunire e pensa: 'Nessuno mi vedrà' Si copre la faccia per non essere riconosciuto. Il ladro penetra nelle case di notte, ma di giorno se ne sta rintanato, perché non ama la luce" (24,14-16)

Alcuni secoli prima di Cristo, il profeta Isaia rivolse al popolo d'Israele un forte invito ad abbandonare le opere delle tenebre con il simbolismo della luce Lo leggiamo in una pagina che viene riproposta nella festa dell'Epifania: "Alzati, rivestiti di luce, perché la gloria del Signore risplende su di te e ti illumina Le tenebre coprono la terra, l'oscurità avvolge i popoli. Ma su di te risplende la presenza del Signore che ti riempie di luce" (60,1-2)

La luce è chiaramente il simbolo di Gesù Come afferma esplicitamente l'evangelista Giovanni parlando del Verbo incarnato: "In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini; la luce risplende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta" (1,4-5) E

poco più avanti, parlando del Precursore, lo stesso vangelo scrive che "egli non era la luce, ma doveva rendere testimonianza alla luce" Più volte lo stesso Gesù si definì attraverso il simbolo della luce, come si legge ancora nel vangelo di Giovanni: "Io sono la luce del mondo. Chi segue me non cammina nelle tenebre, ma riceverà la luce della vita" (8,12) Nelle visioni dell'Apocalisse, che danno un posto preminente alla luce, Gesù appare come "la splendida stella del mattino" (22,16)

Il nostro discorso biblico sul simbolismo della luce, quanto mai attuale in questo periodo dell'anno, si è fatto lungo, anche se meriterebbe una ben più ampia trattazione Per adesso può tuttavia bastare, perché gli spunti di meditazione che offre sono chiari per tutti In modo particolare per gli sportivi, forse, per la possibilità che hanno di agganciare la riflessione alla stessa esperienza sportiva Basti pensare al rito dell'accensione del tripode all'inizio dei giochi olimpici, alle torce degli sciatori in certe discese notturne, alle staffette sportive di tanto in tanto organizzate dai nostri comitati locali

La preghiera di Dietrich Bonhoeffer, preparata per sé e per i compagni rinchiusi nel carcere nazista di Tegel nella notte di Natale del 1944, potrebbe diventare anche la nostra: "C'è buio in me, in te c'è invece luce Sono solo, ma tu non mi abbandoni, Sono impaurito, ma tu mi sei d'aiuto Sono inquieto, ma in te c'è pace. Io non comprendo le tue vie, ma tu conosci la mia"

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acc ogli enza pr es so la Chi esa di San Dam iano

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ore 12 00

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mi h ai ch iam at o, eccomi

Chi esa d i San Dam iano

L a concr etezz a di Dio

Basi lic a di Santa mar ia deg li ang eli

Il s ilen zio

Basi lic a di Santa Chi ara

Il dono. Sen za mezz e misure

Basi lic a di San Franc esc o

C e n t r o S p o r t i v o I t a l i a n o

racconto il Cosa posso fare per mio figlio?

Vi confesso che spesso rimango sconcertato quando sento dire da qualche genitore: "Nostro figlio si annoia, cosa possiamo fare?"

E mi chiedo: come mai un ragazzo si annoia? Come mai questo atteggiamento è comune ad una larghissima parte di giovani?

Ciò suscita in me una reazione che è di meraviglia, di tenerezza ma anche di mistero

Mi chiedo: quale può essere il sogno di un ragazzo? Quale può essere la sua meta? Non è forse il gioco, non è forse la costruzione della vita la vera vocazione di un giovane? Eppure, molte volte ci accorgiamo che molti teen-ager non hanno questa consapevolezza, anzi si sentono già fuori dal gioco della vita; si sentono fuori posto perché non hanno saputo riconoscere la personale vocazione e si sono messi su una strada che non è la loro E poi la famiglia drammaticamente latitante, con seri e complessi problemi di inferiorità o di impotenza di fronte al compito dell'educare

Qui potremmo fare tante analisi, potremmo scrivere fiumi di parole, ma ritengo più opportuno citare una storia vera, la storia di un padre, Peppe, di una madre, Anna, e di un figlio, Gimmi, ora ventiquattrenne

La storia inizia dieci anni fa, quando Peppe si accorge che il figlio dopo gli impegni scolastici vaga per la casa senza avere alcun interesse per ciò che lo circonda Non ha amici, non guarda la televisione, non va in Parrocchia ma soprattutto ride poco Peppe si preoccupa, si confronta con la moglie e lei le confida che il ragazzo spesso si annoia, non sa cosa fare Peppe pensa: se oggi si annoia, domani si droga ed è la fine Senza pensarci tanto decide di iscriverlo ad un corso intensivo di nuoto. "Forse - dice a se stesso - facendo sport si stancherà e non avrà il tempo per annoiarsi" E poi, portarlo in piscina e andarlo a riprendere dopo due ore non era un ostacolo al suo lavoro.

Ma il figlio dopo una settimana decide di non frequentare più il corso di nuoto: quello sport non gli piace. A Gimmi piace il calcio, quel calcio tanto odiato dal padre Non c'è appello Si intestardisce: o il calcio o niente Peppe si mette alla ricerca di una Società sportiva "seria". E nel piccolo paese c'è solo la polisportiva parrocchiale È duro per lui mandare il figlio in Parrocchia, lui che ha sempre tenuto i preti alla lontana Ma visto che in parrocchia ci si va

quando serve qualcosa, decide di iscriverlo alla polisportiva Non si fida né del prete né tantomeno degli allenatori Non può certamente abbandonare il figlio in quelle mani Così Peppe trova mille scuse per stare vicino a Gimmi anche durante gli allenamenti, pur sapendo che il mister non vuole. All'inizio si mette dietro la rete di recinzione del campo, soffre e sta zitto quando l'allenatore rimprovera il figlio Poi, dopo qualche settimana, timidamente entra dentro il campo, si mette a disposizione per fare il raccattapalle e poi aiuta a segnare il campo, mette a disposizione la sua auto per accompagnare la squadra e così oggi è diventato un ottimo collaboratore e dirigente della polisportiva È in pensione e dedica tutto il suo tempo, con discrezione e con tanta umiltà, alla società sportiva. Gimmi non gioca più al calcio, fa il catechista, ha recuperato la serenità e l'entusiasmo, è impegnatissimo in parrocchia

Peppe ha sperimentato sulla sua pelle l'angoscia che ha un genitore nel momento in cui prende coscienza di stare per "perdere un figlio". Ha scoperto che non basta conoscere la realtà dei fatti, ma bisogna accettarli, farli propri e poi reagire con determinazione sapendo da che parte andare Evidentemente l'accettazione è il momento decisivo. L'errore che molti genitori fanno è che non vogliono accettare la realtà sui loro figli, oppure fanno finta di non capire o, peggio ancora, reagiscono in malo modo fino ad allontanare i figli dalla casa

Peppe, Anna e Gimmi hanno sperimentato sulla loro pelle il difficile cammino della "gradualità" della risposta. Nessuna risposta si realizza in maniera definitiva, ma la si scopre un po' alla volta E Peppe ha saputo rinunciare anche ad una parte del lavoro nella sua azienda, mai successo prima, per stare concretamente dalla parte del figlio

Cosa posso fare per mio figlio? È la domanda cruciale di milioni di genitori. Prima di tutto consiglierei di fare in modo che i figli non si sentano orfani Più delle parole dette o predicate vale l'esempio di chi dà la vita per loro E poi, mai perdere la speranza Dà la forza per fare le cose difficili e non fa mai perdere di vista la meta Essere genitori, oggi, in questa società pigra, indifferente e garantista è una sfida Durissima, ingrata, ma alla quale è impossibile sfuggire

di
edio Costantini
s r l Lin ea abbig Li amen to spo rti vo Csi Per informazioni e ordini: Tel 06 68 67 94 1 Fa x 06. 68 .80 .29 .40 Via della Conciliazione, 1 00193 Roma E -mail: aranblu@csi-net it Art. 9902 Art 9904 Art. 9905 Art 9806 Art 9915 Art. 9907 Art 9916 Art. 9908 Art. 9911 Art 9910 Art. 9909 Art. 9914BL\ME\BI\NE Art. 9912NE\BE ®
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