Stadium n. 2/1951

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RASSEGNA

MENSILE

ILLUSTRATA

SPORT


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VINCE STAGIONE SPORTIVA 1950 Classe 500 cine.

Campionato Mondiale ICondiil oi l 1° UMBERTO MESETTI su GILERA

Campionato italiano "corsa,,

marche :

1a MOTO GILERA che si aggiudica il Trofeo Internazionale della F. M. I. conduttori :

1° UMBERTO MESETTI su GILERA

Campionato Italiano "sport,, 1° UMBERTO MESETTI su GILERA

Campionato di Spagna 1° ERNESTO VIDML su GILERA

Campionato d’Ungheria 1° N/ìNDOR PUHONY su GILERA CATEGORIA SIDECAR

Campionato Italiano 1° ERCOLE FRIGERIO su GILERA Gomme PlltEIXI

Catena Il EGl \'A EXTIIA

Olio


Rassegna mensile illustrata di tutti gli sport

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Anno VI - N. 2 - Rotila . febbraio l'Iil - Direzione e Amministrazione: Roma, Via Conciliazione 1 - Tel. 561.735 - 561.064 - 564.962 - 50.020 f

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LUIGI GEDDA dircttoro ■ SISTO FAVRE condirettore

COMITATO

DI

DIREZIONE

CARLO CARRETTO - GIULIO ONESTI

ERNESTO TALENTINO

LEOPOLDO SALETTI

BRUNO ZAULI

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S O M M A R I O

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LEOPOLDO SALETTI L:> sport e la vita

SISTO FAVRE Potenziare selezicilare

MARK) MURA UGAZZ1 Per l’atletica : le campestri EFFE L’attività atleticosportiva come disci­ plina scolastica GIUSEPPE LA CAVA Lo sport nella Scuc­ ia visto dal medico

NA TA LE D E R TOCCO Il triathlon sciistizo di Bardonecchia . GIANNI JARRE Prima ascensione in­ veì naie al Ciarforon Turismo giovanile A RNA LDO CA P PELLI NI In moto-scooter per le strade del mondo

gianpi Tour 1951 . . . . Il « Ciro » in 19 tappe

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OSVALDO SALVI Il tifoso .... LORENZO DORGIIl Meno squadre e piti società ............................. ORSERVER A ttenzione arbitri, al ginocchio piegato EDOARDO KRONHELM Metodo o sistema per i giocatori italiani? RENATO DERNI NI Intervista con Dattilo WALTER BEDOGN1 Per il dominio del­ l’aria ............................. FRANCO SCANDONE Ix> sport è nato con l’uomo LUDOVICO SALVI Rinascita delì’olimp:smo............................. RICCA RDO DONA REI.LI Ti:o a segno, sport misconosciuto

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Seguono le rubriche’. Da tutto il mondo - Tn tribuna. hi copertina: Zeno Colò c l’asso francese James Couttct a Carmisch-Partenkirchen.

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C. S. L


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Lo sport la vita <11

l> e «» p o I d <» Soletti

Gli appassionati dell'atletica e in particolare i dirigenti ed i tecnici di questa basilare disciplina, conte pure gli sportivi in genere, non avranno man­ cato di seguire con vivo interesse quanto uno dei più originali e meglio redatti giornali sportivi di Italia, " Tuttosport ", viene pubblicando da qualche settimana. E' una serie di articoli postumi, profondi e com­ pulsati come assai di rado ci è dato di leggere nelle colonne dei nostri giornali sportivi — in genere subissati dal superfìcialisnio delle cronache —- e rap­ presentanti gli appunti stesi da quel maestro e for­ giatore di cani pioni che fu Boyd Comstock. Ver una stori a delTatletica. Come ciascuno sa. .Mister Boyd Comstock. nato a Los Angeles 64- anni or sono, fu per otto anni e cioè dal 193 1 al 194 1. allenatore federale della nazio­ nale italiana di atletica leggera, ed è mancato im­ provvisamente alla vigilia dello scorso Natale. Studioso profondissimo, dottilo di un eccezionale intuito psicologico delle capacità personali e stili­ stiche di ogni atleta'- conoscitore intelligente ed esperto di ogni disciplina sportiva, la sua presen­ za segnò un profondo solco nell'orientamento del! atletica leggera italiana, ed ancor oggi, a dieci anni di distanza, la validità dei suoi insegnamenti e canoni tecnici è tuttora viva ed operante.

I suoi dettami sono racchiusi in una dozzina di volumi unici nel loro genere, ed ancor oggi ricerca­ tissimi da allenai ori e dirigenti. Inoltre i migliori e piu valenti tecnici della specialità che noi tuttora annoveriamo in Italia, furono nella totalità ieri, al­ lievi suoi.

Dagli scritti postumi ir. Tuttosport del 6, 10, 13. 1/. 24 e 31 gennaio} di questo grande maestro rite­ nuto universalmente come uno dei maggiori tecnici

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e studiosi dello sport di tutto il mondo, al di sopra di ogni altro pur interessante rilievo, sulla profon­ dità, sapienza e preziosità contenuta negli scritti stessi, scaturisce una considerazione di caratte­ re generale che affiora spontanea in chiunque, tan­ to più se appassionato sportivo, abbia a scorrere le lunghissime colonne (nei vari articoli citati sono state dedicate pressoché intere pagine) ed è quella che •possiamo riassumere nella affermazione seguen­ te: lo sport è assai di più che non una semplice pratica agonistica, esso dev’essere una vera scuola di vita, un metodo di educazione per la generazione saliente.

Solo così, od almeno soprattutto in questo modo, i responsabili dello sport dovrebbero intendere l’a­ gonismo ed alla luce di tale concezione adeguare fine, metodi e le strutture stesse dell’azione sportiva. Oggi invece è noto che fanno testo tuttora, presso la massa, concezioni veramente molto poco degne di quella che logicamente dovrebbe invece impe­ rare, perchè possiamo dire, la sola integral’stica ed unitaria, come presenza e come inserzione, nella vita di ogni giovane atleta.

E’ indubbio che lo sport pone.' problemi di ordine generale che si impongono all’attenzione della to­ talità degli individui. E, dinnanzi al problema spor­ tivo pochissime persone restano indifferenti, molti ne discutono, mentre solo un piccolo numero lo pratica. Tuttavia lo si considera troppo frequen­ temente da punti di vista unilaterali che ben poco gli donano del vero contenuto umano ed etico. Così, il professore vecchio stile lo rende respon­ sabile della decadenza dello spirito e dei costumi moderni. Gli intellettualisti ad oltranza ed i disin­ carnati spiritualisti, lo sdegnano trovandolo vol­ gare. Per una categoria di frettolosi, esso poi può


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rappresentare una /icrdita di tempo: i nostri non­ ni infatti stimavano che si può vivere felici senza praticare alcuno sport; non c'è nessun bisogno di questo per vivere bene! per taluni genitori ancora, gli sport sono giuochi brutali e selvaggi in cui il loro povero figliolo rischia continuamente di sfi­ gurarsi. Lo snob Uralica gli sport cosidetti " di lus­ so ' perchè, lutto questo, nel ventesimo secolo fa molto fine. Ancora: la preoccupazione del dilettante di sco­ prirci una sorgente di affermazioni raffinate. L'idea­ lista vi ricerca un paradiso perduto e l'uomo della strada vi cerca una disi razione delle sue quotidia­ ne fatiche. Dirigenti senza scrupoli e interessati lo sfruttano a ino' di mercato organizzandolo come spettacolo e ne fanno un affare finanziario, e trop­ pi giuocttlori lo avviliscono alla stregua di mestie­ re; essi sono corridori in bicicli'!la, pugilisti, o giuocalori di calcio come altri sono farmacisti, nviniscalchi o commercianti.

Alcuni si occupano ili sport Per crearsi una qual­ che gloriola, una certa popolarità. Per alcuni al­ tri illuminai', invece lo sport terrà il ruolo di pa­ nacea universale capace di guarire, o almeno pre­ venire, tutti i mali del corpo e dell'anima. Altri in­ fine vorrebbero farne solo un sistema educativo. Mentre molti si rifiutano di vederci qualcosa più che un problema puramente tecnico. In tutte queste concezioni errate, perchè unila­

I. Boyd Comstock

terali e incomplete, si nasconde una parte di verità. Senza cadere nè in eccessivo ottimismo ne in un cupo pessimismo, si può dire che attualmente la massa è trascinata dal fanatismo sportivo come il relitto dal torrente scatenato; la folla dei tifosi poco riflette; in genere essa segue ciecamente la corrente. Quasi obbedendo ad un complesso freu­ diano di istinti e di congenite manifestazioni di un mondo interiore incontrollabile ed inconfessa­ bile di deteriori atavismi. Interessante è in proposito lo studio di un medico austriaco, il doti. Scharp. e le sue osservazioni ed interpretazioni psicanaliti­ che del fenomeno del ” tifo" sportivo. Guai se chi si sente od è stato investito del man­ dato di responsabile nel mondo sportivo, a qualun­ que titolo, o nell'ambito ristretto di una Unione o Gruppo Sportivo periferico come in quello di più vasta manovra e delerminanza degli organismi na­ zionali, guai se costui dovesse abbandonarsi a tali correnti istintive ed irrazionali.

Già L abbiamo riaffermato più volte da queste co­ lonne, è indispensabile invece a fondamento della azione e pratica sportiva una concezione etica o meglio ancora morale, dello sport.

(.io non significa certamente costringere a pro­ spettive ristrette o monche l'agonismo; significa anzi inserirlo nel clima di una concezione unitaria ed integralistica che è di respiro tanto vasto quan­ to e vasto il mondo ed in esso, le manifestazioni delL umano.

Così realmente, in questa luce, si potranno rin­ tracciare i veri valori positivi dello sport e su di essi edificare per una generazione migliore.

3 Giorgio Oberweger.

tecnico dello

CoTimissorio

F.I.D A.L. il miglior


I-ire, ‘’•Macoli, s,a<»>Ii, IIlo IO (. 100, la situazione ri'Ulta f-iv ‘>rfxo|c s,n sin d ora, anche d’’ora, anche se qualche asso ‘•ella P‘‘ i ilita non si trova della panon si trova sul sul saliente • rahola, ’ ,,l‘* ‘>s,’illa sul vertice. Vi si manterrà in felice ‘ 'fulibri»» ancora l’anno prossimo? Sotto <■'»» rincalzi, Ii I*o*‘‘lie gli ostacoli som» una bella corsa e so '* ” *'H ,,n° *1 senso artistico dei nati in Italia. Aon j " i nuli » i| vecchio Faceili era un artista dell art ’ “'I veli», soffiato...

A ci salti, alto, lungo e ;....... ...... ai-la nonché triplo, c’c a 1“ stesso rilievo che per i 1500: .... : se non si "«uovoiio i longilinei. non si ottengono le misure .volute. E’ già ( troppo quello che nel passato hanno ottenuto i nostri appassionati cultori di tali di­ seipline: con stature sul metro e 70 e il metro c 80 scarso non e facile ottenere quel che essi hanno ottenuto. Ma. purtroppo, agli effetti dei paragoni di as­ soluto valore internazionale, ta meglio snetta ai giganti. leso, disco e martello: qui qualche buon gi­ gante nostrano .«’»'• fatto vivo, ed eccoci subito ai records mondiali, europei, o di valore internazio­ nale. dei Consolini. Tosi, Taddia, Profeti. Ma sia­ mo lì: la cerchia e ancora ristretta. E E non è possi­ bile che da questa si possa uscire, da un anno al­ l’altro. Contentiamoci, in questo caso, del «pochi ma buoni ». Regime e potenziamento In definitiva, abbiamo possibilità mediocri e buone, con qualche punta di eccezione. Occorre­ rebbe elevare al massimo le doti fisiche potenzia­ li, e custodire c innalzare quelle morali di quanti atleti siano degni di considerazione, da parlo delle autorità federali, in relazione alla preparazione e preventiva selezione olimpica. Questione di regime alimentare c di regime morale. Può essere tale duplice regime diretto c controllato a distanza? Esistono le società sportive, e ora anche i grup­ pi snodivi scolastici ai finali può essere demanda­ to il delicato incarico. Esiste il C.S.I. e le società facenti capo ad esso. Per loro tramite molto si può fare c ottenere. Forniamo «pii un suggerimento. Al C.O.N.I. con i suoi mezzi, i suoi poteri, la sua. autorità, in­ tervenire. provvedere, organizzare. Per il momento, sulla fredda base delle cifre, abbiamo sommariamente esposto la situazione che a rigore ne risulta. Dia sotto l’esposizione delle ci­ fre occorre spingere lo sguardo dove, in terreno vergine, urge e fermenta la vitalità di recinte e rincalzi, «li novizi che appena oggi hanno le intui­ zioni di quel che possono valere e a quali mète ambire. Luminose scoperte e nobili ambizioni! Legittimo ottimismo

Pertanto non ci discaro astrarre dalle tabelle che in alcuni casi, del resto, segnano limiti del­ la più alta soddisfazione — e aderiamo con slan­ cio all ottimismo del collega Bruno Zauli, presicWx F.I.D.A.L. e Segretario Generale del • . il tecnico valoroso che gode del più alto appi «zzament° delle Federazioni atletiche in seno 7 7. " ’ 0,1 *ni'snio espresso nel n. 24 di Atletica. au i così conclude, parlando dell’azione fattiva,

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dei successi e dello spirito con cui la F.I.D.À.L. è passata al ripristino delle sue posizioni c alla con­ quista deTavvenire — perseverando nello sforzo iniziato sin dal 1946 — nel corso dell'ora trascor­ so 1950: «Siamo alle soglie del 1951. Urge I'istanza del domani alle porte del nuovo spirilo. Nuove schiere di giovani avanzano, chiedono un'ora eroica al senso fisico /Iella vita, generosi nello slancio, buoni nel cuore. L'appello cresce attraverso i disegni e gli sviluppi di un'immensa propaganda. E la FIDAL ascolta ed oliera, lavora come un eterno cantiere, dove il sorriso della giovinezza è mirabile nremio alle più ardue fatiche ». Infine, altre cifre c altri dati, di vicinissimo riferimento stanno per dire la loro parola. La Scuola offre già le sue imponenti falangi di rcclute. Apre... il fuoco con i Campionati studente-chi di corsa campestre 1951. Dall’ Il febbraio al 19 ma rzo. campionati d’istituto: il 1 aprile le semi­ finali provinciali; il 15 aprile le finali dei Cam­ pionati provinciali in tutta Italia. Centinaia, c poi migliaia di clementi nuovi e validi stanno quindi per entrare nelle file dello sport c dell’atletismo italiano. L’inesauribile miniera E non è tutto cui. Nei mesi di aprile e maggio avranno luogo i campionati di atletica leggera stu­ denteschi 1951, dei quali l’Ufficio centrale di edu­ cazione fisico-sPortiva ha diramalo in questi giorni il programma. Campionati di Istituto e provinciali. I primi vengono organizzali dai rispettivi Gruppi sportivi: i secondi dai Provveditorati agli Studi av­ valendosi di un Comitato organizzatore, per le date, rispettivamente dal 29 aprile al 13 maggio e dal 26 al 27 maggio. Poi ci saranno le finali organizza­ te, come negli scorsi anni, dal C.S.I. Da rilevare la misura prudenziale, per cui la « fase preparatoria » per simili campionati è libera agli « allievi » (nati dici ’35-36) ma essi non faranno le gare. Vuol dire che tale preparazione sarà loro molto utile per gli anni seguenti. La fase agonistica invece è riservata soltanto ai nati degli anni ’34, ’33, ’32. cioè alla categoria « juniorcs » (e da questi ragazzi ormai avanti con lo sviluppo, ci sarà da rica­ vare elementi per l’atletica in gran copia e di eleva­ to pregio). Con simile ulteriore apporto, già da questo pri­ mo anno, che dobbiamo dedurre? Che una grande massa giovanile è in partenza per le vie dello sport, e, meglio, dell’atletica leggera. Infine, gli atleti tesserati alla F.I.D.A.L., in tut­ te le regioni d’Italia, assommano alla cifra globale di 8.128 (e da notare che il maggior numero è fornito dalla Sicilia con 1370). Il bel numero — e più che per la quantità, per la qualità morale che rappresenta — crescerà rapidamente e di mollo. Ben presto sarà così dato di attingere a riserve immense, dalle quali un naturale Processo di sele­ zione esprimerà via via fior fiore di possibili c di sempre più probabili campioni. Una forte colonna di atleti fatti e di atleti da fare ha preso le mosse. Per Helsinki e oltre.


Queste giovani americane, della Catholic Youth Organization dellArchidiocesi di Cincinnati, in piena espansione di serena letizia e sana

vigoria,

si allenano sotto

lo

sguardo vigile

e

materno

della

insegnante

ai

meglio

elaborati

sviluppi

della

pallavolo

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Per l'atletica: le ^campestri fonti di perenne giovinezza annata atletica va mettendo le L’ sue basi in ogni regione, in que­ sti primi momenti dell'annata sola­ re. Per ogni comitato regionale v’è un lavorìo di rendiconti, di prepa­ razione al Congresso Nazionale, di scelta degli elementi più idonei a portare ad Ancona la « voce » della regione stessa sui nuovi problemi dell’atletismo nazionale. Si sono registrati insperati suc­ cessi, durante il quadriennio che è andato in crescendo da Oslo a Lon­ dra per assumere un ritmo addirit­ tura travolgente da Londra a Mi­ lano, via Bruxelles, attraverso un duro lavoro di mazza, per isolare la grezza materia prima, e di stuc­ co, per rifinirla poi abilmente: la entità di questi miglioramenti che si riferiscono ad atleti già formati, pone in primo piano, davanti alla attenzione dei tecnici il delicato, quanto complesso « problema dei giovani », vale a dire, degli atleti da formare perchè sia garantita la perenne giovinezza dell’atletismo italiano.' E’ necessario soffermarsi ad OSservare il passato solo per trarre gli insegnamenti per il futuro. E, del passato (con il bando ad ogni ten.tl.l.ne,ltalisn,o)- scartiamo Filiput, iaddia. Consolini; scartiamo Siddi «- la 4x400. scartiamo Leccese e Dor­ ami: specchiarsi nella bellezza de] passato significherebbe cadere nel ■lai cinismo inutile e dannoso: quelnàtn T1SSO ,n.ar9sismo che ha rovidove a r^1ci° ltaliano facendolo ca­ puani™ ?10 5°™ maSgior fracasso di bia f t-o" t011de «Pezzato non ab)enz?o iV^rare Per H raccolto sidl Superga, causa determi-

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nante d’una situazione che forse non avrebbe tardato a manifestarsi egualmente. Del passato scartiamo ogni campione che ha già dato il suo «sì » alla causa dell’atletismo italiano, sposando vittorie, primati, affermazioni internazionali. L’az­ zurro, il bell’azzurro delle loro ma­ glie ha vinto e continuerà a vincerema la freschezza d’una tradizione che, per vivere, non deve invec­ chiare su schemi e risultati, ha ne­ cessità di pretendere che, dalla <• base », scaturiscano nuovi elemen­ ti che non interrompano l’armoniosa azione delle nostre più elevate pre­ stazioni. Ecco perciò che, al principio del­ la nuova stagione, dovrebbe essere rivisto il problema dei giovani, sul­ la base delle esperienze acquisite. « Selezione specializzata », era la formula cui era un tempo affidata la preparazione dei novizi al grande altare dell’atletica leggera. Poi ven­ nero a galla alcuni difetti del cri­ terio adottato, e, per sanare un male già in incubazione, si legò a monte la linfa vitale delle nostre forze, la si bloccò alla sua sorgente costrin­ gendo i giovani a cimentarsi in un «tetrathlon» atletico. Tetrathlon: parola òstica a pronunciarsi come a scriversi (anche per via di quell’« acca » che, al momento buono, non sai più dove metterla...); pa­ rola difficile ad assimilarsi e for­ mula atletica ancora più dura ed incomprensibile tra i giovani. Al­ trettanto vale per quel triathlon ri­ servato ai giovanissimi. Correre, saltare in aria e magari anche in lungo, lanciare una palla di ferro in un solo pomeriggio, innanzitutto

comporta un notevole dispendio di energie. E, si noti, si tratta di ener­ gie fresche non ancora collaudate; si tratta di energie muscolari anco­ ra mal corredate da una massa in via di formazione; si tratta di ener­ gie nervose ancora troppo labili per sostenere l’urto di tre o quattro emozioni parziali che si moltiplica­ no in quelle, più deleterie, della classifica generale che ad ogni pro­ va assume un aspetto diverso. E' (roppo forte il rischio d’un’inutile dispersione di forze, perchè si pos­ sano considerare i pochi vantaggi derivanti da tale sistema di leva atletica, i quali vantaggi, tutto som­ mato, hanno come unico lato posi­ tivo, in mezzo ad una complessa montatura tetrathletica (!!!), quello di far cimentare un certo numero di giovani in quattro specialità dif­ ferenti, dando a ciascuno la possi­ bilità di mettersi in evidenza in quella branca per la quale è meglio dotato. Ma gli allenatori, anche se non in possesso di patacche e di benserviti, gli allenatori che vivono tante mezze ore a fianco dei loro ragazzi, nella verde libertà di un prato o (magari!) nell'accogliente famigliarità d’uno studiolo, gli alle­ natori, in tanti mesi di lavoro, non possono essi più facilmente e co­ gliendo la migliore spontaneità dei loro ragazzi, non possono essi ri­ scontrare «dove» l’atletino in erba presenta maggior versatilità, scar­ tando a priori le prove rispetto al­ le quali è per natura negato? Imporre una gara poliatletica ad una qualunque categoria di sportivi, a mio avviso, significa decimare in partenza il numero dei partecipanti.


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Intendo dire: se la manifestazione giovanile comprende quattro diver­ se specialità, non credo davvero che il numero degli iscritti debba essere circa quattro volte supe­ riore a quello registrabile ove la gara non comprenda che una sola prova specialistica. / —” Chi’ — Anzi! sa correre o saltare, mai non ha ancora « braccia » nè spallata per il lancio diserterà la prova, anche se invitato ripetutamente, e, forse, an­ drà a correre tutta la vita appresso ad un allettante pallone da calcio, rovinandosi salute e carriera spor­ tiva per divenire (se è fortunato) un qualunque mestierante. Non credo quindi che, se dev’es­ sere condannata la « selezione spe­ cializzata », si debba cercare di far­ la fuori proprio con una formula che richiede in piccolo le basi di una completezza (anche se solo psi­ chica) difficilmente riscontrabile a 17 anni o meno... E’ ben altra la età del poliatleta: l’eccezione Mathias della Olimpiade di Londra conferma la regola enunciata fino dalle prime pagine dell’atletismo mondiale. Io ritengo che la base della pre­ parazione generica come quella del reclutamento specifico dei giovani, la si debba trovare solo nella cor­ sa: la libertà, lo slancio, l’impulso spontaneo a superarsi in scioltezza, la spensieratezza che viene dal sa­ no esercizio fisico « naturale » del­ la corsa, costituiscono d’insieme il motivo fondamentale della prepa­ razione come del temperamento dell’atleta: non si è atleti se non si hanno le doti d’una resistenza morale e fisica, se non si conce­ pisce lo sport come la risultante ar­ moniosa d’un insieme di movimenti liberi e spontanei, molto vicini, in­ nati addirittura, con la nostra na­ turale conformazione osseo musco­ lare. Veder correre d’inverno attraver­ so i campi un gruppo di ragazzi in addestramento, capeggiati dal più anziano di loro , significa vedere una vera scuola di atletismo: la più bella, la più facile, perchè la più vicina alla semplice natura delle cose e degli uomini, la più fruttuo­ sa, perciò. Significa veder prepa­ rare la via all’istruttore specializ­ zato, significa far sì che in ognuno dei giovani puledri emergano spon­ tanee le attitudini migliori. Mentre noi corriamo, ci sarà sempre chi, guardandoci, sorride incredulo e, se ce la fa a parlare, ci grida appres­ so il fatidico e passivo « ...ma chi ve lo fa fare?...»: ed è un vero pec­ cato, che ci sia sempre il solito « asin bigio » che, senza scomodar­ si, preferisce rosicchiare il cardo rosso e turchino... ìli! ura Ajiazzi

Nella foto: Tro magnifici decatleti: Kistenmacher (N. 432), Moneschein (N. 616), Adamezyk

severamente impegnati a Wembley.

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l'alliiilà Éliti - sporliu come disciplina scolastica

TT* 1 terna « lo Sport nella Scuola », e, ancor più I specificamente, « l’educazione fisico-sportiva nella JL scuola », non si esaurisce con l’emanazione delle circolari Gonella-Vischia del 19 ottobre 1950 e con­ seguente applicazione delle loro norme. Anzitutto, perchè il processo di applicazione e sviluppo porta con sé la necessità della risoluzione di problemi via via insorgenti, nonché quella perennità di tratta­ mento teorico-sperimentale che il complesso della materia scolastica esige ed esigerà sempre sia di sulla cattedra e neli’aula, sia nella palestra e nel campo sportivo, sotto un assiduo controllo di carat­ tere clinico-scientifico, sistematico e metodologico: e poi, perchè la traduzione in atto pratico, tangibile e concreto a tutti gli effetti, da parte di un Ministro, di voti e aspirazioni ormai secolari — sorti, è bene ricordarlo, all’alba del Risorgimento — di scrittori ed educatori, di uomini politici e d’azione insigni, e di generazioni e di classi illuminate e voti e pro­ poste e ordini del giorno svolti nel corso della at­ tuale legislazione alla Camera e al Senato sin dal maggio scorso, in sede di discussione del Bilan­ cio della P. I., ha suscitato in qualche (sparuta) parte diffidenze e contrasti. Voci discordanti, non sul fatto, ma sui prece­ denti del fatto, e proprio da parte di alcuni che dovrebbero essere i primi a rallegrarsi d’un even­ to per cui oggi è realtà quel che per tanti decenni parve — e pareva ancora ieri — un sogno. Questo strano caso è già stato posto in rilievo da D. Enrico Corbella, nel suo articolo nell’ulti­ mo numero di « Stadium » (Gennaio, 1951, n. 1), articolo che comincia precisamente così: «La or­ mai famosa circolare ministeriale, come era da pre­ vedersi, ha suscitato un mondo di commenti. Nè questi commenti guastano, anche se sono di tono meschino, come quelli che dicono: avete deciso sen­ za interpellare chi sa, e solo perchè non si è chie­ sto l’illuminato parere di loro "che sanno”... Pur tuttavia, in regime democratico, ben venga anche il mormorio di persone o gruppi che a torto si sono ritenuti lasciati in disparte e non interpellati in merito a materia di loro competenza. Ciò servirà per esaurienti delucidazioni e per preciso coollocamento di puntini sulle i. La materia dell’educazione fisica e dello sport nella Scuola è stata nella maniera più ampia trat­ tata lungamente da un paio d’anni a questa parte. Allo scopo fu per tempo promossa tutta una cam­ pagna di stampa, si provocò un intenso movimen­ to di opinione pubblica — cultori di scienza e di educazione fisica nel contempo, sportivi, tecnici, esperti, insegnanti, direttori d’istituti d’istruzione,

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medici sportivi, sociologi, genitori di alunni, gli stu­ denti stessi. E bisogna dire che nessun organo di stampa, consapevole della sua funzione, è rima­ sto indietro nella trattazione. La nostra rivista «Sta­ dium » ebbe a indire persino un referendum na­ zionale, e le sue colonne si empirono di firme illustri e modeste ma in piena cognizione di cau­ sa. Il Ministero della P. I. promosse una specifica inchiesta in proposito — a cui rispose naturalmen­ te la maggior parte degli insegnanti e degli studio­ si di educazione fisica e sport — e dal complesso delle risposte trasse quanti elementi risultarono uti­ li a una sintesi che si ritrova, in ultima analisi, proprio nel contenuto delle circolari Gonella-Vischia. Le quali non fanno che attuare, infine — dunq ue i crismi ci sono tutti! — i chiari voti espressi a) Parlamento, nell’ordine del giorno del sen. Picchiot­ ti e nella dichiarazione di voto del sen. Cingolani, nelle tornate rispettivamente del 4 e del 5 maggio dello scorso anno. Riprodurre ordine del giorno e dichiarazione di voto non è certamente di attualità e assume valore retrospettivo. Ma agli effetti del porre i puntini sulle i riteniamo ciò bene a proposito. L’ordine del giorno Picchiotti suonava così: "Il Senato, rilevato come la Scuola debba essere ri­ guardata dagli studenti non come un peso e un tor­ mento, ma come una fonte di gioia, invita il Mini­ stro della Pubblica Istruzione a studiare li modi di alleggerire il peso dell’insegnamento attraverso il pratico esercizio di quegli sports già segnalati dalla penna di scrittori e poeti, oggi dimenticati e abban­ donati perchè non danno come il giuoco del calcio così vistosi utili alle società e allo Stato...”. Aggiungeva quindi, sempre ai fini dell’avvivamento della scuola e dell’amore per la conoscenza e per la cultura fra il popolo: «... e c’è un modo di attrazione alla scuola che è per l’appunto lo sport, Questa forma di allettamento non è un diversivo, ma è il motore primo per affrontare la pesante fatica del­ lo studio e dell’applicazione. Allenare razionalmente il corpo dei giovani e dei piccoli in esercizi vera­ mente fisiologicamente utili al corpo, vuol dire for­ nire l’energia per l’allenamento e la resistenza allo studio. Ho detto "eserciti” e non "esercizio”’, per­ chè purtroppo oggi sta "come torre in solitario cam­ po” il giuoco del calcio che ha disperso, per un ri­ sultato meramente economico, tutti gli altri sport. E questo è un male veramente grave. Io che sona un vecchio sportivo non mi posso che entusiasma­ re al giuoco del calcio perchè lo ho vissuto e lo ho praticato; questo nostro vecchio giuoco che pare che i mercanti di Firenze abbiano portato a Lione,

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fi non sappiamo' se" da Lione' sia venuto a Firenze. Nessuno può dimenticare uno' sport come questo e nessuno vuol dimenticarlo, perchè implica un pro­ blema gravissimo, che è quello di dare ima diret­ tiva e una disciplina ai dodici o quindici milioni di giovani che si assiepano negli stadi ogni setti­ mana. Ora io mi domando: ma perchè far dimen­ ticare ai nostri fanciulli e ai nostri piccoli quei giuochi che fin dalle palestre greche, che fin dal tempo romano, uomini come Cicerone esercitavano, che Giacomo Leopardi ha cantato e su cui ha scrit­ to il De Amicis: corsa, salto, palla e tutto quello che può dar vigoria e resistenza al corpo umano?” Nella seduta del giorno seguente, 5 maggio, dopo l’approfondita relazione Ferrabino e l’esauriente di­ scorso Gonella sul disegno di legge per l’esercizio finanziario della P. I. 1950-51, il senatore Cingolani, così si esprimeva: "L’ordine del giorno Picchiotti pone una que­ stione di indirizzo di metodo. Oggi lo sport che si fa nelle scuole è esclusivamente quello del calcio, almeno per quel che risulta a me: al più, c’è un po’

colari Gonella-Vischia dell’ottobre scorso, troverà' che in esse per l’appunto le passeggiate scolasti­ che, la ginnastica « necessaria » che così definia­ mo quella concernente anche la salita alle per­ tiche e funi, e poi atletica leggera con annessa e connessa agonistica praticata nei Gruppi Sportivi d’istituto sono indicazione precisa e programmatica. E dopo avere riletto con attenzione, passerà a prendersi premura, piuttosto che del perchè non sia stato sentito in separata sede il parere di questo o di quel tale insegnante, valente e benemerito sen­ za dubbio, di educazione fisica, non intervenuto al referendum o in aspettativa di venir deferentemente sollecitato — del resto il plebiscito era talmente numeroso e predisponente alle soluzioni adottate da far ritenere superflui ulteriori responsi — pas­ serà a prendersi premura, diciamo, dei modi e dei mezzi di attuazione di un programma invero im­ ponente: e di difficile attuazione per le ingenti spese che esso esige. Ed ecco qui: siamo proprio alla realizzazione di tale programma imponente, circa il quale in ogni modo la classe degli insegnanti di Educazione Fi-

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& Arrivo in una corsa di 800 m. svoltasi in un College statunitense. Spettatori: altri studenti atleti; giudici d’arrivo, gli insegnanti.

di salita della pertica, di salto alla cordicella. Ma lo spirito dell’ordine del giorno Picchiotti sarebbe di dare IMPULSO ALLA ATLETICA LEGGERA che dà giovamento a tutte le attività fisiche e mo­ rali dell’uomo perchè a essa è unito il concetto del­ la gara. Io che sono un vecchio sportivo, reputo addirittura disgraziato chi non ha fatto questa espe­ rienza di cui sono particolarmente felice. Io pren­ do anche parte, modestamente, secondo le mie pos­ sibilità, al movimento dello sport italiano. Nell’atle­ tica leggera noi siamo inferiori a tutte le attività scolastiche estere, il che esige una accentuazione di essa da parte dei maestri e dei dirigenti degli isti­ tuti. Quindi, perdoiti, onorevole Ministro, a me sem­ bra che l’ordine del giorno non sia generico, ma proponga un indirizzo per il risveglio dell’atletica leggera in Italia... Auspico, infine, una più inten­ sificata attività in tutta la scuola nel campo della ginnastica”. Il Presidente poneva ai voti l’ordine del giorno Picchiotti, che veniva approvato. Ora, chi rilegga con attenzione le già citate cir-

sica sia in congressi professionali sia mediante due specifici referendum ha fatto conoscere con chia­ rezza il suo pensiero, che altrettanto chiaramente è stato compreso e così riassunto: programmi scola­ stici a orientamento sportivo; bene studiata attività agonistica nella scuola, disciplinata e diretta dalle stesse Autorità scolastiche. Passiamo ora ai dati documentari di una azione che ha immediatamente seguito l’ordine di... mobi­ litazione della circolare Gonella-Vischia. Nel campo della pratica realizzazione ì 92 Prov­ veditorati agli Studi hanno segnalato al Ministero la costituzione dei Gruppi Sportivi presso tutti gli Istituti Medi superiori d’Italia, secondo le direttive del Ministro Gonella e del Sottosegretario Vischia, tanto che a tutt’oggi i gruppi stessi ammontano a n. 1032 governativi e n. 256 non governativi, questi ultimi in via di aumento. Sul piano organizzativo il Ministero della Pub­ blica Istruzione ha fatto pervenire a tutti i gruppi un programma di corsa campestre che, mentre nel-

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’a fase ad:<1estrativa i >nc-n f]i impegna un considerevole nu«iovani, nella fase 2—e agonistica si limita alla fategoria ossia agli agli alunni alunni delle ultime lre classi s ’“Ores. ossia superiori, e quindi • più forti e resistenti, imitando anche evitare così nel Per essi il percorso a 1.500 m. per bilità di fatiche modo più assoluto eventuali possisuperiori alle forze dei concorrenti. Sono in lo stesso MùiPste'i d*Yqpaz~,nc’ semPre da Parte dei­ Pubblica Istruzione, le di­ sposizioni relative alla che pel­ quest’anno si < pratica dell’atletica leggera svolge a programma limilaio e precisamente: a) ,C.:u?g;oria all’evi (15-16 anni) corsa piana >r>. 60, salti in alto, getto del peso Kg. 4, staffetta 4 X 60;

0) categoria allievi (15-16 anni) corsa piana 0 e m. 1000, salto in alto, salto in lungo, get­ to del peso Kg. 5, staffetta 4 x 100. Entro il mese di maggio si concludono i cam­ pionati provinciali, che rappresentano il traguar­ do di questo primo anno di lavoro nel settore spor­ tivo studentesco, riservati anch’essi alla categoria juniores. Il Ministero della Pubblica Istruzione intende procedere in questo campo lentamente ma sicura­ mente, in modo da impegnare sia gli alunni, sia gli insegnanti in un lavoro serio, disciplinato, organico, in armonia con gli altri insegnamenti e impegni scolastici da parte degli alunni, limitando la fase agonistica ai giovani di maggiore età e quindi più idonei, e non oltre la sede provinciale. Nel prossimo anno analoghe attività si potranno estendere, in base alle numerose richieste che per­ vengono sia al Ministero sia al CONI, anche alle alunne ed eventualmente alle classi dell’ordine in­ feriore subordinatamente a opportuni programmi. Per il corrente anno il Ministero ha autorizza­ to la partecipazione delle squadre studentesche, con particolare riguardo per quelle femminili, alle fe­ ste e concorsi internazionali di Firenze indetti dal­ la Federazione Ginnastica Italiana sotto il patro­ cinio del CONI allo scopo di dare impulso alla pra­ tica dell’esercizio fisico e alla divulgazione della ginnastica Lo stesso Ministero d’accordo con il CONI ha di­ sposto l’invio del materiale sportivo di atletica leg­ gera presso tutti gli Istituti, nonché i fondi neces­ sari per l’organizzazione delle manifestazioni spor­ tive di Istituto e Provinciali. Migliaia di giovani so­ no impegnati in una salutare attività che non man­ cherà di dare i suoi benefici frutti. Come si vede, al programma segue l’azione. Pro­ gramma e azione di ampio respiro, ma impostati e svolti con senso di misura e responsabilità, senza forzare i tempi e senza sollecitazioni a sforzi improv­ visi prematuri. Famiglie e studenti possono essere sicuri che l’attività ginnastica e atletico-sportiva è sin d’ora condotta come vera e propria disciplina scolastica, come materia d’insegnamento e avvia­ mento pei- la vita studiosa, operosa e produttiva, per la formazione dell’uomo sociale completo. Già in questi primi mesi, si riscontrano risul­ tati soddisfacenti: e i dati sopra offerti sono pro­ bativi e bene auspicanti. E se, per esempio, pos­ siamo contare in questo momento, sui 30 mila iscrit­ ti «attivi» ai gruppi sportivi, non è difficile at­ tendersi per gli anni venturi un numero decuplo. Quanto dire che avremo a suo tempo, attraverp° ,a Scuola «completa» una Nazione di studiosi at etl’ di uomini eletti nello spirito, nell’ine H®1. fisico: di cittadini quali l’Italia della noso P1U bolla e di un futuro cristiano lumi­ noso esige e attende. .

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C A M P H'il lII E D'OGGI

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E’ Questa una scena, di profondo significato e am­ monimento che in Italia non si verifica. Da noi i veterani dello sport, se osano ripresentarsi in pista, vengono tollerati con un sorriso di benevolo compa­ timento. In Finlandia, invece, i « vecchi » non vengono cosi bruscamente liquidati dall’opinione pubblica c dalla attività agonistica, e restano ancora lungo tempo sulla breccia, a esempio e insegnamento dei gio­ vani. che per gli anziani hanno il rispetto e la vene­ razione quali erano in uso a Sparta: e in fatto di auto-disciplina austera e temprante molti punti di contatto ha l’eroica Finlandia con l’antico Stato. Recentemente allo Stadio Olimpico di Helsinki, ha avuto luogo una gara su 10.000 metri dove Hari Taipale (22 anni) ha corso solo contro una forma­ zione di 10 vecchi campioni finlandesi, che si da­ vano il cambio ogni 1000 metri. Il primo a partire a fianco di Taipale era Hannes Kolehmaincn. che oggi ha 61 anni, e fu con Nurmi e altri fondisti di 30-40 anni addietro, uno dei creatori del fondo veloce. Ma con i finlandesi venne il periodo ora por­ tato alla perfezione, degli uomini-motore e orologio (Nurmi correva col cronometro al polso, consultan­ dolo giro per giro) sempre filante a tutta falcata, sempre velocità più velocità. ••Taipale è campione di Finlandia 1950 sugli 800 m. e i 1500 m. (ecco il tipico fondista veloce!): Kolehmainen fu vincitore dei 5000 m. e dei 10.000 m. e del cross-country alle Olimpiadi del 1912 (Stoc­ colma); vinse la Maratona alle Olimpiadi del 1920 (Anversa).


U EST'ANNO 1951 sarà vera mente memorabile nella sto­ ria dello sport italiano così come l’anno 1859 è stato per la Legge Casati che introdusse l’ob­ bligatorietà della Educazione Fi­ sica nelle scuole. E’ un soffio di vita nuova che il Ministro Conci­ la ha portato nel programma di educazione fisica, con un provve­ dimento da anni atteso ed auspica­ to da (pianti hanno a cuore le sorti della nostra gioventù. Quando all’inizio della nostra unità nazionale, i legislatori ri­ conobbero la necessità della edu­ cazione fisica nelle scuole, i siste­ mi adottati dai popoli nord-euro­ pei attirarono la maggiore atten­ zione perchè basati su principi! che per quei tempi potevano sem­ brare V optimum da raggiungere. Da allora questi sistemi hanno costituito il fulcro del curriculum di educazione fisica della nostra gioventù scolastica che, specie ne­ gli ultimi anni, a malincuore si adattava alle noiose ore di esercizi ginnastici, ripetuti meccanicamen­ te, senza che alcun interesse emu­ lativo venisse a ravvivarne lo svol­ gimento. Nessuna mcravig'ia dunque se le ore dedicale all’educazione fi­ sica erano ampiamente disertale dagli studenti, i quali trovavano asfeai più rispondente alle pro­ prie necessità fisiologiche e al proprio spirito ritrovarsi in un prato della neri feria a tirar quat­ tro calci ad un pallone. Lo sport fenomeno sociale e ne­ cessità biologica.

Qualche cosa dunque non fun­ zionava nell’indirizzo dcH‘cducanionc fisica scolastica, che non aveva ancora saputo adeguare i propri programmi a quel feno­ meno sociale imponente, caratte­ ristico del nostro secolo, che è lo sport. Se ricerchiamo una ragione alla enorme diffusione dello sport nel mondo contemporaneo, dobbiamo riconoscere che esso trova forse la sua più intima ragione in un desiderio impulsivo c irrefrenabi­ le di evasione dalla civiltà mecca­ nica sempre più imperante, con­ seguenza dell’urbanesimo: in una reazione biologica alla vita chiusa degli uffici, delle officine, delle scuole; in un desiderio vivo di li­

Lo Sport nella Scuola

visto

dal

medico

«lei prof. <MÌaiNeppc La Cava

bertà. di muoversi a proprio pia­ cimento senza legami sociali sem­ pre più soffocanti: in mi senso infine di amor proprio, di difesa e affermazione della propria per­ sonalità fisica e morale con mezzi non più primitivi, ma degni del­ l’uomo civilizzato. E’ dunque un bisogno biologico che ogni individuo, specie se abi­ tante in città, sente vivissimo in sè, c che egli può soddisfare in duplice modo: — o assistendo allo spettacolo sportivo, nel qual caso egli fa quello che Freud direbbe un tran­ sfert, una trasposizione della pro­ pria personalità in quella dell’atlela, godendo della vittoria di questi come se fosse una propria conquista; ed è questa una forma psichicamente patologica, vorrei dire onanistica di fare lo sport: — oppure esercitando personal­ mente un’attività sportiva come mezzo di difesa biologica di fron­ te agli insulti che la vita moderna polla al nostro organismo. Ora, è doloroso il dirlo, nel no­ stro paese lo sport è inteso più nella prima maniera che nella se­ conda: in altri termini il popolo italiano è un popolo di tifosi, piuttosto che di sportivi. Di fronte ad un tale grave di­ fetto un solo rimedio era possibi­ le: introdurre lo sport nelle scuo­ le. ultimo forse dei settori della vita sociale che ne era ancora ri­ masto totalmente estraneo. L’agonismo controllato, fattore benefico di sviluppo.

Ad esaminare affrettatamente la circolare Gonella si potrebbe pensare che essa sia inadeguata rispetto al problema posto ed al clamore con cui è stata accolta; in realtà però con essa è entrato nell’indirizzo scolastico il concetto fondamentale, informatore di ogni attività sportiva: Paganismo. L’agonismo, come ogni cosa in

questo mondo, ha i suoi as.-crtori c i suoi detrattori: i suoi assertori giustamente ricordano che esso è insilo nella natura umana ed è an­ zi la molla propulsiva di ogni no­ stra nobile attività fisica e morale. I suoi detrattori si basano sopra­ tutto sulla sua pericolosità ai fini dello sviluppo somatico in un pe­ riodo particolarmente tm bilioso della fisiologia umana qua'c è l’epoca puberale. Ed anche ciò è vero: m.i ogni verità è relativa: se voi domanda­ te ad un fisiologo, il più ostile ad ammettere i vantaggi della prati­ ca agonistica, quali esercizi certa­ mente non possono essere dannosi ad un organismo adolescente sano, egli vi risponderà senza dubbio: la corsa, il salto, i lanci. Si tratta infatti di movimenti naturali, spontanei, che tendono a dare all’organismo in evoluzione quel graduale adattamento funzio­ nale allo sforzo che sarà la base per ogni successiva prcslaziore sportiva specialistica. Assai giusta­ mente ,dunque, a questi esercizi è stato limitalo l’agonismo nelle scuole. Essi, anche se eseguiti -otto la spinta agonistica, non potranno mai riuscire dannosi in un sogget­ to adolescente sano o risanabile attraverso gli esercizi fisici stessi. Se infatti consideriamo l’attività sportiva come una difesa biologi­ ca dcH'organismo umano, reso mi­ sero fisiologicamente e morfologi­ camente dalla vita civilizzata, è chiaro che tale attività non deve essere limitata soltanto ai soggetti costituzionalmente robusti, ma de­ ve tendere principalmente a migliorarc somaticamente i soggetti la cui gracilità di costituzione co­ stituisce il miglior terreno su cui si impiantano e prosperano le malattie della civiltà (tubercolosi, nevrosi ccc.). Si pensi invece, che in Italia so­ no stati finora esentati dalla edu-

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razione fisica proprio quei soggetti clic più ne avrebbero beneficiato.

Il concetto die una giornata di sport all’aperto è molto più effi­ cace di una cura ricostituente, non è infatti ancora sufficientemente penetrato nell’animo dei genitori e «lei medici. Naturalmente questo nuovo in­ dirizzo dell’attività sportiva nelle scuole sara attuabile con criterio soltanto se il medico o meglio medico sportivo, affiancherà assai da vicino l’opera dell’educatore fisico.

Sarà infatti compito dei medici particolarmente orientati in que­ sto settore quello di giudicare la non idoneità all’attività fisico­ sportiva secondo ì concetti or ora esposti c di controllare adeguata­ mente, se richiesti dall’educatore fisico, le graduali reazioni organi­ che individuali di fronte «ìl’esercizio fisico. Soltanto così, a nostro parere, la riforma assai importante clic la circolare Concila ha portato ne! complesso della vita scolastica, po­ trà avere la sua completa e razio­ nale attuazione.

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Il gruppo degli atleti della "Riccardi" partecipante alla semifinale del Camp. Ital. di

In piedi: Pipit one,. Fajer, ** ____ ' __ ____ Riva, .*il consigliere ___ Marcarini, Il* rpresidente A. Tammaro, il direttore tecnico R. Tammoro, Manara, Pirelli. Della Vedova, Ingegnali; seduti: Puppi, Martinelli. Carli. Airaghi (1’53’’1 sugli 800 m.) e Lietti ”9 sui Lietti (10 (10"9 sui 100 100 m.) m.) Società 1951.

j NTERESSANTE e istruttivo è scguit re l’attività particolare delle singo­ le società sportive italiane, specie di quelle che assiduamente esercitano atletica leggera, forma di attività che meglio si presta, con la precisione dei suoi dati in prove a carattere fisso, riconosciute classiche, a valutazioni di ordine tecnico probativo. Sarebbe anzi bene che tutte le socie­ tà. che esercitano costante attività atletica, ci inviassero ogni anno i bi­ lanci in merito. Pubblicheremo ::enz altro riassunti ed estremi si essi’ da un loro vasto quadro si estrarrebbero informazioni, indicazioni e conclusio-

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ni preziose circa la reale situazione dell’atletica italiana, che non è soltan­ to quella emergente dai risultati dei campionati e altre manifestazioni mag­ giori. ma è anche quella latente e fer­ mentante nell'interno delle società e nell'ambito provinciale. La relazione esprime la soddisfazio­ ne per l’opera svolta non tanto per i risultati tecnici, notevoli per sì gio­ vane Società, ma ancora modesti, nel complesso, rispetto all’alto valore del­ l'atletica italiana. E' il nucleo creato, un vivaio di vera passione atleica, che soddisfa. Tra le affermazioni della So­ cietà, notevoli quelle ottenute tra i

III Serie, nelle manifestazioni giova­ nili, che allevare i giovani è proprio il compito della Società. Quarti ai campionati nazionali di Padova (e un incidente alla staffetta «riccardiana» nella finale della 4x100 le tolse un me­ ritato terzo posto), e seconda ai cam­ pionati regionali lombardi con pun­ teggi considerevoli, dimostrano come la « Riccardi »si sia posta in pochi anni tra le più forti squadre d’Italia con atleti III Serie. Ecco un riassunto di risultati: Metri 100: 10”9 Lietti Franco; ll’”3 Gandini Adolfo; 11”7 Parodi Enrico: 11”7 Berselli Remo; 11’’7 Polctti Er­ cole: H"9 Cerniar Mario. Metri 200: 22"3 Lietti Franco; 22”8 Gandini Adolfo; 23"4 Della Vedova Fi­ lippo; 23’’9 Poletti Ercole; 24”1 Aira­ ghi Umberto. Metri 400: 52”3 Airaghi Umberto; 53 ’4 Carli Carlo; 53 ’8 Della Vedova Fi­ lippo; 54’’1 Parodi Enrico; 54"7 Rendrini Michele; 55’6 Pipitene Giorgio. Metri 800: l'58’’l Airaghi Umberto; 2’01”4 Pirelli Costantino; 2’04 ’9 Rendrini Michele; 2’11”2 Fajer Giuseppe. Metri 1000: 2 35'6 Airaghi Umber­ to; 2’43”4 Pirelli Costantino; 2’45’’ Rendrini Michele; 2 45’2 Lanzetta Albino; 2’50’’ Della Vedova Filippo. Metri 1500: 4’13’4 Airaghi Umber­ to; 4’16"4 Pirelli Costantino; 4’27’’ Fa­ jer Giuseppe: 4'27'2 Rendrini Miche­ le: 4'37’’2 Lanzetta Albino. Metri 3000: 9'43’’3 Lanzetta Albino; 9’59’ 9 Fajer Giuseppe Metri 5000: 16'36’6 Fajer Giuseppe; 16’48" Pirelli Costantino; 17’44”3 Pag­ getti Franco. Metri 10.000: 37’08’’6 Perego Carlo. Metri 110 ostacoli: 17”7 Cairoli Fe­ lice. Metri 400 ostacoli: 1’01’’ Pipitene Giorgio; l’02’’8 Parodi Enrico. Marcia metri 10.000: 53’05’’ “ ” Martinelli Umberto. Salto in alto: m. 1,70 Arpili Gilberto; m. 1,65 Puppi Mario; m. 1,59 Tessere Nino; m. .1,55 Ligasacchi Luigi. Marcia metri 5.000: 24'26"2 Martinel­ li Umberto. Salto in lungo: m. 6,37 Berselli Re­ mo; m. 5,57 Bracelli Luciano. lo; m. 12.13 Cairoli Felice. Salto triplo: m. 12,18 Ticinelli PaoLancio del disco: m. 37,21 Manara Attilio; m. 34,07 Marcarini Lucio. Getto del peso: m. 11.85 Marcarini Lucio; m. 10.61 Monguzzi Piero; m. 10.52 Casati Anseimo. Lancio del giavellotto: m. 45,75 In­ geritoli Guido. Staffetta 4 X 100: 43”9 Berselli-LiettiPoletti-Gand.ini; 44"3 Berselli-LiettiPoletti-Gandini; 44”5 arli-Lietti-Poletti-Gandini. Seguono risultati in altre gare sem­ pre soddisfacente Molti tempi c misu­ re sopra indicati sono stati conseguiti nei campionati italiani assoluti, di III serie, provinciali e CSI, ecc. In totale la « Riccardi », ha impegnato nelle va­ rie competizioni 63 atleti, sempre bene preparati e in grado di concorrere in piena efeienza. mentre in proporzione ne conta un altro notevole numero. Vogliamo qui citare, a titolo d'cnorc, i dirigenti della Sezione Atletica della Polisportiva « Gianni Riccardi - - Pre­ sidente: Prof. Giovanni Marzotto e Sig. Giacomo Riva, Dirett. Tecn. e All.: Re­ nato Tammaro; Adolfo Tammaro Ccns.; Michele eRendrini Segr.; Alberto Fari­ na Mass.; Giuseppe Usuelli Vie. alle­ natore.


Il ìriaHilon sciistici) ili Bardooeccliia JJ

raccolta

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iorni addietro a Bardonecchia, Usuila classica pista di discesa del "Colomion”, un giovane studente torinese, Lallo Raineri, ha lasciato la vita, andando ad urtare violen­ temente contro un albero del bosco, tagliato a serpentina dal veloce tracciato di gara, durante lo svolgi­ mento di una prova di discesa li­ bera. Non è il primo caso del genere e non sarà purtroppo l’ultimo, in quanto la montagna, invernale ed estiva, vuole le sue vittime. Ma si ricollega l’episodio ad un altro, del tutto simile, accaduto dodici anni addietro sulla insidiosa pista del Krohzuie, a Garmish-Partenkirchen e del quale rimase vittima l’asso del discesismo italiano di allora, Giacinto Sertorelli. Anche quella volta sulle nevi del­ la Baviera si correva una gara di discesa libera e la velocità raggiun­ ta dai concorrenti era già oltre gli ottanta l’ora. Ricordo come la stampa interna­ zionale senti la necessità di elevare un coro di suggerimenti, più ancora che di proteste, in quanto è diffi­

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cile stabilire i limiti massimi di ta­ lune specialità agonistiche e comun­ que il progresso tecnico stilistico non può essere soffocato. Ma si par­ lò chiaramente agli organizzatori per suggerire o piste di nuovo ge­ nere, sgombre di pericoli e "battu­ te” con pieno senso di responsa­ bilità, oppure frenaggi alle veloci­ tà eccessive con "porte ausiliarie” da inserire sulle stesse piste della discesa libera. L’episodio Sertorelli, che scosse il mondo sportivo e impressionò particolarmente i tecnici, mostrò la necessità di moderare le competizio­ ni giovanili e comunque controllar­ le da vicino. Purtroppo, a qualche anno di distanza l’avvertimento da­ to dal povero e grande "Cinto” sem­ bra dimenticato, se si è tornati ai percorsi severi e impossibili. La Federazione Italiana degli Sport Invernali, nell’approvar e le manifestazioni studentesche di feb­ braio a Bardonecchia, come in qua­ lunque altra località dei nostri me­ ravigliosi monti stracarichi questo anno di neve, ha accolto con entu­ siasmo la proposta del Centro Spor-

tivo Italiano di escludere la "disce­ sa libera" dal programma del "tria­ thlon sciistico "studentesco inseren­ do uno "slalom gigante” alla pro­ va di fondo e all'abituale discesa obbligata speciale. A qualcuno la definizione pom­ posa di "slalom gigante" ha fatto un certo effetto: s’è pensato cioè che una prova del genere, per lo meno così chiamata, non si addica ai gio­ vani, forse perchè si ignora il giu­ sto significato dello slalom gigante. Il quale altro non è se non una am­ pia discesa libera controllata e co­ sparsa, a lunghi intervalli, di "porte obbligate” si da rendere la pista meno pericolosa e tecnicamen­ te più interessante. Ciò che valoriz­ za oggi lo sport sciistico non sono più le alte velocità e le medie sba­ lorditive che possono essere ten­ tate, una tanto, su piste e tracciati specialissimi da campioni autentici che dell’arte dello sci conoscono tut­ ti i segreti, come fece due anni ad­ dietro Zeno Colò sul canalone di "Plateau Rosa” a Cervinia raggiun­ gendo i 160 km. orari. (Si tratta di velocità pazzesche ove si pensi che

Le partecipanti alle finali dei campionati sciistici studenteschi nel 1949

:


Ha riunione di Grindelwald la Svezia ha conquistato il primo, secondo e terzo pa­ sto nelle gare di fondo. Nella

foto

riproduciamo,

nel suo

caratteristico costume, la

sciatrice Inga Loewdin che è stata una delle colonne della squadra svedese.

non sono conseguite da macchine ma dal corpo umano che, per quanto saldo ed esperto sia, è pur fatto sempre di muscoli e di ossa). Ciò che valorizza lo sci è l’abi­ lità che può essere dimostrata sot­ to varie forme fisico-agonistiche, senza dover rischiare l’impossibile c mettere a repentaglio le giovani vite. Nelle gare di fondo lo sciato­ re che ha qualità di resistenza e preparazione fisico-atletica adegua­ la, può ottenere dei risultati pieni e soddisfacenti alla pari di qualsia­ si altra competizione atletica di fon­ do. Nelle gare di salto i virtuosi della specialità possono dimostrare e sintetizzare nella veloce rincorsa, nel volo equilibrato ed elegante e ancora nell’atterraggio violento, ar­ dimento, conoscenza perfetta della tecnica sciistica e controllo totale dei propri nervi, come dei pesanti pattini da salto sulla neve, a tri­ plice scanalatura. Nella discesa libera invece anche il campione può mostrare soltanto della spregiudicatezza. E’ in quella obbligata che, al contrario, egli met­ te in luce le virtù che ha acquistasito con anni e anni di esperienza, perchè se la discesa libera può es­ sere frutto e risultato di spregiu­ dicatezza e talvolta di improvvisa­ zione, l’ "obbligata” è accessibile so­ lo a chi conosce realmente la pra­ tica sciistica nelle sue cento finezze e sfumature stilistiche; a chi cioè non è nato sciatore per caso in una qualsiasi valle o in poche domeniche al Pian delle Carbonaie o sul Cam­ petto del Vallone di S. Rocco o. se più vi piace, sulla scesina del "Bel­ locchio” ma attraverso mesi se non anni di pratica, sotto guida esper­ ta e comunque tecnicamente perfet­ ta, di un "maestro” o di un alle­ natore. Ecco perchè i grandi raduni gio­ vanili, visti sotto il giusto e logi­ co loro aspetto educativo e agoni­ stico ad un tempo, oltre che for­ mativo, devono avere una impron­ ta nuova, un programma adeguato ai tempi, proprio perchè i tempi non disprezzano il valore sublime della vita umana. Non più spregiudicatezza dunque nei nostri programmi giovanili, ma ardimento controllato, ma esame-di maturità tecnico-sportiva in quanto si ha ragione di pensare che ad una finale nazionale giungano solo ele­ menti capaci e maturi. Di conse­ guenza le eliminatorie locali, pro­ vinciali o regionali che siano, deb­ bono avere per etichetta la mode­ razione e il buon senso. Moderazio­ ne e buon senso che devono suggeri­ re ai dirigenti responsabili la scel­ ta di percorsi adatti ai giovani, sen­ za scaraventarti, è il termine esat­ to, in un labirinto impossibile per pendìi impossibili o, peggio, su per­ corsi "liberi" attraverso piste strette e rovinose tra i boschi. Il risultato non mancherà lo stes-


so. Lo sci è materia difficile da ap­ prendere e se ci sono dei virtuosi, dei capaci, dei maturi, questi affio­ rano egualmente. Altro particolare che dimostra la bontà della scelta, è l'inclusione nel triathlon sciistico studentesco — gì sperimentato lo scorso anno sulle nevi di Asiago, con il riuscito triathlon sciistico junioristico — della prova di fondo. E’ questa un po’ la gara di partenza di tutte le specialità della neve: Va b c dello sciatore, vorrei dire, ma oggi, tutti scavalcano a piè pari l'a­ silo e le classi elementari della scuo­ la sciistica per puntare almeno al­ la "media" e già pensano prima an­ cora di calzare gli sci, alla seggiovia, o alla sciovia o al cento altri siste­ mi moderni creati a bella posta da gente che sa il fatto suo, specie in materia finanziaria..., per salire in. alto. Senza pensare che una volta arrivati lassù sarei davvero proble­ ma grosso tornar giù, almeno con gli sci ai piedi. La gara di fondo, primo numero del programma del triathlon sciisti­ co studentesco, come di quello gio­ vanile, obbliga i concorrenti a que­ sta pratica sana e utile di addestra­ mento in montagna. Rinvigorisce le gambe e i polmoni, qualità queste che serviranno poi e in grande mi­ sura, nelle prove di discesa control­ lata. Come primo anno non sarà pos­ sibile obbligare tutti i concorrenti a partecipare al triathlon sciistico, proprio perchè molti non sono esperti nel "fondo”, la qual cosa del resto non richiede nulla di ec­ cezionale e, con un po’ di buona volontà, può essere superata con gli stessi sci da discesa. Questo toc­ cò ad Asiago, lo scorso anno, ai gio­ vani cortinesi i quali andati inutil­ mente alla ricerca di qualche paio di sci da "fondo” ti a la brava gen­ te locale, non riuscirono a trovar nulla e dovettero avviarsi sul fa­ nello degli otto chilometri con i lar­ ghi e laminatissimi sci, sperimentati giù dalle "Tofane” e dal "Faloria”. Ma alla fine delle tre prove, i ragaz­ zi di Cortina, i Menardi, i Lacedelli, i Ghedina — si chiamano tutti così! — andarono a dir giazie alio organizzatore che li aveva rivelati a se stessi sciatori completi, in quanto erano stati capaci di fare i fondisti senza sfigurare eccessiva­ mente nel confronto con i ragazzi di Boscochiesanuova, di Asiago, e della Valtellina dove, per buona for­ tuna il mito del "fondo" non è an­ cora scomparso. A Bardonecchia avremo dunaue il primo esperimento in campo stu­ dentesco del programma sciistico più appropriato ai giovani. Può dar­ si che non tutto fili alla perfezione, ma c’è in partenza la piena soddi­ sfazione d’assicurare ai giovani par­ tecipanti un terreno di prova meno insidioso di quanto non è stato fat­ to fino ad oggi.

Eugenio Monti s'è rivelato in questo inizio di stagione un discesista eccezionale. A Cortina s'è piazzato al primo posto seguito dal francese James Couttet e da Zeno > Colò; a Charr.onix anche, ha vinto davanti a Colò, e ai campioni stranieri

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prima

ASCENSIONE invernale al

CIARFORON (m.3G40J

Il versante nord del Ciarforon (massiccio del Gran Paradiso)

L’alpinismo invernale è praticato da una ristretta eletta di sca­ latori che debbono possedere doti eccezionali di alpinisti completi sotto tutti gli aspetti. Non per nulla la montagna invernale, non quella dei pendìi nevosi battuti dalle piste degli slittoni degli skilift, ma quella delle rocce vetrate e dei canaloni valangosi, vanta penuria di clienti! Siamo lieti di esporre qui la relazione — compiuta da uno dei primi, salitovi di persona — della prima scalata invernale alla vetta del Ciarforon. Massiccia sommità di 3640 metri, erigentesi domi­ nante, tra le cime più alte del Gruppo del Gran Paradiso, il quale conta, tra il centinaio quasi di vette, che superano i 3000 metri sol più rarissime sommità inviolate nell’inverno, forse quattro o cinque in tutto. La salita rappresenta un’impresa tanto più notevole in quanto venne compiuta, dal versante della Val d’Orco, partendo dal fondovalle di Noasca situato a meno di 1000 metri, ed inoltre portata a termine da due giovanissimi diciottenni. Bruno Martinazzi e Gianni darre di Torino, i quali contano al loro attivo notevoli imprese alpinistiche nelle Alpi occidentali.

C'' orno ci è venuta in mente que­ sta maledetta idea? — pensava­ mo , rannicchiati sotto una roccia nell’alto vallone di Ciamosseretto, schiaffeggiati da violente raffiche « nevischio: era Quello per ^-nni?attASimo l’alpinismo inuna rlido A/nVam,° Pernottato in riti rini^a ,stalla alla Sassa e favoPartHiL Veiso"? 22M 3’3° cravamo la neve Ai G -on P era cominciata aveva abbandonati abbandonati p^r las^

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posto a un vento gelido che aveva spazzato via in noi ogni entusia­ smo. Nella livida luce dell’ora ante­ lucana due anime vagabonde sper­ dute in mezzo a tutto quel bianco, accecate dal vento, arrancavano penosamente. Mai come allora ab­ biamo sentito il nostro isolamento dal mondo e la nostra piccolezza: questo il fascino e la poesia rude della montagna invernale. Forse eravamo stati un po’ presuntuosi a pensare alla prima invernale del

Ciarforon noi due soli che insieme non facciamo 36 anni — ma, se riusciremo — si pensava — tanto maggiore sarà il nostro merito. Ora. per evitare il pericolo di congelamento dobbiamo rimetterci in marcia: il sole ci raggiunge a quota 2800, che siamo già piuttosto abbrutiti: siamo partiti da soli 1300 m. ed è 6 ore che marciamo in gran parte pestando neve. Superiamo l’ultimo salto e siamo sul ghiacciaio di Ciamosseretto. Il colle di Moncorvè è sempre li di fronte a noi, irraggiungibile. I nostri sguardi si fissano allora su un canalone — non ancora percorso — che al riparo del vento ci porte­ rebbe direttamente alla spalla 3493 evitandoci un percorso in cresta certamente penoso per il vento freddo ora quasi insopportabile. La neve dura, che ci ha permesso di giungere fin qui coi soli ramponi, tiene bene e pericolo di scariche con questo freddo non ce n’è asso­ lutamente. A metà canalone ci fer­ miamo su un isolotto roccioso: so­ no le 13. Fatto uno spuntino lasciamo i sacchi e le inutili racchette e ci le­ ghiamo: infatti la seconda parte del canalone fra rocce verniciate di ghiaccio vivo aumenta di pen­ denza e richiede in certi tratti l’uso della piccozza. Superata la strozza­ tura all'origine del canalone stesso sbuchiamo in un imbuto di ghiaccio dove il vento turbina violentemen­ te. Quasi di corsa senza poterci ri­ parare dal vento del Nord che ora ci investe in pieno, col solo aiuto dei ramponi, raggiungiamo il cul­ mine della calotta e di qui di corsa il monumentale ometto che ci offre un po’ di riparo. Sono le 13,40! Se non fosse questo vento dan­ nato non si direbbe certo di essere al 30 dicembre: cielo limpidissimo e panorama immenso. Compiliamo il biglietto tradizio­ nale a conferma della nostra vitto­ ria che ci è costata tutta quella lun­ ga fila di buchi nella neve serpeg­ gianti laggiù ai nostri piedi. Qualche foto al panorama — ne vale veramente la pena — poi giù di nuovo: in un quarto d’ora siamo ai nostri sacchi. Ci sleghiamo: di corsa raggiungiamo una roccia al sole dove possiamo finalmente ri­ posare: è da più di 11 ore che cam­ miniamo senza soste. Il sonno, la stanchezza, il male alle caviglie per l’uso dei ramponi cominciano a farsi sentire seria­ mente: ma ormai non c’importa più di niente. L’indomani in bicicletta scendia­ mo verso la pianura. Ancora una volta ci fermiamo a salutare il no­ stro Ciarforon che — di lassù — ci sorride al sole senza rancore: quasi per farci sentire la superiorità del­ la montagna di fronte a questi pic­ coli importuni che non la lasciano tranquilla nemmeno d’inverno.

Gianni .Barre


T U KISMO Gl® V A A1E E jrv coviamo a pronunciare dinanzi ad amici e conoscenze, possibilmente da catechizzare, questa sigla: C.T.G. Sulle prime, qualcuno penserà a un nostro starnuto, decentemente frenato, e ci porgerà indul­ gente il «Prosit» dei nostri padri antichi; qualcun altro penserà a una incipiente « grippe » e porterà al naso un fazzoletto asperso di acido salicilico e trementina (con questa offensiva influenzale in giro non ci si difende mai abbastanza!). Ma noi imperter­ riti, perchè ben consapevoli, ripeteremo ancora, con costanza degna della causa: C. T. G.!..., C.T.G.!... sor­ ridendo soddisfatti dell’universale allarme, o com­ miserazione, secondo le opinioni che di noi si hanno. Finché di questi nostri amici — si vive in ambiente sportivo, dopotutto, abituati da lunga pezza al giuo­ co delle sigle sportive, parasportive, commerciali e via di seguito, e usi per conto loro a spifferare C.O.N.I., E.N.I.T., C.S.I., F.I.G.C., U.V.I., U.N.R.C,I,P. C.I.T., ecc. — qualcuno intuisce che si tratta di una sigla nuova, e avanza la domanda di rito: Ma chi è? C.T.G.: presto spiegato: Centro Turistico Giovanile. C.T.G. — due lettere dolci e una dentale al centro — dà subito sapore di dolci declivi e ampie volute di colline e pianure, e di « dentate scintillanti vette »

circa le quali rimandiamo il lettore all’« Ode al Pie­ monte •> del Carducci. E nel pronunciare questa nuova magica formula <- C.T.G. », nella solenne riunione tenutasi giorni orsono nell’accogliente quiete d’una villa del quirite Gianicolo, al cospetto di illustri uomini della mon­ tagna e dell’escursionismo, venuti d’ogni parte d’Ita­ lia, e del rappresentante ufficiale del Commissariato per il Turismo, si sentiva che i vari Delegati ne inor­ goglivano e si ripromettevano di ricavarne una isti­ tuzione vitale, pulsante, dinamica. E ci riusciranno, poiché il problema investe e interessa un lato impor­ tantissimo dell’educazione culturale e fisica della gio­ ventù. Non intendiamo stendere qui un duplicato, con va­ riazioni più o meno eleganti, del tema trattato più volte dalla nostra Rivista, concernente il cicloturismo. Qui ci riferiamo a turismo specificamente giovanile, e che può essere esercitato sia in bicicletta che in moto o motoscooter, a piedi e magari in im­ barcazione, o tutte queste cose insieme, e senza esclu­ dere treni, vapori, transatlantici e aerei. Purché uno scopo e una mòta ci siano, da raggiungere in mas­ sima sportivamente e con fini educativi e culturali.

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Il turismo in Pn f*10 allo sviliinn/irrP? giovanile serve in modo egrearnplia la cono riSlC0-, alla socialità e all’amicizia; contatti con ]•> >,/?nza’ innalza l’anima attraverso i 1 età in cui le* ir d . a e l’arte, a Dio. Esercitato neirature e susceti u ?r<ìs,^°PÌ riescono più profonde, duistantanei sin di riflessi emotivi, mnemonici, sia il turismo Y/’^Plicabili e irradiabili nel tempo, certamente in A*,? stendiamo, svolge una funziona letto dell’inu;,C1j1Va nc^ fisico, nell’animo, nell’intelNei secoli t e dei complessi sociali. pagatosi"C<oórtlr^COrsi’ cia cluando il cristianesimo pro­ dine niù um JSUr°pa indusse la barbarie a un orPellegrinagffi si’ f^da Carlomagno in poi — e i primi SO Gornsnu fOrn>arono verso Roma la Santa, vergrandi n< ?,ne- c. ' Luoghi Santi e verso le altre morosi sAnfC ' A-1 ’j?rani.la in Irlanda e Spagna c i nuformn rii i L.*ai 1 c dtaha, si aveva senza dubbio una mistinn « u}’.lsrn°: turismo a motivo essenzialmente riin n.-r r ^Jgioso, che non mancava però di confeJ 1 1 Ollc'amente e influire efficacemente alla cofnmnr Za rnondo d’allora. E costituivano nel conP un formidabile allenamento fisico e spirituale •on e marce o le cavalcate, le fatiche e i pericoli, a costante devozione e lo scioglimento d’un voto ai sacri limitari. Anche i vecchi si partivano j. allora per il grande pellegrinaggio d’amore? e di fede (che oggi è turismo, ma deve r :--------- ___________ riassumere molto___ di ciucilo spirito per tornare effettivamente rproducente _____________ ai fini educativosociali) e noi ritroviamo nel Petrarca lo spirito che li animava. Oggi però non sbigottisce più nessuno, se alcuno si pone in cammino e magari avendo in vista un chilometraggio assai più lungo di quello del « vecchierei ca­ nuto e bianco » petrarchesco, o puntato alla Madonna

del Rocciamelone che a quei tempi veniva reputato la cima più alta delle Alpi. Si può tremare sì, per il figlio che se ne va d’inverno in cordata sulle pareti del Pelmo e della Marmolada: eppure ciò è già mene irto di pericoli che non il turismo medioevale. Co­ munque, è sempre meglio così, piuttosto che l’esuberante giovinezza si butti alle compagnie scapestra­ te. E, salvo fatalità proprio dovute a temperamento disordinato, saprà conservarsi e temprarsi alla vita, poiché a diretto contatto con la natura più aspra avrà imparato a conoscerne e indagarne profonda­ mente le leggi, e osservarle. Tornando a turismo meno eroico e teso alla edu­ cazione e preparazione medie di individui e comuni­ tà, noi d’ora innanzi vedremo in azione il Centro Tu­ ristico Giovanile. Agire per favorire, guidare, aiu­ tare il movimento turistico giovanile, secondo lo spi­ rito cattolico e che si sviluppa nei vari centri d’in­ teresse; valorizzare le risorse naturali del Paese, svi­ luppare e coordinare le possibilità turistiche delle re­ gioni italiane; provvedere allo studio e alla propa­ ganda di quanto ha attinenza col problema turistico; agevolare e suscitare l’interesse per il viaggio, il sog­ giorno, gli scambi; collegare con l’informazione, con­ tribuire con le segnalazioni, favorire con gli aiuti lo sviluppo di una buona attività turistica: colla­ borare con l’attività sportiva specie per quegli sports di attinenza col turismo. E il C. T. G. già agisce in questo senso. Si tratta di imprimere più vasto e più intenso movimento. I centri essenziali di attività organizzatrice già esisto­ no. Il Centro Turistico Giovanile già organizza gite, crociere, raduni, campeggi, cicloturismo, escursioni­ smo, viaggi all’estero, comitive in occasione di in­ contri internazionali, fiere, mostre tecnico-artigiane,

Lo Caso alpino di Motta (m. 1803) a Madesimo. É tra le prime aderenti al C. T. G.

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Il capopattuglia è in vista della vet­ ta: tutti pronti, in

estasi gioiosa, per

conquistare

l'am­

bita mèta.

d’arte, feste tradizionali, ecc.; grandi pellegrinaggi, centenari; case di soggiorno estivo e invernali sui monti, sui laghi; colonie marine: attendamenti, ac­ cantonamenti; gite-pellegrinaggio a Santuari in Ita­ lia e all’estero. Primo anno d’esperimento è stato il 1949. In esso sono state allestite e hanno funzionato 27 case al­ pine; 5 colonie marine; pensione sul Lago Maggiore; viaggi culturali con visite alla Radio Torino, alla FIAT, alla Snia Viscosa, alla Fiera di Milano, viaggi e gite sulla costa ligure, sulla costa Azzurra, a Lu­ gano, a Nizza, in Austria; campeggio a Pozzuoli (Na­ poli). Nello scorso anno, oltre l’attività eccezionale svol­ tasi per l’Anno Santo, hanno funzionato 40 case al­ pine, si sono moltiplicate le colonie di soggiorno ma­ rine, rifugi in alta montagna; in estate si sono avuti oltre 600 campeggi; un concorso di cicloturismo «Su e giù per l’Italia»; un viaggio a Oberammergau, con soggiorno a Monaco, Salisburgo, Vienna. Troppo lun­ go sarebbe enumerare le iniziative e manifestazioni dovute agli organi periferici, con mète viciniori. E’ in progetto la costituzione di una « Cassa di Ri­ sparmio, per il turismo giovanile, — l’ha annunciata il prof. Dossi nella sua chiara e applaudita relazione — ognun vede come opportuna e di utilità incalcola­ bile in quanto consentirà ai giovani garanzia di prezzi minimi circa il corredo, il trattamento, i sog­ giorni, e al Centro Turistico possibilità di previsioni di bilancio su basi di sicurezza nel numero e di eco­ nomia nelle spese, con vantaggio generale e di mas­ simo sviluppo al movimento. Particolare impulso si conta di dare al turismo del Mezzogiorno verso il Nord, e del Nord verso il Mez­ zogiorno, poiché resta pur sempre inamovibile il dato geografico che l’Italia è fatta per lungo, e la neces­ sità di reciproche conoscenze fra i due estremi dello Stivale si rende più che mai evidente. Del resto, che ci stanno a fare le comunicazioni ra­ pide? Rapide anche se si faccia uso della sola bici­ cletta, quando le strade siano ben tenute e il traffico sia ben protetto? E quando inoltre i giovani sono ben

guidati e hanno tra le loro file professori, tecnici, illustratori, esperti? Turismo giovanile in Italia e fuori. L’età dei tre mesi di vacanza, dei quindici giorni di vacanze a Na­ tale e dei dieci a Pasqua, dai dodici ai venti anni è la più favorevole a tale turismo. Dopo non torna più. Dopo, chi capita in un impiego potrà godere di un mese di ferie; chi sarà operaio avrà quindici gior­ ni; potrà usufruire di altre date; ma i meravigliosi tre mesi non saranno che un ricordo. Guai a chi li avrà banalmente sprecati. Che non se ne sarà valso per un completamento di cultura, di elevazione mi­ stica, di diletto utile e salutare. La sua sarà una vita di minorato, non apparente, eppure sostanziale, fi­ sico, psichico e intellettuale, nei confronti di quanti avranno voluto — poiché bisogna pur volere, scuo­ tersi da certa pigrizia di italiani soddisfatti della sede propria — nei confronti di quanti si saranno mossi previdenti e solleciti di se stessi, del proprio avve­ nire, della propria capacità sociale e produttiva. Quanti italiani, purtroppo, non rimangono di stuc­ co, quando in conversazione con uno straniero, in Italia e fuori, si trovano a saperne assai meno del­ l’interlocutore e a dover tacere, di fronte alla sua conoscenza del nostro Paese, che talvolta è addirit­ tura erudizione? E se esso può nutrire delle idee sbagliate, come convincerlo altrimenti se, in defini­ tiva, lo straniero si trova a saperne più di noi? Non ci sono che le giovani generazioni, ormai — i vecchi sedentari e agnostici non possono disporre più di energia e memoria sufficienti — le quali pos­ sano imprendere i loro viaggi dall’antico spirito e dai moderni mezzi e complementi. Iniziando così un grandioso processo di trasformazione fisica e spiri­ tuale della Nazione, processo che ha le sue origini tra la scuola e lo sport, le visite e i soggiorni in loco, e l’associazione e lo scambio di idee, di culture, di giudizi lungo gli itinerari del mondo vicini e lon­ tani. Da Roma per il mondo. Per il mondo da Roma. E per le mille e mille tappe che la religione, la civiltà, il lavoro, la storia e la bellezza delle cose create, e su tutto la volontà di Dio e la sua legge, hanno profuso. * * *

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IN MOTOR SCOOTER

MODO nuovo e già assai C/in uso per passare le vacanze è offerto dal motor-scooter. Una volta, e non molto lonta­ no, i giovani che volevano dedi carsi al turismo, se non avevano molti mezzi, dovevano affidarsi alla bicicletta e alle loro gambe Turismo appassionante, sportiva­ mente molto proficuo ma, se a largo raggio, indubbiamente assai soprattutto i divertirsi, in questa forma di turismo, è assicurato il faticoso c anche problematico. Oggi, con una spesa relativa­ divertimento, c il divertimento più mente bassa, molli giovani gira­ concreto, cioè l’interesse. no addirittura i continenti, indi­ Naturalmente, benché, il motor­ pendentemente, con la gioia di scooter italiano dia garanzia di scoprire aspetti caratteristici e di continuità di prestazioni, di sten­ raggiungere mete suggestive. Pren­ rezza c di una certa comodità di diamo, ad esempio, quello che ha viaggio, non si arriva a! turismo fatto un laureando «l’ingegneria di a largo raggio all’improvviso. Milano, il signor Rolando Piazzoli. E’ vero che Rolando Piazzoli che Per tre mesi ha percorso in acquistò la Lambretta c dopo quin­ lungo c in largo l’Europa con un dici giorni partì per il Circolo motor-scooter, coprendo circa Polare Artico; ma è anche vero 13.000 chilometri, raggiungendo il che già sapeva guidare l’auto. Circolo Polare Artico da un lato Normalmente, per giovani che c dall’altro la Spagna, visitando non hanno mai guidato un’auto­ amici, andando a scoprire monu­ mobile e che sono nuovi alla gui­ menti e luoghi caratteristici, avvi­ da motoristica, oltre che alla pra­ cinando giovani di tutte le nazio­ tica di manutenzione c di piccole nalità. E, fatti i conti, alla fine, ha visto che aveva speso non più Uno degli ultimi numeri di di centomila lire, compreso il car­ "Motor Cycle” ha riportato la burante e comprese le spese di ma­ notizia della messa a punto di nutenzione per la sua macchina. una nuova motocicletta che è stata costruita con l’intento E come lui- come Giancarlo Tidi battere l’attuale primato roni che l’anno scorso mire rag­ mondiale di velocità. giunse il Circolo Po'are Artico e Il sig. R. W. Deardcn, com­ quest’anno il Cairo, percorrendo merciante di motociclette nel­ Lutto il deserto nel Nord-Africa, la città di Manchester, ha molli altri giovani, sia partecipan­ preparato una "Vincent Black do al Concorso Turistico Interna­ Lightning” da 998 centimetri zionale bandito dalla società Inno­ cubici, con la quale cercherà centi. sia per proprio conto, hanno di ottenere un nuovo prima­ to. Il tentativo verrà fatto in girato l’Italia n l’EuroPa con itine­ Germania durante la prossima rari che sarebbero parsi fino a primavera. La motocicletta in ieri impossihPi. con prospettive e questione è stata modificata, vantaggi assolutamente nitori. in modo da comprendere un Molti giovani sentono la noia sovralimentatore e un rap­ della villeggiatura convenzionale, porto di ingranaggi più adat­ degli stabilimenti balneari o degli to per le alle velocità. alberghi alpini, delle località mon­ Per mantenere sulla super­ dane e dei soliti svaghi alternati ficie stradale la ruota ante­ riore della macchina quando agli sbadigli. questa procederà alla veloci­ Molti, però, fino a pochi anni ta di circa 270 chilometri ora­ fa, non avevano avuto effettiva­ ri, è stato allungato lo scar­ mente sottomano una soluzione tamento delle ruote, con il ri­ che facesse di loro degli uomini sultato che il centro di gra­ che sceglievano, anche nello svago, vità viene così spostato in la propria via. e che sperimentava­ avanti: si calcola che adesso circa due terzi del peso della no l’indipendenza turistica che è macchina gravino sulla ruota fatta di imprevisti, di vita sportiva, anteriore. Il gziidatore è in di infortuni, di piccoli guai, ma posizione pressoché orizzon­ anche di soluzioni invidiabili e di tale. In percorsi di prova la soddisfazioni personali. motocicletta ha compiuto ol­ Indubbiamente, a parte il fatto­ tre 160 chilometri all’ora in re educativo che molte volte il prima. giovane non considera, pensando t~N

per le strade del mondo riparazioni è opportuno che pren­ dano confidenza col moto-scooter attraverso gite sempre più lunghe, con le quali rinfrancarsi nella guida ed acquistare sicurezza nel­ la propria macchina c in se stessi. Anche queste gite preliminari costituiscono Però una maniera nuova per impiegare bene le gior­ nate festive; e ai quattro soliti salti in famiglia o alle bighellona­ te lungo il corso, molti sostitui­ scono con piacere una gita di 300 chilometri, una bella arrampicata eoi motore vibrante sui passi alpi­ ni. una corsa appassionante lungo le strade, che. tortuose e levigate, costeggiano le nostre coste od i no­ stri laghi. Il motor-scooter, poi, offre altre soluzioni, e le offre anche allo stu­ dente che raggiunge in treno In scuola lontana alcune decine di chilometri. Nelle giornate buone — ma ormai vediamo anche nel­ l’inverno, una vo’ta fatta l’abi tu cli­ ne e anzi con maggiore soddisfa­ zione — molti studenti raggiungo­ no la scuola in motor-scooter. Altri giovani hanno adottato apparecchi speciali per poter por­ tare gli sci in motor-scooter e con onesta arrampicarsi fino ai campi di neve; qualcuno ha applicato, addirittura, gli sci alla macchina e con essa si è buttato per le di­ scese creando uno sport quasi nuovo. Ma già quest’anno, e un altr’anno più diffusamente, secondo gli annunci. Associazioni all’uopo co­ stituite organizzano gite collettive particolarmente interessanti e campeggi mobili. Il motor-scooter può consentire agli sportivi, al turista avventuroso ed appassionato, di portare con sè la propria casa smontabile. I! cam­ peggio mobile, soprattutto in esta­ te, può permettere infatti di ren­ dere ancor più economici, e nello stesso tempo più divertenti, i viag­ gi dei giovani, sia attraverso il lo­ ro Paese, sia all’estero. Arnaldo Cappellini

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T" l programma del Giro di FranI eia 1951 è stato in questi giorni 1 completato e reso noto. Il suc­ cessore di Desgrange, Jacques God­ det, sul suo giornale « L’Equipe » e in dichiarazioni alla stampa ha fornito esaurienti particolari, circa un’organizzazione, che facendo te­ soro delle dure esperienze dello scorso anno, fornisca la maggiore garanzia possibile di regolarità e di successo. Circa la fisionomia del « Tour » ultima edizione, Goddet rileva che essa differisce nettamente da quel­ la degli anni passati. « Una modifica si imponeva — spiega — dopo l’esperienza pas­ sata, ma con ciò non dico che so­ stanzialmente il "Tour” sia mu­ tato di molto poiché deve rispet­ tare una tradizione. Le maggiori difficoltà pertanto sono anche que­ st’anno rappresentate dai colli al­ pini che dovranno mettere in luce il migliore dei concorrenti: lo stra­ dista completo che non avrà perso tempo in pianura sui non arram­ picatori. Le tappe sono in genere molto abbreviate: solo qualcuna supera di poco i 200 chilometri, mentre l’ultima, la Digione-Parigi conserva il suo carattere di mar­ cia dell’apoteosi con possibilità dell’ultimo colpo di scena, poiché la sua lunghezza è di 319 chilometri. « In complesso con le 24 tappe, nuovo <« record » in quanto supera di due tappe quello del 1950,,, verranno percorsi km. 4759,500 con una media di 202 km. per tappa, senza contare le due tappe a cro­ nometro, e di 191 km. compren­ dendo anche le due tappe a cro­ nometro. « La tappa più breve è la Aixles-Bains - Ginevra, seconda a cro­ nometro, successiva al superamen­ to dei colli alpini. L’altro aspetto inedito del^ "Tour” — continua Goddet — è quello dei colli: essi sono molto più numerosi, ma me­ no duri, poiché si debbono tenere presenti le possibilità di tutti i par­ tecipanti che necessariamente non sono tutti scalatori e che possono su un colle medio partecipare atti­ vamente alla battaglia. In tutto i colli sono 7 e vanno da un mini­ mo di 910 metri di altezza (Laffrey) a un massimo di 2280 (Izoard) e sono distribuiti in modo da non presentare tappe troppo dure o troppo facili. La ventesima tappa però conserva il suo aspetto tradizionale, poiché col Colle de Vars (2250) e con l’Izoard essa co­ stituisce uno dei punti cruciali del Tour, considerando il fatto poi che sarà seguita all’indomani da una tappa (Briancon-Aix les Bains) nella quale i colli da scalare sono cinque. « Il Tour praticamente si vince qui, poiché nè il massiccio centra­ le nè i Pirenei possono decidere. Infine le tappe a cronometro sono


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due e due anche le giornate di ri­ poso: la prima dopo che quasi tut­ te le tappe in pianura sono state effettuate, la seconda alla vigilia delle vere difficoltà. Quanto a formule da porre in imbarazzo Coppi, Goddet esprime queste parole: « Inutile trovare una formula per battere Coppi perchè Fausto le batte tutte •». Il Tour quest’anno non passe­ rà sulla Costa Azzurra. Sembra che tale fatto debba ricercarsi nell’in­ cidente avvenuto lo scorso anno proprio sulla Costa Azzurra, allor­ ché i concorrenti del Tour, dopo l’abbandono degli italiani, anda­ rono a prendere un bagno in mare. Con conseguenze molto sfavorevoli sul loro rendimento nel prosieguo della corsa. Circa la possibilità di Coppi nel­ la massima prova ciclistica inter­ nazionale, saremmo anche noi del parere di Goddet, se proprio fos­ simo sicuri di riavere quest’anno il Coppi 1949. Tuttavia le infor­ mazioni sulla salute e sulle inten­ zioni, anzi i fermi propositi del corridore ormai fisicamente e mo­ ralmente ristabilito, sono confor­ tanti. Egli è in preliminare periodo di preparazione, che andrà man mano intensificando col migliorare della stagione. Si da trovarsi in grado di partecipare alla San Re­ mo. Forse è da temersi il riprodur­ si del dolore alla parte offesa, ma la cura specifica è stata così assi­ dua e tuttora seguita con la mas­ sima diligenza che ogni traccia do­ vrebbe risultare eliminata al ri­ prendere dell’attività agonistica. Quanto a Bartali, le sue condi­ zioni fisiche sono ottime, anch’egli ha già iniziato una razionale pre­ parazione, e palesa intenzioni nelle quali l’arrendevolezza non trova nemmeno un buchino per inserirvisi. Coppi si sente giovane a 31 anni, e Bartali altrettanto giovane a 37. Per il fiorentino mancano ancora tre anni alla fatale linea dei 40 e ritiene di possedere tutti i titoli fisici e morali in regola per tenere ancora duro e ambire a ul­ teriori allori. Riteniamo si possa accordargli pieno credito, specie se vorrà rinunziare alle eccessive tournées sui velodromi esteri. Egli ha bisogno di preparazione lunga e intensa, sì, ma l’impegno agoni­ stico deve ormai tendere al rispar­ mio delle energie, da spendersi nelle prove di maggior titolo spor­ tivo. Anche Fiorenzo Magni e al­ tri uomini di classe, ma di una evi­ dente anzianità, dovrebbero tenersi su tale falsariga, che è la giusta riga. E probabilmente sarà dato allora al ciclismo italiano, tra cam­ pioni in ancora auge e giovani astri ora emergenti, conseguire quei successi e quelle soddisfazioni che lo scorso anno sono venute a man­ care, non per carenza di materia prima, ma per dispersione, facilo-

‘noria e indisciplina d’attività dei troppo sbrigliati rappresentanti il nostro ciclismo. Ciclismo, il quale dispone di ri­ sorse che non finiscono mai, come in certe miniere dove più si sca­ va, in profondità o in lungo e in largo, e più si trova: dall’antracite lustra ch’è un amore, ai... diaman­ ti tipo Gran Mogol. Le file dei no­ stri pedalatori sono fittissime, an­ che se sprechi prematuri ed ecces­ sivi di energie — già da noi de­ precati e indicati a un provvidenbiale regime tutelatore — condu­ cono a numerose eliminazioni e di­ sillusioni. Comunque i veramente forti e forniti di buon senso, resi­ stono e arrivano lontano. Pertanto, i valori ormai vecchi, oggi come oggi, sono ancora in gra­ do di tenersi ai loro massimi di pre­ stazione, e i valori nuovi hanno giÉ incollato tenacemente le loro ruo­ te a quelle degli alti esponenti, e in qualche caso, collocate brillan­ temente avanti. Con simile com­ plesso di valori, sarebbe davvero peccato non presentarsi in linea in condizioni di battersi per tutti i primati e su tutti i traguardi dei confronti internazionali. Ci si potrà presentare e al Giro di Francia ed ai Campionati del mondo, « arcicollaudati » nella effi­ cienza, tenendo presente che que­ sto termine così estemporaneo, sta invece a significare meditata e com­ misurata partecipazione a prove, utili a potenziare gli atleti, a evi­ tarne lo sfruttamento e il collasso di forma. A temprata capacità di resistenza e moltiplicata come mai volontà agonistica, a esasperata fame di traguardo. Ormai si va for­ tissimo da per tutto e l’elemento italiano per vincere deve marciare più forte ancora che nel pur bril­ lantissimo vicino passato. Sempre più veloce: così vuole l’avvenire, per tutte le ruote.

Le 24 tappe

Prima tappa, mercoledì 4 luglio: Metz-Reims, 185 km.

Seconda tappa, giovedì 5 luglio: Reims-Gand, 235 km. Terza tappa, .. . venerdì 6 luglio: Gand-Le Treport-Mers, 227 km. Quarta tappa, sabato 7 luglio: Le Treport-Mers-Parigi, 192 km.

Quinta tappa, domenica 8 luglio: Parigi-Caen, 200 km. Sesta tappa, lunedì 9 Caen-Rennes, km. 188,500.

luglio:

Settima tappa, martedì 10 luglio: Rennes - Angers, 7 km. a crono­ metro. Ottava tappa, mercoledì 11 lu­ glio: Angers-Limoges, 246 km.

Giovedì 12 luglio: riposo. Nona tappa, venerdì 13: Limoges-Clermont Ferrand, km. 213,5.

Decima tappa, sabato 14 lugliìo: Clermont Ferrand-Brive, 202 km.

Undicesima tappa, domenica 15 luglio: Brive-Agen, 171 km. Dodicesima tappa, lunedì 16 lu­ glio: Agen-Dax, km. 170. Tredicesima tappa, martedì 17 luglio: Dax-Tarbes, km. 196. Quattordicesima tappa, mercole­ dì 18 luglio: Tarbes-Luchon, 143 chilometri. Quindicesima tappa, giovedì 19 luglio: Luchon-Carcassonne, 215 chilometri. Sedicesima tappa, venerdì 20 luglio: Carcassonne - Montpellier, 192 chilometri. Sabato 21 luglio: riposo. Diciassettesima tappa, domenica 22 luglio: Mantpellier - Avignone, km. 216. Diciottesima tappa, lunedì 23 lu­ glio: Avignone-Marsiglia, km. 171. Diciannovesima tappa, 24 luglio: Marsiglia-Gap, km. 197. Ventesima tappa, mercoledì 25 luglio: Gap-Brian?on, km. 165. Ventunesima tappa, giovedì 26 luglio: Briangon-Aix les Bains, chi­ lometri 199,500. Ventiduesima tappa, venerdì 27 luglio: Aix les Bains-Ginevra, a cronometro, km. 70.

Ventitreesima tappa, sabato 28 luglio: Ginevra-Digione, km. 204,5. Ventiquaattresima tappa, dome­ nica 29 luglio: Digione-Parigi, 319 chilometri. I colli del Tour 1951 sono i se­ guenti: nona tappa: Colle La Mo­ rene, 1065 h.; decima tappa: Dyane, 1401 m.; tredicesima tappa: Aubisque, 1708 m.; quattordicesi­ ma tappa: Tourmalet, 2114, m. Aspjn, 1480 e Peyresourde, 1489 m.; quindicesima tappa: Porte! d’Aspet, m. 1069; diciassettesima tappa: Le Ventoux, m. 1912; di­ ciannovesima tappa: Sagnes, 1200 m.; ventesima tappa, Vars m. 2250 e Izoard m. 2280; ventunesima tap­ pa: Liautaret m. 2058, Laffrey me­ tri 910, Porte m. 1350, Cucheron m. 1180, Granier m. 1164; venti­ treesima tappa: La Faucille 1320 m. Nel totale 10 tappe su 24 saran­ no influenzate da salite. Nella prima delle due tappe a cronometro (Kermes - Angers) le partenze saranno date a circa 40 chilometri dalla città di Rennes. La decisione è stata presa per alleg­ gerire la distanza della tappa, quin­ di per evitare di favorire gli spe­ cialisti del cronometro. Questo sarà il 38° Giro di Fran­ cia. E speriamo che quest’anno nes­ sun incidente venga a turbare la grande competizione.

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£ la «R O MA

in 19 tappe NAPOLI

ROMA»

Q uest’anno il Giro

d’Italia è eflotti vomente un vere, vero Giro. Anche X*a<rUnta più meridionale —’ ” .e è Fogfcia. Si presenta, esso, come competizione che, se l’industria aiuterà un tantino gli organizzatori, poirebbe ben competere L—con i fasti del « Tour ». Il percorso, secondo noi, e indovinatissimo e non pre­ senta i ben noti difetti delio scorso anno. E il regolamento, r _ ’ almeno stando alle previsioni, farà de’]* tutto per eliminare le tappe monotone; la proibizione del cambio di ruota 1 nota in c:__ caso di foratura (la ruota può essere sostituita soltanto _______ per rottura, ma in questo caso il corridore può ricevere ruote senza gomma) metterà tutti sullo stesso gommai •-piano, capi e gregari, di fronte ai colpi della sfortuna. E che ne di­ te dell’abolizione delle tappe vo­ lanti e degli abbuoni di tempo? E’ un gran salto verso le norme ge­ nuine dello sport vero, anche se il gioco di squadra esisterà ancora. Le condizioni di favore per gli as­ si accentuano la superiorità dei più forti e limitano le possibilità di progresso dei seconda serie e dei giovani. -Era dunque opportuno ri­ vedere il regolamento del « Giro » pur senza vietare la collaborazio­ ne di squadra che in una corsa a tappe si presenta pur necessaria. Le varie considerazioni ed i richia­ mi al recente passato hanno sug­ gerito queste innovazioni che po­ tranno pur sollevare critiche, ma pei* le quali i veri sportivi si bat­ teranno da paladini... Gli organizzatori annunciano an­ che che per offrire alle squadre mi­ nori il mezzo per cogliere affer­ mazioni lusinghiere è allo studio una nuova formula di classifica per marche (di tappa e finale) che sarà precisata a suo tempo. Saranno da altra parte conservate le classifi­ che speciali per gli indipendenti e per gli stranieri e rimarrà il Brac­ ciale Azzurro per i vincitori con distacco. Un premio di montagna con 14 traguardi e classifica fina­ le a punti varrà a soddisfare gli arrampicatori ed il pubblico che tanto si appassiona alla lotta tra i campioni in montagna. Un « Giro », quindi, con i fioc­ chi. Novità tecniche che interes­ sano grandemente e che daranno alla grande prova ciclistica italia­ na il più vivo successo. Il percorcome abbiamo più sopra con°iae stato felicemente scelto. Il collega Giardini nel presentare il

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nuovo « Giro » dice che « ... sareb­ be stato desiderio di tutti, indu­ striali compresi, di toccare altre città e Regioni meridionali, ma la necessità di contenere la distanza totale della corsa in limiti giusti, considerando anche la stagione mol­ to pesante che si prospetta per gli atleti, hanno costretto per auesto anno a sacrificare alcune città e Regioni del Sud ». Comunque, bisogna sempre tener presente la configurazione del no­ stro Paese con la sua enorme di­ stanza dalle Alpi alla Sicilia e che tutte le città italiane vorrebbero essere sede di tappa. Al Nord il « Giro » ritornerà sul­ le Dolomiti, per ovvie e compren­ sibili ragioni tecniche, e rasentan­ do poi gran parte della corona al­ pina andrà a far visita agli sportivi della Confederazione Elvetica per sostare alla penultima sera a St. Moritz. Tre sono le nuove conqui­ ste della corsa a tappe: Alassio, San Marino e St. Moritz. Il « Giro » partendo dal cuore della Lombardia passerà successi­ vamente in Piemonte, Liguria, To­ scana, Umbria, Lazio, Campania, Puglie, Abruzzo, Marche, Romagna, punterà sulla piccola Repubblica di' San Marino e daH’Emilia, dopo aver ritoccato la Lombardia, entrerà nel Veneto, passerà sulle strade delle Venezie, sconfinerà in Svizzera da dove strapiomberà al punto di par­ tenza. Una sola tappa è di trecento chi­ lometri. La media per tappa è di 200 chilometri esatti. Si è pensato ad un percorso più nervoso che pe­ sante allo scopo di rendere più ve­ loce la competizione e non smor­ zare l’entusiasmo dei più giovani. Sul piano tecnico il Giro presenta una prima serie di' tappe di varie caratteristiche e non proprio fa­ cile. La prima fase ha lo scopo di chiarire la situazione e di dare un primo assetto consistente alla clas­ sifica. La seconda serie di tappe (dalla sesta alla decima) ha una funzione più spiccata, quella di for­ nire gli elementi di "giudizio più positivi sul valore degli scalatori e dei passisti. Comprende infatti la tappa a cronometro Perugia-Terni e successivamente le salite d: Mon­ te Bove, di Ariano Irpino, del Macerone e del famoso Piano delle Cinque Miglia. Logicamente doveva succedere alle prime due fasi importanti una terza fase meno impegnativa, an­

che perchè questa si deve consi­ derare di assestamento e di prepa­ razione per le «grandi manovre» delle Dolomiti. Tuttavia non man­ cherà l’interesse sportivo e tecni­ co al periodo del Giro che sta tra l’undicesima e la quindicesima tap­ pa comprendendo quella a crono­ metro in salita Rimini-San Marino. Il ciclismo italiano invita così con questo Giro le più forti rappresen­ tative straniere a misurarsi sulle sue strade. Altra interessante manifestazio­ ne sarà quest’anno la Roma- Napoli-Roma che si svolgerà in tre gior­ nate. La gara avrà il pomposo, e meritato, titolo di « I Gran Premio Ciclo-Motoristico delle Nazioni » e sarà organizzato dal Giornale « Il Tempo ». Le tre tappe si svolgeran­ no nel seguente ordine: 1. tappa: 13 aprile: primo set­ tore in linea Roma-Frosinone; se­ condo settore in linea Fresinone, fi­ no a 35 chilometri da Caserta, qui avverrà l’agganciamento dietro i motoscooters fino a Caserta (tap­ pa volante); terzo settore in linea Caserta-Benevento); 2. tappa: 14 aprile: primo setto­ re in linea Benevento-AvellinoSalerno-Napoli (arrivo sulla pista dell’Arenacela) ; secondo settore 5 chilometri a inseguimento su pista cronometrato; 3. tappa: 15 aprile: primo setto­ re Napoli-Latina (o Cisterna) con agganciamento ai moto-scooters come nel_.195O; secondo settore La­ tina "(cT Cisterna) - Roma: in li' nea fino alla Passeggiata Archeo­ logica dove i corridori si agganceranno agli allenatori meccanici per compiere quindici giri del circuito di Caracalla.

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J L PRODOTTO più interessante del gioco del calcio — se non dal pun­ to di vista tecnico, per lo meno da quello della curiosità — è senza dub­ bio il ” tifoso ”. Non si può concepi­ re una squadra di calcio senza tifosiQuando attorno alle linee del campo non c’è un gruppo di questi appassio­ nati. dal volto congestionato e dai li­ neamenti contratti, che spasima, gioi­ sce e soffre, la partita diventa quasi un non senso; quando intorno ai ventidue atleti non vi è l’urlo e Fincitamcnto dei fedeli, che crea l’atmosfera rovente e appassionata dell’agone, pare di assiste­ re a gente che balla senza la musica. Non vi siete mai. preso il gusto di collocarvi nelFultima fila di una gra­ dinata mentre si svolge una partita di calcio? E’ l’unica maniera per ammira­ re tutta questa assise (li tifosi nei loro atteggiamenti più spontanei ed espres­ sivi mentre la squadra del cuore nel piccolo verde rettangolo tenta, con di­ sperata energia, di sfondare le linee e saettare in porta quello stregato pallone. Studenti, professori, professionisti, operai, sono tutti fraternamente mescola­ li, non esiste più differenza sociale: esiste solo differenza di società o di squadra. lo voglio bene al tifoso forse perchè un giorno lo sono stato anch’io. Lo vor­ rei sempre veder sorridere, vorrei che la sua squadra non perdesse mai, non vorrei mai vederlo infilare in fretta e furia la chiave nel buco della serratura, perchè il coinquilino dello stesso piano è dell’altra squadra che ha vinto e be­ ne, e può comparirgli dinanzi da un momento all’altro con la faccia gioiosa e il sorriso ironico sulle labbro Guardatelo il tifoso, il giorno dopo la gran partita. Chino sul tavolo della sua diuturna fatica, sta a incasellare cifre o a tracciare linee, con ancora sul viso i segni dello spasimo della vigilia: se la squadra del cuore ha vinto il suo viso è spianato e allegro; canterella perfino,

si dimentica di rispondere alla chiamata del direttore, poiché la sua testa vaga sul campo dove ieri ha vagato tanto quel pallone, che l’asso della sua squadra ha saputo collocare così bene in fondo alla rete avversaria. All’uscita, a mezzogior­ no, non saluta nessuno, ma corre dal giornalaio e s’affretta a comperare il giornale sportivo, per vedere se anche i giornalisti riconoscono la superiorità del­ la sua squadra e per poter poi, al pome­ riggio, criticare e discutere, con maggio/ conoscenza di causa sulla partita del giorno precede/ite. Ma se la squadra ha perso, allora è triste, lavora chino sul tavolo per di­ menticare, facilmente irritabile, e agli scherzi e motteggi degli amici può an­ che rispondere villanamente. Se è pro­ prio di coscienza, non incolpa nessuno, riconosce che per tutti è umano errare, anche se l’errare questa volta fa retro­ cedere la squadra e fa impallidire un po’ la speranza del campionato. Non si fer-

AUTOMOBILI DEL FOTURO : I i 1 ! j j

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Quale potrà essere l’aspetto delle automobili del futuro? — La risposta a questa domanda verrà data da una macchina che, esposta alta Mostra della Riva Meridionale del Tamigi per il Festival d’Inghilterra 1951, viene ora costrutta dal Consiglio Britannico per il Disegno Industriale con la collaborazione di tre inge- | gneri specializzati dell’industria automobilisti- , on ’innirn Qì ca hrif britannica. Si friHn tratta dnl del mnHnlIn modello rii di ttn**in_ un'au­ loiiiui/iiv riviv ci ini uniti, Liiir*.» tomobile vvii con iiiviurc motore posteriore a turbina, entro la quale possono trovar posto comodamente ; sette persone. 11 guidatore è situato al centro ; c leggermente in avanti, press’a poco come lo ■ è il pilot i dell’aeroplano. Il modello, lungi dall’essere una decisa anticipazione delle mac- ■ chine'1965?vuol solo mostrare quale" sarà la probabile tendenza nel disegna delle automo- : bili fra dieci o quindici anni, e quindi anziché avere una linea eccessivamente futuristica e i aerodinamica, t stato progettato in base a ! necessità puramente funzionali, così da risponderc in pieno alle .esigenze di sicurezza, con­ forto e manovi abilità.

ma a comperare il giornale; su di esso non si parlerà | che della squadra vitloriosa, quindi a lui non interessa. Perchè C’è il tifoso irragio­ cè tifoso e tifoso. 1 nevole, quello per il quale la squadra ” deve ” sempre vincere, quello che do­ po la vittoria urla: "Abbiamo vinto! ’’ e dopo la sconfitta esclama con stizza: "Hanno perso! non sono buoni a nul­ la! ”; e c’è invece il tifoso ragionevole, che comprende che le cose non potevano andar meglio, e non incolpa nessuno: sarà un’errata parata del portiere, sarà un calcio di rigore sbagliato, sarà quel tanto vilipeso arbitro che non he. sapu­ to cogliere quel benedetto "fuori-gio­ co”, sarà la sfortuna, sarà il palo che ha ha salvato un goal agli avversari! Ma l’amarezza della sconfitta non pas­ sa tanto presto per il tifoso, e per un paio di giorni lo spettro della classifica lo ossessiona come l’ombra di Banco. Allora per tornare a casa passa per le strade in cui ha meno occasioni di in­ contrare persone di sua conoscenza, spe­ cialmente se queste sono tifosi di una squadra che ha vinto, e trae un sospi­ rane quando finalmente è riuscito a mettere tra lui e il mondo !a porta (li casa. Allora quando si vede attorno i fi­ glioletti che, piccini, si affannano intor­ no gridando ” papà ”, allora 1/ content­ pia beato, mentre ila lacrimone gli solca il viso: li tirerà su sportivi e li farà dei grandi calciatori che porteranno la squadra del cuore alle più alte vette della tecnica calcistica. Egli rimp'ange i suoi vent’anni, la sua difficoltosa car­ riera, il suo sogno che non si è mai av­ veralo: essere stato un grande asso del­ la sua squadra, aver conquistato le folle con il suo gioco e nella gran partita es­ sere riuscito a portarsi solo a pochi me­ tri dal portiere avversario, per batterlo con una poderosa cannonata, mentre l’urlo del pubblico, tutto fisso su di lui, sale al cielo: goal!

Osvaldo Savio

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P I U società

xj on so se entrando in uno Stadio affollatissimo, durante una par­ tita di calcio, capiti ad altri di fare le riflessioni che tante volte ab­ biamo fatto noi, e cioè quante di queste persone che si atteggiano a giudici severissimi ed a critici in­ fallibili, praticano lo sport? E qui ci viene subito alla mente il titolo di un bellissimo articolo scritto po­ chi giorni prima dal Presidente del­ la Federazione Medici Sportivi nel quale era detto molto chiaramente: « Meno tifosi e più sportivi ». L’af­ fermazione è più che giusta, e noi vorremmo aggiungere: «Meno squa­ dre e più Società. Perchè è indubbio che pochissi­ mi sono coloro che sentono vera­ mente la passione per lo Sport in­ teso nel senso più integrale della parola e che molti, di quelli che pra­ ticano sport, lo fanno al solo fine di campionismo o di professione. E’ indubbio che dopo aver assistito ad un incontro di calcio, specialmente se questi ha come posta il primato, oppure la retrocessione, si esce dallo Stadio nauseati per le pa­ role e gli atti che si sono visti. Il così detto « tifo » ha snaturato il vero sport; il tifo ha fatto suben­ trare al vero agonismo l’interesse di cassetta, il predominio della forza sulla tecnica, la scorrettezza alla ca­ valleria. E’ necessario ritornare al sp°rt che’ come diceva giusta®n., ,.U ^ande ginnasiarca Mosso ^eHa vita fisica e moè statX a n,,pc,p,ol° *■ Già più volte Iducazion??- -d affrmato come la no ad ìnr»iA^S1Ca e lo sP°rt vengatutti vii ni\dare Pr°f°ndamente in rutti gh altri aspetti della educa-

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zione e come attraverso la educa­ zione della gioventù si possano edi­ ficare le generazioni future. Ci pa­ re quindi sia giunta l’ora di pensa­ re a procurare a queste masse, che ogni domenica affollano gli orma: incapaci stadi, una educazione spor­ tiva che solo attraverso alle Società essi potranno avere. In Italia for­ se potremo contare sulla pun­ ta delle dita le grandi Società che danno ai loro soci la possibilità di poter svolgere una attività spor­ tiva diversa da quella che svolge la squadra per la quale è stata co­ stituita la Società stessa. In Italia vi sono troppe squadre e troppo poche Società. Ci pare che solo la Società Sportiva intesa come la co­ munità in cui si trovano giornal­ mente un certo numero di persone di diversa età e sesso per svolge­ re un’attività sportiva o per discute­ re serenamente, al di fuori di qual­ siasi spirito di parte, un qualsiasi problema tecnico od organizzativo, sia la base essenziale per risol­ vere definitivamente il duplice gra­ ve problema della rieducazione del­ le masse sportive e di un maggio­ re afflusso di sportivi sui campi togliendoli dalla facile e comoda posizione di «tifosi». La Società però troppo spesso si limita allo svolgimento di una sola attività sportiva creando intorno a sè un certo numero di soci che quasi sem­ pre sono esclusivamente degli in­ fatuati di quella specialità e che vi­ vono al di fuori di quella che è la vera vita di Società, vivono cioè nella sola ansia del risultato ago­ nistico dell’incontro o della discus­ sione recriminosa di un errore com­ messo da un dirigente della forma­ zione della squadra. Poiché è proprio la squadra che essi vedono e solo questa. Se le grandi squadre di calcio, pur vi­ vendo di questa vita, riescono a mantenersi a galla anche dopo una annata sfortunata, nelle altre atti­ vità sportive purtroppo questo non accade più perchè il mecenate « ta­ le » che aveva messo a disposizione una certa cifra credendo di poter ottenere con la propria squadra grandi affermazioni o raggiungere il tanto sospirato titolo nazionale non darà più nulla; ed ecco che la squadra si sfascier o per lo meno perderà gran parte dei mi­ gliori atleti che verranno carpiti da un altro « Mecenate » e questa do­ vrà di nuovo andare intorno a cer­ care la carità di qualche altra brava persona che possa aiutarla per il fu­ turo. Se invece intorno alla squadra si fosse costituita una vera società, un largo gruppo di persone che san­ no veramente che cosa sia lo sport e quello che vogliono dallo sport noi vedremmo che anche dopo un anno fatale la Società continuerebbe a vivere ed a lavorare per un mag­ giore potenziamento dello sport na­ zionale. La vera Società per noi è quella che non si limita ad una sola

attività, ma che svolge e propagan­ da in mezzo ai propri soci diverse discipline sportive incoraggiandole con le più varie iniziative, che dà la possibilità ai soci stessi di poter avere a disposizione diversi impian­ ti sportivi oltre che una sede dove si possa anche curare una certa preparazione culturale attra­ verso corsi e lezioni che potrebbero col tempo sanare anche la grave piaga della ineducazione sportiva che purtroppo oggi va dilagando in tutte le branche sportive. Quando si assiste a certi spetta­ coli come molti se ne sono visti in questi ultimi tempi, specialmente sui campi di calcio, ci viene di do­ mandare se siamo o no un popolo civile. Non possiamo però preten­ dere di avere sui campi delle per­ sone che giudicano serenamente e con una certa educazione se questa non è mai stata loro data od inse­ gnata. Spetta quindi alle Società questo compito se non vogliamo che in un prossimo futuro si debba as­ sistere non più a manifestazioni sportive ma ad una vera e propria degenerazione di quello che dovreb­ be essere uno dei pilastri basilari della educazione di un popolo: lo Sport. In ogni tempo, la storia, ci di­ mostra come l’ascesa di un popolo sia strettamente legata con la pre­ parazione e la formazione di una ge­ nerazione che, nell’individuo e nella collettività, abbia saputo realizza­ re integralmente la personalità, co­ sì come la decadenza di una civiltà è legata alla mancanza di persona­ lità, che si manifesta con un predo­ minio degli istinti sulla ragione. La formazione della personalità del­ l’uomo è sopratutto un fattore edu­ cativo ed è con l’educazione della gioventù che noi possiamo incidere nella storia dello sport e nella edi­ ficazione delle generazioni future. Formiamo quindi queste Società, che non abbiano solo di mira il ri­ sultato tecnico e, quel che è peg­ gio, il fine economico, se voglia­ mo che anche lo sport italiano pos­ sa sempre affrontare a fronte alta le grandi manifestazioni internazio­ nali e dare anche nel campo edu­ cativo un esempio ed avere un pri­ mato di fronte a tutti. Dal Brasile e dalla Spagna ci vengono dei gran­ di esempi che non dobbiamo igno­ rare; là esistono veramente delle grandi società che possono inse­ gnarci non poco; raccogliamo questo esempio e facciamone tesoro. Spe­ cialmente le grandi squadre di cal­ cio che hanno tanti milioni da spen­ dere per l’acquisto dei più grandi virtuosi del calcio, sappiano vede­ re nelle consorelle di oltre oceano o di Spagna o di altre Nazioni delle Società che hanno compreso vera­ mente lo sport e che per lo sport lavorano in tutti i settori.

Lorenzo Borghi


-j- n uno degli ultimi numeri di I «Stadium», abbiamo avuto occa1 ne di trattare in tema di calcio, un argomento prettamente tecnico: « E’ sempre necessario il tuffo? » concludendo che nel maggior nu­ mero dei casi, esso è superfluo, inu­ tile e pericoloso. Oggi ci si dà l’occasione di trat­ tare un altro argomento: quello del « ginocchio piegato ». Un disgraziatissimo scontro è av­ venuto in una partita di campio­ nato in II Divisione, a Latina, tra il portiere e un attaccante lancia­ to a segnare il goal. Ne conseguiva la morte dell’attaccante, un magni­ fico atleta di Nettuno. Quinto Ric­ ci, di 23 anni, un centista che ave­ va nelle gambe, senza nessuno spe­ ciale allenamento, gli 11” netti; di rara prestanza fisica, giuocatore già f '*’*<: completo, prezioso sia come ala si­ nistra che come centro avanti, e in predicato per essere assunto da qualche squadra di massima Divi­ sione. E, quel che più ancora im­ porta, ragazzo serissimo, di morale e condotta ineccepibili. Un bravo figliolo di quella bonifica che ha trasformato le Paludi pontine in una campagna sana e ubertosa. Dolorosa e deprimente è stata la impressione prodotta dal luttuoso avvenimento fra tutti gli sportivi del basso Lazio, e la squadra stessa a cui apparteneva la giovane esi­ stenza spezzata, aveva manifestato il proposito di ritirarsi non solo dal campionato, ma di non più pra­ ticare giuoco del calcio. Solo l’in­ tervento del pio e stimatissimo par­ roco di Latina, con la sua parola che suonava conforto e incoraggia­ mento, incitante a non abbandona­ re uno sport datore di energie e sa­ lute fisica e morale quando con­ dotto con saggio e avveduto crite­ rio, valeva a far recedere da pro­ positi che in definitiva avrebbero sviato molta gioventù in isvaghi via via sempre meno raccomanda­ bili e sempre più malsani. Comunque, eccoci di fronte a un caso letale, allo stroncamento di una vita che nella maturità po­ teva rendere anche grandi servigi sociali, al lutto di una famiglia che si trova mutilata in uno dei suoi f-' elementi più vitali e promettenti, e ciò dopo lunghi anni di sacrifici, che, dato l’ambiente di pretto> lavoro, e 1* le contingenze —--------- J: di — guerra -y j-------- j essere stati sofferte, devono stati 1— ben gravi. Non a certe disgrazie deve condurre lo sport, nè vi conduce, se praticato secondo le dovute norme tecniche e con spirito sereno e giu­ dizio illuminato! Tutti gli sport ci danno degli in­ cidenti, quando gravi e quando gravissimi e irreparabili: ma tali incidenti potrebbero ridursi a una percentuale minima, anche inferio­ re a quella degli incidenti che nor­ malmente si verificano nel comune esercizio di qualsiasi attività o nel

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al ginocchio piegato! 29 !


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terra. Perchè ? Ginocchiata, nella schiena I...

traffico della strada. E, se andia­ mo a formulare delle statistiche in proposito, troveremo anzi che pro­ prio nello esercizio degli sports gli incidenti sono di numero inferiore a quelli dovuti a cause, diciamo così, di corrente vita sociale. Que­ sto perchè l’atleta è dotato di ri­ flessi pronti e di recuperi e risor­ se non comuni. Con ciò si dovreb­ be peraltro pretendere che inciden­ ti veramente gravi ad atleti non dovrebbero quasi mai capitare. Togliamo esempi dalla pratica del giuoco del calcio. In questa, cominciamo col ridurre al minimo strettamente indispensabile i già citati tuffi spettacolari dei difen­ sori di rete. Ognuno vede subito che una quantità di incidenti non si produrrebbe. Passiamo adesso all’argomento: « ginocchia piegate ». Non v’è giuocatore o spettatore o lettore di riviste sportive e quin­ di esaminatore di foto, che non ab­ bia davanti agli occhi l’istante, fre­ quentissimo, di un calciatore di li­ nea o di un portiere alzati in salto da terra, con un ginocchio levato e puntato in avanti, e, talvolta, con tutte e due le ginocchia ( e ma­ gari le ginocchia fossero quattro!) A parte l’ineleganza, l’assoluta ne­ gazione della tecnica e dello stile una simile scomposta esibizione è un vero attentato alla vita altrui. Questo giuoco, «giuoco scorretto», va punito inesorabilmente. Si trat­ ta d’un fallo che merita senz’altro la squalifica del giuocatore non so­ lo, ma anche gravi sanzioni nei ri­ guardi dell’allenatore che non ha saputo disabituare i suoi giuocatori da simile vizio, o li tollera in isquadra. Il piegamento del ginocchio può

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avvenire nel saltare per colpire di testa le palle alte (in tal caso il salto non è mai compiuto a piedi pari, ma sulla battuta o spinta di un piede solo, come si avesse da eseguire un primo tempo di supe­ ramento d’ostacolo. In tal modo si ottiene sì una maggiore elevazio­ ne da terra, ma il ginocchio può benissimo essere collocato nello stomaco o nelle costole del giuoca­ tore di fronte, e anche sul naso, se piccoletto. Altre volte può acca­ dere questo: che nel mentre un giuocatore, correttamente saltando sui piedi pari, e tutto disteso, sol­ levato da terra e con l’addome com­ pletamente esposto, e in tal mo­ mento, in piena aspirazione d’aria o in piena espirazione, comunque al culmine dei due movimenti pol­ monari, un tale gli si butti davanti col ginocchio piegato, nel tentati­ vo, che può anche essere un prete­ sto, di prendere anche lui quella palla alta: risultato, una inevitabi­ le ginocchiata nello stomaco rice­ vuta dal giuocatore correttamente proteso nel salto a piedi pari, ma anche esposto a un « knock-out » che può riuscire micidiale. Tanto più micidiale in quanto in vuoto o in pieno d’aria, e quindi di depres­ sione o di pressione polmonare, il diaframma resa iperteso, non pro­ tetto dai muscoli addominali. In­ fatti, proprio la rottura del dia­ framma consegue in simili scontri. In altri casi, avviene come a La­ tina: un attaccante è lanciato, è in piena corsa, è per calciare o è per entrare in rete, driblando, oppure per colpire di testa un pallone da rete. Comunque ra­ di-­ zione è ridotta alte minime di stanze. Gli uomini in area possono essere molti. malti. Ecco formarsi una

ressa tumultuosa, fervere una mi­ schia. Il portiere cerca di bloccare o respingere un qualsiasi pallone. Se è un uomo di classe e navigato, calmo e padrone della propria te­ cnica, se la caverà quasi sicuramen­ te, se non con la salvezza della re­ te, almeno senza incidenti dolorosi per sua colpa. Ma può anche darsi che si veda un portiere, persa la testa, buttarsi alla disperata nella mischia Anche saltando in avanti con tanto di ginocchio piegato (ma­ gari a proteggere il proprio addo­ me) per pigliare una palla alta o a mezz’aria. Anche qui, quel male­ detto ginocchio piegato, può pren­ dere d’incontro il petto o lo sto­ maco dell’attaccante lanciato. Fi­ schio dell’arbitro. Ma nessun fischio ha la virtù miracolosa di arrestare un’azione d’incontro, sia tra due pugili, che tra due calciatori o due schermitori e anche in numerosi al­ tri casi di azione lanciata. In tutti i giuochi ed esercizi sportivi, come in tutte le forme di lavoro, esistono delle regole di ese­ cuzione, che sono logiche e razio­ nali. A non osservarle, l’incidente salta subito, immediato, e con esi­ ti talvolta letali. Nel trattare della eccessiva faci­ lità con cui i difensori di rete si gettano in tuffo, abbiamo posto in luce un « abuso ». Qui, nel fatto del « ginocchio piegato » (intendiamo il ginocchio piegato e ostentato in avanti, non quello, del ginocchio naturalmente piegato per calciare o per correre, in cui la coscia ri­ mane obliqua o a perpendicolo verso il suolo) consideriamo un « vizio » vero e proprio, una vio­ lazione (che può anche essere in relazione a intenzione addirittura criminale), di regola di buon giuo­ co e di rispetto per la persona e la vita dell’avversario. Fa parte dell’insegnamento dell’allenatore il prevenire tendenza e correggere abitudine alla scomposta e perico­ losa azione del « ginocchio piega­ to », nonché ad altri scomposti mo­ vimenti, tra i quali certe sbraccia­ te all’ingiro assolutamente grotte­ sche. Fa parte della casistica arbitra­ le più inesorabile porre fuori cam­ po immediatamente il giuocatore responsabile di « ginocchio piega­ to» ostentato in avanti, con salto e senza salto (salvo il caso di palla colpita di ginocchio oppure con tal sistema smorzata o comunque «la­ vorata»), e in caso di recidive, sen­ z’altro dichiararlo... inabile al giuo­ co del calcio. Che, per chi non di­ spone di doti atletiche sufficienti per conseguire compostezza e cor­ rettezza d’azione, il giuoco del cal­ cio proprio non è adatto. E anche questo concorrerebbe a un salutare repulisti di elementi non idonei fisicamente, che, di soli­ to, sono anche i non idonei psichi­ camente. Obscrver


LE RISPOSTE ALL'INCHIESTA DI

STADIO M I

METODO 0 SISTEMA per i giocatori italiani? i

Giovanni Ferrari, del «Padova»:

Questo è una parata, a grande effetto, del preziosissimo Moro. Ginocchia piegate anche lui ? No, non è questo il caso con­ templato nel precedente articolo. Corpo elevato ad arco nel salto e ginocchia a naturale pendenza, ottenendo anzi il mas­ simo, dell'altezza e distensione.

Ancora in questi giorni nelle di­ scussioni tra quanti si interes­ sano direttamente o indirettamente del gioco del calcio, non sarà cer­ tamente mancata anche l’occasione di intrattenersi sull’argomento c Metodo o Sistema ». Chissà per quanto ancora se ne riparlerà, sep­ pure si sappia a priori che le due opposte fazioni rimarranno alla fi­ ne ognuna convinta della bontà della propria opinione. Ora la Rivista «Stadium» deside­ ra che anche pubblicamente alcu­ ni tecnici conosciuti esprimano il loro parere in merito. Da parte mia se mi limitassi a di­ re che i giocatori italiani possono benissimo adeguarsi a qualsiasi tat­ tica venga loro imposta, potrei già aver dato la risposta alla domanda fattami; ma evidentemente l’inter­ rogante non s’accontenterà di un giudizio cosi conciso Or dunque bisognerà intendersi per quali ragioni si debba prefe­ rire una tattica piuttosto che una altra. Io penso che se vogliamo un gioco che dal lato spettacolare pos­ sa soddisfare i gusti di quegli spor­ tivi che non fanno una questione di vita o di morte dei risultati della propria squadra, ci si dovrebbe at­ tenere al «metodo», e ciò per il fatto che in questa tattica i gio­ catori, non avendo una marcatura continua ed avendo di conseguenza maggior libertà d’azione e modo d’agire con più comodità, non do­ vrebbero trovare difficoltà indivi­ duare il compagno libero ed indi­ rizzargli la palla. Ciò significhe­ rebbe quella sequenza di « passag­ gi » che portebbe appunto alla rea­ lizzazione di temi di gioco piace­ voli e di una certa levatura tecni­ ca. Le difficoltà insorgono invece quando il giocatore ha l’assillo di un avversario sempre alle costole

(come lo impone la tattica moder­ na), il sentirsi continuamente osta­ colato, ed il compito del giocatore diventa allora, in certo qual mo­ do, molto più difficile, specie per l’attaccante il quale, avendo per maggior compito la manovra e la organizzazione, quando sta per ve­ nire in possesso del pallone deve pensare non solo ad usufruirne £on la dovuta precisione, ma anche pen­ sare all’avversario che lo sta .osta­ colando, magari in maniera non sempre corretta. Può succedere al­ lora che per voler far bene una cosa, egli non si occupi troppo del­ l’altra, e preferisca liberarsi e su­ bito della palla senza darle alcun indirizzo preciso, con la conseguen­ za di renderne difficoltoso il con­ trollo da parte del compagno o far­ la giungere in tutt’altra zona che non quella che sarebbe più reddi­ tizia, oppure collocarla... sui piedi dell’avversario. Tutto quanto a discapito di quel bel gioco cui tutti aspirerebbero e pretenderebbero vedere. E’ ovvio che le difficoltà scompa­ rirebbero quasi del tutto se il giocatore fosse dotato d’una assolu­ ta padronanza sulla palla, poiché, indipendentemente dalle conside­ razioni che si possono fare sull’ar­ gomento « Metodo o Sistema », la sola conclusione valida e sostanzia­ le è questa: con giocatori che ab­ biano una corretta e completa im­ postazione tecnica, si potranno ot­ tenere notevoli risultati con qual­ siasi tattica si voglia adottare. Ivo Fiorentini, della « Lucchese »:

Parlare di metodo oggi signifi­ cherebbe negare, anche nel campo calcistico, l'inevitabile cammino del progresso. Parlare di sistema rife­ rendosi alla semplice indicazione della parola, vorrebbe dire non es-

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Metodo

A

il fatto

o

sistema ?

sta che

qui

non si sta giocando.

Ci si acchiappa, osta­ cola e divincola colile si può È. . un sistema (o metodo, come

?

volete) che deve

es-

sere "stroncato"

da-

gli arbitri...

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» • l ; •> '?

sere aggiornati ed essere indietro nel tempo di molti anni. Al momento attuale — invece — dobbiamo parlare di giuoco moder­ no che continuamente si evolve e si modifica, e che nel suo movi­ mento tattico ha un’impronta ben diversa. Oggi dovremmo dire che abbiamo un sistema nel sistema, nel quale con il senso pratico del­ la manovra si esige mobilità di movimento, intuito, guizzo, indivi­ dualità. Requisiti questi che riscon­ triamo nei nostri giocatori ricchi di estro e di agilità e perfettamen­ te aderenti alle esigenze tecniche e tattiche del giuoco moderno, per cui si presume, nel futuro, un pro­ gressivo miglioramento dell’effi­ cienza e del rendimento del calcio nazionale. I tecnici italiani, come del resto anche i nostri giuocatori stessi, si sono trovati in questi ultimi anni preceduti da altri presi nei nuo­ vi orientamenti tattici e le squadre straniere incontrate in questi ul­ timi tempi e molti loro giuocatori importati ci hanno dato saggi di­ strativi di perfetto sincronismo Ma mentre loro sono neonìptr;al c?ncetto strettamente Udendo 2°rnO1’/ nostra volta ubcolari^if facendo leva sulle parti­ colari risorse estrose estrose e sulla spubL-

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meggiante individualità dei nostri giuocatori, li abbiamo superati in­ serendo, nella geometria, la giran­ dola del movimento in cui il giuocatore italiano suggerito dal suo temperamento, imprime una eleva­ ta nota tecnica spettacolare. Ritengo di non esagerare affer­ mando che il calcio italiano dia se­ gni evidenti di risveglio e non cre­ do sia lontano il periodo in cui po­ trà ancora primeggiare in campo internazionale, valendosi dei suoi nuovi prodotti che innegabilmente sono in fase di maturazione. La nuova scuola ed i nuovi cri­ teri a cui i nostri più valenti te­ cnici si sono orientati nel campo dell’insegnamento faranno sì che ben presto ritorneremo a domina­ re e saremo ancora una volta in grado di insegnare agli altri. Giuseppe Viani, del "Palermo,,.

Sono fermamente convinto che nè metodo nè sistema siano gli schieramenti migliori per sfrutta­ re al massimo le caratteristiche del giocatore italiano. Dobbiamo creare una disposizio­ ne tattica sul terreno di gioco che si presti a valorizzare meglio le in­ negabili qualità dei nostri atleti.

Interessiamoci sopratutto che sche­ mi troppo fissi e castigati non pa­ ralizzino la nostra qualità di mag­ giore spicco: l’estro. E’ però confortante il constatare che buona parte dei miei Colleghi si sforzino settimanalmente in que­ sta ricerca, resa assai più difficol­ tosa da affrettati censori che non vedono più in là della punta del loro naso. Stiano tranquilli questi inguaribili Catoni, che tali esperi­ menti non porteranno affatto ad un immiserimento del gioco, ma rias­ sumendoli, troveremo certamente la formula che più aderisca al com­ plesso intellettuale e fisico del no­ stro materiale uomo. Sarebbe invece davvero condan­ nabile che stessimo con le mani in mano ad aspettare che ci venga suggerito, sempre da fuori, il nuo­ vo verbo e magari in ritardo di un paio di lustri (vedi il sistema). Non parliamo più di metodo e, spero fra poco, nemmeno di siste­ ma. Diamoci da fare, prendiamo l’innegabile lato buono dell’una e dell’altra teoria e di qualcun’altra ancora — perchè dell’altro c’è! — e facciamoci qualcosa che abbia il buon sapore di casa nostra. Noi ita­ liani avremo molte cose da invi­ diare, ma, grazie a Dio, il cervello altrui no.


imm ■ oiffni

Criteri

''i

non sempre uniformi

ma anche pubblico da erudì re

0

il i va ormai verso la piena ma­ li turità — oltre i trent’anni — di esperienza calcistica in Italia, da parte di giuocatori, che poi dive­ nuti anziani formano il settore più competente di spettatori e calciofili, nonché di dirigenti e di ar­ bitri. Ormai, in fatto di tecnica cal­ cistica, pubblico, giuocatori, arbi­ tri dovrebbero saperne una più del diavolo, ed essere in grado di giu­ dicare con percezione nitida e sen­ so critico equilibrato, sulla base di approfondita cognizione di re­ gole e di causa, e col corredo di una casistica copiosaj costituente utili punti di riferimento. Invece, in una infinità di casi, restiamo ancora al punto di par­ tenza, di quando gli arbitri scen­ devano in campi non recintati, in maniche di camicia. Qualcuno an­ che fornito di lenti, allora, di so­ lito, a pince-nez... Come si spiega che, ancora og­ gi, l’ambiente calcistico, in gene­ rale, si mostri troppo sovente su­ perficiale e irriflessivo nel giudi­ care, sul campo e dopo, vicende e conclusioni delle partite a cui as­ siste? Si può rispondere che la massa, di per sé, è un eterno fanciullo, che si appassiona a ciò che piace a lui e a ciò che vorrebbe che fos­ se; non ottenendolo, si stizza, e non più il freddo ragionamento, ma esprime pensiero, parola e ma­ gari... azione, a suo capriccio e li­ bito. Ma a forza di esperienza, a forza di lezioni le cento volte ripetute... Ecco, nel mondo degli animali, per esempio dei volatili, ornitolo­ gi attenti osservatori, hanno rile­ vato che ai primi tempi delle linee

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1 L'arbitro Generoso Dattilo tra 1 "capitani" delle "nazionali" della Spagna e del Belgio

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telegrafiche e 1 ' telefoniche lutivi, le rondini , . - e pali re:r.i « altri gratuli i uccelli mi­ urtavano spesso ai fili tesi, sfracellandosi Dopo un certo numero di il capino. anni ini simile in_ cidente non si verificava più . ed oggi nessun ' degno C, di tale classificazionevolatile va stesso contro un a infrangere se L’esperienza è_ qualsiasi filo, vita, e anche gli gran maestra di uccelletti si ag­ giornano circa io trovate moderne, Sui ir-filih dei rasisi ì "" • I efi°larnenti e dcl’-a casistica del giuoco del calcio, i ti­ fosi non hanno imparato a non in­ ciampare. Vogliono la vittoria della loro squadra e le regole e il ri­ schio arbitrale vanno bene quando giovano a loro e nuocciono all’avversarlo. E se -le cose si mettono proprio male, re ­ manca chi pronon voca l’incidente, ] cui giuncato------ , per ri, o squadra, e magari il campo cadono sotto squalifica, sospensio­ ni ecc. Un modo come un altro per rompersi la testa, sempre sui soliti fili. Sicché tifosi e calciofili esasperati non sempre sono da ri­ conoscersi nella specie... homo sa­ piens. Insomma, è attualità permanen­ te, accentuata però in questo scor­ cio di Campionato, la differente interpretazione data dai direttori di gara sui nostri campi calcistici alle infrazioni al regolamento da parte dei giocatori. Senza dubbio tra un arbitro e l’altro vi sarà sempre — anche se minima — una differente valuta­ zione di un fallo per l’applicazione della relativa sanzione e ciò per­ la facoltà che il Regolamento Te­ cnico concede di una soggettiva in­ terpretazione sulla volontarietà o meno del fallo stesso. A tal proposito non si può disco­ noscere che la stessa A.I.A. si pre­ occupi a fondo del problema ed in continuazione elargisce richiami e disposizioni agli arbitri dipen­ denti affinchè la sperequazione in­ terpretativa esistente possa essere ridotta al minimo. Non vi è dub­ bio che miglioramenti in proposi­ to si possano ottenere senza però sperare nella massima perfezione. Su questo tema abbiamo voluta ascoltare il parere di uno dei più illustri fischiettatori dei nostri tempi: Generoso Dattilo. L’auto­ revole esponente del mondo arbi­ trale italiano, che come noto da 26 anni calca le scene calcistiche nazionali ed internazionali, ha gen­ tilmente aderito a questa amiche­ vole intervista per far conoscere ai lettori di Stadium i principi che animano le sue decisioni molto spesso criticate: tx~.,Vuo.Ì dur>que spiegarci, caro Dattilo, il motivo per cui — aimeno stando alle__ accuse che ti si muovono -r- sei tanto ______ restìo nel concedere le massime punizioni? — E’ una umoristica leggenda Propinata da anni da qualche illustre uomo di sport avente la pro-

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sopopea del sapere tecnico e che, per ogni gara da me diretta, trova il monotono ritornello della man­ cata concessione di calci di rigore. Il concedere la massima puni­ zione non presenta nessuna diffi­ coltà di carattere tecnico. E’ indub­ biamente grave per un arbitro il non concedere calci di rigore quan­ do ve ne sono gli estremi, cosi pure è della stessa gravità il con­ cederli quando eventualmente gli stessi estremi mancano. Per concedere la massima pu­ nizione è- indispensabile avere la matematica certezza della inten­ zionalità dei falli, ed è doveroso, prima di prendere tale suprema decisione, essere completamente a posto con la coscienza. Sarebbe ben facile, per godere dell’applauso delle folle, elargire calci di rigore a favore aelìe squa­ dre locali, oppure cooncederli a titolo propagandistico quando or­ mai i risultati sono acquisiti. Io avrò indubbiamente torto; ac­ cetto gli anatemi da parte di tut­ ti, ma ritengo, malgrado il parere di parecchi, di avere sempre ri­ spettato il regolamento, almeno nelle intenzioni. — E quali, secondo il tuo pare­ re, i provvedimenti più favorevoli per una uniformità di valutazione dei falli? — E’ difficile rispondere a que­ sta domanda perchè, secondo il mio modesto avviso, l’arbitro veramen­ te di classe non deve essere l’at­ tore principale in campo e quindi deve intervenire non molto fre­ quentemente facendo l’arbitro «fi­ schia fischia». Ed è precisamente con l’arbi­ tro « fischia fischia » che si po­ trebbe ottenere una certa unifor­ mità di arbitraggio, ma con ciò ne scapiterebbe lo spettacolo in quanto il gioco sarebbe veramente monotono e perchè inevitabilmente vi sarebbe, come vi è con un even­ tuale sistema di arbitraggio ad in­ tervento continuo, evidente con­ trasto di giudizio tra ciò che ac­ cade in campo e ciò che accade nelle aree di rigore. — Scusami se posso metterti in imbarazzo, ma pensi che il danno causato alle Società da queste dif­ ferenti valutazioni possa essere di importanza capitale? — Gii arbitri sono uomini e co­ me tali soggetti a sbagliare, ed è assurdo pensare che possano dare al cento per cento la stessa inter­ pretazione su determinati episodi di giuoco. Le Società, considerando il complesso del campionato, posso­ no anche perdere una o due gare per errore arbitrale, ma natural­ mente le possono anche vincere. Indubbiamente alla fine del cam­ pionato, facendo il calcolo del dare e delì’avere, i conti quadreranno e la legge dell’equilibrio sarà, nel suo complesso, rispettata.

— E se si giungesse al punto di abolire l’intenzionalità nei falli, non credi che — essendo la legge uguale per tutti — si possa rag­ giungere una più equa giustizia oltreché ottenere dai giuocatori in campo una maggiore attenzione nel gioco e un maggiore rispetto per quello che riguarda la loro stessa integrità fisica? — Tutto ciò sarebbe una soluzio­ ne ideale; anzi proporrei di rag­ giungere l’abolizione dei fuorigiuoco, cosisi può esser certi che, eccetto l’eventuale svista, l’arbi­ traggio sarebbe di una facilità ele­ mentare e ritengo che le critiche all’operato delle « giacche nere » sarebbero in gran parte eliminate. Evidentemente le risposte di Dattilo sono improntate al più ro­ seo ottimismo e le sue salomoniche dichiarazioni si confanno allo spi­ rito di ottimismo che anima la classe arbitrale italiana. Anche il calcolo della partita doppia, o della compensazione, av­ vicina molto alla realtà dei risul­ tati pratici conseguiti al termine di una stagione ed ai quali si può concedere, sia pure approssimati­ vamente, il beneficio della equità. Tale calcolo però è sconosciuto alla maggior parte degli spettato­ ri, critici compresi, i quali quasi sempre emettono giudizi non sce­ vri da sentimentalismi isolando l’episodio come fatto a se stante. Non si può pretendere da un pubblico tifoso una coscienza spor­ tiva perfetta. Ciò comporterebbe senza dubbio la fine di quegli spet­ tacoli di entusiasmo e di folklore che caratterizzano le nostre mani­ festazioni calcistiche. Si può pre­ tendere però una collaborazione sana e costruttiva da parte dei cri­ tici e della stampa, i quali spesse volte vedono e dicono, oltre di quanto lo stesso tifoso di parte possa affermare, fomentando così il nascente malcontento e quella prevenzione contro i Direttori di gara che a lungo andare risulterà dannosa allo sviluppo del nostro sport nazionale. Come lo stesso Dattilo ha ram­ mentato, gli arbitri, essendo co­ muni mortali, sono soggetti a sba­ gliare. Quindi se ad essi si può richiedere il massimo perfeziona­ mento non si può chiedere la in­ fallibilità assoluta, e rimettersi al­ la media del minor numero possi­ bile di errori — che spesso sono supposti tali dal pubblico — e alla interpretazione più uniforme pos­ sibile delle regole di giuoco. E’ su questo concetto che, secon­ do noi, si deve lavorare in pro­ fondità, abbinando la critica alla comprensione, i suggerimenti alle varie esigenze e sopratutto senza infierire su chi, non per abitudine, può commettere in buona fede degli errori di valutazione. IXennto Bernini

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PER

I L

DOMINIO

DELL’ARIA

SEMPRE PII VEIOCE - SEMPRE PII EDMD

« Sempre più veloce, sempre più lontano” con quella sicurezza che ai giorni nostri il volo può dare; sicurezza garantita da una espe­ rienza mondiale tutta spiegata ver­ so il luminoso traguardo del domi­ nio dell’aria, dall’imponente im­ piego di forze impegnate pei- tale realizzazione, dal grado di perfe­ zione raggiunta nel campo spe­ rimentale sul quale è appoggiata la tecnica delle costruzioni aero­ nautiche. Per l’aviatore da caccia può ba­ stare il « sempre più veloce » e già gli è diventato abituale parlare (e volare) a velocità supersoniche di­ mentico del fascino che emanava­ no i 400 Km. orari di 15 anni fa, per il bombardiere di allargare il raggio della sua azione e di fare ritorno alla base con tutta sicurez­ za; l’aviatore passeggero presa in fretta confidenza col nuovo mezzo di trasporto chiede la compensa­ zione velocità-distanza con una risultante là più efficiente possi­ bile, non disgiunta da una discreta comodità quale si sente in diritto di godere chi paga, e non soddi­ sfatto di balzare dall’Europa alla America facendo uno scalo prima di affrontare l’Atlar.tico, reclama di attraversarlo direttamente da Roma o Parigi o da Londra a New York. Sempre più veloce e sempre più lontano. Ma velocità e distanza re­ stano ancora degli elementi contradittori e con i quali si giudica la produzione di un costruttore a se­ conda della maniera con cui li

concilia nei diversi casi richiesti. Per l’aviazione da caccia il ruolo tattico della velocità ha conservato una tale importanza che si è stati obbligati ad accettare gli enormi consumi dei turbo-reattori per salvaguardare con la superiore velocità di un apparecchio di scorta, l'importanza di ’i un carico contenuto in un apparecchio da grande trasporto. L’era del motore a scoppio è ter­ minata per i caccia. Tutti gli appa­ recchi in costruzione sono muniti di turboreattori; le più moderne realizzazioni americane aggiungono pure un complemento di propulsio­ ne a razzo. Alla velocità dei caccia a turboreattore dei nostri giorni, abbiamo i 1.079 Km.h. del North American che detiene sinora il record uffi­ ciale per apparecchi da caccia; e il rendimento della propulsione per reazione raggiungerebbe agevol­ mente quello che avrebbe un mo­ tore ad esplosione se lo si potesse dotare di una elica conveniente per questa velocità, Essa migliorerebbe ancora ai 1.120 del Republic X F 91 do­ ve si aggiunge al turboreattore un razzo propulsore ad alcool e ossi­ geno liquido della Reaction Mo­ tors, ed ai 1.280 del Couvair X F 92 dove il propulsore aggiunto deve essere alimentato al nitrometano. Ma questi rendimenti ec­ cellenti non impediscono che i pro­ fili alari anche i meglio disegnati assorbano delle potenze inconci­ liabili con dei raggi d’azione eie-

vati, l’Allison J. 35 montato sul Republic X F. 91 e che fornisce una forza di spinta di 2.300 Kg. cir­ ca a 1.120 Km.h. rende uan po­ tenza utile di 10.400 C V; le riser­ ve dell’apparecchio non potrebbe­ ro evidentemente durare a lungo. Ma non è dunque possibile man­ tenere il caccia in crociera a po­ tenza ridotta come si è sempre fat­ to per tutti gli apparechi con mo­ tore ad esplosione? C’è disgraziatamente una debo­ lezza di principio del turboreattore e della propulsione per reazione in generale che non si presta a questo volo a potenza ridotta, giac­ ché il rendimento diminuisce con la velocità. Anche la « velocità di crociera » che rende il maggior raggio di azione, è di poco inferiore alla ve­ locità massima ed i nuovi caccia devono cimentarsi come hanno fat­ to gli « Shooting star » che veni­ vano a rinforzare l’aviazione, ame­ ricana, nell’attravjersare l’Atlantico senza scalo, mentre i bombar­ dieri giganti come i « Couvair B-36 possono aspirare ai grandi viaggi di 16.000 Km. con una bomba da 5 tonnellate. La fusione delle differenti ca­ ratteristiche di autonomia e velo­ cità cui si tendeva, ha dato soddi­ sfacente risultato con l’apparizione del « Mosquito » avente la medesi­ ma velocità dei più forti caccia tedeschi e che poteva assolvere il suo compito di scorta per gli appa­ recchi americani ed inglesi quando

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F

Il "Ylckers Supermarine 535”

penetravano prò fondamente nel territorio della Germania. L’ordinazione in serie del « Cou­ vair B-36 », come l’interesse che la aviazione americana manifesta per il miglioramento continuo delle •» Superfortezze » mostra che l’ora del bombardiere dei 500-600 Km.h. non è terminata e tanto meno in quei paesi che possiedono tali ae­ rei capaci da 60 a 125 tonnellate di carico. D’altra parte a questi aerei resta pur sempre la prospettiva di un miglioramento di cui, il più impor­ tante, il cambio del motore ad esplosione ordinario con una tur­ bo-elica che potrà elevarne note­ volmente la velocità. Sulle superfortezza B-54 l’operazione è già stata adottata. Infine l’inserzione del turboreat­ tore su un modello sperimentale per lo studio di una versione mi­ gliorata del Couvair B-36 ne dimi­ nuirà il peso mentre sarà aumen­ tata la velocità e la tangenza. Resta sempre comunque il pro­ blema di avere un apparecchio di medio tonnellaggio, capace di un egregio raggio d’azione e rapido quanto un caccia, equivalente cioè al Mosquito? L’aviazione americana, che su questa formula ha approntato i Boeing B-47 che attraversano gli Stati Uniti dal Pacifico all’Atlantico senza scalo alla velocità di 1.000 Km.h., mostra i risultati che si possono raggiungere percorren­ do questa strada. Ma questo tipo di aereo non è più economico di una Superfortez­ za per cui qualche nazione prefe­ risce i bombardieri rapidi bireat­ tori. Tutte le grandi industrie aero­ nautiche, americana, inglese, ita-

liana, francese, hanno in costruzio­ ne e in studio, apparecchi destina­ ti a surclassare gli ottimi apparec­ chi che sono stati i Douglas DC-3 e DC-4 e che non hanno che la di­ sgrazia di avere ottenuto il loro certificato di navigazione quindici anni addietro. I primi bimotori moderni co­ struiti negli Stati Uniti sono i «Couvair Liner». La formula della cabina stagna ad aria condiziona­ ta per 40 passeggeri trasportati a 480 Km.h. segna un evidente pro­ gresso sul DC-3 e quegli apparec­ chi che ne hanno dovuto sentire la concorrenza. L’industria aeronautica francese con il «SO-30P», quella britannica con l’Airspeed », l’industria svede­ se con il SAAB, presentano dei modelli analoghi. La concorrenza per i quadrimo­ tori non è meno viva tra i costrut­ tori americani che si sforzano di sostituire il Douglas DC-6 ed il Lockheed « Costellation » con de­ gli apparecchi più moderni e con versione migliorata di questi ulti­ mi (di cui abbiamo esempio dal DC-6 della LAI che lega con un solo balzo Roma a New York) e tra i costruttori europei decisi peral­ tro a non lasciare agli Stati Uniti il monopoilio degli apparecchi di grossa portata. Tra i primi apparsi di questi ap­ parecchi è il Baeing, versione da trasporto delle Superfortezze; esso è oggetto di servizio sia militare che civile; il DC-7, il Lockheed «Costellation» ed il Couvair XC-95 versione da trasporto del bombar­ diere B-36 sono ancora usati a pu­ ro servizio militare. L’aviazione francese ha concen­ trato i suoi sforzi sul SE-2010, la aeronautica inglese ha messo in

piedi il Bristol « Brabazon » e lo idro Saunders-Roe SR-45 costrui­ ti tutti e due in serie di qualche unità. Contemporaneamente a questi apparecchi che vengono a traspor­ tare i passeggeri ad una velocità di crociera di circa 500 Km.h. si continua a costruirne altri, più len- ' ti ma di rendimento commerciale maggiore, da immettere sulle linee dove non si dispone di piste di decollaggio convenienti per apparec­ chi caricati a 400 Kg. per mq. L’evoluzione dell’aviazione da trasporto sarà ancora più profon­ da con l’applicazione dei (turbopropulsori ai modelli attualmente in costruzione? Dopo la fine della guerra la Gran Bretagna ha compiuto un grosso sforzo per avvantaggiarsi in questo campo assegnandone alia commissione per gli apparecchi ci­ vili una larga parte. Per le due versioni del Bristol « Brabazon » sono stati montati mo­ tori ad esplosione su di una e tur­ bopropulsori sull’altra. Quest’ulti­ mo registra un consumo un po’ più elevato di quello del motore ad esplosione ordinario, ma un peso leggermente inferiore sì da esse­ re per niente andicappato con la concorrenza e già qualche tecnico americano si inquieta per l’avan­ zata britannica. Ma con l’impiego dei motori a reazione l’aereo da trasporto si pre­ sterà a marciare ad una velocità di crociera che abbiamo detto do­ vrà essere molto alta? Gli esperi­ menti lo comprovano; un bimotone derivato, dal Vickers Viking al quale sono stati montati 2 RollsRayce Newe; si è costruito pure in Canadà, un quadrimotore Avrò C102 munito di Rólls-Rayce Derwent, che ha marciato sui 640 Km. di crociera. La difficoltà principale è la pre­ parazione di un gran numero di campi di atterraggio adatti a que­ sti tipi di apparecchi che abbiso­ gnano di piste appositamente pre­ parate al fine di facilitarne l’at­ terraggio con qualsiasi condizione di volo e non costringere l’aereo a girare sul campo aspettando il mo­ mento favorevole. Il turboreattore si presta male a questa esigenza causa il suo forte consumo e la relativa riserva di carico troppo elevata che bisogne­ rebbe procurargli. Ma è da sperare che l’attuale metodo da atterraggio senza visi­ bilità possa correggere tale defi­ cienza e di poter vedere tra qual­ che anno il turboreattore fare con­ correnza ai motori ad esplosione sugli aerei da trasporto anche per nermrsi di mediocre distanza, do­ ve l’economia del peso sul motore permetta un carico utile più eleva­ to malgrado il supplemento di combustibile necessario Walter Bedognl


LO SPORT nato con l’uomo

/''' ome ogni cosa remota, la genesi dello sport si perde nel tem­ po, avvolta dal drappo del passa­ to che a nessuno è dato di solle­ vare. Voler definire quale significato avesse lo sport presso le genti pri­ mitive sarebbe quasi una finzione storica che la ragione rifiutereb­ be di ammettere. Tuttavia, poiché esso esprime il carattere dell’epo­ ca, si potrebbe desumere che in quel tempo fosse praticato secon­ do l’uso comune, che è quello di esercizio fisico. E’ chiaro però che lo sport preistorico fosse adeguato alle circostanze ed alle esigenze interne, per cui è da escludersi qualunque forma evoluta che è in­ dice di civiltà e di progresso. Successivamente i poeti dell’an­ tichità ci danno testimonianza del­ l’evoluzione dello sport in funzio­ ne di onoranza funebre. Secondo le antiche credenze, il defunto gradiva gli spettacoli of­ ferti in suo onore quale segno di riconoscimento alla sua memoria. Da ciò sorgeva tra i partecipanti un senso di emulazione che li spingeva a contendersi accanitamente la palma per dare maggior lustro al rito. Anche Virgilio in un canto dell’Eneide descrive ampia­ mente una gara navale in onore della memoria di Anchise: «Tutti in delirio urgean l’inseguitore — e gli immensi clamori empian il cielo». Benché ancora allo stadio pri­ mitivo, lo sport assume sin da ora quell’aspetto agonistico che in se­ guito sarà la sua principale ca­ ratteristica.

Olimpici, i Pitii, i Nemei, gli Istmici; e l’idealismo greco creò il mi­ to di Ercole. Scesero in lizza lottatori, disco­ boli, arcieri: superba cornice di audacia e di forza. Una verde co­ rona di alloro ornava la fronte del vincitore, che raccoglieva dall’are­ na l’applauso della folla con un sorriso di orgoglio sulla bocca contratta dallo spasimo. Come si vede, l’agone greco rap­ presenta il germe che attraverso millenni doveva produrre l’affer­ mazione dello sport in tutti i suoi molteplici rami. I LUDI CIRCENSI

Lo spirito pratico dei Roman: riusci a dare un’impronta incon­ fondibile persino allo sport: I) Campo Marzio. Durante l’era repubblicana alle forme primitive dello sport italico si andarono associando quelle im­ portate dalla Grecia, e il pubblico di patrizi e plebei prese parte at­ tiva alle interessanti competizio­ ni che accentrarono nell’Urbe atle­ ti di ogni paese, attratti dalle vistose pàtere messe in palio. Narra Orazio in una Satira co­ me già fosse in voga il gioco del­ la palla, detto trigon, il quale po­ trebbe essere un primordio della attuale pallavolo. Ma poi anche lo sport subì le conseguenze della degenerata so­ cietà imperiale, il cui gusta per­ vertito richiese spettacoli emozio­ nanti e che eccitassero i sensi. Così all’Arena si sostituì in par­ te il Circo, ove le corse delle bi­ ghe richiamavano una massa di GLI AGONI OLIMPICI gente dedita ai piaceri ed al vizio. Le palestre pubbliche furono di­ Nell’Ellade lo sport ebbe due sertate, mentre si affollavano motivi fondamentali: sociale e re­ sempre più le lussuriose Terme. ligioso. Fenomeno sociale in quan­ E da questo ambiente corrotto, eb­ to, soprattutto a Sparta, l’istitu­ be origine e successo il tristo pe­ zione obbligatoria dell’educazione riodo dei Ludi Gladiatori!. fisica ebbe vasta ripercussione sul Finché, con l’avvento del Cri­ tenore di vita pubblica. stianesimo, lo sport ebbe un arre­ Fenomeno religioso dovuto, in­ sto, forse ritornò al suo antico si­ vece, alle feste consacrate agli dei. gnificato di puro esercizio fisico. durante le quali si svolgevano ma­ nifestazioni ’ letterarie e sportive, LE FESTE D’ARMI le quali ultime finirono con ave­ Per tutto il Medio-evo l’attivi­ re la prevalenza su tutte le altre. tà sportiva languì: l’uomo si chiùNacquero in tal modo gli Agoni

se fra le mura turrite e preferì il diretto esercizio delle armi. Sembrava quasi che l’umanità dovesse rimanere per sempre in questo stato di attività, diciamo così antagonistica. Ma il Rinasci­ mento nel suo splendore modulò su uno stornello tutta la gioia di vivere e di godere. Fiorirono ac­ canto alle serenate e alle stanze di amore le pallonate fiorentine, cui torse s’irtformò il moderno foot­ ball. Anche allora lo sport dovette adattarsi al fasto dell’epoca: gli spalti gremiti di focosi destrieri e di cavalieri armati furono teatro di aspre e cavalleresche tenzoni. I vessilli dei casati più nobili si incontrarono per l’onore, e il sor­ riso di una gentildonna era l’am­ bito premio del vincitore. Ed ecco che il «secol molle» arginò nuovamente lo sport, lo infiacchì nella sua indolenza effe­ minata. La lingua e il costume so­ praffecero il cuore, i salotti e le berline presero il posto delle piaz­ ze d’armi. IL TIFO DELLE FOLLE

Nuovi e più vasti orizzonti aprì allo sport il secolo scorso, ma es­ so rimase tuttavia legato ai pre­ giudizi ed ai principi tradizionali di quel periodo. Solo la passione e l’entiusiasmo di pochi riusciro­ no a vincere l’ostilità e peggio an­ cora l’indifferenza, interessando alfine allo sport ogni forma e ogni grado di vita sociale. Lento, come la storia, fu il cam­ mino dello sport nei secoli, che lo videro ergersi e poi ricadere ai lo­ ro piedi per rialzarsi di nuovo con l’uomo. Ed oggi la cornice e l’urlo della folla che dalle tribune incita gli atleti sul prato dello Stadio, è qualcosa che va oltre il suo ri­ stretto significato: qualcosa che può ritrovarsi nella eterna fiamma della fiaccola, che il maratoneta mantiene alta nella sua corsa.

.Franco beandone

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rinàscita dell Olintpisnto

Cinquantasette anni fa, un uomo lanciò dai banchi della Sorbona la idea nuova: la passione sportiva deve avere la sua giusta espressio­ ne: i Giuochi Olimpici. Le rovine di Olimpia che già in parte avevano riveduto la luce del sole, quel giorno furono simbolicamente presenti alla resurrezione del loro antichissimo significato. Alla chiusura dei lavori di quel Congresso, il barone Pierre de Cou­ bertin, l’uomo del giorno, pronun­ ciando alcune parole conclusive du­ rante il pranzo offerto con la chiùstira dei lavori, disse di rallegrar­ si che si fosse unanimemente vo­ tata: Il brindisi di Ih: Guiibertin

« Brindo alla restituzione di una idea vecchia di 2000 anni, che oggi come ieri agita il cuore degli uomini di cui essa soddisfa uno degli in­ teressi più vitali e, come si ha avu­ to occasione di dire, dei più nobili. Questi stessi delegati, hanno nel tempio della scienza inteso richia­ mare alle loro orecchie una melo­ dia assai più vecchia di duemila anni, ricostruita da una sapienza archeologica fatta dei lavori suc­ cessivi di parecchie generazioni. « La nuova che l’Olimpismo gre­ co è rientrato nel mondo dopo un’ecclisse di parecchi secoli è ora stata trasmessa ovunque. «L’eredità greca è talmente va­ sta, signori, che tutti, quelli i qua­ li nel tempo presente hanno con­ siderato l’esercizio fisico nei suoi molteplici aspetti, hanno potuto le­ gittimamente richiamarsi alla Gre­ cia che li comprendeva tutti. Gli uni hanno visto nella pratica spor­ tiva un mezzo per la difesa della patria, gli altri per la ricerca della bellezza fisica e della salute, per il sano equilibrio dell’anima e del corpo, altri infine per quella sana ebrezza del sangue che si è soliti chiamare: la gioia di vivere, e chenon troviamo in alcuna attività co­ si intensa e così squisita come nel1 esercizio fisico. « A Olimpia, Signori, c’era tutto­ questo, ma c’era anche qualche co­ sa di più che non si è ancora osa­ to formulare perchè col Medioevoe caduta una specie di discredito-

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sulle qualità del corpo che sono state isolate dalle qualità dello spi­ rito. Recentemente però le prime sono state ammesse a seguire le se­ conde, per quanto ancora le si trat­ tino come schiave e ogni giorno si facciano sentir loro la dipendenza e l’inferiorità. « Questo è stato un errore im­ menso di cui è per così dire, im­ possibile calcolare le conseguenze scientifiche e sociali. In definitiva signori, non ci sono nell’uomo due parti: il corpo e l’anima; ce ne so­ no tre: il corpo, lo spirito e il ca­ rattere; il carattere non si forma affatto con lo spirito; egli si forma soprattutto per il corpo; gli antichi lo sapevano: i nostri padri lo han­ no dimenticato e noi lo ricordiamo penosamente. « Questi della vecchia scuola, si sono divertiti al vederci tenere le nostre assise in piena Sorbona; essi hanno sentito che noi eravamo ri­ belli e che avremmo finito col get­ tare a basso l’edifizio della loro vi­ scida filosofia. Ed è vero, signori, noi siamo dei ribelli ed è per que­ sto che la stampa la quale sempre ha sostenuto le rivoluzioni dei ben pensanti, ci ha compresi e aiutati ed io voglio qui, per inciso, di tutto cuore ringraziarla. « Io mi meraviglio e mi scuso, si­ gnori, per aver tenuto questo lin­ guaggio e di avervi intrattenuti a queste altezze. Se io continuassi, questo allegro champagne svapore­ rebbe per la noia. Io mi affretto dunque a rendergli la parola ed ele­ vo il mio bicchiere all’idea Olim­ pica che ha attraversato le brume dei tempi come un raggio di sole potente, tornando a schiarire per noi di una luce di gioiosa speranza lo inizio del ventesimo secolo ». Queste le frasi con le quali Pier­ re de Coubertin cementava nel suc­ cesso della sua iniziativa la consa­ crazione della sua vita all’idea olim­ pica. Mai abbastanza bene si potrà dire •di quest’uomo al quale i diversi Sta­ ti del mondo debbono il saldo le­ game che ogni 4 anni li avvicina, quali che siano gli odii e le contro­ versie, nella solenne e superiore at­ mosfera dello Stadio Olimpico. Il

linguaggio che qui parlano gli atle­ ti di ogni parte del nostro mondo è universale: è il linguaggio delia forza e dell’intelligenza unite nel massimo sforzo della « prova », nel­ l’ambito di regole feniche che, gra­ zie all’Olimpismo, sono uniche in tutto il mondo.

Il segreto ili vita del C. I. 0. Il Comitato Internazionale Olim­ pico è stato, da oltre cinquantanni, il più forte organismo internazio­ nale. Infatti, mentre nella morsa delle due successive guerre mondiali, tut­ te le altre internazionali e quella stessa, famosa, Società delle Nazio­ ni, crollavano ed erano sostitui­ te da nuove istituzioni i cui nuovi ordinamenti e programmi altro non erano che una grande critica ai pre­ cedenti, il CIO ha, pur in mezzo a tanto grandi sconvolgimenti, po­ tuto celebrare il suo cinquantena­ rio, e riprendere, al domani dei conflitti, la sua attività di organiz­ zazione dei Giuochi Olimpici. L’VIII Olimpiade fu celebrata nel 1920 cioè a due anni di distanza dall’armistizio del 1918 e ne furono escluse soltanto le nazioni vinte: Austria e Germania, Ma l’Olimpiade che seguì vide già l’Austria pre­ sente e nel 1928 anche la Germania. Altrettanto è avvenuto con i Gio­ chi Olimpici tenuti nel 1948 a Lon­ dra e a Saint-Moritz. Ma come, vien fatto di doman­ darci, ha potuto il CIO sostenersi? Quale è e quale è stata la sua forza? Come un atleta tiene la sua forza e la possiede nella propria costitu­ zione fisica, così il Comitato In­ ternazionale Olimpico ha e possiede la propria forza nella sua originale costituzione giuridica. Costruito dall’alto in basso, eleg­ gente egli stesso i suoi membri che come suoi ambasciatori vengono ac­ creditati presso i loro stessi paesi, esso è superiore a qualsiasi influen­ za politica nazionale o internaziona­ le. Non solo, ma è esso stesso una potenza alla quale si rivolgono tut­ te le nazioni del mondo e che non può essere nè ignorata nè soppressa. Esso domina il movimento spor­ tivo mondiale scegliendo le città in


Apoteosi dell’idea olimpica all'inaugurazione dei Giuochi di Londra

cui celebrare i Giuochi Quadrien­ nali, sorvegliandone l’organizzazio­ ne finché i Comitati Olimpici Na­ zionali non assicurino la partecipa­ zione di ogni paese ai Giuochi e fin­ ché le Federazioni Sportive Inter­ nazionali non si assumano la re­ sponsabilità della perfetta rispon­ denza tecnica alle loro discipline, dello svolgimento delle prove, della designazione dei giurati, del con­ trollo dei records, ecc. Con il CIO che agisce dall’alto in basso e i Comitati Olimpici Na­ zionali e le Federazioni Sportive In­ ternazionali che agiscono dal basso verso l’alto, si è creata la felice for­ mula che ha assicurato ed assicura, non solo la stabilità della celebra­ zione dei Giuochi Quadriennali, ma anche un sempre maggiore sviluppo del movimento sportivo moderno. E’ infatti grazie all’Olimpismo che molti sport sono universalmente conosciuti e praticati seguendo identiche regole tecniche, cosicché la gioventù di tutto il mondo ci-

vile può, anche fuori dello Stadio Olimpico, misurarsi nella forza e nella destrezza. Ma più profonda che ogni altra, più viva che l’organizzazione e gii schemi costitutivi, la ragion d’esse­ re dell’idea Olimpica e in essa di qualsiasi forma di sport (sia esso la grande come la piccola compe­ tizione, sia rincontro tra atleti di due nazioni diverse come quello fra due gruppi di ragazzi della stessa città) sta nella profondità del dia­ logo che qui si stabilisce. Un dia­ logo questo che non conosce distin­ zione di razza, o di religione o di nazione, che non conosce distinzioni sociali, ma che parla diritto al cuore di tutti. L’atleta ù un uomo migliorato in ogni senso dallo sport Il sacrificio e la costanza, la ne­ cessità di conoscersi e di dominar­ si, la tensione verso la meta in­ nocua e pur grande del primato, modellano il carattere dell’atleta,

ne fanno l’uomo vero, l’uomo de­ gno di rappresentare un popolo. Ma la concezione olimpica delio atleta lo vuole anche puro. Per que­ sto nel 1947, al Congresso del Co­ mitato Internazionale Olimpico che ebbe luogo a Stoccolma fu affron­ tata la spinosa questione di dare una volta per tutte una definizione dell’atleta « dilettante » (di quello cioè che ha diritto a partecipare ai Giuochi Olimpici) fissata in questi termini: «un dilettante è colui che si dedica e si è sempre dedicato per passione e distrazione, o per la sua « forma » fisica e morale alla pratica dello sport, senza trarne al­ cun profitto materiale direttamen­ te o indirettamente e, secondo le re­ gole della Federazione Internazio­ nale dello sport da lui praticato. Dunque l’atleta degno dello Sta­ dio Olimpico è un uomo vero e un uomo puro. Una figura invidiabile da ciascu­ no di noi. E quello che preme sottolineare è che egli non era un predestinalo,

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ina al massimo uno « ben dotato » come ce ne sono tanti. Egli non deve perciò questa sua nobile fisionomia ad un particolare e fortunato stato di grazia, egli la deve prima di tutto ad un suo per­ sonale spirito di sacrificio; secondo: alla sua passione i----- :----- ----‘--------------sportiva, terzo: allo sport; e per quanto ultimo nella scala dei valori: allo sport soprattutto. Luminosi tifar Ih mi

* Lo sport ò scuola di coordina­ mento, ricerca di stile, costante ana­ lisi dei movimenti, meticoloso studio dei minimi particolari. Considera­ te che il programma sportivo trion­ fa nel momento del turbamento e della sconfitta, perchè risponde pro­ prio in queiristante a q ‘ questa ricerca di equilibrio che stimola :~Ca profondamente gli spiriti. L’applicazione delle forze ad uno scopo sempre rinnovantesi è la base stessa della vita del saggio. Così Paul Valéry. «Lo scopo del Movimento Olim­ pico è di creare un genere umano migliore, migliore non solo dal pun­ to di vista fisico ma anche da quel­ lo della nobiltà d’animo... ». Così Sigfrid Edstróm attuale presidente del Comitato Internazionale Olimpi­ co nel suo discorso all’apertura del Congresso di Copenaghen. E ultima, quella che, in un lin­ guaggio semplice e poetico, scaverà ancora più profondamente l’intimo significato dello sport nella vitala parola di Pierre de Coubertin. « Vivere è semplice perchè lottare è semplice. Il buon lottatore sa at­ tendere senza scoraggiarsi; egli si piega ma non rinuncia. Se l’impos­ sibile gli si para davanti egli lo ag­ gira e va più lontano. Se il fiato gli manca si riposa e aspetta. Se è messo fuori combattimento, inco­ raggia i suoi compagni con la pa­ rola e la presenza. E quando anche tutto crolli intorno a lui, la dispe­ razione non lo penetra mai. Vivere è solidarietà perchè la lot­ ta è solidarietà. Dalla mia vittoria dipendono altre vittorie di cui io non saprò mai le ore nè le circo­ stanze e così la mia sconfitta ne comporta altre, le cui conseguenze si perdono nell’abisso delle respon­ sabilità sconosciute. Colui che era avanti a me ha raggiunto, verso sera, il luogo da cui ero partito questa mattina e quello che viene dopo, mi supererà traendo profitto dal pericolo che supero e dai tranel­ li che segnalo. Vivere è bello perchè lottare è bello — non la lotta bestiale, frut­ to della tirannia e delle sue malva­ gie passioni, quelle cagionate dal­ l’ignoranza e dalla grossolanità — ma la santa lotta delle anime che cercano la verità, la luce e la giu­ stizia ». Ludovico Salvi

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AGONISMO E

SALUTE PUBBLICA

Ormai i vecchi atleti, specializzati o sportivi in genere, sono in gran numero i-.i tutto il mondo, e possono fornire ampio materiale di studi e osservazioni clinici su un argomento che sta molto a cuore della medicina moderna, e particolarmente dei medici sportivi, con natu­ rale riflesso negli studi e negli studiosi di sociologia. Con particolare cura si vuol conoscere se la pratica agonistica nei diversi sport possa esercitare influenza favorevole negli acini della maturità e della vecchiaia, oppure si renda fonte di inconvenienti seri, di malattie e di rapido processo di invecchiamento. In proposito di « agonismo e salute pubblica » anche l'organo uffi­ ciale della Federazione inglese dei medici, « British Medicai Journal » si è occupato degli effetti che lo sport agonistico e campionislico ha sulla, salute degli atleti. Il giornale giunge alla conclusione che, nono­ stante le opinioni in contrario, gli atleti che hanno svolto un'intensa attitivà non hanno nella loro vecchiaia affezioni cardiache o altre malattie con frequenza superiore alla media. Il « British Medicai Journal » interviene nella questione sulla base di diverse statistiche e ricorda che già nel 1873 venne fatta una esau­ riente indagine sullo stato fisico di tutti i campióni di canottaggio che avevano partecipato alle maggiori gare dal 1829 al 1869. Il canottaggio agonistico deve essere considerato certamente uno degli sports più faticosi. Nonostante ciò, dei 294 canottieri considerati ne erano in vita, 44 anni dopo, 254. La loro probabilità media di sopravvivenza risultava, secondo le tabelle deH’cpoca, di ci’.iquc anni superiore alla media. Una simile in­ chiesta fu effettuata all’università di Harvard, con gli stessi risultati, su tutti i canottieri dell’università degli ultimi 40 anni. Il « Journal » conclude: « Benché non vi sia motivo per affermare che Io sport agoni­ stico prolunglii la vita, bisogna respingere tutte le affermazioni in con­ trario ». Studi o statistiche di cui sopra si sono rivolti invero allo sport più di molti altri sospettato di lasciare in ricordo sensbili disturbi cardiaci a chi lo ha esercitato: il canottaggio. Se esso, che al termine d'una regata combattuta lascia talvolta gli uomini sfiniti, nonrpuò es­ sere incolpato di conseguenze gravi anche a lunga scadenza, gli altri sport debbono ancor meno offrire il fianco a imputazioni circa la loro funzione sull’organismo umano. S’intende, si parla di sport esercitato razionalmente, e sotto la guida di esperti, nei giovani, e con sufficiente autocontrollo negli adulti. E allora, lo sport praticato agonisticamente, oltre ad allenare il fisico nel sostenere gli sforzi più duri, a consentirgli sempre un mar­ gine di sforzo ulteriore, conduce a una superiore elasticità, una vera e propria maggiorazione dei riflessi mentali, a una prontezza di scatto dei muscoli, le quali hanno il loro grande valore in tutte le forme della attività quotidiana, nel lavoro, nello studio, nelle formulazioni di pen­ siero e sua espressione. Anche la Federazione Italiana dei Medici Sportivi sta elaborando una interessante inchiesta sul vecchi campioni sia di valore eccezio­ nale che di valore modesto: il motivo non è di vedere come funzionano ancora le tempre eccezionali d’un tempo, ma come si mantengano in media coloro che hanno effettivamente praticato sport. Sin d’ora possiamo informare, per particolare conoscenza di casi numerosissimi, che 1 « vecchi sportivi » si mantengono in grande mag­ gioranza nelle migliori condizioni di salute, tanto più soddisfacenti in quanto abbiano perseverato nell’osservanza di - una vita morigerata. E se, inoltre, l’attività sportiva non si è troncata di colpo, ma è andata saggiamente decrescendo e magari scegliendo forma più attenuata, col passare degli anni, fino a ridursi, nella vera e propria vecchiaia alla passeggiata salutare e a esercizi di corpo libero appropriati. Sull’argomento, < sport e vecchiaia » importantissimo, poiché im­ porta e la longevità e la efficienza fisica, mentale e dinamica delle classi anziane, con la loro esperienza cosi necessarie alla vita pubblica, torneremo nel prossimo fascicolo di « Stadium » con un interessante ar­ ticolo di Sisto Favre.


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TIRO A SEGNO SPORT MISCONOSCIUTO

4<-O.3O->4— Il bersaglio regolamentare per il V/etterly mod. 1870-87 e per il fucile mod 1891.

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UALE altro sport potrebbe contendere al Tiro a Segno il primato della refrattarietà al bacillo del tifo? forse il Golf, forse il Polo a cavallo; ma mentre un ben nutrito scroscio di applausi o qualche grido di incitamento da parte degli spettatori, non reche­ rebbero alcun disappunto, neppure nei momenti cruciali delle gare, ai prati­ canti di questi sports, ben altro effetto produrrebbero ad un tiratore, mentre sta sparando una serie in una ripresa impegnativa. La necessità del raccoglimento asso­ luto, del concentramento di tutte le fa­ coltà intellettuali oltreché fisiche, è es­ senziale per il tiratore che, prima di scattare il colpo, deve cogliere l'attimo nel (piale il centro del bersaglio si tro­ va sul prolungamento della linea ideale che parte dal suo occhio e raggiunge il mirino attraverso la tacca di mira e cercare che quell'attimo si prolunghi i] più possibile. Egli non potrebbe in mo­ do assoluto sopportare la (Estrazione che immancabilmente provocherebbe in lui, anche il più lieve cenno di in­ citamento o di applauso che venisse dal pubblico presente al suo tiro. Ed è perciò che non potendo in al­ cun modo manifestare la propria ap­ provazione o contribuire col proprio entusiasmo a raggiungere i risultali mi­ gliori, le masse si disinteressano dello sport del Tiro a Segno e non sono at­ tratte a praticarlo. Nascita e primi anni del tiro a segno

Eppure chi vi si è cimentato, anche occasionalmente ed ha scoperto in tè stesso i requisiti necessari per riuscire.

si sente attratto da questo sport quanto e forse più che da qualunque altro. Troppo lunga, sebbene interessante, riuscirebbe una storia di questo sport, quando se ne facessero risalire le origini alla necessità, manifestatasi per l’uomo al suo apparire sulla terra, di colpire gli animali scopo difensivo, o per procurarsi i necessari alimenti. Si dovrebbe in questo caso incominciare dalle pietre (cagliate a mano e quindi con la fionda e giungere al fucile at­ traverso l’arco, la balestra, la colubrina e l’archibugio. Dal punto di vista sportivo, per quan­ to anche in precedenza si fossero avute delle associazioni di arcieri, di bale­ strieri e di archibugieri, l’atto di na­ scita del Tiro a segno, in Italia, si può far coincidere con la promulgazione della legge che, nel 1882, lo pose alla diretta dipendenza del Ministero della Guerra. Lo scopo cui mirava quella legge, era quello dell’addestramento alle armi de) maggior numero possibile di cittadini. Perciò la frequenza alle esercitazioni, documentala da uno speciale libretto di idoneità teorico-pratica, era necessaria per ottenere il permesso di porlo d’ar­ mi da caccia per i minori, per ritar­ dare agli studenti universitari la chia­ mata alle armi e per essere esentati dai richiami, nella maggior parte dei casi. La pratica agonistica del Tiro a Segno doveva servire oltreché pel perfezionamento dei migliori, per attrarre, attraverso le gare, il maggior numero possibile di praticanti. Promulgata la legge si costituirono subito le prime «Società» denominate secondo l'ordinamento gerarchico «Se­ zioni » e sorsero, col contributo dello Stato nella spesa, i primi poligoni dì tiro, mentre il Ministero, che ne eser­ citava il controllo sul funzionamento, provvedeva alla fornitura dell" armi e delle munizioni e metteva anche a di­ sposizione delle Sezioni, il personale militare necessario per le esercitazioni e per le gare. Et: prime gare

Come tutte le cose nuove anche il Tiro a Segno divenne presto di moda nel campo agonistico ed ebbe un primo periodo assai brillante; le gare *i suecedevano con grande frequenza ed i primi che le disputarono, pur essendo agli inizi della loro attività e quindi non in grado di conseguire ancora ri-

saltati di gran rilievo, riuscirono a col­ lezionare in breve tempo numerosi c ricchi premi offerti dal Governo, dalle autorità, da mecenati e dagli stessi pri­ vati che intravedevano nel nuovo sport una fonte più o meno vicina di utili. I tiratori non possedevano in quei tempi armi proprie, ma si servivano di quelle che, come si è detto, il Ministe­ ro della guerra metteva a disposizione delle Sezioni e che era lo stesso fucile in dotazione all'esercito, ossia il Wetterly Mod. 1870. modificato poi nel 1887. La precisione di quell'arma era già notevole, ma sempre di molto inferio­ re a quella raggiunta dalle armi ino. derno, appositamente studiate c costrui­ te per il tiro al bersaglio a scopo spor­ tivo. II bersaglio stesso era costituito da un rettangolo di carta azzurro-grigia, di in. 1,20 x 1,80 di lato, montato su tela juta e fissato ad un telaio di legno. Sul rettangolo erano tracciali due cerchi concentrici di diametro di m. 0,60 e di ni. 0.30 rispettivamente. La valutazione del tiro veniva fatta assegnando un pun­ to ai colpi che raggiungevano il ber­ saglio fuori dei cerchi concentrici, due punti ai colpi entro il cerchio di m. 0,60 di diametro e tre punti ai colpi entro il cerchio di m. 0,30 di diametro. Il bersaglio portava, come punto di riferimento per pigliare la mira, un di­ schetto bianco del diametro di 10 cm. detto visuale, che non veniva collocato al centro esatto del bersaglio, ma più o meno abbassato rispetto a quello, a «■econda della distanza dalla quale veniva effettuato il tiro; e ciò per tener conto della traiettoria seguita dal pro­ iettile. I tiri di esercitazione si effettuavano alle distanze di 100, 200 e 300 metri, quelli di gara a 200 ma più spesso a 300 metri. IIbersaglio del tipo descritto era quello regolamentare iter le esercitazio­ ni e quello generalmente adottato nel­ le gare « classiche » quali quelle di campionato, ma poiché la regolamen­ tazione dei programmi di gara non era ancora disciplinata da alcuna norma fissa o, comunque, ufficiale, le Società organizzatrici si sbizzarrivano a loro piacimento nel cren-ne altri più o me­ no razionali, nello stabilire il numero di colpi da sparare e nel fissare la po­ sizione, sempre peraltro regolamentare, nella quale tutti i colpi od una parte di essi dovevano essere sparati. Una prima modifica al bersaglio, la

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più elementare, venne introdotta per individuare i colpi più centrali, piaz­ zati entro il cerchio di 30 cm.; nel cer­ chio stesso ne venne iscritto un altro concentrico, di 10 cm. di diametro che prese il nome di « barilotto ». Altre va­ rianti limitarono il campo utile, sul bersaglio, ad un cerchio di 1 metro di diametro con un numero di suddivisio­ ni e quindi di punti, più o meno ele­ vato : da 1 a 5 o da 1 a 10. Un altro bersaglio che più si unifor­ mava ai principi per il quale il Tiro a Segno era stato istituito, e che lo stes­ so Ministero della Guerra adottò uffi­ cialmente specie per il tiro collettivo a squadre, era quello costituito da un certo numero di sagome in nero, su fondo grigio, rappresentanti uomini in piedi, in ginocchio od a terra, vale a dire nelle stesse posizioni regolamenta­ ri nelle quali sparavano i tiratori. Le dimensioni delle sagome corrisponde­ vano a quelle di un uomo di statura normale.

Il tiro di campionato Ma lasciamo da parte per ora i vari tipi di bersaglio, ideali il più delle vol­ te per attirare, con la novità, il mag­ gior numero possibile di concorrenti e torniamo al tiro più classico, quello di campionato. Questo, nelle gare ufficiali comprendeva un numero di colpi, 18 o 30, che dovevano spararsi, in tre ripre­ se di 6 o di 10 colpi ciascuna, nelle tre posizioni regolamentari. Col fucile Wettcrly mod. 1870-87, un tiratore poteva ritenersi degno di aspi­ rare al titolo di campione o ad una piazza d’onore quando, nelle tre posi­ zioni e sul bersaglio diviso da 1 a 3, era capace di ottenere una media di 2 punti e mezzo, vale a dire, una somma di 45 punti sul massimo di 51-, con 18 colpi « di 75 punti, sul massimo di 90, con 30 colpi. Il Ministero della guerra, convinto della utilità del tiro agonistico, anche nel campo della propaganda pel ma­ neggio delle armi, volle dare un rico­ noscimento tangibile di tale sua con­ vinzione e cominciò ad assegnare come premi per le gare di campionato, alcu­ ni fucili, con le stesse caratteristiche di quelli in dotazione alle Sezioni, ma di costruzione specialmente accurata e muniti di canne scrupolosamente con­ trollate e tali da poter assicurare una maggior precisione alle armi stesse. Naturalmente queste armi divennero dapprima proprietà esclusiva dei tira­ tori più abili i quali si trovavano così sensibilmente avvantaggiati sulla massa dei concorrenti, ma in seguito, essendo­ sene estesa sempre più la distribuzione, anche quelli meno provetti poterono entrarne in possesso, sicché il livello medio dei risultati subì un discreto au­ mento. Inoltre il Ministero iniziò una rifor­ ma nell’armamento dcH’csercito sosti­ tuendo al Wetterly mod. 1870-87 il nuo­ vo fucile mod. 1891 di calibro minore del precedente ina di precisione molto superiore, tale da essere considerato

uno dei migliori fucili in dotazione al­ l'esercito, in quell'epoca.

Con la sostituzione dell’arma e la progressiva distribuzione di essa alle Sezioni del Tiro a Segno i risultati con­ tinuarono il progressivo miglioramen­ to; inoltre furono gli stessi tiratori clic, entrati in possesso delle armi, escogi­ tarono piccole modifiche specialmente al congegno di scatto, al’a tacca di mi­ ra ed al mirino, per renderle sempre più idonee ad ottenere risultali esatti.

Il vecchio bersaglio non soddisfa più si cercano armi perfetti: Raggiunto questo scopo, si affacciò il problema di studiare un nuovo tipo di bersaglio, riservato esclusivamente per le gare che consentissero una più esatta valutazione ed una maggior graduatoria dei risultali. Si cominciò quindi col di­ minuire la superficie del campo utile, riducendolo ad un circolo di 1 metro di diametro e col suddividerlo, mediante cerchi concentrici, dallTtno al cinque. Si ritenne anche opportuno di variare il colore del bersaglio, sostituendo al fondo grigio il fondo bianco ed alla vi­ suale bianca di 10 centimetri, una vi­ suale nera di 40 centimetri collocata perfettamente al centro e non più ab­ bassata rispetto a quello. L’innovazione non incontrò subito il favore unanime dei tiratori; molti fu­ rono quelli che la giudicavano ottima e pienamente rispondente alle mu­ tate esigenze del tiro, ma molti ancora avrebbero preferito lasciare le cose al­ lo stato « quo ante », essendo ormai as­ suefatti al bersaglio del vecchio tipo e ritenendo che il nuovo avrebbe pregiu­ dicato i buoni risultati che avevano già conseguito e che speravano ancora di conseguire. Naturalmente le divergen­ ze più accentuate si concentrarono sul colore del bersaglio, dovendosi senz’al­ tro riconoscere l’utilità di una sua mag­ giore suddivisione. Contemporaneamente, la divulgazione non solo in Italia, del Tiro a Segno co­ me disciplina sportiva, aveva pesto sul tappeto un altro problema: quello della costruzione di armi specialmente adatte e quindi di alta precisione. In tale cam­ po l’Italia non si trovò all’avanguardia negli studi e, pur vantando tradizioni famose nella fabbrica delle canne da fucile, fra le quali erano giudicale uni­ versalmente ottime quelle di Gardone Val Trompia e quelle di Terni, lasciò l’iniziativa ad altre nazioni, fra le quali eccelsero la Germania, l’Ingliìlterra e. sopra tutte le Svizzera.

L’eccellenza di tali armi, carabine e pistole e la possibilità di conseguire per mezzo loro risultati enormemente supe­ riori a quelli che si potevano ottenere con l’arma da guerra, indussero anche i migliori tiratori italiani a procurar­ sene ed a familiarizzarsi col loro uso. 11 loro impiego però, data la evidente superiorità, venne limitato ad alcune speciali categorie, aperte alle armi li­ bere ed alle gare internazionali.

(■’llninnn Tiratori Italiani

Nel 1891 i tiratori italiani convinti ormai della propria maturità sportiva, ritennero opportuno di riunirsi in un organismo che, pur riconoscendo la di­ retta dipendenza del Tiro a Segno dal Ministero della Guerra, si occupasse della disciplina del Tiro a Segno dal lato agonistico, dando una razionale re­ golamentazione alle gare, occupandosi dell’indirizzo dei tiratori alle varie spe­ cialità. della formazione delle squadre rappresentative nazionali e del miglio­ ramento delle armi e delle munizioni. Sorse così l'« Unione dei tiratori Ita­ liani », con sede a Milano, che ebbe come suo primo presidente il dott. Car­ lo Bisogni e come suo organo ufficiale la rivista «11 Tiratore Italiano», fon­ data e diretta dal comm. Arturo Magagnini, valoroso tiratore ed uno dei pro­ motori delTUnionc stessa. Ma ad attestare il riconoscimento del carattere sportivo, anche nel campo in­ ternazionale, del Tiro a Segno, venne­ ro nel 1896 le prime Olimpiadi moder­ ne di Atene, che lo inserirono nel pro­ prio programma. Escluso dai programmi olimpici di Parisi nel 1900 e di S. Louis nel 1901. il Tiro a segno vi rientrò nel 1908 a Londra e nel 1912 a Stoccolma, rimunendovi sino ad oggi, con la sola ecsezione delle Olimpiadi del 1928 ad Amsterdam. Ammesso nel programma sportivo in ternazionale. il Tiro a Secno non si ac­ contentò delle manifestazioni a ciclo quadriennale come le Olimpiadi, ma volle a sua volta dar vita asl una pro­ pria LTnione Internazionale, che avesse il compito di organizzare annualmente, a turno nelle varie nazioni aderenti, gare internazionali alle varie armi, clic presero il nome di «Matches»; il pri­ mo dei quali fu disputalo a Lione nel 1897.

Canpinni d’un tempo che fu Riservandoci di riprendere T argo­ mento nel prossimo numero, per trat­ tare gli sviluppi del Tiro a Segno dal­ la fine della prima guerra mondiale ad oggi, riportiamo intanto i nomi dei vincitori delle principali manifestazio­ ni svoltesi sino al 1915. Tiratori italiani vincitori dei campio­ nati nazionali nelle Gare generali (a ci­ clo quadriennale, non sempre regolarci : 1890 - Megliola Raffaele (Roma) 1895 - Simoncelli Amedeo (Roma) 1898 - Ticchi Riccardo (Livorno) 1902 - Calcaprina Attilio (Firenze) 1907 - Ticchi Riccardo (Livorno) 1911 - Roggero Giuseppe (Milano) Tiratori italiani vincitori di « Matches t- internazionali-. 1901 - Valerio ing. Cesare ‘Torino), armi libere, in piedi • Lucerna 1902 - Conti Attilio (Milano), armi li­ bere, a terra - Roma 1904 - Bonicelli dott. Daniele (Bre­ scia), armi libere, in piedi Lione (Continua)

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n ome nell’antica Grecia i ginna­ si siarchi erano profondi in medi­ cina e la professavano — erano atleti, medici e filosofi, e alcun' grandi poeti e drammaturghi come Eschilo, Sofocle — così vedremo tra non molto le discipline spor­ tive controllarle i medici, o stret­ tamente seguirle. In Italia siamo già abbastanza avanti su tale strada; i medici sportivi si vanno moltiplicando, e il CONI e ‘in esso la Federazione Medici Sportivi svolgono la più me­ ritoria attività in proposito. In seguito a tale opera valida­ mente sostenuta dal gruppo sporti­ vo parlamentare, e della quale "Stadium” già si è diffusamente interessato, la legge sulla tutela sanitaria delle attività è stata pro­ mulgata, e la Gazzetta Ufficiale in data 9 u. s. ne ha pubblicato il te­ sto relativo. E prossimamente avre­ mo anche gli esami di specializza­ zione per medici sportivi. Infatti, a norma dell’articolo sei della suddetta legge, che sancisce l’obbligo dell’esame per acquisire il titolo di medico sportivo effet­ tivo, la F. M. S. I. ha stabilito di indire una prima sessione di esami, riservata solamente ai medici spor­ tivi già affiliati alla F.M.S.I. allo atto della pubblicatone della leg­ ge per il rilascio del suddetto at­ testato. Pertanto i medici affiliati alla F.M.S.I. che intendono partecipare a qiiesta sessione d’esami devono inviare alla Segreteria della F. M. S.I. - Stadio Nazionale, Roma, una domanda in carta legale da L. 24 con l’indicazione delle generalità, residenza, mimerò d’iscrizione allo Ordine dei Medici e numero di tes­ sera della F.M.S.I. entro e non ol­ tre il 15 febbraio 1951. Tale doman­ da dovrà essere accompagnata da una tassa d’esame di L. 500 da in­ viarsi a mezzo assegno bancario. Gli esami consisteranno di. una prova scritta su un tema di Medi­ cina sportiva, che si terrà a Roma il 4 marzo 1951 in luogo ed ora che saranno tempestivamente e perso­ nalmente comunicati di singoli can­ didati che avranno inviato la do­ manda. Coloro che saranno ritenu­ ti idonei alla prova scritta, ver­ ranno successivamente convocati per gli esami orali con precisazione di sede e data di presentazione. Nella seconda quindic na di mag-

gio avrà luogo a Roma l’unico cor­ so per l’anno 1951 di aggiornamen­ to in medicina sportiva. A questo corso potranno partecipare tutti i medici che, non essendo ancora af­ filiati alla F.M.S.I., intendono de­ dicarsi a questa particolare bran­ ca di medicina. Il programma del corso compren­ de oltre alle lezioni di fisiologia e traumatologia sportiva anche con­ ferenze stilla tecnica dei vari sport, che saranno tenute da noti compe­ tenti. Così i nostri sportivi e atleti, po­ tranno godere di tutte le migliori e più razionali cure e garanzie a nutrire la loro' passione c tutelare il loro avvenire.

rò... chi rilegge Omero, le la spas­ sa un mondo stille collere di Gio­ ve, specie quando la moglie Giu­ none gli faceva perdere il lume da­ gli occhi. La lettura di Omero vale inoltre a erudire sullo sport come visto e praticato dagli Elleni.

s

i apprende da Copenaghen che il caso clamoroso recentemente de­ plorato della somministrazione di eccitanti agli atleti, è staio discus­ so dalla Federazione Danese degli Sports. La questione era stata aper­ ta per iniziativa del medico Ove Boje, il quale avrebbe accertato che ai canottieri danesi partecipanti ai Campionati Europei di Milano ven­ nero date delle pillole di androstina. La Federazione Danese degli i hanno domandato se ”Stadio Sport ha deciso di incaricare di Olimpionico” è detto bene... No, è detto malissimo. E’ un marchiano un’opportuna [inchiesta le autorità sanitarie governative, perchè sullo errore, che il proto testardo ha argomento venga fatta compietavoluto lasciare sotto la foto a pa­ mente luce. La questione è stata vi­ gina 3 della Rivista dello scorso vamente discussa e le autorità spor­ numero, fot oriproducente la visita tive danesi ritengono che per usci­ del Sindaco Rebecchini e colleghi all’inizio dei lavori per il nuovo re dell’equivoco sarebbe necessa­ Stadio olimpico o olimuiaco (de gurio vietare completamente l’impie­ stibus...) al Foro Italico. go di qualsiasi quantità di stimo­ lanti. Olimpionico è il vincitore alle Si ricorda a tale proposito che Olimpiadi e Giuochi Olimpici (ve­ ramente l’Olimpiade è lo spazio di non sempre i sospetti del genere quattro anni intercorrente tra una sono fondati. Così ad esempio in un celebrazione di Giuochi Olimpici e recente Incontro internazionale di l’altra). E quindi dire Stadio Olim­ pallamano che la nazionale danese pionico è una assurdità, poiché lo aveva disputato in Svezia, un giuoStadio di per sé non potrà mai vin­ catore danese era caduto improvvi­ cere nulla. Oggi definiamo olimpio­ samente svenuto durante il giuoco nici anche i secondi e terzi classifi­ Ma fu accertato poi che egli era cati, poiché anch’essi salgono il po­ partito di casa nonostante un for­ dio e si assegna loro un secondo o tissimo mal di denti e che, per cal­ terzo premio. Gli altri concorrenti mare il dolore, aveva preso un nu­ sono olimpici, o meglio, come di­ mero eccessivo di analgetici, sino ceva Pindaro, olimpiaci. E tali si a prodursi una parziale intossica­ hanno a definire anche coloro che zione dell’organismo. vanno a prendervi parte attiva, si .4 Londra, nel 1948, fu invece pos­ capisce. sibile assistere nella fase finale del­ Resta a definire perchè si dice la maratona alla crisi di un cor­ Giuochi Olimpici e non olimpiaci. ridore che aveva evidentemente I Giuochi erano dedicati a Giove, fatto uso di stimolanti e che poco olimpico perchè abitava insieme con prima dell’arrivo era crollato a ter­ gli altri dèi consenti sull’Olimpo, ra incapace di riprendere la corsa che è la più alta montagna della mentre numerosi concorrenti da lui Grecia. E quindi erano olimpiaci an­ prima superati si avviavano versa elici giuochi insito onore celebrati il traguardo. E così olimpici, per legittimo ri­ Questa degli eccitanti è una del­ flesso... sono gli Stati e il CONI. le questioni più urgenti che lo sport internazionale deve risolvere, Quanto alla calma olimpica, pur tutti le Federazioni sportive do­ essa è l’attributo immediato di Gio­ vrebbero farsi premotrici di tale ve e gli altri dei abitatori dell’O­ campagna; è un altro lato dello limpo, calmi nella inalterabile cer­ sport, questo, da moralizzare. tezza della loro potenza. Però, pe-

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•ì' ROMA. - In ottemperanza alle de­ libare prese ed al mandato affidato alla Presidenza Federale dal Consiglio Direttivo della F.I.D.A.L. nella riu­ nione del 6-7 gennaio 1951. sono state stabilite le seguenti date per la di­ sputa dei Campionati Nazionali di Cor­ sa campestre: It Marzo - FOGGIA Campionato Nazionale maschile III serie (erg.; Unione Sportiva Foggia); 8 Aprile - PARMA - Campionato As­ soluto maschile e Campionato maschi­ le II serie (org.: S. A. Stella Azzur­ ra di Parma); 8 Aprile - CRENNA DI GALLARATE - Campionato d’Italia femminile (valido per tutte le serio) (org.: U. S. Crennese); 15 Aprile - se­ di varie - Finali Campionati Provin­ ciali della Scuola.

LONDRA - L’impiego nell’avia­ zione civile britannica di apparecchi a reazione viene considerato dagli esper­ ti aeronautici come uno dei maggiori sviluppi di quest'anno. La British Overseas Airways Corporation sta già provvedendo a mettere a frutto la su­ premazia goduta dall’Inghilterra nello sviluppo del motore a turbina c nella sua applicazione agli aerei, con l'in­ 1 111 n 1 trodurre in J*regolare servizio per la prossima primavera il de Havilland Comet. Questo apparecchio di linea a reazione, che è un vero vere distruttore di records ed il cui sviluppo t - è venuto a costare circa 4 milioni bilioni di sterline, è in grado di ra ggiungere le 590 miglia all'ora. In un primo tempo esso verrà impiegato .. „ sulla rotta LondraCairo e successivamente su quelle per Karachi e Calcutta. Prima della fine del 1951 si prevede che i Comet svol­ geranno un servizio regolare tra Lon­ dra e Sydney, ad una velocità superio­ re di 150 miglia all’ora a quella di qualsiasi altro apparecchio di linea. La prossima fase è prevista per il 1952 allorché un numero sufficiente dei 14 Comet ordinati dalla BOAC sarà di­ sponibile per estendere il servizio a Capetown. Dopodiché è previsto lo im­ piego del Comet alla rotta nord-atlan­ tica. ♦ PARIGI. - Viene annunciato che il salone Aeronautico di Parigi, mostra biennale della produzione aerea, ver­ rà organizzato nel 1951. dal 15 giugno al I luglio. E’ stato già insediato il Comitato Organizzatore che ha fissato la propria sede in Rue Galilèe n. 6 a Parigi. Il Salone dell’Aeronautica di Parigi è l’unica mostra che mette a diretto confronto la produzione aero­ nautica di tutto il mondo, dalla Unio­ ne Sovietica agli Stati Uniti. ♦ LONDRA. - Un nuovo p.l. primato sulla Nuova York-Londra è stato recentemente stabilito da un D. C. 6 della L.A.I., comandante „ il pilota Je---- - , -----------------Jla superato la distanza in 14 ore e 113 minuti. L’apparecchio era in volo regolare di linea.

♦ MILANO. - Bimotori Macchi 320 per la rete interna della Siciliaa entreranno in servizio fra non imolto, ^*1 L j risolvendo cosi brillantemente Wk molti problemi commerciali ce turistici che -1-la precarietà delle comunicazioni

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DATUTTO restri aveva esasperato. Il primo di questi apparecchi è stato consegnato in questi giorni all’aeroporto di Boccadifalco (Palermo). ì> COPENAGHEN. - Per un maggior potenziamento della Scandinavia» Airlines System è stato recentemente stipulato un nuovo accordo fra le com­ pagnie di navigazione aerea della Da­ nimarca, della Norvegia e della Svezia. Il nuovo accordo è già stato ratificato dai Parlamenti danese e svedese.

PARIGI. - Il Rey R 1 è un origi­ nale apparecchio ad ali articolate. Già collaudato, il Rey R 1 offre con la speciale costruzione delle sue ali no­ tevoli vantaggi di stabilità e di resi­ stenza ai duri colpi delle raffiche di bufera. Apparecchio da turismo per eccellenza raggiunge con due motori di 220 C.V. la velocità massima di 325 km. h.

♦ LINATE. - All’aeroporto di Linate sono stati tenuti voli dimostrativi da un nuovo elicottero triposto: l’Hiller 360. della E.L.A.

E3 ♦ ROMA. - Viene confermato che lo stadio olimpico sarà pronto per ospi­ tare nella primavera del 1952 rin­ contro di calcio Italia-Inghilterra. E’ quindi fin d’ora sicuro che il maggior avvenimento calcistico della prossima stagione sarà assegnato a Roma, dove già si svolse nel 1933 il primo confron­ to fra i calciatori nazionali d’Italia e d'Inghilterra.

■> MILANO - La Commissione Tec­ nica Federale della F.I.G.C. ha pub­ blicato gli elenchi degli iscritti nei ruoli dei direttori sportivi, allenatori, aspiranti, allenatori, medici sociali e massaggatori. Nella categoria dei di­ rettori sportivi, che è stata abolita, fi­ gurano i seguenti nominativi ai quali permane la qualifica di direttori spor­ tivi avendola conseguita prima dell’a­ bolizione: Baccani Ottavio, Biancone Vincenzo, Busini Antonio, Cecchini Ascanio, Copernico Roberto, Del Cit­ tadino Mario. Felsner Ermanno, Pa­ solini Angelo, Pistoiesi Alfio, PizzioD Mario, Savoiardo Amilcare e Ugoli­ ni Nello. ♦ ROMA. - La F.I.G.C. ha comunica­ to che rincontro Italia-Svezia è stato fissato per 1’11 novembre c.a., e che ]a partita Belgio-Italia sarà disputata nella primavera del 1952.

♦ ANKARA. - La militare italiana ha la rappresentativa Erano presenti 16.000 tro l’egiziano Osman

rappresentativa battuto per 2-1 militare turca. spettatori. Arbi­ Zaki.

> MILANO. - Quest’anno l’attribu­ zione del Trofeo Desgrange-Colombo avverrà dopo undici prove, essendo stata aggiunta la Liegi-Bastogne-Liegi. Nessuna modifica è stata apportata aH'assegnazione dei punti, che rimar­ ranno, per i mimi 15 classificati, i seguenti: 20, 17. 15, 13, 11. 10, 10. 9, 8. 7. 6, 5, 4, 3. 2, 1. Per il Giro di Fran­ cia ed il Giro d’Italia il punteggio ver­ rà raddoppiato. Si ricorda che per poter partecipare alla classifica finale del Trofeo Desgrange-Colombo i cor­ ridori dovranno aver disputato alme­ no una prova in Francia, una in Ita­ lia e una nel Belgio. Ecco l’albo d’oro del trofeo: 1948: In­ dividuale: Schotte - Per Nazioni: 1 Ita­ lia: 1949: Individuale: F. Coppi - Per Nazioni: 1. Italia; 1950: Individuale: Kubler - Per nazioni: 1. Italia. Ed ec­ co le prove valide per l’assegnazione del Trofeo nel 1951: 19 Marzo: MilanoSanremo (Italia) 1. Aprile Giro delle Fiandre (Belgio); 8 Aprile Parigi-Roubaix (Francia); 15 Aprile ParigiBruxelles (Francia-Belgio); 21 Aprile Freccia Vallone (Belgio); 22 Aprile Liegi-Bastogna-Liegi (Belgio); 19 Maggio-10 Giugno: Giro d’Italia; 16-23 Giu­ gno: Giro della Svizzera; 4-29 Luglio: Giro di Francia: 5 Agosto: Parigi-Tours (Francia); 21 Ottobre: Giro di Lombar­ dia (Italia). BRUXELLES. - Dopo più di venti anni di attività sportiva il velocista fiammingo Jeff Scherens si è ritirato definitivamente dalle piste. Jeff ha avuto una brillante carriera, per ben sette volte è stato campione mondiale assoluto di velocità e quindici volte campione belga. Durante la sua atti­ vità Jeff era chiamato: il gatto fiam­ mingo.

❖ PARIGI. - Secondo quanto annun­ cia la stampa sportiva francese, Bar­ tali con una squadra di 6 od 8 uomini prenderà parte alla • ParigDCosta Azzurra » che si svolgerà dal 12 al 17 marzo in 4 tappe.

♦ BUENOS AIRES. - L’argentino Marcos Ciani ha stabilito un nuovo primato nella Mille Miglia argentina, coprendo i 1609 chilometri del percor­ so in 12.46’59”8, alla media di 125,890. Il precedente primato era stato stabi­ lito appena un anno fa. Secondo si è classificato Oscar Galvez davanti a Juan José Blaquier.

♦ TRIPOLI. •• Si sta ricostituendo a Tripoli l'Automobile Club. Una delle prime iniziative del gruppo promotore è stata quella di fare un sopraluogo al circuito della Mellaha per osserva­ re lo stato degli impianti. E’ probabile che nel prossimo anno possa essere ri­ pristinato il Gran Premio di Tripoli.

♦ MILANO - La Casa Ducati ha an­ nunciato che con la motoleggera 48 cmc. intende attaccarsi al primato mondiale sulla distanza di 24 ore.


« ROMA - Sull'autostrada Roma-0stia-Roma ha ripetutamente provato uno scooter che. da informazioni di buona fonte, si preparerebbe e dar l'assalto ai primati mondiali della classe 125 cmc. La nuova macchina è dotata di un motore a due cilindri, carrozzeria completamente carenata. Nelle prove finora compiute avrebbe toccato la media di chilometri 160. Se­ condo il parere dei tecnici il piccolo bolide sarebbe già in grado di miglio lglÌO-­ rare tutti i limiti mondiali di velocità e di durata finora stabiliti. La nuova macchina si attaccherà ai primati mon­ diali nella prossima primavera, su di una pista straniera, che potrebbe es­ sere quella di Monthléry.

❖ STOCCARDA. - La nota fabbrica tedesca N.S.U. sta lavorando alla rifi­ nitura di una macchina da 500 cmc. con compressore, alla quale verrebbe commesso il compito di battere il re­ cord del mondo sul chilometro lancia­ to detenuto dal 1938 dal tedesco Henne (B.M.W.) con 280 orari. Il tentativo della N. S. U. verrebbe effettuato quanto prima sulla pista di Salt Lake. negli Stati Uniti.

❖ MILANO:- Le manifestazioni ita­ liane iscritte al calendario motocicli­ stico internazionale per il 1951 appro­ vate dalla Commissione Sportiva Na­ zionale sono: 6 gare di velocità in cir­ cuito e una gara Motocross e sono state stabilite per le seguenti date: 29 aprile: Circuito di S. Remo (se verrà accettato dalla F.I.M. lo spostamento dal 15 al 29); 6 maggio: Circuito di Ferrara; 20 maggio: circuito di Mo­ dena; 24 giugno: circuito di Roma; 5 agosto: circuito di Senigallia; 9 set­ tembre: Gran Premio delle Nazioni a Monza: 4 giugno: Motocross (loca­ lità da designare). > LONDRA. - La produzione bri­ tannica di automobili e le esportazioni continuano ad aumentare. La Società dei Fabbricanti e Commercianti di Automobili ha dichiarato che la pro­ duzione di veicoli in ottobre ha rag-

giunto il nuovo livello record di 11.250 alla settimana. La produzione di vei­ coli commerciali in ragione di 5.470 unità settimanali, è stata inferiore, ma le esportazioni di questa categoria hanno raggiunto un livello massimo e sono state valutate in Lst. 6,2 milio­ ni Le unità inviate oltremare durante il mese di ottobre sono ammontate a 36.790 automobili e 13.530 veicoli com­ merciali. I trattori agricoli prodotti in ottobre hanno raggiunto con 11.280 unità il più alto livello dell’anno.

♦ GLASGOW. - Nonostante che l’in­ dustria automobilistica britannica ab­ bia posto l’accento sulle esportazioni il numero dei veicoli a motore percor­ renti le strade d'Inghilterra. viene ora stimato in 4,1 milioni, ossia un mi­ lione in più che nel 1948. Sebbene il Belgio detenga il primato del più in­ tenso traffico stradale del mondo, con 17,7 veicoli per miglio, il Regno Uni­ to viene subito dopo con 16,9 veicoli (un veicolo ogni cento metri di strada). La stima per gli Stati Uniti è di 14.2. Tali cifre sono date nell’edizione 1950 delle Basic Road Statistics, pubblicata dalla Federazione Stradale Britannica. ♦ NEW YORK. - Secondo stime dell’Associazione dei Costruttori di auto­ mobili degli Stati Uniti, durante il 1950 sono stati costruiti 8.015.750 auto­ veicoli dalle fabbriche americane. La produzione di automobili private (G.672.700 unità) è superiore di circa il 30 per cento a quella dello scorso anno che fu anche essa una produ­ zione record. La produzione di autocarri ed auto­ bus (1.243.050 unità) è stata superiore del 18 per cento a quella del 1949, ma inferiore del 2,5 per cento a quella record del 1948. Le forze del lavoro impiegate nella industria automobilistica americana comprendono 715 mila operai addetti alla produzione e 125 mila impiegati, durante il 1950 sono siati pagati per salari e stipendi 2.700.000.000 di dolla­ ri, con un aumento del 22 per cento rispetto alla somma pagata nel 1949.

Alla fine del 1950 - sempre secondo l’Associazione dei Costrittori di auto­ mobili - erano ufficialmente registrati negli Stati Uniti ed erano in circola­ zione 48.484.000 autoveicoli, di cui 39.710.000 automobili private e 8.770.000 autocarri ed autobus.

4- NEW HAVEN. - L'americano Wayne Moore, dell’università di Yale, al­ lievo quindi di Bob Kiphuth, ha rea­ lizzato l'ottimo tempo di 4’36"8 sulle 440 yarde (metri 402.331) stile libero, nel corso di un incontro interuniversi­ tario. Dopo i tempi-record di Marsehall (4'36”4, 4’35”3), e quelli di Furuhashi sui 400 metri è questo il miglior « crono » mai registrato sulla di­ stanza. 6 GERMANIA. - Il tedesco Klein ha migliorato il proprio record d'Europa sui 200 m. a rana, portandolo da! tem­ po precedente di 2’ 32” 5 al tempo di 2'31’'38. A Innsbruck, Klein, nella pi­ scina di 33 metri si è avvicinato al record mondiale realizzando sui 100 metri a rana il sempo di l'17”l.

O CHICAGO, - E’ stata definitivamente fissata la data del 25 marzo prossimo per il tradizionale incontro dilettantistico Europa-America. Esso avrà luogo a Chicago. Un successivo incontro tra la squadra europea ed una seconda squadra americana si svolge­ rà a Washington il 5 aprile. La squa­ dra europea verrà designata, a Parigi, il 3 febbraio prossimo in occasione della riunione del Comitato Esecutive dell’A.I.B.A.

♦ NEW YORK. - Il campione mon­ diale dei pesi leggeri, Ike Williams si batterà il 20 marzo contro Art Ara-

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i- NEW YORK. - Il 12 gennaio scor­ ie» Ezzard Charles ha difeso il titolo iiondiale contro il trentaquattrenne .talo-americano Lee Orna. Ezzard ha ne 130 a K.O.T. il suo avversario alla decima ripresa per quanto fino a quel moment-, Lee si fosse tenuto assai in ■"amba. C- NEW YORK. - Al Madison Squa­ me Garden avrà luogo, probabilmente il 23 febbraio, rincontro per il titolo mondiale dei pesi piuma tra Sandy Saddler detentore del titolo, e Willie Pep sfidante.

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GARMISCH. - Nel quadro della settimana internazionale sciistica di Garmisch svedesi e finlandesi hanno dimostrato la loro superiorità nella specialità fondistica, conquistando i primi sette posti. II vincitore, lo sve­ dese Sigurd Anderson ha coperto il percorso (18 km.) nel tempo di 1 16’45' Nello slalom l’austrjaco Pi-avda ha preceduto il nostro campione Zeno Co­ lò. Sulla pista costituita dal famoso pendio olimpico del « Kreuzeck ». la discesa libera ha visto vincitore l’au­ striaco Engelbert Haider in 3 minuti e cinquantasette secondi netti, bat­ tendo di soli 3 decimi il nostro Colò. E ancora Colò si è trovato secondo dietro lo svedese Stig Sollander nella disputa dello Slalom valevole per la combinata alpina. Combinata che lo ha visto classificato al primo posto. La tedesca Annemarie Buchner-Fiscer ha vinto lo slalom e la combinata alpina femminile mentre la staffetta 4x10 è stata vinta dai finlandesi avan­ ti agli svedesi. Ha chiuso questa set­ timana sciistica di Garmisch la po­ derosa rivincita del nostro Colò sulle sfortune e sui... decimi di secondo, che ha schiacciato tutti i più quotati avversar! conquistando il primo pposto nello Slalom gigante. ❖ BARDONECCHIA. - La VI edizio­ ne dei Campionati Nazionali Studente­ schi di sci, sarà (organizzata come è or mai consuetudine dal Centro Sporti­ vo Italiano) tenuta a Bardonecchia sotto la formula originale di un « Tria­ thlon sciistico », nei giorni 16-17-18 febbraio e secondo il seguente pro­ gramma: venerdì 16 discesa obbligata gigante maschile: Sabato 17: gara di fondo maschile (Km. 8) e discesa ob­ bligata gigante femminile; Domenica 18: gara facoltativa di salto; staf­ fetta 3x5 Km. per rappresentative pro­ vinciali; discesa obbligata maschile e femminile. ♦ BORMIO. - Sul trampolino gigan­ te di Bormio si è tenuta la gara in­ ternazionale. di salto valevole per il Trofeo Daniele Castiglioni. Vi hanno partecipato oltre ai migliori saltato­ ri italiani. 7 austriaci e 3 svizzeri. Pri­ mo nella classifica l'austriaco Nouper Huper con quattro ounti di vantaggio su l'italiano Alfredo Prucker. L’Italia si è aggiudicata anche il terzo, quarto e quinto posto. TARVISIO. - Alla gara internazio­ nale femminile di fondo hanno preso parte circa venti concorrenti apparte­ nenti a sei nazioni diverse (Italia, JuCondirettore resp._ SISTO

Sped.

FAVRE

goslavia, Svezia. Francia, Austria, L'Italia vi si è classifica al quarto posto dietro alla Svezia.

ASIAGO. - Ai campionati naziopali di pattinaggio aitistico su _ghiacciò, tenuti nella pista dello Stadio dei Millepini ad Asiago, il primato assolu­ to è stato conquistato da Grazia Bar­ cellona e Carlo Fassi vincitori della gara a coppie e delle rispettive gare individuali. Conseguenza di questo campionato sarà che Carlo Fassi rap­ presenterà. unico pattinatore italiano. l'Italia ai campionati mondiali che si terranno a Milano. Infatti il giovane Fassi ha dimostrata una eccezionale abilità. I « passi doppi » in piena velo­ cità sono il suo forte e certi suoi salti a spaccata vere prodezze internazio­ nali. Sarà dunque certo degnamente che questo ottimo elemento difenderà i colori italiani. 4- TRENTO. - L’inccntro a cinque: Italia, Belgio, Francia, Austria. Sviz­ zera. tenutosi allo Stadio del Ghiaccio di Pine si ó concluso con l'afferma­ zione dell’italiano Enrico Musolino, re­ duce dai campi della Norvegia, che anche qui ha riportato vittorie sui 500 metri, nei 1500 metri e nei 3000 me­ tri. I 5000 metri non sono stati dispu­ tati per la precaria sicurezza del ghiaccio.

4- MONACO. - Di tournée in Euro­ pa, in attesa di disputare a Parigi il Campionato del mondo, la squadra ca­ nadese dei Manie Leafs, ha giuocato e vinto la sua quarta partita in Ger­ mania contro la squadra del Fuessen Club con un punteggio di 5 a 2. O GARMISCH - PARTENKIRCHEN. - Il Conte De la Fregeolière, Presiden­ te della Federazione di BOB. ha infer­ mato i nazionali tedeschi della inop­ portunità che essi partecipino ai Cam­ pionati Mondiali dell’Alpe d’Huez. Il Prefetto del Distretto ha infatti rifiu­ tato l'autorizzazione per timore che gli abitanti dql luogo provochino pubblici disordini. Dal canto suo anche il Quai d’Orsay non ha concesso il vi­ sto di entrata ai bobisti tedeschi. Il curioso è che l'anno scorso a Cortina furono proprio i tedeschi a votare per ['Alpe d’Huez contro il parere di nu­ merose altre federazioni favorevoli a Saint-Moritz in Svizzera.

<> OSLO. - Il Campionato europeo di pattinaggio sui 1500 metri è stato vinto dall'olandese Van der Voort che ha riportato la prova davanti ai nor­ vegesi Anderson e Aas. Il norvegese Anderson è però in testa alla classi­ fica dopo le tre prove finora disputa­ te con 141,627 punti contro i 143.750 dell’olandese . La gara dei 10.000 metri per caduta di Anderson e conseguenti danni ai pattini quando l’atleta sem­ brava ormai il sicuro vincitore, ha visto l’atleta ripetere da solo la pro­ va due volte, in quanto anche alla ri­ petizione è caduto. Per il tempo se­ gnato è risultato al comando della classifica, vincendo così il titolo di campione europeo. <*- MILANO. - Sulla pista di ghiac­ cio di Baseiga di Pine si sono svolti i campionati goliardici di pattinaggio di velocità che hanno visto la vittoria di Enrico Musolino del Cus Milano nei 500 metri e di Citterio pure del Cus Milano nei 3.000; in ambedue le gare Alberto Caroli, del Cus Milano è giun­ to secondo però nella classifica genec/c. Postale - Roma 1/10256

tale è primo con punti 108,366 davanti a Cittcrio che ne ha totalizzati 110.533.

<• CORTINA D’AMPEZZO. - La ga­ ra di discesa sulla pista olimpiaca del­ le Tofane, è stata vinta dall'italiano Eu­ genio Monti.

O ST. MORITZ. - L’italiano Nino Bibbia, che risiede a S. Moritz, ha vin­ to in quella località la Coppa « Barone Certzen » sulla ciesta Run. precedendo altri dodici concorrenti rappresentanti di sei nazioni. BERLINO. - Il campionato mon­ diale di bob a due, disputato all'Alpe di Huez, ha visto la vittoria dell’e­ quipaggio tedesco formato da Osler e Nizberi. I

<■ NIZZA. -Il 24 marzo si terrà a Nizza rincontro per la Coppa Caudi­ ni di fioretto tra le rappresentative d’Italia e di Francia. La Federazione francese ha designato a parteciparvi i seguenti tiratori: Baudoux, Bougnol, Euhan, Lataste, Netter, Noel e Romei.

& GAND. - Organizzati dalla Fede­ razione Belga si sono tenuti contem­ poraneamente, con la partecipazione di cinque nazioni, i tornei internazio­ nali alle tre armi. L’Italiano Manlio Rosa ha vinto il torneo di fioretto bat­ tendo con un chiaro punteggio di 5-3, 5-1 il campione belga De Bourguignon. Nella sciabola si è imposto l’espatria­ to olimpionico ungherese Mikla e al­ la spada il belga Delannoit.

4- TOKIO. - Alla Coppa Davis di que­ st’anno il Giappone sarà rappresenta­ to da tre campioni: Bunsho Nakano, già giocatore di Coppa Davis nel 1938. dal campione di singolo Jro Kumamaru, e da un altro valente tennista: Goro Fukikura. Nakano per quanto as­ sai anziano (37 anni), detiene ancora il titolo di singolo e di doppio ed è ritenuto in Giappone come uno dei migliori tennisti nazionali. 4- TOKIO. - Ai Giuochi Asiatici che si terranno a Nuova Delhi nei primi giorni di marzo, parteciperà anche il Giappone. Sarà questa per gli atleti giapponesi la « prova del fuoco » in vista della loro partecipazione alle Olimpiadi di Helsinki.

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