Stadium n. 2/1957

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La tecnica, nello sport, come nelle arti, non deve esser d’impac­ cio allo spiegamento delle forre spirituali, quali l’intuito, la vo­ lontà, la sensibilità, il coraggio, la tenacia, che sono, in fondo, il vero segreto di ogni felice succes­ so. Non basta il soggetto fisiolo­ gicamente perfetto, né l’osservan­ za scrupolosa di tutte le norme tecniche accumulate dalle espe­ rienze dei maestri, per ottenere una vittoria degna di ammirazio­ ne, e suscitatrice di entusiasmo. (Dal discorso del S. Padre del 9 ottobre 1955).

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COMUNICATI delle Commissioni

9n 3. pagina PALESTRA ATLETICA di FRANCO BETTELLA

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PROBLEMI

DELLO

SPORT

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SETTIMANALE DEL CENTRO SPORTIVO ITALIANO DIRETTO DA LUIGI GEDDA

Anno XII - H. 2 - Roma II Gennaio 1957

Al “GIOCHI,, DEL I960 I CESTISTI SARANNO VALIDAMENTE DI SCENA

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Molto rumore hanno fatto Bonatti e Gheser l’ul­ tima settimana dell’anno per la loro impresa sul bianco. L’opinione pubblica quando ne è sollecitata •sorime il suo giudizio e molti giornalisti, che avreb­ bero fatto ugualmente rumore se l’impresa fosse riu-¿cita. portando alle stelle i due scalatori, li hanno invece criticati per il troppo osare. Ricapitoliamo l’avvenimento. Bonatti e Gheser partono, alla vigilia di Natale, da Courmayeur per tentare la Direttissima del Bianco, detta della < poire >, del versante italiano, prima assoluta invernale. Incontrano al bivacco della lourche i due parigini Vicendon ed Henry che tentano invece la via normale detta della < Brenva >. Le due cordate si dividono. Bonatti e Gheser procedono bene, nonostante le grandi difficoltà superate dalle formidabili doti di Bonatti. A metà parete, la sera di Natale, 1 imprevisto: ne­ vica, nonostante le ottimistiche previsioni dei meteorologhi scrupolosamente consultati alla vigilia. La neve è la grande nemica delle ascensioni invernali ed anche estive. 11 Cervino d’estate all’asciutto è una comoda ascensione: diventa difficilissima se arrivano anche solo 10 centimetri di neve. Lo so per esperienza. Mi ha pescato alla capanna Amedeo di agosto una leggera nevicata. Il solo discendente dalla capanna è stato molto più difficile che l’intera ascensione compiuta felicemente altre volte. Bonatti con molto buon senso decide di spostarsi dalla via della < poire > in cui era impegnato e che per la nevicata era diventata impossibile, a destra sulla via molto più facile della < Brenva» dove può aiutare i due francesi che ritrova. I quattro uomini procedono assieme verso la vetta. Superate le mag­ giori difficoltà Bonatti e Gheser lasciano i francesi che procedono troppo lentamente dando loro appunlamento alla capanna Vallot (m. 4100) che raggiun­ gono 700 metri sotto la vetta sulla via del ritorno. 1 francesi per la nebbia e la neve perdono le piste degli italiani ed è la loro fine. Alla capanna A allot si svolgerà il dramma, quattro giorni più tardi, dei tentativi di soccorso da parte delle guide di Chamonix e degli elicotteri. Bonatti e Gheser. dopo aver atteso inutilmente i due francesi fino alle 9 del giorno successivo, abbandonano la Vallot e scendono per raggiungere la capanna Gonnella (ni. 5500). La discesa è difficilissima. si affonda fino alla coscia. Bonatti si vedrà aprire sotto di sè un crepaccio e sarà salvato da Gheser. Finalmente raggiungono la Gonnella e qui i soccorsi italiani li portano in salvo. Stando così le cose incolpare Bonatti di aver osato troppo è ingiusto. L’impresa di Bonatti era uno scherzo -rispetto al K2 e tutti gli italiani allora gioirono quando giunse la notizia del tricolore piantato sulla seconda vetta del mondo. D'altronde quella vittoria fu di uomini preparatissimi che violarono vette e pareti di 6. grado. Nè si dimentichi che chi compì l’ultimo rifornimento a Compagnoni e Lacedelli fu proprio Bonatti che resistette, mercè il suo allena­ mento e la sua preparazione ad una notte di bufera che lo sorprese nel ritorno tra il campo 8 c il campo 7. Non va dmenticato che Bonatti si sta preparando per una spedizione al Caracorum che dovrebbe fare con l’altro asso dell’alpinismo italiano che è Cassin. Quindi nè braveria, nè ricerca di pubblicità, bensì preparazione per altre imprese che hanno, come quella del K2, anche un valore scientifico. Non si può incolpare Bonatti di incapacità perchè Bonatti ha al suo attivo imprese anche di valore superiore che rispondono al nome di Grandes Jorasses, Gran Capucin, Petit Dru. Gli è andata male. Ci sono guide di valore che ALDO NOTARIO

Riconfermato il prof. Scuri alla presidenza la pallacanestro affronta il nuovo quadriennio

Le ultime abbondanti nevicate hanno posto tutti 1 centri invernali nelle condizioni ideali per sviluppare l’affascinante sport bianco. Anche le Società e gli atleti della neve del CSI sono all’opera, dopo una intelligente attività pre-sciistica. I campionati provinciali ormai prossimi metteranno in luce i nuovi elementi. Nella foto: il ricordo della riuscitissima edi­ zione dei nostri nazionali » dello scorso anno ad Asiago: il trio dell’altipiano Rigoni, Ca­ vagna e Stella, campioni di staffetta

Per quanto si prevedes­ se che non vi sarebbero state battaglie grosse in seno all’VIIl Congresso Fe­ derale della FI.P, non si sarebbe mai pensato, però, ad uno svolgimento così liscio, calmo, sonnacchioso addirittura. I motivi? Potrebbero essere pa­ recchi. Dal burrascoso primo congresso romano son pas­ sati tre anni e il tempo, si sa, lima ed asciuga. La opposizione si è sfaldata, dispersa; è diventata ad­ dirittura latitante se l’uni­ co < no > di una certa forza è stato pronunciato dal si­ gnor Ziccardi che — oltre il resto — ha invitato di­ speratamente alla tribuna qualche amico che lo so­

stenesse nella sua fatica. A proposito del signor Ziccardi, sappiamo che è un « vecchio > della pallacanestro, che si dichiara « amico > di Scuri mentre fino a ieri ci risulta che sostenesse sulle sue robu­ ste spalle il comm. Mairano. Lasciateci dire che il sentire il « modo > con cui sono state sviscerate certe critiche dove l’ironia e il sarcasmo hanno rasentato l’insulto e l’istrionismo so­ no stati in netto contrasto con la stretta di mano fi­ nale, che il citato signor Ziccardi ha voluto propi­ nare al prof. Scuri. Non è vero che la cri­ tica — distruttiva e non — si riassume nella forma e

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Le Olimpiadi di Roma Rinsaldare il carattere unitario dello sport italiano - Collaborazione tecnica fra CONI ed Enti dipendenti - Istituzione di Centri perma­ nenti di addestramento - Accelerare il processo evolutivo di taluni sport - Ingaggiare allenatori stranieri di provata capacità

ripiegare sulla costituzione a completamente libere di agi­ Roma di delegazioni federali re a loro piacimento; ma per che siano però investite della Roma il CONI non può sot­ necessaria autorità e del ne­ trarsi al dovere di offrire una cessario prestigio per colla­ più stretta collaborazione, sul piano tecnico, agli orga­ borare col CONI. Punto secondo: l’esperienza nismi che da lui dipendono: e nessuno deve dispiacersi di ha insegnato che il CONI non j può estraniarsi dalla prepa­ ciò: il buon esito organizza­ tivo e tecnico delle XVII 1 razione tecnica degli atleti I per assumersi, all’ultima ora, Olimpiadi impegna tutto lo tutte le responsabilità e tutti sport italiano in un durissi­ I gli oneri. Noi riteniamo che mo lavoro che, se equamen­ | la stessa Presidenza del CONI te diviso, non mancherà di | dare i migliori risultati. sia decisamente contraria al . Sarà il Consiglio Nazionale controllo delle Federazioni le | quali hanno bisogno di lavo­ del CONI a stabilire i limiti 1 rare con una certa libertà e di questa cordiale collabora­ indipendenza. Non si deve zione che, a nostro giudizio, passare da un eccesso di li­ potrebbe esplicarsi nel mo­ bertà ad un eccesso opposto: do più acconcio con l’istitu­ è giusto, invece, che il CONI zione da parte del CONI di centri permanenti di adde­ controlli, per quel che ri­ stramento e di perfezionamen­ guarda l’Olimpiade, i pro­ to per atleti e allenatori. grammi tecnici, la loro ap­ Naturalmente i centri sud­ plicazione, il loro sviluppo dovrebbero costituire del tempo, i progressi com­ detti gli ideali campi di attività piuti, il lavoro degli esperti degli allenatori; a questi cen­ che saranno chiamati ad as­ tri dovrebbero convenire pe­ solvere un compito quanto riodicamente tutti gli atleti mai gravoso ed impegnativo. La legge dà al CONI que­ più promettenti ritenuti in sta facoltà; si rendano conto grado di migliorare il ren­ dimento. Ormai è risaputo i dirigenti federali che il che per conseguire risultati di CONI, per un eccesso di de­ valore intemazionale l’atleta (Continua in 2. nao’inal mocratica delicatezza, ha fi­ deve sottoporsi ad allena­ nora lasciato le Federazioni menti metodici; deve in una «iiiiliiltilliliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiliiiiiiiiiiiiiiiiliiiiliiiiiìliiiiiiiiiiiiiiitiiini ni iiiimmmmiminiii • ni mini lini •• ii li muli ii ■ parola specializzarsi. Senza una preparazione adeguata* non è possibile conseguire ri-1 saltati di eccellenza: non èl possibile figurare alle Oli ni-1 piadi, in quel grande cavalle-1 resco confronto fra atleti di | tutto il mondo. In alcune discipline atleti-1 che occorre accelerare il prò- । cesso evolutivo: ammesso che I blico, non mancarono di inco­ l’Italia possegga il materiale ] II / dieci anni del dopoguerra hanno dimostrato che era indispensabile codificare il professio ­ raggiare questa tendenza, of­ uomo indispensabile (e que­ Notammo la scorsa settima­ sto è un argomento che trai- | na che il consolidamento del nismo: ne avrebbero tratto giovamento società e giocatori — Perciò il movimento calcistico frendo cifre notevoli per in­ teremo in altra occarione),. gaggi, stipendi e premi a gio­ professionismo calcistico, che dobbiamo migliorare la qua­ catori italiani e, indifferente ­ già s'era andato affermando nazionale è stato suddiviso in 3 categorie: professionistica, non professionistica e dilettantistica degli istruttori, ingaggia- i mente, ad altri provenienti lità nelle squadre delle grandi re allenatori stranieri di pro­ dalle Federazioni estere. La città, ebbe in pratica la sua vata e indiscussa capacità, al1 Il calcio nel giro di pochi an­ quasi totale « distruzione * dei spinta professionistica. Nel pe ­ sai perplesse §ul futuro del la lire. Furono pagati, allora, « pianificazione » in Italia con corrente dei più moderni me-, ni non solo ha raggiunto, ma calcio. Si temeva che il pub ­ riodo fra il ’ 43 e il ’ 45, poi, premi di partita di 500 e 1000 vivai calcistici determinava la istituzione del campionato lire: cioè, proporzionalmente, il calcio divenne competizione blico, ormai dimentico della ha nettamente superato i tra­ iodi di preparazione e di in-l una specie di « caccia all ’ uo ­ nazionale a girone unico, nel­ anche superiori a quelli che episodica e improvvisata. La vecchia passione, non avrebbe guardi del periodo prebellico, segnamento. ; mo », essendo la richiesta di la stagione 1929-30. I ruoli del Già si è visto come nel almeno dal punto di vista or ­ più frequentato gli stadi: so ­ la regolamentazione fissa ora. difficoltà di procacciare ali ­ calciatori assai maggiore alla massimo torneo calcistico, sem­ Mille lire equivalevano infat­ menti e vestiario, tipica di prattutto le «giovani leve», ganizzativo e finanziario. nuoto la venuta dell’allena­ reale disponibilità del merca ­ plificati e selezionati, porta­ ti — nel decennio prebellico quel periodo, ridusse anche sia in giocatori sia in « tifosi », tore Hunyadfi abbia giovato to. D ’ altro canto, la frenesia Se questo progresso appare moltissimo ai nostri nuotatori vano — per quanto possibile — ad almeno 90.000 lire delle fra i bimbi la possibilità di erano certamente troppo esi­ per lo spettacolo, nonché l ’ im ­ giustificato dalla « sete di di­ che a Melbourne hanno dimo­ — ad un livello tecnico più attuali. gue rispetto al passato. Vera giocare.il calcio: le schiere vertimento » del primo dopo ­ provvisazione dei dirigenti e strato di avere raggiunto un elevato la media delle partite, Tuttavia, il fenomeno del dei praticanti, diminuirono al ­ da un lato il desiderio di rin ­ guerra .(cui corrispondeva una dei tecnici, determinarono nel­ rendimento dì valore mon­ avviando gradualmente lo spet­ professionismo calcistico, for­ meno del ¡60 %. tatore a godere, più che il se perchè ancora in evoluzio­ Quando, nell’ottobre del ’45, novare l’attività calcistica: dal­ notevole difficoltà nei rapidi la situazione economica delle diale. I progressi di Dennergiuoco, lo spettacolo. La con­ ne, non ricevette una regola­ il campionato riprese artico­ l’altro il timore che la mag­ spostamenti, cosicché sembra­ società paurosi squilibri. Co­ lein, di Perondini, Pucci, Peparte della popolazione, va più semplice attrupparsi sicché quasi per reazione, dal- dersoli e di altri si sono ve­ correnza fra città e città, fra mentazione precisa. E lo scop­ lato in due separati tornei (Al­ gior ben altrimenti affaccendata, verso gli stadi calcistici delle l’una e dall’altra delle due rificati con l’entrata in fun­ squadra e squadra, facilitava pio della guerra, paralizzando ta Italia e Centro-Sud), le cui non intendesse sottoporsi ad città), tuttavia il crescente in­ parti (i giocatori e 1 dirigenti), zione dell’allenatore unghe­ ai giocatori la richiesta di pre­ le attività calci­ migliori classificate si misura­ esborsi o a disagi per assiste­ teresse per il calcio sembra maturarono i primi propositi rese: e questo significa che mi e di stipendi, che prima gradualmente ebbe l’effetto di con­ rono poi in un girone finale re alle competizioni. La real­ fuori da ogni previsione ora di regolamentare quel rappor­ quando il materiale uomo c’è, sarebbe stato assurdo preten­ stiche, dere. In più, bisogna tener trarre poco alla volta anche la — le stesse società erano as­ tà. invece, è stata ben diversa. che, stabilizzata la situazione to sportivo che era inevitabil-| un allenatore capace può ot­ economica ed enormemente mente diventato un rapporto tenere risultati di rilievo. conto che allora il complesso Per alcuni sport, come ab­ migliorate le comunicazioni di lavoro. Nacquero così le pri­ della attività sociale non pa biamo detto, si nota una cer­ stradali e la motorizzazione, me commissioni di studio sul tiva, come oggi, notevoli oneri domenicalmente milioni di per­ professionismo. Nacque, con lo ta carenza di allenatori di fiscali e ingenti spese di ge­ sone si spostano dalle loro abi­ stimolo di un noto legale ita- ; valore; si prospetta quindi la stione. Diventava quasi natu­ tazioni per realizzare l’obbiet- liano particolarmente versato! opportunità di ingaggiarne rale che il provento degli in­ tivo del divertimento di fine nel problema (l’avvocato Carlo all’estero alcuni di questi per cassi fosse utilizzato per ri­ ¿settimana. Ma il calcio è evi­ Masera) l’Associazione Calcia­ gli sport che più hanno bi­ compensare coloro che li pro­ dentemente rimasto, fra i mol­ tori Italiani, che, attraverso sogno di bruciare le tappe per curavano. ad un livello inter­ li tipi di divertimento dome­ gli anni, ha estero gradual­ portarsi Nè si può dimenticare che nicale, il più apprezzato. Sen- mente la propria influenza, nazionale. nel giro di pochi anni il calcio La scelta non sarà facile; jza riandare a un esame mi­ diventando una specie di sin­ italiano ottenne, sia pure con nuto delle cifre, diremo che dacato dei calciatori. Nacque­ probabilmente non manche­ l'aiuto degli « oriundi », due gli oppositori alla atsignificative affermazioni nel­ ¡nell’ultimo campionato (1955- ro le Commissioni federali per ranno la « Coppa del Mondo ». Che ¡1956), le 306 partite del mas­ il trattamento economico e per tuazione di questo progetto; su questo punto il CONI simo campionato hanno avu- le relative vertenze. Furono ma il livello medio di quelia ge­ non si lasci distogliere dal nerazione calcistica fosse tut­ Ito complessivamente 4.986.447 fissati minimi di stipendio, suo proposito: vada dritto per tavia assai elevato fu confer­ spettatori, con una media di contratti-tipo, massimi di pre­ la strada buona e chiami in mato dal fatto che nel '36, con .16.296 per gara. Gli incassi mio, minimi e massimi di in­ Italia esperti di chiara fama una squadra di studenti appar; sono saliti a 3.120.965.045 lire, gaggio e reingaggio. Furono per l'hockey su prato, per la tenenti a squadre di serie A con una media di 173.387.169 studiate forme assistenziali e canoa, per la ginnastica fem­ (senza tuttavia includervi gio­ lire per ciascuna delle 18 so­ previdenziali allo scopo di evi-| minile (in netto regresso, catori patentemente professio­ cietà, e di lire 10.199.245 per tare che calciatori, dopo dieci purtroppo), per l’atletica leg­ quindici anni di attività, di­ gera e per il canottaggio. La nisti l'Italia vinse anche le ¡ognuna delle 306 gare. Olimpiadi di Berlino. I E’ comprensibile che, a que­ ventassero — una volta cessa­ atletica leggera ha esploso Non dovete credere che esi-| sto notevolissimo gettito degli ta l’attività agonistica — di­ nel 1956 battendo oltre 40 stesse allora, come oggi, una! incassi, corrispondano delle sgraziati senza rate nè parte, primati nazionali, alcuni dei ben definita definizione con-! .spese. Non appena il campio­ privi dei mezzi indispensabili | quali resistevano da molti trattuale della prestazione cal i anni all’assalto dei giovani nato, nell’immediato dopoguer­ per reinserirsi con un’utile cistica. Tuttavia, già allora sii attività nella società. campioni. Dire che l’atletica ra, diede i primi segni della pagavano, ai divi più celebra-! La pioggia insistente e fredda non ha tenuto lontano dall’O limplco il grande pubblico per propria rinnovata vigoria, i La codificazione del profes­ è rimasta ferma è affermare i l'eccezionale incontro Roma-M ilan. Una parte degli spettatori voleva innanzi tutto rivedere ti, prebende notevoli: uomini! sionismo fu tuttavia assai len­ cosa non vera; i migliora­ giocatori posero il problema come Meazza ricevevano ali il simpatico Galli che il nostro fotografo ha colto in questa azione veramente minacciosa del compensi rapportato agli ta: le società, che fondamen- menti ci sono stati, ma non l’incirca 3.000 lire al mese, ili contro la sua «ex porta», ai nulla di fatto e le reti inviolate hanno tuttavia siglato l’in­ 'incassi: d’altro canto le gran­ FILIPPO MUZ1 LUIGI SCARAMBONE che, ragguagliato alla moneta contro piuttosto ermetico c giocato con estrema cautela dalle due squadre di società, preoccupate di far attuale, equivale a circa 270 mi-i (Continua in 2. pagina) (Continua in 2. pagina) ■fronte alle esigenze del pub­ Chiuso il quadriennio di Melbourne, si apre quello di Roma, assai più importante e impegnativo per lo sport italiano, dei precedenti. Prima di buttare le basi del programma delle Olimpiadi del 1960 ogni Federazione de­ ve indire il congresso nazio­ nale per la elezione del Pre­ sidente e dei Consigli diret­ tivi. Qualche Federazione ha già compiuto questo passo: la Fe­ derazione Italiana Sport Equestri ha confermato il Presidente uscente conte Ra­ nieri di Campello al quale spetta il merito di avere di­ retto la FISE in un periodo particolarmente difficile e de­ licato e di averla guidata con mano ferma in un porto sicuro. Si può affermare che tutte le dolorose e pesanti conseguenze della guerra so­ no state riparate e che lo sport equestre si è pronta­ mente riorganizzato sino a raggiungere e a superare an­ che le posizioni prebelliche. Per le sue indubbie beneme­ renze il conte di Campello, che ha avuto un prezioso col­ laboratore nel comm. Ennio Marongiu, ha largamente me­ ritato la riconferma a Presi­

dente della FISE. Gliene dia­ mo atto con sincero compia­ cimento. sicuri che tutto an­ drà per il meglio per le Olimpiadi romane. All’UVI c’è stato il cam­ bio della guardia: il cav. Fa­ rina ha ceduto lo scettro del comando al comm. Adriano Rodoni; questi ha già dato lo avvio ad una politica di di­ stensione e di collaborazione che non dovrebbe mancare di dare risultati positivi. Se, co­ me sinceramente auspichiamo. l’UVI riuscirà a superare gli ostacoli rappresentati da be­ ghe interne, personalismi, ec­ cetera, anche questa impor­ tantissima branca dello sport italiano saprà degnamente di­ fendere il prestigio del nostro ciclismo alle Olimpiadi di Roma. Tutte le altre Federazioni debbono ancora provvedere al rinnovo delle cariche di­ rigenziali: inutile dire che i congressi nazionali di queste Federazioni sono attesi con viro interesse. In febbraio poi si riunirà a Roma il Consiglio Nazionale del CONI che è, come si sa, il massimo consesso sportivo italiano. Da questo congresso lo sport italiano attende la

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emanazione di chiare e precise disposizioni circa il pro­ gramma di preparazione per le Olimpiadi di Roma. Ma prima ancora del programma ci si attende dal Consiglio Nazionale del CONI l’adozio­ ne di norme che dia un più spiccato carattere unitario al­ la organizzazione sportiva e renda più facili e pratici i rapporti fra il CONI e le Federazioni dipendenti. Non sono pochi coloro che ritengono che per rendere più sbrigativo il lavoro del CONI e del Comitato organizzatore delle Olimpiadi del 1960 sia assolutamente indispensabile che tutte le Federazioni olim­ piche (che in un momento di male intesa libertà hanno piantato le tende a Milano e altrove) tornino a Roma sotto le paterne ali del CONI. Questa è la prima decisione che dovrà prendere il Consi­ glio Nazionale del CONI se nel frattempo tale decisione non sarà stata adottata dalle Assemblee nazionali delle Fe­ derazioni. Se si dovessero ri­ scontrare difficoltà insupera­ bili nella realizzazione di questo provvedimento (ma non ve ne dovrebbero essere assolutamente) si potrebbe

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non nella sostanza. Non basta dire < E’ sbagliato! » e lanciarsi a capofitto nel­ le dissertazioni più trite, retoriche e corrosive; non basta aizzare il prossimo al grido di < dagli all’un­ tore > unicamente per il discutibile gusto di met­ tersi all’opposizione... E lo hanno dimostrato gli altri oratori, i quali si sono pro­ digati in consigli, idee, suggerimenti senza atteg­ giamenti originali, senza prose corrosive, quegli oratori, cioè, che. praticamente, hanno detto < sentite, secondo noi qui avete sbagliato perchè si poteva fare così e così >. Oppure < perchè non avete pen­ sato che facendo così sare­ ste andati incontro a que­ sto e a quest’altro? Ora che avete fatto il guaio cercate di provvedere al­ meno cosi o così >. L’opposizione, poi. è fat­ ta, oltre che da argomenti, da uomini più o meno rap­ presentativi di un certo seguito. Gli uomini c’era­ no, ma la loro esplicita o tacita rinuncia a scalare cariche ha tolto all’opposi­ zione il senso e la forza di battagliare. Altro motivo, infine, po­ trebbe essere stato un mag­ gior senso di equilibrio nel giudicare cose fatti e persone. D’altra parte, ormai si conoscono gli oppositori cronici, quelli che diranno sempre « no > a tutto e a tutti: ed anche quelli si snaturano, e pure quando potrebbero avere mille ra­ gioni non avranno mai più di qualche sporadico con­ senso. Non è rimasto, dunque, a questo Vili Congresso, che il gioco dei voti e del­ le cariche, oltre allo sta­ tuto. Per le cariche si sanno le... novità: Cazzani ha... abbandonato, Lojacono ha ceduto il posto volontaria­ mente a Rotondo e Gorena è stata l’unica vittima del rimpasto. L’elezione di Scuri, an­ che senza l’esplicita rinun­ cia del comm. Mairano, era già scontata in partenza: proprio lo sport ci inse­ gna che chi abbandona un titolo è molto difficile che lo ri conquisti (e l’eccezio­ ne Rodoni nel ciclismo può confermare questa asser­ zione). Mancando inoltre

< il terzo uomo > il profes­ sor Scuri ha ottenuto una schiacciante affermazione. Se questo volesse dire lo annullamento o la salda­ tura di certe fratture del­ l’ambiente cestistico ne sa­ remmo veramente lieti perchè l’incremento e il miglioramento possono ve­ nire soltanto con l’armo­ nia e con la stima reci­ proca. Baratti ha riottenuto la vicepresidenza giustamente come altrettanto giusta­ mente l’altro posto è an­ dato al siciliano Vinci che rappresenta un po’ il ves­ sillifero del sud. Fra i Consiglieri ha «spopolate» Maifredi (gio­ cava... in casa) che abbia­ mo visto con molto pia­ cere far parte della mas­ sima assise. Scontate le conferme di Garcea, Avon. Scarso, Filippucci e Mac­ chia che in tal modo han­ no dimostrato di godere la fiducia generale. Il napo­ letano Marino giunge CTF e unitamente al fljesidentissimo» Mozzetti do­ vrebbe portare un buon contributo al Consiglio; il ligure Fiori chiude la com­ posizione del... consiglio dei dieci. Quanto allo Statuto, pen­ siamo che la decisione di Scuri ad indire un appo­ sito Congresso sia la cosa migliore: la faccenda (e la frenesia) delle elezioni non va d’accordo con nessun’altra < voce » di un Ordine del.giorno. Un compito arduo e im­ pegnativo attende il nuo­ vo Consiglio: le Olimpiadi di Roma. Quattro anni sono pochi e sono molti, secondo le mète da raggiungere: quel­ la della pallacanestro è ardua, difficile ma non im­ possibile... A Melbourne siamo stati assenti per... imposizione, a Roma sa­ remo presenti senz’altro: dobbiamo dimostrare che non si tratta di una pre­ senza di figura e di nu­ mero. In quattro anni possia­ mo preparare un substra­ to che ci porti ad un ot­ timo livello tecnico: diri­ genti, tecnici e giocatori hanno tutti i numeri per realizzare questo scopo. A tutti, allora, auguri di buon lavoro. G. GOMEZ DE TERAN

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4 e 16 gennaio: i primi due passi

del neonato professionismo calcistico

LA “ FIFA fa novanta Mentre tutto il mondo libero fa a gara per ospitare i profughi ungheresi che alla schiavitù in patria hanno pre­ ferito la libertà in esilio, la FIFA (Fédération Interna­ tionale de Football Association) con candida spudora­ tezza ha accolto e condiviso gli « ultimatum » inviati dalla ) Federazione ungherese, espressione del governo fantoccio r di Kadar, alla Honved 1 cui giocatori sono stati messi davanti al bivio: o tornare a casa o non più giocare. Probabilmente 1 soloni del calcio internazionale hanno la stoppa nelle orecchie e non sanno cosa sia accaduto in Ungheria*. Appartengono a coloro che gridando « lo sport agli sportivi » difendono il loro cadreghino e dimen­ ticano che il giocatore prima di essere un numero (quello che porta sulla schiena) è un uomo con la sua famiglia, ì i suoi figli, 1 suoi dolori, te sue gioie, il suo domani. Quindi Puskas e amici non dovrebbero più giocare e siccome il giocare al foot-ball è il loro mestiere, non resta loro che cambiare mestiere o morire di fame. Poveri cocchi! (Quelli della Fifa). Ci sono i regola­ menti internazionali, dicono, ma i regolamenti sportivi ammettono delle deroghe e la tragedia di Ungheria non è un episodietto di cronaca che non reclami la sua deroga. ì Molti dirigenti sportivi vivono placidamente all’ombra della libertà senza muovere neanche un dito per guada­ gnarsela e tanto meno per difenderla a chi ha sacrificato I V. tutto compresa la patria. Troppo comodo, amici! Tutto questo è avvitente. Lo sport non fa politica, lo sport agli sportivi, lo sport unisce i popoli, comode frasi logorate dall’abuso che ne fanno coloro che difendono la propria poltrona e ia propria tranquillità e non si vogliono compromettere per tendere una mano a chi chiede una cosa sola: vivere liberi! Bisogna salvare l'unità della FIFA. E’ un'altra comoda scusa di chi non vuol grane e pensa agli incassi delle future partite internazionali. La FIFA sta facendo una magra figura davanti al mondo libero che all'unanimità ha condannato la schia­ vitù comunista. Ci auguriamo che si esca da questo compromesso altri­ menti vlen voglia di dire: la « FIFA » fa novanta.

NOTARALDO


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